Il
primo trailer di Thunderbolts* offre uno sguardo alla squadra
titolare che si riunisce, con un nuovo personaggio di nome
Bob. Il cast del film, come noto, è composto da
personaggi già esistenti nel MCU, dalla Yelena Belova di
Florence Pugh al Bucky Barnes di Sebastian Stan. Essendo uno dei tanti film
Marvel in uscita nel 2025, il
progetto è molto atteso, soprattutto per l’assemblaggio dei membri
della squadra Thunderbolts del MCU. È interessante notare che un
nuovo personaggio completa il roster con il nome di Bob.
Il trailer di Thunderbolts* mostra i membri Yelena, John
Walker/U.S. Agent, Ghost e Taskmaster scontrarsi in un gigantesco
magazzino, ignari di chi abbia mandato gli altri. È presente anche
Bob, un uomo apparentemente normale con pochi poteri o abilità
degne di nota che si trovava semplicemente nel magazzino piuttosto
che essere stato mandato da un individuo. In base al trailer, Bob
avrà evidentemente un ruolo importante nella storia del MCU di Thunderbolts*, il che porta a chiedersi chi sia
e quale sia la sua identità segreta.
Bob è il Sentry dei
Thunderbolts
In Thunderbolts*, il personaggio di Bob sembra in
realtà essere Sentry. Sentry proviene dai fumetti Marvel ed è un supereroe
incredibilmente potente, spesso considerato la versione Marvel di Superman. Dato che il
film è incentrato su una squadra datata di forza bruta, sembra che
Sentry/Bob sarà la principale potenza del gruppo. Non resta a
questo punto che attendere di scoprire in che modo acquisirà i suoi
poteri o manifesterà la sua forza all’interno del film.
Chi interpreta Bob in
Thunderbolts*
In Thunderbolts*, Bob/Sentry sarà interpretato da
Lewis Pullman. L’attore è noto per film come
La battaglia dei sessi, The Strangers: Prey at Night e, più recentemente,
Top Gun: Maverick. Alcune apparizioni televisive hanno
visto Pullman interpretare ruoli in Outer Range e
Lezioni di chimica. Inizialmente, la star di The
Walking DeadSteven Yeun era stata scritturata per il ruolo
di Bob in Thunderbolts*, ma ha dovuto abbandonare il
progetto per motivi di programmazione e Pullman è stato assunto al
suo posto.
Chi fa parte della squadra dei
Thunderbolts della Marvel?
Come accennato, non tutti i membri
del cast dei Thunderbolts* erano visibili nel primo filmato
del film. Questo porta a chiedersi come sia l’intero roster della
squadra titolare. Evidentemente, cinque dei membri dei Thunderbolts sono
Red Guardian e Yelena Belova di Vedova Nera, Ghost di
Ant-Man and the Wasp, Bucky Barnes di Captain
America e U.S. Agent, che ha debuttato in The Falcon and the Winter
Soldier.
Gli altri due membri della squadra
che non vengono mostrati nel filmato della Marvel sono
personaggi a dir poco interessanti. Uno di essi proviene dalla
Vedova Nera, il Taskmaster del MCU. Taskmaster è
stato poco approfondito in Vedova Nera, il che rende la
sua apparizione nei Thunderbolts* molto più intrigante. L’ultimo
membro della squadra dei Thunderbolts dovrebbe essere il loro leader,
Valentina Allegra De Fontaine, un personaggio che è apparso in
tutte le fasi 4 e 5 del MCU.
Il 22 dicembre 1980
Shiningdi Stanley
Kubrick arrivava per la prima volta nelle sale italiane. A
quasi quarantacinque anni di distanza, il
capolavorodiretto, prodotto e co-sceneggiato dal
grande maestro, torna sul grande schermo in versione
restaurata in 4k.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Stephen King, Shining è universalmente riconosciuto come
un assoluto cult della settima arte, avendo lasciato impresse
nell’immaginario collettivo alcune delle scene più iconiche dalla
storia del cinema (a
cosa vi fa pensare un’ascia?).
Appuntamento il 7, 8 e 9 ottobre.
Tre giorni per ritrovare i corridoi dell’Overlook Hotel in cui il
piccolo Danny (Danny Lloyd) corre con il suo triciclo, l’istrionico
Jack Nicholson nei panni del tormentato scrittore
Jack Torrance e l’indimenticata Shelley Duvall in
quelli della moglie Wendy in uno dei film più inquietanti di
sempre.
Shining, la
trama
Lo scrittore Jack Torrance (Jack
Nicholson) accetta di lavorare come custode, per il periodo
invernale, nell’elegante e isolato Overlook Hotel, nelle Rocky
Mountains, insieme alla moglie (Shelley Duvall) e al figlio (Danny
Lloyd). Ma quando la prima bufera di neve si abbatta sull’hotel
bloccando ogni via di fuga, spettri sembrano riemergere dal
passato. Torrance non era mai stato in quel luogo, o forse si?
La Paramount ha appena rilasciato
un altro sguardo all’attesissimo sequel del
Gladiatore di Ridley Scott, Il Gladiatore
II, in uscita il 22 novembre, e promette di
essere uno dei film dell’anno. E questo trailer ha anche rivelato
un vero e proprio shock… Paul Mescal interpreta il
figlio del Massimo di
Russell Crowe.
Mescal, come sappiamo, interpreta
Lucio, il figlio di
Massimo e il nipote di Commodo dell’originale del 2000, mentre
Pedro Pascal interpreta un generale che
è stato scacciato. Denzel Washington veste i panni di
Macrinus, un ex schiavo diventato mercante che cerca di vendicarsi
su larga scala. Joseph Quinn e Fred
Hechinger interpretano i due imperatori gemelli Gata e
Caracalla. Derek Jacobi e Connie
Nielsen riprenderanno i loro ruoli dall’originale.
L’azione sbalorditiva del trailer è
di un’altra scala e di un altro livello rispetto all’originale, con
i gladiatori che ora affrontano squali e rinoceronti, oltre che tra
di loro. Lucius deve lottare per rivendicare il suo nome e per
tenersi stretta la sua vita, con il tema dell’eredità che lo
attraversa. Lucius dichiara che non sarà mai uno strumento,
ma avrà la sua vendetta.
Il Gladiatore 2 sarà la fine
della storia?
Beh, se Scott ha la sua strada, non
sembra probabile. Sebbene il film sia in lavorazione da oltre due
decenni, Scott ha già messo gli occhi su un terzo capitolo del
franchise e la scorsa settimana ha condiviso i suoi piani
durante un’intervista con Premiere in Francia. Le citazioni
sono state tradotte dal francese, in cui sono state originariamente
pubblicate.
“Per questo motivo, sto già giocando con l’idea del
Gladiatore 3.No, sul serio!Ho acceso
lo stoppino…La fine del Gladiatore II evoca quella
del Padrino, con Michael Corleone che si ritrova con un lavoro
che non voleva e che si chiede: “E ora, padre, cosa sto
facendo?”.Il prossimo [film] sarà quindi su un uomo che
non vuole essere dov’è”.
Quando, una settimana dopo, Mescal
ha parlato con la pubblicazione a sostegno del film all’inizio del
suo percorso pubblicitario, gli è stato chiesto cosa ne pensasse
dei piani di Scott. Con grande sorpresa di tutti, Mescal si è detto
interessato a tornare, ma ha avvertito con cautela che la storia
doveva avere un senso. “Sì, Ridley me ne ha parlato, ma solo ieri”,
ha detto. “Quindi sto aspettando di vedere cosa succede, ma
sono interessato, ovviamente.Ma non possiamo
affrettare nulla: la storia deve reggere”.L’uscita del Gladiatore II è prevista per il
22 novembre 2024.
NUDES. Seconda
stagione, una produzione BIM Produzione (Una Società del
Gruppo Wild Bunch) in collaborazione con Rai
Fiction,saràpresentata in
anteprima ad Alice nella città, sezione autonoma e parallela
della Festa del cinema di Roma dedicata alle giovani
generazioni.
La serie, diretta da Laura Luchetti
e Marco Danieli con Michele Rosiello, Emma Valenti, Astrid
Meloni, Leo Gassmann, Fortunato Cerlino, Lorenzo Sarcinelli, Lucia
Mascino eSveva
Alviti sarà disponibile su RaiPlay dal 25 ottobre.
Tre nuovi casi – Silvia ed
Emilio, Luca e Giacomo, Michela e Francesca – affrontano in
9 episodi da 25’ il fenomeno del revenge porn da un inedito punto
di vista. La “pornografia non consensuale” sembra un problema
lontano dal nostro vissuto quotidiano. E se così non fosse? Questo
ha raccontato la prima stagione di Nudes, affrontando
il revenge porn come piaga nella vita di tre adolescenti. Ma si
potrebbe andare avanti parlando di sextortion, diffamazione,
trattamento illecito di dati… perché purtroppo il fenomeno è tanto
diffuso quanto variegato.
Pur conservando il punto di vista
privilegiato dei giovanissimi, la seconda stagione di
Nudes racconta anche vite adulte minacciate
dalle insidie legate all’uso disinvolto dei social. La posta in
gioco allora aumenta, perché i fatti travolgono la sfera
lavorativa, relazionale, familiare in un devastante effetto
domino.
Lo spunto da cui nasce tutto questo
è il confronto con PermessoNegato, una delle più importanti
associazioni no-profit del Paese (che ogni anno segue centinaia di
casi legati al fenomeno). Grazie ai loro racconti è stato possibile
apprendere che è impressionante la varietà nella tipologia di
vittime: donne e giovani, certo, ma più spesso di quanto si pensi
anche uomini e persone over 45.
Il documentario, scritto e diretto
da Francesco Zippel, è una coproduzione Quoiat Films, Rai Documentari e Luce Cinecittà con il contributo di Rai
Teche, distribuito da Lucky Red.
In occasione dell’uscita al cinema
del documentario il regista e il cast incontrano il pubblico in
sala con quattro proiezioni speciali a Roma. A questo link e di seguito le
info sul tour.
Lunedì 23 settembre al cinema Eden (Piazza Cola di Rienzo, 74)
alle ore 20.30, presenti il regista Francesco Zippel, Felice
Laudadio e Gianna Gissi;
Martedì 24 settembre al cinema Giulio Cesare (Viale Giulio Cesare,
229) alle ore 18:30, presenti Francesco Zippel e il fondatore
presidente di Lucky Red, Andrea Occhipinti;
Martedì 24 settembre cinema Greenwich (Via Giovanni Battista
Bodoni, 59) ore 21.00 con Francesco Zippel e Fabio
Ferzetti
Mercoledì 25 settembre al
cinema Troisi (Via Girolamo Induno, 1) ore 20.00
con Francesco Zippel, il consulente scientifico del film Alberto
Crespi e il produttore Amedeo Pagani
Volonté – L’uomo dai mille volti poster film – BOOM
PR
La trama di Volonté – L’uomo dai
mille volti
Il 2024
segna il trentennale della morte di Gian Maria Volonté, uno dei più
importanti e amati attori della storia del cinema italiano.
“Volonté – L’uomo dai mille volti” ne ricorda il percorso personale
e artistico sottolineando quanto Volonté sia ancora oggi un
riferimento assoluto per i più importanti interpreti contemporanei.
Saranno loro, insieme alla famiglia e agli amici, a raccontarne
l’unicità e l’attualità, accompagnandoci a scoprire le tematiche
che lo hanno definito nel suo cammino artistico e militante. Il
racconto è arricchito da immagini, clip e filmati inediti.
Il
primo trailer di Thunderbolts* ha
finalmente trovato la sua via ufficiale in rete. Marvel Studios ha diffuso il primo video
ufficiale promozionale del film, dopo i
tanti leak dalle fiere estive. E mentre la curiosità cresce
intorno al progetto, lo studio ha diffuso anche un primo poster
ufficiale che vi proponiamo di seguito:
Chi di voi si sentisse confuso
avrebbe ragione ad esserlo, o meglio più che confusione è una
sensazione di déjà vu: dove abbiamo già visto questa
immagine? Chi ha la memoria lunga non esiterà a rispondere:
l’immagine assomiglia tantissimo al poster ufficiale di Sons of
Anarchy, la serie andata in onda tra il 2088 e il 2014 ideata
da Kurt Sutter e trasmessa su FX (disponibile
su Disney+).
La somiglianza è così evidente che
si potrebbe quasi pensare a un omaggio voluto, un po’ come sempre
Marvel Studios ha fatto per la
promozione di Agatha All Along, la sua serie disponibile
in questi giorni su Disney+. Se così dovesse essere siamo
sicuri che nelle prossime ore usciranno altri poster con altri
omaggi a prodotti per cinema e tv di successo.
Chi fa parte della squadra dei
Thunderbolts della Marvel?
Come accennato, non tutti i membri
del cast dei Thunderbolts* erano visibili nel primo
filmato del film. Questo porta a chiedersi come sia l’intero roster
della squadra titolare. Evidentemente, cinque dei membri dei
Thunderbolts sono Red Guardian e Yelena Belova
di Vedova Nera, Ghost di Ant-Man and the Wasp, Bucky Barnes di Captain
America e U.S. Agent, che ha debuttato in The Falcon and the Winter
Soldier.
Gli altri due membri della squadra
che non vengono mostrati nel filmato della Marvel sono personaggi a dir poco
interessanti. Uno di essi proviene dalla Vedova Nera, il Taskmaster del MCU. Taskmaster è stato poco
approfondito in Vedova Nera, il che rende la sua
apparizione nei Thunderbolts* molto più intrigante.
L’ultimo membro della squadra dei Thunderbolts dovrebbe essere il loro leader,
Valentina Allegra De Fontaine, un personaggio che è apparso in
tutte le fasi 4 e 5 del MCU.
Chi fa parte della squadra dei
Thunderbolts della Marvel?
Come accennato, non tutti i membri
del cast dei Thunderbolts* erano visibili nel primo
filmato del film. Questo porta a chiedersi come sia l’intero roster
della squadra titolare. Evidentemente, cinque dei membri dei
Thunderbolts sono Red Guardian e Yelena Belova
di Vedova Nera, Ghost di Ant-Man and the Wasp, Bucky Barnes di Captain
America e U.S. Agent, che ha debuttato in The Falcon and the Winter
Soldier.
Gli altri due membri della squadra
che non vengono mostrati nel filmato della Marvel sono personaggi a dir poco
interessanti. Uno di essi proviene dalla Vedova Nera, il Taskmaster del MCU. Taskmaster è stato poco
approfondito in Vedova Nera, il che rende la sua
apparizione nei Thunderbolts* molto più intrigante.
L’ultimo membro della squadra dei Thunderbolts dovrebbe essere il loro leader,
Valentina Allegra De Fontaine, un personaggio che è apparso in
tutte le fasi 4 e 5 del MCU.
Nella cornice dello splendido
Museo del Cinema di Torino, il regista, animatore e
illustratore Stefano Bessoni presenta il suo
ultimo libro, dedicato a uno dei maestri della settima Arte,
‘Greenaway, morte e decomposizione del cinema’.
Nella descrizione ufficiale, il
volume è “Un quaderno di appunti, riflessioni e illustrazioni su
Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che un film altro non
è che un contenitore illimitato, nel quale rinchiudere concetti,
teorie e ossessioni. È uno degli autori più importanti del cinema
contemporaneo, un artista che si nutre di pittura, scrittura,
musica, teatro, danza e di ogni forma espressiva che si possa
immaginare. Il suo cinema complesso, enciclopedico e artificioso, è
un gioco creativo infinito che strizza l’occhio a Lewis Carroll,
Jorge Luis Borges e Italo Calvino, un territorio fiabesco, spesso
crudele, sconcertante, nel quale smarrirsi per esplorare le
sfaccettature più inattese dell’animo umano, dell’intelletto e del
corpo.”
Greenaway, morte e decomposizione
del cinema di Stefano Bessoni
Questo volume di
Stefano Bessoni è una guida assolutamente originale per addentrarsi
nella “complessità controllata” del cinema di Greenaway.
Sfogliandone le pagine, si ripercorrono la vita e la carriera di
Greenaway, le sue influenze e le sue ossessioni, e allo stesso
tempo si scopre di più sull’autore del libro, il cui immaginario
stravagante e visionario si è nutrito delle stesse inquietudini
formali e della stessa sostanza artistica del maestro gallese. La
sua duplice prospettiva di profondo conoscitore della materia e di
appassionato artista appare chiaramente nel libro e si traduce in
un racconto ricco di aneddoti, episodi e soprattutto di volti e
personaggi. Tra grana e pixel, carta e matita, la narrazione
procede in parallelo tra l’interpretazione dei suoi film e la
creazione dei disegni, per mettere in luce ciò che Greenaway ha
saputo alimentare e arricchire con il suo sguardo d’artista, per
celebrare la morte di “un” cinema e la nascita di molto
altro.
Bessoni, regista e
illustratore oltre che amico, vive il suo essere artista con tale
intensità ed entusiasmo da dedicare a due suoi maestri – Tim Burton
e Peter Greenaway – un omaggio profondo e appassionato. Per questo
insieme alle parole sono le illustrazioni a fornire un catalogo
ragionato di ritratti dei personaggi che popolano l’immaginario
surreale e intrigante di Greenaway.
E potrebbero e
dovrebbero intrigare anche voi.
Domenico De
Gaetano
1 di 8
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
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Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
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Stefano Bessoni
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Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and
Decomposition of Cinema - Per gentile concessione dell'autore,
Stefano Bessoni
Greenaway, the Death and Decomposition of
Cinema
Di Stefano Bessoni – testo e illustrazioni
120 pagine
60 illustrazioni a colori
Testo bilingue italiano e inglese
Formato 17 x 24 cm
Copertina cartonata
Prefazione di Domenico De Gaetano
Realizzato e pubblicato da Bakemono Lab in
collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino
L’incredibile interpretazione, le
protesi e il trucco di Colin Farrell sono alcuni degli aspetti
migliori di The
Penguin (la
nostra recensione). In quasi tutte le scene, la natura dura e
carismatica di Oz Cobb ci fa entrare nel mondo della malavita,
rendendo il film un viaggio divertente e terrificante nel ventre
molle di Gotham. Come per la maggior parte dell’universo di
The Batman di Matt
Reeves, il soprannome di Oz Cobb, Il Pinguino, è
stato messo in pratica grazie al fatto che deriva dalla zoppia del
personaggio, che fa oscillare l’omone in modo
doloroso.
La zoppia di Farrell ha introdotto
una nuova interpretazione del personaggio che lo separa dai fumetti
ed è un richiamo molto più doloroso dal punto di vista fisico del
soprannome di Cobb, creando un personaggio forse più profondo dal
punto di vista emotivo rispetto alle precedenti incarnazioni. Nel
complesso, la zoppia di Oz Cobb sarà la causa della mancanza di
rispetto e della sottovalutazione da parte di alcuni, ma anche il
motivo per cui si fa rispettare dagli altri. Lo ha trasformato nel
Pinguino e lo rende un personaggio affascinante.
Nei fumetti, tradizionalmente,
il soprannome di Oswald Cobblepot deriva dal bullismo
infantile a causa del suo amore per gli uccelli e del suo
aspetto sfortunato. Tuttavia, altre interpretazioni, come quella di
Robin Lord Taylor che ritrae l’iconico
cattivo in Gotham, hanno
utilizzato la zoppia per spiegare la condizione dell’anca del
Pinguino. Cambiando la patologia in un disturbo molto più visibile
e doloroso che causa la zoppia, la versione di Colin Farrell del
Pinguino sembra immediatamente un personaggio più duro rispetto
alle precedenti incarnazioni, che in genere si sentivano
mentalmente intelligenti e inquietanti, ma mai una minaccia fisica
veramente spaventosa. Tuttavia, questo non è l’unico cambiamento
rispetto ai fumetti che rende il personaggio più concreto, e il
cambiamento è molto probabilmente il motivo per cui la zoppia è
entrata nel personaggio.
Oz Cobb è una versione abbreviata
dell’Oswald Cobblepot dei fumetti, in quanto gli showrunner
stavano cercando di creare una versione più “terrena” del
personaggio, e questo aiuta in molti modi a farlo.
Abbreviare Cobblepot in Cobb elimina l’aristocrazia dal
personaggio. Come abbiamo visto in questo episodio, la madre di
Cobb, Francis (Deirdre O’Connell), vive in una
casa di periferia piuttosto piccola, il che fa pensare che
il personaggio abbia un background più da classe operaia.
Se a questo si aggiunge la zoppia, è logico che il personaggio non
abbia avuto tutto l’aiuto che potenzialmente avrebbe potuto avere
con il suo disturbo fisico, creando per Oz una sfida molto più
grande da superare fin dalla nascita.
L’interpretazione e le protesi
di Colin Farrell fanno capire quanto sia viscerale la zoppia di Oz
Cobb
L’interpretazione e il trucco di
Farrell rendono la zoppia un aspetto brutale e chiaramente doloroso
del personaggio di Cobb. In The
Penguin , lo vediamo per la prima volta
quando trasporta il corpo di Alberto (Michael
Zegen) con Victor Aguilar (Rhenzy
Feliz) che lo assiste con riluttanza dopo essere stato
catturato mentre cercava di scassinare l’auto di Oz Cobb. Cobb
accenna al fatto che il trasporto di Alberto gli ha fatto male alla
gamba e in seguito vediamo un tutore al piede mentre sale le scale.
Una volta in camera da letto, Oz si toglie il tutore per scoprire
che le sue dita sono unite e storte e gli showrunner
hanno confermato che ha un piede torto. Il sound
design del tutore pesante e scricchiolante che viene lentamente
tolto dalla gamba di Cobb lo inquadra come un emarginato incompreso
che vive nel dolore. Il fatto che prima di questa scena si veda
Farrell camminare a passo di marcia per tutta la durata de The
Penguin aiuta davvero a far capire il
dolore e il peso con cui Oz deve convivere e accentua l’orribile
rivelazione della scena.
La zoppia di Oz Cobb mostra
molto del suo personaggio ne The
Penguin
La zoppia di Oz non è solo una
menomazione fisica del cattivo, una tendenza che viene sfruttata
in modo eccessivo e che risulta decisamente problematica. Serve
invece a ricordare le sfide che deve affrontare nel
tentativo di diventare un boss, ma anche un punto di forza
nel modo in cui le persone lo sottovalutano, come sottolinea
Sofia Falcone (Cristin Milioti). Allo
stesso modo, Alberto ha detto a Oz che non sarebbe mai stato amato,
anche se l’ha punzecchiato con “un bel ragazzo come te”.
L’atmosfera di La Bella e la Bestia si
riflette anche nell’appartamento di Cobb, che si trova sopra una
gioielleria, la Burgess Jewelry, un riferimento all’attore
Burgess Meredith che interpretava il
personaggio nella serie televisiva Batman
degli anni Sessanta, con le porte a forma di caveau della
gioielleria usate per chiudere la camera da letto di Cobb. In un
certo senso, Cobb si sta rinchiudendo, nascondendosi dal
mondo. Il modo in cui Oz si barrica quasi nella sua stanza
dietro le porte metalliche prima di togliersi il tutore,
strofinarsi il piede e poi tirare fuori l’anello della canottiera
sembra collegare la sua menomazione alla sua capacità di prendere
il controllo del mondo sotterraneo.
La zoppia di Cobb non solo fa sì
che alcuni personaggi lo sottovalutino, ma lo ha anche trasformato
in un uomo che si fa rispettare dagli altri, soprattutto dai meno
abbienti. Ad esempio, Cobb si rifiuta di prendere il posto per i
disabili quando sale sulla metropolitana di Gotham. Questo dimostra
la sua visione di sé stesso, che non si considera menomato, ma che
la sua zoppia è semplicemente qualcosa con cui convive e
che supera ogni giorno , e il suo desiderio di aiutare gli
altri – a patto che li consideri degli emarginati – in modo simile
a quanto ammirava Rex Calabrese. Questo gli fa guadagnare il
rispetto di Victor ed è uno dei primi momenti di crescita nel
rapporto tra i due personaggi.
Nel complesso, la zoppia di Oz Cobb
è stata efficacemente calata nella realtà dell’universo di Matt
Reeves The
Batman, modificandola rispetto all’origine dei fumetti
per rendere il personaggio un avversario più duro per i suoi
avversari. Rendendo la zoppia un disturbo più viscerale per Cobb,
essa diventa un promemoria molto più doloroso di come le persone lo
sottovalutino, il che è molto apprezzato dalle protesi
raccapriccianti e dalla fantastica interpretazione di Farrell nei
panni del gangster di Gotham. Tuttavia, la zoppia di Oz
Cobb non è solo una cicatrice che spaventa la gente, ma lo
ha trasformato in una persona che gli altri possono rispettare.
L’intero settore dovrebbe
festeggiare la magnifica ripresa del box office negli ultimi due
anni. Quest’estate ha regalato un’ampia serie di successi in tutti
i generi, comprese alcune importanti sorprese. Tra queste spicca il
film romantico It Ends with Us, che ha
debuttato sulla scia di Deadpool & Wolverine e ha
travolto il suo pubblico con un dramma sia dentro che fuori dallo
schermo. Interpretato da Blake Lively, il film si sta
avvicinando a importanti traguardi al botteghino sia nazionale che
mondiale.
Con 146 milioni di dollari in
patria e altri 188 milioni di dollari provenienti dai mercati
esteri, il film ha raggiunto un totale di 335 milioni di
dollari a livello globale, a dimostrazione del suo
successo non solo tra i fan del romanzo di partenza di Colleen Hoover,
ma anche tra il pubblico occasionale. Sebbene le possibilità che il
film superi i 350 milioni di dollari a livello nazionale possano
sembrare scarse, considerando che sta per uscire dalle sale, c’è la
possibilità che superi i 340 milioni di dollari prima della fine
della sua corsa globale. E se si considera il budget
relativamente ridotto di 25 milioni di dollari, i
risultati ottenuti dal film appaiono ancora più ammirevoli.
It Ends with Us doveva uscire all’inizio dell’anno, ma
è stato rimandato a dopo Deadpool & Wolverine. La mossa non solo ha
aperto la possibilità di una controprogrammazione, ma ha anche
permesso alla Lively di promuovere il film insieme al marito, la
star di Deadpool Ryan Reynolds. L’attrice è apparsa in
un breve cameo nel blockbuster di supereroi, che ha generato
oltre 1,3 miliardi di dollari in tutto il mondo, e ha
dichiarato in un’intervista a E! News che Reynolds ha contribuito alla scrittura di
It Ends with Us. Il film si è imposto come il suo più
grande successo, avendo superato gli incassi di
Lanterna Verde del 2011, che vedeva
Reynolds nel ruolo di protagonista.
Quest’anno i film di Lively e
Reynolds hanno incassato oltre 1,8 miliardi di dollari in tutto il
mondo
It Ends with
Us ha superato anche altri adattamenti letterari al
femminile come La ragazza del treno (173
milioni di dollari), Where the Crawdads
Sing (145 milioni di dollari),
Crazy Rich Asians (237 milioni di
dollari) e The Fault in Our Stars
(307 milioni di dollari). Tuttavia, il film non sarà in grado di
eguagliare le performance dei film di Twilight, e nemmeno di
Cinquanta sfumature di grigio (570
milioni di dollari) e dei suoi due sequel, Cinquanta
sfumature di nero (381 milioni di dollari) e
Cinquanta sfumature liberate (371 milioni
di dollari).
It Ends with Us ha
debuttato tra le voci di una faida tra la Lively e il suo
co-protagonista e regista, Justin Baldoni.
L’attrice è stata anche criticata per aver minimizzato il tema
centrale del film, ovvero l’abuso domestico, nelle interviste
precedenti all’uscita del film, cosa che ha affrontato
successivamente in un post sui social media. Ciononostante, It
Ends with Us è stato accolto con favore dal
pubblico e si è guadagnato il badge “verified hot” del
sito aggregatore Rotten
Tomatoes, annunciato di recente, grazie al suo punteggio di
pubblico del 91%.
È stata un’altra grande settimana
per i fan dei fumetti: due importanti serie hanno fatto il loro
attesissimo debutto. Per quanto riguarda la DC, il debutto è stato
quello de The
Penguin (la
nostra recensione). Il sequel diretto dell’epopea criminale di
Matt Reeves del 2022, The
Batman, vede ancora una volta protagonista
Colin Farrell, che assume il titolo di signore
del crimine di Gotham City. Il film è stato presentato come un
thriller criminale di strada, incentrato esclusivamente sull’ascesa
al potere di Oz Cobb, alias il Pinguino, e sulla sua battaglia con
le famiglie Maroni e Falcone. Tuttavia, questo non significa che
l’episodio di debutto della serie limitata non abbia avuto qualche
intelligente Easter egg con l’universo più ampio di Batman.
Uno di questi era infatti nascosto in bella vista e
piuttosto sconcertante , in quanto ha a che fare con il
cattivo principale di The
Batman. L’Enigmista.
Attenzione agli spoiler.
L’intera premessa dell’episodio 1
de Il Pinguino era Oz che cercava di farla franca
con un omicidio, uccidendo impulsivamente il figlio diCarmine Falcone, Alberto.
Quest’ultimo era il nuovo capo della famiglia criminale, ma ha
avuto vita breve. Il Pinguino escogita un elaborato piano per
nascondere il cadavere e incolpare i coniugi Maroni per far perdere
le tracce a Sofia Falcone. Circa a metà dell’episodio, Oz e
il suo nuovo apprendista, Victor, stanno viaggiando in
metropolitana quando un attivista con un volantino con un codice
QR dice a ogni passeggero di scansionarlo per rivelare “il
vero volto di Gotham”.
Sebbene all’apparenza possa
sembrare un momento di scarto e Oz lo mandi subito a quel paese,
gli spettatori che hanno scansionato il volantino sono
stati mandati in un luogo molto familiare per i fan di
Batman. Si tratta di ratalada.com,
meglio conosciuto come il sito segreto dell’Enigmista, utilizzato
sia nel film che nel mondo reale per scopi di marketing. Il “ratto”
in questione in The Batman si è rivelato essere Carmine Falcone. Il
messaggio attuale del sito recita come segue:
Cl0ckbreak3r:Ciò che è stato messo in moto non può
essere fermato. xxREIGNITINxx: Arkham sta rilasciando pazienti e Blackgate è un
casino… nessuno è veramente prigioniero lì dentro.Nemmeno
il nostro vecchio amico Sal Maroni.
HOLDTHELINE81:La gente dice di volere la verità, ma
si copre gli occhi quando noi facciamo luce.
DETERMINATORE: Assicuriamoci che non siano di nuovo accecati
dalla corruzione, dagli omicidi, dalla presa di potere di
Falcone…
HOLDTHELINE81:Cominciamo nelle strade.Stasera alle 21.00.Incontriamoci alla metropolitana
fuori Crown Point. Cl0ckbreak3r:Fatto e fatto.La rivoluzione è
appena iniziata.
Un assaggio di ciò che
verrà?
Anche se Edward Nashton, alias
l’Enigmista (Paul
Dano), è rinchiuso ad Arkham, due membri
della famiglia Falcone sono morti, Batman è apparentemente
disperso in azione e Gotham City si sta ancora riprendendo
dall’enorme alluvione causata dagli eventi di The Batman.
Questa potrebbe essere un’ascesa al potere incentrata sul Pinguino,
ma i danni dell’Enigmista sono già stati fatti. L’intera
città è in una pentola a pressione politica a causa delvuoto di potere lasciato. Questo vale anche
per la mafia, che al momento si sta mangiando viva. L’episodio 1 ha
mostrato che le cose stanno andando a favore di Oz, ma questo
potrebbe far parte dell’ultimo gioco dell’Enigmista. C’è una guerra
in corso tra i Maroni e i Falconi, che sta creando un
percorso per una nuova era di corruzione. Qualcosa che vedremo
svolgersi nel resto della serie e potenzialmente in
The Batman Part II.
A quando il prossimo episodio
de “The Penguin”?
Mentre il primo episodio del
Pinguino è stato trasmesso di giovedì, i restanti sette
episodi debutteranno di domenica. L’episodio 2 sarà
trasmesso a Gotham il 29 settembre alle 21:00 su HBO e
Max. Anche The Batman Part II sarà proiettato
nelle sale il 2 ottobre 2026. La trama e i cattivi del film sono
stati chiusi nella Batcaverna. Tuttavia, qualunque cosa sia in
serbo per Gotham, l’Enigmista molto probabilmente ne farà parte.
Per questo motivo, sarà interessante vedere se ci saranno altri
codici QR o indovinelli misteriosi che appariranno nei prossimi
episodi del The
Penguin.
La nuova leadership di
Gerrard nella
stagione 8 di 9-1-1
scuoterà le dinamiche che i fan si aspettano tra i personaggi.
Vincent Gerrard (Brian Thompson) è un capitano
senza peli sulla lingua, che si assicura che tutti seguano le
regole secondo quanto stabilito. Alcune immagini della prossima
stagione lo ritraggono mentre mette in fila i vigili del fuoco
per un’ispezione, cosa che si vede raramente nella serie. Se a
questa rigidità si aggiunge il suo disinvolto bigottismo, lavorare
sotto di lui diventa un incubo per diversi membri del 118. Le
reazioni di ognuno varieranno, ma per Buck, Gerrard è un no.
Oliver Stark e il cast di 9-1-1 hanno partecipato a un panel con il Paley
Center for Media, dove hanno discusso di tutto ciò che riguarda
il 9-1-1. Stark ha svelato in anteprima le ragioni delle
azioni del suo personaggio nella prossima stagione, che lo
vedrà ai ferri corti con il suo superiore.
“Buck forse sta lottando con
Gerrard, o almeno sta lottando di più con il
cambiamento. È piuttosto fissato con le sue abitudini e
penso che si senta molto fedele a Bobby, e sicuramente si scontra
con Gerrard nel primo episodio”, ha detto Stark. “Buck è
una persona che, nelle prime stagioni, abbiamo visto avere qualche
problema con l’autorità e con il sapere qual è il suo
posto, e questo problema si ripresenta di nuovo”, ha
continuato, anticipando un problema delle prime stagioni che Buck
pensava di aver superato. Data la natura autoritaria di Gerrard,
Buck non la prenderà bene.
L’impatto di Bobby su Buck
emerge nella stagione 8 di 9-1-1
“Si era in qualche modo
stabilizzato, sai, nel suo ruolo con Bobby come capitano”, ha detto
Stark, riferendosi alla natura evoluta del loro rapporto in cui
Bobby è come una figura paterna per Buck. “Ma il cambio di
leadership ha fatto emergere di nuovo il vecchio sé”. “E
si sta ribellando un po’ in questa stagione, e non con molto
successo. Pulisce un sacco di bagni, diventando molto bravo”, ha
anticipato le conseguenze delle azioni di Buck.
Questi commenti di Stark ampliano quanto detto dallo showrunner
Tim Minear a Entertainment Weekly sullo stato d’animo di Buck. Ha
parlato del motivo per cui la situazione di Buck è unica,
dicendo,
“Penso che per Buck sia più
difficile che per gli altri.Eddie era nell’esercito, e sia
Hen che Chimney hanno già prestato servizio sotto quest’uomo – sono
stati vaccinati, in un certo senso.Sanno come non farsi
condizionare da lui.Bobby è l’unico capitano sotto cui Buck
abbia mai prestato servizio.Bobby è davvero il suo padre
surrogato, quindi per Buck è molto più difficile”.
Se un personaggio del film The
Batman (2022) di Matt Reeves
meritasse un proprio spin-off, Oz Cobb (Colin
Farrell) sarebbe probabilmente il primo a proporsi per
questo privilegio. All’epoca degli eventi del film, Oz è il
luogotenente numero uno del boss mafioso Carmine Falcone
(John Turturro/MarkStrong), ma si trova in una
posizione unica di opportunità dopo che Falcone viene ucciso
dall’Enigmista (Paul Dano) sui gradini
dell’Iceberg Lounge. Se finora Oz è stato un dirigente di medio
livello, la nuova serie limitata The
Penguin (la
nostra recensione), creata da Lauren LeFranc,
sembra pronta a mostrare la sua ascesa (o discesa, a seconda del
punto di vista) in un potente mafioso a sé stante.
Prima della messa in onda dello
show su Max, Collider ha avuto l’opportunità di incontrare il
regista e produttore esecutivo Craig Zobel,
che ha diretto i primi tre episodi de Il Pinguino, per
analizzare i momenti più importanti della première. Nel corso
dell’intervista, che potete leggere qui sotto, Zobel spiega come ha
firmato per il Pinguino, come ha portato alcune influenze
visive da The Batman e quali elementi sono stati scritti in
anticipo nella sceneggiatura rispetto a quelli decisi il giorno
stesso. Parla anche di alcune delle scene più importanti
dell’Episodio 1, dell’introduzione della Sofia Falcone di
Cristin Milioti, del significato del film noir che
Oz sta guardando e di altro ancora.
Ho visto il film di Matt Reeves
il giorno della prima e ne sono rimasto entusiasta. Ho pensato che
fosse molto intelligente. Mi sono detto: “Oh, una versione di
Batman in stile Fincher è quello che volevo. È un’ottima idea”. Ho
pensato che fosse così bello che l’ho contattato, senza alcun
motivo e senza alcun programma, per dirgli: “Ehi, ben fatto. È
stato molto bello. Ero davvero, davvero, davvero entusiasta”. In
seguito, quando lo show era già pronto e Lauren [LeFranc] era stata
coinvolta, e c’erano sceneggiature e cose del genere, mi hanno
contattato. Dylan Clark mi ha contattato e io ho pensato: “Sì, mi
piace già. È fantastico e il mondo è fantastico”. È così che sono
entrato a farne parte.
In merito al look della serie The Penguin
Penso davvero che sia venuto
fuori dal personaggio, in un modo strano. All’inizio ho pensato che
fosse davvero importante assicurarsi che fossimo, almeno all’inizio
del primo episodio, nella tavolozza di ciò che Greig Fraser e Matt
Reeves avevano fatto e nel modo in cui l’avevano fatto apparire.
Abbiamo parlato con loro dell’attrezzatura che hanno utilizzato.
Abbiamo usato gli stessi obiettivi, le stesse attrezzature e il mio
pensiero era che ci sarebbero state persone che avrebbero finito di
guardare The
Batman per poi premere play su Penguin subito dopo, quindi
c’era bisogno di continuità in questo senso.
Il Pinguino è un uomo diverso.
Il punto di vista di questa serie è davvero diverso da quello di
Bruce Wayne, questa persona che guarda dall’alto la città. Questo è
un personaggio che si muove all’interno della città, che opera
durante il giorno e che opera in luoghi che non sono sempre
visibili, almeno nel primo film. Questo ha iniziato a dettare il
tenore del film, e poi si è arrivati a cose come “Beh, è piuttosto
paranoico”, almeno nel primo episodio, e cose del genere, volendo
assicurarsi che ci fosse una rappresentazione visiva di questo
all’interno dello show. Questo ci ha portato a quella che spero sia
la stessa tavolozza, ma forse usando solo altri colori,
essenzialmente.
Nel film c’è molta luce
calda e questo è stato sicuramente un aspetto che abbiamo
notato e di cui abbiamo parlato. Anche in questo caso, si trattava
almeno della parte iniziale dello spettacolo, quando si era ancora
abituati a capire cosa fosse il film. Mi è sembrato importante
partecipare a queste cose. Inoltre, è bello avere una tavolozza
contenuta e avere delle regole, anche solo per aiutarci a
divertirci giocando all’interno del recinto di sabbia.
Sebbene Sony
Pictures abbia fatto alcuni passi falsi con il franchise
di Venom dal suo lancio nel 2018, una
delle più grandi delusioni per i fan è stato il fatto che la storia
dell’antieroe si è svolta in un mondo PG-13.
Sì, il Protettore Letale ha
mangiato cervelli, ma senza l’aggiunta di sangue. Questo non è
stato un problema importante in Venom, ma
quando Venom:La furia di Carnage, ci sono state
molte lamentele per il fatto che Cletus Kasady è stato scatenato
senza un rating R.
Dopo aver rivelato che i biglietti
saranno messi in vendita il 1° ottobre, lo scooper ha fatto notare
che una fonte ha confermato che la Sony Pictures spera di mantenere
il trequel di Venom in versione PG-13. Perché? A quanto
pare, i soldi (il che ha senso: Deadpool & Wolverine ha battuto i
record, ma avrebbe fatto ancora più soldi se la gente avesse potuto
portare i propri figli a vederlo).
Venom: The Last Dance
L’eccitazione per il trequel ha
iniziato a crescere da quando è stato pubblicato il trailer finale,
con la conferma della presenza di Knull, Dio dei Simbionti, che ha
generato una grande discussione tra i fan.
Poi, c’è la voce che Venom e
Spider-Man si uniranno nel MCU per un’avventura multiversale…
vera o no, la fuga di notizie è andata a favore della Sony e ha
aumentato notevolmente l’interesse per ciò che è previsto per
l’Eddie Brock di
Tom Hardy in Venom:The Last Dance e
oltre.
Potete rivedere il trailer finale e
la nostra intervista con il regista di Venom:Let
There Be Carnage di Andy Serkis, qui sotto.
With you to the end. 🖤 Witness the epic
conclusion in
#Venom: The Last Dance exclusively in theatres October 25.
pic.twitter.com/mzYsJopAQI
Per un certo periodo, sembrava che
il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige volesse puntare tutto su un cesto
a forma di Rick & Morty. Ha scelto alcuni sceneggiatori di
quella serie per lavorare alla
Saga del Multiverso, tra cui Jeff Loveness e Michael
Waldron.
Kevin Feige aveva così tanta fiducia in
Waldron da collaborare con lui per un film di Star Wars che non è
mai stato realizzato e da fargli sostituire Loveness in La
dinastia dei Kang. Tuttavia, le cose sono cambiate e il tempo
di Waldron nel MCU sembra essere finito.
Nonostante Loki abbia
ricevuto un ampio consenso da parte della critica, si ritiene che
lo sceneggiatore della seconda stagione Eric Martin abbia avuto un
ruolo molto più importante nel primo gruppo di episodi rispetto a
quanto inizialmente riportato. Nel frattempo, i fan si sono
rivoltati contro Waldron per il modo in cui ha interpretato
Scarlet Witch nel sequel di Doctor Strange.
Elizabeth Olsen ha precedentemente confermato
che Waldron “non aveva visto”WandaVision e ora la creatrice
principale dello show ha condiviso i suoi pensieri sulla discesa di
Scarlet Witch nella malvagità durante la promozione di Agatha
All Along.
Elizabeth Olsen partecipa al photocall di “Wind River” durante il
70° Festival
di Cannes al Palais des Festivals – Foto di Denis
Makarenko
Parlando con
Radio Times, Jac Schaeffer ha dichiarato: “Amo Wanda e
amo tutti i personaggi con cui ho avuto il privilegio di lavorare:
Natasha [in Black Widow], Carol Danvers [in Captain Marvel], tutti.Ma
uno degli accordi di far parte del MCU è che si prendono in prestito
personaggi e trame per un certo periodo”.
È interessante notare che la Olsen
è sembrata prendere di mira Waldron mentre discuteva del possibile
ritorno di
Scarlet Witch nel MCU.
“Penso di sì.Lo penso anch’io”, ha detto quando le è stato
chiesto se la Vendicatrice è ancora viva. “Sì, e c’era una
luce rossa di energia esplosiva.Penso di essere
morto.Implorerei di lasciare una finestra
aperta.Mi sono divertita così tanto a fare questi
film.Mi piacerebbe capire come essere
intelligentemente un non-morto”.
“Dobbiamo trovare gli
scrittori più intelligenti per capire come dare un senso a tutto
questo.Sono aperta alle idee”, ha
sottolineato.
Si dice che la Schaeffer scriverà il film su Scarlet
Witch, anche se non ci aspettiamo che venga
distribuito prima dell’uscita di Vision e Avengers: Secret
Wars (quindi probabilmente nella prossima Saga che,
se le teorie dei fan sono accurate, sarà la “Saga dei
mutanti”).
Nelle ultime settimane si è parlato
molto dei piani di Marvel Studios e Sony Pictures per
Spider-Man 4, con tutti gli indizi che puntano a
vedere il Peter Parker di Tom Holland incontrare finalmente il Venom di
Tom Hardy per combattere Knull.
L’accordo tra i due studios è
saltato durante la produzione di
Spider-Man: Far From Home e, per un certo
periodo, sembrava che la Sony avrebbe realizzato un terzo film
senza alcun contributo da parte di Kevin Feige (qualcosa ci dice
che non sarebbe finita bene).
Per fortuna, i fan hanno cambiato
le cose, ma almeno in parte il motivo per cui No Way
Home è finito nel modo in cui è finito è perché
nessuno era sicuro che avremmo rivisto Holland nel MCU. Inoltre, non essendo più sotto
contratto, Holland ha più volte messo in dubbio il suo futuro come
personaggio in generale.
Lo scooper Daniel Richtman è intervenuto oggi
per rivelare che i piani per l’eroe vanno ben oltre Spider-Man
4. Ha sentito che Spidey avrà un ruolo molto più ampio in
Avengers:Doomsday rispetto a Infinity
War e Endgame e che Holland
girerà entrambi i progetti all’inizio del 2025.
Richtman non ha menzionato Secret
Wars, anche se immaginiamo che tornerà per questo un po’
più tardi, dato che si suppone sia stato messo a punto un piano per
il prossimo anno che permetterà a Holland di girare Spider-Man
4 e Avengers:Doomsday nello stesso periodo.
Cosa hanno suggerito i nuovi rumors su Tom Holland?
Per quel che vale, anche @MyTimeToShineH
ha commentato: “C’è un nuovo accordo Marvel-Sony che prevede che Tom
Holland riprenda il suo ruolo di Spider-Man/Peter Parker in altri
tre film da solista (Spider-Man 4-6) e in altri tre film del
MCU (tra cui Secret Wars e altri
due)”.
“L’accordo precedente
riguardava solo No Way Home e Avengers.E parte
dell’accordo prevedeva che avesse un ruolo importante nei film
degli Avengers”.
Se questo è vero, significa che
Spider-Man avrà una presenza massiccia nel MCU sia nella
Saga del Multiverso che in qualsiasi altro film che verrà dopo
Avengers:Secret Wars. Questo potrebbe portare il personaggio a
essere fondamentale per il franchise quanto Iron Man e, cosa forse
più eccitante, aprirà sicuramente le porte all’incrocio di Peter
con i Fantastici Quattro.
Tuttavia, il ruolo molto più ampio
in Doomsday ci porta a credere che la dinamica di Spider-Man con il
Dottor Destino – che ha il volto di
Tony Stark – sarà molto più importante dei potenziali
legami del villain con Mister Fantastic.
Destin Daniel Cretton dirigerà
Spider-Man 4, mentre gli sceneggiatori di
Spider-Man: No Way Home Chris McKenna ed
Erik Sommers torneranno a scrivere la sceneggiatura. La data di
uscita del film non è stata annunciata, ma ci aspettiamo che arrivi
nelle sale il 24 luglio 2026.
James Cameron sarà quasi certamente ricordato
come uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Terminator, Terminator 2: il giorno del
giudizio, Aliens e Titanic sono tra le sue
regie più amate e poi c’è…Avatar.
Sebbene il film del 2009 sia stato
un risultato tecnico sbalorditivo, ha attirato le critiche per
quella che alcuni ritenevano una storia mediocre e per i dialoghi
“sdolcinati” per i quali i suoi blockbuster sono stati spesso messi
sotto accusa nel corso dei decenni.
Parlando con
Empire Online del 40° anniversario di Terminator,
James Cameron ha dichiarato: “Non lo
considero un Santo Graal, questo è certo.Lo
guardo ora e ci sono parti che fanno rabbrividire e altre che fanno
pensare: ‘Sì, abbiamo fatto bene con le risorse che avevamo a
disposizione’”.
Ha aggiunto: “Non mi fa
rabbrividire nessuno dei dialoghi, ma ho un fattore di rabbrividire
inferiore a quello che, a quanto pare, molte persone hanno nei
confronti dei dialoghi che scrivo.Sapete una
cosa?Fatemi vedere i vostri tre dei quattro film
che hanno incassato di più e poi parleremo dell’efficacia dei
dialoghi”.
Cameron si riferisce ad Avatar (2,9 miliardi
di dollari), Avatar: La via
dell’acqua (2,3 miliardi di dollari) e Titanic (2,2 miliardi di dollari). In definitiva, non
ha tutti i torti: dialoghi “da brivido” o meno, gli spettatori
hanno accolto i suoi film e ne hanno fatto alcuni dei più grandi
successi della storia.
Naturalmente, questa non è la prima
volta che il regista risponde ai suoi critici. Nel 2022, si è
scagliato contro coloro che si lamentavano delle tre ore di durata
di Avatar: La via dell’acqua.
“Non voglio che qualcuno si
lamenti della durata quando si siede e fa binge-watching
[televisivo] per otto ore”, ha detto all’epoca.
“Posso quasi scrivere questa parte della
recensione.‘Il film di tre ore, di una lunghezza
straziante…’.È come dire, datemi una cazzo di
tregua.Ho visto i miei figli sedersi e fare
cinque episodi di un’ora di fila.Ecco il grande
cambiamento di paradigma sociale che deve avvenire: è giusto
alzarsi e fare pipì”.
“I troll penseranno che non
gliene frega niente a nessuno e che non riescono a ricordare i nomi
dei personaggi o una sola dannata cosa accaduta nel film”,
ha detto Cameron a proposito degli haters più accaniti di
Avatar. “Poi rivedranno il film e diranno: ‘Oh,
ok, scusatemi, lasciatemi chiudere quella cazzo di bocca’.Quindi non mi preoccupo di questo”. Che si ami o
si odi Avatar, questi film stanno
dominando questa fase della carriera di Cameron e Avatar: Fire
and Ash è in programma il 19 dicembre 2025.
La DC Comics ha annunciato che
Due Facce riceverà una nuova serie
limitata di fumetti dallo scrittore Christian Ward e dall’artista
Fábio Veras. Che ci crediate o no, questa sarà la prima serie in
solitaria per il famigerato supercriminale di Gotham City (e
occasionalmente bravo ragazzo) Harvey Dent!
Nella tradizione della recente
serie a fumetti incentrata sui cattivi, The
Penguin, la nuova serie “All In” della DC Two-Face esplora
i lati buoni e cattivi di Harvey Dent come due personaggi che
operano e vivono nello stesso corpo. Mentre l’Harvey buono esplora
una vita da avvocato alla Perry Mason,
l’Harvey cattivo non vuole solo il controllo parziale del corpo, ma
il pieno controllo della mente.
Ecco la descrizione ufficiale di
Two-Face #1 direttamente dalla DC Comics:
Dopo anni di conflitti interni,
le due metà di Harvey Dent hanno raggiunto un’inquieta pace.Nella nuova serie Due Facce della DC, Harvey usa le sue abilità
di avvocato per risolvere i conflitti dei criminali più strani e
pericolosi di Gotham, a cominciare da Victor Zsasz.Quando
Zsasz viene accusato dell’omicidio di un collega della malavita di
Gotham, chi meglio di qualcuno che è stato da entrambi i lati della
legge può dimostrare l’innocenza di un criminale?
Ci sembra una premessa divertente e
che promette di esplorare il personaggio in modo divertente e
avvincente. Anche se siamo sicuri che il lato oscuro di Harvey
finirà per prevalere, questo potrebbe essere l’inizio di un nuovo
ed entusiasmante status quo per il cattivo.
“Dopo essermi innamorato
della scrittura del bellissimo e complicato Harvey in Batman: Città
della follia“, ha dichiarato Ward, ”non potrei
essere più entusiasta o più orgoglioso di scrivere la prima serie
in solitaria di Due Facce!”.
“Due Facce è senza alcuna
esitazione non solo il mio cattivo preferito di Batman, ma anche il
mio personaggio preferito di tutta Gotham, e sono entusiasta di
portarlo, insieme all’artista superstar in divenire Fábio Veras e
alle leggende che sono il colorista Ivan Plascencia e il letterista
Hassan Otsmane-Elhaou, in alcuni luoghi selvaggi che forse non vi
aspettate”.
E ha aggiunto. “Il primo di
questi porta Harvey Dent di nuovo in un’aula di tribunale.Nella nostra serie, Harvey cerca di usare le sue competenze
criminologiche per risolvere i conflitti dello strano e pericoloso
sottosuolo criminale di Gotham… il tutto mentre ha in mente di
tornare alla società civile e forse di riconciliarsi con il suo
vecchio amico, Bruce Wayne”.
“Quindi tutti in piedi, il
tribunale è in seduta, Harvey ha lanciato la sua moneta e il
giudizio sta per arrivare!”.
Potete dare un’occhiata alle
copertine di Two-Face #1 qui sotto, insieme ad alcune
immagini interne del numero d’esordio.
Ci sono state notizie contrastanti
sul fatto che Chris Pine fosse in lizza, ma sembra essere la
scelta più popolare per assumere il ruolo dell’eroe con gli anelli.
Pine ha già interpretato un personaggio della DC Comics, Steve
Trevor, nei film di Wonder Woman, ma alla maggior
parte dei fan non sembra importare visto che il DCEU non esiste
più.
Ora, l’artista 21xFour ha condiviso una nuova fan-art di
Pine nei panni di Jordan, che sembra davvero adatto alla parte.
Stephen Williams (Lost, Watchmen,
Westworld) sarebbe in trattative per dirigere
l’episodio pilota, mentre Lucy Tcherniak sarebbe in trattative per
dirigere un numero imprecisato di episodi.
Fonte: 21xfour da Instagram Via
CBM
Il creatore di Lost e
Watchmen , vincitore di un Emmy Award,
Damon Lindelof, sta lavorando alla sceneggiatura dell’episodio
pilota insieme allo showrunner di Ozark
Chris Mundy e allo scrittore di fumetti Tom King. Justin
Britt-Gibson, Breannah Gibson e Vanessa Baden Kelly sono anche i
protagonisti. Baden Kelly (anche se la notizia non è ancora stata
confermata).
La produzione di Lanterns dovrebbe
iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, il che
potrebbe far pensare a un’uscita nel 2026. Il Guy Gardner di Nathan
Fillion, che debutterà nel reboot di Superman
di Gunn, dovrebbe avere un ruolo di supporto nella serie. È in
corso il casting per un attore che interpreti John Stewart.
Una precedente serie televisiva
di Lanterna Verde era in lavorazione
prima che Gunn e Safran assumessero la direzione dei DC Studios.
Quella versione era stata creata da Greg Berlanti e avrebbe avuto
come protagonista Finn Wittrock nel ruolo di Guy Gardner. Hal
Jordan è stato precedentemente interpretato da
Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011 Lanterna
Verde.
“Questa è la storia di una
coppia di Lanterne Verdi, John Stewart e Hal Jordan”, ha
detto Gunn del progetto quando è stato annunciato. “Ci sono
anche altre Lanterne, ma si tratta di una serie televisiva a sfondo
terrestre, quasi come True Detective, con una coppia di Lanterne
Verdi che sono poliziotti spaziali che sorvegliano il distretto
terrestre e che scoprono un mistero terrificante che si collega
alla nostra storia più grande del DCU”.
Cosa sappiamo di Lanterns?
La serie Lanterns
segue due personaggi centrali dell’Universo DC: la nuova recluta
John Stewart e il veterano Hal Jordan. La storia
vede i nostri poliziotti intergalattici coinvolti in un oscuro
mistero terrestre mentre indagano su un omicidio nel cuore
dell’America, una premessa molto intrigante che promette una
miscela di avventure cosmiche e lavoro investigativo concreto, e
qualcosa di nettamente diverso dalla norma DC.
James Gunn e Peter Safran,
Co-Presidenti e Co-CEO dei DC Studios, hanno dichiarato: “Siamo
entusiasti di portare questo titolo fondamentale della DC alla HBO
con Chris, Damon e Tom al timone. John Stewart e Hal Jordan sono
due dei personaggi più avvincenti della DC e Lanterns li porta in
vita in una storia poliziesca originale che è una parte
fondamentale delDCUunificato
che lanceremo la prossima estate con Superman”.
Il creatore di Lost e Watchmen,
vincitore di un Emmy Award, Damon Lindelof, sta
lavorando alla sceneggiatura dell’episodio pilota insieme allo
showrunner di OzarkChris Mundy e
all’acclamato scrittore di fumetti Tom King. Si
dice che anche Justin Britt-Gibson,
Breannah Gibson e Vanessa Baden
Kelly siano a bordo (anche se la notizia non è ancora
stata confermata). La produzione di Lanterns
dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, il
che potrebbe portare la serie a un’uscita nel 2026.
Cattivissimo
Me 4 rimane in testa con un altro 1.075.183 di euro.
Ormai il sequel che ha debuttato il 21 Agosto porta il suo totale a
16 Milioni di euro. Buona tenuta anche per Beetlejuice
Beetlejuiceche racimola altri 1.072.452 €.
Uscito il 5 settembre dopo il debutto alla Mostra d’Arte
Cinematografica di Venezia il film di Tim Burton arriva ad un
totale di 4.2 milioni di euro.
In terzo posizione troviamo l’unico
italiano in classifica il documentario sulla terza stella
dell’Inter prodotto da Nexto Digital INTER. DUE STELLE SUL CUORE
che debutta durante la settimana del derby milanese e mette a segno
un buon 681 mila euro.
Discreto risultato per il remake
Speak no
Evil – Non parlare agli sconosciuti che dopo due
settimana riesce a sfondare il milione di euro totali. Buoni numeri
anche per It Ends With Us – Siamo noi a dire basta
uscito il 21 Agosto incassa altri 288 mila euro per un totale di
3.7 milioni di euro. Non riesce a trovare il suo spazio invece
Campo di Battaglia che conferma la crisi nera
di incassi del cinema italiano d’autore. Il film di Gianni Amelio
alla terza settimana riesce ad arrivare al totale di 1.067.527 di
euro con i suoi 210 mila incassati questo week end.
Gli Incassi al box office
USA
Transformers
One è stato al di sotto delle aspettative,
permettendo a
Beetlejuice Beetlejuice di mantenere il primo
posto al box office nazionale per la terza settimana
consecutiva.
Gli analisti avevano previsto un
esordio da 30 a 40 milioni di dollari per il prequel animato della
Paramount, che invece ha incassato solo 25 milioni di dollari in
3.978 sale. Il film – che aveva un budget di 75 milioni di dollari
– ha guadagnato anche 14 milioni di dollari a livello
internazionale, per un totale globale di 39 milioni di dollari.
L’atteso sequel di Tim Burton ha aggiunto 26 milioni di dollari
da 4.172 sale, portando il suo totale nazionale a 225 milioni di
dollari e 329,7 milioni di dollari in tutto il mondo.
Transformers
One ha ricevuto recensioni positive (89% su Rotten
Tomatoes) e ottimi punteggi di pubblico, per cui si ritiene che le
vendite dei biglietti possano rimbalzare nelle prossime
settimane.
“Si tratta di un’apertura
tiepida per un adattamento d’animazione di una serie
live-action”, afferma David A. Gross della società di
consulenza cinematografica Franchise Entertainment Research.“Le
aspettative del settore sono alte per una grande serie come questa,
ma un adattamento d’animazione non riuscirà a trattenere tutto il
pubblico del live-action, o addirittura la maggior parte di esso”,
aggiunge Gross.“È un cambiamento troppo
grande”.
Deadpool e
Wolverine dei Marvel Studios ha continuato a registrare
ottime performance, piazzandosi al quinto posto dopo
Never Let Go, The Substance e
Speak No Evil. Il primo film R-rated del
MCU ha incassato 627 milioni di
dollari in patria e 1,317 miliardi di dollari nel mondo.
Come WandaVision, Agatha
All Along (la nostra recensione) è una serie che
promette di far parlare i fan ogni settimana. Due episodi sono
stati trasmessi su Disney+ mercoledì scorso e, se avete
tenuto gli occhi aperti, è probabile che abbiate notato un
interessante dettaglio di Westview nella seconda puntata.
Il cartello di benvenuto della
città rivela che la popolazione attuale di Westview è di 2.251
abitanti, un numero decisamente in calo rispetto ai 3.892 che
vivevano lì tre anni fa durante gli eventi di WandaVision.
Allora, cosa è successo a tutti?
Non biasimeremmo gli abitanti della
città per essere fuggiti dopo essere stati intrappolati
nell’Esagono della Scarlet Witch, un’esperienza che sappiamo essere
stata simile a una tortura per loro. Parlando con
TV Line, la showrunner Jac Schaeffer ha dichiarato:
“Non prendetelo come canone, ma abbiamo avuto molte
conversazioni su ‘Come sarà Westview dopo che la maledizione sarà
caduta?’”.
“Non mostriamo molto di
questo, ma l’impressione generale è che [la maledizione] sia stata
un’esperienza traumatizzante”, ha aggiunto.
“Quindi abbiamo parlato di ‘Ci sarebbe un esodo di
massa?Chi sarebbe rimasto e perché?“ Quindi quel
piccolo pezzo [del cartello Welcome to Westview] è un cenno a
questo”.
Con Agatha Harkness che ha aperto
la Strada delle Streghe nel seminterrato sotto casa sua e i Sette
di Salem a piede libero, qualcosa ci dice che c’è ancora molto caos
che si scatenerà a Westview nelle prossime settimane! I Marvel Studios hanno anche rilasciato un paio
di nuovi promo per Agatha All Along, che potete vedere qui
sotto.
Agatha
All Along vedrà il ritorno di molti volti noti di
WandaVision,
tra cui Emma Caulfield Ford (Sarah Proctor),
Debra Jo Rupp (Sharon Davis), David
Payton (John Collins), David Lengel
(Harold Proctor), Asif Ali (Abilash Tandon),
Amos Glick (Dennis), Brian
Brightman (Sceriffo Miller) e Kate Forbes
(Evanora Harkness). Kathryn Hahn guiderà l’ensemble, mentre altre
aggiunte degne di nota sono Aubrey Plaza, Joe Locke, Patti LuPone,
Sasheer Zamata, Ali Ahn, Miles Gutierrez-Riley, Okwui Okpokwasili e
Maria Dizzia.
Pochi dettagli ufficiali sono stati
rivelati sulla trama di Agatha, anche se ci si aspetta che essa
ruoti in gran parte attorno ad Agatha che rintraccia Billy Maximoff
(o viceversa) che, come la sua controparte nei fumetti, si è
“reincarnato” in Billy Kaplan. Diversi scoop hanno affermato che la
storia vedrà anche i discendenti della congrega di Evanora Harkness
– ora noti come i Sette di Salem – tornare per vendicarsi della
donna che ha ucciso le loro madri. Agatha
All Along debutta su Disney+ il 18
settembre.
Pur avendo scritto una
sceneggiatura insieme a Geoff Johns, l’attore ha
scelto di abbandonare la regia di The
Batman. Ha persino appeso al chiodo mantello e
mantello – il che significa che Matt Reeves ha potuto riavviare
l’eroe con Robert Pattinson – fino al suo breve ritorno
in The
Flash l’anno scorso.
Doveva portare a cose più grandi
ma… sappiamo tutti com’è andata a finire.
Poco è stato rivelato sul Batman di
Affleck. Tuttavia, si ritiene che Slade Wilson/Deathstroke
(Joe
Manganiello) arriverà a Gotham City in cerca di
vendetta, mentre
Zack Snyder’sJustice League ha
confermato che il piano prevedeva che Lex Luthor dicesse
all’assassino chi c’è sotto il mantello e il cappuccio (una
rivincita per essere stato rinchiuso nel manicomio di Arkham alla
fine di
Batman v Superman: Dawn of Justice).
Lo storyboard artist Jay Oliva ha
lavorato a The Batman di Affleck e Johns e, per
celebrare il “Batman Day” di ieri, ha condiviso un’altra parte del
suo lavoro sul film. Come si può vedere qui sotto, si tratta di una
battaglia ricca di azione in cui il Cavaliere Oscuro si confronta
con Terminator.
“Non posso dire molto se non
che è stato f***issimo“, ha detto Oliva a
proposito di The Batman. “È stato il migliore. È stato
fantastico“. “Da quanto ho capito, ci sono state un paio
di bozze. Quando sono stato assunto, non so se fosse la seconda
bozza o qualcosa del genere, ma era quello che Geoff Johns e Ben
[Affleck] mi avevano mostrato“.
“La storia di Ben avrebbe
trattatoqualcosa che non era mai stato trattato nei
fumetti, ma si basava sulle storie del mito di Batman degli ultimi
80 anni e le affrontava da una nuova prospettiva“, ha
proseguito. “Era molto intelligente e c’erano molte cose che mi
piacevano molto e che avrei voluto si realizzassero“.
“All’inizio è stato un progetto
davvero fantastico. Ben ha dovuto allontanarsi per motivi
personali, e lo capisco perfettamente, ma il tempo che ho trascorso
con Ben lavorando al progetto è stato fantastico”.
L’artista è un collaboratore di
lunga data di Zack Snyder e, oltre a lavorare ai
film del DCEU del regista, si sono recentemente riuniti per il film
d’animazione di Netflix Twilight of the Gods.
Non sapremo mai quanto sarebbe
stata valida questa versione di The Batman, anche se è difficile lamentarsi
troppo del fatto che non sia stata realizzata, soprattutto quando
ci ha regalato “The Batman Epic Crime Saga” di Matt Reeves.
Con il trailer ufficiale di
Teacup, Peacock vuole entrare nel genere
horror di provincia. La serie, creata da Ian
McCulloch, ex scrittore di Yellowstone,
è liberamente ispirata al romanzo Stinger di Robert
McCammon del 1988, e racconta di un gruppo di persone nella Georgia
rurale che si trovano intrappolate quando una misteriosa minaccia
li spinge in uno stato di paranoia mentre cercano di determinare
come sopravvivere.
Yvonne Strahovski di The
Handmaid’s Tale e Scott Speedman di Grey’s
Anatomy sono i protagonisti dello show prodotto da James
Wan insieme a Chaske Spencer, Kathy Baker, Boris McGiver,
Caleb Dolden, Émilie Bierre e Luciano Leroux.
A poche settimane dalla prima,
Peacock ha pubblicato il trailer
ufficiale di Teacup . Il video si apre presentando alcuni
dei residenti della piccola città, tra cui la Maggie di Strahovski
e la sua famiglia, il cui figlio Arlo vaga nel bosco per seguire
una capra randagia dalla loro fattoria, solo per essere visitato da
un’entità misteriosa. Il trailer passa poi a un tono molto più
minaccioso, quando una misteriosa figura con una maschera antigas
traccia un cerchio intorno alla periferia della comunità e avverte
di non fidarsi di nessuno, mentre Arlo dice a sua madre che
“l’uomo nella mia testa”
dice che sono in trappola.
Il trailer continua a mostrare una
serie di immagini inquietanti di ciò che il gruppo sta incontrando
nella loro zona, tra cui animali morti in cima a un cerchio
annerito nel mezzo della foresta, luci nella fattoria che
lampeggiano e si spengono, un personaggio con un misterioso tic
alle dita e l’avvertimento di Arlo che
“sta arrivando, e uccide tutto ciò che
incontra”. Il filmato si conclude con un trio di
personaggi che osservano scioccati una donna che cade oltre la
linea dipinta e viene fatta a pezzi da una figura fuori campo,
mentre il James di Speedman viene trascinato nel seminterrato di
una casa vuota mentre indaga. Guardate il trailer qui sotto:
Oltre al trailer, sia McCulloch che
Wan hanno scritto delle lettere complete in cui condividono il loro
approccio all’adattamento di Stinger per lo schermo in
Teacup. Il primo ammette di essere stato
riluttante quando la Atomic Monster di Wan lo ha
contattato per sviluppare l’adattamento, in quanto
“non è uno scrittore di spettacoli” e non si è
inizialmente avvicinato all’idea finché non ha letto il
romanzo:
Quando Atomic Monster mi ha
contattato per la prima volta per creare un adattamento di serie di
Stinger di Robert McCammon – un romanzo senza esclusione di colpi,
uno spettacolo gigantesco sulla falsariga di The Stand,
Independence Day e Mars Attacks – ad essere sincero, non volevo
buttarmi nella mischia.Non sono uno scrittore di
spettacoli.Sono uno scrittore “meno è più”.Mi piace
di più la cosiddetta epopea del buco della serratura.Grandi
storie raccontate attraverso piccole lenti.Pensate a Signs,
La cosa, Un posto tranquillo.Ma il fatto è questo.Ho letto Stinger e mi è rimasto dentro.Non mi lasciava
in pace.Non riuscivo a smettere di pensare alla sua
premessa tagliente, al modo in cui si svolge nel corso di un’unica,
straziante giornata, e alla famiglia reale e relazionabile che
McCammon mette al centro della scena.È stato allora che è
scattata l’idea della lampadina…
McCulloch continua spiegando che
gli è venuta l’idea di adattareStinger“in
modo da onorare il libro e rimanere fedele al tipo di storie che mi
piace raccontare”. Nel farlo, ha
cercato di eliminare diversi elementi del romanzo, tra cui “il
grande ensemble” e “le gigantesche scenografie”,
ritenendo invece che gli elementi più efficaci fossero quelli dei
personaggi e la tensione dell’isolamento:
E se adattassi Stinger in modo
da onorare il libro e rimanere fedele al tipo di storie che mi
piace raccontare?Mantenere l’idea.Mantenere gli
elementi più efficaci di Stinger.Togliere il grande
ensemble.Togliete le grandi scenografie.Togliete
persino l’ambientazione della città affollata del libro.L’adattamento sarebbe come una versione per chitarra acustica di
una canzone dei Radiohead.Non avrà il valore della
produzione, gli strumenti elettronici, i loop o le campane e i
fischietti sintetizzati, ma avrà comunque la melodia, la struttura,
il testo, la vera magia di fondo, tutto ciò che rende una grande
canzone una grande canzone.Tutto questo per dire che
all’improvviso ho capito esattamente cosa fare e come farlo.Due settimane dopo, Atomic Monster aveva la sceneggiatura del
primo episodio.Poco dopo, Peacock lo acquistò.Non
molto tempo dopo, i miei sogni creativi e di carriera cominciarono
a realizzarsi: furono scritti altri copioni, assunti, scritturati
gli attori, costruiti i set e iniziò la produzione…
Il
thriller psicologico d’azione del 2005 Flightplan –
Mistero in volo – diretto da Robert
Schwentke – ha come protagonista il premio Oscar Jodie Foster nel ruolo di Kyle Pratt, che vive
l’incubo di ogni genitore quando perde le tracce della figlia. Il
problema più grande, però, è che sono intrappolati a bordo di un
volo internazionale da Berlino agli Stati Uniti, e ci sono solo
tanti posti in cui sua figlia potrebbe essersi nascosta. Ma come
affrontare il fatto che sua figlia potrebbe non essere mai salita
sull’aereo, nonostante lei ricordi il contrario?
È da qui che si costruisce un film
sulla perdita di controllo sulla realtà. È possibile che Julia non
esista davvero? Oppure è in atto un intricato inganno, un complesso
complotto portato avanti da qualche agente sconosciuto a bordo
dell’aereo che sta cospirando per rapire sua figlia per uno scopo
nefasto? Questi sono gli interrogativi che Pratt deve affrontare e
che il pubblico deve cercare di sciogliere mentre il volo si dirige
verso la sua destinazione.
In un sorprendente atto finale,
tutte le risposte vengono rivelate. E noi siamo qui per andare a
fondo di tutto, da uno snervante inseguimento nelle viscere
dell’aereo ai numerosi colpi di scena da brivido del film. In
questo articolo, approfondiamo dunque il finale di
Flightplan – Mistero in volo e il mistero che
propone ai suoi spettatori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio
catalogo.
La trama e il cast di
Flightplan – Mistero in volo
Protagonista del film è Kyle
Pratt, che lascia Berlino a bordo di un nuovo modernissimo
aereo di linea, di cui è una delle progettiste. La donna sta
andando a New York per organizzare i funerali del marito deceduto
di recente. Sconvolta dalla recente tragedia che l’ha colpita, è
accompagnata da Julia, la piccola di appena sei
anni. Dopo essersi addormentata per poche ore sul suo sedile, però,
Kyle si risveglia e si accorge che sua figlia non è più accanto a
lei. La donna, preoccupata, inizia a cercare la bambina in giro per
l’aereo senza trovarne traccia.
Inizia così una lotta disperata per
riuscire a convincere l’equipaggio e gli altri passeggeri che la
scomparsa di sua figlia è reale e non frutto delle sue
allucinazioni. Nonostante il comandante dell’aereo, il
capitano Rich, e l’agente di sicurezza a bordo
Gene Carson non mettano in dubbio le parole di
Kyle, il piano di volo e tuti gli altri documenti ufficiali
sembrano indicare che la piccola Julie non sia mai salita su
quell’aereo insieme alla madre, tanto che anche Kyle inizia a farsi
domande sulla sua salute mentale.
Ad interpretare Kyle Pratt vi è
l’attrice due volte premio Oscar Jodie Foster. Il personaggio, in realtà, era
inizialmente stato scritto per SeanPenn, ma in seguito si
decise di renderlo una donna e affidarlo a Foster. Nel ruolo
dell’agente Gene Carson vi è Peter Sarsgaard, mentre la hostess Stephanie è
Kate Beahan. Sean Bean, qui in uno dei pochi film dove non
muore, è il capitano Rich. Completano il film Marlene
Lawston nel ruolo della piccola Julia Pratt, Matt Bomer in quelli di Eric e Greta Scacchi in quelli di una terapeuta a
bordo dell’aereo.
Nel corso di Flightplan –
Mistero in volo, a Kyle vengono presentate prove
schiaccianti del fatto che soffre di allucinazioni indotte dalla
tragedia: le viene detto che sua figlia è morta e l’assistente di
volo principale insiste persino sul fatto che Julia non si è mai
imbarcata con lei. Nel frattempo, l’assistente di volo Carson,
solidale con la sua situazione, chiede l’aiuto di un terapeuta tra
i passeggeri per aiutarla a capire che quanto sta accadendo
potrebbe essere tutto frutto della sua mente.
Ma Kyle non riesce a liberarsi dalla
sensazione che a Julia sia successo qualcosa a bordo dell’aereo e
si precipita a cercare la figlia, che crede sia stata rapita da un
nemico sconosciuto. Intrufolandosi nella stiva dell’aereo, Kyle
apre la bara del marito, pensando che Julia possa essere nascosta
all’interno, ma trova solo il corpo senza vita di David. Il
capitano Rich ritiene che Kyle sia un pericolo per il volo e fa
deviare il volo verso Terranova, dove la arresteranno.
In quel momento Rich viene informato
che Kyle non è ciò che sembra, e gli viene detto che in realtà è
una terrorista che tiene in ostaggio il volo per un ingente
riscatto e che ha usato l’apparente scomparsa della figlia come
espediente. Kyle si rende dunque conto di essere stata incastrata
come dirottatrice quando l’aereo atterra a Terranova. Sapendo che
la figlia è ancora nascosta a bordo dell’aereo e deducendo la mente
dell’intero complotto, Kyle pensa bene di ribaltare la situazione
con il vero cattivo.
Ben preesto emerge la realtà: Julia
è viva ed è effettivamente salita a bordo dell’aereo, dove è stata
rapita nell’ambito di un elaborato piano di riscatto per 50 milioni
di dollari. E dietro a tutta la faccenda c’è Carson, l’ufficiale di
volo designato, che ha detto al capitano Rich che è invece Kyle la
vera dirottatrice nel tentativo di farla franca. In uno scioccante
colpo di scena finale, però, scopriamo che Carson non è solo un
diabolico arci-criminale, ma anche un assassino.
È lui il responsabile della morte di
David, il marito di Kyle, che aveva ucciso per assicurarsi che una
bara sicura fosse a bordo del volo. Solo con la bara a bordo
avrebbe avuto modo di contrabbandare gli esplosivi necessari a
bordo dell’aereo senza essere scoperto. Il rapimento di Julia era
la seconda fase del suo piano. Sedando la bambina di sei anni,
aveva pianificato di tenere nascosta la piccola Julia, usando la
sua scomparsa per spingere Kyle a perquisire la stiva e inserire la
sua password segreta per sbloccare la bara.
Questo gli avrebbe permesso di
accedere agli esplosivi che avrebbe piazzato intorno all’aereo per
minacciarne la distruzione e incastrare Kyle per l’intera faccenda.
Sull’aereo ha poi una complice, Stephanie, la principale assistente
di volo. Anche se non viene detto direttamente, è probabile che sia
stata lei ad alterare la lista di carico del volo e a cancellare il
nome di Julia, ed è lei a sostenere di non aver mai visto Julia con
Kyle durante l’imbarco.
Al momento dell’atterraggio, dunque,
Kyle si rende conto di essere stata incastrata. Nel tentativo di
salvare vite umane e di catturare Carson, si adegua al suo piano,
si finge il vero terrorista e ordina a tutti di scendere dall’aereo
tranne che a loro due. Conoscendo bene l’interno dell’aereo, riesce
a salvare la figlia dal compartimento segreto dell’avionica e a
bloccare Carson all’interno, dove fa esplodere l’esplosivo,
uccidendolo con un’enorme palla di fuoco.
Flightplan – Mistero in
volo può essere facilmente inteso come un thriller
psicologico e un film d’azione ricco di suspense su una donna
determinata a fermare un criminale che ha rapito sua figlia. Ma
sotto la superficie c’è molto di più di cui il pubblico potrebbe
non essersi reso conto. Alla base del film c’è la necessità di
affrontare un evento che cambia la vita. La storia di Kyle, scossa
dalla perdita del marito in modo così profondo da lottare per
mantenere la propria sanità mentale, esplora ciò che serve per
risvegliarsi da una tragedia.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Flightplan – Mistero in volo grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV,Apple TV,Prime Video, Tim Vision e
Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video.
Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 21 settembre alle ore
21:00 sul canale Iris.
Tra i più celebri film d’animazione
degli ultimi anni, Cattivissimo me (qui
la recensione), distribuito nel 2010, ha dato vita ad un vero e
proprio fenomeno, composto da sequel, spin-off e numerose altre
incursioni nel recente immaginario culturale. Apprezzato dalla
critica, il film è in breve tempo diventato un grande successo per
la sua natura comica e l’originale punto di vista. L’ottimo
riscontro di pubblico, tanto tra i piccoli quanto tra i più grandi,
ha infine permesso al film e ai suoi seguiti di affermarsi a
livello globale, venendo più volte citato come un perfetto esempio
di intrattenimento per tutte le età. Quello
di Cattivissimo me è infatti ad oggi il
franchise d’animazione di maggior successo, con un guadagno
complessivo di oltre 3,7 miliardi di dollari.
Ecco 10 cose che forse non
sai su Cattivissimo me.
I personaggi della saga di
Cattivissimo me
1. Il protagonista è un
supercattivo. Protagonista del film è
Gru, aspirante supercattivo, il quale aspira a
diventare il criminale più noto del mondo rubando la luna. Il
personaggio si è affermato in particolare per il suo aspetto,
minaccioso ma comico allo stesso tempo. In particolare, il lungo
naso e la testa priva di capelli ne hanno decretato il successo.
Per riuscire nella sua missione, Gru si avvale dell’aiuto di tre
innocenti bambine, Margot, Edith e
Agnes, le quali dal canto loro vedono in lui non
un supercattivo ma un papà buono. Infine, tra gli scagnozzi di Gru
si annoverano i celebri Minions, piccoli esseri di
forma umanoide e di colore giallo, divenuti talmente popolari da
ottenere un proprio film.
2. I personaggi hanno
doppiatori celebri. Nella versione in lingua originale, il
personaggio di Gru è doppiato dall’attore Steve
Carell, in quello che è ad oggi il suo ruolo da
doppiatore più celebre. Le tre bambine adottate da Gru sono
doppiate dalle attrici Miranda Gosgrove, Dana
Gaier e Elsie Fisher. Celebre, inoltre, è
la partecipazione dell’attore Jason
Segel nel ruolo di Vector, nemesi di Gru, il quale a
sua volta aspira a diventare il supercattivo numero uno. La celebre
Julie Andrews è invece la doppiatrice della madre
di Gru, mentre l’attore Russell Brand dà voce al
dottor Nefario, costruito sull’immaginario comune dello scienziato
pazzo, e a sua volta associato a Gru. Compare con un piccolo ruolo
anche la voce dell’attrice Kristen
Wiig, la quale dà vita a Miss Hattie, proprietaria
dell’orfanotrofio a cui Gru si rivolge.
3. I Minions parlano una
loro lingua. I piccoli omini gialli sembra che dicano
sempre le stesse parole, ma in realtà il loro è un linguaggio
studiato a lungo dai realizzatori del film. Il loro vocabolario è
infatti composto da più parole, che hanno un corrispettivo nel
linguaggio umano. Il minionese vanta inoltre termini dall’accento
inglese, francese e da origini asiatiche. Tale caratteristica
lingua ha contribuito al loro successo, diventando inoltre uno dei
loro aspetti più imitati.
4. Ha un buon doppiaggio
italiano. Per quanto riguarda il doppiaggio in lingua
italiana del film, la voce di Gru è stata affidata al
comico Max
Giusti, il quale ha ricevuto numerose lodi per la sua
interpretazione, capace di rendere ulteriormente iconico il
personaggio. Le tre bambine sono doppiate invece da Rossa
Caputo, Veronica Benassi e Arianna
Vignoli. Il personaggio di Vector è doppiato da
Edoardo Stoppacciaro, mentre il dottor Nefario da
Nanni Baldini, anche lui particolarmente
apprezzato per la caratterizzazione fornita al personaggio.
5. Gru ha delle origini ben
precise. Gli ideatori del film hanno rivelato che
l’ispirazione per il personaggio di Gru deriva dal personaggio
Grimly Feendish, protagonista negli anni ’60 dell’omonimo
fumetto. Grimly era a sua volta ispirato al personaggio
dello zio Fester della famiglia Addams. Questi può dunque essere
indicato come una delle fonti d’ispirazione principali per
l’aspetto fisico di Gru. Il nome del supercattivo, invece, deriva
dall’unione delle iniziali del servizio segreto militare noto come
Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie,
direttorato principale dell’informazione dell’esercito russo.
Chi è Vector?
6. È il vero cattivo del
film. La nemesi di Gru, Vector, è ritratto come un nerd
megalomane, che quando non è impegnato in piani criminali passa il
suo tempo chiuso in casa a giocare ai videogiochi. All’inizio del
film si rende celebre per il furto della piramide di Giza, per poi
acquisire sempre più spazio e diventare l’effettivo villain del
film. A indicare la sua natura di vera nemesi del film è il fatto
che egli si dimostri essere mancino. In inglese, infatti, un altro
modo per indicare i mancini è la parola “sinister”, in
italiano traducibile con sinistro, avente anche accezione
negativa.
Cortesia di Universal Pictures and Illumination
Entertainment
I personaggi femminili del film
7. Le tre bambini devono i
loro nomi a note personalità. I principali personaggi
femminili del film sono le bambine che Gru si ritrova ad adottare:
Margo, Edith e Agnes. Le due bambine più grandi portano il nome di
due personaggi di un film o di una serie televisiva. Margo prende
infatti il nome da Margo Chester di National
Lampoon’s Christmas Vacation e Edith da Edith
Bunker di Tutto in famiglia. La più piccola,
Agnes, prende invece il nome dall’attrice di Vita da
stregaAgnes Moorehead.
Tutte le canzoni di
Cattivissimo me
8. La colonna sonora è stata
composta da un celebre artista. Il musicista e produttore
discografico Pharrell Williams si è cimentato
nella composizione della colonna sonora del film, realizzando brani
come Despicable Me, Prettiest Girl, Rocket’s Song e
Fun, Fun, Fun. Il celebre cantante avrebbe poi collaborato
anche alla colonna sonora dei
successivi due sequel. In particolare, ha ricevuto una
nomination all’Oscar per la miglior canzone originale
Happy, presente in Cattivissimo me 2.
9. La cantante Giorgia ha
reinterpretato un brano del film. Nella versione italiana
del film, la cantante Giorgia ha eseguito il brano
Tu sei, presente nei titoli di coda. Nella versione
originale il brano si chiama My Life ed è eseguito da
Robin Thicke. Ciò ha dimostrato la grande attenzione dedicata nella
trasposizione in lingua italiana del film, tanto nel doppiaggio
quanto anche di alcuni dei brani presenti.
10. Il film ha dato vita ad
un franchise. In seguito al grandissimo successo del film,
sono stati realizzati due sequel, Cattivissimo me 2 e Cattivissimo me 3, distribuiti
rispettivamente nel 2013 e nel 2017. È poi stato realizzato uno
spin-off prequel intitolato Minions
(2015), e incentrato sulle origini dei celebri personaggi. Di tale
spin-off è poi stato realizzato anche un sequel nel 2020,
intitolato Minions 2 – Come Gru
diventa cattivissimo, dove si esplora ulteriormente la
genesi del celebre supercattivo. Il 22 agosto
2024, invece, è arrivato al cinema Cattivissimo
me 4. Per il 2027, è ora invece atteso Minions 3.
Dove e come vedere Cattivissimo me in
streaming
Per gli amanti del film, è possibile
guardarlo o riguardarlo nella sua versione completa grazie ad
alcune piattaforme streaming su cui è disponibile. Tra queste si
annoverano Rakuten TV, Google
Play, Apple TV,
Infinity+, Now,
PrimeVideo e
Netflix. Per vederlo, in base alla
piattaforma prescelta, sarà sufficiente noleggiare il film o
sottoscrivere un abbonamento generale, seguendo poi le indicazioni
riportate, come anche il tempo a disposizione per la visione.
Quello del film
storico è un genere caratterizzato dal trattare vicende
reali, o almeno verosimilmente, avvenute nel passato o comunque
ambientate in un preciso contesto storico, ricostruito nei minimi
dettagli in modo da apparire credibile allo spettatore (Titanic). Tale
genere conferisce alla ricostruzione dell’ambientazione storica
un’importanza notevole, ma anche i costumi svolgono un ruolo
particolarmente importante, tanto che spesso un altro modo di
chiamare queste opere è proprio quello di “film in costume”. Di
film storici ce ne sono oggi di ogni tipo, da
quelli incentrati su eventi più recenti fino a quelli che si
avventurano nel passato più remoto.
Allo stesso tempo, il genere storico
può vantare al suo interno diversi altri generi, dal fantastico al
romantico, dando vita così a storie sempre diverse e di grande
richiamo. Per tutti gli amanti di questa tipologia di pellicole
si propone qui di seguito un utile elenco di alcuni tra i
maggiori film da vedere. Data la numerosità dei film di
questo tipo è infatti facile perdersi qualche titolo che potrebbe
essere di proprio interesse, ma qui, tra informazioni sulla trama,
il cast e altro ancora, sarà possibile avere una panoramica
completa sui film storici da vedere assolutamente.
Film storici: tutti i titoli da vedere
Migliori film storici di sempre
Difficile stabilire quale sia il
miglior film storico di sempre, ma ce ne sono diversi che si sono
ormai affermati più di altri nell’immaginario collettivo. Qui di
seguito si propongono cinque titoli molto differenti tra loro per
toni e sfumature, che insieme offrono un’idea della grande varietà
di opere presenti all’interno di questo genere cinematografico.
Schindler’s
List, di Steven Spielberg (1993). La vera storia di
Oscar Schindler (LiamNeeson), un industriale tedesco che, mettendo
a rischio la propria vita e la propria carriera, riesce a salvare
migliaia di ebrei da un tragico destino. Da molti considerato il
più importante film di Spielberg, Schinderl’s List è
un’opera attesa e pensata per anni, svelatasi infine in tutta la
sua meraviglia nel raccontare una pagina tanto drammatica quanto
ricca di umanità della storia. Vincitore di sette Oscar incluso
quello come miglior film.
Il gladiatore,
di Ridley Scott (2000). Il generale romano Massimo Decimo Meridio,
comandante dell’esercito del Nord, ha condotto ancora una volta i
suoi legionari alla vittoria, ed ora spera di poter tornare alla
sua famiglia. Ma il sovrano Marco Aurelio, oramai vecchio e stanco,
gli chiede di assumere il comando dell’impero dopo la sua morte.
L’intromissione di Commodo, legittimo erede al trono, porterà per
Massimo a perdere ogni cosa e dalla sua nuova condizione di schiavo
egli preparerà la sua vendetta.
Dunkirk, di
Christopher Nolan (2017). L’esercito inglese, impegnato a liberare
le truppe alleate dalla Francia occupata dai nazisti, resta
intrappolato sulla spiaggia con le spalle al mare e devone
affrontare una situazione impossibile mentre il nemico avanza.
Nolan affronta un noto episodio storico mescolando tempo e spazio
come solo lui sa fare. Il risultato è assolutamente straordinario.
Tra i protagonisti spiccano Harry Styles, Cillian Murphy
e Tom Hardy.
Apocalypto, di Mel
Gibson (2006). All’avvicinarsi della fine della civiltà Maya, un
uomo compie il disperato tentativo di sfuggire dal sacrificio umano
e tornare dalla sua famiglia e dalla donna che ama. Dopo La
passione di Cristo, Gibson compie un’altra operazione
cinematografica estrema, riproponendo una rappresentazione della
società Maya, tanto nei suoi aspetti più affascinanti quanto in
quelli più crudi. Un film assolutamente sbalorditivo.
La Favorita di
Yorgos Lanthimos (2018). The Favourite è un film del 2018 di genere
dark comedy satirica assurda scritto da Deborah Davis e Tony
McNamara. Coproduzione tra Irlanda, Regno Unito e Stati Uniti, il
film è interpretato da Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz.
Ambientato nella Gran Bretagna dell’inizio del XVIII secolo,
esamina il rapporto tra le cugine Sarah Churchill, duchessa di
Marlborough e Abigail Hill, che si contendono il ruolo di favorita
di corte della regina Anna. Le riprese principali si sono svolte a
Hatfield House nell’Hertfordshire e a Hampton Court Palace, da
marzo a maggio 2017.
Jojo Rabbit, 2019
di Taika Waititi. Tratto dal libro Caging Skies di Christine
Leunens del 2008. Roman Griffin Davis interpreta il protagonista,
Johannes “Jojo” Betzler, un bambino di dieci anni membro della
Gioventù Hitleriana che scopre che sua madre (Scarlett Johansson) nasconde una bambina
ebrea (Thomasin McKenzie) nella loro soffitta. Deve quindi mettere
in discussione le sue convinzioni e affrontare l’intervento del suo
amico immaginario, una versione fantasiosa di Adolf Hitler
(interpretata da Waititi) con una posizione comica sulla politica
della guerra. Il film è interpretato anche da Sam Rockwell, Rebel
Wilson, Stephen Merchant e Alfie Allen.
Il discorso del Re
di Tom Hooper (2010). Dopo la morte del padre e l’abdicazione del
fratello Edoardo VIII, Bertie, che soffre da tutta la vita di
balbuzie, viene incoronato re con il nome di Giorgio VI
d’Inghilterra. La sua fida, ora, è quella di affrontare un
importante discorso pubblico.
Marie Antoinette,
di Sofia Coppola (2006).
Un’adolescente austriaca sposa il Delfino di Francia e diventa la
regina del paese dopo la morte del re Luigi 15esimo nel 1774. Anni
dopo, in seguito a una vita di lusso e privilegi, Maria Antonietta
viene uccisa durante la Rivoluzione Francese. La Coppola realizza
un atipica biografia di una delle più note regine di Francia,
raffigurandola con il suo inconfondibile gusto e tocco
cinematografico.
The Imitation Game,
(2014). Il titolo del film cita il nome del gioco che il
crittoanalista Alan Turing propose per rispondere alla domanda “Le
macchine possono pensare?”, nel suo articolo fondamentale del 1950
“Computing Machinery and Intelligence”. Il film è interpretato da
Benedict Cumberbatch nel ruolo di Turing, che decrittò i messaggi
dei servizi segreti tedeschi per conto del governo britannico
durante la Seconda Guerra Mondiale. Keira Knightley, Matthew Goode,
Rory Kinnear, Charles Dance e Mark Strong appaiono in ruoli
secondari.
Il pianista di Roma
Polanski (2002). Il pianista è un film biografico del 2002
prodotto e diretto da Roman Polanski, con una sceneggiatura di
Ronald Harwood, e interpretato da Adrien Brody. È basato sul libro
autobiografico Il pianista (1946), un libro di memorie del pianista
polacco-ebraico, compositore e sopravvissuto all’Olocausto
Władysław Szpilman. Il film è stato una coproduzione di Francia,
Regno Unito, Germania e Polonia.
Il Nome della Rosa di Jean-Jacques
Annaud (1986). Basato sull’omonimo romanzo del 1980 di Umberto Eco.
Sean Connery interpreta il frate francescano Guglielmo da
Baskerville, chiamato a risolvere un mistero mortale in un’abbazia
medievale. Christian Slater interpreta il suo giovane apprendista,
Adso di Melk, e F. Murray Abraham il suo rivale inquisitore,
Bernardo Gui. Michael Lonsdale, William Hickey, Feodor Chaliapin
Jr., Valentina Vargas e Ron Perlman interpretano ruoli di
supporto.
Selma, (2014).
film storico drammatico diretto da Ava DuVernay e scritto da Paul
Webb. È basato sulle marce per il diritto di voto da Selma a
Montgomery del 1965, iniziate e dirette da James Bevel e guidate da
Martin Luther King Jr, Hosea Williams e John Lewis. Il film è
interpretato dagli attori David Oyelowo nel ruolo di King, Tom
Wilkinson nel ruolo del presidente Lyndon B. Johnson, Tim Roth nel
ruolo di George Wallace, Carmen Ejogo nel ruolo di Coretta Scott
King e Common nel ruolo di Bevel.
La sottile linea
Rossa di Terrence Malick (1999). Film epico americano di
guerra scritto e diretto da Terrence Malick. È il secondo
adattamento cinematografico del romanzo del 1962 di James Jones,
dopo quello del 1964. Racconta una versione romanzata della
Battaglia di Mount Austen, che faceva parte della Campagna di
Guadalcanal nel Teatro del Pacifico della Seconda Guerra Mondiale,
e vede protagonisti i soldati statunitensi della Compagnia C, 1°
Battaglione, 27° Reggimento di Fanteria, 25° Divisione di Fanteria,
interpretati da Sean Penn, Jim Caviezel, Nick Nolte, Elias Koteas e
Ben Chaplin. Il titolo del romanzo allude a un verso della poesia
“Tommy” di Rudyard Kipling, tratta da Barrack-Room Ballads, in cui
l’autore definisce i fanti scozzesi “la sottile linea rossa degli
eroi”, riferendosi alla posizione del 93° reggimento nella
battaglia di Balaclava della guerra di Crimea.
Silence, 2016.
Film epico-drammatico diretto da Martin Scorsese da una
sceneggiatura di Jay Cocks e Scorsese, basato sull’omonimo romanzo
del 1966 di Shūsaku Endō, che segna il terzo adattamento
cinematografico del romanzo. Il film è interpretato da Andrew
Garfield, Adam Driver, Tadanobu Asano, Ciarán Hinds e Liam Neeson.
La trama segue due preti gesuiti del XVII secolo che viaggiano dal
Portogallo al Giappone del periodo Edo passando per Macao per
ritrovare il loro mentore scomparso e diffondere il cristianesimo
cattolico. La storia è ambientata in un’epoca in cui gli aderenti
giapponesi alla fede erano soliti nascondersi dalle persecuzioni
derivanti dalla soppressione del cristianesimo in Giappone dopo la
ribellione di Shimabara (1637-1638) contro lo shogunato Tokugawa.
Questi sono oggi chiamati Kakure Kirishitan, o “cristiani
nascosti”.
Negli ultimi anni Netflix ha
investito molto sulla produzione e distribuzione cinematografica di
opere proprie e tra queste si possono ritrovare anche diversi
titoli di genere storico. Che raccontino storie remote o di più
recente avvenimento, questi film sono tutti ottimi titoli da
recuperare se si è appassionati del genere.
Il processo ai Chicago
7, di Aaron Sorkin (2020). Il film narra il processo
ad un gruppo di attivisti contro la guerra in Vietnam accusati di
aver causato lo scontro tra i manifestanti e la Guardia Nazionale
il 28 agosto 1968 a Chicago. Con protagonisti Sacha Baron
Cohen, JeremyStrong, Eddie Redmayne,
Michael Keaton,
Joseph
Gordon-Levitt e Yahya Abdul-Mateen
II, il film è caratterizzato dalla solida sceneggiatura di
Sorkin, che realizza un nuovo potente dramma incentrato su uno dei
periodi più bui della storia degli Stati Uniti.
Il re, di David
Michod (2019). Il giovane Hal ha abbandonato le sue responsabilità
per vivere liberamente tra la gente comune, ma quando le
circostanze familiari lo costringono ad accettare il trono
d’Inghilterra, non ha altra scelta che accettare il suo destino.
Protagonisti di questo film originale di Netflix sono gli attori
Timothée
Chalamet, Joel Edgerton e
Robert
Pattinson.
Outlaw King – Il re
fuorilegge, di David Mackenzie (2018). Dopo essere stato
incoronato re di Scozia, il leggendario guerriero Robert Bruce
viene costretto all’esilio dagli inglesi. Postosi a guida di una
banda di fuorilegge, l’uomo reclama il trono. Ad interpretare il
guerriero protagonista vi è l’attore Chris Pine,
mentre al suo fianco vi è l’attrice Florence Pugh
nei panni di Elizabeth de Burgh.
Operation Finale,
di Chris Weitz (2018). Quindici anni dopo la fine della Seconda
Guerra Mondiale, una squadra di agenti segreti israeliani si reca
in Argentina per incastrare e catturare Adolf Eichmann, l’ufficiale
nazista tra i maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei. Ad
interpretare quest’ultimo vi è il premio Oscar Ben Kingsley,
mentre tra gli altri protagonisti figurano Oscar Isaac e
Mélanie
Laurent.
Highwaymen – L’ultima
imboscata, di John lee Hancock (2019). Basato su fatti
realmente accaduti, il film racconta l’altra faccia delle gesta di
Bonnie e Clyde. I due criminali hanno goduto per decenni dei favori
del mito, ieri come oggi. Frank e Maney, ex ranger in pensione,
mostrano però cosa siano stati in realtà, ovvero dei brutali
assassini. Sono stati loro a rintracciarli e ucciderli, perché per
avere la meglio dei due e della loro banda c’era bisogno di
qualcuno che operasse come ai vecchi tempi. Ad interpretarli vi
sono gli attori Kevin Costner e
Woody
Harrelson.
Film storici su Amazon Prime Video
Sulla piattaforma Prime Video si possono ritrovare numerosi
lungometraggi di genere storico, da quelli preesistenti a quelli
prodotti proprio da Amazon. I cinque titoli elencati qui di seguito
sono solo alcuni dei tanti film da non perdere se si è abbonati a
questa piattaforma.
L’affare Dreyfus,
di Ken Russell (1995). Ricostruzione dettagliata dell’affare
Dreyfus. Nel 1894, un onorevole ufficiale alsaziano di origine
ebraica viene accusato di essere al soldo dei tedeschi: degradato,
viene ingiustamente condannato per alto tradimento. La verità dovrà
però ben presto venire a galla. Il film è interpretato dagli attori
Richard Dreyfuss,Oliver
Reed e Brian Blessed.
Queen of theDesert, di Werner Herzog (2017). Gertrude Bell,
personaggio realmente esistito è una donna inglese dalla vita ricca
e avventurosa che, all’alba del XX secolo, fu viaggiatrice,
scrittrice, archeologa, esploratrice, cartografa, agente segreto e
diplomatica per conto dell’Impero Britannico. Ad interpretarla, in
questo sontuoso film storico, vi è la premio Oscar Nicole
Kidman.
The Aeronauts,
di Tom Harper (2019). Nel 1862, Amelia Wren, temeraria pilota di
mongolfiere, si unisce al pionieristico meteorologo James Glaisher
per far progredire gli studi sulla meteorologia e per volare più in
alto di chiunque altro nella storia. Ad interpretare i due
protagonisti vi sono gli attori Felicity Jones
ed Eddie Redmayne,
già visti insieme in La teoria del tutto.
Centurion, di Neil
Marshall (2010). Un coraggioso centurione della misteriosa IX
LEGIONE dell’esercito Romano è incaricato di difendere l’ultimo
baluardo dell’impero. Ad interpretare quel centurione si ritrova
l’attore MichaelFassbender, noto anche per film come
Shame, 12 anni schiavo e X-Men – L’inizio.
L’impero e la
gloria, di Kim Han-min (2014). Nel 1597, la flotta
giapponese dell’ammiraglio Todo, più numerosa ed equipaggiata,
invade il territorio coreano. Nonostante le difficoltà,
l’ammiraglio coreano Yi reagisce e conduce una grande offensiva
contro il nemico quartier generale. Mentre i comandanti giapponesi
lottano tra di loro per il potere, Yi attira oltre 300 navi
giapponesi in una trappola mortale. Un kolossal coreano che
ripercorre una battaglia storica troppo poco nota.
Film storici romantici
All’interno di un contesto storico
possono svolgersi storie di diverso tipo, da quelle di natura
bellica a quelle più marcatamente orrorifiche. Uno dei filoni più
apprezzati è però quello del film storico di stampo romantico. In
questi film l’amore viene spesso ostacolato dalla Storia, tra
pericoli di vario genere e problematiche legate al costume
dell’epoca. Ecco alcuni titoli da non perdere a riguardo.
Titanic, di
James Cameron (1997). Il
transatlantico Titanic, considerato un gioiello tecnologico ed il
più lussuoso piroscafo da crociera mai realizzato, salpa
dall’Inghilterra il dieci aprile del 1912 con oltre 1500 passeggeri
a bordo per il suo viaggio inaugurale. Su di esso si conoscono e
innamorano Jack e Ross, appartenenti a classi sociali differenti e
ignari del loro destino. Kolossal vincitore di 11 premi Oscar,
Titanic è non solo la
ricostruzione storica di uno degli incidenti più drammatici di
sempre, ma anche il racconto di una delle storie d’amore più
struggenti mai viste sul grande schermo.
Cuori ribelli
(1992), Un contadino irlandese e la figlia del suo padrone di casa
cercano la fortuna in America alla fine del XIX secolo.
Interpretato da Tom Cruise e Nicole Kidman quando erano ancora
sposati, Far and Away segue Joseph e Shannon, due immigrati
irlandesi che stringono un’improbabile amicizia e infine una
relazione mentre si recano negli Stati Uniti in cerca di terra
durante la Corsa alle Terre del 1893. I continui battibecchi e le
frustrazioni dei personaggi sono divertenti e accattivanti, mentre
si sviluppano gradualmente e rivelano i loro sentimenti. Anche il
fatto di fingere di essere fratelli crea una tensione divertente,
mentre il romanticismo cresce. Il film non è stato accolto bene
dalla critica e ha avuto recensioni contrastanti da parte del
pubblico, ma la sua trama un po’ smielata e prevedibile è perfetta
per la serata di San Valentino.
Tristano & Isotta
(Tristan & Isolde, 2006) di Kevin Reynolds. Il
cavaliere Tristano si innamora della figlia del re d’Irlanda,
Isotta, già promessa sposa del futuro re inglese. Ispirato a una
leggenda medievale e ambientato nel Medioevo, Tristano e Isotta
racconta la storia di un guerriero della Cornovaglia e di una
principessa irlandese che hanno una storia d’amore segreta mentre i
loro due Paesi sono in guerra. Il film ha ricevuto recensioni
contrastanti per la sua semplicità, ma offre comunque la tensione
romantica degli amanti incrociati, oltre a una splendida
fotografia. Il Medioevo non sembra un’epoca romantica, ma James
Franco e Sophia Myles fanno un ottimo lavoro per portare il
pubblico nella loro leggendaria storia d’amore.
Shakespeare in
Love, di John Madden (1999). Il giovane William
Shakespeare si innamora della bella, ma impegnata, Viola. La vita
dei personaggi del film si intreccia a quella dei personaggi delle
opere. Amato o odiato, questo film con protagonisti Gwyneth Paltrow
e Joseph Fiennes
rimane comunque tra i più celebri degli ultimi decenni, sia per la
sua storia d’amore sia per la maestosità delle ricostruzioni
scenografiche.
Le relazioni
pericolose, di Stephen Frears (1989). Nella Francia
prerivoluzionaria, due ex amanti, una marchesa e un visconte,
passano il loro tempo in giochi decadenti di seduzione.
Interpretato da Glenn Close,
Michelle
Pfeiffer e John Malkovich,
il film è tra i più apprezzati tra quelli che mescolano un contesto
storico a forti sconvolgimenti emotivi tra i protagonisti.
Ritratto della giovane in
fiamme, di Celine Sciamma (2019). Nel 1770, la giovane
figlia di una contessa francese sviluppa un’attrazione per
Marianne, la pittrice incaricata di dipingere il suo ritratto. Tra
le due donne nasce una forte passione. Vincitore del premio alla
miglior sceneggiatura a Cannes, questo film è stato uno dei più
apprezzati del suo anno, nonché indicato come uno dei migliori
dell’ultimo decennio per forza del suo racconto e attualità delle
tematiche trattate.
Brooklyn, di
John Crowley (2015). Eilis Lacey è una giovane emigrante in cerca
della propria strada nella Brooklyn degli anni 50. L’iniziale
nostalgia di casa svanisce non appena viene avvinta da una fresca
storia d’amore. Presto questa sua nuova vivacità è turbata dal
passato e la ragazza si trova a dover scegliere fra due paesi e due
uomini. Il film ha per protagonista la pluricandidata all’Oscar
Saoirse Ronan
in una delle sue interpretazioni più struggenti e apprezzate.
Film storici italiani
Quello del film storico è uno dei
generi che in Italia ha trovato sempre terreno fertile. Insieme
alle commedie, ogni anno nel nostro paese vengono prodotti diversi
lungometraggi di questo tipo e diversi di questi sono oggi
celebrati come grandi opere d’autore. Di seguito, cinque titoli da
non perdere per scoprire il genere storico in Italia.
Il gattopardo, di
Luchino Visconti (1963). Mentre le truppe di Garibaldi incominciano
il processo di unificazione dell’Italia nel 1860, una famiglia
aristocratica siciliana tenta di adattarsi, seppure con molta
fatica, ai cambiamenti sociali che minacciano il loro stile di
vita. Ad esempio, il principe Don Fabrizio Salina, rivede la
propria posizione e permette al nipote
Tancredi di sposare Angelica, la bella figlia del borghese Don
Calogero. Uno dei massimi capolavori di Visconti è anche uno dei
film che meglio racconta il tramonto di un paese e la nascita di
una nuova identità nazionale.
La vita è
bella, di Roberto Benigni (1997). Durante
la dittatura fascista, Guido Orefice, giovane ebreo trasferitosi
nella campagna toscana, conosce una maestra elementare, Dora, e con
lei costruisce una famiglia. L’aggravarsi delle Leggi Razziali e i
rastrellamenti nazisti portano l’uomo ad essere deportato in campo
di concentramento con il figlioletto Giosuè.
Per proteggere il piccolo dagli orrori dello sterminio, Guido
costruisce eroicamente un elaborato mondo di vertiginose fantasie.
Tra i film italiani più acclamati e premiati di sempre, La vita
è bella è uno struggente racconto d’amore e
sacrificio.
Noi credevamo, di
Mario Martone (2010). Il racconto di tre storie differenti che si
intersecano l’una con l’altra: in seguito alla feroce repressione
sociale ad opera del regno dei Borboni avvenuta nel 1828, tre
ragazzi del Cilento, Salvatore, Domenico ed Angelo, decidono di
unirsi al movimento politico repubblicano della Giovine Italia
capitanato da Giuseppe Mazzini. Marton racconta il risorgimento
italiano, avvelendosi di attori come Luigi Lo
Cascio, Toni Servillo e
Luca
Zingaretti.
Buongiorno, notte,
di Marco Bellocchio (2003). La complessa storia del rapimento,
durato 55 giorni, e della prigionia di Aldo Moro, allora ricoprente
la carica di Presidente del Consiglio, poi assassinato ad opera
delle Brigate Rosse nel 1978. Bellocchio ripercorre con questo
film, tra i suoi più apprezzati di sempre, una delle pagine più
buie della storia della repubblica italiana. A dar volto ad Aldo
Moro, si ritrova l’attore Roberto Herlitzka.
Il primo re, di
Matteo Rovere (2019). Due fratelli, Romolo e Remo, catturati e resi
schiavi dai cittadini di Alba Longa, guidano una rivolta delle
popolazioni italiche. La nascita di una nuova tribù dal destino
glorioso mette i due l’uno contro l’altro. Matteo Rovere porta al
cinema la leggenda della fondazione di Roma, dando vita ad un’epica
ricostruzione di un contesto storico particolarmente selvaggio e
brutale. Ricco di effetti speciali, scenografie e costumi curati
nel dettaglio, Il primo re è uno dei film storici italiani
più ambiziosi degli ultimi anni.
Film storici medievali
Quando si pensa ai film storici, il
più delle volte vengono per primi alla mente quei titoli ambientati
in epoca medievale. Sono innumerevoli le opere che scelgono questo
suggestivo periodo come ambientazione delle loro storie, più o meno
ispirate ad eventi reali. Di seguito si propongono cinque titoli
particolarmente affascinanti di stampo medievale.
The Last Duel,
di Ridley Scott (2021). La storia
del duello tra Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, due amici
diventati rivali. Quando la moglie di Carrouges viene molestata da
Le Gris, cosa che lui nega, lei non rimane in silenzio e lo accusa.
Liberamente ispirato ad una storia vera, il film ha per
protagonisti gli attori Jodie Comer,
Matt Damon,
Adam Driver e
Ben
Affleck.
Il nome della
rosa, di Jean-Jacques Annaud (1986). Nel 1327 giunge in un
monastero italiano il francescano Guglielmo di Baskerville con il
novizio Adso per un incontro tra domenicani, francescani e
delegati. Morti misteriose si succedono e le indagini vengono
ostacolate. Tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco, il film è
uno dei più noti ambientati in periodo medievale, forte di un cast
di celebri interpreti come Sean Connery,
Christian
Slater e F. Murray Abraham.
King Arthur – Il potere
della spada, di Guy Ritchie (2017). Usurpato del
diritto di nascita, Arthur cresce all’oscuro del proprio destino.
Quando riesce a estrarre la spada di Excalibur dalla roccia, il
ragazzo decide di affrontare il cammino che lo conduce alla guida
del popolo. Il celebre regista inglese propone una rivisitazione
della leggenda di re Artù, qui interpretato dall’attore Charlie
Hunnam.
Il destino di un
cavaliere, di Brian Helgeland (2001). Il film narra
l’avvincente storia di William Thatcher, ragazzo di umili natali
che sogna di diventare cavaliere. Il giovane ottiene per caso dei
documenti comprovanti un titolo nobiliare, necessari per tentare la
propria impresa, ma mancano i soldi e la gloria, che spera di
ottenere vincendo un torneo. William, sovvertendo l’immutabile ordine del mondo medioevale,
riesce a cambiare il proprio destino, conquistando anche il cuore
della bella Jocelyn. Protagonista di questo film è il compianto
Heath
Ledger.
Sir Gawain e il
cavaliereverde, di David Lowery
(2021). Il nipote di Re Artù intraprende un’audace ricerca per
affrontare il Cavaliere Verde, un misterioso gigante che appare a
Camelot. Rischiando la testa, si imbarca in un’avventura epica per
mettersi alla prova con la sua famiglia e la sua corte. Suggestivo
racconto del ciclo arturiano, il film si eleva a racconto
esistenziale sul rapporto dell’uomo con la natura e la morte. Tra i
film più belli del 2021.
Ecco il teaser trailer della seconda
stagione di La legge di Lidia Poët, con
protagonista Matilda De Angelis, disponibile su Netflix dal 30 ottobre.
La seconda
stagione de La legge di Lidia Poët – la serie prodotta da
Matteo Rovere, una produzione Groenlandia, società
del Gruppo Banijay, e creata da Guido Iuculano e Davide Orsini –
con Matilda De Angelis nei panni di Lidia Poët, la
prima donna in Italia ad entrare nell’Ordine degli Avvocati.
La serie, vincitrice con
la prima stagione ai Nastri d’Argento Grandi Serie 2023 del premio
Miglior Serie ‘Crime’, sarà disponibile solo su Netflix. Sei
nuovi episodi per questa seconda stagione della serie le cui
riprese sono appena iniziate e si svolgeranno tutte a Torino e in
Piemonte.
Nel cast, oltre a Matilda
De Angelis nel ruolo della protagonista e a
Eduardo Scarpetta in quello del giornalista Jacopo Barberis,
tornano Pier Luigi Pasino (Enrico Poët, fratello di Lidia), Sara
Lazzaro e Sinéad Thornhill (rispettivamente Teresa Barberis, moglie
di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia) e Dario Aita (Andrea
Caracciolo). A loro si unisce Gianmarco Saurino, nei panni del
procuratore Fourneau. Tornano a dirigere la serie Matteo Rovere e
Letizia Lamartire a cui si aggiunge Pippo Mezzapesa. La seconda
stagione è scritta da Flaminia Gressi, Guido Iuculano e Davide
Orsini.
La trama della serie
A Lidia non è permesso di
fare l’avvocato per una legge scritta dagli uomini. Perciò questa
volta punta ancora più in alto, vuole cambiare la legge. Mentre
continua a collaborare con il fratello Enrico, affrontando nuovi
casi e battendosi per i diritti delle donne, vuole convincerlo a
candidarsi in Parlamento per far sì che la sua legge trovi
finalmente voce. Lidia ha chiuso completamente con l’amore, tanto
più con Jacopo, responsabile di aver venduto la villa di famiglia e
in rotta di collisione con tutti i Poët. Ma Jacopo e Lidia sono
costretti a rivedersi per condividere, loro malgrado, un’indagine
segreta che li riguarda da vicino, riscoprendo la complicità e il
divertimento che li lega da sempre. A dare filo da torcere il nuovo
Procuratore del Re, Fourneau, un uomo delle istituzioni che
inaspettatamente tratta Lidia come sua pari, spingendola a
interrogarsi sul rapporto complesso e contraddittorio che ha con i
sentimenti, e sul costo della rinuncia personale che sta sostenendo
in nome dei suoi ideali. Nei sei nuovi episodi Lidia continuerà a
scomporre senza tregua i tasselli di questo mondo costruito dagli
uomini per gli uomini, con assoluta genialità, spiazzando
l’avversario con intelligenza, ironia e senza mezzi termini, ma non
per questo senza mai mettersi in discussione.
La prima cosa che bisogna sapere su
The
Penguin (qui
la recensione) è che non è il tipo di cattivo di
Batman che ti aspetti. Oz Cobb di Colin Farrell, al
secolo Oswald Cobblepot, ha sicuramente l’andatura da cattivo
iconico. Forse la migliore che abbiamo mai visto! Ma questo
Pinguino non è il cretino truccato che brandisce l’ombrello,
indossa il monocolo e ride sbavando che i fan conoscono dalla
galleria dei furfanti kitsch di Batman.
Il Pinguino di Farrell è più simile
a un miscuglio di ogni personaggio mafiosi di TV/film, e mescola
parti uguali di James Gandolfini nei Soprano,
Sylvester Stallone in Tulsa King, Paul
Sorvino in Quei bravi ragazzi e persino
Tony il grassone dei Simpson. Per la maggior
parte, sorprendentemente questa stereotipizzazione del personaggio
non si rivela una trappola. Le sue battute “Ayy, abbiate un po’ di
rispetto! Sono il fottuto Pinguino qui!” aggiungono molta
leggerezza (intenzionale o meno!) a uno show che è più o meno
quello che ci si aspetterebbe da una serie sulla mafia
nell’universo di Batman.
Non vogliamo insistere troppo su
come attenuare la stravaganza del personaggio avrebbe potuto essere
una potenziale catastrofe, soprattutto perché Farrell lo interpreta
con grande facilità. Ma l’ultima volta che abbiamo visto il
Pinguino in un film di Batman è stato quando un Danny
DeVito gocciolante di melma ha convocato un esercito di
pinguini dall’acquario di Gotham, ha legato dei razzi alle loro
schiene e si è spostato in giro su una gigantesca paperella di
gomma motorizzata.
Diciamo quindi che il riferimento
per un Pinguino più realistico non era troppo alto da superare.
L’episodio 1 della serie HBO, che ha debuttato su Sky, fa proprio
questo.
I fan che entrano nel mondo di
The Penguin sono probabilmente già innamorati
della celebre performance di Farrell in The
Batman del 2022, dal momento che il film ci ha già
mostrato come Colin Farrell può prosperare sotto quella montagna di
protesi. Infatti, Il Pinguino inizia proprio da dove si era
interrotta la storia di Cobb in The Batman.
L’Enigmista di Paul Dano inonda la città e la
Catwoman di Zoë Kravitz uccide il boss mafioso
Carmine Falcone (John Turturro). Gli eventi
lasciano sia una città devastata che un vuoto di potere nel mondo
criminale.
Colin Farrell ha azzeccato la
performance di The Penguin
Colin Farrell in una scena di The Penguin
È lo scenario perfetto per
l’affamato Pinguino mentre cerca di diventare il nuovo boss di
Gotham, cosa che il notiziario serale della città ci ricorda
opportunamente in maniera forse didascalica ma necessaria. Un
reporter rivela che il figlio di Carmine Falcone, Alberto
(Michael Zegen), sta svolgendo il ruolo di capo
per suo padre nonostante le sue “difficoltà con l’alcol”. Ma il
Pinguino scarica avventatamente tre proiettili sul giovane Alberto
nella primissima scena dello show, così Gotham può stare tranquilla
riguardo alla quantità di alcol che consumano i loro signori del
crimine.
Sebbene la decisione di assassinare
l’erede della famiglia criminale Falcone dovrebbe mandare il
Pinguino nella tomba nell’episodio 1, lui riesce a dare la colpa
dell’omicidio al rivale Salvatore Maroni (Clancy
Brown). Prende l’anello di Maroni dalle fredde mani morte
di Alberto e lo restituisce all’uomo stesso. Così Maroni può
gettare il Pinguino sotto l’autobus o usare la sua iniziativa per
cominciare la guerra che voleva comunque. Sceglie la seconda
opzione: ritardare l’esecuzione anticipata del Pinguino.
Vic diventa il nuovo autista di Oz
in una trama che sembra presa direttamente da Tulsa King
Altrove nel primo
episodio, un giovane adolescente in crisi di nome Victor Aguilar
(Rhenzy Feliz) salva la vita di The
Penguin. Oz prende il ragazzo sotto la sua ala dopo che
cerca di rubare la sua Lamborghini viola. “Tecnicamente, è
color prugna“, dice Oz. Vede qualcosa in lui. Forse si
identifica con Vic come un altro degli emarginati di Gotham, dato
che Vic balbetta. Assume l’adolescente come suo nuovo autista
personale.
I due trascorrono la maggior parte
dell’episodio a gettare il corpo di Alberto nel bagagliaio di
un’auto a caso, lamentandosi del numero di sottaceti nei loro
panini e guidando in giro per una Gotham torbida. Il Pinguino
prende persino la metropolitana (la linea P, naturalmente), dove lo
show indugia su un dettaglio interessante: Oz si siede sui sedili
per disabili.
Il pubblico ha anche il primo
assaggio della solitudine del Pinguino a casa della madre
dispettosa (Deirdre O’Connell). Non è Livia
Soprano, ma non è nemmeno una santa. Cobb non è come Tony Soprano
che guarda vecchi western e proclama “Che fine ha fatto Gary
Cooper? Il tipo forte e silenzioso“. Invece, guarda
Rita Hayworth in Gilda e dice
solo: “Accidenti, questa tipa“. Il suo piede mutilato fa
un male cane (da qui il suo passo barcollante) e lui vuole solo
qualcuno con cui parlare (oltre alle persone che cercano di
ucciderlo, ovviamente).
Cristin Milioti sarà
un’ottima antagonista
Cristin Milioti è Sofia Falcone – The Penguin – HBO
Quando emerge una nuova minaccia,
nelle vesti della figlia di Carmine Falcone, Sofia (Cristin
Milioti), il Pinguino sta già precipitando verso la
sconfitta. La donna è stata recentemente rilasciata dall’Arkham
Asylum, il manicomio dove i criminali più violenti di Gotham
vengono mandati e dimenticati. Naturalmente, nessuno rimane lì a
lungo. Sofia sta cercando di guidare l’azienda di famiglia da sola,
anche se ha la concorrenza del sottocapo di Falcone Johnny
Vitti.
Sofia si avvicina pericolosamente a
colpire Oz alla fine della première della serie perché sa che è lui
ad aver ucciso suo fratello. Quando Oz viene catturato dai Falcone,
il giovane Vic esegue il piano di fuga del Pinguino. Manda l’auto
con il corpo di Alberto nel bagagliaio dritto attraverso il prato
della famiglia Falcone, con un sanguinoso messaggio “Payback” che
rimanda i Falcone alla famiglia Maroni.
Questo tipo di fuga a sorpresa si
verifica più e più volte in The Penguin, costringendo chiunque a
chiedersi come mai Oz è ancora in giro. È una buona cosa che lo
facciano, perché la sua capacità di giocare su entrambi i fronti e
di inciampare nella scala criminale rende lo spettacolo divertente.
Non importa quante scelte stupide e orribili faccia il
protagonista, la sensazione è che questo cattivo piacerà moltissimo
al pubblico.
Un nuovo episodio di The Penguin è disponibile su Sky e
NOW ogni lunedì.
Il dolore è paralizzante, ossessivo,
crudele e profondo. Spesso, ci fa sentire terribilmente soli, anche
quando siamo circondati da chi amiamo. Tuttavia, se condiviso, il
dolore può diventare una possibilità di rinascita. Questo accade in
particolare quando quel dolore deriva da un abbandono, da
un’assenza o dall’imminenza di un lutto. Ed è proprio questo
dolore, così intenso e devastante, che il regista
e sceneggiatore statunitense Azazel Jacobs
(French Exit, The Lovers) ha voluto rappresentare
nel suo ultimo toccante, ironico e sincero dramma
familiare, His Three Daughters.
Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2023 e
disponibile dal 20 settembresu Netflix, il film racconta il drammatico e
frustrante incontro di tre sorelle – o meglio, tre figlie – che si
ritrovano nell’appartamento newyorkese del padre per dirgli
addio durante i suoi ultimi giorni di vita.
His Three Daughters è la storia di Katie, Christina e
Rachel
Katie (Carrie
Coon), Christina (Elizabeth
Olsen) e Rachel (Natasha Lyonne) sono
tre sorelle che sembrano non avere nulla in comune, se non il padre
che condividono e che sta per morire. Katie, la
primogenita, è una donna intransigente, autoritaria e fin troppo
pragmatica. Pur vivendo a Brooklyn, a pochi isolati dal padre, è
sempre troppo occupata per andarlo a trovare, dedicando le sue
giornate a gestire la propria famiglia e a fronteggiare le sfide di
una figlia adolescente ribelle e ostinata. Invece,
Christina, la più giovane, si distingue dalle sue
sorelle per il suo carattere maturo, pacifico, libero e allegro.
Proprio come Katie, è profondamente dedita alla sua famiglia,
indossando con orgoglio il ruolo di madre apprensiva e presente per
la sua bambina treenne, Mirabelle, che ama tanto quanto la rock
band Grateful Dead. E poi c’è Rachel, la
secondogenita, considerata la pecora nera della famiglia: inquieta
e avventata, con problemi di ludopatia (è convinta che il suo
lavoro sia scommettere sulle partite di football) e dipendenza da
droghe, è l’unica delle tre a non aver mai lasciato il nido
paterno. È, infatti, l’unica ad esser rimasta accanto al padre,
Vincent (interpretato da Jay O. Sanders),
durante la sua dura battaglia contro il cancro, vivendo nel loro
piccolo appartamento a New York City.
Quando Vincent è oramai a un passo
dalla morte, le tre sorelle si trovano costrette a partecipare a
una disastrosa riunione di famiglia che riaccende
vecchi ricordi, incomprensioni, rancori e profonde ferite.
Un attimo dopo i titoli di testa, lo
spettatore viene immediatamente proiettato nel vivo di una
discussione a tavolino tra le tre sorelle. La prima a
essere presentata è Katie che, con le braccia conserte e un tono
autoritario, incarna perfettamente il ruolo di chi si sente
investita della responsabilità di gestire la situazione. Da brava
sorella maggiore, Katie cerca di mantenere tutto sotto controllo,
tentando di preparare la famiglia all’inevitabile, con
l’atteggiamento di chi è abituata a risolvere i problemi e a
mettere ordine nelle vite degli altri, piuttosto che nella sua.
Dalla parte opposta del tavolo si trova la silenziosa e
impenetrabile Rachel, che agli occhi di Katie appare come
l’esempio perfetto di sconsideratezza e irresponsabilità. Al
centro, invece, quasi come un fragile punto d’equilibrio tra le
due, c’è Christina, che si distingue per la sua calma apparente e
il desiderio di vivere, almeno per questi ultimi giorni, in armonia
familiare. A differenza di Katie, che tenta di dominare la
situazione, e di Rachel, che si rifugia nella sua apparente
immaturità, Christina cerca di lasciarsi il passato alle spalle,
concentrandosi sul presente e sui sentimenti di affetto che ancora
la legano alla sua famiglia.
Jacobs presenta così queste
tre sorelle che sembrano distanti anni luce l’una
dall’altra. Tre donne tanto diverse che il regista
introduce fin dai primi minuti come figure opposte e individuali
attraverso una serie di inquadrature singole e brevi
monologhi, che isolano ogni personaggio e ne evidenziano i
tratti distintivi. È così che da subito, dunque, l’autore
traduce il titolo in immagini: non tanto tre
sorelle, quanto tre figlie, distanti sia caratterialmente che
emotivamente, accomunate non dall’affetto reciproco, ma dal
profondo dolore condiviso.
La storia si sviluppa nell’arco di
pochi giorni, scanditi da cambiamenti sottili, come il mutare degli
abiti delle protagoniste o l’andirivieni degli infermieri. Le
quattro mura che racchiudono la scena diventano la metafora
di una prigione emotiva, dove il tempo sembra dilatarsi
insieme alla sofferenza delle tre donne. In questa
atmosfera soffocante, in cui Katie, Rachel e
Christina appaiono bloccate in un limbo di attesa e
rassegnazione, l’assenza del padre si fa sempre più
tangibile e assordante. Infatti, fino a poco prima della fine del
film, Vincent non viene mai mostrato, al punto che
lo spettatore arriva quasi a dubitare della sua esistenza. Il
motivo di questa scelta si svela quando Christina si trova ad
aiutare le due sorelle maggiori a scrivere il necrologio.
“L’unico modo di comunicare cosa si prova davvero con
la morte – spiega Christina – è con
l’assenza. Tutto il resto è… fantasia.” È proprio ciò
che non viene detto, ciò che non viene mostrato, a rendere questo
dramma così universalmente comprensibile ed emozionante. Tutti
abbiamo vissuto la perdita di una persona amata, tutti ci siamo
sentiti incompresi e soli nella nostra stessa casa, e tutti abbiamo
sofferto in silenzio, incapaci di chiedere aiuto.
Con estrema semplicità, tenerezza e
ironia, Jacobs racconta quindi una storia
universale e senza tempo, in cui tutti possono facilmente
identificarsi, giocando abilmente con silenzi e dettagli
impercettibili ma essenziali per la costruzione di un
dramma forte e incisivo. Il pubblico è accompagnato in
un intenso viaggio emotivo che, non solo
attraverso i dialoghi ma soprattutto tramite ciò che non viene
detto, fa rivivere l’estrema solitudine e l’angoscia di tre
donne prossime a perdere l’unico legame che le ha tenute
unite.
Jacobs, con maestria e delicatezza,
crea uno spazio di riflessione intimo, in cui abbigliamento,
acconciature, gesti quotidiani – ciò che le sorelle fanno e ciò che
non riescono a fare – diventano lo specchio del loro stato
interiore. Ogni dettaglio visivo si trasforma dunque in un
linguaggio silenzioso che riflette la loro incapacità di
essere ciò che vorrebbero e ciò che non sono state. In questo modo,
il regista costruisce un microcosmo intimo e
claustrofobico, dove persino il dolore trova espressione solo nel
silenzio e nell’isolamento.
Per quanto rappresenti un grande
valore aggiunto all’immenso catalogo di Netflix, è
davvero un peccato che His Three Daughters non abbia
debuttato prima nelle sale italiane. Nonostante il ritmo
eccessivamente lento di alcune scene, che interrompe in maniera
poco fluida il climax di tensione, quest’ultima opera di Jacobs
vanta una regia e una fotografia a dir poco
poetiche. Carrie Coon, Natasha Lyonne ed Elizabeth Olsen
interpretano magistralmente, con un approccio quasi teatrale, i
ruoli di tre figlie disperate, dando voce a un racconto
corale che esplora le diverse sfaccettature dell’elaborazione del
lutto e dei traumi familiari. All’alchimia delle tre
attrici si aggiunge la performance di Jay O. Sanders, che in
una sola scena di 10 minuti porta sullo schermo
tutto l’amore non espresso di un padre e un uomo che ha cercato di
fare del suo meglio per le donne della sua vita.
Definito dalla critica americana
come uno dei migliori film dello scorso anno, His Three
Daughters si rivela essere un dramma dolceamaro che, mentre
sembra parlare di morte, finisce per celebrare la
straziante bellezza della vita, ricordando inoltre al
pubblico che “la famiglia è famiglia”… anche
quando è disfunzionale.
Nimród Antal,
regista di origine ungherese nato a Los Angeles, è diventato una
star internazionale con il suo successo del 2003,
Kontroll, e ha poi girato diversi film a Hollywood con
vari gradi di successo. Ora è tornato con il suo primo film
ungherese dopo 14 anni, The Whiskey
Bandit, appena presentato in anteprima mondiale come
proiezione speciale al Warsaw Film Festival.
Il film è un adattamento della
storia reale di Attila Ambrus, un “criminale
gentiluomo” spesso paragonato in Ungheria a Sándor Rózsa, la
versione del paese di Robin Hood. Antal inizia il film con una
rapina elegantemente inscenata che l’eroe baffuto, vestito di Ray
Ban e giacca di pelle, mette a segno in una banca. Poi torniamo
alla sua infanzia e ci rendiamo subito conto che Attila
(l’esordiente Bence Szalay), ovvero il bandito del
whisky, è stato arrestato e sta raccontando la sua vita al
detective (Zoltán Schneider, visto quest’anno
anche in On Body and Soul) che gli dà la caccia da
decenni.
Attila è cresciuto in Transilvania
negli anni ’80 ed è fuggito clandestinamente in Ungheria passando
sotto un treno merci. Vediamo come diventa portiere di una squadra
di hockey a Budapest e trova una fidanzata, Kata (Piroska
Móga, da Strangled), il cui padre borghese lo
considera senza speranza, senza un lavoro né molte possibilità di
ottenerlo. Nel tentativo di ottenere un permesso di lavoro, si
rivolge a un funzionario governativo corrotto per convincerlo a
tirare qualche filo, ma questo non funziona senza “ungere le
ruote”, come dice la sceneggiatura di Antal. Così passa a rapinare
banche, senza mai fare del male a nessuno, e si guadagna presto la
fama di eroe popolare. Il soprannome deriva dall’odore di whisky
che si lascia dietro, poiché beve sempre prima di una rapina, prima
semplicemente per calmare i nervi, ma poi, più che altro, per
difendere la sua reputazione.
Si tratta di un film d’azione e di
crimine ben riuscito, dal ritmo veloce e fluido, elegantemente
girato e spesso divertente, con un eroe carismatico, ricchi
dettagli d’epoca e una visione leggermente satirica della
transizione post-comunista in Ungheria. Se da un lato questo
funzionerà per gli spettatori locali, nella cui coscienza la storia
è molto viva e vegeta, dall’altro solleva la questione di quanto si
tradurrà bene per il pubblico internazionale. Non capiamo perché
venga paragonato a Robin Hood quando usa il denaro rubato solo per
se stesso, che sia per viaggiare, comprare vestiti costosi alla sua
ragazza, mangiare in ristoranti di lusso, giocare d’azzardo o
altro.
Sebbene si possa comprendere l’idea
che, per gli ungheresi dei turbolenti anni ’90, il semplice fatto
che qualcuno superasse regolarmente lo Stato e si facesse beffe di
tutto ciò che esso rappresentava potesse dare una certa
soddisfazione ribelle alla gente comune, questa consapevolezza è
minata da alcune decisioni narrative contraddittorie, come la scena
in cui un gruppo di passanti, che si accorge di una rapina, insegue
Attila e il suo socio mentre iniziano a scappare con i soldi.
Chi è Attila Ambrus?
Attila Ambrus (nato il 6 ottobre
1967), alias The Whiskey Robber, è un ex rapinatore di banche e
giocatore professionista di hockey su ghiaccio ungherese. È
diventato famoso negli anni ’90 per aver commesso una serie di
“rapine da gentiluomo” sotto copertura a Budapest e dintorni, in
Ungheria, mentre lavorava come portiere. Divenne famoso in Ungheria
come un eroe popolare simbolo dei tempi nel decennio successivo
all’introduzione del capitalismo nell’ex Stato comunista. Ambrus fu
infine catturato e imprigionato per circa 12 anni, per poi essere
rilasciato nel 2012. La sua storia è stata raccontata nel libro del
2004 Ballad of the Whiskey Robber dello scrittore Julian
Rubinstein.
Vita e carriera
Ambrus ha avuto problemi con la
legge fin da giovane per aver commesso piccoli furti. Nel 1988,
Ambrus ha attraversato illegalmente i confini della Romania
viaggiando sotto un treno merci e ha chiesto asilo politico e
cittadinanza in Ungheria, ottenendo quest’ultima nel 1994.
Ambrus si è guadagnato da vivere
con una serie di lavori saltuari, tra cui il becchino e il
contrabbandiere di pelli, dopodiché ha fatto un provino per la
squadra di hockey professionistica Újpesti TE. Nonostante le sue
pessime prestazioni, fu ammesso nel roster come portiere, mentre
faceva il custode della squadra. I compagni di squadra di Ambrus
gli diedero il soprannome di “Pantera di Csík”.
Le entrate di Ambrus continuarono a
essere insicure, mentre svolgeva una serie di lavori secondari, e
nel 1993 commise la sua prima rapina a un ufficio postale. Dopo
questo successo, Ambrus continuò una serie di 27 rapine a banche,
uffici postali e agenzie di viaggio che si concluse con il suo
arresto nel 1999, rubando in tutto circa 100 milioni di fiorini
(circa mezzo milione di dollari USA).
Il rapinatore di whisky
Ambrus divenne noto come “Il
rapinatore di whisky”, perché spesso veniva visto bere whisky in un
pub vicino prima della rapina. Anche se in seguito portò con sé una
pistola, Ambrus non fece mai del male a nessuno durante le sue
rapine ed era famoso per i suoi travestimenti stravaganti, per
regalare fiori alle cassiere prima delle rapine e per inviare alla
polizia bottiglie di vino. Immensamente popolare al momento del suo
arresto, avvenuto il 15 gennaio 1999, per anni una bandiera in
onore del rapinatore di whisky è stata esposta nello stadio
dell’UTE.
Ambrus è evaso dalla prigione il 10
luglio 1999, utilizzando una corda fatta di lenzuola stracciate,
cavi elettrici e lacci di scarpe. Nessuno era mai evaso prima da
quella prigione. Evitò la custodia della polizia per tre mesi
vivendo in un appartamento del centro di Budapest e fu catturato di
nuovo dopo un’altra rapina, quando la polizia individuò il suo
nascondiglio dopo che Ambrus aveva accidentalmente lasciato una
prova sulla scena del crimine. Ambrus è stato condannato a 17 anni
in un carcere di massima sicurezza. È stato rilasciato
anticipatamente sulla parola per buona condotta il 31 gennaio
2012.
Il complice di Ambrus in una delle
prime rapine, Károly Antal (anch’egli rumeno di etnia ungherese), è
stato catturato al confine tra Romania e Ungheria nel 2004 ed è
stato condannato a due anni e mezzo di carcere. Il suo complice
nella maggior parte delle ultime rapine, Gábor Orbán, ha scontato
una pena di otto anni in un carcere di media sicurezza.
Durante la detenzione Ambrus si è
dedicato alla ceramica e, dopo essere stato rilasciato nel 2012, ha
continuato la produzione di ceramiche nel suo Paese natale, la
Romania, a Miercurea Ciuc. È stato protagonista di sei canzoni.