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John Cena: l’agente voleva che rifiutasse il cameo di Barbie

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John Cena: l’agente voleva che rifiutasse il cameo di Barbie

Il wrestler e attore John Cena ha rivelato che la sua agenzia non era entusiasta dell’idea di un suo recente cameo in Barbie.

Al The Howard Stern Show, la star ha spiegato che il compito della sua agenzia è quello di vedere le cose come prodotti e guidarlo. Per questo motivo, l’agenzia ha detto a John Cena che avrebbe dovuto rifiutare il suo cameo come sirena in Barbie, e l’attore ha ipotizzato che la prospettiva fosse “al di sotto del suo calibro. L’attore osserva poi che l’agenzia ha ceduto quando lui ha detto che l’avrebbe fatto comunque.

[L’agenzia] si basa solo su ciò che sa“, ha dichiarato John Cena (via Variety). “E quello che sanno è: ‘Questa entità, questa merce gravita su queste cose, dovremmo rimanere in questa corsia’. Ma io non sono una merce. Sono un essere umano e opero secondo il concetto che ogni opportunità è un’opportunità“.

Margot Robbie mi ha detto: “Ti faremo diventare una sirena. Ci starai dentro per mezza giornata“. Sì, certo. Ma credo che dal punto di vista dell’agenzia la prospettiva fosse: ‘Questo non è alla tua altezza’, e lo capisco. Ma anche per merito dell’agenzia, che ha immediatamente acconsentito, e io ho detto: ‘No, lo faremo’, ma tutto ciò che possono fare è offrire la loro guida“.

Chi c’era nel film di Barbie?

Barbie è stato diretto da Greta Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando così il film di maggior incasso del 2023. Il film è interpretato da Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell, Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.

The Regime – Il palazzo del Potere: recensione della serie con Kate Winslet

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Era da Mare of Easttown (Omicidio a Easttown) che Kate Winslet non lavorava con HBO, e per celebrare il suo ritorno sull’emittente ha scelto un ruolo molto diverso da quella della poliziotta che indaga sugli omicidi della cittadina della Pennsylvania. In The Regime – Il palazzo del Potere è la stravagante e ipocondriaca cancelliera Elena Vernham, che governa con pungo di ferro in uno stato non meglio identificato del Centro Europa. La serie, composta da sei episodi, e disponibile su NOW dal 4 marzo con un episodio a settimana, si svolge principalmente all’interno del palazzo di Elena, un luogo che riflette perfettamente la sua personalità eccentrica e il suo regime autoritario.

Kate Winslet governa in The Regime – Il palazzo del Potere

Cercando di non risultare ovvi o ridondanti, Kate Winslet offre una performance eccezionale nel ruolo della cancelliera Vernham, donandole una profondità e una complessità che vanno oltre la semplice caricatura. Riesce a incarnare perfettamente la fragilità e l’insicurezza dietro la facciata di potere di Elena, rendendola contemporaneamente ridicola e terrificante. Il modo in cui Winslet si muove e parla, con accenti che richiamano Margaret Thatcher e Putin, aggiunge ulteriore profondità al personaggio, trasportando gli spettatori in un vortice di emozioni contrastanti e componendo un ritratto caricaturale, appunto, ma anche estremamente concreto e realistico, guardando al mondo di oggi.

Il rapporto tra Elena e il suo fidato consigliere, Herbert Zubak, interpretato con estrema precisione da Matthias Schoenaerts, è uno dei punti focali della serie. Zubak è un “macellaio” ma è anche un servo devoto e allo stesso tempo un innamorato non dichiarato, che assiste, serve, motiva e sprona l’oggetto del suo amore, rimanendo sempre un passo dietro al “boss”, come lui stesso chiama Elena Vernham. La tensione sessuale tra i due personaggi è palpabile, e questa scelta di caratterizzazione aggiunge un elemento di dramma e complessità alla trama. Schoenaerts offre una performance magnetica, trasformando Herbert da una semplice guardia del corpo a un influente consigliere disegnando una parabola ascendente di grande inquietudine.

The Regime - Il Palazzo del potereRicerca dell’equilibrio tra pathos e satira

Nonostante le ottime premesse e i protagonisti impeccabili, The Regime – Il palazzo del Potere soffre di una trama frammentata e poco coerente, quasi un pretesto per fotografare uno status quo che diventa oggetto di beffa. C’è una costante ricerca dell’equilibrio, raramente raggiunto, tra l’aspetto patetico ed emotivo dei personaggi, dei loro sentimenti, delle loro debolezze e paure, e quello assurdo, che invece prende le distanze dai suddetti personaggi e li racconta attraverso la lente della satira. E forse perché la contemporaneità ha annichilito in generale la capacità di fare satira, sembra che questa sia come un muscolo fuori forma e quindi non sempre colpisce nel segno, lasciando gli spettatori con una sensazione di insoddisfazione e mancanza di chiarezza nel messaggio.

La sceneggiatura, firmata da Will Tracy, cerca di affrontare temi complessi come l’autoritarismo e il dissenso politico, ma a volte sembra perdersi nei suoi stessi tentativi di affrontarli. Mentre alcune scene offrono spunti interessanti sulla natura del potere e sulla fragilità umana, altre risultano terribilmente fuori fuoco, lasciando gli spettatori con più domande che risposte.

Picchi di genialità in un’opera non del tutto riuscita

Nonostante le sue imperfezioni, The Regime – Il palazzo del Potere offre comunque un ottimo livello di intrattenimento “con messaggio”. La satira politica è una pratica che dovrebbe essere portata avanti con più frequenza e il tentativo fatto in questa sede è comunque lodevole. A questo si aggiunge un valore produttivo sicuramente alto che puntando sulla sua protagonista (e l’efficacissimo tirapiedi) riesce a catturare sicuramente la fascinazione del pubblico.

The Regime – Il palazzo del Potere offre una visione intrigante e spesso surreale, attraverso il linguaggio della farsa, dei regimi autoritari e delle dinamiche di potere. Sebbene non sempre riesca a realizzare pienamente il suo potenziale più per mancanza di allenamento su un certo tipo di linguaggio che per mancanza di doti nel farlo, la serie merita comunque una possibilità principalmente per le performance del suo cast e per i suoi frequenti guizzi. Una maggiore coesione della trama avrebbe forse permesso anche agli altri aspetti della serie di essere più efficaci.

Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), trailer del film in arrivo su Disney+

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Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale di Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), il film concerto per la prima volta in versione integrale e che include il brano “cardigan” e quattro canzoni acustiche aggiuntive, farà il suo debutto in streaming il 15 marzo 2024, solo su Disney+.

L’esperienza cinematografica dell’artista 14 volte vincitrice di un GRAMMY, Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), diretto da Sam Wrench.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Nel dare l’annuncio, Bob Iger, Disney CEO, ha dichiarato: “L’Eras Tourè stato un vero e proprio fenomeno che ha entusiasmato e continua a entusiasmare i fan di tutto il mondo, e siamo davvero felicidi portare questo elettrizzante concerto al pubblico ovunque si trovi, in esclusiva su Disney+.

Ripley: trailer ufficiale della serie tv Originale Netflix in arrivo

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Netflix dopo il teaser trailer ha finalmente svelato il primo trailer ufficiale di Ripley, il prossimo adattamento in serie del classico romanzo thriller di Patricia Highsmith intitolato “Il talento di Mr. Ripley

Il video presenta Andrew Scott nei panni del personaggio principale, che sembra avere un’identità discutibile. Il video presenta anche i vari personaggi che incontrerà nel corso della serie limitata, tra cui la Marge Sherwood di Dakota Fanning. La serie uscirà in streaming il 4 aprile.

Nella serie, Tom Ripley, un truffatore che si arrangia nella New York dei primi anni ’60, viene ingaggiato da un uomo ricco per recarsi in Italia e cercare di convincere il figlio vagabondo Dickie Greenleaf a tornare a casa”, si legge nella sinossi. “L’accettazione del lavoro da parte di Tom è il primo passo verso una vita complessa fatta di inganni, frodi e omicidi. Nel frattempo, Marge Sherwood, un’americana che vive in Italia, sospetta che dietro l’affabilità di Tom si nascondano motivi più oscuri”.

Ripley è scritto e diretto dal regista candidato all’Oscar Steven Zaillian. Oltre a Scott e Fanning, la miniserie sarà interpretata da Johnny Flynn nel ruolo di Dickie Greenleaf, Pasquale Esposito, Franco Silvestri, Eliot Sumner, John Malkovich e altri ancora. È prodotta da Scott e Endemol Shine North America in associazione con Entertainment 360 e Filmrights. I produttori esecutivi sono Zaillian, Garrett Basch, Guymon Casady, Ben Forkner, Sharon Levy, Philipp Keel e Charlie Corwin.

Garfield: Una missione gustosa, nuovo trailer del film

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Garfield: Una missione gustosa, nuovo trailer del film

Sony Pictures ha diffuso un nuovo divertente trailer di Garfield: Una missione gustosa, l’atteso nuovo film su gatto più divertente del cinema.

Il nuovo trailer di Garfield: Una missione gustosa il film di animazione Sony Pictures diretto da Mark Dindal e tratto dai personaggi creati da Jim Davis. Maurizio Merluzzo sarà la voce italiana del protagonista che nella sua versione originale è doppiato da Chris Pratt.

Doppiatore, attore, influencer e presentatore, Maurizio Merluzzo è stato la voce di protagonisti di celebri film e serie TV (Elvis, Shazam!, Vikings, La Fantastica Signora Maisel, Catfish, Fratelli in Affari), cartoni animati (Dragon Ball Super, Naruto, One Punch Man) e videogames (Overwatch, League of Legends, Assassin’s Creed, Call of Duty).

Garfield: Una missione gustosa, scritto da David Reynolds (Alla ricerca di Nemo e Le Follie dell’Imperatore), sarà solo al cinema dal 1° maggio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Garfield, il famosissimo gatto di casa che odia il lunedì e ama le lasagne, sta per vivere una scatenata avventura all’aperto! Dopo l’inaspettato incontro con il padre perduto da tempo, il trasandato gatto di strada Vic, Garfield e il suo amico canino Odie sono costretti a lasciare la loro vita piena di comodità per unirsi a Vic in un’esilarante rapina ad alto rischio.

Garfield: Una missione gustosa è prodotto da John Cohen, Broderick Johnson, Andrew A. Kosove, Steven P. Wegner, Craig Sost, Namit Malhotra e Crosby Clyse. Executive Producers sono Jim Davis, Bridget McMeel, David Reynolds, Scott Parish, Carl Rogers, Simon Hedges, Chris Pflug, Louis Koo, Steve Sarowitz, Justin Baldwine Peter Luo.

Il cast di voci originali comprende gli attori Chris Pratt, Samuel L. Jackson, Hannah Waddingham, Ving Rhames, Nicholas Hoult, Cecily Strong, Harvey Guillén, Brett Goldstein e Bowen Yang.

Road to Oscar 2024: la Miglior regia

Road to Oscar 2024: la Miglior regia

Due debuttanti, due registi alla loro seconda nomination e un venerato maestro: così si presente la cinquina della categoria Miglior regia di questi Oscar 2024. Rispettivamente Justin Triet, Jonathan Glazer, Yorgos Lanthimos, Christopher Nolan e Martin Scorsese. Cinque personalità distintesi nell’ultimo anno grazie ad altrettanti film con il potenziale di rimanere veramente impressi nella storia del cinema da qui in avanti. Benché mantenga uno sguardo principalmente rivolto a ciò che viene prodotto all’interno dell’industria statunitense, la categoria del Miglior regista continua fortunatamente a manifestare anche una maggiore attenzione nei confronti di ciò che avviene anche in altri territori, permettendo così in questo caso di veder candidata la prima regista donna francese e in generale di affermarsi come una delle categorie più entusiasmanti di questa edizione.

Di seguito, ecco i candidati agli Oscar 2024 per la categoria Miglior regista

Justine Triet – Anatomia di una caduta

Justine Triet
Justine Triet al Festival di Cannes. Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La regista Justine Triet si è decisamente presa una bella rivincita sulla commissione francese incaricata di selezionare il titolo da presentare agli Oscar 2024 per la categoria Miglior film internazionale. Pur non godendo del pieno sostegno del suo Paese, Triet si è comunque fatta largo fino agli Oscar, dove il suo film Anatomia di una caduta (qui la recensione) – già vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2023 – è candidato a ben cinque premi (Miglior film, Miglior attrice protagonista, Miglior montaggio, Miglior sceneggiatura originale – di cui Triet è autrice insieme a Arthur Harari – e Miglior regista). Con questo suo quarto lungometraggio, Triet si è dunque affermata come una delle grandi protagoniste di questa stagione, guadagnandosi un meritato posto nella cinquina per la regia agli Oscar.

Anatomia di una caduta, che segna una svolta drammatica nella sua carriera – dopo commedie come Tutti gli uomini di Victoria e Sybl – Labirinti di donna – le ha infatti permesso di dimostrare la sua grande capacità di costruire un racconto che attraversa più generi, dove le certezze sono poche e tassello dopo tassello emerge una vicenda dove risulta difficile distinguere la verità dalla menzogna, fino ad un finale sospeso giungendo al quale ci si rende conto di aver appena assistito ad un film di grandissimo valore, non a caso indicato come uno dei migliori realizzati negli ultimi anni. Per questo suo lavoro, Triet è stata candidata anche ai BAFTA Awards e ai premi César, trionfando presso questi ultimi.

Jonathan Glazer – La zona d’interesse

Jonathan Glazer
Jonathan Glazer al Festival di Cannes. Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Erano dieci anni che il britannico Jonathan Glazer non realizzava un film. Il suo ultimo lungometraggio prima di La zona d’interesse (qui la recensione), con cui ora è tornato in auge, è stato quel bizzarro Under the Skin con protagonista Scarlett Johansson, con cui già si era divertito a dar vita ad un’opera insolita che suscitando un certo disagio spingesse a riflettere sulla natura umana. Un simile approccio a questi temi lo si ritrova dunque anche nel suo nuovo film, con il quale si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2023 e che è da molti interni al settore considerato uno dei veri capolavori cinematografici di questi anni. Lavoro che ha portato Glazer ad ottenere nomination come Miglior regista non solo agli Oscar 2024 ma anche ai Satellite Awards e ai Bafta Awards.

Glazer, che adatta con La zona d’interesse il romanzo omonimo di Martin Amis tratto da una storia vera, offre infatti con la sua regia una perfetta dimostrazione della forza che l’immagine cinematografica può avere, di fatto andando oltre il “limite” del libro esaltando ciò che si può raccontare attraverso precise inquadrature e, in particolar modo, il suono. La storia e i dialoghi sono infatti poco più che un pretesto per dar vita a scenari agghiaccianti, difficilmente dimenticabili, attraverso cui il regista riflette sull’indifferenza senza tempo insita nell’essere umano, capace di condurre la propria tranquilla esistenza anche quando oltre il proprio giardino avviene l’orrore.

Yorgos Lanthimos – Povere creature!

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Yorgos Lanthimos alla Mostra di Venezia. Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il greco Yorgos Lanthimos gode evidentemente – e giustamente – di un certo favore presso l’Academy. Il suo precedente film, La favorita, ottenne ben 10 nomination all’Oscar tra cui quella per la Miglior regia. Con il suo nuovo lungometraggio, Povere creature! (qui la recensione) – già vincitore alla Mostra di Venezia del Leone d’oro – torna dunque a far parte di questa cinquina, mentre il film in sé gode di 11 nomination a questi Oscar 2024. Ed anche in questo caso è difficile non riconoscere la sua come una candidatura più che meritata. Lanthimos prosegue il percorso estetico intrapreso con i suoi ultimi film portandolo però ancor più all’estremo.

Lanthimos dà infatti sfogo a tutta la sua creatività, permettendo allo spettatore di fare esperienza del viaggio di Bella Baxter verso la scoperta di sé e del mondo attraverso l’evolvere della fotografia, dei costumi, della colonna sonora, elementi che da una base di partenza grezza diventano sempre più elaborati e acquistano sempre più grazia, accompagnando l’evoluzione della protagonista. Le idee che il regista concretizza grazie ai suoi collaboratori permettono al film di acquisire un aspetto unico, quasi favolistico ma mai infantile, che sostiene la metafora senza farla risultare fastidiosa. Anche per lui, non sono mancate le nomination ai Critics’ Choice Awards, ai Golden Globe e ai DGA Awards.

Christopher Nolan – Oppenheimer

Christopher Nolan sul set di Oppenheimer
Christopher Nolan con Emily Blunt e Cillian Murphy sul set di Oppenheimer. © Universal. Tutti i diritti riservati.

Christopher Nolan è un altro di quei registi che non ha bisogno di presentazioni. Senza dubbio tra gli autori più indicativi degli ultimi vent’anni, durante i quali ha realizzato blockbuster d’autore come Il cavaliere oscuro, Inception e Interstellar, distinguendosi per il suo continuo giocare con la concezione del tempo e abbattendo la sua noiosa linearità. Con il suo Oppenheimer (qui la recensione) ha tuttavia ridotto gli artifici per concentrarsi sulla storia di quello che ritiene essere “l’uomo più importante mai vissuto”. Non che Oppenheimer (che con 13 nomination è il film più candidato di questi Oscar 2024) non presenti le particolarità per cui Nolan è noto, ma queste sono maggiormente poste al servizio di un racconto che si sviluppa interamente a partire dall’interiorità del protagonista.

Per di più, Nolan costruisce Oppenheimer quasi come fosse un vero e proprio ordigno esplosivo, con una prima ora densissima di nomi, personaggi, eventi, salti temporali, musica, attraverso cui si imposta una tensione crescente. Tensione che nella seconda ora di film non cessa di aumentare fino all’ammutolente esplosione della bomba, una delle sequenze più memorabili dell’annata cinematografica appena trascorsa. La terza ora di film diventa invece un film politico nel quale si esplora l’eredità di Oppenheimer e nella quale emerge il messaggio del film, un monito che dal passato sembra risuonare oggi più forte che mai.

Martin Scorsese – Killers of the Flower Moon

Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese in Killers of the Flower Moon 10 marchi
Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio sul set di Killers of the Flower Moon. Gentile concessione di © 01 Distribution

Difficile che Martin Scorsese non venga nominato in questa categoria quando c’è un suo nuovo film in circolazione. Il regista newyorkese ha con la candidatura per Killers of the Flower Moon (qui la recensione) raggiunto quota 10 presenze, divenendo il secondo più nominato di sempre (altre due ed eguaglierà il record di William Wyler). Difficile poi non essere d’accordo sulla sua presenza anche per questo suo nuovo film, con il quale dimostra (non che ne avesse ancora bisogno) di possedere una conoscenza tale del cinema, dei suoi tempi e dei suoi trucchi da avere pochi o nessun eguale. Scorsese dà forma ad un’epopea che pur estendendosi su una durata di circa tre ore e mezza dimostra una gestione dei tempi e dei segmenti narrativi sbalorditiva.

Scorsese realizza un appassionante incrocio tra un western e un gangster movie, andando alla riscoperta di una delle pagine più nere della storia degli Stati Uniti e delle violenze su cui si sono fondati. La scelta di spostare il punto di vista dagli agenti dell’FBI a quello dei principali coinvolti nella vicenda si è rivelata vincente, avendo permesso al regista di condurre una minuziosa analisi dell’animo umano, della sua perversione e della corruzione a cui è facilmente soggetto. Oltre agli Oscar, Scorsese ha ricevuto la nomination come Miglior regista anche ai Critics’ Choice Awards, ai Golden Globe, ai Satellite Awards e ai DGA Awards, vincendo poi sempre in questa categoria ai prestigiosi National Board of Review.

Oscar 2024: chi vincerà?

Oscar 2024

Dati alla mano, questo sembra decisamente essere l’anno di Christopher Nolan, il quale si presenta agli Oscar 2024 con dalla sua già il Golden Globe, il Critics’ Choice Awards, il Bafta Awards e il Director’s Guild Awards. Basti pensare che dal 2010 ad oggi, ogni regista che ha ottenuto quest’ultimo riconoscimento ha poi vinto – fatta eccezione per due occasioni – l’Oscar per la regia. Non dovrebbero dunque esserci particolari sorprese a riguardo e Nolan potrà finalmente stringere tra le mani l’ambita statuetta, consacrazione (agli occhi di Hollywood) di un percorso artistico tra i più importanti degli ultimi due decenni. Se però si volesse provare a trovare una possibile alternativa alla vittoria di Nolan, questa potrebbe manifestarsi nella figura di Yorgos Lanthimos.

Come si diceva, il regista greco sembra godere di una certa stima nell’ambiente hollywoodiano. Non è infatti da escludere il verificarsi di una situazione come quella vista nel 2020, dove il regista di 1917 Sam Mendes vinse il Golden Globe, il Bafta e il DGA, ma vide poi l’Oscar andare al coreano Bong Joon-ho per Parasite. Certo, si tratta di situazioni diverse, ma l’esempio può essere utile per comprendere che non c’è nulla di assolutamente certo. Non andrebbe sottovalutata neanche la presenza di Jonathan Glazer, che a sua volta ha raccolto numerosi complimenti per il suo lavoro, tra cui quello di Steven Spielberg, che ha giudicato La zona d’interesse il film sull’olocausto più importante dai tempi di Schindler’s List.

Meno probabile (purtroppo) appare invece una possibile vittoria per Martin Scorsese e Justine Triet, per i quali la nomination sembra già il massimo riconoscimento ottenibile. Triet dovrebbe però – salvo sorprese – trionfare nella categoria Miglior sceneggiatura originale, quindi potrebbe non tornare a casa a mani vuote. Alla luce di tutto ciò, però, il nome su cui scommettere è di certo quello di Nolan. Come si diceva, più volte la sua esclusione da questa cinquina è stata accompagnata da polemiche e questa sua seconda nomination agli Oscar 2024 per un film così imponente e attuale nei temi sembra a tutti gli effetti l’occasione giusta per premiare lui e la sua forte idea di cinema.

Zendaya: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Zendaya: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Tra le attrici destinate a prendersi un posto di rilievo nel mondo del cinema e della televisione vi è certamente Zendaya, che già da qualche anno ha guadagnato una grande popolarità grazie ad importanti film, serie ma anche al suo innegabile fascino e carisma. I prossimi anni saranno decisivi per lei per consacrarsi come una delle nuove stelle della recitazione ma già per quello che ha saputo dimostrare resta un’attrice assolutamente da non sottovalutare.

Zendaya: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. Zendaya debutta al cinema nel 2017 con Spider-Man Homecoming, dove recita accanto a Tom Holland. Nello stesso anno prende parte a The Greatest Showman, al fianco di attori come Hugh Jackman, Michelle Williams, Zac Efron e Rebecca Ferguson. Successivamente recita in Spider-Man: Far From Home (2019), Malcolm & Marie (2021), Dune (2021) e Spider-Man: No Way Home. Torna poi sul grande schermo nel 2024 con Dune – Parte Due, con Timothée Chalamet, e Challengers.

2. Ha recitato in note serie. Zendaya ottiene una prima grande popolarità grazie alla serie di Disney Channel A tutto ritmo, dove recita dal 2010 al 2013. Successivamente recita in alcuni episodi di altre serie della medesima rete televisiva, come Buona fortuna Charlie (2011) e A.N.T. Farm – Accademia Nuovi Talenti (2012). Ottiene poi un nuovo ruolo importante in una serie Disney Channel con K.C. Agente Segreto (2015-2018). Ha poi recitato in un episodio di Black-ish (2015) e in tre episodi di The OA (2019). Dal 2019 è anche tra i protagonisti della serie HBO Euphoria, dove recita accanto a Sydney Sweeney, Hunter Schafer e Jacob Elordi.

3. È anche doppiatrice e produttrice. Oltre a lavorare come attrice davanti la macchina da presa, Zendaya si è distinta anche come doppiatrice, ricoprendo tale ruolo per i film Disney Fairies: I giochi della Radura Incantata (2011), Supercuccioli – I veri supereroi (2013), Peng e i due anatroccoli (2018), Smallfoot – Il mio amico delle nevi (2018) e Space Jam – New Legends (2021), dove dà voce a Lola Bunny. Ha però lavorato anche come produttrice del film Malcolm & Marie e per le serie K.C. Agente Segreto e Euphoria.

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Zendaya è MJ in Spider-Man

4. Il suo ruolo non è quello di Mary Jean. Per Spider-Man: Homecoming, Zendaya era stata inizialmente scritturata per interpretare Mary Jane Watson, il noto personaggio sentimentalmente legato a Peter Parker. Tuttavia, i produttori decisero poi di separarsi ulteriormente dallo Spider-Man del 2002, dove il personaggio era interpretato da Kirsten Dunst, e crearono invece il personaggio originale, Michelle Jones. Il vero nome di questa MJ è stato però svelato solo nel terzo film, Spider-Man: No Way Home.

Zendaya in Dune

5. Compare solo per pochi minuti nel primo film. Secondo Denis Villeneuve, Zendaya è stata scelta per il ruolo di Chani dopo le audizioni, in quanto è stata giudicata la migliore per quanto riguarda la chimica con il collega Chalamet. Nonostante fosse indicata come tra i principali protagonisti del film e il suo nome si riportato come tale in tutti i materiali promozionali, Zendaya ha in Dune solo circa 10 minuti di tempo sullo schermo. In Dune – Parte Due, però, è molto più presente ed è a tutti gli effetti la protagonista femminile del film.

Zendaya in Euphoria

6. Si sente molto legata al suo personaggio. Parlando della problematica Rue, il personaggio da lei interpretato in Euphoria, Zendaya ha dichiarato: “Mi commuovo molto perché tengo molto a lei, perché rappresenta molte persone che hanno bisogno di molto amore. E rappresenta una parte di me stessa, e rappresenta una parte di Sam Levinson, il creatore di ‘Euphoria’. Questo significa molto per me e voglio che le persone possano guarire grazie a lei“.

7. Ha stabilito un record. Per la sua interpretazione nella prima stagione di Euphoria, Zendaya ha poi vinto nel 2020 un Emmy Award come per Miglior attrice protagonista in una serie drammatica. Ciò l’ha resa la più giovane attrice a vincere tale premio, all’età di 24 anni. Nel 2022 ha poi nuovamente vinto nella medesima categoria per la sua interpretazione nella seconda stagione.

Hunter Schafer Zendaya Euphoria

Zendaya e il fidanzato Tom Holland

8. Ha una relazione con Tom Holland. Nel 2016 Zendaya e Tom Holland si conoscono sul set di Spider-Man: Homecoming e non passa molto prima che inizino a circolare rumor su una loro possibile relazione sentimentale. Nel tempo le voci si fanno sempre più insistenti, ma i due non confermano minimamente la cosa, tanto da spingere a pensare che si frequentino invece con altre persone. Per Zendaya, ad esempio, si riportava di una frequentazione con Jacob Elordi. Tuttavia, alcune foto diffuse nel luglio del 2021 dove si vedono Zendaya e Holland scambiarsi un bacio ha portato i due a confermare pubblicamente la loro relazione, che prosegue ancora oggi.

Zendaya è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 184 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre tremila post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Zendaya: età, altezza e origini dell’attrice

10. Zendaya Maree Stoermer Coleman è nata il 1º settembre 1996 a Oakland, in California, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1,78 metri. Zendaya di origini miste: suo padre, Samuel David Coleman è afroamericano mentre sua madre Claire Marie Stoermer ha origini tedesche e scozzesi. Il nome Zendaya proviene dallo Zimbabwe e nella lingua bantu del popolo Shona significa “ringraziare”.

Fonte: IMDb, Instagram, Indipendent

Antonia: le interviste alle protagoniste

Antonia: le interviste alle protagoniste

Ecco le nostre interviste a Chiara Martegiani, protagonista di Antonia, e alle fillmaker, sceneggiatrici e regista, Chiara Malta, Elisa Casseri e Carlotta Corradi. La nuova serie Prime Video è disponibile in piattaforma dal 4 marzo.

Leggi la recensione di Antonia

Antonia è la nuova serie dramedy con   Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, disponibile in esclusiva su Prime Video da lunedì 4 marzo. Ideata da Chiara Martegiani, diretta da  Chiara Malta  e scritta da  Elisa Casseri,  Carlotta Corradi  e Chiara Martegiani con la supervisione creativa di Valerio Mastandrea, Antonia è una produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction.  Nel cast anche Barbara Chichiarelli,  Emanuele Linfatti,  Leonardo Lidi  e  Chiara Caselli.

The Regime – Il Palazzo del potere con Kate Winslet debutta oggi!

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Debutterà oggi lunedì 4 marzo in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW The Regime – Il Palazzo del potere, nuova e attesa miniserie HBO in sei episodi con la vincitrice del Premio Oscar Kate Winslet.

Scritta da Will Tracy e diretta da Stephen Frears (episodi 1, 2, 4) e Jessica Hobbs (3, 5, 6), la serie The Regime – Il Palazzo del potere Sky Exclusive è una dark comedy in sei episodi con un grande cast che comprende, accanto a Winslet, Matthias Schoenaerts, Guillaume Gallienne, Andrea Riseborough, Martha Plimpton e Hugh Grant.

La trama di The Regime – Il Palazzo del potere

The Regime – Il Palazzo del potere racconta un anno tra le mura del palazzo di un moderno e fittizio regime autoritario europeo. Al centro la figura della potente Cancelliera Elena Vernham (Winslet), che però si trova minacciata da un dissenso interno sempre più forte. Con l’aiuto del suo braccio destro, tenterà di assicurarsi il potere mentre le cose cominciano a sgretolarsi intorno a lei.

Will Tracy è sceneggiatore e showrunner, nonché produttore esecutivo insieme a Frank Rich, Tracey Seaward, Kate Winslet, Stephen Frears e Jessica Hobbs. Gli sceneggiatori sono Seth Reiss, Sarah DeLappe, Gary Shteyngart, Jen Spyra e Juli Weiner.

Dune 2: dietro le quinte del film, la produzione ha trascorso un mese nel deserto di Abu Dhabi

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Per Dune: Parte Due, Denis Villeneuve si è addentrato nel deserto arabo e ha trascorso quasi un mese con la produzione per le riprese nell’Oasi Liwa di Abu Dhabi, che ha fornito una parte sostanziale del paesaggio del pianeta desertico Arrakis, dimora dei mostruosi vermi sandwich.

Denis Villeneuve ha elogiato la location e i servizi forniti dalla Abu Dhabi Film Commission e dalla Epic Films, società di servizi di produzione con sede negli Emirati Arabi Uniti, in un video promozionale dietro le quinte, a cui Variety ha avuto accesso in esclusiva.

Dune: Parte Due parla del rapporto tra gli esseri umani e la natura”, dice Villeneuve nel promo che contiene anche testimonianze di Zendaya, Javier Bardem, Rebecca Ferguson e del direttore della fotografia Greig Fraser, tra gli altri.

Per me era importante portare quella natura sullo schermo“, aggiunge il regista, in modo che il pubblico ci creda “se sente che c’è qualcosa che sembra reale, che sembra tattile“.

Così, dopo aver girato per cinque giorni nel deserto di Abu Dhabi per il primo capitolo di “Dune“, Villeneuve e l’intero cast e la troupe sono tornati per  Dune: Parte Due  e hanno trascorso 27 giorni tra le imponenti dune ondulate di Liwa, alcune delle quali alte più di 600 piedi, ai margini del Rub’ Al Khali, il più grande tratto di deserto ininterrotto del mondo.

Avevamo una rete di 18 miglia di strada che ci portava in diversi luoghi dove c’erano tende, catering, gru da costruzione, sollevatori telescopici e tutto il resto“, racconta la produttrice esecutiva Tanya Lapointe.

È stata un’impresa enorme, ma spettacolare“, aggiunge Lapointe, che è stato anche regista di seconda unità in Dune: Parte Due.

Legendary Pictures ha anche beneficiato del generoso sconto del 30% della Abu Dhabi Film Commission (ADFC) sulle spese di produzione nell’Emirato.

Per i professionisti della produzione in loco, “la sfida principale per Dune: Parte Due è stata la logistica“, ha dichiarato a Variety il produttore Robbie McAree, capo della Epic Films con sede negli Emirati Arabi Uniti, che ha lavorato a entrambi i film di “Dune”, in un’intervista sui vari aspetti della parte di Abu Dhabi della produzione.

La sfida principale di questa volta è stata la logistica. Denis non voleva girare negli stessi luoghi in cui avevamo girato “Dune: Parte Uno”, quindi ci siamo addentrati nel deserto, più vicino al confine con l’Arabia Saudita, un deserto di confine così grande e vuoto. Andavamo a cercare nuovi posti, perché questo era uno dei suoi obiettivi principali: non voleva usare le stesse location.

Quanta troupe e quanti talenti locali ha utilizzato negli Emirati Arabi Uniti?

Per la produzione abbiamo utilizzato quasi 300 persone tra troupe e collaboratori locali, un numero piuttosto elevato rispetto alle circa 250 troupe internazionali che sono venute qui. Quindi c’erano molti professionisti locali, il che è fantastico. Anche per quanto riguarda le comparse, credo che ci siano state 500, o quasi, comparse locali che abbiamo utilizzato per tutti i 27 giorni. Quindi è stato un lavoro importante in termini di esigenze locali. E abbiamo potuto lavorare a stretto contatto non solo con la troupe e i talenti, ma anche con altri dipartimenti e fornitori strettamente affiliati alla Abu Dhabi Film Commission e alla municipalità di Abu Dhabi. Avevamo bisogno di tutta questa assistenza, soprattutto quando dovevamo costruire queste strade nel deserto.

Per quanto riguarda le sistemazioni, i talenti della lista A, come Timothee Chalamet e Zendaya, hanno dormito nel deserto?

Il luogo in cui abbiamo girato è ovviamente vicino al resort nel deserto Qasr Al Sarab Hotel, che è fantastico. Era il nostro punto di servizio. È un hotel incredibile, fantastico, con ottime strutture. Quindi, sì, c’erano tutti. Naturalmente, fin dall’inizio ci siamo resi conto che avremmo avuto una sfida in termini di quantità di letti. Così ho proposto ai produttori – i produttori internazionali – l’idea di costruire un campo. All’inizio mi guardavano come se avessi tre teste. Ma ha funzionato ed è stata un’ottima soluzione.

Dune – Parte Tre: cosa aspettarsi dal prossimo film della saga

Dune – Parte Tre: cosa aspettarsi dal prossimo film della saga

Dune – Parte Due (qui la nostra recensione), si conclude in modo tragico, che vede Chani e Paul Atreides separarsi in seguito ad alcune incomprensioni, con il secondo dei due pronto ad intraprendere una guerra con cui reclamerà il suo posto sul trono di Imperatore. Questo secondo film diretto da Denis Villeneuve dedicato al Ciclo di Dune di Frank Herbert si conclude dunque con un finale tanto drammatico quanto aperto, che rimanda necessariamente ad un terzo film. Villeneuve ha già anticipato la possibilità di adattare il secondo romanzo di Herbert, Dune: Messiah, con la sceneggiatura che sarebbe addirittura già quasi pronta. Sembra tuttavia ci vorrà un po’ prima di poter vedere questo Dune – Parte Tre, ma nel mentre possiamo provare ad ipotizzare cosa aspettarci da esso.

L’ascesa di Paul a Imperatore e la Guerra Santa saranno alla base di Dune – Parte Tre

Dune - Parte Tre
Copyright: © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

Alla fine di Dune: Parte Due, Paul sale al potere con l’aiuto dei Fremen, che ora combattono per lui contro l’imperatore Shaddam IV e le Grandi Case. Tuttavia, queste ultime non accettano l’ascesa di Paul, ma egli è ben disposto a combattere contro di loro. Il finale allude dunque alla Guerra Santa che si verificherà in Dune – Parte Tre, che nei romanzi porta poi Paul ad ottenere effettivamente il titolo di imperatore. Ci sono poi molte visioni che Paul ha nel corso di Dune – Parte Due, e molte di esse anticipano l’imminente guerra che si scatenerà, con lui in veste di messia, e le conseguenze che ne deriveranno. Mentre le Grandi Case saranno dunque costrette a sottomettersi a Paul, il suo crescente potere causerà tensioni che si ripercuoteranno sul suo futuro come imperatore.

Come si svolge la Guerra Santa nei libri?

Dune - Parte Due Fremen
Copyright: © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

Nei libri il conflitto noto come Guerra Santa dura dodici anni e si svolge in gran parte tra gli eventi di Dune e Dune: Messiah, concludendosi con l’universo che finalmente riconosce Paul come imperatore. Nei romanzi, dunque, il conflitto non viene propriamente descritto e serve solo a modificare radicalmente l’universo tra un libro e l’altro della serie. Dune: Messiah riprende infatti dodici anni dopo, quando l’Impero Atreides è ufficialmente iniziato. A quel punto, la Guerra Santa è stata vinta. Avendo infranto le difese di decine di migliaia di mondi in tutto il cosmo, Paul e i Fremen hanno creato l’impero più potente che l’universo di Dune abbia mai visto.

Tuttavia, in suo nome sono state commesse atrocità che hanno lasciato Paul in conflitto con sé stesso. Dune: Messiah si concentra dunque maggiormente sulle lotte interne di Paul per continuare a impegnarsi nel Sentiero d’Oro, una serie di eventi da lui previsti che garantiranno la sopravvivenza e la prosperità dell’umanità tra le stelle. Il libro dedica anche molto tempo all’esplorazione di una cospirazione ordita contro il suo governo, con la quale sua sorella Alia Atreides (Anya Taylor-Joy) è costretta a confrontarsi. In ogni caso, c’è da aspettarsi che la Guerra Santa non sarà propriamente mostrata nel film, ma che sia appunto la base per gli eventi che ne conseguono.

Le visioni di Paul diventeranno realtà

Dune - Parte Due Kwisatz Haderach
© 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Niko Tavernise

Le visioni che Paul ha in Dune – Parte Due sono viscerali e, sebbene arrivino a sprazzi, mostrano il futuro di Arrakis. Queste suggeriscono che l’acqua tornerà a scorrere sul pianeta, che il mare tornerà ad occupare ampie zone del pianeta, e che la Guerra Santa che sta per arrivare causerà anche miliardi di morti in suo nome. Le innumerevoli morti di Dune non saranno limitate ai Fremen e nemmeno ad Arrakis, ma si riverbereranno in tutta la galassia. Alcune visioni di Paul si sono già avverate, come quella di sua madre Lady Jessica che lo conduce a sud di Arrakis e il suo duello con Feyd-Rautha, per cui c’è da aspettarsi che quelle ancora da concretizzarsi troveranno il momento per farlo in Dune – Parte Tre, offrendo scenari potenzialmente molto spaventosi.

Alia Atreides avrà un ruolo fondamentale in Dune – Parte Tre

Anya Taylor-Joy Alia Atreides Dune

L’attrice Anya Taylor-Joy compare solo per pochi secondi in Dune – Parte Due con il quolo di Alia Atreides, sorella di Paul. Tuttavia, tale personaggio avrà certamente un ruolo maggiore in DuneParte Tre, essendo Alia cruciale nelle vicende di Dune: Messiah. In quanto ancora nel grembo di Lady Jessica, è lecito aspettarsi che Dune – Parte Tre presenti l’importante salto temporale in avanti 12 anni previsto anche dal libro, che permetterà dunque di introdurre una Alia già grande e potenzialmente pronta a seguire quanto per lei previsto nel romanzo. Il coinvolgimento di Alia potrebbe anche significare il ritorno del Duncan Idaho di Jason Momoa.

Nel libro di Herbert, i Bene Tleilax, un gruppo geneticamente modificato, crearono un Duncan artificiale, chiamato ghola, nel tentativo di uccidere Paul Atreides. Questa versione di Duncan Idaho, che si faceva chiamare Hayt, finisce per innamorarsi di Alia. Il ritorno del personaggio creerebbe anche un’interessante dinamica tra lui e Alia, aumentando la tensione tra lui e la Casa Atreides e facendogli intraprendere un proprio percorso evolutivo. Inoltre, il ritorno di Duncan sarebbe certamente ben voluto dai fan dopo la sua morte prematura in Dune.

Dune – Parte Tre esplorerà il rapporto tra Paul, Chani e la principessa Irulan

Dune - Parte due Paul Chani
© 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

Nel finale di Dune – Parte Due Chani è furiosa con Paul, il quale annuncia che prenderà in moglie la principessa Irulan, rafforzando così i suoi legami politici e legittimando la sua ascesa a imperatore. Paul ama ancora Chani, e non manca di ribadirlo, ma la sua relazione con Irulan incrina il rapporto tra i due amanti. Nel libro Dune: Messiah, tuttavia, Paul effettivamente finisce con lo sposare Irulan per necessità, ma rimane comunque fedele a Chani, la quale accetta la cosa comprendendone le ragioni politiche. Si forma così un triangolo amoroso ricco di tensione. Dune – Parte Due anticipa dunque la tensione già palpabile tra di loro, ma il fatto che il film si concluda con la separazione tra i due amanti, porta ad ipotizzare che Dune – Parte Tre potrebbe differire nel racconto di questo triangolo.

Buona parte del terzo film potrebbe dunque concentrarsi non solo sull’ascesa di Paul ma anche sul suo legame con Chani e sul tentativo di recuperare quel rapporto. In questo secondo capitolo, però, Paul ha anche una visione di Chani che muore. Sappiamo che nei romanzi di Herbert lei perde la vita durante il parto dei gemelli Leto Atreides II e Ghanima. Difficile dire se Villeneuve le riserverà questa stessa fine o se Chani sarà destinata a vivere o semplicemente a perire in modo diverso. La sua morte sembra infatti essere necessaria per permettere di portare a conclusione anche l’arco narrativo di Paul.

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Paul Dano dice che la “stanchezza da supereroi” può portare a film e storie migliori

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Paul Dano, che ha interpretato il cattivo Enigmista in The Batman, si esprime sul concetto di “stanchezza da supereroi” e ha una visione positiva al riguardo.

I commenti di Paul Dano arrivano quando The Flash, The Marvels e più recentemente Madame Web hanno raccolto risultati non proprio stellari al botteghino, e l’attore afferma che la stanchezza può portare a film migliori o a storie alternative.

“È un momento interessante in cui tutti devono chiedersi: “Ok, e adesso?”. Si spera che da questo qualcuno dia nuova vita ai [film tratti da fumetti], o che fiorisca qualcosa di diverso dai supereroi“, ha detto Paul Dano a The Independent in un’intervista per promuovere Spaceman (recensione). “Sono sicuro che ce ne saranno ancora di belli, ma credo che sia un momento positivo“.

I film sono diventati contenuti

E ha continuato: “È anche una questione più ampia. Non appena la parola ‘contenuto’ è entrata in quello che facciamo – cioè fare film o televisione – ha significato quantità piuttosto che qualità, e credo che sia stato un grosso passo falso. E di certo non ne ho bisogno come spettatore o come artista“.

Dano ha anche teorizzato il motivo per cui The Batman di Matt Reeves, pur essendo un film di supereroi, è stato accettato dal pubblico. “Ci sono abbastanza film di fumetti in cui sai già cosa ti aspetta“, ha detto. “Leggendo la sceneggiatura di The Batman, sapevi che era un vero film. Ogni frase… è semplicemente [lo scrittore/regista] Matt Reeves“.

L’uscita del sequel The Batman – Part 2 di The Batman è prevista per il 3 ottobre 2025, con Robert Pattinson nel ruolo di protagonista.

Cosa sappiamo sul prossimo film di The Batman? 

Nell’ultimo aggiornamento sull’attesissimo seguito, le riprese di The Batman – Parte 2 sarebbero state posticipate a marzo 2024. La star principale Robert Pattinson riprenderà il ruolo principale, con Matt Reeves che tornerà alla regia. Anche Mattson Tomlin tornerà per scrivere la sceneggiatura insieme a Reeves. La data di uscita è attualmente fissata per il 3 ottobre 2025. Il primo film ha raggiunto più di 770 milioni di dollari al botteghino, diventando il settimo film con il maggior incasso del 2022 e ottenendo recensioni positive.

Nel cast di Batman c’erano anche Zoë Kravitz nel ruolo di Selina Kyle/Catwoman, Jeffrey Wright nel ruolo di James Gordon del GCPD, John Turturro nel ruolo di Carmine Falcone, Peter Sarsgaard nel ruolo del procuratore distrettuale di Gotham Gil Colson, Andy Serkis nel ruolo di Alfred Pennyworth e Colin Farrell nel ruolo di Oswald Cobblepot/Penguin. Restano invece dubbi riguardo il coinvolgimento del Joker, introdotto nel primo film con Barry Keoghan nel ruolo. Proprio l’attore, però, ha lasciato intendere che l’arcinemesi di Batman potrebbe far parte del film.

ASC Awards: trionfa Hoyte van Hoytema per Oppenheimer, ecco tutti i vincitori

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Hoyte van Hoytema ha vinto per Oppenheimer, in lizza per la migliore fotografia agli Oscar del prossimo fine settimana. Si confronterà con lo stesso quartetto che ha battuto per il premio ASC: Edward Lachman per El Conde, Matthew Libatique per Maestro, Rodrigo Prieto per Killers of the Flower Moon e Robbie Ryan per Poor Things (Searchlight).

Il vincitore dei ASC ha poi vinto l’Oscar quasi la metà delle volte (17 volte in 37 anni), ma non l’anno scorso. Mandy Walker ha vinto il massimo premio cinematografico dell’ASC nel 2023, ma l’Oscar è andato a James Friend per All Quiet on the Western Front.

Il premio ASC per il documentario è andato a Curren Sheldon per King Coal.

Tra i vincitori per la televisione figurano M. David Mullen per The Marvelous Mrs. Maisel, Ben Kutchins per Boston Strangler, Carl Herse per Barry.

L’ASC, che ha 105 anni, celebra il meglio della cinematografia dell’anno in sette categorie che spaziano tra lungometraggi, documentari e televisione. I premi di quest’anno includono riconoscimenti speciali per Spike Lee (Board of Governors Award), Don Burgess (Lifetime Achievement Award), Steven Fierberg (Career Achievement), Warwick Thornton (Spotlight Award) e Amy Vincent (Presidents Award). Di seguito tutti i vincitori:

Theatrical Feature Film
Hoyte van Hoytema, Oppenheimer (Universal Pictures)

Documentary Award
Curren Sheldon, King Coal

Episode of a One-Hour Regular Series
M. David Mullen, The Marvelous Mrs. Maisel, “Four Minutes” (Prime Video)

Limited or Anthology Series or Motion Picture Made, TV\
Ben Kutchins, Boston Strangler (Hulu)

Episode of a Half-Hour Series
Carl Herse, Barry, “Tricky Legacies” (Max)

Music Video Award
Jon Joffin, “At Home” (performed by Jon Bryant)

Spotlight Award
Warwick Thornton, The New Boy

Box Office ITA, Dune: Parte due trionfa davanti La Zona d’interesse e Bob Marley

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Si è chiusa la settima tanto attesa che ha visto debuttare finalmente nelle sale italiane Dune: Parte due (recensione), la seconda parte del film del 2021 Dune di Denis Villeneuve che aveva debuttato contemporaneamente sia in sala che sulle piattaforme.

Il film che riunisce un cast assolutamente stellare totalizza ben 3.714.048 di euro di incasso che gli consente di guadagnare facilmente la vetta della classifica del BOX OFFICE in Italia. Va detto però che quello che a prima vista potrebbe sembrare un grosso risultato in realtà pur segnando un netto miglioramento rispetto al primo film, può rappresentare un dato non propriamente soddisfacente se si pensa che è uno dei blockbuster più atteso del 2024.

Infatti Dune: Parte due ha debuttato mercoledì anziché giovedì come capita a tutti in titoli che debuttano nel nostro paese. Dunque beneficiando di un giorno in più come già accaduto a molti altri titolo di altro profilo. Pur mantenendo una media copia alta il film non riesce a debuttare con un risultato oltre i 4 milioni di euro. Ma nulla da temere, il film potrà beneficiare del passaparola e rifarsi nella prossima settimana.

LEGGI ANCHE: Dune: Parte Due, Denis Villeneuve parla dei cambi sull’arco narrativo di Chani – SPOILER

Chi si è classificato sotto Dune: Parte Due?

Subito Dune: Parte due dopo si è posizionato La zona d’interesse (recensione), uno dei migliori film del 2023 e che ha un finale a dir poco criptico. Il film distribuito da I Wonder che ha debuttato il 22 Febbraio ha totalizzato un 1.083.868 per un totale di 1.883.232 milioni di Euro. Da sottolineare che il film ha segnato un risultato ancora più grande del suo primo weekend, il che dimostra che sta giovando di un ottimo passaparola. Il film ha totalizzato al 3 Marzo 274.863 spettatori.

Continua ad incassare invece il film di Bob Marley che raccoglie altri 1.015.448 milioni di euro per un totale che arriva a 2.234.955 e 295.452 spettatori. Resiste in quarta posizione invece Past Lives che raccoglie altri 581.324 mila euro e porta il suo totale a 2.660.920 e 395.036 presenze. In quinta posiziona arriva invece Emma e il giaguaro nero, il film per famiglie di 01 Distribution totalizza altri 563.099 € per un totale di 1.136.038 e 168.493 mila spettatori. Povere Creature continua ad incassare e con altri 351.956 mila euro porta il suo totale all’ottimo risultato di 8.371.226 con 1.166.061 spettatori e si conferma uno dei grandi risultati di quest’anno.

Non positivo il debutto di Caracas, il secondo film da regista di Marco d’Amore che raccoglie solo 298.244 mila euro per 42 mila spettatori. Risultato decisamente inferiore rispetto a L’Immortale che debuttò con altri numeri per finire la sua corsa a 6,8 milioni di euro.

Tra le new entry ci sono anche ESTRANEI (ALL OF US STRANGERS) e LA SALA PROFESSORI (THE TEACHERS’ LOUNGE) che debuttano al nono e decimo post con un totale di 252.577 € e 35.741 spettatori e 242.561 € e 36.728

Sydney Sweeney ironizza su Madame Web nel suo monologo al Saturday Night Live

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Madame Web ha debuttato con recensioni pessime e numeri ancora peggiori al botteghino il mese scorso, e con Dune: Parte Due che sta dominando le sale, l’ultimo film Marvel della Sony è già stato ampiamente dimenticato.

Nella stessa settimana in cui è uscito, i Marvel Studios hanno annunciato il cast dei Fantastici Quattro e hanno condiviso il primo trailer di Deadpool & Wolverine, probabilmente per distogliere lo sguardo da un blockbuster che alimenta la narrativa della “stanchezza da supereroi“. Ora, il co-protagonista di Madame Web, Sydney Sweeney, ha ironizzato sull’insuccesso del film.

Sydney Sweeney ha condotto la serata di ieri del Saturday Night Live e, durante il suo monologo, si è presentata dicendo: “Forse mi avete visto in ‘Anyone But You’ o ‘Euphoria’ – sicuramente non mi avete visto in ‘Madame Web‘”.

Prima dell’uscita di Madame Web, l’attrice sembrava legittimamente entusiasta di entrare a far parte dell’Universo Marvel e si è persino spinta a ricreare alcune pose precise per i fumetti sul set. Sfortunatamente, pur essendo un punto di forza nel ruolo di Spider-Woman, il film le ha reso un cattivo servizio.

All’inizio del mese, Sydney Sweeney ha parlato anche delle sfide che ha comportato girare Madame Web. “Avevo una parrucca, quindi è stato tutto un altro processo. Bisognava avvolgere la parrucca, poi incollarla, poi acconciarla“, ha spiegato l’attrice. “E quella parrucca era così calda che stavamo girando a Boston in piena estate“.

Era uno dei giorni più caldi e stavamo girando, quando ho detto: ‘Un secondo’, mi sono girata e ho iniziato a vomitare, poi mi sono voltata e ho detto: ‘Siamo a posto, possiamo continuare’. Mi stavo surriscaldando, il mio corpo si stava spegnendo, ma stavo benissimo. La parrucca ha aggiunto molti elementi interessanti“.

Questo fine settimana, Madame Web ha incassato solo 5 milioni di dollari all’estero, portando il suo totale globale a un deludente 91 milioni di dollari.

Sydney Sweeney sarà presto protagonista del nuovo Horror di Neon Immaculate cui abbiamo pubblicato una clip inedita. La pellicola è stata girata in parte in Italia.

Dune: Parte Due, Denis Villeneuve parla dei cambi sull’arco narrativo di Chani – SPOILER

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Entrambi i film di Denis Villeneuve su Dune apportano diverse modifiche al romanzo di Frank Herbert, ma il cambiamento di gran lunga più grande per quanto riguarda un singolo personaggio è la rappresentazione di Chani (Zendaya) in Dune: Parte Due.

Nel libro, Chani si innamora di Paul Atreides e gli rimane fermamente fedele insieme a Stilgar e al resto dei Fremen. Tuttavia, nel film, quando “Muad’Dib” decide di abbracciare il suo destino di Mahdi e di guidare il suo popolo in battaglia contro gli Harkonnen, Chani riconosce i pericoli di seguire ciecamente un leader religioso e di riporre tutta la fiducia in una “profezia” che Paul ha precedentemente liquidato come nient’altro che propaganda dei Bene Gesserit.

In Dune: Parte Due la goccia che fa traboccare il vaso per Chani arriva quando Paul si proclama imperatore e offre la sua mano alla figlia del precedente sovrano, la principessa Irulan. Chani si allontana dal suo amante mentre il resto dei Fremen inizia una guerra santa in suo nome, attaccando gli inviati delle grandi case dell’universo, e il film si conclude con lei che si mette a sparare e chiama un verme con uno sguardo di sfida.

Nel corso di un’intervista con Inverse, al regista Denis Villeneuve è stato chiesto del cambiamento del personaggio di Chani e di cosa potrebbe significare per il film finale della sua trilogia, il previsto adattamento di Dune: Parte Tre che dovrebbe intitolarsi Messiah.

LEGGI la nostra recensione di Dune: Parte Due

Ho fatto in modo che nell’arco drammatico di Paul e nella storia ci fossero tutti gli elementi, solo che ho giocato con loro in modo un po’ diverso“, dice Villeneuve. “Alla fine del film, si vede che Paul ha fatto delle scelte che, per proteggere alcune persone, diventeranno ciò contro cui stava cercando di combattere“.

Sarà visto dalla prospettiva di Chani“, ha continuato. “Il film è strutturato sulla storia d’amore tra Paul e Chani. L’idea era di fare in modo che la storia di Paul si svolgesse attraverso questa relazione, e che il punto di svolta specifico di Paul fosse visto più o meno dalla prospettiva di Chani. E questo è un cambiamento molto importante. Ho cambiato la natura del personaggio di Chani per creare una prospettiva che spero sia condivisa da Frank Herbert per raggiungere il suo obiettivo“.

Cosa aspettarsi da Dune: Parte Tre ?

Cosa questo significhi per Dune: Parte Tre resta ovviamente da vedere, ma non possiamo pensare che Chani accetti la sua posizione di concubina/”spalla” di Paul come fa nel libro.

Le recensioni stellari di Dune 2 sono sicuramente in grado di attirare più persone nelle sale, e il film è ora “certificato fresco” su Rotten Tomatoes con un impressionante 95% di critica e pubblico.

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

In My Name is Loh Kiwan, dopo la dolorosa perdita della madre, Kiwan, un disertore nordcoreano ricercato, prende la decisione di lasciare la Cina per onorare l’ultimo desiderio della madre: avere un nuovo inizio e trovare un luogo dove possa finalmente rivendicare il proprio nome, vivendo con libertà e dignità. Utilizzando gli ultimi risparmi della madre, Kiwan parte per il Belgio con l’intenzione di chiedere asilo e ottenere quindi lo status di rifugiato. Tuttavia, la burocrazia si rivela un ostacolo insormontabile e presto si ritrova bloccato in un limbo che lo rende un fantasma agli occhi dello stato belga.

Così, senza un tetto né mezzi di sostentamento, vaga per le strade in attesa di una nuova opportunità finché un giorno, il destino di Kiwan prende una svolta inattesa quando si imbatte in Marie, una giovane donna di origini sudcoreane. Un tempo un’orgogliosa atleta della squadra nazionale di tiro belga, ora Marie combatte non solo contro i suoi demoni interiori e i traumi familiari, ma anche le sue dipendenze e alcuni problemi legali. Da un incontro apparentemente sfortunato, i due giovani cominciano a stabilire un legame sempre più profondo e intimo, trovando conforto l’un l’altra e, con il passare del tempo, riacquistando il desiderio e la speranza di una seconda possibilità nella vita.

È questa la commovente e romantica storia raccontata in My name is Loh Kiwan (titolo originale 로기완), il k-movie scritto e diretto da Kim Hee-jin, tratto dal romanzo di Cho Hae-jin (I Met Loh Kiwan) e disponibile dal 1° marzo su Netflix.

My Name is Loh Kiwan Netflix
Choi Sung-eun è Marie in My Name is Loh Kiwan Cr. Jung Jae-gu/Netflix © 2024

Il coraggioso Kiwan e la ribelle Marie

Dopo aver conquistato il pubblico di Netflix nel ruolo dell’antieroe mafioso Vincenzo Cassano, l’attore Song Joong-ki veste ora i panni del coraggioso e resiliente Kiwan, dimostrando tutto il talento e il carisma che lo contraddistinguono. La sua interpretazione – tanto sincera, autentica ed emozionante da trasmettere dolore e speranza anche con il più semplice sguardo o espressione – convince e ammalia lo spettatore, che non può fare a meno di empatizzare e tifare per la sua felicità. Kiwan, così nobile, altruista e innocente, non incarna semplicemente la lotta e la sofferenza di un disertore, ma anche quella di tutti coloro che fuggono dalla propria terra natale cercando di conquistare un futuro migliore. Portando Kiwan sul piccolo schermo, il regista si propone di sollevare una questione cruciale: l’Europa che “accoglie e apre le porte a chi è in difficoltà”, tanto celebrata e fiera, nasconde in realtà intricati labirinti burocratici che spesso abbandonano senza pietà coloro che cercano disperatamente di sopravvivere.

In contrasto al personaggio di Kiwan c’è poi quello della misteriosa Marie, interpretata dall’attrice e cantante Choi Sung-eun (conosciuta per il fantastico k-drama The Sound of Magic), personaggio che non è possibile definire altrettanto positivo. Marie, infatti, appare al pubblico come l’antagonista di sé stessa: una giovane donna che, incapace di elaborare il dolore della perdita della madre malata, sceglie di annullarsi e autodistruggersi percorrendo la via dell’illegalità e della droga. Marie si discosta nettamente dai tradizionali personaggi femminili dei drammi coreani: con uno stile caratterizzato da smokey eyes, abiti scuri e un finto atteggiamento superficiale e indifferente, il personaggio di Sung-eun mostra una complessità e problematicità che, purtroppo, non riesce a essere esplorata a sufficienza in sole due ore di visione. In altre parole, la caratterizzazione unidimensionale e vittimista di Marie delude in parte lo spettatore, risultando così meno apprezzata di quanto dovrebbe e meriterebbe.

L’amore come ancora di salvataggio

Se nella prima parte del film il regista Kim Hee-jin getta le fondamenta per una storia di immigrazione e povertà, straziante e riflessiva, arricchita da pathos e critica sociale, dall’incontro tra Kiwan e Marie la trama assume una direzione diversa. Qui, viene introdotta la controversa e tenera storia d’amore dei due giovani, dove le vite di Kiwan e Marie vengono mostrate come due binari malandati destinati a convergere e allontanarsi continuamente per permettere loro di proseguire il “viaggio” e cercare salvezza. Tuttavia, nonostante la dolcezza, la purezza e la toccante natura della loro storia d’amore, questa risulta essere troppo brusca e precipitosa, interrompendo improvvisamente l’atmosfera realistica creata nell’introduzione e aprendo la strada a una visione più simile a quella di una fiction melodrammatica. Inoltre, l’introduzione di Marie influisce anche sull’arco narrativo, trasformando la narrazione da una visione realistica e intensa a una completamente emotiva e romanticizzata.

My Name is Loh Kiwan Choi Sung-eun Song Joong-ki
In foto (da sinistra a destra) Choi Sung-eun (Marie) e Song Joong-ki (Loh Kiwan) – Cr. Netflix © 2024.

“Porta il tuo nome con orgoglio”

Nonostante le critiche e i limiti precedentemente menzionati, My Name is Loh Kiwan si afferma come un melodramma coinvolgente e straziante che va oltre la semplice narrazione di un amore capace di dare la forza di “salvarsi”. Il film di Kim Hee-jin, infatti, pone luce sull’importanza e il privilegio di poter vivere senza paura, portando con onore il proprio nome (come fa promettere la dolce madre di Kiwan), simbolo inestimabile della propria identità, delle origini e della storia familiare.

Infine, oltre a esplorare le sfide personali, familiari e sociali affrontate dai personaggi, la storia di Kiwan e Marie si sviluppa come un turbolento viaggio emotivo che celebra la forza dell’individualità e il grande coraggio di voler ricominciare.

Walker 4: promo della nuova stagione con Jared Padalecki

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Walker 4: promo della nuova stagione con Jared Padalecki

The CW ha diffuso il promo ufficiale di Walker 4, l’annunciata quarta stagione della serie Walker che vedrà Jared Padalecki riprendere il ruolo iconico per questo nuovo ciclo di episodi.

Walker è la serie americana sviluppata da Anna Fricke per The CW e riavvio della serie televisiva western degli anni ’90 Walker, Texas Ranger. La serie è stata ordinata direttamente in serie nel 2020, con Jared Padalecki che interpreta il ruolo del protagonista e funge da produttore esecutivo. Nel maggio 2023, la serie è stata rinnovata per una quarta stagione che sarà presentata in anteprima il 3 aprile 2024. 

Cosa sappiamo su Walker 4?

Sebbene siano stati rilasciati pochi dettagli sulla storia della stagione 4, il finale della stagione 3 di Walker preannuncia sicuramente alcune emozionanti avventure a venire. In particolare, questo include un caso che riguarda lo Sciacallo, un pericoloso assassino del passato di Walker. Cordell non ha mai effettivamente risolto il suo caso irrisolto che coinvolge lo Sciacallo, il che significa che ci sono sicuramente degli affari in sospeso per l’eroe dello show.

Verrà ulteriormente esplorata anche la relazione di Walker con Geri (Odette Annable), con quest’ultimo personaggio che ha fatto un ritorno a sorpresa nel finale. Per quanto riguarda il cast di Walker per la stagione 4, si prevede che la maggior parte degli attori principali ritorni, tra cui Molly Hagan, Violet Brinson, Cale Kulley, Coby Bell, Mitch Pileggi, Jeff Pierre e Ashley Reyes. È probabile che la nuova stagione veda anche diversi nuovi arrivati ​​unirsi al cast, anche se non sono stati ancora fatti grandi annunci a riguardo.

In termini di numero di episodi, si prevede che la stagione 4 di Walker presenterà un notevole cambiamento. Mentre le stagioni 1 e 3 erano composte da 18 episodi e la stagione 2 da 20, la stagione 4 sarà composta da soli 13 episodi. Non è chiaro, al momento, se la nuova stagione sarà l’ultima dello show, ma la società madre di The CW, Nexstar, ha fatto un netto allontanamento dai contenuti sceneggiati negli ultimi mesi. Anche se la stagione 4 di Walker potrebbe finire per essere l’ultima corsa dello show, si sta già preannunciando come un’entusiasmante stagione televisiva.

Shōgun 1×03: trailer e trama dal terzo atteso episodio

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Shōgun 1×03: trailer e trama dal terzo atteso episodio

FX ha diffuso il trailer e la trama di Shōgun 1×03, il terzo atteso episodio della nuova serie evento Shōgun (recensione) che ha debuttato su Disney+ la scorsa settimana.

In Shōgun 1×03 che si intitolerà “Tomorrow is Tomorrow” dopo che Blackthorne è sopravvissuto a uno sfacciato attentato, Toranaga capisce che deve traghettare i suoi alleati fuori da Osaka o rischiare una sconfitta certa. “Tomorrow is Tomorrow” è stato scritto da Shannon Goss; mentre alla regia si è seduto Charlotte Brändström.

Iscriviti a Disney+ per guardare Shōgun e le più belle storie Disney e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Di Cosa parla Shōgun?

La serie Shōgun si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;

Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di “Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La serie è prodotta da FX Productions.

Antonia: recensione dei primi tre episodi della serie Prime Video

Si sa, “le donne sono destinate a soffrire”, dice un ginecologo qualunque (e qualunquista) ad una giovane paziente in visita che lamenta forti dolori mestruali. È un inserto di pochi minuti ma incisivo, che racchiude a pieno uno dei temi principali di Antonia, nuova serie Prime Video firmata da Chiara Malta con protagonista Chiara Martegiani nel ruolo anche di co-sceneggiatrice, che del suo incontro reale con l’endometriosi, avvenuto oramai qualche anno fa, ha voluto farne tessuto narrativo per un prodotto che vuole essere da una parte processo di riconoscimento di una patologia per anni rimasta un tabù, dall’altro un aiuto a tutte le donne che ne soffrono e si sentono sole.

Sì, perché per tanto tempo questa malattia – molto invalidante – è stata sottovalutata proprio dai medici, schiacciata da quel luogo comune secondo cui le donne sono abituate a star male, è “la loro natura”, un pensiero socio-culturale che ha solo contribuito ad alimentare un’idea del corpo femminile completamente distorta. Chiara Martegiani non ci sta, e allora da un suo momento di crisi, che doveva essere l’incipit di Antonia, decide di inserire anche il processo di metabolizzazione e convivenza con l’endometriosi, scoperto dall’attrice stessa proprio in una fase complicata della sua vita. Una dramedy che si pone l’obiettivo di mettersi in dialogo con tutti, partendo da una microstoria prettamente femminile per poi piano piano abbracciarne altre più universali, sollevando diverse altre considerazioni, dalla fragilità del singolo, alla normalità di soffrire e non farcela (che siano uomini o donne), fino all’affrontare i cambiamenti senza scappare. Antonia è prodotta da Fidelio e Groenlandia, in collaborazione con Prime Video e Rai Fiction.

Antonia, la trama

Fare i conti tutti i giorni con la vita non è facile. Il sole spesso lascia spazio a nubi e pioggia, e a volte arriva il vento a spazzare quel briciolo di serenità rimasto. È un po’ la metafora che descrive una giornata cruciale di Antonia, 33enne andata in piena crisi poco dopo aver spento le sue candeline. Da quel momento, da quel soffio, sembra che la sua esistenza sia precipitata nel caos più totale: lascia il compagno, è senza casa, perde il lavoro… scopre di avere l’endometriosi. Un disastro dopo l’altro, ma il nemico principale sembra essere la patologia che le è stata appena diagnosticata e che senza saperlo l’ha condizionata da quando era ragazzina. I suoi dolori erano svalutati, presi sottogamba, definiti normali in quanto donna, e le donne da sempre soffrono, che male c’è. Ma è proprio da qui, dall’affrontare una patologia di cui ancora si parla troppo poco, che inizia l’evoluzione di Antonia, costretta a interfacciarsi con se stessa per capire chi è, cosa vuole, cosa è stato il suo passato. Un racconto di rinascita, di coraggio, di buona volontà, che la porta a conoscersi nel profondo e farle iniziare un percorso di analisi, tutti processi che la aiutano a non fuggire più da se stessa, ma anzi a guardarsi dentro con attenzione.

Riconoscersi in Antonia

Oltre a essere la prima serie a mettere al centro della scena l’endometriosi, Antonia è anche una storia che tesse il suo discorso attorno a personaggi incredibilmente veri e, soprattutto, realistici. Dalla sua protagonista, all’inizio respingente e un po’ antipatica, passando per l’amica Radiosa, mamma a tempo pieno alle prese con giornate infernali, fino al compagno Manfredi, un uomo che non ha paura di mostrare le sue fragilità e ha più paranoie di lei. Sono autentici, pieni di sfumature e sfaccettature, che non sposano mai lo stereotipo con cui siamo abituati a confrontarci in svariate altre opere. Figure dunque per niente scontate, e che dovrebbero essere per questo più raccontante dal cinema, intanto perché ne garantiscono a pieno l’identificazione, e poi perché fungono da specchio attraverso cui il pubblico si può sentire più compreso ma soprattutto rappresentato.

In particolare la protagonista fa proprio questo: l’impressione è infatti quella di avere davanti a sé un’amica virtuale, che dà voce a dubbi, preoccupazioni e crisi identitarie comuni a tutti, e alla quale di conseguenza ci sentiamo particolarmente vicini. Caotica, distante, arrabbiata con il mondo, ma anche spaventata per la malattia, Antonia è prima che donna un individuo in lotta con se stesso e con gli altri, che vede la vita quasi come un percorso a ostacoli, una montagna da scalare con le infradito, per intederci, e spera di tagliare il traguardo il prima possibile. Ma questo si può fare solo se si è disposti a mettersi in discussione, affrontando quei cambiamenti che spaventano terribilmente ma sono necessari e propedeutici alla crescita, che servono per dare alla persona che si era ieri nuove consapevolezze per essere quella – migliore – di domani.

La forza dell’ironia

Nel veicolare messaggi di un certo calibro, Antonia sceglie la chiave ironica e un tono leggero senza però mai depotenziare la portata delle tematiche trattate, ma anzi paradossalmente esaltandole nella risata, come le vere commedie sanno fare. Nel divertissement scatenato dal sarcasmo e dalle gag della protagonista vengono infatti aperti dei canali tematici che fanno luce sul nostro tessuto sociale e su esso hanno un forte impatto, come per esempio quello riguardante la salute mentale. Sin dal primo episodio ad Antonia viene suggerito di iniziare un percorso di terapia che possa supportarla nella malattia, una scelta che ancora oggi vede una resistenza da parte di molti.

Che sia per la paura di mettersi a nudo o per l’indole “fuggitiva” nascosta in ognuno di noi, la serie cerca di trasmetterci l’importanza del chiedere aiuto, qualsiasi sia la causa del nostro malessere, e che far fronte ai propri problemi mettendosi in ascolto è la prima soluzione per poter stare meglio e sentirsi più liberi (il terzo episodio – no spoiler – è uno dei migliori sia a livello visivo che narrativo). Antonia, dunque, sia per le riflessioni di cui si fa carico che per la sua originale e frizzante confezione, si appresta a diventare una di quelle serie che difficilmente dimenticheremo, e di cui la nostra industria ha bisogno. Merito in particolare della sua interprete, una Chiara Martegiani talmente naturale e ben calata nelle vesti del suo alter ego che è impossibile non connettersi con lei. Speriamo allora ci regali tanti altri ruoli così.

The Crow: Sarah Rochelle Davis definisce la nuova versione di Eric Draven “squallida, sporca e rozza”.

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La Lionsgate ha recentemente svelato le prime foto promozionali ufficiali del prossimo remake di The Crow (Il corvo) di Rupert Sanders e la risposta è stata… a dir poco discordante.

L’interpretazione di Brandon Lee di Eric Draven aveva un look iconico, ma con la versione di Bill Skarsgård si è deciso di andare in una direzione molto diversa. Non è necessariamente una cosa negativa, ma non tutti sono d’accordo con i tatuaggi sul viso e il taglio di capelli fai-da-te, e a pensarla così è anche uno degli attori del film originale.

Rochelle Davis, che interpretava una giovane ragazza di nome Sarah di cui si prendevano cura Draven (Lee) e Shelly Webster (Sofia Shinas) prima che venissero uccisi, ha parlato con TMZ delle immagini e la sua reazione iniziale di una sola parola dice tutto: “Che schifo“.

La Davis ha detto chiaramente che non ha problemi con il casting o la capacità di recitazione di Bill Skarsgård, ma ritiene che il suo look non riesca a “catturare l’essenza di Eric Draven, che dovrebbe essere un uomo buono con un’anima buona“. Davis ha poi descritto questa interpretazione del giustiziere risorto come “squallida, sporca e grungy“, suggerendo che assomiglia più ai “cattivi che dovrebbe combattere che al personaggio principale“.

L’attrice ha anche criticato la mancanza di diversità nel nuovo film e ritiene che “chiunque non sia un maschio bianco etero” sarebbe stata una scelta di casting migliore, aggiungendo che la Lionsgate forse avrebbe dovuto fare il possibile per inserire nel cast qualcuno che assomigliasse di più a Brandon Lee per rispetto al compianto attore, che perse la vita durante le riprese del film originale in un tragico incidente.

La Davis ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di guardare The Crow (Il corvo) e di voler invitare i fan a boicottare il film prima della sua uscita.

Cosa sappiamo su The Crow (Il corvo) ?

Rupert Sanders, regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost in the Shell, firma la regia del film che, come detto, sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio durante le riprese.

Molti ritengono che quel film diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in Steelbook. The Crow sarà interpretato anche da Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto la sceneggiatura.

The Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso, Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a posto le cose sbagliate“.

Stranger Things 5: Sadie Sink è molto più in forma nella nuova foto BTS della stagione 5

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Mentre proseguono le riprese della quinta e ultima stagione di Stranger Things, Netflix ha condiviso una nuova foto dietro le quinte che ritrae due dei personaggi che ritornano nella serie, Max (Sadie Sink) e Lucas (Caleb McLaughlin).

Max è riuscita a uscire indenne dal suo primo incontro con Vecna grazie alla prontezza di riflessi dei suoi amici e a una sana dose di Kate Bush, ma non è stata altrettanto fortunata la seconda volta. Anche se è sopravvissuta (per poco), è rimasta cieca, malmessa e in coma.

Il finale della quarta stagione di Stranger Things ha lasciato intendere che UNDICI (Millie Bobby Brown) potrebbe avere il potere di far tornare Max come prima, e qui ha un aspetto decisamente migliore rispetto all’ultima volta che l’abbiamo vista. Resta da capire se il personaggio sia effettivamente sveglio o se la foto sia stata scattata mentre Sink condivideva una battuta con la sua co-star.

Durante la partecipazione a un panel al Mega Con Orlando, è stato chiesto a Gaten Matarazzo (Dustin Henderson) quali cambiamenti apporterebbe alla serie, se ce ne sono. “Potrebbe sembrare un po’ strano, ma dovremmo uccidere più persone“, ha risposto Matarazzo. “Questo show sarebbe molto meglio se la posta in gioco fosse molto più alta, come se in qualsiasi momento uno qualsiasi di questi ragazzi potesse prendere a calci. Mi sembra che siamo tutti troppo al sicuro“.

Nel 2022, Maya Hawke (Robin Buckley) ha detto qualcosa di simile in relazione al suo personaggio che potrebbe ricevere un nobile addio nella prossima quinta e ultima stagione. “Mi piacerebbe morire e avere il mio momento da eroe“, ha detto a Rolling Stone. “Mi piacerebbe morire con onore, come farebbe qualsiasi attore. Ma amo il modo in cui i fratelli Duffer amano i loro attori. Il motivo per cui scrivono in modo così bello per me e per tutti gli altri è perché si innamorano dei loro attori e dei loro personaggi, e non vogliono ucciderli. Penso che sia una qualità bellissima che hanno, e non me la farei scappare“.

Non vogliamo necessariamente vedere nessuno di questi ragazzi incontrare il proprio creatore, ma non vediamo nemmeno tutti arrivare alla fine della stagione finale, quindi Maya Hawke potrebbe avere avverato il suo desiderio!

Quanti episodi avrà Stranger Things 5 ?

Stranger Things 5 dovrebbe essere composta da otto episodi, il primo dei quali si intitolerà “The Crawl“. Non è stata annunciata una data di debutto, ma prima del ritardo la serie doveva tornare sugli schermi all’inizio del prossimo anno. Potrebbe ancora arrivare prima della fine del prossimo anno, ma c’è una piccola possibilità che non sia pronto prima del 2026. Le riprese sono iniziate di recente dopo la risoluzione degli scioper .

Chi è il cast di Stranger Things – stagione 5?

La quinta stagione di Stranger Things è interpretata da Winona RyderDavid HarbourFinn WolfhardMillie Bobby Brown Noah Schnapp, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Natalia Dyer, Joe Keery, Charlie Heaton, Sadie Sink, Maya Hawke, Priah Ferguson, Cara Buono e Brett Gelman. L’ultima foto del cast ha confermato anche il ritorno dei membri del cast della quarta stagione Jamie Campbell Bower nel ruolo di Vecna/One/Henry Creel e Amybeth McNulty nel ruolo di Vickie. A loro si aggiungerà la veterana di Terminator Linda Hamilton, il cui personaggio non è ancora stato rivelato.

Stranger Things è creata e prodotta esecutivamente da Matt e Ross Duffer, che sono anche gli showrunner. I produttori esecutivi sono Shawn Levy, Dan Cohen e Iain Patterson. Tutte e quattro le stagioni sono ora disponibili in streaming in esclusiva su Netflix.

Fantastici Quattro: 10 personaggi Marvel che vorremmo vedere nel film

Oltre a introdurre la Prima Famiglia Marvel nel MCU, il film sui Fantastici Quattro della Fase 6 potrebbe far debuttare anche diversi altri eroi e cattivi provenienti dalle pagine dei fumetti Marvel. Kevin Feige ha annunciato per la prima volta il debutto dei Fantastici Quattro nel MCU nel 2019, poco dopo l’acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney. Da allora, però, le notizie sull‘attesissimo reboot dei Fantastici Quattro sono state scarse. Questo fino a quando, il 14 febbraio 2024, è stato finalmente confermato il cast del progetto, che comprende Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn e Ebon Moss-Bachrach come le quattro star principali della squadra titolare.

Inoltre, abbiamo potuto scoprire qualcosa in più sullo stile del progetto in arrivo: i costumi della squadra, l’arredamento della casa, l’assistente robotico retrò HERBIE e il nuovo logo dei Fantastici Quattro fanno pensare che il progetto sia ambientato negli anni ’60, il che significa che un periodo inesplorato della storia del MCU potrebbe essere esaminato più da vicino. Una scelta che crea l’opportunità per diversi personaggi del passato del MCU di apparire nel film Fantastici Quattro, assieme ad altri personaggi dei fumetti Marvel legati alla squadra, e che andiamo ad esaminare assieme.

Captain Mar-Vell

Captain-Marvel-Mar-Vell-White-Green-CostumeIl personaggio di Capitan Mar-Vell è già stato trasposto nel ruolo di Mar-Vell (Annette Bening) in Captain Marvel, ma potrebbe ricevere un maggiore sviluppo nel film ambientato negli anni ’60 Fantastici Quattro, potenzialmente insieme a Rick Jones, che non è mai apparso nel MCU. Rick Jones è un alleato importante di molti eroi dei fumetti Marvel, tra cui Mar-Vell, Hulk e Capitan America. Nei fumetti Marvel, Mar-Vell e Jones si trovano invischiati nella Zona Negativa, un regno spesso esplorato dai Fantastici Quattro, il che significa che, mentre uno esiste nel mondo reale, l’altro è al sicuro nella Zona Negativa: qualcosa che potrebbe essere incluso ne i Fantastici Quattro dei Marvel Studios.

Uomo Talpa

Fantastici Quattro Uomo Talpa

L’Uomo Talpa è un cattivo insolito nei fumetti Marvel, ma si dà il caso che sia il primo avversario che i Fantastici Quattro hanno affrontato come squadra in The Fantastic Four #1 del 1961. Regolarmente, scatena attacchi da sotto la superficie terrestre con i suoi seguaci Moloid, una razza di ibridi sinistri tra essere umano e talpa. Essendo il primo cattivo affrontato dalla squadra, sarebbe interessante vedere l’Uomo Talpa apparire nel MCU, fornendo una minaccia minore ai Fantastici Quattro nella loro prima avventura nel MCU prima di affrontare pericoli più grandi, tra cui Galactus e il Dottor Destino.

Blastaar (La Bomba Vivente)

Fantastici Quattro Blastaar

Mentre l’apparizione della Zona Negativa ne I Fantastici Quattro potrebbe introdurre nel MCU personaggi come Mar-Vell e Rick Jones, potrebbero comparire anche diversi abitanti del regno ultraterreno. Tra questi potrebbe esserci Blastaar, il sovrano della razza Baluuriana che risiede nella Zona Negativa. Blastaar è stato spodestato dai suoi sudditi, diventando un fuorilegge, il che lo ha portato a sferrare attacchi alla Terra, facendolo entrare più volte in conflitto con i Fantastici Quattro. Si tratta di un cattivo molto potente, il cui debutto potrebbe contribuire a dimostrare la stranezza della Zona Negativa se dovesse apparire ne I Fantastici Quattro.

Sentry

Sentry

Il Sentry di Robert Reynolds dovrebbe debuttare prima dell’uscita di Fantastici Quattro, con l’attore Lewis Pullman che dovrebbe assumere il ruolo per il film Thunderbolts del 2025. Tuttavia, è possibile che una versione precedente di Sentry, la risposta della Marvel Comics a Superman della DC, possa apparire nel nuovo film dei Fantastici Quattro ambientato negli anni Sessanta. Nei fumetti Marvel Comics, Reynolds è il migliore amico di Reed Richards, un legame che potrebbe essere stabilito nei Fantastici Quattro dopo il debutto di Sentry nei Thunderbolts. Steven Yeun, star di The Walking Dead e Invincible, avrebbe dovuto inizialmente interpretare il ruolo in Thunderbolts, ma è stato sostituito da Lewis Pullman dopo aver abbandonato il progetto nel gennaio 2024.

Blue Marvel

blue marvelSi ipotizza da diversi anni che Blue Marvel di Adam Brashear stia per entrare nel MCU, e Fantastici Quattro potrebbe offrire l’occasione perfetta. Nei fumetti Marvel, Blue Marvel riceve le sue abilità di manipolazione dell’antimateria dopo aver sperimentato la Zona Negativa durante l’amministrazione Kennedy degli anni ’60, il che lo collega direttamente ai Fantastici Quattro. Il debutto di Blue Marvel offre la possibilità di esplorare la cultura degli anni Sessanta, poiché a Brashear fu chiesto di ritirarsi come Blue Marvel dopo che la sua identità venne rivelata nel bel mezzo dell’Apartheid, il che sarebbe una storia estremamente importante da esplorare per i Marvel Studios.

Annihilus

Con i Marvel Studios che potrebbero allontanarsi dalla trama della Saga del Multiverso incentrata su Kang il Conquistatore, Fantastici Quattro potrebbe introdurre Annihilus come nuovo grande cattivo nel MCU. Annihilus è il sovrano della Zona Negativa, anche se i suoi piani di invasione della Terra sono stati regolarmente sventati dai Fantastici Quattro. In una storia iconica della Marvel Comics, Annihilus guida l’Onda di Annientamento fuori dalla Zona Negativa nel tentativo di conquistare l’universo, ma viene sventato da diversi supereroi cosmici. Questa storia epica potrebbe essere adattata per il MCU e le basi potrebbero essere gettate ne I Fantastici Quattro.

Uomo Molecola

Fantastici Quattro Molecule Man

Owen Reece della Marvel Comics è diventato l’Uomo Molecola dopo aver assorbito le radiazioni dalla dimensione del Beyonder, permettendogli di controllare la materia a livello molecolare. Questa azione ha però creato un wormhole che ha permesso al Beyonder di iniziare a osservare la Terra, portando all’evento Secret Wars del 1984. L’Uomo Molecola ha avuto un ruolo importante anche nella storia di Secret Wars del 2015, poiché Reece è in grado di assorbire i poteri dei Beyonders ultraterreni. L’Uomo Molecola potrebbe essere introdotto nei Fantastici Quattro prima dell’evento Avengers: Secret Wars, che potrebbe vederlo allearsi con il Dottor Destino mentre le incursioni devastano il multiverso.

Silver Surfer

Nonostante sia un personaggio cosmico, il Silver Surfer di Norrin Radd è intrinsecamente legato anche ai Fantastici Quattro. Nei fumetti della Marvel Comics, il Silver Surfer, araldo del divoratore di pianeti Galactus, si recò sulla Terra per preparare il suo padrone a divorare il pianeta natale dell’umanità. Tuttavia, con l’aiuto dei Fantastici Quattro, riacquistò la sua nobiltà e contribuì a salvare la Terra da Galactus, ma fu esiliato come punizione. Si vocifera da tanto tempo di un’ipotetica apparizione di Galactus e Silver Surfer in Fantastici Quattro, dunque questa storyline potrebbe essere esplorata, introducendo un altro potentissimo eroe cosmico nella Saga del Multiverso del MCU.

Galactus

Galactus è uno dei supercriminali più leggendari e riconoscibili della Marvel Comics, non da ultimo per le sue dimensioni e per l’immenso pericolo che rappresenta per gli eroi dell’Universo Marvel. Per sostenere la sua forza vitale, Galactus deve divorare interi mondi e impiega gli Araldi per cercare questi pianeti; uno di questi mondi è la Terra, non fosse che Galactus viene sconfitto dal suo Araldo, Silver Surfer, con l’aiuto dei Fantastici Quattro. Si dice che questo essere simile a un dio debutterà in Fantastici Quattro, ma Galactus potrebbe diventare una minaccia importante nel MCU per gli anni a venire. Di recente si è vociferato che Javier Bardem potrebbe interpretare Galactus ne I Fantastici Quattro, ma la notizia non è stata confermata ufficialmente.

Dottor Destino

doctor doomPer anni si è speculato sul fatto che Victor Von Doom, meglio conosciuto come Dottor Destino, sarebbe apparso nel MCU, e Fantastici Quattro rappresenta l’occasione perfetta perché ciò avvenga finalmente. Il Dottor Destino è uno dei supercattivi più iconici della storia dei fumetti Marvel, che ha combattuto contro molti eroi, ma è strettamente associato ai Fantastici Quattro. Destino e Reed Richards hanno studiato insieme, ma hanno sviluppato una rivalità competitiva che persiste da quasi sette decenni: è molto probabile che sarà il film sui Fantastici Quattro a introdurre finalmente il personaggio, che rimarrà nel MCU per molti anni a venire.

Miss Marvel: Iman Vellani afferma di essere stata “assicurata” dai Marvel Studios che tornerà

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Iman Vellani ha offerto un’ottima performance nel ruolo di Kamala Khan in Ms. Marvel, per poi fare il salto sul grande schermo con The Marvels . Alla conclusione di quest’ultimo, Capitan Marvel aveva deciso di rimanere sulla Terra, probabilmente come mentore dell’adolescente, sebbene Kamala avesse già deciso di mettere insieme una squadra tutta sua.

Sembra che i Young Avengers siano da qualche parte all’orizzonte e, parlando con Polygon durante gli Anime Awards 2024 di sabato, Iman Vellani ha confermato che tornerà come supereroe mutante… nel prossimo futuro.

“Mi è stato assicurato”, ha detto, rassicurando i fan che la signora Marvel ha un futuro nel MCU. “Quindi mi fa sentire bene, ma non c’era più garanzia di così. [ride] Mi danno del pangrattato e io provo a farne un pasto.”

I momenti finali di Ms. Marvel hanno confermato che Kamala è una mutante e potrebbe finire per unirsi agli X-Men quando quella squadra verrà finalmente presentata.

Miss Marvel Vs The Marvels

Sfortunatamente, The Marvels ha incassato solo 206 milioni di dollari al botteghino mondiale e, l’anno scorso, Vellani ha spiegato perché non si lasciava convincere da questo. “Non voglio concentrarmi su qualcosa che non è nemmeno sotto il mio controllo, perché qual è il punto?” disse Iman Vellani. “Questo è per [l’amministratore delegato della Disney] Bob Iger”.

[Il botteghino] non ha niente a che fare con me”,  ha continuato Vellani. “Sono soddisfatto del prodotto finito e le persone a cui tengo hanno apprezzato il film. È davvero divertente guardare questo film, ed è tutto ciò che possiamo chiedere a questi film. Ha dei supereroi ed è ambientato nello spazio.” , non è così profondo e parla di lavoro di squadra e sorellanza. È un film divertente e sono così felice di poterlo condividere con le persone.”

Discutendo di alcune delle reazioni sessiste che il film ha dovuto affrontare, l’attrice ha aggiunto: “Ho avuto molta esperienza al liceo da sola, quando condividevo la mia eccitazione con qualcuno, e poi mi chiudevano immediatamente perché ero così eccitata. Lo farei Odio vedere una cosa del genere anche all’interno della comunità dei fan, perché è terribile.”

Ms. Marvel vanta un punteggio Rotten Tomatoes del 98%, anche se non sappiamo ancora quante persone hanno visto la serie Disney+ di 6 episodi.

Iscriviti a Disney+ per guardare Miss Marvel e le più belle storie Marvel. Dove vuoi, quando vuoi.

Con questo in mente, quando Iman Vellani tornerà nel MCU, ci aspettiamo che faccia parte di un ensemble in un progetto come Young Avengers .

Fantastici Quattro: 10 abilità dei personaggi a fumetti che non abbiamo ancora visto al cinema

Nonostante siano già stati realizzati tre film dedicati a I Fantastici Quattro, c’è ancora una serie di poteri che la prima famiglia della Marvel non ha utilizzato sul grande schermo. I Fantastici Quattro vantano un’impressionante gamma di abilità che si sono evolute ben oltre le loro rappresentazioni originali. Sebbene molti di questi non siano stati rappresentati in nessuno dei film, potrebbero costituire un’aggiunta emozionante al film del MCU.

La Marvel ha confermato il cast dei Fantastici Quattro e l’apparente ambientazione temporale, che potrebbero indicare la narrativa del film e i potenziali eventi raccontati. Con l’ambientazione retrò dei Fantastici Quattro, molti personaggi potrebbero avere una serie limitata di abilità più in linea con l’epoca. Tuttavia, l’MCU avrebbe una serie di poteri entusiasmanti che non sono mai stati adattati prima.

Mister Fantastic può cambiare forma

Reed Richards è noto per la sua elasticità e i suoi poteri di allungamento. Tuttavia, un aspetto non rappresentato nei film è la sua capacità di trasformarsi in oggetti inanimati e persino in altre persone. Mister Fantastic ha un tale controllo su ogni singola parte del suo corpo che può allungare i lineamenti del suo viso in una forma diversa. Richards ha usato questa sua capacità per mascherare il suo aspetto in modo convincente come qualsiasi altro mutaforma della Marvel Comics. Mister Fantastic si è anche, a volte, trasformato in cassette della posta, dinosauri e trampolini. Queste impressionanti abilità funzionano bene nei fumetti e costituirebbero un’ottima aggiunta all’adattamento dell’MCU.

Mister Fantastic può ampliare il suo intelletto

Richard Richards è noto per il suo grande intelletto, ma ci sono prove che suggeriscono che la sua intelligenza sia collegata ai suoi poteri. Richards, talvolta, ha persino utilizzato la sua capacità di stretching per espandere la sua potenza intellettiva e aumentare la sua capacità cerebrale. In Invincible Iron Man n. 25, Tony Stark scherza dicendo che Richards potrebbe ingrandire il suo cervello. Più tardi, Mister Fantastic gonfia davvero il suo cervello mentre lavora sull’impianto cardiaco di Iron Man. Reed Richards ha tanto controllo sul suo cervello quanto sul suo corpo, ed è in grado di respingere gli attacchi psichici con la sua “coscienza elastica”.

La Donna Invisibile può vedere oggetti invisibili

La Donna Invisibile possiede la capacità unica di percepire gli oggetti invisibili. Sue Storm può, ovviamente, rendere invisibili se stessa e gli altri oggetti a piacimento e conservarne comunque la consapevolezza. È interessante notare che la Donna Invisibile può anche percepire oggetti e persone che sono stati resi invisibili con altri mezzi. Ciò è dovuto alla funzione unica della retina di Sue Storm, che le conferisce la capacità sovrumana di rilevare oggetti invisibili. La donna ha anche il potere di ripristinare gli oggetti resi invisibili da altre persone. Questo livello di controllo dimostra l’impressionante padronanza di Susan sui suoi poteri.

La Donna Invisibile può rendere opachi i suoi campi di forza

I famosi campi di forza della Donna Invisibile sono una parte distintiva e iconica del personaggio di Sue Storm. In grado di generare mentalmente un campo di forza psichica, la Donna Invisibile ha un controllo impressionante su di essi. Un aspetto non spesso rappresentato nei fumetti Marvel e omesso dai film I Fantastici Quattro è il potere di Sue di rendere opachi questi campi di forza. Questi possono essere usati per bloccare il campo visivo dei suoi nemici o mascherare le sue azioni. Questa abilità si è rivelata un’utile aggiunta alle straordinarie doti della Donna Invisibile che potrebbero apparire nell’MCU.

La donna invisibile può bloccare poteri psicocinetici

I potenti campi di forza della Donna Invisibile sono persino in grado di bloccare gli attacchi psichici. La Sue dei fumetti ha usato questa dote per proteggersi dai nemici telepatici, come Psi-Lord. In effetti, Sue è persino in grado di bloccare le potenti capacità telepatiche di Jean Grey, il che non è un’impresa da poco considerando che Jean è un mutante di livello Omega. Questa abilità costituirebbe un’aggiunta ideale al film I Fantastici Quattro all’interno della continuità dell’MCU, che potrebbe esplorare le interazioni della Donna Invisibile con i personaggi telepatici Marvel.

La Cosa può saltare per grandi distanze

I Fantastici QuattroBen Grimm possiede una forza e un’agilità sorprendenti, che gli consentono di saltare attraverso grandi distanze con facilità. Anche se non accade spesso nei fumetti Marvel, l’immenso potere muscolare della Cosa gli garantisce la capacità di generare una forza incredibile ad ogni balzo. La Cosa ha eseguito balzi sovrumani alti diversi piani, in un modo simile a Hulk. La pelle di roccia di Ben Grimm sembra rendere la Cosa relativamente solida e pesante, motivo per cui il talento non è mai stato rappresentato in un film I Fantastici Quattro, anche se costituirebbe un’aggiunta elettrizzante ne I Fantastici Quattro del MCU.

La Cosa non invecchia

La cosa fantastici quattroLa trasformazione di Ben Grimm nella Cosa non solo gli garantisce un’immensa forza e vigore, ma ferma anche il processo di invecchiamento. Sebbene racchiuso nella sua forma rocciosa, il corpo di Ben non invecchia, preservando il suo aspetto e la sua vitalità. Tuttavia, nelle poche occasioni in cui ritorna alla forma umana, gli effetti dell’invecchiamento riprendono. Ciò consente alla Cosa di diventare effettivamente immortale. Dopo aver creato una formula per consentire a Ben di diventare umano per una settimana all’anno, Ben inizia a invecchiare sporadicamente. Ma quando Reed Richards viaggia 3000 anni nel futuro, incontra Ben ancora vivo.

La Torcia Umana può proiettare un duplicato infuocato

Chris-Evans-Torcia-UmanaLa Torcia Umana esercita il potere di manipolare le fiamme con effetti sorprendenti, inclusa la capacità di proiettare un duplicato infuocato di se stesso. Con un’esplosione mirata di calore intenso, crea una replica perfetta della sua forma che può controllare a distanza. L’impressionante maestria con il fuoco di Johnny Storm va oltre la distruzione, mettendo in mostra la sua ingegnosità e adattabilità come supereroe. La Torcia Umana sfrutta questa capacità con grande efficacia, utilizzando un’esca infuocata per ingannare e combattere i nemici. Sarebbe un aggiornamento interessante per il tentativo del MCU di riavviare il franchise dei Fantastici Quattro.

La Torcia Umana può controllare le fiamme esterne

Sebbene la Torcia Umana sia nota principalmente per il controllo e la produzione di fiamme dal suo corpo, è anche in grado di controllare qualsiasi fuoco nel suo raggio d’azione. Ciò eleva i suoi poteri della fiamma alla pirocinesi: è in grado di aumentare o diminuire i fuochi vicini solo attraverso i suoi pensieri. Questa abilità non è stata esplorata in nessuno dei film dei Fantastici Quattro, ma rappresenterebbe uno sviluppo interessante. Questa capacità dimostra la padronanza di Johnny sui suoi poteri e potrebbe essere sfruttato per indicare il climax del suo arco narrativo eroico, proprio come nei Fantastici Quattro quando la Torcia Umana divenne nova per sconfiggere il Dottor Destino.

La Torcia Umana può bruciare le tossine dal suo flusso sanguigno

Fantastici Quattro film 2025L’impressionante manipolazione del fuoco di Johnny Storm si estende anche alla sua forma fisica. La Torcia Umana è riuscita a surriscaldare il proprio sangue per bruciarne una tossina velenosa, la mirabile impresa è stata compiuta in Spider-Man/La Torcia Umana #2 dopo essere stato avvelenato. L’abilità dimostra un controllo notevole e un’elaborazione impressionante dei suoi poteri di controllo della fiamma. Sebbene si tratti di un uso piuttosto sfumato e specifico dei poteri di Johnny, potrebbe costituire un momento cinematografico avvincente come uno dei tanti affascinanti superpoteri mancanti negli adattamenti cinematografici di I Fantastici Quattro.

Spaceman: recensione del nuovo film con Adam Sandler

Spaceman: recensione del nuovo film con Adam Sandler

A qualsiasi amante del genere comico sarà capitato di imbattersi almeno una volta in una delle tante commedie che vedono Adam Sandler nel ruolo di protagonista: da Terapia d’urto fino a Un week end da bamboccioni, l’attore è diventato un volto chiave nella comedy americana. Di tanto in tanto Sandler si è però cimentato anche con film drammatici, come il nuovo Spaceman: una pellicola profondamente drammatica, che vede l’astronauta Jakob Prochazka, interpretato da Sandler, confrontarsi con sé stesso attraverso un ragno alieno, doppiato da Paul Dano (The Fabelmans). Nel film, disponibile su Netflix e tratto dal romanzo Spaceman of Bohemia di Jaroslav Kalfař, ritroviamo anche l’attrice inglese Carey Mulligan nel ruolo di Lenka, moglie di Jakob, e l’italiana Isabella Rossellini.

La trama di Spaceman: la solitudine dello spazio profondo

Jakob Prochazka è un cosmonauta in missione nello spazio da 189 giorni, in totale solitudine. Il suo obiettivo è ottenere informazioni su una misteriosa nube viola che occupa i cieli da ormai diversi anni. La missione, che dura ormai da più di sei mesi, mette però Jakob a dura prova a livello fisico e mentale. Lenka, moglie di Jakob, non riesce più a tollerare la distanza e la mancanza di attenzione da parte del marito e decide di lasciarlo; nonostante il messaggio in cui Lenka decide per la rottura non sia mai arrivato a Jakob, lui stesso percepisce il silenzio tra loro due.

In questo stato di completa solitudine e di mancanza di sonno, un misterioso essere alieno, con le sembianze di un ragno gigante, entra nell’astronave di Jakob. L’essere, soprannominato dall’astronauta Hanus, è incuriosito dal totale stato di solitudine di questo “umano pelle e ossa” e per questo cerca di capirne il motivo. Così Hanus ripercorre insieme a Jakob dei flash della sua vita passata, specialmente dei momenti determinanti nella sua relazione con Lenka, in un affascinante viaggio introspettivo.

Hanus: realtà o proiezione?

Lo spettatore può guardare Spaceman da due punti di vista differenti. Da uno più superficiale, si può identificare l’incontro con Hanus in maniera totalmente fantascientifica: un esploratore dello spazio incontra un altro esploratore proveniente da un altro pianeta. In questo modo il ragno gigante rappresenta solo un saggio essere incuriosito dal genere umano.

Andando più a fondo nella visione del film, però, il personaggio di Hanus sembra essere una mera proiezione della psiche di Jakob. La creatura appare in un momento di estrema debolezza per l’astronauta per via del lungo periodo di solitudine, della perdita dell’unico appiglio emotivo, Lenka, e della mancanza di sonno. Pare molto più plausibile ipotizzare che Hanus sia stato creato dalla mente di Jakob per affrontare i propri sentimenti e gestire al meglio la solitudine. Questa interpretazione è provata anche dal fatto che Peter, in continuo contatto dalla terra con l’astronauta, non senta la voce del ragno.

Reale o non, Hanus resta una figura fondamentale del film: una sorta di psicologo con il corpo da ragno! Questo accompagna Jakob in un percorso di conoscenza personale, in modo da comprendere i problemi della propria relazione con Lenka.

Spaceman Adam Sandler
© 2023 Netflix, Inc. Courtesy of Netflix

 

Spaceman: la solitudine nella terra e nello spazio

Tu vai dove vado io, io vado dove vai tu. Giusto, cosmonauta?

Nonostante l’ambientazione spaziale, il tema focale di Spaceman rimane dunque la solitudine, di Jakob come anche di Lenka. Nonostante i sentimenti che provano l’uno per l’altra, i due si sono isolati, respinti a vicenda. Nel film li vediamo soli, costretti ad affrontare i propri problemi e sentimenti senza alcun supporto.

Nella prima parte di Spaceman viene naturale per il pubblico compatire Jakob, abbandonato dalla propria compagna in un momento così delicato. Solamente con la rivelazione dell’intera relazione tra i due tutto diventa più chiaro: l’ambizioso astronauta, nel guardare il cielo, perde di vista ciò che si trova sulla terra.

Solo grazie all’aiuto di Hanus, Jakob rifletterà realmente sulla propria relazione con Lenka, realizzando tutte le sue mancanze.

Un sorprendente Adam Sandler

Nonostante la fama di Sandler derivi maggiormente da film comici, in Spaceman l’attore dimostra nuovamente la propria versatilità. Il ruolo di Jakob è estremamente drammatico, tendente ad uno stato di totale apatia. Si tratta quindi di un personaggio molto differente dallo standard di Sandler, ma l’attore riesce ugualmente a trasmettere molto al pubblico, in una pellicola con una narrazione abbastanza lenta, incentrata interamente sulle emozioni e i sentimenti del protagonista.

Spaceman si dimostra così essere una pellicola emozionante, narrante un viaggio introspettivo. Uno stato di solitudine così estrema che porta inevitabilmente alla conoscenza o alla riscoperta di sé, anche grazie all’aiuto di un saggio ragno alieno!

5 finali alternativi eliminati per i film dei Marvel Studios che avrebbero cambiato per sempre il MCU

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Le riprese aggiuntive sono spesso considerate problematiche quando si tratta di realizzare film ad alto budget, ma nel corso degli anni i Marvel Studios le hanno rese una parte prevista del processo di produzione. Ciò consente allo studio di apportare tutte le modifiche che desidera e pianificarle in anticipo significa poter avere il tempo di sistemare ciò che nel film non funziona. Dopotutto, abbiamo visto cosa succede quando una produzione – I Fantastici 4 del 2015, ad esempio – scopre di dover in qualche modo riportare tutti sul set per sistemare le cose senza una pianificazione controllata.

È un approccio intelligente, anche se non sempre ha dato i suoi frutti. Nel corso degli anni, i Marvel Studios hanno infatti apportato cambiamenti radicali ai suoi film, a volte in meglio e talvolta in peggio. Continuando nella lettura si potrà decidere in quale categoria rientrano i finali alternativi di cui siamo a conoscenza, ma basti dire che, se questi avessero visto la luce, l’MCU come lo conosciamo adesso sarebbe stato completamente diverso.

Avengers: Endgame

avengers: endgame

Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame sono stati entrambi oggetto di importanti cambiamenti durante la produzione. Ad esempio, Hulk è inizialmente tornato alla fine del film del 2018, esplodendo dall’armatura Hulkbuster prima di essere sopraffatto da Thanos. Alcuni concept art per il finale della Saga dell’Infinito del 2019 rivelano invece che Tony Stark avrebbe dovuto essere presente quando Steve Rogers viaggia indietro nel tempo per riportare le Pietre dell’Infinito al loro giusto posto nella storia.

Potrebbe trattarsi di un depistaggio o di un’indicazione che Iron Man non era sempre destinato a morire durante la battaglia finale di Avengers: Endgame. Se optiamo per la seconda ipotesi, allora chissà quanto sarebbe stato diverso il MCU nel passaggio alla Saga del Multiverso (anche se si fosse ritirato, Tony sarebbe rimasto sicuramente un personaggio importante).

Thor: The Dark World

Thor: The Dark World

Thor: The Dark World aveva un finale completamente diverso e sembra che sia stato rigirato quando i Marvel Studios hanno cambiato i loro piani per il Dio del Tuono. L’eroe si sarebbe infatti dovuto risvegliare sulla Terra dove lo aspettava il padre; dopo aver trascorso gli ultimi giorni in stato di incoscienza, Odino avrebbe conosciuto Jane Foster e avrebbe capito che Thor aveva fatto bene a innamorarsi della donna umana. Di conseguenza, il Re di Asgard si sarebbe scusato con il figlio.

Purtroppo, Jane avrebbe deciso di non poter più stare con Thor a causa dei rispettivi impegni. L’eroe tenta di farle cambiare idea, ma alla fine capisce che deve compiere il suo dovere e torna ad Asgard dove sceglie di governare al posto di Odino come Re. Quindi, Loki sarebbe rimasto morto, Thor sarebbe diventato Re di Asgard e Odino sarebbe andato finalmente a godersi il suo desiderato riposo. Non è possibile che Avengers: Age of Ultron, Thor: Ragnarok e Avengers: Infinity War sarebbero stati uguali dopo questi sviluppi della trama.

Avengers: Age of Ultron

age of ultron captain marvel

Avengers: Age of Ultron si sarebbe sempre concluso con Capitan America e Vedova Nera che assemblavano una nuova squadra di Eroi più potenti della Terra. Tuttavia, Joss Whedon sperava di introdurre almeno un personaggio importante in questa sequenza. Si trattava di Captain Marvel e la controfigura  è stata utilizzata mentre Whedon cercava di capire chi potesse interpretarla. I Marvel Studios e Kevin Feige avevano però altre idee e in seguito sostituirono Carol Danvers con Scarlet Witch (con grande disappunto del regista).

Se Joss Whedon avesse fatto di testa sua, Captain Marvel avrebbe dunque debuttato nel MCU quattro anni prima dell’uscita del suo film da solista. È probabile che Whedon avrebbe scelto una persona diversa da Brie Larson – l’attrice usata era una controfigura – ma la storia dell’eroina era probabilmente destinata a svolgersi in modo molto diverso. Che siate d’accordo con Whedon o con Feige, è difficile non chiedersi cosa sarebbe potuto accadere.

The Marvels

The Marvels

Nei momenti finali di The Marvels, Monica Rambeau ha usato i suoi poteri per chiudere uno squarcio nella realtà, bloccandosi in un universo parallelo abitato dagli X-Men. Tuttavia, una versione precedente del film vedeva Photon ricevere l’aiuto di Carol Danvers e Ms. Marvel. A quanto pare, il trio avrebbe dunque riparato la lacerazione nella realtà, il che probabilmente significa che il sequel di Captain Marvel non è sempre stato caratterizzato da una componente multiversale.

Questo è stato confermato dai concept art, per non parlare di una recente foto dietro le quinte che mostra la Kamala Khan di Iman Vellani con un casco spaziale. Tuttavia, l’attrice di Dar-Benn Zawe Ashton ha rivelato anche l’esistenza di una versione del film che si concludeva con la combustione del cattivo e di Carol nello spazio! Sembra che The Marvels si sarebbe dunque potuto concludere con Captain Marvel creduta morta e, anche se siamo sicuri che alla fine sarebbe tornata, è possibile che questo sia stato pensato come l’addio di Brie Larson al ruolo. È una cosa enorme.

Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania 

I Marvel Studios hanno rigirato il finale di Ant-Man and The Wasp: Quantumania settimane prima che il film arrivasse nelle sale. Tuttavia, in una versione precedente, Scott Lang e Hope Van Dyne avrebbero indossato nuovi costumi hi-tech per la battaglia finale con Kang il Conquistatore. Come nella versione cinematografica, Janet, Hank, Cassie e Hope tornano sulla Terra, ma Scott si trova di fronte a un Kang vendicativo e danneggiato dalla battaglia. I due combattono, ma il cattivo riesce a fuggire anche dopo il ritorno di Wasp per dare una mano ad Ant-Man. Così, i due rimangono intrappolati nel Regno Quantico, proprio come Janet.

Cassie avrebbe continuato a cercare suo padre, ma con Kang a piede libero – e M.O.D.O.K., se le indiscrezioni precedenti sono esatte – la Terra-616 avrebbe dovuto affrontare due grandi minacce che si sarebbero spinte più a fondo nella Saga del Multiverso. Con Jeff Loveness incaricato di scrivere Avengers: The Kang Dynasty, si stava forse preparando il terreno per quel film. I Marvel Studios sembra però abbiano ora altre idee a riguardo.

Grey’s Anatomy 20: trailer della ventesima stagione anticipa il ritorno di Arizona

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La ABC ha rilasciato il trailer ufficiale di Grey’s Anatomy 20, la ventesima stagione di Grey’s Anatomy che segnerà il ritorno e  prossimo capitolo della lunga serie di medical drama, la cui uscita è prevista per il 14 marzo 2024.

Il video offre un estratto del ritorno della veterana della serie Jessica Capshaw nei panni della dottoressa Arizona Robbins al Grey Sloan Memorial. Il chirurgo pediatrico è stato visto l’ultima volta dai fan durante il finale della quattordicesima stagione nel 2018. Il trailer anticipa anche l’introduzione di un personaggio nuovo di zecca interpretato da Natalie Morales di Dead to Me, che è stata scelta per il ruolo della nuova pediatrica di Grey Sloan, il chirurgo Monica Beltran.

https://youtu.be/9VkDD_hD0Ck

Chi ritornerà nel cast di Grey’s Anatomy?

Grey’s Anatomy attualmente vede protagonisti Chandra Wilson nei panni di Miranda Bailey e James Pickens Jr. nei panni di Richard Webber, che sono gli attori rimanenti rimasti dal cast principale originale del primo episodio della serie. Nonostante abbia abbandonato il suo ruolo regolare nella serie durante l’ultima stagione, Ellen Pompeo continuerà a fungere da narratrice e farà ancora alcune apparizioni nella stagione 20. La serie vede nel cast anche Kevin McKidd nei panni di Owen Hunt, Caterina Scorsone nei panni di Amelia Shepherd, Kim Raver nei panni di Teddy Altman, Camilla Luddington nei panni di Jo Wilson, Chris Carmack nei panni di Link Lincoln, Jake Borelli nei panni di Levi Schmitt, Scott Speedman nei panni di Nick Marsh, Niko Terho nei panni di Lucas e altri.

Grey’s Anatomy è stato creato ed è prodotto da Shonda Rhimes (Scandal, How to Get Away with Murder), con Meg Marinis che ha firmato come showrunner per la stagione 20. È prodotto da ABC Studios.

Quando uscirà la prossima stagione di Grey’s Anatomy?

La ventesima stagione di Grey’s Anatomy uscirà il 14 marzo 2024 su ABC. In Italia Grey’s Anatomy 20 debutterà su Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

The Walking Dead: The Ones Who Live, premiere da record negli USA

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Il franchise di The Walking Dead si è dimostrato ancora una volta un enorme successo per AMC, poiché la prima di The Walking Dead: The Ones Who Live – uno spin-off incentrato sui personaggi preferiti dai fan Rick Grimes e Michonne – ha prodotto un totale di 3 milioni di spettatori dopo soli tre giorni di visione. 

Secondo Nielsen (tramite Deadline), The Walking Dead: The Ones Who Live – che ha debuttato il 25 febbraio – è stata la più grande serata di première per AMC in sei anni da quando The Terror è stato presentato in anteprima nel 2018. La première dello show ha anche ottenuto un successo da record per numero di spettatori su AMC+, rendendolo l’episodio più visto di sempre sullo streamer. 

Andrew Lincoln e Danai Gurira sono tornati a condividere lo schermo per la prima volta dall’ultimo episodio di The Walking Dead del novembre 2022. Rick e Michonne sono finalmente vicini al loro ritorno, ma la strada per ricongiungersi tra le braccia l’uno dell’altra in The Walking Dead: The Ones Who Live sarà lunga e pericolosa.

The Walking Dead: The Ones Who Live è il sesto e ultimo spin-off della saga TWD, insieme ad altri come Fear the Walking Dead, World Beyond, Tales of the Walking Dead, Dead CityThe Walking Dead: Daryl Dixon

The Walking Dead: The Ones Who Live è “un’epica storia d’amore” 

Con Andrew Lincoln nei panni di Rick Grimes e Danai Gurira nei panni di Michonne, lo spin-off di TWD è incentrato sulla tragica storia d’amore dei due personaggi, tenuti separati dalla distanza. 

La sinossi ufficiale recita: “La storia d’amore di Rick Grimes e Michonne è cambiata da un mondo cambiato. Tenuti separati dalla distanza. Da un potere inarrestabile. Dai fantasmi di chi erano. Rick e Michonne vengono catapultati in un altro mondo, costruito su una guerra contro i morti… e, in definitiva, su una guerra contro i vivi. Riusciranno a ritrovarsi in un luogo e in una situazione diversi da quelli che avevano mai conosciuto prima? Sono nemici? Amanti? Vittime? Vincitori? Senza l’altro, sono ancora vivi – o scopriranno che anche loro sono The Walking Dead?

Basato sull’omonima serie a fumetti di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard, The Walking Dead: The Ones Who Live è prodotto da Kirkman, Scott M. Gimple, Greg Nicotero, David Alpert, Joseph Incaprera, Gale Anne Hurd, Denise Huth e Angela Kang.

Godzilla e Kong – Il nuovo impero: un nuovo affasciante trailer in stile TOHO

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TOHO ha condiviso un nuovo trailer di Godzilla e Kong – Il nuovo Impero, il nuovo atteso capitolo della saga Godzilla vs. Kong che presenta alcuni filmati epici e mai visti prima dell’ultimo mashup di mostri di Legendary.

Presentato nello stile di un trailer di un classico film TOHO Godzilla, abbandona i cliché così spesso visti nei trailer dei film di successo americani per richiamare l’attenzione dei fan di Kaiju in un modo in cui è improbabile che i teaser fin troppo familiari facciano.

“C’è una sorta di tregua”, aveva anticipato in precedenza il regista Adam Wingard. “Godzilla ha il controllo del mondo di superficie e Kong è nella Terra Cava. Non è stato, ‘Okay, chiamami quando qualcosa va storto, Kong. E io, Godzilla, correrò in soccorso!'”

“La dinamica della relazione disfunzionale amico-poliziotto è probabilmente la migliore per descrivere Godzilla e Kong. Le mie influenze sono sempre legate agli anni ’80, e gli anni ’80 sono stati fondamentali per [quella] trama. Ci sono molti malintesi, il modo in cui comunicare tra i mostri non è semplice.” Dai un’occhiata al nuovo trailer

Cosa sappiamo su Godzilla e Kong – Il nuovo Impero?

Godzilla e Kong – Il nuovo Impero approfondisce ulteriormente le storie e le origini di questi due Titani, nonché i misteri di Skull Island, tra gli altri, svelando la mitica battaglia che ha contribuito a forgiare questi esseri straordinari e li ha legati per sempre all’umanità. Adam Wingard torna a dirigere il film, interpretato da Rebecca Hall (“Godzilla vs. Kong”, The Night House – la casa oscura”), Brian Tyree Henry (“Godzilla vs. Kong”, “Bullet Train”), Dan Stevens (la serie TV “Gaslit”, “Legion”, “La Bella e la Bestia”), Kaylee Hottle (“Godzilla vs. Kong”), Alex Ferns (“The Batman”, “La furia di un uomo – Wrath of Man”, “Chernobyl”) e Fala Chen (“Irma Vep”, “Shang Chi e la leggenda dei Dieci Anelli”).

La sceneggiatura di Godzilla e Kong – Il nuovo Impero è di Terry Rossio (“Godzilla vs. Kong”, la serie “Pirati dei Caraibi”), Simon Barrett (“You’re Next”) e Jeremy Slater (“Moon Knight”), da una storia di Rossio, Wingard e Barrett, basato sul personaggio “Godzilla” di proprietà e creato da TOHO Co., Ltd..

Il film è prodotto da Mary Parent, Alex Garcia, Eric Mcleod, Thomas Tull, Jon Jashni e Brian Rogers, mentre i produttori esecutivi sono Wingard, Jen Conroy, Jay Ashenfelter, Yoshimitsu Banno, Kenji Okuhira. Wingard torna a collaborare con il direttore della fotografia Ben Seresin (“Godzilla vs. Kong”, “World War Z”), lo scenografo Tom Hammock (“Godzilla vs. Kong”, “X: A Sexy Horror Story”, “The Guest”), il montatore Josh Schaeffer (“Godzilla vs. Kong”, “Molly’s Game”), la costumista Emily Seresin (“L’uomo invisibile”, “Top of the Lake – Il mistero del lago”). Le musiche del film sono opera dei compositori Tom Holkenborg (“Godzilla vs. Kong”, “Mad Max: Fury Road”) e Antonio Di Iorio (musica aggiuntiva su “Godzilla vs. Kong”, i film “Sonic”). Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures presentano una produzione Legendary Pictures, un film di Adam Wingard: “Godzilla e Kong – Il nuovo Impero”.

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