Il canale americano
HBO ha diffuso promo e trama di Euphoria
2×08, l’ottavo episodio della seconda stagione di
Euphoria con
Zendaya
In Euphoria 2×08 che si intitolerà “All My Life, My Heart
Has Yearned for a Thing I Cannot Name”
Euphoria 2×08
Dopo essere stato lasciato da Jules
alla stazione dei treni e ricaduta, il primo episodio speciale
segue Rue (interpretata dalla vincitrice dell’Emmy
Zendaya) mentre celebra il Natale. Scritto e diretto dal
creatore della serie Sam Levinson, l’episodio, intitolato “Trouble
Don’t Last Always”, è interpretato anche da Colman Domingo, che è
apparso nella prima stagione. Il titolo e la data del secondo
episodio sono in arrivo. Entrambi gli episodi speciali sono stati
prodotti sotto Linee guida COVID-19.
Euphoria
ha ricevuto tre Primetime Emmy quest’anno, tra cui Miglior attrice
protagonista in una serie drammatica (Zendaya),
Miglior trucco contemporaneo (non protesico) e Musica e testi
originali eccezionali.
Euphoria
è stato creato e scritto da Sam Levinson, che è anche produttore
esecutivo; i produttori esecutivi Ravi Nandan, Kevin Turen,
Drake, Future the Prince, Hadas Mozes Lichtenstein, Ron Leshem,
Daphna Levin, Tmira Yardeni, Mirit Toovi, Yoram Mokady e Gary
Lennon; Will Greenfield è co-produttore
esecutivo. Prodotto in collaborazione con A24 e basato
sull’omonima serie israeliana, creata da Ron Leshem e Daphna Levin,
di HOT.
Uscito al cinema nel
1999, American Pie è
rapidamente diventato un cult epocale, nonché un grandissimo
successo al box office. Il film, scritto da Adam
Herz e diretto
da Paul e ChrisWeitz,
combina in sé una serie di validi stereotipi sull’adolescenza
statunitense, arricchiti però da situazioni comiche entrare ormai a
far parte dell’immaginario comune. Da lì si è poi sviluppata una
saga che conta ad oggi quattro capitoli principali e cinque
lungometraggi spin-off. Il primo di questi sequel è arrivato in
sala nel 2001 con il titolo di American
Pie2, stavolta con la
regia di James B. Rogers, noto come regista di
seconda unità per tante commedie statunitensi.
Questo sequel, che vede il ritorno
di tutti i membri principali del cast, porta avanti le avventure
degli imbranati protagonisti maschili alle prese con i loro
rapporti con le donne e il sesso. Vengono dunque riproposte quelle
caratteristiche che hanno fatto la fortuna del primo film, a cui si
aggiungono però nuovi equivoci e situazioni comiche, tali da
rendere per molti American Pie 2 anche più divertente del
suo predecessore. Anche in questo caso il successo fu infatti
straordinario e a fronte di un budget di 30 milioni di dollari, il
film arrivò ad incassarne oltre 287 in tutto il mondo.
Seguito nel 2003 da American Pie – Il
matrimonio e da American Pie: Ancora
insieme, che nel 2012 ha dato vita ad una reunion del cast
originale, questo secondo capitolo è un titolo imperdibile. Ricco
di comicità ed emozioni, è ancora oggi una delle più brillanti
commedie sexy del cinema statunitense. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
American Pie 2: la trama del film
La vicenda di questo sequel è
ambientata nel pieno dell’estate, quando Kevin
propone agli altri di affittare una casa sul lago dove trascorrere
i mesi più caldi della stagione. Jim e
Finch accettano subito, Oz,
sebbene fidanzato con Heather, decide di andare
con loro perché lei è impegnata all’estero con la scuola.
Stifler, invece, viene invitato più per il suo
supporto economico che per la sua simpatia. Per mantenersi, però, i
cinque si rendono conto che devono trovarsi qualche piccolo lavoro.
Per caso scoprono che Danielle e
Amber, che abitano lì vicino, stanno cercando
aiuto per ristrutturare il proprio appartamento.
Tutto sembra filare liscio finché
Stifler non convince i suoi amici che le proprietarie di casa sono
lesbiche, creando un grande e divertente malinteso. Nel frattempo
Kevin incontra Vicky, la sua ex del liceo, e
scopre di non averla mai dimenticata. Oz si trova invece a dover
mantenere attiva la relazione con la sua compagna, anche se
lontani. Jim, dal canto suo, tenta di fare colpo su
Nadia, una giovane studentessa cecoslovacca,
chiedendo consigli a Michelle, la sua amica della
banda. Ben presto, i rapporti tra tutti loro tenderanno a
complicarsi, dando vita a situazioni tanto imprevedibili quanto
divertenti.
American Pie 2: il cast del film
Nel ruolo di Jim Levenstein, vero e
proprio protagonista della serie, vi è nuovamente Jason
Biggs. Alyson Hannigan riprende
invece il ruolo di Michelle Flaherty, dividendosi tra questo set e
quello di Buffy l’Ammazzavampiri. Oltre alla saga di
American Pie, l’attrice è infatti particolarmente nota per
aver interpretato la strega Willow in quella serie, come
anche Lily in How I Met Your
Mother. Eddie Kaye Thomas torna ad
interpretare un altro dei personaggi iconici della saga, ovvero
Paul Finch, mentre Thomas Ian Nicholas è Kevin
Myers, il ragazzo più ordinato e organizzato del gruppo.
Chris Klein interpreta Oz, personaggio poi non
presente nel terzo film. Immancabile è Seann William
Scott, divenuto celebre per il ruolo di Steve Stifler
e visto poi anche in Il tesoro
dell’Amazzonia.
L’attore ha ottenuto in questo
sequel molta più rilevanza rispetto al primo, merito degli
apprezzamenti ricevuti dal suo personaggio. Sono poi presenti le
attrici Shannon Elizabeth nei panni di Nadia
(ruolo che ha accettato a condizione di non dover comparire
nuda), Denise Faye in quelli di Danielle e
Lisa Arturo nel ruolo di Amber. Vi sono poi
Tara Reid impegnata a dar vita a Vicky, Natasha Lyonne
a Jessica e Mena Suvari,
che riprende invece il ruolo di Heather. Eugene
Levy torna ad interpretare Noah Levenstein, il padre
di Jim. Ad oggi, egli è l’unico attore ad aver recitato in tutti i
film della saga. Jennifer Coolidge, divenuta
un’icona con il ruolo della mamma di Stifler, riprende il
personaggio anche in questa occasione.
American Pie 2: la
soundtrack, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Oltre alla tanta comicità e alle
situazioni a sfondo sessuale presenti nel film, particolarmente
celebreè anche la soundtrack che accompagna American Pie
2. In questa si possono ritrovare celebri brani come Every
Time I Look For You dei Blink 182 o Fat
Lip dei Sum 41. Altre celebri canzoni
utilizzate nel corso della narrazione sono Smooth
Criminal, degli Alien Ant Farm, In Too
Deep, dei Sum 41, Phoebe Cates, dei
Fenix*TX e Always Getting Over You, di
Angela Ammons. Sono poi da citare anche brani come
Everywhere, di MichelleBranch, e I
Will, di Lucia. Particolarmente nota è poi la
versione personalizzata che il film sfoggia di Be Like
That, del gruppo rock 3 Doors Down.
È possibile fruire di
American Pie 2 grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di lunedì 21 febbraio alle ore
21:10 sul canale TwentySeven.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis, Il
Legionario, il nuovo film di Hleb Papou
con protagonisti Germano Gentile e Maurizio
Bousso.
Ecco le città in cui sarà possibile
partecipare alle anteprime:
ROMA – Cinema GREENWICH – 20 inviti (40 biglietti)
ROMA – Cinema EDEN – 10 inviti (20 biglietti)
PADOVA – Cinema PORTO ASTRA – 20 inviti (40
biglietti)
NAPOLI – Cinema MODERNISSIMO – 10 inviti (20
biglietti)
TORINO – Cinema GREENWICH – 25 inviti (50
biglietti)
I biglietti saranno validi per
qualsiasi spettacolo di giovedì 24, venerdì 25, sabato 26 e
domenica 27 febbraio e potranno essere richiesti, fino ad
esaurimento, inviando una email a [email protected] in cui andranno
specificati il giorno in cui si intende utilizzare
i biglietti e un secondo giorno alternativo nel
caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di
posto.
Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui
siti dei cinema.
È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato
che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.
I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei
cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un
documento di identità ed al Green Pass.
Halle Berry è una
di quelle attrici che ha lasciato il segno nella storia del cinema
grazie alla sue innumerevoli interpretazioni e al suo fascino
indiscusso. L’attrice ha sempre lavorato sodo e ha dimostrato al
pubblico di saper scegliere i ruoli migliori che valorizzassero i
suoi talenti e le sue capacità recitative.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Halle Berry.
Halle Berry: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera dell’attrice è iniziata nel 1991 con il
film Jungle Fever. In seguito, lavora in The
Program (1993), I Flinstones (1994), Vita da
principesse (1997), X-Men (2000),
Codice: Swordfish (2001) e Monster’s Ball – L’ombra
della vita (2001). La sua carriera continua con La morte
può attendere (2002),X-Men
2(2003), Gothika (2003), Catwoman
(2004), X-Men: Conflitto finale
(2006) e Capodanno a New York
(2011). Tra i suoi ultimi film vi sono Cloud Atlas (2012),
Comic Movie (2013), The Call (2013),
X-Men – Giorni di un futuro
passato (2014), Kidnap (2017), Kingsman: Il cerchio
d’oro (2017), John Wick 3 –
Parabellum (2019), Bruised – Lottare per
vivere (2021) e Moonfall (2022). Nonostante i
film, l’attrice non ha mai dimenticato le serie tv, lavorando in
California (1991), Alex Haley’sQueen
(1993), Con gli occhi rivolti al cielo (2005) e
Extant (2014-2015).
2. È anche doppiatrice e
produttrice. L’attrice ha vestito diversi panni nel corso
della sua carriera, come quelli della doppiatrice. Infatti, ha
prestato la propria voce per il doppiaggio del film Robots
(2005) e delle serie Fraiseir (1998) e I Simpson
(2011). In quanto produttrice, ha lavorato alla realizzazione dei
film Vi presento Dorothy Dandridge (1999), Lackawanna
Blues (2005), Frankie & Alice (2010), Kidnap
e delle serie Extant e Boomerang (2019). Più
recentemente ha partecipato alla produzione dei suoi nuovi
progetti: Bruised – Lottare per vivere e The
Mothership.
Halle Berry: il marito e i
figli
3. Si è sposata tre
volte. L’attrice ha già tre matrimoni (e altrettanti
divorzi) alle spalle. Nel 1992 si è sposata con il giocatore di
baseball David Justice, separandosi quattro anni
dopo. Nel 2001 si è sposata per la seconda volta con il musicista
Eric Benét, finendo per divorziare nel 2005. Il
terzo matrimonio, invece, è avvenuto nel 2013 con l’attore
Olivier Martinez. I due si sono conosciuti nel
2010 e l’unione è durata fino all’ottobre del 2015. Tra il secondo
e il terzo matrimonio ci sono state anche le frequentazioni con
l’attore Michael Ealy (dal 2004 al 2005) e con il
modello Gabriel Aubry (dal 2005 al 2010).
4. È mamma di due
figli. L’attrice è diventata madre per la prima volta nel
marzo del 2008, quando è nata Nahla Ariela
dall’unione con Aubry. Il secondo figlio, invece, è nato
nell’ottobre del 2013 dall’unione con il terzo marito e il suo nome
è Maceo Robert. In seguito alla nascita dei due
figli, l’attrice si è professata molto protettiva nei loro
confronti, evitando che subissero una sovraesposizione mediatica
data dalla sua notorietà.
Halle Berry in
Catwoman
5. Ha vinto un particolare
premio. Grazie al film Catwoman Halle Berry è
diventata una dei soli sei attori nella storia a possedere sia un
Oscar che un Razzie Award, i premi per il peggio del cinema
annuale. Ha infatti vinto come peggior attrice proprio per la sua
interpretazione in questa pellicola ed è stata anche la prima ad
accettare il Razzie di persona, camminando sul palco con orgoglio
tenendo in alto sia Oscar che Razzie e fingendo lacrime di gioia.
Ha tenuto un breve discorso di accettazione: “Vorrei
ringraziare la Warner Brothers per avermi fatto fare questo film
orribile e di merda!“.
6. Si è allenata con la
frusta. Secondo Alex Green, maestro di
frusta, l’attrice aveva bisogno ogni settimana di 90 minuti di
sessione di pratica per riuscire ad utilizzare un frusta con
successo. Grazie a questo allenamento, la Berry ha potuto
maneggiare personalmente l’arma nel corso delle riprese. In quanto
strumento tipico del personaggio, per l’attrice era infatti
importante imparare ad usarlo per potersi calare maggiormente nel
ruolo.
Halle Berry ha vinto un Oscar
7. Ha vinto il prestigioso
premio. Nel corso della sua carriera, l’attrice ha vinto
un premio Oscar per la Miglior attrice protagonista grazie alla sua
interpretazione in Monster’s Ball – L’ombra della vita,
battendo attrici del calibro di Judi Dench, Nicole Kidman, Sissy
Spacek e Renée
Zellweger. Ad oggi quella rimane la sua prima e unica
candidatura al premio e con la sua vittoria è ancora oggi l’unica
attrice di colore ad aver vinto come protagonista.
Halle Berry è su Instagram
8.Ha un
profilo Instagram ufficiale. L’attrice ha deciso di aprire
un account Instagram ufficiale che è seguito da qualcosa come 7,5
milioni di persone. La sua bacheca è davvero coloratissima e
articolata, con molte foto dedicate ai suoi progetti lavorativi e
moltissime che vedono protagonista la sua famiglia. Seguendola, si
può dunque rimanere sempre aggiornati sulle sue attività.
Halle Berry: oggi
9. Ha esordito alla
regia. Nel 2020 l’attrice ha finalmente compiuto il
passaggio dietro la cinepresa per dirigere il film Bruised –
Lottare per vivere. Questo ha per protagonista un’ex lottatrice di MMA,
interpretata dalla stessa Berry, che cerca di ottenere la custodia
del figlio mentre rilancia la sua carriera atletica. Per il 2022
l’attrice è invece attesa nel film catastrofico Moonfall.
Prossimamente, invece, la si potrà vedere nel film The
Mothership, di genere fantascientifico.
Halle Berry: età, altezza, fisico e
i capelli corti dell’attrice
10. Halle Berry è nata il 14
agosto del 1966a Cleveland, in Ohio. La
sua altezza complessiva corrisponde a 165 centimetri. Prima di
diventare attrice, negli anni ’80, la Berry ha partecipato a vari
concorsi di bellezza quali Miss Ohio USA (prima classificata nel
1986), Miss Teen All American, Miss USA e Miss Mondo come prima
candidata afro-americana, classificandosi sesta. A distanza di
anni, l’attrice conserva ancora la splendida forma fisica che le ha
permesso di farsi notare all’inizio della sua carriera. Inoltre, la
Berry è celebre per il suo taglio di capelli corto.
Basato sulla serie a fumetti
Marvel con lo stesso nome,
lo show What If? esplora le realtà alternative del
Multiverso che inclinano la linea temporale principale
dell’MCU
ben conosciuta dal pubblico. Il
format unico di What If? ha permesso ai creatori di
sperimentare moltissimo, esplorando l’interiorità dei personaggi
già noti e i confini più estremi dell’Universo
Cinematografico Marvel.
Visto il Multiverso spalancato dagli
eventi di Spider-Man: No Way Home e da Doctor
Strange nel Multiverso della Follia, nella Fase
4 il
futuro sembra florido per What If?. La prima
stagione della serie, lanciata su Disney+, è stata un enorme
successo: è già in atto la lavorazione per la seconda stagione ed è stato annunciato
l’arrivo di uno show spin-off, Marvel Zombies.
Nell’attesa, vi riveliamo 8 fatti e dettagli sul dietro le quinte
che i fan della
prima serie animataMCU saranno curiosi di
conoscere…
1L’influenza di Loki
Ancora prima di What If?, è stata la
serie
Dinsey+Loki ad avviare
l’esplorazione tra gli spazi infiniti del Multiverso. Loki ha stabilito molte regole e tutta
la terminologia riguardante gli eventi e le varianti del
Multiverso. Ci sono però alcune incongruenze tra le due
serie.Ad esempio, in
Loki viene usato il termine ”Eventi Nexus”, mentre lo show
animato usa l’espressione ”Punti Assoluti” per indicare
qualcosa di molto simile…
A.
C. Bradley ha rivelato in
un’intervista con The GOAT Podcast (via Youtube) che
l’episodio di What If? sul Doctor Strange – quello in
cui si parla di ”Punto Assoluto” – è stato scritto prima che le
sceneggiature di Loki fossero ultimate. Visto che lo show
animato ha debuttato dopo
Loki, si è creata una strana differenziazione
terminologica tra le due serie.
La complicata storia d’amore tra
Catwoman e Batman è stata una
delle dinamiche più longeve dei fumetti, e una delle più iconiche
per lei e il Cavaliere Oscuro: l’uscita di The Batman di Matt Reeves è
dietro l’angolo e il fermento dei fan è al massimo nei confronti
della nuova versione di Selina Kyle/Catwoman
interpretata da Zoë Kravitz.
La trasposizione del personaggio da
parte di questa attrice sembra riprenderà i caratteri distintivi
dell’antieroina moralmente grigia di Year One.
Oltre al classico Batman di Frank Miller,
Catwoman ha avuto una varietà di momenti memorabili nei suoi oltre
80 anni di storia nei fumetti della DC: la
crescita del personaggio è progredita parallelamente e si è poi
intersecata a quella di Batman nel corso degli anni, nella famosa
storia d’amore Bat-Gatto che i fan adorano e che oggi ci è così
familiare.
1Correndo da sola dopo “The
Wedding”
Dopo la run di Tom King su
Batman nell’era della Rinascita, è iniziata
l’apprezzata run di Joëlle Jones sulla serie in
corso di Catwoman. L’arco di King che copre il
potenziale matrimonio di Catwoman e Batman ha diviso i fan poiché,
dopo decenni di tira e molla, Selina ha finito per lasciare Bruce
all’altare all’ultimo minuto. Lei temeva che sposarlo avrebbe reso
Batman meno operativo e performante, perciò i due si sono presi del
tempo per prendere le distanze prima di andare avanti.
Ciononostante, la Jones ha dimostrato il suo coraggio ancora di più
sul fronte artistico, ma anche dal punto di vista della
scrittura.
Nell’arco narrativo Copycats, Selina scende in
pista per sradicare un impostore che le procura attenzioni
indesiderate da parte della GCPD. La vera Catwoman batte
l’imitatore in un combattimento, e l’impressionante grafica di
Selina che sta per rompere due fruste è proprio come ogni fan
immaginerebbe l’arte fumettistica di questo personaggio. L’abilità
di Jones nel fondere colore, realismo, dettagli, espressioni
facciali e forza unita all’erotismo insito al personaggio, rende la
sua interpretazione di Catwoman un classico moderno.
Nella primavera del 2018, il
pubblico è rimasto realmente sconvolto dalla sequenza di Avengers: Infinity War in cui il malvagio
Thanos schiocca le dita, servendosi
dell’Guanto dell’Infinito per spazzare via la metà
di ogni forma di vita nell’universo, compresi diversi Vendicatori
amati dai fan: per la prima volta, i potenti Vendicatori hanno
subito la loro prima ignobile perdita.
Nonostante il definitivo
ribaltamento delle conseguenze dello snap di Thanos in Avengers: Endgame, molti fan hanno passato gli
ultimi anni a chiedersi come la battaglia originale con il Titano
Pazzo avrebbe potuto essere vinta. In effetti, ci sono un mucchio
di decisioni sbagliate prese dagli Eroi più forti della Terra nel
corso della battaglia e, se fossero state fatte scelte diverse,
probabilmente le sorti dell’universo sarebbero state altrettanto
differenti.
1Combattere divisi
Sebbene non si sia realizzato fino alla fine
di Avengers: Infinity War, i Vendicatori avevano
già perso la battaglia con Thanos anni prima;
infatti, durante gli eventi di Civil War, la squadra di supereroi è stata
divisa a metà, con Capitan America da una parte e
Iron Man dall’altra.
All’arrivo di Thanos, i
Vendicatori erano già divisi, sia in numero che in
potenza: la squadra separata non aveva alcuna possibilità di
fermare il Titano Pazzo, e l’universo fu costretto a pagarne il
prezzo. Fortunatamente per tutta la vita nell’universo, cinque anni
dopo, i Vendicatori furono in grado di riunirsi per disfare tutto
ciò che Thanos aveva fatto.
Jeremy Irons è uno
di quegli attori che ha letteralmente fatto la storia del cinema
dando vita a ruoli iconici e davvero indimenticabili. L’attore ha
sempre dimostrato di saper scegliere i ruoli a lui adatti,
restituendo interpretazioni emozionanti e conquistando un ampio
spettro di generazioni.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Jeremy Irons.
Jeremy Irons: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. Irons debutta sul grande schermo con
Nijinsky (1980), per poi apparire in La donna del
tenente francese (1981), Un amore di
Swann (1984), Mission
(1986), Inseparabili (1988) e Il mistero Von
Bulow (1991). La sua carriera continua apparendo in M.
Butterfly (1993), La casa degli
spiriti (1993), Die Hard – Duri a
morire (1995), Io ballo da sola (1996),
Lolita (1997), La maschera di ferro (1998),
The Time Machine
(2002), Il mercante di Venezia (2004), Le crociate(2005),
Casanova
(2005), Eragon (2006), Appaloosa (2008)
e Margin Call (2011). Tra i suoi ultimi film vi sono
The Words (2012),
Treno di notte per
Lisbona (2013), L’uomo che vide l’infinito
(2015), La corrispondenza
(2016), Batman v Superman: Dawn of
Justice (2016), Assassin’s Creed
(2016), Justice League (2017),
Red Sparrow (2018) e la
serie Watchmen (2019). Nel 2021 recita invece in
House of Gucci (2021).
2. È anche doppiatore,
produttore e regista. Irons non ha svolto solo l’attività
di attore nel corso della sua carriera, ma ha anche vestito i panni
del doppiatore. Infatti, ha prestato la propria voce per il
doppiaggio di Il re leone (1994), The Magic 7
(2009) e I Simpson (2012). In quanto produttore, ha
lavorato alla realizzazione del documentario Trashed
(2012) e del film Better Start Running (2018). Inoltre, ha
avuto anche un’esperienza come regista, dirigendo il film
Mirad nel 1997.
Jeremy Irons: la moglie e il
figlio
3. Ha un matrimonio alle
spalle. L’attore si è sposato per la prima volta da
giovanissimo con l’attrice Julie Hallam, a soli 21
anni, nel 1969. Tuttavia, questo matrimonio è durato solo qualche
mese, per poi portare i due al divorzio nello stesso anno. Irons e
la Hallam non hanno mai rivelato i motivi della loro separazione,
parlando unicamente di generiche differenze inconciliabili. Ancora
oggi, Irons ricorda quel matrimonio come una sua decisione fin
troppo impulsiva.
4. È sposato da molti
anni. L’attore si è poi risposato nel 1978 con la collega
Sinéad Cusack. I due sono insieme da allora e
dalla loro unione sono nati due figli: Samuel
(nato nel 1978) e Max (nato nel 1985).
Quest’ultimo è poi divenuto a sua volta un attore, recitando in
film come Dorian Gray, Cappuccetto rosso
sangue e Mistero a Crooked
House. Ad oggi, tuttavia, non ha ancora avuto modo di
dividere la scena con suo padre.
Jeremy Irons ha vinto un Oscar
5. Ha vinto un
Oscar. Irons ha un vinto un premio Oscar nel 1991 come
Miglior attore per il film Il mistero von Bulow. Vincendo
questo premio, l’attore ha battuto colleghi del calibro di
Kevin Costner, Robert De Niro, Gérard
Depardieu e Richard Harris. Ancora oggi
quella rimane la prima e unica candidatura ricevuta da Irons agli
Oscar.
Jeremy Irons in
Lolita
6. È stato convinto da Glenn
Close. Inizialmente, Irons aveva rifiutato il ruolo perché
sapeva che interpretare il professore avrebbe danneggiato la sua
carriera. Dopo averci riflettuto ed essere stato convinto da
Glenn Close che
lavorare con Adrian Lyne sarebbe un’esperienza da
non perdere, ha accettato di interpretare Humbert Humbert, non
senza assicurarsi prima un buon stipendio.
Jeremy Irons è Alfred
7. È un piccolo
eroe. Per l’attore, Alfred non è supereroe ma, stando a
Batman v Superman e
Justice League, potrebbe essere ritratto
con una piccola h che sta per hero: “Penso che abbia una buona
influenza, è un buon consigliere. Non sono sicuro sarebbe in prima
linea in una lotta, ma sarebbe un buon sostegno”.
8. Ha difeso il film di Zack
Snyder. Con l’uscita di Batman v Superman, Irons
ha avuto modo di commentare la ricezione del film da parte della
critica. Secondo lui “Sono stato molto contento dei numeri.
Zack sembra avere difficoltà con la stampa, il che è strano. Non so
se ha a che fare con il tipo di segretezza che circonda la
realizzazione di questo tipo di film. Ma al pubblico è piaciuto e,
alla fine, è questo ciò che conta”.
Jeremy Irons in Mission
9. È il film che lo ha reso
celebre. Nel 1986, dopo aver recitato già in alcuni film,
Iron assume il ruolo di Padre Gabriel nel film Mission, un
missionario gesuita intento a convertire una tribù di Guaraní, in
Sud America. Nel corso del film egli prenderà sotto la propria ala
protettrice il personaggio di Rodrigo Mendoza, interpretato
dall’attore Robert De Niro. Proprio grazie a
questo ruolo Irons guadagnò grande popolarità, affermandosi come
uno degli interpreti più talentuosi della sua generazione.
Jeremy Irons: età e altezza
10. Jeremy Irons è nato il
19 settembre del 1948a Cowes, nell’Isola di
Wight. La sua altezza complessiva misura 187
centimetri.
La musica è una componente cruciale
nel processo narrativo. Comunica con il pubblico, influenzandone la
percezione e le emozioni. La traccia o l’effetto sonoro giusti
possono elevare un’immagine, rendere più profonda una scena o
migliorare un’opera visiva nel suo insieme.
C’è una vasta gamma di musica e
suoni su piattaforme di musica stock come it.depositphotos.com,
e molta musica scritta da compositori da zero per il film
specifico.
Pertanto, i registi sono esigenti
riguardo alla musica utilizzata per dare alle scene il significato
o la colorazione emotiva necessaria. Oggi daremo un’occhiata a
cinque tecniche musicali che i registi usano comunemente per
migliorare le scene dei film. Continua a leggere per saperne di
più!
Corrispondenza di componenti visivi e
uditivi
La prima cosa che i produttori
possono fare per migliorare il montaggio finale è scegliere una
composizione che corrisponda al tono previsto per le immagini.
L’esempio perfetto è la canzone di Roy Orbison “Oh, Pretty Woman”,
che appare nel film “Pretty
Woman“. Il brano viene utilizzato nella
scena in cui
Julia Roberts prova nuovi outfit e aggiorna il suo guardaroba.
Attraverso musica e testi, il regista sottolinea la bellezza di
Julia, dicendo, Pretty woman, I don’t believe you, you’re not
the truth. No one could look as good as you, mercy (Bella donna,
non ti credo, non puoi essere vera. Nessuno potrebbe essere bello
come te, misericordia).
2. Musica e immagini che
non si abbinano di proposito
Al contrario, a volte i registi
usano musica inappropriata che non corrisponde alla scena per
attirare l’attenzione dello spettatore e creare un effetto comico.
Il
film horror sui supereroi “Blade” ne è un esempio perfetto.
Quando Blade entra nel club giapponese nella sequenza d’azione, si
può sentire il rap di una studentessa giapponese, completamente
inadatto alla scena o all’atmosfera. Nonostante tutto, questo
momento è diventato iconico e classico; il tutto grazie alla musica
utilizzata.
3. Preparazione del pubblico per scene
significative
Un’altra tecnica utilizzata dai
registi consiste nel preparare gli spettatori a momenti importanti
con musica intensa, forte o spaventosa. In questo modo, i registi
possono evocare l’emozione giusta, creare l’atmosfera per la scena
successiva e mantenere l’interesse dello spettatore. La suspense è
ampiamente utilizzata in film come “Lo
squalo” e “Psycho“,
quando il predatore si avvicina alla vittima.
4. Trasporto degli spettatori in un altro momento o
luogo
I produttori impiegano con successo
melodie diverse per trasportare il pubblico in un altro momento o
luogo. Quando gli spettatori sentono suoni distinti, possono
facilmente riconoscere il motivo e capire quando o dove si svolge
l’azione. Una festa con musica disco, ad esempio, può catapultare
gli spettatori negli anni ’70, mentre una festa techno può farli
sentire direttamente negli anni ’80.
Nel film premio Oscar “Il paziente
inglese”, gli eventi si svolgono in Europa e quando gli autori ci
trasportano in Nord Africa, utilizzano melodie armoniche, eleganti
ed esotiche.
5. Focus sui momenti importanti
I creatori di film spesso
rafforzano scene importanti con tracce potenti, epiche, drammatiche
o cinematografiche che influiscono in modo massiccio sulla
percezione dello spettatore. Quentin Tarantino impiega con successo
questa tecnica in un modo visivamente sbalorditivo e divertente. In
“Kill Bill Vol. 1”, possiamo ascoltare la famosa canzone “Battle
Without Honor or Humanity” di Tomoyasu Hotei e assistere a uno
degli ingressi più epici della storia del cinema: O-Ren Ishii che
arriva alla House of Blue
Leaves.
In conclusione
La musica determina il modo in cui
percepiamo un’immagine sullo schermo. E scegliere il brano musicale
giusto potrebbe migliorare o distruggere un film. Ora che conosci
tutte le tecniche sonore chiave che i registi utilizzano per
enfatizzare le immagini, sarai in grado di distinguere tra una
scena con musica usata sapientemente e un momento che non ha una
colonna sonora adeguata.
Va
aEnnio di
Giuseppe Tornatore, racconto straordinario di un protagonista
del cinema e della musica che sta conquistando gli occhi e il cuore
del pubblico riempiendo con successo le sale, il Nastro
d’Argento 2022 per il Documentario
dell’anno. Lo annuncia oggi il Direttivo,
appena rinnovato, dei Giornalisti Cinematografici Italiani che
inaugurano così la 76.ma edizione del Premio per
l’eccellenza del cinema italiano.
“È un Nastro alla passione,
alla ricerca, al racconto d’autore di un protagonista eccezionale –
si legge in una nota del Direttivo – che rende unica l’emozione di
un film che, oltre la musica e il cinema, trasmette il senso
profondo di un omaggio che rappresenta, insieme, viaggio
sentimentale e grande cinema, lectio
magistralis e racconto di una genialità assoluta nata in
un mondo di disarmante semplicità. Nel film la ricostruzione di un
percorso che affascina lascia storditi non solo dalla magia delle
note, ma dalla potenza emotiva che filtra dalle immagini e
soprattutto dalle parole. E ci fa sentire un senso di
profonda nostalgia per il ‘nostro’ Morricone ma anche per quel
cinema così grande e irripetibile”.
Presentato Fuori Concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia e al Bif&st e prodotto da Gianni
Russo e Gabriele Costa (piano B Produzioni), in sala da
giovedì 17 febbraio, ha già conquistato il pubblico nel
primo fine settimana di programmazione nelle sale.
ENNIO di Giuseppe
Tornatore, distribuito da Lucky
Red in collaborazione con timvision, è il
ritratto a tutto tondo di Ennio Morricone, il musicista più
popolare e prolifico del XX secolo, il più amato dal pubblico
internazionale, due volte Premio Oscar®, autore di oltre 500
colonne sonore indimenticabili.
L’annuncio del Nastro d’Argento
dell’anno a Giuseppe Tornatore è il primo atto ufficiale del
Direttivo che sarà in carica fino al 31 Dicembre 2024 – un gruppo
di lavoro che continua ad essere guidato da Laura Delli Colli,
confermata alla Presidenza, con Fulvia Caprara Vicepresidente e con
Paolo Sommaruga, Stefania Ulivi, Oscar Cosulich, Maurizio Di Rienzo
e Susanna Rotunno. Rinnovati negli incarichi Romano Milani,
Segretario generale e Franco Mariotti, Sindaco revisore, ai quali
sarà affiancato nei prossimi giorni il Consiglio Nazionale.
“Nel risultato elettorale” afferma
una nota del Sindacato “il riconoscimento di un lavoro collettivo
che, fra tradizione e profonda innovazione, dovrà essere un ponte
importante verso un rinnovamento significativo degli obiettivi, in
uno scambio anche generazionale sempre più aperto, nel cinema come
nel giornalismo”.
Officine UBU
distribuirà in Italia dal 31 marzo il film Lunana: il
villaggio alla fine del mondo di Pawo Choyning Dorji, il
primo film totalmente realizzato in Bhutan a essere candidato al
Premio Oscar 2022 come Miglior Film Internazionale.
In un mondo in cui le persone
sembrano aver perso la loro spiritualità in cerca del benessere
materiale, il Bhutan è un modello da cui trarre ispirazione: è qui
infatti che il PIL è sostituito dal FIL, l’indice di Felicità
Interna Lorda. LUNANA: IL VILLAGGIO ALLA FINE DEL MONDO
è ambientato e realizzato nel paese più felice del mondo, ma cosa
significa davvero essere felici? Ed è possibile trovare la felicità
in un posto che non ti aspetti?
Se lo chiede anche Ugyen, giovane
insegnante, che vorrebbe andare alla ricerca della sua felicità, ma
è costretto a intraprendere un viaggio di 8 giorni di cammino che
lo porterà nella scuola più remota del mondo, nello sperduto
villaggio di Lunana, situato lungo i ghiacciai dell’Himalaya al
confine tra Bhutan e Tibet a 4.800 metri di quota. Lì, in compagnia
di placidi yak e privato di ogni comodità moderna, scoprirà che il
segreto della felicità è nella semplicità dei piccoli gesti e nei
sorrisi degli abitanti di Lunana, un microcosmo che lentamente sta
svanendo. Girato in collaborazione con gli abitanti del villaggio,
il film ci introduce in un luogo sospeso nel tempo, lontano
chilometri dalle grandi città e protetto dalle montagne, come fosse
un piccolo scrigno nascosto, contenente la più preziosa delle
ricchezze.
LUNANA: IL VILLAGGIO ALLA FINE
DEL MONDO di Pawo Choyning Dorji sarà nei cinema
italiani dal 31 marzo distribuito da Officine UBU.
Un giovane insegnante del Bhutan
moderno, Ugyen, si sottrae ai suoi doveri mentre progetta di andare
in Australia per diventare un cantante. Come rimprovero, i suoi
superiori lo mandano nella scuola più remota del mondo, in un
villaggio chiamato Lunana, per completare il suo servizio. Dopo un
viaggio di 8 giorni di cammino, Ugyen si ritrova esiliato dalle sue
comodità occidentalizzate. A Lunana non c’è elettricità, né libri
di testo e nemmeno una lavagna. Sebbene poveri, gli abitanti del
villaggio porgono un caloroso benvenuto al loro nuovo insegnante,
ma lui deve affrontare lo scoraggiante compito di insegnare ai
bambini del villaggio senza alcuno strumento didattico a
disposizione. Preso dallo sconforto, è sul punto di decidere di
tornare a casa, ma poco a poco inizia a conoscere le difficoltà
nella vita degli straordinari bambini a cui insegna, tanto da
sentirsi cambiato grazie alla straordinaria forza spirituale degli
abitanti del villaggio.
Dopo l’originale
Kvodo, israeliana, e l’americana, Your Honor, arriva la versione italiana della
serie che si chiede cosa sarebbe disposto a fare un padre per
salvare la vita di suo figlio: Vostro
Onore.
La co-produzione Rai Fiction – Indiana
Production segna l’esordio sulla sedia di regia di
Alessandro Casale, che dopo una massiccia
esperienza da aiuto, per cinema e tv, sale in cattedra per questa
serie in quattro serate, in onda su Rai Uno, a partire dal 28
febbraio, in prima serata.
“Ringrazio Rai e Indiana per questo incarico, ho avuto la
fortuna di affrontare questa sfida – ha esordito Casale –
Sono stato messo nelle migliori condizioni per lavorare e,
nonostante la mia esperienza, era la prima volta che dirigevo una
cosa da solo. Ho visto gli altri adattamenti di questa storia, ma
non mi sono lasciato influenzare da nulla. La serie israeliana,
originale, è completamente differente, perché nella storia entra la
contemporaneità della società in cui è immersa la vicenda. Ho avuto
la fortuna di lavorare con un cast incredibile, guidato da Stefano Accorsi, e sono stato molto pignolo
sui personaggi, visto che la storia c’era, e si trattava di
lavorare con gli attori in maniera attenta per metterla in scena.
Sono stato fortunato, grazie alle mie casting director, che mi
hanno trovato degli attori che hanno riservato belle sorprese,
anche nell’ambito latinos, una novità per il panorama
italiano.”
Sulle principali
difficoltà di mettere in scena questo crime drama
familiare, Alessandro Casale ha precisato: “Si
tratta di un lavoro principalmente psicologico su personaggi messi
dentro a una storia che parla di violenza non manifesta. Poi ho
raccontato la dinamica padre/figlio, molto complicata ma
interessante, che partiva da una situazione in cui i due erano
distanti. Spero che siamo riusciti a raggiungere un equilibrio
ottimale.”
Sulle differenze tra il lavoro per
il cinema e quello per la tv, Casale dichiara: “Ho fatto tanti
film da aiuto regista per il cinema e ho capito che alcuni
meccanismi del cinema si possono portare in tv, soprattutto per
quanto riguarda la cura dei particolari. Ho cercato di mettere in
pratica gli insegnamenti dei maestri con cui ho lavorato, con i
tempi differenti naturalmente, che in tv in genere sono frenetici,
ma in questo caso abbiamo avuto tutto ciò di cui avevamo bisogno, e
possibilità di rifinire e fare più riprese anche solo per
sicurezza. Poi sono abbastanza audace e mi sono buttato, non mi
tiro indietro. Sentivo la responsabilità di fare un adattamento di
una serie di successo per la rete ammiraglia del servizio di Stato.
Ho cercato di adeguarmi a quello standard, credo sia andata
abbastanza bene, ma non devo dirlo io, si intende.”
La sceneggiatura è stato uno sforzo
di gruppo, dal momento che da ambientazioni desertiche israeliane
si doveva trasportare la storia a Milano. Donatella
Diamanti, Mario Cristiano, Gianluca Gloria, Laura Grimaldi
e Paolo Piccirillo hanno lavorato per cercare di
trasformare la storia senza snaturarne il messaggio.
In merito a questo lavoro,
Donatella Diamanti ha dichiarato: “È una
trasposizione di una storia molto potente con un tema universale:
cosa è disposto a fare un padre per salvare il figlio. Il lavoro di
trasposizione è stato tematico e tecnico, dal momento che abbiamo
dovuto portare la storia nella nostra Milano. Abbiamo scelto di
accostare due criminalità differenti: quella caotica delle gang di
strada e quella silente della camorra. Poi abbiamo lavorato molto
sulla componente relazionale, siamo tutti cultori del relazionale e
abbiamo provato a far sì che questa bomba che esplode nella vita
dei protagonisti, deflagrasse andando a toccare anche le vite di
quelli che erano nella rete di relazioni degli stessi. Quindi era
importante costruire bene queste connessioni, altrimenti
l’esplosione non avrebbe toccato nulla intorno ai
protagonisti.”
Protagonista della storia nei panni del giudice
Vittorio Pagani c’è Stefano Accorsi: “Non avevo visto la
versione israeliana e quando ho letto la sceneggiatura non era
stata ancora mandato in onda
la versione USA con Bryan Cranston. Il mio
riferimento quindi sono state solo le pagine che mi sono state
mandate.” Ha cominciato Accorsi, andando poi a mettere a fuoco
il cuore della serie: “Cosa
è disposto a fare un padre per salvare il figlio? Non credo ci
siano più risposte, la risposta è una, è una forza archetipica che
fa riferimento alla tragedia greca. Qui si tratta di un padre che è
stato padre in assenza, che ha costruito una vita di successo e
onore agli occhi della società, ma in un attimo spazza via tutto,
per salvare il figlio.”
Nonostante questo
tradimento di ciò che è la sua natura e la sua figura pubblica, il
suo Vittorio, spiega Accorsi, “non è mai diabolico, perché la
sua priorità è una. Questi sono i grandi momenti di verità della
vita, perché sono istintivi. La cosa bella della serie è che non
cerca nemmeno di dare una risposta, la storia poi è molto
coinvolgente e piena di colpi di scena. Da subito, la volontà della
produzione era di fare un prodotto diverso, una sfida in un
contesto RAI che però non fosse in conflitto con ciò che esiste.
Abbiamo provato a rendere questa narrazione condivisibile dal
grande pubblico, è una storia naturalmente inclusiva.”
Con Stefano Accorsi, nel cast di Vostro
Onore, ci sono anche Matteo Oscar
Giuggioli, Barbara Ronchi, Remo
Girone, Francesco Colella,
Camilla Semino Favro. La serie andrà in onda
il 28 febbraio in prima serata su Rai Uno in quattro serate.
Nessun gioco di ruolo di
ambientazione fantasy vanta il successo ottenuto negli anni da
Dungeons & Dragons, ideato da Gary Gygax
e Dave Arneson. Diffuso in tutto il mondo, questo
è nel tempo divenuto un vero e proprio franchise, espandendosi
anche alla letteratura, ai videogiochi e al mondo dell’audiovisivo.
Proprio in quest’ultimo ambito, a partire dal 2015, ha ottenuto
grande successo la webserie Critical Role, la cui prima
campagna è durata fino al 2017 con ben 115 episodi. Proprio la
vicenda in essa raccontata è stata ora adattata in una serie
animata intitolata La leggenda di Vox
Machina, ideata da Matthew Mercer e direta da
Sung Jin Ahn.
La serie incomincia la narrazione
da prima che la campagna del gruppo iniziasse ad essere trasmessa
online, per poi adattare una delle principali avventure d’inizio
webserie e proseguire adattandone i vari archi. Protagonisti dei
primi 12 episodi sono dunque Vex’ahlia,
Percival, Pike,
Vax’ildan, Keyleth,
Scanlan e Grog, una banda di
mercenari apparentemente mal assortita ma ricca di poteri magici e
spirito di gruppo. In un mondo dove i pericoli sono all’ordine del
giorno, i sette, noti come i Vox Machina, si trovano in particolare
a dover affrontare un gruppo di invincibili creature pronte a
scatenare il caos dell’inferno in terra.
Con queste premesse, si viene
dunque portati nel fantastico mondo di Exandria, un contesto che
già di per sé presenta tutte le caratteristiche tipiche del
fantasy. Un po’ Terra di Mezzo de Il Signore degli Anelli, un po’ Dreamland di
Disincanto (altra serie
animata fantasy con molto in comune a La leggenda di Vox
Machina), questo luogo non sembra presentare particolari
novità distintive. Queste, infatti, sono da ritrovare nei sette
protagonisti, vero e proprio cuore della serie. Su di loro si
costruisce la forza della serie, sul loro passato si edifica la
storia raccontata, sui loro difetti si forgia il loro valore come
gruppo.
La forza dei personaggi di La
leggenda di Vox Machina
Ad essere primari nel gioco di
Dungeons & Dragons sono proprio i personaggi, costruiti
componendo razze, poteri e caratteristiche molto diverse tra loro.
Allo stesso modo, i sette protagonisti di La leggenda di Vox
Machina hanno tutte le attenzioni e, cosa non comune, riescono
ad imporsi da subito come iconici. Ognuno ha i propri pregi e
difetti, ognuno i propri poteri, ognuno i propri demoni da
affrontare. Tutti sono fortemente carismatici. Si tratta di un
gruppo estremamente variegato, con cui è facile empatizzare sin
dalla loro presentazione. Procedendo nella narrazione, inoltre, la
loro storia personale viene approfondita adeguatamente, permettendo
così un’immersione ancor più profonda nelle peripezie cui vanno
incontro.
Ed è qui che entra in gioco un
facile paragone con la serie Disincanto, presente invece
su Netflix. Proprio grazie ai personaggi, entrambi
questi titoli presentano una comicità dissacrante che va in
contrasto con il contesto, affrontato troppo spesso con grande
serietà. I protagonisti di La leggenda di Vox Machina,
invece, sono pensati per essere genuinamente divertenti, sempre con
i modi e i tempi giusti. I primi due episodi, a tal proposito, sono
da intendere come una loro completa introduzione, che permette di
identificare da subito tutte le loro caratteristiche essenziali,
che saranno poi le stesse anche per l’intera serie in sé.
La leggenda di Vox Machina: la recensione della
serie
Non bisogna però pensare che questa
nuova serie animata sia un continuo alternarsi di comicità e
azione. Con il susseguirsi degli episodi e il focalizzarsi sulla
vicenda principale, sono molti i toni che La leggenda di Vox
Machina sfoggia. Ci si imbatterà infatti in situazioni
profondamente drammatiche, altre particolarmente orrorifiche e
splatter, mentre in più situazioni si proverà vero timore per ciò
che può accadere ai protagonisti. Questa prima stagione, dunque,
presenta al suo interno molteplici atmosfere, coerentemente
amalgamate perché non si avverta uno scarto troppo netto tra l’una
e l’altra.
Oltre a ciò, è importante
sottolineare come la visione della serie non sia minimamente
compromessa dal non aver seguito la webserie o dal non conoscere il
funzionamento del gioco di ruolo. Gli ideatori, infatti, si sono
preoccupati di dar vita ad un prodotto fruibile anche da chi non ha
familiarità con il mondo di Dungeons & Dragons.
Rivolgendosi ad un ampio pubblico, La leggenda di Vox
Machina rappresenta dunque una degna risposta ai tanti titoli
d’animazione per adulti rilasciati da Netflix. Forse l’animazione
utilizzata non sarà delle più sbalorditive o innovative, ma trova
di certo compensazione con il ricco materiale narrativo
offerto.
Una nuova fan strip dedicata al
Marvel Cinematic Universe mette a
confronto il primo incontro delle varianti di Spider-Man e
Loki. Il multiverso del MCU è stato citato fin da
Thor: The Dark World del 2013 prima di essere
menzionato apertamente in Doctor Strange del 2016,
ma abbiamo dovuto attendere fino a Avengers:
Endgame del 2019 per vedere esplorate le linee
temporali e gli universi alternativi. La quarta fase del MCU ha
portato il suo multiverso in primo piano e al centro del racconto
con WandaVision,
Loki, What
If..? e Spider-Man:
No Way Home, mentre aspettiamo trepidanti quello
che potrà accadere in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia.
Loki
di Disney+ introduce il pubblico a
concetti come le varianti mentre arricchisce ulteriormente l’idea
di linee temporali alternative. Ambientata “dopo” Avengers:
Endgame, la serie segue la versione di The
Avengers di Loki (Tom Hiddleston) in
quello che gli succede nel 2012, quando fugge con il Tesseract
durante il time-heist dei Vendicatori. Dopo essere stato arrestato
dalla Time Variance Authority (TVA), Mobius M.
Mobius (Owen Wilson) chiede l’aiuto
dell’imbroglione per rintracciare un’altra variante di Loki,
Sylvie (Sophia Di Martino), che
rappresenta una minaccia per Colui che rimane
(Jonathan Majors).
La relazione di amore/odio di Loki
con se stesso (le sue varianti) cresce negli episodi finali della
prima stagione. Nell’episodio 5, Loki incontra Classic
Loki, Kid Loki, Boastful Loki, Alligator Loki, President
Loki e molti altri, che lottano tutti per andare d’accordo
a causa della loro propensione al tradimento.
L’artista digitale Rachel Hoo su Instagram
ha recentemente condiviso una comic fan strip confrontando le
relazioni trai Peter Parker(s) di No Way Home e
quelle trai diversi Loki visti nella serie Disney+. Laddove
un gruppo parla di grande potere/responsabilità, legami sulla
scienza e forma una fratellanza, l’altro, beh, è semplicemente
“lokish”.
Il DCEU ha appena
introdotto il suo vero sostituto della Justice League: la Justice
Society. L’universo DC non è privo della sua giusta quota
di super team, ma a parte la Suicide Squad, non è ancora riuscito a
fare nulla di degno di nota in fatto di rappresentazione al cinema.
Black
Adam potrebbe cambiare tutto questo, tuttavia,
con l’introduzione dell’iconica Justice
Society.
Il trailer di
“The World Needs Heroes” della DC, visto in occasione del Super
Bowl, crea un sostituto perfetto per Justice
League: la Justice Society. Si tratta
della prima squadra di supereroi dell’Universo DC, che, nei
fumetti, fa il suo debutto 20 anni prima della Justice
League, e vedrà il suo esordio cinematografico nel film in
uscita Black
Adam schierando Atom Smasher, Hawkman,
Cyclone e Dottor Fate. I dettagli della
trama del film sono attualmente scarsi, ma lo stato incerto della
Justice League del DCEU e gli elementi
prestabiliti del DCEU, nel suo insieme, danno credito all’idea che
il film verrà utilizzato per impostare la Justice Society come
elemento davvero importante nel futuro dello zoppicante
franchise.
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Il cast completo
di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo,
annovera anche Noah
Centineo (Atom Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a
non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo.
Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le
cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio.
L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio
2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. A quanto pare, il film
su Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei
primi anni duemila.
In The Falcon and the Winter
Soldier abbiamo avuto la possibilità di un breve sguardo
su Joaquin Torres, il personaggio che nei fumetti raccoglie il
testimone di Sam Wilson, una volta che questi
viene chiamato a indossare il mantello di Captain
America, dopo Steve Rogers.
Nella serie, Torres è interpretato
da Danny Ramirez che, lo scommettiamo, avrà
sicuramente un futuro interessante all’interno del MCU, probabilmente già
nell’annunciato Captain America 4, che vedrà
l’ufficializzazione di Sam Wilson (Anthony
Mackie) nei panni di Cap.
Screen Rant ha incontrato Danny Ramirez per
discutere del suo prossimo film No Exit, che
arriverà nelle sale il 25 febbraio. Nel corso dell’intervista, gli
è stato chiesto di parlare del suo potenziale futuro nel MCU. Come
fa qualsiasi attore Marvel ben addestrato, ha risposto che
“ovviamente non può dire nulla – salvo poi continuare
– sono solo sinceramente eccitato dalla direzione in cui tutta
Hollywood sta andando per la quantità di rappresentazione sullo
schermo per i personaggi latini e, con Joaquin, sono davvero
entusiasta di chi è come persona e di come si comporta e questo è
tutto quello che dirò, perché non posso! Sai che non
posso!”
Captain America 4, quello che
sappiamo
Captain America
4 sarà scritto da Malcolm
Spellman e da Dalan
Musson che hanno già lavorato alla serie Disney+ e questa scelta indica il forte
desiderio dello studio di dare continuità tra piccolo e grande
schermo.
Del cast del film non si sa ancora
niente, ma possiamo scommettere che oltre a Anthony Mackie, nel film ci sarà spazio anche
per Sebastian
Stan (Bucky), Emily
VanCamp (Sharon Carter), Wyatt
Russell (John Walkers) e Daniel
Bruhl (Zemo).
NECA (la National Entertainment
Collectibles Association) ha condiviso un’anteprima di un
nuovissimo giocattolo ispirato al mostro di La Cosa di John Carpenter. Il
classico del genere horror ha debuttato nel 1982 ed è stato
ispirato dal romanzo di John W Campbell JrWho
Goes There?, uscito oltre quattro decenni prima. Con Kurt Russell nel ruolo del protagonista
principale R.J. MacReady, la storia segue un
gruppo di ricercatori in Antartide che scoprono un organismo alieno
parassita che assorbe e imita qualunque forma di vita incontri.
Ora, in un post di NECA, i fan de
La Cosa hanno potuto dare una prima occhiata a
un nuovo oggetto da collezione ispirato al famoso horror
fantascientifico. Condividendo due possibili iterazioni del cane da
slitta affetto dal parassita del film, i giocattoli presentano le
grottesche appendici mutanti e la carne sanguinolenta associate al
classico mostro. Il post rileva che si tratta di un lavoro in corso
ed entrambe le figure sono attualmente in attesa di approvazione da
parte del detenente licenza.
In un’intervista con Uproxx,
Brie
Larson ha risposto alle domande sul suo prossimo ruolo
in The
Marvels. I dettagli della trama del film sono ancora
sconosciuti, ma Larson ha potuto discutere di quanto le sia
piaciuto lavorare con la regista del film, Nia
DaCosta, e di quanto sia fantasiosa la sceneggiatura del
film. L’attrice ha continuato dicendo che i fan saranno deliziati
dal film.
“Sento che è come se vorrei
poterne parlare. Posso parlare dei miei sentimenti al riguardo.
Posso dire che… non posso dire abbastanza di quanto sia incredibile
la nostra regista, Nia DaCosta, e che onore è stato lavorare con
lei, che talento immenso è, quanto sento che lei sia il futuro. E
potrei anche dire che, quando ho letto la sceneggiatura per la
prima volta, non potevo credere a quello che stavo leggendo.
Pensavo che fosse tutti matti. Ed è la cosa che amo della Marvel, è che continuano a
reinventarsi. Continuano a fare ciò che non penseresti mai sarebbe
possibile in questi film. E non hanno paura di perseguire queste
idee. Quindi sono super entusiasta di quello che abbiamo fatto.
Penso che ci siano alcuni miei grandi successi personali che sono
davvero entusiasta di condividere, ma è anche divertente avere un
piccolo segreto. Ed è divertente sapere che, quando uscirà questo
film, le persone ne saranno deliziate. E posso tenerlo per me
ancora per un po’”.
Tutto ciò che sappiamo su The
Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain
Marvel con protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms.
Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo
su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il
sequel di Captain
Marvelarriverà il 17 febbraio 2023.
In un’intervista con Entertainment Weekly, Matt
Reeves ha parlato di come, in The
Batman, il personaggio di Robert Pattinson doveva rimanere al centro di
un film pieno di personaggi eccitanti.
Sebbene l’Enigmista sia il cattivo
principale, la sua onnipresenza si sente principalmente attraverso
i messaggi/indizi che lascia Batman sulle scene
del crimine. Secondo Reeves, ogni scena del film
include Bruce/Batman, perché la storia è raccontata dal suo punto
di vista.
“Batman o Bruce sono in quasi
tutte le scene del film – ha detto Reeves – che non è il
solito modo in cui questi film vengono girati. È un punto di vista
molto hitchcockiano in cui sei legato alla sua
esperienza”.
Questa scelta potrebbe essere
vincente e dare al personaggio di RobertPattinson la giusta centralità per crearsi anche
uno spazio significativo nel cuore dei fan.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Con il lancio di una nuova
iniziativa #OscarsFanFavorite da parte dell’Academy of
Motion Picture Arts & Sciences, Cenerentola di Amazon è al momento in testa
come il film preferito dai fan per il 2021. Il film è uscito l’anno
scorso direttamente su Prime Video con Camila Cabello
nei panni della protagonista. Il film è stato diretto da
Kay Cannon, che in precedenza aveva diretto la
commedia Blockers. Sfortunatamente per le persone
coinvolte, Cenerentola ha ricevuto un’accoglienza
negativa dalla critica al momento dell’uscita.
Le nuove disposizioni per la
campagna #OscarsFanFavorite sono le seguenti: i fan possono
twittare la loro scelta per il miglior film del 2021 almeno 20
volte al giorno. Si può votare un qualsiasi film uscito in
qualsiasi momento dal 1 marzo al 31 dicembre 2021, per poter
beneficiare dell’Oscar. Tre fan verranno quindi trasportati in
aereo a Los Angeles per presentare una categoria alla cerimonia del
prossimo anno. Stando ai risultati del box office dello scorso anno
e di queste prime settimane del 2022, ci si aspettava che
Spider-Man: No Way Home avrebbe conquistato
facilmente la corona dell’Oscar dei Fan, ma ciò potrebbe non
accadere.
La categoria #OscarsFanFavorite non
è stata una mossa bene accolta dagli elettori dell’Academy e dai
media. Molti lo hanno definito uno stratagemma non solo per
guadagnare popolarità agli occhi di una fascia di pubblico giovane
e alla moda, ma anche come un ulteriore modo per essere più
inclusivi rispetto a quei film che classicamente non sono
considerati “materiale da Oscar”. Mentre i fan continuano a
inondare Internet con le loro reazioni negative rispetto
all’istituzione della categoria, Deadline riporta che Cenerentola dell’anno scorso detiene
attualmente il primo posto per l’Oscar Fan Favorite del 2021.
Potrebbe davvero succedere, quindi,
che un film non uscito in sala e detestato dalla critica (come
Cenerentola) possa riuscire a raggiungere il
premio che, forse, nelle intenzioni di chi lo ha istituito, doveva
essere un riconoscimento a quei film, tipo Spider-Man:
No Way Home o anche la Snyder
Cut di Justice League, che in qualche modo
diventano un fenomeno di costume anche al di fuori della dimensione
cinema e coinvolgono energie importanti intorno a loro?
Tuttavia, la Marvel non ha ancora comunicato
ufficialmente la notizia e sembra che anche il diretto interessato,
Patrick Stewart, non sia in vena di confermare
la sua presenza nel film, anche se, come è nel suo stile, gioca con
classe e ironia sulla possibilità. Quando gli è stato chiesto se
fosse o meno nel trailer, Stewart ha dichiarato:
“Sai, le persone hanno imitato
la mia voce da quando sono salito sul palco, 60 anni fa. Quindi,
non posso essere ritenuto responsabile per questo”.
“Non guardo molto i social
media, principalmente per una mancanza di tempo, ma devo dire che
domenica sera prima di andare a dormire ho avuto molte
comunicazioni, amici e alcune persone che conoscevo a malapena mi
chiedevano ‘ah! Sei tu?.’ Beh, certo, io ero solo a casa in attesa
di guardare la partita, quindi come potevo essere io? Dovremo
aspettare e vedere”.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Ecco un nuovo trailer di
The
Batman in cui sembra che la parola d’ordine
del film sarà “vendetta”. Ci sembra quindi che il film di
Matt Reeves con Robert Pattinson seguirà in maniera
piuttosto fedele il percorso a fumetti del Cavaliere Oscuro.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Rispondiamo immediatamente alla
domanda posta nei titolo, e rassicuriamo il lettore: no. È
impossibile far risultare noioso un capolavoro di emozione,
fan-service e azione come Spider-Man:
No Way Home. Tuttavia la provocazione posta ha il suo
senso di esistere se si pensa che in Doctor Strange nel Multiverso della Follia non
ci sarà alcun limite al concetto di multiverso.
Spieghiamo meglio: se in
Spider-Man:
No Way Home il multiverso era la minaccia da
contenere e serviva da “scusa” per riportare indietro gli
Spider-Men e i villain del passato, in modo da completare la
parabola umana ed eroistica del Peter Parker di Tom
Holland. In Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il
multiverso è la trama, il che significa che il film deve immergersi
completamente in esso e non semplicemente arginarne l’espansione.
In verità, le varianti sono solo una piccola parte di ciò che
potremmo vedere sullo schermo, dal momento che l’idea del
multiverso dovrebbe significare infinite possibilità, pericoli
indicibili e un sacco di caos. Ma questo vuol dire anche che i
cameo di Doctor Strange 2 possono andare molto,
molto oltre quello che ha fatto No Way Home, con le uniche
limitazioni basate su chi da un punto di vista contrattuale non può
tornare, secondo i piani dei Marvel Studios e della Disney.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Si intitola Il
filo invisibile il nuovo film di Marco Simon
Puccioni, che dopo un’uscita speciale in sala, dal 21 al
23 febbraio, sarà disponibile su Netflix dal 4 marzo. Un film che è
un piccolo miracolo di scrittura e interpretazione, per come
nasce e come si sviluppa, e come cresce inesorabile nel cuore dello
spettatore.
Di cosa parla Il filo invisibile
Come si fa a misurare
l’amore? C’è chi lo esprime sui social, in questi anni strani, chi
lo sbandiera, chi lo tiene nascosto. Non c’è un modo giusto per
raccontare il proprio amore ma c’è, e questo è un dato di fatto,
chi deve per forza affermare la forza e la purezza del proprio
amore rispetto agli altri, perché quell’amore che prova deve essere
“giustificato”. È il caso di Simone e Paolo, coppia omosessuale
che, agli occhi del figlio Leone (nato in California da madre
surrogata) e a quelli di tutta la loro cerchia di amici deve
apparire perfetta, più innamorata della coppie “normali”. Ma cosa
succede quando questo amore si spezza? Come viene percepito dal
mondo intorno a loro il fatto che una coppia omosessuale si
perda?
Come sopravvive (o muore) un amore
Marco Simon
Puccioni ci racconta una storia che si fonda sull’amore,
quello verso il partner, quello fresco e adolescenziale, quello che
si coltiva negli anni, quello verso i figli e verso i genitori,
quello che finisce e quello che si trasforma. Lo fa con una
leggerezza e un’ironia davvero rare e si appoggia al talento
indiscusso di
Filippo Timi e Francesco Scianna
che si mettono in discussione con due ruoli che, sulla carta,
potevano rappresentare l’ennesimo cliché del cinema che prova a
raccontare la coppia omosessuale. Invece Il filo
invisibile pone l’accento su quello che di normale c’è in
tutte le coppie, anche quelle dello stesso sesso, ovvero la
difficoltà di far sopravvivere l’amore di fronte al tempo che
passa, alla routine, alla pigrizia di alcune dinamiche che
subentrano in ogni tipo di relazione.
L’amore al tempo
dell’adolescenza
L’altro aspetto davvero
interessante del film è quello dedicato a Leone, il figlio di
questa coppia, interpretato da Francesco Gheghi,
che con grande purezza sembra affrontare il mondo e l’adolescenza
senza cintura di sicurezza. Proprio per questo, Leone si fa male,
come tutti gli adolescenti: esce dall’incantesimo di cui sono
vittime quasi tutti i bambini, che vedono i propri genitori
perfetti e fatti l’uno per l’altro, ma soprattutto comincia a
vivere, si innamora, cerca il suo spazio nel mondo e impara ad
affrontare anche gli aspetti più complessi e oscuri di quegli
adulti che ha sempre visto come due fari, solidi e inamovibili. E
tutto questo viene messo a fuoco con grande leggerezza e
intelligenza.
Il filo invisibile evita i luoghi comuni
Le premesse per toccare i
luoghi comuni della commedia omosessuale romantica ci sono tutti,
eppure Il filo invisibile riesce, pezzo per pezzo,
a smontare ogni pregiudizio, ogni banalità, rivelandosi un onesto
racconto sull’amore, su come si vive, si affronta e come si fa
durare. Ma soprattutto come si trasforma, quando la coppia non
funziona più.
Il filo
invisibile che collega tutta la piccola cerchia di persone
che circondano la nostra quotidianità, tra famiglia e amici, è una
connessione intima e indissolubile, non è dettata dal sangue o dal
DNA, ma dal legame umano che le circostanze e il tempo ci portano a
costruire.
Questa è la conclusione semplice ma per nulla scontata del film
di Puccioni, che arriverà in sala il 21, 22 e 23 febbraio e dal 4
marzo su Netflix.
Arriva in sala per un’uscita
speciale il 21-22-23 febbraio Il filo invisibile,
il nuovo film di Marco Simon Puccioni, con
Filippo Timi e Francesco
Scianna. Il film sarà disponibile dal 4 marzo su Netflix e questo è il nostro incontro con il cast che
ha raccontato com’è stato lavorare al servizio di questa storia
così moderna e così classica allo stesso tempo.
Il filo
invisibile di Marco Simon Puccioni
prodotto da Viola Prestieri e Valeria Golino con
Filippo Timi, Francesco Scianna, Francesco Gheghi, Oscar Matteo
Giuggioli, Giulia Maenza, Jodhi
May, Gerald Tyler, Emanuele Maria
Di Stefano, Mauro Conte, Alessia
Giuliani e con Valentina Cervi. Il filo
invisibile uscirà in cinema selezionati il 21-22-23
febbraio su Netflix dal 4 marzo.
La trama Il filo invisibile
Leone, 16 anni e due papà, Simone e Paolo, è nato in California
grazie a Tilly, una donna americana che ha aiutato i suoi genitori
a farlo venire al mondo. Leone poi è cresciuto in Italia come tutti
gli altri bambini, ma vivendo anche le lotte per i diritti a cui la
sua famiglia ha partecipato. Tutto questo è raccontato in un breve
video che Leone sta preparando per la sua scuola insieme a Jacopo,
il suo migliore amico. Proprio mentre, schivando pregiudizi ed
equivoci intorno alla sua sessualità, Leone sta per vivere la sua
prima storia d’amore, la solidità della sua famiglia sembra andare
in crisi… Vivere questa complessa situazione familiare spingerà
Leone a riflettere sulla vera natura del “filo invisibile” che lo
lega ai suoi papà e a tutti coloro che hanno voluto la sua
nascita.
Divenuto celebre per i suoi film erotici, dove il
corpo femminile è esaltato in tutte le sue forme, il regista
Tinto
Brass firma nel 1998 uno dei suoi titoli più celebri.
Monella è infatti uno degli ultimi e più
popolari titoli del regista milanese. Si ritrovano qui tutti i temi
a lui cari, dalla spensierata gioventù alla scoperta della
sensualità, dalla coppia in crisi all’irresistibilità delle voglie.
Confezionato come una commedia piccante, il titolo ha inoltre il
merito di aver reso celebre la sua protagonista, l’attrice
Anna Ammirati.
Al momento della sua uscita il film
non riscontrò particolari apprezzamenti da parte della critica,
venendo trascurato come già capitato ad altri film del regista. Con
il tempo, però, Monella è stato rivalutato. Si è in
particolare sottolineato come questo rappresenti una delle più
riuscite rappresentazioni del germogliare delle passioni sessuali
all’interno della filmografia di Brass. Egli ha infatti il merito
di aver saputo raccontare in modo leggero temi spesso considerati
tabù, e che trovano qui invece ampio spazio.
Con Monella, Brass si è
così riconfermato maestro del voyeurismo. Il film, da lui ideato, è
inoltre stato scritto insieme alla moglie Carla Cipriani, da sempre
sua fidata collaboratrice e vera e propria musa ispiratrice del
regista. Sono numerose le curiosità legate al titolo, dalla
scoperta dell’attrice protagonista fino al cameo di Brass. Questi,
infatti, compare alla fine del film nei panni di un direttore
d’orchestra che ammicca verso il pubblico, lasciando trasparire un
senso d’intesa tra il regista e i suoi fedeli spettatori.
Monella: la trama del film
Il film è ambientato sul finire
degli anni Cinquanta, in una cittadina di provincia tra Lombardia e
l’Emilia. Qui vive la giovanissima Lola, ragazza sensuale e
disinibita ma fidanzata con Tommaso, detto Masetto, che lavora come
fornaio locale. I due sono prossimi al matrimonio, ma già tra loro
vi è una delicata divergenza. Lola, infatti, che è ancora vergine,
non vede l’ora di fare l’amore con il ragazzo. Questi, invece, si
oppone all’impazienza di lei, affermando di voler attendere il
giorno delle nozze. Per Lola però è difficile contenere le sue
voglie, e inizia così a cercare il modo per potersi sfogare.
Inizia così a ribellarsi alla
gelosia del fidanzato, iniziando a girare per il paese con fare
provocante, dando sfoggio in più occasioni delle proprie grazie.
Dopo averne combinate di tutti i colori, Lola arriverà anche a
farsi vedere in compagnia di Andrè, affascinante cinquantenne della
zona. Tale comportamento attirerà naturalmente le ire di Masetto,
il quale cercherà invano di far riacquistare il senno alla ragazza.
Per Lola non è però davvero più possibile aspettare e pur di poter
fare l’amore con il proprio amato deciderà di ricorrere a
stratagemmi ancora più estremi.
Monella: il cast del film
Come spesso accaduto per i suoi
film, anche in questo caso il regista si affidò ad un cast di
attori non particolarmente noti, molti dei quali erano addirittura
alla loro prima esperienza cinematografica. È questo il caso di
Anna Ammirati, che nel film ricopre il ruolo della
protagonista Lola. Brass la conobbe quasi per caso, in circostanze
insolite. Egli, infatti, era in auto quando rischiò di investire la
giovane che era in bicicletta. Questa, scherzando, propose al
regista di poter recitare in un suo prossimo film come risarcimento
per lo spavento. Brass notò subito la sensualità della giovane, e
decise di assecondare la sua richiesta. Nel film, inoltre, Lola
gira spesso in bicicletta, poiché il regista ritenne
particolarmente bella la figura dell’attrice sul mezzo.
Anche l’attore Max
Parodi era qui al suo primo ruolo cinematografico. A lui è
stato affidato il ruolo del panettiere Masetto, grazie a cui
conobbe una buona notorietà. Ben più noti erano invece gli attori
Serena Grandi, celebre interprete del cinema
erotico che ricopre qui il ruolo di Zaira, e Carlo
Reali, nei panni del padre di Masetto. Reali è una figura
particolarmente versatile del cinema italiano, essendosi affermato
come attore, montatore e doppiatore. Vi è poi anche la
partecipazione dell’attore inglese Patrick Mower,
noto per i suoi tanti ruoli cinematografici da detective. In
Monella, invece, ricopre il ruolo dell’affascinante Andrè,
che intrattiene un’ambigua relazione con la protagonista. A
doppiare l’attore per l’Italia fu proprio lo stesso Brass.
Monella: il trailer e dove vedere
il film in streaming
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, Monella sarà
trasmesso in televisione sabato 19settembre, alle ore 21:20 sul
canale Cielo. Il film però disponibile anche
all’interno della piattaforma streaming Chili
Cinema. Per vedere il film, sarà sufficiente aprire il
sito e selezionare il titolo, procedendo con il noleggio o
l’acquisto al costo di 3 o 6 euro. In questo modo sarà poi
possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della
qualità video. In alternativa, il film è disponibile completo anche
su YouTube, dove però si trova soltanto in lingua inglese con
sottotitoli francesi.
Universal Pictures e
Illumination Entertainment hanno confermato che
Cattivissimo me 4 è in lavorazione e che dovrebbe arrivare durante
il fine settimana che porta al Giorno dell’Indipendenza americana
del 2024. Cattivissimo
Me 4 è il quarto film della serie animata
“Cattivissimo me” che uscirà nelle sale americane
il 3 luglio 2024. Illumination ha anche annunciato la data per un
altro film d’animazione originale dello scrittore Mike White
chiamato “Migration“, che uscirà nelle sale un
anno prima, 30 giugno 2023.
Cattivissimo
Me 4 sarà la quindicesima collaborazione
cinematografica tra lo studio Illumination Entertainment e la
Universal. Il solo franchise animato di “Cattivissimo me” ha
incassato oltre 1,2 miliardi di dollari al botteghino
nazionale. Il nuovo film riporterà in scena il cast vocale
originale del film, tra cui Steve Carell, Kristen Wiig,
Pierre Coffin, Miranda Cosgrove e Steve Coogan. Il
fondatore di Illumination Entertainment Chris
Meledandri produrrà il film, e Chris Renaud, che
ha diretto i primi due film di “Cattivissimo me” e i due capitoli
di Pets – Vita da animali, tornerà come regista. Patrick Delage
(direttore dell’animazione di “Sing”, “Sing 2”, “The Secret Life of
Pets 2”) sarà il co-regista e Mike White (“School of Rock” e “The
White Lotus”) scriverà sceneggiatura.
Chris Meledandri
ha confermato per la prima volta nel 2017 che un quarto film del
franchise era in fase di sviluppo, ma non sono mai stati resi noti
i dettagli sulla trama. Cattivissimo me 3 è uscito al cinema nel
2017 e un film prequel, “Minions: The Rise of
Gru“, uscirà nel luglio 2022. Per quanto riguarda
Migration, Illumination ha incaricato il regista di “Ernest &
Celestine” Benjamin Renner di dirigere il film,
che avrà anche una sceneggiatura scritta ancora da Mike White.
Migration è una commedia moderna che segue una famiglia di paperi
che convince il padre iperprotettivo ad andare in vacanza mentre
tentano di migrare dal New England, attraverso New York City e,
infine, alle Bahamas. Produce anche Meledandri. Nessun cast è
stato rivelato.
Il film Uncharteduscito di recente vede protagonista Tom
Holland e Mark Wahlberg (nei panni di Nathan
Drake e del suo partner e mentore Sully) girare il mondo alla
ricerca di un antico tesoro. Sebbene il film si concluda con
una storia relativamente chiusa, ci sono due scene post-crediti
molto importanti che compaiono dopo la fine del film, che non solo
suggeriscono il future del film, ma sembrano anche riprendere
alcuni riferimenti importanti dalla serie di videogiochi
originale.
ATTENZIONE DI SEGUITO
L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER
La prima scena post-crediti
avviene subito dopo l’apparizione del titolo finale del film, con
la ripresa che porta il pubblico attraverso una prigione prima di
soffermarsi su di un detenuto che sta scarabocchiando qualcosa. Si
scopre che quel prigioniero non è altro che Sam Drake, fratello di
Nathan Drake che Nathan considera pensa essere morto da
molto tempo.
Sam non è solo vivo, ma viene
ripreso mentre scrive un messaggio di avvertimento a Nathan su una
cartolina (tutti oggetti che Sam ha inviato a Nathan per tutto il
film) che gli suggeriscono di non fidarsi di qualcuno in
particolare. Non si sa esattamente a chi si riferisca Sam o anche
chi interpreti Sam, poiché il personaggio è coperto di ombre e
capelli più lunghi che oscurano del tutto il suo viso.
La seconda scena post-crediti si
apre con Nate seduto a un tavolo in un bar con un uomo di nome
Gage, che lavora per un uomo di nome Roman. Nathan è lì per
scambiare la sua iconica collana ad anello con una “mappa nazista”,
ma viene subito ingannato e si ritrova sotto tiro, con Gage che si
prende tutto. Tuttavia, le cose si risolvono quando appare Sully,
il personaggio interpretato ancora da Mark Wahlberg, che sfoggia i suoi
caratteristici baffi e una maglietta hawaiana, per salvare il suo
amico, che riprende la mappa e la collana prima di correre fuori
dal bar e fermarsi bruscamente, quando una persona invisibile
appare di fronte a loro .
Al momento non c’è una conferma
ufficiale su un sequel di Uncharted,
e non è del tutto chiaro se queste due scene post-crediti
anticipano quella che potrebbe essere la storia per un seguito.
Tuttavia, se dovessero uscire altri film, da questi elementi
possiamo intuire facilmente che molto probabile il sequel seguirà
gli eventi del primo gioco di
Uncharted, Uncharted: Drake’s
Fortune . Quel gioco (rilasciato nel 2007), non
presenta solo un antagonista nella forma di Gabriel Roman, ma anche
nazisti, oltre ad alcuni elementi molto soprannaturali.
Uncharted,
l’atteso adattamento cinematografico diretto da Ruben Fleischer con
Tom Holland, Mark Wahlberg, Sophia
Ali, Tati Gabrielle e Antonio Banderas.
Dal 17 febbraio solo al cinema, prodotto da Sony Pictures e
distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.
La trama
L’astuto ladro Nathan Drake
(Tom
Holland) viene reclutato dall’esperto cacciatore di tesori
Victor “Sully” Sullivan (Mark Wahlberg) per recuperare una fortuna
persa da Ferdinando Magellano 500 anni fa. Quello che inizia come
un furto diventa una corsa mozzafiato in giro per il mondo per
raggiungere il tesoro prima dello spietato Moncada (Antonio
Banderas), di cui ritiene di essere il legittimo erede. Se Nate e
Sully riusciranno a decifrare gli indizi e risolvere uno dei
misteri più antichi della storia, troveranno un tesoro di 5
miliardi di dollari e forse anche il fratello, scomparso da tempo,
di Nate… solo se impareranno a lavorare insieme.
È dal 2007 che il
videogame Uncharted fa la gioia di Naughty
Dog e Sony PlayStation, ma ci sono voluti quattro capitoli
principali e due spin-off (e forse il corto realizzato nel 2018 da
un fan), per spingere Hollywood a sbloccare il progetto ideato da
Avi Arad nel lontano 2008. Quello
dell’adattamento cinematografico di una delle saghe videoludiche
più popolari e amate degli ultimi anni, che finalmente arriva nei
cinema, distribuito dalla Warner Bros. dal 17 febbraio 2022.
Merito sicuramente della
presenza dei grandi nomi coinvolti, da Mark Wahlberg a Antonio Banderas. E della buona disposizione
dei tanti fan del franchise, per non parlare degli appassionati del
genere action adventure, mai passato di moda. Quando poi
sono lo stesso regista Ruben Fleischer e il
protagonista Tom Holland a citare – esplicitamente e
ripetutamente – il vecchio Indiana Jones come riferimento principale
della loro creatura, è inevitabile che le aspettative si
alzino.
Un errore che fanno in
molti, sempre più spesso, anche se stravolta sarebbe meglio parlare
più del tentativo di attrarre un pubblico specifico, per quanto
disomogeneo, come quello dei vecchi film di Steven Spielberg e dei seguaci del Nathan
Drake digitale. Che stavolta potranno solo osservare – senza
intervenire – il loro eroe nella caccia al “più grande tesoro mai
trovato” da una parte all’altra del mondo, all’inseguimento di ogni
tipo di indizi che potrebbero condurre lui e il partner Victor
“Sully” Sullivan (Wahlberg) al fratello di Nathan, scomparso da
tempo.
Una storia semplice,
costruita a misura di box office e complicata più dagli ostacoli
che continuano ad allontanare l’obiettivo e a rendere più dinamica
e spettacolare la ricerca: questa la sintesi di quello che sarebbe
ingiusto giudicare come altro da sé. Come qualcosa di diverso da un
videogioco, portato avanti senza alcuna tensione da personaggi
bidimensionali mossi da stimoli elementari, persino meno
caratterizzati di quelli ai quali gli sviluppatori originari hanno
negli anni costruito un background. Più simile – tanto per restare
in ambito spielberghiano – a
Tin Tin (ma quel film era altra cosa!) che al professorale
Indy.
L’Avventura è solo
all’inizio
Una infarinata di
latino, una patina di antichità alla californiana, manufatti e
libri da merchandising, un difficile retroterra familiare e un
generico senso di solitudine con il quale empatizzare e il gioco è
fatto. Per due ore di intrattenimento puro, magari un po’
superficiale, ma nel quale gli aficionados potranno dedicarsi alla
ricerca di easter eggs e camei nelle varie scene (lo stesso regista
ne ha anticipati un paio) o ad ammirare le splendide ambientazioni
ricreate a partire dalle location spagnole di LLoret de Mar,
Barcellona e Valencia.
Soprattutto nella
seconda parte, quando la fotografia di Uncharted
riesce ad approfittare di campi lunghi e spazi aperti, dopo la
lunga ricerca sotterranea nella quale si finisce per patire
maggiormente l’assenza di verosimiglianza tipica di vicende tanto
dipendenti dalla più classica sospensione dell’incredulità. Che
sarà bene mantenere tale nel pirotecnico finale, che dopo una
prevedibile conclusione ci lascia con l’implicito annuncio di un
immancabile sequel. Mai come in questo caso, in fondo e nonostante
tutto (compreso il concetto stesso di caccia al tesoro), non è la
meta l’importante, ma il viaggio. A patto di goderselo.
Come molti di voi sapranno è andato
in onda il finale di Peacemaker,
l’acclamata serie tv HBO MAX diretta e scritta da
James
Gunn e seguito del film
The Suicide Squad incentrato principalmente sul
personaggio interpretato da
John Cena. Ebbene, in quesi giorni come detto il
finale è andato in onda con una grande sorprese che i fan
apprezzeranno. Per coloro che non hanno ancora visto la scena
l’articolo rappresenta uno SPOILER, quindi vi invitiamo a non
proseguire la lettura.
Come anticipato dal finale dello
show – miglior prodotto DC secondo il punteggio Rotten Tomatoes – è
arrivata un vero e proprio omaggio all’universo DC costruito da
Zack Snyder e che sta vivendo un momento di
transizione. Tuttavia questa scena confermerà l’intenzione della
Warner Bros di continuare a lavorare su quell’universo mantenendo
alcuni dei suoi protagonisti e portando alcune storie su un
territorio più autoriale come potrebbe rappresentare l’imminente
The
Batman di Matt Reeves.
In questo contesto si inserisce il
regista James Gunn non sembra interessarsi molto a
querelle di produzione e per il finale di Peacemaker
ha riportato in scena proprio la Justice League, e la notizia vera è che in
gran parte è quella di Zack Snyder! Nella serie Peacemaker
dopo aver sconfitto la specie aliena nota come Butterflies,
l’anti-eroe fa per allontanarsi dal campo di battaglia quando
davanti gli si parano proprio loro: Superman, Wonder
Woman, Aquaman e Flash.
Secondo quanto riporta da Comic Book Aquaman e
Flash. interpretati dai rispettivi attori – ovvero
Jason Momoa e
Ezra Miller. Mentre quelli meno visibili sono invece
proprio i personaggi più noti come Batman e ovviamente Superman che
è tutt’ora avvolto in un limbo. Probabilmente l’assenza degli altri
attori è dovuta principalmente alla mancanza di nuovi contratti che
legano gli attori, quindi può voler dire che lo studios si è
semplicemente tutelato. Mentre sappiamo che sia Jason Momoa e Ezra
Miller sono tutt’ora sotto contratto con lo
studios.
Da sottolineare l’ironia della
scena in perfetto stile Gunn, dove Peacemaker riprende il
gruppo, presentatosi solo alla fine della vicenda. Quel che è
certo è che si respira un nuovo rinvigorito entusiasmo
sull’universo che ci potrebbe proiettare in un futuro più definito
e magari con un Henry Cavill sotto un nuovo lungo contratto!
Vi ricordiamo che la serie è
stata rinnovata per una seconda stagione anche se attualmente
non ha ancora una programmazione in Italia.
Peacemaker
segue le avventure esplosive del personaggio che John
Cena riprende all’indomani del film di James Gunn del 2021
“The Suicide Squad” – un uomo irresistibilmente
vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante
persone deve uccidere per prendilo.