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Lord Voldemort: tutto quello che non sai sul cattivo di Harry Potter

Per quanto sia noto, grazie al grande successo della saga di Harry Potter, Lord Voldemort rimane uno dei villain più misteriosi per i più, soprattutto perché i misteri legati al suo passato, al suo nome e alla sua vita sono stati raccontati principalmente nei romanzi.

I quella sede, JK Rowling ci ha offerto uno sguardo interessante sul suo passato e sulla sua infanzia, dipingendo l’immagine di un personaggio profondamente turbato e afflitto da grande conflitto interiore. Molto di questo tende a cadere nel dimenticatoio quando ci si approccia solo ai film della saga, quindi qui si prova a raccontare quali sono i segreti e i dettagli della vita di Voldemort che non tutti conoscono.

Tutto quello che non sai su Lord Voldemort

Voleva insegnare a Hogwarts…

HogwartsSubito dopo essersi diplomato a Hogwarts, Tom Riddle chiese all’allora preside Armando Dippet se poteva rimanere nel castello, in veste di insegnante di Difesa contro le arti oscure. Brillante com’era, la sua richiesta non era poi fuori luogo, ma visto che aveva solo 18 anni, Dippet gli consigliò di tornare a chiedere la cattedra qualche anno dopo.

Abbastanza sicuro di sé, una decina di anni dopo, tornò a Hogwarts e fece di nuovo la richiesta di insegnare lì, ma intanto Silente era diventato il Preside della scuola, ed essendo già a conoscenza del fatto che il giovane mago si faceva già chiamare Lord Voldemort, decise di rifiutargli la cattedra, pur non potendo fare ancora nulla per fermarlo o incriminarlo. Ma dal libro sappiamo che probabilmente Riddle aveva già cominciato a produrre i suoi Horcrux quando si presentò da Silente, dieci anni dopo il diploma.

… ma maledisse quella cattedra perché non era stato assunto

Dal momento che la cattedra di Difesa contro le arti oscure non gli venne assegnata, Lord Voldemort la maledisse, avvezzo com’era ad ottenere sempre tutto ciò che desiderava. Così, tutti i professori che vennero scelti per ricoprire il ruolo, da allora in avanti, non durarono più di un anno, fino ai giorni in cui Harry stesso arrivò a Hogwarts e la sua storia accademica lo conferma.

Come afferma Silente nel sesto romanzo, Harry Potter e il principe mezzosangue, “Vedi, non siamo stati in grado di mantenere un professore di Difesa contro le Arti Oscure per più di un anno da quando ho rifiutato l’incarico a Lord Voldemort.” Raptor, Allock, Lupin, Moody, Umbridge e Piton si sono infatti avvicendati alla cattedra nel corso dei sei anni di scuola di Harry!

Lui e Harry Potter sono imparentati (alla lontana)

Harry PotterNell’ultimo capitolo della serie, Harry Potter e i Doni della Morte, Rowling inserisce i Doni del titolo nell’equazione, nel suo grande schema narrativo. Questi tre oggetti magici super potenti hanno la fama di rendere immortale colui che li possiede tutti e tre contemporaneamente. C’è la Bacchetta di Sambuco, la più potente al mondo e che si dice sia imbattibile in battaglia, la Pietra della Resurrezione e il Mantello dell’invisibilità.

Harry, come sappiamo, possiede il mantello, che gli è stato lasciato in eredità da suo padre. La famiglia Peverell era la proprietaria originale dei Doni, e questo implica che Harry sia lontanamente imparentato con loro.

Nel frattempo, Lord Voldemort appartiene alla famiglia Gaunt, che si vanta del proprio status di Puro Sangue da generazioni. Trai cimeli di famiglia, custodiscono l’anello di Gaunt, che vede incastonata su di esso la Pietre della Resurrezione. Evidentemente sia Harry che Tom discendono dai Peverell, e sono in qualche modo lontanissimi cugini.

Nessuno pronuncia correttamente il suo nome

Lord VoldemortGrazie all’immenso successo del franchise di Harry Potter, Lord Voldemort è diventato uno dei cattivi più riconoscibili della storia recente, al pari di Darth Vader e di Joker. Tuttavia, è interessante notare che circa il 99,9% di noi pronunci il suo nome in modo errato.

Come la stessa JK Rowling ha confermato su Twitter nel 2015, la T finale di Lord Voldemort è in realtà silenziosa. Il nome ha origini francesi, e in francese, la T finale non si pronuncia mai!

È un nome piuttosto poetico, in realtà

Tom Riddle Harry Potter-Chamber-Of-SecretsL’intenzione di Tom Riddle, quando inventò per se stesso il suo nome di guerra, era quella di evocare un nome che fosse minaccioso, per eliminare l’eco di quel babbano “Tom RIddle” ereditato dal padre.

Come sappiamo, quindi, il nome Lord Voldemort è francese. Vol-de-mort si traduce essenzialmente con “fuga dalla morte” o “in fuga dalla morte”, un piccolo riferimento dell’autore riguardo alle motivazioni e alle ambizioni segrete di Riddle, ovvero ingannare la morte stessa.

Tutto quello che non sai su Lord Voldemort

È stata la persona che più di ogni altra si è avvicinata all’immortalità

Nonostante il concetto non sia proprio lineare, perché c’è un’immortalità legata al proprio nome che a volte è tenuta in più alto valore che quella biologica e fisica (si veda Achille, nell’Iliade, e le sue scelte per ottenere l’immortalità e la gloria eterna!), Lord Voldemort è stato effettivamente il personaggio che sembra aver infuso più di tutti gli altri sforzi ed energie nella speranza di diventare immortale e aggirare quella banalità non magica dalla quale era tanto infastidito.

Voldemort, quindi, ha deciso di prendere il termine completamente alla lettera. Nella sua disperata lotta per vivere per sempre, si è trasformato da un bel giovane a un orribile uomo-serpente, e ha creato più Horcrux di chiunque nella storia abbia mai fatto prima (stando alle congetture di Silente, che si sono sempre rivelate esatte!).

È nato il giorno della vigilia di Capodanno

Voldemort è nato il 31 dicembre 1926, nel giorno della vigilia di Capodanno, sembra proprio per garantire che nessuno avrebbe mai avuto un felice anno nuovo. Tuttavia sappiamo che le circostanze della nascita di Tom Riddle Junior sono più tragiche che malefiche, infatti, sua madre, Merope Gaunt, si tenne in vita solo fino a che nacque il bambino, e poi si lasciò morire, sofferente per l’amore di quel Babbano che lei aveva sposato con l’inganno.

Simbolicamente, il 31 dicembre rappresenta la morte di un anno, il suo giorno più “freddo”.

Il suo secondo nome è piuttosto divertente (almeno in Francia)

Se avete visto o letto Harry Potter e la Camera dei Segreti innumerevoli volte, saprete bene che il nome completo di Tom Riddle è Tom Orvoloson Riddle. Quel secondo nome è quello che la madre Merope scelse per il figlio per dargli una traccia nel nome della sua famiglia, Orvoloson è infatti il nome del padre. Tuttavia sappiamo, perché ci viene mostrato graficamente ne La Camera dei Segreti, che l’anagramma di Tom Orvoloson Riddle è Sono io Lord Voldemort.

Questo vuol dire che il secondo nome di Riddle cambia a seconda della lingua in cui si scrive Sono ioLord Voldemort, proprio per far funzionare l’anagramma. Infatti, in inglese, il nome è Tom Malvoro Riddle, perché l’anagramma da comporre è I Am Lord Voldemort.

Tuttavia, per far funzionare l’anagramma, ogni lingua deve avere un secondo nome differente, e, in francese, l’unico nome adatto è risultato essere… Elvis! Vi immaginate un Elvis Gaunt che lancia maledizioni dalla sua catapecchia mentre la giovane e spaventata Merope di nasconde in un angolo a meditare la sua fuga?

Dopo il primo film, i suoi occhi sono del colore sbagliato

Come abbiamo visto in Harry Potter e la pietra Filosofale e come è abbondantemente descritto nei romanzi di Rowling, Lord Voldemort ha gli occhi rossi da rettile. Questa caratteristica tanto specifica è andata persa nei film.

Infatti, se sulla nuca di Raptor, Lord Voldemort compare esattamente con quel look, dal quarto film in avanti assume il colore di occhi che ha in realtà Ralph Fiennes, l’attore che lo interpreta!

Tutto quello che non sai su Voldemort

Lui e Bellatrix Lestrange erano più che semplici amici

Bellatrix Lestrange e Lord VoldemortAlla base del personaggio di Lord Voldemort c’è un solo punto cruciale, che gli è costato la vita, alla fine: è incapace di amare. Questa caratteristica deriva da ogni sorta di trauma infantile che ha subito, cosa che potrebbe renderlo addirittura una vittima, un personaggio con il quale simpatizzare.

Tuttavia, per quanto lui non sia mai stato in grado di amare nessuno al di fuori di se stesso, anche lui ha delle groupie, pazze, naturalmente. In tutta la serie, viene costantemente ribadito che Bellatrix Lestrange è una delle seguaci più vicine e devote a Lord Voldemort. Potrebbe esserci stato qualcosa tra lei e il Signore Oscuro? Dopotutto certe cose si possono fare anche senza amore, e infatti…

Voldemort ha una figlia

Qualunque cosa fosse accaduta traLord Voldemort e la sua devota collaboratrice Bellatrix, ad un certo punto, i due hanno avuto una figlia. Secondo Harry Potter and the cursed child, la piece teatrale sequel scritta sempre da Rowling, Delphini è nata a Villa Malfoy, qualche tempo prima della fatidica battaglia di Hogwarts.

Non conosciamo i dettagli, poiché la sua storia non è stata ricollegata al canone della serie in misura reale, ma è interessante. Ciò significa che, quando Lord Voldemort viene finalmente sconfitto, lei è l’ultima discendente vivente di Salazar Serpeverde.

Sicuramente ha seguito anche le orme di suo padre, creando una linea temporale alternativa (di breve durata) in cui Harry è morto durante la battaglia di Hogwarts. Successivamente è stata incarcerata ad Azkaban per aver ucciso un altro studente.

Tom Riddle è una persona reale

Ora, ovviamente, sappiamo tutti che il vero nome di Lord Voldemort è Tom Riddle. Lo sappiamo dal 1998, in barba agli spoiler per chi non ha ancora visto o letto la serie. Abbiamo parlato di Riddle, delle sue origini e dei pensieri di JK Rowling dietro il suo nome di battaglia, Lord Voldemort. Un’altra cosa curiosa è che in realtà due secoli fa esisteva un Tom Riddle e potrebbe essere stato l’ispirazione per il nome del Signore Oscuro.

A Greyfriars Kirkyard, a Edimburgo, giace la tomba di un certo Thomas Riddell. Rowling stessa ha ammesso che Riddell (scomparso nel 1896) potrebbe essere stato l’ispirazione per il nome (la tomba si trova in un’area che la scrittrice ha frequentato mentre scriveva i libri).

Quando non sei un animagus ma non ti interessa

In tutto il canone del franchise, si è abbastanza specifici sulle regole della trasformazione in animali. Nella maggior parte dei casi, questo incantesimo viene eseguito solo da Animagus registrati, come la professoressa McGrannitt, ad esempio. Questa è una strega o un mago che ha imparato a trasformarsi in un animale particolare e molto specifico. Possono passare dalla loro forma umana a quella animale a piacimento e sono soggetti a regolamenti molto rigidi in modo che non possano abusare di questo potere.

D’altra parte, abbiamo i lupi mannari. Queste sono persone che sono condannate a trasformarsi brevemente in un animale feroce ad ogni luna piena, contro la loro volontà. Nessuno di questi casi implica il “possesso” di un altro corpo. Questo potere è visto come esclusivo di Lord Voldemort e lo dimostra non solo quando possiede Harry, ma anche quando entra in Nagini, Ginny e Raptor. Questo tipo di processo può essere attribuito a una stretta connessione emotiva con i suoi Horcrux.

Tutto quello che non sai su Lord Voldemort

Il suo nome è davvero una maledizione

Come detto, durante gli eventi della serie, Lord Voldemort viene indicato più spesso come Colui che non deve essere nominato che come Tom Riddle o come Lord Voldemort. Ciò è dovuto alla natura superstiziosa di gran parte del mondo magico. Per gran parte della serie, è solo Silente che osa pronunciare il nome, al di là di Harry stesso.

La prima guerra magica stava finendo con l’inizio della serie, quindi le persone in tutto il mondo sono ancora ossessionate da questi eventi nefasti. Anche quando il mondo magico crede che lo stregone sia morto, nessuno riesce a pronunciare il suo nome.

È interessante notare che, nel capitolo finale, il nome di Voldemort è davvero una maledizione. Infatti, una maledizione è posta sulla parola e la rende tabù, il che significa che chiunque osi pronunciarla viene immediatamente rintracciato dal Mangiamorte. Il che ha perfettamente senso, poiché solo quelli che erano seriamente intenzionati a sconfiggerlo, lo sfidavano chiamandolo per nome.

Interpretare Lord Voldemort è un affare di famiglia

Lord VoldemortMan mano che la serie andava avanti, vengono fornite sempre più informazioni sul misterioso passato di Lord Voldemort. Questo è cruciale dal punto di vista della trama, poiché i suoi ricordi sono ciò che alla fine hanno portato Silente e Harry nei luoghi dei suoi Horcrux.

Il processo di andare a ritroso nella vita di Tom, ha comportato la necessità di vederlo da piccolo, e così abbiamo avuto una serie di altri giovani attori scelti per interpretare il villain. In particolare, il bambino che dà il volto a Tom ne Il Principe Mezzosangue nei ricordi di Silente, è Hero Fiennes-Tiffin, nipote di Ralph Fiennes.

Quando un Voldemort gonfiabile partecipò alle Olimpiadi

Durante la cerimonia di apertura di Londra 2012, la direzione artistica dell’evento ha scelto di rappresentare le icone della londinesità e così accanto a Mary Poppins, è stato fatto sfilare anche un gigantesco Lord Voldemort gonfiabile.

Una scena della quale non sapevamo di avere bisogno fino a che non l’abbiamo vista realizzata.

Ha studiato a Hogwarts durante la seconda guerra mondiale

Come ha chiesto una volta la professoressa McGranitt al cosiddetto Golden Trio: “Perché, quando succede qualcosa, siete sempre voi tre?” Alcune persone hanno un modo misterioso di attirare guai, disgrazie e brutti momenti in generale, e nessuno può capire questa tendenza come Ron, Hermione e Harry.

Ma lo stesso si dice per Tom Riddle, che ha studiato durante la seconda guerra mondiale, durante la quale il mondo umano era messo sottosopra da Hitler, e quello magico messo alla prova da Grindelwald. Infatti, la fine della seconda guerra mondiale corrisponde anche alla caduta dell’ex amico d’infanzia di Silente.

Lui e Molly Weasley hanno qualcosa in comune

Per molti fan di Harry Potter, la domanda che ci pone un molliccio è interessante. Ricordiamo che il molliccio è una creatura che si annida negli angoli bui della casa e che messa di fronte a un mago, si trasforma nella sua più grande paura.

Il mutaforma malefico, messo davanti a Molly Weasley, prende forma dei suoi familiari morti, come abbiamo visto nei libri, ma davanti a Lord Voldemort, probabilmente, prenderebbe solo la forma di lui stesso morto, visto che la sua più grande paura è di morire. Almeno secondo quanto ha dichiarato Rowling.

Tutto quello che non sai su Lord Voldemort

Anche lui e i gemelli Kray hanno qualcosa in comune

Abbiamo già visto l’attenta considerazione che l’autrice ha riservato ad alcuni aspetti del suo innominabile cattivo principale, ma cosa l’ha portato a diventare innominabile in primo luogo? Secondo Rowling, la perifrasi Colui che non deve essere nominato è stata in qualche modo ispirata dai gemelli Kray.

Questi due gangster britannici hanno governato la scena del crimine di Londra negli anni Cinquanta e Sessanta, e sono diventati così potenti e famosi che, ha detto Rowling, “la storia racconta che la gente non pronunciava il nome Kray, perché la punizione è stata così brutale… Penso che questa sia un’impressionante dimostrazione di forza, che puoi convincere qualcuno a non usare il tuo nome. Impressionante nel senso che dimostra quanto sia profondo il livello di paura che puoi ispirare. Non è qualcosa da ammirare.”

Era il definitivo cocco degli insegnanti

Tom Riddle è Lord VoldemortTom Riddle sapeva di essere sotto stretto controllo da parte di Silente dal momento in cui è arrivato a Hogwarts, quindi ha fatto del suo meglio per tenersi fuori dai guai e lavorare sodo. In questo modo, è stato in grado di influenzare la maggior parte degli insegnanti con il suo fascino insidioso.

Nonostante tutti i difetti del giovane, era sempre incredibilmente dotato. Ha lasciato la scuola come uno degli studenti più esperti che abbia mai studiato lì, e ci sentiamo di essere comprensivi verso Lumacorno, che gli ha svelato come realizzare gli Horcrux, proprio perché vittima del suo fascino.

Aveva un compagno intrigante che non ha mai visto la luce del giorno

Come sappiamo, sin dai tempi della scuola, Lord Voldemort è sempre stato circondato da un branco di tirapiedi, ammiratori e groupie in generale. Nei flashback del suo periodo a Hogwarts (attraverso i ricordi di Horace Lumacorno), lo vediamo a capo di un gruppo di prepotenti Serpeverde. È stato sottolineato più volte che la maggior parte di questi scagnozzi sarebbero diventati i primi Mangiamorte, all’uscita dalla scuola.

Conosciamo una discreta quantità di alcuni dei più fedeli seguaci di Lord Voldemort, ma che dire di Pyrities? Questo personaggio esisteva nelle prime bozze del primo libro, ma è stato apparentemente rimosso dall’intera serie durante la riscrittura e il lavoro di editing. Era raffigurato come un servitore di Lord Voldemort (non esplicitamente un Mangiamorte) e un po’ un dandy. Aveva un debole per i guanti bianchi, che erano spesso macchiati di rosso con il sangue dalle sue azioni violente. Ma questo è davvero tutto ciò che sappiamo di lui, purtroppo.

Tutto quello che non sai su Lord Voldemort

Aveva un lavoro come commesso

Ancora una volta, questo è uno di quei dettagli che si conosce solo se si sono letti i libri. È naturale, dopotutto. Quando stai cercando di condensare un romanzo di 600 pagine in un film (nonostante alcuni di questi film sono incredibilmente lunghi), sei costretto tagliare alcuni dettagli che invece offrono ai lettori dei libri una visione interessante.

Borgin e Burkes è il raccapricciante negozio di Magia Oscura che ospita l’armadietto svanito nel Principe Mezzosangue. Non appena si è laureato, Riddle ha iniziato a lavorare lì e ha dimostrato di essere incredibilmente abile nel convincere streghe e maghi a comprare le merci in vendita al negozio. Fu attraverso i suoi contatti al negozio che incontrò la ricca e anziana proprietaria della tazza di Tassorosso e del medaglione di Serpeverde, che avrebbe scelto di trasformare in Horcrux.

La sua infanzia tragica

È curioso come, in così tanti casi, la colpa per la sventura dei figli vada ad attribuirsi ai genitori. Per ogni scienziato che diventa un super-criminale, c’è un papà che non si è preso il tempo di giocare a palla con lui, ogni tanto. Per ogni spietato megalomane, c’è un terribile trauma infantile in agguato nel passato.

Nonostante tutta la passione di Voldemort per i purosangue, lui è nato da una madre strega e da un padre Babbano. Sua madre, Merope Gaunt, aveva stregato suo padre, Riddle Sr, con una pozione d’amore. Il ragazzo è stato concepito sotto i suoi effetti e sua madre è morta di crepacuore quando ha smesso di somministrare la pozione a Riddle Sr che l’ha lasciata, fuggendo. Si teorizza, quindi, che l’incapacità di Voldemort di provare amore sia una conseguenza letterale di quanto accaduto trai suoi genitori.

Potrebbe aver scelto il “prescelto” sbagliato

Nei libri vediamo che Harry scopre e accetta il suo destino di Prescelto, lo vive fino in fondo e riesce a sconfiggere Voldemort. Tuttavia, Harry è il Prescelto perché Voldemort stesso lo ha designato come tale, quando ha deciso di andare ad uccidere James e Lily, la notte di Halloween del 1981. Lord Voldemort ha scelto e creato il proprio acerrimo nemico attaccando i Potter.

La profezia al centro di Harry Potter e l’Ordine della Fenice apparentemente afferma che Harry e Voldemort sono in rotta di collisione e uno deve sconfiggere l’altro alla fine. Di nuovo, però, il libro pone la questione in maniera più chiara: “Colui che ha il potere di sconfiggere il Signore Oscuro si avvicina … Nato da coloro che lo hanno sfidato tre volte, nato quando il settimo mese muore … e il Signore Oscuro lo segnerà come suo pari …” Come spiega Silente, la descrizione nella profezia si adegua a due maghi, Harry Potter e Neville Paciock, ma visto che Lord Voldemort stesso ha scelto, non si sa perché, di attaccare i Potter, allora ha scelto Harry come suo rivale, e forse Neville rimarrà sempre all’oscuro di tutto ciò.

1975: Occhi bianchi sul pianeta terra, tutto quello che c’è da sapere sul film

Nel panorama della New Hollywood, che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta si caratterizzò per un significativo rinnovamento tematico e stilistico, sono numerosi i film che hanno avuto modo di portare al cinema storie segnate da profondi elementi distopici. Argomenti che un tempo non avrebbero trovato spazio nelle produzioni di Hollywood divenivano ora il mezzo attraverso cui riflettere sui cambiamenti della società e le sue possibili derive. Si raccontava dunque del futuro per parlare dell’oggi e pochi film ci sono riusciti in modo tanto memorabile quanto 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra, diretto nel 1971 da Boris Sagal.

Similmente ad un altro noto film distopico di quegli anni quale 2022: I sopravvissuti, questo titolo di fantascienza offre molteplici chiavi di lettura, a partire naturalmente dalla pericolosità della guerra e del probabile sterminio (o mutazione) della specie umana. Come notato da diversi critici nel corso del tempo, però, 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra sembra far riferimento anche all’innata paura del nemico presente poco oltre il mondo conosciuto. Il protagonista, che si presenta come l’ultimo baluardo della civiltà, si trova infatti a scontrarsi con antagonisti che sembrano incarnare le principali paure della società dell’epoca. In ultimo, si ritrova nel film anche un forte accenno a quella controcultura hippie che tanto spopolava in quegli anni.

1975: Occhi bianchi sul pianeta terra è dunque non solo un film che offre intrattenimento ed emozioni forti agli appassionati del genere, ma anche un’opera profondamente figlia del suo tempo che utilizza il genere per raccontare di quanto avveniva negli Stati Uniti di quegli anni, caratterizzati dalla guerra in Vietnam, dai movimenti per i diritti del popolo afroamericano, dagli orrori commessi dalla famiglia Manson e da numerosi altri sconvolgimenti che stavano rapidamente sgretolando l’immagine di una nazione compatta e immacolata. Anche a distanza di decenni, inoltre, il film di Sagal riesce ad essere attuale, avendo anticipato una serie di tendenze e comportamenti umani oggi sempre più diffusi.

1975: Occhi bianchi sul pianeta terra: la trama e il cast del film

Ma di cosa parla dunque 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra? Il film, come facilmente immaginabile, si svolge nell’anno 1975, quando una guerra batteriologica ha portato al diffondersi di un pericoloso virus che ha trasformato la specie umana in mostruosi mutanti che, in quanto fotofobici, escono allo scoperto solo di notte. Il loro scopo è quello di distruggere qualunque retaggio dell’era tecnologica, responsabile di quanto avvenuto. In una Los Angeles abbandonata e malridotta, si muove anche Robert Neville, ex medico militare nonché apparentemente l’unico umano sopravvissuto a questo olocausto batteriologico. Egli, nel tentativo di sopravvivere a questo ambiente, ricerca un antidoto per  tentare di salvare ciò che resta dell’umanità.

Ad interpretare Robert Neville vi è l’attore Charlton Heston, già celebre per i film Ben-Hur e Il pianeta delle scimmie. Il premio Oscar accettò subito il ruolo, essendo rimasto particolarmente colpito dalla storia narrata. Accanto a lui si ritrovano anche Anthony Zerbe nel ruolo di Matthias, il leader dei mutanti, e l’attrice Rosalind Cash nei panni della superstite Lisa. La Cash, qui al suo primo ruolo di rilievo, venne ingaggiata per il film per via della crescente popolarità del movimento Black Power. Quello tra lei e il protagonista, inoltre, è considerato il primo bacio interraziale mai apparso sul grande schermo. Un momento che generò non poca agitazione nella Cash, intimorita dallo status di celebrità di Heston.

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1975: Occhi bianchi sul pianeta terra: dal libro al remake Io sono leggenda

La storia di 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra è tratta dal romanzo di Richard Matheson dal titolo Io sono leggenda, pubblicato nel 1954. Celebre scrittore di titoli come Al di là dei sogni, Duel e Real Steel, da cui poi sono stati tratti anche gli omonimo libri, Matheson aveva già visto questo suo celebre romanzo venire adattato per il cinema con il film L’ultimo uomo della Terra, del 1964. La nuova trasposizione con Heston protagonista, però, differisce in molteplici modi da quanto lui scritto. Il cambiamento più importante è probabilmente quello relativo alla quasi totale estinzione dell’umanità. Se nel film questa avviene per via di una guerra batteriologica tra Cina e Stati Uniti, nel romanzo è invece la conseguenza di un virus diffuso da pipistrelli e mosche.

Da questa modifica si evince ulteriormente quanto agli autori del film interessasse proporre una storia che in modo più esplicito parlasse di questioni presenti nell’attualità di quel tempo, tra cui la guerra. Dal romanzo di Matheson è poi stato tratto anche un’ulteriore adattamento, quello del 2007 dal titolo Io sono leggenda. La differenza tra 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra e la nuova trasposizione, però, sta nel fatto che nel film con protagonista Will Smith viene ad essere ridimensionata se non del tutto eliminata la componente politica. Si tratta dunque di un titolo che, pur restando più fedele al romanzo di Matheson, si dimostra meno incisivo a livello contenutistico, offrendo più che altro un intrattenimento coerente con i suoi tempi.

1975: Occhi bianchi sul pianeta terra: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Apple iTunes, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7 gennaio alle ore 22:55 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Wild Wild West: trama, cast e curiosità sul film con Will Smith

Wild Wild West: trama, cast e curiosità sul film con Will Smith

Nel corso della sua storia il western è stato rielaborato in modi sempre nuovi e diversi. Uno degli esperimenti più originali e memorabili è il film del 1999 Wild Wild West (qui la recensione), che contiene tanto elementi di questo genere quanto altri relativi alla fantascienza, all’azione e alla commedia. Un miscuglio particolarmente esplosivo che ha dato vita ad un film apprezzato nella sua stranezza, che nel corso degli anni ha guadagnato maggiori consensi proprio per la sua natura di “scult“. Questo è diretto dal regista Barry Sonnenfeld, noto per i due film su La famiglia Addams e la trilogia di Men In Black, esperto nel fondere generi diversi tra loro per dar vita ad opere insolite e destinate ad un ampio pubblico.

Quella di Wild Wild West non è però una storia originale, bensì è ispirata alla serie televisiva Selvaggio west, andata in onda dal 1965 al 1969. Già in essa si ritrovavano elementi fantascientifici, resi ancor più evidenti e presenti nel film del 1999. Il progetto di dar vita ad un adattamento cinematografico di questa risale ai primi anni Novanta, e vi era legato l’attore Mel Gibson come protagonista e Shane Black per la sceneggiatura. A causa di loro altri impegni, il film passò a quel punto nelle mani di Sonnenfeld, che stravolse quanto fino a quel momento previsto. A causa del suo budget particolarmente elevato, stimato intorno ai 170 milioni di dollari, il film faticò ad affermarsi come un buon successo, arrivando ad un incasso di 222 milioni.

Al momento della sua uscita, inoltre, Wild Wild West vantò un’accoglienza critica particolarmente negativa. Il film ottenne infatti ben 9 nomination ai Razzie Awards, vincendo 5 premi, tra cui peggior film. Pur consapevoli dei limiti del film, ad oggi questo rimane una visione divertente e a suo modo affascinante, perfetta per serate in cui si è in cerca di svago. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle sue location. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Wild Wild West: la trama del film

Ambientato al termine della guerra di secessione, il film ha per protagonisti due agenti speciali del vecchio West, i quali ricevono dal Presidente degli Stati Uniti Ulysses S. Grant l’incarico di catturare il pericolosissimo e sanguinario dottor Arliss Loveless. Questi è un rancoroso reduce della guerra, reazionario e sudista convinto, privo di gambe e ridotto su una carrozzella a vapore, che sta costruendo una macchina gigante, chiamata Tarantola, per distruggere la nazione che tanta sofferenza gli ha arrecato. A tentare di sventare i suoi piani ci penseranno l’agente speciale James West e l’agente speciale Artemius Gordon, due caratteri a dir poco diversi e inconciliabili che si ritrovano forzatamente a lavorare insieme per evitare la catastrofe imminente architettata da Loveless.

Wild Wild West cast

Wild Wild West: il cast del film

Ad interpretare il personaggio di James West vi è l’attore Will Smith, in quegli anni all’apice della popolarità. Per potergli affidare il ruolo, questo è stato riscritto come afroamericano, apportando di conseguenza una serie di altre modifiche all’intera storia. Inizialmente entusiasta del film, l’attore nel corso degli anni ha completamente cambiato la sua opinione a riguardo, considerandolo ora il peggiore della sua carriera. Per recitare in questo, Smith ha inoltre rifiutato il ruolo di Neo in Matrix, e ancora oggi considera questa la decisione più sbagliata mai presa. Accanto a lui, nei panni dell’agente Artemius Gordon, vi è il premio Oscar Kevin Kline. Per il film, il suo personaggio ha subito modifiche affinché manifestasse una certa rivalità con West, elemento invece assente nella serie originale.

L’attrice messicana Salma Hayek è invece presente nel ruolo di Rita Escobar, seducente e misteriosa cantante che si unirà alla missione dei due protagonisti. Come Smith, anche l’attrice è nota avere un’opinione negativa del film, affermando di essersi sentita mal sfruttata per questo. Il celebre Kenneth Branagh è invece lo spietato dottor Loveless. Come West, anche tale personaggio subì diversi cambiamenti, passando dall’essere un nano ad un reduce di guerra privato delle gambe. L’attore ebbe non pochi problemi a dar vita a tale menomazione, costretto a stare diverso tempo in pose poco agevoli. Branagh decise inoltre di studiare in modo approfondito la Guerra Civile degli Stati Uniti, al fine di entrare in quella mentalità.

Wild Wild West: le location, la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per ricostruire l’ambientazione da vecchio west, si decise si avvalersi tanto di set ricostruiti quanto di luoghi più naturali. In particolare, le sequenze ambientate all’interno dei treni si sono svolte negli studios della Warner Bros. Le riprese esterne, invece, si sono svolte nello stato Idaho e nella città di Santa Fe, in Nuovo Messico. Alcune scene si sono svolte anche nel set di Cooke Movie Town, finito poi quasi interamente distrutto a causa di un incendio scaturito in seguito a dei fuochi d’artificio mal gestiti. A fare ancor più da contrasto con questi luoghi vi è la colonna sonora del film. Questa, in particolare si avvale di due brani poi divenuti buoni successi. Si tratta di Bailamos, di genere pop latino, cantato da Enrique Iglesias, e Wild Wild West, brano rap eseguito dallo stesso Smith.

È possibile fruire di Wild Wild West grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7 gennaio alle ore 23:10 sul canale TwentySeven.

Fonte: IMDb

Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines, la recensione dei primi due episodi della serie su Sky

Sky Investigation continua a tingersi di giallo, e questa volta lo fa con un nuovo prodotto nato dalla penna di Louise Penny, Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines. La serie, prodotta da Sony, porta sul piccolo schermo Alfred Molina nei panni dell’ispettore-capo Gamache che investiga nel Canada francese su una serie di omicidi a Three Pines.

Molina interpreta un sagace detective dal placido temperamento, un attento osservatore che strizza un po’ l’occhio al Poirot di Agatha Christie e all’Holmes di Arthur Conan Doyle. La serie sarà disponibile dall’8 gennaio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines, la trama

Il commissario Armand Gamache (Alfred Molina) vede cose che gli altri non vedono: la luce tra le crepe, il mitico nel mondano e il male in ciò che sembra semplicemente ordinario. Una qualità che sicuramente gli torna utile per quanto riguarda la sua professione, ma che comporta anche uno spiacevole «effetto collaterale»: il dubitare, sempre e comunque, degli altri.

Perché tutti hanno un segreto. Durante un’indagine su una serie di omicidi a Three Pines, una cittadina all’apparenza idilliaca, Gamache scoprirà alcuni segreti sepolti da tempo e dovrà affrontare alcuni fantasmi fin troppo personali.

Un whodonuit dal ritmo lento

La trama generale si dipana attraverso due strutture narrative di diverso spessore: la prima potrebbe definirsi la macro-linea del racconto, il thriller, in cui a dominare è il mistero che si avvolge attorno alla comunità indigena e la cui risoluzione sarà data nell’epilogo della serie. La seconda, la micro-linea, quindi il giallo, riguarda i casi di omicidi auto-conclusivi, la cui progressione dura il tempo di due episodi. L’impianto di Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines tenta così di modellarsi intrecciando questi due filoni e sin dalle prime battute sembra improntarsi su una scrittura semplice, netta e solo a tratti efficace.

Se da una parte il mistero sulle donne indigene scomparse – che in particolar modo si incentra sulla diciottene Blue Two-Rivers – prende subito un ritmo incalzante, coinvolgendo lo spettatore empaticamente, sul versante dell’omicidio degli episodi “Tempesta di neve” si perde nell’impresa di ergersi a whodonuit accattivante, non riuscendo a tenere una presa avvincente sulla storia.

A rendere questi primi due episodi deboli è con molta probabilità il fatto che questi fungono da introduzione alla serie e, di conseguenza, ai suoi personaggi, i quali devono ancora ben disporsi e farsi conoscere nella loro completezza. O forse anche il protagonista principale, l’ispettore-capo Armand Gamache, la cui indole altruista, troppo compassionevole, generosa e calma non permettere alle dinamiche di essere più serrate, ciò che ci si aspetterebbe da un prodotto poliziesco.

Questione di razze

A conclusione delle due parti di “Tempesta di neve”, quel che resta impressa è la tematica legata alle razze inferiori che, come accade tutt’oggi, sono le più penalizzate. Il vero valore che ha lo script di Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines va ricercato nel suo tracciare le difficoltà dei popoli minori, spesso discriminati e posti nell’ombra, lì dove nessuno può vederli e, di conseguenza, considerare i loro bisogni. È infatti il caso delle donne indigene a colpire maggiormente Gamache, il cui interesse vira più alla loro difficile situazione in Canada piuttosto che alla donna uccisa a Threes Pine.

Il voler ripristinare un equilibrio fra razze, garantendo loro giustizia, sembra porsi come suo obiettivo principale, tanto da diventare un ossessione che si trasforma in incubi la notte. Come ogni detective, anche lui ha il suo punto fisso mentre attorno regna il caos, e quel punto fisso diventa la sua bussola per cercare di ritrovare una giovane donna la cui scomparsa non tocca nessuno, Polizia compresa. Gamache prende questo caso a cuore, seppur non dovrebbe essere suo, e lo fa determinato a ribaltare un sistema corrotto, con lo scopo principale di dare loro una voce. Una vera voce in mezzo a milioni di silenzi.

In conclusione, i primi episodi di Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pine gettano le basi per una trama che è ancora un bocciolo e la cui fioritura, molto lenta, si presume avrà la sua luce solo negli episodi a seguire. L’obiettivo di Sam Donovan sembra quello di operare a blocchi, tutti legati da un unico fil rouge, dando così l’impressione di guardare una serie di film inseriti però in un prodotto seriale. La speranza è che negli episodi a seguire il genere poliziesco prorompa senza tremare, proprio come la sua controparte thriller.

Il Commissario Gamache – Misteri a Three Pines dall’8 gennaio su SKY e NOW

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Una città all’apparenza idilliaca, una serie di omicidi a turbarne la quiete, un detective in grado di vedere cose che gli altri non vedono: dai gialli della scrittrice Louise Penny, arriva a partire dall’8 gennaio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW il nuovissimo poliziesco Il Commissario Gamache – Misteri a Three Pines, con Alfred Molina (Una donna promettente, Show Me A Hero, Spider-Man: No Way Home, Boogie Nights). Ambientata in Canada, nel Quebec, la serie è un’avvincente crime story che andrà su Sky Investigation tutte le domeniche con due nuovi episodi che saranno ovviamente disponibili anche on demand.

Protagonista è Armand Gamache (Molina), commissario dalle qualità distintive, alle prese con una serie di omicidi nella cittadina di Three Pines. Nel cast anche Rossif Suththerland, Elle-Máijá Tailfeathers, Tantoo Cardinal, Clare Couter, Sarah Booth, Anna Tierney, Roberta Battaglia, Julian Bailey, Ali Hand e Marie-Josèe Belanger.

Il Commissario Gamache – Misteri a Three Pines è prodotta da Sony. Tra gli executive producer Andy Harries (tra i produttori esecutivi di The Crown e Outlander) e Alfred Molina.

La trama di Il Commissario Gamache – Misteri a Three Pines

Il commissario Armand Gamache vede cose che gli altri non vedono: la luce tra le crepe, il mitico nel mondano e il male in ciò che sembra semplicemente ordinario. Una qualità che sicuramente gli torna utile per quanto riguarda la sua professione, ma che comporta anche uno spiacevole «effetto collaterale»: il dubitare, sempre e comunque, degli altri. Perché tutti hanno un segreto. Durante un’indagine su una serie di omicidi a Three Pines, una cittadina all’apparenza idilliaca, Gamache scoprirà alcuni segreti sepolti da tempo e dovrà affrontare alcuni fantasmi fin troppo personali.

Close: la recensione del film di Lukas Dhont

Close: la recensione del film di Lukas Dhont

Con il suo primo lungometraggio, Girl, il regista belga Lukas Dhont era meravigliosamente uscito dai canoni del racconto di formazione per raccontare la dura e tenera vicenda di un ragazzo impegnato nella propria transizione di genere, affermandosi come un regista dotato di rara sensibilità. Con il suo secondo lungometraggio, Close, egli torna a raccontare il mondo dei ragazzi con un coming of age che a sua volta dà prova della grazia e dell’originalità del suo sguardo. Presentato nel Concorso del Festival di Cannes, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, e poi ad Alice nella Città, sezione parallela e autonoma della Festa del Cinema, il film si afferma dunque come gioiello di dolcezza ma anche per la brutale onesta con cui ritrae il delicato periodo dell’adolescenza.

Protagonisti di questo racconto sono i tredicenni Léo (Eden Dambrine) e Rémi (Gustav De Waele) da sempre migliori amici o “quasi fratelli” come si definiscono loro, che trascorrono insieme tutto il loro tempo libero, vivendo avventure, raccontandosi di tutto e condividendo ogni emozione. Quando l’estate finisce e le scuole superiori iniziano, i due diventano anche compagni di classe. Qui, il loro legame speciale non manca di attirare l’attenzione di alcuni altri studenti e dalla loro curiosità sorge una domanda semplice e ingenua, che però darà vita ad un vero e proprio terremoto nel rapporto tra i due amici. Da quel momento in poi, i due scopriranno quanto possa essere doloroso crescere e cambiare come persone.

In conflitto con sé stessi

Un elemento particolarmente affascinante di Girl era dato dal fatto che il conflitto vissuto dal protagonista relativamente alla propria volontà di cambiare sesso non era generato dallo scontro con quanti intorno a lui, bensì con sé stesso. La transizione di genere e il bisogno di una nuova autodeterminazione dovevano dunque necessariamente passare attraverso l’accettazione da parte dello stesso protagonista e non dalla società in cui è inserito, che al contrario veniva rappresentata come particolarmente aperta nei confronti di tale cambiamento. Similmente, in Close, il conflitto che si viene a generare tra i due adolescenti protagonisti è scaturito primariamente da loro stessi, dal desiderio tutto loro di conformarsi a regole di cui in realtà non avrebbero bisogno.

È vero, viene posta una fatidica domanda sulla natura del loro rapporto e non mancano i momenti in cui gli altri loro coetanei esternano commenti inopportuni a riguardo, ma da qui in poi quanto avviene diventa l’espressione del modo in cui i due protagonisti iniziano a riflettere in modo personale sul proprio legame e sulla loro identità. Il desiderio di essere accettato sembra per Léo divenire l’unica cosa che conta e a quell’età è assolutamente comprensibile che sia così. Dhont, senza alcun giudizio netto, porta dunque in scena un momento notoriamente delicato nella vita di ogni essere umano, dove al desiderio di crescere va di pari passo anche una forte paura per ciò che potrebbe restare indietro e ciò che invece si potrebbe trovare di nuovo lungo il percorso.

Come raccontato dal regista, tutti hanno in un modo o nell’altro vissuto tali dinamiche. Dinamiche con cui è difficile fare i conti e di cui è di conseguenza difficile parlare. Nell’assumere tale compito, Dhont dimostra ancora una volta un feroce interesse nei confronti nello scontro tra l’individuo e il suo mondo interiore, che si manifesta proprio nel momento in cui si è più vulnerabili e malleabili. Già con questa sua opera seconda si possono dunque tracciare delle prime coordinate del suo cinema. Un cinema composto di corpi vivi che fremono eppure si autocensurano, di personalità forti che devono fare i conti con emozioni che non appaiono mai del tutto chiare. Un cinema, in ultimo, che propone veri e propri viaggi attraverso momenti della vita dopo i quali nulla sarà mai più come prima.

Close-Lukas-Dhont

Un film all’altezza dei suoi personaggi

Close segue dunque con maggior attenzione i canoni e le classiche tappe di questa tipologia di racconti, proponendo un percorso durante il quale i due protagonisti cambiano il proprio modo di rapportarsi con sé stessi e il mondo circostante. All’interno di questa cornice Dhont inserisce tutti quelli che già in Girl apparivano essere i suoi principali interessi come regista. Come suggerisce il titolo del film, egli rimane particolarmente vicino ai suoi personaggi, facendoli esprimere più con i gesti e gli sguardi che non con le parole. Non per niente egli ha affermato di scrivere i suoi film più con l’animo del coreogrago che non con quello dello sceneggiatore.

Tra primi e primissimi piani, dettagli e particolari, Dhont trova dunque il modo di far emergere dalle immagini tutte quelle piccole grandi emozioni che un racconto come questo porta naturalmente con sé. Ci sono calore e tenerezza in Close, che la splendida fotografia di Frank van den Eeden (qui alla sua seconda collaborazione con Dhont) sottolinea ripetutamente attraverso l’esaltazione di determinati colori, luci e di quei primi piani struggenti. Con questo stesso calore, però, sono raccontati anche i momenti più intensi e drammatici, che colpiscono proprio per via della loro semplicità e che tutti potremmo aver vissuto crescendo.

Come avvenuto per Girl, inoltre, anche in questo caso il regista trova gli interpreti ideali e si conferma un abile direttore d’attori, capace di tirar fuori da loro la più pura sincerità e tutte le emozioni presenti nell’animo dei loro personaggi. Gli sguardi spaventati o sconcertati di Dambrine, in particolare, sono realmente capaci di scavare di rimanere impressi nella mente e nel cuore dello spettatore. Oltre a tutto ciò, Dhont dà in generale ulteriore prova di possedere un grande controllo come regista, dosando al punto giusto il dramma, la spensieratezza e le emozioni, facendo sì che ogni parte del film risulti coesa e coerente con quella prima e quella seguente.

Così facendo riesce a cogliere la vitalità dei suoi due protagonisti ma anche il loro progressivo senso di smarrimento. Close, in fin dei conti, risulta un’opera così forte emotivamente proprio per il suo porsi interamente alla loro altezza e in ascolto delle loro emozioni, cogliendone e amplificandone le gioie e le paure. Scene apparentemente semplici come quella all’interno dell’autobus, prima che Léo riceva una fatidica notizia, o ancora quelle che il giovane condivide con Sophie (Émille Dequenne), la madre di Remy, sono un perfetto esempio dell’abilità di Dhont di comprendere e raccontare il mondo interiore dei più giovani.

Martin Scorsese: le “nuvole si sono alzate” sui “giorni bui” del cinema dopo aver visto “Tár”

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Martin Scorsese ha fatto un’apparizione virtuale a sorpresa ai New York Film Critics Circle Awards del 2023, dove ha conferito al regista di Tár Todd Field il premio per il miglior lungometraggio. Scorsese, che ha diretto la protagonista di Tár Cate Blanchett in “The Aviator”, ha elogiato il dramma di Field come “un vero e proprio atto di alto livello” e ha affermato che il film ha sollevato le nuvole sui “giorni bui” che il cinema sta affrontando attualmente.

Da così tanto tempo ormai, così tanti di noi vedono film che praticamente ci fanno sapere dove stanno andando“, ha detto Scorsese. “Voglio dire, ci prendono per mano e, anche se a volte è inquietante, in qualche modo ci confortano lungo la strada che alla fine andrà tutto bene. Ora, questo è insidioso, poiché ci si può cullare in questo e alla fine abituarsi, portando quelli di noi che hanno sperimentato il cinema in passato – molto di più – a disperare del futuro della forma d’arte, in particolare per le giovani generazioni. Ma questo è nei giorni bui. Martin Scorsese ha continuato: “Le nuvole si sono alzate quando ho visto il film di Todd, ‘Tár’Quello che hai fatto, Todd – è che il tessuto stesso del film che hai creato non lo permette. Tutti gli aspetti del cinema e del film che hai usato lo attestano. Lo spostamento delle location, per esempio, lo spostamento delle location da solo fanno ciò che il cinema sa fare meglio, ovvero ridurre lo spazio e il tempo a ciò che sono, il che è niente”.

Martin Scorsese
Foto di Aurora Leone © Cinefilos.it

Tár presentato in concorso all’ultima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia vede la Cate Blanchett nei panni di una maestra di fama mondiale la cui vita personale e carriera professionale vengono sconvolte dal suo comportamento tossico. La Blanchett ha vinto la Colpa Volpi per la migliore attrice al Festiva ed è ampiamente attesa per una nomination all’Oscar, così come per il miglior film e Field per la migliore regia. “Quello che hai fatto, Todd, è un vero atto di alto livello“, ha aggiunto Martin Scorsese. “Tutto questo è trasmesso attraverso una magistrale messa in scena, come angoli e bordi controllati, precisi, pericolosi, precipitosi geometricamente in qualche modo cesellati in un meraviglioso formato 2:3:5 di composizioni di fotogrammi. I limiti della cornice stessa e la provocazione di tempi misurati riflettono l’architettura brutale della sua anima, l’anima di Tár.”

Field e Blanchett hanno recentemente unito le forze per la prima storia di copertina di Variety del 2023 . Blanchett ha detto durante l’intervista: “Penso che ‘Tár’ parli di un momento nella vita di una donna in cui si sta muovendo inesorabilmente, come tutti noi, verso la morte, e cerchiamo di correre più veloce di quella cosa – cerchiamo di correre più veloce dei lati sgradevoli di noi stessi. Cerchiamo di nasconderci”.

Martin Scorsese trova spesso un modo per sostenere pubblicamente i film che ama di più in un dato anno. “Tár” si unisce al film horror di Ti West “Pearl” come uno dei due titoli del 2022 per i quali il regista premio Oscar ha rilasciato una dichiarazione di elogio. A settembre, ha detto che “Pearl” era “così profondamente inquietante” che dopo ha avuto problemi a dormire. Pearl‘ crea 102 minuti selvaggi, ipnotizzanti, profondamente – e intendo profondamente – inquietanti”, ha scritto Scorsese in una dichiarazione. “West e la sua musa e partner creativa Mia Goth sanno davvero come giocare con il loro pubblico… prima di affondare il coltello nel nostro petto e iniziare a girare“.

Il Gladiatore 2: Paul Mescal in trattative per Ridley Scott

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Il Gladiatore 2: Paul Mescal in trattative per Ridley Scott

Ridley Scott si sta avvicinando al sogno di realizzare Il Gladiatore 2, sequel tanto chiacchierato di uno dei suoi film di maggior successo con Russell Crowe. Stando a quanto riporta Variety, infatti, il regista avrebbe scelto il suo protagonista: Paul Mescal, rivelazione di Normal People, sarebbe in trattative per interpretare il protagonista del film. Scott produrrà anche, insieme al presidente di Scott Free Michael Pruss, Doug Wick e Lucy Fisher tramite Red Wagon Entertainment. David Scarpa ha scritto la sceneggiatura.

Dal film originale tornano anche Janty Yates (Costumista) e Arthur Max (Scenografo). Il primo film è stato una coproduzione tra Universal e DreamWorks e mentre DreamWorks non sarà più coinvolta, Universal ha il diritto di collaborare nuovamente al progetto.

Il nuovo film segue l’acclamato blockbuster del 2002 Il Gladiatore, che ha incassato oltre 460 milioni di dollari al botteghino mondiale ed è stato candidato a dodici premi Oscar, vincendone cinque, incluso quello per il miglior film. Il ruolo di Massimo Decimo Meridio, il generale romano diventato gladiatore, è stato un punto di svolta per la carriera di Russell Crowe nel 2000.

Sembra che Ridley Scott abbia incontrato l’attore in una fase molto precoce del processo di casting e, sebbene stia ancora svolgendo i colloqui, Paul Mescal è tra coloro che maggiormente hanno incontrato il favore del regista. Per Mescal potrebbe essere un vero e proprio salto per la sua carriera, dal momento che uscirebbe dalla cerchia di produzioni indie per affacciarsi nel mondo del cinema industriale.

De Il Gladiatore 2 sappiamo molto poco, ma il protagonista sarà Lucio, il giovane figlio di Lucilla (Connie Nielsen), che ora è un uomo adulto dato che la storia si svolge anni dopo il primo film. Nella storia del primo film, Lucio e sua madre vennero salvati dalle ire di Commodo (Joaquin Phoenix) dall’intervento di Massimo. Imperatore e gladiatore hanno poi trovato la morte nell’arena, alla fine del film.

Ridley Scott è al momento al lavoro sul set di Napoleon proprio con Phoenix, mentre Paul Mescal è approdato il 6 gennaio su MUBI con Aftersun.

Mercoledì stagione 2: ecco l’annuncio ufficiale

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Mercoledì stagione 2: ecco l’annuncio ufficiale

Netflix conferma che Mercoledì, la serie tv che ha battuto tutti i record, tornerà con una seconda stagione solo su Netflix. Maggiori dettagli sulla seconda stagione saranno condivisi prossimamente. In un’intervista esclusiva su Tudum.com i creatori, showrunner e produttori esecutivi Alfred Gough e Miles Millar hanno dichiarato:

“È stato incredibile creare uno show che ha connesso persone da tutto il mondo. Siamo entusiasti di continuare il tortuoso viaggio di Mercoledì verso la seconda stagione. Non vediamo l’ora di tuffarci a capofitto in un’altra stagione ed esplorare il bizzarro e spettrale mondo di Nevermore. Dobbiamo solo assicurarci che Mercoledìnon abbia svuotato prima la piscina.”

Mercoledì, prodotto da MGM Television, continua ad avere un clamoroso impatto culturale in diversi ambiti: dall’intrattenimento al web, dalla musica alla moda, passando per la cosmesi.

Da quando la serie ha debuttato a novembre 2022:

  • Mercoledì è ora una delle serie di maggior successo di sempre su Netflix. Si colloca al secondo posto nella classifica dei prodotti TV più popolari (in lingua inglese) con 1,237 miliardi di ore visualizzate nei primi 28 giorni.

  • Più di 182 milioni di famiglie hanno visto la serie dal suo debutto.

  • Mercoledì ha superato il miliardo di ore di visualizzazioni solo tre settimane dopo il debutto, unendosi a Stranger Things 4 e Squid Game come terzo titolo a raggiungere questo traguardo nei suoi primi 28 giorni.

  • La serie ha battuto il record per il maggior numero di ore visualizzate in una settimana per una serie TV in lingua inglese su Netflix – non una, ma due volte – quando ha debuttato al primo posto con un record di 341,23 milioni di ore visualizzate, e di nuovo nella sua seconda settimana con l’incredibile cifra di 411,29 milioni di ore visualizzate.

  • Ad oggi, Mercoledì è stata sei settimane consecutive con oltre 100 milioni di ore visualizzate nella classifica dei prodotti TV più popolari (in lingua inglese): un altro record!

  • Su TikTok, #WednesdayAddams ha accumulato oltre 22 miliardi di visualizzazioni.

  • La colonna sonora di Mercoledì ha raggiunto il primo posto nella classifica delle colonne sonore di iTunes, dove è rimasta nella Top 10 per tre settimane. Mercoledì Addams ha ora oltre 1 milione di follower su Spotify.

  • Su Spotify, “Goo Goo Muck” dei The Cramps ha registrato un aumento dello streaming di oltre il 9500% rispetto al mese precedente l’uscita della serie.

  • L’iconica scena del ballo di Mercoledì è diventata virale sui social media di tutto il mondo. I contenuti generati dai fan che utilizzano “Bloody Mary” di Lady Gaga hanno portato a un aumento dello streaming di oltre il 1800% della canzone su Spotify rispetto al mese precedente l’uscita della serie. Anche Lady Gaga si è unita al divertimento.

  • Con oltre 80 milioni di visualizzazioni, i fan non ne hanno mai abbastanza della reazione del cast all’iconico video della scena del ballo.

  • Il trucco virale di Mercoledì è stato cercato e visto oltre 100 milioni di volte dai fan su TikTok.

  • I prodotti di Mercoledì sono molto richiesti con articoli selezionati esauriti presso rivenditori come Hot Topic, MAC e Cakeworthy.

Sguardo Indiscreto: recensione della serie Netflix

Sguardo Indiscreto: recensione della serie Netflix

Netflix accoglie nella sua top ten settimanale una nuova serie originale brasiliana: Sguardo Indiscreto (Olhar Indiscreto). In 10 puntate da 40-50minuti, la creatrice Marcela Citterio snocciola la storia di Miranda (Debora Nascimento). La vicenda gira attorno al voyeurismo, la prostituzione e i segreti di famiglia, tutti territori che possono essere al centro di un’avvincente serie tv o di una squallida telenovela.

La trama di Sguardo Indiscreto

Miranda (Debora Nascimento) è un’esperta hacker dal passato oscuro. La donna passa le giornate chiusa nel suo appartamento a spiare la dirimpettaia Cléo (Emanuelle Araújo), un’affascinante prostituta. Un giorno, la vicina chiede a Miranda di tener bada al proprio cane e al proprio appartamento per il weekend. Nella casa, Miranda scopre un mondo lontanissimo dai sistemi informatici. L’incontro con Fernando, un cliente di Cléo, coinvolge Miranda nelle vicende di una famiglia ricca e tenebrosa. Tra intrighi amorosi, segreti inconfessabili e omicidi, Miranda, con le sue conoscenze, diventa una fonte preziosa per la famiglia: senza remore, la donna si lancia in questa nuova pericolosa vita.

Il voyeurismo non cinematografico ma patologico

A descriverlo, l’incipit di Sguardo Indiscreto ricorda La finestra sul cortile di Hitchcock: teleobiettivi, sguardi da una finestra all’altra, voyeurismo. Tuttavia, la storia di Miranda si discosta velocemente dal mondo hitchcockiano. In pochi minuti la serie ci catapulta in un mondo erotico forzato e lo sguardo voyeuristico tanto amato dal cinema viene presto declassato a sguardo perverso. Tutto il discorso fatto dai grandi autori sul piacere di guardare la vita altrui qui si riduce all’osso, al piacere carnale privo di filosofia.

Miranda potrebbe essere un L.B. Jeffries (James Stewart2.0, dotato non solo di fotocamera ma anche di computer. Il potenziale rimane però solo teorico: l’erotismo creato in Sguardo Indiscreto è forzato e, molto spesso, non necessario. Non c’è allusione affascinante, non c’è poesia: tutto è mostrato esplicitamente, sia con i corpi esposti davanti allo schermo, sia con le parole.

Dialoghi si dialoghi, intrighi su intrighi

Anche a livello di potenza della storia, Sguardo Indiscreto non è efficace. L’autrice punta tutto sui dialoghi e sui colpi di scena che, alla lunga, smettono di sorprendere. Le espressioni basite stile Occhi del cuore (la soap-opera di Boris), i dialoghi esageratamente esplicativi, gli intrighi familiari (troppi figli illegittimi, troppi delitti passionali) rendono la serie in tutto per tutto e per tutto una telenovela di basso livello.

In conclusione, Sguardo Indiscreto è una serie Netflix che si discosta dai prodotti di qualità della piattaforma: è uno show che non riesce a dare il giusto spazio ad una trama con del potenziale perché vuole mettere in primo piano l’aspetto erotico. E, alla fine dei conti, l’operazione non riesce.

The Penguin: per Colin Farrell, The Batman è stato solo “la punta dell’iceberg”

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Per Colin Farrell, interpretare il Pinguino in The Batman di Matt Reeves è stata solo la “punta dell’iceberg” nella sua esplorazione del personaggio, che continuerà con l’omonima serie spin-off di HBO Max. Al galà di premiazione del Palm Springs International Film Festival, Farrell ha parlato con Marc Malkin di Variety di come è nata la serie The Penguin, dicendo che quando ha iniziato a girare The Batman non aveva idea che il suo personaggio avrebbe ottenuto il proprio show.

“L’unica cosa che avevo in mente era che non avrei potuto esplorare il personaggio tanto quanto avrei voluto”, ha detto Farrell sul tappeto rosso. “Perché c’era tutto questo lavoro straordinario svolto da [truccatori] Mike Marino e Mike Fontaine e il suo team, e ho pensato che fosse solo la punta dell’iceberg, scusate il gioco di parole, che avremmo dovuto fare le sei o sette scene che abbiamo fatto nel film. Ero grato per loro, ma volevo di più.” Colin Farrell ha detto che poi “ci ha pensato un po’” e ha parlato con il produttore Dylan Clark, anch’egli entusiasta dell’idea. Ma ciò che gli ha davvero fatto desiderare di fare lo spin-off è stato il lavoro dei truccatori Marino e Fontaine, responsabili della scioccante trasformazione di Farrell nel supercriminale.

“Onestamente, ogni pensiero che avevo su una serie estesa aveva a che fare con il lavoro di Mike Marino. Sapevo solo che c’era così tanto da fare: invecchialo, invecchialo ‘, ha continuato Farrell. “È proprio un tale genio, Mike, quindi è stato il suo lavoro a ispirarmi, davvero.” In effetti, il look da pinguino di Farrell è stato un travestimento così efficace che l’attore ha potuto permettersi di andare da Starbucks durante il primo test di trucco senza essere riconosciuto. La produzione della serie The Penguin inizierà a febbraio, ha detto Farrell, e durerà circa cinque o sei mesi. Colin Farrell è stato premiato al gala per il suo lavoro in Gli Spiriti dell’Isola di Martin McDonagh, per il quale il festival del cinema gli ha conferito il Desert Palm Achievement Award per la recitazione.

Nicole Kidman protagonista nella nuova serie di Taylor Sheridan

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Nicole Kidman protagonista nella nuova serie di Taylor Sheridan

Nicole Kidman si è unita al cast della prossima serie Paramount+ di Taylor Sheridan Lioness, come riferisce in esclusiva Variety. La notizia amplifica il ruolo di Kidman in relazione allo show, del quale già era produttrice esecutiva.

Lioness è basato su un programma della CIA nella vita reale. Secondo la descrizione ufficiale della serie, segue “Cruz Manuelos (Laysla De Oliveira), un giovane marine ruvido ma appassionato reclutato per unirsi al Lioness Engagement Team della CIA per aiutare a far cadere un’organizzazione terroristica dall’interno”.

Il cast include anche Zoe Saldaña, Jill Wagner, Dave Annable, LaMonica Garrett, James Jordan, Austin Hébert, Hannah Love Lanier, Stephanie Nur e Jonah Wharton.

La Kidman interpreterà Kaitlyn Meade, descritta come “il supervisore senior della CIA che ha avuto una lunga carriera nel fare politica. Deve destreggiarsi tra le trappole dell’essere una donna nella comunità dell’intelligence di alto rango, una moglie che desidera ardentemente l’attenzione che lei stessa non può dare e un mentore per qualcuno che si avvicina sospettosamente alla stessa strada accidentata su cui si è trovata.”

Noah Schnapp fa coming out: “Immagino di essere più simile a Will di quanto pensassi”

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Noah Schnapp, che interpreta l’adolescente omosessuale Will Byers in Stranger Things, la serie di maggior successo di tutti i tempi su Netflix, si è dichiarato gay.

In un video pubblicato giovedì sul suo account TikTok, l’attore 18enne ha scritto: “Quando finalmente ho detto ai miei amici e alla mia famiglia che ero gay dopo essere stato spaventato nell’armadio per 18 anni e tutto quello che hanno detto è stato ‘lo sappiamo’ “. Nella didascalia del suo video TikTok, Schnapp ha scritto: “Immagino di essere più simile a Will di quanto pensassi”.

https://www.tiktok.com/@noahschnapp/video/7185289110133820715

Dopo essere stato uno dei protagonisti di Stranger Things in quanto prima vittima del Demogorgone nella prima stagione, il Will di Noah Schnapp è un elemento chiave dello show e tornerà, insieme a tutti gli altri, nella quinta e ultima stagione della serie.

Caleidoscopio: recensione della serie con Giancarlo Esposito

Caleidoscopio: recensione della serie con Giancarlo Esposito

Il caleidoscopio è un semplice gioco di specchi, che con piccoli frammenti di vetro o plastica, da vita ad una moltitudine di colori. Con i suoi episodi colorati la serie tv Caleidoscopio unisce insieme i pezzi per narrare il furto del secolo. Formata da una sola stagione di otto puntate, di circa quaranta minuti l’una, Caleidoscopio è una nuova miniserie scritta e prodotta da Eric Garcia (Anonymous Rex). Nel cast si ritrovano diverse figure ricorrenti in altre ben note serie tv, partendo da Giancarlo Esposito (Gus Fring in Breaking Bad) nel ruolo di Leo Pap, alias Ray. A questo si aggiungono anche Jai Courtney (capitan Boomerang nei Suicide Squad), Tati Gabrielle (Prudence in Le terrificanti avventure di Sabrina) e Paz Vega (The OA).

Una rapina di riscatto

Caleidoscopio si apre con un mini-episodio introduttivo, Nero, che spiega la struttura della serie. Questa viene definita un’esperienza visiva unica: ogni episodio, identificato da un colore, è un pezzo del puzzle. La serie non segue un ordine cronologico, è Netflix stesso a dare un ordine casuale per la visione delle puntate, ma non è quello obbligatorio: potete seguire le vicende nell’ordine che più vi ispira, l’importante è lasciare l’episodio Bianco, il gran finale, per ultimo.

L’episodio più datato nella cronologia delle vicende è Viola, 24 anni prima del colpo. Ray, un padre di famiglia, cerca di mantenere la figlia Hannah e la moglie Lily facendo ciò che gli riesce meglio: rubare. Insieme all’amico e collaboratore Graham mettono in atto dei colpi da maestro in varie città d’America. Tutto, però, finisce per precipitare con il loro ultimo ambizioso colpo.

Passando al presente, Leo Pap, nuovo nome di Ray, vuole organizzare una rapina nella SLS, un’agenzia di sicurezza guidata dall’imprenditore Roger Salas, con l’appoggio di Hannah, figlia di Ray. Entrano a far parte della banda di rapinatori Ava, nota avvocatessa di New York, Stanley, vecchio compagno di cella di Ray, Judy, esperta di chimica, insieme al marito Bob, violento ed arrogante. Pur con certi imprevisti, la squadra porterà a termine l’impresa di rubare dei titoli dal valore di sette miliardi di dollari dal caveau di SLS, ma il bottino finisce per non essere quello sperato.

Kaleidoscope. (L to R) Rosaline Elbay as Judy Goodwin, Peter Mark Kendall as Stan Loomis in episode “Pink” of Kaleidoscope. Cr. Courtesy of Netflix © 2022

Caleidoscopio: un puzzle colorato

Caleidoscopio è una serie avvincente ed interessante da seguire, con alcune specifiche particolarità. Prima fra tutte, la struttura a puzzle, in cui ogni episodio è un pezzo singolarmente distaccato della stessa storia. A questo si aggiunge anche la curiosa idea di denominare ogni episodio con un colore: giallo, verde, arancione, viola, blu, rosso, rosa e bianco. Ogni colore viene, inoltre, spesso richiamato nell’episodio stesso, spesso nella parte finale: il cappotto di Ava nell’episodio Viola, il giallo della chiavetta usb.

Riguardo le vicende in sé, si tratta di tematiche già presentati sul grande schermo in svariati altri film e serie tv: si pensi alla serie spagnola La casa di carta, accentrata su una banda di rapinatori che vogliono derubare la zecca di stato. Altro esempio di Heist movies sono i film della linea Ocean’s, in cui il capo Danny Ocean, recluta una squadra per diverse rapine. Nonostante la banalità della trama, caleidoscopio non annoia lo spettatore, e lo sorprende con un plot twist finale nell’episodio bianco.

Una storia di avidità e vendetta

Caleidoscopio presenta, parallelamente alle vicende riguardanti il colpo, tutta una serie di dinamiche secondarie ma particolarmente rilevanti per le vicende e per le vite dei personaggi. Primo fra tutti, il rapporto padre- figlia tra Ray/Leo ed Hannah: per proteggerla da sé stesso, la respinge fin da bambina dopo essere finito in carcere. Dopo diciassette anni di silenzio, è Hannah inizialmente a rifiutarlo come padre, ma, con una lunga e sincera lettera, Ray riesce pian piano a ricucire il suo rapporto con la figlia, fino ad accoglierla nel suo piano criminale. Hannah, lavorando per la SLS, diventa una spia interna.

Per quanto sette miliardi di dollari potrebbero sembrare per molti un motivo abbastanza valido per fare una rapina, per Ray non è mai stata una questione di soldi, ma di vendetta. L’avidità, fin dai tempi di Graham, non era mai stato il motivo dei suoi furti: era solo un modo come un altro per garantire il necessario per la sua famiglia, tanto da provare a rinunciarci per darsi ad uno stile di vita più sicuro. In questo ultimo colpo si racchiude il desiderio di riscatto per Ray, malato di Parkinson, in modo tale da poter chiudere tutti i conti in sospeso, ed il desiderio di giustizia: dopo aver perso tutto, la moglie, Hannah, la propria libertà, abbandonato da Graham, vuole condannare il suo nemico alla stessa fine.

Nella crew, però, solo Ray agisce per una “causa maggiore”, tutti gli altri bramano la ricchezza, primo fra tutti Bob, noto fin da subito per la sua avidità. Estremamente violento contro tutti i membri della squadra, a tratti anche con Judy, cerca solamente di arraffare più denaro possibile.

Now You See Me 2: trama e cast del film con Jesse Eisenberg

Now You See Me 2: trama e cast del film con Jesse Eisenberg

La magia ha goduto di buon successo negli ultimi anni al cinema. Dopo film come The Illusionist, The Prestige e Scoop, è arrivato Now You See Me – I maghi del crimine ad incantare il pubblico cinematografico. Uscito in sala nel 2013 per la regia di Louis Leterrier, al centro di questo vi è un gruppo di esperti maghi che utilizzano i loro incredibili trucchi per commettere dei crimini altrettanto inspiegabili. Dato il grande successo di questo primo capitolo, nel 2016 ne è stato realizzato un diretto sequel. Now You See Me 2 (qui la recensione) ha un nuovo regista, Jon M. Chu, ma vanta lo stesso cast di grandi attori, più qualche gradita e sorprendente aggiunta.

Ricca di colpi di scena, è questa una pellicola che per peculiarità e struttura si presenta come un’opera pensata per divertire il pubblico, con l’unico imperativo di intrattenere lo spettatore a suon di magie e giochi di prestigio. Come il primo, anche questo secondo film si rivela un grande successo, con un incasso di oltre 300 milioni. Nello stesso anno viene annunciato che verrà realizzato un terzo film, che chiuderà così la trilogia. Ancora senza una data d’uscita, questo dovrebbe ad ogni modo veder tornare nei panni dei protagonisti gli stessi attori dei precedenti film.

Prima di procedere ad una prima, o nuova, visione di questo, sarà però certamente utile approfondire alcune curiosità ad esso legate. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile scoprire ulteriori dettagli relativi alla trama come anche al cast di attori. Si potranno poi ritrovare anche informazioni sul suo sequel e sulle piattaforme streaming contenenti il film nel loro catalogo. Grazie a queste sarà possibile godere di una comoda visione in streaming, lasciandosi incantare dai numerosi trucchi di magia, dall’intricata trama del film e dai suoi personaggi ricchi di carisma e fascino.

Now You See Me 2: la trama del film

È trascorso un anno da quando l’agente dell’FBI Dylan Rhodes ha assoldato quattro abili maghi, detti Quattro Cavalieri, per servire l’organizzazione segreta dell’Occhio e vendicarsi di Thaddeus Bradley. Rhodes raduna i cavalieri, presentando la nuova arrivata Lula May, e gli affida una nuova missione: fermare il traffico illegale di dati dell’affarista Owen Case. Spacciandosi per invitati alla lussuosa festa organizzata per il lancio del nuovo software di Case, Rhodes e i Quattro Cavaliere si preparano ad agire ma sono interrotti da un misterioso uomo che rivela a tutti i presenti le loro vere identità. Costretti a fuggire, i maghi vengono salvati dagli uomini di Walter Mabry, ex socio di Case che finse la sua morte dopo essere stato estromesso dalla compagnia.

Dopo averli introdotti nel negozio di illusionismo di Li, Mabry ingaggia i Cavalieri per distruggere Case, sottraendo un chip custodito in un casinò di Macao. Sebbene i suoi compagni siano riluttanti, Atlas accetta la missione con l’intento di consegnare il dispositivo all’Occhio. Avendo intuito le intenzioni del mago, Mabry manda a monte la missione scontrandosi con Rhodes. Quest’ultimo scopre la verità sulla morte di suo padre e si trova a dover fronteggiare un vecchio nemico: Arthur Tressler. Avvalendosi della complicità di Li, membro segreto dell’Occhio, Rhodes e i Cavalieri dovranno usare tutti i loro trucchi per incastrare i loro rivali e fuggire delle forze dell’ordine che danno loro la caccia.

Now You See Me 2 cast

Now You See Me 2: il cast del film

Protagonisti del film sono nuovamente alcuni tra i più noti interpreti di Hollywood. Il primo di questi è Jesse Eisenberg, che interpreta qui J. Daniel Atlas, il più famoso dei Quattro Cavalieri. Un personaggio superbo, maniaco del controllo e con una grande arroganza. L’attore ha raccontato di aver lavorato molto sul carattere di questo, cercando di farlo risultare tanto intrigante quanto insopportabile. Accanto a lui, Woody Harrelson è Merrit McKinney, il più anziano dei Quattro Cavalieri, nonché il più astuto e simpatico. Altro membro del gruppo è invece Dave Franco, che dà vita al truffaldino Jack Wilder. Questi è il più giovane del gruppo, e a causa della sua poca esperienza risulta essere anche il più insicuro dei quattro.

L’attrice Isla Fisher, che nel primo film interpretava Henlery Reeves, ha dovuto rinunciare al ruolo per via della sua gravidanza. Il personaggio viene dunque sostituito da una nuova entrata nel gruppo, Lula May, interpretata da Lizzy Caplan. Riprendono invece i loro ruoli gli attori Morgan Freeman, nei panni di Thaddeus Bradley, e Michael Caine in quelli di Arthur Tressler. Mark Ruffalo a sua volta torna nel ruolo dell’agente Dylan Rhodes. Nuovo ingresso è invece quello di Daniel Radcliffe, grande esperto di magia al cinema, che interpreta qui Walter Mabry. Jay Chou è Li, un altro illusionista, mentre Ben Lamb è presente nel ruolo dell’affarista Owen Chase.

Now You See Mee 2: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Now You See Me 2 è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 5 gennaio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

True Lies: trama e cast del film con Arnold Schwarzenegger

True Lies: trama e cast del film con Arnold Schwarzenegger

Dopo aver regalato al mondo i primi due straordinari film della saga di Terminator, il regista James Cameron e l’attore Arnold Schwarzenegger si riuniscono per un nuovo avvincente film, cavalcando con esso il genere di spionaggio. Si tratta di True Lies, uscito al cinema nel 1994 e affermatosi come il primo film nella storia del cinema a superare i cento milioni di dollari di budget. Nato come remake del francese La totale!, questo è poi divenuto globalmente famoso come uno dei più importanti titoli dei suoi anni. Ancora una volta, infatti, Cameron si è dimostrato maestro senza eguali, capace come pochi di padroneggiare la macchina da presa.

Con un titolo che è un ossimoro, traducibile come “autentiche bugie”, il film si concentra sulle vicende di Harry Tasker, una spia del governo che deve cercare di mantenere un equilibrio tra il suo lavoro e la sua normale vita domestica. A causa del suo alto budget, il film si proponeva da subito come un rischio non indifferente, ma una volta arrivato in sala questo venne scongiurato ben presto. True Lies arrivò infatti a guadagnare un totale a livello mondiale di quasi 380 milioni di dollari. Fu il terzo film dal maggior incasso dell’anno, dietro solo a Il re leone e Forrest Gump.

Dato questo grande successo, da subito la Fox affidò a Cameron il compito di dar vita ad un sequel, sempre con Schwarzenegger protagonista. Il regista si era però già gettato nella realizzazione del suo grande capolavoro, Titanic, e dovette perciò rimandare la lavorazione del sequel di True Lies. Con l’inizio del nuovo millennio sembrava infine tutto pronto per le riprese di questo, ma con l’attacco terroristico dell’11 settembre il progetto si bloccò. Cameron si disse infatti coontrario a realizzare un film incentrato sul terrorismo dopo un evento di quel tipo. Resta ad ogni modo la possibilità di godere del film del 1994, del quale proseguendo qui nella lettura si potranno scoprire ulteriori curiosità.

True Lies: la trama del film

La storia è quella di Harry Tasker, un apparentemente semplice rappresentante di strumenti informatici con una vita piuttosto noiosa e priva di grandi eventi. Egli vive insieme a sua moglie Helen e sua figlia Dana, le quali a loro volta lo credono un uomo mite e lontano da ogni possibile guaio. Ciò che nessuno sa, però, è che nella realtà Harry è un’infallibile spia tutto muscoli e azione, dedito ad ogni tipo di pericolo, per i quali sfoggia sempre un inimitabile coraggio. Egli lavora per la Omega Sector, un’agenzia segreta della sicurezza del governo degli Stati Uniti. Durante una delle sue missioni segrete, egli è chiamato a recarsi in Svizzera, dove dovrà dare la caccia ad una cellula terroristica guidata dal misterioso Salim Abu Aziz.

Intraprendendo delle indagini, Harry arriverà ad individuare la conturbante Juno Skinner, una ricca mercante di antiquariato, come complice del terrorista. Allo stesso tempo, egli dovrà fare i conti con i sospetti di un tradimento da parte di sua moglie Helen. Desideroso di recuperare i rapporti con questa, Harry le permette di vivere una finta missione di spionaggio, evitando di rivelarle che quello è il suo vero lavoro. Nel momento in cui il gruppo di Aziz si intrometterà nella cosa, rapendo i due coniugi, per Harry sarà il momento di scegliere se continuare con le sue bugie o esporsi in prima persona, rivelando anche a sua moglie la sua vera natura.

True Lies cast

True Lies: il cast del film

Per il ruolo del protagonista Harry Tasker, Cameron sapeva di potersi rivolgere unicamente all’amico Arnold Schwarzenegger. Avendo già collaborato con lui, sapeva perfettamente che l’attore poteva ricoprire nel migliore dei modi un ruolo che prevedeva sia tanta azione che tanta comicità. Schwarzenegger fu infatti entusiasta del progetto, trovando che il personaggio di Tasker fosse perfettamente nelle sue corde. L’attore naturalmente si sottopose ad un periodo di allenamento intensivo, al fine di poter eseguire personalmente quante più scene spericolate possibile. La più grande sfida, come da lui ammesso, fu però quella di esibirsi in un tango. Terrorizzato dall’idea di dover ballare, l’attore prese lezione per oltre sei mesi al fine di risultare il più sciolto e realistico possibile.

Accanto a lui, nel ruolo di Helen Tasker, si ritrova Jamie Lee Curtis, divenuta una star dopo essere stata protagonista del film Halloween. L’attrice si è da subito dichiarata particolarmente entusiasta di True Lies, definendolo l’esperienza professionale più soddisfacente della sua carriera. Per poter dar vita al suo personaggio, l’attrice si esercitò ogni giorno al fine di essere fisicamente pronta anche per le scene più complesse. Tra queste vi è il salvataggio tramite elicottero, per il quale non ha voluto controfigure. Nel film è poi presente l’attore Tom Arnold nel ruolo di Albert Gibson, membro della squadra di Tasker. Art Malik, invece, è il terrorista Salim Abu Aziz, mentre Tia Carrere la conturbante Juno Skinner. Charlton Heston è invece il direttore Spencer Trilby.

True Lies: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente, al momento il film non è disponibile su nessuna delle principali piattaforme streaming. True Lies potrebbe tuttavia tornare nel catalogo di queste in futuro, e per il momento sarà dunque possibile fruire del film solo in occasione dei suoi passaggi televisivi. Il prossimo di questi sarà il giorno giovedì 5 gennaio alle ore 21:15 sul canale La7.

Fonte: IMDb

Disney+ annuancia il debutto di Black Panther: Wakanda Forever

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Disney+ annuancia il debutto di Black Panther: Wakanda Forever

Disney+ ha inaugurato il nuovo anno insieme ai fan del Marvel Cinematic Universe, annunciando che Black Panther: Wakanda Forever debutterà in streaming il 1° febbraio.

Black Panther: Wakanda Forever si unirà ad altri 16 film del Marvel Cinematic Universe ora in streaming nel formato IMAX Enhanced su Disney+, per offrire agli abbonati una maggiore quantità di immagini con un rapporto d’aspetto ampliato e per un’esperienza di visione immersiva a casa (la disponibilità dei contenuti varia a seconda del Paese).

In vista dell’imminente debutto del film in streaming, Proximity Media, in collaborazione con Marvel Studios e Marvel Entertainment, ha pubblicato “Wakanda Forever: The Official Black Panther Podcast”. Il pubblico è invitato ad ascoltare e a conoscere l’entusiasmante ed emotivo viaggio per la realizzazione del film nel corso di sei episodi. Il primo episodio è disponibile sul sito “Wakanda Forever: The Official Black Panther Podcast”, su tutte le principali piattaforme di podcast e su ProximityMedia.com. I restanti cinque episodi arriveranno ogni settimana a partire dal 18 gennaio.

Nel film Marvel Studios Black Panther: Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela Bassett), Shuri (Letitia Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba) lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia (Lupita Nyong’o) e di Everett Ross (Martin Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta Mejía nel ruolo di Namor, sovrano di una nazione sottomarina nascosta, ed è interpretato anche da Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e Alex Livinalli. Black Panther: Wakanda Forever, diretto da Ryan Coogler e prodotto da Kevin Feige e Nate Moore, è ora disponibile al cinema.

Truth Be Told: trailer della terza stagione della serie Apple TV+

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Apple TV+ ha presentato oggi il trailer della terza stagione di Truth Be Told, la serie antologica vincitrice del NAACP Image Award, con Il premio Oscar Octavia Spencer, che è anche produttrice esecutiva, e la new entry, pluripremiata, Gabrielle Union. La terza stagione, composta da 10 episodi, è stata ideata dalla scrittrice, showrunner e produttrice esecutiva Nichelle Tramble Spellman e vede la Spencer riprendere il ruolo di Poppy Scoville, reporter investigativa trasformatasi in podcaster di cronaca nera, per occuparsi di un nuovo caso.

https://youtu.be/MlXlSP3pznU

Truth Be Told: quando esce e dove vederla in streaming

La nuova stagione di Truth Be Told farà il suo debutto su Apple TV+ il 20 gennaio con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 24 marzo.

Truth Be Told: trama e cast

Basata sul romanzo “While You Were Sleeping” di Kathleen Barber, Truth Be Told offre uno sguardo unico sull’ossessione americana per i podcast true crime e conduce il pubblico a considerare quale sia il risvolto della medaglia quando la ricerca della giustizia viene data in pasto all’opinione pubblica. Nella terza stagione, Poppy (Octavia Spencer), frustrata per la mancanza di attenzione da parte dei media nei confronti della scomparsa di alcune giovani ragazze nere, si allea con una preside dai modi poco ortodossi (Gabrielle Union) per mantenere i nomi delle vittime ben visibili agli occhi di tutti, mentre segue le tracce di un sospetto giro di traffico sessuale di cui potrebbero essere rimaste vittime. Oltre a Gabrielle Union, nel cast della terza stagione tornano Mekhi Phifer, David Lyons, Ron Cephas Jones, Merle Dandridge, Tracie Thoms, Haneefah Wood, Mychala Faith Lee e Tami Roman.

Truth Be Told è creata da Nichelle Tramble Spellman, che è anche produttrice esecutiva. Maisha Closson è la showrunner della terza stagione. Tra i produttori esecutivi insieme a Maisha Closson e Octavia Spencer ci sono Mikkel Nørgaard, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter per Hello Sunshine, Peter Chernin e Jenno Topping per Chernin Entertainment e Brian Clisham per Orit Entertainment.  Truth Be Told è prodotto per Apple da Hello Sunshine, Chernin Entertainment, Orit Entertainment e Fifth Season.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 300 vittorie e 1.305 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e il vincitore dell’Oscar come Miglior film di quest’anno “CODA”.

Noi ce la siamo cavata: recensione del docufilm

Noi ce la siamo cavata: recensione del docufilm

A trent’anni dal grande successo di Io speriamo che me la cavo, diretto da Lina Wertmüller, Noi ce la siamo cavata, di Giuseppe Marco Albano, racconta che ne è stato dei bambini che interpretavano la classe del maestro Sperelli, Paolo Villaggio, veri protagonisti assieme a lui di quel caso cinematografico, targato 1992. Presentato in anteprima fuori concorso al 40 Torino Film Festival, il film arriva dal 5 gennaio al cinema.

La trama di Noi ce la siamo cavata

Il documentario nasce dalla mente del protagonista Adriano Pantaleo, assieme al regista e produttore Giuseppe Marco Albano, che poi hanno sceneggiato Noi ce la siamo cavata con Andrej Longo. È Pantaleo, che nel film di Wertmüller interpretava il piccolo Vincenzino – tra coloro che hanno proseguito nella carriera di attori, come Ciro Esposito, Raffaele – a voler rispondere alla domanda che spesso gli viene rivolta da chi lo ferma per strada: che fine hanno fatto i tuoi “compagni di classe” della terza B di Corzano? Inizia così il suo percorso, nel quale ricontatta gli ex compagni di set – Luigi L’Astorina, Totò, Carmela Pecoraro, Tommasina, Mario Bianco, Nicola, Pier Francesco Borruto, Peppiniello, Maria Esposito, Rosinella, tra gli altri – per capire che strada hanno preso le loro vite, a 30 anni di distanza da quel film.

Domanda loro e si domanda: ce la siamo cavata? Vi sono anche le voci di chi interpretava gli adulti che si muovevano attorno a questo vivacissimo gruppo di bambini. Attori del calibro di Gigio Morra, il custode, Isa Danieli, la preside, Paolo Bonacelli, Ludovico, e ovviamente, il maestro, Paolo Villaggio, che compare in alcune interviste risalenti all’epoca del film. Gli autori inseriscono anche le voci di molti tra coloro che avevano collaborato al progetto Io speriamo che me la cavo. Dallo sceneggiatore Andrej Longo, di cui si è detto, all’assistente alla regia Stefano Antonucci, dal produttore Ciro Ippolito alla responsabile del casting Mariarosaria Caracciolo, al coach di recitazione che preparò i bambini. Non solo un bilancio di esistenze a trent’anni di distanza, dunque, ma soprattutto un omaggio a Io speriamo che me la cavo, alle forze creative che lo resero possibile, prima fra tutte quella della sua vulcanica regista, Lina Wertmüller, cui il film è dedicato.

Un appassionato viaggio a ritroso

Noi ce la siamo cavata è un film sentito, perché racconta qualcosa che ha veramente cambiato le vite di tutti i piccoli protagonisti che vi hanno partecipato. Non solo di chi poi ha fatto della recitazione il suo mestiere. Adriano Pantaleo è il primo a raccontare in modo appassionato la sua storia, a sentirsi baciato dalla fortuna nell’essere stato scelto per interpretare Vincenzino. C’è in tutti i protagonisti ed è evidente, l’emozione autentica nel rivedersi bambini sul set, nel tornare in un attimo indietro nel tempo. Ci si muove sul filo della memoria e anche un po’ della nostalgia. Tuttavia, a Giuseppe Marco Albano – autore di cortometraggi apprezzati in diversi festival e del lungometraggio Una domenica notte, del 2012 – non interessa un ricordo nostalgico e fine a sé stesso. Gli interessa invece il valore di un passato capace di proiettarsi verso il futuro. Alcuni giovani protagonisti fanno anche un po’ di critica a posteriori, specie Pantaleo ed Esposito, che affermano di aver sentito su di sé, con il successo del film, la responsabilità di essere presi ad esempio dagli altri, ed evidenziano come questo li abbia fatti crescere in fretta. Tutti, però, ripeterebbero senza esitazione l’esperienza.

Omaggio a Lina Wertmüller e Paolo Villaggio

Emerge poi il ritratto di Wertmüller come la regista di grande carattere nota al suo pubblico, dal metodo rigoroso e dai modi gentili, ma schietti, che pretendeva molto anche dai piccoli interpreti e vedeva in loro quella “pulizia di cuore” che a suo parere poteva rappresentare il vero valore aggiunto del film. Paolo Villaggio appare invece desideroso di esperienze attoriali diverse, che lo portassero lontano dal personaggio di Fantozzi. Emerge la sua voglia di partecipare a un film dove poter mostrare capacità diverse e diverse sfumature del suo carattere. Noi ce la siamo cavata è senz’altro un omaggio a queste due grandi figure del nostro cinema.

Napoli ieri e oggi

Affiora, infine, il ricordo di una Napoli fuori dallo stereotipo, in cui sembrava esserci ancora una speranza, riposta, nonostante tutto, proprio nei piccoli protagonisti. Una Napoli piena di contraddizioni e criticità, ma viva e vitale, come di fatto la città è, contrapposta a quella Napoli unicamente buia e tetra, spietata e disperata, che oggi emerge spesso dagli schermi. Noi ce la siamo cavata è forse anche un invito a tornare a guardare la città con uno sguardo disincantato, sì, ma non disperato, nonostante tutto ottimista, come quello di Lina Wertmüller, conoscitrice profonda di Napoli e convinta delle sue infinite capacità di rigenerazione. La stessa speranza di rigenerazione e rinnovamento è nutrita dal regista Albano, e la nuova generazione nata da coloro che un tempo furono i piccoli protagonisti di Io speriamo che me la cavo, ne è il simbolo.

Dove e quando vedere Noi ce la siamo cavata

Noi ce la siamo cavata di Giuseppe Marco Albano è prodotto da Mediterraneo Cinematografica e Terra Nera, con il contributo della Regione Campania, in collaborazione con Lo Scrittoio e la Film Commission Campania. È al cinema dal 5 gennaio 2023.

Renfield: il trailer del film con Nicolas Cage nei panni di Dracula

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Renfield uscirà nelle sale il 14 aprile 2023 e  si concentrerà sul personaggio del titolo (interpretato da Nicholas Hoult), che “si è ammalato e stanco dei suoi secoli come lacchè di Dracula (Nicolas Cage). Lo scagnozzo trova una nuova prospettiva di vita e forse persino la redenzione quando si innamora della grintosa e perennemente arrabbiata poliziotta Rebecca Quincy (Awkwafina).

Ryan Ridley ha scritto la sceneggiatura, che si basa su una trama originale di Robert Kirkman. McKay produrrà anche insieme a Samantha Nisenboim e al team cinematografico di Skybound Entertainment composto da Kirkman, David Alpert, Bryan Furst e Sean Furst.

Nel romanzo classico di Bram Stoker, RM Renfield è stato presentato come uno dei detenuti del dottor Seward prima che la sua storia passata rivelasse che era in realtà l’avvocato di Dracula e il predecessore di Jonathan Harker. Fatto impazzire dal malvagio Conte, Renfield divenne il suo accolito volontario, credendo che un giorno gli sarebbe stato dato il dono della vita eterna.

Il personaggio è apparso nella maggior parte degli adattamenti del racconto ed è stato interpretato da artisti del calibro di Dwight Frye nel Dracula del 1931 e Tom Waits nella versione del 1992 di Francis Ford Coppola.

Ginny & Georgia, recensione della seconda stagione

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Ginny & Georgia, recensione della seconda stagione

Dopo un finale burrascoso con un colpo di scena non troppo inaspettato, Ginny & Georgia tornano su Netflix con una nuova intera stagione in cui madre e figlia dovranno imparare a gestire il loro rapporto alla luce di rivelazioni che spezzerebbero chiunque, forse persino loro due. Ideata da Sarah Lampert la serie sembra continua a indagare la forza di e la creatività di queste due donne che fanno di tutto per rimanere a galla, pur scontrandosi con traumi, un passato oscuro e delle contingenze complicate. 

Ginny & Georgia stagione 2: dove eravamo rimasti?

Dopo essere scappata di casa insieme al fratelli Austin, Ginny si trova a vivere dal padre, dove passa le sue giornate rinchiusa in camera, assumendo un atteggiamento pacifico ma non comunicativo con il padre che è all’oscuro delle motivazioni che hanno portato la ragazza a scappare dalla madre. Ma è chiaro che Ginny non riesce a stare senza Georgia e viceversa. Le due troveranno modo di riavvicinarsi, prima con la forza, costrette da una circostanza precisa, poi attraverso uno spiraglio di comunicazione, che sembra offrire una chiave di lettura a tutta la seconda stagione.

Brianne Howey e Antonia Gentry sono tornate e sono più agguerrite di prima. E mentre le loro vicende personali si complicano ma si aprono anche a nuove possibilità, il loro rapporto viene sfidato dalle contingenze. La leggerezza e l’intrigo che avevano reso divertente e accattivante la prima stagione sono state messe da parte per fare spazio a toni che strizzano l’occhio addirittura alla dark comedy e al dramma. Le problematiche che vengono messe in gioco sono importanti e oggetto di grande conversazione, sempre con tatto e con realismo, tuttavia l’impressione è che nella seconda stagione di Ginny & Georgia si sia persa un po’ della vitalità che aveva fatto la fortuna del primo ciclo e che tutto avvenga perché deve avvenire.

La perdita delle leggerezza

Spiegando meglio: tutti gli incidenti di percorso, le condizioni, i problemi, le afflizioni dei giovani protagonisti sembrano spuntare le caselle di un manuale di inclusione che sembra necessitare di tanti piccoli pezzetti per dare un quadro completo della realtà, in un tentativo ultra-democratico di dare voci a ogni difficoltà che può affrontare un adolescente: dalla scena dei crampi mestruali, completamente accessoria e inserita proprio per dare voce a quella condizione in cui si ritrovano moltissime ragazze, alla battaglia contro le malattie mentali e ai disagi psicologici che, in alcuni personaggi, conducono proprio il flusso narrativo. 

Ginny & Georgia. Antonia Gentry as Ginny in episode 201 of Ginny & Georgia. Cr. Courtesy of Netflix © 2022

Come accadeva anche nella prima stagione, migliore in campo è Brianne Howey. La sua Georgia è imprevedibile, irrefrenabile, a tratti terrificante, una madre corazzata dalle disgrazie della vita che come un treno, carica a testa bassa qualsiasi ostacolo per spianare la strada ai propri figli. Un fiume in piena che ha a cuore soltanto il loro benessere a discapito di tutto. Ma questa dedizione feroce non è per forza una cosa totalmente positiva, come imparerà la stessa Ginny nel corso di questa turbolenta stagione. 

Antonia Gentry, dal suo canto, fa quello che può con un ruolo che si complica notevolmente in questo secondo ciclo, con sfaccettature inaspettate per il suo personaggio che cresce a dismisura sotto gli occhi spaventati della madre e quelli stupiti e colmi di meraviglia di Austin, il fratellino interpretato dal tenerissimo Diesel La Torraca.

I conti restano aperti, con storie che si chiudono, altre che si aprono e personaggi che si rivelano pozzi di mistero e meraviglia. Quello che sembra sicuro è che per Ginny & Georgia non è mai nulla scontato e che il loro rapporto non è quello normalmente conflittuale tra madre è figlia. È una battaglia all’ultimo segreto e all’ultimo abbraccio, una battaglia portata avanti in nome dell’amore totalizzante e della volontà di libertà. Chi avrà la meglio?

Jeremy Renner pubblica un simpatico video dall’ospedale che ci aggiorna sulle sue condizioni

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Jeremy Renner ha fornito ai fan un altro aggiornamento di prima mano direttamente dall’ospedale mentre si riprende dall’incidente con lo spazzaneve che lo ha lasciato in condizioni critiche. Oltre 24 ore dopo aver pubblicato un selfie sui social media dal suo letto d’ospedale, Renner ha pubblicato il suo primo aggiornamento video. L’attore ha un occhio gonfio e chiuso e tiene sul viso una maschera per l’ossigeno, ma appare di buon umore mentre i membri della sua famiglia si prendono cura di lui. “Una giornata in terapia intensiva” non eccezionale “, trasformata in una fantastica giornata in spa con mia sorella e mia mamma”, ha scritto Renner nella didascalia. “Grazie mille.”

L’incidente è avvenuto il 1 gennaio dopo che Jeremy Renner aveva cercato di aiutare a rimuovere l’auto di un membro della sua famiglia che era bloccata nella neve. Lo spazzaneve dell’attore ha finito per investirlo e ferirlo gravemente. Renner ha subito due interventi chirurgici il giorno successivo dopo aver subito un trauma toracico contusivo e lesioni ortopediche. Lo spazzaneve dell’attore era un PistenBully o Sno-Cat, un pezzo estremamente grande di attrezzatura per la rimozione della neve del peso di almeno 14.330 libbre (oltre 6 tonnellate). Qui tutti i dettagli.

Guarda l’ultimo aggiornamento dell’ospedale di Renner nel video qui sotto.

Star Wars: tutte le serie tv in uscita nel 2023

Star Wars: tutte le serie tv in uscita nel 2023

George Lucas con il primo Star Wars nell’oramai lontano 1977, non poteva immaginare che avrebbe creato un’intera saga capace di produrre storie negli anni a seguire, supportata dall’amore e dalla fedeltà di moltissimi appassionati. Il materiale per realizzare nuove opere è stato tanto e ha dato l’opportunità di continuare a far viaggiare gli amanti del franchise in quella galassia immaginaria popolata da umani e diverse bizzarre specie provenienti da mondi sconosciuti.

Seppur l’ultimo capitolo della trilogia dei sequel abbia sollevato un polverone di polemiche, parliamo di L’ascesa di Skywalker (2019), uscito su Disney+ dopo l’acquisto nel 2012 dei diritti della Walt Disney Company, la piattaforma non ha mai smesso di sfornare prodotti a tema Star Wars, tanto che le serie tv inerenti a questa misteriosa galassia sono state molte.

Il 2023 di Disney+ apre perciò le porte al suo pubblico – in trepidante attesa – con una vasta gamma di appuntamenti imperdibili da dover segnare sul calendario, fra novità in arrivo e attesissimi ritorni. Scopriamo quindi insieme le uscite per quest’anno.

Star Wars: The Bad Batch Stagione 2

Uno dei primi rinnovi è quello della serie Star Wars: The Bad Batch, ritornata con la seconda stagione il 4 gennaio. Ogni mercoledì sarà disponibile un episodio, fino al 29 marzo con gli ultimi due. La storia continua a seguire le gesta dei Clone Force 99 a seguito della vittoria dell’Impero nella galassia, cercando al contempo di sopravvivere e provare ad adattarsi in questa nuova realtà.

La stagione riserva anche delle sorprese: il trailer ufficiale ha infatti svelato l’apparizione dell’Imperatore Palpatine e il ritorno del giovane Jedi Gungi.

The Mandalorian Stagione 3

Probabilmente è la più attesa sulla piattaforma inerente al mondo di Star Wars. La stagione 3 di The Mandalorian continuerà a seguire le vicende di Din Djarin (Pascal), affiancato dai suoi compagni d’avventura Greef Karga e Bo-Katan, e tornerà con il racconto delle storie di Grogu, alias il Piccolo.

La cultura mandaloriana verrà esplorata ancor più nel dettaglio, mentre il trailer mostra che ci saranno delle tensioni fra Din Djarin e Bo-Katan Kryze, a causa del fatto che Din ha ancora il controllo della Darksaber, che in teoria gli dà il diritto di governare Mandalore. La terza stagione approderà in piattaforma dal 1 marzo con un episodio ogni mercoledì.

Star Wars: Visions Stagione 2

La serie antologica Star Wars: Visions prodotta da sette studi di animazione giapponese, è approdata su Disney+ nel 2021 e fa il suo grande ritorno per quest’anno con la seconda stagione. A differenza degli altri prodotti del franchise, questo offre una prospettiva completamente nuova, filtrata da personaggi e ambientazioni molto differenti. Non si conosce la data precisa dell’uscita, per il momento si sa solo che dovrebbe uscire in primavera.

Young Jedi Adventures

Rimanendo nell’universo dell’animazione, il 2023 porta un frutto tutto nuovo: si tratta del debutto di Young Jedi Adventures, nuova serie rivolta specificatamente ai bambini e alle famiglie. La storia ruota attorno ad un gruppo di aspiranti Jedi durante l’Era dell’Alta Repubblica. La novità è proprio nel periodo d’ambientazione della serie: Disney+ Star Wars è la prima volta che porta in scena l’Era dell’Alta Repubblica.

Quest’epoca, infatti, non è mai stata esplorata se non nel mondo editoriale dove ha avuto persino un enorme successo. Anche per Young Jedi Adventures non si conosce la data specifica di uscita, ma dovrebbe essere prevista nella primavera.

Ahsoka

Altro progetto più che atteso dal pubblico di Star Wars è Ahsoka, comparsa nella seconda stagione di The Mandalorian, e ora pronta ad avere uno show tutto per sé. Di questa serie tv live-action non si hanno grosse notizie, ciò che si sa è che sarà un sequel della serie Star Wars Rebels e avrà luogo nella stessa timeline di The Mandalorian.

Ad interpretare Ahsoka Tano un’impeccabile Rosario Dwason. La produzione della serie è iniziata a maggio 2022, quindi si potrebbe supporre che ne vedremo il debutto nell’autunno del 2023.

Star Wars: Skeleton Crew

Un altro prodotto dall’alto hype è Star Wars: Skeleton Crew, annunciato in occasione della Star Wars Celebration del 2022. La serie, seppur non abbia ancora una data d’uscita, è prevista per il 2023 e avrà come protagonista Jude Law.

La trama si impianta su alcune vicende di un gruppo di ragazzi che si perdono nella galassia di Star Wars e devono ingegnarsi per poter far ritorno a casa. La timeline è simile a quella di The Mandalorian e Ahsoka e si svolge dopo Il ritorno dello Jedi.

The Acolyte

Per ultimo abbiamo Star Wars: The Acolyte, anch’esso nella categoria di prodotti super attesi in piattaforma. L’ambientazione è, come per Young Jedi Adventures, l’Alta Repubblica e sarà la prima live-action dell’epoca su Disney+. La trama segue le vicende dei Sith, mentre l’Acolyte sarà interpretato, fra gli altri, da Amandla Stenberg, Dafne Keen, Carrie-Ann Moss, Manny Jacinto e Lee Jung-jae.

La produzione di The Acolyte è iniziata a novembre 2022, non si conosce la data d’uscita ma potrebbe rientrare fra le serie disponibili in streaming per questo 2023, anche se non è da escludere che slitti al 2024.

Lukas Dhont: intervista al regista di Close

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Lukas Dhont: intervista al regista di Close

Ecco la nostra intervista a Lukas Dhont, rilasciata in occasione dell’uscita in sala di Close, il suo secondo film distribuito da Lucky Red e al cinema dal 4 gennaio 2023. Il film è stato presentato in concorso al 75° Festival di Cannes, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, e nella sezione della Festa del Cinema di Roma Alice nelle città, è candidato ai Golden Globes 2023 come Miglior Film Straniero e ha ricevuto quattro nomination agli European Film Awards 2022 (Miglior regista, Miglior attore, Miglior sceneggiatore e Miglior film europeo).

Dopo l’acclamato esordio con Girl (2018), selezionato per rappresentare il Belgio ai premi Oscar 2019 e insignito del premio Camera d’Or al 71° Festival di Cannes, il regista fiammingo Lukas Dhont torna al cinema con una profonda storia di amicizia e sulla ricerca dell’identità, raccontata attraverso il legame tra due ragazzi di 13 anni, Léo e Rémy, uniti da un affetto fraterno. Un evento inaspettato cambierà per sempre le loro vite, mettendo in discussione il loro legame. Close è un profondo e toccante coming of age, una storia di formazione che racconta il delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza, interpretata con grazia e naturalezza dai due giovani protagonisti.

Un giorno sono andato a visitare la mia vecchia scuola elementare” – ha dichiarato il regista Lukas Dhont – “I ricordi sono tornati alla mente, facendo riemergere quel tempo in cui era davvero difficile essere me stesso, senza filtri. I ragazzi si comportavano in un modo, le ragazze in un altro, mi sono sempre sentito come se non appartenessi a nessun gruppo. Essere intimo con un altro ragazzo sembrava solo confermare le supposizioni che altri avevano sulla mia identità sessuale. Ho cercato di fare ordine tra questi sentimenti, mettendo qualche parola nero su bianco: amicizia, intimità, paura, mascolinità… e ne è emerso Close”.

James Wan: 10 cose che non sai sul regista

James Wan: 10 cose che non sai sul regista

Dall’inizio del nuovo millennio ad oggi, James Wan si è imposto come uno dei più importanti registi e produttori di film horror. È grazie a lui se negli ultimi anni sono stati realizzati alcuni dei titoli di maggior successo di questo genere, merito anche di una reinvenzione dei canoni e dell’iconografia horror. Wan è oggi considerato una vera e propria garanzia, dalla cui attività hanno preso vita alcune delle saghe più solide e spaventose viste al cinema negli ultimi anni. Ogni suo film, diretto o solo prodotto, diventa dunque un vero e proprio evento.

Ecco 10 cose che non sai su James Wan.

James Wan: i suoi film diretti e prodotti

1 Ha diretto celebri film. L’esordio come regista di Wan risale al 2000 con il film horror a basso budget Stygian. La consacrazione arriva però nel 2004 quando porta al cinema Saw, primo capitolo di una fortunatissima saga horror. In seguito dirige Dead Silence (2007), Death Sentence (2007) e Insidious (2010), con Patrick Wilson. Nel 2013 dà invece vita a L’evocazione – The Conjuring, con Vera Farmiga, e al sequel Oltre i confini del male – Insidious 2. Nel 2015 lascia temporaneamente il cinema horror per dirigere Fast & Furious 7, con Vin Diesel, per poi dar vita al sequel The Conjuring – Il caso Enfield (2016). Nel 2018 dirige il cinecomic Aquaman, con Jason Momoa, mentre nel 2021 porta al cinema l’horror Malignant.

2. È il produttor di numerosi film horror. Oltre alla regia, Wan si è negli anni occupato di partecipare alla produzione di diversi film, tra cui tutti quelli legati alla saga di Saw, otto in totale. Ha inoltre prodotto i film legati alla saga di The Conjuring, ovvero Annabelle (2014), Annabelle 2: Creation (2017), The Nun – La vocazione del male (2018), Annabelle 2 (2019), La Llorona – Le lacrime del male (2019) e The Conjuring – Per ordine del diavolo (2021). Ha poi prodotto anche Insidious 3 – L’inizio (2015), Lights Out – Terrore nel buio (2016), Insidious – L’ultima chiave (2018), Mortal Kombat e M3gan (2023).

3. È stato detentore di un record. Grazie al film Fast & Furious 7, Wan ha stabilito un record, ovvero quello di regista del film capace di raggiungere il traguardo del miliardo di dollari d’incasso nel minor lasso temporale. Il settimo capitolo della celebre saga ha infatti raggiunto tale cifra in soli 17 giorni. Tale record è però durato solo un paio di mesi, venendo poi superato da Jurassic World, che raggiunse il miliardo in 13 giorni. Il detentore è però oggi Avengers: Endgame, con soli 5 giorni necessari a ottenere tale risultato. Wan, ad ogni modo, si conferma un regista particolarmente redditizio.

James-Wan-Saw

James Wan e Saw

4. Ha faticato a farsi produrre il film. Oggi Saw, il primo film dell’omonima saga, è considerato un vero e proprio classico contemporaneo del genere horror. Prima di riuscire a realizzarlo, però, Wan dovette scontrarsi con diversi rifiuti da parte di produttori australiani. Nel tentativo di realizzare il film, egli decise poi di inviare la sceneggiatura ad Hollywood, girando anche un cortometraggio ispirato alla storia del film per poter guadagnare ulteriori attenzioni. Il tentativo si rivelò fruttuoso e Wan ottenne i finanziamenti necessari a girare il film, pur dovendo accontentarsi di poche location e di appena 18 giorni per girare il tutto.

5. Le riprese del film sono state molto complesse. Farsi produrre il film non è stato semplice, ma anche girarlo è stata un’esperienza molto complicata. Avendo a disposizione pochi giorni e pochi ambienti, Wan dovette rinunciare ad alcune idee che avrebbero a suo dire reso il film più simile ad un thriller hitchcockiano. Dovendo eliminare dal programma molte inquadrature e tecniche di ripresa particolari, Saw finì con il caratterizzarsi per uno stile grezzo e approssimativo, che divenne però non solo elemento di fascino e fortuna del film, ma anche il tratto distintivo della saga.

James Wan e Dylan Dog

6. Produrrà una nuova serie TV sul personaggio. Nel 2019 Wan ha annunciato che uno dei suoi prossimi progetti come produttore sarà la realizzazione di una serie TV su Dylan Dog. Questa vedrà collaborare Wan e la sua casa di produzione, la Atomic Monster, con la Sergio Bonelli Editore, detentrice dei diritti sul personaggio. A lungo non si è però più saputo nulla a riguardo, fino a quando nel dicembre del 2022 Wan ha confermato che la serie è ancora in fase di sviluppo e che dunque l’intero progetto è ancora vivo. Il regista non sa quando questo entrerà effettivamente in produzione, ma sembra essere solo questione di tempo.

James Wan e il film horror Malignant

7. Non è basato sulla sua graphic novel. Nel 2011 Wan ha pubblicato una graphic novel dal titolo Malignant Man, incentrata su un uomo che sviluppa poteri a partire da un cancro terminale, ingaggiando una guerra contro creature maligne. Inizialmente Wan aveva annunciato di voler realizzare un film basato su quest’opera e quando Malignant è arrivato al cinema nel 2021, si pensò che fosse l’adattamento promesso. Il film, in realtà, non ha nulla a che vedere con la graphic novel ed è invece una storia horror del tutto originale, ideata e poi diretta dallo stesso Wan.

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James Wan, Patrick Wilson e The Conjuring

8. È affascinato dalla storia dietro la saga. Quando gli è stato proposto di dirigere il film L’evocazione – The Conjuring, basato sui racconti della coppia di ricercatori del paranormale Ed e Lorraine Warren, Wan ha accettato subito con entusiasmo. Egli dichiarò infatti di essersi interessato al progetto per via del suo essere basato su eventi realmente accaduti. Proprio per via del rispetto nei confronti della storia degli Warren, il regista decise di mantenersi quanto più fedele possibile a quanto da loro raccontato, apportando a tal fine anche alcune modifiche alla sceneggiatura. Wan ebbe inoltre modo di incontrare la vera Lorraine, ma si rifiutò di visitare la vera abitazione al centro delle vicende narrate, in quanto spaventato da questo tipo di storie.

9. È tornato a collaborare con un suo attore ricorrente. Questo primo film della saga di The Conjuring ha riunito Wan con l’attore Patrick Wilson, divenuto nel tempo uno dei suoi attori feticcio. I due avevano infatti già lavorato insieme per Insidious e Oltre i confini del male – Insidious 2. Wilson ha poi recitato anche negli altri capitoli della saga di The Conjuring, sempre prodotta da Wan. Il regista ha poi deciso di affidare proprio a Wilson la regia del nuovo film della saga di Insidious, attualmente intitolato Insidious: Fear the Dark.

James Wan e l’idea per M3gan

10. È lo sceneggiatore del film. Attualmente in sala, M3gan è il primo film horror uscito nei cinema italiani nel 2023. Oltre ad essere prodotto da Wan con la sua Atomic Monster, il film è da lui anche stato ideato insieme a Akela Cooper. Wan ha raccontato di aver sviluppato la storia di una bambola assassina che però, a differenza di Annabelle, non punta sull’elemento soprannaturale bensì su quello tecnologico. Per il regista, il film è infatti una riflessione sulla società odierna, nella quale si tende a fare troppo affidamento sulla tecnologia.

Fonte: IMDb

Gran Turismo: le prime immagini dal film con Orlando Bloom e David Harbour

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Le prime immagini di Gran Turismo, il nuovo film Sony Pictures diretto da Neill Blomkamp con David Harbour e Orlando Bloom. Il film, tratto dalla celebre saga dei racing game, si ispira alla storia vera di un giovane giocatore di Gran Turismo, Jann Mardenborough, che vincendo una serie di gare competitive del videogioco riesce a diventare un pilota professionista nella realtà.

Nel cast oltre a David Harbour (Stranger Things) e Orlando Bloom (Il Signore degli Anelli), Archie Madekwe (I Miserabili) nel ruolo del protagonista, Darren Barnet (Non ho mai…), Djimon Hounsou (Blood Diamond – Diamanti di sangue) e Geri Halliwell-Horner (Spice Girls – Il film).  Gran Turismo sarà quest’anno solo al cinema prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Gran Turismo, la trama

Ispirato da una storia vera, il film racconta il coronamento del sogno di Jann Mardenborough, un giocatore adolescente di Gran Turismo, che grazie alle sua abilità di gioco vince una serie di competizioni della Nissan per diventare un pilota professionista.

Asterix & Obelix – Il Regno di Mezzo, il trailer ufficiale

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Asterix & Obelix – Il Regno di Mezzo, il trailer ufficiale

Il 2 febbraio 2023 arriverà nelle sale italiane, distribuito da Notorious Pictures, Asterix & Obelix – Il Regno di Mezzo, l’attesissimo quinto film sulla serie francese di culto, diretto da Guillaume Canet. I due celebri galli sono lo stesso Guillaume Canet (Asterix) e Gilles Lellouche (Obelix), insieme a loro il premio Oscar® Marion Cotillard nei panni di Cleopatra, Vincent Cassel in quelli di Cesare e un inedito Zlatan Ibrahimović nel ruolo del romano Caius Antivirus.

In questa nuova storica avventura, i due valorosi guerrieri dovranno aiutare Fu Yi, l’unica figlia dell’imperatore cinese Han Xuandi, fuggita dalle grinfie di un principe malvagio e arrivata in Gallia in cerca del loro aiuto.

Black Panther: Wakanda Forever, ecco quando arriverà su Disney+ Italia

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Disney+ ha inaugurato il nuovo anno insieme ai fan del Marvel Cinematic Universe, annunciando che Black Panther: Wakanda Forever debutterà in streaming il 1° febbraio. Black Panther: Wakanda Forever si unirà ad altri 16 film del Marvel Cinematic Universe ora in streaming nel formato IMAX Enhanced su Disney+, per offrire agli abbonati una maggiore quantità di immagini con un rapporto d’aspetto ampliato e per un’esperienza di visione immersiva a casa (la disponibilità dei contenuti varia a seconda del Paese).

Nel film Marvel Studios Black Panther: Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela Bassett), Shuri (Letitia Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba) lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia (Lupita Nyong’o) e di Everett Ross (Martin Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta Mejía nel ruolo di Namor, sovrano di una nazione sottomarina nascosta, ed è interpretato anche da Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e Alex Livinalli. Black Panther: Wakanda Forever, diretto da Ryan Coogler e prodotto da Kevin Feige e Nate Moore, è ora disponibile al cinema.

The Offering: ecco il trailer dell’esordio alla regia di Oliver Parker

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Dal 23 febbraio, solo al cinema, arriva THE OFFERING, esordio alla regia di Oliver Parker su sceneggiatura di Hank Hoffman, che ha dichiarato: “Una delle mie precedenti professioni è stata di leggere preghiere per i defunti in un obitorio ebraico, da mezzanotte alle sei del mattino, da solo. Quindi ho molta esperienza in questo campo. Per il tempo che ho trascorso in quell’obitorio, posso dire che esiste un’energia. Una presenza“. Quando il regista Oliver Park ha letto per la prima volta la sceneggiatura, ha notato la sua incredibile profondità e il fatto che ogni personaggio avesse una propria storia

. “Stavo leggendo un horror classico, mi mancano quei film con cui sono cresciuto e dove il dramma viene prima di tutto e c’è ricchezza nella storia” – racconta Park. Un altro aspetto che lo ha interessato è stato il tema di come le diverse religioni affrontano la possessione demoniaca. Oliver afferma che per lui è stato affascinante immergersi nell’ebraismo. Secondo lui, la natura ebraica del film lo caratterizza fortemente e la familiarità dell’entità demoniaca permette al pubblico di entrare davvero nel film, di comprendere dove si trovano e goderselo. Anche se non erano necessariamente interessati a essere calati in una comunità che non hanno mai visto prima o che non capiscono.

La trama

Nella speranza di riconciliarsi con il padre ebreo ortodosso, il figlio di un impresario funebre torna a casa insieme alla moglie in dolce attesa. Ma le sue intenzioni vengono messe alla prova quando l’obitorio di famiglia riceve il corpo di un misterioso cadavere posseduto da un’antica entità che ha in serbo un terribile e infausto piano per il bambino in arrivo…

Guardiani della Galassia Vol. 3, le divise della squadra nella nuova foto dal film

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Agents of Fandom ha condiviso una nuova foto da Guardiani della Galassia Vol. 3 in cui possiamo vedere Drax, Star Lord, Mantis e Nebula in un full look galattico, con le nuove divise della squadra fedeli a quelli blu e rosse che abbiamo conosciuto nei fumetti del team.

Guardiani della Galassia Vol. 3, il trailer del film di James Gunn

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale il 3 maggio 2023. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff, Karen Gillan, Will Poulter insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor. Insieme a loro ci sono i nuovi arrivati ​​del MCU Will Poulter e Chukwudi Iwuji, con Poulter che ha confermato di interpretare il ruolo di Adam Warlock.

In Guardiani della Galassia Vol. 3, la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’ diverso rispetto a quanto visto fino a questo momento. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo e proteggere uno di loro. Una missione che, se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani come li conosciamo.

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