Home Blog Pagina 296

Ambizione 3: recensione della serie turca su Netflix

Ambizione 3: recensione della serie turca su Netflix

Il falco e il leone sono tornati in trincea. Questa volta non per combattersi, ma per combattere insieme. La metafora della giungla, con i suoi dominatori su terra e cielo, continua a essere la chiave simbolica di Ambizione 3, dramma turco di Netflix creato da Meriç Acemi, anche in veste di sceneggiatrice. Nella centrifuga del serial, fino ad ora sono stati versati diversi temi stuzzicanti: dall’invidia divoratrice all’ambizione più incontrollata, fino a quello scontro generazionale rappresentato da Lale e Asli, terreno fertile per raccontare la nera realtà del giornalismo odierno, dove la notizia non è più figlia della verità ma è frutto di tendenze social il cui effetto domino diventa uno tzunami impossibile da placare.

Uno dei punti di forza dello show è stato usare come pretesto l’attualità – quindi il mal uso di Instagram, X o Tik Tok – per mettere a confronto due generazioni che sembrano non capirsi, ma che invece, se si ponessero in condizione d’ascolto l’uno verso l’altro mettendo al margine diffidenza e superiorità, avrebbero molto da imparare. Ed è qui che Ambizione 3 arriva, a soli pochi mesi d’uscita dalla seconda season, determinando – si spera – la sua conclusione con l’atto finale.

La trama di Ambizione 3

Lo show turco che per due stagioni ha seguito lo scontro fra Lale, giornalista veternana appartenente alla Generazione X, e Asli, novella nell’ambiente della Generazione Z, aveva risolto l’astio fra le due nelle battute finali della seconda stagione, spalancando le porte a una loro “collaborazione” in questa terza season. Lale, dopo aver aperto un suo canale lanciando un format nuovo, viene ingaggiata da un nuovo network, REDW, a cui capo come CEO c’è Muge, sua vecchia amica che nutre per lei solo odio, e con la quale aveva lavorato insieme a Dall’altra parte prima che arrivasse Asli a detronizzarla. Quest’ultima, però, negli ultimi episodi della stagione precedente era stata licenziata da Gulbin, a capo dell’azienda, salvo poi venire richiamata per condurre accanto a Yusuf, ancora una volta, il programma. Il testa a testa, in questa nuova stagione, avviene dentro le rispettive aziende, ma il turining point arriva quando, per un presunto video a sfondo hard di Lale (non vero), questa viene licenziata da REDW e decide di lasciare Istanbul per sparire dai radar degli sciacalli del web. Ma sarà proprio Asli a farle cambiare idea, convincendola a rimanere in Turchia e proponendole un’alleanza insieme con Dall’altra parte, per farle ripulire l’immagine e distruggere Muge e il suo impero.

Ambizione 3

Uno show che ha perso il suo baricentro

Il problema di alcuni prodotti streaming è che, forti dei grandi ascolti e della fedeltà del pubblico, continuano a oltranza non preoccupandosi più della qualità, che passa in secondo piano. Un ragionamento che applichiamo anche per Ambizione 3, almeno in parte. Il primo episodio sembrava contenere un evento scatenante, incentrato su Yusuf, che avrebbe virato verso altri lidi tematici, quali i disagi giovanili e l’inadeguatezza verso un mondo ancora troppo ancorato al passato e ai veterani dei mestieri. Largo spazio alle nuove generazioni, si sente dire spesso, un eco che però ad oggi ancora non pare stia facendo smuovere le acque come dovrebbe. È una tematica calda, questa, sentita da tantissimi, molti dei quali fra l’altro guardano proprio la serie, che avrebbe perciò potuto dare allo show una nuova linfa vitale.

Se c’è l’intenzione di andare avanti, deve esserci anche il coraggio di rinnovarsi e non fossilizzarsi sull’impostazione contenutistica iniziale, altrimenti il rischio è la ridondanza e la perdita di valore del prodotto stesso. Nel caso del dramma turco, l’essere rimasti fermi sui medesimi precedenti punti non solo ne ha evidenziato la stanchezza, ma ha anche fatto sì che tornassero ciclicamente le stesse dinamiche, estremamente speculari a quanto già visto, scivolando nel ripetitivo. Lale e Asli sono oramai alleate, e incarnano la prova vivente di un’unione fruttuosa che può esserci fra Generazione X e Z (si sarebbero potuti fermare qui), ma nel mirino questa volta finiscono il resto dei personaggi, proseguendo ancora un discorso già esaurito, senza aggiungere così niente di ciò che era stato processato.

È solo verso metà racconto che lo show introduce un nuovo campo di discussione, quello della pericolosità dei sextape, provando a parlare dell’importanza di riflettere bene sulle proprie azioni perché spesso possono arrecare danni irreversibili al prossimo, ma purtroppo anche questa si riduce a essere solo una parentesi veloce e soprattutto molto approssimata. Dispiace, indubbiamente, considerato che Ambizione 3 conserva comunque alcune scene e dialoghi molto potenti (uno di questi è contenuto nell’episodio 5) , frutto di una sceneggiatura che si ricorda – seppur non spesso – di avere un bel potenziale su cui far leva. Considerato il climax finale e le sequenze in ultima battuta, lo show sembra però (potremmo dire per fortuna) aver deciso per un epilogo che metta un punto e non una virgola. Speriamo perciò di non sentire annunci di rinnovi, a meno che l’idea per una eventuale quarta stagione non si fondi su un impegno di attuare un refresh.

Captain America: Brave New World, prima foto ufficiale di Harrison Ford

0

Entertainment Weekly ha condiviso le prime foto ufficiali del film Captain America: Brave New World, tra cui spicca quella che offre un primissimo sguardo al generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross di Harrison Ford. Le immagini sono state diffuse in concomitanza con la proiezione di un primo filmato del film al CinemaCon di Las Vegas, di cui si riporta qui una descrizione. Di seguito, ecco invece le due foto, con la prima che vede il Sam Wilson di Anthony Mackie nei panni del nuovo Captain America al cospetto di Ford, e la seconda che ripropone Wilson.

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, il film è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

Tutto quello che abbiamo scoperto su Deadpool & Wolverine, Captain America: Brave New World dal CinemaCon

0

La Disney ha presentato molti progetti importanti al suo panel del CinemaCon, concludendo l’evento annuale in grande stile. Il franchise di Star Wars non ha ricevuto aggiornamenti significativi, ma per i fan del MCU c’è stato molto per cui entusiasmarsi.

Sebbene vi abbiamo presentato alcuni brevi riassunti dei filmati mostrati ieri sera, è giunto il momento di fare un recap di tutte le più importanti rivelazioni di Las Vegas. Di seguito, troverete informazioni su Deadpool & Wolverine, Captain America: Brave New World, I Fantastici Quattro e Thunderbolts*.

La missione di Deadpool

Deadpool's Mission

Dopo che Wade Wilson è stato portato alla TVA in Deadpool & Wolverine, incontra Mr. Paradox e scopre che, sì, sono stati proprio i suoi viaggi nel tempo in Deadpool 2 a metterlo nel loro radar. Tuttavia, non è per questo che si trova lì.

Il Mercenario Chiacchierone è stato scelto per uno scopo più alto: salvare la “Sacra Linea del Tempo” e vendicarla. Paradox potrebbe essere uno degli agenti della TVA che vogliono distruggere le linee temporali divergenti per ripristinare l’unica vera versione che conosciamo come Terra-616?

Qualunque sia il caso, Deadpool riesce a dare un’occhiata al suo futuro “lontano” (che vede un Thor in lacrime che piange il mercenario caduto). A questo punto, l’antieroe decide di entrare nella “più grande linea temporale di tutte” e dichiara: “Beccati questo, Fox! Vado a Disneyland!”.

Thunderbolts* Titolo misterioso

mcu thunderbolts

Quando la star di Black Widow Florence Pugh ha condiviso un video dal set di Thunderbolts, i fan più attenti hanno notato che del film è stato aggiunto un asterisco (*).

Parlando con i partecipanti al CinemaCon, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha detto: “Sì, noterete l’asterisco su Thunderbolts. Questo è il titolo ufficiale di Thunderbolts e non ne parleremo più fino all’uscita del film“.

Il fatto che lo studio non sia disposto a parlarne fino a dopo l’uscita del film è estremamente intrigante e suggerisce che l’asterisco sia uno spoiler e che abbia un significato importante sia per questo film che per il futuro del MCU.

A proposito di quei costumi…

Deadpool & Wolverine

Deadpool ha rinunciato a essere un “supereroe” quando inizia il threequel, quindi da dove viene il suo nuovo costume colorato? È stato creato dal sarto della TVA, anche se la sequenza vede uno strano vecchio barbuto che palpeggia ripetutamente il Mercenario Chiacchierone.

La clip estesa si conclude con Deadpool & Wolverine che viaggiano insieme in auto in costume. Logan non ha la maschera, ma Wade non è esattamente un grande fan del nuovo look del mutante artigliato…

Cos’è questa tuta? Gli X-Men te la fanno indossare? Quei figli di puttana“, dice. “Gli amici non fanno uscire di casa gli amici con l’aspetto di chi combatte il crimine per i Los Angeles Rams”.

Il nuovo look del Presidente Ross

Il nuovo look del Presidente Ross

Avrete notato nei primi fotogrammi di Captain America: Brave New World che il Presidente “Thunderbolt” Ross – ora interpretato da Harrison Ford dopo la scomparsa di William Hurt – non ha più i suoi caratteristici baffi.

Ford si è comportato da diva? Onestamente, pensiamo che questo abbia a che fare con la sua trasformazione in Hulk Rosso. Si può spiegare la scomparsa dei peli sul viso in un fumetto, ma non così facilmente in un film!

Chiedendo al nuovo Capitan America di riassemblare i Vendicatori in una clip vista al CinemaCon, Ross accenna al fatto che ha rinunciato ai sigari (preferendo i lecca-lecca) e ha un nuovo look perché gli è stato detto che doveva “perdere i baffi o perdere le elezioni”.

Lights Out – Terrore nel buio: trama, cast e curiosità sul film horror

Chi può dire di non avere assolutamente paura del buio? L’oscurità è da sempre uno dei luoghi prediletti dove il terrore trova terreno fertile per crescere e conquistare le sue vittime. Ciò che avviene nel buio è imprevedibile, inconoscibile e sfugge spesso ad ogni più ferrea logica del razionale. Al cinema sfruttare tale condizione è ricorrente, specialmente nel cinema horror. Lo sa bene il regista David F. Sandberg, che sul buio ha costruito la sua fama di regista cinematografico. Nel 2016 questi ha infatti portato sul grande schermo il film Lights Out – Terrore nel buio (qui la recensione), opera prima di puro orrore affermatasi come un grande successo.

Il film, scritto da Eric Heisserer e prodotto da James Wan (noto per saghe horror quali Saw, Insidious e The Conjuring), è in realtà l’adattamento in forma di lungometraggio di un corto dall’omonimo titolo girato nel 2013 dallo stesso Sandberg. Ad oggi questo, della durata di 2 minuti e 42 secondi, vanta oltre 16 milioni di visualizzazioni. Un successo scaturito dal suo generare profondo terrore semplicemente ricorrendo al buio, alle ombre e ad un sonoro quantomai sinistro. In conseguenza a tale successo, le proposte per farne un film per la sala non tardarono ad arrivare.

Ad oggi Lights Out – Terrore nel buio vanta un incasso complessivo di circa 150 milioni di dollari a fronte di un budget di 5, dimostrazione di quanto questa tipologia di racconto riesca a far presa sulle paure più primordiali dell’animo umano. Per gli amanti del genere è un titolo imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lights Out cast
Teresa Palmer e Gabriel Bateman in Lights Out – Terrore nel buio. Courtesy of Warner Bros. Picture – © 2016 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

La trama di Lights Out – Terrore nel buio

La vicenda ha inizio in un magazzino tessile, dove Esther intravede l’ombra di una donna nel buio, ma quando accende le luci, però, la figura scompare. Lo dice subito a Paul, il proprietario, ma lui non le crede. Mentre torna a casa, però, viene inseguito e ucciso proprio da quella stessa sagoma femminile. Il racconto si sposta poi su Rebecca, la figliastra di Paul, la quale è affetta da una malattia mentale che le causa una forte depressione. Anche per questo vive lontana dalla madre Sophie e dal fratellastro più piccolo di nome Martin. Quando però quest’ultimo la contatta, spaventato da alcuni strani comportamenti della madre, qualcosa di spaventoso inizia ad accadere.

Rebecca e il suo fidanzato Bret decidono di portare Martin a casa loro, nonostante le proteste di Sophie. Ciò che sembrava spaventare il bambino, però, sembra seguirli continuamente. Ben presti, tutti loro si troveranno a scorgere nel buio l’inquietante presenze, la quale diventa sempre più minacciosa e violenta. Per scoprire con cosa ha a che fare, Rebecca si trova a dover indagare nel passato della sua famiglia, risalendo ad un legame alquanto singolare della madre con una ragazzina di nome Diana, la quale era affetta da una grave condizione che le impediva di essere esposta alla luce. Sembra proprio lei ad essere ora tornata in cerca di vendetta.

 

Il cast del film e Diana

Ad interpretare Rebecca, la protagonista del film, vi è l’attrice Teresa Palmer, anche nota per i film Point Break e La battaglia di Hacksaw Ridge. Accanto a lei, nel ruolo del fidanzato Bret vi è Alexander DiPersia, mentre il fratello minore Martin è interpretato da Gabriel Bateman. Completano poi il cast principali gli attori Maria Bello e Billy Burke, rispettivamente nei ruoli di Sophie e Paul. Emily Alyn Lind e Amiah Miller interpretano invece Sophie e Rebecca da bambina. All’inizio del film si può invece ritrovare l’attrice Lotta Losten, interprete del cortometraggio originale, qui nel ruolo di Esther. Diana, invece, è interpretata da Ava Cantrell da giovane e da Alicia Vela-Bailey da adulta.

Riguardo proprio il personaggio di Diana, il mistero intorno alle sue origini e al suo aspetto è stato tenuto sino all’ultimo, anche tra gli attori del film. Teresa Palmer, ad esempio, non aveva visto il design di Diana prima delle riprese, fino a quando non ha girato la sua prima scena con lei su un set completamente buio. Questa è stata una scelta registica intenzionale per provocare una genuina reazione di paura alla prima visione del soggetto. Alicia Vela-Bailey, la donna in costume, era in precedenza stata la controfigura di Palmer in Sono il numero quattro, e se la Palmer l’avesse vista prima e l’avesse riconosciuta, avrebbe perso la sua autentica espressione di paura.

Lights Out trama
Gabriel Bateman in Lights Out – Terrore nel buio. Courtesy of Warner Bros. Picture – © 2016 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Lights Out – Terrore nel buio: il sequel del film

Una settimana prima che il film venisse distribuito nelle sale, la New Line Cinema e la Warner Bros. Pictures hanno ufficializzato la realizzazione di un sequel, dichiarandosi molto soddisfatti dal risultato artistico di Lights Out. Per la regia e la sceneggiatura erano poi stati riconfermati Sandberg e Hesserer, mentre non era stato affermato nulla circa la trama, la quale presumibilmente vedrà una storia e dei personaggi inediti. Nonostante il successo economico del film che sembrava giustificare la realizzazione di un sequel, ad oggi non sono però state rilasciate ulteriori notizie, rendendo dunque incerto il futuro dell’annunciato seguito.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Lights Out – Terrore nel buio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 12 aprile alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb, ScreenRant

Nemico pubblico: la storia vera dietro il film con Johnny Depp

Nemico pubblico: la storia vera dietro il film con Johnny Depp

Al cinema chiunque può diventare un eroe, tanto l’uomo comune quanto il più pericoloso dei criminali. Nel 2009, infatti, il celebre regista Michael Mann, maestro di film d’azione come Insider – Dietro la vità e Collateral, realizza un lungometraggio dedicato al celebre John Dillinger, rapinatore di banche attivo durante il periodo della grande depressione, simbolo del gangster tipo e nemico numero uno dell’FBI. Le sue gesta trovano così spazio in Nemico Pubblico (qui la recensione), opera che esplora di lui gli aspetti più popolari come anche quelli più privati. Non si tratta di un esaltazione di questi, bensì di una ricerca su ciò che egli ha significato per gli Stati Uniti di quell’epoca, tanto nel bene quanto nel male.

Per la stesura della sceneggiatura Mann ha collaborato con Ronan Bennett e Ann Biderman, analizzando e basandosi prevalentemente sul saggio Public Enemies: America’s Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-43. All’interno di questo, scritto da Brian Burrough, si descrive la fervente attività dell’agenzia governativa per reprimere la forte ondata di criminalità data dalla povertà a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta. Originariamente, il noto gangster avrebbe dovuto avere il volto del premio Oscar Leonardo DiCaprio, ma questi abbandonò il progetto per dedicarsi a Shutter Island e Mann decise allora di affidarsi a Johnny Depp.

Fondamentale per il regista era replicare in modo quanto più preciso possibile la vita di quegli anni. Fondamentale a tal proposito fu l’avere a disposizione abiti, macchine e luoghi dell’epoca. Una grande ricostruzione che ha permesso al film di ottenere un look quantomai affascinante. Prima di intraprendere una visione di Nemico Pubblico, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alla vera storia dietro il film e alle principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Nemico Pubblico

Il film si svolge nel 1933, nel pieno della grande depressione. Il criminale più ricercato d’America, John Dillinger, riesce a far evadere dal carcere l’amico John Hamilton, e con lui ha così modo di riformare la propria gang, dando vita a nuove rapine alle principali banche d’America. Sulle tracce del gangster, però, si pone l’agente FBI Melvin Purvis. Inizia così una vera e propria sfida tra i due, nonché una corsa contro il tempo per evitare che la situazione precipiti inesorabilmente. Dillinger, infatti, acquista sempre più popolarità e consensi, e il popolo americano inizia a vederlo come il loro vendicatore. Tra grandi passioni e imperdonabili errori, le strade dei due uomini si intrecceranno fino all’inevitabile risoluzione finale.

Nemico pubblico trama

Il cast del film, da Johnny Depp a Christian Bale

 

Per dar vita all’affascinante criminale John Dillinger è stato scelto l’attore Johnny Depp, il quale approfondì a lungo il personaggio, che descrisse come una sorta di moderno Robin Hood. Depp condusse poi numerose ricerche al fine di poter parlare e muoversi proprio come il vero Dillinger. L’attore ha infine affermato di essersi particolarmente affezionato a lui, ritrovando diversi legami tra le loro vite. Il premio Oscar Christian Bale è invece l’interprete dell’agente FBI Melvin Purvis. Per prepararsi al ruolo, questi decise di incontrare il figlio di Purvis, ottenendo informazioni che gli permisero di risultare realistico nella sua interpretazione.

Marion Cotillard, invece, dà vita a Billie Frechette, cantante dell’epoca che intrecciò una relazione con Dillinger. Come gli altri, si preparò al ruolo approfondendo la vita privata di questa e lavorando sul proprio accento. Nemico pubblico è poi ricco di numerosi altri celebri attori di Hollywood. Billy Crudup dà vita a J. Edgar Hoover, il direttore dell’FBI che vedeva nella cattura di Dillinger il suo più grande obiettivo. Stephen Dorff, Channing Tatum e Giovanni Ribisi interpretano Homer Van Meter, Pretty Boy Floyd e Alvin Karpis, membri della gang di Dillinger.

Jason Clark è John Hamilton, amico stretto del protagonista. Questi è stato fortemente voluto dal regista, che lo considera uno dei migliori interpreti della sua generazione. L’attore Stephen Lang interpreta invece Charles Winstead, uomo di legge del Texas e uno dei principali coinvolti nella cattura di Dillinger. L’attrice Carey Mulligan è infine presente nei panni di Carol Slayman, mentre Rory Cochrane interpreta Carter Baum e Stephen Graham è Baby Face Nelson. Infine, Branka Katić interpreta Anna Sage, la donna che tradì Dillinger e lo consegnò alle autorità.

Nemico pubblico cast

Nemico pubblico: la vera storia John Dillinger

Nel portare al cinema lo scontro tra John Dillinger e l’FBI, il regista cercò di essere quanto più accurato possibile. Si resero però ovviamente necessarie alcune rivisitazioni, al fine di concepire una storia più fedele ai canoni cinematografici. Quella di Dillinger è una storia che ha inizio nel 1924, quando a ventun anni inizia a rapinare le sue prime banche. Dopo diverse evasioni di prigione, egli iniziò a diventare una vera e propria icona, anche per via della grande eleganza con cui era solito presentarsi. Egli acquistò inoltre grande popolarità presso il popolo poiché ad ogni rapina era solito bruciare i registri contabili su cui erano annotati i debiti e le ipoteche delle persone in difficoltà economiche.

Tali azioni lo portarono dunque a divenire nell’immaginario collettivo un vero e proprio eroe che combatteva il governo per il bene del popolo. Nel 1934 egli venne nuovamente arrestato e portato nel carcere di Crown Point in Indiana. Dopo pochi mesi egli riuscì però ad evadere avvalendosi di una finta pistola in legno. Nello scappare, però, rubò la vettura del direttore e attraversò il confine dello Stato. Così facendo commisse un reato federale, cosa che permise all’FBI di intervenire in modo decisivo nella sua cattura. A quattro mesi dalla fuga, egli venne infine identificato e ucciso dopo essere uscito da un cinema dove vide il poliziesco Le due strade.

A tradirlo fu Anna Sage, sua accompagnatrice e informatrice segreta per i servizi segreti. Partecipò all’agguato decisivo anche Melvin Purvis, giovane G-Man nominato in prima persona da J. Edgar Hoover per coordinare le ricerche di Dillinger assieme agli uomini del nuovo FBI, tra cui l’esperto investigatore Charles Winstead. Purvis lasciò poi l’FBI un anno dopo la morte di Dillinger e morì a causa di un colpo partito accidentalmente dalla propria pistola nel 1960, anche se non si esclude la possibilità che si sia suicidato. Contrariamente a quanto riportato nel film, le ultime parole del gangster non sono state “Bye Bye Blackbird“. Secondo alcuni, infatti, Dillinger pronunciò solo un “Mi avete preso”.

Il trailer di Nemico Pubblico e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Nemico pubblico è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 12 aprile alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, HistoryvsHollywood

Monarch: Legacy of Monsters, Apple TV+ annuncia la seconda stagione

0

Apple TV+ ha annunciato che la serie Monsterverse “Monarch: Legacy of Monsters”, di Legendary Entertainment, è stata rinnovata per una seconda stagione. Sulla scia del suo enorme successo, Apple TV+ ha anche stretto un nuovo accordo multi-serie con Legendary Entertainment che include diverse serie spin-off basate sul franchise.

«Monarch: Legacy of Monsters ha lasciato un’impronta indelebile nei cuori, nelle menti e nell’immaginazione del pubblico di tutto il mondo, guidato dalla brillantezza di Chris, Matt, Kurt, Wyatt e dal talentuoso cast e team creativo», ha affermato Morgan Wandell, responsabile dello sviluppo internazionale di Apple TV+. «Non potremmo essere più entusiasti che gli spettatori non solo abbiano la possibilità di provare ancora più emozioni nella seconda stagione, ma di intraprendere nuovi epici viaggi nel franchise mentre espandiamo il Monsterverse di Legendary».

 Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, “Monarch: Legacy of Monsters” segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

La nuova stagione di “Monarch: Legacy of Monsters” è prodotta dagli showrunner e co-creatori Chris Black e Matt Fraction, insieme a Joby Harold e Tory Tunnell di Safehouse Pictures e Matt Shakman, Andrew Colville e Jen Roskind. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita sono produttori esecutivi per conto di Toho Co., Ltd., la proprietaria del personaggio di Godzilla. Toho ha concesso in licenza i diritti a Legendary Entertainment per “Monarch: Legacy of Monsters” come naturale sottoprodotto del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

La prima stagione di “Monarch: Legacy of Monsters” è ora in streaming a livello globale su Apple TV+.

Anatomia di una caduta vince il Premio David di Donatello 2024 per il Miglior Film Internazionale

0

Anatomia di una caduta di Justine Triet si è aggiudicato il David di Donatello come Miglior Film Internazionale. Il riconoscimento sarà assegnato venerdì 3 maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1, dagli studi di Cinecittà e trasmessa per la prima volta in 4K, con la conduzione di Carlo Conti e Alessia Marcuzzi.

Già vincitore della Palma d’Oro a Cannes e dell’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, Anatomia di una caduta è un thriller psicologico che scava nei segreti di una famiglia e mette al centro un ritratto di donna provocatorio e fuori dagli schemi. Sandra, interpretata da una straordinaria Sandra Hüller, è una scrittrice che vive con il marito Samuel (Swann Arlaud) e il figlio non vedente Daniel (Milo Machado Graner) in un remoto chalet di montagna sulle Alpi francesi. Quando Samuel muore in circostanze misteriose, Sandra viene accusata di omicidio e il processo mette a nudo la relazione tumultuosa che aveva con il marito, nonché la sua personalità ambigua. Le cose si complicano quando anche il giovane figlio arriva al banco dei testimoni.

Nella cinquina dei candidati al Premio David come Miglior Film Internazionale, accanto ad  Anatomia di una caduta c’erano As Bestas di Rodrigo Sorogoyen, Kuolleet Lehdet (Foglie al vento) di Aki Kaurismaki, Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, Oppenheimer di Christopher Nolan. Teodora Film ringrazia i giurati dell’Accademia del Cinema Italiano e la Presidente Piera Detassis per il riconoscimento prestigioso, che conferma una volta di più il valore del film di Justine Triet, divenuto anche in Italia uno dei casi cinematografici della stagione.

Taormina Film Fest: Marco Müller è il nuovo Direttore Artistico

0
Taormina Film Fest: Marco Müller è il nuovo Direttore Artistico

Marco Müller è il nuovo Direttore Artistico della 70° edizione del Taormina Film Fest, che si svolgerà quest’anno dal 12 al 19 luglio a Taormina. Lo annuncia il commissario straordinario della Fondazione Taormina Arte Sicilia, Sergio Bonomo che con entusiasmo dichiara: “l’apporto professionale del maestro Müller sarà volano di successi per il prestigioso evento cinematografico”. Promosso e organizzato dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia con il sostegno dell’Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana, della Sicilia Film Commission, del Comune di Taormina e del MiC, Ministero della Cultura – Direzione Generale cinema e audiovisivo, il Taormina Film Fest si articolerà fra anteprime nazionali e internazionali, masterclass, retrospettive e incontri con ospiti di prestigio dal 12 al 19 luglio 2024.

“Esprimo soddisfazione e plauso per la nomina di Marco Müller a Direttore Artistico del Festival del Cinema di Taormina”- commenta Elvira Amata, Assessore Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo – “Sono certa che il suo alto profilo internazionale contribuirà a rafforzare significativamente le aspettative e la qualità delle scelte da destinare ai contenuti del Festival che resta, da sempre, un appuntamento fortemente atteso. Auguro buon lavoro a Marco Müller e alla Fondazione Taormina Arte Sicilia con il forte auspicio di un’ottima riuscita del Festival.”

E il Sindaco di Taormina Cateno De Luca sottolinea: “Il Taormina Film Fest rappresenta un appuntamento di grande rilievo che conferisce lustro alla nostra splendida città e ne valorizza il prestigio culturale. Una tradizione che va avanti da 70 anni e che ha regalato a Taormina pagine di storia del cinema indimenticabili. Auspico che il Taormina Film Fest possa essere sempre all’altezza della sua storia e del brand Taormina. Al maestro Müller, per la cui nomina non posso che compiacermi, auguro un’eccellente gestione del Festival, certo che saprà regalarci una prestigiosa settantesima edizione”.

Produttore, studioso, docente di cinema e da più di 40 anni fabbricante di festival, Marco Müller ha guidato fra gli altri la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, i festival di Locarno e Rotterdam, la Mostra di Venezia, il Festival del Cinema di Roma. È attualmente direttore del Centro di Ricerche sull’Arte Cinematografica all’Università di Shanghai e Professore emerito presso l’Accademia del Cinema di Shanghai; in Cina ha creato e diretto i festival di Pingyao e Macao. Ha scritto e curato più di una ventina di volumi monografici sul cinema internazionale. I film che ha prodotto hanno vinto premi alla Mostra di Venezia, ai Festival di Cannes, Berlino e Sundance, oltre a un Oscar per il miglior film straniero.

Nel suo impegno al Taormina Film Fest, Müller sta lavorando con il contributo di un prestigioso comitato di selezione, composto da Sandra Hebron, Enrico Magrelli, Carmelo Marabello, Édouard Waintrop, a cui si aggiungerà Joumane Chahine come consulente per le relazioni internazionali.

“Felice di lavorare in Sicilia per ritrovare le mie radici – sono nato e cresciuto a Roma, ma il mio unico quarto di sangue italiano è palermitano” sottolinea Marco Müller. “Ringrazio tutte le persone, nelle istituzioni e fra gli amici del cinema, che hanno costruito per me questa opportunità di sperimentare a Taormina il pensiero in movimento di come si può ancora fabbricare un festival popolareutile. Approfittando dello straordinario Teatro Antico – che è sempre stato per me fonte di gelosia quando programmavo la Piazza Grande di Locarno – e del circuito di sale che stiamo ridefinendo. Purché ci sia la volontà di capire cosa vuol dire voler davvero “restare al Sud”, ci sono tentativi di rinnovamento che hanno un senso preciso.”

IL COMITATO DI SELEZIONE

Sandra Hebron ha ricoperto ruoli chiave in vari settori del cinema, tra cui il finanziamento, lo sviluppo, la formazione e l’esposizione, specializzandosi nei festival dal 1997. È stata Direttore Artistico del BFI London Film Festival dal 2003 al 2011 e successivamente ha lavorato come consulente per diversi festival internazionali. Attualmente è responsabile delle Screen Arts presso la National Film and Television School del Regno Unito, dove gestisce anche un master in studi cinematografici, programmazione e curatela.

Enrico Magrelli, giornalista, scrittore e critico cinematografico, autore di programmi radiofonici e televisivi, storico conduttore di “Hollywood Party” su Radio Rai3. Per oltre 20 anni ha collaborato con la Mostra del Cinema di Venezia, in veste di direttore della Settimana della Critica e di membro del Comitato di selezione. È stato conservatore della Cineteca Nazionale e consulente della direzione del Bif&st di Bari. Ha scritto o curato pubblicazioni dedicate alle maggiori personalità del cinema italiano e internazionale.

Carmelo Marabello è professore ordinario di Film and Media Studies all’Università Iuav di Venezia e preside della Venice International University. Negli anni Ottanta ha curato le retrospettive e gli eventi speciali del Taormina Film Fest, negli  anni Novanta è stato programming director dello stesso festival con Enrico Ghezzi. Curatore e autore di Fuori Orario per Rai3 sino ai primi anni 2000, dopo aver contribuito alla nascita di Rai Cinema si è dedicato alla ricerca e all’insegnamento universitario in Italia, Svizzera e Stati Uniti.

Édouard Waintrop, scrittore, critico cinematografico (per 26 anni sulle pagine cinema di Libération). È stato Direttore Artistico del Festival Internazionale del cinema di Friburgo dal 2007 al 2010, direttore della Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes dal 2011 al 2018 e nel 2021 primo direttore del Red Sea International Film Festival a Gedda, in Arabia Saudita. Fra le molte altre sue esperienze professionali, va ricordata la direzione delle due sale di cinema della Fondazione Grütli a Ginevra.

Challengers: recensione del film di Luca Guadagnino con Zendaya

Challengers: recensione del film di Luca Guadagnino con Zendaya

Che gli imprevedibili intrecci a cui le relazioni danno vita siano un suo grande interesse Luca Guadagnino ce lo ricorda sin dalla prima immagine di Challengers: un’inquadratura dall’alto di un campo da tennis con le sue linee di demarcazione che si intersecano tra loro. Sulla volontà di indagare come le relazioni ci cambiano e cambiano i nostri percorsi di vita si concentra dunque anche questo suo nuovo lungometraggio, che arriva a due anni da Bones and All, con cui Guadagnino ha vinto il Leone d’argento alla regia alla Mostra del Cinema di Venezia.

Era quella un’opera a suo modo incentrata sulla natura famelica dell’amore, dove i personaggi erano posseduti da istinti primordiali difficili da dominare. Anche questo suo Challengers, scritto da Justin Kuritzkes, si muove a partire da simili considerazioni, esplorando tale argomento non attraverso il cannibalismo bensì il tennis, metafora qui del potere e delle dinamiche tra persone che si appoggiano, forse fin troppo, l’una all’altra. Un po’ come fa Luca Guadagnino, che si appoggia forse un po’ troppo ad una serie di manierismi ma riuscendo a costruire oltre questi un racconto con il suo innegabile mordente.

La trama di Challengers: game, set, match

Tashi Duncan (Zendaya) è un’ex prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della natura che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Ecco allora che la sua strategia per la redenzione del marito Art Donaldson (Mike Faist), fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte, prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh O’Connor), un tempo migliore amico di Art ed ex fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la tensione sale, Tashi si ritroverà a doversi chiedere quale è il prezzo della vittoria.

Challengers Zendaya
Zendaya è Tashi in CHALLENGERS. Photo Credit: Niko Tavernise © 2023 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

L’arma a doppio taglio di Challengers

I “Challenger” sono eventi di livello inferiore nel mondo dei tornei di tennis professionistici. Gli “sfidanti” del titolo sono invece Art e Patrick, amici/nemici nel campo di gioco e nel cuore di Tashi, la cui intera porzione delle loro vite narrata nel film è una continua partita verso la conquista del primo premio. Ed è proprio così che Kuritzkes prima e Luca Guadagnino poi costruiscono il film, come fosse una vera e propria partita di tennis. Il racconto dei tre protagonisti si snoda nell’arco di 13 anni, dal 2006 al 2019, con lo spettatore che viene portato avanti e indietro nel corso di questo tempo proprio come fosse una pallina da tennis che passa da una parte all’altra del campo.

Questi salti temporali vengono però costruiti affinché siano strettamente correlati alla partita che si gioca nel presente, quasi orientando ciò che viene narrato in base a chi dei due sfidanti è in vantaggio o svantaggio. Ecco allora che questo dinamismo giova evidentemente al ritmo e all’atmosfera generale del racconto, sempre tesi al massimo, quasi a voler portare lo spettatore a rimanere senza fiato. Tra corse, urla, colpi di racchetta, sudore che scorre a fiumi, Guadagnino si riconferma un regista “carnale”, con un’attenzione al corpo che suscita sempre un certo fascino, che si apprezzi o meno il suo cinema.

Un modo di raccontare la loro storia, questo, che di certo la rende più attraente e coinvolgente di quanto sarebbe potuta risultare se privata di tale struttura. Perché, alla sua base, il racconto che Challengers offre non possiede degli elementi poi tanto distintivi o originali e può capitare in più momenti di avvertire un certo disinteresse nei confronti delle vicende dei protagonisti. Se a ciò si riesce a porre rimedio, è però grazie a questa struttura. Certo, una volta che questo meccanismo si svela nel suo funzionamento, perde anche un po’ del suo fascino e per certi versi rende anche più prevedibili determinate evoluzioni del racconto.

Challengers Josh O'Connor
Josh O’Connor è Patrick in CHALLENGERS.

A lungo andare e in particolare nella seconda metà del film, questa struttura sembra farsi troppo ripetitiva, finendo con l’inficiare proprio su quel ritmo che tanto accuratamente si era costruito. Ciò avviene anche nonostante la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross (The Social Network, Soul) cerchi di dimostrare il contrario, intromettendosi quasi con prepotenza nelle inquadrature, come a volerci ricordare che anche una “semplice” discussione sentimentale può avere la natura feroce e competitiva di una partita di tennis. D’altronde viene più volte ribadito che i tre protagonisti – o meglio, Tashi, e per riflesso anche Art e Patrick – non sanno o non possono vivere d’altro.

Ma forse è proprio questa loro ossessione che ad un certo punto sembra porre lo spettatore dinanzi ad un quesito: “Mi seguirai fino all’ultima battuta?”. C’è chi accetterà il gioco, chi forse no e si estranierà dal resto del film. D’altronde, anche per via della struttura poc’anzi accennata, Challengers gioca continuamente con un’arma a doppio taglio. Talvolta mettendo a segno i propri colpi, talvolta rimanendone ferito esso stesso. Difficilmente lascia indifferenti, ma non sempre per i motivi che ci si aspettava o ci si augurava.

Un film di eccessi dove la sincerità è oscurata

Il principale problema di cui soffre Challengers, però, è l’abuso di quei manierismi di cui si accennava in apertura e che se anche rendono il film esteticamente gradevole all’occhio, poco o nulla aggiungono al cuore. Come già avvenuto in Chiamami col tuo nome, Luca Guadagnino non si risparmia nel dar vita ad una serie di eccessi – tra virtuosismi di vario genere con la macchina da presa, pov assurdi e uno smodato uso del rallenty – ma così facendo manca di dedicare spazio a territori più autentici e audaci. Ne consegue che le forti passioni provate dai protagonisti appaiono gridate ma non sentite. D’altronde, tutti e tre non fanno che mentire tanto agli altri quanto a sé stessi riguardo ciò che davvero desiderano.

Eppure la storia di questi tre giovani riesce in un modo o nell’altro a lasciare qualcosa al termine della visione. Sarà per le riflessioni che tutto sommato Challengers spinge a fare su di sé e le proprie amicizie, o sarà perché il modo in cui le relazioni cambiano nel tempo è un argomento dotato sempre di un certo fascino. Di certo anche l’interpretazione dei tre interpreti principali aiuta nello sviluppo di un certo legame, con O’Connor e Faist che spiccano però rispetto a Zendaya. Peccato solo che il loro racconto non sia stato affrontato con maggior sincerità. Bisogna pertanto scavare un po’ per trovare il cuore di questo film e non è detto che tutti siano disposti ad intraprendere questa ricerca.

Benjamin Franklin, recensione della serie Apple TV+ con Michael Douglas

Il ritorno di Michael Douglas alla serialità televisiva dopo il successo di The Kominsky Method su Netflix arriva grazie ad Apple TV+. Il ruolo è uno di quelli iconici per il pubblico americano, ovvero uno dei padri fondatori Benjamin Franklin. Ispirata dal libro di Stacy Schiff A Great Improvisation: Franklin, France and the Birth of America, la miniserie racconta degli otto anni spesi dallo statista in terra transalpina al fine di convincere il suo governo ad appoggiare gli Stati Uniti nella Guerra d’Indipendenza dall’Inghilterra.

Benjamin Franklin, la trama

Iniziare questo articolo ricordando il precedente lavoro del grande attore premio Oscar nel 1987 per Wall Street era sorprendentemente necessario: il successo di The Kominsky Method deve infatti aver spinto sia Douglas che gli scrittori dello show a puntare con addirittura troppa convinzione sui toni leggeri della commedia. In questo caso ovviamente commedia di costume. Specialmente nelle prime puntate lo show infatti soffre di un prematuro stridore tra il tono della narrazione, tra la frivolezza dei personaggi e la drammaticità dello scopo. Il fatto che sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico si sta combattendo una guerra che per molti versi ha deciso la forma geopolitica Occidentale nei secoli a venire rimane un evento storico costantemente citato ma mai significativamente vissuto dai personaggi.

Uno stratega senza profondità emotiva

Lo stesso Benjamin Franklin risulta uno stratega di raffinata intelligenza ma di profondità emotiva in alcuni momenti fin troppo nascosta dalle facezie e dall’ironia retorica che ostante in praticamente ogni scena in cui compare. Questo non significa che la miniserie non riservi allo spettatore momenti di ottima fattura, anche perché quasi sempre in scena c’è quel grande mattatore che risponde al nome di Michael Douglas. Rimane comunque un piacere gustare l’attore divertirsi e divertire il pubblico sfoggiando quell’eleganza guascona e seducente che lo hanno reso uno dei grandi della Hollywood contemporanea. Gli sceneggiatori delle varie puntate hanno comunque fatto uno un lavoro certosino nel tirar fuori dal cappello dialoghi raffinati e doppi sensi che potessero calzare a pennello sia alla star che al ruolo. Sotto questo punto di vista Benjamin Franklin si conferma un piacere piuttosto efficace, anche quando la narrazione e il ritmo in particolar modo nelle prime puntate non siano dei maggiormente incisivi.

Per entrare nel vivo la miniserie ci mette un po’, forse addirittura troppo, ma grazie alla bellezza delle ambientazioni e alla bravura del cast di certo non ci si annoia. Anche perché attori del calibro di Eddie Marsan (al quale è andato il ruolo di quel John Adams straordinariamente interpretato da Paul Giamatti nella famosa miniserie HBO), Ludivine Sagnier e il “rampollo” Noah Jupe stanno al gioco con adesione e precisione.

Un tono leggero e affabulatore

Sarà che il recentissimo e poderoso Manhunt ha settato dei paramentri davvero altri riguardo gli eventi più importanti e drammatici della storia americana raccontata attraverso la serialità, ma da Benjamin Franklin ci aspettavamo un prodotto capace di penetrare con maggiore efficacia nella sfera emotiva dello spettatore. Per quanto sapientemente orchestrato a livello di messa in scena, lo show rimane piuttosto in superficie, fattore dovuto alla scelta di puntare principalmente su un tono leggero e affabulatore. Una decisione che certamente non affonda Franklin ma neppure lo rende un qualcosa di memorabile, e questo nonostante un Michael Douglas in piena forma.

Certo, quando si accosta questo nome alla politica americana non può che tornare alla mente un capolavoro di commedia romantica quale era Il presidente – Una storia d’amore. E forse proprio dal film diretto da Rob Reiner e sceneggiato da Aaron Sorkin Franklin avrebbe dovuto prendere ispirazione. Perché in quel caso dietro le spoglie della commedia sofisticata venivano invece sviluppati dei discorsi estremamente precisi sull’America e sulla sua politica, interna e internazionale. Un approfondimento che alla miniserie di Apple TV+ manca del tutto o quasi.

Benjamin Franklin

Tonya Harding: la vera storia della protagonista di Tonya

Tonya Harding: la vera storia della protagonista di Tonya

Dissacrante e originale nella sua messa in scena, il film del 2017 Tonya (qui la recensione), diretto da Craig Gillespie ripercorre uno dei più clamorosi scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti. La storia è infatti basata sulla pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, divenuta leggendaria tanto per i suoi meriti artistici quanto per i burrascosi eventi che la videro coinvolta e la portarono ad avere non pochi problemi con la giustizia. A darle volto è l’attrice Margot Robbie, divenuta dopo The Wolf of Wall Street una delle più apprezzate e richieste interpreti di Hollywood.

Girato in stile mockumentary, con tanto di finte interviste e rottura della quarta parete, il film riporta i reali eventi attraverso una chiave di lettura inedita. Tutto si basa infatti sull’inaffidabilità dei personaggi protagonisti e del loro racconto. Attraverso di questi, infatti, si ottengono più punti di vista sull’evento principale, portando ad un ritratto della Harding che in parte la dipinge come la vera vittima dell’accaduto. La sceneggiatura del film è stata scritta da Steven Rogers, il quale ha avuto l’intuizione dopo aver visto un documentario sul pattinaggio su ghiaccio dove si menzionava la Harding.

Dopo essere stato presentato in anteprima al Toronto Film Festival, Tonya è diventato uno dei titoli di maggior successo della stagione, guadagnando consensi dalla critica e dall’industria. Ma qual è la vera storia di Tonya Harding e quanto il film è fedele rispetto a quanto realmente accaduto? Naturalmente, alcune modifiche sono state apportate per rendere più cinematografico il racconto, ma gli eventi significativi messi in scena dal regista, come si vedrà, sono profondamente fedeli a quanto avvenuto e proprio per questo ancor più capaci di genere stupore.

Tonya Harding: la vera storia della pattinatrice

La vita di Tonya non è mai stata semplice. Sin da quando era bambina, come da lei affermato, sua madre LaVona abusò fisicamente psicologicamente di lei. La dipendenza dall’alcol della donna la rendeva infatti una persona particolarmente instabile e incline alla violenza. Una volta adolescente, Tonya iniziò ad allenarsi come pattinatrice sul ghiaccio, anche su volontà di sua madre. Crescendo, però, la Harding sviluppò un fisico apparentemente non idoneo a quella disciplina, caratterizzandosi come robusta e poco elegante. Nonostante ciò, grazie anche alla sua potenza muscolare, Tonya iniziò ad ottenere dei primi significativi successi.

Vinse infatti la competizione Skate America, nell’ottobre 1989, ed è stata considerata una forte contendente ai Campionati di pattinaggio di figura degli Stati Uniti del febbraio 1990. Fu però il 1991 il suo anno migliore, quando ai campionati nazionali statunitensi eseguì il suo primo triplo axel, un salto ancora oggi proibitivo per molte altete, vincendo il titolo grazie al 6.0 ottenuto nel punteggio tecnico. Fu la seconda donna, dopo la giapponese Midori Itō, a eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale. Dopo quell’anno, però, Tonya non fu più in grado di replicare i successi ottenuti e la sua carriera iniziò ben presto a conoscere un inesorabile declino.

Tonya Harding film

In quello stesso periodo iniziò ad affermarsi sempre di più la personalità di Nancy Kerrigan. Questa proveniva da una famiglia onesta e laboriosa ed era stata ben accolta dalla comunità dei pattinatori e dal mondo dello sport in generale. Aveva accordi di sponsorizzazione, era una donna popolare e benvoluta e stava guadagnando sempre più successi. Feroci rivali sul circuito di pattinaggio artistico, Harding e Kerrigan facevano anche parte della stessa squadra, vale a dire, la squadra di pattinaggio di figura degli Stati Uniti che si stava preparando a competere alle Olimpiadi invernali del 1994. Il 6 gennaio 1994, dopo un allenamento in una pista di Detroit, la Kerrigan è stato colpita sopra il ginocchio destro con un bastone telescopico.

Successivamente è emerso che l’attacco è stato effettuato da un uomo di nome Shane Stant, che era stato assunto da Shawn Eckhardt, l’autoproclamata guardia del corpo di Tonya e di suo marito Jeff Gillooly. La gamba della Kerrigan non si ruppe, ma la pattinatrice fu costretta a ritirarsi dai Campionati Nazionali, vinti poi da Tonya. La Kerrigan si era però completamente ripresa quando le Olimpiadi si sono svolte, e in quell’occasione ha vinto la medaglia d’argento, mentre Harding è riuscita ad arrivare solo ottava. Nel mentre, Tonya era sempre oggetto di intense speculazioni sui media. Gillooly, Eckhardt e Stant erano già stati accusati dell’accaduto e la Harding si trovò a dover ammettere di essere stata a conoscenza del loro piano.

Gillooly, Eckhardt e Stant hanno poi scontato una pena in prigione, mentre Tonya ha invece ricevuto tre anni di libertà vigilata, 500 ore di servizio alla comunità ed è stata multata di 160.000 dollari. È stata anche costretta a ritirarsi da tutte le competizioni in sospeso e a dimettersi dalla World Figure Skating Association degli Stati Uniti. Nel corso dell’anno, l’USFSA ha condotto le proprie indagini, privato Harding del suo titolo di campionato del 1994 e impedendole a vita di competere come pattinatrice o allenatrice. Con la sua carriera da pattinatrice finita, Tonya si è in seguito cimentata nella boxe, nell’automobilismo e infine a comparire nel cast di alcuni popolari programmi televisivi.

Tonya Harding: le differenze tra la sua storia e il film

Tonya Harding: le differenze tra la sua storia e il film

Come affermato anche dallo stesso sceneggiatore, il film Tonya non è basato sugli effettivi eventi svoltisi nel 1994. Esso è piuttosto il frutto di una serie di interviste con le vere persone coinvolte, da Tonya al marito Jeff. Queste hanno fatto emergere una serie di punti di vista diversi e spesso contraddittori tra loro. Unendo tutto ciò, Rogers diede vita ad un ritratto variegato, che porta alla luce nuovi aspetti della storia. Nonostante ciò, è vero il difficile rapporto tra Tonya e sua madre, come anche è vero il curioso fatto che LaVona si presentò ad un intervista con un pappagallo sulla propria spalla, proprio come si può vedere nel film. Il personaggio della madre, tuttavia, è quello più liberamente ispirato alla realtà.

La vera LaVona rifiutò infatti di incontrare gli autori del film, che quindi dovettero basarsi unicamente sul racconto altrui e su altri tipi di testimonianze per dar vita al personaggio. Per quanto riguarda l’attività di pattinatrice, il film è fedele nel raccontare del triplo axel eseguito da Tonya, come anche il fatto che era solita ottenere punteggi bassi per via del suo aspetto poco canonico. Fedele, anche se raccontato da punti di vista che si contraddicono tra loro, è infine il racconto dell’aggressione alla Kerrogan e ciò che ne seguì. Tonya descrive dunque nel dettaglio la violenza che la Harding ha subito e anche se non è possibile perdonare il suo comportamento nei confronti della rivale, il film sollevo la domanda sul perché nessuno sia mai intervenuto per aiutare Tonya ad uscire dalla brutta situazione in cui si stava cacciando.

Fonte: ScreenRant, HistoryvsHollywood

 

Maggie Moore(s) – un omicidio di troppo con Jon Hamm su SKY e NOW

Arriva in prima TV esclusiva lo Sky Original Maggie Moore(s) – un omicidio di troppo con Jon Hamm e Tina Fey protagonisti, in onda domenica 14 aprile alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming solo su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

Jordan Sanders (Jon Hamm), il capo della polizia di una tranquilla cittadina dell’Arizona, si trova alle prese con un bizzarro duplice omicidio: due donne, che non hanno alcun legame tra loro, vengono trovate assassinate. Solo una cosa le lega: entrambe si chiamano Maggie Moore. Il caso si complica ulteriormente quando Jordan viene aiutato nelle indagini dalla vicina di casa di una delle donne uccise, Rita (Tina Fey), che è anche una testimone chiave.

Maggie Moore(s) – un omicidio di tropp in esclusiva domenica 14 aprile alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming solo su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K per i clienti Sky Q o Sky Glass con pacchetto Sky Cinema e con servizio opzione Sky HD/Sky Ultra HD attivo.

The Animal Kingdom: trailer italiano ufficiale

0
The Animal Kingdom: trailer italiano ufficiale

I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, hanno diffuso il trailer italiano ufficiale del film The Animal Kingdom, ricco di scene inedite finora mai diffuse.

In un futuro prossimo, la razza umana è travolta da un’ondata di misteriose mutazioni che trasformano le persone in ibridi animali. Émile, sedici anni, vorrebbe solo una tipica vita da liceale, ma d’un tratto il suo corpo inizia a manifestare i primi sintomi della metamorfosi. In un mondo che guarda alle cosiddette “creature” con odio e diffidenza, solo abbracciando la propria vera natura il ragazzo potrà scoprire ciò di cui è davvero capace.

Sono le premesse di The Animal Kingdom, il nuovo sorprendente film di Thomas Cailley, un’avventura travolgente e mozzafiato tra inseguimenti, creature fantastiche e spettacolari effetti speciali, nei cinema italiani dal 13 giugno con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Nel trailer è già possibile apprezzare le interpretazioni della giovane promessa Paul Kircher (Winter Boy), che interpreta Èmile, di Romain Duris (I tre moschettieri – D’Artagnan) nella parte di suo padre e di Adèle Exarchopoulos (La vita di Adele) in quelli di una poliziotta che indaga sulla fuga di alcune creature, oltre agli straordinari effetti visivi curati tra da MPC (The Last Duel, Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, House of the Dragon) e Mac Guff (Valerian e la città dei mille pianeti, Cattivissimo Me, Lupin).

Da segnalare anche la coinvolgente ed emozionante colonna sonora del film, curata da Andrea Laszlo De Simone, cantautore, polistrumentista e produttore discografico torinese.

La trama di The Animal Kingdom

In un futuro prossimo, misteriose mutazioni trasformano gli esseri umani in ibridi animali. Émile ha solo sedici anni e vorrebbe una vita normale: la scuola, le serate con gli amici, i primi amori. Ma d’un tratto si trova a fare i conti con alcuni inaspettati cambiamenti…

Tra azione e metamorfosi degne della saga degli X-Men, The Animal Kingdom mette in scena con sorprendenti effetti visivi un’avventura emozionante e spettacolare, una storia sulla libertà e su tutto ciò che possiamo essere in grado di fare se abbracciamo la nostra vera natura.

Presentato in anteprima mondiale al 76° Festival di Cannes, scelto per la sezione Crazies del Torino Film Festival 2023 e vincitore di 5 premi César, tra cui Miglior Colonna Sonora per Andrea Laszlo De Simone e Migliori effetti speciali, The Animal Kingdom di Thomas Cailley arriverà finalmente nei cinema italiani dal 13 giugno distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Bread & Roses, il film della regista Sahra Mani in arrivo il 21 giugno su Apple TV+

Apple Original Films ha annunciato oggi di aver acquisito i diritti di Bread & Roses, il documentario candidato al L’Œil d’or allo scorso Festival di Cannes che mostra la potente resistenza delle donne afghane contro i talebani. Il film è prodotto da Jennifer Lawrence e Justine Ciarrocchi di Excellent Cadaver (“Causeway“), insieme alla produttrice esecutiva, attivista per i diritti umani, vincitrice del Premio Nobel per la Pace, Malala Yousafzai (“Joyland”) di Extracurricular e alla famosa regista Sahra Mani (“A Thousand Girls Like Me”). Dopo il celebre debutto al Festival di Cannes 2023, “Bread & Roses” farà il suo debutto su Apple TV+ il 21 giugno.

«La chiusura delle scuole femminili in Afghanistan non è solo una questione di interesse femminista, piuttosto è una questione di sicurezza internazionale. I Talebani sono consapevoli che i figli di madri istruite sono difficili da indottrinare e sono meno suscettibili all’idea di diventare i loro futuri soldati», ha dichiarato la regista e produttrice Sahra Mani. «Garantire che le scuole femminili rimangano aperte in Afghanistan è fondamentale per la salvaguardia e la sicurezza del mondo intero».

Bread & Roses offre una potente riflessione sull’impatto in termini di diritti e mezzi di sussistenza delle donne dopo la caduta di Kabul per mano dei Talebani nel 2021. Il film segue la vita di tre donne, mentre, in tempo reale, lottano per recuperare la loro autonomia. Mani cattura lo spirito e la resilienza delle donne afghane attraverso una rappresentazione cruda della loro straziante condizione.

Bread & Roses, presentato dalla Fondazione Eyan in associazione con Extracurricular, è prodotto da Jennifer Lawrence e Justine Ciarrocchi con Sahra Mani, insieme ai produttori esecutivi Malala Yousafzai e Farhad Khosravi. Sahra Mani dirige il film.

Daniel Radcliffe era “terrorizzato” da Alan Rickman nei primi tre film di Harry Potter

0

Daniel Radcliffe ha confessato al podcast Happy Sad Confused di aver provato vera paura nei confronti di Alan Rickman e della sua interrpetazione di Severus Piton, l’insegnante di pozioni di Hogwarts. “Ero così intimidito da Alan Rickman. Come si fa a non essere intimoriti da quella voce?“, ha detto Radcliffe. “Anche sentendo quella voce ti dimentichi quanto fosse bassa finché non ti riecheggia dentro. Ero così intimidito da lui per i primi tre film. Ero terrorizzato da lui e pensavo: ‘Questo tizio mi odia’“.

A Daniel Radcliffe è poi stata mostrata un’intervista che non aveva mai visto dove Rickman parla di lui e del resto delle giovani star di Harry Potter. In essa, la star più anziana rifletteva sull’“enorme orgoglio” che provava per il successo di Radcliffe a Broadway all’epoca e sulla pressione che i giovani attori dovevano affrontare fin da piccoli. “Anche se io lo facevo per sette settimane, loro lo facevano per 52 settimane”, ha detto Rickman a proposito degli attori bambini nei film di Harry Potter. “Questa è stata la loro vita dai 12 ai 22 anni.

“E a volte la guardavi da bordo campo e lanciavi qualche ancora di salvezza perché c’era così poco tempo per quello. È solo negli ultimi anni che sono riuscito a sedermi in un bar con Daniel a New York. Lui era a teatro e io a un altro. È stato un enorme orgoglio andare a vederlo nel musical How to Succeed in Business Without Really Trying. Come osa ballare così bene come i ballerini di Broadway? Ci ha lavorato molto.”.

Daniel Radcliffe si è particolarmente commosso nel vedere quest’intervista e ha ricordato l’attore raccontando che: “Ha interrotto una vacanza in Canada per venire a vedermi in Equus. Ha visto ogni lavoro teatrale che ho fatto quando era vivo“, ha detto Radcliffe. “Dopo mi portava fuori e ne parlavamo“. È stato uno dei primi a dire, ‘Dovresti concentrarti sul voice coaching e indagare su tutti questi aspetti’. Sono così fortunato. Sentirglielo dire è davvero adorabile. Grazie per avermi mostrato il video.”

Tartarughe Ninja: un film vietato ai minori è in sviluppo alla Paramount

0

Da anni i fan delle Tartarughe Ninja chiedono a gran voce una versione più grintosa di questi amati personaggi dei fumetti e ora – come riportato da THR – la Paramount Pictures sembra pronta ad accontentare le loro richieste. Durante il panel del CinemaCon, è infatti stato annunciato che un nuovo film in live-action e vietato ai minori è in fase di sviluppo. Il progetto sarà basato sul recente best-seller della IDW, The Last Ronin. Tyler Burton Smith, co-sceneggiatore dell’imminente film d’azione distopica Boy Kills World e del reboot di Child’s Play del 2019, si occuperà della sceneggiatura.

L’ex capo della DC Film Walter Hamada produrrà il film attraverso la sua casa di produzione 18hz, come parte del suo accordo pluriennale con lo studio. The Last Ronin è una storia in stile Il ritorno del cavaliere oscuro che immagina un futuro in cui un membro del temibile quarteto è l’ultima Tartaruga vivente e si propone di vendicare la morte dei suoi fratelli e del Maestro Splinter abbattendo il nipote di Shredder e i discendenti autoritari del Clan del Piede. Il primo numero si conclude con la grande rivelazione che dietro la bandana nera si cela in realtà Michaelangelo.

Le Tartarughe Ninja di nuovo al cinema

Questa notizia segue il successo del recente film d’animazione Tartarughe Ninja: Caos Mutante, di cui è stato annunciato un sequel. Certo, non è chiaro se il film presenterà solo una delle Tartarughe Ninja o tutte e quattro, ma di certo questo nuovo film live action avrà il compito di riportare questi iconici personaggi sul grande schermo così come i non particolarmente apprezzati Tartarughe Ninja e Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra non erano riusciti a fare.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie: mostrati 13 minuti del film al CinemaCon

0

La Disney ha presentato in anteprima 13 minuti ricchi di azione di Il Regno del Pianeta delle Scimmie al CinemaCon, suscitando ulteriore entusiasmo per questo nuovo capitolo del franchise di fantascienza. Il filmato – come riportato da Comicbook.com – inizia seguendo un uccello che vola sopra un mondo completamente verde. Le scimmie corrono libere, dondolandosi sui resti cresciuti di quello che una volta era un edificio di metallo, ma questa città è ora tutta alberi e fiumi. Un trio si imbatte in un nido di uova di uccello e la scimmia più anziana inculca loro la legge e le lezioni, ricordando che devono lasciare un uovo e non possono prenderli tutti, perché è la legge.

Li cresceremo insieme come siamo stati cresciuti noi“, dice una delle scimmie. Arrivano a questo punto a un varco tra le strutture e Noa, l’apparente leader del gruppo, utilizza un pezzo di metallo per avanzare e agganciarsi all’altra struttura. Arrampicandosi in cima, trova altre quattro uova in un nido appollaiato sopra la struttura. Mentre le raggiunge, un uccello arriva in volo e lo colpisce con gli artigli. Noa cade e il cemento si sgretola, continua a cadere e non riesce ad aggrapparsi a nulla. Alla fine scivola dal bordo e afferra un pezzo della struttura sospesa. I suoi amici sono terrorizzati, ma il sollievo li coglie quando scoprono che è sopravvissuto.

Il logo della Fox appare a quel punto sullo schermo e le scene iniziano a svolgersi più rapidamente. Il padre di Noa lo aspetta al villaggio. “Ci sono pericoli oltre il nostro villaggio“, dice una scimmia. Un re dichiara: “Che giornata meravigliosa“, davanti ai suoi seguaci. Inizia a quel punto il caos: il villaggio di Noa sembra essere incendiato dalle scimmie a cavallo che lo stanno razziando. Noa cerca di raggiungere il padre per salvarlo, ma un nemico, una scimmia molto più grande, arriva prima. Noa combatte contro il gorilla, ma non ha successo e perde i sensi. Si risveglia sotto la cenere in una scena grigia ma soleggiata.

Noa inciampa tra le macerie e trova un avvoltoio che sta beccando a terra, per poi avvicinarsi e scoprire il padre caduto. Un’espressione facciale estremamente curata in fase di post produzione cattura il peso del momento mentre Noa si rannicchia accanto al cadavere. Pochi istanti dopo, lo si vede seppellire il padre. “Padre, li troverò, li riporterò a casa“, dice alla tomba. Un uccello gli cinguetta e vola, guidandolo. Noa sce a cavallo e dà un’ultima occhiata al suo villaggio distrutto prima di andarsene. Un vasto orizzonte ricoperto di vegetazione conclude il filmato.

Tutto quello che sappiamo su Il Regno del Pianeta delle Scimmie

La sinossi ufficiale di Il Regno del Pianeta delle Scimmie (Kingdom of the Planet of the Apes) riporta: “Alcuni gruppi di scimmie non hanno mai sentito parlare di Cesare, mentre altri hanno distorto il suo insegnamento per costruire imperi fiorenti. In questo scenario, un leader delle scimmie inizia a schiavizzare altri gruppi per trovare la tecnologia umana, mentre un’altra scimmia, che ha visto il suo clan essere preso in ostaggio, intraprende un viaggio per trovare la libertà. Una giovane donna umana, intanto, diventa la chiave per la ricerca di quest’ultimo, anche se ha dei piani tutti suoi.”

Il regista Wes Ball dà nuova vita all’epico franchise ambientato diverse generazioni dopo il regno di Cesare, in cui le scimmie sono la specie dominante che vive in armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli umani.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie è diretto da Wes Ball (trilogia di Maze Runner) ed è interpretato da Owen Teague (It), Freya Allan (The Witcher), Kevin Durand (Locke & Key), Peter Macon (Shameless) e William H. Macy (Fargo). La sceneggiatura è di Josh Friedman (La guerra dei mondi), Rick Jaffa & Amanda Silver (Avatar: La Via dell’Acqua) e Patrick Aison (Prey), basata sui personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver. Il film è prodotto da Wes Ball, Joe Hartwick Jr. (Maze Runner), Rick Jaffa, Amanda Silver e Jason Reed (Mulan), mentre Peter Chernin (trilogia de Il Pianeta delle Scimmie) e Jenno Topping (Le Mans ’66 – La grande sfida) sono i produttori esecutivi. Il film è atteso in sala il 10 maggio.

Oceania 2: Dwayne Johnson presenta un filmato del sequel al CinemaCon

0

All’inizio di quest’anno, la Disney ha annunciato a sorpresa un sequel del film d’animazione del 2016, Oceania, che uscirà il 27 novembre. Questo Oceania 2 era stato inizialmente commissionato come serie televisiva per Disney+, ma è stato poi rielaborato in un lungometraggio dopo che i dirigenti erano rimasti impressionati dalle riprese. Dopo alcune prime immagini rilasciate nelle scorse settimane, la Disney ha ora condiviso – durante il CinemaCon – un primo sguardo alle scene che hanno entusiasmato i creativi del Magic Kingdom. A presentare tale filmato è arrivato sul palco Dwayne Johnson, che riprenderà per Oceania 2 il suo ruolo di doppiatore del semidio Maui.

Nel filmato, stando alla descrizione di ComicBook.com, Vaiana torna sulla sua isola natale, Montunui, e viene accolta con un caloroso benvenuto. La protagonista canta: “Finalmente siamo tornati a ciò che sono destinata a essere“, mentre naviga verso il villaggio. Anche il villaggio canta mentre costruisce e si espande. Vaiana è il soggetto della canzone, definita una “leggenda vivente e amica di un semidio!“. Ai bambini vengono mostrate foto di lei incise su stoffa. Infine, il padre di Vaiana la accoglie in mare e la porta a riva. La clip ha offerto dunque anche un assaggio di una nuova canzone, con il sequel che in generale sarà caratterizzato da melodie completamente nuove.

Lin-Manuel Miranda, autore di “How Far I’ll Go“, “You’re Welcome” e altri brani di Oceania, non riprenderà infatti il suo ruolo. Abigail Barlow ed Emily Bear, il duo dietro The Unofficial Bridgerton Musical, stanno scrivendo nuove canzoni con Opetaia Foa’i e Mark Mancina, che hanno lavorato al primo film. Johnson ha invece poi dichiarato che: “Interpretare il personaggio di Maui è stata una delle esperienze che più mi hanno cambiato la vita“, ha detto. “È la mia cultura… ma anche il personaggio di Maui è stato ispirato da mio nonno, l’Alto Capo Peter Maivia“. L’attore promette infine una “nuova indimenticabile avventura“.

Cosa sappiamo su Oceania 2?

Oceania 2, l’epico musical animato dei Walt Disney Animation Studios, porta il pubblico in un nuovo viaggio con Vaiana, Maui e un nuovo equipaggio di improbabili marinai. Dopo aver ricevuto un’inaspettata chiamata dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare verso i mari lontani dell’Oceania e in acque pericolose e lontane per un’avventura diversa da qualsiasi altra che abbia mai affrontato. Diretto da Dave Derrick Jr. con le musiche dei vincitori del Grammy Abigail Barlow ed Emily Bear, del candidato al Grammy Opetaia Foa’i e del tre volte vincitore del Grammy Mark Mancina (Lin-Manuel Miranda non tornerà nel ruolo), Oceania 2 uscirà nelle sale il 27 novembre 2024.

Gli attori Auli’i CravalhoDwayne Johnson riprenderanno i loro ruoli da doppiatori rispettivamente per Vaiana e Maui. Sappiamo però che inizialmente la Disney aveva previsto di continuare la storia di Oceania come serie in streaming su Disney+. Tuttavia, quando il progetto ha iniziato a prendere forma e la popolarità dell’originale è aumentata, la Disney ha deciso di trasformare la serie in un lungometraggio per le sale cinematografiche. È dunque stato annunciato che Oceania 2 arriverà nelle sale il 27 novembre, rispettando la tradizione di distribuire ogni anno un film d’animazione nel giorno del Ringraziamento.

Mufasa: Il Re Leone, il primo trailer mostra le origini del protagonista

0

Il regista premio Oscar di Moonlight, Barry Jenkins è pronto a portare in sala il suo nuovo film, il prequel del film Disney “live-action” Il Re Leone, incentrato sulle origini di Mufasa. Mufasa: Il Re Leone arriverà infatti nelle sale a dicembre e sfoggerà la stessa tecnologia CGI del film di Jon Favreau del 2019. Il film, stando a quanto ad oggi rivelato, mostrerà come Mufasa sia diventato il re che tutti conosciamo e anche come il suo rapporto con Scar sia diventato così complicato.

Durante la presentazione della Disney di giovedì al CinemaCon 2024 di Las Vegas, Jenkins è salito sul palco per mostrare un primo filmato di Mufasa: Il Re Leone. Oltre a presentare una versione più giovane del leone protagonista, questo sguardo al film prequel ha mostrato anche le versioni più giovani di personaggi di supporto come Rafiki, Zazu, Timon e Pumbaa. Anche se il filmato non è ancora stato pubblicato online, ComicBook.com ha riportato una descrizione completa del filmato mostrato.

Questo inizia “dalla parte oltre la luce, dove un leone è nato senza una goccia di nobiltà nel sangue“, dice il narratore. Mufasa è un cucciolo spensierato che cresce fino a diventare un leone più grande che si sia visto in natura. Sullo schermo scorrono numerosi animali e versioni più giovani di personaggi familiari, il tutto accompagnato dai classici numeri musicali de Il Re Leone. Questi personaggi “classici” appariranno dunque in Mufasa, ma non è chiaro come le loro storie si legheranno a quella del re.

Rafiki e Zazu hanno più senso, visto che hanno lavorato per Mufasa nel film originale. Il coinvolgimento di Timon e Pumbaa è invece un mistero molto più grande. Mufasa: Il Re Leone conterrà poi canzoni inedite per il franchise, oltre a nuovi interpreti vocali per i personaggi principali. Aaron Pierre sarà la voce di Mufasa, mentre Kelvin Harrison Jr. presterà la sua voce al cattivo Scar. Ad oggi disponiamo solo di un’immagine del film, per cui non resta che attendere la pubblicazione online di questo trailer.

LEGGI ANCHE:

Cosa sappiamo su Mufasa: Il Re Leone

Mufasa: Il Re Leone sarà diretto da Barry Jenkins, regista premio Oscar di Moonlight, da una sceneggiatura di Jeff Nathanson. Aaron Pierre darà la voce a Mufasa nel nuovo film, mentre Kelvin Harrison Jr. doppierà Scar, che presumibilmente sarà ancora una volta il cattivo del film. Non si sa molto del film, se non che si tratta della storia delle origini del padre di Simba. James Earl Jones, voce originale del Mufasa adulto, ha deciso di non tornare per il film.

Sono cresciuto con questi personaggi, significano molto per me“, ha spiegato Jenkins in un’intervista dello scorso anno. “I re non nascono tali. Devono diventare ciò che sono attraverso una serie di eventi con i quali molte persone possono immedesimarsi. Quindi, da questo punto di vista, si adatta molto bene a tutto il resto che ho fatto. Quindi non sento alcuna pressione, voglio solo fare un buon lavoro“.

“Penso che vedrete una tonnellata di volti familiari“, ha poi anticipato Barry Jenkins in un’intervista del 2022. “È un prequel, ma di nuovo, è un prequel nel senso che questi sono tutti gli stessi personaggi, ma vi stiamo raccontando come sono arrivati a essere quello che sono. Quindi stiamo letteralmente andando a ritroso. Stiamo tornando indietro nel tempo con molti di questi personaggi. Siamo anche nel presente, ma torniamo indietro per raccontare chi erano questi personaggi“.

Aspettatevi dei numeri musicali“, ha aggiunto il regista. “Numeri musicali davvero meravigliosi, direi“. Mufasa: Il Re Leone arriverà nelle sale il 20 dicembre di quest’anno.

Damien Chazelle fissa il suo prossimo film con la Paramount al 2025

0

Il premio Oscar per La La Land, Damien Chazelle, sembra aver trovato il primo film che dirigerà per la Paramount Pictures da quando ha firmato un accordo globale con lo studio. I dettagli sulla trama sono vaghi, ma le fonti riferiscono a Deadline che Chazelle dirigerà un film senza titolo per la Paramount, basato su una sceneggiatura originale da lui scritta. Anche se non è stato confermato, gli addetti ai lavori dicono che il film sarà ambientato in una prigione.

Chazelle produrrà insieme alla sua partner Olivia Hamilton attraverso il loro marchio Wild Chickens. Non si sa quando il film entrerà in produzione, dal momento che non ci sono altri talenti legati al progetto, ma le fonti dicono che Chazelle e i dirigenti della Paramount si daranno presto da fare per incontrare personalità di prima grandezza per un progetto che sicuramente attirerà una lunga lista di pretendenti.

Damien Chazelle ha firmato il suo accordo globale con la Paramount alla fine del 2022 dopo aver lavorato con lo studio per il suo ultimo film, Babylon dello scorso anno, e mentre lui e Hamilton stanno producendo una serie di film presso lo studio, come Heart of the Beast – che ha appena aggiunto David Ayer come regista – questo è il primo film che Chazelle dirigerà dopo aver firmato l’accordo.

Damien Chazelle e i suoi film

Chazelle è diventato il tipo di scrittore e regista che, quando si viene a sapere che ha una nuova sceneggiatura sul mercato, vede i migliori talenti fare pressione per ottenere un incontro. Inoltre, ha dimostrato di essere in grado di dirigere qualsiasi tipo di film, che si tratti di un musical moderno come La La Land, candidato a 14 premi Oscar, di un’emozionante biografia sul primo allunaggio come Il primo uomo o di un dramma avvincente come Whiplash, che gli è valso una nomination all’Oscar per la sceneggiatura non originale. Ha il talento per gestire qualsiasi genere, e se il suo prossimo film fosse confermato come un dramma ambientato in una prigione, sicuramente anche stavolta saprà entusiasmerà i fan offrendo qualcosa di inaspettato.

Alien: Romulus spaventa il CinemaCon con alcuni nuovi filmati

0
Alien: Romulus spaventa il CinemaCon con alcuni nuovi filmati

Il venerabile franchise di Alien ha quasi 10 film all’attivo e, in qualche modo, ogni volta che il petto di un membro dell’equipaggio spaziale si apre e una piccola creatura orribile striscia fuori, siamo ancora terrorizzati. È quanto accaduto anche giovedì al CinemaCon, la convention annuale dei proprietari di sale cinematografiche a Las Vegas che ha avuto modo di vedere un’anteprima del film Alien: Romulus. Diretto da Fede Álvarez (La casa, Man in the Dark), il film segue un gruppo di esploratori solari che si imbattono in una stazione spaziale abbandonata. Naturalmente, non sono soli a bordo.

Alien: Romulus, la descrizione dei nuovi filmati

Durante la presentazione al CinemaCon, Alvarez e il produttore (nonché padre della saga) Ridley Scott hanno inviato un messaggio e introdotto uno sguardo speciale su Alien: Romulus. Il filmato inizia con due ragazze che scoprono un corpo. Un altro uomo si guarda intorno alla nave, che si illumina di luci rosse, mentre dei campioni incapsulati iniziano a muoversi.

Un pezzo di tecnologia mostra che c’è una luce che può vedere attraverso le parti del corpo, mostrando legamenti e ossa. L’uomo di cui sopra ha un pulsante sul collo, che viene premuto, facendolo bloccare e fissare il soffitto mentre i suoi occhi si rovesciano all’indietro e si riavvia. Nel frattempo, gli alieni si schiudono davanti a lui e cadono nell’acqua ai suoi piedi. Il resto dell’equipaggio nota qualcosa che sta nuotando, ma non se ne accorge, finché uno di loro non viene sbalzato via.

La creatura salta fuori e cerca di attacarglisi al viso, ma viene lanciata contro il vetro. Un’altra salta da un Andy congelato (David Jonsson) sul volto di un altro, conficcandogli le zampe nella bocca e negli occhi. L’equipaggio cerca di chiudersi le porte alle spalle per fuggire, ma uno degli alieni riesce a passare, spingendoli a colpirlo di nuovo contro il vetro, che si rompe e li fa entrare tutti.

Alla fine, uno dei membri dell’equipaggio viene colpito in faccia da uno dei facehugger. In un altro filmato, un personaggio non si sente bene e si stringe il petto. Viene utilizzato il dispositivo per vedere attraverso il corpo, mostrando l’alieno che cerca di uscire dalle sue costole. I personaggi crollano, schiumano dalla bocca, hanno delle convulsioni e danno accidentalmente un calcio alla nave prima che l’alieno esca dal loro petto. È un momento cruento e viscerale. La nave continua a fluttuare finché non si schianta contro una più grande.

Infine, la presentazione mostra un trailer pieno di caos, Xenomorfi adulti e terrore. Ad oggi è stato rilasciato pubblicamente solo un teaser trailer che non mostra molto ma anticipa grandi orrori. Orrori che sembrano essere presenti nei nuovi filmati e nel trailer esteso, dove si vede la squadra di umani alle prese con le tensioni che aumentano, i corpi che si accumulano, le ossa che si rompono e il sangue che inizia a sgorgare.

Alien: Romulus, tutto quello che sappiamo sul film

Il film è interpretato da Cailee Spaeny (Priscilla), David Jonsson (Agatha Christie’s Murder is Easy), Archie Renaux (Tenebre e ossa), Isabela Merced (The Last of Us), Spike Fearn (Aftersun) e Aileen Wu. Alien: Romulus è diretto da Fede Alvarez (La casa, Man in the Dark) da una sceneggiatura scritta dallo stesso Alvarez insieme al suo frequente collaboratore Rodo Sayagues (L’uomo nel buio – Man in the Dark), basata sui personaggi creati da Dan O’Bannon e Ronald Shusett.

Nel film, stando alla sinossi ad oggi riportata, un gruppo di giovani coloni spaziali, mentre rovista nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata, si ritrova faccia a faccia con la forma di vita più terrificante dell’universo. Dovranno allora cercare di sopravvivere e impedire che quel male possa diffondersi. Il film è atteso in sala a partire dal 16 agosto.

Il film è prodotto da Ridley Scott (Napoleon), che ha diretto l’originale Alien e ha prodotto e diretto i nuovi film della saga, Prometheus e Alien: Covenant, Michael Pruss (Lo strangolatore di Boston) e Walter Hill (Alien); mentre Fede Alvarez, Elizabeth Cantillon (Charlie’s Angels), Brent O’Connor (Bullet Train) e Tom Moran (Unstoppable – Fuori controllo) sono i produttori esecutivi.

Durante una chiacchierata con Variety sul red carpet dei Gotham Awards dello scorso anno, la Spaeny aveva rivelato che Romulus si svolge tra gli eventi dell’Alien originale di Ridley Scott e il sequel di James Cameron, Aliens – Scontro finale. “Dovrebbe inserirsi tra il primo e il secondo film“, ha detto Spaeny. “Hanno portato lo stesso team di ‘Aliens’, il film di James Cameron. Le stesse persone che hanno costruito quegli xenomorfi sono venute a costruire i nostri. Quindi vedere il progetto originale con le persone originali che hanno lavorato a questi film per più di 45 anni e che hanno fatto parte della loro vita è stato davvero incredibile“. Sappiamo ora che il nuovo capitolo si svolge prima di entrambi questi film.

A produrre il film c’è naturalmente anche la Scott Free, la società del regista originale di Alien, Ridley Scott, che è produttore esecutivo. Con il titolo Alien: Romulus, non è dunque ancora stato rivelato molto riguardo all’ambientazione, alla collocazione temporale o alla trama del film. Ad aprile, Álvarez aveva rilasciato un’immagine dietro le quinte di un facehugger che stringe il ciak del film a bordo di una stazione spaziale. La presenza del facehugger conferma che il film si svolgerà dopo gli eventi di Prometheus e Alien: Covenant, che hanno rappresentato le origini degli Xenomorfi così come li si conosce.

Tony Stark e Peter Parker: i migliori momenti “padre-figlio” del MCU

Nel MCU il rapporto tra Tony Stark e Peter Parker ha un po’ sostituito quella che, nei fumetti e al cinema, è la dinamica padre-figlio instaurata dal giovane supereroe con lo zio Ben. Allo stesso modo, in Avengers: Endgame, Peter si confronta con la morte del suo mentore ed è chiamato ad affrontare il futuro senza una figura chiave per il suo percorso di realizzazione personale. Ma quali sono stati i momenti più belli dei due personaggi del Marvel Cinematic Universe?

Tony recluta Peter per la Civil War

Quando Tony decide di reclutare Peter nel team Iron Man per la battaglia di Captain America: Civil War, i due si ritrovano nella camera del ragazzo e parlano delle ragioni per cui si sceglie di essere un supereroe.

Perché lo fai? Devo saperlo. Qual è il tuo obiettivo? Cosa ti tira fuori da quel letto alle due del mattino?“, chiede Stark. “Quando puoi fare le cose che io posso fare, ma non lo fai, e poi accadono cose brutte, succede per causa tua“. Lo sguardo di Tony è prezioso e ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sulla loro relazione.

Il nuovo costume

Il primo incontro tra Spider-Man e Tony Stark avviene quando l’eroe del Queens indossa  ancora un costume fatto in casa che mette sostanzialmente insieme degli indumenti rossi e blu. Per questo il leader dei Vendicatori decide di aggiornare l’uniforme con nuove tecnologie, paracadute, lenti per gli occhi regolabili e un’intelligenza artificiale di nome Karen.

L’abbraccio mancato

Spider-Man: Homecoming riprende subito dopo gli eventi della Guerra Civile con Happy Hogan che riporta a casa Peter Parker. Ad accompagnarlo c’è anche Tony Stark, ma il ragazzo si sporge verso il Vendicatore per un abbraccio, capisce che si trattava di un malinteso e che Tony voleva semplicemente aprire la portiera dell’auto. erroneamente che si tratti di un abbraccio.

Non siamo ancora a quel punto”, gli spiega Stark. E la cosa più bella e commovente è che qualche film più avanti i due avranno modo di recuperare…

Essere un eroe anche senza il costume

In Homecoming Peter tradisce gli ordini di Tony Stark e interviene negli affari dell’Avvoltoio, scatenando l’ira dell’eroe. In cambio, come punizione, Stark chiede indietro il costume di Spider-Man. “Non capisci, non sono niente senza questo!“, ma “Se non sei niente senza quel costume, allora non dovresti averlo“, tuona il personaggio prima di andare via.

Si tratta di un momento importante nello sviluppo della loro relazione padre-figlio, e sugli insegnamenti che Stark può dare al suo pupillo.

Tony accoglie Peter nei Vendicatori

Durante il corso di Spider-Man: Homecoming Peter non segue gli ordini di Tony e si mette alla caccia dei villain che stanno minando la sicurezza della sua città, tuttavia la delusione iniziale cede il passo al perdono e alla comprensione, con il Vendicatore che accoglie finalmente il giovane eroe nel team.

Senza il costume Peter riesce a battere Avvoltoio consegnandolo alla giustizia, un’impresa che vale l’ingresso nel gruppo più ambito di protettori. Il ragazzo però rifiuta e Tony finge che si sia trattato di un test…

Viaggio nello spazio

In Infinity War, dopo l’arrivo dell’esercito di Thanos a New York per cercare la gemma del tempo, Peter Parker salta giù dal suo scuolabus e si dirige verso il Sanctum Sanctorum per unirsi al combattimento. Tony vuole che rimanga fuori dal conflitto e gli ordina di tornare a casa da zia May mentre lui e Doctor Strange si imbarcano sulla Q-Ship diretti verso lo spazio. Non sa però che Peter si è aggrappato alla nave e riesce a sopravvivere grazie all’Iron Spider donatagli da Iron Man in volo.

“Non voglio morire…”

La devastante morte di Peter Parker in Infinity War ha lasciato in lacrime i fan. E se il film è ricco di momenti spensierati, quel “I do not wanna go” pronunciato da Tom Holland fra le braccia di Robert Downey Jr. rappresenta l’altro lato di un racconto ben più maturo delle aspettative.

Ciò che rende così incredibile la scena è il fatto che l’attore abbia improvvisato l’intera battuta. I fratelli Russo volevano che fosse o emozionante e gli avevano dato un solo consiglio: “Pensa che sei un ragazzo e non vuoi morire“. Così Tom Holland  ha preso questo suggerimento alla lettera e il gioco è fatto…

La foto di Peter

avengers endgameQuando Scott Lang esce dal Regno Quantico in Avengers: Endgame e si confronta con la realtà, capisce che esiste un modo per tornare indietro nel tempo e sistemare ogni cosa. Propone l’idea ai Vendicatori che a loro volta presentano il piano a Tony Stark.

Inizialmente l’eroe non vuole essere coinvolto e non crede nella possibilità di riuscita, tuttavia rivedere la foto incorniciata di lui insieme a Peter Parker lo mette di fronte ad una scelta che non può e non deve rifiutare.

L’abbraccio in Endgame

I fan hanno aspettato un anno intero per vedere cosa era successo a tutti i personaggi polverizzati alla fine di Infinity War, e finalmente Avengers: Endgame li ha riportati in vita sani e salvi per l’epica battaglia del terzo atto contro Thanos.

È qui che Peter si avvicina a Iron Man dicendo: “Non crederà a quello che è accaduto. Si ricorda quando eravamo nello spazio? E sono diventato polvere? Devo essere svenuto, perché mi sono svegliato e lei non c’era. Ma il Doctor Strange era lì, giusto? Era come, ‘Sono passati cinque anni. Dai, hanno bisogno di noi!

La morte di Tony

Decidendo di non raccontare le origini di Spidey, il MCU non ha mai incluso la morte dello zio Ben e la dinamica padre-figlio tra i personaggi. Tuttavia in Endgame abbiamo avuto un momento molto simile con la figura di Tony Stark.

Questo accade quando l’eroe afferra e indossa il guanto dell’infinito sacrificandosi per salvare il mondo. La scena è straziante e ricorda molto il lutto di Peter dopo l’assassinio dello zio.

Leggi anche – Avengers: Endgame, tutte le scene tagliate dal film

Fonte: ScreenRant

Thunderbolts*: Kevin Feige conferma che l’asterisco è parte ufficiale del titolo

0

Thunderbolts*, l’ultimo film corale del Marvel Cinematic Universe, ha appena ricevuto un interessante aggiornamento. Giovedì, durante il panel dei Marvel Studios al CinemaCon, Kevin Feige ha confermato che il titolo ufficiale del film è Thunderbolts*. L’asterisco è stato aggiunto per la prima volta al titolo in un video sul set fatto dalla star Florence Pugh il mese scorso, poi condiviso ufficialmente dai Marvel Studios. Secondo Feige, il motivo di questa leggera modifica del titolo sarà spiegato una volta che il film sarà uscito nel mondo il prossimo anno.

Questa conferma contribuire naturalmente ad alimentare le speculazioni sul fatto che la squadra del film potrebbe davvero cambiare il proprio nome in Dark Avengers o qualche altra variante. “Sì, noterete l’asterisco su Thunderbolts*“, ha spiegato Feige. “Questo è il titolo ufficiale dei Thunderbolts* e non ne parleremo più fino all’uscita del film“, ha affermato il capo dei Marvel Studios.

https://twitter.com/BrandonDavisBD/status/1778555576857006372?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1778555576857006372%7Ctwgr%5Efd7812914e750a163bc83d7be0b934c026eb78a7%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fpublish.twitter.com%2F%3Furl%3Dhttps%3A%2F%2Ftwitter.com%2FBrandonDavisBD%2Fstatus%2F1778555576857006372

LEGGI ANCHE:

Tutto quello che sappiamo su Thunderbolts*

Durante il panel dei Marvel Studios al D23 2022, il presidente dei Marvel Studios  Kevin Feige  ha svelato il cast del prossimo film Thunderbolts, che sarà una squadra composta principalmente da supercriminali e antieroi. Comprende la Contessa Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), Red Guardian (David Harbour), Ghost (Hannah Jon-Kamen), US Agent (Wyatt Russell), Taskmaster (Olga Kurylenko), Yelena Belova/Black Widow (Florence Pugh) e Il Soldato d’Inverno (Sebastian Stan). Secondo quanto appreso la contessa Valentina Allegra de Fontaine metterà insieme la squadra e potrebbe anche essere parzialmente responsabile della creazione di Sentry.

Thunderbolts* è attualmente previsto nelle sale il 2 maggio 2025. Harrison Ford – ammesso che sia presente – sostituirà il defunto William Hurt nei panni di Thaddeus “Thunderbolt” Ross. Il film sarà diretto da  Jake Schreier, la cui storia come regista non è estremamente ampia, avendo lavorato solo a Robot & Frank del 2012, Paper Towns del 2015 e alla versione filmata del 2021 di Chance the Rapper’s Magnificent Coloring World Tour.

Tony Stark: i migliori soprannomi dati dall’eroe ai colleghi

Tony Stark: i migliori soprannomi dati dall’eroe ai colleghi

Tra le tante cose che ci mancheranno di Tony Stark, scomparso alla fine di Avengers: Endgame, ci sono sicuramente i simpatici soprannomi che il personaggio era solito dare ai suoi “colleghi” supereroi (e non solo).

Ma quali sono i migliori e quelli che ricorderemo tra qualche anno?

Manchurian Candidate

Sebastian Stan

Per Bucky Barnes il soprannome scelto è di stampo politico, ovvero “Manchurian Candidate“, che trae ispirazione dal titolo del romanzo omonimo di Richard Condon pubblicato nel 1959. Nel libro si parla infatti dei lavaggi del cervello ad opera del governo americano per la creazione di potenti serial killer.

Legolas

In The Avengers, Iron Man aiuta Occhio di Falco a raggiungere in volo la cima del grattacielo dal quale terrà sotto controllo la situazione, e quale miglior soprannome di “Legolas” poteva scegliere per rivolgersi al collega Vendicatore? Legolas, ovviamente, è l’elfo arciere interpretato da Orlando Bloom nella trilogia de Il Signore degli anelli e in quella de Lo Hobbit.

Build-A-Bear

Quando Tony incontra per la prima volta Rocket Raccoon in Avengers: Endgame una volta atterrato sulla Terra mette in pausa il suo discorso emozionante e serio rivolgendosi al procione dicendo “Onestamente, fino a questo esatto momento pensavo che fossi un Build-A-Bear.” Un peluche, insomma.

Underoos

Tony Stark ha sempre avuto un legame speciale con Peter Parker, fin da quando il ragazzo viene reclutato nel suo team per la Civil War, ed è proprio durante la battaglia a Berlino che Iron Man chiama Spider-Man “Underoos“. La Underoos, per chi non lo sapesse, ovviamente, era un brand di abbigliamento degli anni ’70 che permetteva ai bambini di vestirsi come i loro supereroi preferiti.

Capsicle

Nel primo capitolo sugli Avengers il miliardario, filantropo e genio della tecnologia Tony Stark incontra il vecchio, onorevole soldato della seconda guerra mondiale Steve Rogers, e questo rapporto non sembra partire con il piede giusto. Sarà forse per il soprannome dato da Tony a Cap, “Capsicle“, riferendosi ai 70 anni trascorsi in congelamento. Tradotto “popsicle” significa infatti “ghiacciolo”, dunque il gioco di parole funziona ad un livello doppio.

Rock of Ages

LokiRock of Ages è il titolo di un musical di successo di Broadway ambientato nell’epoca hair metal degli anni ’80 e nel quale tutti i membri del cast sfoggiano pettinature lunghe, lisce e ridicole. Questo è il motivo per cui Tony Stark chiama così Loki in The Avengers del 2012. Forse un modo per allentare la tensione mentre il Dio dell’Inganno pianificava il suo attacco a New York con i Chitauri, e forse anche un riferimento al teatro che l’eroe avrebbe potuto frequentare vivendo nella grande mela.

Squidward

All’inizio di Avengers: Infinity War seguiamo l’attacco a New York dell’esercito di Thanos a cui si oppongono Tony Stark, Doctor Strange, Wong e Spider-Man. Qui gli eroi fanno la conoscenza di Ebony Maw, uno dei più fidati servitori del titano pazzo, che a causa del suo viso miserabile e del suo naso gigante si merita l’appellativo di “Squidward” (Squiddi Quincy Tentacolo), in riferimento al personaggio della serie SpongeBob.

Flash Gordon

Il primo incontro tra Tony Stark e Peter Quill avviene sul pianeta Titano, dove parte degli Avengers e i Guardiani della Galassia combatteranno la loro battaglia per sfilare il guanto dell’infinito dalla mano di Thanos. È qui poi che Stark apostrofa simpaticamente Quill come “Flash Gordon“, con l’eroe che risponde spiegando che accetta il soprannome come un complimento.

Point Break e Lebowski

avengers endgameSono ben due i soprannomi attribuiti a Thor: il primo risale ai temi di The Avengers, quando chiamò il Dio del Tuono “Point Break“, alludendo alla somiglianza fra lui ed il personaggio di Bodhi interpretato da Patrick Swayze nel film di Kathryn Bigelow; il secondo, più divertente, è “Lebowski“, come riferimento alla nuova forma fisica di Thor dopo il salto temporale di cinque anni in Avengers: Endgame. Tony lo chiama così e successivamente il personaggio continua a giocare con l’omaggio alla pellicola dei fratelli Coen indossando gli stessi occhiali da sole e il cardigan del Drugo.

Leggi anche: Tony Stark e Peter Parker: i migliori momenti “padre-figlio” del MCU

Fonte: Screenrant

Transformers e G. I. Joe: la Paramount ufficializza il film crossover

0

Come rivelato dal finale di Transformers: Il risveglio, la squadra dei G. I. Joe e i Transformers si stanno riunendo per un nuovo film presso la Paramount. L’idea si basa su una trama che i marchi della Hasbro hanno sviluppato nei loro fumetti pubblicati dalla Marvel negli anni Ottanta e ripresa ora anche dal film arrivato in sala nel 2023, dove l’eroe interpretato da Anthony Ramos scopre di essere invitato a unirsi all’organizzazione governativa segreta che ha scoperto cos’è successo in Perù, è a conoscenza della presenza dei robot ed è disposta a pagare le cure per Kris: il G. I. Joe.

Come riportato da Deadline, per ora non sappiamo altro su questo nuovo progetto, se non che Steven Spielberg ne sarà il produttore esecutivo. Non c’è invece ancora un regista, nonostante l’idea sia stata lanciata dal regista Steven Caple Jr. in Transformers: Il risveglio. Caple Jr. aveva però dichiarato di essere in trattative per un altro film sui Transformers dopo il successo di Transformers: Il risveglio, che ha guadagnato quasi 439 milioni di dollari in tutto il mondo. Potrebbe dunque essere sempre lui ad occuparsi della regia di questo crossover che sta già entusiasmando i fan di entrambi i franchise.

Cosa c’è da sapere sul crossover tra Transformers e G. I. Joe

I due franchise Hasbro si sono incrociati per la prima volta nel 1987 con G. I. Joe e i Transformers, una serie limitata di quattro numeri pubblicata da Marvel Comics. La serie vedeva Autobot come Optimus Prime e Bumblebee collaborare con la squadra G.I. Joe – tra cui Hawk, Roadblock e Snake-Eyes – per combattere Cobra e i malvagi Decepticon.

Nel 2003, Image Comics ha pubblicato la serie in sei numeri G. I. Joe vs. The Transformers, mentre Devil’s Due Publishing ha pubblicato i sequel nel 2004, 2006 e 2007. IDW ha pubblicato una serie in stile retrò, intitolata Transformers vs. G. I. Joe, tra il 2014 e il 2016. L’anno scorso, la Skybound di Robert Kirkman ha invece lanciato l’Energon Universe, un universo a fumetti condiviso di Transformers e G.I. Joe che comprende nuove serie in corso e limitate.

A febbraio, il produttore Lorenzo di Bonaventura aveva dichiarato a ComicBook che “manterremo la promessa che abbiamo fatto“, riferendosi alla scena che anticipava un crossover tra i Transformers e i G.I. Joe. “Ne abbiamo parlato fin dall’inizio del franchise perché i fan ci hanno chiesto: “Dai, quando farete un crossover?””, ha detto di Bonaventura. “La verità è che ci sono così tanti grandi personaggi dei Transformers che non ci sembrava il caso di affrettarci ad inserire anche i G. I. Joe. Si vuole ricercare un modo organico per farlo, altrimenti sembra solo un esercizio cinico“.

Glen Powell protagonista di “The Running Man” per Edgar Wright

0
Glen Powell protagonista di “The Running Man” per Edgar Wright

Uno degli astri nascenti più impegnati di Hollywood ha appena aggiunto un altro ruolo importante al suo programma. Variety riporta infatti che Glen Powell sarà il protagonista del reboot di The Running Man per la Paramount Pictures. Edgar Wright (Baby Driver – Il genio della fuga, Ultima notte a Soho) dirigerà e produrrà insieme alla sua partner di produzione Nira Park e a Simon Kinberg. Il film è basato sull’omonimo romanzo di Stephen King che l’autore pubblicò per la prima volta con lo pseudonimo di Richard Bachman. The Running Man è stato reso famoso dal film del 1987 con Arnold Schwarzenegger, anche se King si dichiaro non pienamente soddisfatto dell’adattamento.

Il romanzo offre un racconto futuristico di genere thriller ambientato in un’America distopica nell’anno 2025. La storia è incentrata su Ben Richards, un uomo disperato che partecipa a un violento reality show chiamato The Running Man per vincere abbastanza denaro per guarire la figlia gravemente malata. L’obiettivo del reality, tuttavia, è sopravvivere a numerosi cacciatori inviati ad uccidere i partecipanti. Non resta ora che attendere maggiori notizie su questo progetto come anche quali altri attori si uniranno a Glen Powell nel cast.

In quali film ha recitato di recente Glen Powell?

Recentemente Powell ha recitato accanto a Sydney Sweeney nella commedia romantica della Sony di grandissimo successo Tutti tranne te (qui la recensione), che ha incassato oltre 200 milioni di dollari in tutto il mondo. È poi protagonista della commedia d’azione – già vista alla Mostra del Cinema di Venezia – Hit Man (qui la recensione) del regista candidato all’Oscar Richard Linklater, di cui è anche co-sceneggiatore e co-produttore. Il film, che sta già raccogliendo consensi, debutterà nelle sale il 30 maggio 2024 e sarà distribuito su Netflix il 7 giugno.

Powell sarà anche protagonista dell’atteso film d’azione della Universal Twisters, diretto da Lee Isaac Chung, nuovo capitolo del film Twister, campione d’incassi nel 1996. L’uscita del nuovo film, che vede protagonista anche Daisy Edgar-Jones, è prevista per il 19 luglio 2024. Ricordiamo anche che Glen Powell ha avuto un ruolo di rilievo nel film Top Gun: Maverick e che potrebbe riprendere tale ruolo anche nell’annunciato Top Gun 3.

Il Gladiatore II: la descrizione dell’epico trailer del film con Paul Mescal

0

La Paramount Pictures ha presentato il primo trailer de Il Gladiatore II sul palco del Colosseo del Caesars Palace, un hotel di Las Vegas che reimmagina l’Antica Roma in tutto il suo decadente splendore. Stando a quanto mostrato – e a quanto riportato da Variety – il regista Ridley Scott sembra offrire una versione più cruenta di quell’epoca lontana, che vede Paul Mescal entrare nell’arena nei panni di un nobile che ha rinunciato ai suoi privilegi e si ritrova in una lotta tra la vita e la morte per il divertimento del popolo romano.

Il Gladiatore II riprende dunque l’epicità e le sequenze d’azione sconvolgenti del primo film, mostrando Mescal affrontare un rinoceronte in carica, un’orda di feroci babbuini e anche Pedro Pascal. Ci sono anche bombardamenti navali, intrighi politici in abbondanza e una coppia di diabolici imperatori che sembrano ancora più folli dello squilibrato monarca di Joaquin Phoenix del primo film. Il co-imperatore Geta e il co-imperatore Caracalla, interpretati rispettivamente da Fred Hechinger e Joseph Quinn, vengono anche mostrati con della pittura facciale mentre osservano con soddisfazione l’intero spettacolo dei gladiatori dai loro palchi imperiali.

A manipolare tutto è l’oscuro operatore di Denzel Washington. Sembra che sia lui a tirare le fila, con l’intenzione di usare Mescal come strumento contundente per controllare un impero che è andato seriamente fuori controllo. “Roma deve cadere“, dice a un certo punto del filmato. “Devo solo darle una spinta“. “È forse ancora più straordinario del primo“, ha detto Scott in un video messaggio. “È valsa la pena di aspettare“. Non resta a questo che attendere ora che tale trailer venga svelato pubblicamente, così da poter avere idee più precise su quanto aspettarsi dal film.

Cosa sappiamo di Il Gladiatore II?

L’imminente sequel del GladiatoreIl Gladiatore II è diretto ancora una volta da Ridley Scott, che ha anche diretto il film originale con Russell Crowe, uscito nel 2000. La sceneggiatura è stata scritta da David Scarpa, che ha già collaborato con Ridley Scott per Tutti i soldi del mondo (2017) e Napoleon (2023).

Paul Mescal interpreterà Lucius Verus, il figlio del personaggio di Connie Nielsen (interpretato da Spencer Treat Clark nel film originale), ne Il Gladiatore II. La Nielsen riprenderà anche il ruolo di Lucilla.

[Lucius] è stato nelle terre selvagge per, vediamo, l’ultima volta l’abbiamo visto quando aveva 12 anni“, ha detto Ridley Scott in precedenza a Rotten Tomatoes a proposito del personaggio di Mescal. “Ora sono passati circa 12 o 15 anni. È stato nella natura selvaggia e ha perso i contatti con sua madre. Sua madre ha perso i contatti con lui, non sa dove sia. Pensa che possa essere morto“.

Il Gladiatore II è interpretato anche da Denzel Washington, Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, May Calamawy, Derek Jacobi, Lior Raz, Peter Mensah, Matt Lucas e Tim McInnerny.

La produzione del film è iniziata nel giugno 2023, ma è stata sospesa circa un mese dopo a causa dello sciopero della Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (SAG-AFTRA). Le riprese sono riprese nel dicembre 2024 e la produzione è terminata ufficialmente il 17 gennaio 2024. Ridley Scott produce Il Gladiatore II insieme a Michael Pruss, Douglas Wick, Lucy Fisher e David Franzoni. Il film arriverà nelle sale statunitensi il 22 novembre 2024, distribuito da Paramount Pictures.

Inside Out 2: mostrati ben 35 minuti del film al CinemaCon!

0
Inside Out 2: mostrati ben 35 minuti del film al CinemaCon!

Al CinemaCon in corso a Las Vegas, evento dedicato agli esercenti, la Disney ha mostrato non solo alcuni filmati di Deadpool & Wolverine e di Captain America: Brave New World, ma anche ben 35 minuti del nuovo film Pixar, Inside Out 2. Il sequel del film del 2015 riporta gli spettatori nella mente dell’ormai adolescente Riley (Kensington Tallman) mentre le sue emozioni cercano di tenere il passo con i suoi nuovi sentimenti. Quanto mostrato – come riportato da Variety – è stato scandito dall’umorismo di Amy Poehler e Lewis Black, oltre che dall’interpretazione di Maya Hawke, che ruba la scena dando voce all'”antagonista” Ansia, che si impossessa dell’anima della giovane adolescente Riley attraverso i sentimenti di Gioia, Rabbia, Tristezza e Paura.

Il filmato inizia con Riley, ormai adolescente, che torna a giocare a hockey su ghiaccio e reintroduce le emozioni del primo film: Gioia (Amy Poehler) Tristezza (Phyllis Smith) e Rabbia (Lewis Black) insieme a Paura (Tony Hale, che sostituisce Bill Hader del primo film) e Disgusto (Liza Lapira, che sostituisce Mindy Kaling). Riley è diventata gentile e con i suoi amici è tra i giocatori invitati al campo di hockey. Quella notte, uno strano rumore – un allarme etichettato come pubertà – suona, svegliando le emozioni mentre una squadra di costruttori si presenta e riconfigura il quartier generale e la console delle emozioni per “gli altri”.

Riley è sempre più fuori di sé quando il quartier generale si affolla di nuove emozioni come Ansia (Maya Hawke), Invidia (Ayo Edebiri), Noia (Adèle Exarchopoulos), Imbarazzo (Paul Walter Hauser) e Nostalgia (June Squibb). Guidati dalla rubacuori Ansia, si scatena il caos quando le emozioni si contendono il controllo di Riley. I cinque originali sono intrappolati in un barattolo come “emozioni soppresse”. Lì incontrano un’esilarante collezione di personaggi animati in 2D, tra cui la Negazione, che suscita grandi risate.

Molte lodi sono però state rivolte anche ad Invidia, personaggio doppiato da Ayo Edebiri, che è in combutta con Ansia per la guida di Riley. La Poehler, che dà voce alla protagonista Joy, ha introdotto il filmato dicendo: “Ho interpretato molti personaggi gioiosi nel corso degli anni, ma nessuno è stato così speciale per me come Joy. Non c’è stato nemmeno un millisecondo di pausa quando mi hanno chiesto di tornare“. Il sequel, ha aggiunto, “cattura la bellezza e l’ilarità di ogni emozione che tutti noi viviamo quotidianamente“. Il film “vi farà ridere e piangere e tutto quello che c’è in mezzo“.

La trama di Inside Out 2

Il film Disney e Pixar Inside Out 2 torna nella mente dell’adolescente Riley proprio quando il quartier generale viene improvvisamente demolito per far posto a qualcosa di completamente inaspettato: nuove Emozioni! Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, che a detta di tutti gestiscono da tempo un’attività di successo, non sanno come comportarsi quando arriva Ansia. E sembra che non sia sola. Kelsey Mann dirige il film, la cui uscita internazionale è prevista per il 12 giugno e quella nazionale per il 14 giugno.

Captain America: Brave New World, Sam Wilson deve ricostruire gli Avengers nel filmato del CinemaCon

0

Come riportato da Deadline, durante la sessione conclusiva del CinemaCon, la Disney ha mostrato alcuni filmati del film Captain America: Brave New World, con Anthony Mackie che riprende gli eventi della serie Disney+ del 2021 The Falcon and the Winter Soldier. In quella serie, Sam Wilson prende il controllo dello scudo lasciato dal “defunto” Steve Rogers (Chris Evans). Il capo dei Marvel Studios Kevin Feige ha definito il film “un thriller politico con i piedi per terra” sul palco del Caesars Palace al Colosseo prima di presentare Mackie.

L’attore ha poi raccontato come ha iniziato a recitare in questi film 10 anni fa e ha apprezzato il fatto di essere ora “protagonista del mio film Marvel“. Mackie ha poi introdotto il filmato. Nella clip, il Presidente degli Stati Uniti interpretato da Harrison Ford vuole che Sam Wilson ricostruisca gli Avengers. L’ex generale Ross è infatti rimasto impressionato da ciò che l’eroe ha fatto in Messico. Tuttavia, Wilson si chiede cosa accadrebbe se non fossero d’accordo su come gestire la nuova squadra. Nella scena successiva, Ford sta facendo una presentazione a una stanza piena di autorità.

Tuttavia, un paio di persone tra il pubblico diventano possedute – la Isaiah Bradley di Carl Lumbly e un generale – e si rivoltano contro la folla, in particolare contro il personaggio di Ford. Come in Air Force One, il Presidente fa il duro e dà un pugno in faccia al militare. Termina così il filmato, che introduce dunque questo nuovo compito e onere per Wilson, ma anche qualcosa in più sulla minaccia che vedremo nel film. Si può ipotizzare che dietro queste “possessioni” ci sia il Leader di Tim Blake Nelson, anche se è tutto ancora da confermare.

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New Worldriprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, Captain America: Brave New World è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

The Night Manager: Amazon MGM ordina altre 2 stagioni

0
The Night Manager: Amazon MGM ordina altre 2 stagioni

A più di un anno dall’annuncio che Amazon MGM Studios e BBC stavano sviluppando un’altra stagione di The Night Manager, Deadline rivela che il thriller spionistico guidato da Tom Hiddleston ha finalmente ricevuto un ordine ufficiale per due stagioni. La produzione della seconda stagione di The Night Manager dovrebbe iniziare nel corso dell’anno.

“Siamo entusiasti di portare altre stagioni di The Night Manager ai nostri clienti Prime Video“, ha dichiarato Vernon Sanders, capo di Amazon, in un comunicato. “La combinazione di un materiale di partenza formidabile, del meraviglioso team di The Ink Factory, di un grande scrittore come David Farr, di un regista pluripremiato come Georgi Banks-Davies e di un cast di talento rendono la serie davvero un pacchetto completo“.

Chi è coinvolto nelle prossime stagioni di The Night Manager?

Basate sui personaggi dell’omonimo romanzo di John le Carré, le prossime puntate di The Night Manager saranno ancora una volta scritte da David Farr, mentre Stephen Garrett e Georgi Banks-Davies saranno rispettivamente showrunner e regista. Anche Hugh Laurie tornerà come produttore esecutivo insieme a Tom Hiddleston. Tuttavia, al momento non è chiaro se Laurie riprenderà il suo ruolo di Richard Roper. Ulteriori dettagli sulla trama e sui personaggi non sono ancora stati resi noti, ma secondo quanto riferito la seconda stagione si svolgerà otto anni dopo il finale della prima.

La prima stagione, andata in onda su BBC One e AMC, ha avuto come protagonisti Olivia Colman, Elizabeth Debicki, Tobias Menzies, David Harewood e Tom Hollander. Per la loro interpretazione nel primo episodio, Hiddleston, Colman e Laurie hanno ricevuto un Golden Globe rispettivamente come miglior attore, attrice non protagonista e miglior attore non protagonista.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità