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I Peccatori: la recensione del nuovo film di Ryan Coogler

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I Peccatori: la recensione del nuovo film di Ryan Coogler

I Peccatori è il nuovo film diretto da Ryan Coogler (Black Panther, Creed – Nato per combattere) che arriva nelle sale cinematografiche il 17 aprile 2025. Il film, prodotto dalla Warner Bros. Pictures, è un affascinante mix di dramma, fantasy, thriller e horror, ambientato negli anni Trenta nel profondo Sud degli Stati Uniti, durante il periodo delle leggi segregazioniste.

La trama di I Peccatori

Elijah e Elias Smoke (Michael B. Jordan), due fratelli gemelli, sono cresciuti nel segno delle difficoltà e delle esperienze traumatiche, vivendo vite segnate da errori e scelte sbagliate. Dopo anni di allontanamento, i due decidono di tornare nella loro città natale per cercare un nuovo inizio e abbandonare i demoni che li perseguitano. Tuttavia, il ritorno non sarà facile: una forza oscura, ben più potente e pericolosa di qualsiasi male che abbiano già conosciuto, li attende.

I Peccatori: l’arte del dialogare tra i generi

Che Ryan Coogler sia ormai un habitué del vagabondaggio tra i generi è cosa nota. Quasi quanto la scelta, da parte del regista, del feticcio Michael B. Jordan in qualità di corpo preposto ad attraversare (e lasciarsi attraversare) il/dal mare magnum cinematografico.
A stupire – e forse neanche troppo vista e considerata la coerenza espressiva finora dimostrata dal cineasta statunitense – è semmai la capacità dell’autore di far dialogare testi-film superficialmente così distanti. Di tessere cioè una fitta trama di (auto)riferimenti che del fervore politico-militante degli esordi non ha perduto alcunché – risultando anzi nel tempo, e nelle diverse declinazioni sperimentate, amplificata in intensità.

L’avventura folk-horror-musical de I Peccatori, in questo senso, non è insomma che la prosecuzione di un ragionamento per immagini iniziato nel 2013 con Prossima Fermata Fruitvale Station; in riferimento al quale – non sarà sfuggito ai più attenti – il breve accenno di Delta Slim alla storia di un vecchio amico ucciso in una stazione è qualcosa in più di un semplice omaggio.
Del resto, in maniera neanche così velata, fioccano nel corso del minutaggio numerosi altri richiami a tutta la pur ristretta filmografia di Coogler. A partire dall’impianto magico/leggendario su cui poggia lo spunto dell’intera vicenda, dal chiaro respiro wakandiano, fino allo sdoppiamento fisico della star Jordan nei protagonisti gemelli Smoke e Stack – le cui prime avvisaglie, seppur metaforiche, erano già visibili in una delle scene più significative di Creed – Nato per combattere. Quando cioè Stallone, posizionando l’allievo davanti a uno specchio, mostrava al figlio di Apollo il primo e più temibile avversario con cui avrebbe dovuto fare i conti.

Blaxploitation e gusto pulp

Quel che è certo, giunti ormai al quinto lungometraggio del regista, è che il cinema di Coogler è innanzitutto un cinema di spazi, di luoghi-simbolo. Ambienti cioè che, all’interno di una poetica che con I Peccatori aggiorna con convinzione le tensioni della blaxploitation anni ‘70, sono facilmente riconducibili a un immaginario afroamericano pregno di significato. E che, dalla metropolitana di Oakland di Oscar Grant, passando per il regno africano della Pantera Nera, approda oggi alle radici della rivendicazione etnica; servendosi delle bianche piantagioni del Mississippi del 1932 come sfondo naturale di un racconto che va dunque ad aggiungere un ulteriore tassello all’apparato visivo-ambientale del cineasta.

Michael B. Jordan

Non manca, come accennavamo, la consapevolezza di ri-popolare immagini e inquadrature che il grande schermo ha già da tempo codificato. Ragion per cui non sorprende ravvisare nell’arroganza dei gemelli la medesima strafottenza del Django tarantiniano (rievocato tra l’altro, e soprattutto, nella progressiva svolta pulp della pellicola). Né tantomeno stupisce la rielaborazione di alcune coordinate horror tipicamente flanaganiane – su tutte la dimensione socio-comunitaria del capolavoro seriale Midnight Mass, seppur trattata con tono decisamente più divertito e sregolato.

Come già in passato, tuttavia, Ryan Coogler dimostra ancora una volta di sapersi confrontare con i “grandi” senza sacrificare il proprio sguardo. E, come il “suo” Creed simulava le mosse da combattimento del padre eseguendole davanti alla riproduzione su schermo del celebre scontro tra Rocky e Apollo, il regista fa dei segni del cinema del passato le fondamenta su cui erigere una struttura narrativa e teorica personale. Che, al netto di qualche passaggio grossolano e muovendosi a proprio agio più nell’action che nei frangenti di puro melò, costruisce una efficace metafora della vampirizzazione della comunità nera da parte di chi “ama il blues, ma non ama quelli che lo suonano”. E che di quei simboli e di quelle radici identitarie si vuole appropriare nel tentativo di cancellarne ogni traccia. Lasciando alle proprie vittime la sola possibilità di una maschera (bianca) di libertà.

Estremamente lucido nel consegnarci una potente e stratificata testimonianza della storia del suo popolo, Ryan Coogler non ci sta. Si aggrappa alle note, all’intensità di certi attimi rubati, al romanticismo di vecchie strade polverose che corrono verso l’orizzonte e verso un ultimo tramonto di riscatto e fratellanza autentica. E in un periodo storico cupo come quello della seconda era Trump, sfoga nel blues, nel sangue e nelle pallottole la rabbia e l’amarezza per il presente al di là (e al di qua) della macchina da presa. Perché se i mostri invocano il Paradiso, ben vengano l’Inferno e le sue fiamme di redenzione.

Guida pratica per insegnanti, recensione del film di Thomas Lilti

Dopo aver raccontato il mondo della sanità pubblica francese attraverso film come Ippocrate, Il medico di campagna e Il primo anno, Thomas Lilti cambia campo d’osservazione con Guida pratica per insegnanti, al cinema dal 17 aprile con Movies Inspired. Abbandonato temporaneamente lo stetoscopio, il regista-medico si cimenta con uno dei generi più sacri e frequentati dal cinema d’oltralpe: il film di ambientazione scolastica. Anche questa volta, lo fa con il suo stile distintivo, costruendo una narrazione corale e profondamente umana, che evita tanto il pietismo quanto la satira facile. Non c’è traccia di caricature né di stereotipi, ma uno sguardo lucido e partecipe sulle fragilità, le pressioni e le contraddizioni che attraversano l’universo scolastico.

Frammenti di una vita comune, ma minacciata

La trama si apre con l’inizio dell’anno scolastico e l’arrivo di Benjamin (Vincent Lacoste), giovane supplente senza esperienza, chiamato a integrarsi in un corpo docente già affiatato e compatto. Attraverso il suo sguardo un po’ spaesato, Lilti ci accompagna in un viaggio emotivo che passa dalla leggerezza del quotidiano alla fatica del mestiere, mostrando una professione piena di sfide ma anche di gratificazioni profonde. Il film evita la retorica, ma non si tira indietro di fronte all’emozione, regalando al pubblico un’ora e quaranta di sorrisi, malinconia e momenti sinceramente commoventi.

A rendere tutto più coinvolgente è il formato corale: invece di seguire ogni personaggio con un arco narrativo completo, Lilti preferisce catturare frammenti di vita, spesso lasciati in sospeso, che rispecchiano bene la realtà sfaccettata e talvolta frustrante del mestiere. Un approccio che può apparire incompleto, ma che invece rappresenta la vera forza del film: non idealizzare, non semplificare, ma raccontare l’imperfezione del quotidiano.

Grazie anche a un cast azzeccato (oltre a Lacoste, spiccano François Cluzet, Adèle Exarchopoulos, Louise Bourgoin, William Lebghil), Guida pratica per insegnanti diventa un film profondamente empatico, capace di mostrare gli insegnanti non come eroi, ma come esseri umani che ogni giorno cercano di fare il massimo in un contesto sempre più difficile. Senza proclami, ma con estrema lucidità, Lilti lancia una riflessione sul futuro dell’istruzione pubblica, sull’erosione del senso di missione e sul rischio di una deriva competitiva e privatistica, evocata anche dal controverso “Patto degli insegnanti” voluto da Emmanuel Macron.

Adèle Exarchopoulos e Vincent Lacoste in una scena di Guida pratica per insegnanti
Adèle Exarchopoulos e Vincent Lacoste in una scena di Guida pratica per insegnanti – © 2023 31 Juin Films / Les Films du Parc / France 2 Cinéma / Le Pacte / Les Films de Benjamin

Pedagogia delle emozioni

La struttura del film è quella tipica del cosiddetto cinéma-pommade: piccoli episodi di vita collettiva (una cena tra colleghi, una gita in surf, un consiglio di disciplina) si succedono secondo un ritmo preciso, spesso accompagnati da musiche familiari e inquadrature in lunga focale. Ogni problema viene risolto prima che diventi realmente scomodo: il docente in crisi si riprende, lo studente ribelle si redime, l’equilibrio viene sempre ristabilito, come in una fiction che conosce troppo bene i propri meccanismi.

Ciò che colpisce è la capacità del regista di cogliere non solo la dimensione pedagogica del mestiere, ma anche il suo impatto relazionale e psicologico. Dietro il concetto spesso idealizzato di “vocazione”, Guida pratica per insegnanti racconta il carico emotivo e pratico che ogni docente si porta dietro: i compiti da correggere a casa, le lezioni da preparare, i rapporti con studenti e famiglie, i dubbi sulla propria efficacia. Il film non cerca soluzioni facili, né offre un lieto fine rassicurante: semplicemente mostra, con onestà, quanto sia difficile oggi essere insegnanti in un sistema scolastico sempre più fragile, sottofinanziato e in parte abbandonato dallo Stato.

Un protagonista simbolico tra insicurezze e tenerezza

Il protagonista Benjamin, interpretato da Vincent Lacoste, è un giovane supplente inesperto, una figura di raccordo perfetta per introdurre il pubblico all’interno di un tipico collegio francese. La sua posizione incerta – né completamente accettato dagli alunni né dai colleghi – riflette una domanda centrale: cosa significa davvero “trovare il proprio posto” a scuola? Tuttavia, il film sembra sorvolare su queste tensioni iniziali, trasformando ben presto le dinamiche tra colleghi in un’allegra quotidianità quasi adolescenziale, fatta di pause alla mensa, battute in sala professori e cene condivise.

Guida pratica per insegnanti preferisce concentrarsi sulle “vite dei professori”, proponendo un mosaico di storie personali già viste, in cui la realtà scolastica diventa solo lo sfondo di piccole vicende di gruppo. Se da un lato il film tenta di offrire un ritratto collettivo, dall’altro scivola verso la leggerezza di una commedia di buoni sentimenti, dove ogni scena è permeata da un tono nostalgico e conciliatorio. Anche le difficoltà strutturali dell’istruzione – mancanza di fondi, carenze organizzative, conflitti gerarchici – sono appena accennate, come elementi di un inventario sbrigativo e senza reale urgenza.

Un racconto empatico che valorizza studenti e docenti

Tra alti e bassi, ma con una netta prevalenza di momenti positivi, Guida pratica per insegnanti racconta le giornate di un gruppo di docenti in un collegio della periferia parigina. Ancora una volta, Thomas Lilti dimostra di saper mettere in scena con sensibilità e umanità il mondo dei mestieri legati al prendersi cura dell’altro. Dopo aver esplorato l’ambiente medico, il regista volge lo sguardo a un’altra grande professione spesso data per scontata: quella dell’insegnante.

Vincent Lacoste, ormai attore feticcio di Lilti, è perfettamente a suo agio nel ruolo di un professore di matematica alle prime armi. Il suo personaggio incarna le insicurezze e le ambizioni di chi prova a trovare un equilibrio tra autorevolezza e comprensione. La sua interpretazione riesce a toccare corde universali: ciascuno di noi conserva nella memoria un insegnante che ha fatto la differenza. E Lacoste, con rispetto e tenerezza, restituisce dignità a questo ruolo tanto complesso quanto fondamentale. Accanto a lui, Adèle Exarchopoulos conferma la sua versatilità, offrendo un ritratto convincente e misurato di un’insegnante di matematica, mentre Louise Bourgoin e François Cluzet aggiungono sfumature di intensità e calore al racconto.

Una scena del film Guida pratica per insegnanti
Una scena del film Guida pratica per insegnanti – © 2023 31 Juin Films / Les Films du Parc / France 2 Cinéma / Le Pacte / Les Films de Benjamin

Una favola moderna per parlare al grande pubblico

Nonostante il titolo, Guida pratica per insegnanti non è un film pesante o didascalico. Al contrario, Lilti opta per una messa in scena leggera, a tratti teatrale, che gioca con l’esagerazione e con piccoli momenti di comicità, anche rischiando una certa caricatura. Ma proprio questa scelta stilistica gli permette di staccarsi dal realismo più crudo per abbracciare un racconto più caldo, quasi favolistico, in cui i protagonisti diventano eroi quotidiani senza bisogno di proclami.

Uno degli aspetti più interessanti del film è l’attenzione rivolta anche agli studenti, ritratti con rispetto e autenticità, lontano dagli stereotipi spesso riservati ai giovani delle periferie. In questo senso, Guida pratica per insegnanti riesce davvero a essere un’opera “popolare” nel senso migliore del termine: un film che parla a tutti, che riesce a evocare l’alunno che siamo stati, l’adulto che siamo diventati e il cittadino che vorremmo essere.

Citadel: cancellati i due spin-off della serie Prime Video

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Citadel: cancellati i due spin-off della serie Prime Video

Deadline ha confermato che Amazon ha staccato la spina agli spin-off internazionali di Citadel, ovvero Citadel: Honey Bunny e Citadel: Diana (interpretato da Matilda De Angelis). Nessuna delle due tornerà serie tornerà dunque per una seconda stagione e sembra che l’idea di una serie di altri spin-off simili sia stata abbandonata. I fratelli Russo avevano grandi speranze per la serie a grande budget, ma si tratta solo dell’ultima delusione per i registi dopo le recensioni negative di The Electric State e il basso numero di spettatori su Netflix. Anche The Gray Man e Cherry sono stati accolti male.

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Dopo aver attraversato con successo l’India e l’Italia, le storie di Honey Bunny e Diana si intrecceranno nella prossima seconda stagione della serie madre Citadel”, ha dichiarato oggi Vernon Sanders, responsabile della televisione di Amazon MGM Studios. “Anche se questi capitoli internazionali di successo e molto apprezzati non continueranno come serie singole, la seconda stagione di Citadel sarà la più esaltante che abbiamo mai realizzato”.

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Con una narrazione ad alto rischio, nuove aggiunte al nostro incredibile cast e un’ambizione audace e cinematografica, la nuova stagione approfondirà i viaggi emotivi di Nadia, Mason e Orlick contro la forza implacabile che è Manticore”, ha aggiunto. “Non vediamo l’ora di condividere ciò che ci aspetta quando la seconda stagione sarà presentata in anteprima mondiale nel secondo trimestre del 2026”.

Queer: la spiegazione del finale del film con Daniel Craig

Queer: la spiegazione del finale del film con Daniel Craig

Il film romantico Queer (qui la recensione) racconta la storia dell’espatriato americano Lee (Daniel Craig) e del giovane Gene (Drew Starkey), esplorando le complessità dell’amore, dell’attrazione e dello stile di vita gay negli anni Cinquanta. Diretto da Luca Guadagnino e basato sull’omonima novella del 1985 di William S. Burroughs, Queer porta il pubblico nella Città del Messico degli anni Cinquanta per incontrare Lee, un emarginato tra le altre persone queer, che trascorre il suo tempo visitando i club della città e cercando di trovare nuovi (e più giovani) partner sessuali.

Un giorno, Lee vede Gene in un bar e ne è immediatamente attratto, ma, con sua grande sorpresa, non riesce ad avvicinarsi a lui, finché Gene stesso non gli si avvicina. Iniziano così una relazione sessuale, ma Gene continua a essere emotivamente distante, mentre Lee desidera l’intimità emotiva, pur avendo a che fare con un disturbo da uso di sostanze. Un viaggio in Sud America che li porta nella giungla per un’esperienza di yagé/ayahuasca finisce per essere un punto di svolta per i due, e il loro legame e la loro relazione non sono più gli stessi quando arriva il finale di Queer.

Perché Lee e Gene non restano insieme nel finale

Prima che Lee incontri Gene, Queer mostra che Lee tende ad andare a caccia di giovani uomini e ad attirarli a fare sesso con lui, con uno di loro che dice al suo amico che Lee ha cercato di andare a letto con lui per un po’ e che non è in grado di capire l’amicizia tra persone queer. Il problema di Lee non è che non sia in grado di stringere amicizia con altre persone queer, perché è assolutamente in grado di farlo (è amico di Joe, interpretato da Jason Schwartzman), ma che desidera amore, attenzioni e intimità in ogni modo, il che può farlo apparire come disperato o appiccicoso.

L’attrazione di Lee per Gene è diversa da qualsiasi altra che abbia mai provato, poiché non sa nemmeno come approcciarsi a lui, e solo quando Gene gli parla si lascia finalmente andare e si gode l’esperienza. Tuttavia, la relazione tra Lee e Gene è solo sessuale e, sebbene Gene tenga a Lee, l’intimità emotiva che Lee cerca non è presente con Gene. Lee invita Gene a partecipare al suo viaggio in Sud America per avvicinarsi a lui, ma Gene non cambia realmente le sue abitudini.

Uno dei motivi per cui Lee decide di andare in Sud America è il suo interesse per la telepatia e per la pianta yagé, che, a quanto ha letto, viene usata per migliorare la telepatia. Un esperto in materia invia Lee e Gene nella giungla per incontrare la dottoressa Cotter (Lesley Manville), una scienziata che ha studiato la pianta per anni e può controllarne l’uso. Il “viaggio” nello yagé di Lee e Gene apre loro gli occhi e quando finisce, invece di essere più vicini, sono più distanti che mai. Lee e Gene partono e prendono strade diverse, e Lee rimane single fino al suo ultimo giorno.

Queer recensione film

Perché Lee era così interessato alla telepatia

L’interesse di Lee per la telepatia viene menzionato per la prima volta all’inizio di Queer, quando ne parla con uno dei giovani a cui è interessato. Lee dice di credere nella telepatia e di essere interessato a sperimentarla, e per questo vorrebbe vivere l’esperienza del consumo di yagé. Lee dice anche di aver letto che il governo degli Stati Uniti e i russi hanno fatto esperimenti con lo yagé a scopo di controllo mentale, il che ha gettato un po’ di stigma sulla pianta.

Lee è così interessato alla telepatia non solo perché ci crede, ma perché sarebbe un modo molto più semplice per comunicare i suoi sentimenti ai suoi partner, soprattutto a Gene. Lee fatica a connettersi e a comunicare con Gene, e il suo desiderio di intimità con lui è splendidamente illustrato da un Lee fantasma che raggiunge fisicamente Gene, per cui la telepatia gli permetterebbe di dire a Gene ciò che sente e di cui ha bisogno in modo più semplice e diretto.

Cosa significa l’esperienza di Lee e Gene con lo yagé

Lee viene avvertito più di una volta, prima del finale di Queer, che l’assunzione di yagé non ti fa sballare ed è diversa da qualsiasi altra droga. Lee ha una dipendenza dagli oppioidi e assume regolarmente eroina e, durante il viaggio in Sud America, va incontro a un’intensa crisi di astinenza. Riesce a disintossicarsi durante il viaggio, ma insiste nel provare lo yagé, anche dopo essere stato avvertito che l’assunzione non lo porterà in un’altra “dimensione” come le altre droghe, ma è invece uno specchio che costringe l’utente a guardarsi veramente dentro.

Gene accetta di prendere lo yagé con Lee e i due lo provano con l’aiuto del dottor Cotter, e proprio quando pensano che la pianta non abbia fatto effetto, iniziano a vivere un’esperienza davvero strana ma molto intensa. Dopo aver vomitato il proprio cuore, Lee e Gene si siedono davanti a un falò e scompaiono gradualmente mentre comunicano telepaticamente. Gene dice a Lee di non essere queer e di essere invece incorporeo, una frase che Lee aveva già detto in un sogno. Sebbene Lee dica che lo sapeva già, ha il cuore spezzato, ma nel bel mezzo del viaggio in yagé le sue urla non si sentono.

In un ultimo tentativo di avvicinarsi a Gene al di là di una relazione sessuale, i corpi di Lee e Gene iniziano a fondersi mentre si abbracciano, e questo è il loro ultimo momento insieme. Quando gli effetti dello yagé si esauriscono, Lee cerca di riavvicinarsi a Gene, ma quest’ultimo vuole solo dormire. Il mattino seguente, Gene non parla con Lee e quando lasciano la casa del dottor Cotter, si separano per sempre. Il viaggio nello yagé apre gli occhi sia a Lee che a Gene, con quest’ultimo che finalmente è abbastanza libero da dire a Lee che non è queer e che quindi non può amarlo come vorrebbe.

queer film 2024 Luca Guadagnino

Lee ottiene ciò che vuole dal “viaggio”, poiché sperimenta la telepatia e può finalmente comunicare con Gene, ma, allo stesso tempo, non ottiene ciò che vuole, poiché si rende conto che Gene non lo amerà mai e lo lascerà. In un ultimo momento di simbolismo in Queer, una volta tornato a Città del Messico due anni dopo, Lee fa un altro sogno in cui trova un serpente che si mangia la coda (l’ouroboros) e Gene che indossa una collana di millepiedi che prende vita.

L’ouroboros è un simbolo del ciclo della vita e della rinascita, ma soprattutto, nel contesto di Lee, riguarda il modo in cui si consuma, così come Lee continuerà nel suo circolo vizioso di solitudine, desiderio d’amore, uso di sostanze ed essere queer in un mondo intollerante e repressivo. D’altra parte, il millepiedi semplicemente se ne va, proprio come fa Gene, e va avanti mentre Lee rimane uguale.

Cosa succede a Gene dopo il viaggio in yagé

Come già detto, il viaggio in yagé permette a Gene di essere finalmente completamente onesto con Lee e di dirgli che non è queer e che quindi non lo amerà come lo ama lui. Anche quella notte, Gene non vuole parlare di ciò che è successo e sceglie di dormire mentre Lee rimane sveglio, e la mattina seguente non parla e rifiuta di aprirsi anche con il dottor Cotter. Quando escono dalla casa del dottor Cotter, Gene è un paio di passi avanti a Lee, ma improvvisamente scompare e quella diventa l’ultima volta che Lee lo vede.

Due anni dopo, a Città del Messico, Lee viene a sapere da Joe che Gene è tornato in città ma è partito sei mesi prima con un colonnello dell’esercito per il Sud America per fargli da guida turistica, e ha anche accennato alla possibilità di incontrare Lee. Gene non torna più a Città del Messico o Lee se ne va ad un certo punto, ma i due non si rivedono mai più.

Daniel Craig e Drew Starkey in Queer

Cosa succede a Lee alla fine del film

Il finale di Queer contiene un salto temporale: Lee continua il suo viaggio senza Gene dopo l’esperienza yagé e torna a Città del Messico due anni dopo. Lee si riunisce con Joe nel loro bar preferito, dove Joe gli dice che Gene è partito sei mesi fa. Dopodiché, Queer passa al già citato sogno con l’ouroboros e il millepiedi, in cui Gene è seduto su un letto dell’hotel locale dove Lee aveva avuto in precedenza incontri sessuali con altri uomini. Gene si mette un bicchiere di vetro in testa e Lee spara, colpendo Gene alla testa. Sebbene all’inizio Lee sorrida, poi si precipita sul corpo di Gene e lo bacia per l’ultima volta.

Lee si è ormai liberato di Gene, ma non del tutto, perché una parte di lui continuerà ad amarlo – o, forse, ciò che ama e a cui si aggrappa è l’idea di ciò che sarebbe potuto essere se Gene avesse ricambiato il suo amore. Queer fa un ultimo salto temporale a un Lee anziano in quella stessa stanza d’albergo, e invece di indossare il suo caratteristico abito bianco, ora ne indossa uno nero. Lee si sdraia sul letto, su un fianco, tremando, come quando era in astinenza da oppioidi, ma questa volta senza Gene. I ricordi del periodo trascorso con lui continuano a suonare nella sua testa e Lee muore da solo in quel letto, mentre l’ultima inquadratura è costituita da luci lampeggianti di diversi colori.

Il vero significato di Queer

Sebbene l’amore unilaterale tra Lee e Gene sia il punto focale di Queer, ci sono altri grandi temi affrontati. Lee desidera l’intimità emotiva, ma non sa come ottenerla e si accontenta di relazioni puramente fisiche. Mentre Lee vive una vita più libera come uomo queer, Gene è l’opposto, poiché ha ceduto alla pressione sociale degli anni Cinquanta contro le persone queer e non si permette di vivere la sua verità; come diretta conseguenza di ciò, non sa cosa vuole, il che lo porta a giocare con i sentimenti di Lee.

Anche se Lee vive più liberamente, Queer mostra anche quanto possa essere solitario essere una persona queer, poiché c’è ancora un vuoto in lui che non riesce a colmare, e questa solitudine era più presente negli anni Cinquanta. Non si sa se Gene sarà mai in grado di vivere liberamente la sua vita, di essere se stesso e di trovare qualcuno con cui essere se stesso e che possa amare a sua volta, ma almeno per Lee la solitudine rimane fino al suo ultimo giorno, così come il suo amore per Gene.

Charlie Cox e Vincent D’Onofrio spoilerano una location di Daredevil: Rinascita Stagione 2

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Subito dopo la conclusione della prima stagione di Daredevil: Rinascita, Charlie Cox e Vincent D’Onofrio hanno condiviso un breve video dal set della Seconda Stagione in cui ringraziano i fan per aver seguito il primo ciclo Disney dell’Uomo senza Paura. E dal video hanno mostrato un set molto famoso dei fumetti Marvel che vedremo nella Stagione 2.

Si tratta della palestra di Fogwell. Nei fumetti La Palestra di Fogwell è una palestra di boxe situata nel Lower West Side di Manhattan. I pugili che si sono allenati in questa palestra includono Battlin’ Jack Murdock.

I principali eventi legati a questa location sono i seguenti:

  • Devil venne qui in cerca del Sistematore, per vendicare la morte di suo padre; sconfisse Porky, Sam e altri picchiatori, finché il Sistematore e Slade scapparono per la strada.
  • Molti anni dopo, il giornalista del Daily Bugle Ben Urich andò alla Palestra di Fogwell per indagare sulla morte di Jack Murdock.
  • Devil in seguito tornò in palestra dopo essere stato accoltellato da Turk Barrett, dove collassò e fu trovato lì da Sorella Maggie. Dopo essersi ripreso, Matt si allenò nella palestra abbandonata.
  • Qualche tempo dopo, Devil tornò in palestra e salvò Don da Bullseye.

Non vediamo l’ora di scoprire cosa accadrà in Daredevil: Rinascita Stagione 2, mentre possiamo recuperare tutta la prima sanguinosa stagione su Disney+.

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita è su Disney+.

28 anni dopo: il nuovo trailer del film di Danny Boyle

28 anni dopo: il nuovo trailer del film di Danny Boyle

Dopo un primo inquietante trailer ufficiale di 28 anni dopo, sequel di 28 giorni dopo, è stato ora diffuso un secondo trailer del film diretto da Danny Boyle e scritto da Alex Garland. Nel filmato, ci viene stavolta offerto qualche dettagli in più su questo mondo sconvolto dalla diffusione degli zombie. Creature che vengono qui mostrate maggiormente, confermando che ce ne sono di diversi tipi all’interno del film, tra zombie estremamente veloci ed altri molto più alti e possenti di un comune essere umano. Vediamo ancora il personaggio di Aaron Taylor-Johnson passare insieme ad un ragazzo apparentemente molto importante attraverso diversi pericolosi ambienti e abbiamo anche qualche nuovo assaggio del personaggio di Ralph Fiennes.

Tutto quello che sappiamo su 28 anni dopo

28 giorni dopo è stato un grande successo e ha già generato un seguito meno apprezzato (ma comunque degno di nota), 28 settimane dopo del 2007. Boyle e Garland erano coinvolti solo come produttori esecutivi in quel progetto, quindi molti fan vedranno sicuramente questo nuovo film come il primo vero sequel. Jodie ComerAaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes hanno firmato per interpretare i ruoli principali ed è stato confermato anche il ritorno di Cillian Murphy nel ruolo del protagonista del film originale, Jim.

Boyle dirigerà il primo capitolo, mentre Nia DaCosta è stata annunciata di recente come regista del secondo film, che pare si intitolerà 28 anni dopo parte 2: Il tempio delle ossa. Il piano prevede di girare entrambi i film in parallelo. Garland scriverà tutti e tre i film. Il budget per ogni film si aggira intorno ai 75 milioni di dollari.

Il primo film vedeva Cillian Murphy nei panni di un uomo che si risveglia dal coma dopo un incidente in bicicletta e scopre che l’Inghilterra è stata invasa dagli “Infetti”. Il virus trasforma le sue vittime in assassini furiosi, ma a differenza dei soliti “zombie”, queste creature possono muoversi con una velocità spaventosa. L’uomo si mette quindi in viaggio per scoprire cosa sta succedendo, incontrando lungo la strada i compagni sopravvissuti interpretati da Naomie HarrisBrendan Gleeson, oltre a un maggiore dell’esercito squilibrato interpretato da Christopher Eccleston.

I dettagli sulla trama di 28 anni dopo non sono ancora stati resi noti, ma il periodo suggerisce che si svolgerà in un futuro prossimo, il che significa che il film potrebbe essere più orientato verso la fantascienza che verso l’horror vero e proprio.

Il film uscirà al cinema il 18 giugno 2025.

Michelle Trachtenberg: rivelata la causa della morte

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Michelle Trachtenberg: rivelata la causa della morte

L’attrice Michelle Trachtenberg è morta per cause naturali, in seguito a complicazioni dovute al diabete mellito. Come riportato da Variety, l’ufficio del medico legale di New York ha confermato i risultati a People mercoledì. Come noto, Trachtenberg è stata scoperta priva di sensi e non risponde nel suo appartamento di Manhattan la mattina del 26 febbraio. La famiglia dell’attrice di “Harriet la spia” e “Buffy l’ammazzavampiri” aveva rifiutato l’autopsia, dopo che la polizia di New York aveva stabilito che non c’erano prove di omicidio o criminalità. Ora, però, è stato fornito il motivo che pone fine ai tanti dubbi rimasti tra i fan.

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Michelle Trachtenberg tra televisione e cinema

Nata a New York l’11 ottobre 1985, la Trachtenberg ha debuttato in televisione in spot pubblicitari a soli tre anni prima di ottenere un ruolo ricorrente come Lily Montgomery nella longeva soap opera All My Children. Ha ottenuto ulteriori riconoscimenti recitando in The Adventures of Pete & Pete di Nickelodeon ed è stata nominata per un Daytime Emmy per il suo ruolo nella serie per bambini Truth or Scare di Discovery, prima di ottenere il ruolo principale di Harriet M. Welsch nel film del 1996 della Paramount Harriet the Spy, basato sul classico romanzo per bambini.

Trachtenberg è però meglio nota per essere entrata a far parte di Buffy l’ammazzavampiri nella quinta stagione, nel 2000, interpretando Dawn Summers, la sorella minore della Buffy di Sarah Michelle Gellar. Il ruolo, estremamente importante nella serie e confermato poi anche per le stagioni sei e sette, ha reso la Trachtenberg un’icona, nonché una delle attrici più amate dai giovani spettatori di quegli anni.

Successivamente, l’attrice si è fatta notare con ruoli nella commedia cult EuroTrip del 2004 e nel dramma sportivo Disney Ice PrincessUn sogno sul ghiaccio, dove ha interpretato un’adolescente libertina che scopre la sua passione per il pattinaggio artistico. Uno degli altri ruoli più memorabili della Trachtenberg risale al 2008, quando entra a far parte di Gossip Girl nel ruolo di Georgina Sparks, la manipolatrice e imprevedibile combinaguai che spesso getta nel caos le vite dell’élite dell’Upper East Side.

Nello stesso periodo, ha recitato accanto a Zac Efron e Matthew Perry nella commedia della Warner Bros 17 Again, interpretando la figlia del Mike O’Donnell di Perry, che ottiene magicamente la possibilità di rivivere la sua adolescenza. In seguito, la Trachtenberg ha continuato a lavorare costantemente in televisione, con apparizioni in serie come House, Weeds, NCIS: Los Angeles e Sleepy Hollow.

Mikey Madison dice no a Star Wars

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Mikey Madison dice no a Star Wars

Mikey Madison non viaggerà nella galassia lontana lontana per il suo primo progetto dopo aver vinto l’Oscar come miglior attrice. Secondo le fonti di Variety, alla Madison era stato offerto un ruolo nel nuovo film di “Star Wars”, ancora senza titolo, diretto dal regista di “Deadpool & WolverineShawn Levy, ma le conversazioni si sono concluse con la rinuncia della star di “Anora” alla parte. L’attrice è probabilmente interessata a dedicarsi ad altri progetti, forse continuando sulla strada del cinema indipendente.

Come già riportato, lo sceneggiatore Jonathan Tropper (“This Is Where I Leave You”, “The Adam Project”) ha scritto la sceneggiatura del film, che avrà come protagonista Ryan Gosling. Levy sta sviluppando il progetto dalla fine del 2022 e sta anche producendo per la sua società 21 Laps, insieme alla presidente di Lucasfilm Kathleen Kennedy. Si dice che il film sia un progetto autonomo non collegato alla Saga degli Skywalker, che si è conclusa con “Star Wars: L’ascesa di Skywalker” del 2019. Al momento non si hanno altre notizie sul film.

Ancora senza titolo, seguirebbe “The Mandalorian & Grogu”, l’unico film di “Star Wars” ad aver ottenuto il via libera dopo più di cinque anni. Il film, che ha recentemente completato le riprese principali, dovrebbe debuttare il 22 maggio 2026. Sono al momento previsti anche diversi altri progetti, ma si trovano tutti in fase di sviluppo, con date di uscita al momento non confermate.

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Drop – Accetta o rifiuta, la spiegazione del finale: chi tormenta Violet?

Il grande colpo di scena di Drop – Accetta o rifiuta è sempre stato sotto gli occhi del pubblico, con una motivazione che in realtà gioca a favore dei temi del film. Diretto da Christopher Landon (regista di Auguri per la tua morte), questo nuovo thriller al cinema dal 17 aprile è incentrato sulla Violet di Meghann Fahy. Al suo primo appuntamento dopo la morte del marito violento, la donna sembra inizialmente felice di condividere finalmente un pasto con il bello e dolce Henry. Tuttavia, una serie di messaggi anonimi la avvisano che la vita di sua sorella Jen e di suo figlio Toby è in pericolo, a meno che non segua esattamente le istruzioni. A questo punto il film propone una serie di colpi di scena che costringono Violet a cercare di scoprire la verità.

Drop – Accetta o rifiuta propone dunque un mistero profondamente divertente e un racconto ingannevolmente elegante che diventa sempre più avvincente man mano che la posta in gioco si alza. Ci si concentra principalmente sul mistero che circonda la persona che sta cercando di costringere Violet a commettere un omicidio, ma questo non toglie nulla alla potente morale al centro della storia. Si tratta di un film in cui i sopravvissuti agli abusi riprendono il loro potere e lottano contro le persone che vogliono controllarli. Ecco allora come il finale del film porta degnamente a conclusione questo teso thriller, in un’esplosione di azione che sottolinea i temi emotivi.

Il colpo di scena di Drop – Accetta o rifiuta

Il cattivo principale di Drop – Accetta o rifiuta è Richard, che si rivela un assassino molto più pericoloso di quanto il suo personaggio inizialmente senza pretese potesse far pensare. Inizialmente, Richard sembra un personaggio di ripiego destinato ad animare la scena che ha con Violet ad inizio film. Un uomo anziano al suo primo appuntamento dopo anni sembra abbastanza innocuo. In realtà, è un assassino ingaggiato per uccidere Henry. Sembra che Richard e il suo innominato socio abbiano fatto questo lavoro abbastanza a lungo da perfezionarlo, usando la tecnologia moderna per manipolare Violet e impedire ogni suo tentativo di avvisare le autorità.

Meghann Fahy e Brandon Sklenar in Drop - Accetta o rifiuta
Meghann Fahy e Brandon Sklenar in Drop – Accetta o rifiuta. Foto di Bernard Walsh/Univ – © 2025 Universal Studios. All Rights Reserved.

Assicurandosi la collaborazione di Violet minacciando la sua famiglia, Richard cerca di costringerla ad avvelenare Henry, dopo aver preparato la situazione con le prove della colpevolezza di lei. In questo modo, la incolperà dell’omicidio di Henry. Violet sarà vista dalle telecamere di sicurezza mentre manomette il drink dell’uomo, somministrandogli un’overdose di un farmaco che somministra spesso ai pazienti. Complica la cosa il fatto che si dice abbia ucciso il suo violento marito. Dal suo punto cieco in una cabina, Richard può dunque osservare tutto questo e rispondere ai tentativi di fuga di Violet. È un piano ben congegnato che va in fumo solo perché sottovaluta la donna in un momento chiave.

Perché Richard vuole che Henry muoia

Richard non sembra avere un’antipatia specifica per Henry, ma rivela di averlo preso di mira solo a causa dei suoi datori di lavoro. Drop – Accetta o rifiuta rivela che Henry è un fotografo dell’ufficio del sindaco che ha le prove della corruzione del politico. Henry sta collaborando con le autorità e sarà un testimone chiave nel caso. La sua morte, anche in circostanze normali, potrebbe essere considerata sospetta, rendendo necessario un omicidio più articolato. Richard deve anche assicurarsi che la scheda SD della sua macchina fotografica venga distrutta, cosa che costringe Violet a fare nelle sue manipolazioni.

Per questo motivo Richard cerca di usare Violet come intermediario per il suo assassinio. Se Violet venisse incolpata dell’omicidio, sembrerebbe completamente scollegata dall’indagine sul sindaco e potenzialmente gli risparmierebbe ulteriori controlli. Ironia della sorte, i tentativi di Richard di proteggere il sindaco da qualsiasi legame con l’assassinio lo espongono in uno spazio estremamente pubblico. Una volta convinto che Violet abbia avvelenato Henry, Richard deride Violet con tutti i dettagli del loro piano – solo per rendersi conto che lei ha finto di avvelenare Henry e in realtà ha avvelenato il dessert dell’anziano. La sua successiva morte (e l’incapacità di uccidere Violet o Henry) smaschera poi il sindaco.

Meghann Fahy in Drop - Accetta o rifiuta
Meghann Fahy in Drop – Accetta o rifiuta. Foto di Bernard Walsh/Univ – © 2025 Universal Studios. All Rights Reserved.

Cosa è successo davvero al marito di Violet

La prima scena di Drop – Accetta o rifiuta è uno dei momenti più cupi del film, in quanto allude alla natura abusiva del rapporto tra Violet e il suo ex marito. Nonostante avessero un bambino insieme, l’uomo divenne per Violet una presenza sempre più instabile e violenta. La donna spiegherà a Henry, alla fine del film, che era diventato pericoloso con il figlio (cosa che ancora la tormenta). Come viene costantemente rivelato nel film attraverso i flashback, il marito di Violet si scagliava contro di lei, la picchiava e minacciava sia lei che il neonato Toby con una pistola. All’arrivo della polizia, il marito, scosso, ha puntato la pistola contro di sé, uccidendosi.

È una rivelazione oscura che cambia gran parte delle scene precedenti. La decisione di Violet di cambiare la sua prassi nei confronti dei sopravvissuti agli abusi acquista un taglio molto più personale, così come la sua eventuale resilienza di fronte ad altri uomini controllanti e violenti come Richard. Inoltre, dà a lei e a Henry qualcosa di vulnerabile su cui legare, dato che lui è ancora scosso dalle sue scoperte sul sindaco. Inoltre, offre a Richard un potenziale mezzo per dipingere Violet come un’assassina violenta, suggerendo che la famiglia del marito la sospettasse in seguito di un crimine. La tragica verità dietro il matrimonio di Violet è dunque una rivelazione emotivamente efficace.

Il vero significato di Drop

Drop – Accetta o rifiuta è dunque un film dal ritmo serrato che presenta diversi colpi di scena di grande effetto, concentrandosi più sulle tortuose svolte della trama che su qualsiasi grande dichiarazione tematica. Al centro di Violet (e in misura minore di Henry) c’è una metafora dei sopravvissuti agli abusi. Che si tratti di una relazione sentimentale tossica, del tradimento di un amico o delle manipolazioni di un datore di lavoro, i sopravvissuti come Violet e Henry sono entrambi chiaramente scossi e scoraggiati da queste esperienze. Henry suggerisce addirittura di brindare con i loro shot di tequila alla “speranza” di poterne uscire rafforzati.

Questa è l’etica delle azioni di Violet nel momento culminante, quando si rifiuta di cedere la sua autorità a un altro uomo che vuole abusare del suo potere su di lei. Violet combatte contro Richard, non solo superandolo nel ragionamento, ma assicurandosi la sua morte mentre è seduta proprio di fronte a lui. Violet aiuta a evitare che sua sorella e suo figlio diventino vittime, rifiutandosi di seguire le regole di Richard. Drop – Accetta o rifiuta si immedesima nel dolore persistente che il trauma può provocare in tutti i tipi di persone, ma sottolinea quanto sia importante lottare contro di esso e recuperare il proprio senso di sé e la propria autonomia.

Vanessa Kirby condivide nuove immagini di I Fantastici Quattro: Gli Inizi

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Mentre il 25 luglio, e quindi l’uscita di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, si avvicina sempre più, Vanessa Kirby, che interpreterà Sue Storm/La Donna Invisibile, ha condiviso sui suoi canali social delle nuove immagini mai viste prima del film, in cui compare insieme ai suoi compagni di set, il resto della sua “Famiglia Marvel”:

Tutto quello che c’è da sapere su I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film I Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro: Gli Inizi, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter HauserJohn MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre comparire nel film.

Kingsman – Il cerchio d’oro: la spiegazione del finale del film

Kingsman – Il cerchio d’oro: la spiegazione del finale del film

È facile immaginare che le prime riunioni di presentazione del primo film di Kingsman includano numerosi riferimenti a James Bond. Come Bond, gli agenti del gruppo sono superspie inglesi dall’abbigliamento elegante. Kingsman – Secret Service ha visto il protagonista Eggsy (Taron Egerton) come l’ultimo a entrare a far parte della segreta agenzia di spionaggio. Nel suo sequel, Kingsman – Il cerchio d’oro (qui la recensione), l’adolescente Eggsy è ora un agente a tutti gli effetti, in grado di affrontare le missioni di spionaggio itineranti che il suo lavoro richiede. Il suo mentore è Harry Hart (Colin Firth), una superspia esperta che soffre però di amnesia all’inizio del secondo film.

Il cattivo di Kingsman – Il cerchio d’oro è invece la Poppy Adams di Julianne Moore, leader del Cerchio d’oro, il più potente cartello della droga al mondo, che ha avvelenato la sua parte di approvvigionamento nel mondo. La donna usa questo come leva per fare pressione sul Presidente degli Stati Uniti affinché ponga fine alla guerra alla droga. Il presidente, tuttavia, non ha intenzione di collaborare, preferendo che ogni consumatore soccomba semplicemente all’avvelenamento di Poppy. Spetta quindi a Eggsy e co. far arrivare l’antidoto a tutte le vittime della criminale. Alla fine del film, la popolazione mondiale che fa uso di droga è stata ovviamente salvata e viene anche lasciata la porta aperta ad un sequel.

Salvare il mondo da una società perversa

La trama di Kingsman – Secret Service ruotava intorno a un piano di dominazione del mondo che coinvolgeva un nuovo tipo di tecnologia cellulare alla moda. Kingsman – Il cerchio d’oro sposta invece l’attenzione dalle grandi tecnologie al trattamento sociale del consumo di droga. Nel finale Eggsy, Harry e Merlino scoprono da Charlie la posizione del nascondiglio di Poppy in Cambogia e vi si recano da soli, non fidandosi degli Statesman, che si erano offerti di aiutarli nella missione. Avvicinandosi al perimetro del rifugio, Eggsy però calpesta una mina, ma Merlino si sacrifica per salvare lui e Harry, facendosi saltare in aria insieme ad alcune guardie. Eggsy e Harry irrompono nel covo eliminando tutte le guardie che incontrano.

kingsman

Eggsy uccide poi Charlie vendicando i compagni caduti e sbeffeggiandolo sul fatto che è mai stato degno di essere un Kingsman, mentre Harry distrugge i cani robotici di Poppy grazie all’aiuto di Elton John, prigioniero da mesi della donna. Catturata Poppy, le iniettano una dose concentrata della sua tossina insieme a eroina per stordirla e farla parlare. Delirando, Poppy rivela la password del computer che controlla i droni che devono consegnare l’antidoto in tutto il mondo, ma poi muore di overdose. Whiskey li interrompe prima che possano attivare i droni, rivelando che sua moglie, incinta, era morta in una rapina compiuta da due tossicodipendenti.

Ciò lo ha portato a cercare una vendetta personale nei confronti di tutti i consumatori di droga. Alla fine, Eggsy e Hart neutralizzano Whiskey e attivano i droni, consegnando l’antidoto in tutto il mondo. Il Presidente degli Stati Uniti viene arrestato per cospirazione, mentre Champagne – leader degli Statesman – acquista una distilleria in Scozia per aiutare i Kingsman a ristabilirsi. L’analista Ginger Ale diventa il nuovo agente operativo Whiskey, realizzando un suo sogno. Eggsy, invece, sposa Tilde e Tequila si unisce ai Kingsman, che aprono un nuovo negozio di sartoria a Londra.  I Kingsman salvano così la popolazione mondiale di tossicodipendenti, tra cui la fidanzata (e moglie alla fine del film) di Eggsy e uno dei dipendenti del presidente.

Dato il loro coinvolgimento, il consumo di droga è dunque una caratteristica indiscriminata all’interno del film, piuttosto che una forma di malvagità agli occhi del presidente. La storia del primo lungometraggio era costruita intorno al commento sulla natura maligna dell’industria tecnologica. Kingsman – Il Cerchio d’oro, invece, pone la mancanza di empatia nei confronti dei tossicodipendenti come la tragedia che guida la sua malvagità. È quindi probabile che un terzo film introduca una nuova malattia sociale come forza motivante della sua storia.

Kingsman - Il cerchio d'oro sequel

L’impostazione di un sequel

Sebbene non siano ancora emersi dettagli sulla storia del terzo film, il regista dei primi due film, Matthew Vaughn, ha confermato che si intitolerà Kingsman: The Blue Blood. Il film è attualmente in fase di sviluppo. Anche se i dettagli su questo terzo film possono essere scarsi, il finale di Kingsman – Il cerchio d’oro prepara il mondo del terzo film in alcuni modi chiave. Alla fine di questo secondo capitolo, i membri di Kingsman come Roxy del primo film e persino il robusto Merlino sono morti. Nel secondo film è stata introdotta nella serie l’agenzia Statesman, la controparte statunitense di Kingsman. La Statesman include in particolare l’agente Tequila, interpretato da Channing Tatum.

Tuttavia, Tequila trascorre gran parte del film lontano dall’azione. Nella sequenza finale, tuttavia, Tequila si trova in Inghilterra e sfoggia un abito britannico su misura, il che suggerisce un maggiore coinvolgimento nel terzo film. Alla fine del film si scopre anche che l’agenzia Statesman ha finanziato la costruzione di una distilleria di whisky (diversa da quella di bourbon di proprietà della Statesman) per aiutare Kingsman a riprendersi dalle perdite iniziali, alludendo al coinvolgimento generale dell’agenzia. Infine, la Ginger Ale di Halle Berry, esperta di tecnologia, viene promossa a pieno titolo Agente Whisky alla fine del film, il che suggerisce il suo coinvolgimento in quello che potrebbe essere un terzo film della serie Kingsman ricco di star.

Prima di questo, però, nel 2021 è arrivato al cinema il film The King’s Man – Le origini, con protagonista l’attore Ralph Fiennes. Questo è il primo prequel della saga, ed è ambientato durante la Seconda guerra mondiale, andando a narrare la nascita dell’organizzazione del titolo. Il film narra dunque di come, nel corso dei primi travagliati decenni del Novecento, i Kingsman si siano formati e si siano trovati da subito costretti a fronteggiare un pericolo di enormi proporzioni.  Di questo film sembra sia in lavorazione un suo sequel diretto, ad oggi noto come The King’s Man: The Traitor, ambientato durante l’ascesa al potere di Adolf Hitler, presente come personaggio anche in questo film.

Apocalypse Now: la spiegazione del finale del film

Apocalypse Now: la spiegazione del finale del film

Gli anni Settanta sono stati un decennio eccezionale per il cinema americano, con i registi della New Hollywood che hanno approfittato di una libertà artistica senza precedenti mentre il vecchio sistema degli studios declinava. L’atteggiamento verso il sesso, la violenza e le tematiche adulte si allentò e registi come Martin Scorsese, Robert Altman, Peter Bogdanovich, Roman Polanski e i loro contemporanei fiorirono creativamente, realizzando alcuni dei più grandi film dell’epoca. Alla fine, però, quella libertà divenne una lama a doppio taglio. Sul finire del decennio, alcuni noti progetti cinematografici divennero così imponenti e troppo ambiziosi da affossare l’intero movimento. Tra questi vi è anche Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.

Sebbene non sia stato disastroso come l’epico fallimento di I cancelli del cielo di Michael Cimino – il film ampiamente considerato come quello che ha messo il chiodo finale nella bara della Nouvelle Vague americana – Apocalypse Now ha mostrato molti segni simili della creatività e dell’ego incontrollati di un regista. Coppola, il regista premio Oscar di Il padrino e Il padrino – Parte II, ha portato l’autorialità a livelli di eccesso stravaganti con la sua fantasticheria infernale su “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad.

La produzione di Apocalypse Now è diventata una leggenda del cinema, tanto folle da giustificare un documentario a sé stante, “Hearts of Darkness: A Filmmaker’s Apocalypse”. Lavorando con lo sceneggiatore John Milius, il grande progetto di Coppola era però quello di portare il pubblico “attraverso un’esperienza di guerra senza precedenti e farli reagire come coloro che avevano vissuto la guerra”. Considerato oggi come il film per eccellenza sul tema de “la guerra è un inferno”, ci sono pochi dubbi sul fatto che ci sia riuscito. Ma che dire della sua fonte letteraria e di quel finale sconvolgente e ossessionante?

Film epici guerra Apocalypse Now
Robert Duvall in Apocalypse Now. © 1979 – United Artists

Di cosa parla esattamente Apocalypse Now?

Il capitano Willard (Martin Sheen), un agente speciale, sta impazzendo in una stanza d’albergo di Saigon prima che gli venga offerta una missione molto speciale. Gli viene affidato il compito di risalire il fiume nella vicina Cambogia per infiltrarsi nell’accampamento del colonnello Kurtz (Marlon Brando), berretto verde altamente decorato, che opera brutalmente al di fuori del controllo del Pentagono. La missione di Willard è di porre fine al comando di Kurtz con “estremo pregiudizio”. Per raggiungere la sua destinazione, Willard si imbarca su una barca di pattuglia fluviale della Marina degli Stati Uniti.

Mentre lui e l’equipaggio risalgono lentamente il fiume, si imbattono in episodi sempre più orribili e allucinanti, che vanno dall’attacco di un elicottero cannoniere a un villaggio controllato dai vietcong a uno spettacolo di danza delle Playmate di Playboy nel profondo della giungla. Gradualmente, l’equipaggio di Willard cade uno dopo l’altro nei terrori della giungla, prima che i sopravvissuti arrivino al complesso di Kurtz, disseminato di cadaveri. Dopo che l’attacco aereo preordinato sul posto è stato annullato, Willard attinge al suo cuore di tenebra per liberarsi del tormentato e contaminato colonnello Kurtz.

Il libro che ha ispirato il film

Attingendo alle sue esperienze di lavoro in una compagnia commerciale belga che solcava il fiume Congo, il romanziere Joseph Conrad ideò una storia su Kurtz, un uomo che prende il controllo di una stazione commerciale nell’interno del paese e instaura un regime brutale, venerato come un semidio dalle tribù locali. Ne nacque una novella intitolata “Cuore di tenebra”. Il protagonista della storia, Marlow, viaggia attraverso la giungla e risale il fiume per incontrare il signor Kurtz, che ha una reputazione misteriosa e temibile nella regione. Le voci suggeriscono inoltre che sia gravemente malato. Quando Marlow e il suo equipaggio arrivano all’accampamento di Kurtz, decorato con teste mozzate di indigeni, si conferma l’idea che i metodi del commerciante d’avorio sono diventati orripilanti.

Conrad usa Kurtz come critica al dominio belga in Congo, dove commercianti e avventurieri, avvantaggiati rispetto agli indigeni dalla loro tecnologia superiore, sfruttano il loro potere e sfociano in un trattamento brutale e disumano degli abitanti del luogo. Questo riflette anche il quadro più ampio del saccheggio del continente da parte delle nazioni europee durante lo Scramble for Africa alla fine del XIX secolo. Il titolo stesso, “Cuore di tenebra”, ha un doppio significato, riferendosi al viaggio del protagonista nelle profondità del cosiddetto “continente nero”, ma anche agli abissi di violenza e depravazione di cui l’uomo è capace attraverso la lussuria e l’avidità.

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Apocalypse Now trama film
Martin Sheen in Apocalypse Now. © 1979 – United Artists

La spiegazione del finale di Apocalypse Now

Sebbene le trame di base siano simili, Coppola e Milius aggiungono anche la dimensione della guerra, facendo un parallelo tra la spartizione dell’Africa e il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Vietnam. Willard è il protagonista ma, come Kurtz, si trova sempre più lontano dalla civiltà quanto più si spinge all’inseguimento del suo obiettivo. Il comportamento di Kurtz suggerisce che la guerra ha un effetto disumanizzante su coloro che vi partecipano, soprattutto se viene dato loro un potere e un’influenza incontrollati sui “selvaggi” che intendono dominare. È evidente fin dall’inizio che Willard non è nelle migliori condizioni mentali.

Alla fine, si è liberato di tutte le norme della correttezza occidentale ed è diventato lui stesso “nativo”, aggirandosi per il complesso di Kurtz mezzo matto e mezzo nudo. Come abbiamo visto gli adoratori di Kurtz macellare cerimoniosamente un bufalo d’acqua, Willard fa lo stesso con Kurtz. L’implicazione è che Kurtz era un’utile bestia da soma per l’esercito americano fino a quando non è diventato un peso, quindi doveva essere sacrificato. Dopo l’uccisione di Kurtz, i suoi seguaci sembrano pronti ad accettare Willard come nuovo sovrano. Invece, egli salpa con l’ultimo superstite del suo equipaggio. Il finale è ambiguo: Willard è sfuggito al ciclo, sapendo che, se prenderà il posto di Kurtz, un altro assassino sarà inviato per lui?

Oppure, liberato dalle ultime vestigia di un comportamento civile, si sta dirigendo fuori dalla mappa per creare il proprio feudo? Potrebbe essere solo diretto a casa, ma è difficile credere che possa più esserci una casa per Willard. Mentre altri film hanno rappresentato i conflitti armati in modo più accurato e viscerale, nessuno si è avvicinato tanto ad Apocalypse Now nel catturare l’impatto psicologico della guerra. L’orrore vero, appunto. Per quanto riguarda l’effettivo significato del titolo del film, Apocalypse Now, il co-sceneggiatore John Milius ha spiegato che è antecedente alla concezione del film e che è stato ispirato dai distintivi che vedeva sfoggiare dagli hippy.

Il titolo gli venne in mente perché gli hippy dell’epoca avevano delle spille con i segni della pace con la scritta “Nirvana Now”. Le parole di Milius sono in linea con il moderno significato inglese della parola “apocalypse”, che connota un cataclisma massiccio e distruttivo, forse visto come una rivelazione profetica. Tuttavia, la parola “apocalisse” affonda le sue radici nel termine greco apokálupsis, che significa “scoprire” o “rivelare”. Anche se forse Coppola e Milius non hanno fatto questo collegamento esplicito, si potrebbe ipotizzare che sia per Willard che per Kurtz la guerra abbia tolto le loro illusioni e giustificazioni interiori per rivelare l’ipocrisia e l’immoralità della loro guerra imperialistica.

Whitney – Una voce diventata leggenda, la storia vera dietro il film

Whitney – Una voce diventata leggenda (qui la recensione) è basato sulla storia vera della vita e della carriera dell’iconica cantante. Whitney Houston, soprannominata “The Voice”, è una delle artiste di maggior successo di tutti i tempi, avendo battuto record e venduto più di 200 milioni di dischi in tutto il mondo nel corso della sua carriera. Ad oggi, sono stati realizzati ben cinque film su di lei, tra documentari e lungometraggi. Diretto da Kasi Lemmons su sceneggiatura di Anthony McCarten, il film si ispira dunque alla sua vita, anche se alcuni elementi non vengono approfonditi o raccontati fedelmente rispetto a come si sono realmente svolti.

Come noto, le biografie, pur essendo basate sulla verità, possono infatti includere solo una parte della storia e a volte esagerano alcuni aspetti della vita di un musicista per far valere le proprie ragioni (ne sono un esempio titoli come Bohemian Rhapsody, Rocketman o il più recente A Complete Unknown). Il biopic su Whitney Houston offre uno sguardo sulla vita e sull’ascesa alla fama della celebre cantante, ma c’è molto di più nella storia che il film tralascia e ci sono domande che sorgono dopo aver visto alcune scene di Whitney – Una voce diventata leggenda. In questo approfondimento esploriamo proprio il rapporto tra il film e la realtà.

La storia vera dietro il film: Whitney Houston era bisessuale? La realtà sulla relazione con Robyn Crawford

Whitney – Una voce diventata leggenda si concentra brevemente sulla relazione romantica tra la cantante e Robyn Crawford, che diventerà la sua direttrice creativa. In realtà, la Crawford ha confermato che hanno avuto una relazione intima nel suo libro di memorie, A Song for You: My Life with Whitney Houston, anche se ha anche dichiarato a People che lei e la Houston non hanno mai effettivamente definito la loro relazione. Questa, in ogni caso, è durata solo due anni. La Houston decise infatti di chiudere la storia tra lei e la Crawford per paura di ciò che la gente avrebbe detto e di come avrebbe influenzato le loro vite, soprattutto dopo aver ottenuto un contratto discografico.

La Crawford e la pluripremiata cantante si sono quindi separate dal punto di vista sentimentale, ma sono rimaste migliori amiche per più di due decenni. All’inizio degli anni 2000, tuttavia, la Crawford ha posto dei limiti tra sé e la Houston a causa delle decisioni che la cantante stava prendendo nella sua vita privata, tra cui la sua continua dipendenza dalle droghe. Bobby Brown, l’ex marito di Whitney Houston, ha anche confermato che la Crawford e la cantante hanno avuto una relazione sentimentale, e sostiene che la madre della Houston, Cissy, era contraria e voleva licenziare la Crawford dalla sua posizione di assistente della Houston.

Naomi Ackie in Whitney - Una voce diventata leggenda
Naomi Ackie in Whitney – Una voce diventata leggenda

Whitney Houston ha frequentato Jermaine Jackson?

Whitney Houston avrebbe inoltre frequentato Jermaine Jackson per un anno, come accennato in Whitney – Una voce diventata leggenda, e si dice che i due abbiano avuto una relazione mentre Jackson era ancora sposato con l’allora moglie Hazel Gordy. Sebbene Jackson non abbia mai parlato della loro relazione, sua sorella La Toya Jackson ha affermato che suo fratello “ha con loro ammesso che hanno avuto una relazione”. Si sostiene inoltre che la canzone di Whitney Houston “Saving All My Love for You” fosse dedicata proprio a Jermaine Jackson, anche se ciò non è mai stato confermato. Inoltre, la Houston avrebbe avuto un’infatuazione per Eddie Murphy alla fine degli anni ’80, anche se secondo la Crawford lui non avrebbe ricambiato.

Bobby Brown ha abusato di Whitney Houston?

La relazione sentimentale tra Bobby Brown e Whitney Houston fu turbolenta e fece spesso notizia, soprattutto negli ultimi anni di matrimonio. Whitney – Una voce diventata leggenda sostiene che Bobby Brown fosse violento nei confronti di Whitney Houston, e in un’intervista a 20/20 ha confermato di aver colpito la Houston una volta. Brown ha però negato le accuse di essere stato violento nei confronti della Houston al di là dell’incidente ammesso, ma ha rivelato che gli ultimi anni del loro matrimonio sono stati piuttosto terribili.

Chi era Barbara Houston?

Barbara Houston si intravede in tutto il biopic musicale e si percepisce il gelo e la distanza tra lei e Whitney. Il loro rapporto nella vita reale era altrettanto teso. Barbara Houston, che ha 40 anni in meno di John Houston, alla fine lo ha sposato, anche se i due avevano una relazione che sarebbe iniziata quando John era ancora sposato con Cissy, la madre della Houston. Ciò che il film tralascia è però la causa intentata da Barbara contro Whitney, che sosteneva che la cantante fosse l’unica beneficiaria dell’assicurazione sulla vita di John Houston e che il denaro sarebbe stato utilizzato per pagare il mutuo di Barbara e John, mentre il denaro rimanente sarebbe andato a Barbara.

Tuttavia, Whitney Houston ha presentato una domanda riconvenzionale contro la matrigna, sostenendo che l’assicurazione sulla vita doveva servire a ripagare la cantante per il denaro che il padre le aveva prestato anni prima. Nel 2010, un giudice ha dato ragione alla Houston, attribuendole la proprietà dell’ipoteca di Barbara, il che significava che poteva decidere di pignorare la casa e lasciare la matrigna senza nulla. I rapporti tra Whitney Houston e Barbara Houston non erano buoni e la brutta causa rese pubblico il disprezzo della cantante per la nuova  moglie del padre.

Stanley Tucci e Naomi Ackie in Whitney - Una voce diventata leggenda
Stanley Tucci e Naomi Ackie in Whitney – Una voce diventata leggenda

Cosa è successo davvero tra Whitney Houston e suo padre?

Il rapporto tra Whitney Houston e suo padre era altrettanto complicato. John Houston divenne il manager della cantante e l’amministratore delegato della sua società, e Whitney – Una voce diventata leggenda sostiene che Houston padre abbia anche preso in prestito del denaro dalla figlia, il che sembra sia stato uno degli elementi che hanno portato i loro rapporti ad inasprirsi nel tempo. L’uomo avrebbe infatti preso in prestito 723.000 dollari da Whitney Houston nel 1990, ma è stata la causa da 100 milioni di dollari che ha intentato contro la celebre cantante nel 2002 per violazione del contratto a mettere in luce il loro rapporto tumultuoso.

La causa sosteneva che Whitney Houston non aveva pagato John o la sua società per i servizi che le avevano fornito, come l’assistenza legale dopo essere stata beccata con la droga alle Hawaii e la negoziazione dei termini del contratto da 100 milioni di dollari con la Arista Records. John Houston cercò persino di fare appello alla figlia in televisione. Il patriarca degli Houston morì però poco dopo, nel 2002, e la causa fu archiviata nel 2004.

Come è morta Whitney Houston?

Whitney – Una voce diventata leggenda evita di mostrare la tragica morte della cantante. Tuttavia, il biopic allude all’evento, avvenuto alcune ore prima della festa pre-Grammy del produttore musicale Clive Davis. Whitney Houston è morta per annegamento accidentale nella vasca da bagno della sua camera d’albergo al Beverly Hilton. Secondo il referto dell’autopsia, anche gli effetti di una “cardiopatia aterosclerotica e l’uso di cocaina” hanno contribuito all’annegamento accidentale della cantante-attrice. La Houston aveva infatti una nota storia di uso di cocaina e sul bancone del bagno è stata trovata della polvere bianca, il che fa pensare che la cantante avesse usato la sostanza.

Piuttosto che concentrarsi sulla sua morte e sui fattori che vi hanno contribuito, però, il film celebra la voce dell’iconica cantante all’apice della sua carriera, scegliendo di incentrare la scena finale del film sull’esibizione di Whitney Houston agli American Music Awards del 1994. Questa decisione allontana la tragedia della sua morte e gli ultimi anni tumultuosi della Houston e serve a ricordare la voce potente e bellissima che aveva e la gioia che portava agli altri quando usava il suo enorme talento. Il pubblico esce così dal film con un momento luminoso nella vita di Whitney Houston invece che con quello buio della sua morte.

Jia Zhangke: intervista al regista di Generazione Romantica

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Jia Zhangke: intervista al regista di Generazione Romantica

In occasione dell’uscita al cinema di Generazione Romantica, dal 17 aprile in sala con Tucker Film, ecco la nostra intervista al regista cinese Leone d’Oro Jia Zhangke.

Leggi la recensione di Generazione Romantica

Dopo aver conquistato il mondo con le sue opere che raccontano una Cina in continua evoluzione, il regista Jia Zhangke – Leone d’Oro a Venezia con Still Life – torna al cinema con il suo nuovo Generazione Romantica (qui la recensione), che uscirà il 17 aprile nelle sale italiane distribuito da Tucker Film.

Il lungometraggio, interpretato dalla moglie e musa del regista Zhao Tao e dal giovane attore Li Zhubin, racconta una storia d’amore delicata e profonda, che si intreccia con i mutamenti di un’intera nazione. Generazione Romantica è infatti un’opera che attraversa quasi vent’anni di vita privata e collettiva, seguendo le vicende amorose di Bin e Qiaoqiao dal 2001 alla pandemia, in parallelo con la trasformazione sociale della Cina.

Jia Zhangke, figura centrale della Sesta Generazione del cinema cinese, continua la sua riflessione visiva sul paese, raccontando la sua evoluzione attraverso sentimenti individuali e collettivi. Con il suo stile unico e coraggioso, il regista offre uno spunto di riflessione sulla Cina contemporanea, affrontando temi universali come l’amore, la speranza e la resilienza.

In Generazione Romantica, Zhang Ke elabora il linguaggio dei sentimenti con la stessa intensità e passione che lo ha contraddistinto in opere come Platform, Still Life, Il tocco del peccato e Al di là delle montagne.

Generazione Romantica – ha dichiarato il regista – una meditazione molto personale: parla dei tempi che ho vissuto, dei luoghi in cui sono stato e delle persone che ho incontrato. All’inizio del nuovo millennio la Cina è stata protagonista di una forte crescita economica: è arrivata la globalizzazione, il paese ha cominciato ad aprirsi ed eravamo tutti pieni di entusiasmo per il futuro. Vent’anni dopo, oggi, tutto è molto più ordinato, ma le persone hanno perso la passione e la motivazione. Questa curva di emozioni attraversa il film e rappresenta il mio sentimento personale, ma credo rappresenti anche un sentimento comune tra i cinesi”.

I Roses: il trailer del film con Benedict Cumberbatch e Olivia Colman

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Il primo trailer de I Roses, il nuovo film del regista/produttore Jay Roach che ha regalato successi comici come Austin Powers, Borat Ti presento i miei. Il film arriverà nelle sale italiane il 27 agosto 2025.

La vita sembra facile per la coppia perfetta Ivy (Olivia Colman) e Theo (Benedict Cumberbatch): carriere di successo, un matrimonio ricco d’amore, figli fantastici. Ma sotto la facciata della loro presunta vita ideale, si sta per scatenare una tempesta: mentre la carriera di Theo precipita e le ambizioni di Ivy decollano, si accende una polveriera di feroce competizione e risentimento nascosto. I Roses è una rivisitazione del classico film del 1989 La guerra dei Roses, tratto dal romanzo di Warren Adler.

Searchlight Pictures presenta I Roses, diretto da Jay Roach (Bombshell – La voce dello scandalo, Austin Powers). Il film è interpretato dal premio Oscar® Olivia Colman (Cattiverie a domicilio, La Favorita) e dal candidato all’Oscar® Benedict Cumberbatch (Doctor Strange, Il potere del cane). Nel cast anche Andy Samberg (Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani, Vite da popstar), il premio Oscar® Allison Janney (Tonya), Belinda Bromilow (The Great), Sunita Mani (GLOW), Ncuti Gatwa (Barbie, Doctor Who), Jamie Demetriou (Fleabag), Zoë Chao (Nightbitch) e Kate McKinnon (Barbie, Ghostbusters). La sceneggiatura è scritta dal candidato all’Oscar® Tony McNamara (Povere Creature!, La Favorita).

Daredevil: Rinascita, episodio 9 “Dritto all’inferno”: Easter Egg dell’MCU e riferimenti Marvel a Netflix

Attenzione! Questo post contiene SPOILER su Daredevil: Rinascita, episodio 9 “Dritto all’inferno”

L’episodio 9 di Daredevil: Rinascita, Dritto all’inferno, contiene alcuni dei migliori Easter Egg del MCU e riferimenti a Netflix della serie. Culmine del ritorno di Matt Murdock nei panni di Daredevil e del consolidamento del potere di Wilson Fisk come sindaco di New York, il finale di Daredevil: Rinascita si conclude con un cliffhanger epocale, che prepara il terreno per una seconda stagione davvero emozionante. Sebbene la serie abbia avuto legami e connessioni importanti, alcuni dei riferimenti migliori sono stati tenuti per ultimi.

Nell’episodio la task force anti-vigilante di Fisk è in testa alla carica mentre il sindaco Fisk dichiara la legge marziale, mentre il Punitore di Frank Castle e Karen Page tornano per aiutare Matt Murdock, rimasto ferito. L’episodio prepara anche il terreno per il futuro di New York, con l’inizio della guerra contro tutti i vigilanti di New York. A tal fine, ecco tutti i più grandi Easter egg e riferimenti MCU nell’episodio 9 di Daredevil: Rinascita, Dritto all’inferno.

Tutti i migliori Easter egg MCU e riferimenti Netflix nell’episodio 9 di Daredevil: Born Again

Avocado at Law, Punisher’s Coffee, Mille Soli e altro

  • L’assoluzione dell’agente Nadeem e Fisk – Un flashback di Vanessa che assume Bullseye per uccidere Foggy Nelson conferma che Fisk è stato infine assolto a causa della corruzione dell’FBI nella terza stagione di Daredevil. C’è anche un riferimento all’agente Ray Nadeem, un personaggio importante dell’FBI che alla fine ha aiutato Daredevil a dare la caccia a Fisk.
  • La verità su Red Hook – Si scopre che Red Hook è un porto franco basato su un vecchio statuto, il che spiega perché Vanessa e Wilson Fisk sono così interessati all’area come mezzo per creare il loro stato libero. Allo stesso modo, la scoperta di questa verità da parte di Foggy spiega perché Vanessa lo avesse marchiato a morte.
  • L’abito bianco di Fisk – Anche dopo il Ballo Bianco e Nero, Fisk continua a indossare un abito bianco, a simboleggiare il suo ritorno in forma come Kingpin.
  • Blocco di tutta la città grazie a Bullseye – Fisk ordina un blocco di tutta la città di New York a causa dell’attacco di Bullseye, rispecchiando i recenti fumetti di Daredevil in cui Bullseye ha iniziato a uccidere indiscriminatamente i civili, costringendo i newyorkesi a un importante blocco di tutta la città con la paura di uscire di casa.
  • “Sempre il Kingpin” – Anche con i suoi ultimi respiri, il commissario Gallo è stato costantemente quello che si è riferito a Fisk come “Il Kingpin”, confermando di aver sempre saputo che Fisk non avrebbe mai potuto cambiare la sua natura più oscura.
  • Pym van Dyne – Poco prima che l’intera città venga interrotta, si vede una pubblicità dell’azienda di Hope van Dyne a New York, che ricerca ogni sorta di modo per migliorare il mondo usando le particelle Pym.
  • “Ho ricevuto una telefonata” – Frank Castle arriva per aiutare Matt Murdock, dicendo di aver ricevuto una telefonata e di aver cambiato idea sul dare una mano a Daredevil.
  • “Ehi Rosso” – Il Punitore chiama Matt “Rosso”, proprio come ha fatto nel quarto episodio della serie e nella serie originale Netflix.
  • Il teschio di Cole North – Cole North indossa il teschio di Frank Castle, il Punitore, a conferma che è stato lui a uccidere Tigre Bianca alla fine dell’episodio 3.
  • L’amore di Frank per il caffè – Frank fa più di un riferimento al desiderio di una buona tazza di caffè, ricollegandosi al suo amore per il caffè già sperimentato nella sua serie originale su Netflix.
  • “Cazzate alla Ispèettore Gadget” – Frank dice di non avere pazienza per le “Inspector Gadget Bull****” di Daredevil quando parla delle mazze da baseball di Matt, facendo anche riferimento alla classica serie animata e ai film Disney live-action.
  • Una maschera da vigilante oscuramente familiare – Durante il blocco della città, due agenti dell’AVTF di Fisk uccidono un giovane saccheggiatore, “giustificandosi” mettendogli una maschera in testa dopo il fatto. In particolare, la maschera in questione assomiglia molto alla maschera nera originale di Matt Murdock prima che indossasse la tuta rossa e le corna.
  • I battiti cardiaci di Frank e Karen – Mentre parla con Karen, Matt conferma di essere riuscito a sentire i battiti cardiaci crescenti sia di lei che di Frank, un riferimento alla loro potenziale storia d’amore anticipata nella serie originale di Netflix. Tuttavia, Matt conferma anche che il battito cardiaco di Karen è aumentato quando lo ha visto, quindi forse un triangolo amoroso potrebbe essere instaurato in episodi futuri.
  • Avocado at law – Guardando tra i vecchi oggetti di Foggy, Matt trova una targa con la scritta “Avocado at law”, un riferimento alla serie originale di Netflix in cui Matt e Foggy si incontrarono per la prima volta come coinquilini, una battuta ricorrente che si inventarono quando Foggy, ubriaco, disse per errore “avocado” invece di “abogados”, che in spagnolo significa “avvocati”. Il doppio senso linguistico si perde in italiano, visto che la nostra lingua è più simile allo spagnolo che all’inglese per la parola “avvocati”.
  • Mille soli – Karen e Matt ricordano la prima stagione di Daredevil di Netflix, quando Matt le raccontò com’era la sua visione, riferendosi a una “città in fiamme a causa di mille soli”.
  • “Abbiamo bisogno di un esercito” – Karen convince Daredevil ad aspettare il momento giusto e a trovare un modo migliore per salvare la città, e Matt conferma che “hanno bisogno di un esercito”. Questo prepara il terreno per Un futuro molto entusiasmante per la seconda stagione di Daredevil: Rinascita, che potrebbe presentare molti altri vigilanti newyorkesi dell’MCU oltre agli alleati mostrati alla fine dell’episodio finale.
  • Vigilanti catturati – Il finale dell’episodio 9 di Daredevil: Rinascita  conferma che Fisk ha già dei vigilanti in gabbia, tra cui The Punisher, che è stato picchiato dai suoi stessi “fanboy” dell’AVTF e dallo Spadaccino di Jack Duquesne.
  • Coniglio nella tempesta di neve – Fisk e Vanessa festeggiano la loro vittoria a cena, in particolare davanti a Coniglio nella tempesta di neve, l’iconico dipinto che li ha fatti incontrare per la prima volta nella serie Netflix originale e macchiato di sangue alla fine della terza stagione di Daredevil.
  • Angela Del Toro – Angela Del Toro viene mostrata mentre osserva gli ufficiali dell’AVTF durante la legge marziale in città, il che potrebbe suggerire un futuro in cui assumerà il ruolo dello zio come seconda Tigre Bianca, proprio come nei fumetti originali.
  • Una città senza paura – Daredevil conferma che lui e i suoi alleati aiuteranno New York a diventare “Una città senza paura”, ricollegandosi al nome classico di Daredevil come “L’uomo senza paura” sia nell’MCU che nei fumetti Marvel originali.
  • Preparazione allo spin-off di Punisher – Il finale di Daredevil: Rinascita ha una scena post-credit, che prepara l’imminente Presentazione Speciale di Punisher, facendo sì che Frank sfugga alla custodia di Fisk.

Generazione Romantica: recensione del film di Jia Zhangke

Generazione Romantica: recensione del film di Jia Zhangke

Lo sviluppo urbano che ha caratterizzato la Cina a partire dal finire degli anni Settanta ha non solo introdotto il paese nel meccanismo della trasformazione urbanistica e della globalizzazione, ma ha anche drasticamente destabilizzato il panorama culturale in cui è cresciuta quella che diverrà poi la sesta generazione dei registi cinesi. Il principale esponente di essa è Jia Zhangke, autore di film come Still Life (2006, Leone d’oro a Venezia), Al di là delle montagne (2015) e I figli del fiume giallo (2018). Con ogni sua opera egli ha raccontato le trasformazioni della Cina negli ultimi decenni e con Caught by the Tides (Generazione Romantica in italiano), il suo nuovo film presentato in concorso al Festival di Cannes, ritorna ancora una volta su tali discorsi.

La trama di Generazione Romantica

Il film racconta una storia d’amore duratura ma fragile, quella di Qiaoqiao (Zhao Tao) e Bin (Zhubin Li), ambientata in Cina dai primi anni 2000 a oggi. Innamorati l’uno dell’altra, i due si godono tutto ciò che la città ha da offrire, cantando e ballando senza preoccuparsi troppo del futuro. Questo finché un giorno Bin si ritrova a voler tentare la fortuna in un posto più grande di Datong, andandose così senza preavviso. Qualche tempo dopo, Qiaoqiao decide però di intraprendere un viaggio per cercarlo ed ha così inizio un inseguimento che si protrarrà nel tempo, con sullo sfondo una Cina in profondo cambiamento.

Caught by the Tides Zhao Tao
Zhao Tao in Caught by the Tides. Foto di © X STREAM PICTURES.

I segni del tempo che scorre

Ciò che prima di ogni altra cosa rende questo film particolarmente affascinante è il fatto che sia stato girato nell’arco di oltre 20 anni. Le prime immagini di Generazione Romantica sono infatti state girate nel 2001, mentre le sequenze successive sono state realizzate nei due decenni successivi, con infine le ultime scene che sono state effettuate a Datong nel 2023. Il regista ha seguito i suoi personaggi nel tempo e nello spazio, dal Nord al Sud della Cina, utilizzando per riprenderli gli strumenti disponibili in base al periodo. Si passa così dalle prime videocamere digitali dalla scarsa definizione a quelle utilizzate oggi di altissima qualità.

I modi e le tecnologie con cui il film viene girato sono dunque esse stesse testimonianza dello scorrere del tempo e dei cambiamenti che esso porta con sé. Cambiamenti che naturalmente riguardano da vicino gli stessi umani e in questo caso la Cina, al centro di importanti lavori che nell’arco degli ultimi decenni ne hanno completamente trasformato il volto. Aver girato Generazione Romantica nell’arco degli ultimi vent’anni ha dunque permesso al regista di immortalare per sempre questi mutamenti, che ci portano da piccoli villaggi malforniti a imponenti e ultra tecnologiche metropoli.

Il più importante di queste trasformazioni è quello che sullo sfondo vede la costruzione della Diga delle Tre Gole, imponente opera di costruzione iniziata nel 1994 e terminata nel 2006 che ha portato alla scomparsa di intere aree. Tale evento, già raccontato in Still Life, torna qui protagonista del secondo (e più bello) dei tre segmenti in cui il film è diviso, dove si raggiunge la massima manifestazione del rapporto tra lo sconvolgimento emotivo della protagonista in cerca del suo amato e una Cina smantellata e pronta ad acquisire un nuovo volto.

Caught by the Tides Zhao Tao
Zhao Tao in Caught by the Tides. Foto di © X STREAM PICTURES.

Con Generazione Romantica, duunque, Jia Zhangke attraversa tutti i suoi film passati – da Unknown Pleasure Still Life, da Al di là delle montagne a I figli del fiume giallo, offrendo uno sguardo epico sul destino romantico della sua perenne eroina, Qiaoqiao, già comparsa in alcune di queste precenti opere. Ad interpretarla vi è sempre Zhao Tao, musa e compagna di vita di Jia Zhangke che porta a sua volta a compimento il percorso compiuto con questo personaggio, regalando una delle sue prove d’attrice più intense e commoventi pur nella sua apparente rigidità.

Certo, non è un film facile da seguire, con le sue sequenze apparentemente prive di nessi logici, i suoi salti temporali e il suo dare priorità ai non detti. Un film che si può apprezzare indubbiamente di più a fronte di una conoscenza del cinema del regista, ma che in ogni caso non è mai respingente né indecifrabile. Occorre solo lasciarsi trasportare dal fiume del tempo e delle emozioni, di cui il film è ricco. Si ripercorrono così 21 anni di un paese in profonda trasformazione, dal 2001 al 2022, facendo emergere prima di tutto una nuova prospettiva per guardare alla Cina contemporanea.

Ma non solo, perché è questo un film che riflette sulle esperienze individuali in un contesto di turbolenti cambiamenti emotivi e sociali. I protagonisti si ritrovano infatti a dover fare i conti con realtà che sembrano sempre sfuggire alla loro comprensione (specialmente nell’ultimo segmento, caratterizzato dall’emergenza del Covid-19 e la diffusione di TikTok) e che mostrano dunque uno spaesamento a cui non sembra esserci rimedio. Alla luce di ciò, seppur non sia il suo film più bello, Generazione Romantica può essere indicato – per il pensiero che vi è dietro – come la summa del cinema di Jia Zhangke.

RIV4LI: Netflix annuncia la nuova serie ambientata nel mondo di DI4RI

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Netflix annuncia RIV4LI, la nuova serie TV per ragazzi creata da Simona Ercolani e in uscita prossimamente. La serie, ambientata nello stesso mondo narrativo di DI4RI, esplora i conflitti dell’adolescenza: le difficoltà dettate dalla costruzione della propria identità, le aspirazioni dei ragazzi schiacciate dalle aspettative degli adulti, le trappole in cui cade chi è vittima di cyberbullismo, i pregiudizi che decretano chi è dentro o fuori dal “gruppo”. RIV4LI sono infatti i protagonisti della serie, divisi inizialmente in due gruppi contrapposti.

Siamo a Pisa, nella Terza D della scuola media Montalcini: è questo il regno degli Insiders, il cui leader è il ragazzo più popolare della scuola, Claudio (Samuele Carrino), spalleggiato dal suo migliore amico Dario (Edoardo Miulli). A sfidarli sarà la nuova arrivata, Terry (Kartika Malavasi) che, appena trasferita da Roma, formerà un nuovo gruppo, quello degli Outsiders. La rivalità è da subito accesissima, ma quando la scuola sarà divisa in due da un vero muro, Insiders e Outsiders sapranno unirsi per abbattere le barriere fisiche e relazionali che li separano.

Il cast di RIV4LI

Nel cast anche Lorenzo Ciamei (Luca), Eugenia Cableri (Sabrina), Melissa Di Pasca (Marzia), Joseph Figueroa (Alessio), Duccio Orlando (Paolo). A passare il testimone ai nuovi ragazzi è Andrea Arru, che, noto per il suo ruolo in DI4RI, prenderà parte al racconto con un’apparizione speciale.

RIV4LI è una serie di Simona Ercolani, prodotta da Stand by me con la regia di Alessandro Celli. Scritta da Simona Ercolani con Serena Cervoni, Mauro Uzzeo, Chiara Panedigrano, Sara Cavosi, Angelo Pastore, Ivan Russo. Produttrice esecutiva è Grazia Assenza.

The Life of Chuck: Tom Hiddleston nel primo trailer del film di Mike Flanagan

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“Ogni anno che vivi, quel mondo diventerà più grande e luminoso. E più dettagliato e complesso. Tu lo riempirai tutto. Sarà un universo.” Dopo un breve teaser, un poster e alcune immagini promozionali, NEON ci ha finalmente offerto uno sguardo approfondito all’ultimo adattamento di Stephen King di Mike Flanagan (Doctor Sleep, Gerald’s Game), The Life of Chuck, che vede Tom Hiddleston (Loki, Avengers: Doomsday) nel ruolo principale.

Sebbene King sia (ovviamente) più noto per il suo lavoro nel genere horror, ha scritto alcune notevoli storie di fantascienza, fantasy e persino semplici storie drammatiche (Rita Hayworth e Le ali della libertà, per esempio). The Life of Chuck è basato sul racconto del leggendario autore del 2020 e, sebbene contenga alcuni elementi fantascientifici, non è sicuramente un racconto horror.

Il film è stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival il 6 settembre 2024, dove ha vinto il People’s Choice Award. Sono seguite recensioni positive e il film attualmente ha un punteggio dell’87% su Rotten Tomatoes.

The Life of Chuck è stato descritto come “Una storia che afferma la vita e che rompe gli schemi dei generi, raccontata in tre capitoli della vita di un uomo comune di nome Charles Krantz”.

Daredevil: Rinascita, finale di stagione: cosa significa la scena post credits per il futuro?

Attenzione: questo articolo contiene spoiler sull’episodio 9 di Daredevil: Rinascita, Dritto all’inferno.

Dopo un finale esplosivo che ha preparato il terreno per una guerra tra Matt Murdock e Wilson Fisk, la scena post-credit di Daredevil: Rinascita serve a preparare non solo la seconda stagione, ma anche un altro progetto MCU in arrivo. All’inizio dell’episodio 9, Matt è vulnerabile dopo essere stato colpito da una pallottola per difendere il sindaco Fisk, ma sfugge a un tentativo di omicidio da parte del braccio destro di Fisk, Buck Cashman. Nel suo appartamento, Matt si riunisce con Frank Castle, alias il Punitore, che lo aiuta a sfuggire alla Task Force Anti-Vigilante.

Alla fine, i due si separano, Frank che lascia Matt e Karen Page a indagare sul caso a cui stava lavorando Foggy Nelson quando è stato ucciso da Bullseye, un omicidio ordinato dalla moglie di Fisk, Vanessa. Mentre Matt scopre perché Vanessa ha fatto uccidere Foggy e come questo sia legato al progetto di riqualificazione di Red Hook del sindaco, Frank affronta i poliziotti corrotti dell’AVTF, eliminandone un buon numero prima di essere fermato.

Il finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita si conclude con Kingpin che ha il controllo completo di New York, istituendo la legge marziale, mettendo ufficialmente al bando i vigilanti e introducendo un coprifuoco alle 20:00. Nel frattempo, Daredevil sta radunando un esercito per affrontare la task force di Fisk, che include Karen Page, Angie Kim e Cherry, tra gli altri. Sebbene il Punitore e Jack Duquesne, alias Spadaccino, possano sembrare i candidati ideali per l’esercito di Daredevil, una delle scene finali li mostra rinchiusi in gabbie nella prigione di Fisk, insieme ad altri che si sono rifiutati di allearsi con Kingpin. Tuttavia, non è l’ultima volta che vediamo il Punitore, dato che riappare durante la scena post-credits.

La scena post-credits di Daredevil: Rinascita prepara lo spin-off di The Punisher

Jon Bernthal tornerà nei panni di Frank Castle in una presentazione speciale

Invece di concentrarsi su Daredevil, Kingpin o Bullseye, la scena post-credits di Daredevil: Rinascita ci mostra il Punitore, rinchiuso in una gabbia nella prigione di Kingpin. Lì, Frank fa appello al suo fascino e conversa amichevolmente con una delle guardie, un uomo di nome Anthony Petruccio (che non ha alcun legame con la Marvel Comics). Frank attira la guardia vicino alla gabbia per stringergli la mano, poi gli rompe violentemente la mano e il braccio. Lo schermo diventa nero, ma si sente un suono come se la gabbia venisse aperta, il che implica che Frank stia usando la guardia per liberarsi.

Dato che la scena finisce prima ancora di vedere il Punitore fuggire, è impossibile sapere esattamente cosa faccia dopo. Libera gli altri personaggi in gabbia? Se lo fa, questo potrebbe potenzialmente preparare il terreno per un ritorno di Spadaccino nel MCU, magari anche in una possibile seconda stagione di Hawkeye, anche se la Marvel non lo ha ancora confermato. Oppure, dato che Frank Castle è spesso un personaggio più concentrato sulla propria missione, abbandona gli altri e fugge da solo dalla prigione di Kingpin? Questo sembra lo scenario più probabile, data la storia del personaggio, e prepara il terreno per uno spin-off.

All’inizio di quest’anno, è stato confermato che i Marvel Studios stanno sviluppando The Punisher Special Presentation, con l’attore di Frank Castle Jon Bernthal alla sceneggiatura insieme a Reinaldo Marcus Green, che sarà il regista. Notizie successive hanno confermato che lo speciale andrà in onda nel 2026, insieme a Daredevil: Rinascita Stagione 2. Si sa poco altro sullo spin-off di The Punisher, dato che i dettagli della trama sono stati tenuti segreti, ma è probabile che seguirà le azioni di Frank dopo essere fuggito dalla prigione di Kingpin nella scena post-credit di Daredevil: Rinascita.

The Punisher tornerà in Daredevil: Rinascita Stagione 2?

Il ritorno di Jon Bernthal non è ancora stato confermato

Daredevil: RinascitaDato che Daredevil sta radunando un esercito per affrontare Kingpin e la sua task force, avrebbe sicuramente senso il ritorno di The Punisher; dopotutto, Frank Castle è un esercito composto da un solo uomo. Ha anche senso perché Frank e Matt sembrano avere rapporti molto migliori in Daredevil: Rinascita rispetto a quando si sono incontrati per la prima volta nella seconda stagione di Daredevil, quando Matt giurò di non smettere mai di dare la caccia a Frank finché avesse continuato a uccidere i cattivi. Le loro posizioni diametralmente opposte in materia di uccisioni sono sempre state ciò che ha separato Daredevil e il Punitore, e questo potrebbe continuare a ostacolare la loro alleanza.

Certo, potrebbe anche essere che il Punitore lavori per sconfiggere Kingpin e l’AVTF a modo suo, ed è proprio di questo che parla il suo spin-off. Sarebbe intelligente per la Marvel raccontare la storia della guerra anti-vigilanti di Kingpin in diverse serie TV dell’MCU, soprattutto perché alcune di esse sono ambientate a New York o nelle vicinanze. Ms. Marvel è ambientata proprio dall’altra parte del fiume, a Jersey City, mentre Hawkeye di Kate Bishop è a New York, quindi le seconde stagioni di queste serie potrebbero approfondire questa trama, ovviamente se dovessero concretizzarsi.

Sam Neill si unisce al cast del sequel di Godzilla x Kong

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Sam Neill si unisce al cast del sequel di Godzilla x Kong

Come riportato da Deadline, Sam Neill – celebre per il franchise di Jurassic Park – si è unito al cast del prossimo film del Monsterverse della Legendary, ovvero l’annunciato sequel di Godzilla e Kong – Il nuovo impero (qui la recensione). Al momento non si sa quale ruolo ricoprirà l’attore, ma sarà divertente vederlo alla presa con nuove gigantesche creature dopo i dinosauri di Jurassic Park. Sappiamo inoltre che Sam Neill si unisce a un cast che comprende Kaitlyn Dever, Jack O’Connell, Delroy Lindo, Matthew Modine, Alycia Debnam-Carey e Dan Stevens, che riprende il ruolo del veterinario Trapper Beasley dal precedente film, affermatosi come il capitolo di maggior incasso del franchise.

Cosa sappiamo del sequel di Godzilla x Kong

Si dice che il film metterà diversi nuovi personaggi umani al fianco dei titani Godzilla e Kong, che si troveranno ad affrontare una minaccia cataclismatica di portata mondiale. Grant Sputore (I Am Mother) dirige da una sceneggiatura di Dave Callaham, autore di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, che prende il posto di Adam Wingard dopo il suo lavoro su Godzilla e Kong – Il nuovo impero e il precedente Godzilla vs Kong.

Di recente sono trapelati alcuni dettagli sulla trama del sequel di Godzilla x Kong, ma al momento non ci sono conferme ufficiali a riguardo.

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Daredevil: Rinascita, spiegazione del finale di stagione “Dritto all’Inferno”. La storia street-level comincia adesso

Attenzione! Questo articolo contiene SPOILER sull’episodio 9 della prima stagione di Daredevil: Rinascita, “Dritto all’Inferno”

La prima stagione di Daredevil: Rinascita si è conclusa con un episodio scioccante che promette di cambiare lo street-level del Marvel Cinematic Universe in modi entusiasmanti. I primi nove episodi della serie hanno raccontato il viaggio di Matt Murdock per tornare a essere Daredevil dopo aver perso Foggy. L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita ha fatto luce sugli eventi che circondano la morte del suo amico: Matt scopre che Bullseye stava agendo su ordine di Vanessa Fisk. Il finale di stagione della serie TV MCU approfondisce questa rivelazione, mostrando perché Foggy è stato ucciso e come Vanessa ha contattato Bullseye.

Sebbene fosse necessario fare chiarezza sugli eventi passati, il finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita si è concentrato principalmente sulla preparazione di nuovi eventi per la seconda stagione della serie e sul futuro del MCU. Per farlo, i Marvel Studios hanno riportato in scena un paio di personaggi chiave. Inoltre, le trame del sindaco Fisk e della Task Force Anti-Vigilante hanno raggiunto il loro punto di rottura, con Kingpin che torna in sé e diventa più potente che mai.

Spoiler e spunti chiave della trama dell’episodio 9 di Daredevil: Rinascita

  • Un flashback di un anno prima, in cui Vanessa e Dex parlano, si spiega come lei lo abbia convinto a uccidere Foggy Nelson.
  • Voleva che Bullseye uccidesse Benjamin Cafaro e Foggy perché l’avvocato avrebbe fatto luce sulle attività criminali di Vanessa, quindi doveva morire entro due giorni.
  • Wilson Fisk non sapeva che Vanessa avesse fatto rilasciare Dex per uccidere Foggy, ma ora dice alla moglie di aver scoperto cosa ha fatto.
  • Matt dice a Kirsten che è stata Vanessa a ordinare l’omicidio di Foggy.
  • Fisk ordina a Buck di uccidere Matt e di trasformarlo in un martire.
  • Frank Castle è di nuovo all’appartamento di Matt quando arriva, poiché il Punitore ha ricevuto una chiamata per tirarlo fuori sano e salvo.
  • La Task Force Anti-Vigilante di Fisk entra nell’appartamento di Matt e il Punitore uccide molti di loro mentre Daredevil li stordisce.
  • Si scopre che l’agente Cole North, con un giubbotto antiproiettile del Punitore, ha ucciso White Tiger.
  • Una granata esplode nell’appartamento di Matt, ma Daredevil e il Punitore riescono a fuggire.
  • Karen Page ritorna e si scopre che è stata lei a chiamare Frank per aiutare Matt.
  • Daniel e Buck minacciano i membri del consiglio per conto di Fisk.
  • Matt è geloso di Frank mentre si riallaccia i rapporti con Karen.
  • Red Hook si rivela essere un porto franco.
  • Il Punitore uccide brutalmente poliziotti corrotti prima di essere immobilizzato. Rifiuta l’invito di Powell a unirsi alla task force, il che porta i membri dell’AVTF a schierarsi per colpire il Punitore.
  • Kingpin uccide il Commissario Gallo con le mani.
  • Daredevil afferma che riprenderà la città e che ha bisogno di un esercito per farlo. Radunano una squadra da Josie.
  • Fisk nomina Heather Commissario per la Salute Mentale della sua amministrazione.
  • Kingpin dichiara illegali tutte le attività di vigilantes e mette New York sotto la legge marziale.
  • Jack Duquesne, Frank Castle e altri sono in gabbia, intrappolati da Kingpin.
  • Bullseye riappare in un appartamento con vetri rotti.
  • La scena post-credits mostra Frank che convince una guardia ad avvicinarsi per stringergli la mano, poi gliela rompe ed è pronto a scappare.

Il piano generale di Kingpin svelato: qual è il vero scopo di Red Hook?

Il sindaco Fisk non aveva le migliori intenzioni della città

Wilson Fisk ha cercato di non rivelare nulla riguardo a Red Hook. Tuttavia, alcuni dei piani del sindaco sono finiti a trapelare alla stampa dopo che Daniel, ubriaco, non si è reso conto di aver dato l’informazione a BB Urich. Kingpin non ha reagito bene alla fuga di notizie, dimostrando quanto Red Hook fosse importante per lui. Il finale di stagione ha confermato che c’era molto di più dietro a quel luogo che riparare quello che lui sosteneva essere un occhio nero sul volto della città.

Negli ultimi due episodi, Matt si è reso conto che Foggy sapeva qualcosa, ed è per questo che è stato ucciso. Il suo caso avrebbe potuto danneggiare l’impero criminale di Fisk, il che ha portato Vanessa a ordinare a Bullseye di ucciderlo. Durante le sue indagini con Karen sul caso a cui stava lavorando Foggy, hanno scoperto che Red Hook è un porto franco, il che significa che è considerato al di fuori della giurisdizione degli Stati Uniti e di New York. In quanto tale, Wilson e Vanessa Fisk potrebbero usarlo per riciclare denaro legalmente. Questo è il vero motivo per cui Kingpin ha investito così tanta energia nella rivitalizzazione di Red Hook.

Tutto ciò che abbiamo imparato sul ruolo di Vanessa nella morte di Foggy

La morte più importante di Daredevil: Rinascita è ora completamente spiegata

Quando Bullseye ha ucciso Foggy nel primo episodio della serie, le sue motivazioni sono state messe in discussione. Dopotutto, aveva problemi più grandi con Karen Page, non con Foggy. Tuttavia, tutti i motivi per cui ha ucciso Foggy sono stati ora esposti dopo il finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita. Nell’episodio 8, Matt si è reso conto che Vanessa aveva deciso che Bullseye avrebbe ucciso Foggy, e così l’episodio 9 inizia con un flashback di lei che incontra Poindexter e gli chiede di uccidere Benjamin Cafaro e Foggy.

Dex non era chiaramente di buon umore. Wilson Fisk non aveva idea che sua moglie avesse intenzione di liberare Bullseye per permettergli di uccidere Foggy, quindi onora il suo accordo con Matt Murdock di non fare del male ai suoi amici. Il motivo per cui Vanessa fa uccidere Foggy era semplice. Mentre si occupava del caso di “Dumb Benny”, Foggy si imbatte nei segreti di Vanessa, di cui non aveva idea. Se il suo piano per la difesa di Benny fosse arrivato in tribunale, le sue argomentazioni avrebbero portato alla luce l’uso di Red Hook da parte di Vanessa, quindi avrebbe dovuto morire entro due giorni.

Perché Kingpin tiene le persone in gabbia: chi sono quelli che ha imprigionato

Wilson Fisk ha la meglio entro la fine della stagione

Wilson Fisk è il principale vincitore della prima stagione di Daredevil: Rinascita. Nonostante ci siano oppositori, Kingpin è riuscito non solo a diventare sindaco di New York, ma anche a realizzare il suo sogno di una Task Force Anti-Vigilante, prima di intensificarlo ulteriormente nel finale. Alla fine della prima stagione, la serie MCU ha visto Fisk tornare ai suoi modi da Kingpin. Il cattivo Marvel interpretato da Vincent D’Onofrio ha schiacciato brutalmente la testa del Commissario Gallo a mani nude. Fisk ha anche ampliato il suo controllo sulla città, annunciando che New York era sotto legge marziale per contenere la minaccia dei vigilanti.

Kingpin ha una soluzione facile per coloro che si oppongono a lui: metterli in gabbia. I personaggi più famosi mostrati in tali condizioni sono lo Spadaccino di Tony Dalton e il Punitore di Jon Bernthal. Il metodo di Kingpin per affrontare chi gli si oppone ha alcuni collegamenti con il mondo reale.

Il ritorno di Karen Page e il nuovo esercito di Daredevil, la spiegazione

Deborah Ann WollKaren Page, interpretata da Deborah Ann Woll, è apparsa nel primo episodio di Daredevil: Rinascita, scomparendo dopo il processo a Bullseye, poiché lei e Matt si erano allontanati dopo la morte di Foggy. Karen ritorna finalmente nell’episodio finale di stagione, rivelandosi colei che ha chiamato il Punitore per aiutare Daredevil a sfuggire alla task force anti-vigilanti di Fisk.

In seguito, Karen aiuta Matt a scoprire perché Red Hook è così importante, al punto che Vanessa ha fatto uccidere Foggy per questo. Ora, al fianco di Daredevil, Karen dovrebbe avere un ruolo importante nella seconda stagione, diventando parte dell’esercito di Daredevil che si raduna da Josie, che include anche Cherry, Angie Kim e la stessa Josie.

Che fine ha fatto Bullseye?

Il cattivo Marvel di Wilson Bethel è ancora vivo

Benjamin Poindexter Bullseye Daredevil Rinascita
Wilson Bethel è Bullseye in Daredevil: Rinascita

Bullseye ha avuto un ruolo importante nell’episodio 8. Lì, è evaso di prigione e ha cercato di uccidere Kingpin, ma è rimasto scioccato nel vedere Matt Murdock prendersi un proiettile per salvare la vita del suo peggior nemico. Sorprendentemente, Benjamin Poindexter è apparso a malapena nel finale di stagione. Bullseye appare brevemente con aria triste in un vecchio appartamento con una finestra rotta alla fine, il che conferma la sua presenza. Dopo aver tentato di uccidere il sindaco ed essere stato uno dei vigilanti di New York City, Bullseye probabilmente si nasconderà dalla Task Force Anti-Vigilante.

Spiegazione della scena post-credit di The Punisher e del futuro dell’MCU

Frank Castle è pronto per un anno importante nel 2026

Frank Castle ha un ruolo chiave nel finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita. Dopo aver salvato Matt, The Punisher uccide molti poliziotti corrotti prima di essere catturato da loro. L’episodio si conclude con Frank che è uno dei personaggi gettati in gabbia dal sindaco Fisk. Tuttavia, una scena post-credit mostra il suo piano di fuga in azione, con The Punisher che usa la sua influenza su un poliziotto corrotto per convincerlo ad avvicinarsi alla sua gabbia, consentendo a Frank di scappare dopo essersi rotto un braccio per prendere le chiavi.

Il personaggio tornerà nel 2026 con una presentazione speciale di The Punisher su Disney+, che sarà co-scritta da Jon Bernthal. Il progetto potrebbe coprire entrambe le stagioni di Daredevil: Rinascita, consentendo al Punitore di tornare nella serie dopo essere partito per una missione in solitaria, che potrebbe includere il resto della sua fuga e l’antieroe che libera lo Spadaccino e gli altri. Il legame di Frank Castle con Karen e Matt lo rende la recluta perfetta per il nuovo esercito di Daredevil in Daredevil: Rinascita Stagione 2.

Diamanti di Ferzan Ozpetek arriva su SKY e NOW

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Diamanti di Ferzan Ozpetek arriva su SKY e NOW

Il film italiano più visto al cinema nel 2024. Il ritorno di Ferzan Ozpetek. Un firmamento di stelle nel cast. Tutto questo è Diamanti, il film Sky Exclusive in arrivo in prima TV a Pasqua in esclusiva su Sky Cinema e NOW, in onda domenica 20 aprile alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

DIAMANTI ha incantato milioni di spettatori in sala grazie a un racconto intimo ed emozionante messo in scena con il tocco inconfondibile e ammaliante di Ferzan Ozpetek che ha radunato un imponente cast di sue attrici-muse, che regalano interpretazioni magistrali.

Scritto da Ferzan Ozpetek, Carlotta Corradi ed Elisa Casseri, DIAMANTI pone al centro della narrazione una sartoria specializzata in costumi per il cinema e il teatro gestita da due sorelle, Alberta e Gabriella Canova, interpretate rispettivamente da Luisa Ranieri e Jasmine Trinca. Intorno a loro si intrecciano le storie di tutte le maestranze che lavorano nell’atelier e quelle dei clienti, come un filo che, danzando tra un pezzo di stoffa e un altro, lega indissolubilmente e crea qualcosa di più grande e meraviglioso: Lunetta Savino è la ricamatrice Eleonora, Paola Minaccioni è la capo sarta Nina; Milena Mancini e Geppi Cucciari le sarte Nicoletta e Fausta; Anna Ferzetti è la modista e madre single Paolina, Vanessa Scalera è la costumista Bianca Vega; Carla Signoris è l’attrice di teatro Alida Borghese, mentre Kasia Smutniak è l’attrice di cinema Sofia Volpi.  Ma ancora, Mara Venier interpreta il ruolo della cuoca Silvana e Milena Vukotic quello di Olga, zia delle sorelle Canova. Al loro fianco un cast maschile d’eccezione capitanato da Stefano Accorsi nel ruolo del regista Lorenzo, Vinicio Marchioni in quello di Bruno, marito di Nicoletta, e Luca Barbarossa in quello di Lucio, marito di Gabriella.

DIAMANTI è una produzione Greenboo Production, Faros Film e Vision Distribution in collaborazione con Sky.

La trama di Diamanti

Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare, finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie un luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli ruoli marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile.

The Stolen Girl: la spiegazione del finale della serie di Disney+

Il cinema e la televisione sono pieni di racconti dedicati a casi di bambini o bambine scomparsi, presumibilmente rapiti. Titoli come The Captive – Scomparsa, Kidnap e The Silencing – Senza voce. A questi si unisce ora la miniserie di genere thriller psicologico The Stolen Girl, che segue la storia straziante di una coppia, Fred ed Elisa, la cui figlia di 9 anni, Lucia, viene rapita durante un pigiama party con la sua nuova migliore amica. La serie, in cinque episodi e basata sul romanzo bestseller Playdate di Alex Dahl, porta dunque a confrontarsi con l’orrore di Fred ed Elisa.

Nel mentre, segreti e bugie vengono rivelati nei giorni successivi alla scomparsa della bambina. I colpi di scena si susseguono mentre la polizia cerca di capire come Lucia sia stata rapita e perché. Nel corso della serie, tuttavia, si alza il sospetto se Lucia fosse davvero la figlia della rapitrice Rebecca, che in seguito si è rivelata essere Nina. Quest’avvincente thriller tiene indubbiamente sulle spine fino alla fine, offrendo una conclusione decisamente inaspettabile.

Cosa è successo nell’episodio finale di The Stolen Girl?

The Stolen Girl ha introdotto Elisa Blix, una donna che ha permesso in modo piuttosto avventato a sua figlia Lucia di fare un pigiama party con una sua nuova compagna di scuola appena conosciuta.  Quando il giorno dopo cerca di andare a riprenderla, la mamma – che si fa chiamare Rebecca – è sparita da tempo, insieme alla figlia. E, cosa fondamentale, anche Lucia, la figlia di Elisa, era sparita. Si scopre che la casa in cui alloggiavano era un appartamento in affitto e che Rebecca e i bambini sono quindi spariti senza lasciare traccia.

Quello che era iniziato come il primo pigiama party di Lucia si era trasformato in un rapimento. Ma perché? Questa era la domanda cruciale. Nell’ultimo episodio di The Stolen Girl, tutti i pezzi sono andati al loro posto. Abbiamo scoperto che Rebecca, che in realtà si chiamava Nina Thibault, era in cerca di vendetta per un crimine piuttosto efferato commesso in passato. La trama si fa a questo punto intricata, senza eroi e cattivi evidenti. Sia Elisa che Nina sono infatti vittime a modo loro.

Jim Sturgess e Denise Gough in The Stolen Girl
Jim Sturgess e Denise Gough in The Stolen Girl. Foto di Matt Squire – © Disney+

La spiegazione del finale di The Stolen Girl: Perché Rebecca – alias Nina – ha rapito Lucia?

Per evitare confusione, chiamiamola Nina e non Rebecca. Era felicemente sposata con Nicolas Thibault e avevano due adorate figlie, Josephine e Rose. Finché la tragedia non si è abbattuta su di loro. Nel 2021, Nicolas e Rose furono uccisi in un devastante incidente, lasciando Nina e la figlia maggiore Josephine con il cuore spezzato. L’intera vita di Nina “fu rovinata in un istante”. Ed è qui che entra in gioco Elisa. Era lei l’autista, che si è allontanata piuttosto che affrontare le conseguenze della terribile tragedia. Ancora peggio, ha permesso che il suo amante si prendesse la colpa.

Elisa Blix, assistente di volo di un jet privato, aveva tradito il marito Fred con il suo ricco amante Marcus Turner, conosciuto al lavoro. Disperatamente innamorato di Elisa, Marcus si è preso la colpa dell’incidente una volta che la polizia ha rintracciato l’auto. Durante tutta la serie, dunque, Marcus è stato in prigione per questo motivo. Mentre Marcus era dentro per omicidio colposo ed Elisa “viveva la sua vita perfetta” con il marito e i figli, Nina osservava e tramava. Progettò la sua vendetta decidendo di rapire Lucia, la figlia di Elisa, e di rivendicarla come sua.

Chi era Marcus Turner e come era coinvolto?

Marcus Turner era un ricco uomo d’affari, proprietario di una catena di lussuosi hotel termali. Mentre viaggiava con un jet privato, incontrò Elisa e i due si innamorarono. O, perlomeno, si sono imbarcati in una relazione. In un’inversione di tendenza rispetto alle norme sociali, Marcus credeva che Elisa avrebbe lasciato il marito. Anche perché portava in grembo il figlio di Marcus. Si resta dunque scioccati nello scoprire che il piccolo Georgie – il fratello minore di Lucia – non era in realtà di Fred ma di Marcus, l’amante di Elisa ora in carcere. Un altro segreto che Elisa aveva nascosto per anni.

Oltre a portare in grembo il figlio di Marcus, a far credere a Fred che fosse suo e a permettere a Marcus di marcire in prigione, Elisa si rifiutava di scrivere al suo ex amante o di fargli visita in carcere. Diventa dunque difficile provare simpatia per Elisa, sapendo che aveva dato vita a tutta questa messa in scena. Tuttavia, quando si viene a conoscenza del suo tragico passato, il suo comportamento ha iniziato a essere più chiaro, incluso il suo rapporto con il padre.

Jim Sturgess in The Stolen Girl
Jim Sturgess in The Stolen Girl. Foto di Matt Squire – © Disney+

La verità sul rapporto di Elisa e suo padre

C’era un motivo per cui Elisa si allontanava dallo Yorkshire a una velocità tale da schiantarsi contro l’auto di Thibault. Si scopre – grazie alla giornalista Selma, a volte irritantemente tenace – che Elisa era cresciuta in una comune religiosa. Ma se ne era andata a 16 anni. Il motivo è che Elisa ha subito abusi sessuali dal padre fin dall’età di nove anni – l’età di Lucia quando fu rapita. È ancor più terribile scoprire che la madre di Elisa sapesse cosa stava accadendo e non sia intervenuta. Elisa ha infatti spiegato che: “Mio padre ha abusato sessualmente di me dall’età di nove anni. Mia madre lo lasciava fare. Lo proteggeva“.

Il giorno dell’incidente, Elisa aveva visitato la comune con l’amante Marcus. Abbiamo appreso che il padre di Elisa stava morendo di cancro e lei era andata ad assicurarsi che fosse così. Non si trattava di una felice riunione di famiglia. Ma non è stato il cancro a ucciderlo. Quando Elisa ha sorpreso il padre pedofilo a controllare una Lucia addormentata al piano di sopra, non ci ha visto più. I due litigano e, durante una colluttazione sul pianerottolo, Elisa spinge il padre giù dalle scale, uccidendolo e non prestandogli soccorso.

Elisa ha riavuto Lucia?

L’episodio finale di The Stolen Girl ha visto Elisa e la giornalista di Dash Voice Selma rintracciare Nina a Tolone, in Francia. Dopo aver scoperto chi c’era dietro il rapimento grazie alle capacità investigative di Selma, sono riuscite a trovare il suo legame con la Francia, attraverso la famiglia del suo defunto marito. Nel frattempo, anche la giovane Lucia stava facendo delle indagini per conto suo. Dopo aver curiosato tra le cose di Nina, ha scoperto di non essere sua figlia. Sappiamo che Nina aveva detto a Lucia – ora ribattezzata Lulu Rose – di essere sua madre. Aveva persino falsificato le foto di sua figlia Rose da piccola per farle vedere la voglia di fragola di Lucia sulla spalla.

Tuttavia, quando Lucia trova la scatola delle foto falsificate, scopre la verità e scappa. Proprio in quel momento, Elisa arriva al casale. E si scatena la resa dei conti tra le due donne. In una scena brillante tra le due donne, Elisa ha confessato di essere stata lei a guidare l’auto che ha ucciso Nicolas e Rose. Ha anche ammesso di aver subito abusi da parte del padre, motivo per cui si è allontanata così velocemente dallo Yorkshire. Rendendosi conto di essersi “distrutte a vicenda”, le due donne hanno trovato una sorta di accordo. Elisa si è riunita a Lucia, mentre Nina e Josephine sono fuggite.

Robyn Betteridge e Holliday Grainger in The Stolen Girl
Robyn Betteridge e Holliday Grainger in The Stolen Girl. Foto di Matt Squire – © Disney+

Nel finale di The Stolen Girl viene dunque detto che “Nina è completamente scomparsa”. Il finale ambiguo lasciava allo spettatore il compito di decidere se sia riuscita a fuggire e a iniziare una nuova vita altrove. Per quanto riguarda il destino di Elisa, invece, il finale della serie riserva una sorpresa inaspettata: Elisa non si è riunita a lungo con sua figlia Lucia. Infatti, alla fine ha deciso di fare la cosa giusta e ha ammesso il suo ruolo nella morte di Nicolas e Rose Thibault. Alla fine dell’episodio, dunque, Elisa è sotto la custodia della polizia, dopo aver confessato di aver causato l’incidente.

Ha detto al marito Fred, avvocato, che “non avrebbe combattuto”. Elisa è stata così poi formalmente accusata di aver causato la morte per guida pericolosa e di aver intralciato il corso della giustizia. Una sentenza che le ha fatto ottenere sei anni di carcere. Fred sceglie di aspettarla, anche se aveva scoperto tutta la verità su sua moglie, compreso il vero padre di Georgie. A suo modo, è una sorta di lieto fine, con Lucia sana e salva a casa con il padre e il fratello.

Il Turco: dove vedere la serie con Can Yaman

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Il Turco: dove vedere la serie con Can Yaman

La miniserie Il Turco, con protagonista Can Yaman, arriva in esclusiva streaming su Mediaset Infinity.

Dopo il passaggio su Canale 5, infatti, tutti gli episodi della miniserie saranno disponibili da oggi fino al 29 aprile. Un’occasione per poter vivere o rivivere ancora una volta la potente storia di Hasan e Gloria in qualsiasi momento, comodamente in streaming.

Ambientata nel 1683, Il Turco racconta la storia di Hasan (Can Yaman), un giannizzero ottomano che sfugge da una condanna a morte durante l’assedio di Vienna e trova rifugio a Moena, dove intreccia una passione travolgente con Gloria, interpretata da Greta Ferro. La serie è un coinvolgente period-drama che intreccia amore, lotta e coraggio in un contesto storico ricco di emozioni.

CORRELATE:

Il Turco – di Kerem Deren e Çişil Hazal Tenim, diretto da Uluç Bayraktar – è distribuito dalla maggiore casa di produzione turca, Madd Entertainment e vanta un cast internazionale di alto livello: Will Kemp (Girlfriends’ Guide to Divorce); Kieran O’Reilly (Vikings), David Nykl (Stargate: Atlantis); Slavko Sobin (Django, Kaos); Magnus Samuelsson (The Last Kingdom).

Il Turco: recensione dell’ultima parte della serie con Can Yaman

Il Turco: recensione dell’ultima parte della serie con Can Yaman

Hasan Balaban è tornato per la seconda e ultima volta sugli schermi (qui la recensione della prima parte). La parabola del giannizzero rifugiatosi a Moena ha trovato la sua conclusione in una puntata decisamente più esplosiva rispetto alla prima. Il Turco, come sappiamo, prende spunto da un romanzo che affonda le radici in eventi storici del Seicento, e ancora oggi, nel cuore del Trentino, si celebra la Festa del Rione Turchia: un’occasione che intreccia storia e leggenda, ispirata per l’appunto a un soldato ottomano ferito durante il Secondo Assedio di Vienna.

Nonostante la serie abbia attraversato rallentamenti e modifiche di programma, il suo arrivo sulla rete generalista – ormai sempre più vicina alle produzioni turche – ha portato una boccata d’aria fresca. Il Turco ha lasciato il segno, e possiamo dirlo senza mezzi termini: è una delle produzioni più riuscite della stagione, pur con qualche sbavatura nella trama.

Il turco, la trama delle ultime 3 puntate

Hasan Balaban si prepara a difendere Moena insieme agli altri giannizzeri. Ma, prima di poter scatenare una vera e propria guerra, decide di incontrare Marco per sfidarlo a duello. Quello che un tempo era uno dei suoi più cari fratelli, però, pur avendo accettato, ha in serbo una sorpresa. Nel luogo in cui i due si sarebbero dovuti incontrare, manda Skelettwolf, incaricato di ucciderlo e di strappargli dal petto il tatuaggio dell’artiglio, che un tempo rappresentava loro due, Decibal, Yedder e Guido. Il piano di Marco, però, non è solo vendicarsi. Lui vuole diventare un cavaliere valoroso agli occhi del principe vescovo Francesco di Paolo, per poter sposare la figlia. Ed è proprio con lei che organizza un piano studiato: convincere Gloria ad andare con loro a Trento per essere processata come strega, fingendo che lui abbia conquistato Moena.

Il Turco serie
© Mediaset Infinity.

Can Yaman: il suo Hasan Balaban è credibile e magnetico

Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: anche nei nuovi episodi, Can Yaman non delude. Scattante e perfettamente a tempo in ogni scena d’azione, riesce a tenere alta la tensione, dimostrando quanto abbia lavorato per dare al suo Hasan Balaban spessore e intensità. Il giannizzero è uno dei ruoli che gli si cuciono addosso meglio: impavido, passionale, energico. Ma anche segnato da ferite profonde. Il suo è un personaggio stratificato, in bilico fra la fedeltà alla patria, il desiderio di vendetta verso chi l’ha tradito, e un amore travolgente per Gloria, che lo spinge a scelte impensabili. Can calibra ogni emozione con attenzione, rendendo visibile tutto il caos interiore che Balaban vive. E sì, possiamo confermarlo: alla sua prima vera prova drammatica, Can Yaman convince fino in fondo.

Due culture che si incontrano

Gli ultimi episodi de Il Turco alzano poi ulteriormente il ritmo: sono più frenetici, più serrati, più d’impatto. Merito anche delle battaglie, numerose e orchestrate con efficacia, che permettono un coinvolgimento maggiore. Certo, la parte finale, pur carica di pathos, a tratti si perde in passaggi narrativi un po’ confusi, ma nonostante qualche smagliatura di sceneggiatura, questi episodi risultano più incisivi dei primi.

Perché vanno dritti al cuore del racconto: ci sono due popoli, due visioni del mondo, che da nemici imparano a guardarsi con occhi diversi. I turchi e gli italiani, ma ancor prima i cristiani e i musulmani. Si sa, quando entra in gioco la religione, le fratture sembrano inevitabili. Eppure questa storia ci mostra un’altra via: quella in cui anche i popoli più diffidenti riescono a trovare un terreno comune. Perché quando c’è da combattere un nemico più grande – come in questo caso l’oppressione – anche i più lontani riescono a stringersi fianco a fianco.

Quello che perciò viene trasmesso è un messaggio potente, che parla ai popoli di oggi: a chi ancora si scontra per il potere, per ideologia, per paura. Il Turco ci ricorda che, oltre i confini e le bandiere, siamo esseri umani. E che in fondo, più di ogni principio terreno, è il cuore a guidarci davvero.

Supergirl: Woman of Tomorrow, il set si è spostato su… un’astronave!

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Come quelli che abbiamo visto nei giorni scorsi, il nuovo video rubato dal set di Supergirl: Woman of Tomorrow è ripreso da una distanza considerevole, ma si possono distinguere alcuni dettagli e si vedono diverse comparse in costume (non c’è traccia di Milly Alcock nei panni di Kara Zorl-El). Si ipotizza che si tratti dell’interno di un’astronave kryptoniana (o di un altro alieno) o di una sorta di stazione spaziale.

Nel fumetto Woman of Tomorrow di Tom King, la Ragazza d’Acciaio e la sua compagna, Ruthye, si prendono una breve pausa dalla loro missione di vendetta e si recano in un bar spaziale per un drink. Qui, Kara viene affrontata da un alieno che la incolpa del fatto che suo cugino Superman abbia imprigionato i suoi fratelli nella Zona Fantasma. Come prevedibile, lo scontro non finisce bene per la responsabile. A questo link potete vedere il nuovo video dal set.

Il fatto che, nelle ultime condivisioni social, James Gunn si sia riferito al film come Supergirl e che gli operatori abbiano seguito l’esempio nella loro copertura ha portato a ipotizzare che il sottotitolo “Woman of Tomorrow” sia stato eliminato. Il regista non lo ha ancora confermato, ma avrebbe un certo senso dopo che “Superman: Legacy” è stato rinominato Superman.

CORRELATE:

Tutto quello che sappiamo su Supergirl: Woman of Tomorrow

Supergirl: Woman of Tomorrow è un adattamento dell’omonima miniserie in otto numeri di Tom King e Bilquis Evely, che vede l’eroina titolare impegnata in un’odissea nello spazio insieme a una giovane aliena, Ruthye, che vuole vendicare la morte della sua famiglia per mano del guerriero Krem delle Colline Gialle. Milly Alcock di House of the Dragon indosserà il costume rosso e blu della cugina di Superman, Kara Zor-El, mentre Eve Ridley (3 Body Problem) interpreterà Ruthye e Matthias Schoenaerts (The Old Guard) interpreterà Krem. Jason Momoa, invece, interpreterà Lobo.

A mettere i bastoni tra le ruote a tutta la faccenda c’è il cacciatore di taglie alieno Lobo, che sarà interpretato dall’ex star di Aquaman, Jason Momoa. David Krumholtz ed Emily Beecham interpreteranno i genitori della Ragazza d’Acciaio, anche se non è specificato se saranno i genitori biologici o quelli adottivi sulla terra. Il film sarà diretto da Craig Gillespie di I, Tonya, da una sceneggiatura dell’attore e scrittore Ana Nogueira. Le riprese del progetto sarebbero iniziate questa settimana a Londra, in Inghilterra.

Supergirl: Woman of Tomorrow uscirà al cinema il 26 giugno 2026.

The Hill: la storia vera dietro il film con Dennis Quaid

The Hill: la storia vera dietro il film con Dennis Quaid

The Hill, ora disponibile su Netflix, è un dramma sportivo di grande ispirazione che ha un impatto ancora maggiore se si considera che l’incredibile storia di Rickey Hill è basata su una storia vera. Il film è interpretato da Colin Ford nel ruolo di Rickey Hill, un giovane uomo affetto da una malattia degenerativa della colonna vertebrale che allo stesso tempo insegue il suo sogno di giocatore di baseball. È il tipo di storia poco conosciuta di un eroe sportivo che può raggiungere un pubblico più ampio. Con The Hill, che riporta in vita l’incredibile storia di Rickey Hill, altri potranno infatti trovare ispirazione nel suo percorso di determinazione e perseveranza.

Oltre a Ford che interpreta il ruolo principale, il cast del film comprende attori come Dennis Quaid e Scott Glenn, che danno vita ad alcune delle figure reali della storia di Hill. Il film bilancia così l’emozione di vedere la carriera di Rickey Hill nel baseball diventare realtà con le profonde difficoltà legate ai suoi problemi di salute. Alla fine si tratta di una storia avvincente ed edificante, ma la vera storia di Rickey Hill è ancora più affascinante di quella che si vede nel film.

Rickey Hill è nato con un disturbo degenerativo della colonna vertebrale

Oltre a essere un film sul baseball, The Hill è anche la storia del disturbo degenerativo della colonna vertebrale di Rickey Hill, che è nato con un disco mancante dalla spina dorsale. Dalla nascita all’età di 4 anni, Hill è stato sottoposto a innumerevoli interventi chirurgici per permettergli di camminare. All’età di 5 anni, Hill ha iniziato a indossare tutori per le gambe che gli hanno permesso di camminare, anche se non del tutto normalmente. Questo lo ha portato a dover ovviamente affrontare i bulli e il giudizio dei suoi coetanei.

Dennis Quaid, Bonnie Bedelia, Joelle Carter, Mason Gillett, Jesse Berry e Hailey Bithell in The Hill
Dennis Quaid, Bonnie Bedelia, Joelle Carter, Mason Gillett, Jesse Berry e Hailey Bithell in The Hill. Foto di Briarcliff Entertainment – © 2023 Briarcliff Entertainment

Purtroppo, all’epoca della diagnosi di Rickey Hill, alla fine degli anni Cinquanta, non si poteva fare molto di più per lui, che continuò quindi a portare i tutori per le gambe, riuscendo però a crescere giocando come tutti gli altri bambini. Secondo Hill, la sua infanzia è stata caratterizzata da difficoltà e povertà, anche a prescindere dai suoi problemi di salute. È infatti cresciuto nella zona di Fort Worth, in Texas, figlio di un povero predicatore battista.

Hill ha raccontato a The Athletic che la sua famiglia era talmente in difficoltà che a volte mangiava “cibo per cani dalla lattina”. Nonostante le difficoltà, Hill ha fatto il possibile per vivere come un bambino normale. Secondo un’intervista rilasciata a Risen Magazine, Hill colpiva i sassi tutto il giorno, esercitando il suo caratteristico swing da baseball. Alla fine, questo fu l’inizio del suo viaggio nel baseball professionistico.

Rickey Hill è stato un giocatore di baseball della Minor League

Sebbene Rickey Hill abbia affrontato ostacoli come la sua malattia degenerativa della colonna vertebrale, la povertà della sua famiglia e i dubbi di chi lo circondava, alla fine è riuscito a diventare un giocatore di baseball della Minor League. La prima squadra in cui Hill giocò a baseball da professionista furono i Montreal Expos, con cui firmò nel 1975, all’età di 19 anni, e con cui disputò un totale di quattro stagioni nelle leghe minori. Secondo Hill, avrebbe effettuato 500 battute al giorno dall’età di 12 anni fino alla fine della sua carriera, intorno ai 22 anni.

Dennis Quaid, Joelle Carter, Mason Gillett, Jesse Berry e Hailey Bithell in The Hill
Dennis Quaid, Joelle Carter, Mason Gillett, Jesse Berry e Hailey Bithell in The Hill. Foto di Briarcliff Entertainment – © 2023 Briarcliff Entertainment

Sorprendentemente, Rickey Hill non ha giocato con l’apparecchio per le gambe, ma ha trascorso tutta la sua carriera nelle leghe minori senza di esso. Nel corso di 201 partite, Hill ha avuto una media battuta di .298 con 26 fuoricampo e 116 RBI. Ha giocato per i Lethbridge Expos, i Rio Grande Valley White Wings, i Texas City Stars e i Grays Harbor Loggers. Inoltre, Hill era noto per il suo swing unico. Sebbene Hill abbia giocato a baseball da professionista solo per circa tre anni, il suo impatto è stato comunque ampiamente percepito grazie alla sua incredibile storia.

I sogni di Rickey Hill nel baseball si avverano

Alla fine, i sogni di Rickey Hill di diventare un giocatore di baseball professionista si sono dunque avverati, anche se per poco. Hill è passato dall’essere un bambino poverissimo del Texas, che secondo i medici non avrebbe mai camminato normalmente in vita sua, a calcare il campo da baseball professionistico per quattro intere stagioni. Inoltre, Hill non era solo un membro medio della squadra di baseball. Si è distinto in tutte le squadre in cui ha giocato per il suo talento e la sua propensione ai fuoricampo. In definitiva, Rickey Hill è diventato un personaggio di spicco della storia dello sport.

Il successo di Hill è impressionante per la sua condizione medica, ma soprattutto per il modo in cui ha dimostrato che i suoi coetanei si sbagliavano. Hill aveva molti detrattori che credevano che il suo sogno fosse impossibile, compresi i bulli della scuola e i professionisti del baseball. Anche suo padre, interpretato da Dennis Quaid, riteneva che il figlio non sarebbe mai diventato un giocatore di baseball professionista e lo spinse invece a diventare un predicatore. Pertanto, il raggiungimento dell’obiettivo da parte di Hill è ancora più soddisfacente perché dimostra che ogni dubbio, soprattutto quello del padre, era sbagliato.

Mason Gillett, Tyrik Johnson, Jesse Berry, Matthew Lyle e Ian Reichert in The Hill
Mason Gillett, Tyrik Johnson, Jesse Berry, Matthew Lyle e Ian Reichert in The Hill. Foto di Briarcliff Entertainment – © 2023 Briarcliff Entertainment

Il disturbo alla colonna vertebrale di Rickey Hill ha accorciato la sua carriera nel baseball

Nonostante Rickey Hill abbia superato il suo disturbo alla colonna vertebrale per diventare un giocatore di baseball di serie B, la sua condizione alla fine ha avuto la meglio. Il fatto che Hill abbia smesso di giocare è una testimonianza di quanto la sua salute dovesse essere cagionevole all’epoca perché Hill era dell’idea: “Non esiste la parola smettere, non l’ho mai sentita nominare“. Nonostante ciò, sembrava che anche quando Hill giocava a baseball soffrisse costantemente. Durante la stagione di baseball del 1978, Hill giocava per i Grays Harbor Loggers, quando il suo corpo finì per cedere a causa dello stress del baseball.

Cosa è successo a Rickey Hill dopo il baseball

Dopo il ritiro dal baseball, Rickey Hill si è dedicato alla condivisione della sua storia. Il fratello di Hill documentò il viaggio di Rickey e da lì, molti narratori e registi diversi cercarono di occuparsi della storia di Rickey. Tuttavia, Rickey e suo fratello sono stati severi nel decidere a chi affidare la storia e, dopo molte ricerche, hanno scelto Jeff Celentano, il regista di The Hill. Per quasi 20 anni, gli Hill hanno lavorato con Celentano per rappresentare perfettamente il trionfo di Rickey, portandola infine sullo schermo nel 2023. Il film si è poi affermato come un grande successo in streaming, e tutto il duro lavoro di Rickey Hil è stato nuovamente apprezzato.

Jules: la spiegazione del finale del film

Jules: la spiegazione del finale del film

C’è un film recente del premio Oscar Ben Kingsley poco noto ma che è una piacevole sorpresa. Si tratta di Jules, diretto da , film perfettamente sentimentale e punteggiato da un tocco fantascientifico che lo rende coinvolgente e unico, ma comunque toccante. Il film segue Milton, un anziano dall’aspetto triste che vive da solo. La piccola città di Milton, in Pennsylvania, ha uno slogan che non approva perché sembra che si possa chiamare la città con un telefono piuttosto che “chiamare” casa. Il secondo grande problema di Milton con la città è che l’incrocio che porta a casa sua è un’area a rischio di incidenti.

L’anziano ritiene pertanto che il consiglio comunare dovrebbe fare qualcosa per risolverlo. Ogni settimana, dunque, gli abitanti della città si riuniscono e Milton si ripete alle riunioni del consiglio su questi due grandi problemi. In realtà, egli non ha nient’altro che lo tenga occupato. Sua figlia è veterinaria e non ha tempo da dedicare a lui e si è allontanato dal figlio. Milton è semplicemente un vecchio solitario finché, un giorno, un’astronave atterra nel suo giardino e da quel momento la sua quotidianità prende una piega inaspettata.

Milton incontra un alieno

Milton chiama immediatamente la polizia perché l’astronave è atterrata sulle sue azalee. Le piante che ha fatto crescere con fatica sono state schiacciate in pochi secondi. L’operatore pensa però che stia facendo uno scherzo e gli riattacca il telefono. Milton non ha altro da fare se non tornare a dormire. Alla riunione successiva, parla però dell’alieno e della sua astronave, delle strisce pedonali e dello slogan della città. Anche in questo caso, nessuno gli crede e Joyce, un’altra anziana della città, gli dice di smetterla di dire sciocchezze o il consiglio non prenderà sul serio le loro richieste.

Ben Kingsley in Jules
Ben Kingsley in Jules

Quella notte, però, Milton trova un alieno disteso sul suo patio. All’inizio ha paura, ma poi diventa piuttosto disinvolto perché l’alieno non gli fa alcun male. Milton fa entrare l’alieno in casa sua e gli dà cibo e acqua. L’alieno trova una predilezione per le mele e Milton corre quindi al negozio di alimentari per comprarne altre. Dice all’aiutante che si trova lì esattamente quello che sta facendo. In cambio, l’aiutante decide di riferire la notizia a sua figlia, per preoccupazione.

Dopo qualche giorno, Sandy, un’altra anziana del quartiere, si presenta alla porta di Milton per prendere alcune stampe. Milton la fa entrare senza alcuna remora, del tutto non preoccupato che possa vedere l’alieno. Sandy all’inizio rimane infatti stupita, ma capisce che non può perdere l’occasione della sua vita. Ma c’è un problema: Milton ha lasciato le cose in casa nel posto sbagliato e l’incontro con il fruttivendolo lo ha messo in crisi con la figlia Denise. Lei gli fa quindi promettere di andare a una visita medica.

Sembra infatti che Milton stia perdendo lentamente la memoria e si stia avviando verso la demenza o l’Alzheimer di qualche tipo. Il medico gli suggerisce di iniziare a cercare delle opzioni di vita assistita e lui si infuria, definendo l’intero piano di Denise una montatura. Milton chiede a Sandy di fare da babysitter all’alieno durante il suo appuntamento e lei apre allora il suo cuore a questo alieno che non parla una sola parola. Trova i suoi occhi molto comprensivi e ha persino un crollo emotivo. Ben presto, Sandy inizia così a frequentare l’alieno e Milton. Anche Milton trova qualcosa con cui riempire le sue giornate vuote e diventa molto più gioviale del solito.

Tornato a casa, un Milton frustrato dice quindi a Sandy che a livello di salute è tutto a posto, ma fuori ha una conversazione a cuore aperto con l’alieno mentre lavora per riparare la sua astronave. In tutto questo tempo, l’alieno disegna gatti e li regala a Milton, che pensa siano un dono. Tutto va bene e Sandy decide di dare all’alieno un nome e una maglietta. Il nome deciso è Jules e un giorno, mentre stanno cenando con Jules, arriva Joyce. Con tutto quello che si dice al telegiornale su un incidente satellitare, sa che c’è qualcosa di strano e crede improvvisamente a Milton. A questo punto, i tre si uniscono per Jules perché è un tesoro e non possono permettere che qualcuno o qualcosa gli faccia del male.

Ben Kingsley, Harriet Sansom Harris e Jane Curtin in Jules
Ben Kingsley, Harriet Sansom Harris e Jane Curtin in Jules

La spiegazione del finale di Jules

Un giorno fatidico, Sandy riceve la visita di un ragazzo. Si presenta come membro di un’associazione di giovani che parlano di conversazioni con gli anziani, come lei. È un esperimento che sta provando, in cui i giovani possono incontrare gli anziani e fare un tuffo nel loro bagaglio di saggezza ed esperienza. Questo ragazzo, però, ha altre intenzioni e cerca di rubare alcuni gioielli di Sandy. La donna lo trova e dice che chiamerà la polizia. Il ragazzo tenta allora di soffocarla a morte, ma Jules capisce che Sandy è in pericolo e finisce per far esplodere la testa dell’aggressore. Sandy viene poi interrogata dalla polizia, ma non ci sono prove di nulla. Torna a casa di Milton e ringrazia Jules per averle salvato la vita, raccontando agli altri quello che è successo.

Come aveva previsto Joyce, Jules disegna gatti perché ne ha bisogno per la sua astronave. Ma questi gatti devono essere morti, così quando la casa inizia a puzzare, i tre vedono un gatto morto fuori. Milton e Sandy vanno poi a cercare altri gatti morti per le strade, che vengono pattugliate da un’auto della polizia. Dopo l’incidente, si sospetta infatti che Sandy abbia avuto contatti con l’alieno. Anche Joyce trova alcuni gatti, ma alla fine gliene manca uno. La donna possiede un gatto suo che è vecchio, cieco e sordo. All’inizio, quando Milton suggerisce di uccidere il gatto di Joyce, lei rifiuta l’idea, ma poi capisce che sarebbe meglio per il gatto. Jules, tuttavia, non fa esplodere la testa del gatto, ma gli mostra pietà.

Jules torna a casa sua?

I gatti si rivelano dunque essere il carburante per l’astronave di Jules e, grazie a un tessuto di paillettes argentate che l’alieno usa per coprire i gatti, diventano una capsula di carburante. Jules sta per partire, ma offre loro un posto sull’astronave. Milton decide di andare con Jules perché non vuole che sua figlia lo veda peggiorare sempre più. D’altra parte, ha anche cercato di riallacciare i rapporti con il figlio, che però non l’ha mai richiamato. Denise, tuttavia, lo chiama e gli dice che vuole passare del tempo con suo padre e che gli vuole bene. Non voleva farlo sentire come se stesse impazzendo, ma era solo preoccupata. Milton ripensa a quello che sta facendo, ma ormai ha deciso.

Ben Kingsley, Jane Curtin e Harriet Sansom Harris in Jules
Ben Kingsley, Jane Curtin e Harriet Sansom Harris in Jules © 2023 Bleecker Street. ALL RIGHTS RESERVED.

Prima che gli altri due possano terminare i loro saluti, gli agenti dell’FBI si presentano alla porta. Tutti salgono sull’astronave e Jules li porta in un punto sicuro della Terra per poter poi tornare a casa. Durante il breve tragitto, Milton decide di rimanere indietro, probabilmente a causa delle parole di Denise, e saluta l’amico Jules. L’alieno osserva i tre amici da una finestra della sua astronave. Rivediamo poi Milton qualche tempo dopo – potrebbero essere giorni o mesi – e le sue condizioni sono profondamente peggiorate. Tuttavia, si ricorda di Jules, come capiamo dalla sua conversazione con Sandy e Joyce.

La presenza di Jules ha creato una bella amicizia tra queste tre persone, che ora si sostengono a vicenda nei momenti difficili. Alla luce di questo finale, Jules può dunque essere interpretato in diversi modi. L’interpretazione più positiva potrebbe essere che alla fine, quando Milton è solo a casa, Jules viene di tanto in tanto a trovarlo. Ma la visione più cinica potrebbe essere che il tempo di Milton è scaduto e, mentre sta lasciando il suo corpo, pensa che le luci lampeggianti siano l’astronave di Jules e che dunque tutto quello che ne è seguito non è che un sogno.

In definitiva, il messaggio di Jules riguarda la solitudine e la mente degli anziani. A volte possiamo dire una cosa o due ai nostri genitori per preoccupazione, ma in realtà li feriamo. D’altra parte, la presenza di Jules nella vita di Milton è quasi un miracolo per lui. Ottiene una famiglia, qualcosa da fare e qualcuno di cui occuparsi invece di sprecare sé stesso senza fare nulla. Anche dopo la scomparsa di Jules, Milton ha ancora amici che si prendono cura di lui e che lo capiscono profondamente.

Wonder Woman: May Calamawy di Moon Knight pronta a interpretarla per James Gunn

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Non è un segreto che il ruolo di Wonder Woman sia uno dei più ambiti di Hollywood, e sembra che un’altra talentuosa attrice si sia offerta (o forse si sia lanciata con la sua tiara?). Sembra che l’attrice egiziano-palestinese May Calamawy possa essere annoverata tra le tante star di Hollywood che probabilmente coglierebbero al volo l’occasione di indossare i leggendari Braccialetti della Sottomissione forgiati dagli dei.

La rivelazione è arrivata di recente al Comic-Con Francia, dove May Calamawy era ospite speciale. Durante una sessione di domande e risposte con i fan, le è stato chiesto direttamente del suo interesse nell’interpretare la Principessa di Themyscira. “Se vogliono che interpreti Wonder Woman, interpreterò Wonder Woman”, ha dichiarato Calamawy.

Ha anche aggiunto di non aver visto l’interpretazione di Gal Gadot, avendo visto solo qualche spezzone di Wonder Woman 1984. “Non vorrei farmi influenzare dalla sua interpretazione, o da quella di chiunque altro”, ha detto. “…non lo so nemmeno, non ho ancora pensato a cosa farei nei panni di Wonder Woman.”

Calamawy è nota soprattutto per aver interpretato Layla El-Faouly, alias Scarlet Scarab, in Moon Knight. È apparsa anche in Il Gladiatore II e ha recentemente firmato per recitare nel prossimo reboot de La Mummia.

Wonder Woman 1984 spiegazione finale
Gal Gadot in © Wonder Woman 1984

A meno che Gunn non abbia un asso nella manica in Superman o Supergirl: Woman of Tomorrow, il posto più probabile in cui Wonder Woman apparirà è nella serie TV Paradise Lost per la HBO, che si dice sia fortemente ispirata a Game of Thrones. James Gunn ha annunciato questo progetto nel gennaio 2023, quando ha presentato l’intera serie del DCU Chapter One: Gods and Monsters. Durante l’annuncio della serie, Gunn ha dichiarato: Paradise Lost è la storia di Paradise Island, comunemente conosciuta come Themyscira, che è il luogo di nascita di Wonder Woman. È quasi come Game of Thrones, con Westeros, ma con tutti gli abitanti di Paradise Island”.

Non ci sono molti dettagli, ma l’ultima rivelazione di Gunn su Wonder Woman è stata un post sui social media in cui ha espresso il suo desiderio di vedere Diana apparire in più progetti animati. “Stiamo lavorando per inserire Wonder Woman in più animazioni. Concordo sul fatto che non ce ne sia stata abbastanza in quell’ambito ed è stata una delle prime cose che ho proposto al team di animazione”, ha detto Gunn via Twitter.

Tuttavia, si dice che la serie sia una storia delle origini dell’isola di Themyscira, quindi potrebbe essere ambientata molto prima della nascita di Diana. Paradise Lost trarrà ispirazione anche da tre fumetti: Wonder Woman Historia: The Amazons, Wonder Woman: Paradise Lost (New Edition) e Wonder Woman: Paradise Found (New Edition).

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