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Tenebre e Ossa 2: recensione della serie su Netflix

Tenebre e Ossa 2 recensione serie

L’anno 2020, per quanto sia stato critico sotto il punto di vista delle produzioni cinematografiche, ha registrato un’incredibile crescita delle piattaforme. Unica finestra sul mondo dell’audiovisivo, esse sono diventate una via alternativa alla sala. I prodotti nei cataloghi hanno iniziato a proliferare, tant’è che nel corso del tempo molte opere hanno saltato il passaggio al cinema per approdare direttamente in streaming. Il periodo storico della pandemia è stato la bilancia sopra la quale si sono pesati successi e fallimenti del cinema, servito per aprire un varco sulle modalità di fruizione future e su una possibile – e migliore – sinergia fra piattaforma e sala. Lo streamer che più ha cavalcato l’onda è stato fuor di dubbio Netflix, il quale è andato arricchendo la sua offerta con contenuti freschi e inclusivi.

Il genere su cui la N rossa ha più investito è stato il fantasy, che ha permesso di sganciarsi dalla condizione soffocante del lockdown, per farci atterrare su universi completamente inediti. Prima ci ha invitato nel Continente con The Witcher e l’anno successivo ha deciso di catapultarci nella Russia zarista di Ravka con Tenebre e Ossa. E così, a distanza di due anni dall’uscita del primo capitolo, torna fervente Tenebre e Ossa 2, serie che vede la Bardugo riabbracciare il ruolo di produttore esecutivo insieme allo showrunner Heisserer. Al cast già nutrito di attori si sono uniti altri prodi eroi, fra cui Patrick Gibson nei panni del principe Nikolai Lantsov e Jack Wolfe nelle vesti di Wylan Van Eck. Prodotto da 21 Laps Entertainment, Tenebre e Ossa 2 è disponibile su Netflix dal 16 marzo.

Tenebre e Ossa 2, la trama

Credendo di aver ucciso Kirigan (Ben Barnes), Alina (Jessie Mei Li) e Mal (Archie Renaux) si mettono in viaggio per cercare gli ultimi due amplificatori, l’Uccello di Fuoco e la Frusta Marina, gli unici che possono aiutare l’Evoca Luce a distruggere per sempre la faglia. Nel frattempo, i Corvi, ai quali si aggiunge Nina (Danielle Galligan), cercano vendetta nei confronti di Pekka Rollins (Dean Lennon Kelly), nelle cui mani è intrappolata tutta Katterdam. Intanto l’Oscuro è sopravvissuto alla Faglia e all’attacco dei Volcra, dalla quale ne è uscito insieme a dei mostri d’ombra. La sua missione è quella di intercettare Alina, la quale nel mentre è riuscita a tornare a Ravka, stringendo una potente alleanza con il principe Nikolai Lantsov (Patrick Gibson).

Nuove terre, nuova vita, nuove avventure

L’episodio conclusivo di Tenebre e Ossa, aveva visto la (presunta) sconfitta dell’Oscuro da parte di Alina e i Corvi. L’unico problema resta la Faglia, terra di mezzo assediata dai Volcra, che continua a dividere Ravka dal resto del continente. Tenebre e Ossa 2 riprende il discorso lasciato in sospeso, con Alina e Mal in rotta verso altre terre, alla ricerca di nuovi alleati con i quali potersi unire. La struttura narrativa della serie torna a modellarsi con sapienza su due differenti binari, Alina e Mal da una parte e i Corvi dall’altra, pur rimanendo entrambi legati dall’obiettivo comune di annientare la Faglia. Alcuni ambienti in cui i personaggi si barcamenano li identifichiamo subito poiché già saggiati, come per esempio l’oscura Katterdam, nella quale infiammano rivolte. Altri, invece, sono lande da scoprire, governate da culture e tradizioni diverse, come il Regno orientale di Shu Han, dai tratti orientali. Questi popoli, seppur dissimili, sono accomunati da un senso di risentimento nei confronti dell’Evoca Luce, alla quale attribuiscono la colpa d’essere stata braccio destro di Kirigan.

Eppure, nell’affresco di Tenebre e Ossa 2, ci interfacciamo con un Alina matura e risoluta la quale, distaccatasi da Alexander, assume finalmente una propria identità. Non si lascia sopraffare dagli eventi e dalle emozioni, se non quelle d’amore rivolte al suo Mal. È un character solido, il suo, andato costruendosi fra sconfitte, dolori e consapevolezze. Che mira alla giustizia e alla vendetta al tempo stesso, prima sussurrata con timore e ora promessa a gran voce. È pieno di sfumature e sfaccettature, messe in evidenza dagli ostacoli incontrati lungo il cammino, i quali rendono Alina molto più umana e bilanciata di tanti altri eroi rappresentati dal solo Bene. Un personaggio su cui Tenebre e Ossa 2 edifica il suo centro con fermezza, consapevole che la sua evoluzione potrà reggere il peso di tutto il lodevole world building.

Amore e guerra

Tenebre e Ossa 2, oltre a rimanere narrativamente e strutturalmente fedele al suo mondo complesso e stratificato, dosato negli snodi narrativi ma ricco di dettagli, è anche una serie che mette le radici nel genere Young Adult. La prima stagione era riuscita a soppesarne la natura proponendo tematiche molto intricate, che spaziavano dalla guerra alla lotta contro la tirannia, fino a ragionare su temi razziali. Ora però freme la necessità di metter mano su argomenti non ancora maneggiati, fra questi l’amore declinato nelle sue forme più distinte e variegate.

Perché è l’amore, in questo nuovo capitolo, a dettare le regole. A spingere i protagonisti a reagire. Che sia un fratello, un compagno o un amico, è l’unico sentimento da cui i personaggi attingono per recuperare forze ed energia. L’amore diviene l’antidoto della guerra, quella civile di Ravka, quella di Ravka contro Fjierda e Shu Han, e quella dei popoli contro l’Oscuro. Ci si lascia andare ad una scrittura più morbida, che pur mantenendo i suoi intrecci politici e razziali, scivola dolcemente in un sentimentalismo genuino. Il quale riesce a trovare il suo giusto spazio nella macro-storia senza risultare stucchevole e ridondante, ma funzionale al progredire dei rapporti.

Tenebre e Ossa 2 rimane, fortunatamente, con un’ossatura forte. Un prodotto che non scade nel ripetitivo, nonostante sia di natura seriale, ma che anzi sfrutta la frammentazione della linearità per regalarci sempre prospettive nuove ed espedienti coinvolgenti. Sa in che modo e con quale ritmo costruire il suo universo per permettere al suo pubblico di interagirci, rimanendo attento a non incepparsi in digressioni che potrebbero depotenziarlo. Un’operazione non facile se si considerano altre opere di derivazione letteraria andate alla deriva, il cui tempo poi ha contribuito a far scivolare nell’oceano delle dimenticanze.

 
 

Shazam! Furia degli Dei: la recensione del film DC con Zachary Levi

Shazam! Furia degli Dei recensione film

Shazam sa benissimo di non possedere il carisma, la popolarità o la virilità di Batman, Superman o Aquaman, è lui stesso a confessarlo nei primi minuti di Shazam! Furia degli Dei, il secondo film a lui dedicato. Se il primo (qui la recensione), uscito nel 2019, era una pura origin story, con il nostro bislacco protagonista impegnato a prendere dimestichezza con i suoi nuovi poteri, questo sequel si concentra sulla sindrome dell’impostore di cui egli sembra soffrire. Ma non è solo questo senso di inadeguatezza a caratterizzare ora Shazam, quanto anche il terrore del cambiamento e del perdere i legami con la propria famiglia.

Diretto da David F. Sandberg, il nuovo capitolo del DC Universe, più volte posticipato nella sua data d’uscita, si svela dunque come un degno film dedicato ad un supereroe in quanto a proporzioni, che non dimentica però di sviluppare tematiche molto intime, che non vengono mai perse di vista. Mentre dunque Shazam, interpretato ancora una volta da Zachary Levi, si trova dunque a dover faticosamente tenere unita la sua famiglia di supereroi, dovrà stavolta fronteggiare la minaccia delle figlie di Atlante: Esperida (Helen Mirren), Calipso (Lucy Liu) e Antheia (Rachel Zegler), arrivate sulla terra per riportare in vigore il regno degli Dei.

Un supereroe alla ricerca di sé stesso

Originariamente chiamato Capitan Marvel (nome poi cambiato per ovvi motivi), Shazam è stato il supereroe più popolare degli anni Quaranta e la sua serie a fumetti riuscì a battere nelle vendite quelle di icone come Superman e Batman. Nel tempo, però, questi due sono diventati i frontman indiscussi della DC Comics ed oggi il supereroe ideato da C.C. Beck e Bill Parker è troppo spesso considerato un personaggio secondario o comunque meno noto. Forse è anche per questo che i due film a lui dedicati non possono non tenere in considerazione la sua necessità di riscattarsi agli occhi degli spettatori odierni. Una necessità che questo sequel affronta di petto.

Certo, Shazam è buffo e sembra non possedere affatto la saggezza di Salomone (uno dei poteri che lo caratterizzano). Sin dall’annuncio del primo film, il suo ruolo sembrava dunque dover essere nulla di più che quello del supereroe comico, similmente a ciò che oggi è Thor per la Marvel. Eppure la comicità presente nei film di Shazam! non scade nella pigra demenzialità presente invece in un titolo come Thor: Ragnarok. Ma al di là del suo tono leggero, coerente con il fatto che i supereroi protagonisti non sono in fondo altro che degli adolescenti, Shazam! sembra essere riuscito a trovare una propria identità cinematografica, anche se (o forse proprio per merito di ciò) il suo protagonista continua a rimuginare sé stesso.

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Lucy Liu, Helen Mirren e Rachel Zegler in una scena di Shazam! Furia degli Dei.

E rimuginando rimuginando, il protagonista raggiunge infatti ora una nuova fase nel suo processo di maturazione, portando a questo nuovo livello anche l’intero Shazam! Furia degli Dei. Ciò è possibile grazie alla comprensione del fatto che tentare di emulare i film dedicati a Superman o Batman sarebbe controproducente, ed è dunque molto meglio puntare sul raccontare e mostrare tutti quegli aspetti che gli altri supereroi della DC non possono vantare, dalla già citata vena comica fino a tutte le problematiche adolescenziali che Billy Batson (di cui Shazam è l’alter ego) si trova a vivere tra famiglia adottiva e liceo. Le imprese da supereroe che egli si trova a vivere non sono allora altro che allegorie su vasta scala delle sue paure di ragazzo.

Shazam! Furia degli Dei, un sequel avvincente tra famiglia, risate ed effetti speciali

Shazam! Furia degli Dei si concentra dunque molto, come anticipato, sul concetto di famiglia. Una famiglia decisamente non tradizionale, composta da una coppia con sei figli adottivi provenienti da realtà e contesti diversi. Uno dei timori maggiori, scaturito dal finale del precedente film, era come si sarebbe potuta gestire un’intera famiglia di supereroi, ognuno con le proprie personalità e capacità. Per quanto questo sia stato l’aspetto più difficile da gestire, come ammesso dallo stesso regista, il risultato è un equilibrio che non scontenta, fornendo comunque ad ognuno dei personaggi la possibilità di avere il proprio momento, senza però rubare la scena al vero protagonista né rendendo caotico il tutto.

Anzi, proprio il modo in cui i supereroi famigliari di Shazam vengono gestiti contribuisce a raccontare meglio quella paura particolarmente viva nel protagonista di crescere e vedersi sempre più lontano dai suoi cari. Al di là di questa dimensione intimista, gestita con un buon controllo rispetto al resto della narrazione, risultano poi particolarmente avvincenti le sequenze più propriamente dedicate all’attività da supereroe. Senza voler strafare, Shazam! Furia degli Dei riesce infatti ad offrire scene di battaglia ed effetti speciali ben curati, talvolta anche sorprendenti nel modo in cui sono realizzati. I poteri di Antheia, ad esempio, rimangono particolarmente impressi.

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Zachary Levi nei panni di Shazam in una scena del film.

Viene dunque sfruttato nel migliore dei modi un budget non particolarmente elevato per un film di questo genere, attestato intorno ai 100 milioni di dollari (basti pensare che Ant-Man & the Wasp: Quantumania, con esiti tutt’altro che positivi, ha un budget di circa 200 milioni). Certo, non tutto funziona al meglio e nella sua prima parte il film è talvolta lento nell’ingranare la marcia, ma quando il tutto si mette in moto ecco che Shazam! Furia degli Dei diventa un godibilissimo blockbuster, capace di sorprendere, emozionare e anche divertire con alcune battute decisamente memorabili.

Per non parlare, in conclusione, della bravura del suo cast. Zachary Levi si conferma abilissimo nel gestire Shazam, rendendolo credibile tanto nei momenti più comici quanto in quelli più eroici. Helen Mirren e Lucy Liu si affermano invece come convincenti villain, anche solo per il loro innato carisma, ma è la giovane Rachel Zegler, scoperta da Steven Spielberg con West Side Story, a catalizzare su di sé tutte le attenzioni. Con la sua Antheia, l’attrice si dimostra una volta di più un’interprete dotata di grandi capacità e presenza scenica. Alla luce di ciò, in attesa ora di scoprire quale sarà il futuro di Shazam nel DC Universe, non si può che considerarsi soddisfatti, qualora si apprezzi questo supereroe e le sue caratteristiche, di questo sequel.

 
 

James Gunn dirigerà Superman: Legacy

James Gunn DCU 2023

Sarà James Gunn a dirigere Superman: Legacy, uno dei nuovi progetti annunciati dai DC Studios. L’irriverente regista, che è presidente e amministratore delegato dei DC Studios con il partner Peter Safran, ha rivelato che dirigerà un riavvio precedentemente annunciato del franchise di Superman. Gunn ha anche scritto la sceneggiatura e Safran produrrà. Lo apprendiamo da Variety.

Secondo la prima sinossi del film, Superman: Legacy “racconta la storia del viaggio di Superman per riconciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas. È l’incarnazione della verità, della giustizia e del modo americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

“Ho perso mio padre quasi tre anni fa. Lui era il mio migliore amico. Non mi capiva da bambino, ma ha sostenuto il mio amore per i fumetti e il mio amore per il cinema e non farei questo film ora senza di lui”, ha scritto James Gunn. “È stata una lunga strada fino a questo punto. Mi è stato offerto Superman anni fa – inizialmente ho detto di no perché non avevo un modo unico, divertente ed emotivo che dava a Superman la dignità che meritava.”

Il regista ha continuato dicendo che “poco meno di un anno fa ho visto un modo per farlo, un modo incentrato sull’eredità di Superman, e sul modo in cui i suoi aristocratici genitori kryptoniani che i suoi genitori contadini del Kansas informano chi è e le scelte che fa.”

Superman: Legacy è il primo di un universo pianificato di narrazione multipiattaforma (presumibilmente uno che si mescolerà con i progetti di streaming per HBO Max) in una Fase 1 che lo studio chiama “Gods and Monsters”. Il cast non è stato ancora annunciato, ma l’uscita nelle sale globali del film è prevista per l’11 luglio 2025.

 
 

Piano piano, la recensione di un doppio esordio da scudetto

piano piano recensione

Dopo È stata la mano di Dio, e in vista dell’esito annunciato del campionato di calcio in corso, lo scudetto del Napoli torna a fare capolino nel nostro cinema, in questo caso da sfondo al Piano piano di Nicola Prosatore (Wanna), una storia minima di formazione dalle molte sfaccettature che I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection distribuiscono in sala dal 16 marzo 2023.

Un esordio che aveva fatto già parlare di sé in occasione della sua anteprima mondiale alla 75esima edizione del Locarno Film Festival e delle presentazione ad Alice nella città, durante la Festa del Cinema di Roma, dove il giovane Giuseppe Pirozzi – volto noto per la serie Mare fuori, protagonista insieme alla debuttante Dominique Donnarumma – si era aggiudicato il Premio RB Casting come miglior giovane interprete italiano.

Piano piano, una storia di formazione

Loro due i ragazzi sui quali ci viene chiesto di concentrare in particolare la nostra attenzione, divisa tra le diverse figure di un microcosmo popolato di volti noti, da Antonia Truppo (qui produttrice e sceneggiatrice insieme al regista, Francesco Agostini e Davide Serino) a Giovanni Esposito e Lello Arena, in un ruolo diverso dal solito, oltre ai fondamentali Antonio De Matteo e Massimiliano Caiazzo, anche loro tra le star della serie – ormai di culto – Mare fuori.

I loro nomi, Peppino e Anna. Uno figlio del magliaro che lavora al piano terra del palazzo dove vive lei con la madre, sola e agguerrita. Ancora bambini, ma quasi adolescenti, nella periferia della Napoli del 1987. Dalla finestra della sua stanza, Anna vede il cortile del palazzo-castello in mezzo al nulla e prossimo allo sgombero, ma soprattutto vede i personaggi che lo animano, nel bene e nel male. L’incontro con un misterioso soggetto nascosto in un campo proibito annuncia la fine dell’infanzia, per entrambi, sempre più desiderosi di spazi ed esperienze. Forse non quelle che avrebbero sperato.

Obbligati a crescere, per sentirsi più grandi

Perché “i grandi si fanno male”, come dice il film, nel quale la naturale fretta di crescere che hanno i due ragazzi si unisce al desiderio di uscire dal piccolo mondo che è sempre stato la loro vita. Quella palazzina – sgomberata per fare spazio al progetto dell’Asse Mediano (anche nella realtà vissuta dalla Truppo) – nella quale il tempo non sembra passare né il futuro esistere davvero, ma dalla quale si può finire in una dimensione parallela solo attraversando un buco nel muro.

Una fuga nella favola, in una illusione che sembra in grado di sopravvivere fino a che lo sguardo resta quello dei più piccoli, già usato da altri per raccontare povertà e ignoranza, guappi e violenza, da Claudio Giovannesi a Piazza e Grassadonia. Bambini che vediamo diventare grandi rapidamente, in qualche modo protetti dal regista, che per questa storia fondata “su fatti reali e, in questo caso, in parte autobiografici” sceglie il ritmo della Self Control di Raf, in opposizione ai temi più classici che Anna non vuole più suonare sulla piccola tastiera in camera sua.

Fuori dalla bolla, il mondo

C’è bellezza e innocenza in quel piccolo intorno difeso a ogni costo, anche nell’inferno che li circonda e che viene lasciato intendere più che rappresentato esplicitamente, anche se non sempre le soluzioni trovate convincono a pieno quando si abbandona certa narrazione iperrealista per concentrarsi su una interessante e a tratti spiazzante estetizzazione. E c’è tanto affetto per quel mondo ormai scomparso, trasformato in peggio, come quasi tutto quando si cresce, gradualmente, senza che ci si potesse opporre davvero. Un po’ come succede ad Anna, che cresce da una inquadratura all’altra, di colpo, ché piano piano non si va da nessuna parte, si rimanda la fuga, si vive di sogni e di speranze.

Sono i colpi di testa, le emozioni improvvise, i desideri brucianti o le curiosità, soprattutto le curiosità, che in realtà producono movimento, producono cambiamento, nella vita di Anna, Peppino, Ciro e del misterioso mariuolo interpretato da un egregio Antonio De Matteo, inatteso e poco celestiale Virgilio nel percorso pieno di delusioni che è quello di ogni bambino, di ogni popolo, di tutti. Pedina importante di un cast completato da un Lello Arena inusualmente cattivo, anche se forse un po’ troppo teatrale nella caratterizzazione scelta dal regista.

 
 

In the Mood for Love: sentimenti e segreti nel capolavoro di Wong Kar-Wai

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Il regista Wong Kar-Wai, figura anomala del cinema hongkonghese, si è sempre impegnato con i suoi film a ricercare l’essenza dei sentimenti umani, facendo di questi il motore portante di racconti che esulano dai canoni narrativi a cui si è abituati. Kar-Wai, infatti, lavora primariamente sul potere dell’immagine, utilizzando le possibilità e i mezzi del cinema per far emergere i contenuti di suo interesse. Nel suo cinema è dunque fondamentale il fluire del tempo, filtrato attraverso una percezione sentimentale in grado di isolare e dare forma anche alle modificazioni più impercettibili della realtà. Il suo capolavoro, da questo punto di vista, è il film del 2000 In the Mood for Love (qui la recensione).

Questo doveva originariamente essere uno dei capitoli di un film a episodi dedicato al cibo, che descrivesse il modo in cui questo influisce sulla vita della comunità cinese di Hong Kong nel corso del tempo, ma durante la sua lavorazione l’idea originale si è evoluta progressivamente fino a prendere la durata di un lungometraggio a sé stante. In the Mood for Love, tuttavia, non possiede una vera e propria sceneggiatura, ma è primariamente il frutto di una serie di suggestioni, immagini, sentimenti e stati d’animo. Assolutamente esplicativo è a tal proposito il titolo, che racchiude il desiderio d’amore dei due protagonisti. Un desiderio che si manifesta attraverso sguardi, incontri fugaci, parole non dette, fino a disperdersi nel tempo senza mai concretizzarsi.

Affinché tutto ciò emerga con maggior chiarezza e forza, Kar-Wai per In the Mood for Love non si avvale dell’uso della macchina a mano o di luci naturali, ma al contrario fa ampio uso di tecniche di ripresa stranianti come carrellate, ralenti, frammenti racchiusi fra dissolvenze al nero e primissimi piani così ravvicinati da essere quasi astratti, il tutto con luci particolarmente innaturali. Così facendo egli rende chiara la dimensione emotiva del film, con una messa in scena che esteriorizza l’animo dei due protagonisti e costruisce un’atmosfera di cui lo spettatore diventa parte integrante. Sentimenti e segreti alla base del racconto vengono così condivisi con chi guarda, con un impatto emotivo particolarmente forte.

La trama e il cast di In the Mood for Love

In the Mood for Love è ambientato nel 1962, a Shanghai. Qui il signor Cho e la signora Chang si scoprono vicini di casa, con incontri brevi e fugaci, finché, un giorno, il signor Cho non invita la vicina fuori a cena e i due trovano il coraggio di ammettere che i rispettivi coniugi portano avanti da mesi una relazione adulterina. Da questo momento i due instaurano una relazione parallela: si chiedono cosa facciano la moglie e il marito quando sono insieme, com’è iniziata, chi ha fatto il primo passo. Ciò che comincia come un sodalizio e un gioco malsano, si trasforma ben presto in qualcosa di più. Le frequenti assenze dei rispetti consorti, portano i due vicini a sviluppare sentimenti reciproci sempre più, arrivando a un punto in cui non riescono più a distinguere la realtà dalla fantasia.

Ad interpretare il signor Cho vi è Tony Leung, tra i più noti attori asiatici, nonché frequente collaboratore di Kar-Wai e recentemente visto come villain nel film Marvel Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli. Ad interpretare la signora Chang, invece, vi è l’attrice Maggie Cheung, a sua volta frequente collaboratrice di Kar-Wai e tra le più note attrici asiatiche di sempre. Entrambi, con In the Mood for Love, si sono trovati a dover improvvisare la gran parte delle loro scene, su richiesta del regista. L’obiettivo, coerentemente con l’intento del film, era quello di far emergere una forte spontaneità nelle interazioni dei loro personaggi. La Cheung, inoltre, indossa nel film oltre 40 abiti diversi e sfoggia diverse capigliature. Attraverso questo stratagemma si può infatti avvertire il cambiare delle stagioni e l’inesorabile trascorrere del tempo.

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La colonna sonora di In the Mood for Love

Oltre ai sinuosi movimenti di macchina, alle luci non naturalistiche, agli abiti e alle interpretazioni dei due protagonisti (Leung è stato premiato per la Miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes)), In the Mood for Love esprime il suo senso più profondo anche attraverso la colonna sonora. Questa si fa a sua volta espressione dei pensieri e degli stati d’animo dei due (non) amanti, esprimendo quel senso di incertezza e mistero attraverso un brano come Quizas, Quizas, Quizas, di Nat King Cole, tra i più noti tra quelli presenti nel film. Un tango che esprime quel senso di danza perpetua che i protagonisti compiono senza però giungere mai ad un concretizzarsi del loro amore. Altrettanto popolare è Yumeji’s Theme, del compositore Shigeru Umebayashi, che a sua volta sembra descrivere in musica l’altalena emotiva dei due protagonisti.

Il trailer di In the Mood for Love e dove vedere il film in streaming e in TV

Attualmente In the Mood for Love non è presente, in Italia, su nessuna delle principali piattaforme streaming TVOD (Transactional Video On Demand) o SVOD (Subriscription Video on Demand) come Netflix o Prime Video. Il film, tuttavia, è presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 15 marzo alle ore 21:10 sul canale Rai Movie. Sarà dunque poi possibile recuperarlo anche, per un limitato periodo di tempo, sulla piattaforma Rai Play.

Fonte: IMDb

 
 

Willow: la serie Lucasfilm cancellata dopo una sola stagione

Warwick Davis Willow recensione

Non ci sarà una seconda stagione di Willow, la serie originale live-action di Disney+ basata sul film fantasy del 1988 diretto da Ron Howard. La notizia arriva due mesi dopo che la prima stagione di otto episodi, che era un sequel del film originale, si è conclusa sulla piattaforma di streaming.

La serie non ha avuto l’impatto culturale che ha invece avuto all’epoca dell’uscita il film originale ma è stato ben accolto dalla critica, ottenendo un 83% su Rotten Tomatoes. Anche se la serie non continuerà, Willow rimane un IP importante nella libreria di Lucasfilm, quindi potrebbe essere rivisitato in futuro.

La notizia arriva mentre Lucasfilm ha rivalutato la sua lista di film, prendendosi del tempo per identificare il prossimo film del franchise di Star Wars. Nel frattempo, la società ha costruito una considerevole impronta televisiva con Star Wars su Disney+ grazie a serie come il successo live-action The Mandalorian e le imminenti Ahsoka, Acolyte e Skeleton Crew, oltre ai programmi animati.

La cancellazione arriva anche a seguito di un maggiore controllo da parte delle società di media, tra cui Disney, che hanno frenato la spesa per i contenuti in streaming in cerca di redditività.

Willow ha introdotto nuovi personaggi ed è stato ambientato in un mondo in cui prosperano brownies, stregoni, troll e altre creature mistiche. Un improbabile gruppo di eroi parte per una pericolosa ricerca in luoghi lontani dalla loro casa, dove devono affrontare i loro demoni interiori e unirsi per salvare il loro mondo.

Ellie Bamber, Ruby Cruz, Erin Kellyman, Amer Chadha-Patel e Tony Revolori hanno recitato al fianco di Warwick Davis, che ha ripreso il ruolo di Willow Ufgood. Jonathan Kasdan ha scritto il pilot ed è stato co-showrunner insieme a Wendy Mericle; Howard e lo scrittore Bob Dolman. Kathleen Kennedy e Michelle Rejwan sono state anche produttrici esecutive.

 
 

Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING con David Letterman in arrivo su Disney+

Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING

Lo speciale documentario Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING con David Letterman sarà disponibile su Disney+ in tutto il mondo venerdì 17 marzo, giorno di San Patrizio. Nello stesso giorno verrà lanciato l’attesissimo album degli U2 “Songs Of Surrender”, una raccolta di 40 canzoni essenziali provenienti da tutto il catalogo della band, ri-registrate e reimmaginate.

Venerdì 17 marzo, inoltre, Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING con David Letterman sarà presentato durante l’Ireland Film Festival all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano in occasione della seconda edizione dell’Ireland Week, un evento diffuso che rende omaggio alla cultura, alle tradizioni, alla storia e alla gastronomia irlandesi, che si terrà dal 12 al 19 marzo nel capoluogo lombardo.

 

Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING con David Letterman | Trailer Ufficiale

Nello speciale documentario, prodotto da Disney Branded Television, il regista premio Oscar Morgan Neville ha immortalato Dave Letterman durante la sua prima visita a Dublino per incontrare Bono e The Edge nel loro luogo natale, scoprire la città e unirsi ai due musicisti degli U2 per un concerto mai visto prima.

Realizzato dalla Imagine Documentaries di Brian Grazer e Ron Howard, dalla Tremolo Productions di Neville e dalla Worldwide Pants di Dave Letterman, Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING con David Letterman è in parte un film-concerto, in parte un’avventura di viaggio con una grande partecipazione di Bono e The Edge unita all’umorismo di Dave.

Oltre al concerto in sé, lo speciale documentario si concentrerà sullo straordinario rapporto tra Bono e The Edge e su come si sia sviluppato in oltre 45 anni di amicizia stretta fino a diventare una delle più straordinarie collaborazioni nella storia del rock ‘n’ roll, oltre a documentare Dublino attraverso gli occhi di Dave che visita per la prima volta la città natale di Bono e The Edge.

Letterman, che ha accettato l’invito dei due membri della band degli U2 a raggiungerli a Dublino per la sua prima visita in Irlanda, ha un legame con la band che dura da 25 anni, ma in precedenza aveva frequentato Bono e The Edge solo negli Stati Uniti. Oltre a essere l’ospite d’onore di un concerto intimo in un luogo iconico, l’ex edificio dell’Ambassador Cinema in cima a O’Connell Street, nel Northside di Dublino, Dave si imbarca nella sua esplorazione della città. Visita il leggendario punto di balneazione Forty Foot in una gelida mattina e prende il treno pendolare DART verso nord da Co. Wicklow. Letterman inoltre ispira una nuova canzone degli U2 scritta da The Edge e Bono ed evita per un pelo di doversi esibire in un canto al leggendario pub McDaid’s di Grafton Street con un gruppo altrettanto leggendario di artisti e musicisti, tra cui Bono, The Edge, Glen Hansard, Markéta Irglová, Imelda May, Loah, Saint Sister, Grian Chatten dei Fontaines D.C. e Dermot Kennedy, la cui voce Bono descrive come un “boom sonico”.

Il nuovo album degli U2 intitolato “Songs Of Surrender” – una raccolta di 40 canzoni essenziali provenienti da tutto il catalogo della band, ri-registrate e reimmaginate per il 2023 nel corso di sessioni che hanno abbracciato gli ultimi due anni – sarà pubblicato integralmente venerdì 17 marzo. Il primo brano reso disponibile da questa nuova serie di registrazioni è l’inno “Pride (In The Name Of Love)“, che è possibile ascoltare qui. “Songs Of Surrender” è curato e prodotto da The Edge e vede la band rivisitare alcune delle canzoni più celebri della sua ultraquarantennale carriera, tra cui “With Or Without You“, “One“, “Beautiful Day“, “Sunday Bloody Sunday” e “Invisible“, per una reimmaginazione musicale che si traduce in una registrazione completamente nuova di ogni brano, che include gli arrangiamenti e, in alcuni casi, nuovi testi.

Bono & The Edge A SORT OF HOMECOMING con David Letterman è prodotto da Imagine Documentaries, Tremolo Productions e Dave Letterman’s Worldwide Pants. Per Imagine Documentaries, Brian Grazer, Ron Howard, Sara Bernstein e Justin Wilkes sono produttori esecutivi; Séamus Murphy-Mitchell è produttore; Meredith Kaulfers e Mike Sweeney sono co-produttori esecutivi. Per Tremolo, Morgan Neville è regista e produttore e Caitrin Rogers è produttore esecutivo. Per Worldwide Pants, Tom Keaney è produttore esecutivo e Mary Barclay è co-produttrice esecutiva. Per Disney Branded Television, Marc Buhaj è vice President, Unscripted and Nonfiction, e Marjon Javadi è vice President, Documentary Films and Docuseries.

U2

Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. si sono incontrati da adolescenti alla Mount Temple School di Dublino e nel 1978 hanno dato vita agli U2. Fin dall’inizio, gli U2 si sono distinti per la loro grinta e ambizione, formando una band – come hanno detto – “prima di saper suonare”.

Quarant’anni dopo, gli U2 sono riconosciuti come uno dei più grandi gruppi live del mondo. La band ha fatto innumerevoli tour in tutto il mondo, ha pubblicato 14 album in studio, ha venduto oltre 170 milioni di dischi e ha vinto numerosi premi, tra cui 22 Grammy e il premio Ambassador of Conscience di Amnesty International. Gli U2 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2005 e sono stati nominati due volte all’Oscar per la migliore canzone originale: nel 2003 per “The Hands That Built America” per Gangs of New York e nel 2014 per “Ordinary Love” per Mandela – La lunga strada verso la libertà.

Il quattordicesimo album in studio degli U2, “Songs Of Experience” – che accompagna “Songs Of Innocence” del 2014 – è stato pubblicato nel dicembre 2017 debuttando al primo posto della Billboard 200, facendo degli U2 l’unica band nella storia ad aver raggiunto la vetta della classifica in quattro decenni consecutivi.

Nel 2018, gli U2 sono stati impegnati nell’eXPERIENCE + iNNOCENCE Tour, una produzione nelle arene che ha visto la band continuare a spingersi oltre i confini creativi della tecnologia e dell’ingegneria. L’acclamato tour negli stadi del 2017 con The Joshua Tree Tour (il tour da record che celebra il fondamentale album del 1987 “The Joshua Tree”) ha condotto gli U2 in Nuova Zelanda, Australia e Giappone, oltre a portare per la prima volta “la più grande band del mondo” (The Guardian) a Singapore, Seoul, Manila e Mumbai. Nel novembre 2019, la band ha pubblicato un brano in collaborazione con A.R. Rahman intitolato “Ahimsa”, eseguito dal vivo al D.Y. Patil Stadium di Mumbai. Nel 2020, SiriusXM e gli U2 annunciano il lancio di U2 X-Radio, un’immersione completa nel lavoro e nelle influenze della band dal Northside di Dublino, tutto curato dagli U2. Nel maggio 2021, Bono e The Edge hanno collaborato con il DJ olandese Martin Garrix per creare il brano “We Are The People”, inno ufficiale del torneo europeo di calcio UEFA 2020.

Songs Of Surrender – una raccolta di 40 canzoni essenziali degli U2 provenienti da tutto il catalogo della band, ri-registrate e reimmaginate per il 2023 nel corso di sessioni che hanno abbracciato gli ultimi due anni – sarà pubblicata integralmente venerdì 17 marzo.

 
 

Oscar Isaac, Andrew Garfield e Mia Goth nel Frankenstein di Guillermo Del Toro per Netflix

Guillermo del Toro
Cr. Courtesy Of Netflix © 2022

Dopo la sua grande vittoria agli Oscar 2023 per il miglior film d’animazione per Pinocchio, Guillermo del Toro si sta dedicando alla ricerca del suo prossimo film live-action. Fonti dicono a Deadline che Andrew Garfield, Oscar Isaac e Mia Goth sono in trattative per recitare nel Frankenstein che del Toro scriverà e dirigerà per Netflix.

Gli addetti ai lavori vicini al film dicono che Del Toro sta ancora lavorando alla sceneggiatura e nessuna offerta formale è stata fatta ad alcun attore. Ma si aggiunge che il regista ha incontrato tutti e tre e ognuno ha accettato di far parte del film.

Del Toro ha sviluppato il progetto di Frankenstein per un po’ di tempo e ha sempre voluto realizzare un film incentrato sull’iconica storia di Mary Shelley. Non è noto se la sua versione sarà un adattamento d’epoca o se sarà invece ambientata in tempi moderni. Non si sa nemmeno chi interpreterà il dottor Frankenstein o la sua creazione; si ritiene che Goth interpreterà l’interesse amoroso del dottor Frankenstein.

Andrew Garfield sta uscendo da una stagione dei premi molto ricc, in cui ha guadagnato dalle nomination agli Emmy e ai SAG per il suo lavoro in Under the Banner of Heaven ed è anche destinato a recitare al fianco di Florence Pugh nel film di StudioCanal We Live In Time. Per quanto riguarda Mia Goth, sta diventando la nuova scream queen con non una, non due ma tre acclamate esibizioni nei film horror X, il suo prequel Pearl e Infinity Pool, presentato in anteprima al Sundance.

Oscar Isaac continua ad essere impegnato mentre ha di recente lavorato in Scenes From a Marriage, nominato agli Emmy, e nella serie limitata Marvel Moon Knight. Recentemente è stato anche scelto per interpretare Kurt Vonnegut nella serie limitata Helltown.

 
 

The Last of Us, in che modo il finale di stagione ci prepara alla seconda stagione?

The last of us 2 Creative Arts Emmy Awards

Il finale della prima stagione di The Last of Us include diversi momenti che sono preparatori a ciò che vedremo nella seconda stagione. La serie live-action di HBO basata sull’acclamato videogioco di Naughty Dog ha concluso il primo capitolo della sua storia all’inizio di questa settimana, il 13 marzo 2023 in Italia.

Nel finale della prima stagione abbiamo visto compiuto il viaggio di Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) alla ricerca della base delle Luci, per consegnare Ellie all’organizzazione, con Joel che ha salvato Ellie da un’operazione che l’avrebbe uccisa ma che forse avrebbe potuto creare una cura per l’infezione da Cordyceps. Sappiamo già che quel finale perfetto non è però la fine della storia, dal momento che è stata già confermata una seconda stagione, che dovrebbe adattare la prima perte del secondo gioco. E sappiamo anche che diversi punti di questa puntata anticipano quello che succederà nella seconda stagione. Ecco come:

1La scena finale di Joel ed Ellie anticipa la nuova dinamica per Last of Us Stagione 2

La scena finale della prima stagione di The Last of Us aiuta anche a creare la dinamica di Joel ed Ellie della seconda stagione. Mentre si avvicinano a Jackson, Ellie finalmente chiede a Joel se le ha detto la verità su quello che è successo a Salt Lake City con le Uci. Non crede alla sua storia secondo cui hanno rinunciato a cercare una cura e sospetta che Joel le stia mentendo. Tutto ciò che Ellie dice in risposta alle continue bugie di Joel è “Okay”, ma ci sono molti dubbi sul suo viso.

Dopo aver fatto di tutto per salvarsi la vita a vicenda e aver sviluppato un forte legame nella prima stagione, la seconda stagione di The Last of Us si baserà sulla nascente sfiducia nella loro relazione. Ciò dovrebbe significare che la dinamica tra Joel ed Ellie sarà un po’ meno giocosa mentre lei continua a chiedersi cosa sia realmente accaduto a Salt Lake.

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Locarno Film Festival: ottava edizione di Alliance 4 Development

Locarno Film Festival

Cinque paesi si incontrano nuovamente a Locarno con lo scopo di iniziare la carriera di nuovi progetti cinematografici. Alliance 4 Development (A4D), un’iniziativa del Locarno Film Festival Pro dedicata a progetti in fase di sviluppo provenienti da Austria, Francia, Germania, Italia e Svizzera, apre le candidature dell’ottava edizione.

Nell’ambito di questa piattaforma di co-sviluppo che si svolgerà al Festival durante Locarno Pro (dal 4 al 6 agosto 2023), i rappresentanti degli undici progetti selezionati – due provenienti rispettivamente da Austria, Francia, Germania, Italia e tre dalla Svizzera – avranno l’opportunità di partecipare a un programma completo di tre giorni destinato a migliorare il potenziale di co-produzione del proprio progetto. I partecipanti prenderanno parte a incontri 1to1 organizzati su misura, sessioni di pitching, eventi di networking, pranzi professionali, workshop e sessioni di feedback con esperti del settore. L’obiettivo di A4D è infatti quello di creare collaborazioni fruttuose per un gruppo eterogeneo di progetti nelle prime fasi di sviluppo.

L’iniziativa ha ripetutamente dimostrato la sua concretezza: solo alla Berlinale 2023 sono stati presentati due progetti passati attraverso A4D nel 2019: Music di Angela Schanelec, presentato in anteprima al Concorso della Berlinale, e L’Amour du monde di Jana Hesse, nella sezione Generation. Ciò si affianca ad altri recenti successi, come Continental Drift di Lionel Baier (A4D 2018), presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes lo scorso anno, e Semret di Caterina Mona (A4D 2018), che ha debuttato in Piazza Grande a Locarno75.

I progetti possono candidarsi direttamente  attraverso i siti web dei rispettivi partner A4D a partire da oggi, 15 marzo, e fino al 28 aprile.

  • Francia – CNC
  • Germania – FFA
  • Italia –  DGCA-MiC
  • Austria –  OFI
  • Svizzera –  UFC/MEDIA Desk Suisse

Diversi i premi in palio per gli undici progetti selezionati: l’Alphapanda Market Breakout Award, che consiste in servizi di consulenza del valore di 3’000 €; una consulenza alla sceneggiatura del valore di 5’000 CHF presso DreamAgo, offerta dalla Valais Film Commission; il Premio MIDPOINT Consulting per una consulenza online approfondita sulla sceneggiatura  con un esperto del MIDPOINT Institute;  il Ticino Film Commission Residence Award, che consiste in una ricerca di location di due giorni (del valore di 4’000 CHF) e in una Lettera d’intenti (LOI) per il sostegno finanziario alla società di produzione (del valore massimo di 12’000 CHF), se tutto o parte del film sarà girato in Ticino.

Alliance 4 Development è resa possibile dalle partnership con CNC (Centre national du cinéma et de l’image animée), Francia; FFA (Filmförderungsanstalt), Germania; DGCA-MiC (Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura), Italia; OFI (Österreichisches Filminstitut), Austria; Ufficio federale della cultura (UFC) / MEDIA Desk Suisse, Svizzera. A4D è resa altresì possibile dai contributi di Eurimages, che promuove e sponsorizza uno degli eventi di networking dell’iniziativa, e dall’European Producers Club, che offre consulenze sulle diverse tematiche trattate.

La Project Manager di A4D, Francesca Palleschi, è disponibile per maggiori informazioni e può essere contattata a [email protected]

 
 

Shazam! Furia degli Dei al cinema da domani

Shazam! Furia degli Dei

Da New Line Cinema arriva Shazam! Furia degli Dei, che dà seguito alla storia di Billy Batson, un teenager al quale basta pronunciare la parola magica “SHAZAM!” per trasformarsi nel Supereroe e suo alter ego adulto Shazam.

Dotati dei poteri degli dei, Billy Batson e gli altri membri della famiglia adottiva con cui vive stanno ancora imparando a destreggiarsi tra la vita adolescenziale e quella di supereroi adulti. Si ritroveranno però a fronteggiare le Figlie di Atlante, un vendicativo trio di antiche divinità giunte sulla Terra alla ricerca della magia che è stata loro rubata molto tempo fa. Così Billy, alias Shazam, e la sua famiglia, torneranno in azione per salvare i loro superpoteri, le loro vite e il destino del mondo.

Tornano tra i protagonisti di Shazam! Furia degli Dei le star già affermate nel primo capitolo: Zachary Levi (“Thor: Ragnarok”) nel ruolo di Shazam; Asher Angel (“Andi Mack”) che torna ad interpretare Billy Batson; Jack Dylan Grazer (“It Capitolo Due”) nei panni di Freddy Freeman; Adam Brody (“Una Donna Promettente”) interpreta Super Hero Freddy; Ross Butler (“Raya e l’ultimo Drago ”) è Super Hero Eugene; Meagan Good (“Day Shift”) nel ruolo di Super Hero Darla; D.J. Cotrona (“G.I. Joe: La Vendetta”) interpreta Super Hero Pedro; Grace Caroline Currey (“Annabelle: Creation”) è Mary Bromfield / Super Hero Mary; Faithe Herman (“This Is Us”) interpreta Darla Dudley; Ian Chen (“A Dog’s Journey”) nel ruolo di Eugene Choi; Jovan Armand (“Second Chances”) è Pedro Pena; Marta Milans (“White Lines”) interpreta Rosa Vasquez; Cooper Andrews (“The Walking Dead”) nei panni di Victor Vasquez; e con Djimon Hounsou (“A Quiet Place II – Un Posto Tranquillo”) che torna a interpretare Wizard.

Si uniscono al cast anche Rachel Zegler (“West Side Story”), Lucy Liu (il franchise di “Kung Fu Panda”) e Helen Mirren (“Fast and Furious 9: The Fast Saga”).

Shazam! Furia degli Dei è diretto da David F. Sandberg (“Shazam!”, “Annabelle: Creation”) e prodotto da Peter Safran (“Aquaman,” “The Suicide Squad”). Scritto da Henry Gayden (“Shazam!”, “There’s Someone Inside Your House”) e Chris Morgan (“Fast & Furious: Hobbs & Shaw,” “Fast and Furious 8”), basato sui personaggi DC. Il personaggio di ‘Shazam!’ è stato creato da Bill Parker e C.C. Beck. I produttori esecutivi del film sono Walter Hamada, Adam Schlagman, Richard Brener, Dave Neustadter, Victoria Palmeri, Marcus Viscidi and Geoff Johns.

Il team creativo che ha lavorato dietro le quinte include, oltre al regista Sandberg, il direttore della fotografia Gyula Pados (del franchise “Jumanji”), lo scenografo Paul Kirby (“The Old Guard,” “Jason Bourne”) e il montatore Michel Aller (“Shazam!,” “The Nun – La vocazione del male”). Il supervisore musicale è Season Kent (“DC League of Super-Pets,” “La Famiglia Addams 2”) mentre il compositore è Christophe Beck (“Free Guy – Eroe Per Gioco,” “Frozen II”). I supervisori degli effetti visivi sono Bruce Jones (“Aquaman,” “It”) e Raymond Chen (“Alita: Angelo della Battaglia,” “Shark – Il Primo Squalo”). La costumista è Louise Mingenbach (“Jumanji: The Next Level,” “Godzilla: King of the Monsters”).

New Line Cinema presenta “Shazam! Furia degli Dei”, una produzione di Peter Safran, un film di David F. Sandberg. Il film uscirà nelle sale italiane il 16 marzo 2023 distribuito dalla Warner Bros. Pictures.

 
 

Dieci giorni tra il bene e il male: recensione del primo film sul detective Sadik

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Netflix, 2022. Fotografia: Şinasi Sparrow

Sadik indossa sempre un vecchio e logoro cappotto, gli piace dissetarsi di latte fresco direttamente dalla bottiglia di vetro, è un ex avvocato con un passato dietro le sbarre e ora da uomo libero si cimenta nell’arte dell’investigazione. Lui è un investigatore privato di Istanbul, protagonista di una nota trilogia di gialli dello scrittore Mehmet Eroglu, un vero e clamoroso caso letterario in Turchia, da cui è stato tratto quest’omonimo film Dieci giorni tra il bene e il male. Questo adattamento non è solo che il primo, di ben altri due, in arrivo nei prossimi mesi disponibili ovviamente sempre in streaming sulla piattaforma di Netflix che si occupa della distribuzione nel mondo.

La trama di Dieci giorni tra il bene e il male

Il detective Sadik (Nejat Isler) è stato ingaggiato per trovare un ragazzo scomparso da un mese, questa ricerca gli è stata affidata da Maide una vecchia amica di lunga data. Il giovane di cui si sono perse le tracce è Tevfik (Ata Artman), il figlio maggiore di Yeter, la tata della donna che incarito del difficile compito l’investigatore di questo film. Dieci giorni tra il bene e il male è diviso in dieci giornate quelle del titolo – ed è una storia di genere giallo hard boiled, proprio come quelli che guarda alla televisione di continuo Sadik con per protagonista il detective Philip Marlowe. Come in qualsiasi thriller che si rispetti la persona ricercata non è mai quella che viene raccontata dalla madre, ansiosa di riabbracciare il suo “passerotto”, ma si avvicina più a quella descritta dalla sorella minore, una studentessa ribelle Pinar (Ilayda Akdogan), escort nel tempo libero per guadagnare soldi per pagarsi vestiti, cellulari, e altre cose che un’adolescente potrebbe desiderare. Tevfik, non era affatto uno stinco santo anzi, era un protettore dedito ad un giro losco tra prostitute, immigrati clandestini fatti schiavi e anche di bambini orfani che nessuno cerca.

Dieci giorni tra il bene e il male film recensione
Netflix, 2022. Fotografia: Şinasi Sparrow

Sadik, durante la sua investigazione, incontra tante persone sinistre e malavitose come “il capo”, che usa una strana chiave inglese a forma di artiglio, con la quale strappa le unghie e le dita ai suoi nemici che intanto tortura, un collega di Tevfik nella tratta degli esseri umani e pure un sicario. Per ultimi una coppia inquietante di gemelli albini ricchi, che sembrano i cosplay dei più noti Targaryen, che si dedicano a giochi sadici e criminali, forse il momento più assurdo di tutte le quasi due ore, ma che da la spiegazione alla scena iniziale del film, con la coppia mascherata durante una caccia dove uccidono sadicamente con un pugnale un ragazzo innocente. Nel frattempo il detective, raccolte tutte le prove scovate, risolve il caso, ritrova il giovane che consegna nelle mani sadiche dei gemelli e ci guadagna un sacco di soldi oltre a far liberare, dagli amici poliziotti, tutte le persone rapite, anche i bambini dal covo di Tevfik. 

Sadik sulla scia dei suoi colleghi detective televisivi

Uno dei tratti distintivi, quando si pensa ad un detective, è il suo abbigliamento e il suo immancabile cappotto. Sadik uscito dalla penna di Mehmet Eroglu, come ci ha insegnato lo Sherlock di BBC interpretato da Benedict Cumberbatch o forse di più il Cormoran Strike di Robert Galbraith – pseudomino di J. K. Rowling – anche il nostro affascinante investigatore privato di Istanbul ovviamente indossa sempre il suo amato soprabito pesante e marrone. Il regista Uluc Bayraktar consapevole del significato e dell’importanza visiva dell’indumento, gli dedica alla fine del film, l’ultima scena in cui Sadik finita la missione che gli era stata affidata, ha appeso il cappotto al chiodo e finalmente parte per la tanto desiderata vacanza al caldo, magari sull’isola tropicale che sogna da sempre con la nuova fidanzata, la vicina di casa Fàtima. 

Dieci giorni tra il bene e il male film netflix
Netflix, 2022. Fotografia: Şinasi Sparrow

Il primo film sul detective di Sadik 

Questo poliziesco turco sceneggiato da Damla Serim, è un buon tentativo delle produzioni turche di mostrare che non sanno fare solo le commedie romantiche o le dizi. Il film ovviamente per la sua struttura guarda molto al cinema hollywoodiano, con tutta una raccolta di luoghi comuni del genere, tipo i vari personaggi che intralciano le ricerche del detective. Il protagonista, grazie al talento del suo interprete Nejat Isler, rende al suo detective quel tratto dell’uomo burbero, sarcastico ma che nasconde un lato gentile che dona esclusivamente alle giovani donne che gli girano intorno e che chiedono il suo aiuto.

Sadik ricorda molto i vari investigatori privati solitari, tratti da saghe crime letterarie famose, che hanno invaso nelle ultime stagioni televisive italiane ed europee. Dieci giorni tra il bene e il male – in originale İyi Adamın 10 Günü – è solo il primo film tratto dal capitolo uno che compone la trilogia letteraria, tanto che Netflix alla fine della visione di questo thriller, suggerisce la visione del trailer del secondo adattamento Altri dieci giorni tra il bene e il male, in arrivo in estate il 18 agosto di quest’anno.

 
 

The Last of Us: la spiegazione sull’immunità di Ellie al Cordyceps

the last of us recensione

L’episodio 9 della serie HBO The Last of Us (qui la recensione), l’ultimo di questa prima stagione, ha rivelato la verità sull’immunità di Ellie all’infezione cerebrale da Cordyceps, che ha devastato l’umanità. Sin dal primo episodio di The Last of Us è nota questa preziosa peculiarità della giovane protagonista, interpretata da Bella Ramsey, la quale deve dunque essere accompagnata da Joel ad un preciso ritrovo delle Lucciole, dove a partire dalla sua immunità potrà essere sviluppato un vaccino. Ellie, dunque, rappresenta la sola possibilità nota di salvezza per un mondo ormai al collasso.

Sebbene dunque l’immunità di Ellie sia sempre stata nota in The Last of Us, la serie ha tenuto nascosto fino all’ultimo il segreto dietro questa sua condizione. Con il segno del morso di Ellie – che ha ricevuto nel tragico finale dell’episodio 7 di The Last of Us – che mostra che il fungo Cordyceps scorre davvero nel suo sistema senza però averla trasformata, sono sempre stati sollevati molti interrogativi sul motivo per cui Ellie non è stata infettata come il resto dell’umanità. A queste domande viene finalmente data risposta, appunto, nell’episodio 9 di The Last of Us.

1Una cura poteva effettivamente essere realizzata?

The Last of Us Cordyceps-Ellie

La rivelazione dell’immunità di Ellie nell’episodio 9 di The Last of Us solleva a questo punto la questione riguardo a se una cura avrebbe potuto effettivamente essere realizzata. Marlene afferma che il chirurgo intendeva rimuovere il Cordyceps presente in Ellie sin dalla nascita e moltiplicare le sue cellule, producendo quindi più di questi “messaggeri chimici“. Marlene rivela dunque a Joel che il chirurgo pensa davvero che questo potrebbe creare una cura, dopo aver iniettato i messaggeri chimici prodotti dal corpo di Ellie nel resto della popolazione.

Alla fine, le azioni di Joel nell’episodio rendono di fatto irrilevante se ciò avrebbe portato le Lucciole a creare una cura, poiché l’unico chirurgo che avrebbe potuto farlo è morto. Tuttavia, ci sono alcuni suggerimenti durante l’episodio che forniscono prove sia a favore che contro la possibilità di una cura. In primo luogo, la formulazione di Marlene è interessante. Nell’episodio 9 di The Last of Us, rivela a Joel che il chirurgo “pensa che potrebbe essere una cura“. L’uso della parola “pensa” in particolare, fa supporre che il chirurgo non sia sicuro al 100% riguardo alla possibilità di realizzare una cura.

Joel, dal canto suo, mente ad Ellie quando le dice che anche altre persone immuni sono spuntate in tutto il paese. Il fatto che Ellie sia apparentemente l’unica persona immune al Cordyceps nella storia significa che, possibile o meno che sia, si può tentare di ottenere una cura. La realtà è che sia l’originale The Last of Us sia l’adattamento televisivo della HBO rimangono, ad oggi, ambigui sulla possibilità di una cura funzionante. Il punto cruciale, a livello emotivo, dell’episodio 9 rimane però la decisione di Joel di mentiere ad Ellie, svelando una natura completamente comprensibile ma controversa, che non mancherà di avere conseguenze nelle prossime stagioni.

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LOL: Chi ride è fuori 3, da domani su Prime Video gli ultimi due episodi

LOL: Chi ride è fuori

Disponibili da domani, giovedì 16 marzo, in esclusiva su Prime Video, gli ultimi due episodi della terza stagione di LOL: Chi ride è fuori, il comedy show Original dei record prodotto in Italia. Un gran finale che sarà ricco di sorprese e che vedrà impegnati i comici in una difficilissima sfida: non ridere! Lo show vede coinvolti alcuni tra i più importanti comici italiani, ma anche alcune nuove leve della comicità: Herbert Ballerina, Fabio Balsamo, Luca Bizzarri, Cristiano Caccamo, Paolo Cevoli, Marta Filippi, Nino Frassica, Paolo Kessisoglu, Brenda Lodigiani e Marina Massironi. Il vincitore si aggiudicherà il premio finale di 100.000 euro che devolverà a favore di un ente benefico a sua scelta.

Ad osservare l’esilarante gara comica dalla control room, Fedez, affiancato da Frank Matano. Nel ruolo di disturbatore dello show, Maccio Capatonda, complicherà la vita ai concorrenti, cercando di indurli alla risata.

I primi quattro episodi della terza stagione del comedy show in sei episodi sono già disponibili in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.
LOL: Chi ride è fuori è prodotta da Endemol Shine Italy per Amazon Studios.

 
 

Educazione Fisica, la recensione del film di Stefano Cipani

Educazione Fisica recensione film

Al suo secondo lungometraggio, in seguito alla parentesi seriale Fedeltà, Stefano Cipani decide di cimentarsi in una pellicola, Educazione Fisica, che è adattamento cinematografico della pièce teatrale di Giorgio Scianna, La palestra. È un cinema da camera quello a cui si affida il regista, il quale dispone le sue pedine all’interno di una palestra scolastica cadente e nauseabonda, un po’ metafora del terribile episodio avvenuto. Nel processo che segue dei genitori scontrarsi con una difficile realtà riguardante i loro figli, è stato scelto un parterre di attori di tutto rispetto, in cui spicca Claudio Santamaria, che porta in scena il personaggio più fastidioso – e sopra le righe – dell’interno film.

L’intento di Cipani era quello di far vivere sullo schermo un’esperienza quanto più vicina possibile al suo pubblico, in cui scuola e responsabilità, strettamente legate fra loro, sono fulcro ed espediente dell’interno discorso narrativo. Scritto dai fratelli d’Innocenzo, Educazione fisica è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022, e arriva nelle nostre sale dal 16 marzo.

Educazione Fisica, la trama

Franco (Claudio Santamaria), Carmen (Raffaella Rea), Rossella (Angela Finocchiaro) e Aldo (Sergio Rubini), sono quattro genitori che un giorno vengono convocati dalla preside, nella palestra della scuola media dei loro figli, per discutere di una vicenda accaduta proprio nel plesso. Una volta arrivati lì, la verità che si presenta loro davanti diventa troppo difficile da digerire: i ragazzi sono stati protagonisti di uno stupro di gruppo. Inizialmente scettici, dopo aver avuto la prova schiacciante grazie a un video sul telefono, cercheranno in ogni modo di insabbiarlo, accusando non solo la dirigente di dire inesattezze, ma anche la vittima di essere stata in realtà consenziente. Quello che andrà scatenandosi in seguito sarà un tentativo, finito male, di fare finta che niente sia realmente accaduto. Neppure la loro presenza lì.

Una storia dominata dall’eccesso

Cosa faresti se tuo figlio venisse stuprato? Solo la domanda basta a provocare un brivido. Questo tipo di cronaca è spesso protagonista delle prime pagine dei notiziari, i quali portano il più delle volte ad un pensiero comune: che orrore. Un atto del genere sarebbe condannato da chiunque, con la ricerca della giustizia da parte della vittima e dei suoi genitori. Ora capovolgiamo la prospettiva. Cosa penserebbero i genitori degli stupratori? Se fossero posti di fronte a una verità così estrema quanto ripugnante? I fratelli d’Innocenzo per Educazione fisica lavorano su una sceneggiatura che punta a una doppia operazione: indagare prima e catturare poi le reazioni di persone costrette a fronteggiare una scoperta di tale portata. Per caricare l’atmosfera di tensione, a cui contribuisce l’illuminazione fioca della messa in scena, le ingabbiano in una fatiscente palestra scolastica, luogo in cui la violenza è andata consumandosi. Ma alla fine, invece di avere una piena drammaticità filmica, rigurgitano un’opera ambigua.

L’argomento proposto al pubblico viene sciorinato attraverso dinamiche grottesche, dialoghi eccessivi, comportamenti al limite dell’assurdo, i quali nella cornice della storia stonano. La pellicola cerca di fotografare l’imbarbarimento umano, declinato nelle sue forme più aberranti, ma proprio per le caratteristiche di cui si ammanta, scivola così tanto nella black comedy da essere indigesto. Punta tutto sull’emotività dei suoi personaggi, ma non li plasma con spessore. Ne deriva una fragilità strutturale lampante, la quale li porta ad eccedere nei modi, rendendoli incapaci di maneggiare il peso del film. L’opera ne risente e, per il contenuto di cui si fa carico, deraglia già nel primo atto. Le cause potrebbero riscontrarsi nella sua matrice teatrale. L’esibizione da palcoscenico consente una performance estrema (pensiamo ai toni smodati di Chi ha paura di Virginia Woolf?), a differenza di quella cinematografica governata da codici diversi, di cui bisogna tener conto per allestire un racconto realistico.

In Educazione Fisica sembra essere venuto meno tale passaggio, con la conseguenza di aver portato sul grande schermo un prodotto ancora retto da dettami teatrali. Ne fanno parte non solo le battute irruente, ma anche l’impostazione scenica e la musica extradiegetica piena di enfasi, la quale fatica ad aderire alle sequenze di maggior pathos. Da qualsiasi angolazione si guardi, la pellicola ci ricorda non solo la sua provenienza, ma quanto sia arduo adattare cinematograficamente un abito cucito a regola d’arte per il teatro.

I figli sono il riflesso dei genitori

Seppur la nave di Educazione Fisica non abbia attraccato al porto, una riflessione sull’argomento esposto è comunque doverosa. Quello che descrive il film di Cipani non è solo l’episodio di violenza o le bruttezze dell’animo umano, ma il cattivo esempio che alcuni genitori si trovano a dare ai propri figli senza accorgersene. Perché una buona educazione impartita deve essere direttamente proporzionale al comportamento di una madre o di un padre. Nell’opera è emblematico il cambiamento dei genitori. Posti in una condizione critica, senza alcuna via di fuga, mostrano la loro vera natura di squali. Proprio come i loro figli, definiti innocenti e bambini, ma in verità mostri. Ci si ritrova di fronte a persone che, per non sporcare la loro immagine, prima negano e poi accusano la vittima.

Lo fanno anche dopo aver visto il video incriminante con le lacrime agli occhi. Lacrime di chi sa di aver sbagliato qualcosa, ma non vuole ammetterlo. Con questa consapevolezza, continuano a seguire l’onda del “se l’è cercata”, “è la sua parola contro la loro”, incapaci di prendersi le proprie responsabilità. Rifiutano la verità per non doversi fare un’esame di coscienza, confermandoci quanto i figli siano riflesso e trasposizione reale dei genitori. Si incornicia un quadro degli orrori che, purtroppo, sappiamo bene non essere fuori dal comune. È una fetta di società egoista, quella di cui se ne fa ritratto, la quale pur di non affrontare le proprie colpe sceglie di condannare il prossimo. Una società dominata dal menefreghismo e dal Dio denaro, impiegato per appropriarsi di qualsiasi cosa. Anche del silenzio della vittima.

Quello che spaventa, quanto di Educazione Fisica che di La palestra, è l’essere dinanzi alla rappresentazione del mondo d’oggi, là dove i personaggi coinvolti sono solo specchio di un’umanità pregna di storture, la quale scivola nell’oscurità. Che per quanto sia mal sciorinata nella pellicola, esiste. Possiamo giudicarne la resa, l’impostazione narrativa, il suo essere istrionica in recitazione e dialoghi. Ma usciti dalla sala il cuore si è appesantito. Siamo stati spettatori di una grossa piaga sociale: l’individualismo.

 
 

Zack Snyder pubblica un criptico teaser su Darkseid

Darkseid

Il regista di Justice League e Batman v Superman Zack Snyder, ha condiviso su Twitter un video criptico, che ha mandato in estasi i suoi fan che si sono detti subito convinti che abbia qualcosa a che fare con il ritorno dello “SnyderVerse”. Molto probabilmente sono conclusioni un po’ troppo affrettate ma che lo “SnyderVerse” possa convivere come dei titolo indipendenti nel Elseworlds, è ancora possibile. Come sta accadendo al Batman di Matt Reeves o al Joker di Todd Phillips. La “trasmissione in arrivo” dura solo 15 secondi, ma presenta la voce minacciosa del cattivo di Snyder Cut Darkseid mentre dice agli ascoltatori di “salvare la data” (28, 29 e 30 aprile).

L’idea dell’Elseworlds arriva da lontano. Walter Hamada annunciò che avevano intenzione di sviluppare un vero e proprio multiverso ispirato ai fumetti, affermando che tutti i progetti passati, presenti e futuri fanno parte dello stesso multiverso unificato. Anche lo stesso Andy Muschietti, regista di The Flash (2023), ha spiegato come tutti i precedenti adattamenti della DC Comics facciano parte di quest’unico multiverso: “…tutte le iterazioni cinematografiche che abbiamo visto prima sono valide…tutto ciò che avete visto esiste, e tutto ciò che vedrete esiste, nello stesso multiverso unificato“.

Allo stato attuale fanno parte dell’Elseworlds, Joker del 2019, The Batman del 2022, Joker: Folie à Deux del 2024, The Batman – Part II del 2025 e un Film senza titolo su Superman che dovrebbe uscire nel 2025, prodotto da JJ Abrams. Chissà che non arrivi proprio un progetto di Zack Snyder che cosi ritornerebbe a collaborare con la Warner Bros Discovery e magari un annuncio arriverà proprio nei giorni 28, 29 e 30 aprile.

 

 
 

Ted Lasso: recensione della terza stagione della serie Apple TV+

Ted Lasso terza stagione

Avete presenti quegli amici che magari incontrate una, due volte l’anno per una birra e quando vi sedete intorno al tavolo è come se l’universo si allineasse? Conoscete quella sensazione che soltanto certe persone speciali sanno darvi, ovvero che nonostante le avversità ci sarà sempre la possibilità di un sorriso rilassato e una chiacchierata in armonia? Ebbene, questo è Ted Lasso per la serialità contemporanea.

È difficile parlare di stagioni, dividere in prima, seconda o terza riguardo lo show: si tratta infatti di un lungo, fluido ed appagante discorso su cosa significhi essere un essere umano. Ted Lasso è la rappresentazione di quel tipo di dignità che deriva dal rispettare il prossimo ed essere aperto all’ascolto, un qualcosa che quasi trascende il condizionamento sociale e certamente supera altri tipi di barriere come quella culturale, religiosa, economica ecc.

Ted Lasso, un amico nella serialità contemporanea

Non aspettatevi dunque grandi novità rispetto agli episodi già trasmessi, poiché la serie prodotta per Apple TV+ non intende affatto innovare quanto invece continuare con coerenza il discorso portato avanti in precedenza. Ci sono ovviamente alcuni sviluppi di trama nelle nuove puntate, i quali riguardano principalmente il duello a distanza con i rivali del West Ham e l’entrata in scena di un campione di calcio dal’ego spropositato – il riferimento a un calciatore contemporaneo è più che esplicito, vi evitiamo lo spoiler! – ma il tono della serie e le dinamiche narrative rimangono praticamente le stesse.

Ted Lasso continua ad essere intessuto di figure che devono fare i conti con la propria perfettibilità, che cercano una via d’uscita all’infelicità, alle piccole grandi frustrazioni che la vita sa offrire, e gioiscono delle vittorie aggrappandosi a momenti di empatia condivisa. La gioventù è un’età complessa così come la maturità, non ci sono distinzioni o gerarchie sotto questo punto di vista: ci si può commuovere seguendo l’arco narrativo di una donna che vive il rammarico di non aver avuto figli così come quello di un giovane manager in rampa di lancio che però ha ancora aperta la ferita di una separazione burrascosa.

Ted Lasso, una statura tragica che rimane dolceamara

Non ci sono personaggi scontati in Ted Lasso, ognuno viene delineato con sincerità e precisione dentro i canoni della commedia. Ci troviamo di fronte a un feel-good product? Senz’ombra di dubbio. Ma questo non significa affatto che lo show scada in alcun modo nello spettacolo conciliatorio, o ancor peggio buonista. Le nuove puntate al contrario spingono ancor più a fondo nella rappresentazione di due idee portanti, sia nello sviluppo sia delle psicologie che delle dinamiche tra i personaggi: la prima consiste nel fatto che nella stragrande maggioranza dei casi il conflitto con altre persone dipende dal non essere riusciti a risolvere i propri dilemmi interiori, qualsiasi essi siano. L’altra – e qui la figura di Ted Lasso (Jason Sudeikis) si eleva a una statura quasi tragica pur rimanendo soavemente dolceamara – racconta che aiutare, capire e valorizzare il prossimo non significa necessariamente essere capaci di farlo anche con se stessi. Piccoli tocchi di verità quotidiana che rendono questo show diverso, emozionante, intimo nella gentilezza del suo approccio.

Ted Lasso - Terza stagioneIl massimo dei voti tributati a Ted Lasso non si rivolge soltanto a questa terza stagione – nel momento in cui scriviamo ci è stato concesso di vedere quattro puntate, due delle quali gonfiate a cinquanta minuti invece dei soliti trenta – perché come scritto all’inizio è quasi impossibile vedere la scissione in un continuum narrativo ma soprattutto emotivo di indubbio impatto.

Questa serie è la “coperta calda” che adoperiamo quando vogliamo coccolarci un po’, un prodotto che sa arrivare la cuore dello spettatore sfidandolo a lasciarsi andare, a vivere la dimensione emozionale prima di quella intellettuale riguardo ciò che sta vedendo. È un gioco molto più variegato e soddisfacente di quello su cui si basa la serie. Se davvero il mondo del calcio fosse quello di Ted Lasso e del Richmond Football Club, la partita allo stadio diventerebbe un momento di vera, importante aggregazione sociale. Il lato migliore dello sport dovrebbero essere gli uomini che lo praticano…

 
 

Citadel: Amazon rinnova la serie per una seconda stagione

Citadel-Richard-Madden

Fonti hanno rivelato al The Hollywood Reporter che la serie Citadel con Priyanka Chopra Jonas e Richard Madden è stata rinnovata per una seconda stagione prima del suo debutto il 28 aprile. Non è chiaro quanti episodi conterrà la seconda stagione; Citadel era costituita da soli sei episodi. La notizia arriva dopo che la serie ha debuttato con una clip e un keynote questo mese al South by Southwest.

Amazon e i rappresentanti dell’AGBO dei Russos hanno rifiutato di commentare poiché le fonti affermano che gli accordi non sono stati ancora finalizzati. La serie evento è stata annunciata per la prima volta a metà del 2018, quando il capo degli Amazon Studios, Jennifer Salke, ha svelato i piani per una “serie di eventi internazionali di ampio respiro e multistrato“. Citadel che proviene dai registi di Avengers Joe e Anthony Russo, ha già generato un adattamento indiano poiché Amazon spera che il dramma di spionaggio possa diventare un importantissimo franchise di proprietà dello streamer. Mentre Il signore degli Anelli: Gli anelli del potere è stato approvato dai predecessori di Salke, Citadel è un momento decisivo per il dirigente, che ha aggiunto la gestione di MGM alla sua competenza all’inizio di quest’anno.

Come riportato daThe Hollywood Reporter lo scorso settembre, il budget per Citadel è salito a oltre $ 200 milioni a seguito di cicli di riprese aggiuntive dopo che metà del team creativo dello show se n’è andato a causa di divergenze creative. La serie è attualmente sulla buona strada per diventare il secondo spettacolo più costoso mai realizzato, dietro solo a Gli anelli del potere. Tra i cambiamenti attuati, Citadel ha visto la dipartita in corso di riprese dallo showrunner Josh Appelbaum e dal regista Brian Kirk e per sopperire agli eventi in corsa Joe e Anthony Russo hanno assunto David Weil, il creatore del dramma di Amazon recentemente concluso, Hunters, per assumere la direzione dello show, fornire una visione più radicata e supervisionare 75 milioni di dollari in riprese a un budget che era già stato stanziato a $160 milioni. Fonti affermano che Weil rimarrà come showrunner per la seconda stagione, con i Russo che dovrebbero dirigere più di un episodio.

 
 

Blade Runner 2099: da Game of Thrones arriva il regista del pilot!

blade runner

Il quattro volte candidato agli Emmy Jeremy Podeswa ha firmato dirigere il pilot di Blade Runner 2099, l’annunciata serie targata Prime Video. Jeremy Podeswa servirà anche come regista di produzione e produttore esecutivo. Podeswa è meglio conosciuto per il suo lavoro in Il trono di spade (Game of Thrones) della HBO, come la conduzione della premiere della sesta stagione e la premiere e il finale della settima stagione. Ha anche lavorato a Boardwalk Empire e The Pacific della HBO e a The Mosquito Coast della Apple TV+.

La notizia arriva dopo quella di ieri che ha annunciato nel cast Jodie Comer. Blade Runner 2099 annovera il regista originale di Blade Runner del 1982 Ridley Scott come produttore esecutivo e Silka Luisa (Shining Girls) come showrunner. Michael Green (Logan), che ha scritto il film  Blade Runner 2049 , servirà come produttore esecutivo non sceneggiatore. Inoltre, Tom Spezialy è entrato a far parte della stanza degli sceneggiatori e fungerà anche da produttore esecutivo.

La produzione di Alcon Entertainment e Scott Free Productions fa seguito al loro sequel cinematografico del 2017 Blade Runner 2049 e alla loro recente serie anime,  Blade Runner: Black Lotus, che ha debuttato alla fine dello scorso anno su Adult Swim e Crunchyroll. L’originale Blade Runner e il suo sequel erano ambientati in una Los Angeles distopica e sconvolta dal futuro e raccontavano storie poliziesche in stile noir su un mondo in cui la polizia dà la caccia a umani sintetici chiamati Replicanti. Altri produttori esecutivi dello show Amazon includono Andrew Kosove, Broderick Johnson, Ben Roberts, David W. Zucker, Clayton Krueger, Cynthia Yorkin, Frank Giustra e Isa Dick Hackett.

 
 

Everything Everywhere All at Once torna in 370 sale italiane

everything everywhere all at once

I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection è lieta di annunciare il ritorno in 370 sale di Everything Everywhere All at Once, il film definitivo sul multiverso prodotto dai fratelli Russo, A24 e Ley Line Entertainment e diretto dal geniale duo The Daniels che è stato protagonista assoluto della 95esima Notte degli Oscar.

Everything Everywhere All at Once, il film rivelazione di questa stagione cinematografica, si è aggiudicato ben 7 Oscar: Miglior film, Miglior regia, Miglior attrice protagonista per Michelle Yeoh (prima interprete asiatica a ottenere la statuetta in questa categoria), Miglior attore non protagonistaper Ke Huy Quan, Miglior attrice non protagonista per Jamie Lee Curtis, Miglior sceneggiatura originale, firmata sempre dai Daniels, e Miglior montaggio, realizzato da Paul Rogers. Un vero trionfo per un film indipendente atipico e originale, partito in sordina ma diventato progressivamente un vero e proprio fenomeno generazionale, che continua il suo percorso nelle sale italiane a oltre quattro mesi dall’uscita e solo poche ore prima della Cerimonia degli Oscar si era aggiudicato il titolo di film più premiato della Storia.

Everything Everywhere All at Once è nuovamente disponibile nei cinema italiani grazie a I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection

Everything Everywhere All at Once, la trama

Evelyn Wang (Michelle Yeoh) gestisce una piccola lavanderia a gettoni, ha una figlia adolescente che non capisce più, un padre rintronato e un matrimonio alla frutta. Un controllo fiscale di routine diventa inaspettatamente la porta attraverso cui Evelyn viene trascinata in una avvincente e coloratissima avventura nel multiverso più innovativo e divertente mai visto al cinema. Chiamata a salvare il destino degli universi, dovrà attingere a tutto il suo coraggio per sconfiggere un nemico all’apparenza inarrestabile e riportare l’armonia nella sua famiglia.

 
 

Thunderbolts: Steven Yeun dice che il suo personaggio ha “intenzioni molto chiare”

Steven Yeun Minari

Recentemente abbiamo appreso che Steven Yeun (The Walking Dead, Minari) si era unito al cast del film Thunderbolts dei Marvel Studios, e mentre l’identità del suo personaggio rimane nascosta, diversi scooper online credono che l’attore interpreterà Sentry.

Mentre chiacchierava con Empire, Yeun ha confermato di aver effettivamente firmato per il film in uscita, ma avrebbe offerto solo un suggerimento molto vago sul suo ruolo. “Non so se fosse esplicitamente nella mia lista dei desideri”, ha detto Yeun a proposito dell’adesione al Marvel Cinematic Universe. “Mi ha convinto di più la storia, il voler tornare a lavorare con Jake Schreier, che ha diretto Beef, e le sue intenzioni per il film. Le intenzioni del particolare personaggio che volevano che interpretassi erano molto chiare, ed è quello che mi ha attirato verso il film”.

Quindi, un personaggio con intenzioni molto chiare. Potrebbe essere… chiunque, in realtà, ma il potentissimo Sentry si adatterebbe sicuramente alla descrizione se fosse stato creato per uno scopo specifico. In questo momento, la teoria più quotata indica che Val possa scatenare Sentry nel tentativo di proteggere le riserve mondiali di Vibranio e gli antieroi che compongono i Thunderbolts alla fine decidono di ostacolarlo.

Anche se potrebbero essere aggiunti altri personaggi, il roster di Thunderbolts il cast è attualmente composto da Red Guardian (David Harbour), Ghost (Hannah John-Kamen), Yelena Belova (Florence Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier (Sebastian Stan), John Walker/ Agente statunitense (Wyatt Russell) e Taskmaster (Olga Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche essere parzialmente responsabile della creazione di Sentry.

Harrison Ford sostituirà il defunto William Hurt nei panni di Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che potrebbe finire per trasformarsi in Red Hulk. Nel cast sono stati annunciati anche Ayo Edebiri, in un ruolo ancora non stato rivelato. Thunderbolts uscirà nelle sale il 26 luglio 2024. Jake Schreier (Robot and Frank, Dave) dirigerà Thunderbolts, che si baserà su una  sceneggiatore scritta dallo sceneggiatore di Black Widow Eric Pearson.

 
 

Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, Tom Cruise “vola” nel poster ufficiale

Mission: Impossible - Dead Reckoning

È stato diffuso il poster ufficiale di Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, che vedremo in sala il 13 luglio 2023 (mentre la seconda parte è attesa per il 27 giugno 2024). Nel poster, vediamo Tom Cruise che quasi vola, senza l’ausilio di velivoli particolari, mentre la sua moto precipita. Si tratta solo della nuova, ennesima, folle acrobazia che l’attore ha messo in scena e interpretato senza stunt double per il film.

Nei prossimi due capitoli della saga di Mission: ImpossibleTom Cruise e Rebecca Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea Whigham (Kong: Skull Island), Hayley Atwell (Captain America: Il primo vendicatore), Pom Klementieff (Guardiani della Galassia) e Esai Morales (Ozark). Christopher McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il loro debutto nelle sale italiane rispettivamente il 23 giugno 2022 e il 27 giugno 2024.

 
 

The Last of Us, gli showrunner spiegano le ragioni della decisione di Joel nel finale di stagione

The Last of Us Petro Pascal

Gli showrunner di The Last of Us, Craig Mazin e Neil Druckmann, hanno affrontato alcune delle questioni scottanti sollevate dal finale della prima stagione della loro acclamata serie drammatica della HBO, dal titolo “Look for the Light“; la puntata, che hanno firmato a quattro mani, è stata diretta da Ali Abbasi. I co-creatori hanno rivelato sulle pagine di THR alcuni dei loro pensieri sulla seconda stagione, in occasione di una conferenza stampa la scorsa settimana.

Rispetto alla decisione di Joel (Pedro Pascal) di giustiziare le Luci che volevano uccidere Ellie (Bella Ramsey) allo scopo di creare una potenziale cura per la pandemia: “Quando ami qualcosa incondizionatamente, la logica si spegne e fai cose davvero orribili per proteggere coloro che ami“, ha ammesso Mazin. “E ci sono un sacco di esempi in tutto il mondo in cui questo accade continuamente. Quindi per noi è stato un mettere insieme tutti gli elementi che avevamo e far vedere in ogni episodio un pezzetto di questa umanità, e questo si può tradurre in positivo, come nel caso della storia di Bill e Frank, o in negativo, come quando un uomo deve uccidere il proprio fratello perché si è trasformato. [Ci sono] sacrifici sempre più grandi che Joel deve fare per Ellie. Sono confuso al riguardo sul piano dell’aspetto morale del suo comportamento. Penso che sia una scelta difficile. Ci peso moltissimo. Penso che molte persone ci penseranno moltissimo a questo concetto.”

Sulla rivelazione che Ellie probabilmente ha ricevuto la sua immunità perché sua madre, Anna, è stata morsa da un Clicker quando era incinta: “Suggerisce e fornisce alcune teorie sul motivo per cui Ellie è immune, anche se non rispondiamo in modo definitivo“, dice Druckmann. “Ma penso che la cosa più importante sia costruire la relazione tra Marlene (Merle Dandridge) e Anna, così quando arrivi alla fine e mettiamo Marlene contro Joel, i due personaggi hanno degli intenti filosofici opposti in merito a come affrontare la situazione, anche sapendo quanto Marlene fosse vicina ad Anna. E il desiderio di Anna morente, che lei si prendesse cura della bimba, penso che dia più peso e forse un senso più tragico al sacrificio che Marlene sta cercando di fare per il miglioramento dell’umanità“.

— Sull’identità del padre di Ellie: “In realtà non ho mai avuto curiosità per il padre di Ellie”, dice Mazin. “È meglio se nella mia mente esiste la figlia di Joel, e poi lui incontra Ellie e l’intero processo riguarda quanto sia difficile far entrare qualcun altro quando hai chiuso quella porta e l’hai inchiodata per sempre. Ma per Ellie, quella stanza non è mai stata occupata e Joel ci entra quasi immediatamente.”

Sull’aver preso di nascosto un altro doppiatore dal gioco, Laura Bailey (Abby) di The Last of Us Part II, nei panni di una delle infermiere: “Laura e Neil sono grandi amici e glielo abbiamo semplicemente chiesto”, ricorda Mazin. “Ho portato Laura in un tour dei corridoi di questo ospedale e lei ha pianto solo guardandolo… È normale che le persone che provenivano dal mondo di gioco di Neil si sentissero come se stessero entrando in questo incredibile, incredibile adattamento VR“.

— Sul loro processo creativo che si avvicina alla seconda stagione: “Il nostro processo funziona“, dice Mazin. “Il nostro processo di concordare che non importa quanto siamo in disaccordo, troveremo un modo per essere d’accordo. Non c’è potere di veto qui. Nessuno ottiene ciò che vuole… penso che saremo un po’ più efficienti nel nostro processo, il che significa che avremo più tempo per fare alcune cose più complicate“.

Sulla crescita di Ellie per la seconda stagione, che si svolge dopo un salto temporale pluriennale: “Sappiamo cosa faremo in termini di costume, trucco e capelli”, dice Mazin. “Ma ancora più importante, conosciamo lo spirito e l’anima dell’attrice. Adesso ha 19 anni, che è la stessa età di Ellie in The Last of Us Part II … sarà diverso. Sarà diverso proprio come è stata diversa questa stagione. A volte sarà radicalmente diversa… Non sarà esattamente come il gioco. Sarà lo show che io e Neil vogliamo fare”.

 
 

Miles Morales presto in live-action? Ecco cosa sappiamo

Spider-Man: Un Nuovo Universo ha finalmente dato a Miles Morales la possibilità di brillare sul grande schermo, ma si è trattato ovviamente di un adattamento in animazione, non in live-action. Il film ha ricevuto ampi consensi dalla critica, è stato un successo al botteghino e ha persino vinto un Oscar, dimostrando che i fan dei fumetti sono pronti e disposti ad abbracciare questa versione dell’Uomo Ragno di una realtà alternativa.

Mentre i film di Spider-Man dei Marvel Studios hanno anticipato possibili piani per Miles (nel modo più vago possibile), non sembra però che i progetti si stiano concretizzando. Però Shameik Moore, che doppia Miles nel film animato, è decisamente pronto per la sfida di interpretare il personaggio in live-action.

“Ero alla premiere di No Way Home e tutti mi chiedevano di questa cosa qui” ha detto a Empire Online (tramite Toonado.com). “Ho ricevuto molti tweet. Sento che tutti sanno che sarei un grande [live-action] Miles Morales. Quando ho lasciato il cinema dopo quella premiere, Jamie Foxx mi ha guardato come se… sapesse [ride]. Penso che anche Tom Holland sappia qualcosa”.

Moore ha 27 anni e Miles è tradizionalmente un adolescente, quindi il tempo stringe affinché l’attore sia effettivamente in grado di renderlo realtà, qualcosa di cui sembra consapevole. “Dipende solo da quanti anni vogliono che abbia Miles prima che siano pronti per girare un film live-action”, ammette l’attore. “Questo è l’enigma, se riesco o meno a interpretarlo.”

La produttrice del franchising Amy Pascal è stata altrettanto riservata con i suoi commenti, aggiungendo: “[I fan dovranno] aspettare un paio d’anni per vedere cosa facciamo” riguardo al futuro live-action di Miles. Abbiamo la sensazione che ci sia qualcosa in ballo, ma quando le è stato chiesto se Tom Holland presterà la voce a un nuovo Peter Parker di uno dei film animati SONY, Pascal è stata vaga: “Non ho intenzione di commentare nulla al riguardo! Ma posso dirti che Tom Holland adora questi film [dello Spider-Verse]…”

Intanto però, sappiamo che Miles Morales tornerà nella sua versione animata per Spider-Man: Accross the Spider-verse il prossimo 1° giugno.

 
 

Jenna Ortega è Rogue degli X-Men per il Saturday Night Live

Jenna Ortega

La popolarità di Jenna Ortega sta aumentando vertiginosamente e dopo essere stata la protagonista dell’acclamata serie Netflix Mercoledì di Tim Burton, ha debuttato scorsa settimana nei cinema di tutto il mondo nell’atteso Scream VI. Ebbene in questi giorni l’attrice è stata ospite al Saturday Night Live dove ha preso parte ad un segmento nel quale la possiamo ammirare nei panni di un noto personaggio supereroe dell’universo Marvel, Rogue degli X-Men.

I fan dei fumetti nelle community hanno recentemente affermato il loro gradimento per l’attrice come papabile nuovo ruolo da supereroe negli universi DC e Marvel, ma oggi possiamo avere un assaggio di quello che potrebbe essere Jenna Ortega nei panni di un supereroe. Nello sketch l’abbiamo vista interpretare “Zena Nutrino“, una sensitiva e studentessa dell’Accademia per bambini straordinari del professor Zander. Come puoi immaginare, non è contenta di essere costretta a partecipare a un quiz con gli studenti della West Grove High invece di combattere la buona battaglia! 

 
 

Guardiani della Galassia Vol. 3, un nuovo spot del film ci mostra nuovi dettagli

Il nuovo spot tv di Guardiani della Galassia Vol. 3, che promuove l’uscita in 4K del film, ci mostra nuovi dettagli e scene inedite dal film di James Gunn, che arriverà il prossimo 3 maggio in sala.

Guardiani della Galassia Vol. 3, il trailer del film di James Gunn

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale il 3 maggio 2023. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff, Karen Gillan, Will Poulter insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor. Insieme a loro ci sono i nuovi arrivati ​​del MCU Will Poulter e Chukwudi Iwuji, con Poulter che ha confermato di interpretare il ruolo di Adam Warlock.

“In Guardiani della Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di disadattati si sta sistemando su Knowhere. Ma non passa molto tempo prima che le loro vite vengano sconvolte dagli echi del turbolento passato di Rocket. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé in una pericolosa missione per salvare la vita di Rocket, una missione che, se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo.”

 
 

Pantafa: trailer e poster del film di Emanuele Scarigi

Ecco il trailer e il poster di Pantafa, il nuovo film di Emanuele Scarigi con Kasia Smutniak, che arriva al cinema il prossimo 30 marzo, distribuito da Fandango.

Pantafa, la trama

Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po’ di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola. La casa in cui si trasferiscono però è tutt’altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro. Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.

Pantafa, il poster

 
 

Wicked – Parte 1: la data di uscita dell’adattamento cinematografico è stata anticipata!

Wicked - Parte 1

I fan del musical di Wicked saranno molto felici di scoprire che Wicked – Parte 1, prima parte dell’adattamento cinematografico di Wicked è stato ufficialmente anticipato. A darne notizia è stato il noto sito americano Variety che ha rivelato che il film doveva uscire il 25 dicembre 2024, ma ora sarò presentata in anteprima il 27 novembre 2024, quasi un mese  prima. Il sito ha afferma che lo studio ritenuto più proficuo un posizionamento vicino al Ringraziamento invece dell’uscita natalizia originale.

Wicked – Parte 1 è basato sull’acclamato musical di Broadway, che a sua volta è basato sul romanzo di Gregory Maguire del 1995  Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West, che a sua volta è basato sul classico del 1900 L. Frank Baum Il meraviglioso mago di Oz  e il film del 1939  Il mago di Oz. Wicked – Parte 1 racconta la storia di due amiche, Elphaba e Glinda, che lottano per mantenere la loro amicizia mentre si separano. La storia funge da prequel de Il mago di Oz , ma la trama contiene anche eventi successivi all’arrivo di Dorothy a Oz. Wicked – Parte 2 dovrebbe invece arrivare l’anno successivo, ovvero il 2025. 

L’adattamento cinematografico sarà prodotto da Marc Platt attraverso la sua Marc Platt Productions con sede alla Universal. Il vicepresidente esecutivo senior della produzione Erik Baiers e il vicepresidente dello sviluppo della produzione Lexi Barta supervisioneranno il progetto per conto della Universal Pictures. Il musical teatrale  Wicked  ha vinto tre premi Tony ed è adattato dal romanzo bestseller di Gregory Maguire della scrittrice di libri Winnie Holzman e del compositore e paroliere tre volte premio Oscar Stephen Schwartz. Holzman e Schwartz stanno attualmente collaborando all’adattamento cinematografico come sceneggiaturi.

 
 

Sweet Tooth 2: Netflix annuncia la data di uscita e diffonde la prima foto!

Sweet Tooth 2 stagione
Cr. Courtesy of Netflix © 2023

La data di uscita della seconda stagione di Sweet Tooth è stata annunciata insieme a una serie di nuove foto che mostrano ciò che i fan possono aspettarsi quando l’adattamento della serie di fumetti DC tornerà sulla piattaforma.

La serie Netflix di successo farà il suo ritorno giovedì 27 aprile 2023. Il cast dello show include Christian Convery come Gus, Nonso Anozie come Jepperd, Adeel Akhtar come Dr. Singh, Stefania LaVie Owen come Bear, Dania Ramirez come Aimee Eden, Aliza Vellani come Rani Singh, Naledi Murray come Wendy, Neil Sandilands come General Abbot, Marlon Williams come Johnny Abbot, Christopher Sean Cooper Jr. come Teddy Turtle e Yonas Kibreab come Finn Fox; con James Brolin come voce del narratore.Guarda le foto della seconda stagione di Sweet Tooth qui sotto:

Dieci anni fa il “Grande Crollo” ha gettato il mondo nel caos e dato vita a misteriosi esseri metà uomini e metà animali. Non sapendo se questi ibridi sono la causa o il risultato del virus, molte persone li temono e gli danno la caccia. Dopo aver vissuto dieci anni in un bosco remoto, Gus (Christian Convery), metà cervo e metà bambino, diventa amico del solitario Jepperd (Nonso Anozie). I due partono per un’avventura straordinaria attraverso quel che resta dell’America, alla ricerca di risposte sulle origini di Gus, sul passato di Jepperd e sul vero significato della parola casa. Ma la loro storia si popola di alleati e nemici inaspettati, mentre Gus impara che il ricco e pericoloso mondo al di là del bosco è ben più complesso di quanto immagini. Tratta dalla serie di fumetti DC scritta da Jeff Lemire, SWEET TOOTH è prodotta da Jim Mickle, Beth Schwartz, Robert Downey, Jr., Susan Downey, Amanda Burrell e Linda Moran.

Basato sulla serie di fumetti DC di Jeff Lemire, Sweet Tooth è prodotto da Jim Mickle, Susan Downey, Robert Downey, Jr., Amanda Burrell e Linda Moran. La serie è prodotta dalla Warner Bros. Television.

 
 

Keira Knightley sul possibile ritorno al franchise di Pirati dei Caraibi

Pirati dei Caraibi: Keira Knightley

Keira Knightley considera possibile un suo ritorno nel personaggio di Elizabeth Swann in un futuro sequel di Pirati dei Caraibi. Knightley ha interpretato l’eroina a partire da I pirati dei Caraibi: La maledizione della prima luna del 2003. Ha continuato a recitare nei successivi due sequel insieme a Johnny Depp e Orlando Bloom, con i film che vedono il suo personaggio passare da damigella in pericolo a un vero e proprio pirata. Elizabeth è stata vista l’ultima volta in Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar del 2017, dove ha fatto una breve apparizione.

Mentre parlava con ET alla premiere del suo nuovo film Lo Strangolatore di Boston (in arrivo su Disney+ il 17 marzo), a Keira Knightley è stato chiesto del potenziale ritorno di Elizabeth Swann nel franchise di Pirati dei Caraibi. La domanda è stata suggerita dai recenti commenti di Jerry Bruckheimer sul voler tornare alla serie con Depp. Knightley ha risposto chiedendo: “E Elizabeth Swan?” Poi è sembrata contenta di lasciare andare il personaggio, dicendo: “Voglio dire, è salpata così bene. È salpata con uno stile brillante”. Voi cosa ne pensate dell’eventuale ritorno di Elizabeth Swan nel franchise?