Leone Film Group,
Rai Cinema e 01 Distribution sono lieti di
presentare il teaser trailer italiano di Ferrari,
il nuovo attesissimo film del quattro volte candidato al Premio
Oscar® Michael Mann, che sarà presentato domani in
Concorso alla 80ma Mostra
Internazionale d’Arte cinematografica di VeneziaFerrari.
Nel cast il
candidato all’Oscar® Adam Driver nel ruolo di Enzo Ferrari e
il Premio Oscar®
Penélope Cruzin quello della
moglie Laura, oltre a
Shailene Woodleyche interpreta
Lina Lardi,
Patrick Dempseye Jack
O’Connell che indossano le tute dei piloti Piero Taruffi e
Peter Collins, Sarah Gadon nel ruolo di Linda
Christian e Gabriel Leone in quello del
carismatico Fon De Portago.
Scritto da
Troy Kennedy Martin (The Italian Job) e
dallo stesso Mann, il film è basato sul romanzo di
Brock Yates “Enzo Ferrari: The Man and The
Machine” ed è stato girato in Italia.
FERRARI è un’esperienza cinematografica epica,
spettacolare e appassionante, ambientata nell’affascinante quanto
rischioso mondo delle corse automobilistiche degli anni Cinquanta:
la storia di una leggenda che ha costruito un mito inossidabile
diventando un’icona mondiale.
Modena 1957. Enzo
Ferrari, ex pilota e costruttore delle auto più famose al mondo,
sta vivendo una crisi personale e professionale. L’azienda che
dieci anni prima aveva creato dal nulla è in grave difficoltà e
anche il matrimonio con la moglie Laura sta diventando sempre più
tempestoso dopo la morte del loro unico figlio Dino e la scoperta
dell’esistenza di Piero, il figlio che Ferrari aveva avuto da una
relazione extraconiugale. In cerca di riscatto, il “Drake” decide
di puntare tutto su una gara di velocità che si disputa in Italia:
la leggendaria Mille Miglia.
Michael
Mann – regista e sceneggiatore di film di culto come
Heat, L’ultimo dei Mohicani, Collateral, Nemico pubblico, Miami
Vice, Ali, Thief, con tre nomination all’Oscar® per
Insider – Dietro la verità (miglior film, miglior regia,
miglior sceneggiatura non originale) e una come produttore di
The Aviator (miglior film), oltre a due Emmy Award®
(The Jericho Mile, Drug Wars: The Camarena Story) – ha
scelto di girare in Italia per restituire le atmosfere e
l’autenticità di personaggi straordinariamente intensi e visionari
che hanno creato quella fusione di arte in movimento e potenza da
corsa che è la Ferrari.
Michael
Mann è anche produttore del film con la sua Moto Pictures
insieme a P.J. van Sandwijk, John Friedberg, Lars Sylvest, Thorsten
Schumacher, Gareth West, Thomas Hayslip e la ILBE di Andrea
Iervolino e Monika Bacardi.
Anche la troupe
vanta nomi di eccellenza tra cui il direttore della fotografia, il
premio Oscar® Erik Messerschmidt, la scenografa
Maria Djurkovic, due volte nominata agli Academy
Awards, il costumista due volte candidato all’Oscar®
MassimoCantini Parrini, l’hair &
make-up artist Aldo Signoretti, 4 nominations agli
Academy Awards, il premio Oscar® per il sonoro Lee
Horloff e il montatore Pietro Scalia,
vincitore di due Oscar®.
Prodotto da
STX Entertainment, FERRARI è
un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in
collaborazione con Rai Cinema e uscirà al cinema
con 01 Distribution.
Credits: Giorgio Zucchiatti, La
Biennale di Venezia - Foto ASAC
Comandante, diretto da
Edoardo De Angelis, con Pierfrancesco
Favino, è il nuovofilm
d’apertura, in prima mondiale in
Concorso, dell’80. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia. Il film è ambientato all’inizio della Seconda
guerra mondiale, ed ha per protagonista Salvatore Todaro, comandante del
sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940,
mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte affronta un
mercantile armato che viaggia a luci spente e lo affonda a colpi di
cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione
destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati
ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più
vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo
è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi
visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e
quella dei suoi uomini.
Salvatore Todaro, il comandante che salvava l’uomo
“Mi commuove l’idea della forza
intesa come la intendeva Salvatore Todaro, ovvero come la capacità
di correre in soccorso di chi è più debole. Questo è l’uomo forte e
ho voluto raccontare nella sua storia.”, spiega il regista
Edoardo de Angelis. “Era il 2018 quando ci
siamo imbattuti in essa, l’abbiamo ascoltata dall’Ammiraglio
Pettorino, che in occasione della celebrazione dei 123 anni della
Guardia Costiera aveva l’esigenza di dare un’indicazione ai suoi
uomini su come comportarsi in mare e scelse la strada della
parabola, raccontando la storia di Salvatore Todaro, che affondava
il ferro nemico ma salvava l’uomo e a chi gli chiedeva perché lui
rispondeva ‘lo facciamo perché siamo italiani’. Ecco,
quando ho conosciuto Salvatore Todaro ho pensato che se è
questo che significa essere italiano, allora voglio essere
italiano!”
“Nell’estate in cui è scoppiato
questo disonore, io lo considero un disonore, ovvero di
disattendere le più elementari e millenarie regole del mare, cioè
di soccorre chi è in necessità, c’era un clima piuttosto pesante e
sprezzante. – racconta il co-sceneggiatore Sandro
Veronesi – La storia di Salvatore Todaro era una
risposta perfetta, come ce ne sono tante, perché la storia del
nostro popolo, ma direi della civiltà a cui apparteniamo, è una
storia di soccorsi. Poter lavorare a questa storia, con il miracolo
di avere a disposizione, grazie alla famiglia, degli effetti
personali di Todaro, ci ha permesso di essere molto fedeli ad essa
e capire meglio l’uomo che ne è protagonista e che ha posto il
rispetto delle regole del mare davanti al servire la
patria”.
“Mentre stavamo ultimando il
montaggio del film, a inizio 2023, è avvenuto un fatto che mi ha
molto colpito. – racconta poi De Angelis, approfondendo
ulteriormente i valori del film – Un natante russo in
balia delle onde dell’Oceano è stato posto in salvo da un piroscafo
con bandiera panamense con capitano ed equipaggio ucraini. Il
marinaio russo ha poi dichiarato ‘Siamo tutti alla stessa distanza
da Dio, la distanza di un braccio, quello che ti salva’. Ecco,
volevo che fosse quello l’inizio del film. Per ricordarci che così
come Todaro si sente lo stesso uomo che duemila anni prima guidava
una triremi romana, anche noi possiamo sentirci lo stesso salvatore
Todaro che salvava gli uomini inermi”.
Credits: Giorgio Zucchiatti, La Biennale di Venezia – Foto
ASAC
Un film dal potenziale internazionale
“Considero il cinema italiano
come internazionale e credo che questo film, ad esempio, possa
mostrare che siamo pronti per film che possono andare oltreoceano e
spero se ne potranno fare sempre di più. –
afferma Pierfrancesco Favino,
chiamato a dire la sua sullo stato del cinema italiano in rapporto
alle produzioni estere. – Questa produzione, quella
diComandante,è stata particolarmente
coraggiosa per la nostra industria. Inoltre, vorrei che sempre più
attori e attrici italiane trovino la possibilità fossero presenti
in produzioni estere, specialmente se si tratta di interpretare
personaggi italiani. È un problema quando attori americani, ad
esempio, interpretano personaggi italiani al posto nostro. Ci sono
tanti bravi attori e attrici nel nostro paese e sono tutti in
attesa del giusto ruolo”.
Passa poi la parola agli altri due
attori presenti alla conferenza stampa, Silvia
D’Amico e Johan Heldenbergh.
“Essere salita a bordo su questo film è stata un’esperienza
incredibile, al di là dei suoi valori politici. – afferma la
D’Amico – Sono stata accompagnata dalla sensibilità di Edoardo
e dalla sua capacità di gestire i ruoli femminili. Il mio
personaggio non è solo la moglie di Todaro che lo aspetta a casa,
ma un punto fermo ricorrente nel suo viaggio. Fondamentali è stato
poi potermi confrontare con la figlia del comandante Todaro, che ha
reso questa un’esperienza ancor più formativa”. La parola
passa poi a Heldenbergh, interprete del capitano belga nel film.
“Sono sempre stato innamorato del mio paese ma questo
non vuole dire che ne sia anche orgoglioso. Ed è questo senso di
amore ma non orgoglio che ho ritrovato nel film, decidendo dunque
di farne parte!”
“Se sono preoccupato dalle
reazioni del ministro Matteo Salvini quando guarderà il film? È
chiaro che le reazioni di chi guarda un film trascendono il
controllo di chi il film lo ha fatto. Mi auguro che chiunque lo
guarderà converrà sul fatto che esistono delle leggi eterne,
immutabili, come la legge del mare e che sono leggi che non vanno
infrante. Mai”. Così si conclude la conferenza stampa di
Comandante, diretto da Edoardo De
Angelis e da lui scritto insieme a Sandro
Veronesi. Il film è una produzione Indigo
Film e O’Groove con Rai
Cinema, Tramp LTD,
V-Groove, Wise Pictures, in
associazione con Beside Productions, in
collaborazione con la Marina Militare Italiana e
Cinecittà. Il film sarà distribuito da 01
Distribution nelle sale italiane dal 1
novembre.
Con una t-shirt che lancia molto
chiaramente il suo messaggio (vi si legge Writers Guild on
Strike), sotto la giacca d’ordinanza, Damien
Chazelle ha partecipato oggi alla conferenza stampa di
apertura di Venezia 80, in qualità di
Presidente di Giuria del Concorso.
Il regista premio Oscar ha ribadito
in conferenza il suo sostegno agli scioperi non solo degli
sceneggiatori, ma anche degli attori che vanno ormai avanti da
diversi giorni, a Hollywood, situazione che affligge anche il
Festival, in quanto moltissimi degli ospiti internazionali non
hanno potuto e non potranno partecipare alla kermesse proprio
perché impossibilitati dal sindacato in sciopero.
“Oggi è il 121° giorno in cui
gli sceneggiatori di Hollywood sono in sciopero; il 48esimo giorno
di sciopero degli attori”, ha esordito Chazelle. “Penso
che ci sia un’idea di base secondo cui ogni opera d’arte ha un
valore a se stante, che non è solo un contenuto (piece of content)
– per usare la parola preferita di Hollywood in questo momento – da
mettere in cantiere. E quell’idea, che è basilare per l’arte e il
modo in cui l’arte è fatta e come l’arte può essere resa
sostenibile per le persone che la realizzano, è stato un po’ erosa
negli ultimi 10 anni”.
“Ci sono molte questioni sul
tavolo in merito a questi scioperi, ma per me questa è la questione
centrale. Ecco da dove nasce il dibattito, ad esempio, sui residui
e su altre cose del genere. Tutto si riduce all’idea che le persone
vengano remunerate per ogni opera d’arte realizzata, e possiamo
trovare un modo per mantenere e recuperare quell’idea: l’arte al di
sopra del contenuto. Penso che siamo qui per riconoscere che questa
lotta è in corso e, di conseguenza, molte persone che altrimenti
avrebbero voluto essere qui durante questo festival non possono
essere qui. È un momento difficile, ovviamente, a Hollywood,
soprattutto per gli sceneggiatori, gli attori ma anche la troupe
che lavorano. Tutti sono colpiti dallo stato del mondo in questo
momento. Quindi volevo trovare un modo per riconoscerlo mentre
siamo qui a celebrare l’arte del cinema”.
Gli scioperi hanno avuto un forte
impatto sulla presenza dei talent che possono partecipare al
festival, portando persino Challengers
di Luca Guadagnino, con protagonista Zendaya, a ritirarsi come film di apertura
dell’evento. Non saranno presenti anche star di alto profilo come
Bradley Cooper (Maestro) ed
Emma Stone (Poor Things).
Tuttavia, i film che hanno già ottenuto la distribuzione attraverso
formati tradizionali (non tramite streamer) e i film indipendenti
possono essere promossi al festival. Ciò significa che Adam
Driver (Ferrari), il cast
di Priscilla di
Sofia Coppola e altri potranno sfilare sul tappeto
rosso.
Il 1 settembre, come ogni anno, i
fan di Harry
Potter si riuniscono per celebrare il Back To
Hogwarts, una delle ricorrenze più iconiche nel calendario
degli appassionati di Harry
Potter in tutto il mondo, che segna il momento in cui
giovani maghi e streghe salgono a bordo del Hogwarts Express dal
binario 9 e ¾ per iniziare un nuovo anno di magiche avventure alla
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
In occasione del Back To Hogwarts
2023, venerdì 1 settembre e sabato 2 settembre, verrà installata
un’area dedicata a Harry Potter presso la stazione centrale di
Milano. All’interno dell’area i fan dell’amatissimo mago potranno
vivere la loro personale esperienza di viaggio verso Hogwarts, con
tre diverse aree celebrative per la realizzazione di foto e video.
Ognuna di queste aree è pensata per ripercorrere alcuni dei momenti
più iconici del viaggio verso la scuola: dal muro di mattoni da
attraversare alla stazione di King’s Cross a Londra, alla
piattaforma del binario 9 e ¾, fino alla Sala Grande di Hogwarts
per lo smistamento nelle case. Nell’area saranno presenti anche 3
statue 1:1 dei protagonisti della saga: Harry Potter,
Hermione Grenger, e Ron Weasley.
In occasione del Back To Hogwarts,
Sky Italia lancerà una nuova edizione del pop up channel SKY CINEMA
HARRY POTTER, dal 9 al 24 settembre. Il canale programmerà gli 8
film della saga, oltre a Harry Potter 20° anniversario –
Ritorno a Hogwarts e Animali Fantastici – I Segreti di
Silente. Tutti i film saranno disponibili anche su NOW.
Inoltre, diversi partner Consumer Products parteciperanno alle
celebrazioni con attività e lanci di prodotto:
United Colors of Benetton si unisce
alle celebrazioni con una nuova collezione dedicata a Harry Potter:
felpe e felpette girocollo, t-shirt a maniche lunghe e corte, che
riprendono i colori iconici della serie che ha incantato tutto il
mondo: grigio, nero, bianco crema e bordeaux i modelli da ragazzo,
e per la ragazza anche l’aggiunta di violetto e rosa. I capi
saranno disponibili dal 15 settembre.
Dopo il successo dell’anno scorso,
Calzedonia sviluppa una capsule family con oltre 30 referenze a
tema Harry Potter. Infatti, in occasione del ritorno a scuola,
adulti e bambini potranno ritrovare Harry, Hermione, Ron e gli
elementi iconici della serie nella nuova collezione presente nei
quasi 600 punti vendita monomarca e sullo store online di
Calzedonia.
Per il secondo anno di fila, Coop
ha scelto Harry Potter come protagonista dei suoi prodotti a
marchio e della campagna Scuola. La collezione è caratterizzata da
un’offerta per tutta la famiglia, con abbigliamento, intimo e
cancelleria. All’interno della collezione spiccano i pigiami e le
tute per bambino e bambina, così come lo zaino e il trolley con la
grafica delle quattro case di Hogwarts.
Pepco, con oltre 130 negozi di
abbigliamento per tutta la famiglia e complementi d’arredo per la
casa, in occasione del Back To Hogwarts ha sviluppato una
collezione che presenta tutto il necessario per iniziare la scuola
con divertimento e stile: abbigliamento, calzature, cancelleria e
accessori. La collezione non è rivolta solo ai più piccoli, ma
soddisfa i fan di Harry Potter di tutte le età, proponendo prodotti
adatti a tutta la famiglia.
So.Di.Co – specializzata nei
prodotti di largo consumo per la cura e il benessere della persona
– lancia in occasione del Back To Hogwarts una linea composta da
due referenze Eau de toilette e Bagnodoccia, create da esperti
profumieri che si sono ispirati alle atmosfere di Hogwarts, alle
storie e alle avventure che Harry e i suoi amici devono affrontare,
e ad elementi iconici come la Burrobirra o le Cioccorane.
Anche Seven, nel periodo del Back
To Hogwarts, celebra la franchise di Harry Potter con la prima
linea dedicata. La collezione spazia tra diversi articoli per la
scuola: da zaini di diverse dimensioni, a prodotti di cartotecnica,
fino agli astucci.
I negozi Lego (25 negozi
specializzati) lanceranno una meccanica esclusiva per festeggiare
il Back To Hogwarts: dall’1 al 13 settembre acquistando prodotti
Lego Harry Potter per un valore di 130€, si avrà la possibilità di
ricevere in omaggio un playset Harry Potter.
FAO Schwarz partecipa alle
celebrazioni del Back To Hogwarts attraverso l’area completamente
dedicata a prodotti a tema Harry Potter all’interno del loro
iconico store di Via Orefici 15 a Milano. Nel negozio i fan
potranno rivivere le emozioni magiche della serie, dal 1 al 3
settembre, infatti, lo store verrà animato con attività a tema
Harry Potter, e verrà attivato uno sconto del 20% (attivo dal 1 al
10 settembre) per rifornirsi di prodotti Harry Potter prima
dell’inizio del nuovo anno scolastico.
Quest’anno il gruppo Sperlari,
leader dei prodotti stagionali e dei dolcificanti e proprietario
del marchio Paluani, porterà sulle tavole degli italiani la magia
di Harry Potter con un dolce lievitato perfetto da condividere: la
Torta Boccino D’Oro Paluani, farcita di crema pasticcera e
ricoperta di scagliette di cioccolato fondente, da spolverare con
polvere dorata e decorare con le magiche ali. Perfetta per chi ha
sempre desiderato di poter afferrare il boccino durante una partita
di Quidditch.
Witor’s lancerà sul mercato la
prima linea completa di snack dolci ispirata al magico mondo di
Harry Potter e alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Cioccolato che scoppietta sul palato, rane tridimensionali che
svettano sulle barrette, biglietti del treno per Hogwarts che si
trasformano in biscotti, cristalli dorati che luccicano come oro,
pop corn caramellati che si rivelano solo dopo l’assaggio.
Un’esperienza sensoriale, che promette di travolgere con gusto e
divertimento. La gamma comprende tavolette, da 50 gr e da 300 gr, e
magici snack.
Privalia festeggerà il Back to
Hogwarts con una sezione esclusiva sulla propria piattaforma. Dal
1° settembre, gli appassionati di Harry Potter potranno scoprire
una vasta gamma di prodotti ufficiali. Dalle affascinanti statuette
collezionabili ai giocattoli dei marchi più prestigiosi, dalla
cancelleria tematica a oggetti per l’arredamento, la sezione offre
un modo magico per portare l’atmosfera di Hogwarts nella vita di
tutti i giorni.
Il Wizarding World
Negli anni trascorsi da quando
Harry Potter è stato portato dalla stazione di King’s Cross al
binario nove e tre quarti, le sue incredibili avventure hanno
lasciato un segno unico e duraturo nella cultura popolare. Otto
film di successo basati sulle storie originali di J.K. Rowling
hanno dato vita a magiche storie e oggi il Wizarding World è
riconosciuto come uno dei brand più amati al mondo.
Un vasto universo interconnesso,
che include anche tre epici film della serie di Animali Fantastici,
Harry Potter e La Maledizione Dell’Erede – il pluripremiato
spettacolo teatrale – videogiochi di successo per dispositivi
smartphones e concole di Portkey Games, prodotti di consumo
innovativi , emozionanti spettacoli dal vivo (tra cui quattro
parchi a tema) e mostre approfondite, oltre a una serie TV su Harry
Potter di prossima uscita.
Il portafoglio di esperienze legate
al Wizarding World di proprietà di Warner Bros. Discovery è in
continua espansione, e include anche Harry Potter New York –
l’iconico flagship store, Warner Bros. Studio Tour London – The
Making of Harry Potter, Warner Bros. Studio Tour Tokyo e Harry
Potter Shop online e negozi al dettaglio.
Il Wizarding World continua ad
evolversi per fornire ai fan di Harry Potter di tutto il mondo
nuove ed entusiasmanti occasioni di coinvolgimento. E accoglie le
nuove generazioni e invitandole a scoprire la magia in prima
persona.
Il Back to Hogwarts
Il 1 settembre, in tutto il mondo,
tutte le generazioni di fan di Harry Potter si riuniscono per
celebrare un giorno molto speciale nel calendario del Wizarding
World: il Back To Hogwarts. Iniziata come una celebrazione
spontanea dei fan molti anni fa, oggi il Back To Hogwarts è una
tradizione annuale riconosciuta come uno dei momenti più importanti
nel calendario dei fan di Harry Potter, il momento in cui maghi e
streghe salgono a bordo dell’Hogwarts Express sul binario 9 ¾ per
intraprendere un nuovo anno magico alla Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts. Una celebrazione di portata mondiale, ogni
anno i fan si riuniscono online e nella vita reale per celebrare la
magia di queste amate storie e interagire con la community di Harry
Potter.
Giardini regali, lunghi e sfarzosi
corridoi, architetture suggestive, il castello di Louveciennes,
l’amore sconfinato di re Luigi XV e l’odio profondo di Maria
Antonietta: un piatto dolceamaro quello che fu servito a Jeanne du Barry, figura controversa della
storia Francia, che raggiunse il potere negli anni
dell’Ancien Regime, per poi trovare la morte in seguito alla
Rivoluzione Francese.
Di origini umilissime, Jeanne du Barry si fece strada grazie alla sua
bellezza, che la portò fino alla corte di Luigi XV, del quale
divenne poi la favorita. Una figura affascinante,
che il cinema ha raccontato diverse volte. Attingendo dalla sua
storia, in cui la contessa è stata delineata nel tempo come una
donna sovversiva, maliziosa e desiderosa di arrivare al potere,
molti registi hanno voluto raccontarla, e di seguito, ecco i più
significativi nel corso degli anni.
Madame du Barry – 1919
Nel 1919 la tedesca
Projektions-AG Union decide di produrre Madame
du Barry, film in costume con al centro la
favorita del re di Francia Luigi XV, sotto la regia di
Ernst Lubitsch – regista conosciuto ai più per
aver contribuito in maniera sostanziosa al cinema muto americano.
La pellicola in bianco e nero, che rientra fra i migliori
lungometraggi rappresentanti Jeanne du Barry, ebbe
all’epoca un enorme successo e sancì anche quello dello stesso
Lubitsch e della sua interprete, Pola Negri. Nella
storia raccontata dal regista, la contessa du Barry è indecisa tra
l’amore di Armand, uomo povero ma onesto, e quello del ricco Don
Diego, e cerca di scegliere fra i due contando come se fossero
petali di un fiore i nastri del suo corsetto. Arrivata a
Versailles, però, viene immediatamente notata da re Luigi XV, il
quale decide di portarla a palazzo facendola diventare la sua nuova
amante, atto che porterà Jeanne – alla fine – alla ghigliottina.
Della du Barry viene restituita qui una versione molto
infantile, spesso frivola e solo a tratti
scandalosa, caratteristica che si evince sin dalla prima
inquadratura del film.
Lubitsch, infatti, gioca molto con
le espressioni della sua attrice già dalla scena iniziale, in cui
si vede la du Barry provocare un gentiluomo per strada, poi baciare
il suo fidanzato e infine incontrare l’aristocratico Don Diego,
tutto prima di fare la conoscenza del Conte du Barry e, per ultimo,
del re. Il suo personaggio è tratteggiato con estrema
malizia, più teso alla leggerezza e alla comicità, non
mancando comunque di sottintendere una precisa furbizia – tipica
della sua figura – quando si tratta di manipolare il suo re che
cade, come è davvero stato, ai suoi piedi. Solo in alcune scene
dall’impatto elevato viene mostrata una Jeanne più cupa,
malinconica e triste, specie nei momenti in cui subisce violenze a
corte. In questo caso, quando Lubitsch affronta il tema del
maltrattamento subito dalla favorita del re, è chiaro l’intento che
ebbe al periodo: voler sfruttare la figura della du Barry per
parlare della condizione di molte donne che, nella Germania del
Dopoguerra, si prostituivano. Non dimenticando però mai di
mantenere un ponte empatico fra lo spettatore e la sua protagonista
che, in questa storica rappresentazione, non può fare a meno di
provare simpatia per lei.
Mademoiselle du Barry – 1943
Facciamo un salto temporale e
arriviamo al 1943, periodo florido per il cinema classico
hollywoodiano. In quell’anno esce Mademoiselle du Barry
(titolo originale Du Barry Was a Lady), una
commedia musicale basata sull’omonimo musical
teatrale, diretto da Roy Del Ruth,
ricordato soprattutto per essere stato uno dei sette registi che
contribuirono al film di successo Ziegfeld Follies di Vincent
Minelli con un cast di divi eccezionali come Gene Kelly, Judy
Garland, Fred Astaire e Lucie Ball. É proprio
quest’ultima che diventa protagonista di Mademoiselle du Barry, la
quale nella storia di Del Ruth ha un doppio ruolo: quello di May
Daly e, per l’appunto, di Jeanne du Barry. Il
film, girato in Technicolor, racconta della cantante May che, nel
nightclub in cui lavora, è desiderata da tutti, fra questi da Louis
Blore – guardarobiere – e il maestro di cerimonie Alec Howe.
Di indole simile alla du Barry, che
interpreta nel locale costruendo un racconto meta-teatrale, May è
incline a voler sposare un uomo ricco. Quando Alec però le si
dichiara, lei lo rifiuta in favore del benestante Willie. Anche
Louis è innamorato di May e quando questo vince alla lotteria,
decide di rivelarle il suo amore, riuscendo ad ottenere la sua
mano. Dopo questa linea comedy, il film cambia. Louis assume una
bevanda contenente della droga e, cadendo in un sonno profondo,
sogna di essere re Luigi XV a Versailles. May è Madame Du Barry,
Alec è la Freccia Nera, Willie è il Duc de Rigor e il cameriere del
nightclub Charlie è il Delfino. Fra sogno e realtà, il regista
costruisce un parallelismo fra May e la du Barry, ispirandosi alla
figura della contessa e attingendo dal suo carattere per plasmare
la sua protagonista.
Nel segmento onirico, May/Jeanne
inizia ad amare il fuorilegge Freccia Nera, lo segue, lo scruta, e
questo modella il suo temperamento da guerriera ed eroina. La sua
du Barry sfugge al re, lotta per il suo amore clandestino e alla
fine cerca di salvargli la vita quando Luigi XV lo cattura e lo
condanna a morte con la ghigliottina, confessando di amarlo. Lucie
Ball restituisce delle sue protagoniste, facce della stessa
medaglia, il conflitto interiore fra ciò che esse
apertamente dichiarano e ciò che in verità, nel profondo,
provano. La storia di du Barry, qui volutamente
rivisitata, è utilizzata come espediente narrativo per
parlare dell’importanza dei sentimenti che vanno oltre il mero
denaro. Infatti, la componente onirica del film è
sfruttata proprio per far arrivare May ad una consapevolezza: che
nella vita più che lo sfarzo, il lusso, la ricchezza, esiste
l’amore, l’unico che può vincere su tutto e può davvero renderci
felici e appagati.
Lady Oscar – Anime ’70
Nel parlare della figura di
Jeanne du Barry non possiamo fare a meno di
menzionare Lady Oscar, serie anime degli anni Settanta
considerata fra i capisaldi dell’animazione
giapponese, adattata dall’omonimo manga pubblicato in
Italia sotto il nome de La rosa di Versailles, scritto e disegnato
da Riyoko Ikeda.
La storia di Lady Oscar si
costruisce durante il periodo della Francia rivoluzionaria,
inglobando eventi storici memorabili come l’arrivo di Maria
Antonietta a corte, la sua salita al trono e la caduta della
monarchia francese. Nella trama dell’anime, Oscar vive gli ultimi
anni dell’Ancien Regime poiché diventa capitano delle guardie reali
di Versailles. Questo suo ruolo le permette di assistere a numerosi
episodi noti a palazzo, fra cui proprio l’antipatia della futura
regina verso la favorita del re: Jeanne du Barry.
Negli episodi in cui compare, la contessa è rappresentata come una
delle antagoniste del racconto, una donna
malvagia e arrivista; sin dalle prime puntate viene
mostrato il suo conflitto con la Delfina, in cui le due si battono
con gioielli e abiti di seta. La du Barry è odiata dalle figlie di
Luigi XV, poiché sostengono che a causa sua il padre le abbia
private di attenzioni, e cercano di tirare dalla loro parte anche
Maria Antonietta, affinché anch’ella possa vederla con
disprezzo.
Nonostante l’odio che subisce dalle
tre, l’anime vuole dimostrare come la contessa comunque non sia mai
stata buona ma che anzi, al contrario, sia una delle villain
principali, mettendo in scena i suoi comportamenti poco ortodossi e
il suo desiderio, che neppure lei nasconde, di voler solo avere
un’influenza a corte per poter dimostrare a tutti di essere la
donna più potente a Versailles. L’anime segue la stessa traccia –
storica – della nuova serie televisiva franco-polacca Maria
Antonietta, in cui anche lì, in maniera abbastanza fedele a
ciò che avvenne davvero, viene spiegato come Jeanne du
Barry arrivò a farsi odiare a corte, fino al suo esilio
dopo la morte del re.
Maria Antonietta – 2006
Continuiamo il nostro viaggio nella
rappresentazione di Jeanne du Barry al cinema con
Maria Antonietta, terzo lungometraggio di Sofia Coppola, in questo film alle prese con
il ritratto biografico della regina di Francia, sposa di Luigi XVI.
Il dramma in costume, con inserti pop, segue le vicende della
giovane Maria Antonietta a Versailles, ponendo l’accento sulle
difficoltà che la giovane arciduchessa d’Austria ebbe
nell’adattarsi alla nuova vita di corte.
Stando alla storia, Maria
Antonietta e la contessa du Barry non strinsero mai un vero
rapporto d’amicizia e, come dicevamo in Lady Oscar, fra le
due donne non scorse mai buon sangue, ma anzi era detestata dalla
prima che neppure le parlava. Nella sua pellicola, Coppola decide
di enfatizzare proprio questo aspetto, mettendo in risalto i
tentativi che fece la favorita di re Luigi XV per potersi
guadagnare almeno il saluto dalla futura regina. Jeanne du Barry
qui è interpretata da Asia Argento e, rispetto alle opere
precedentemente menzionate, è un personaggio molto
marginale, introdotto in particolare per esaltare la
figura di Maria Antonietta. Argento, infatti, non si vede molto
spesso all’interno della narrazione, la troviamo il più delle volte
semplicemente passeggiare o accanto al re, e gli unici momenti in
cui è in scena la raffigurano come una donna abbastanza
appariscente e sfrontata, utilizzata come
contrasto di Maria Antonietta.
Di lei è restituita una versione
poco elegante e a tratti anche abbastanza scialba, e la sequenza
del rutto a tavola è la chiara prova di quanto Coppola volesse
mostrate l’inadeguatezza della cortigiana e il suo essere fuori
luogo a Versailles. Poche immagini ma incisive che nel film della
regista hanno reso Madame du Barry una donna decisamente poco
piacevole e, per certi versi, anche poco femminile.
Concludiamo il nostro percorso con
Jeanne
du Barry – La favoria del re, film presentato
fuori concorso alla 76° edizione del Festival di
Cannes, con la regia di Maiwenn che, oltre a dirigere,
interpreta la contessa du Barry. Maiwenn decide di trasporre su schermo tutta
la storia della du Barry, partendo dalle sue umili origini fino ad
arrivare alla sua ascesa sociale a Versailles quando il conte, Jean
du Barry, la inizia alla corte con lo scopo di farla diventare
l’amante del re di Francia.
Abbracciando dunque tutta la sua
vita, almeno quella passata alla reggia, la regista modella una
figura femminile diversa da quella che nelle precedenti pellicole
abbiamo imparato a conoscere. Il ritratto è infatti quello di una
donna che, oltre ad avere un indole giocosa (come vediamo anche in
Madame du Barry), ha un approccio molto
affettuoso (re a parte) con il figlio del marito, Adolphe,
e il paggetto indiano regalatole dal sovrano. In questo contesto,
Maiwenn costruisce un personaggio che attinge solo in parte alla
storia, focalizzandosi su due aspetti principali: da una parte il
lato materno, dall’altra il suo essere una donna
emancipata, facendo di Jeanne du Barry
– La favorita del re un racconto inedito, con un film che
mostra la sua natura contemporanea pur essendo in costume.
La contessa viene rappresentata
nella pellicola come un punto di rottura in una corte
saldamente attaccata alla figura maschile e, di
conseguenza, al patriarcato, e attraverso la sua indipendenza sia
negli usi che nei costumi Maiwenn vuole dare la sua versione di una
donna che non è stata solo la nemica di Maria Antonietta o delle
figlie di Luigi XV, ma anche modello (femminista)
sovversivo da seguire e da cui imparare, che infrange le
regole e arriva addirittura a vestirsi da uomo. Sempre circondata
da cultura, arte e bellezza, elementi in grado di elevarla ancor di
più e fortificare il suo potere. Un inno dunque alla libertà
d’essere, che sottolinea quanto l’amore e la devozione al proprio
compagno (o in questo caso re) non tolga la possibilità di poter
essere se stesse.
1Jeanne Du Barry – la Storia
Di
Jeanne du Barry sono state date nel tempo diverse
versioni, ognuna delle quali ha contribuito, con i propri pezzi, a
completare il puzzle della vita dell’ultima favorita del re Luigi
XV. Affidandosi prettamente alla storia, possiamo dire che la vita
della du Barry fu tutto sommato serena fino a quando non arrivò la
Rivoluzione francese. Il suo nome di battesimo era Marie-Jeanne
Bécu: figlia di una cuoca, Anne, e del monaco Frère Ange che non la
riconobbe mai, ebbe la fortuna di essere istruita grazie ad un
funzionario parigino presso cui la madre lavorava. Fu lui, infatti,
a iniziarla alla letteratura, fino a mandarla in convento affinché
potesse studiare meglio.
Jeanne crebbe colta, bellissima e amante
dell’arte (come si vede in Jeanne du
Barry – La favorita del re), ma iniziò a circondarsi
anche di uomini dell’alta borghesia. Questa sua scalata sociale
contribuì a farle fare un nome: a quel punto, con le sue doti da
ammaliatrice, Jeanne iniziò a vendere le proprie prestazioni
sessuali in cambio di gioielli e soldi, arrivando poi ad avere un
amante principale, il conte Jean-Baptiste du Barry. È con lui che
ebbe una svolta, perché l’uomo la spinse alla corte del re di
Francia, Luigi XV, con un solo obiettivo: diventare la sua
favorita. A Versailles il sovrano se ne innamorò subito; il
problema, però, è che Jeanne proveniva da una famiglia povera e per
essere la sua amante doveva avere un titolo nobiliare. Per queste
ragioni, la donna convolò a nozze con il fratello del conte du
Barry, Guillaume, (Jean era già sposato) potendo ufficialmente
iniziare la sua ascesa a corte. Nel 1769 il titolo di Jeanne du
Barry come favorita del re (“maitress en titre”) divenne
ufficiale.
Gli anni con Luigi XV furono per Jeanne
bellissimi, nonostante non fosse vista di buon grado dalle sue
figlie ed ebbe molti problemi con Maria Antonietta. Neppure il
popolo la apprezzava, poiché per la sua posizione a corte era
considerata una traditrice, provenendo lei dal ceto popolare. La
situazione per la contessa si complicò solo quando il sovrano si
ammalò di vaiolo e, in punto di morte, chiese a Jeanne di
abbandonare Versailles affinché lui potesse confessarsi ed espiare
i suoi peccati. La du Barry fu così esiliata in un convento, ove
rimase per circa un anno. Conclusasi la sua permanenza lì, tornò al
castello di Louveciennes (regalo del re quando era in vita), e ci
rimase per dieci felici lunghi anni. Fu la Rivoluzione francese,
però, a mettere fine alla sua vita. Affiancatasi ai
contro-rivoluzionari, con l’aggravante di ostentare i suoi beni che
in quel momento i nobili tutti nascondevano per non suscitare l’ira
del popolo, Jeanne venne arrestata e condannata alla ghigliottina.
Il processo avvenne l’8 dicembre 1793 e si dice che le sue ultime
parole siano state: “Ancora un momento, signor Boia, la
prego!”
Secondo un nuovo
rapporto, la durata di The Marvels dimostra che
potrebbe essere il film più breve del Marvel Cinematic Universe
fino ad oggi. L’0nsider @CanWeGetToast ha
confermato un rapporto separato di @Cryptic4KQual che
affermava che la durata di The Marvels è di
un’ora e 33 minuti, il che significa che rende il titolo il film
più corto nell’MCU da L’incredibile Hulk, che durava un’ora e 52
minuti. Puoi controllare il tweet qui sotto:
Nel film Marvel StudiosThe
Marvels, Carol Danvers alias Captain
Marvel deve farsi
carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi
compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un
rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della
sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli
della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora
un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve
fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare
l’universo come “The Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci saranno
anche Iman Vellani(Ms.
Marvel, che vedremo
anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo
modifiche, arriverà in sala il 10 novembre
2023.
L’epopea di Napoleon del regista Ridley
Scott ha già una director’s cut di ben 4,5 ore che un
giorno gli piacerebbe proiettare. Parlando con Empire Magazine, secondo World of
Reel, Scott ha rivelato di avere un taglio “fantastico” di
Napoleon che
dura circa 270 minuti e dà al personaggio di Vanessa
Kirby più tempo sullo schermo. Secondo Empire
Magazine, Scott spera che Apple Studios alla fine
proietterà il montaggio di 4,5 ore. Tuttavia, è anche
entusiasta che il mondo veda la versione di 157 minuti uscire nei
cinema nel novembre 2023.
“È una storia
sorprendente“, ha detto Joaquin
Phoenix , che interpreta Napoleone
Bonaparte. “Speriamo di aver catturato alcuni dei momenti più
interessanti.” Joaquin Phoenix è il protagonista di Napoleone di
Ridley Scott
Accanto a Phoenix, Napoleon
vede Vanessa Kirby
nei panni dell’imperatrice Joséphine, Tahar Rahim
nei panni di Paul Barras, Ben Miles nei panni di
Caulaincourt, Ludivine Sagnier nei panni di
Theresa Cabarrus, Matthew Needham nei panni di
Lucien Bonaparte, Youssef Kerkour nei panni del
maresciallo Davout, Phil Cornwell nei panni di
Sanson ‘The Bourreau, Edouard Philipponnat nei
panni dello zar Alessandro, Paul Rhys nei panni di
Talleyrand, John Hollingworth nei panni del
maresciallo Ney, Gavin Spokes nei panni di Moulins
e Mark Bonnar nei panni di Jean-Andoche Junot.
Ridley Scott dirige da una sceneggiatura di
David Scarpa. Il film è una produzione congiunta
tra la produzione di Apple Studios e Scott Free Productions.
Ridley Scott e
Joaquin Phoenix
producono insieme a Kevin Walsh e Mark Huffam
mentre Michael Pruss e Aidan Elliott sono i
produttori esecutivi. Napoleon racconta
l’epica ascesa e caduta dell’imperatore francese Napoleone
Bonaparte, interpretato dal premio Oscar Joaquin Phoenix
e diretto dal leggendario regista Ridley Scott. Il film ripercorre
l’inarrestabile scalata al potere di Bonaparte attraverso la
burrascosa relazione con il suo unico vero amore, Giuseppina,
mostrando le visionarie strategie politiche e militari del grande
condottiero in alcune delle scene di battaglia più realistiche e
spettacolari mai realizzate.
L’horror per famiglie
Zombie Town che debutterà questa settimana negli
USA dell’autore di Goosebumps eFear Street, RL Stine, che
è un adattamento dell’omonimo libro dell’autore del 2012 ha
ricevuto un nuovo poster ufficiale
disegnato da Matthew Therrien.
Therrien ha
pubblicato il poster su Facebook e ha scritto: “Come fan di
Stine da sempre, non posso nemmeno iniziare a esprimere quale
progetto da sogno sia stato far parte di questo!” Di seguito
il bel poster del film!
Il film
Zombie Town
Zombie Town,
diretto da Peter Lepeniotis (The Nut Job),
presenta due importanti volti degli anni ’80: Dan
Aykroyd e Chevy Chase. Entrambi
si adattano bene a questa commedia horror, ma
Akroyd ovviamente ha molto peso nel genere come
acchiappafantasmi.
La storia del film vede Amy (Madi Monroe) e Mike (Marlon
Kazadi) scoprire un segreto vecchio di secoli quando decidono di
guardare un film esclusivo. Prima che se ne rendano conto, la
loro città è stata trasformata in una culla di non morti davanti ai
loro occhi. Il duo deve rintracciare un famigerato regista
(Dan Akroyd) e attraversare una città di zombi
affamati per spezzare la maledizione prima che sia troppo
tardi.Zombie Town uscirà
esclusivamente nelle sale USA questa settimana il 1 settembre
2023.
In occasione dell’uscita in Italia
di The
Equalizer 3 – Senza Tregua, il 30 agosto
distribuito da Eagle Pictures, abbiamo intervistato Eugenio
Mastrandrea, che fa parte del nutrito cast italiano del
film con protagonista
Denzel Washington e diretto da Antoine
Fuqua.
The
Equalizer 3 – Senza Tregua, il nuovo thriller
d’azione di Sony Pictures diretto da Antoine Fuqua
con
Denzel Washington. L’attore premio Oscar torna a
interpretare l’ex agente governativo Robert McCall nell’ultimo
capitolo della saga dell’inflessibile giustiziere. Il film, scritto
da Richard Wenk (Jack Reacher – Punto di non ritorno,
The Equalizer 2 – Senza perdono) e ispirato
alla serie TV anni ‘80 Un giustiziere a New-York,
vede tra i protagonisti anche
Dakota Fanning e David Denman.
The
Equalizer 3 – Senza Tregua sarà solo al
cinema dal 30 agosto prodotto da Sony Pictures e Eagle Pictures,
distribuito da Eagle Pictures.
Da quando ha abbandonato la sua vita
di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha
lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e
trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore
degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia,
scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss
della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa
cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.
Da quando il DCEU è
stato creato, la concorrenza con il MCU
è sempre stata motivo di accese e importanti discussioni. Il
franchise ha cercato continuamente di raggiungere gli stessi
livelli del suo “avversario”, con scarsi risultati. Intanto,
possiamo dire che il DCEU non è mai riuscito a
farsi una vera e propria strada nel mondo della cinematografia dei
fumetti, anche a causa delle varie turbolenze interne che lo hanno
caratterizzato fino alla sua conclusione. Inoltre, tutti i registi
che ne hanno fatto parte, hanno contribuito a renderlo nettamente
diverso dal
MCU, primo fra questi Zack Snyder.
Attenzione, ciò non significa che il
Marvel Cinematic Universe abbia
sempre presentato film degni di lode, ma in linea generale sono
stati molto piacevoli e capaci di fidelizzare il pubblico. Lo
stesso merito non ce l’ha invece il DCEU, il quale
è stato spesso al centro di polemiche, derivanti soprattutto
dall’aver preso nel tempo decisioni rischiose e portato alcuni dei
suoi personaggi in direzioni controverse. Scopriamo perciò quali
sono i principali momenti del DCEU che non sarebbero mai accaduti
all’interno del
MCU.
1Flash non può salvare
Flashpoint
L’ultimo film della DC, uscito all’inizio
dell’estate, è stato The Flash. Nella pellicola stand-alone del supereroe
scarlatto, Barry Allen si ritrova, ad un certo punto della storia,
a creare l’universo di Flashpoint, nel quale il pubblico incontra
nuovamente il tanto amato Batman di Michael Keaton. Il villain
principale di The
Flash è di nuovo il Generale Zod e verso la fine, per
tentare di sconfiggerlo, Allen forma una Justice League
improvvisata composta da lui, il suo doppelgänger di Flashpoint, il
Batman di Michael Keaton e
Supergirl.
In
quella battaglia, Batman e Supergirl muoiono, e così Flash torna
ripetutamente indietro nel tempo per impedire che questo avvenga.
Alla fine, Barry si accorge che tornare nel passato, anche solo di
pochi minuti, non funziona, ed è costretto ad assistere alla loro
morte definitiva, rimuovendo in seguito l’ universo di Flashpoint.
Sebbene il
MCU non sia estraneo a narrazioni cupe, la battaglia non vinta
è troppo oscura per il franchise della Marvel: questo dimostra, in
conclusione, quanto il DCEU sia stato e sarà
sempre diverso rispetto al MCU.
Dopo il debutto
di Ahsoka
(recensione)
lo scorso 22 agosto, Disney+ ha annunciato che la
nuova serie Star Wars
di Lucasfilm è diventata ufficialmente il titolo più visto
sullo streamer la scorsa settimana. Il primo
episodio, “Master and Apprentice”, ha già ricevuto 14
milioni di visualizzazioni. In una dichiarazione, la presidente
della Lucasfilm Kathleen Kennedy ha condiviso la sua reazione al
raggiungimento del pubblico di Ahsoka ringraziando tutti i fan che
hanno supportato lo spettacolo.
“Ahsoka è diventata una delle
preferite dai fan tra persone di tutte le età ed è meraviglioso
vederla continuare a risuonare tra gli spettatori nella sua serie
da protagonista“, ha detto Kennedy. “Voglio
riconoscere il fantastico lavoro svolto dal nostro team creativo,
guidato da Dave Filoni e Jon Favreau, dall’incredibile cast guidato
da Rosario Dawson e dalla nostra talentuosa troupe – e a nome del
team e di tutta Lucasfilm, ringraziamo. a tutti i fan che sono
stati con Ahsoka in ogni fase del suo viaggio e a tutti coloro che
stanno imparando a conoscerla proprio adesso in Ahsoka su Disney+”.
Chi è il cast di Ahsoka?
Ahsoka
è interpretata da
Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo,
Mary Elizabeth Winstead, Ray Stevenson, Ivanna Sakhno, Diana
Lee Inosanto, David Tennant, Lars Mikkelsen ed
Eman Esfandi. Gli episodi sono diretti da Dave
Filoni, Steph Green, Peter Ramsey, Jennifer Getzinger, Geeta Vasant
Patel and Rick Famuyiwa. Dave Filoni è il capo sceneggiatore e
produttore esecutivo insieme a Jon Favreau, Kathleen
Kennedy, Colin Wilson e Carrie Beck. Karen Gilchrist è la
co-produttrice esecutiva. Ambientata dopo la caduta dell’Impero,
Star
Wars: Ahsoka segue l’ex cavaliere Jedi Ahsoka
Tano mentre indaga su una minaccia nascente in una galassia ormai
vulnerabile.
Inoltre, secondo quanto riferito,
anche Temuera Morrison si è unita alla serie per interpretare la
versione live-action del Capitano Rex. Si prevede che anche
Hayden Christensen ritorni nei panni di Anakin Skywalker, il
maestro Jedi di Ahsoka Tano nella serie The Clone Wars.
Ahsoka
è scritto e prodotto da Dave Filoni, meglio conosciuto per il suo
lavoro sugli spettacoli animati di Star Wars
preferiti dai fan, The Clone Wars e Rebels. Ambientata nella stessa
sequenza temporale di
The Mandalorian, la serie ruota attorno alla ricerca Jedi
attraverso la galassia mentre indaga su una minaccia emergente in
seguito alla caduta dell’Impero.
Secondo World of Reel, la
produzione del sequel di
La Passione di Cristo diMel Gibson,, intitolato
Resurrection, a lungo in sviluppo, dovrebbe
iniziare il prossimo anno la lavorazione. Secondo il sito
precisamente a gennaio e avverrà dopo quasi due decenni
dall’uscita nelle sale del primo capitolo.
Resurrection sarà
ancora una volta diretto da Mel Gibson. Si prevede che il sequel
vedrà Jim Caviezel riprendere il
ruolo di Gesù, la cui miracolosa resurrezione sarà al centro del
prossimo capitolo. Il regista premio Oscar Mel Gibson ha recentemente parlato del
progetto, scherzando sul fatto di aver co-scritto due diverse
sceneggiature. Ha descritto una di queste sceneggiature
come “un viaggio acido” che porterà il pubblico in “altri
regni”. Al momento non è chiaro quale delle due sceneggiature
Gibson sceglierà.
La Passione di Cristo raffigurava
gli ultimi giorni della vita di Gesù Cristo e la sua
crocifissione. Oltre a Caviezel, ha interpretato Maia
Morgenstern nel ruolo di Maria, Monica Bellucci nel ruolo di Maria Maddalena,
Francesco De Vito nel ruolo di Pietro,
Luca Lionello nel ruolo di Giuda e altri
ancora. Il film ha incassato 612 milioni di dollari con un
budget di 30 milioni di dollari, diventando un enorme successo
finanziario. L’accoglienza della critica è stata mista, con i
critici divisi sulla brutale rappresentazione della crocifissione e
alcuni che hanno accusato il film di essere antisemita.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis, NINA DEI LUPI,
presentato alle Giornate degli Autori 2023 e
diretto da Antonio Pisu, con Sergio
Rubini, Sara Ciocca, Sandra Ceccarelli, Cesare Bocci, Davide
Silvestri, in uscita il 31 agosto distribuito in Italia da
Genoma Films.
Ecco le città in cui sarà possibile
partecipare alle anteprime:
ROMA
CINEMA GIULIO CESARE
giovedì 31 agosto – 10 biglietti
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
CINEMA EURCINE
giovedì 31 agosto – 10 biglietti
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
FIRENZE
CINEMA FLORA
giovedì 31 agosto – 10 biglietti
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
BOLOGNA
CINEMA ROMA
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo dal 31 agosto
al 3 settembre e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento,
inviando una email a[email protected]in
cui andranno specificati
il giorno
in cui si intende utilizzare i biglietti e un
secondo giorno alternativo
nel caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di
posto.
I biglietti dovranno essere richiesti improrogabilmente
entro e non oltre il 31 agosto e non saranno prese in
considerazioni eventuali richieste formulate successivamente alla
suddetta data. L’oggetto della e-mail
deve contenere il titolo del film.
NB: riceveranno risposta solo
gli assegnatari dei biglietti.
Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui
siti dei cinema.
È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato
che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.
I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei
cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un
documento di identità.
Da quando ha abbandonato la sua vita
di assassino governativo, Robert McCall (Denzel
Washington) ha lottato per rimediare alle orribili
azioni compiute in passato e trova una strana consolazione nel
perseguire la giustizia in favore degli oppressi. Sentendosi
inaspettatamente a casa nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi
amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale.
Quando gli eventi precipitano, McCall sa cosa dovrà fare: difendere
i suoi amici e sfidare la mafia.
La 80.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata
dalla Biennale di Venezia e diretta da
Alberto Barbera; si terrà al Lido di Venezia dal
30 agosto al 9 settembre 2023. La Mostra è riconosciuta
ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle
Associazioni di Produttori Cinematografici).
La Mostra si propone di favorire la diffusione del cinema
internazionale in tutte le sue forme di arte, spettacolo e
industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. Una sezione è
dedicata alla valorizzazione di operazioni di restauro di film
classici per contribuire a una migliore conoscenza della storia del
cinema.
1 di 11
Il film è una
produzione Indigo
Film con Rai Cinema, O’Groove,
Tramp LTD, VGroove e Wise. Prodotto da Pierpaolo
Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De
Angelis in collaborazione con Marina
Militare, Cinecittà e Fincantieri in coproduzione con
Beside Productions Film realizzato con il supporto del Programma
Europa Creativa – MEDIA dell’Unione Europea e della Direzione
Generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura con il
contributo allo sviluppo della Regione Campania Agenzia Turistica
Regionale Puglia Promozione con la collaborazione dell’Apulia Film
Commission Distribuito da 01 Distribution.
La trama di Il comandante
Durante la Seconda Guerra Mondiale
Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia
Marina alla sua maniera: prua rinforzata in acciaio per improbabili
speronamenti, colpi di cannone sparati in emersione per affrontare
faccia a faccia il nemico e un equipaggio armato di pugnale per
impossibili corpo a corpo. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in
Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un
mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si
scoprirà di nazionalità belga e che apre improvvisamente il fuoco
contro il sommergibile e l’equipaggio italiano. Scoppia una una
breve ma violenta battaglia nella quale il Comandante Todaro
affonda il mercantile a colpi di cannone.
Ed è a questo punto che il
Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare
i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per
sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge
del mare. Per accoglierli a bordo sarà costretto a navigare in
emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e
mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Quando
il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle
Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio
contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, il Comandante
Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda:
“Perché noi siamo italiani”.
Pre-apertura dell’80esima
Mostra
d’Arte Cinematografica di Venezia e come ogni
pre-apertura i primi arrivi sono quelli del Direttore della mostra,
Alberto Barbera e della madrina di questa edizione, l’attrice
italiana Caterina Murino.
La 80. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale
di Venezia e diretta da Alberto Barbera; si terrà al Lido di
Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023. La Mostra è riconosciuta
ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle
Associazioni di Produttori Cinematografici).
La Mostra si
propone di favorire la diffusione del cinema internazionale in
tutte le sue forme di arte, spettacolo e industria, in uno spirito
di libertà e di dialogo. Una sezione è dedicata alla valorizzazione
di operazioni di restauro di film classici per contribuire a una
migliore conoscenza della storia del cinema.
Eagle Pictures ha
diffuso il trailer di
Joika – A un passo dal sogno, il film scritto e
diretto da James Napier Robertson, con Diane Kruger e Talia Ryder al
cinema dal 20 ottobre.
Dopo essere stata ammessa
nell’Accademia di Balletto del Bolshoi, la quindicenne Joy
Womack, una promettente e talentuosa ballerina si trasferisce dal Texas a Mosca con
l’ambizioso obiettivo diventare la prima ballerina della
prestigiosa Compagnia del Bolshoi.
Joy si allena sotto la guida della leggendaria insegnante Tatiyana
Volkova in un contesto dove la competizione è estrema e feroce e la
stessa Volkova esige un impegno immenso dai suoi studenti.
Joy compie sacrifici sempre più
estremi per non arrendersi: una radicale perdita di peso, una
routine di allenamento ossessiva e un matrimonio di convenienza con
un uomo russo per ottenere il visto di ammissione al Bolshoi.
Dopo essere stata ripudiata dalla sua famiglia americana, Joy
riesce a diplomarsi all’Accademia del Bolshoi, Ma
per raggiungere il suo sogno e diventare prima
ballerina, dovrà sacrificare molto di più di quanto possa
immaginare.
Il 30 agosto esce al
cinema un nuovo capitolo sulle “quattro
tartarughe sempre pronte sempre all’erta”, come recitava
la sigla cantata alla fine degli anni ’80 da Gian Paolo
Daldello.
Tartarughe
Ninja: Caos mutante, con la regia di Jeff
Rowe e Kyler Spears, è prodotto da
Nickelodeon, com’era stato per le ultime due pellicole uscite nel
2014 e 2016, ma questa volta non si tratta più di un live action
con l’uso di tute per la motion capture della riproduzione degli
anfibi più umanoidi che si siano conosciuti, bensì di un film
di animazione vero e proprio.
I primi lungometraggi
sulle ninja turtles erano usciti poco dopo la nascita dei fumetti
originali, che erano stati pensati, creati e disegnati dagli
statunitensi Kevin Eastman e Peter
Laird. Nel 1984 i due avevano autofinanziato e fatto
sorgere dal nulla una casa editrice propria, la Mirage Studios, per
portare su carta il progetto di quattro supereroi molto poco
convenzionali e che, anzi, irridevano noti personaggi più o meno
volanti e mantellati, che in quegli anni avevano conosciuto una
nuova ondata di fama e distribuzione.
Così nel 1990 esce in
sala Tartarughe Ninja alla riscossa diretto da
Steve Barron, con lo stesso titolo della serie
animata andata in onda tre anni prima, e a questo fanno seguito due
ulteriori capitoli che arrivano in sala nel giro di altri tre anni:
il secondo diretto da Michael Pressman e il terzo
da Stuart Gillard. L’accoglienza è tra le più
entusiaste di quell’anno e il primo film incassa grandi numeri.
Allora la fattura delle tartarughe era stata fatta – si fa per dire
– in carne ed ossa: tutta la fisicità dei corpi era infatti stata
materialmente modellata in lattice di gomma, con quel tipico
effetto nostalgico delle creature fantastiche dei prodotti di
quell’epoca.
Tartarughe Ninja: Caos mutante, un nuovo punto di
vista
Tartarughe Ninja:
Caos mutante è lontano da tutto questo. Lontano dalla
April O’Neill della prima decade degli anni 2000 vestita dagli
esplosivi panni di Megan
Fox, lontana dalle atmosfere un po’ cupe e umide dei
mostri degli anni ’80. I mutanti stavolta sono disegnati dal team
artistico che ha lavorato a Spider-Man: Across the
Spider-Verse e hanno una grafica dai colori squillanti
e le linee imprecise, nelle quali c’è il richiamo e l’evocazione di
schizzi di matita, e la dinamicità dei movimenti ricollega
immediatamente al fumetto su carta, facendo calare subito lo
spettatore tra le pagine di un’avventura per preadolescenti. Come
dichiarato da uno dei due registi, Jeff Rowe,
l’ispirazione per il contesto è stata una via di mezzo tra
Stand by me di Rob Reiner
del ’89 e Lady Bird del 2017 di
Greta Gerwig e, da quel punto di vista,
c’è ancora una certa tonalità degli anni ’80: ma quella più
trasognata da camerette al secondo piano e amici con cui
condividere le sfighe, che tanto è stata ripresa e riproposta da
tutto il mondo dell’audiovisivo dell’ultimo periodo.
Leonardo, Raffaello,
Donatello e Michelangelo vorrebbero solo essere dei ragazzi
normali, andare al liceo. Così come April O’Neill che è
un’adolescente bullizzata per una reazione emotiva incontrollata
avuta mentre cercava di coronare il suo sogno, aspira a farsi
rispettare dai suoi compagni. E anche i cattivi, in ultima analisi,
soffrono perché non sono accettati da nessuno e, anche loro,
desidererebbero solo essere amati.
Non c’è un solo
personaggio di Tartarughe Ninja: Caos mutante che sia esente
dall’esposizione del proprio mondo emotivo, persino il vecchio
Splinter che cerca al meglio di fare il padre adottivo. In tutto
ciò, però, è ben presente la scrittura di
Seth Rogen con quella buona e adorabile dose di spasso
surreale che non manca mai e che arricchisce le battute dei
protagonisti di citazioni a non finire. È dunque molto piacevole,
questo nuovo capitolo delle ninja turtles. Riesce a regalare
qualcosa di nuovo in maniera intelligente. E tenera.
Ecco il teaser trailer di The
Killer, il nuovo film di David
Fincher con protagonista
Michael Fassbender e che sarà presentato in
Concorso alla prossima Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 80. Scritto da
Andrew Kevin Walker e diretto da
Fincher, il film è basato sulla graphic novel
“The Killer” scritta da Alexis Nolent (a.k.a Matz) e
illustrata da Luc Jacamon, originariamente pubblicata in francese
da Editions Casterman e vede protagonisti Michael
Fassbender, Charles Parnell, Arliss Howard, Sophie
Charlotte e
Tilda Swinton.
Dopo un tragico incarico quasi
fallito un assassino affronta i suoi mandanti e se stesso in una
caccia all’uomo internazionale che crede non sia affatto personale.
The
Killer sarà a ottobre nei cinema italiani e dal
10 novembre su Netflix.
Quando si parla di popolari
giustizieri e assassini del cinema, il primo nome che viene oggi in
mente è probabile sia quello di John Wick,
interpretato da Keanu Reeves.
C’è però un altro personaggio che da nove anni a questa parte si è
guadagnato una certa reputazione a riguardo, ovvero il
Robert McCall interpretato da Denzel
Washington nella trilogia di The Equalizer.
Dopo i primi due sorprendenti film diretti da Antoine Fuqua (anche regista di
Southpaw, I magnifici 7 ed Emancipation), arriva
ora in sala il capitolo conclusivo, dal titolo The
Equalizer 3 – Senza tregua.
Ed è proprio una tregua quella che
invece McCall va ricercando, dopo anni di sofferenze e violenza
inaudita. Ritroviamo infatti il personaggio in trasferta in Italia,
in Sicilia, dove è impegnato in una nuova missione che, chissà,
potrebbe essere anche l’ultima. Il letale protagonista sembra
infatti stanco della vita condotta fino a quel momento, stanco di
piangere i suoi cari e soprattutto stanco della violenza che
puntualmente si ripresenta davanti ai suoi occhi. Il Sud Italia si
rivela dunque un buon posto dove sparire, ritirarsi nell’anonimato
e vivere in pace. Naturalmente, sarà una vita che dovrà
conquistarsi con sangue e fatica.
The Equalizer3 – Senza tregua, un capitolo
sommesso
Come confermato da Washington e
Fuqua, The Equalizer 3 – Senza tregua è il film conclusivo
sulle vicende di McCall (anche se si parla già di prequel e
spin-off) e in effetti l’intero lungometraggio ha un tono
decisamente quieto, sommesso, quasi crepuscolare. Nei vicoli di
Atrani, in provincia di Salerno, il protagonista va dunque
riscoprendo i piaceri della vita, da una buona tazza di tè presa in
un bar che affaccia sulla piazza principale sino alle passeggiate
al porto, dalle visite ai monumenti storici fino alle chiacchiere
con i suoi nuovi amici italiani.
Fuqua e lo sceneggiatore
Richard Wenk seguono dunque McCall in queste sue
pacifiche escursioni, adeguando il ritmo del film a quello del
passo inizialmente zoppicante del personaggio, rimasto ferito nel
corso della sua ultima missione. Si assiste dunque ad un diradarsi
di eventi “d’impatto”, quelli che nei precedenti film permettevano
di costruire intrecci narrativi particolarmente densi e complessi.
Con The Equalizer 3 – Senza tregua ci si scontra invece
con una semplificazione delle vicende di McCall, proprio in quanto
è lui a ricercare una vita più semplice.
Ciò che fa di questo nuovo film
un’opera d’azione atipica, dove le esplosioni di violenza ci sono
ma sono meno frequenti e meno d’impatto, dove l’attesa di tali
momenti è di gran lunga più sottoposta alle attenzioni del regista
rispetto all’azione vera e propria. Se si riesce ad entrare in
questo mood, The Equalizer 3 – Senza tregua risulta ad
ogni modo un film particolarmente godibile, pur al netto dei soliti
stereotipi con cui gli statunitensi immaginano gli italiani (non
che ci sia qualcosa di particolarmente falso in essi). Di certo,
però, il film potrebbe facilmente scontentare i fan dei ritmi
forsennati.
Un film che non riesce ad essere incisivo
Il problema di The Equalizer 3
– Senza tregua non è però questo suo ritmo più pacato né
l’assenza di numerose scene d’azione, bensì il non proporre una
messa in scena votata all’intrattenimento visivo. Nei primi due
film della serie, Fuqua è riuscito a rendere epici anche i momenti
apparentemente più banali o complessi da far risultare tali. Così,
anche se non vi sono combattimenti in scena, si rimane comunque
attratti da ciò che si vede, provando un crescente senso di
trasporto verso poi gli epici scontri finali.
E le sequenze conclusive dei
precedenti lungometraggi, ambientate rispettivamente in un grande
magazzino e in una cittadina evacuata per via di un incombente
uragano, erano davvero spettacolari. Si traeva in quei casi il
meglio che quelle ambientazioni avevano da offrire, dando vita ad
gioco del gatto e del topo davvero coinvolgente. Una conclusione di
questo tipo è invece ciò che manca a questo terzo film, che si
risolve in modo piuttosto semplice e sbrigativo. Un peccato,
considerando le opportunità che in tal senso poteva dare il paesino
dove si svolge il tutto.
Complice di ciò è anche l’assenza
di un antagonista temibile quanto lo sono stati quelli dei
precedenti film. Nel tirare in ballo la camorra, regista e
sceneggiatore non riescono a renderla una presenza davvero
minacciosa, che avrebbe dovuto porre McCall ancor più in difficoltà
delle precedenti volte. Non si ha invece quasi mai questa
situazione di pericolo, ed è questo un altro dei punti deboli del
film. Certo, non mancano momenti degni della saga e McCall si
afferma nuovamente come un personaggio ricco di fascino, ma la
sensazione ultima è che questa “conclusione” sia più sotto tono del
dovuto.
Bonnie Wright,
interprete di
Ginny Weasley nella saga di Harry Potter, ha commentato le
lamentele nei confronti della saga che ha interpretato per 10 anni
e dei suoi sentimenti di delusione per il modo in cui è stato
trattato il personaggio. Basato sugli amati romanzi di J.K.
Rowling, il primo film di Harry Potter è uscito nel 2001, generando
sei sequel. Wright è stata presentata come Ginny, la sorella di
Ron, nel primo film.
Ora, in una recente intervista con
Michael Rosenbaum sul suo podcast Inside
of You, Wright parla di cosa prova per
Ginny in Harry Potter, ormai più di un decennio dopo l’uscita
dell’ultimo film. Generalmente, si ritiene che Ginny sia stata
sottovalutata nei film e Wright rivela di condividere alcuni di
questi stessi sentimenti:
“Sento decisamente che ci fosse
ansia nell’esibirsi e nel fare la cosa migliore, per come il mio
personaggio era costruito, per esempio. Del tipo: “Oh cavolo,
renderò giustizia a questo personaggio che la gente ama?” Quindi è
sempre stato difficile da fare, soprattutto quando,
inevitabilmente, molte scene di ogni personaggio venivano tagliate
dal libro al film. Quindi non avevi molto da mostrare.
“A volte è stato un po’
deludente perché c’erano parti del personaggio che semplicemente
non riuscivano ad emergere perché non c’erano le scene per farlo.
Questo mi ha fatto sentire un po’ ansiosa o semplicemente
frustrata, immagino.
“Non c’era spazio per grandi
cambiamenti in quelle sceneggiature. C’erano un milione di
dirigenti che le esaminavano tutte. Penso che quello che forse ho
preso, cosa che non mi sta più a cuore adesso, è che ho sentito che
forse la mia ansia riguardava il fatto che poteva sembrare che la
responsabilità di una brutta rappresentazione del personaggio fosse
mia, piuttosto che di quei tagli, in seguito mi sono resa conto che
non mi era stata data davvero l’opportunità di farlo. Quindi non è
stata proprio colpa mia, esattamente.
“E quando i fan condividono
quella delusione e lo fanno in un modo del tipo: ‘Sappiamo che non
sei stato tu. Volevamo solo vedere di più da te’. E questo vale
allo stesso per ogni personaggio. Se solo i film potessero durare 5
ore”.
La cronologia del Marvel Cinematic Universe
sarà finalmente delineata in tutti i dettagli, 15 anni dopo
l’inizio del franchise con Iron Man
(2008). Data la natura di ampia portata dell’MCU, la
sequenza temporale è uno degli elementi più contorti nei moderni
franchise di Hollywood. Probabilmente solo Star
Wars rivaleggia con l’MCU per quanto riguarda una
linea temporale espansiva, sebbene per il franchise “cugino” dei
Marvel Studios sotto l’ombrello Disney sia già stato stilato un
romanzo che esplora ampiamente in che modo ogni fatto si incastra e
quando si svolge ogni singola storia, evento e momento.
Ora, i Marvel Studios promettono lo
stesso con l’uscita di Marvel StudiosThe
Marvel Cinematic Universe: An Official Timeline, come
pubblicizzato sull’account Twitter di Marvel Entertainment
(qui). Il post è
stato pubblicato annunciando che il libro è disponibile per il
preordine con una data di uscita ufficiale fissata al 24
ottobre 2023 per l’uscita. Per fortuna il romanzo esplorerà ogni
singolo elemento della sequenza temporale del franchise e stabilirà
l’ordine delle storie Marvel, tutti e 32 film, insieme alle varie
presentazioni speciali dei Marvel Studios e alle nove serie TV
Disney+ uscite finora, escludendo
Io sono Groot.
Per quanto riguarda il motivo per
cui l’MCU ha bisogno di una sequenza temporale definitiva
ufficialmente vergata, la risposta arriva dalle dimensioni
tentacolari dell’universo e dai vari salti temporali di diversi
film. Prima di Avengers:
Endgame, era abbastanza semplice stabilire quando
fosse ambientato ogni film del MCU, con la regola pratica comune
che l’anno di uscita dei rispettivi film era spesso quello in cui
ognuno di essi si svolgeva nell’universo. Tuttavia, Avengers:
Endgame prevedeva un salto temporale di cinque anni
nel futuro, mettendo in crisi quel parametro abbastanza facile per
orientarsi nel mondo MCU.
Inoltre, l’espansione dell’MCU nel mondo della TV ha aggiunto
ulteriori complessità alla sequenza temporale del franchise. Le
fasi 4 e 5 sono state molto meno interconnesse rispetto ai progetti
dell’Infinity Saga, lasciando molti a chiedersi quando
ciascun progetto si svolge. Pertanto, le aggiunte Disney+ hanno interrotto la sequenza
temporale dell’MCU espandendo il franchise in modo significativo
con poca o nessuna conferma da parte dei Marvel Studios sul
posizionamento di ciascuna storia. Con Marvel Studios The
Marvel Cinematic Universe: An Official Timeline, questo
importante problema post-Endgame
sarà finalmente risolto con una timeline MCU definitiva e
arricchita che allevierà la confusione dell’universo Marvel in
continua espansione.
A seguito delle accuse di
maltrattamenti e superlavoro diffuse in tutto il settore, i
lavoratori ai VFX della Disney hanno votato per la
sindacalizzazione. I lavoratori degli effetti visivi dei
Marvel Studios, filiale
dei Walt Disney Studios, hanno votato a favore della
sindacalizzazione all’inizio di questo mese.
Lo studio, che produce film e
programmi TV del Marvel Cinematic Universe, è stato accusato dai
suoi dipendenti di maltrattamenti. Si prevedeva che il loro
passaggio alla sindacalizzazione avrebbe creato un precedente in
grado di cambiare il settore, e gli effetti a catena si stanno già
vedendo.
Poche settimane dopo che i
Marvel VFX Workers hanno votato per la sindacalizzazione, le
troupe degli effetti visivi della Walt Disney hanno seguito
l’esempio. Secondo Variety, i lavoratori della
Disney VFX hanno compiuto un passo significativo verso la
sindacalizzazione richiedendo un’elezione attraverso il National
Labor Relations Board (NLRB). Oltre l’80% dei 18 membri della
squadra VFX impiegati direttamente dalla Walt Disney Pictures hanno
presentato i documenti di autorizzazione indicanti la loro
intenzione di formare un sindacato. Mark Patch, organizzatore IATSE
VFX, e Matthew D. Loeb, presidente internazionale dello IATSE,
hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni:
Patch: Oggi, i
coraggiosi lavoratori degli effetti visivi della Walt Disney
Pictures hanno superato la paura e il silenzio che hanno impedito
alla nostra comunità di avere voce in capitolo per decenni. Con una
stragrande maggioranza di queste troupe che chiedono la fine del
“modo in cui gli effetti visivi sono sempre stati”, questo è un
chiaro segno che la nostra campagna non riguarda uno studio o una
società. Riguarda i lavoratori VFX di tutto il settore che
utilizzano gli strumenti a nostra disposizione per elevarci e
creare un percorso migliore da seguire.
Loeb: La
determinazione di questi lavoratori degli effetti visivi non è solo
encomiabile, è rivoluzionaria. La loro azione collettiva contro lo
status quo rappresenta un cambiamento epocale in questo momento
critico per il nostro settore. Il coro di voci che chiedono un
cambiamento non ha precedenti e dimostra che il nostro movimento
unito non riguarda una sola azienda, ma crea un precedente di
dignità, rispetto ed equità per tutti.
Da quando gli effetti visivi sono
stati introdotti dai film di Star
Wars negli anni ’70 e ’80, il settore non è mai stato
unificato sotto un sindacato. Questo fino a quando i lavoratori
della Marvel VFX hanno votato per la sindacalizzazione all’inizio
di questo mese, segnando una prima volta a Hollywood che avrebbe
dovuto creare un precedente rivoluzionario per il settore. Lo
studio di proprietà della Disney è stato criticato da molti
lavoratori VFX che hanno parlato delle pessime condizioni di lavoro
della Marvel, inclusi compensi ingiusti e il carico di lavoro
eccessivo, allo scopo di rispettare scadenze impossibili.
La Disney non ha la stessa
reputazione di maltrattare i lavoratori degli effetti visivi,
sebbene abbiano contribuito a creare film da miliardi di dollari –
come La bella e la bestia, Aladin
e Il re leone – da cui lo studio ha tratto enormi
profitti. Come parte dei loro sforzi per sindacalizzare, i
lavoratori della Disney VFX stanno avanzando richieste ragionevoli,
che includono un equo compenso per tutte le ore lavorate,
un’adeguata assistenza sanitaria e benefici pensionistici. Queste
richieste fanno eco alle crescenti richieste di miglioramenti nel
settore degli effetti visivi.
Il voto dei lavoratori della Disney
VFX per la sindacalizzazione arriva anche mentre i sindacati degli
sceneggiatori e degli attori, WGA e SAG-AFTRA, continuano a
scioperare lottando per una retribuzione giusta e migliori
condizioni di lavoro.
Sebbene Zendaya sia principalmente conosciuta per
aver interpretato figure positive anche se a volte turbolente,
l’attrice ha raccontato che sarebbe interessata a interpretare un
villain.
Diventata famosa per la prima volta
nel 2010 grazie al ruolo di Rocky Blue in Shake It
Up su Disney Channel, Zendaya è ora una delle figure più
importanti di Hollywood, e ha all’attivo già la conquista di due
Emmy Awards e un Golden Globe per la sua interpretazione in
Euphoria.
In un’intervista con Elle (tramite
Variety) condotta prima dello
sciopero SAG-AFTRA in vista della promozione, poi saltata, di
Challengers,
Zendaya ha risposto a una serie di
domande relative alla sua carriera. Quando le è stato chiesto di
descrivere un ruolo che le piacerebbe interpretare, ha risposto:
“Mi piacerebbe interpretare una sorta di cattivo. Attingere
alle vibrazioni malvagie e da super cattivo. Qualunque cosa che si
manifesti come tale, non penso necessariamente a un personaggio da
film di supereroi, intendo solo in senso emotivo. Sento che di
solito interpreto la brava ragazza, quindi mi piacerebbe
interpretare il cattivo.”
Challengers, la trama
Dal visionario regista Luca
Guadagnino arriva Challengers,
con protagonista Zendaya nel ruolo di Tashi Duncan, un’ex
prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della natura
che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Sposata con
un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte (Mike
Faist – West Side Story), la strategia di Tashi per la
redenzione del marito prende una piega sorprendente quando
quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick
(Josh
O’Connor – The
Crown), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di Tashi.
Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la
tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della
vittoria.
The Idol di
Sam Levinson non tornerà per la seconda stagione
su HBO. Andato in onda per cinque domeniche a
partire da giugno, The Idol aveva come protagonisti Lily-Rose Deppe
The Weeknd, e seguiva una pop star tormentata
mentre si preparava per un tour mondiale e si imbatteva nel
misterioso leader di una setta. Anche prima della sua presentazione
in anteprima a Cannes, The Idol è stato oggetto di
numerose critiche e controversie riguardanti sia la sua creazione
che la storia che raccontava.
Ora, secondo The Hollywood
Reporter, la stagione 2 di The Idol non avrà
luogo perché la HBO ha cancellato il progetto. Le fonti affermano
che il destino della serie era in discussione fino a poco tempo fa
e che, sebbene non esistessero piani definitivi per continuare la
storia, Levinson aveva delle opzioni. HBO ha dichiarato in un
comunicato:
“The Idol è stato uno dei
programmi originali più provocatori della HBO e siamo soddisfatti
della forte risposta del pubblico. Dopo molte riflessioni e
considerazioni, la HBO, così come i creatori e i produttori, hanno
deciso di non andare avanti con una seconda stagione. Siamo grati
ai creatori, al cast e alla troupe per il loro incredibile
lavoro”.
Nato dal lavoro di collaborazione
del regista Philippe
Garrel con i figli Louis (The
dreamers,
piccole donne), Esther (Chiamami
col tuo nome) e Lena, Il grande
carro è una pellicola drammatica franco svizzera. Il film
è stato proiettato per la prima volta alla settantatreesima
edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, dove
partecipò per l’Orso d’Oro. Nel cast si ritrovano anche
Aurélien Recoing nel ruolo del padre,
Francine Bergé nei panni della nonna e
Damien Mongin come Pieter.
Il grande carro: un dramma
familiare
Louis, Martha e Lena gestiscono
insieme al padre un teatro di burattini fin dalla tenera età.
Nonostante la morte della madre, la famiglia si mantiene unita
grazie alla passione comune che li porta ad esibirsi insieme; altro
elemento di legame è sicuramente la nonna, a cui specialmente
Martha è molto legata. Al quadro familiare si aggiunge Pieter,
artista squattrinato che decide di abbandonare momentaneamente la
pittura per entrare a far parte della compagnia di burattinai.
Questa situazione di apparente perfetto equilibrio viene rotta
dalla improvvisa morte del padre: da questo momento in poi nulla
potrà essere come prima, il filo invisibile che li teneva insieme
sembra essersi rotto.
All’inizio, Louis cerca di mantenere
unita la compagnia, dando inizio ad una nuova tournee, ma si
insinua dentro di lui un sentimento di insoddisfazione verso gli
spettacoli di burattini e la propria vita così com’era.
Contemporaneamente, Pieter lascia Helene, con cui nel frattempo ha
avuto un figlio, per stare con Laura e riscoprire la sua passione
per la pittura, mentre Louis vuole dare una svolta alla sua vita
con il teatro. Il destino del teatro di burattini di famiglia
sembra essere segnato da un inevitabile declino.
Un intreccio di lentezza e
silenzio
Ne Il grande carro
non sono presenti grandi picchi nello scorrimento delle vicende: i
pochi eventi emblematici per la trama vengono presentati allo
spettatore in maniera alquanto piatta, tale da non instaurare alcun
sentimento di empatia nel pubblico verso i personaggi. Gli stessi
dialoghi vengono interpretati dagli attori con toni abbastanza
piatti. Un esempio è la separazione tra Helene e Pieter: un padre
decide di lasciare, la propria compagna, madre del proprio figlio,
subito dopo la nascita del bambino. Si dovrebbe trattare di un
momento denso di rabbia da parte di Helene, abbandonata, ma nessuna
emozione viene mostrata sullo schermo.
L’unico caso in cui viene trasmesso
più pathos allo spettatore è la morte del padre: questa avviene
durante uno spettacolo, vengono mostrate allo spettatore le
marionette che di punto in bianco cadono di colpo, con il sipario
che viene poi chiuso dopo pochi secondi.
A contribuire a questa condizione di
monotonia del film c’è anche la quasi totale assenza di musica. La
colonna sonora o comunque delle forme di background musicale
possono contribuire a trasmettere uno specifico stato d’animo allo
spettatore; l’assenza di questo elemento rende la pellicola ancora
più inespressiva.
Nonostante una trama interessante e
abbastanza originale, Il grande carro finisce per
non mantenere interamente l’attenzione del pubblico per la mancanza
di elementi che possano coinvolgere lo spettatore.
Un inizio comune, tanti finali
divisi
Il grande carro è
caratterizzato dalla presenza di tanti personaggi, tutti molto
diversi tra loro. Pur partendo da una situazione iniziale comune,
ovvero il teatro dei burattini, nel momento in cui le loro strade
si dividono mostrano le loro personali peculiarità caratteriali. Se
con il padre in vita tutti i figli e Pieter erano un collettivo
comune, una compagnia in cui contava l’insieme più che il singolo
soggetto, con la morte del padre ognuno prende strade differenti e
separate, facendo emergere le loro reali passioni.
Un esempio di ciò è sicuramente
Louis: quando il padre è in vita lui non ha problemi a lavorare
nella compagnia, perché naturalmente era bello e gratificante
potersi esibire insieme alla propria famiglia e contribuire a ciò
che il padre aveva creato. Con la sua morte però i burattini
diventano qualcosa di soffocante per Louis: si rende conto che ciò
che rendeva gli spettacoli di burattini così entusiasmanti per lui
era la famiglia al completo, ma oramai quella magia sembra svanita.
A questo punto Louis scopre la sua vera passione, il teatro, dove
riesce a farsi strada e ad ottenere un grande successo.
Al contrario, Lena e Martha
continuano ad aggrapparsi al teatro dei burattini, vedendola come
una sorta di eredità del padre. Le due cercano in ogni modo di
portare avanti la compagnia da sole, senza però ottenere il
successo degli anni passati.
In occasione dell’uscita in Italia
di The
Equalizer 3 – Senza Tregua, il 30 agosto
distribuito da Eagle Pictures, abbiamo intervistato Bruno
Bilotta, che fa parte del nutrito cast italiano del film
con protagonista
Denzel Washington e diretto da Antoine
Fuqua.
The
Equalizer 3 – Senza Tregua, il nuovo thriller
d’azione di Sony Pictures diretto da Antoine Fuqua
con
Denzel Washington. L’attore premio Oscar torna a
interpretare l’ex agente governativo Robert McCall nell’ultimo
capitolo della saga dell’inflessibile giustiziere. Il film, scritto
da Richard Wenk (Jack Reacher – Punto di non ritorno,
The Equalizer 2 – Senza perdono) e ispirato
alla serie TV anni ‘80 Un giustiziere a New-York,
vede tra i protagonisti anche
Dakota Fanning e David Denman.
The
Equalizer 3 – Senza Tregua sarà solo al
cinema dal 30 agosto prodotto da Sony Pictures e Eagle Pictures,
distribuito da Eagle Pictures.
Da quando ha abbandonato la sua vita
di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha
lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e
trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore
degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia,
scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss
della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa
cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.
Da sempre appassionato di
fantascienza, il regista Steven Spielberg è tornato a
raccontare della presenza aliena sulla terra con il film
La guerra dei mondi, distribuito
in sala nel 2005. Su sceneggiatura del fidato David
Koepp, questo è la trasposizione dell’omonimo, e
famosissimo, romanzo di H. G. Wells, pubblicato a
puntate nel 1897, e già divenuto film nel 1953 (qui la recensione).
Consapevole della notorietà della storia, il regista si assicurò
che nessuna notizia riguardante il film divenisse pubblica prima
del tempo. Ciò permise di rendere l’atmosfera, e soprattutto
l’aspetto degli alieni, un vero e proprio mistero, risoltosi
soltanto con l’arrivo in sala del titolo.
Interpretato da Tom
Cruise, il quale aveva giù lavorato precedentemente
con Spielberg per Minority
Report, il film vanta una grande cura negli effetti
speciali, vero cuore del film. Questi, sotto l’attenta supervisione
del regista, risultarono particolarmente stupefacenti, e il team di
realizzatori ottenne anche una nomination al premio Oscar.
Particolarmente favorevole fu anche il giudizio del pubblico, che
accorse a vedere il film al momento della sua uscita. Con un budget
attestato intorno ai 132 milioni di dollari, La guerra dei
mondi arrivò a guadagnarne circa 603 in tutto il mondo,
classificandosi come il quarto film più visto dell’anno.
Particolare elemento di attrattiva
sono ovviamente gli alieni presenti nel film. Questi, in realtà,
appaiono in forma diretta soltanto in poche scene. Molto più
presenti sono i mezzi grazie a cui si muovono, chiamati Tripodi.
Questi vennero realizzati con un aspetto che il regista ha definito
“elegante”, e ispirato alle forme di vita acquatiche. Il suo
obiettivo era di rendere talmente tanto affascinanti e minacciose
queste macchine, che gli spettatori si sarebbero interessati più ad
esse che non agli alieni al loro interno. Il risultato fu proprio
quello sperato, e ancora oggi questi esemplari sono ben presenti
nella memoria di chi ha apprezzato il film.
La guerra dei mondi: la
trama del film
Protagonista del film è Ray
Ferrier, operaio portuale divorziato e intento a dividersi
tra il lavoro e la cura dei suoi due figli, Rachel
e Robbie. Questi vengono a trovarlo un weekend al
mese, ed è proprio durante questo che Ray si accorge che qualcosa
non va. Nel cielo si è infatti formata una grande nube, dalla quale
si scagliano una serie di impressionanti fulmini. Questi sembrano
colpire il suolo senza apparenti danni. Riunitosi nel centro
cittadino insieme al resto della popolazione, Ray cerca di capire
cosa stia succedendo, preoccupato anche dalla presenza dei figli.
Improvvisamente, da sotto il suolo un imponente macchina robotica
si erge nella città. Le sue intenzioni diventano chiare nel momento
in cui inizia a sterminare i presenti, seminando il terrore.
Riuscito a sfuggire, Ray torna
rapidamente a casa e presi i figli inizia una disperata fuga senza
meta. Il panico generatosi è però fonte di ostacoli, e così l’uomo
si vedrà costretto a proteggere i figli tanto dagli alieni quanto
dagli altri umani. Consapevole di trovarsi in una situazione
disperata, in una vera e propria invasione aliena, Ray sembra non
avere altre possibilità che scappare. Ma ciò non sarà sempre una
possibilità percorribile, e rispondere all’attacco sarà l’unico
modo di poter recuperare la pace persa. Mentre tenta di studiare le
pericolose macchine, alla ricerca di un punto debole, Ray dovrà
però fare i conti anche con il suo ruolo di genitore, e con i
nascenti conflitti con i propri figli.
La guerra dei mondi: il
cast del film
Fu proprio Tom
Cruise a proporre a Spielberg l’idea per il film.
L’attore desiderava infatti lavorare nuovamente con il regista e
gli suggerì tre storie da poter adattare sul grande schermo. Il
regista scelse tra queste La guerra dei mondi, affascinato
dai temi e dal potenziale. Cruise ricoprì così il ruolo del
protagonista, e si preparò studiando il genere fantascientifico
attraverso noti film e romanzi. Ciò lo aiutò a calarsi
ulteriormente nell’atmosfera generale, da lui descritta come
particolarmente cupa. Il film si è poi rivelato l’ennesimo grande
successo per lui, ed è stato il suo sesto titolo consecutivo a
superare i 100 milioni di dollari di incassi, nonché il tredicesimo
in tutta la sua carriera.
Per il ruolo di Rachel, la figlia
del protagonista, Spielberg scelse l’attrice Dakota
Fanning, conosciuta grazie alla serie fantascientifica
Taken, da lui prodotta. Grazie a questo ruolo l’attrice
ebbe modo di affermarsi ulteriormente, ottenendo un altro grande
successo cinematografico. L’attore Justin Chatwin,
noto anche per il film Dragonball Evolution, ricopre
invece il ruolo di Robbie, l’altro figlio del protagonista. Il
premio Oscar Tim Robbins interpreta invece Harlan
Ogilvy, un ex guidatore di ambulanze che dà riparo a Ray e i suoi
figli. L’uomo, però, rivelerà un profondo desiderio di vendetta
contro gli alieni, colpevoli di aver ucciso la sua famiglia.
L’attrice Miranda Otto, infine, ricopre il ruolo
di Mary Ann Ferrier, ex moglie di Ray. L’interprete è
particolarmente nota per il personaggio di Éowyn nella trilogia di
Il Signore degli Anelli.
La guerra dei mondi: le
differenze con il libro
Nell’adattare il celebre romanzo di
fantascienza, Spielberg richiese agli sceneggiatori di mantenere
l’idea di base ma di tralasciare tutti quei dettagli ritenuti
stereotipati o datati. Koepp, dunque, diede vita a degli
inevitabili tradimenti nei confronti del testo letterario.
Innanzitutto, egli decise di servirsi di una voce narrante, un
personaggio esterno agli eventi che potesse aprire e concludere il
film. All’interno di questo egli costruì una storia di resistenza
incarnata dal padre Ray e dai due suoi figli. Per Spielberg, questo
elemento si rivelò fondamentale. Non solo, infatti, egli vi
ritrovava elementi della sua vita privata, ma anche quelle
insicurezze che si potevano ritrovare nel popolo americano in
seguito agli attentati dell’11 settembre 2001.
Allo stesso modo, però, si evitò di
ricorrere all’espediente dell’arrivo degli alieni tramite
astronave. Spielberg e Koepp decisero di scostarsi da questo
elemento del romanzo preferendo una trovata più innovativa, che è
poi quella riscontrabile nel film. Le stesse modalità con cui gli
alieni conquistano la terra differiscono dal libro al film, come
anche le motivazioni a riguardo. Centrale è stata poi la decisione
di evitare una serie di elementi eccessivamente riportati al
cinema, come la distruzione di monumenti storici da parte degli
alieni. Oltre a ciò, alcuni eventi sono stati ovviamente ridotti o
condensati, così da poter narrare quanto più possibile di quanto
descritto nel libro.
A cambiare è la stessa
ambientazione. Tra il libro e il film passa infatti più di un
secolo, e per questo vennero adottate particolari soluzioni. Lo
sceneggiatore, infatti, mantenne la contemporaneità del nuovo
millennio con tutte le sue caratteristiche, ma costringendo i
personaggi a muoversi in un contesto sprovvisto di energie
elettrice e sistemi di comunicazione li riportò praticamente
all’Ottocento. Per quanto riguarda il finale, invece, si operarono
decise differenze rispetto al romanzo. Spielberg però ammise di non
essere rimasto soddisfatto da questo, poiché pur tentando altre
strade non riuscì a trovare un modo migliore per terminare la
storia.
La guerra dei mondi: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. La guerra dei
mondi è infatti presente su Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione
per lunedì 28 agosto alle
ore 21:00 sul canale 20
Mediaset.
Giunto alla sua terza regia
cinematografica, l’attore Ben
Affleck dimostra tutto il suo talento realizzando il
film Argo, ispirato dal
romanzo di memorie Master of Disguise: My Secret Life in the
Cia, di Tony Mendez e dall’articolo di Wired
intitolato The Great Escape: How the CIA Used a Fake Sci-Fi
Flick to Rescue Americans from Tehran. La storia dietro a
queste fonti è vera, e si riferisce alla cosiddetta Canadian
Caper, ovvero l’operazione segreta che portò alla liberazione
di sei cittadini americani nell’ambito della crisi degli ostaggi in
Iran.
Nel 2007, basandosi su tali
testimonianze, Chris Terrio scrisse la
sceneggiatura del film, che venne inserita nella Black
List dei migliori script ancora privi di una produzione. Non
passò molto però che il premio Oscar George
Clooney si interessasse alla storia, acquisendone i
diritti. Assunto il ruolo di produttore, con la sua Smokehouse
Pictures, egli affidò la regia ad Affleck. In breve, il film prese
vita, grazie anche al sostegno della Warner Bros. e alla
partecipazione di noti attori come John
Goodman e Alan
Arkin.
Al momento della sua uscita, il film
si rivelò un grandissimo successo. La critica lo indicò come uno
dei migliori film dell’anno, lodando in particolare la regia di
Affleck. Al box office il film arrivò a guadagnare più di 232
milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di
44,5, confermando anche il grande apprezzamento di
pubblico. Argo ottenne infine ben 7 nomination ai
premi Oscar, trionfando nelle categorie del miglior montaggio,
miglior sceneggiatura non originale e miglio film.
Argo: la trama del
film
La vicenda del film ha inizio il 4
novembre del 1979, quando gli islamisti iraniani assaltano
l’ambasciata americana a Teheran come rappresaglia contro il
presidente Jimmy Carter. Qui vengono presi in ostaggio 52
diplomatici, mentre sei funzionari riescono invece a scappare e
trovare rifugio presso l’ambasciata canadese. La loro presenza lì
mette però a rischio coloro che li hanno ospitati, e più passa il
tempo più la situazione rischia di precipitare. È a questo punto
che l’agente della CIA Tony Mendez viene convocato
dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli affida
l’incarico di recuperare i sei uomini.
Mendez, specialista in operazioni
sotto copertura, non riesce però a trovare un piano che possa
funzionare. Improvvisamente, l’ispirazione lo coglie. I sei uomini
dovranno fingere di essere una troupe cinematografica canadese alla
ricerca delle location per un nuovo film di fantascienza intitolato
Argo. Deciso a portare a termine il piano, Mendez e il suo
supervisore Jack O’Donnell contattano John
Chambers, truccatore di Hollywood, il quale li mette in
contatto con il produttore Lester Siegel. Il
gruppo riesce così ad ottenere il consenso per sviluppare
Argo, dando poi vita ad una società di produzione e ad una
sceneggiatura, il tutto per rendere credibile la copertura.
Fingendosi il produttore di
Argo, Mendez riesce ad atterrare a Teheran, dove raggiunge
i diplomatici. Forniti loro dei documenti falsi, ha inizio la
complicata operazione di estrazione. Il minimo passò falso può
portarli tutti alla morte, e per loro sarà dunque vitale seguire
scrupolosamente il copione prefissato. In mezzo alla rivolta, però,
riuscire a lasciare il paese sarà più complesso del previsto,
specialmente nel momento in cui l’operazione viene cancellata
all’improvviso.
Argo: il cast del
film
Oltre che regista, Affleck è anche
il protagonista del film. Egli decise infatti di ricoprire il ruolo
dell’agente Tony Mendez. Una scelta, questa, da molti criticata, in
quanto il vero Mendez ha origini ispaniche, assenti in Affleck. Il
vero agente, tuttavia, non si è mai lamentato a riguardo, e anzi ha
sostenuto l’attore dichiarandosi entusiasta della sua
interpretazione. Egli si incontrò inoltre più volte con Affleck, il
quale desiderava conoscerlo per capire meglio la storia e potersi
calare in modo realistico nei suoi panni. Mendez, inoltre, lo aiutò
ad ottenere permessi speciali per poter girare nei veri quartier
generali della CIA.
Il primo attore ad entrare a far
parte del cast è stato però il premio Oscar Alan
Arkin. Questi ricopre il ruolo del produttore Lester
Siegel. Per la sua interpretazione, tuttavia, l’attore ha
raccontato di essersi ispirato al celebre Jack L. Warner, che
insieme ai suoi fratelli fondò lo studios Warner Bros. Questi, a
sua detta, aveva infatti la personalità più idonea al tipo di
personaggio che occorreva per il film. La sua è stata una delle
performance più lodate di tutto il film, e ha permesso all’attore
di guadagnare una nuova nomination all’Oscar come non
protagonista.
Vi è poi l’attore John
Goodman, il quale interpreta il celebre truccatore John
Chambers, noto per aver realizzato il make-up del film Il
pianeta delle scimmie. Nel cast sono poi presenti anche altri
noti attori di Hollywood. Il primo di questi è Bryan
Cranston, che interpreta Jack O’Donnell, supervisore
dell’operazione ideata da Mendez. Vi è poi Kyle
Chandler, nel ruolo del funzionario di governo Hamilton
Jordan. Nel ruolo dei sei diplomatici da liberare vi sono invece
gli attori Tate Donovan, Scoot McNairy, Kerry Bishé,
Christopher Denham, Clea DuVall e Rory
Cochrane.
Argo: la vera storia
dietro al film
Per quanto il film si attenga
grossomodo alla realtà degli eventi, vennero tuttavia operati una
serie di significativi cambiamenti. Questi erano giustificati dalla
ricerca di una maggior drammaticità per gli eventi, come anche di
una costruzione che fosse più vicina ai canoni cinematografici. Nel
realizzare ciò, la principale accusa poi mossa al film di Affleck è
quella che indica come particolarmente ridotto il reale ruolo che
l’ambasciata canadese ebbe nella fuga dei sei americani. A loro si
è infatti dovuto molto della buona riuscita dell’operazione. Questa
stessa, contrariamente a quanto mostrato nel film, non incontrò
particolari ostacoli. Molto del dramma si era infatti già svolto
prima dell’arrivo di Mendez a Teheran.
Ad ogni modo, come mostrato nel
film, è vero che fu Mendez ad avere l’idea del finto film come
copertura per l’operazione. Egli era infatti da tempo legato
all’industria cinematografica, ed aveva realmente avuto contatti
con il truccatore John Chambers. Grazie alle pressioni di Mendez,
la CIA fondò davvero lo Studio Six Productions, i cui uffici furono
collocati nella zona di Hollywood. Mendez, poi, si occupò di
selezionare una reale sceneggiatura per dare credibilità al tutto.
La scelta ricadde su Lord of Light, di genere
fantascientifico, risultata perfetta per la sua complessa trama.
Egli scelse poi il titolo Argo in riferimento alla nave
che, nel mito greco, portò Giasone e gli Argonauti alla conquista
del vello d’oro.
Intanto a Teheran, contrariamente a
quanto raccontato nel film, il gruppo di diplomatici si trovò a
cambiare furtivamente location per cinque volte nell’arco di sei
giorni. Questi, infine, riuscirono ad entrare in contatto con
l’ambasciatore canadese Ken Taylor. Il gruppo, a quel punto, si
divise, continuando a mantenere la clandestinità. La mattina del 27
gennaio del 1980, Mendez e i sei diplomatici passarono facilmente i
controlli di sicurezza all’Aeroporto internazionale di Teheran,
mostrando i loro documenti falsi. Il gruppo si trasferì dunque in
Svizzera, giungendo infine negli Stati Uniti tre giorni dopo.
Argo: dove vedere il film
in streaming
Per gli amanti del film, o per chi
volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Argo è infatti
presente nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google
Play, e Apple iTunes. È inoltre
disponibile all’interno delle piattaforme Infinity, Tim
Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 28 agosto alle ore 21:00
sul canale Iris.
L’attore Steven
Seagal è diventato celebre grazie alle sue abilità nel
campo delle arti marziali, poi portate con successo al cinema in
numerosi film d’azione, molti dei quali divenuti titoli di culto.
Dopo lungometraggi come Nico, Duro da uccidere e
Giustizia a tutti icosti, nel 1992 egli recitò
in quello che è ancora oggi il suo maggior successo:
Trappola in alto mare. Diretto da
Andrew Davis, il film è un puro action
thriller, spesso accostato a titoli come Trappola di
cristalloe Cliffhanger – L’ultima
sfida, è indicato come uno dei migliori titoli da vedere
se si è appassionati di questo genere di opere.
Il film fu la consacrazione
definitiva per Seagal a star del cinema d’azione. Allo stesso
tempo, l’attore in accordo con il regista si impegnò ad offrire non
solo grande intrattenimento ma anche profonde riflessioni sulle
armi nucleari. Nelle intenzioni dei due, infatti, il film doveva
raggiungere un pubblico il più ampio possibile per diffondere
tematiche estremamente attuali e su cui era necessario
sensibilizzare il più possibile. Con un incasso di oltre 155
milioni a fronte di un budget di 35, il film fu infine un grande
successo, ed è ancora oggi ricordato come un solido thriller anni
Novanta.
Tanto fu il successo che nel 1995
venne realizzato un sequel intitolato Trappola sulle Montagne
Rocciose, dove Seagal ricopre nuovamente il ruolo di
protagonista. Trappola in alto mare è dunque oggi un vero
e proprio classico, ancora attuali sotto molti punti di vista.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Trappola in alto mare: la trama del film
Protagonista del film è il
sottoufficiale Casey Ryback, membro
dell’equipaggio della corazzata USS Missouri. Pur cercando di
rimanere fedele al suo ruolo, egli non riesce a digerire
l’atteggiamento presuntuoso del comandante Krill.
Dopo l’ennesimo scontro, durante la festa organizzata sulla nave
prima che questa torni in patria, Casey viene fatto rinchiudere
nella cella frigorifera. Mentre egli si trova lì, un elicottero con
a bordo un complesso musicale atterra sulla Missouri, portando
ulteriore movimento all’allegra serata di festa. Il clima, però,
cambia drasticamente quando la band si rivela essere composta da
terroristi armati fino ai denti, di cui Krill è complice.
Il gruppo è capitanato da
William Strannix, un ex agente intenzionato ad
impossessarsi dei codici d’armamento. Nel mezzo di quella
confusione, Ryback riesce a fuggire dalla sua prigionia e ben
presto si rende conto di essere l’unico in grado di salvare la
situazione. Accompagnato dalla svampita Jordan
Tate, una attrice ingaggiata per la serata, egli dovrà
cercare di sventare i piani di Strannix, evitando un escalation che
potrebbe facilmente portare ad un conflitto nucleare. L’arsenale
presente sulla Missouri, infatti, è quanto mai pericoloso e con i
codici d’armamento nelle mani sbagliate il peggio è dietro
l’angolo.
Trappola in alto mare: il
cast di attori del film
Come anticipato, ad interpretare il
protagonista Casey Ryback vi è l’attore Steven
Seagal. Particolarmente affascinato e devoto al ruolo,
egli accettò di tagliarsi il suo celebre codino, in quanto in
marines non posso portare i capelli lunghi. Egli inoltre apportò
personalmente alcune modifiche alla sceneggiatura, al fine di
rendere più convincenti alcuni passaggi narrativi. Accanto a lui,
nel ruolo di Jordan Tate, vi è l’attrice Erika
Eleniak, qui in uno dei suoi ruoli più celebri.
Originariamente sembra che Seagal non andasse d’accordo con la
collega, salvo poi affermare il contrario in recenti interviste.
L’attore Gary Busey interpreta invece il corrotto
Krill.
Nei panni del principale
antagonista, William Strannix, vi è invece l’attore Tommy Lee
Jones. Questi accettò di recitare nel film per poter
collaborare nuovamente con Davis, il regista, con il quale aveva
già realizzato Uccidete la colomba bianca. Pur essendo il
cattivo del film, Lee Jones compare in scena per più tempo rispetto
a Seagal, che in tutto è presente nel film solo per 41 minuti. Una
volta terminate le riprese del film, l’attore ha fatto sapere che
in futuro non avrebbe mai più recitato a fianco di Seagal,
dichiarando: “non è facile dividere il set con l’incapacità e
la superbia“. Durante le riprese di Trappola in alto
mare, però, Jones decise di girare un nuovo film con Davis,
ovvero Il fuggitivo.
Trappola in altomare: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Trappola in alto mare grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 28 agosto alle ore 21:30
sul canale TV8.