Ha visto la luce nel 2019
Res Creata – Esseri umani e altri animali, il documentario
di Alessandro Cattaneo presentato in vari festival,
tra cui Toronto 2020 e il Festival Internazionale Visioni
dal Mondo, dove si è aggiudicato il Premio Giuria
Giovani e la Menzione del pubblico. Ha poi ricevuto la
nomination ai Nastri d’Argento 2021. L’edizione 2021 del
premio assegnato dalla critica cinematografica prevede ampio spazio
dedicato al documentario nelle sue diverse forme, articolandone la
presenza in tre sezioni: Cinema spettacolo
cultura, Docufiction e Cinema del reale, della
quale fa parte appunto Res Creata, che si contenderà il
premio con lavori come Mi chiamo Francesco
Totti di Alex Infascelli, Fuori era primavera di
Gabriele Salvatores e Molecole di Andrea
Segre.
Alessandro Cattaneo e
il racconto del reale
E’ proprio il racconto
della realtà la passione del regista Alessandro Cattaneo, che
esordisce dietro la macchina da presa con Wide blue
delivery nel 2015. Un documentario autoprodotto, girato su
una nave mercantile in viaggio tra Italia e Africa, che ritrae la
vita dell’equipaggio con le sue problematiche. Il film si aggiudica
il Best Film Award al Napoli Film Festival 2016 e partecipa al
concorso svizzero Visions du Reel, vincendo il Premio
Buyens-Chagoll. Ciò che questo primo lavoro ha in comune con
Res Creata è la riflessione sulla parte più
istintuale dell’uomo, spesso trascurata, ma portatrice di esigenze
imprescindibili. Nel 2017 Cattaneo inizia la collaborazione con
Silvia della Sala. Assieme a lei è autore del mediometraggio
Mutu. La collaborazione prosegue con Res
Creata.
Le storie di Res
Creata
Inizia con il
pellegrinaggio spontaneo a una balena spiaggiata sulla battigia di
Platamona, in Sardegna, Res Creata. Prosegue con il viaggio
verso passato e futuro di un cantautore simbolo della scena punk
italiana, intelligenza tra le più lucide e feconde, che oggi vive
con i suoi cavalli sull’appennino tosco-emiliano. Ecco poi il
pastore in simbiosi con le sue pecore e il giovane falconiere con i
suoi uccelli. Quindi, uno psicanalista, un filosofo e uno
zoomusicologo, un poeta e un’apicultrice. Si aprono squarci su come
l’uomo si sia allontanato dalla sua parte istintuale. Si riflette
sulla differenza tra collaborazione e sfruttamento nel rapporto tra
uomini e animali, si osservano riti religiosi in cui gli animali
sono protagonisti e si assiste a uno spettacolo acrobatico a
cavallo. Una è la costante: l’esplorazione di una relazione così
atavica come quella con gli animali, ancora assai feconda per
l’uomo e tutta da riscoprire.
Esseri umani e
altri animali
È proprio nella parola
“altri” la chiave di Res Creata. È nel suo
approccio non gerarchico alla relazione uomo-animale che si
racchiude l’essenza del lavoro di Cattaneo. Come afferma il
filosofo Felice Cimatti, quando sostiene che occorre mettere
da parte l’antropocentrismo, far si che il punto di vista dal quale
si ragiona non sia sempre ed esclusivamente l’umano. E invita a
riflettere sul concetto di “divenire animale”, ovvero
cercare di far proprio il modo in cui gli animali stanno al mondo,
vivendo il presente, l’istante, in armonia con la natura. Di
recupero da parte dell’uomo dell’istinto e dell’aspetto sensoriale,
della relazione profonda col mondo che lo circonda, di cui è parte,
parla anche lo psicanalista Daniele Ribola. Accanto a loro
lo zoomusicologo Dario Martinelli, il poeta Franco
Marcoaldi.
Il regista alterna i loro
contributi di riflessione a quelli di chi racconta la sua
esperienza quotidiana con gli altri animali e più in generale nella
natura, in un rapporto di mutuo scambio. Giovanni Lindo
Ferretti, tra le menti e le voci più acute della musica e della
cultura italiana contemporanea, oggi alleva cavalli sull’appennino
e vive grazie a quello che ha chiamato “teatro barbarico”:
una forma di commistione tra parola e spettacolo della natura.
Colpisce la vicenda di quest’uomo che dopo tante esperienze
diverse, urbane, di ribellione e trasgressione, ha trovato una sua
dimensione riconnettendosi a un passato rurale, più “semplice”, di
cui ha sofferto a lungo la mancanza, trasformandolo nel suo
presente e futuro.
Il pastore Piero
Tomei racconta invece del rapporto con il suo gregge, senza
tralasciare l’esperienza della morte, comunicando un senso di
profondo rispetto per questo suo compagno di vita. Lo stesso
rispetto che lega il giovane falconiere Gregorio Tinteri ai
suoi animali, falchi e gufi e l’apicultrice Enrica Lucchelli
alle sue api. Tutti rapporti improntati il meno possibile allo
sfruttamento, il più possibile invece ad un’ottica di cooperazione
tra uomo e animale, ove, auspicabilmente, non vi sia coercizione, e
dunque non vi sia un vero “possesso”. Perchè, come ben sintetizza
Dario Martinelli, più capiamo gli animali, più li
rispettiamo, più “diventa difficile abusarne a cuor
leggero”. Non mancano poi le antiche tradizioni che vedono
protagonisti uomini e animali, come la Festa di San Domenico, detta
“dei serpari”, nel piccolo comune di Cocullo in Abruzzo, che sposa
il cattolicesimo con l’antico culto di Angizia, dea dei Marsi,
incantatrice di serpenti e dea della fertilità. O la tradizione
sarda della pariglia: la tipica corsa acrobatica a cavallo.
Esempi questi che
interessano il regista e Silvia della Sala, autrice con lui
del soggetto e della sceneggiatura del film, in
quanto testimonianze di un legame profondissimo e atavico tra uomo
e animale, quasi una vera fusione. Aspetto questo evidenziato nelle
inquadrature scelte dal regista, che si occupa anche della
fotografia: i contorni dell’uomo si fondono con quelli
dell’animale, come nella locandina del film, in cui la testa del
giovane falconiere diventa tutt’uno con quella del gufo che lo
segue ovunque vada. Immagine e fotografia veicolano il rispetto che
può nascere solo dalla constatazione di una similitudine, dal
riconoscimento dell’essere l’uomo stesso animale e dell’essere
tutti, uomini e altri animali, appartenenti alla natura e
rispondenti alle sue leggi, senza gerarchie o presunzioni di
superiorità.
Immagini poetiche ed
evocative, in cui la natura è protagonista e, d’altro canto,
immagini in grado di evidenziare come l’uomo spesso tenda a
razionalizzare, a studiare, a classificare, a pensare la natura,
anziché semplicemente ricordarsi di farne parte e viverla
concretamente, assieme agli altri animali.
Res Creata
è dunque un invito a riscoprire la parte istintiva nell’uomo, non
già nel senso deteriore del termine, che conduce alla brutalità e
alla disumanizzazione, bensì nella sua accezione più nobile, che
induce a recuperare l’elemento sensoriale, capace di riconnettere
l’uomo agli altri esseri viventi e di farlo sentire pienamente
parte della natura, in grado di apprezzare l’istante e la bellezza
che lo circonda. Questa parte è oggi spesso disconosciuta e
soffocata in favore di un vivere artificiale e ultra tecnologico,
che rischia di far perdere il contatto con sé stessi.
Res Creata nominato
ai Nastri d’Argento
Ai prossimo Nastri
d’Argento lavori pregevoli come questo Res Creata
di Alessandro Cattaneo e come anche Molecole
di Andrea Segre meriterebbero un riconoscimento, senza nulla
togliere a un gioiellino nazional popolare assolutamente
trasversale come Mi chiamo Francesco Totti. Ad ogni
modo, in un anno in cui il cinema ha subito i colpi della pandemia
tutt’ora in corso, si può almeno gioire dell’ottima salute del
documentario italiano.

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