A distanza di ben due
anni dall’uscita del
terzo ciclo, The Boysquarta stagione
arriva su Prime
Video e riesce, nonostante i ritardi causati
dagli scioperi dello scorso anno, a essere attuale e tempestiva,
come se avesse il super-potere di leggere la contemporaneità e
anticiparne i temi e i punti caldi. La stagione si apre con media e
città con gli occhi puntati sul processo per omicidio a
Homelander (Antony
Starr), mentre “nel nostro mondo” il processo di
Manhattan sanciva la colpevolezza di una certa figura politica
decisamente molto in vista negli ultimi anni e che ha goduto di un
certo sostegno negli USA.
The Boys 4, la satira
sociale che predice il futuro
The
Boys, sviluppato da Eric Kripke partendo dai fumetti di
Garth Ennis, ha sempre avuto la capacità di
anticipare le grandi contraddizioni della società, confermandosi
intrattenimento, qualche volta estremo e fine a se stesso, splatter
e pruriginoso, che non esita a farsi anche cinica e intelligente
satira sociale.
Quando poi la serie ha
spostato al centro dell’attenzione Victoria Neuman (Claudia
Doumit), una super in incognito che si atteggia a deputata
progressista con il programma politico di regolamentare Vought,
questo aspetto della serie è diventato anche più importante ed
evidente. E la stagione 4 sembra raccontare una vera e propria
versione parallela della società americana per come si sta
strutturando negli ultimi anni. L’aspetto sociale tanto evidente e
marcato, che si somma agli archi narrativi dei singoli personaggi,
quasi tutti in caduta libera, fa di The Boys 4 il
momento più cupo dell’arco della serie, fino a questo momento.
Le sfide di The Boys 4
Le sfide che la serie
deve affrontare in questo quarto ciclo sono molto complesse e ne
attestano anche la crescita come fenomeno. Da una parte il
franchise si è ingrandito e, dopo l’uscita dell’ottimo
Gen
V, The Boys 4 deve incorporare quegli
eventi nel suo flusso del racconto. D’altro canto l’espansione
della gittata degli eventi narrati, con movimenti di massa e
trasferimenti di potere, richiede una costruzione del mondo più
attenta e articolata che però mantenga al centro i bersagli
preferiti dal punto di vista dello show: il cinismo caustico contro
le destre e nei confronti delle grandi imprese, dei
fascismi/fascisti, dell’intrattenimento come propaganda e del
fanatismo che rifiuta la realtà anche scientifica (tutti fenomeni
che nel mondo reale continuano a guadagnare terreno).
La vittoria del
presidente anti-“sups” Robert Singer (Jim Beaver),
con al fianco Neuman, vicepresidente eletto (e segretamente sups)
si interseca con gli sviluppi principali e “privati” dei
protagonisti.
The Boys 4, la
trama
Dopo
essersi somministrato il farmaco sperimentale Temp V, una
versione a breve termine della sostanza chimica brevettata Composto
V che Vought utilizza per creare i suoi eroi, il leader
ripudiato della squadra anti-sups Billy Butcher (Karl Urban)
ha solo pochi mesi di vita. Questa prognosi gli dà una disperazione
e una sregolatezza che sembra poter essere contenuta solo da un
misterioso nuovo alleato (Jeffrey
Dean Morgan) che è ancora più militante di lui nella
causa.
Homelander intanto, in
preda a una crisi di mezza età che lo mette di fronte al suo
lentissimo ma inesorabile invecchiamento, ha preso in custodia Ryan
(Cameron Crovetti), suo figlio ormai adolescente, concepito
dallo stupro della defunta moglie di Butcher, e ha assunto due
nuovi pericolosi luogotenenti a rimpolpare le fila dei Sette:
Firecracker (Valorie Curry), una supes non particolarmente
dotata ma “capace di sobillare le masse e dal loro uno scopo”, e
Sister Sage (Susan Heyward), la cui super-intelligenza
sembra capace di bilanciare l’impulsiva megalomania di Homelander.
Nel frattempo, Starlight (Erin Moriarty) ha lasciato
definitivamente i Sette, e si è espressa pubblicamente contro la
Vought, attirando le ire di Firecracker e dei suoi fanatici
seguaci.
Già solo mettendo insieme
queste tracce narrative, ci si rende conto di quanto questo quarto
ciclo sia meno coeso rispetto alla terza stagione, completamente
focalizzata su Soldier Boy (Jensen
Ackles). Senza contare anche le vicende che
coinvolgono gli altri membri dei The Boys o dei
Sette che ognuno a modo loro combatte una piccola battaglia
personale con i propri fantasmi.
A questo generale
disordine della trama, si aggiunge ad un certo punto anche
l’irruzione dei personaggi e di elementi narrativi esplorati in
Gen
V, che cercano inserire nel flusso narrativo un
ulteriore elemento (il virus anti-supe introdotto nella serie
spin-off) che potrebbe essere determinante per il futuro dello show
e
per la sua conclusione che, come sappiamo, non è lontana.
Tutto questo però
conferisce una certa fragilità alla struttura del mondo di
The Boys, in cui le conseguenze di ciò che abbiamo
visto nelle prime tre stagioni non si abbattono con la giusta
incisività sugli eventi. Ad esempio, la denuncia della Vought da
parte di Starlight non sembra essere presa troppo
sul serio dalla Vought stessa, oppure il fatto che
Homelander venga assolto contrasta con l’elezione
di un presidente liberale e anti-supes, e soprattutto, anni dopo
che è stata resa nota l’esistenza del Composto V,
le masse continuano a considerare i supereroi persone da guardare
con ammirazione piuttosto che vittime di esperimenti. Insomma, man
mano che il mondo di The Boys acquisisce elementi
e necessita di un ordine e di una continuità organica, rinuncia a
costruire quella organicità e si concentra sul privato, sulle turbe
di Homelander, sulla fine imminente di Butcher, su Hughie e la sua
gestione familiare.
The Boys
però trova il modo di bilanciare la mancata organicità di questo
mondo in espansione con il consueto linguaggio colorito, con la
commedia oscena delle esposizioni di corpi e budella. Nata nel 2019
come una parodia dei racconti di superiori, The
Boys, con la quarta stagione, comincia a mostrare una
parabola discendente.
I primi tre episodi di
The Boys 4 sono disponibili su Prime
Video dal 13 giugno, con un nuovo episodio
disponibile ogni giovedì.
Karen Gillan si è fatta notare con Doctor Who
nel ruolo di Amy Pond. In seguito, però, è salita su un
palcoscenico ancora più grande – letteralmente, se si conta una
memorabile apparizione nella Hall H che ha visto l’attrice scozzese
rivelare ai fan la sua testa pelata – dopo essere entrata a far
parte del MCU nel ruolo di
Nebula in Guardiani della Galassia del 2014.
La figlia di Thanos è stata inizialmente ritratta come un cattivo,
ma in seguito ha cambiato idea ed è diventata meno antagonista
quando è arrivato il secondo volume. Alla fine si è unita alla
squadra, diventando un Guardiano a tutti gli effetti in Avengers: Infinity War e un’eroina
durante i cinque anni di interruzione dell’universo.
Non sappiamo cosa ci riservi esattamente il futuro di Nebula
dopo il
Vol. 3 dell’anno scorso, ma il trequel ha rappresentato quella
che potrebbe essere considerata la fine definitiva della storia del
personaggio. Da allora, la Gillan ha dichiarato in più occasioni di
essere disponibile a entrare nel DCU.
James Gunn ha lasciato i Marvel Studios per
occuparsi dei DC Studios e dirigere Superman e ha ammesso in
diverse occasioni che gli piacerebbe portare molti dei Guardiani
nel DCU. Per quanto riguarda la Gillan, scelta dai fan per
interpretare Poison Ivy, sta solo aspettando che il regista trovi
il ruolo giusto per lei.
“James
Gunn è una delle mie persone preferite sul pianeta, per non
parlare dei registi, quindi mi piacerebbe molto lavorare di nuovo
con lui. Certo, lo farei e lo farei al volo. Sento anche che non
dovrei incasellarmi cercando di calarmi in un personaggio. Credo
che lui lo sappia bene. Quindi, se mai dovesse accadere, credo che
sceglierà il personaggio giusto per me“.
“Ho imparato molto da lui. È un regista straordinario. È un
leader naturale. Ti tiene in carreggiata quando provi questi grandi
cambiamenti. Inoltre, abbraccia davvero queste oscillazioni,
abbraccia l’improvvisazione, pensa all’improvvisazione e te la
trasmette sul momento attraverso un microfono. Mi piace lavorare
così perché mi fa uscire dalla mia testa“.
“E poi, i suoi scatti sono tutti incredibili. Riesce a
trovare l’equilibrio tra l’aspetto più bello e l’attenzione per
l’attore. A volte è l’uno o l’altro, ma lui ha entrambe le cose, il
che è molto, molto eccitante“.
I Marvel Studios, tuttavia, vorranno senza
dubbio mantenere la Gillan nel MCU e di recente ha ripreso il ruolo
di Nebula in un episodio ispirato a Blade Runner di What
If…? durante la seconda stagione dello show.
“Per Nebula, mi piace vederla prendersi cura di altre
persone“, ha detto in precedenza la Gillan a proposito delle
sue speranze per il personaggio oltre il Vol. 3. “Penso che
parte del processo di guarigione sia alla fine arrivare al punto di
poter aiutare altre persone a guarire. E quindi mi piacerebbe
vedere questo nel futuro di Nebula“.
È ufficiale: Danielle Savre di Station
19 ha “trovato” una nuova casa. Secondo TV Line,
l’attrice è stata confermata come protagonista della seconda
stagione del dramma procedurale Found della
NBC, la cui première andrà in onda in autunno.
Anche se non si sa molto del ruolo che interpreterà, si dice che il
suo personaggio sarà ricorrente.
L’annuncio del casting arriva circa due settimane dopo
l’attesissimo finale di serie di Station
19, spinoff di Grey’s
Anatomy e gioiello della corona Shondaland in continua
espansione. L’episodio finale ha attirato circa 6 milioni di
telespettatori sul network ABC, ricevendo elogi per l’accurata
conclusione delle storie dei personaggi e per un emozionante ma
meritato lieto fine.
Il personaggio di Savre, Maya Bishop, capitano della stazione 19
dei vigili del fuoco di Seattle e moglie di Carina DeLuca-Bishop di
Grey’s
Anatomy, è apparso nello show per tutte le sue sette stagioni.
Resta da vedere se riceverà lo stesso trattamento da series-regular
sul set di Found.
Di cosa parla “Found”?
Chiunque sarà il personaggio di Savre in Found, entrerà
nell’universo della serie televisiva in un momento di tensione per
tutti i personaggi. Found segue l’attrice Shanola Hampton nel ruolo
di Gabi Mosely, un’ex vittima di rapimento e una specialista del
recupero che lavora per trovare le persone scomparse che sembrano
non essere sul radar di nessun altro. Mosely attinge la maggior
parte delle sue conoscenze sui rapitori seriali da una fonte
insolita: il suo ex rapitore, Hugh “Sir” Evans, che a sua volta ha
rintracciato e catturato da adulto. Tenuto intrappolato nel
seminterrato di Mosely per gran parte della serie, Evans è
costretto dalla specialista ad aiutarla a risolvere ogni caso che
le si presenta, dandole una prospettiva insolita sulla mente di un
rapitore.
Ma le cose hanno preso una piega nel modello di Found quando
Evans è finalmente riuscito a fuggire dal seminterrato di Mosely
nel finale della prima stagione dello show e ha giurato di uccidere
Lacey, una stagista dello studio di Mosely, anch’essa ex vittima di
Evans. Nella prima puntata della seconda stagione gli spettatori si
chiederanno se Mosely sarà in grado di rintracciare Evans per la
seconda volta e, forse, se riuscirà a risolvere i suoi casi allo
stesso modo senza il suo intuito non convenzionale.
Fortunatamente per Found, la Savre non è estranea ai network
drama, avendo già partecipato a serie come Too Close to Home di TLC
e l’amata Blue Bloods della CBS. I suoi precedenti indicano che
sarà più che in grado di fare la sua parte come personaggio nuovo
sul set del thriller della NBC. Ma senza molti dettagli sul
personaggio di Found della Savre, i fan che non vedono l’ora di
sapere se aiuterà o danneggerà l’ultimo problema di Mosely, grande
come un rapitore, dovranno aspettare l’autunno.
Avvincentethrillerdai toni profondamentedrammatici, il filmTre giorni e una vitaè l’adattamento dell’omonimo romanzo
dello scrittore francesePierre Lemaitre, pubblicato in Italia da Mondadori nel 2016. È
stato lo stesso autore a scrivere la sceneggiatura di questa
trasposizione cinematografica del suo libro, ed è stato sempre lui
a proporre la sceneggiatura al registaNicolas
Boukhrief(noto per i
filmCash Truck
–rifatto nel 2021 da Guy
Ritchie comeLa furia di un uomo – Wrath of
Man– eMade in France – Obiettivo
Parigi).
Boukhrief è stato talmente preso dallo script di
Lemaitre che ha messo da parte il progetto su cui stava lavorando
in quel momento per dedicarsi alla lavorazione diTre
giorni e una vita. Il film
affronta infatti una vicenda intricata dove gli scheletri del
passato non rimangono mai troppo a lungo sepolti, tornando ad
infestare anche ad anni di distanza. Nel film si anima dunque una
vicenda che ruota intorno alla gelosia, al desiderio di possessione
e al senso di colpa.
Tra
grandi segreti e forti colpi di scena, è dunque questo un film che
non mancherà di entusiasmare gli appassionati del genere. In questo
articolo, approfondiamo alcune delle principali curiosità relative
aTre giorni e una vita. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi allatrama, alcast di
attori, allelocationdove si sono svolte
le riprese e allaspiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le
principalipiattaforme streamingcontenenti il film nel proprio
catalogo.
La trama diTre giorni
e una vita
La
vicenda ha inizio nel 1999 a Beauval, un piccolo e tranquillo
villaggio immerso tra le foreste delle Ardenne. Qui abita il
piccoloAntoine, un
ragazzino di 12 anni che vive con la madreBlancheed ha nei viciniEmiliee nel suo
fratellinoRemyi suoi
soli amici. Quando però proprio Remy scompare misteriosamente, la
tranquillità della comunità viene irrimediabilmente scossa.
Quindici anni dopo, Antoine è un medico dal brillante futuro, ma
quando torna al villaggio per festeggiare il Natale con la madre, i
segreti del passato torneranno a galla.
Il cast e le location dove è
stato girato il film
Ad
interpretare Antoine Courtin da ragazzo vi èJeremy
Senez(qui al suo debutto in un
lungometraggio), mentre nella versione adulta è l’attorePablo Paulyad interpretarlo.
Recitano poi nel filmLeo Levynel ruolo di Remi ePauline
Sakellaridisin quello di Emilie
da ragazza. Da adulta, quest’ultima è interpretata daMargot Bancilhon.
Quest’ultima si è recentemente fatta notare anche grazie al
film
Un anno difficilee
alla serieMachine.
Completano poi il castSandrine
Bonnaire(recentemente vista
inLa scelta di Anne –
L’Événemente
Limonov: The Ballad)
nel ruolo di Blanche Courtin,Charles Berlingin quello diMichel Desmedt, il padre di Emilie e Remy,
ePhilippe Torretonnel ruolo deldottor Dieulafoy.Per quanto riguarda i luoghi dove è stato girato
il film, questi si possono ritrovare nei dintorni diOlloy-sur-ViroineNismes, frazioni diViroinval, nelleArdenne.
La spiegazione del finale del
film
Nel
finale del film scopriamo che Antoine sa perfettamente cosa è
accaduto al piccolo Remy, essendone il diretto responsabile. Tutto
ha infatti inizio quando l’adolescente vede Emilie, di cui è
innamorato, baciare un altro ragazzo. Furioso per quella scoperta,
si rifugia nel vicino bosco, dove però lo segue Remi, che con le
sue domande provoca la reazione di Antoine che gli tira un bastone
colpendolo mortalmente alla tempia.
A
quel punto al ragazzo non resta che disfarsi del corpo, venendo poi
aiutato da un nubifragio che rende impossibili le operazioni di
ricerca di Remy. Tuttavia, proprio quando un Antoine ormai
cresciuto torna al villaggio, nei boschi sono in corso lavori di
rimozione del legname abbattuto dalla tempesta del 1999. È in
questa occasione che vengono ritrovati i resti di Remi e, su di
essi, un capello che non gli appartiene.
L’analisi del DND capello non trova però
riscontro nella banca dati della polizia, rendendo dunque
impossibile risalire al responsabile. Nel mentre Antoine viene
informato da Emilie che lei è rimasta incinta in occasione
dell’unico rapporto sessuale avuto con lui qualche mese prima. La
ragazza vuole ora che lui la sposi, minacciandolo, in caso
contrario, di denunciarlo e di chiedere la prova del
DNA.
Emilie fa dunque intuire ad Antoine di sapere o
di avere dei forti sospetti riguardo la sua colpevolezza nella
morte del fratello. Incerto su ciò che realmente la ragazza sa ma
certo di non potersi sottoporre al test, Antoine si vede costretto
ad accettare, rinunciando alla vita che si stava costruendo altrove
per tornare nel luogo dove è cresciuto, sposando una donna che
ormai non ama più.
Il trailer diTre
giorni e una vitae dove vedere
il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è presente su
nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È
però presente nel palinsesto televisivo disabato 14
giugnoalle ore21:20sul canaleRai 4. Di conseguenza, per un
limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla
piattaformaRai Play,
dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua
messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente
gratuita, per trovare il film e far partire la visione.
Quello della custodia dei bambini è un tema
estremamente delicato, che il cinema ha in più occasioni provato a
raccontare spesso con ottimi risultati. Film comeKramer vs. Kramero i più recenti
Gifted – Il dono del talento,L’affido – Una storia di
violenza,
La vita che verrào
l’italianoMamma o papà?sono solo alcuni esempi a riguardo. Nel 2020 è
invece stato realizzato un film per la TV dal titoloNon
avrai mai mia figlia, che offre
un particolare punto di vista su questo tema.
Diretto daTori Garrett– noto per essere stato il regista di diversi
episodi dellaserieThe Rookie-, il film si ispira ad una storia vera e va a
raccontare di quelle vicende di custodia che sono rese ancor più
gravi e complesse dalla presenza di atti di violenza fisica quali
lo stupro. Il film, infatti, nel ripercorrere la reale vicenda a
cui si ispira, indirizza l’attenzione degli spettatori verso una
serie di carenze legislative e nella tutela dei più
bisognosi.
Si
tratta dunque di un film che solleva importanti riflessioni,
aggiungendo qualcosa in più a questa tipologia di opere e ai loro
racconti. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative aNon avrai mai mia
figlia. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi allatrama,
alcast di attorie
allastoria vera dietro il film. Infine, si elencheranno anche le
principalipiattaforme streamingcontenenti il titolo nel proprio
catalogo.
La trama e il cast diNon avrai mai mia figlia
Protagonista del film èAmy
Thompson, studentessa di
giurisprudenza la cui vita prende una piega tragica quando subisce
violenza fisica da un uomo di nomeDemetri. Già traumatizzata
dalla violenza subita, Amy è ulteriormente scioccata quando scopre
di essere rimasta incinta. Nonostante tutto, decide comunque di
tenere quella si svela poi essere una bambina, che chiamaMaddy. Qualche anno dopo,
però, Demetri si rifà vivo chiedendo la custodia della bambina,
dando così inizio un caso particolarmente delicato e
complesso.
Ad
interpretare Amy Thompson vi è l’attriceLyndsy
Fonseca, celebre in particolare
per essere stata la figlia di Ted Mosby nella popolare
sitcomHow I Met Your
Mother. Ha però recitato
anche in
Kick-AsseThe Ward – Il
reparto. Nel ruolo di
Demetri, invece, vi è l’attoreHunter
Burke, mentreMadison
Johnsonè Maddy, la figlia di
Amy. Recita poi nel film l’attriceKirstie
Alley, celebre per la
sitcomCin cine i film diSenti chi parla. Quello inNon avrai mai mia
figliaè il suo ultimo ruolo
prima della scomparsa, avvenuta nel 2022.
La storia vera dietroNon avrai mai mia figlia
Come
anticipato, il film è basato su una storia vera, quella diAnalyn Megison. La sua
vicenda divenne nota quando venne citata in giudizio nel 2010 dal
suo stupratore, che voleva ottenere la custodia della loro figlia
di 6 anni. Il triste episodio era avvenuto nel 2003, ma Megison
decise di tenere la bambina in quanto non voleva considerarsi una
vittima. Tuttavia, nel 2010, l’uomo che l’aveva aggredita tornò ad
esercitare il proprio potere nella sua vita.
“Il
mio stupratore non è mai stato condannato per quello che mi ha
fatto. Quando arrivò il giorno in cui mi furono notificati i
documenti del tribunale a suo nome, ero terrorizzata dal pericolo
che ciò rappresentava per la mia bambina, che non aveva idea di
cosa avrei dovuto affrontare per proteggerla”, ha raccontato
Megison inun’intervista a USA
Today. All’epoca, in
Florida, non esisteva infatti alcuna legge che la
proteggesse.
Il
giudice del caso, però, decise che era necessario avere un’udienza
probatoria completa su come era stata aggredita e come era stato
concepito il bambino, prima che il caso giudiziario andasse avanti.
Alla fine, lo stupratore rinunciò alla causa e Megison ottenne la
completa custodia della sua bambina. Ma questo non è avvenuto senza
aver trascorso ore a fare ricerche sui diritti parentali degli
stupratori negli Stati, tanto che ha redatto una legge modello per
la Florida.
In
quel periodo Megison è diventata anche cofondatrice di Hope After
Rape Conception, un’organizzazione “che si occupa di cambiare le leggi statali per
proteggere i bambini e le vittime di stupro”. Nella sua bozza di legge, Megison ha scritto
che qualsiasi persona che risulti aver concepito un bambino
attraverso una prova “chiara e convincente” di stupro, vedrà i suoi diritti di genitore
negati dallo Stato.
Il
disegno di legge è stato poi approvato all’unanimità nel 2013 e nel
2015 il Presidente Obama ha firmato la legge, che vietava ai padri
violentatori la custodia condivisa dei figli nati da uno stupro. Al
2020, 30 Stati su 50 hanno consentito la cessazione dei diritti
genitoriali degli stupratori coinvolti nel concepimento di un
bambino. Altri, invece, richiedono una condanna per violenza
sessuale.
Dove vedere il film in streaming
e in TV
Sfortunatamente il film non è presente su
nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È
però presente nel palinsesto televisivo disabato 15
giugnoalle ore21:20sul canaleRai 2. Di conseguenza, per un
limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della
sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente
gratuita, per trovare il film e far partire la visione.
Nel corso della sua filmografia, il
regista e sceneggiatore Alexander Payne ha
raccontato con il suo classico black humor vizi e virtù della
società americana contemporanea con titoli come Sideways – In
viaggio con Jack o il recente
The Holdovers – Lezioni di vita. Nel 2011 aveva invece
realizzato lo struggente Paradiso amaro (il cui
titolo originale è The Descendants). Si tratta di un
racconto che, mentre racconta le tematiche care al regista, si
concentra in particolare sul lutto, sulla difficoltà di elaborarlo
e andare avanti.
Paradiso amaro
(qui la recensione) è
l’adattamento del romanzo omonimo scritto da Kaui Hart
Hemmings e pubblicato nel 2007. Divenuto un vero e proprio
best seller, questo attirò l’attenzione di Payne per la delicatezza
con cui si affrontava il tema del lutto, raccontato nei suoi
aspetti più crudi e realistici. Per mantenersi quanto più fedele
possibile al libro, il regista scelse poi di girare il suo film
alle isole Hawaii, dove il racconto è ambientato. In particolare,
la maggior parte delle riprese sono state effettuate a Honolulu e
nei dintorni della Baia di Hanalei.
Ad oggi, Paradiso
amaro è uno dei lungometraggi più maturi e apprezzati di
Payne, per molti il suo personale capolavoro artistico. A distanza
di un decennio, è ancora considerato come un vero e proprio
gioiello. In questo articolo, approfondiamo dunque alcuni dettagli
sul film. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è l’avvocato
Matt King, discendente di una facoltosa famiglia
hawaiiana. Marito indifferente e padre assente, egli è ora
impegnato in un importante affare che riguarda la possibile vendita
dei territori di famiglia sull’isola di Kauai, di cui è
amministratore fiduciario. I suoi cugini, con cui ha la
comproprietà dei terreni, spingono affinché la cessione si
verifichi, così da poterne ricavare milioni di dollari. Matt però
non è convinto di voler svendere così il patrimonio naturale
ereditato.
A sconvolgere ancor di più la
situazione arriva la notizia che la moglie
Elizabeth è stata vittima di un incidente nautico
e che è entrata in coma irreversibile. Da quel momento Matt si
trova a doversi prendere più cura della figlia adolescente
Alexandra e della piccola
Scottie, facendo così il padre a tempo pieno e
scoprendo finalmente tutto ciò che non sapeva delle due figlie.
Attraverso un litigio con la più grande delle due, Matt viene
infine a sapere che Elizabeth aveva un amante, di cui deciderà poi
di andare alla ricerca.
Il cast del film
Ad interpretare il protagonista Matt
King vi è il premio Oscar George Clooney,
rimasto particolarmente attratto dal ruolo per via della gamma di
emozioni che questo richiedeva e che lo ha poi portato ad essere
candidato come Miglior attore agli Oscar. Prima di Clooney, altri
attori considerati per il ruolo erano Robin Williams,
Tom Hanks e Richard Gere. Matthew
Lillard, celebre per aver interpretato Shaggy nei film su
Scooby-Doo, è Brian Speer, l’amante di Elizabeht, mentre
Judy Greer è sua moglie Julie.
Nel ruolo della figlia maggiore
Alexandra vi è Shailene
Woodley, qui al suo primo film di grande successo. Per
la parte si erano presentate anche Amanda Seyfried,
Kristen Stewart e
Brie Larson, senza però ottenere il ruolo. La
piccola Scottie è invece interpretata da Amara
Miller, scelta poche settimane prima dell’inizio delle
riprese. Per il ruolo di Sid, lo strano amico di Alexandra, è stato
scelto Nick Krause. L’attore attore Robert
Forster, celebre per Jackie Brown, è Scott
Thorson, suocero di Matt.
La risposta è no. Non c’è una storia
vera alla base di Paradiso amaro, ma come già
riportato il è tratto dall’omonimo romanzo di Kaui Hart
Hemmings, scrittrice statunitense che vive e lavora nelle
Hawaii. Questo suo primo romanzo, tradotto in 22 lingue è poi stato
inserito nella lista dei bestseller del The New York Times. Nello
scriverlo, però, Hemmings ha raccontato di non essersi basata su
nessuna storia reale, ma solo di aver tratto ispirazione dai luoghi
che vive e frequenta e da una serie di riflessioni sulle tematiche
poi affrontate nel libro e nel film.
Le nomination ai premi Oscar di
Paradiso amaro
Oltre ai tanti premi vinti da
Paradiso amaro, si annoverano poi anche 5
nomination ai premi Oscar, tra cui Miglior film, Miglior regia,
Miglior attore protagonista, Miglior montaggio e Miglior
sceneggiatura non originale. Il film vinse poi in quest’ultima
categoria, mentre per le prime tre qui riportate il premio andò al
film The Artist, al suo regista Michel
Hazanavicious e all’attore Jean Dujardin. Il premio per il miglior
montaggio venne invece vinto dal film Millennium – Uomini che odiano le donne.
Il trailer di Paradiso
amaro e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Paradiso amaro è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google
Play, Apple TV, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
15giugno alle ore 21:20
sul canale Canale 5.
Continuano i lavori per il reboot di
Superman di
James Gunn e una nuova foto dal set del film
ha suscitato l’interesse dei fan. Come potete vedere qui sotto, il
logo della “LuthorCorp” è impresso su veicoli militari, il che
suggerisce che ci sarà un legame tra loro e Lex in questo film.
Abbiamo già visto quella che
sembrava essere una base militare di fortuna, e anche i fumetti
hanno talvolta seguito questa strada. La domanda ora è: Lex lavora
a fianco dei militari o questa LuthorCorp è più basata sulle armi
rispetto a quanto siamo abituati a vedere sulla pagina?
In ogni caso, sembra probabile che
il cattivo prenda di mira Superman con ogni sorta di
arma… compresa una certa tuta elettrica, se siamo davvero fortunati
(era ora che si unisse a Lex sul grande schermo).
Si dice che creerà un clone di
Superman – probabilmente una nuova versione di Bizarro/Ultraman – e
se questo è vero, Lex sarà probabilmente ancora ritratto come uno
“scienziato pazzo”.
“Mi sono allenato“, ha
detto Hoult a proposito della sua preparazione per il ruolo.
“C’è quella parte in ‘All-Star Superman’ in cui parla dei suoi
muscoli che sono veri, del duro lavoro e di tutto il resto. L’ho
presa come un po’ di carburante per il fuoco“.
Superman, scritto
e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto
che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il
primo metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David
Corenswet e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois
Lane.
Il film è stato anche descritto come una
“storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si
concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un
giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha
consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello
sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la
produzione non subirà alcun impatto in futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, animazione e
giochi”.
Ecco la nostra intervista a
Paul Kircher, il protagonista di The Animal
Kingdom, presentato a Cannes 2023 in Un Certain
Regard e arrivato nelle sale italiane il 13 giugno con I
Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
In un futuro prossimo, la razza
umana è travolta da un’ondata di misteriose mutazioni che
trasformano le persone in ibridi animali. Émile, sedici anni,
vorrebbe solo una tipica vita da liceale, ma d’un tratto il suo
corpo inizia a manifestare i primi sintomi della metamorfosi. In un
mondo che guarda alle cosiddette “creature” con odio e diffidenza,
solo abbracciando la propria vera natura il ragazzo potrà scoprire
ciò di cui è davvero capace.
Sono le premesse di The Animal
Kingdom, il nuovo sorprendente film di Thomas
Cailley, un’avventura travolgente e mozzafiato tra
inseguimenti, creature fantastiche e spettacolari effetti speciali,
nei cinema italiani dal 13 giugno con I Wonder Pictures e
Unipol Biografilm Collection.
Nel film Paul Kircher
(Winter Boy), che interpreta Èmile, di Romain Duris
(I tre moschettieri – D’Artagnan) nella parte di suo padre e
di Adèle Exarchopoulos (La vita di Adele) in quelli
di una poliziotta che indaga sulla fuga di alcune creature, oltre
agli straordinari effetti visivi curati tra da MPC (The
Last Duel, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo,
House of the Dragon) e Mac
Guff (Valerian e la città dei mille pianeti,
Cattivissimo Me, Lupin).
Come sappiamo,
Matt Bomer è stato finalista per interpretare
l’Uomo d’Acciaio negli anni 2000 in una
prima incarnazione del progetto che sarebbe poi diventato poi
Superman Returns di
Bryan Singer, e l’attore crede di essersi perso il
ruolo per un motivo molto specifico.
Avevamo sentito che Bomer era andato
molto vicino ad ottenere la parte: “Ho partecipato a una
chiamata di massa per Superman, e poi si è trasformata in
un’esperienza di audizione di un mese in cui ho fatto audizioni
ancora e ancora e ancora”, ha spiegato la star di Doom Patrol
durante un’intervista con THR. “Sembrava che fossi io
la scelta del regista per il ruolo. Era una primissima iterazione
di Superman scritta da J.J. Abrams, chiamato Superman: Flyby, penso
che fosse questo il titolo, e non è mai venuto alla luce.”
Bomer non si è pubblicamente
dichiarato gay fino al 2012, ma la sessualità dell’attore era ben
nota in alcuni ambienti, e ritiene che aver fatto coming out alla
fine gli sia costato l’opportunità di vestirsi come l’Uomo di
domani.
“Sì, questo è quello che ho
capito”, ha risposto quando gli è stato chiesto se la sua
sessualità fosse un fattore nella riluttanza dello studio ad
assumerlo. “Era un momento nel settore in cui qualcosa del
genere poteva ancora essere usato come arma contro di te. Come,
perché e chi, non lo so, ma sì, questo è quello che ho
capito.”
Nel 2012, l’autore
Jackie Collins ha detto a Gaydar
Radio che il fatto che Bomer fosse gay gli ha impedito di
essere assunto per interpretare Clark Kent: “Matt Bomer, che è
un ragazzo dall’aspetto davvero stupendo e la
star di White Collar, non aveva fatto coming out, ma le persone
informate sapevano che era gay”, ha detto Collins. “È
arrivata la registrazione della sua audizione e ha contattato
l’agente e a qualcuno non piaceva e ha detto [ai produttori] che
era gay. Hanno detto: ‘No, no, non possiamo sceglierti’. Il motivo
per cui non è stato scelto era perché era gay”.
Questa convinzione è stata
contestata nel corso degli anni, tuttavia, alcuni sostengono che
Bomer abbia semplicemente perso la parte quando il regista
originale del progetto, Brett Ratner, è stato
sostituito. Si dice che lo studio volesse una star più grande per
la versione del film di Abrams, ed è stato allora che hanno
attirato l’attenzione artisti del calibro di Brendan
Fraser, Josh Hartnett e Paul
Walker.
A 46 anni, Bomer rimane la scelta
preferita dai fan per interpretare una versione più vecchia di
Superman. L’attore ha avuto la possibilità di dare voce al
personaggio nel film d’animazione Home Video Superman:
Unbound nel 2013.
Teller assumerà il ruolo principale
nella versione moderna del classico del 1982 con Richard
Gere, film nominato a sei Academy
Awards, e che vinse il premio per la migliore canzone originale
per “Up Where We Belong” e segnò un traguardo storico per
Louis Gossett Jr. che divenne il primo nero
vincitore dell’Oscar come miglior attore non protagonista.
Ufficiale e
Gentiluomo è incentrato su Zack Mayo di Gere, un aspirante
aviatore della Marina che si scontra con il suo testardo
istruttore, Gunnery Sgt. Emil Foley (Gossett) mentre affronta una
storia d’amore nascente con Paula (Debra Winger), un’operaia che
sogna di lasciare la sua piccola città. Il dramma romantico diretto
da Taylor Hackford è stato anche un successo al
botteghino, incassando 190 milioni di dollari in tutto il
mondo.
Dana Fox ha scritto
l’ultima versione della sceneggiatura del nuovo film, seguendo una
bozza scritta da Matt Johnson. Temple
Hill sta producendo il progetto.
È un ritorno alla vita da cadetto
per Miles Teller, che ha interpretato il ruolo del
famoso pilota della Marina Bradley “Rooster” Bradshaw, figlio
dell’amato “Goose” in Top Gun: Maverick del
2022. Il tanto atteso sequel è stato un enorme successo al
botteghino, incassando oltre 1,4 miliardi di dollari in tutto il
mondo e ottenendo sei nomination agli Oscar, inclusa una per il
miglior film.
Dal suo debutto sullo schermo nel
film Rabbit Hole del 2010, Teller ha costruito un
curriculum che include anche il film premio Oscar
Whiplash, The Spectacular Now
(per il quale ha vinto il premio speciale della giuria per la
recitazione drammatica al Sundance 2013 Film Festival), il remake
di Footloose della Paramount, nonché la serie sul
making of de Il Padrino “The Offer” per Paramount+. Attualmente è impegnato nella
produzione di “Eternity” della A24 e ha appena
terminato la produzione di Michael
della Lionsgate, il film biografico su Michael
Jackson, la cui uscita è prevista per il 2025.
Successivamente, sarà protagonista e produttore esecutivo di
“The Gorge” di Skydance, una storia d’amore che
rivoluziona il genere d’azione per Apple, diretta da Scott
Derrickson e interpretata da Anya
Taylor-Joy.
I fan di Only Murders in the
Building devono aspettare ancora due mesi per il suo
attesissimo ritorno, ma la star Steve Martin ha
condiviso una nuova immagine del dietro le quinte che potrebbe
stuzzicare il loro appetito.
Nell’immagine, condivisa su
Instagram, Martin e le co-protagoniste Martin
Short e Selena Gomez sono tutti in ghingheri… ma per
sapere cosa, gli spettatori dovranno aspettare il 27 agosto, quando
la
quarta stagione dello show debutterà su Disney+.
Nella foto, intitolata semplicemente
“Show business”, la Gomez indossa un abito sfarzoso che fa pensare
al glamour hollywoodiano, mentre Martin e Short sono vestiti da
capo a piedi con abiti da motion-capture decisamente meno
lusinghieri. È evidente che si tratta di una sequenza di effetti
speciali, ma resta da vedere se si tratta di una sequenza che si
svolge “nell’universo” o meno.
Un punto della trama della prossima
stagione, come si è visto nel trailer rilasciato il mese scorso, è
il trio di podcaster e investigatori dilettanti (Charles
Haden-Savage di Martin, Oliver Putnam di Short e Mabel Mora di
Gomez) che viaggia dalla loro base di New York City a Los Angeles,
dove un dirigente di uno studio (Molly Shannon)
vuole acquistare i diritti cinematografici del loro podcast. Questa
immagine potrebbe raffigurare la produzione del film, oppure
potrebbe essere tratta da una sequenza di fantasia, simile alle
memorabili scene della “White Room” della scorsa stagione, che
vedevano Charles scivolare in uno stato di fuga mentre provava il
suo impegnativo numero musicale per lo spettacolo di Broadway di
Oliver.
Cosa succederà nella quarta
stagione di “Only Murders in the Building”?
Ogni stagione di Only
Murders in the Building è incentrata su un omicidio, e
questa non è diversa, ma questa volta è personale. Lo scioccante
finale della scorsa stagione si è concluso con un cecchino che ha
sparato e ucciso la controfigura e amica di lunga data di Charles,
Sazz Pataki (Jane Lynch), nell’appartamento di Charles, dopo averla
apparentemente scambiata per Charles.
Il viaggio di Charles, Oliver e
Mabel li porterà dall’altra parte del Paese e, cosa più
preoccupante, dall’altra parte, raramente vista, del condominio di
Arconia in cui vivono. Meryl Streep tornerà nel
ruolo dell’attrice Loretta Durkin, interesse amoroso di Oliver,
così come Da’Vine Joy Randolph, vincitrice del recente premio
Oscar, interpreterà Donna Williams, alleata del trio nella polizia
di New York.
Oltre ai membri del cast che
ritornano, Only Murders in the Building ha una
fila di guest star da urlo per la prossima stagione.
Eva Longoria, Eugene Levy, Kumail Nanjiani, Zach Galifianakis,
Melissa McCarthy e Richard Kind interpreteranno sospetti,
persone di interesse e depistaggi nella quarta stagione.
I fan di The Chosen hanno atteso con ansia di
sapere quando la
quarta stagione del popolare dramma sul ministero di Gesù sarà
disponibile sulle loro piattaforme di streaming preferite. Dopo un
ritardo dovuto al contratto, è stata finalmente rivelata la
tempistica per il rilascio. La stagione 4 viene attualmente
rilasciata con due episodi a settimana sui canali dei social media
dello show e sull’app The Chosen.
Questo programma di rilascio scaglionato fa sì che i fan si
sintonizzino con impazienza ogni settimana. L’episodio 1 è stato
presentato in anteprima domenica 2 giugno, mentre l’ottavo e ultimo
episodio uscirà giovedì 27 giugno.
Secondo Dallas Jenkins, regista e showrunner
dello show, c’è una “finestra di 60 o 90 giorni” per quando la
quarta stagione arriverà sulle piattaforme di streaming dopo il
rilascio iniziale sull’app The Chosen. “Non sappiamo se sarà una
finestra di 60 giorni o di 90 giorni dopo il lancio della Stagione
4 sull’app ‘The Chosen’. Quindi sarà prima sull’app ‘The Chosen'”,
ha spiegato Jenkins durante una conferenza stampa a cui ha
partecipato The Direct.
Jenkins ha anche accennato a potenziali cambiamenti futuri per
quanto riguarda la strategia di streaming dello show. Sono in corso
discussioni su un possibile rapporto esclusivo con una piattaforma
di streaming. Ciò potrebbe significare che le stagioni future
potrebbero essere disponibili solo su una particolare piattaforma
dopo il rilascio iniziale sull’app The Chosen.
“Ma stiamo anche discutendo di un rapporto potenzialmente
esclusivo con uno streamer in cui le stagioni future potrebbero
essere disponibili esclusivamente non solo sull’app ‘The Chosen’,
ma anche su quell’altra piattaforma di streaming dopo la prima
finestra. O potenzialmente nella loro prima finestra. Quindi non lo
sappiamo ancora. Queste discussioni sono in corso. Ma sappiamo che
la quarta stagione arriverà presto, probabilmente entro 60-90
giorni dall’uscita sull’app di ‘The Chosen‘”.
The Chosen debutterà su Disney+ a fine estate
Dato che l’episodio 1 ha debuttato il 2 giugno e l’episodio 8
uscirà il 27 giugno, la data prevista per l’arrivo della quarta
stagione sui servizi di streaming è tra agosto e settembre del
2024. Non è ancora chiaro se la finestra inizierà con l’uscita
dell’Episodio 1 o dell’Episodio 8.
Per chi segue la stagione in corso, l’episodio 1 della stagione
4 è disponibile sull’app The Chosen e su YouTube. L’episodio 6
della quarta stagione sarà trasmesso in anteprima online giovedì 20
giugno alle 20:30 ET. Restate sintonizzati su Cinefilos per
ulteriori aggiornamenti su The Chosen e il suo viaggio verso le
piattaforme di streaming.
In una realtà alternativa, esiste una versione della trilogia de
Il Signore degli Anelli in cui Aragorn, membro
della Compagnia dell’Anello, è interpretato da Russell Crowe (L’esorcista
del Papa). Nella nostra linea temporale, tuttavia, la star
del Gladiatore ha rifiutato il ruolo all’inizio degli anni ’80,
quando la trilogia stava prendendo forma.
In un’intervista rilasciata al britannico GQ, Crowe ha rivelato
perché alla fine ha deciso di rifiutare il ruolo e se se ne è
pentito.
Durante l’intervista, Crowe ha rivelato di essere stato un fan
di Tolkien quando era bambino, quindi “si è entusiasmato all’idea
del Signore degli Anelli”. Il problema è che l’attore ha ritenuto
che Peter Jackson (che ha diretto i tre film e poi
la trilogia de Lo Hobbit) non lo volesse davvero per la parte e
avesse in mente qualcun altro. Quindi non si pente affatto della
sua decisione:
“Ho avuto la sensazione che fosse lo studio a prendere la
decisione, non il regista. Ho parlato con Peter Jackson al telefono
e non mi ha detto il tipo di cose che i registi ti dicono se stanno
davvero cercando di attrarti in un progetto. Ho avuto la sensazione
che avesse già in mente qualcun altro che voleva fare. E che il
fatto che io mi facessi avanti e dicessi di sì lo avrebbe
ostacolato. Veniamo dallo stesso posto, quindi c’è una sfumatura in
quella conversazione che altre persone potrebbero non sentire –
siamo entrambi neozelandesi – a modo suo, senza che lui dicesse
nulla di negativo, che aveva un altro progetto. Così ho lasciato
perdere“.
Perché Peter Jackson non voleva che Russell Crowe interpretasse
Aragorn?
Jackson aveva infatti in mente qualcun altro:
Viggo Mortensen (The Dead Don’t Hurt), che ora è inseparabile
da Aragorn nella mente dei fan. Naturalmente, non sapremo mai come
sarebbe stato
Il Signore degli Anelli se fosse stato scelto Crowe, ma è
sicuro che alla fine Jackson ha preso la decisione migliore per
l’amata trilogia, che è stata recentemente riproposta nelle
sale.
Non è raro che gli studios spingano perché certi attori siano
protagonisti di IP che potrebbero diventare grandi franchise. È un
modo per attirare la gente nei cinema a vedere qualcosa che
altrimenti non avrebbe visto. Nel 2000, Crowe era
reduce dal Gladiatore e all’apice della sua popolarità. È
quindi logico che lo studio volesse un grande nome da inserire
nella locandina. Tuttavia, Jackson cercava attori
meno noti per recitare ne La Compagnia dell’Anello e
probabilmente ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per
convincere lo studio ad accettare la sua decisione.
La trilogia del
Signore degli Anelli è disponibile in streaming. Qui sopra
potete vedere Russell Crowe che rivela di non
essersi pentito di aver rifiutato il ruolo.
Dopo aver dato l’addio a Star
Trek: Picard lo scorso anno con un’ultima stagione
acclamata dalla critica, lo showrunner Terry
Matalas ha trovato il suo prossimo grande progetto
fantascientifico. Secondo The Hollywood Reporter, i 20th Century
Studios gli hanno affidato un aggiornamento del classico cult del
1985 Enemy Mine, interpretato da Dennis Quaid e dal grande Louis Gossett
Jr.
Basato sulla novella del 1979 di Barry B. Longyear pubblicata
sulla rivista Asimov’s Science Fiction, il film originale è stato
diretto dal regista candidato all’Oscar per Das Boot e La
storia infinita Wolfgang Petersen al suo debutto
in lingua inglese. Per coincidenza, questo sarà il debutto di
Matalas nella scrittura di un lungometraggio.
Enemy Mine si svolge in un futuro lontano in
cui l’umanità è nel mezzo di una guerra interstellare con la specie
rettiliana dei Drac. Quando il pilota umano Willis Davidge (Quaid)
e il caccia alieno Jeriba Shigan (Gossett Jr.) atterrano su un
pianeta desolato e infido, sono costretti a mettere da parte i loro
pregiudizi per sopravvivere. Sebbene le loro differenze minaccino
di distruggerli, i due stringono un’improbabile amicizia che li
porta a superare le sfide che il pianeta e i suoi abitanti pongono
loro. Alla fine, a Davidge viene chiesto di prendersi cura del
figlio di Drac quando questi non sarà più in grado di
continuare.
Il film originale di Petersen ha superato un ciclo di produzione
travagliato e un iniziale bombardamento al botteghino per diventare
nel tempo un cult della fantascienza, attualmente con un punteggio
del 68% da parte del pubblico su Rotten Tomatoes. Il film è stato
apprezzato, tra l’altro, per i temi della tolleranza e del rispetto
reciproco, raccontati attraverso i personaggi principali che
imparano a conoscere e onorare le reciproche ascendenze. Il
materiale di partenza, scritto da Longyear, è stato altrettanto
apprezzato alla sua uscita, vincendo il premio Nebula, che premia
le migliori opere di fantascienza pubblicate negli Stati Uniti,
nella categoria novelle e ricevendo due sequel.
Matalas è una voce comprovata della fantascienza
Al momento non c’è ancora un regista per il nuovo adattamento di
Enemy Mine della 20th Century, ma l’aggiunta di Matalas è un inizio
promettente. Ci sono pochi nomi emergenti più caldi di lui, dopo
che l’anno scorso ha catturato l’attenzione del mondo della
fantascienza con il suo lavoro su Star Trek: Picard Stagione 3, che
è diventato di gran lunga l’episodio più votato della serie con un
punteggio del 98% su Rotten Tomatoes e ha raccolto ben sette
nomination ai Saturn Award con quattro vittorie, tra cui quella per
la Miglior Serie Televisiva.
Prima di diventare uno showrunner nominato dai WGA per la serie
guidata da Patrick Stewart, tuttavia, aveva già
dato prova di una mano capace e ferma come creatore e showrunner
della serie 12 Monkeys del 2015 su Syfy. Ora la
sua agenda si sta rapidamente affollando, con la Marvel che lo ha coinvolto anche
per una serie solista di Vision con protagonista
il rientrante Paul Bettany.
Nel bene e nel male, Netflix
ha raggiunto un livello di dominio globale nel mondo della TV e
dello streaming, essendo il servizio che la maggior parte degli
altri concorrenti ha dovuto recuperare dalla metà degli anni 2010.
Senza dilungarsi troppo in lezioni di storia, l’azienda non è
sempre stata nota per essere un servizio di streaming, ma ha
contribuito a fare da pioniere in questo settore nei primi anni
2010 negli Stati Uniti e in Canada. Negli anni successivi si è
espansa in altri territori, fino a diventare un vero e proprio
gigante nella seconda metà del decennio.
Questo ha fatto sì che molte serie
televisive non in lingua inglese – sia contenuti originali che
titoli concessi in licenza da Netflix
– siano diventate straordinariamente popolari in tutto il mondo,
dando naturalmente al servizio un’ulteriore portata al di fuori di
luoghi come gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito. Le
seguenti stagioni televisive hanno accumulato il maggior numero di
visualizzazioni (nei loro primi 28 giorni di rilascio) tra tutte le
serie non in lingua inglese presenti su Netflix,
e sono classificate di seguito da molto popolari a più
popolari.
Elite – stagione 3
I film e gli spettacoli sulla
disuguaglianza di classe sono di gran moda al giorno d’oggi (come
direbbe il compianto Prince, potrebbe essere un segno dei tempi),
con
Elite che prende questo concetto e lo mescola con un dramma
liceale. Il film si svolge all’interno di una prestigiosa scuola
privata in Spagna, seguendo il conflitto tra i pochi adolescenti
provenienti da famiglie della classe operaia e gli studenti che
provengono da ambienti ricchi.
Le cose si rivelano avere una posta
in gioco di vita o di morte, il che significa che anche se non è la
serie liceale più realistica in circolazione, è certamente una
delle più popolari nella memoria recente. Iniziata nel 2018, la
settima stagione è prevista per il 2023 e la terza stagione
(composta da otto episodi rilasciati tutti nel marzo 2020) è stata
finora la più vista su Netflix.
Lupin – Part 1
Lupin è una serie francese
mystery/thriller basata sul personaggio di Arsène Lupin, un esperto
ladro/maestro di travestimenti nato come personaggio di una serie
di racconti pubblicati per la prima volta più di un secolo fa. Il
personaggio ha anche ispirato un’iconica serie di manga/anime
intitolata Lupin III, basata sul nipote del personaggio originale
(il primo film di Hayao Miyazaki era una delle tante avventure del
personaggio).
Questo nuovo aggiornamento del
personaggio ha avuto un’interessante strategia di pubblicazione, in
cui gli episodi escono in parti, piuttosto che in stagioni
complete. Entrambe le parti 1 e 2 sono uscite in momenti diversi
nel 2021 (con la parte 1 che è stata la più popolare finora), e una
terza parte è prevista per il 2023.
The Scent of Passion – Stagione
1
Per coloro che non ne hanno mai
abbastanza di media incentrati sul romanticismo, Café con aroma de
mujer (o Il profumo della passione) è sicuramente in grado di
tenere impegnati questi spettatori per un bel po’. Si tratta di una
telenovela in lingua spagnola composta da un’unica stagione di
quasi 100 episodi, ognuno dei quali è stato trasmesso nel corso del
2021.
Questo potrebbe rendere il pubblico
un po’ di nicchia, per quanto riguarda i contenuti Netflix più
visti, visto che le soap opera non sono per tutti. Anche la
premessa di base è particolarmente semplice, in quanto ruota
attorno a tutti i drammi che si verificano quando un uomo ricco e
una ragazza povera si innamorano. È probabile che l’enorme numero
di episodi all’interno di una “stagione” sia uno dei motivi per cui
questo show è uno dei più visti in lingua non inglese sulla
piattaforma.
Avvocata Woo (Extraordinary
Attorney Woo)
Anche se finora è andata in onda
una sola stagione (nel 2022), Extraordinary Attorney Woo è
diventata rapidamente una delle serie non in lingua inglese più
popolari su Netflix. Si tratta di una serie sudcoreana che segue
una giovane avvocatessa autistica (con un quoziente intellettivo
superiore a 160) che entra a far parte di un rispettato studio
legale, mostrando come utilizza la sua straordinaria memoria
fotografica e la sua intelligenza per diventare immediatamente uno
dei migliori avvocati del settore.
La prima stagione, composta da 16
episodi, è stata caratterizzata da un’interessante distribuzione
degli episodi, con due episodi a settimana anziché uno (un
approccio diverso da quello classico di Netflix, che prevede la
distribuzione di tutti gli episodi in una volta sola). È stata
elogiata per il modo in cui rappresenta l’autismo (non tutte le
serie che ci provano hanno successo) ed è stata abbastanza popolare
da essere rinnovata per una seconda stagione.
La casa di carta – stagione 3
La casa di carta è
una delle tante serie televisive che dimostrano come guardare
persone cattive (o almeno non grandi) possa essere una grande
televisione. Si tratta di una serie crime/thriller spagnola che ha
iniziato ad andare in onda su Antena 3 – una rete spagnola – nel
2017, per poi essere acquisita da Netflix, con
quest’ultima che ha prodotto gli episodi successivi (ha quindi
seguito una traiettoria simile a Black Mirror).
Come verrà dimostrato di seguito,
si tratta di una serie che ha preso continuamente piede, diventando
gradualmente più popolare a ogni nuova stagione (o “parte”)
rilasciata. La terza parte, rilasciata nel 2019, ha superato le
visualizzazioni delle prime due parti, ma la popolarità dello show
doveva ancora raggiungere il suo apice
The Glory – stagione 1
A differenza di La casa di carta,
la serie drammatica sudcoreana a tema vendicativo The Glory ha visto la sua prima stagione
ottenere più visualizzazioni della seconda, ma forse la
contemporaneità della seconda stagione l’ha svantaggiata. Dopo
tutto, la prima stagione è uscita proprio alla fine del 2022,
mentre la seconda è uscita poco più di due mesi dopo, il 10 marzo
2023.
La premessa è di quelle che
attirano rapidamente gli spettatori, ma potrebbe non essere
sostenibile per molte stagioni, dato che è incentrata su una donna
adulta che cerca di vendicarsi di coloro che la bullizzavano quando
andava a scuola. A prescindere dalla durata, la serie si è
dimostrata uno sguardo avvincente sui temi della vendetta e del
trauma, reso ancora più intenso dal fatto che si ispira a eventi
realmente accaduti.
Non siamo più vivi – stagione
1
Non è un segreto che le serie
drammatiche amino uccidere i personaggi, così come i
film/spettacoli legati agli zombie. Per questo motivo, il titolo
All of Us Are Dead sembra adatto in più di un modo, dato che si
svolge in un liceo dove un’epidemia fa sì che molti studenti siano
(non) morti, e perché molti personaggi muoiono davvero.
L’ambientazione liceale conferisce
a All of Us Are Dead un certo fattore di novità che la differenzia
dagli altri media sugli zombie, e ne ha bisogno, visto che gli
zombie in circolazione non mancano. La prima stagione si è rivelata
la seconda serie sudcoreana di Netflix più
popolare di tutti i tempi, e ha reso i fan affamati di una seconda
stagione.
La casa di carta – parte 4
La suspense, l’azione e le
ambiziose rapine sono continuate con la quarta parte di Money
Heist, una raccolta di otto episodi che è uscita nel 2020. La terza
parte si è conclusa in modo particolarmente frenetico e la quarta
riprende con alcuni dei personaggi principali in disordine: alcuni
in pericolo, altri creduti morti e altri gravemente feriti.
Nonostante il continuo successo
dello show nella sua quarta stagione, le valutazioni di IMDb
suggeriscono che questo gruppo di episodi ha rappresentato un
leggero calo di qualità rispetto a quelli precedenti. Tuttavia, le
molteplici ore guardate dagli spettatori hanno suggerito che la
serie poliziesca spagnola aveva ancora le gambe, e quelle gambe
avrebbero continuato a portare avanti la storia in un’ultima parte
ancora più popolare.
La casa di carta – parte 5
Sebbene gli spin-off continueranno
inevitabilmente a portare avanti Money Heist in qualche modo, la
quinta parte rappresenta la fine della serie principale e delle
trame principali su cui si era concentrata dal 2017. Inizia con la
banda intrappolata all’interno della Banca di Spagna e mantiene un
livello di suspense e tensione elevato per tutto il tempo.
Era già uno show imprevedibile,
noto per essere uno di quelli in cui tutto può accadere in
qualsiasi momento, e la consapevolezza che la quinta parte è la
fine di tutto naturalmente aumenta ancora di più questa sensazione
di tensione. Ha chiaramente conquistato la fanbase che ha
accumulato negli anni dal 2017, con la quinta parte che è stata la
più vista dell’intera serie.
Squid Game – stagione 1
Naturalmente lo show non in lingua
inglese più popolare su Netflix è la prima (e
finora unica) stagione di Squid
Game. Si tratta di uno show di cui tutti parlavano già
nel 2021 e che si è rivelato così popolare da ispirare uno spin-off
del gioco già controverso (e discutibile).
È discutibile perché lo show
originale sudcoreano ruota attorno a una serie di giochi ad alta
posta in cui persone alla disperata ricerca di denaro partecipano
contro altri, con la morte come possibilità concreta per coloro che
non hanno successo. Squid
Game è diventato rapidamente uno degli show di Netflix
più popolari di tutti i tempi (in lingua inglese o meno), rendendo
un’altra stagione una scelta obbligata da parte di Netflix.
Il fuoco e il sangue stanno
tornando a Westeros. Con la
seconda stagione della House of
the Dragondella HBO che debutterà il 16 giugno,
è tempo di recuperare tutto quello che è successo finora nella
storia. Creato dall’autore di Game of
ThronesGeorge R.R. Martin e dallo showrunner
Ryan Condal, il prequel ha rinvigorito l’interesse
dei fan per le terre del ghiaccio e del fuoco dopo il finale poco
brillante dell’ottava stagione di Game of Thrones, introducendo il
pubblico dedicato allo show a tutti i nuovi personaggi, agli schemi
politici e agli intrighi traditori all’interno delle mura della
Fortezza Rossa. Ora che battaglie e tradimenti stanno per
abbattersi nuovamente sui Sette Regni, è giunto il momento di
riepilogare gli eventi più importanti della prima stagione della
serie prequel.
Ambientata duecento anni prima
della serie originale, House of
the Dragon è basata sul romanzo prequel di
Martin, Fire and Blood, e mostra la dinastia Targaryen in uno dei
momenti più forti della sua storia familiare. Ben lontana
dall’esilio di Daenerys nel Mare dei Dothraki, la serie si apre in
un periodo di stabilità e galanteria a Westeros.
Dai tempi di Re Jaehaerys I il
Conciliatore si è goduto un periodo di lunga pace e il suo
successore, Re
Viserys (Paddy Considine), regna su Westeros con successo già
da molti anni. I draghi non sono ancora scomparsi dalla memoria
collettiva dei Sette Regni e sono diventati un mito e, grazie ai
numerosi draghi adulti che sostengono la loro posizione, l’autorità
dei Targaryen non è mai stata così sicura. Ma gli dei sono crudeli,
e ancora più crudeli sono i dolori del parto.
House of the Dragon: lotta per la
successione a Westeros
A Westeros mancano le medicine
necessarie per rendere sicure le gravidanze e nemmeno i reali sono
esenti dal disastroso tasso di mortalità materna dei Sette Regni.
Non ci vuole molto perché la moglie di
Viserys, la regina Aemma (Siân Brooke), e il
suo primogenito, Baelon, muoiano entrambi nel giro di un giorno dal
travagliato parto. Oltre a devastare emotivamente Viserys, queste
morti lasciano il destino del regno in uno stato di incertezza,
poiché Viserys non ha altri eredi maschi. Con il potere sempre in
mente, i signori e le signore di Westeros iniziano presto a
pianificare chi succederà al loro attuale re sul Trono di
Spade.
Per risolvere le loro
preoccupazioni, Viserys dichiara formalmente erede la figlia
Rhaenyra Targaryen (Emma
D’arcy/Milly Alcock), ma questa decisione non fa che
acuire la divisione del regno. Una volta elogiata come la delizia
del reame, molti lord si inginocchiano alla scelta del re, ma
altri, come le casate Lannister e Hightower, insistono che il reame
non accetterà altro che un ragazzo salga al trono.
La posizione di Rhaenyra è
ulteriormente minacciata quando suo padre risposa la sua migliore
amica d’infanzia, accettando Alicent Hightower (Olivia
Cooke/Emily Carey) come seconda moglie. Alicent dà poi alla
luce tre figli, mettendo in pericolo la successione di Rhaenyra, ma
la minaccia di nuovi eredi maschi non è paragonabile al tradimento
che Rhaenyra prova per la scelta della sposa di Viserys.
La stagione 1 di House of the
Dragon è un grande affare di famiglia
Come la serie sorella, anche
house of
the Dragon presenta dinamiche disordinate e relazioni
intricate come il meglio di Game of Thrones. Rhaenyra si sente
offesa dal fatto che suo padre abbia sposato Alicent perché prima
era amica della giovane Hightower, e lo show accenna persino a una
potenziale attrazione romantica tra Rhaenyra e Alicent che lascia
la futura regina a sentirsi tradita dalla sua nuova matrigna. Ad
aggravare le difficili dinamiche, Rhaenyra ha un rapporto
complicato e carico di tensione con lo zio, Daemon Targaryen (Matt
Smith), fratello di Viserys. Il risultato è una complicata rete di
desiderio e sgomento che ruota attorno al dramma di una famiglia in
crisi.
A questa tensione si aggiungono i
Velaryon, la seconda casa più potente del regno e parenti stretti
dei Targaryen. Poiché entrambe le casate possono far risalire il
loro lignaggio ai tempi dell’Antica Valyria e da allora si sono
incrociate, entrambe le linee producono dragonieri. Viserys alla
fine sposa Rhaenyra con il figlio maggiore di Velaryon, Laenor
(John MacMillan), per risolvere i suoi problemi politici dopo aver
rifiutato anni prima la sorella di Laenor per sposare Alicent. Il
matrimonio rimane stabile per molti anni, anche se Laenor è
attratta solo dagli uomini. Ma, quando si riunisce allo zio, la
futura regina si rivolge a lui per avere più forza.
Per legittimare la loro relazione,
Rhaenyra e Daemon aiutano Laenor a fingere la sua morte, in modo
che i due possano sposarsi e Laenor possa fuggire da Westeros con
il suo amante, Ser Qarl (Arty Froushan). Rhaenyra
e Daemon celebrano quindi un matrimonio valyriano segreto e hanno
due figli, Viserys e Aegon, per consolidare ulteriormente la loro
discendenza. Questa mossa mette Rhaenyra in una posizione più forte
che mai per rivendicare il suo diritto di nascita, ma come molti
fan sanno, Westeros non ha mai risposto bene a un leader donna.
Una delle maggiori controversie
durante il matrimonio di Rhaenyra con Laenor è la paternità dei
loro tre figli: Jacaerys (Harry Collett), Lucerys
(Elliot Grihault) e Joffrey. Mentre la principessa
sostiene che Laenor sia il padre dei bambini, il vero padre dei
ragazzi si rivela essere Ser Harwin Strong (Ryan
Corr), comandante della Guardia Cittadina di Approdo del
Re e causa genetica dei capelli neri molto poco targarici. Quando
questa distinzione viene notata a corte, viene messa in dubbio la
legittimità degli eredi di Rhaenyra e, per estensione, la sua
stessa pretesa al trono. Coloro che sostengono la rivendicazione
della principessa vengono chiamati Neri, mentre coloro che
sostengono la rivendicazione del principe Aegon, primo figlio di
Viserys con la regina Alicent, vengono chiamati Verdi, creando due
schieramenti in diretta competizione per il trono.
Nonostante i tentativi di Viserys
di allentare le tensioni tra le due parti della sua famiglia prima
della sua morte, le lotte intestine persistono. I figli di
Alicent continuano a prendere in giro i ragazzi di
Rhaenyra per la loro discendenza illegittima durante
l’ultimo pasto della famiglia. La situazione si aggrava quando
Alicent sente male le ultime parole di Viserys la sera prima di
morire. Viserys crede di parlare con Rhaenyra e ribadisce la
Canzone del Ghiaccio e del Fuoco, mentre Alicent interpreta
erroneamente che Viserys abbia cambiato idea su chi debba essere il
suo erede.
Quando il mattino dopo viene
scoperto il cadavere di Viserys, i Verdi colgono l’occasione per
salire sul trono e incoronare Aegon re sulla base dell’equivoco di
Alicent. Tuttavia Rhaenyra, maturata rispetto al suo precedente
ribellismo e nel tentativo di onorare l’eredità paterna, non
attacca immediatamente i Verdi quando questi sfidano il suo governo
da Approdo del Re. Sostenuta dall’appoggio del marito e
dall’imponente flotta dei Velaryon, Rhaenyra si incorona
regina nella sede tradizionale dei Targaryen, Roccia del Drago, e
cerca di tracciare un percorso di pace.
Questo sforzo idealistico crolla,
tuttavia, durante il finale della Stagione 1. Quando il secondo
figlio di Rhaenyra, Lucerys, viene ucciso dal secondo figlio di
Alicent, Aemond (Ewan Mitchell), durante una
missione per ottenere l’aiuto di Storm’s End, la marcia
verso la guerra non può più essere ignorata.
L’inquadratura finale della stagione mostra Rhaenyra che reagisce
alla notizia della morte di Lucerys, guardando la telecamera con la
feroce determinazione di una regina sopraffatta dalla rabbia. Con
Daemon che viene mostrato mentre canta a Vermithor nello
stesso episodio, draghi mortali posseduti sia dai Neri che
dai Verdi ed entrambe le fazioni che raccolgono alleati, la scena è
pronta per la seconda stagione e per l’inizio ufficiale della
guerra civile nota come Danza dei Draghi.
Deadline rivela che la
Warner Bros. Animation e i DC
Studios stanno progettando una nuova serie televisiva
animata di Blue
Beetle. Secondo quanto riportato, la serie è già in
fase di sviluppo e Miguel Puga (The
Casagrandes) avrebbe iniziato a lavorare al progetto
all’inizio di quest’anno.
Cristian Martinez
(Women of the Movement) scriverà la serie. Angel Manuel Soto e
Gareth Dunnet-Alcocer, rispettivamente regista e
sceneggiatore del film 2023, saranno produttori esecutivi insieme a
John Ricard.
Galen Vaisman, che
è stato anche produttore esecutivo di Blue
Beetle, supervisionerà la serie dei DC Studios.
James Gunn ha già confermato che ci sono piani
per Jaime Reyes di Xolo Maridueña nel nuovo
DCU e questo sequel “potrebbe potenzialmente
portare a un ritorno sul grande schermo”, dicono le fonti del
settore.
Non è chiaro se si tratterebbe di
un’altra uscita da solista, dato che il film su Blue
Beetle ha guadagnato solo 130,8 milioni di dollari in
tutto il mondo a fronte di un budget di 104-125 milioni di dollari.
In un anno difficile per il DCEU, il film è andato meglio del
previsto e ha ottenuto un solido 78% su Rotten Tomatoes.
L’agenzia spiega poi che “la
serie animata si baserà sul film, sviluppato sotto il precedente
regime dei DC Studios, ma si allontanerà dal raccontare la stessa
storia. Al contrario, la serie creerà la propria storia“. Non
sappiamo esattamente cosa significhi, anche se potrebbe trattarsi
di un reboot che abbandona la caccia al Ted Kord scomparso per
renderlo una parte consolidata del DCU.
Per quanto riguarda il cast, sono
stati contattati diversi attori di Blue Beetle e si dice che siano
intenzionati a tornare.
“So che rivedremo Blue Beetle,
che sia sotto forma di Blue Beetle 2 o altrove”, ha dichiarato
Maridueña all’inizio di quest’anno. “È stato davvero fantastico
lavorare al fianco di James [Gunn] e Peter [Safran], che ci hanno
gentilmente inserito nel loro nuovo universo anche se non faceva
parte di quello che avevano ideato“.
“È un onore. Ora, dove andrà
Blue Beetle in futuro? Non lo so. Ma posso dire con sicurezza che
lo vedremo presto“.
Immaginiamo che questa serie
animata sia ciò a cui l’attore si riferiva e ci sembra un modo
intelligente per incorporare il popolare eroe nel DCU. A patto che
la serie sia un successo di critica e attiri molti spettatori su
Max, i DC Studios sperano senza dubbio che si traduca in un
rinnovato interesse per il ritorno di Jaime sul grande schermo in
live-action.
Nonostante i fan temano che
l’attore indosserà la maschera solo per una o due scene, è stato
recentemente riferito che Wolverine in Deadpool & Wolverinericeverà almeno 10 minuti di schermo. È meglio di
niente, ma perché Wolverine indosserà finalmente la sua tuta
colorata nel threequel?
Secondo lo scooper @MyTimeToShineH,
Ciclope e gli
X-Men hanno ripetutamente chiesto a Wolverine di indossare
l’uniforme (per adattarsi meglio alla squadra), ma lui si è
ripetutamente rifiutato.
Tuttavia, quando questa variante di
Logan ha in qualche modo deluso gli
X-Men – presumibilmente causando la loro morte – decide che è
sua responsabilità indossarla dopo essere stato richiamato in
azione da Deadpool.
Questo è interessante, se vero, e
Wolverine indossa il costume per rendere omaggio ai suoi compagni
di squadra caduti è molto più interessante del fatto che si tratti
semplicemente di una tuta realizzata per lui dalla TVA (che è stata
la teoria prevalente fino ad ora).
“Abbiamo quasi fatto [il
costume accurato per i fumetti] in The Wolverine“, ha
ricordato di recente Jackman. “Ma dal momento in cui l’ho
indossato, mi sono detto: “Come abbiamo fatto a non farlo?”
Sembrava così giusto, sembrava così giusto. Ho pensato: ‘È
lui‘”.
“Ci sono diversi lati di
Wolverine che non abbiamo mai visto prima nei film. È stato
emozionante per me… È fantastico per Deadpool avere qualcuno che
gli dia un pugno in faccia“.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free
Guy e
The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso
progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora
segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki,
incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Russell Crowe non è nuovo ai film sui
fumetti/supereroi, essendo già apparso in
Man of Steel e Thor:
Love and Thunder. Ha anche un ruolo nel prossimo
Kraven il
cacciatore della Sony Pictures, e sembra che il premio Oscar
non abbia molto tempo per gli altri attori che firmano per questo
tipo di film e poi si lamentano di non aver raggiunto un certo
standard.
Nel corso di una chiacchierata con
GQ, a Russell Crowe è stato chiesto di parlare della
sua esperienza nella realizzazione di progetti di supereroi, in
particolare alla luce del fatto che la star di Madame
Web, Dakota Johnson, in una
recente intervista ha dichiarato di sentirsi come se il film
fosse stato realizzato “da un comitato”.
“Non si può fare arte basandosi
su numeri e algoritmi“, ha dichiarato l’attrice. “Da tempo
ho la sensazione che il pubblico sia estremamente intelligente,
mentre i dirigenti hanno iniziato a credere che non lo sia. Il
pubblico sarà sempre in grado di riconoscere le stronzate. Anche se
i film inizieranno a essere realizzati con l’intelligenza
artificiale, gli esseri umani non vorranno vederli“.
Molti si sono detti d’accordo con i
commenti della Johnson e l’hanno elogiata per la sua onestà
dopo che Madame
Web è stato brutalmente criticato, ma sembra che
Russell Crowe ritenga che stia prendendo
l’intera faccenda un po’ troppo sul serio.
“Non voglio fare alcun commento
su ciò che gli altri potrebbero aver detto o sulla loro esperienza,
ma… stai facendo emergere la qualità impetuosa del mio umorismo.
[Mi stai dicendo che hai firmato per un film della Marvel e per un universo di
personaggi dei cartoni animati… e non hai avuto abbastanza pathos?
Non sono sicuro di come possa migliorare la situazione per te. È
una macchina gigantesca, e fanno film di una certa dimensione… sono
lavori. Sai: ecco il tuo ruolo, recita la parte. Se vi aspettate
che questo sia un evento che vi cambierà la vita, credo che siate
qui per le ragioni sbagliate“.
Russell Crowe ha precisato che non stava
facendo “un commento diretto su di lei perché non la conosco e
non so cosa abbia passato“, riconoscendo che “si può avere
un’esperienza di merda in un film… Sì, si può“.
“Ma è questo il processo
Marvel? Non sono sicuro che si possa dire così”, ha aggiunto. “Non
ho avuto una brutta esperienza. Voglio dire [in ‘Thor’], ok, è un
film Marvel, ma è il mondo di Taika Waititi, ed è stato un gas ogni
giorno, essere sciocchi. E poi, con JC Chandor in ‘Kraven’, sto
solo portando un po’ di peso alle circostanze, in modo che i
giovani attori abbiano un attore a cui appoggiarsi. Lavorare con JC
è stato divertente. Sai, molti di questi registi hanno un certo
livello di abilità: sono dei veri e propri geni“.
Russell Crowe ha fatto delle considerazioni
valide, ma è davvero troppo aspettarsi che un film,
indipendentemente dal genere, raggiunga un certo livello di
qualità?
Abbiamo sentito parlare di
Deadpool &
Wolverine, che hanno infranto alcuni record di
vendita, ma il primo film R-Rated dei Marvel Studios ha finalmente
raggiunto le classifiche del botteghino.
Secondo Deadline, a sei settimane
dall’uscita del threequel, il film punta a un weekend di apertura
da 200 a 239 milioni di dollari. Tuttavia, The
Quorum (che monitora il tracking) ritiene che si tratti di
una stima “prudente”.
Come sottolinea giustamente
l’agenzia, un film R-Rated non ha mai aperto con 200 milioni di
dollari prima d’ora; infatti, il record attuale è detenuto dal
primo film di Deadpool. Nel 2016 ha debuttato con 132,4 milioni di
dollari, ma Deadpool &
Wolverine supererà quasi certamente questa
cifra.
Il rating R ridurrà il numero di
persone che guarderanno il film in sala, ma la stragrande
maggioranza delle catene permette ai minori di 17 anni di vedere
titoli con quel rating a condizione che siano accompagnati da un
adulto di età superiore ai 21 anni.
Il rapporto spiega poi: “Tra
coloro che sono disposti a pagare per vedere il film in una sala,
il trequel diretto da Shawn Levy ha fatto saltare in aria tutti gli
altri titoli di quest’estate con un punteggio elevato. In effetti,
è il più alto di tutti i film di quest’estate in qualsiasi
parametro di consapevolezza e interesse totale“.
In alcune aree, Deadpool &
Wolverine sta addirittura battendo
Spider-Man: No Way Home, quindi anche se non supererà
i 200 milioni di dollari, l’ultimo film dei Marvel Studios sarà
enorme.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free
Guy e
The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso
progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora
segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki,
incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
La linea temporale del DCU di James
Gunn e Peter Safran si è appena complicata per quanto
riguarda lo status di Christopher Smith. Mentre
Peacemaker
continua a lavorare per il ritorno della seconda
stagione, Gunn è tornato sui social media per rispondere
alla domanda di un fan su quale sia la posizione dello show
rispetto al prossimo film di Superman
del regista. Ha rivelato che le avventure in solitaria
dell’antieroe – almeno nella seconda stagione, dato che la prima
non è considerata canonica – si svolgono all’indomani della prima
interpretazione di David Corenswet nei panni
dell’Uomo d’Acciaio.
L’ultimo annuncio di Threads è
un’ulteriore conferma che la serie guidata da John Cena sarà saldamente inserita nel nuovo
universo cinematografico, nonostante sia un residuo del vecchio
DCEU. Inoltre, significa che sia il film che lo
spinoff dovrebbero essere naturalmente collegati, dato che Gunn ha
fatto di Peacemaker la sua prossima priorità dopo aver terminato
Superman. Non si sa però in che
modo questo influirà sulla trama del violento vigilante, visto che
non sono ancora stati condivisi dettagli sulla trama della seconda
stagione, anche se Gunn ha assicurato in passato che il modo in cui
Superman si svolgerà avrà un effetto a catena su ciò che verrà
dopo.
Anche se lo show sta entrando in una
linea temporale riavviata, la seconda stagione di Peacemaker
riprenderà per lo più da dove era stata interrotta in termini di
cast e di equipaggio. Oltre a Cena, Danielle
Brooks torna nel ruolo di Leota Adebayo, Freddie
Stroma in quello di Vigilante, Jennifer
Holland in quello dell’agente Emilia Harcourt, Steve Agee
in quello di John Economos e Dee Bradley Baker
come voce di Eagly. In particolare, torna anche un cattivo
familiare, il Judomaster di Nhut Lee. Tuttavia, i nuovi membri del
cast stanno già contribuendo a colmare il divario tra lo show e il
DCU, con Frank Grillo che interpreta Rick Flag Sr. dal
prossimo Creature
Commandos. Una delle aggiunte più interessanti, tuttavia,
arriva dietro la macchina da presa: Gunn ha infatti confermato in
precedenza che il regista di Superbad Greg Mottola si è unito alla
squadra.
A cos’altro porterà il “Superman” di James Gunn?
Come grande film d’esordio del DCU,
Superman di Gunn getterà le basi per molto più di un’altra stagione
di Peacemaker. Il cattivo principale del film,
l’Ingegnere (María Gabriela de Faría), sembra essere un
collegamento diretto al film precedentemente annunciato su
The
Authority, ma il resto del cast avrà probabilmente
ruoli da interpretare in altre proprietà di supereroi senza
l’Uomo d’Acciaio.
Tra gli altri personaggi DC che si
vedranno nel film in arrivo l’11 luglio 2025 ci sono Maxwell Lord
(Sean Gunn), Hawkgirl (Isabela Merced), Guy Gardner (Nathan
Fillion), Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho (Anthony
Carrigan). L’episodio preparerà anche l’introduzione di Milly
Alcock in
Supergirl: Woman of Tomorrow di Craig Gillespie, in
uscita nel 2026. Nel frattempo, Peacemaker è attualmente impegnato
nelle riprese della seconda stagione, senza che sia ancora stata
svelata una data di uscita per il ritorno dell’antieroe.
Sebbene l’attrice di
It Follows
Maika Monroe si sia astenuta dallo spoilerare
qualsiasi dettaglio essenziale sul prossimo
sequel They Follow, ha anticipato che al
pubblico sarà riservato un sequel “più grande, più oscuro e più
incasinato” del film horror del 2014.
Il sequel del film horror diretto
da David Robert Mitchell è stato annunciato l’anno
scorso, con
Maika Monroe che riprenderà il ruolo di Jay Height
e Mitchell che tornerà come regista del sequel.
Il film era incentrato su Jay,
perseguitata da un’entità apparsa dopo essere andata a letto con il
suo ragazzo. Una maledizione che si trasmette da una persona
all’altra attraverso il contatto sessuale, Jay cerca di fare del
suo meglio per sbarazzarsi dell’entità, che può scomparire solo
quando Jay decide di trasmetterla a qualcun altro.
Cosa aspettarsi in They
Follow?
Al momento non si sa ancora di cosa
tratterà il sequel. Anche
Maika Monroe , d’altra parte, non ha svelato nulla
sulla trama del film. Tuttavia, in un’intervista rilasciata a
Collider, l’attrice ha fatto intendere che il sequel è “così bello”
e che è “eccitata” all’idea di incontrare nuovamente Jay.
“Ma come sapete con il primo
film, non mi prendo alcun merito in questo, David è brillante.
Voglio dire, lui è brillante. L’intero film si è trasformato a quel
punto. Stava cambiando il gioco del genere e lui non avrebbe mai
fatto un sequel se non pensava che sarebbe stato migliore. È molto
preciso, ne rifiuta molti“, ha detto Monroe.
Ha aggiunto: “Sa solo cosa
vuole fare e cosa vuole realizzare. Voglio dire, all’inizio
pensavo: “Oh, un sequel? Dove andremo a parare?”. Poi l’ho letto,
ed è così fottutamente bello. È così bello. Sono così eccitato.
Penso che il punto in cui incontrerete Jay a questo punto forse non
è quello che ci si aspetta, ma è così bello. Naturalmente, come
tutti dicono per i sequel, è letteralmente più grande, più oscuro e
più incasinato. Leggerlo è stata la cosa più folle di
sempre”.
It Follows è
interpretato anche da Keir Gilchrist nel ruolo di
Paul Bolduan, Olivia Luccardi nel ruolo di Yara
Davis, Daniel Zovatto nel ruolo di Greg Hannigan,
Jake Weary nel ruolo di Hugh e altri ancora. Altri dettagli su
They Follow, compresi i membri del cast, non sono
ancora stati resi noti.
La Warner Bros.
sta ancora una volta rimescolando le date di uscita di alcuni suoi
titoli, tra cui Trap di M. Night
Shyamalan, uno dei titoli horror più attesi dell’estate.
Lo studio aveva precedentemente spostato la data di uscita di una
settimana dal 2 al 9 agosto, ma ora la sta riportando alla data
originale del 2 agosto, secondo quanto riportato da Deadline.
L’ultimo cambiamento metterà
Trap
in competizione con un altro titolo di genere, Cuckoo, interpretato
da Hunter Schafer. In lizza per l’attenzione
degli spettatori nell’affollato weekend del 2 agosto ci sono anche
titoli come Harold and the Purple Crayon e Sebastian. Per Shyamalan
si presenta l’opportunità di dominare le prime pagine dei giornali
e di difendere il suo titolo di re dei colpi di scena dopo che i
suoi ultimi due titoli hanno avuto risultati al botteghino poco
soddisfacenti.
Trap
è un thriller psicologico ambientato in un concerto che,
all’insaputa dei suoi partecipanti, è stato progettato come uno
stratagemma per intrappolare un serial killer a piede libero. Il
film vede un padre (Josh
Hartnett) assistere al suddetto concerto con la figlia
adolescente (Ariel Donoghue) che ha portato con sé
per vedere la sua popstar preferita. Tuttavia, una serata che
avrebbe dovuto rappresentare un’esperienza di legame per il padre e
la figlia diventa oscura e contorta quando il pubblico scopre che
il padre è un serial killer la cui ultima vittima è attualmente
intrappolata nel suo scantinato. Mentre Trappola metterà ancora una
volta in mostra l’abilità di Shyamalan nel creare colpi di scena,
il cineasta lascia intendere che il film è “molto insolito e molto
nuovo rispetto a ciò che ho cercato di fare [di recente]”. In una
recente intervista ha rivelato che il film è stato ispirato dalle
dinamiche relazionali con le sue tre figlie, condividendo: “Quando
non vado bene, o non faccio qualcosa di giusto, mi sento in colpa.
Trap rappresenta tutte queste paure e cose del genere sullo
schermo”.
Il pubblico ha avuto un primo
assaggio di ciò che è in serbo in Trappola quando è stato
rilasciato uno sneak peek al ComicCon di quest’anno, seguito da un
trailer ufficiale esteso rilasciato una settimana dopo. Il trailer
ha presentato le premesse del film: il malvagio protagonista, noto
come Il Macellaio, è visto lavorare duramente per superare in
astuzia le forze dell’ordine. Il trailer ha suscitato reazioni da
parte dei fan, con alcuni che hanno teorizzato che Trappola
potrebbe essere un depistaggio per qualcosa di più grande e più
sinistro che Shyamalan potrebbe nascondere nelle sue maniche.
Trap segnerà il debutto di Ishana
Night Shyamalan nella recitazione
Gli Shayamalan accrescono la loro
eredità con la figlia Ishana Night Shyamalan, al
suo primo ruolo sullo schermo con Trap. Dopo aver collaborato con
il padre in film precedenti e aver realizzato le colonne sonore di
Old e
della serie televisiva Servant, il ruolo di Ishana
la vedrà imitare la vita reale. Nel ruolo di Lady Raven, la pop
star del concerto, Ishana eseguirà canzoni originali scritte da lei
per il film.
Ishana sta lentamente costruendo il
suo portfolio: di recente ha debuttato alla regia con l’horror
soprannaturale The Watchers, prodotto da suo padre e interpretato
da Dakota Fanning, Georgina Campbell e Olwen Fouere. Mentre
The
Watchers è stato accolto da recensioni generalmente
negative, gli Shayamalan sperano che Trap vada molto meglio quando
uscirà nelle sale il 2 agosto. Restate sintonizzati su Collider per
gli aggiornamenti.
The
Boys ha puntato molto sulla politica fin dall’inizio
e, sebbene sia relativamente facile guardare la serie senza farsi
prendere troppo dai parallelismi con la vita reale, è anche
difficile ignorarli. Tuttavia, alcuni ritengono che la serie
Prime
Video non sia lontanamente politica, il che significa
che non riescono a capire il senso dei temi più profondi dello
show.
Alla domanda di
Slash Film su questi spettatori, lo showrunner di The
Boys Eric Kripke ha risposto:
“Non scrivo pensando a loro. Voglio dire, non mi dà particolarmente
fastidio. Mi limito ad alzare le mani e a dire: ‘Beh, allora non so
cos’altro fare’. Lo spettacolo è molte cose. La sottigliezza non è
una di queste”.
“Se tu, per esempio, pensi che
Patriota sia un eroe, non so proprio cosa dirti.
Non so cosa dirvi. Ma guarda, d’altra parte, se la gente vuole
guardare questa serie come semplice intrattenimento d’evasione,
come qualsiasi altra cosa sui supereroi… allora credo che grazie
per aver guardato, punto interrogativo?“.
“Ma ovviamente lo show ha molte
cose per la testa, e certamente apprezzerei di più se la gente
cogliesse i diversi strati che lavoriamo così duramente per
metterci dentro”, ha concluso.
Sì, c’è davvero chi si stringe
attorno a Homelander allo stesso modo dei suoi sostenitori nel
mondo di The
Boys. Quando il sito ha sottolineato che il cattivo è,
per molti versi, “un rappresentante di tutto ciò che è terrificante
nella vita”, Kripke ha lasciato intendere che un certo ex
Presidente ha giocato un ruolo importante nel modo in cui
Homelander viene ritratto.
“Voglio dire, anche solo 10 anni
fa, l’idea che una celebrità cercasse di trasformarsi in un
autocrate autoritario era un’idea un po’ folle. Poi, con il 2016 e
la sua preparazione, è diventata improvvisamente un’idea molto,
molto reale. C’è un fumetto con un personaggio che fa esattamente
la stessa cosa e io ho avuto la fortuna di adattarlo nel momento
migliore della storia per adattare quel fumetto”.
“Penso che sia davvero in grado
di connettersi con le persone a quel livello. Penso che nulla di
tutto questo accadrebbe se Antony Starr non fornisse
un’interpretazione magistrale, in ogni singolo episodio. Ti fa
capire l’uomo. Fa 17 espressioni facciali quando qualcun altro ne
fa una. È un attore straordinario e sta facendo un lavoro degno di
un Emmy“.
“Per me è incredibile che non
abbia ancora vinto nulla. Penso che renda quel personaggio così
innegabile e che stia fornendo una performance così eterna, che
credo che la gente graviti naturalmente su di lui“.
La serie ha lasciato intendere che
Patriota ha messo gli occhi sulla Casa Bianca. Per
entrare nel territorio dei potenziali spoiler, i fan dei fumetti
sapranno che la sua storia alla fine va in quella direzione, e
resta da vedere come e se la quarta stagione (che debutta questa
settimana) si svilupperà in tal senso.
Transformers: Rise of the Beasts si concludeva con il
Noah di Anthony Ramos che, dopo aver salvato la situazione, si
presentava a un colloquio di lavoro per quello che pensava fosse un
semplice lavoro di sicurezza.
L’intervistatore sapeva in qualche
modo che aveva salvato il mondo e, dopo aver ringraziato Noah per
il suo servizio, gli rivelava che era giunto il momento di farsi
avanti e unirsi al suo gruppo. Perché? Perché sono nel bel mezzo di
una guerra. A questo punto, il misterioso agente Burk di Michael
Kelly consegna a Noah un biglietto da visita e sposta una targa sul
muro per rivelare la sua base segreta.
Insieme al protagonista del film,
abbiamo poi appreso che il biglietto era blasonato con la semplice
scritta “G.I. Joe“.
Dopo aver preparato il terreno per
l’atteso film crossover Transformers/G.I. Joe, i
fan non vedono l’ora di vederlo prendere forma. Il regista di
Rise of the Beasts, Steven Caple Jr., era stato
brevemente invitato a dirigere il film, ma ora non è più in lizza
e, fino a questo momento, non si è ancora parlato di uno
sceneggiatore.
The Hollywood Reporter ci informa
che Derek Connolly è stato ingaggiato dalla
Paramount Pictures per scrivere la sceneggiatura del film, ancora
senza titolo.
La star di Avengers:
Endgame,
Chris Hemsworth, è già in lizza per il ruolo di
protagonista, anche se i commenti del produttore di Transformers e
G.I. Joe, Lorenzo Di Bonaventura, hanno indotto i fan a moderare le
aspettative su come sarà esattamente questo crossover.
“Non considero le cose come un
universo, ma come una storia e [i Joe] saranno parte della storia.
Penso anche che il termine ‘crossover’ significhi cose diverse per
persone diverse. Per me i Joe, chiunque essi siano, entrano nel
mondo dei Transformers, non uniscono i due mondi“.
“Il piano è di fare alla fine
[un crossover]. Ma, per il prossimo film, saranno i Joe a entrare
in scena per qualsiasi cosa il finale di Rise of the Beasts ci
abbia fatto credere che sia possibile“.
“Oh, interagiranno. Non abbiamo
ancora sviluppato una sceneggiatura, però. Quello che posso dire è
che, proprio come facciamo con tutti gli altri film, sarà una
squadra di Transformers e umani a combattere la battaglia. I Joe ne
faranno parte“. Il film Transformers/G.I.
Joe, ancora senza titolo, non ha una data di uscita
confermata.
Si parla molto delle fanbase, sia
da parte di chi ne fa parte sia da parte di chi le osserva
dall’esterno. Che siate fan sfegatati della Marvel,
pazzi per Star
Wars, appassionati di sport o persino di Swiftie,
saprete che ogni fanbase è composta da persone molto diverse tra
loro.
The Wrap ha
recentemente analizzato i dati demografici di due di questi:
Marvel e Star Wars
(in particolare per quanto riguarda le loro serie televisive e i
loro film).
Secondo la rivista, “ad alto
livello, il pubblico di Star Wars
e quello della Marvel sono entrambi di sesso maschile” e “solo una
manciata di titoli Marvel ha un pubblico più femminile”.
Tuttavia, si dice che Star Wars
sia di gran lunga più maschile, con una “quota di pubblico maschile
pari o superiore al 70%”. Ha anche un pubblico più anziano,
probabilmente a causa dell’uscita della trilogia originale.
Infatti, oltre il 60% dei fan di Star Wars
ha più di 30 anni.
A dimostrazione del fatto che non
esiste necessariamente un modo sicuro per attrarre un pubblico
specifico, c’è quanto segue:
Tre serie Marvel sono riuscite a
fare breccia nel pubblico femminile: “Marvel’s Agent Carter”,
“Marvel’s Jessica Jones” e “Loki“. In
particolare, ‘Agent
Carter‘, con la sua forte protagonista femminile e la fusione
dei generi del supereroe e del dramma storico, ha conquistato le
spettatrici, che rappresentano oltre il 60% del pubblico di questo
show”.
“Tuttavia, per fare breccia nel
pubblico femminile non è sufficiente scegliere una protagonista
femminile. Se guardiamo al franchise di Star
Wars, ‘The
Mandalorian‘ ha avuto il maggior successo nell’espandersi oltre
la fanbase maschile del franchise (piuttosto che ‘Ahsoka‘,
per esempio). Al contrario, nell’universo Marvel, ‘Echo‘ ha una
protagonista femminile ma uno dei pubblici più maschilisti
(>80%)”.
Come si può notare, le serie
televisive con protagoniste le donne non attraggono necessariamente
un pubblico femminile, rendendo difficile per i Marvel Studios e
Lucasfilm attirare un pubblico molto più ampio, vario e
diversificato.
Il rapporto sembra anche suggerire
che il franchise di Star Wars
stia lottando per attirare gli spettatori più giovani. Il fatto che
non ci sia un nuovo film ambientato nella Galassia lontana, lontana
da cinque anni e più non aiuta; per quanto riguarda gli show
televisivi Disney+ di Lucasfilm, a parte
The
Acolyte, rimangono in gran parte legati a una trilogia uscita
decenni fa.
È difficile stabilire se
statistiche come queste abbiano un grande significato nel grande
schema delle cose, anche se sembrano suggerire che sia Marvel che
Star
Wars stanno lottando per creare nuovi fan.
La seconda stagione di Star
Wars: Young Jedi Adventures, la serie animata originale di
Lucasfilm, debutterà su Disney+mercoledì 14 agosto, mentre la seconda metà della
stagione arriverà all’inizio del 2025. Inoltre, una serie di corti
tratti dalla seconda stagione di Star Wars: Young Jedi
Adventures” arriverà su Disney+ il 2 agosto.
Ambientata 200 anni prima de La
minaccia fantasma, durante l’era dell’Alta Repubblica,
Star Wars: Young Jedi Adventures” segue i giovani Jedi Kai
Brightstar, Lys Solay e Nubs mentre studiano le vie della Forza,
esplorano la galassia, aiutano i cittadini e le creature in
difficoltà e imparano le preziose abilità necessarie per diventare
Jedi.
La seconda stagione di Star Wars: Young Jedi
Adventures segue i giovani mentre continuano il loro
addestramento e si imbarcano in missioni ancora più grandi in tutta
la galassia. A guidarli c’è il nuovo padawan di Maestra Zia, Wes
Vinik, e il suo astromeccanico R0-M1. Mentre continuano il loro
addestramento e crescono nelle vie della Forza, i giovani Jedi
viaggeranno su nuovi pianeti con nuovi e vecchi amici e
incontreranno avversari come i Gangul, che stanno aumentando le
loro fila di pirati…
Prodotta da Lucasfilm in
collaborazione con Wild Canary per Disney+, Star Wars:
Young Jedi Adventures vede come produttori esecutivi James Waugh,
Jacqui Lopez e Josh Rimes di Lucasfilm. Michael Olson è showrunner
ed executive producer; Elliot M. Bour è regista supervisore e
co-produttore; mentre Lamont Magee è consulting producer. Servizi
di produzione a cura di Icon Creative.
Tra le voci nella versione
originale di Star Wars: Young Jedi Adventures ci sono
JeCobi Swain nel ruolo di Kai Brightstar, Juliet Donenfeld nel
ruolo di Lys Solay, Dee Bradley Baker nel ruolo di Nubs, Emma
Berman nel ruolo di Nash Durango, Trey Murphy nel ruolo di
Taborr/Cyrus Vuundir, Nasim Pedrad nel ruolo di Maestra Zia Zanna,
Gunnar Sizemore nel ruolo di Wes Vinik e Piotr Michael nel ruolo
del Maestro Yoda.
Inoltre, una nuova serie animata digital in 2D intitolata Fun
with Nubs è ora disponibile su StarWarsKids.com e
Youtube.com/StarWarsKids. La serie segue le disavventure comiche di
Nubs e RJ-83, mentre affrontano missioni in tutta Tenoo.
Screen Gems e PlayStation
Studios hanno ufficialmente dato il benvenuto a quattro
giovani attori che si uniranno al cast di Until
Dawn per l’attesissimo adattamento live-action del
popolare franchise di videogiochi horror. Il progetto arriva dopo
quasi un decennio da quando Supermassive Games e
Sony avevano lanciato per la prima volta il videogioco
interattivo.
“Alla PlayStation Productions
siamo sempre alla ricerca di modi creativi e autentici per adattare
i nostri amati giochi in modo che i nostri fan possano
apprezzarli”, ha dichiarato in un comunicato il dirigente di
PlayStation Studios Asad Qizilbash. “Insieme a Screen Gems, abbiamo
messo insieme un fantastico cast di nuovi personaggi che si basa
sul nostro già stellare team di registi e sulla loro visione
dell’adattamento. Siamo entusiasti di rivelare presto ulteriori
informazioni sul film“.
Chi fa parte del cast di Until
Dawn?
Secondo Deadline, Ella
Rubin (The Idea of You), Michael Cimino
(Love Victor), Ji-young Yoo (Expats) e
Odessa A’zion (reboot di Hellraiser) sono stati
scritturati per i ruoli principali del prossimo film Until
Dawn, che viene descritto come una “lettera d’amore al
genere horror, vietata ai minori e terrificante”. La storia sarà
incentrata su un gruppo di amici che si riunisce in un rifugio di
montagna dopo la morte di un amico avvenuta un anno prima.
Il progetto nasce dai registi
horror David F. Sandberg (Annabelle Creation,
Lights Out) e Gary Dauberman (Annabelle Comes
Home, Salem’s Lot), con Sandberg alla regia da una sceneggiatura
scritta da Dauberman. L’adattamento sarà prodotto da Qizilbash,
Dauberman, Mia Maniscalco, Lotta Losten, Roy Lee e Carter Swan. Al
momento, il film non ha ancora una data di uscita.
Oltre a Until
Dawn, i membri principali del cast sono attualmente
impegnati in altri progetti di alto profilo. Rubin sarà
prossimamente protagonista di un altro film horror, Fear
Street di Netflix: Prom Queens, mentre Yoo reciterà
accanto a Pedro Pascal nel prossimo film Freaky Tales.
Cimino sarà invece uno dei protagonisti del film drammatico di
Prime Video Motorheads. Nel frattempo, A’zion è
stato recentemente scritturato nel pilot senza titolo della HBO di
Rachel Sennott.
We Are Marshall è
il film biografico sportivo del 2006 diretto da McG. Il film
racconta le conseguenze dell’incidente aereo del 1970 che causò la
morte di 75 persone: 37 giocatori della squadra di football
Thundering Herd della Marshall University, cinque
allenatori, due preparatori atletici, il direttore sportivo, 25
sostenitori e l’equipaggio dell’aereo, composto da cinque
persone.
Matthew McConaughey interpreta il capo
allenatore Jack Lengyel, Matthew Fox il vice
allenatore William “Red” Dawson, David Strathairn
il presidente dell’università Donald Dedmon e Robert
Patrick lo sfortunato capo allenatore della Marshall Rick
Tolley. L’allora governatore della Georgia Sonny Perdue ha un cameo
nel ruolo di un allenatore di football della East Carolina
University.
L’incredibile storia vera di
We Are Marshall
La storia raccontata in “We
Are Marshall” sembra un po’ l’invenzione di uno
sceneggiatore. Un aereo che trasporta la squadra di football di
un’università si schianta, uccidendo quasi tutti i giocatori, la
maggior parte dello staff tecnico e diversi tifosi di spicco.
L’università e l’affiatata comunità circostante sono sconvolte, ma
decidono di perseverare. Un nuovo allenatore mette insieme una
squadra di matricole e di atleti che non hanno mai giocato a
football. Questa squadra eterogenea vince la sua prima partita in
casa con un numero record di tifosi presenti.
Ma nonostante sembrino fatti per
Hollywood, questi eventi sono realmente accaduti. Il 14 novembre
1970, il volo 932 della Southern Airways si schiantò durante
l’avvicinamento all’aeroporto Tri-State di Kenova, in West
Virginia. La Marshall University aveva noleggiato l’aereo per
riportare a casa la sua squadra di football, i Thundering Herd,
dopo una partita contro la East Carolina University. Tutti i 70
passeggeri e i cinque membri dell’equipaggio sono morti. Solo pochi
membri dei Thundering Herd non erano a bordo.
L’aereo, un McDonnell Douglas
DC-9-31, aveva volato da Atlanta, in Georgia, a Kinston, nella
Carolina del Nord, per prendere i suoi passeggeri. Il volo 932 è
partito da Kinston alle 18:38 (Eastern Standard Time) e il volo,
della durata prevista di 52 minuti, è proseguito normalmente. Ma a
circa 1 miglio (1,6 metri) dalla pista dell’aeroporto Tri-State,
l’aereo ha colpito gli alberi su una collina, incidendo una
striscia larga 75 piedi e lunga 279 piedi (22,8 x 85 metri) prima
di schiantarsi al suolo. L’aereo è esploso all’impatto. Il relitto
principale è atterrato a soli 1.286 metri dalla pista.
Il controllore della torre di
controllo ha iniziato a sorvegliare il volo 932 dopo che aveva
superato il segnalatore esterno del sistema di atterraggio
strumentale (ILS). Alle 19:36 EST, il personale ha notato un
bagliore rosso a ovest della pista. Il controllore non era entrato
in contatto visivo con l’aereo, ma ha visto l’esplosione e il fuoco
che hanno provocato l’incidente. Non riuscendo a contattare
l’aereo, l’equipaggio della torre ha avviato le procedure di
emergenza. Sono intervenuti la polizia, i vigili del fuoco e la
Guardia Nazionale.
Il National Transportation Safety
Board (NTSB) ha indagato sull’incidente e ha rapidamente escluso
una grave negligenza o un’azione dolosa: L’aereo era in buone
condizioni ed era stato sottoposto a una manutenzione adeguata.
Aveva fatto rifornimento a Kinston prima della partenza.
L’equipaggio aveva presentato un piano di volo accurato e lo aveva
rispettato. L’aereo non era sovraccarico e il suo centro di gravità
era entro i limiti normali. Il pilota e il primo ufficiale erano
esperti e qualificati per effettuare il volo. Il pilota aveva un
periodo di riposo di 20 ore prima di presentarsi in servizio. Il
primo ufficiale aveva un periodo di riposo di 18 ore.
Gli investigatori non hanno
riscontrato alcun segno di guasto catastrofico nella struttura
dell’aereo, negli strumenti o nel sistema di alimentazione.
Inoltre, non hanno riscontrato gravi errori nell’aeroporto. La
pista era bagnata a causa del tempo, ma l’equipaggio di volo era a
conoscenza delle sue condizioni e aveva regolato la discesa per
compensarle. Nonostante la pioggia e il freddo, il personale
dell’aeroporto ha riferito di una visibilità di otto chilometri
fino a poco dopo l’incidente. Le luci della pista e i lampeggianti
di notifica erano tutti funzionanti.
Tuttavia, a causa della natura del
terreno circostante, l’aeroporto non disponeva di un pendio di
planata come parte dell’ILS. Un pendio di planata trasmette un
segnale al velivolo per aiutare il pilota ad assicurarsi che
l’aereo scenda con la giusta angolazione. A causa dell’assenza del
pendio di planata, l’atterraggio è stato considerato un
avvicinamento strumentale non di precisione. L’aeroporto è stato
autorizzato a operare senza il pendio di planata, ma senza di esso
i piloti hanno avuto uno strumento in meno per atterrare in
sicurezza.
Gli investigatori hanno anche
escluso l’altezza degli alberi come fattore. Gli alberi erano
troppo alti secondo i regolamenti dell’aviazione federale in vigore
all’epoca. Tuttavia, queste norme erano utilizzate per scopi
amministrativi, come l’assegnazione di fondi o la notifica al
pubblico di una costruzione. L’altezza degli alberi non violava gli
standard statunitensi per le procedure terminali strumentali
(TERPS). In altre parole, in circostanze normali, l’altezza degli
alberi non avrebbe dovuto influire sulla capacità di atterraggio di
un aereo.
Secondo l’analisi finale dell’NTSB,
l’aereo si è schiantato perché si trovava al di sotto della quota
minima di discesa (MDA). In altre parole, si è schiantato perché
era troppo vicino al suolo durante la discesa. Ma l’NTSB non è
stato in grado di stabilire con precisione perché l’aereo volasse
troppo basso. Gli investigatori hanno ristretto il campo a due
possibilità. Secondo il rapporto sull’incidente, “le due
spiegazioni più probabili sono (a) l’uso improprio dei dati della
strumentazione della cabina di pilotaggio o (b) un errore del
sistema altimetrico” [fonte: NTSB Aircraft Accident Report]. In
altre parole, o gli strumenti funzionavano male o il pilota e il
primo ufficiale utilizzavano i dati in modo errato.
We Are Marshall: Analisi dei dati
del volo 932
Durante l’indagine, l’NTSB ha
analizzato gli strumenti dell’aereo e il comportamento
dell’equipaggio. L’aereo volava chiaramente troppo basso e l’NTSB
voleva determinarne il motivo. Inoltre, il registratore dei dati di
volo (FDR) mostrava che l’aereo aveva superato per due volte la
quota di volo e poi aveva corretto la velocità di discesa. Ciò
suggerisce che il pilota potrebbe aver compensato letture
strumentali errate.
I funzionari hanno condotto test
approfonditi sugli altimetri barometrici dell’aereo. L’analisi ha
rivelato che sia la strumentazione del pilota che quella del primo
ufficiale potrebbero aver avuto un malfunzionamento. Sembravano
indicare che l’aereo fosse più alto di 91,4 metri. Tuttavia,
l’impatto dell’incidente potrebbe aver fatto sì che entrambi gli
altimetri riportassero altitudini errate.
Un’altra teoria è che il pilota e
il primo ufficiale abbiano usato i loro radioaltimetri per
determinare l’altitudine dell’aereo. Un radioaltimetro funziona
essenzialmente come un radar. Misura il tempo impiegato dalle onde
radio per raggiungere il suolo e tornare indietro. Ma in terreni
molto collinosi o irregolari, come l’area della West Virginia in
cui l’aereo si è schiantato, i radioaltimetri potrebbero fornire
letture imprecise. Il pilota e il primo ufficiale lo sapevano bene
grazie al loro addestramento. Gli investigatori dell’NTSB hanno
riferito che l’uso dei radioaltimetri durante l’avvicinamento
all’aeroporto era possibile, ma non probabile.
Indipendentemente dal motivo esatto
per cui l’aereo volava troppo basso, il pilota e il primo ufficiale
erano probabilmente del tutto inconsapevoli di farlo. Le chiamate
del primo ufficiale registrate nel registratore vocale della cabina
di pilotaggio (CVR) erano costantemente più alte delle misure
registrate nell’FDR dell’aereo. Non è chiaro se il pilota abbia
verificato le chiamate sui propri strumenti o se si sia affidato
alle letture del primo ufficiale.
Inoltre, secondo le conversazioni
registrate dal CVR, l’equipaggio riteneva che l’aereo fosse in
normale discesa verso l’aeroporto. Il pilota e il primo ufficiale
non hanno notato alcun motivo di preoccupazione, a parte un piccolo
problema con l’autopilota. Sembrava che avesse catturato un segnale
di pendio di planata anche se l’aeroporto non aveva pendii di
planata. Il pilota ha anche osservato che l’autopilota sembrava
lento. Gli investigatori non ritengono che il pilota stesse usando
l’autopilota in modo scorretto o che l’autopilota abbia causato
l’incidente.
Il CVR ha registrato anche un
commento del coordinatore del volo charter, un dipendente della
Southern Airways che si trovava nella cabina di pilotaggio poco
prima dell’incidente. Le mansioni del coordinatore di volo gli
imponevano di parlare con il pilota, quindi gli era consentito di
stare in cabina di pilotaggio. Poco prima dell’incidente, ha
osservato: “Sarà un mancato avvicinamento”. Gli investigatori
ritengono che abbia notato che l’aereo si stava avvicinando a MDA
ma non aveva stabilito un contatto visivo con l’aeroporto. Ciò
avrebbe richiesto che l’aereo si livellasse e virasse. I dati
dell’FDR suggeriscono che il pilota abbia cercato di fare proprio
questo prima di colpire gli alberi.
L’NTSB ha rilevato alcuni punti in
cui il pilota o il primo ufficiale non hanno rispettato
rigorosamente le procedure di atterraggio durante l’avvicinamento
all’aeroporto Tri-State. Ad esempio, sembra che il pilota abbia
cercato di livellare solo dopo aver raggiunto la quota minima di
discesa. Questo avrebbe permesso all’aereo di passare attraverso la
MDA e di continuare a scendere mentre si livellava. Tuttavia,
poiché le cime degli alberi si trovavano a oltre 300 piedi al di
sotto della MDA, un livellamento anticipato non avrebbe
probabilmente impedito l’incidente. In realtà, l’unica cosa che
avrebbe probabilmente evitato l’incidente era un pendio di planata
nell’aeroporto. L’aeroporto Tri-State ha installato un pendio di
planata con fondi federali nel 1972.
L’incidente ha causato la morte di
tutti i passeggeri: il pilota, il primo ufficiale, due assistenti
di volo, il coordinatore del charter, 24 tifosi della Marshall
University, nove allenatori e 37 giocatori. Vedremo cosa è successo
al programma di football della Marshall University.
Ricostruire il calcio
dell’Università di Marshall
Già prima della stagione 1970, il
programma di football della Marshall University aveva incontrato
alcune difficoltà. Negli anni ’60 la squadra aveva avuto un
bilancio negativo, con stagioni senza vittorie. Nel 1962, il suo
stadio fu condannato per violazioni della salute e della sicurezza.
Nel 1969, la Mid-American Conference espulse Marshall dai suoi
ranghi a causa di oltre 100 violazioni in materia di reclutamento.
All’epoca dell’incidente, Marshall faceva parte della National
Collegiate Athletic Association (NCAA) ma era in libertà vigilata a
causa delle stesse accuse.
Nel 1970, la scuola aveva apportato
alcuni miglioramenti. Il Fairfield Stadium era stato completamente
ristrutturato e il campo da gioco era stato dotato di un nuovo
AstroTurf. Anche se il 1970 non fu una stagione vincente, l’ultima
partita della squadra contro la East Carolina University fu
combattuta. Marshall perse con un punteggio di 14 a 17.
L’incidente colpì sia l’Università
che la comunità circostante. Dopo l’incidente, gli uffici
governativi e le attività commerciali locali rimasero chiusi.
L’Università ha cancellato molte attività e ha tenuto una cerimonia
commemorativa allo stadio domenica 15 novembre. Ha anche cancellato
le lezioni del lunedì. I funerali e le commemorazioni si sono
svolti nelle settimane successive. I corpi dei sei giocatori di
football che non è stato possibile identificare sono stati sepolti
insieme nel cimitero di Spring Hill, che si affaccia sul campus di
Marshall.
Il 17 marzo 1971 Jack Lengyel
divenne il nuovo allenatore di football della Marshall University.
Il vice-allenatore Alfred “Red” Dawson, che aveva fatto il viaggio
in auto per tornare in West Virginia, tornò ad allenare per un
anno. Con l’aiuto di altri membri del corpo docente e dello staff
sopravvissuti, iniziarono a mettere insieme una nuova squadra di
football.
Iniziarono con i giocatori che non
erano stati a bordo del volo a causa di infortuni, conflitti
accademici e altri motivi. A questi giocatori si aggiunsero atleti
che praticavano altri sport. La scuola ha anche chiesto alla NCAA
il permesso di far giocare le matricole, cosa che la NCAA ha
concesso. Lengyel ribattezzò la squadra Young Thundering Herd, fino
a quando non riprese la sua struttura originale di classe
quadriennale.
I Young Thundering Herd persero la
prima partita, contro Morehead. Ma vinse la seconda partita – la
prima in casa – contro la Xavier University con il punteggio di 15
a 13. La squadra vinse un’altra partita nella stagione 1971.
I Thundering Herd iniziarono ad
avere stagioni vincenti nel 1984. Marshall ha partecipato ai
playoff della NCAA Division I-AA nel 1987 e al campionato di
football della Southern Conference nel 1988. Nel 1992 e nel 1996
Marshall è stato campione della NCAA Division I-AA. La squadra è
passata alla Division I-A nel 1997 e ha vinto il suo primo bowl
game nel 1998.
La tragedia del 1970 fa ancora
parte della vita di Marshall e della città di Huntington. Ogni anno
si svolge una cerimonia commemorativa presso la fontana del
Memorial Student Center, inaugurata il 12 novembre 1972. Dopo
questa cerimonia, la scuola chiude l’acqua della fontana fino alla
primavera.
Oltre al film del 2006 “We Are
Marshall”, il documentario “Ashes to Glory” e il libro “Real
Tragedy, Real Triumph: True Stories and Images from the Crash and
Rebirth of Marshall University Football” raccontano la storia della
squadra di football della Marshall University. Per ulteriori
informazioni sul disastro aereo della Marshall University, su “We
Are Marshall” e su argomenti correlati, consultare i link
sottostanti.
Prima di portare sul grande schermo
l’adattamento cinematografico di It, il più celebre tra
i romanzi di Stephen King, il regista Andy Muschietti si era
già affermato come talento del genere
horror grazie al film del 2013 La madre
(qui la recensione), suo debutto
alla regia di un lungometraggio. Ad aver fortemente creduto in lui
è stato il regista premio Oscar Guillermo DelToro, il quale ha sostenuto il progetto svolgendo
il ruolo di produttore esecutivo.
Con la volontà di apportare qualcosa
di nuovo e spaventoso al cinema, distaccandosi dai classici horror
degli ultimi anni, Muschietti ha lavorato a lungo sulla
realizzazione de La madre. L’idea per il
lungometraggio nacque dal desiderio di approfondire le tematiche e
la storia raccontate nel suo cortometraggio del
2008 Mamà. Da qui si sviluppa dunque una storia che,
attraverso l’orrore, porta avanti una profonda quanto inquietante
riflessione sulla maternità.
Tutti gli amanti dell’horror
ritroveranno qui un’opera degna di essere inserita tra le migliori
degli ultimi anni per questo genere. Prima di intraprendere una
visione di La madre, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La storia narrata è quella di due
sorelle,
Lily e Victoria, che
spariscono nel bosco nel giorno in cui i loro genitori restano
uccisi. Da allora lo zio Luke e la sua fidanzata
Annabel non hanno fatto altro che cercarle. A
distanza di anni, le due vengono infine ritrovate all’interno di un
tetro capanno abbandonato. Per loro ha così inizio una nuova vita
preso la casa dello zio, ma ben presto una serie di eventi
inspiegabili e inquietanti iniziano infatti ad accadere, e la
coppia di adulti comincia a chiedersi se le ragazze siano realmente
gli unici ospiti ad essere stati accolti nella loro casa.
Cresce dunque in Annabel la
convinzione che in casa aleggi una presenza maligna. Le sorelle
presentare semplicemente i sintomi di un trauma, ma intorno a
questo sembra realmente esserci la presenza di un fantasma del
passato. Allo stesso tempo, Annabel non può non chiedersi come
abbiano fatto le due bambine a sopravvivere tutti quegli anni da
sole nel bosco. Scoprirà a sue spese che non erano sole, che
qualcosa vegliava su di loro con fare protettivo, e che quel
qualcosa è entrato ora in casa loro per reclamare ciò che gli
appartiene.
Per interpretare Annabel, la
protagonista del film, l’attrice candidata all’Oscar Jessica
Chastain è sempre stata la sola e unica scelta del
regista. Accanto a lei, l’attore Nikolaj
Coster-Waldau interpreta il ruolo dello zio Luke e di
suo fratello Jeffrey. Waldau è meglio noto per aver interpretato
Jaime Lannister in Il Trono di Spade. Ad interpretare
le due bambini del titolo vi sono rispettivamente Megan
Charpentier nei panni di Victoria e Isabelle
Nélisse in quelli di Lilly. Quest’ultima, in particolare,
non parlava inglese all’epoca delle riprese, e per ciò non ha molte
battute all’interno del film.
Infine, ad interpretare la
spaventosa madre del titolo vi è l’attore Javier
Botet. Questi, affetto dalla sindrome di Marfan, presenta
un corpo esile e longilineo, con mani dalle dita lunghissime. Più
volte ha infatti interpretato creature mostruose all’interno di
film come Rec, La mummia, Crimson Peak, It e Slender Man. Per indossare
il trucco richiesto per il ruolo della madre, gli ci volevano circa
quattro ore ogni giorno. A dar voce alla madre sono però le
attrici Laura
Guiteras e Melina Matthews.
La spiegazione del finale del film
A fornire un primo indizio su ciò
che sta accadendo in La madre, è il collegamento
che il dottor Dreyfus fa di un racconto fattole da Victoria, che
egli riconduce alla storia di Edith. Secoli prima, questa donna era
stata mandata in manicomio e le era stato portato via il figlio. Un
giorno, però, riuscì a fuggire e a recuperare il suo bambino prima
di correre nel bosco. Giunta ad un dirupo, decise di saltare giù
con il bambino in mano. Tuttavia, durante la discesa urta un ramo e
il bambino rimane impigliato, mentre Edith annega nell’acqua
sottostante.
Pertanto, lo spirito di Edith non è
mai stato in grado di riposare completamente e ora vive come entità
“mamma” e progetta di portare Victoria e Lily sulla stessa
scogliera da cui è saltata molti anni prima. Tuttavia, Annabel
ritrova il cadavere del bambino di Edith negli archivi di Dreyfus e
lo porta alla scogliera prima che lo spirito possa prendere
Victoria e Lily. La vista del cadavere del suo bambino fa sì che
Edith riappaia e sembri placarsi. Tuttavia, le grida di Lily la
portano ad attaccare e quasi uccidere Annabel e Luke prima di
portare le ragazze verso la scogliera.
Annabel si batte per evitare che
vadano con la mamma e, sebbene i suoi sforzi non fermino la mamma,
fanno sì che Victoria scelga di restare con i suoi nuovi genitori.
Lily, però, non fa la stessa scelta. Lei e la madre si gettano
dunque nel precipizio e condividono un abbraccio affettuoso prima
di scontrarsi con il ramo ed esplodere in un turbine di falene. Una
di queste, simile a quelle che si presentavano prima e dopo la
comparsa della madre, si posa sulla mano di Victoria e le fa
credere che Lily sia spiritualmente accanto a lei.
La madre, dunque,
affronta il tema della maternità, tanto quella dello spirito di
Edith quanto quella di Annabel, che in realtà inizialmente non
vuole essere madre e maturerà questo desiderio solo nel corso del
film. La sua costante lotta per salvare Victoria e Lily mostra la
sua volontà imperitura di proteggere quelle che ora ritiene essere
sue figlie. Dal punto di vista delle due bambine, però, mentre
Victoria riconosce in Annabel una possibile nuova figura materna,
dopo quella biologica ormai perdura, ciò non avviene per Lily.
La più piccola, infatti, non ha
ricordi di una vita precedente allo spirito madre, perché era molto
giovane quando il padre l’ha portata via dalla madre biologica e
questo è un motivo fondamentale per cui alla fine decide di andare
con Edith. A prescindere dal legame che si è creato ultimamente con
Annabel, c’è qualcosa dentro di lei che le fa vedere lo spirito
come la sua vera madre ed è per questo che è disposta ad andare con
lei fino in fondo, in quanto è stata educata a pensarla come
tale.
La madre: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. La madre è
infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google
Play, Apple iTunes, Rai Play, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 14 giugno alle ore 21:15
sul canale Italia 2.