Con Cherry,
ultima sfida cinematografica dei fratelli Anthony e Joe
Russo al di fuori del Marvel Cinematic Universe
(The Winter Soldier, Civil War, Infinity
War e Endgame)
Tom Holland offre una sensazionale prestazione
nei panni di un veterano di guerra, affetto dal Disturbo Post
Traumatico e caduto in una spirale di criminalità e droghe
sintetiche.
La trama di Cherry
Disponibile su Apple Tv dal 12
Marzo, Cherry,
basato sull’omonimo romanzo semi-autobiografico del 2018 di Nico
Walker, narra la storia di un ragazzo senza nome (Tom
Holland) che, finito il college e a seguito di una
delusione amorosa – la partner di Cherry, Emily, è interpretata da
una straordinaria Ciara Bravo, vera e propria rivelazione – decide
di arruolarsi come cadetto ai tempi della guerra in Iraq. Il film
segue il percorso di vita di Cherry dal
2002 fino al 2021, dall’inizio di un amore che risveglia intense
passioni, passando per gli anni della guerra, che lo segneranno a
vita, e i traumi che ne conseguiranno.
L’appellativo Cherry – nomignolo
designato a chi nell’esercito non ha ancora avuto esperienza in
prima linea – contraddistingue il personaggio interpretato da
Tom Holland, il cui percorso di crescita e
formazione è un vortice di sfide, timori, riflessioni,
disorientamento e tossicità. La fine del college, le speranze
future condivise con la compagna, l’innocenza della prima maturità,
tutto viene schiacciato dagli orrori della guerra e dal disturbo
post traumatico che ne deriva, che per Cherry è possibile
contrastare solo con l’ausilio di sostanze stupefacenti.
Viene inoltre sottolineato il
disinteresse di istituzioni e società nei confronti di individui
come Cherry,
soprattutto tramite la messa in scena e la scenografia; negli
ospedali, i cartellini dei dottori recano la dicitura “Dottore
qualcuno”, ed è così anche per i sergenti degli eserciti, mentre le
insegne delle banche che rapina Cherry recitano “Banca del cavolo”
o “Banca che frega gli americani”.
Un film romanzo caratterizzato da
un nuovo sguardo registico
L’impianto narrativo di Cherry
consta di prologo, cinque capitoli ed epilogo: la struttura
apparentemente lineare del film viene però soppiantata da un
impianto registico piuttosto innovativo, in cui l’approccio
estetico, il ritmo del racconto e il montaggio mutano
continuamente, a seconda della situazione in cui si trovano i
personaggi e della loro condizione psichica. La cinepresa apre e
chiude parentesi a discrezione dell’occhio registico, si insinua in
maniera distorta e allucinata nelle insidie dei personaggi, prende
tutto lo spazio necessario per farci sondare la profondità
psicologica di Cherry.
Infatti, sebbene la materia
narrativa possa a tratti sembrare derivativa, già vista
(Full Metal Jacket, Point Break, Trainspotting…
numerosi sono i film che hanno affrontato queste tematiche) è la
continua variazione, anche di genere, a rendere Cherry un prodotto
vincente ed originale : si oscilla dal war movie al dramma, con
qualche tocco di love story e perfino di heist movie, declinato
anche in chiave comica; Cherry è un ibrido che riesce ad ergersi a
nuova modalità di racconto di una vita intera, un film-romanzo che
si innesta su diverse sfumature cromatiche e di vita, nonostante
una scrittura che rivela, a tratti, qualche incertezza. “Ancora
non capisco che cosa fanno le persone. È come se tutto questo fosse
costruito sul nulla, e non ci sia niente a tenerlo insieme”:
questa battuta pronunciata da Cherry ha una chiave di lettura
personale, inerente la storia del protagonista, ma si pone anche
come cifra stilistica del film. Cherry è,
infatti, imprevedibile, un prodotto filmico non perfettamente
incasellabile, tanto quanto il suo protagonista, che viene guidato
dal momento.
I capitoli dell’esistenza di Cherry
si colorano di tonalità più o meno vivide di rosso, il colore della
ciliegia, e la tonalità si intensifica in base ai cambiamenti
interiori e temporali. E lungo questo percorso di identificazione
tra uomo e frutto si staglia il percorso di maturazione del nostro
protagonista, da cadetto a soldato, da soldato a tossico, poi a
ladro e criminale, infine a prigioniero e Uomo; nel mezzo, un
vortice incessante di guerra, traumi, indecisioni, droghe, amore.
Le peripezie vissute da Cherry plasmano la sua identità, non
solo
tramite grandi eventi esterni ma
anche, e soprattutto, attraverso momenti di intimità, parentesi su
cui i fratelli Russo ci tengono a soffermarsi, che mettono al
centro la sensibilità del protagonista, suo tratto distintivo:
anche nei momenti più bui e apparentemente senza possibilità di
redenzione, Cherry
mantiene intatta la sensibilità e l’innocenza di cui subito veniamo
a conoscenza, tratto caratteriale inizialmente causa di diversi
problemi, ma che poi si dimostrerà risolutivo.
Cherry: nessuno si salva da
solo
Unico punto fermo nell’esistenza di
Cherry è Emily. Anche Emily si presenta come un personaggio
innocente – il fiocchetto bianco che porta al collo nella prima
parte del film ne è il correlativo oggettivo- tuttavia viene poi
risucchiata dal malessere psicofisico del compagno; anche la loro
storia è una lunga ed estenuante guerra, in cui, però, la presenza
dell’altro è necessaria e, sembra suggerirci il finale,
potenzialmente risolutiva. Nessuno si salva da solo, e questo film
ne è la conferma, fin dalla scintilla che scatta subito con Emily.
I due si completano, cambiano e si smarriscono, e l’incedere della
loro relazione, tanto passionale quanto disfattista, è enfatizzato
da una fotografia discontinua e di grande impatto che trasmette
ogni genere di emozioni percepite dai protagonisti. E, nonostante i
momenti peggiori, il tunnel della droga e della criminalità, le
scelte giuste o sbagliate, l’unico modo per soccombere al caos è
rimanere uniti, avere una casa dove poter far ritorno.
Menzione speciale alla magnifica
colonna sonora di Henry Jackman, che ci accompagna nell’iter alla
scoperta della consapevolezza di Cherry
fino all’ultimo brano, quel “Vissi d’arte, vissi d’amore” di
Puccini, nella versione di Maria Callas, che anticipa il confronto
finale fra Cherry e l’amata Emily.