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Dossier 137: recensione del film di Dominik Moll – Cannes 78

Dossier 137: recensione del film di Dominik Moll – Cannes 78

Dominik Moll torna a indagare le zone grigie della giustizia con Dossier 137, presentato in concorso a Cannes 78. Dopo La notte del 12, premiato e acclamato per il suo rigore narrativo, il regista francese si misura con un tema altrettanto scottante: le violenze della polizia e il lavoro degli ispettori dell’IGPN, l’organismo di controllo interno delle forze dell’ordine. Un’indagine complessa, spesso scomoda, che porta la protagonista Stéphanie — interpretata da Léa Drucker — a interrogare i propri colleghi più che dei veri e propri criminali, in un clima di ostilità, reticenza e continua messa in discussione.

Un’indagine dall’interno della polizia

L’episodio da cui prende avvio il caso è un fatto di cronaca che ha fatto discutere la Francia: durante una manifestazione caotica a Parigi, un giovane manifestante, Guillaume, viene gravemente ferito. I sospetti cadono subito su un reparto di agenti chiamati a contenere la folla nonostante fossero palesemente impreparati alla gestione dell’ordine pubblico: in una delle battute più amare del film, si dice che abbiano preso i kit anti-sommossa “dal Decathlon”. Mentre uno dei ragazzi coinvolti finisce in ospedale, l’altro, Rémi, viene incarcerato: solo lui potrebbe testimoniare ciò che è accaduto davvero, ma è messo a tacere da un sistema che sembra più interessato a proteggere se stesso che a scoprire la verità.

Moll costruisce il racconto come un’indagine che diventa sempre più personale: Stéphanie scopre che la vittima è originaria di Saint-Dizier, la sua stessa città natale. Questo dettaglio, apparentemente irrilevante, diventa un elemento destabilizzante. La protagonista si ritrova sospesa tra il suo dovere di imparzialità e un legame emotivo che affiora contro la sua stessa volontà. Il conflitto tra etica professionale e senso di appartenenza si fa più acuto man mano che l’indagine procede, in un contesto in cui tutti sembrano avere qualcosa da perdere: la polizia, l’IGPN, i manifestanti, i familiari.

Tra rigore e testimonianza

Il film mescola fiction e realtà, ispirandosi a diversi casi realmente accaduti durante le proteste dei Gilet Gialli nel 2018, e affronta temi che restano scottanti: il divario tra centro e periferia, la crisi della rappresentanza politica, la paura del dissenso, la frattura tra cittadini e istituzioni. Tuttavia, a differenza del precedente lavoro di Moll, qui la costruzione narrativa appare più didascalica, e spesso troppo netta nel disegnare le linee tra “buoni” e “cattivi”. I poliziotti coinvolti sono ostili, omertosi, quasi caricaturali; i manifestanti e le vittime sono tratteggiati come innocenti puri, senza zone d’ombra. Manca quella complessità psicologica che rendeva La notte del 12 così avvincente e disturbante.

Pur con queste semplificazioni, il film riesce a mantenere una certa tensione, grazie soprattutto alla struttura d’indagine fatta di testimonianze, immagini di videosorveglianza, e piccoli dettagli che ricostruiscono — o distorcono — i fatti. L’uso di video amatoriali, in parte ricreati, contribuisce a dare un’impronta quasi documentaristica, mentre il montaggio alternato tra interrogatori, atti legali e scene domestiche restituisce il senso di una realtà spezzata tra pubblico e privato, tra ciò che si mostra e ciò che si nasconde.

Léa Drucker, cuore silenzioso del film

Léa Drucker offre una prova misurata, precisa, sospesa tra empatia e rigore. Il suo personaggio, spesso costretto al silenzio, comunica più con gli sguardi e i microgesti che con i dialoghi. Accanto a lei, Guslagie Malanda interpreta una testimone chiave con delicatezza e intensità, portando nel film anche un’eco delle tensioni razziali e sociali che attraversano le banlieue francesi.

Dossier 137 solleva domande necessarie sul ruolo delle forze dell’ordine e sulla capacità (o volontà) dello Stato di farsi garante della giustizia. Ma è anche un’opera meno sfumata di quanto potrebbe essere, a tratti eccessivamente programmatica. Se Moll voleva far riflettere, ci riesce. Se voleva turbare, commuovere o mettere davvero in discussione ogni certezza, questa volta ci arriva solo in parte. La materia è incandescente, ma il film, pur apprezzabile per impegno e accuratezza, resta più vicino al “dossier” che all’opera pienamente compiuta.

Un Certain Regard 2025: tutti i vincitori

Un Certain Regard 2025: tutti i vincitori

Celebrando un cinema di scoperte, la selezione di Un Certain Regard del 2025 presentata nel corso del Festival di Cannes ha incluso 20 lungometraggi, di cui 9 opere prime in gara anche per la Caméra d’or.

Quest’anno, il film d’apertura è stato Promised Sky di Erige Sehiri. Presieduta dalla regista, sceneggiatrice e direttrice della fotografia britannica Molly Manning Walker, la giuria comprendeva la regista e sceneggiatrice franco-svizzera Louise Courvoisier, la direttrice croata dell’International Film Festival Rotterdam Vanja Kaludjercic, il regista, produttore e sceneggiatore italiano Roberto Minervini e l’attore argentino Nahuel Pérez Biscayart.

 Un Certain Regard – miglior film

  • LA MISTERIOSA MIRADA DEL FLAMENCO (THE MYSTERIOUS GAZE OF THE FLAMINGO)
    Diego Céspedes
    Esordio alla regia

Premio della Giuria

  • UN POETA (A POET)
    Simón Mesa Soto

Miglior regista

  • ARAB & TARZAN NASSER
    in Once Upon a Time in Gaza

Miglior Attore

  • FRANK DILLANE
    in Urchin diretto da Harris Dickinson

Migliore Attrice

  • CLEO DIÁRA
    in O Riso e a Faca (I Only Rest in the Storm) diretto da Pedro Pinho

Migliore Sceneggiatura

  • PILLION
    Harry Lighton
    Film d’esordio

Two Prosecutors: recensione del film di Sergei Loznitsa – Cannes 78

Nel 1937, all’apice delle purghe staliniane, la giustizia diventa un paradosso e la burocrazia si fa strumento di annientamento. A Cannes 78, il documentarista Sergei Loznitsa sceglie di tornare al cinema di finzione per raccontare una storia dimenticata — o forse mai davvero ascoltata — attraverso Two Prosecutors, un film rigoroso, crudele e spietatamente attuale. Tratto dalla novella omonima di Georgy Demidov, fisico e prigioniero politico del regime sovietico, il film mette in scena il tentativo, tanto ingenuo quanto tragico, di cercare la verità in un mondo costruito per impedirla.

La vera prigione è l’attesa

Il protagonista è Alexander Kornyev (Aleksandr Kuznetsov), giovane procuratore appena nominato in una provincia remota. Idealista, preparato, determinato, Kornyev si imbatte in una lettera proveniente da una delle tante prigioni dell’URSS: un detenuto accusa l’NKVD di torture, arresti arbitrari e false confessioni. Mentre centinaia di richieste simili vengono distrutte ogni giorno, quella lettera — scritta col sangue — sorprendentemente viene letta. E Kornyev, anziché ignorarla, decide di agire. Inizia così un viaggio fisico e mentale tra corridoi chiusi, interrogatori opachi, incontri ambigui e continui rinvii. A ogni passo si scontra con l’apparato stesso che dovrebbe rappresentare, mentre il sistema lo guarda con diffidenza, lo mette alla prova, cerca di farlo desistere. Non è l’eroe di un thriller, ma il testimone tragico di un fallimento annunciato.

Loznitsa struttura il film come una lunga camera di decompressione. La messa in scena è minimalista, quasi teatrale, dominata da inquadrature fisse, composizioni simmetriche, ambienti spogli, silenzi pesanti. Ogni scena è costruita come un duello verbale, ma i dialoghi — spesso reticenti, circolari, dominati dalla paura — sembrano sempre sfuggire alla logica. La tensione non è affidata all’azione, ma al vuoto, all’attesa, alla sensazione che ogni parola detta possa avere conseguenze devastanti.

Il ritmo volutamente dilatato, l’assenza di musica e la scelta di colori desaturati contribuiscono a creare un’atmosfera plumbea, dove lo spettatore viene risucchiato nella medesima trappola sensoriale e morale in cui si dibatte il protagonista. La prigione in cui è ambientata buona parte del film — un ex carcere di Riga costruito nel 1905 e chiuso solo di recente per condizioni disumane — è più che un set: è un corpo vivo, impregnato di sofferenza, e la sua fisicità opprime anche quando non la si vede.

Uno sguardo che inchioda

Two Prosecutors non è il racconto di una scoperta, ma di una presa di coscienza. A metà narrazione, quando Kornyev comprende che il sistema stesso si sta richiudendo su di lui, ogni velleità di giustizia si trasforma in una lenta agonia morale. Come dichiarato dallo stesso regista, il film è attraversato dalle ombre di Gogol e Kafka, ma anche dalla consapevolezza contemporanea che la storia non è affatto finita. Il film è ambientato nel 1937, ma parla con chiarezza al presente: mostra come i sistemi autoritari distruggano i loro stessi ideali, divorando i “veri credenti”, come Kornyev. Lo fa senza moralismi né didascalie, lasciando che sia la forma stessa del film a incarnare l’oppressione.

A completare il quadro c’è un cast corale, internazionale, composto da attori provenienti da Lituania, Lettonia, Israele e altri paesi dell’ex blocco sovietico, molti dei quali hanno lasciato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. La loro partecipazione non è solo una scelta artistica, ma anche una testimonianza di resistenza culturale e politica. La fotografia di Oleg Mutu, già collaboratore di Loznitsa in diversi film, è rigorosa fino all’astrazione. Nessuna camera a mano, nessun movimento: solo l’immobilità di uno sguardo che osserva, inchioda, documenta.

Two Prosecutors non è un film per tutti. Richiede pazienza, attenzione, disponibilità al silenzio e alla complessità. Ma è proprio in questa scelta radicale — nella rinuncia a ogni scorciatoia narrativa o emotiva — che risiede la sua forza. Loznitsa ci mette di fronte a un interrogativo che, oggi più che mai, non possiamo evitare: quanto siamo davvero liberi di parlare, di agire, di comprendere ciò che ci accade? E cosa accade quando il linguaggio stesso viene sequestrato dal potere?

Sound of Falling: recensione del film di Mascha Schilinsky – Cannes 78

Si vede sempre gli altri dal di fuori, mai sè stessi. Forse, se fossimo in grado di farlo, riusciremmo a cogliere ogni leggera sfumatura di felicità, per potervici aggrappare nei momenti più bui. Momenti di suoni sconcertanti, che uniscono rumori del passato, immutabili ma univocamente legati all’esperienza del singolo. Sono attimi sospesi nel tempo in cui convivono le quattro protagoniste di Sound of Falling, secondo lungometraggio della regista tedesca Mascha Schilinsky, primo titolo in concorso a Cannes 78 che abbiamo visionato.

Antologia di memorie spettrali

Dopo l’interessante Dark Blue Girl (2017) in cui una bambina di 7 anni fa di tutto per riconquistare il primo posto nella vita di suo padre, quando i suoi genitori separati si innamorano di nuovo, con Sound of Falling Schilinsky non cerca la consequenzialità narrativa: crea uno stato d’animo, un’atmosfera sospesa tra sogno e trauma, attraversata da un senso di lutto e fine imminente. Come dicevamo, sono quattro figure femminili a scandire le diverse epoche al centro di questa storia: Alma, bambina dagli occhi grandi, narra la fase più remota, antecedente la Prima guerra mondiale; Erika ci introduce agli anni ’40, con l’avvento del secondo conflitto bellico; Angelika, nella DDR degli anni ’70 e ’80, vive tensioni erotiche con un cugino e uno zio; infine Lenka, nel presente, si innamora di una ragazza enigmatica che ricorda in maniera inquietante la Alma dell’inizio.

“Buffo come le cose che non ci sono più possano ancora fare male”: questo pensiero accomuna tutte le protagoniste del film, che scrutano nel dolore famigliare per scoprire il proprio, immergendo lo spettatore in una poetica ma cupissima rilettura del trauma intergenerazionale, sullo sfondo di una casa di campagna tedesca inquadrata da quattro periodi storici differenti.

Morire per conoscere

Così, sfogliando le pagine di un’antologia di racconti gotici, conosciamo bambine, ragazze e madri che anelano alla morte, si chiedono se, desiderandolo fortemente, il cuore potrebbe davvero smettere di battere; quanto si può fingere di essere felici senza che gli altri se ne accorgano; se solo guardando la vita al contrario ciò che è brutto può diventare bello; cosa significa essere davvero sè stessi. Poste queste domande per la prima volta, non si torna più indietro: si assume una consapevolezza dopo la quale sembra di essere stati rimessi al mondo senza sapere chi si è.

Sound of Falling film

Narratologia inaffidabile

Con Sound of Falling, Shilinsky costruisce un arazzo luttuoso volto all’evocazione più che a formule narrative standardizzate. Il rischio è quello di perdere spesso la bussola, faticare nel seguire più voci intarsiate, una sfida che non tutti vorranno correre. Chi accetterà questo viaggio nel labirinto della morte, troverà comunque degli appigli, similitudini che trascendono lo spazio e il tempo: arti mancanti, desiderio di “interpretare” gli altri per capirli davvero, contatto con l’acqua, una fastidiosa mosca da cui è impossibile sfuggire, sguardi fuori dai corpi e dentro l’essenza dell’anima. Ci sono più punti di vista, riconoscibili ma forse sviscerabili davvero solo a una seconda visione, e altri più ambigui, POV esterni sulla falsariga del recente Presence di Steven Soderbergh, ghost story interamente girata dal punto di vista di un fantasma.

Cadere o volare? Un segreto che non vuole essere condiviso

È nel silenzio della morte, o forse per la prima volta nella vita, che le protagoniste vedono qualcosa di inaspettato, una sfuggevole ritrovata connessione che l’intero film vuole provare a tramutare in immagine. Alma, Erika, Angelika, Lenka e le rispettive madri sembrano tutte destinate a sparire, a morire in modi bizzarri, a dissolversi, a connettersi in un altrove che trascende il mondo reale. Sound of Falling è una notevole e atipica ghost story che si tuffa nelle acque di un fiume che sancisce il confine tra la Germania Est e Germania Ovest, quello che era e che sarà, suggellando un legame forgiato sul senso di non appartenza, che è onnipresenza nel grande disegno delle cose, e permette di vedere ciò che nessuno sa.

6 motivi per cui Avengers: Doomsday & Secret Wars sono stati ritardati

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Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars sono stati rinviati rispetto alle date di uscita originariamente previste, anche se diversi motivi spiegano il perché. Inizialmente, la data di uscita di Avengers: Doomsday era fissata per il 1° maggio 2026. La trama di Avengers: Secret Wars era poi prevista per arrivare nei cinema circa un anno dopo, il 7 maggio 2027.

Nel maggio 2025, è stato annunciato che Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars erano stati rinviati, solo un mese dopo l’inizio della produzione del primo. Ora, Avengers: Doomsday dovrebbe uscire in tutto il mondo il 18 dicembre 2026, mentre Avengers: Secret Wars arriverà un anno dopo, il 17 dicembre 2027. Per molte ragioni, questi ritardi non sono una grande sorpresa. Diversi fattori hanno probabilmente contribuito alla decisione della Marvel Studios, con la speranza che i ritardi possano alleviare alcuni problemi che avrebbero potuto affrontare i giganteschi prossimi film Marvel.

Avengers: Doomsday & Secret Wars hanno bisogno di più tempo per essere prodotti

Robert Downey Jr.
Robert Downey Jr. sarà Dottor Destino in Avengers: Doomsday. Gentile Concessione Disney – (Photo by Jesse Grant/Getty Images for Disney)

Semplicemente non c’era abbastanza tempo per rispettare le date di uscita originali

Il primo, e forse il più semplice, motivo per cui Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars sono stati rinviati è quello di allungare i tempi di produzione. Film di questa portata richiedono spesso molto tempo per essere girati e poi un periodo altrettanto lungo per finalizzare la post-produzione. Avengers: Infinity War, ad esempio, ha iniziato le riprese nel gennaio 2017, il che significa che il film ha avuto circa 16 mesi per essere completato. Avengers: Endgame ha poi iniziato le riprese nell’agosto 2017, dando al film poco meno di due anni di produzione completa.

Avengers: Doomsday, invece, ha iniziato le riprese alla fine di aprile 2025, il che significa che il film avrebbe avuto poco più di un anno per essere girato e completato in post-produzione. Dato che il cast di Avengers: Doomsday è molto più ampio di quello di Infinity War, questa tempistica non sarebbe stata possibile. Concedendo al film sette mesi in più per la preparazione, la Marvel Studios ha garantito che Avengers: Doomsday avrà il tempo necessario per la produzione. L’anno in più consoliderà poi lo stesso per Avengers: Secret Wars.

I ritardi di Avengers: Doomsday e Secret Wars possono aiutare la Marvel a evitare problemi con la CGI

Avengers: Secret Wars film 2027

La Marvel ha avuto problemi con la CGI negli ultimi anni

Partendo dall’ultimo punto, i ritardi di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars aiuteranno la Marvel a snellire il processo di post-produzione dello studio. Come ho accennato, dare ad Avengers: Doomsday un anno per le riprese e finalizzare la post-produzione sarebbe stato troppo poco, anche se le riprese finissero in sei mesi come previsto dallo studio. Questo darebbe ai tecnici degli effetti speciali solo sei mesi per completare il lavoro e, dati i problemi che la Marvel Studios ha affrontato dal 2019 riguardo alla qualità della CGI, non sarebbe fattibile.

Con le nuove date di uscita, tuttavia, il processo di post-produzione di Avengers: Doomsday ne trarrà sicuramente beneficio. Se Avengers: Doomsday terminerà effettivamente in sei mesi, come hanno indicato i Russo a Collider, la post-produzione potrà durare da ottobre 2025 a dicembre 2026, anziché da ottobre 2025 a maggio 2026. Resta da vedere se i precedenti problemi della Marvel, che ha cambiato troppo in fase di post-produzione invece di pianificare le cose in modo efficiente, siano stati risolti, ma la tempistica più lunga dovrebbe comunque andare a vantaggio di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.

Dicembre è tradizionalmente un mese di grandi uscite

Spider-Man 4
Tom Holland in Spider-Man: No Way Home (2021) © Marvel Studios

Il mese di dicembre ha visto in passato alcuni grandi successi al botteghino

I film che incassano 2 miliardi di dollari al botteghino sono rari, solo sette nella storia hanno raggiunto questo traguardo. Di questi, quattro sono usciti a dicembre, con Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame e Ne Zha 2 che sono stati gli unici casi eccezionali. Titanic, Avatar, Star Wars: Il risveglio della Forza e Avatar: La via dell’acqua sono stati tutti distribuiti a dicembre dei rispettivi anni e si sono rivelati grandi successi al botteghino.

Il più grande successo della MCU dopo Endgame è Spider-Man: No Way Home, che ha sfiorato i 2 miliardi di dollari ed è uscito anch’esso a dicembre.

Tra i franchise Avengers e Avatar, la Disney ha già prenotato il mese di dicembre per il 2025, 2026, 2027 e 2029, il che spiega ulteriormente i ritardi di Doomsday e Secret Wars.

Per questo motivo, ha senso che Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars cerchino di sfruttare questa situazione. Anche se ci sarà una forte concorrenza per entrambi i film, che si tratti di Dune 3 per il primo o Il Signore degli Anelli: La caccia a Gollum per il secondo, il dicembre si è dimostrato un mese forte per i film di franchise ad alto budget. Tenendo presente questo, è difficile contestare la scelta della Marvel di scegliere dicembre come mese di uscita dei suoi due prossimi progetti Avengers.

La Disney può distanziare le uscite dei suoi film MCU

I Fantastici Quattro - Gli inizi
Foto di Marvel Studios/MARVEL STUDIOS – © 2025 20th Century Studios / © and ™ 2025 MARVEL.

La scelta della qualità rispetto alla quantità da parte della MCU porterà dei vantaggi

Negli ultimi anni, il ritorno di Bob Iger come CEO della Disney ha visto l’imposizione di un mandato che privilegia la qualità rispetto alla quantità alla Marvel dopo la sua disastrosa Fase 4. Secondo lo stesso Iger, come riportato da THR, Thunderbolts* del 2025 è stato il primo di molti film Marvel in uscita che si adattano a questo formato. Ritardando Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, la Marvel ha ulteriormente sottolineato il suo impegno in tal senso.

Piuttosto che avere due film MCU a distanza di due mesi l’uno dall’altro nel 2026, data la data di uscita di Spider-Man: Brand New Day prevista per luglio 2026, il calendario delle uscite post-2025 sembra molto meno incentrato sulla quantità per la Marvel. Spider-Man 4 sarà l’unico film MCU di quell’anno, consentendo un intervallo di un anno tra questo e The Fantastic Four: First Steps del 2025 da un lato e un intervallo di 15 mesi tra questo e Avengers: Doomsday dall’altro. Senza altri film MCU confermati per il 2027, Avengers: Secret Wars rimane l’unico obiettivo (per ora).

Disney evita un conflitto tra Marvel e Star Wars

Disney evita il conflitto tra Marvel e Star Wars

Entrambe le franchise possono coesistere felicemente

Uno dei fattori che ha contribuito in modo specifico al ritardo di Avengers: Doomsday è vantaggioso per la Disney nel suo complesso. Se il film fosse uscito il 1° maggio 2026, come previsto inizialmente, sarebbe entrato in conflitto con un’altra grande proprietà della Disney in uscita il 22 maggio dello stesso anno: The Mandalorian e Grogu. L’ultima volta che un film di Star Wars e uno dell’MCU si sono scontrati al botteghino è stato nel maggio 2018, quando Solo: A Star Wars Story è diventato un famigerato flop contro Avengers: Infinity War.

The Mandalorian & Grogu potrà uscire tranquillamente nel maggio 2026, sapendo che il franchise gemello non sarà affatto un peso…

Quando la Marvel Studios ha annunciato l’uscita di Doomsday nel maggio 2026, molti hanno temuto il peggio per The Mandalorian and Grogu. Ora, però, non c’è più alcun problema. The Mandalorian & Grogu potrà uscire tranquillamente nel maggio 2026, sapendo che il franchise gemello non sarà affatto un peso. Sette mesi dopo, Avengers: Doomsday potrà fare lo stesso, risolvendo qualsiasi potenziale conflitto che sarebbe sorto se il film MCU non fosse stato rinviato.

I ritardi di Avengers daranno alla Marvel più tempo per perfezionare le sceneggiature

Avengers: Doomsday & Secret Wars

Che potrebbero essere finite o meno

L’ultimo motivo importante che spiega perché Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars sono stati rinviati è legato alle sceneggiature di entrambi i film. Quando le riprese del primo film sono iniziate nell’aprile 2025, diverse fonti hanno affermato che la sceneggiatura non era ancora stata completata. Ciò è stato confermato da diversi attori del cast di Avengers: Doomsday, come quelli coinvolti in Thunderbolts*, che hanno insistito di non aver ancora letto la sceneggiatura completa nonostante l’inizio delle riprese.

Se questo è il caso di Avengers: Doomsday, attualmente in fase di riprese, significa che Avengers: Secret Wars non sia nemmeno lontanamente vicino alla fine. Ciò potrebbe causare problemi a chi lavora sul set, che non avrebbe una visione chiara e definita della trama del film, così come agli attori che devono prepararsi per i loro ruoli. Detto questo, ora che entrambi i film sono stati rinviati, ci sono molte più possibilità che la Marvel riesca a sistemare i problemi di entrambe le sceneggiature e che Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars possano avere un processo di produzione molto più snello.

Mission: Impossible – The Final Reckoning, recensione del film con Tom Cruise

Lo avevamo lasciato trionfante Ethan Hunt, riuscito nel finale di Mission: Impossible – Dead Reckoning a recuperare la chiave cruciforme inseguita lungo tutto il film. Sono passati due anni da quel momento e nel frattempo il mondo è profondamente cambiato. L’intelligenza artificiale ha compiuto passi da gigante e le tensioni politiche hanno raggiunto livelli insostenibili. Non sorprende dunque che Mission: Impossible – The Final Reckoning inizi con un Hunt che sembra tutt’altro che reduce da una vittoria. Siamo arrivati all’ultimo capitolo della saga, a quella “resa dei conti” enunciata dal sottotitolo.

D’altronde ogni film di Mission: Impossible ha avuto l’obiettivo di farsi specchio delle preoccupazioni del presente e anche quest’ultimo non è da meno. Anzi, si nota un deciso complicarsi della vicenda tra questo e il precedente capitolo, coerentemente con quanto si è complicata la questione del rapporto con l’AI in questi due anni. Tom Cruise e il regista Christopher McQuarrie portano dunque sullo schermo un racconto che viene ormai difficile considerare fantascienza, concentrandosi a tal punto sulle implicazioni di esso da sacrificare in parte lo spettacolo, che resta però di una ricercatezza superiore di quello dei tanti imitatori.

La trama di Mission: Impossible – The Final Reckoning

All’inizio di Mission: Impossible – The Final Reckoning Ethan Hunt è dunque diventato un fantasma. Ricercatissimo per le sue abilità e le sue conoscenza sull’Entità, egli si tiene nell’ombra indeciso su come agire dinanzi al caos che sta infestando il mondo. Richiamato all’azione dal fidato Benji (Simon Pegg), Ethan accetta di non poter più sottrarsi al suo destino: deve rintracciare il sottomarino Sevastopol, dove l’Entità ha avuto origine, e porre fine per sempre alla sua minaccia. Ma le forze in gioco sono tante e diventa difficile capire di chi potersi fidare quando il mondo è sull’orlo di un olocausto nucleare.

Tom Cruise in Mission Impossible - The Final Reckoning
Tom Cruise in Mission: Impossible – The Final Reckoning. Foto di Paramount Pictures and Skydance/Paramount Pictures and Skydance – © 2025 Paramount Pictures. All Rights Reserved.

La guerra tra la realtà e la menzogna

 Entriamo dunque subito nel vivo con Mission: Impossible – The Final Reckoning. L’Entità ha continuato a prosperare, compiendo proprio quello che ci si aspettava facesse: distorcere la realtà. Mission: Impossible è sempre stata una saga che ha giocato sulla manipolazione delle immagini, sulla distorsione del reale e il valore dell’inganno. Mentre il più delle volte nel corso dei vari film era stato Ethan Hunt ad avvalersi di questi stratagemmi, stavolta è lui (e l’umanità) a subirli, trovandosi al cospetto di un’intelligenza artificiale che abbatte il confine tra vero e falso e così facendo dando vita a profonde crisi sociali.

Di film che hanno messo in guardia da pericoli di questo genere provocati dalle intelligenze artificiali ne è piena la storia del cinema, ma Mission: Impossible – The Final Reckoning riesce comunque a risultare particolarmente d’impatto nel suo intercettare e raccontare ciò che serve di questa realtà ormai attuale. Ce la propone infatti senza particolare bisogno di arricchirla più del dovuto, basta mostrarci la facilità con cui l’AI può alterare le immagini e con cui può impadronirsi degli armamenti e delle testate nucleari che sono in attesa di essere utilizzate. Ed è così che prende vita uno dei villain più temibili della saga.

Il gusto per lo spettacolo di Mission: Impossible – The Final Reckoning

Dato questo pericolo, ha inizio una corsa contro il tempo per porvi fine, che richiederà però ad Ethan di cimentarsi con alcune delle sfide più complesse della sua carriera cinematografica. In particolare, tutta la sequenza che lo porta a doversi introdurre nel sottomarino affondato è assolutamente da brividi. Venti minuti in cui seguiamo Tom Cruise muoversi tra la vastità dell’oceano e spazi angusti, con la consapevolezza che quanto vediamo è stato girato senza l’uso di controfigure, ricostruendo quanto più possibile sul set la situazione poi proposta sullo schermo. Una sequenza, dunque, al termine della quale ci si potrebbe accorgere di essere rimasti con il fiato sospeso, il che la dice lunga sullo spettacolo offerto.

Tom Cruise, Simon Pegg e Hayley Atwell in Mission Impossible - The Final Reckoning
Tom Cruise, Simon Pegg, and Hayley Atwell in Mission: Impossible – The Final Reckoning. Foto di Paramount Pictures and Skydance/Paramount Pictures and Skydance – © 2025 Paramount Pictures. All Rights Reserved.

È vero, a Mission: Impossible – The Final Reckoning mancano sequenze come quella tra i vicoli di Venezia o quella del salto nel vuoto con la moto viste nel precedente film, giusto per citare il più recente. Momenti di grande impatto sia per scelte registiche che per capacità di sfruttare al massimo l’ambiente in cui si svolge l’azione, che regalavano quel grande intrattenimento di cui la saga ha sempre potuto fregiarsi. Questo ottavo capitolo non solleva mai del tutto il piede dal freno (non che ciò sia totalmente un male) e la sequenza nel finale con il biplano imita ma non eguaglia quella con l’elicottero di Mission: Impossible – Fallout.

Nonostante ciò, il nuovo film ha comunque i suoi assi nella manica e sa giocarseli bene. La grande varietà di ambienti presenti nel film – dai sotterranei in cui abita Luther (Ving Rhames) fino agli spazi aperti del Sudafrica, dagli uffici governativi fino alle già citate profondità dell’oceano – permettono al film di riproporre quella varietà di scenari utile a non appesantire la visione, che anzi agilmente attraverso le sue due ore e cinquanta di durata. Scenari attraversati da Tom Cruise, qui più che mai da assumere a last action hero, con il suo corpo pronto a farsi strumento stesso dello spettacolo (oltre a lui, cattura anche qui l’attenzione la Paris di Pom Klementieff).

Fidarsi di Ethan, per un’ultima volta

Tra il suo farsi specchio della realtà e il riaffermarsi quale saga d’azione senza eguali, Mission: Impossible – The Final Reckoning si afferma dunque come un ultimo (?) capitolo meno solido dei precedenti (in più occasioni si avverte un po’ di confusione, che i personaggi devono sciogliere rispiegando più a noi che a sé stessi il proprio piano), ma ugualmente avvincente, entusiasmante ed emotivamente coinvolgente. Sarà anche per il suo rendere esplicito omaggio, sin dalle prime scene, a tutti i capitoli precedenti, riproponendoci i loro momenti più iconici e ricordandoci perché è una grande saga, ma fidarsi di Ethan Hunt e sospendere l’incredulità dinanzi alle sue gesta è sempre un piacere.

Lilo & Stitch, la spiegazione del finale: cosa succede a Lilo, Stitch e Nani

Il film live-action Lilo & Stitch apporta alcune modifiche interessanti al materiale originale, approfondendo la morale della storia e modificandone lo svolgimento. Basato sull’omonimo film del 2002, Lilo & Stitch è incentrato sulla coppia protagonista, una ragazzina hawaiana e l’alieno che lei adotta come “cane”. I due combinaguai sviluppano un forte legame mentre affrontano sia i servizi sociali che potrebbero separare Lilo dalla sorella Nani, sia gli alieni che cercano di catturare Stitch e riportarlo nello spazio.

I personaggi di Lilo & Stitch sono in gran parte tratti dal film originale, anche se ci sono alcune aggiunte intelligenti e importanti modifiche ai personaggi che influenzano la trama. Tra queste c’è un cambiamento molto importante nella trama generale, con uno dei nuovi personaggi che apre un finale completamente diverso. Ecco come il remake di Lilo & Stitch del 2025 differisce dal classico d’animazione e come prepara il terreno per un potenziale sequel.

Perché Lilo & Stitch si separano Lilo e Nani: cosa significa per il loro futuro

Lilo e Stitch vivono separati, ma sono ancora una famiglia

Il lieto fine di Lilo & Stitch separa le due sorelle, ma assicura che rimangano una parte importante della vita l’una dell’altra, grazie all’aiuto di alcuni personaggi originali di questa versione della storia. Lilo & Stitch si concentra maggiormente sulle difficoltà che Nani deve affrontare come tutrice della sorella di sei anni, tra cui il sacrificio di una borsa di studio completa per il college per seguire la sua passione per la biologia marina. L’assistente sociale Mrs. Kekoa è ritratta come una donna incredibilmente comprensiva e gentile, che fa del suo meglio per aiutare Nani a rendersi conto che non è pronta per essere la principale responsabile di Lilo.

Tuttavia, questo non significa che debbano separarsi. Tūtū è un nuovo importante personaggio secondario, presentato all’inizio come vicina della famiglia Pelekai e nonna di David, il ragazzo di cui Nani è innamorata. Offre sostegno e fa del suo meglio per prendersi cura anche di Lilo. Alla fine del film, Tūtū riesce a diventare volontaria per dare una casa a Lilo. Dopo aver ricostruito la casa di Lilo e Nani, quest’ultima può persino andare a trovarle facilmente grazie a un teletrasporto alieno rubato. Anche se sono separate, alla fine del film la famiglia principale di Lilo & Stitch è più unita che mai.

Jumba diventa il cattivo principale di Lilo & Stitch, sostituendo un altro personaggio

lilo & Stitch

Jumba non ottiene il suo classico arco di redenzione

Jumba è un personaggio importante in entrambe le versioni di Lilo & Stitch, uno scienziato brillante ma pericoloso che ha creato Stitch. In entrambi i film, viene mandato sulla Terra per recuperare l’esemplare. Nel film d’animazione originale e nei successivi spin-off, Jumba si adatta alla Terra e alla fine diventa parte della famiglia allargata. Tuttavia, Jumba non ottiene mai quell’arco di redenzione nel film live-action e viene invece posizionato come l’antagonista principale del film. Non arriva mai ad apprezzare la Terra o Pleakley ed è molto più vendicativo nei suoi tentativi di catturare Stitch.

Questo è probabilmente il motivo principale per cui il cattivo del film originale, Gantu, è stato eliminato dal nuovo Lilo & Stitch. Dato che Jumba non diventa mai un buono, non c’era bisogno di un secondo cattivo alieno. Jumba è un antagonista interessante, soprattutto quando si scopre che odia il legame affettivo che Stitch ha instaurato con Lilo. Riposizionando il personaggio come un cattivo, Lilo & Stitch riesce a rafforzare i temi del film, sottolineando come siano le emozioni a contare, non i beni materiali e gli elementi superficiali della famiglia.

Come il finale di Lilo & Stitch si confronta con il film d’animazione

Strutturalmente, i finali di entrambe le versioni di Lilo & Stitch sono molto simili. In entrambe le versioni, Stich e gli altri umani vengono affrontati dalla Gran Consigliera, che permette che l’esilio di Stitch venga commutato in esilio sulla Terra. Tuttavia, molti piccoli dettagli sono diversi, in particolare la presenza di Tūtū che offre a Lilo una casa più stabile mentre Nani persegue le sue ambizioni universitarie. Il film chiarisce che il concetto di “la famiglia non viene abbandonata” deve essere applicato anche alla cura di sé, con Tūtū e la signora Kekoa che ricordano a Nani che deve concentrarsi anche su se stessa.

Pleakley rimane parte della famiglia trovata di Lilo & Stitch, mantenendo il suo ruolo nel film originale. Un altro grande cambiamento è l’agente Bubbles, che nel film live-action è interpretato come un personaggio della CIA più con i piedi per terra. Nel film d’animazione era stato rivelato che l’agente corpulento aveva già contattato gli alieni fuori dallo schermo, ma la sua decisione di aiutare a salvare Lilo invece di denunciare gli alieni è un momento importante per il personaggio e lo porta a diventare anche lui parte integrante della famiglia allargata. Queste simpatiche aggiunte aggiungono un livello di famiglia ritrovata ai temi del film originale.

Come Lilo & Stitch prepara il terreno per un potenziale sequel

Lilo & Stitch si conclude con una nota piuttosto definitiva, con la risoluzione delle vicende di Lilo, Stitch e Nani. Tuttavia, la decisione del film di mantenere Jumba come cattivo potrebbe facilmente essere utilizzata come mezzo per adattare un altro episodio della serie per un sequel. Dopo aver catturato Stitch, Jumba commenta che continuerà i suoi esperimenti e cercherà di creare una versione dell’alieno incapace di provare emozioni. Nel frattempo, Jumba mostra rapidamente sul computer gli altri suoi esperimenti, confermando che Stitch era ben lungi dall’essere la sua prima creazione.

Un sequel di Lilo & Stitch potrebbe esplorare questo concetto in modo più approfondito, riportando anche Jumba come artefice di questo piano nel tentativo di sopraffare Stitch.

Stitch! The Movie e il successivo Lilo & Stitch: The Series si sono concentrati su molti di questi altri esperimenti, seguendo anche Stitch e finendo per schiantarsi alle Hawaii. Un sequel di Lilo & Stitch potrebbe esplorare questo concetto in modo più approfondito, riportando anche Jumba come artefice del piano per sopraffare Stitch. Questo potrebbe essere un modo naturale per espandere la storia originale e presentare i personaggi secondari di Stitch ai nuovi fan.

Il vero significato di Lilo & Stitch

La morale di Lilo & Stitch è simile a quella del film originale, con un’attenzione particolare alla redenzione e all’amore che si possono trovare attraverso la famiglia, sia biologica che adottiva. Entrambi i film sottolineano il concetto che “nessuno viene lasciato indietro” è fondamentale per far parte di una famiglia, arrivando a un finale molto simile. Tuttavia, il film live-action aggiunge alcune sfumature moderne e rinfrescanti a questa morale. Solo perché Lilo e Nani non vivono insieme e Nani va al college non significa che non siano una famiglia.

È importante che Nani abbia un ruolo più centrale in questo nuovo film, che pone maggiore enfasi sulla sua relativa giovinezza e sulle sue ambizioni in stallo. Essere una donna indipendente non la rende meno protettiva e sorella per Lilo, un sentimento che alla fine del film finisce per estendere anche a Stitch. Il vero significato di Lilo & Stitch amplia il nucleo emotivo del film originale e gli conferisce nuovi livelli molto avvincenti.

Reservatet – La riserva, la spiegazione del finale: cosa è successo davvero a Ruby e perché?

La miniserie noir nordica di Netflix Reservatet – La riserva (Secrets We Keep) inizia con una misteriosa scomparsa e termina con una rivelazione scioccante. La serie segue la scomparsa di una ragazza alla pari, Ruby, dalla casa della sua famiglia ospitante in un ricco quartiere di Copenaghen. Mentre i suoi datori di lavoro sembrano non curarsi della sua sorte, la sua vicina, Cecilie, insieme all’amica di Ruby, Angel, e a una detective di nome Aicha, cercano di capire cosa sia realmente successo a Ruby. Il cast di Reservatet – La riserva offre interpretazioni fenomenali che conferiscono profondità ai personaggi, anche nei momenti più cupi della serie.

Man mano che la serie misteriosa si svolge, Cecilie inizia a sospettare che qualcuno vicino a lei sia coinvolto nella scomparsa di Ruby. Dopo aver trovato un test di gravidanza, diventa ancora più preoccupata e confida ad Aicha che Rasmus, il datore di lavoro di Ruby, potrebbe essere coinvolto. Arriva persino a sospettare che suo marito possa aver avuto una relazione con Ruby, ma la verità è ancora più inquietante. Il drama poliziesco mette in luce quanto possa diventare oscuro il comportamento umano e fino a che punto alcune persone siano disposte a spingersi per mantenere il proprio potere.

Katarina ha ucciso Ruby? la spiegazione del confronto con Cecilie nel finale di Reservatet – La riserva

La tensione raggiunge il culmine nell’ultimo episodio di Reservatet – La riserva, quando Cecilie scopre la sconvolgente verità dietro la scomparsa di Ruby. Dopo che il suo corpo è stato trovato in un porto turistico nell’episodio precedente, la polizia è riuscita a concludere che Ruby era incinta, come sospettava Cecilie. La polizia inizialmente sospettava che il marito di Cecilie, Mike, che aveva una precedente condanna per stupro, avesse aggredito Ruby e l’avesse uccisa dopo aver scoperto che era incinta.

Tuttavia, sia Mike che il marito di Katarina, Rasmus, si sottopongono a un test di paternità che dimostra che non sono il padre. È interessante notare che il test di Rasmus ha dato una corrispondenza del 24,1%, indicando che, pur non essendo il padre, è imparentato con il padre. È proprio questo legame che porta Katarina a farsi coinvolgere nel caso per difendere la sua famiglia. Il finale di Reservatet – La riserva rivela che Katarina ha scoperto questo legame da Ruby la notte della sua scomparsa, portando Cecilie a capire che Katarina era l’assassina di Ruby.

Infatti, mantenere implicita la colpevolezza di Katarina sottolinea ulteriormente il punto centrale della serie: non importa se Katarina ha ucciso Ruby, perché sarebbe comunque riuscita a farla franca.

Nei momenti finali della serie, Cecilie affronta Katarina per chiederle se ha ucciso Ruby e, con suo grande orrore, Katarina risponde: “E se l’avessi fatto?” Anche se Katarina ride di quel momento e della morte della sua ragazza alla pari, la risposta è assolutamente terrificante. Katarina non ammette mai completamente di aver ucciso Ruby, anche se è la naturale supposizione a cui la serie porta gli spettatori. Mantenere implicita la colpevolezza di Katarina sottolinea ulteriormente il punto della serie: non importa se Katarina ha ucciso Ruby perché sarebbe comunque riuscita a farla franca.

Il finale di Reservatet – La riserva rivela che Ruby era incinta dopo l’aggressione di Oscar

Reservatet - La riserva

Ruby era la prova del lato oscuro di Oscar

Anche prima di scoprire il ruolo di Katarina nella morte di Ruby, il pubblico giunge a una conclusione sconcertante sul padre del bambino. Dato che Rasmus era compatibile al 24,1% con il DNA del bambino di Ruby, il colpevole doveva essere qualcuno legato a lui. L’unica opzione rimasta era il figlio adolescente di Katarina e Rasmus, Oscar. È chiaro fin dall’inizio che c’è qualcosa di strano in Oscar, soprattutto per via delle sue inquietanti chat di gruppo e delle sue opinioni sulle donne, e Reservatet – La riserva alla fine rivela che ha violentato Ruby, che è rimasta incinta.

Il comportamento di Oscar, dalle minacce a Viggo alle ripetute riprese di Cecilie senza il suo consenso, era problematico fin dall’inizio, ma la rivelazione che un ragazzo così giovane potesse commettere un atto di violenza così orribile cambia profondamente Cecilie.

Nell’episodio finale, Oscar appare nella cucina di Cecilie e ripete l’affermazione che Ruby è stata pagata per amarlo, sottintendendo che non vedeva Ruby nemmeno come un essere umano, ma come un oggetto lì per il suo divertimento.

Perché i ragazzi avevano un messaggio esplicito nel gruppo in Reservatet – La riserva

Reservatet – La riserva introduce abbastanza presto la sottotrama di Cecilie e Mike, il figlio di Katarina e Rasmus, Oscar, che fanno parte di una chat di gruppo esplicita. Le tendenze voyeuristiche di Oscar sono evidenti fin dal primo episodio, e il contenuto esplicito della chat di gruppo viene completamente svelato nel secondo episodio. La serie rivela che se Viggo non pubblica una foto o un video inappropriato, verrà espulso dalla chat di gruppo, mostrando la pressione che i ragazzi esercitano l’uno sull’altro per essere sessisti nei confronti delle ragazze della loro età e delle donne adulte.

I giovani ragazzi ricchi vedono ciò che li circonda come qualcosa che appartiene loro o, per lo meno, qualcosa su cui hanno il controllo.

Sebbene la serie non spieghi mai esplicitamente perché i ragazzi abbiano creato la chat di gruppo, si può presumere che sia legato alla loro visione delle donne e del mondo. I giovani ragazzi ricchi vedono ciò che li circonda come qualcosa che appartiene loro o, per lo meno, qualcosa su cui hanno il controllo. Di conseguenza, non vedono le donne e le ragazze come persone, ma come oggetti, gettando le basi per spiegare perché Oscar abbia finito per violentare Ruby e perché apparentemente non abbia provato alcun rimorso per le sue azioni.

Perché Oscar non viene punito per il crimine commesso contro Ruby

Uno degli aspetti più frustranti di Reservatet – La riserva è la mancanza di giustizia nella sua risoluzione, ma anche questa scelta ribadisce i temi della serie. Nonostante la polizia abbia le prove del DNA che Oscar è il padre del bambino di Ruby e Viggo abbia visto un video di Oscar che stupra Ruby, Reservatet – La riserva si conclude con la polizia che dichiara la morte di Ruby un suicidio. In gran parte, ciò è dovuto al fatto che Katarina aveva cancellato il filmato di Oscar, il che significa che il caso sarebbe stato la parola di Oscar contro quella di Viggo sull’esistenza del video.

Oltre al fatto che Katarina si era sbarazzata delle prove contro suo figlio, la morte di Ruby significava che lei non poteva testimoniare di essere stata violentata. Senza alcuna prova oltre alla gravidanza di Ruby, Katarina e Rasmus avrebbero potuto sostenere che era stata Ruby ad aggredire Oscar, e non il contrario, dato che lui aveva meno di 15 anni. Anche se Cecilie conosce la verità, non è disposta a sottoporre suo figlio a un processo potenzialmente traumatico, dimostrando che il potere della famiglia di Oscar era sufficiente per insabbiare il crimine.

Il vero significato del finale di Reservatet – La riserva

Reservatet – La riserva affronta molte questioni oscure con sottigliezza e sfumature, il che è una parte importante di ciò che lo rende così interessante da guardare. Le questioni più evidenti trattate da Reservatet – La riserva sono quelle di genere e potere, ma anche queste discussioni sono abilmente stratificate. Nell’esempio più evidente, le azioni di Oscar mostrano un chiaro disprezzo per le donne di tutte le età e una mancanza di comprensione del fatto che le persone nella sua vita non sono lì solo per il suo tornaconto. Lo stesso vale per Mike e Rasmus in termini di potere e ricchezza.

Persino Cecilie, l’apparente eroina di Reservatet – La riserva, non riesce a fare i conti con i propri privilegi licenziando Angel e impedendo al figlio di testimoniare contro Oscar, sostenendo così la struttura del potere.

Mike e Rasmus riescono facilmente a proteggere se stessi e Oscar dalle accuse penali e dalla cattiva stampa senza pensarci due volte, ma la critica di Secrets We Keep non si ferma qui. Nonostante subisca il sessismo del marito, Katarina è altrettanto malvagia per aver ucciso Ruby e per le sue microaggressioni nei confronti di Aicha. Allo stesso modo, la serie critica il sistema delle ragazze alla pari che permette a tali disuguaglianze di perpetuarsi. Anche Cecilie, l’apparente eroina di Reservatet – La riservaScopri il finale di Reservatet – La riserva: cosa è davvero accaduto a Ruby e quali segreti si nascondono dietro la sua scomparsa?, non riesce a fare i conti con i propri privilegi licenziando Angel e impedendo al figlio di testimoniare contro Oscar, sostenendo così la struttura del potere.

S.W.A.T. – Stagione 8, la spiegazione del finale di serie

S.W.A.T. – Stagione 8, la spiegazione del finale di serie

Il finale di due ore della serie S.W.A.T. ha portato alla squadra 20 due casi importanti e pieni di tensione da risolvere, uno dei quali con delle vite in pericolo. Nel frattempo, bisognava prendere delle decisioni importanti per la carriera e le finanze, mentre la serie doveva trovare un modo per chiudere la storia, anche se era chiaro che c’era dell’altro. Sebbene la squadra 20 abbia salvato la situazione e chiuso la S.W.A.T. – stagione 8, è chiaro che la vita continua e il lavoro deve andare avanti.

Ci sono stati momenti importanti per vari personaggi nel corso dei due episodi, che hanno portato un po’ di chiusura considerando che non ci sarà una S.W.A.T. stagione 9. Gamble (Annie Ilonzeh) ha dovuto affrontare le sue due famiglie, mentre Deacon (Jay Harrington) e Tan (David Lim) hanno dovuto prendere alcune decisioni importanti per il loro futuro. Inoltre, è stata diffusa la notizia di uno spin-off di S.W.A.T. con Shemar Moore, che ha sollevato molte domande su cosa aspettarsi in futuro.

Gamble lotta per essere una buona sorella e una brava poliziotta in S.W.A.T. Stagione 8, Episodio 21

Gamble fa una scelta discutibile

Nel finale della serie S.W.A.T., Gamble si rivolge a suo fratello per avere un’informazione. Si scopre che un ladro d’auto del passato di Hondo (Shemar Moore) e Deacon è ancora vivo, nonostante fosse dato per morto da 10 anni. Dato che il fratello di Gamble lavora nel settore automobilistico, potrebbe aver sentito qualcosa. Lui le mente, dicendole che non ha nulla a che fare con la faccenda, ma lei trova una delle auto rubate di lusso nel suo cortile. La nuova arrivata nella squadra 20 deve prendere una decisione importante, poiché si rende conto che dovrà arrestare suo fratello.

Per quanto abbia cercato di tenere separate le sue due famiglie, non è stato possibile, quindi ha chiesto il trasferimento a Oakland.

Alla fine, decide di non farlo e dice a Hondo che non può essere sia una buona sorella che una brava poliziotta. Per quanto abbia cercato di tenere separate le sue due famiglie, non è possibile, quindi chiede il trasferimento a Oakland. Sebbene Hondo inizialmente sia d’accordo, poiché non può fidarsi di lei, si rende conto che è una persona che vuole nella sua squadra e alla fine le fa capire chiaramente che non appoggerà il suo trasferimento.

S.W.A.T. nel mirino nel finale della serie

Nell’episodio 22 dell’ottava stagione di S.W.A.T., la squadra 20-Squad viene a sapere che un gruppo di mafiosi russi ha piazzato degli ordigni esplosivi in tutta Los Angeles durante la notte nel tentativo di far evadere uno dei loro uomini, Dmitri Rykov, dalla prigione. Hondo capisce subito che non si tratta affatto di un’evasione. Scoprendo che Rykov sarebbe stato scambiato con un prigioniero statunitense in Russia, Hondo ipotizza che questi fosse in possesso di informazioni preziose che mettevano a rischio la mafia russa.

Con Rykov riportato al quartier generale della S.W.A.T., l’edificio diventa l’obiettivo dei mafiosi. Ciò ha portato a una sparatoria al quartier generale con tutta la squadra 20 coinvolta, compresa Gamble, che era tornata per svuotare il suo armadietto e si è trovata lì per caso quando è scoppiata la violenza. Sebbene Ryvok inizialmente lavorasse con la squadra 20, ha finito per tradire la squadra nel tentativo di fuggire. È stato catturato di nuovo, mentre il resto dei mafiosi è stato ucciso o arrestato. Sebbene il quartier generale avesse subito dei danni, le persone all’interno erano al sicuro e Deacon chiarì che era l’unica cosa che contava.

Come l’inaspettata ricchezza di Deacon influisce sulla squadra di Hondo

All’inizio della stagione 8 di S.W.A.T. e alla fine della serie, la squadra scopre che Deacon ha donato 50.000 dollari in beneficenza. Il bonus firmato da Deacon per il lavoro come guardia di sicurezza del centro commerciale era abbastanza consistente da estinguere il mutuo, riempire i fondi per il college dei figli e fare donazioni a cause meritevoli. Ovviamente, la 20-Squad voleva che Deacon usasse una parte dei soldi per sé, ma lui non è quel tipo di persona.

Ha scelto di acquistare orologi Rolex per tutti i membri della squadra, ciascuno con l’incisione “20-Squad, Stay Liquid”.

Alla fine ha trovato un modo per fare un acquisto degno dei suoi obiettivi, e non era solo per lui. Ha scelto di comprare orologi Rolex per tutti i membri della squadra, con ognuno inciso con la scritta “20-Squad, Stay Liquid”. La mia unica lamentela è che non si fa menzione degli orologi per Luca, Chris e Street, che sono ancora membri amati della squadra, ma è stato comunque un bel momento

Allo stesso tempo, Heather ha portato il suo stalking a un livello superiore interagendo con i figli di Deacon, spingendolo a richiedere un ordine restrittivo. Con Annie e i bambini fuori città, Heather ha deciso di introdursi in casa di Deacon, che ha chiamato i rinforzi e insieme a Hondo è riuscito ad arrestare Heather per proteggere Deacon e la sua famiglia.

Tan riceve una nuova offerta di lavoro (ma inizialmente non la vuole)

Sfortunatamente per Tan, la sua task force è stata sciolta nel finale della serie, ma non perché stesse facendo un cattivo lavoro. Hicks ha spiegato a Tan che il criminale che la sua squadra stava cercando era stato catturato, il che significava che non c’era più bisogno della task force. A quanto pare, questi normali controlli stradali metteranno sempre in imbarazzo le task force.

Hicks ha comunque offerto a Tan un altro lavoro, chiarendo che sarebbe stato perfetto come collegamento con il sindaco per la S.W.A.T. All’inizio Tan non voleva quel lavoro, sostenendo di essere più bravo sul campo e di voler rimanere lì. Deacon alla fine convinse Tan ad accettare, dicendogli che c’era sempre il rischio di pericolo, ma che era anche un passo avanti importante per la sua carriera. Quindi, alla fine della serie, scopriamo che Tan ha accettato il lavoro, ma continua a lavorare con la squadra 20.

Come il finale dell’ottava stagione di S.W.A.T. prepara la nona stagione e lo spin-off di Hondo

Dopo l’uscita del finale della serie S.W.A.T., è arrivata la notizia che ci sarebbe stato uno spin-off a sorpresa di S.W.A.T. con Shemar Moore. Nello spin-off, Moore riprenderà il ruolo di Hondo, che esce dal pensionamento forzato per guidare la prossima generazione di agenti. Il finale di S.W.A.T. ha sicuramente preparato il terreno, mostrando che Hondo rimane concentrato sul far crescere i nuovi membri della squadra e sul sostenerne lo sviluppo. Il lato negativo è che Hondo non è stato costretto al pensionamento nel finale, quindi questo dovrebbe essere spiegato all’inizio dello spin-off.

Allo stesso tempo, il finale ha preparato il terreno per una potenziale nona stagione di S.W.A.T., chiarendo che c’è ancora del lavoro da fare. Il finale della serie non ha chiuso completamente tutti gli archi narrativi, dato che nessuno ha lasciato la squadra né è rimasto gravemente ferito. Vediamo Miko, Powell, Gamble, Tan, Deacon e poi Hondo lasciare il quartier generale per lavorare su un altro caso, consentendo a chiunque di loro di tornare in qualche modo in uno spin-off o di far rinascere S.W.A.T. nel prossimo futuro.

FBI – Stagione 8: cast, trama e tutto quello che sappiamo

FBI – Stagione 8: cast, trama e tutto quello che sappiamo

Ancorando un franchise epico di programmi sulla CBS, FBI è stato uno dei successi più costanti della rete e ha già ottenuto il rinnovo per l’ottava stagione. Creata dai maestri della TV Dick Wolf e Craig Turk, FBI segue le vicende degli agenti speciali della divisione criminale dell’ufficio di New York mentre affrontano alcuni dei casi più importanti che la Grande Mela può offrire. Come la maggior parte delle serie poliziesche, FBI si basa principalmente su un formato “un caso a settimana”, ma non perde mai l’occasione di esplorare la vita personale del numeroso cast.

Come la maggior parte delle serie TV di Dick Wolf, FBI ha immediatamente mostrato un potenziale spin-off, e il franchise è stato ampliato con FBI: Most Wanted e FBI: International. Nonostante il grande successo, la serie principale rimane il vero cuore del franchise e ha ricevuto un’attenzione speciale da parte della CBS. Mentre tutte le altre serie FBI hanno ottenuto rinnovi annuali, la serie principale ha ricevuto un ordine triennale dalla CBS nel 2024. Questo elimina ogni suspense sul futuro della popolare serie poliziesca, e gli agenti speciali dell’FBI torneranno non solo per l’ottava stagione, ma anche per la nona.

Ultime notizie sulla stagione 8 di FBI

Una nuova star sta già lasciando la serie

Mentre la stagione 7 continua a trasmettere nuovi episodi, le ultime notizie confermano che un attore protagonista di FBI non tornerà per la stagione 8. È stato ora riportato che la nuova arrivata Lisette Olivera, che avrebbe dovuto unirsi alla stagione 7 nel ruolo di Syd Ortiz, lascerà la serie dopo solo pochi episodi (via Deadline). Ortiz avrebbe dovuto essere la nuova partner di Scola dopo l’addio di Tiffany Wallace, ma la nuova arrivata nel team non resterà a lungo. Non è stata fornita alcuna motivazione ufficiale, ma alcune fonti sostengono che semplicemente non fosse adatta a un ruolo che richiede un’attrice più matura.

Confermata l’ottava stagione di FBI

La CBS ha ordinato altre due stagioni

A differenza di molte altre serie televisive che ogni anno si trovano sotto i riflettori, la CBS ha risolto la questione del futuro di FBI all’inizio del 2024. Anche se Most Wanted e International sono stati rinnovati per una sola stagione, la serie di punta ha ottenuto un rinnovo per tre stagioni tutte in una volta. Questa decisione garantisce a FBI la messa in onda fino alla nona stagione, che andrà in onda nel palinsesto autunnale 2026-2027 (salvo eventuali chiusure a livello industriale). Pertanto, FBI stagione 8 è già in lavorazione e non c’è dubbio che l’ufficio di New York tornerà in azione il prossimo autunno.

  • FBI va attualmente in onda il martedì alle 20:00 EST sulla CBS.

Un ordine per tre stagioni è estremamente raro, ma non è davvero una sorpresa considerando l’enorme popolarità delle serie di Dick Wolf. Il leggendario creatore televisivo raramente sbaglia e ha riscosso un successo particolare con le serie poliziesche. Allo stato attuale, il destino di FBI oltre la nona stagione non è ancora deciso, ma non c’è dubbio che la rete ordinerà almeno un’altra stagione una volta che le tre stagioni saranno terminate. Anche se le altre serie del franchise sono meno certe, FBI ha delle basi solide che potrebbero consentirle di durare per decenni, come Law & Order di Wolf.

La settima stagione di FBI è stata trasmessa per la prima volta il 15 ottobre 2024.

Dettagli sul cast della stagione 8 di FBI

Quali agenti torneranno per la stagione 8

Come la maggior parte delle serie procedurali di lunga durata, il cast di FBI è cambiato diverse volte durante i suoi quasi dieci anni di vita. Ci sono stati anche alcuni cambiamenti nella stagione 7, e questo potrebbe suggerire che la stagione 8 sarà un po’ più stabile in termini di cambiamenti nel cast. Katherine Renee Kane lascerà la serie durante la settima stagione e non sarà presente nell’ottava stagione per riprendere il ruolo dell’agente speciale Tiffany Wallace. La sua sostituta avrebbe dovuto essere la nuova arrivata Lisette Olivera nel ruolo di Syd Ortiz, ma è stato confermato che Olivera non tornerà per l’ottava stagione.

D’altra parte, si prevede che personaggi di spicco come Missy Peregrym torneranno nella stagione 8 nei panni dell’agente speciale Maggie Bell, insieme a Jeremy Sisto nel ruolo dell’assistente SAC Jubal Valentine. È previsto anche il ritorno del resto del team dell’ufficio di New York, e durante tutta la stagione saranno presenti anche guest star, anche se è impossibile indovinare chi saranno in questa fase iniziale.

Dettagli sulla trama della stagione 8 di FBI

Casi ancora più esplosivi per l’ufficio di New York

È difficile prevedere esattamente cosa accadrà nella stagione 8 di FBI per una serie di motivi. Innanzitutto, qualsiasi trama generale sarà delineata nel finale della stagione 7 e sarà quindi imprevedibile fino alla conclusione della stagione. In secondo luogo, il formato “un caso a settimana” significa che la maggior parte degli episodi non è collegata agli altri e di solito è autonoma. Questo lascia la stagione 8 di FBI in sospeso per ora, e solo durante la pausa tra la stagione 7 e la stagione 8 inizieranno a emergere i dettagli sulle trame future.

FBI – Stagione 7, la spiegazione del finale: c’è un traditore nell’ufficio di New York

Il promo del finale della settima stagione di FBI prometteva una minaccia per l’ufficio di New York. La domanda era sempre se quella minaccia fosse l’ASAC Jubal Valentine (Jeremy Sisto), come sembrava suggerire il promo. Ovviamente conosciamo Jubal abbastanza bene da sapere che non tradirebbe mai il suo Paese, quindi abbiamo trascorso il finale della settima stagione di FBI alla ricerca di indizi su chi fosse il vero traditore.

Ma non si trattava solo di un traditore all’interno dell’FBI. Con un attacco terroristico che minacciava tutto gli Stati Uniti, la squadra ha dovuto lavorare sotto copertura, senza poter accedere ai propri strumenti abituali, poiché questi erano stati disattivati. Sapendo che l’ottava stagione dell’FBI era in lavorazione, gli sceneggiatori della serie hanno anche avuto l’opportunità di inserire un importante colpo di scena che avrebbe lasciato una vita in bilico.

Chi è il cattivo del finale della settima stagione di FBI e perché rimane una minaccia?

C’è più di un solo traditore

Il finale della settima stagione di FBI inizia con Kevin (Kevin Sussman) che arriva da Jubal con la notizia di un attacco in programma. L’attacco è chiamato “A New Day”, ma Kevin non è disposto a rivelare tutte le informazioni in una volta sola. Ha paura, e a quanto pare ha motivo di averne. A causa di tutto ciò che ha ottenuto dai computer del Dipartimento di Giustizia, è sotto sorveglianza e non ci vuole molto perché la minaccia irrompa nella sede segreta dell’FBI e uccida tutti tranne Jubal.

Dopo aver inviato un segnale di soccorso, un’agente dell’FBI arriva in aiuto di Jubal, ma lui non si fida di lei. È arrivata troppo in fretta, considerando che avrebbe dovuto provenire dall’ufficio di New Jersey. Dopo averla uccisa, Jubal trova un tatuaggio sul suo braccio e scopre che dietro l’attacco c’è un gruppo terroristico chiamato Forefront, che collabora con i cinesi e si è infiltrato nell’FBI tramite dei traditori.

A questo punto, l’ufficio di New York deve essere chiuso, con tutto il personale sospeso dal servizio e senza accesso alla rete dell’FBI.

Forefront è riuscito a far consegnare dei cellulari esplosivi ad altri membri dell’FBI, provocando le esplosioni. A questo punto, l’ufficio di New York deve essere chiuso, con tutto il personale sospeso dal servizio e senza accesso alla rete dell’FBI. Tuttavia, la squadra riesce ad arrivare al fondo della situazione e, mentre il vero traditore viene arrestato, Forefront rimane là fuori, pronto a portare le minacce cinesi negli Stati Uniti nella stagione 8 della serie di Dick Wolf.

Come Jubal è diventato il capro espiatorio più facile (ma chi era il vero traditore)

Era facile capire perché Jubal fosse diventato rapidamente il principale sospettato di tradimento quando il direttore Reynolds (Ben Shenkman) ha iniziato a interrogarlo. Le decisioni sbagliate prese da Jubal in passato e il fatto di essere stato scavalcato per una promozione potevano significare che era disposto a collaborare con un’organizzazione terroristica o ad accettare di essere ricattato.

Naturalmente, Jubal e Isobel (Alana De La Garza) hanno iniziato a chiedersi se fosse stato Reynolds a essere coinvolto nell’attacco iniziale. Questo fino a quando il suo telefono è esploso, uccidendolo all’istante.

Fortunatamente, Maggie è riuscita a raggiungere il pavimento e ha trovato Isobel svenuta, nascondendosi mentre il vicedirettore Keene entrava nella stanza con uno dei suoi tirapiedi. Maggie ha sentito una conversazione che ha chiarito che Keene era il traditore e che aveva fatto tutto questo per prendere il controllo dell’ufficio di New York.

Mentre l’ufficio veniva chiuso e tutti venivano sospesi dal servizio, Maggie tornò dal gruppo per condividere la notizia. Ora erano rimasti senza alcun accesso al mainframe dell’FBI per arrivare al fondo dell’attacco, e dovevano ancora provare che Keene era dietro tutto questo. Con l’accesso alle fonti confidenziali, sapevano di poter fare dei danni, ma solo un membro della squadra era disposto a mettersi in pericolo per sconfiggere Keene una volta per tutte.

Il ruolo di Isobel e il colpo di scena

Nonostante fosse stata inizialmente dichiarata morta, Isobel è arrivata al nascondiglio dove OA (Zeeko Zaki), Maggie, Dani (Emily Alabi), Scola (John Boyd), Elise (Vedette Lim), Ian (James Chen) e Jubal si erano riuniti per capire la situazione. Superato lo shock iniziale, il gruppo ha capito che avrebbe dovuto lavorare con le proprie fonti interne per scoprire il motivo per cui otto agenti in particolare erano stati attaccati. Tutto riconduce agli operatori che indagavano sui casi di influenza.

Con queste informazioni, Isobel è tornata in ufficio e ha rivelato di essere sopravvissuta. Inoltre, ha detto di essere d’accordo con Keene e di volerlo aiutare, e che è disposta a rivelare dove si trovano Maggie e OA, aggiungendo che stanno lavorando in segreto per catturare Keene. Naturalmente, Keene le fa il gioco e manda una squadra dal gruppo, che sta aspettando che i terroristi si facciano vivi.

Con Forefront temporaneamente fuori gioco, Isobel rivela di aver registrato l’intera conversazione, in cui Keene ammette di collaborare con i cinesi. Anche uno dei suoi uomini è disposto a rilasciare una dichiarazione al riguardo. Sembra che l’FBI abbia vinto e salvato la situazione, fino alla fine dell’episodio. Il finale della settima stagione di FBI si conclude con Isobel che fatica a parlare durante un discorso, poi sviene e Maggie rivela che non ha polso.

Come il finale della settima stagione prepara l’ottava

La domanda più importante che si pone alla vigilia della stagione 8 della serie di punta FBI è se Isobel sopravviverà. Durante tutta la stagione 7 c’erano già state preoccupazioni che potesse lasciare l’ufficio di New York, ma alla fine ha chiarito che si fidava dei suoi colleghi e che non vedeva l’ora di lavorare con loro. Potrebbe aver subito alcune complicazioni tardive a causa dell’esplosione all’inizio dell’episodio, il che non sorprende considerando che non ha ricevuto cure mediche quando avrebbe dovuto, e ora la squadra potrebbe dover affrontare il dolore, oltre alla minaccia terroristica ancora in atto.

Questo permetterà a Jubal di sostituirla temporaneamente nella sua posizione, dimostrando che non dovrebbe più essere frenato nella sua carriera.

Anche se Isobel sopravviverà, probabilmente dovrà prendere un congedo per motivi di salute. Questo permetterà a Jubal di assumere la sua posizione, dimostrando che non dovrebbe essere frenato nella sua carriera. Ciò significa anche che qualcun altro dovrà essere promosso temporaneamente alla posizione di Jubal, che potrebbe essere Maggie o OA.

Allo stesso tempo, c’è ancora una minaccia nella stagione 8 di FBI. Forefront è ancora là fuori e, anche se i terroristi avranno bisogno di tempo per riorganizzarsi, è chiaro che le minacce internazionali sono motivo di preoccupazione. Inoltre, ci sono persone all’interno dell’FBI che erano d’accordo con Keene e potrebbero ancora nascondersi nell’ombra, offrendo a Forefront una nuova possibilità.

Your Friends & Neighbors – Stagione 1 Episodio 8, la spiegazione del finale

La storia si svolge a passo di lumaca nell’ottavo episodio di Your Friends and Neighbors, ma prepara perfettamente il terreno per l’arco narrativo finale della stagione. Il personaggio interpretato da Jon Hamm, Andrew Cooper, riesce a essere rilasciato su cauzione nell’ultima puntata della serie originale Apple TV+. Tuttavia, il caos regna sovrano quando la maggior parte delle persone che lo conoscono si dividono sul suo coinvolgimento nell’omicidio di Paul. Mentre personaggi come la moglie di Choi e Sam cambiano improvvisamente schieramento, altri come Choi, Mel e i figli di Cooper si rifiutano di credere che lui abbia qualcosa a che fare con l’omicidio.

Your Friends and Neighbors non ha ancora rivelato l’identità dell’assassino, ma sembra evidente che Andrew Cooper non abbia commesso il crimine. Tuttavia, se il vero autore del delitto non verrà trovato presto, Cooper potrebbe trovarsi in guai seri. I problemi di Cooper aumentano notevolmente nell’episodio 8 di Your Friends and Neighbors, quando scopre che qualcuno ha rubato tutti i soldi che aveva guadagnato derubando i suoi ricchi vicini. Questo potrebbe significare che intraprenderà un’altra avventura di furti e rischierà di essere catturato nel finale della serie?

La spiegazione del monologo di Cooper alla fine dell’episodio 8

Il monologo di Cooper riflette su quanto le cose siano degenerate senza che lui se ne rendesse conto

Nei momenti finali dell’episodio 8 di Your Friends and Neighbors, Cooper incontra la sua ex moglie e le racconta di come le cose siano peggiorate notevolmente negli ultimi giorni. Lei gli chiede come sono finiti in quella situazione. Prima che inizino i titoli di coda dell’episodio, Cooper va a correre mentre la domanda di Mel continua a risuonare nella sua testa. Ripensando a tutto quello che gli è successo nelle ultime settimane, anche lui si chiede come le cose siano potute andare così male.

Ricorda tutto, dal licenziamento ai furti nel quartiere, chiedendosi se sia ancora possibile tornare indietro e rimediare ai propri errori. Quando capisce davvero quanto la situazione sia degenerata, si rende conto che potrebbe essere troppo tardi per tornare indietro e sistemare le cose. Sebbene l’ottavo episodio di Your Friends and Neighbors non presenti sviluppi significativi nella trama, il finale lascia intendere che Cooper è sul punto di crollare. Una volta che ciò accadrà, inizierà a “diventare cattivo” e supererà diversi limiti morali per garantire la propria sopravvivenza.

Chi ha rubato i soldi di Cooper?

Sembra che sia stata Elena

Dopo essere tornato a casa dal carcere, Cooper si guarda intorno nella sua casa sperando di trovare i soldi che aveva accumulato con i suoi furti. Tuttavia, con sua grande sorpresa, i soldi non si trovano da nessuna parte. Inizialmente si chiede se la polizia abbia trovato il suo nascondiglio e lo abbia confiscato. Questo pensiero non lo assilla a lungo, però, perché si rende conto che le uniche prove concrete che hanno trovato contro di lui sono la pistola nella sua auto e i campioni del suo DNA a casa di Sam. Nel corso dell’episodio, una scena mostra Elena che incontra l’uomo che chiedeva soldi a suo fratello nell’episodio 7 di Your Friends and Neighbors.

Elena gli consegna una borsa piena di soldi e gli chiede di stare lontano da suo fratello. L’uomo protesta, ma Elena gli fa capire che non cambierà idea. Questa scena rende evidente che Elena ha rubato i soldi da casa di Cooper subito dopo il suo arresto e li ha usati per pagare il debito di suo fratello. Cooper potrebbe non avere modo di scoprire chi ha preso i suoi soldi, ma Elena potrebbe alla fine dirgli la verità, a seconda che voglia collaborare di nuovo con lui.

Perché Choi dice che non gli importa se Cooper ha ucciso Paul

Choi lo considera il suo migliore amico, indipendentemente dalle sue azioni

Choi, Nick e Cooper escono a festeggiare nell’ultima parte dell’episodio. Dopo una notte di divertimento, i tre finiscono su un campo da golf, dove Nick si addormenta mentre Cooper e Choi parlano di tutto quello che è successo loro fino a quel momento. Quando Cooper lo spinge a chiedergli dell’omicidio, Choi lo liquida dicendo che non gli importa più se ha commesso il crimine. Cooper continua a assicurargli che non ha ucciso Paul, il che aiuta Choi a sentirsi un po’ sollevato.

Questa sequenza stabilisce che, anche se Choi sospetta che Cooper abbia fatto qualcosa di losco per mantenersi a galla, crede che non arriverebbe mai al punto di fare del male a qualcuno. Nel profondo, sembrava sapere che Cooper non era capace di uccidere qualcuno a sangue freddo. Tuttavia, aveva paura che Cooper non fosse più la persona che conosceva. In un momento di spensieratezza, Cooper coglie l’occasione per raccontare a Choi delle sue attività di ladro. Tuttavia, con suo grande disappunto, prima che Choi possa ascoltarlo, cade a terra e si addormenta.

La spiegazione delle analogie tra la vita di Choi e quella di Cooper

Entrambi i personaggi mettono in discussione lo stile di vita che si sono creati

Your Friends and Neighbors stabilisce molte analogie tra le narrazioni di Cooper e Choi. Cooper era il cliente più importante di Choi. Pertanto, il declino finanziario di Cooper ha un impatto negativo anche su di lui. Mentre Cooper lotta per stare al passo con le crescenti esigenze della sua famiglia e trova difficile liberarsi dei lussi inutili di cui si è circondato, anche Choi non riesce a capire come e quando le cose siano andate così male per lui. Le crescenti richieste di sua moglie lo opprimono e lui si chiede perché possiede così tanta spazzatura inutile.

Forse l’unica differenza tra i due personaggi di Your Friends and Neighbors è che Cooper ha già infranto la legge per garantire la propria sopravvivenza. Se Choi scoprisse cosa ha fatto, potrebbe diventare suo alleato o costringerlo a smettere prima che sia troppo tardi. Oppure, se la moglie di Choi lo costringesse a stare lontano da Cooper, potrebbe persino allontanarsi dal suo migliore amico e lasciarlo affrontare da solo le conseguenze delle sue azioni.

Perché Mel difende Cooper quando Sam lo chiama assassino

Mel sa che Cooper non ucciderebbe mai nessuno

Sam e Mel si incontrano in un bar nei primi minuti dell’episodio 8 di Your Friends and Neighbors. Sam cerca inizialmente di aprire la conversazione in modo piacevole, riconoscendo che si trovano in una situazione imbarazzante. Tuttavia, Mel risponde in modo sarcastico, il che porta presto a un grave scontro tra i due. Con ciò che segue, Sam solleva la possibilità che Cooper sia l’assassino di Paul, ma Mel cerca di difenderlo. Ben presto, i due personaggi finiscono per azzuffarsi prima che Nick li separi.

Il sostegno di Mel nei confronti di Cooper nell’episodio di Your Friends and Neighbors dimostra che, nonostante i sentimenti contrastanti verso quasi tutto, lei conosce bene Cooper e crede che non sia capace di uccidere qualcuno.

Il fatto che Sam cerchi di addossare la colpa del crimine a Cooper la rende sospettosa, rendendo difficile non chiedersi se stia cercando di proteggere se stessa. È anche interessante vedere come Mel sostenga il suo ex marito anche quando quasi tutti sembrano sospettare di lui. Il sostegno di Mel nei confronti di Cooper nell’episodio Your Friends and Neighbors dimostra che, nonostante i suoi sentimenti contrastanti verso quasi tutto, conosce bene Cooper e crede che non sia capace di uccidere qualcuno.

Bet – Stagione 1, la spiegazione del finale: cosa è successo ai genitori di Yumeko

La serie Bet di Netflix si conclude con Yumeko Kawamoto che raggiunge il suo obiettivo e le sue vere intenzioni vengono alla luce. La scena iniziale dell’ultimo adattamento live-action di Kakegurui inizia con Yumeko che si iscrive all’esclusiva St. Dominic’s Prep, nota per le scommesse ad alto rischio in cui sono coinvolti gli studenti. Yumeko, una giocatrice compulsiva, viene coinvolta nel caotico mondo della St. Dominic’s, battendo i migliori giocatori della scuola e perdendo anche alcune partite durante la sua ascesa fulminea verso la vetta.

Inizialmente, Yumeko non è vista come una minaccia, ma la sua capacità di finire in testa anche nelle partite che gli altri studenti sono sicuri che perderà attira l’attenzione del presidente del consiglio studentesco della St. Dominic’s, Kira. Mentre si lascia coinvolgere con entusiasmo dai famigerati giochi d’azzardo, Yumeko non perde di vista il suo obiettivo, che è quello di scoprire chi ha ucciso a sangue freddo i suoi genitori. Quando ottiene un posto nell’ambitissimo consiglio studentesco, Yumeko finalmente si trova faccia a faccia con l’assassino dei suoi genitori e li vendica alla fine della serie TV live-action di Netflix.

Cosa è successo ai genitori di Yumeko in Bet

I genitori di Yumeko sono stati uccisi perché hanno tradito il Kakegurui Club

Fin dall’inizio di Bet, Yumeko aveva un solo obiettivo. Voleva uccidere chi aveva ucciso i suoi genitori e non era troppo interessata a scoprire cosa avesse portato alla loro morte. Per Yumeko, il fatto che fossero stati uccisi era più importante del motivo dietro al loro omicidio. Man mano che approfondiva il mistero, giunse erroneamente alla conclusione che il padre della sua compagna di stanza fosse l’assassino dei suoi genitori perché aveva lo stesso nome della persona con cui li aveva sentiti litigare. Il piano di Yumeko per uccidere Ray non funzionò, il che si rivelò una fortuna perché lui non era il vero colpevole.

La persona che aveva avuto un ruolo nella loro morte era in realtà il padre di Michael. Alla fine di ogni trimestre, i membri del consiglio studentesco del St. Dominic hanno la possibilità di incontrare il consiglio scolastico, il che rappresenta un’opportunità per Yumeko di vendicare i suoi genitori. Il giocatore compulsivo inizialmente ha cercato di avvelenare Ray, ma ha fallito e alla fine lei e Kira hanno ingerito la sostanza letale. Mentre i due adolescenti giocavano d’azzardo per l’antidoto, Kira ha fornito alcune informazioni illuminanti su Keiko e Jo Jobami.

Sebbene fosse stato Ray a dare fuoco a Keiko e Jo, dietro il loro omicidio c’era l’intero Kakegurui Club.

I genitori di Yumeko avevano creato una valuta digitale che avrebbe aiutato a distribuire la ricchezza del Kakegurui Club ad altri membri della società. Quando i loro amici scoprirono cosa stavano progettando Keiko e Jo, mandarono Ray a fermarli prima che perdessero tutto ciò che avevano. Sebbene sia stato Ray a dare fuoco a Keiko e Jo, dietro l’omicidio c’era l’intero Kakegurui Club. In un interessante colpo di scena, Ray, prima di esalare l’ultimo respiro, ha rivelato che la madre di Yumeko potrebbe essere ancora viva.

Come Yumeko vendica la morte dei suoi genitori

Yumeko uccide Ray nel finale di stagione di Bet

Yumeko uccide Ray nel finale di stagione di Bet

Sebbene Yumeko desse l’impressione di amare semplicemente il gioco d’azzardo e il rischio, dietro quella facciata si nascondeva un oscuro segreto. La morte dei suoi genitori aveva lasciato un segno indelebile nella giovane Yumeko e vendicarli era diventato lo scopo della sua vita. Anche quando scoprì che Ray era il padre di uno dei suoi amici più cari, non si lasciò fermare. Quindi, quando ebbe l’occasione di vendicarsi, non ci pensò due volte.

Quando Yumeko incontrò Ray alla riunione tra il consiglio studentesco e i membri del consiglio di amministrazione, avvelenò il suo drink, ma lui non lo bevve perché Kira glielo aveva portato via. Tuttavia, ebbe un’altra opportunità quando il suo nuovo partner le porse un drink con lo stesso veleno letale che lei aveva intenzione di dargli in un primo momento. Yumeko pugnalò Ray con un frullatore e lui morì, ma le lasciò un mistero riguardo al destino di sua madre.

Perché Kira si allea con Yumeko alla fine della prima stagione di Bet

Kira vuole riconquistare il suo posto nel consiglio studentesco

Dire che Kira e Yumeko non andavano d’accordo sarebbe un eufemismo. Ma, cosa interessante, i due finiscono per formare una coppia nel finale della serie. Come Yumeko, anche la vita di Kira è stata plasmata dai suoi genitori, solo in modo diverso. Kira voleva compiacere suo padre e ereditare il suo impero una volta che lui l’avesse ritenuta pronta. Ma con sua grande sorpresa, lui ha scelto sua sorella come presidente del consiglio studentesco.

Bet è ambientato negli Stati Uniti, mentre Kakeguri è ambientato in Giappone.

Quindi, quando Kira ha scoperto che suo padre era coinvolto nell’omicidio di Keiko e Jo, ha naturalmente unito le forze con Yumeko nella speranza di farlo cadere. Sebbene abbia aiutato Yumeko a fuggire dopo che questa ha ucciso Ray, non c’è modo di sapere se Kira rimarrà fedele alla loro alleanza, dato che ha passato tutta la vita cercando di compiacere suo padre. Non sarà facile per Kira spegnere quella parte di sé, anche se questo significa ottenere ciò per cui ha lavorato così duramente.

Ryan e Yumeko finiranno insieme in Bet?

Ryan e Yumeko sono ancora amici nel finale di stagione di Bet

Bet di Netflix non è una serie molto romantica. La serie si concentra invece su Yumeko e la gerarchia al St. Dominic’s. Tuttavia, c’è una storia d’amore che sboccia tra Yumeko e Ryan. Ryan si è innamorato all’istante di Yumeko, ma non sembrava che lei provasse lo stesso per lui. Anche quando lei gli ha offerto di prendere la sua verginità, era più per vincere una scommessa che perché provava qualcosa per lui. Quindi, anche se Ryan ha aiutato Yumeko a scappare, i due non hanno instaurato un legame romantico nel finale della serie live-action.

Come il finale di Bet prepara la seconda stagione

Bet non si è concluso con tutte le domande risolte, il che prepara naturalmente il terreno per una seconda stagione. Nel finale di Bet, Ray è morto, rendendo Michael il capo dell’organizzazione criminale di suo padre. Dato che aveva cercato di impedire a Yumeko di uccidere Ray, potrebbe voler vendicare la sua morte, anche se non avevano un rapporto stretto. Yumeko ha anche promesso a Kira che l’avrebbe aiutata a ottenere il controllo del consiglio studentesco, quindi il cambiamento nella loro dinamica gioca un ruolo enorme in ciò che può accadere nella potenziale seconda stagione del dramma scolastico.

Come il finale della prima stagione di Bet cambia l’anime

Quando è stato annunciato che Netflix avrebbe realizzato un altro adattamento live-action di Kakegurui, era chiaro che la nuova serie sarebbe stata molto diversa dall’anime. Bet apporta diverse modifiche a Kakegurui, tra cui l’ambientazione, il titolo e il motivo per cui Yumeko si trova al St. Dominic’s. Quindi, naturalmente, il finale di Bet è leggermente diverso dall’anime.

Nel finale di Bet, Yumeko scappa, si allea con Kira e sopravvive per combattere un altro giorno dopo aver vendicato i suoi genitori. L’anime, invece, si conclude con Ririka che trama per sconfiggere Yumeko. Nonostante queste differenze, ci sono alcune somiglianze tra Bet e Kakegurui, in quanto Kira e Yumeko non finiscono per diventare nemici, ma conoscenti che hanno imparato a rispettarsi a vicenda.

Fear Street: Prom Queen, la spiegazione del finale e dell’identità dell’assassino

Il film indipendente su Netflix Fear Street, Fear Street: Prom Queen, conduce a un finale ricco di azione che risponde alla domanda sull’identità e le motivazioni dell’assassino. Il 2021 è stato un anno eccellente per gli appassionati di slasher, e la trilogia Fear Street è stata una delle ragioni principali. Quattro anni dopo, Fear Street: Prom Queen, ambientato nella stessa città e nella stessa linea temporale ma indipendente, continua il divertimento. La storia, ambientata nel 1988, segue una ragazza adolescente di nome Lori Granger che è in corsa per diventare reginetta del ballo contro la regina del liceo Shadyside, Tiffany Falconer, e il suo branco di lupi.

La notte prima del ballo, un killer con un impermeabile rosso e una maschera nera inquietante uccide una delle candidate a reginetta del ballo, il primo di una lunga serie di omicidi. La violenza continua il giorno del ballo, quando il killer del ballo inizia a fare a pezzi e pugnalare i personaggi di Fear Street: Prom Queen a un ritmo allarmante, concentrandosi sulle candidate al titolo di reginetta. Lori deve sopravvivere alla notte sanguinosa con la speranza di vincere la corona.

La spiegazione dell’identità e le motivazioni del killer in Fear Street: Prom Queen

Fear Street: Prom Queen include due killer (e un aspirante killer)

Il colpo di scena più interessante di Fear Street: Prom Queen è il fatto che non c’è un solo killer. Il film di R.L. Stine si è ispirato a Scream VI, rivelando che tutti e tre i membri della famiglia Falconer sono i cattivi. Dan e Nancy Falconer sono i due che sicuramente si nascondono sotto la maschera del killer, dato che Tiffany è al ballo con i suoi amici quando avvengono la maggior parte degli omicidi. Entrambi i genitori vogliono assicurarsi che Tiffany vinca il titolo di reginetta del ballo. Tuttavia, Nancy ha anche una motivazione nascosta. Lei nutre rancore nei confronti della famiglia Granger, accusandola di aver portato via tutto ciò che spetta ai Falconer.

Alla fine del film Fear Street, tutte le candidate al titolo di reginetta del ballo, tranne Lori, sono morte…

D’altra parte, Tiffany molto probabilmente non ha ucciso nessuno dei suoi compagni di classe, considerando la tempistica degli omicidi. Tuttavia, tenta di uccidere Lori a casa dei Falconer dopo che Lori ha vinto il titolo di reginetta del ballo. Tiffany pensa di meritare il titolo e incolpa Lori di averle rubato Tyler. Inoltre, il fatto di essere stata cresciuta da un assassino probabilmente l’ha condizionata a credere che l’omicidio sia una soluzione accettabile alla rabbia.

Chi muore e chi sopravvive in Fear Street: Prom Queen

Fear Street: Prom Queen

Numero totale di omicidi nella serie di film Fear Street: 129

Come la trilogia di Fear Street, Fear Street: Prom Queen è pieno di omicidi raccapriccianti che scioccano il pubblico. Non è una storia per i deboli di cuore, poiché gli omicidi sono violenti e sanguinosi proprio come quelli dei film precedenti. Alla fine del film Fear Street, tutte le candidate a reginetta del ballo tranne Lori sono morte, oltre a un sacco di studenti, il signor Stokeland, Nancy e forse anche il preside.

In totale, muoiono da dodici a quattordici persone (solo due non per mano di un Falconer) in un’ora e mezza, il che è in linea con il numero di vittime degli altri assassini di Fear Street. Anche se il preside respira ancora quando arriva l’ambulanza, viene incluso nel conteggio delle vittime perché le sue ferite lo porteranno quasi certamente alla morte in ospedale.

La maggior parte dei liceali al ballo riesce a scappare perché scappa non appena un assassino entra nella palestra. Le uniche vittime specifiche e nominate che sopravvivono ai Prom Killers sono Lori e Megan. Megan sospetta immediatamente che le persone stiano morendo a causa della sua conoscenza dell’horror, ma in un nuovo colpo di scena, non è la sua conoscenza dell’horror a salvarle la vita. È invece Lori a salvare la sua migliore amica.

Nel frattempo, Lori è la protagonista femminile ufficiale di Fear Street: Prom Queen. Fin dall’inizio del film, è silenziosamente resiliente, determinata e una sopravvissuta. Tuttavia, non riconosce queste caratteristiche di sé stessa fino a quando non sopravvive all’intero film. La sua dichiarazione, “Sono Lori Granger, cazzo”, dimostra che finalmente ha accettato la sua forza interiore.

Cosa è realmente successo al padre di Lori Granger

Fear Street: Prom Queen

La madre di Lori Granger è innocente dell’omicidio del padre di Lori

La morte del padre di Lori Granger incombe su tutto Fear Street: Prom Queen. Sua madre, Rosemary, è stata accusata dell’omicidio del padre circa 18 anni e mezzo prima, segnando la famiglia con una metaforica lettera scarlatta. Secondo la leggenda di Shadyside, Rosemary si innamorò di un ragazzo dell’altra parte della città che la voleva solo per sesso. Dopo essere rimasta incinta, scoprì che lui non era davvero innamorato di lei, così gli tagliò la gola vicino al fiume.

Questa cattiva reputazione spinge Lori a cercare la perfezione, a preoccuparsi dell’opinione degli altri e a candidarsi come reginetta del ballo. Durante tutto il film rimane convinta che sua madre non sia colpevole, e alla fine scopre di avere ragione.

Alla fine di Fear Street: Prom Queen, Nancy Falconer rivela di essere stata lei a tagliare la gola al padre di Lori. Lei usciva con lui prima di Rosemary e si era arrabbiata perché lui non la amava. Nancy incolpava anche Rosemary di averglielo rubato. Per questo ha ucciso il padre di Lori e ha incastrato Rosemary, punendo l’adolescente incinta.

Come la scena dei titoli di coda di Fear Street: Prom Queen si collega alla famiglia Goode

Nancy potrebbe essere una delle vittime della famiglia Goode

Fin da quando R.L. Stine lo ha annunciato, Fear Street: Prom Queen è stato etichettato come un film a sé stante, e questo alla fine si è rivelato vero. Tuttavia, la scena a metà dei titoli di coda del film del 2025 include un sottile collegamento con la trilogia originale di Fear Street. Nancy giace a terra morta con il sangue che le cola dalla testa e si raccoglie sul pavimento, formando un simbolo che i fan riconosceranno. Il sangue di Nancy diventa il Marchio della Strega, noto anche come Marchio del Diavolo, dei film originali.

La famiglia Goode sacrifica ogni dieci anni un abitante di Shadyside affinché diventi un assassino all’interno del Marchio della Strega. Inoltre, il simbolo è visibile sulla copertina del libro che viene preso nella scena a metà dei titoli di coda alla fine di Fear Street: Part 3 – 1666. Questo solleva la questione se Nancy fosse una delle vittime sacrificali della famiglia Goode. È certamente una possibilità, anche se sarebbe piuttosto lenta da sviluppare. Avrebbero dovuto sceglierla come vittima prima del 1978, dato che Nancy ha ucciso il padre di Lori 18-19 anni prima di Fear Street: Prom Queen.

Fear Street: Prom Queen – Spiegati gli altri collegamenti con la trilogia di Fear Street

Fear Street: Prom Queen include alcuni riferimenti a Fear Street: Part Two – 1978

A parte il simbolo nella scena a metà dei titoli di coda di Fear Street: Prom Queen, il film rimane per lo più distante dalla trilogia originale. All’inizio del film, Lori guarda un poster del Camp Nightwing e il film passa a dei flashback degli omicidi del 1978. Poi, alla fine di Fear Street: Prom Queen, un primo soccorritore spiega che il massacro al ballo scolastico è “peggio del ’78. Nonostante questi riferimenti, i film non sono collegati narrativamente, né ci sono personaggi importanti della trilogia in quel film.

Ci saranno altri film di Fear Street dopo Prom Queen?!

Gli amanti della trilogia Fear Street e di Fear Street: Prom Queen sono fortunati. Il quarto capitolo non sarà l’ultimo film della serie. Nel gennaio 2025, l’autore R.L. Stine ha annunciato in un’intervista a The Hollywood Reporter che altri tre film di Fear Street sono in fase di sviluppo dopo Fear Street: Prom Queen.

Stine non ha fornito dettagli sui libri da cui saranno tratti, ma ce ne sono molti tra cui scegliere. Tuttavia, molto probabilmente non saranno collegati al film del 2025, poiché si tratta di un film a sé stante ambientato a metà della trilogia originale. Se Fear Street: Prom Queen avrà lo stesso successo della trilogia originale, speriamo che il team creativo dedichi più attenzione e tempo alla realizzazione di questi film il prima possibile.

Doctor Odyssey – Stagione 1, la spiegazione del finale: Avery prende una decisione che cambia le carte in tavola

Ci sono stati innumerevoli alti e bassi che hanno portato al finale della prima stagione di Doctor Odyssey, ma l’equipaggio di The Odyssey lascia la storia in un buon punto in attesa del rinnovo. Il cast di Doctor Odyssey è uno dei principali punti di forza della serie per molti fan, ma la vera star dello show è la storia stravagante che si svolge nel corso degli episodi. Da una coppia innamorata a un attacco di orche, la serie ha trattato argomenti che la maggior parte degli altri drammi medici non avrebbe mai osato affrontare.

Resta da vedere se lo show verrà rinnovato, ma sembra probabile che la storia diventerà ancora più stravagante nella seconda stagione di Doctor Odyssey. Fino ad allora, il finale della prima stagione di Doctor Odysseysi conclude in modo abbastanza ottimistico da poter fungere da finale di serie, se necessario. E sembra probabile che la serie otterrà una seconda stagione, considerando che gli ascolti di Doctor Odyssey hanno superato persino quelli della serie di successo della ABC Grey’s Anatomy. Se lo show avrà un’altra stagione, sarà divertente vedere come manterranno lo slancio dopo alcuni importanti colpi di scena nel finale.

La decisione rivoluzionaria di Avery spiegata

Alla fine ha dovuto scegliere tra la scuola e Max

Sin dal triangolo amoroso tra Max, Avery e Tristan nell’episodio 6, il triangolo amoroso di Doctor Odyssey è stato uno degli elementi centrali della serie. Ma Max ha gettato tutto alle ortiche quando ha confessato di essere innamorato di Avery. Nonostante abbia avuto modo di affrontare nuove sfide entusiasmanti, come gestire un reparto di emergenza improvvisato e assistere a un intervento chirurgico eseguito con un trapano elettrico, Avery ha trascorso entrambe le parti del finale cercando di decidere se ricambiava segretamente i sentimenti di Max. Alla fine della stagione, arriva a una risposta. Il problema principale di Avery nell’intraprendere una relazione seria con Max è che non crede di poter gestire una relazione a distanza mentre cerca di superare gli esami di medicina.

Ma dopo aver inizialmente deciso di dare la priorità alla carriera, Avery conclude nei momenti finali che ama Max abbastanza da riuscire a conciliare carriera e amore allo stesso tempo. È un finale di stagione fantastico, ma solleva la questione di come riportare Avery in una seconda stagione. Speriamo che il possibile rinnovo della serie non significhi che Avery debba fallire gli studi per giustificare il suo ritorno.

La prima stagione di Doctor Odyssey si conclude con Max e Massey che restano

Entrambi avevano pensato di lasciare l’Odyssey

Il dottor Max Bankman e il capitano Robert Massey non interagiscono molto nel finale della prima stagione di Doctor Odyssey, ma entrambi prendono parte a una scena particolarmente toccante verso la fine. Una delle principali domande senza risposta dopo il finale della prima stagione di Doctor Odyssey è se lo show tornerà, ma c’è stato un periodo in cui sembrava che il finale avrebbe eliminato Max o Massey. Probabilmente si sarebbe trattato di un’uscita temporanea, pensata per aiutare il finale della prima stagione a fungere anche da chiusura della serie nel caso in cui questa non fosse stata rinnovata.

Ma sia che la loro uscita fosse stata annullata nella seconda stagione di Doctor Odyssey o fosse diventata definitiva, entrambe le ipotesi sono state evitate. Sebbene non riuscisse a immaginare la vita sulla nave senza Avery dopo la sua partenza per l’università, Max accetta l’Odyssey come un’affascinante avventura a metà strada tra il paradiso e l’inferno. E mentre Massey è stato quasi licenziato per aver disobbedito agli ordini di aiutare i sopravvissuti allo tsunami, l’equipaggio fa cambiare idea alla compagnia minacciando di dimettersi in blocco se Massey non mantiene il suo posto di lavoro. La nave non sarebbe più la stessa senza Robert o Max, quindi tenerli entrambi è un argomento forte a favore del rinnovo.

Tristan dimostra di essere un medico capace

La sua dedizione al lavoro è stata quasi messa in discussione

Sebbene sia più che qualificato secondo la maggior parte degli standard del mondo reale, Tristan non ha avuto la possibilità di dimostrare il suo valore come medico allo stesso livello di Max e Avery. Ha avuto i suoi momenti di gloria, ma Avery tende ad avere ragione quando lei e Tristan non sono d’accordo su come procedere con un paziente. Inoltre, Avery deve allontanare Tristan da un intervento nel finale della prima stagione di Doctor Odyssey perché è troppo ubriaco dalla notte precedente per essere affidabile.

Questo ovviamente solleva la questione se la ricaduta apparente di Tristan continuerà o addirittura peggiorerà nella seconda stagione di Doctor Odyssey, dato che era ancora agli inizi del suo percorso di recupero. Tuttavia, Tristan sfrutta al massimo il tempo in cui è solo, facendo nascere un bambino senza l’aiuto di Avery o Max, avvalendosi solo dell’assistenza di un’ostetrica di lingua spagnola a bordo della nave. Anche se la sua assistente temporanea fa gran parte del lavoro pesante, si spera che questo permetta a Tristan di perseguire altri grandi traguardi come medico professionista, se la serie continuerà.

Come il finale della prima stagione di Doctor Odyssey prepara la seconda

La relazione a tre della serie è finita per sempre?

Prima che l’equipaggio riaffermasse la fiducia in lui come capitano, Massey aveva attraversato una crisi esistenziale in seguito alla perdita del figlio avuto da Shania Twain, che lo aveva portato a pensare di abbandonare la nave. Ora che sembra felice del suo posto, avrà bisogno di una nuova trama nella seconda stagione di Doctor Odyssey. Anche il primo ufficiale Monroe è destinato a svolgere un ruolo ancora più importante nella prossima stagione, soprattutto dopo il suo breve periodo come capitano facente funzione nel finale.

Supponendo che non torni dalla facoltà di medicina in cattivi rapporti, The Odyssey potrebbe inoltre richiedere almeno un sostituto temporaneo per Avery all’inizio della prossima stagione. Nel frattempo, il gruppo degli Alcolisti Anonimi di Tristan potrebbe richiedere un ruolo più sostanziale se vuole continuare a sviluppare le sue capacità di infermiere senza ulteriori complicazioni. Ma se c’è una cosa che Avery e Tristan hanno in comune, è che entrambi dovranno iniziare a esplorare la loro vita sentimentale da una nuova prospettiva, ora che il loro rapporto a tre sembra essersi dissolto in qualcosa di più platonico sulla scia della relazione tra Avery e Max.

Cosa aspettarsi dalla seconda stagione di Doctor Odyssey

La teoria del coma di Max probabilmente non avrà molto seguito

Dato il finale piuttosto realistico della prima stagione di Doctor Odyssey, sembra improbabile aspettarsi molto dalla teoria del coma di Doctor Odyssey, anche se alcune battute del finale continueranno inevitabilmente a convincere alcuni fan che The Odyssey è un sogno che Max sta vivendo in Purgatorio. Se la serie continuerà, probabilmente risolveranno quella teoria o aggiungeranno qualche elemento divertente per tenere i sostenitori della teoria con il fiato sospeso. Ma la cosa principale da aspettarsi dalla seconda stagione di Doctor Odyssey è un approfondimento delle relazioni sviluppatesi durante la prima stagione.

Max e Avery non hanno trascorso un solo giorno intero su The Odyssey come una coppia tradizionale, quindi la loro relazione potrebbe incontrare qualche ostacolo mentre cercano di navigare. Probabilmente anche Tristan troverà un nuovo amore, avendo apparentemente dimenticato Vivian in tutti gli episodi della seconda metà della prima stagione di Doctor Odyssey, tranne uno. E mentre l’equipaggio affronta nuove relazioni e obiettivi professionali, le stravaganti settimane a tema dovrebbero diventare più folli che mai, mentre i futuri episodi in due parti aumenteranno la posta in gioco abbastanza da rivaleggiare con tsunami e attacchi di orche, il che equivale a una stagione incredibilmente divertente se la serie tornerà.

Doctor Odyssey – Stagione 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

Doctor Odyssey – Stagione 2 si farà? Tutto quello che sappiamo

La serie medica non convenzionale della ABC Doctor Odyssey ha dato una nuova svolta al genere popolare, ma verrà rinnovata per una seconda stagione? Creata da Ryan Murphy (insieme a Jon Robin Baitz e Joe Baken), la serie racconta le vicende del dottor Max Bankman (Joshua Jackson), che guida il team medico a bordo della lussuosa nave da crociera Odyssey. Mentre affrontano le innumerevoli emergenze mediche che si verificano su una nave da crociera, il dottor Bankman e il suo team stringono anche legami intimi tra loro. Realizzato con il tipico occhio di Murphy per i drammi sexy, Doctor Odyssey si distingue facilmente dagli altri medical drama.

Doctor Odyssey è una delle tante nuove serie mediche che hanno debuttato durante la stagione autunnale 2024, ma la sua ambientazione e il suo concept lo rendono unico. Il cast di Doctor Odyssey prevede ogni settimana ospiti che aggiungono pepe al dramma interpersonale dei protagonisti, ma sono in definitiva i casi medici esagerati che rendono la serie interessante. Ryan Murphy non è nuovo ai successi e sono poche le sue creazioni che non hanno ottenuto stagioni aggiuntive. Detto questo, è possibile che Doctor Odyssey torni in onda in futuro, ma la ABC non ha ancora rinnovato la serie.

Ultime notizie su Doctor Odyssey Stagione 2

Il medical drama potrebbe essere cancellato

Nonostante l’ottimo inizio, le ultime notizie confermano che Doctor Odyssey potrebbe essere cancellato dopo la prima stagione. Anche se non c’è ancora nulla di ufficiale, è stato riferito che la ABC starebbe valutando la possibilità di cancellare la nuova serie dopo una sola stagione a causa dei costi elevati e del calo degli ascolti.

È emerso tuttavia che il destino di Doctor Odyssey non dipende interamente dalla ABC. Il presidente della Disney Television Studios Eric Schrier ha rivelato che la decisione di rinnovare o meno la serie è stata lasciata a Ryan Murphy. È raro che gli studi e le reti concedano tanta libertà a un singolo produttore esecutivo, ma Schrier ha dichiarato:

Adoro Doctor Odyssey, penso che sia uno show estremamente creativo e stiamo facendo tutto il possibile per sostenerlo. La decisione finale spetta a Ryan Murphy, se vuole continuare a farlo e se ritiene che ci siano storie da raccontare in cui crede.

Sebbene la prima stagione della serie potrebbe facilmente rimanere una miniserie unica, c’è ancora spazio per riportare il cast e raccontare altre storie in un seguito.

La seconda stagione di Doctor Odyssey non è stata confermata

Doctor Odyssey non è stato ancora rinnovato

Nonostante il debutto impressionante e il raggiungimento del primo posto su Hulu nella sua prima settimana, il destino della seconda stagione di Doctor Odyssey non è stato ancora deciso. La ABC ha un solido rapporto di collaborazione con il creatore Ryan Murphy, e la serie 9-1-1 di Murphy ha ottenuto buoni risultati per il network. 9-1-1, tuttavia, avrà uno spin-off che andrà in onda sulla ABC nell’ambito del palinsesto autunnale del 2025, mentre il destino di Doctor Odyssey è ancora incerto.

Doctor Odyssey ha mandato in onda il finale della sua prima stagione il 15 maggio 2025.

La prima stagione di Doctor Odyssey è andata in pausa a metà stagione nel novembre 2024 ed è rimasta fuori onda fino a marzo 2025. Questa lunga pausa ha aiutato la serie esordiente, consentendo ai nuovi fan di recuperare il ritardo. Il finale di stagione ha anche concluso la maggior parte delle trame principali dello show, quindi sarebbe comprensibile se Murphy e la ABC decidessero di concludere la serie.

Dettagli sul cast della seconda stagione di Doctor Odyssey

Chi salperà nella seconda stagione di Doctor Odyssey?

Si prevede che il cast principale di Doctor Odyssey tornerà per la seconda stagione. Le serie procedurali sono note per mantenere insieme il cast di stagione in stagione, e il medical drama della ABC ha puntato molto sulle relazioni interpersonali tra i personaggi. Tenendo conto di tutto ciò, è quasi certo che Joshua Jackson riprenderà il ruolo del dottor Max Bankman.

Ad affiancarlo ci sarà sicuramente Tristan Silva, interpretato da Sean Teale, l’infermiere che fa parte del trio protagonista della serie. Avery Morgan, interpretata da Phillipa Soo, potrebbe invece non far parte del cast principale se la serie dovesse tornare. L’infermiera, infatti, dopo gli eventi della prima stagione, sta per iscriversi alla facoltà di medicina, quindi la serie dovrebbe trovare un modo convincente per riportarla in scena.

L’icona televisiva Don Johnson interpreta il capitano Robert Massey, leader dell’Odyssey, e non c’è motivo di pensare che non tornerà anche nella seconda stagione. Anche i membri del cast ricorrente Marcus Emanuel Mitchell (nel ruolo di Spencer Monroe) e Jacqueline Toboni (nel ruolo di Rosie) hanno visto ampliarsi i loro ruoli nella seconda serie di episodi e probabilmente torneranno per una seconda stagione.

Forse la prospettiva più interessante per il cast della seconda stagione di Doctor Odyssey è quella delle guest star, ma resta da vedere chi apparirà nel cast stellare della serie. La prima stagione ha visto la partecipazione di Shania Twain e John Stamos, oltre che di Angela Bassett in un crossover con 9-1-1.

Un membro del cast che sembra improbabile che torni è Laura Harrier nel ruolo di Vivian Montgomery. È apparsa in quattro episodi della prima stagione e all’inizio sembrava destinata a diventare un membro del cast principale, ma poi è quasi scomparsa dalla trama. Se la serie dovesse riportarla nel ruolo di chef della nave, gli sceneggiatori dovrebbero trovare un modo per utilizzare meglio il suo personaggio invece di farlo scomparire per sette episodi alla volta.

Mission: Impossible – The Final Reckoning, la spiegazione del finale (nel dettaglio)

Mission: Impossible – The Final Reckoning offre a Ethan Hunt una missione finale perfetta, anche se deve risolvere il pericolo immediato rappresentato dall’Entità. Sulla scia degli eventi di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One del 2023, Ethan, interpretato da Tom Cruise, si trova ad affrontare varie forze malvagie in tutto il pianeta. Si va dalle macchinazioni dell’imprevedibile Gabriel e dalle intenzioni dell’Entità digitale ai governi mondiali disperati che sperano di sfruttare il caos a proprio vantaggio.

Alla fine, i personaggi di Mission: Impossible – The Final Reckoning risolvono i pericoli dell’Entità e danno persino a Ethan Hunt un addio tranquillo e appropriato che permetterà al personaggio di andare in pensione. Lungo il percorso, la serie getta anche le basi affinché l’attuale roster dell’IMF possa portare avanti le proprie avventure, anche senza alcuni dei membri veterani della squadra. Ecco come l’acclamato Mission: Impossible – The Final Reckoning offre a Ethan Hunt una potenziale via d’uscita.

Dove va Ethan Hunt dopo la fine di The Final Reckoning?

Ethan entra ufficialmente in clandestinità dopo aver sconfitto l’Entità

Ethan Hunt entra effettivamente in clandestinità alla fine di Mission: Impossible – The Final Reckoning, affidandosi a un’ultima missione fondamentale che ha anche permesso al personaggio di essere facilmente eliminato dalla serie. Ethan è ancora preso di mira dal suo stesso governo in The Final Reckoning, riuscendo a malapena a convincere il presidente degli Stati Uniti a lasciargli contenere l’Entità. Piuttosto che consegnare la tecnologia a Kitridge, Ethan raddoppia la sua convinzione che nessuno possa essere considerato affidabile con l’Entità e la nasconde con sé.

Questo potrebbe essere visto come un finale appropriato per Ethan Hunt, che riesce a intraprendere un’ultima missione diventando il guardiano dell’Entità. Il finale del film implica che Ethan ha accettato questa missione con una certa consapevolezza di ciò che essa comporta. Dato che molti governi mondiali probabilmente continueranno a volere l’Entità, Ethan potrebbe dover fuggire per il resto della sua vita. Questo potrebbe essere il modo perfetto per far uscire Ethan dalla serie, permettendogli di sopravvivere nell’ombra ma rimanendo fondamentale per la sopravvivenza della società.

Cosa succede all’Entità e a Gabriel dopo il climax di The Final Reckoning?

Mission: Impossible - The Final Reckoning

Il destino di Gabriel è inaspettatamente brutale

Le due minacce principali di The Final Reckoning sono l’Entità e Gabriel, che nel film precedente lavoravano di concerto. Tuttavia, dopo i fallimenti in quella trama, Gabriel si è separato dall’Entità e ora cerca di controllarla. La loro speranza è che Ethan aderisca ai piani dell’Entità (che porterebbero a una guerra nucleare su tutta la Terra) o che consegni il controllo della macchina a Gabriel (che manterrebbe l’attuale società ma avrebbe il controllo su tutti i principali governi).

Alla fine del film, l’IMF ha trovato il modo di contrastare l’Entità, riuscendo a catturare l’intelligenza artificiale all’interno di una chiavetta USB 5D. Questa è la chiavetta che Ethan riceve alla fine del film, il che suggerisce che l’Entità è ancora tecnicamente “viva”, ma contenuta. Anche se potrebbe facilmente tornare nei futuri capitoli della serie, questa potrebbe anche essere una soluzione pratica per quella trama. Al contrario, Gabriel viene eliminato in modo piuttosto brusco mentre cerca di saltare da un aereo durante il climax del film, rendendo il suo ritorno molto più improbabile.

Quali membri dell’IMF sopravvivono agli eventi di Final Reckoning?

Mission: Impossible - The Final Reckoning

I nuovi membri dell’IMF potrebbero portare avanti la serie

Per la maggior parte, l’IMF esce indenne dagli eventi di Final Reckoning. Il team si espande anche in modi sorprendenti, come l’ingresso di ex nemici come l’assassina francese Paris e l’agente dei servizi segreti statunitensi Theo Degas. La vittima più importante del film è Luther, che è stato una presenza costante nella serie per decenni. La salute di Luther è già precaria nelle sequenze iniziali del film, con il camice ospedaliero e le apparecchiature mediche che suggeriscono che sta lottando contro una grave malattia.

Nel tentativo di piegare Ethan, Gabriel fa piazzare una bomba in una stanza con Luther rinchiuso in una gabbia. Luther riesce a disinnescare la bomba megaton per salvare Londra, ma è costretto ad attivare una quantità sufficiente di esplosivo da provocare un crollo che lo uccide. Il ricordo di Luther rimane con Ethan per il resto del film, con un messaggio finale del suo alleato di lunga data che accompagna il successo nell’aver fermato l’Entità. Questo sottolinea la triste realtà che Ethan e Benji hanno perso molti dei loro alleati per la loro causa.

Qual è lo stato del mondo di M:I dopo The Final Reckoning?

Tom Cruise in Mission Impossibile 8

Una Terra tesa potrebbe facilmente ricadere in un conflitto armato

Il mondo è in uno stato fragile ma duraturo alla fine di Mission: Impossible – The Final Reckoning, suggerendo quanto facilmente le cose potrebbero degenerare nuovamente nel caos. Nonostante gli sforzi delle forze statunitensi e russe, l’Entità rimane fuori dalla loro portata. Anche se questo sembra aver stabilito una pace tesa tra i governi mondiali, le tensioni messe in moto dalla guerra nucleare quasi riuscita dell’Entità potrebbero lasciare i governi mondiali sull’orlo di un conflitto aperto.

L’IMF potrebbe non essere più un’organizzazione formale, ma la sua missione potrebbe essere facilmente riattivata con una nuova generazione di agenti che sostituiscono Hunt sulla scena mondiale.

A contribuire a risolvere tutto ciò potrebbe essere proprio l’IMF, che alla fine del film è stato effettivamente ricostituito. Mentre Ethan sembra destinato a nascondersi per proteggere l’Entità, Benji è sopravvissuto alle ferite e ha accettato il ruolo di capo squadra affidatogli da Ethan. Nel frattempo, nuove reclute come Grace, Paris e Theo garantiscono alla squadra il talento e i mezzi necessari per proteggere il mondo in caso di emergenza. L’IMF potrebbe non essere più un’organizzazione formale, ma la sua missione potrebbe essere riattivata con una nuova generazione di agenti che sostituiscono Hunt sulla scena mondiale.

Il vero significato di Mission: Impossible – Il destino

Tom Cruise in Mission Impossibile 8

Ethan Hunt batte l’intelligenza artificiale in più di un modo

Mission: Impossible – Il destino è il finale più felice che Ethan Hunt potesse desiderare. Ethan non muore in un ultimo momento di gloria né se ne va al tramonto. Invece, come gli dice Luther nel suo messaggio d’addio, era suo destino trovarsi in una situazione in cui le sue scelte potevano avere un impatto sul mondo. Ethan che prende l’Entità e sembra nascondersi con essa gli dà un modo per lasciare con grazia la serie con l’idea che la missione non finisce mai, anche se rimane invisibile e sconosciuta al grande pubblico.

Il finale del film potrebbe anche essere interpretato come una celebrazione della visione di Cruise sul cinema. Campione delle acrobazie e critico aperto dell’eccessivo ricorso all’intelligenza artificiale nell’industria cinematografica, non è un caso che Cruise sia determinato a sconfiggere un’intelligenza artificiale che usa algoritmi per dettare il futuro del mondo. La vittoria di Hunt è una celebrazione degli eroi umanisti (anche se caotici) che rischiano la vita per il mondo. È un interessante significato secondario del finale di Mission: Impossible – The Final Reckoning e un chiaro riferimento alle opinioni di Cruise sull’industria cinematografica.

Avengers: Doomsday e Secret Wars, date di uscita entrambe posticipate

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La Marvel Studios ha rinviato l’uscita di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. La Marvel Cinematic Universe‘s Multiverse Saga non ha ancora visto l’uscita di un film degli Avengers, anche se Thunderbolts* tecnicamente era uno sotto mentite spoglie. I prossimi film degli Avengers della MCU porteranno nella serie gli X-Men originali della Fox, vedranno i Fantastici Quattro allearsi con gli Avengers e introdurranno il Dottor Destino interpretato da Robert Downey Jr. Tuttavia, i fan dovranno aspettare più a lungo per vedere quelli che dovrebbero essere due dei migliori film della MCU, poiché entrambi i progetti hanno subito dei ritardi.

La Marvel ha rinviato Avengers: Doomsday dal 1° maggio 2026 al 18 dicembre 2026 e Avengers: Secret Wars dal 7 maggio 2027 al 17 dicembre 2027. I ritardi arrivano proprio mentre il primo dei due film è entrato in produzione. La Marvel ha organizzato un grande evento per annunciare online il cast di Avengers: Doomsday, le cui riprese sono già iniziate, e Avengers: Doomsday ha pubblicato alcune foto dal set che mostrano le conseguenze di uno scontro tra gli X-Men e i Sentinels.

La Marvel Studios ha ancora tre date per film senza titolo nel 2028: 18 febbraio, 5 maggio e 10 novembre.

I ritardi dei film degli Avengers non sono stati gli unici cambiamenti al programma della MCU. La Disney ha rimosso la data di febbraio 2026 per un film “Untitled Marvel”. Lo studio ha anche apportato modifiche alle date del 6 novembre 2026 e del 5 novembre 2027, che un tempo appartenevano ai film Marvel ma ora sono state assegnate a film “Untitled Disney”. La Marvel Studios ha ancora tre date per film senza titolo nel 2028: 18 febbraio, 5 maggio e 10 novembre.

Cosa significano i ritardi di Avengers: Doomsday & Secret Wars

La saga del Multiverso è stata piuttosto travagliata per l’MCU. Con la creazione di Disney+, la Marvel Studios ha rapidamente iniziato a rilasciare un numero elevato di progetti in un breve lasso di tempo, aggiungendo film, serie TV, presentazioni speciali e altro ancora al MCU. Ciò ha portato diversi progetti a ottenere risultati deludenti al botteghino o a non essere accolti bene dalla critica e/o dai fan. Da allora, la Marvel ha preso provvedimenti per risolvere questi problemi, riducendo il numero di film e serie che saranno rilasciati ogni anno e concedendo ai progetti tempi di sviluppo più lunghi.

Le riprese di Avengers: Doomsday sono iniziate nell’aprile 2025. La produzione dovrebbe durare sei mesi, il che avrebbe lasciato poco tempo agli artisti degli effetti speciali se il film avesse dovuto rispettare la data di uscita originariamente prevista per maggio 2026. Con il rinvio di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, la Marvel Studios concede più tempo per portare i film ricchi di effetti speciali al livello elevato che devono raggiungere. Questo dà anche alla Marvel il tempo di chiudere i contratti con gli attori ancora da annunciare per Avengers: Doomsday, come Tom Holland, protagonista di Spider-Man: Brand New Day, e Hugh Jackman, protagonista di Wolverine.

Dune: Prophecy – Stagione 2: data di inizio delle riprese rivelata dalla star

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Una star di Dune: Prophecy rivela il calendario delle riprese della seconda stagione. Ambientata 10.000 anni prima degli eventi narrati in Dune di Denis Villeneuve, la serie prequel di HBO Max racconta le origini della Sorellanza, in seguito conosciuta come Bene Gesserit. Guidata da Valya (Emily Watson) e Tula Harkonnen (Olivia Williams), la prima stagione ruota attorno alla loro battaglia contro una minaccia in un momento critico della storia della Sorellanza. In vista del finale della prima stagione a dicembre, HBO Max ha ordinato una nuova stagione.

In un’intervista con Collider, Josh Heuston, che interpreta Constantine Corrino, ha condiviso alcuni aggiornamenti sulla produzione della seconda stagione di Dune: Prophecy. L’attore ha rivelato che le riprese dovrebbero iniziare intorno ad agosto e continuare “per il resto dell’anno”. Ha anche confermato che Constantine, il figlio dell’Imperatore, tornerà nella nuova stagione. Ecco cosa ha detto quando gli è stato chiesto se sarebbe stato coinvolto nella seconda stagione:

Sì, sicuramente nella seconda stagione. Credo che torneremo ad agosto e poi gireremo per il resto dell’anno.

Cosa significano i commenti di Josh Heuston per Dune: Prophecy – stagione 2

Watson aveva già parlato delle date delle riprese della seconda stagione a gennaio, indicando un programma di produzione autunnale. Sebbene l’aggiornamento di Heuston offra un calendario e una data di inizio più specifici, colloca anche le riprese della seconda stagione nell’ultimo trimestre dell’anno, il che significa che Dune: Prophecy non tornerà quest’anno.

Dune: Prophecy stagione 1 è stata trasmessa per la prima volta nel novembre 2024, circa 11 mesi dopo la fine delle riprese nel dicembre 2023. Se la seconda stagione seguirà la stessa tempistica, il ritorno della serie è previsto per la fine del 2026. Anche se il cast della seconda stagione non è ancora stato confermato ufficialmente, Heuston tornerà. Nella stessa intervista, ha anticipato che la seconda stagione seguirà probabilmente il suo personaggio “in un viaggio movimentato” dopo la rivelazione esplosiva sull’eredità di Constantine.

La petite dernière: recensione del film di Hafsia Herzi

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La petite dernière: recensione del film di Hafsia Herzi

Dopo Tu mérites un amour e Bonne mère, Hafsia Herzi approda per la prima volta nella competizione ufficiale di Cannes con La petite dernière, adattamento cinematografico dell’omonima opera autobiografica di Fatima Daas. Il film si inserisce nel solco del coming-of-age contemporaneo, cercando di restituire con pudore e sincerità il percorso di crescita, scoperta e affermazione identitaria di una giovane donna musulmana cresciuta nella banlieue parigina. A interpretarla è Nadia Melliti, alla sua prima esperienza cinematografica, vera rivelazione del film.

Un’identità in movimento

Fatima è l’ultima di tre sorelle e vive all’interno di una famiglia tradizionale di origine algerina. Ha 17 anni, gioca a calcio, frequenta il liceo e sogna di iscriversi alla facoltà di Filosofia. Ha un fidanzato, ma la sua vita affettiva è attraversata da una frattura profonda: attratta dalle ragazze, inizia a esplorare la propria sessualità attraverso un’app di incontri, fino a conoscere Ji-na (Park Ji-min), una giovane dottoressa di origini coreane con la quale intreccia una relazione intensa ma non priva di zone d’ombra. Ji-na soffre infatti di depressione e l’equilibrio tra le due si rivela fragile.

Herzi filma tutto questo con una sensibilità rara, scegliendo di non spettacolarizzare nulla, quasi come se si limitasse ad osservare con rispetto. Le scene di intimità, le abluzioni, i pasti familiari e i silenzi sono trattati con pari attenzione. La regista mostra così la complessità di un’identità in costruzione che non rinnega le proprie radici culturali o religiose, ma tenta di ridefinirle a partire dall’esperienza personale. Fatima partecipa con Ji-na a una manifestazione dell’orgoglio LGBTQ+, ma non smette di pregare, e questa convivenza tra elementi apparentemente in conflitto è una delle chiavi più interessanti della narrazione.

Tra cinema del reale e sguardo autoriale

La scelta di volti non professionisti, l’uso costante del primo piano, la durata generosa delle scene e l’attenzione al linguaggio del corpo richiamano l’esperienza di Hafsia Herzi come attrice in alcuni film di Abdellatif Kechiche. Tuttavia, a differenza del regista franco-tunisino, Herzi sceglie di non indulgere mai nel voyeurismo: c’è un amore profondo per i personaggi e una volontà sincera di raccontarli senza giudicarli.

Eppure, proprio questa delicatezza talvolta sembra limitare la forza narrativa del film. La seconda parte si fa infatti più didascalica, soprattutto nei momenti in cui la protagonista si confronta con la comunità lesbica e il suo attivismo. L’intreccio si appiattisce in alcuni passaggi, e si ha la sensazione che Herzi voglia dire troppo, con il rischio di sacrificare la naturalezza che aveva caratterizzato la prima ora di girato.

Una promessa ancora in cerca della sua voce più forte

La petite dernière è un film che affronta temi urgenti – la fede, la sessualità, il patriarcato, la marginalità – con onestà e uno sguardo che non cerca lo scandalo, ma l’empatia. È un’opera che vale per ciò che racconta e per il modo in cui lo fa, ma che avrebbe forse beneficiato di una maggiore compattezza drammaturgica e di uno sviluppo più profondo del conflitto interno alla protagonista.

Nadia Melliti regge con grande naturalezza il peso del racconto, imponendosi come un volto da tenere d’occhio nel panorama europeo. Hafsia Herzi, d’altro canto, conferma di essere una regista sensibile, capace di ascoltare e restituire con sincerità la complessità dei suoi personaggi. Tuttavia, resta l’impressione che, rispetto alle sue precedenti prove, questa terza regia sia meno incisiva, un po’ trattenuta, forse timorosa di osare di più.

Murderbot: recensione della serie Apple TV+

Murderbot: recensione della serie Apple TV+

Dopo aver prodotto la miglior serie di fantascienza degli ultimi anni (se non avete avuto modo di vederla stiamo parlando di Foundation, tratta dal capolavoro letterario di Isaac Asimov) Apple TV+ ha deciso di affrontare nuovamente il genere con Murderbot, trasposizione in dieci episodi del romanzo All Systems Red di Martha Wells – primo capitolo della serie The Murderbor Diaries. In questo caso però il tono è diametralmente opposto, in quanto lo show scritto, prodotto e diretto da Chris e Paul Weitz è nel suo intento primario una commedia dell’assurdo.

La storia di Murderbot

Al centro della vicenda si trova infatti il cyborg denominato SecUnit (Alexander Skarsgård), il quale dopo aver hackerato il sistema che lo costringeva a essere manipolato dagli esseri umani si è rinominato Murderbot. Per evitare di essere scoperto ed eliminato, l’androide si finge funzionale e viene spedito a lavorare come garante della sicurezza di un gruppo di scienziati approdati su un pianeta sconosciuto e potenzialmente pericoloso. Incapace di interagire normalmente con gli esseri umani, ai quali preferisce di gran lunga le soap opera, Murderbot inizia a destare i sospetti di alcuni dei membri della squadra, in particolar modo Gurathin (David Dastmalchian).

Da un’idea di partenza piuttosto intrigante anche se non propriamente originale – pensiamo prima di tutto al robot depresso e filosofeggiante di Guida galattica per autostoppisti – i creators Chris e Paul Weitz avrebbero potuto trarre uno show decisamente più coinvolgente. Murdebot fin dall’episodio pilota si rivela invece un qualcosa che non trova mai un suo vero e proprio equilibrio, diviso costantemente tra una messa in scena che vuole rispettare lo sfarzo della fantascienza e un tono scanzonato il quale non si fonde con l’estetica del prodotto. Quello che avviene nei vari episodi è francamente poco interessante, anzi appare quasi un pretesto per regalare momenti di ilarità dovuti alla personalità sui generis del personaggio principale. La scelta di adoperare costantemente la voce interiore si rivela azzeccata soltanto in alcuni momenti, mentre alla lunga risulta un altro ostacolo all’efficacia della progressione narrativa. Anche se oggettivamente divertente in alcune sequenze, come ad esempio il primo interrogatorio tra Gurathin e SecUnit, Murdebot si poggia su scenette che quasi mai sviluppano reali situazioni, ovvero troppo poco per costruire una trama quanto meno interessante. La scelta poi di far durare gli episodi poco più di venti minuti ciascuno non offre alcuna possibilità di entrare in sintonia emotiva con quello che accade in ogni capitolo. Quando sembra che qualcosa stia per accadere, ecco che la puntata termina.

Un cast messo in difficoltà dalla scrittura

Dovendo lavorare con questo materiale, il cast di attori riesce soltanto in rarissimi casi a offrire il meglio delle proprie qualità di interpreti. Sarsgård risulta tutto sommato simpatico nella sua espressione costantemente attonita, il che funziona in maniera appropriata al personaggio di Murderbot. Dastmalchian invece risulta efficace soltanto a corrente alternata, il che risulta strano visto quanto il caratterista abbia dimostrato di essere a suo agio quando si tratta di personaggi lontani da una rappresentazione realistica. Tutti gli altri sono fracmaente dimenticabili, compresa in Noma Dumezweni solitamente invece capace di imporsi all’attenzione dello spettatore.

Se si pensa che Chris e Paul Weitz sono quelli che sfiorarono l’Oscar per il brioso adattamento di About a Boy – Un ragazzo da Nick Hornby, diventa ancora più sconcertante vedere quanto poco interessante sia stato il loro lavoro su Murderbot. La loro serie proprio non possiede mordente, non sviluppa caratteri in cui ci si può identificare né che si ama detestare, e tanto meno offre una trama avvincente. Se non fosse per alcuni momenti di stralunata ilarità dovuta ai rapporti complessi tra i personaggi, i vari episodi scivolerebbero via nella noia più completa. In alcuni momenti Murderbot diverte, ma nel complesso risulta un’operazione davvero scialba.

Paternal Leave, recensione del film di Alissa Jung

Paternal Leave, recensione del film di Alissa Jung

Dopo la vetrina europea del Festival di Berlino, Paternal Leave, l’esordio alla regia dell’attrice tedesca Alissa Jung ha trovato nuova conferma con l’inserimento nel cartellone ufficiale di Open Roads, la rassegna di cinema italiano contemporaneo della Society of Lincoln Center a New York. Una nuova e prestigiosa passerella internazionale che testimonia la qualità artistica di una produzione che rispecchia le molte influenze con cui è stata realizzata.

La storia di Paternal Leave

La protagonista di Paternal Leave è l’adolescente Leo (Juli Grabenhenrich), la quale di punto in bianco lascia la Germania per recarsi sulla costa marittima del Nord Italia, dove vive suo padre biologico Paolo (Luca Marinelli) che non ha mai conosciuto. Sorpreso dalla visita inaspettata, l’uomo fatica non poco a inserire la giovane figlia in una vita che lui stesso non è ancora pienamente riuscito a sistemare, dovendo anche fare i conti con la frustrazione e la rabbia repressa. Sia in Leo che, come capirà, in lui stesso.

La qualità migliore di questo primo lungometraggio dietro la macchina da presa della Jung sta nell’attenzione al tono del racconto, il quale evita costantemente lo scivolamento nel melodramma ostentato. Paternal Leave viene costruito sequenza dopo sequenza lavorando con efficacia sull’equilibrio metaforico tra le ambientazioni e lo stato psicologico ed emotivo dei personaggi, in particolar modo i due protagonisti. Dal momento che non si tratta di una storia che cerca nell’originalità il suo motivo fondante di racconto, la modalità con cui viene sviluppata ed espressa diventa allora il lato più importante, e la Jung dimostra di saperlo gestire con sicurezza: le spiagge malinconiche e semideserte, il paesino di provincia dove poco o nulla accade nelle stagioni maggiormente fredde, rappresentano il luogo perfetto per esternare lo stato di stasi in cui, per motivi diversi se non opposti, Paolo e Leo si trovano. Anche il non saper parlare l’uno la lingua dell’altre, il dover adoperare come primo tentativo un linguaggio “altro” insieme a quello che il corpo e il volto nonostante tutto esprimono, è un’idea di sceneggiatura che funziona pienamente nell’esprimere il distacco esistenziale, la difficoltà nel tentativo di avvicinarsi. Cosa che invece può avvenire principalmente con un atto di gentilezza o un sorriso, come avviene tra Leo ed Edoardo.

PAT_Still_117 KEY © 2024 Match Factory Productions GmbH – Wildside srl (1)

Animi ricchi di contrasti

Questo per raccontare che sotto la superficie pacata, mai urlata di questo racconto si celano invece psicologie ed animi ricchi di contrasti: il dolore sorpreso di Leo lo si deve andare a cercare dietro le piccole ma pungenti frecciate che lancia costantemente prima al padre e poi agli altri uomini che incontra. Allo stesso modo gli occhi sempre penetranti di Marinelli riescono a esprimere pienamente lo scoraggiamento di Paolo, incapace di fare i conti col suo passato, paralizzato (come lo stesso personaggio più volte confessa) nelle relazioni con l’altro sesso che possano veramente contare. I duetti tra la Grabenhenrich e l’attore italiano sono quasi sempre preziosi per quello che esprimono quasi in contrasto con i dialoghi, fino allo “showdown” emozionale che è giustamente frettoloso, quasi violento a livello emotivo, e rompe il ghiaccio tra padre e figlia ma senza veramente risanare un rapporto ancora sconosciuto, e non poteva essere altrimenti. La Jung segue un percorso narrativo conosciuto ma non lo adopera per arrivare a una conclusione retorica e falsamente allietante: quando salutiamo Leo e Paolo alla fine di Paternal Leave, il loro percorso di scoperta, di accettazione soprattutto dei propri rispettivi ruoli, è appena iniziato. E questo rende il film più vero.

PAT_Still_068 KEY © 2024 Match Factory Productions GmbH – Wildside srl (2)

Anche se si potrebbe obiettare che quello di Alissa Jung è in fondo un film “già visto”, la lucidità dell’esposizione e la compostezza del tono del racconto costituiscono quel qualcosa in più che rende Paternal Leave un lungometraggio denso di sostanza emotiva. Un buon esordio che racconta di una convivenza tanto “forzata” quanto necessaria. Per Leo che la ricerca ma senza dubbio anche per Paolo che deve accettarla.

Il significato dietro il titolo “Quando la vita ti regala mandarini”

Se sei un fan dei K-drama e non hai ancora visto When Life Gives You Tangerines, allora questo è il tuo segno. La serie Quando la vita ti dà mandarini, guidata da IU  e Park Bo Gum, è il drama “It” di questa stagione. Non solo è attualmente al primo posto su Netflix, ma è anche ovunque sui nostri social media, con gli spettatori che continuano a condividere le loro emozioni e reazioni a ogni episodio. 

Il vero significato del titolo “Quando la vita ti dà i mandarini”

Un dramma di vita quotidiana che segue la tenace Ae-sun e il devoto Gwan-sik mentre attraversano insieme la vita nell’arco di oltre 60 anni. Mentre Ae-sun desidera fuggire dalla sua povera vita sull’isola e diventare una poetessa, Gwan-sik non desidera altro che starle accanto e aiutarla a realizzare i suoi sogni. Quello che ne otteniamo è una storia d’amore generazionale che si estende fino a mostrare anche la vita dei loro futuri figli.

Essendo ambientata a Jeju, il titolo della serie trae spunto dall’espressione dialettale di Jeju “Pokssak Sogatsuda”, che si traduce letteralmente in “Hai lavorato sodo”. Invece di usare la frase tradotta per il titolo inglese, Netflix ha scelto di catturare l’essenza della serie con un’espressione più familiare, che potesse facilmente trovare riscontro nel suo pubblico globale.

Conosciamo tutti il ​​vecchio adagio “Quando la vita ti dà limoni, fai una limonata”. Da qui, il titolo del drama è diventato “When Life Gives You Tangerines” per trasmettere il messaggio di rimanere positivi e resilienti di fronte alle avversità. Un articolo del Korea Times spiega che “tangerines” è stato utilizzato al posto dell’originale “lemons” in omaggio al luogo delle riprese della serie, Jeju, e alla sua abbondanza di piantagioni di mandarini.

In una conferenza stampa, IU ha ulteriormente approfondito il significato del titolo inglese, affermando: “Anche se la vita ci presenta dei mandarini aspri, trasformiamoli in dolce marmellata e assaporiamo una calda tazza di tè al mandarino”.

Altre traduzioni straniere di When Life Gives You Tangerines hanno seguito la stessa strada per evocare il cuore dello spettacolo. In tailandese, si intitola Let’s Smile Even on Days When Tangerines Aren’t Sweet (Sorridiamo anche nei giorni in cui i mandarini non sono dolci) , mentre a Taiwan, si può trovare in un’espressione idiomatica cinese che, tradotta e con un tocco di Jeju, risulta in Bitterness Ends, Tangerines Come (L’amarezza finisce, i mandarini arrivano).

Andor – Stagione 2, il finale ci porta dritti a Rogue One: gli Easter Eggs e i riferimenti a Star Wars

Gli episodi finali di Andor – Stagione 2 presentano molteplici legami e connessioni con Rogue One e la galassia di Star Wars. Preparando il terreno per gli eventi del film di Gareth Edwards e la Battaglia di Scarif, gli episodi finali di Andor sono tra i capitoli più intensi ed emozionanti della serie. Inoltre, presentano numerosi riferimenti e spunti chiave per l’iconico film.

Dopo il Massacro di Ghorman nel 2 BBY e l’estrazione di Mon Mothma negli episodi 7-9 di Andor – Stagione 2, gli episodi finali si svolgono un anno dopo, nell’1 BBY. Si tratta dello stesso anno degli eventi di Rogue One. Tenendo presente questo, ecco i più grandi e migliori Easter egg, riferimenti e connessioni che abbiamo trovato negli episodi 10-12 della seconda stagione di Andor.

Gli Easter Eggs di Andor – Stagione 2

  • Partigiani a Jedha. L’ultima resistenza di Saw – Il supervisore dell’ISB Jung conferma a Luthen che l’Impero sa che i Partigiani di Saw sono su Jedha.
  • Carburante da Ghorman. E Kyber da Jedha – Sebbene la kalkite di Ghorman fosse effettivamente necessaria per il progetto della Morte Nera, l’Impero ora si è dedicato anche all’estrazione del kyber da Jedha, collegandosi agli eventi di Rogue One.
  • Loth Cat. Un classico animale domestico di Star Wars – Quando viene rivelato che Jung è stato ucciso da Luthen, si vede un passante nelle vicinanze con un Loth-Cat come animale domestico.
  • Galen Erso. Un architetto chiave della Morte Nera (e un ribelle segreto) – Galen Erso di Rogue One e il laboratorio su Eadu sono confermati come parte delle informazioni fornite da Jung a Luthen.
  • Scarif. In possesso di dati top secret (e della Morte Nera) – Anche Scarif fa parte delle informazioni, il mondo imperiale che detiene tutti i piani e i dati per i progetti più top secret dell’Impero (così come la Morte Nera stessa durante le fasi finali del progetto).
  • L’uccisione di Jung da parte di Luthen rispecchia le scene iniziali di Rogue One. Cassian uccide Tivik – L’uccisione del suo informatore dell’ISB rispecchia l’uccisione del suo informatore Tivik da parte di Cassian Andor all’inizio di Rogue One.
  • Kalikori. Un collegamento con Star Wars Rebels – Nella galleria di Luthen si può ammirare un Kalikori Twi’lek, una reliquia storica che rappresenta la storia di un clan familiare (apparsa per la prima volta in Star Wars: Rebels).
  • Sanguinatore Nautolano. Un omaggio alla specie di Kit Fisto – Luthen mostra a Dedra Meero un raro coltello sanguinante Nautolano. Uno dei Nautolani più noti di Star Wars è il Maestro Jedi Kit Fisto.
  • Unità Starpath Imperiale d’epoca. Un richiamo alla première della prima stagione di Andor – L’unità Starpath di Dedra è lo stesso dispositivo rubato a Steergard che ha attirato l’attenzione di Luthen e Cassian nella prima stagione di Andor.
  • Teschio Gungan. Spremimi? – Un teschio vicino a uno dei copricapi nubiani nella galleria di Luthen assomiglia incredibilmente a quello di un Gungan, con i segni cerimoniali in oro incisi sull’osso.
  • Le origini di Luthen. Sergente Lear – I flashback rivelano che Luthen Real un tempo era un sergente della Fanteria Imperiale di nome Lear.
  • L’Ospedale Lina Soh. Cancelliere dell’Alta Repubblica – L’ospedale nell’episodio 10 della seconda stagione di Andor prende il nome dall’ex Cancelliere Lina Soh dell’Alta Repubblica (tradotto dall’Aurebesh).
  • Collana della Vittoria Devaroniana. Una specie classica di Star Wars – Ulteriori flashback di Luthen e Kleya li mostrano mentre vendono una collana della vittoria Devaroniana. Tra i Devaroniani più noti ci sono il Vizago di Rebels e il Burg di The Mandalorian. I Devaroniani sono stati visti per la prima volta nella scena canina di Una Nuova Speranza.
  • Un bombardamento su Naboo. “È un bel posto” – Viene rivelato che Luthen e Kleya una volta bombardarono un ponte pieno di Imperiali. A giudicare dall’architettura e dall’abbigliamento dei civili nelle vicinanze, sembra proprio che questo pianeta fosse Naboo.
  • “Fallo”. Sfuggiremo mai al meme? – Mettendo alla prova Kleya con l’innesco della bomba, Luthen le urla di “fallo”. Siamo in Star Wars, quindi viene in mente il Cancelliere Palpatine de La vendetta dei Sith.
  • “Chi altro lo sa?”. Un parallelo chiave con Rogue One – Titolo dell’episodio 11 della seconda stagione di Andor e domanda principale che Krennic pone a Dedra sulla Morte Nera, questa è anche la domanda chiave che Cassian pone a Tivik in Rogue One.
  • “Di’ la parola”. L’arma più potente dell’Impero ha finalmente un nome – Dedra pronuncia finalmente il nome “Morte Nera” su suggerimento del Direttore Krennic, la prima volta che la designazione ufficiale della stazione da battaglia viene pronunciata ad alta voce in Andor.
  • “Five Fives”. La versione di Star Wars dei Dadi dei Pirati? – La partita di Cassian e Melshi con K-2SO assomiglia notevolmente ai Dadi dei Pirati di Pirati dei Caraibi: La maledizione del forziere fantasma, che per coincidenza vedeva Stellan Skarsgård di Luthen nei panni di Bootstrap Bill Turner.
  • “Risparmia il sermone per Palpatine”. Le cose non vanno bene per Krennic – Il Maggiore Partagaz ricorda a Krennic che non è lui quello a cui il Direttore deve trovare scuse per i ritardi della Morte Nera, il che si collega alle note pressioni a cui Krennic era sottoposto da Palpatine e dal Gran Moff Tarkin per fornire una stazione da battaglia operativa.
  • K-2SO a una parata imperiale. Giorno dell’Impero? – Kaytoo rivela di aver partecipato a una parata tra 200 droidi KX l’ultima volta che è stato su Coruscant, e che l’Imperatore era presente. Probabilmente si trattava di una celebrazione del Giorno dell’Impero, una festività annuale che celebra l’alba dell’Impero Galattico. Dopo la fine delle Guerre dei Cloni.
  • L’eredità di Luthen. Non gradito dall’Alleanza – A causa della sua mancanza di collaborazione, della sua rete di bugie e della sua paranoia, Luthen Rael era visto dall’Alleanza tanto male quanto Saw Gerrera, nonostante avesse fornito le basi fondamentali per le sue origini.
  • K-2SO ottiene una scena in corridoio. Salvare la situazione rispecchiando Rogue One – Non diversamente dalla scena in corridoio di Darth Vader alla fine di Rogue One, K-2SO ottiene la sua epica battaglia in corridoio contro una squadra di agenti tattici dell’ISB per salvare Andor, Melshi e Kleya.
  • Pao. Un memorabile ribelle di Rogue One – Durante il trambusto della base dell’Alleanza su Yavin, si può vedere Paodok’Draba’Takat Sap’De’Rekti Nik’Linke’Ti’ Ki’Vef’Nik’NeSevef’Li’Kek di Rogue One, alias “Pao”, camminare nell’hangar: è un Drabatan maschio che si è unito alla squadra d’assalto di Scarif.
  • Mon, Bail e Saw. Il trio all’alba della ribellione – Proprio come quando il trio si incontrò canonicamente all’alba dell’Impero nel romanzo La maschera della paura, Mon Mothma e Bail Organa cercano di contattare Saw tramite ologramma offrendogli aiuto, solo per vedere il paranoico leader partigiano rifiutare il loro aiuto nonostante l’arrivo di uno Star Destroyer imperiale su Jedha.
  • Diversi stili di Rogue One. Andor si avvicina a Rogue One – Diversi personaggi degli episodi finali della seconda stagione di Andor (Bail Organa, Mon Mothma, il Generale Draven) ora hanno gli stessi costumi e acconciature di Rogue One, a dimostrazione dell’imminenza degli eventi del film del 2016.
  • Ammiraglio Raddus. Un grande eroe di Rogue One – L’Ammiraglio Raddus appare nell’episodio finale della seconda stagione di Andor, il comandante della Ribellione che dà la vita durante la Battaglia di Scarif per assicurarsi che i piani della Morte Nera arrivino alla Principessa Leia. In Gli Ultimi Jedi, una delle navi ammiraglie della Resistenza prende il suo nome.
  • “Una nave rubata in missione non autorizzata”. Non è la prima, né l’ultima volta… – Questa non è la prima né l’ultima volta che Cassian vola su un U-Wing contro gli ordini, anche se la prossima volta che lo farà in Rogue One sarà ovviamente la più importante, garantendo la sopravvivenza e le possibilità di vittoria della Ribellione, fornendo loro i piani della Morte Nera.
  • Generale Merrick. Leader dello Squadrone Blu – Il Generale Merrick di Rogue One è menzionato da Raddus, un altro membro dell’Alto Consiglio dell’Alleanza e leader dello Squadrone Blu, una delle squadre che si trovava in orbita durante la Battaglia di Scarif.
  • Senatori di Rogue One. Jebel e Pamlo si uniscono all’Alto Comando dell’Alleanza – I senatori Jebel e Pamlo compaiono nell’episodio 12 della seconda stagione di Andor, gli altri membri dell’Alto Comando dell’Alleanza che hanno debuttato in Rogue One del 2016.
  • Tivik su Kafrene. Il debutto di Cassian in Rogue One – Informatore di Cassian e uno dei Partigiani di Saw Gerrera, Tivik si rivela aver telefonato a Yavin con informazioni che condividerà solo con Andor sull’Anello di Kafrene, il che si collega alla scena iniziale di Rogue One, dove Cassian conferma le informazioni sulla nuova superarma dell’Impero e su Galen Erso.
  • Brinda ai Caduti. Ricordando Aldhani, Ferrix, Ghorman e altri – Prima che Andor parta per Kafrene, Cassian e Vel brindano a coloro che sono caduti per la causa nelle stagioni 1 e 2 di Andor: Luthen, Gorn, Nemik, Taramyn, Cinta, i Ghorman, Ferrix, Maarva e i Dhani.
  • Manifesto di Nemik. “La Maschera della Paura” – Viene rivelato che il manifesto di Nemik si è diffuso in tutta la galassia di Star Wars, e persino il Maggiore Partagaz possiede una registrazione in cui ascolta le parole del giovane Ribelle su come “La frontiera della Ribellione sia ovunque”, “La tirannia richiede uno sforzo costante” e che “L’oppressione è la Maschera della Paura”. Ispirata dal manifesto, la Lucasfilm ha recentemente pubblicato un romanzo canonico intitolato “La Maschera della Paura”, ambientato durante i primi giorni dell’Impero.
  • “Andare giù a suon di pugni”. Uno degli ultimi ordini di Bail Organa – Nonostante i suoi dubbi tristemente ironici sulla Morte Nera, considerando l’imminente distruzione sua e di Alderaan da parte del superlaser della stazione da battaglia, Bail Organa approva la missione di Cassian Rogue One nell’Anello di Kafrene, volendo “andare giù a suon di pugni” contro l’Impero.
  • Andor indossa il costume di Rogue One. Cassian è pronto per Rogue One – Proprio come i personaggi precedenti nell’episodio finale della seconda stagione di Andor, Cassian indossa la stessa giacca, la stessa fondina e la stessa pistola che indossava nel suo debutto in Rogue One.
  • Dedra in prigione. Imprigionata su Narkina? – Non diversamente da Cassian e dal suo periodo su Narkina 5, Dedra Meero viene mostrata in una prigione imperiale molto simile, con la stessa uniforme bianca e arancione.
  • Saw su Jedha. Gerrera è pronto per Rogue One – Saw è mostrato mentre guarda fuori da una finestra dalla sua base operativa su Jedha, rispecchiando un’inquadratura simile di Rogue One.
  • Krennic supervisiona la Morte Nera. I test sono pronti per iniziare – Krennic è anche mostrato mentre supervisiona le fasi finali della costruzione della Morte Nera, un’altra inquadratura parallela a quella vista in Rogue One.
  • Bix con il suo bambino a Mina Rau. Il figlio segreto di Cassian – Bix Caleen è tornata a Mina Rau, il mondo agricolo visto nei primi episodi della seconda stagione di Andor. Nella scena finale che conclude l’epica serie di Star Wars, Bix tiene in braccio un bambino il cui padre è senza dubbio quello di Cassian Andor, il che significa che Cassian non ha mai conosciuto la famiglia che lo circonda. lo aveva aspettato prima che si sacrificasse in Rogue One.

Senza Rimorso (Without Remorse): la spiegazione della scena post-credits

Senza Rimorso (Tom Clancy’s Without Remorse) ha una scena a metà dei titoli di coda che prepara il terreno per un sequel, Rainbow Six. Tratto dal romanzo di Tom Clancy, Without Remorse vede Michael B. Jordan nei panni del Senior Chief John Kelly, un membro d’élite dei Navy SEAL che è uno dei personaggi più popolari dell’universo di Jack Ryan di Tom Clancy. Without Remorse è la storia delle origini di John Kelly, che riporta il pericoloso agente operativo nell’attuale tumultuoso scenario geopolitico.

Dopo che Kelly e la sua squadra SEAL, sotto il comando del tenente comandante Karen Greer (Jodie Turner-Smith), salvano un agente della CIA da ex soldati russi in Siria, la famiglia di John e i membri della sua unità vengono presi di mira per essere assassinati. La moglie incinta di Kelly, Pam (Lauren London), viene uccisa, spingendo John in una spirale di vendetta. Kelly scopre che un russo di nome Victor Rykov (Brett Gelman) ha guidato l’attacco alla sua casa. Con il supporto dell’agente della CIA Robert Ritter (Jamie Bell) e del Segretario alla Difesa Thomas Clay (Guy Pearce), Kelly e Greer guidano una missione a Murmansk, in Russia, per estrarre Rykov. Tuttavia, cadono in una trappola e riescono a malapena a scappare. Kelly poi mette insieme i pezzi del puzzle e capisce che il segretario Clay era la mente dietro tutto questo e che stava cercando di provocare una nuova guerra tra gli Stati Uniti e la Russia. Kelly rapisce Clay e lo costringe a confessare prima di assicurarsi la morte del segretario. Ma Kelly viene dato per morto in azione in Russia, quindi diventa “un fantasma” e la CIA procura una nuova identità al Navy SEAL ribelle: John Clark.

La scena a metà dei titoli di coda di Without Remorse si svolge un anno dopo, quando Robert Ritter incontra John Clark nei pressi del Washington Memorial. Ritter ha usato la confessione estorta da John al segretario Clay per smascherarne la corruzione e sfruttarla per diventare il nuovo direttore della CIA. Dopo che Clark si è congratulato con Ritter per la sua promozione, gli ha presentato la sua nuova idea per impedire che ciò che ha fatto Clay si ripeta:

“una squadra antiterrorismo multinazionale composta da personale statunitense, britannico e NATO selezionato con cura, con il pieno sostegno dei servizi segreti nazionali”. Clark vuole che la sua nuova squadra abbia il nome in codice Rainbow per motivi “personali” e, naturalmente, vuole dirigerla e presentare la sua idea al presidente. Questo è un preludio diretto al sequel, Rainbow Six.

Michael B. Jordan ha firmato per due film in cui interpreta John Kelly/Clark e Rainbow Six è sempre stato il sequel previsto. Il piano del produttore Akiva Goldsman era quello di utilizzare Without Remorse per presentare le origini di John Kelly e la sua trasformazione in John Clark, che avrebbe portato direttamente a Rainbow Six. Il sequel avrebbe adattato il romanzo Rainbow Six di Tom Clancy del 1998, che ha avuto spin-off e adattamenti per videogiochi. Rainbow Six avrebbe continuato la serie di film su John Clark incentrati su una squadra antiterroristica multinazionale che sventa complotti contro gli Stati Uniti, mentre i romanzi di Jack Ryan erano più incentrati sulla politica nazionale, anche se sia i film di Jack Ryan che la serie Amazon Jack Ryan con John Krasinski coinvolgono complotti terroristici e Ryan in azione.

Ci vorranno alcuni anni prima che Rainbow Six arrivi nei cinema (o su Amazon Prime, come ha fatto Without Remorse). È anche troppo presto per dire quanto Rainbow Six sarà fedele al libro di Tom Clancy, anche se è probabile che si discosterà in modo significativo dal materiale originale, come ha fatto Without Remorse. I punti di forza di Without Remorse erano l’attenzione all’azione mozzafiato e l’interpretazione intensamente viscerale di Michael B. Jordan nei panni di John Kelly, quindi ci si può aspettare che Rainbow Six aumenti l’azione ora che John Clark sarà circondato dalla sua squadra appositamente selezionata nel sequel.

Senza rimorso, la spiegazione del finale

Senza rimorso, la spiegazione del finale

Senza rimorso (Without Remorse) termina con il capo dei Navy SEAL John Kelly (Michael B. Jordan) che scopre chi c’è dietro una cospirazione internazionale volta a scatenare una guerra tra Stati Uniti e Russia. Di conseguenza, John Kelly “muore” e assume la nuova identità di John Clark, diventando un agente segreto della Central Intelligence Agency. Diretto da Stefano Sollima, Senza rimorso (Without Remorse) è basato sul romanzo di Tom Clancy del 1993, ma il film è un reboot e racconta le origini di John Kelly/Clark nell’universo cinematografico di Jack Ryan.

Il terzo atto di Senza rimorso (Without Remorse, la nostra recensione)  è una sparatoria ultraviolenta a Murmansk, in Russia, dove l’obiettivo di John Kelly, Victor Rykov (Brett Gelman), rivela che entrambi sono stati usati come pedine nella cospirazione che ha avuto origine a Washington D.C. Rykov si suicida come previsto, costringendo Kelly e la sua squadra, tra cui il tenente comandante Karen Greer (Jodie Turner-Smith), a ingaggiare uno scontro a fuoco con la polizia russa. Kelly è riuscito a creare un diversivo che ha permesso a Greer e alla squadra di recupero di fuggire, mentre John, ferito, ha dovuto combattere per uscire dal condominio e raggiungere il punto di incontro. Dopo che tutti sono riusciti a mettersi in salvo, Kelly ha capito che l’agente della CIA Robert Ritter (Jamie Bell), che aveva sospettato per tutto il film, non era affatto suo nemico. Ritter ha quindi organizzato una copertura secondo cui Kelly sarebbe morto in Russia, in modo che John potesse tornare a Washington e affrontare il vero mandante del complotto: il segretario alla Difesa Thomas Clay (Guy Pearce).

Pur portando il marchio di fabbrica di Tom Clancy e Jack Ryan in fatto di geopolitica e intrighi internazionali, Senza rimorso (Without Remorse) è molto più incentrato su scene d’azione violente e spietate. La trama banale del film passa in secondo piano rispetto alle sparatorie e alle scazzottate in cui John Kelly subisce (e infligge) punizioni disumane nella sua ricerca della verità.

Di conseguenza, la maggior parte della cospirazione di Senza rimorso (Without Remorse) viene spiegata dai personaggi alla fine del film e, sebbene la trama non sia complessa o completamente sviluppata, presenta idee intriganti che spiegano abilmente perché John Kelly decide di diventare un “fantasma” e un agente ribelle di nome John Clark.

Il segretario Clay voleva scatenare una guerra tra Stati Uniti e Russia

Il segretario Clay ha orchestrato tutti i tragici eventi di Senza rimorso (Without Remorse). Clay ha influenzato la CIA affinché lo aiutasse ad aumentare le tensioni tra gli Stati Uniti e la Russia, nella speranza di scatenare una guerra. Non è chiaro se Clay si sarebbe accontentato di un’altra guerra fredda o se volesse un vero e proprio conflitto militare tra le due superpotenze, ma era fermamente convinto che gli Stati Uniti e il loro popolo avessero bisogno di un nemico altrettanto potente “in grado di minacciare la loro libertà”. La logica di Clay secondo cui l’attuale clima politico vede metà del Paese considerare l’altra metà come nemica è un commento sociale tagliente sulle tensioni reali negli Stati Uniti, e il Segretario era fermamente convinto che la soluzione fosse quella di tornare indietro di decenni, quando l’America era unita contro i russi (che all’epoca erano l’Unione Sovietica).

All’inizio di Senza rimorso (Without Remorse), la squadra SEAL di John Kelly è stata creata dalla CIA in Siria quando Ritter ha mentito loro dicendo che i combattenti nemici durante la loro missione di estrazione erano russi. A Kelly e Greer era stato detto che stavano combattendo contro i siriani, non contro i russi, ma faceva tutto parte di un piano più grande. L’attacco ai russi in Siria ha provocato una risposta, che ha visto i russi guidati da Victor Rykov uccidere i compagni di squadra di Kelly, Rowdy (Luke Mitchell) e Webb (Cam Gigandet), oltre ad attaccare Kelly a casa sua, causando l’omicidio della moglie incinta Pam (Lauren London). Questo ha spinto Kelly in una sanguinosa missione di vendetta, durante la quale ha scoperto che l’assassino solitario fuggito da casa sua era Victor Rykov. Tuttavia, quando Kelly lo ha rintracciato a Murmansk, Rykov ha rivelato di essere in realtà un agente della CIA, quindi l’attacco alla squadra e alla famiglia di Kelly faceva parte dell’operazione della CIA ordinata dal segretario Clay.

Come Victor Rykov faceva parte del piano del segretario Clay e della vendetta di John Kelly

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Jodie Turner-Smith e Michael B. Jordan in Senza rimorso. Foto di Nadja Klier/Nadja Klier – © 2020 Paramount Pictures

Lo scopo di attirare Kelly a Murmansk con Rykov come esca era quello di provocare un incidente internazionale in cui i soldati americani avrebbero inscenato un attacco sul suolo russo, alimentando ulteriormente le tensioni tra Stati Uniti e Russia e favorendo così il piano di Clay di scatenare una guerra tra i due paesi. Ancor prima che Kelly e la sua squadra arrivassero a Murmansk, Clay aveva informato i russi tramite la CIA che l’aereo che trasportava Kelly, camuffato da volo commerciale, era in rotta, in modo che i russi potessero abbatterlo. Quando Kelly e la sua squadra sono sopravvissuti, la fase successiva prevedeva che Rykov li attirasse nell’appartamento e poi si uccidesse con un giubbotto esplosivo, scatenando la reazione della polizia russa. Ma Clay non aveva previsto che Kelly e tutta la sua squadra sarebbero sopravvissuti, né che Ritter avrebbe ricostruito il piano del Segretario e aiutato Kelly.

Ritter ha dato a Kelly un borsone pieno di soldi e il rapporto ufficiale suo e di Greer ha dichiarato che John è stato ucciso in azione a Murmansk. Ora che è un “fantasma”, Kelly è tornato a Washington D.C. e ha rapito il segretario Clay per costringerlo a confessare, registrando segretamente la confessione. Kelly ha poi guidato il suo SUV nel fiume Potomac in modo che Clay annegasse mentre Greer salvava John. Al “funerale” di Kelly, gli “atti di tradimento” di Clay furono rivelati pubblicamente, così John Kelly riuscì a impedire la guerra tra gli Stati Uniti e la Russia voluta da Clay.

John Kelly è “morto” ed è diventato John Clark

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Alla fine di Senza rimorso (Without Remorse), il tenente comandante Greer diede a John la sua nuova identità falsa rilasciata dalla CIA e l’Agenzia gli diede il nome poco creativo di John Clark. Ufficialmente, John Kelly è morto a Murmansk e ha avuto un funerale di Stato. John Clark è ora un agente delle operazioni segrete della CIA che opera senza alcuna carica ufficiale. Ma senza più una famiglia, questo è il futuro che Clark ha scelto perché gli permette di lavorare per fermare ulteriori complotti da parte di uomini al potere come il segretario Clay. Quando Kelly e Clay erano sul fondo del Potomac, John ha fatto un sogno in cui diceva addio a Pam e alla sua vecchia vita per sempre.

John Kelly era un patriota che credeva nel contratto che aveva firmato quando si era arruolato in Marina, in cui si impegnava a difendere il suo Paese. Gli eventi di Senza rimorso (Without Remorse) hanno distrutto la fiducia di John negli Stati Uniti, che lo hanno usato come una pedina. Quando era a caccia di Victor Rykov, credeva che il russo fosse un potente membro dell’FSB (il servizio di sicurezza federale russo e successore del KGB). Kelly rimase scioccato nell’apprendere che anche Rykov era della CIA e che entrambi erano pedine. John immaginava di essere “una pedina a caccia di un re” quando dava la caccia a Rykov, ma con l’aiuto di Ritter e Greer, Kelly capì che il “re” che avrebbe dovuto dare la caccia fin dall’inizio era il segretario Clay.

Il ruolo di Robert Ritter e come è diventato direttore della CIA

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Guy Pearce in Senza Rimorso

Senza rimorso (Without Remorse) ha palesemente usato Robert Ritter come diversivo. Dato che nascondeva dei segreti a John Kelly, che non si fidava di Ritter, il pubblico doveva sospettare che fosse lui il grande cattivo che tirava le fila. Ma sebbene Ritter fosse subdolo e manipolatore, era anche a conoscenza degli eventi loschi che stavano accadendo tra la CIA e il Dipartimento della Difesa guidato dal Segretario Clay, ma ha taciuto fino a quando non ha raccolto abbastanza informazioni. Ritter era anche intenzionato a scalare la gerarchia della CIA e sapeva come manipolare gli eventi per assicurarsi la promozione al vertice dell’Agenzia.

Ritter non è salito sull’aereo per la Russia con Kelly, Greer e la loro squadra di recupero perché sapeva che la CIA aveva organizzato l’abbattimento dell’aereo. Ritter ha viaggiato separatamente in Russia e ha reclutato agenti pagati per trovare Rykov, poiché si aspettava che la squadra di Kelly fosse morta. Quando Kelly è apparso e ha accusato Ritter di essere un traditore, l’agente della CIA ha capito che c’era qualcos’altro sotto e che Rykov non era il vero obiettivo dell’operazione. Dopo che la squadra di estrazione di Kelly è sopravvissuta allo scontro a fuoco con la polizia russa, Ritter ha capito chi erano davvero i buoni e ha avuto la conferma che Clay era dietro a tutto. Ritter ha organizzato il trasporto negli Stati Uniti e ha inventato la storia della morte di John Kelly in Russia per poter ottenere la confessione di Clay. Ritter ha poi sfruttato la registrazione di Clay per “un favore”: la sua promozione a direttore della CIA.

Come Without Remorse prepara Rainbow Six

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Michael B. Jordan in Senza rimorso. Foto di Nadja Klier/Nadja Klier – © 2020 Paramount Pictures

La scena a metà dei titoli di coda di Senza rimorso si svolge un anno dopo. John Clark incontra Ritter al Washington Memorial e si congratula con lui per la sua promozione a direttore della CIA. Clark rivela poi di aver riflettuto sugli eventi dell’anno precedente e John gli espone la sua nuova idea per impedire che Clay possa agire di nuovo: “una squadra antiterrorismo multinazionale composta da personale statunitense, britannico e NATO selezionato con cura, con il pieno sostegno dei servizi segreti nazionali”. Clark intende guidare questa nuova squadra, che ha chiamato Rainbow per motivi “personali”, e annuncia la sua intenzione di presentare il piano al presidente, chiedendo tacitamente a Ritter il sostegno della CIA.

Questo colpo di scena è un’anticipazione diretta del sequel di Without Remorse, Rainbow Six. Il produttore Akiva Goldsman aveva in mente di realizzare due film su John Clark, in modo che Without Remorse fosse il preludio di Rainbow Six, e Michael B. Jordan ha firmato per recitare in entrambi. È probabile che Jamie Bell e Jodie Turner-Smith riprenderanno i ruoli di Robert Ritter e del tenente comandante Greer in Without Remorse anche in Rainbow Six. Ma vista la squadra proposta da Clark, i fan di Tom Clancy possono anche aspettarsi un gruppo internazionale completamente nuovo di agenti speciali che sosterranno John Clark in Rainbow Six.

Love, Death + Robots 4: la spiegazione del finale di ogni episodio

La serie antologica (per lo più) animata di Netflix Love, Death + Robots 4 presenta 10 storie diverse che trattano una vasta gamma di argomenti, tutte meritevoli di un’analisi più approfondita. Love, Death + Robots è sempre stata una serie antologica profondamente riflessiva e simbolica. Ogni episodio nasconde una verità più profonda sul mondo strano e moderno in cui viviamo o sui fantastici mondi fantascientifici verso cui ci stiamo dirigendo. Ecco perché è una delle migliori serie su Netflix. Fortunatamente, la narrazione metaforica di Love, Death + Robots non ha perso slancio nel volume 4.

Uno degli obiettivi di ogni volume è quello di portare Love, Death + Robots a “nuovi livelli”, e l’ultima puntata non ha deluso le aspettative.

Dalle critiche pungenti alla società moderna ai viaggi sinceri verso l’illuminazione spirituale e religiosa, fino a un raro cortometraggio live-action, Love, Death + Robots volume 4 ha aperto una nuova strada per la serie antologica. Nel trovare questa nuova strada, però, la serie ha anche esplorato nuovi territori narrativi. Alcuni degli episodi più simbolici e significativi di Love, Death + Robots volume 4 potrebbero richiedere qualche spiegazione in più.

Can’t Stop

Can't Stop

Can’t Stop visualizza il potere trascendentale della musica

Il primo episodio di Love, Death + Robots volume 4, “Can’t Stop”, non sembra avere un significato molto profondo. Il cortometraggio è, dopotutto, solo un modo diverso di visualizzare la performance live dei Red Hot Chili Peppers di “Can’t Stop”.

La regia di David Fincher e l’animazione di Blur Studio, tuttavia, hanno dato a “Can’t Stop” un nuovo livello di significato. Raffigurando i Red Hot Chili Peppers e la folla come marionette, Love, Death + Robots ha visualizzato il potere trascendentale della musica. Tutti i partecipanti, compresi gli artisti, erano essenzialmente marionette attraverso cui fluivano la musica e la passione del momento, creando un’esperienza incredibile.

Close Encounters of the Mini Kind

Close Encounters of the Mini Kind

Close Encounters of the Mini Kind mette in evidenza il posto minuscolo dell’umanità nell’universo

Il secondo esperimento di Love, Death + Robots con le tecniche tilt-shift in “Close Encounters of the Mini Kind” si è rivelato estremamente importante per il suo messaggio. “Close Encounters of the Mini Kind” descrive un’invasione aliena della Terra piuttosto standard ma unica nel suo genere e ricca di umorismo. Tuttavia, il fatto di inquadrare l’invasione aliena come una “Mini Kind” sottolinea che l’umanità ha una visione di sé molto più grande di quella che abbiamo in realtà nel grande schema dell’universo. Le immagini finali del cortometraggio, quando il sistema solare viene inghiottito da un buco nero, mettono in risalto quanto siamo piccoli.

L’immagine eccessivamente importante che l’umanità ha di sé stessa ha anche contribuito a trasmettere il secondo tema principale del cortometraggio: che spesso gli esseri umani sono responsabili della propria distruzione. Gli alieni in “Close Encounters of the Mini Kind” sono arrivati sulla Terra in pace e la loro invasione è iniziata solo dopo che gli umani hanno sparato per primi. Poi, la Terra è stata inghiottita da un buco nero creato dagli umani utilizzando la tecnologia aliena. I tentativi accaniti dell’umanità di difendersi e l’eccessiva propensione alla violenza hanno finito per garantire la nostra distruzione (due volte) in “Close Encounters of the Mini Kind.” Un approccio più ponderato e freddo avrebbe salvato gli umani sia all’inizio che alla fine.

Spider Rose

Spider Rose

Spider Rose è una storia sulla natura totalizzante della vendetta e del dolore

La Spider Rose del terzo episodio del volume 4 di Love, Death + Robots era il fulcro del significato della storia. Come abbiamo appreso, Spider Rose un tempo si chiamava Lydia, ma ha scelto un nome meno umano dopo che il suo amore è stato ucciso da Jade, un membro del gruppo Shaper di Schismatrix di Bruce Sterling. Spider Rose ha anche spiegato che aveva vissuto completamente sola da quando il suo amore era stato ucciso, fino al momento in cui aveva ricevuto Nosey dagli Investitori. Spider Rose è una storia su come il dolore e la sete di vendetta possano consumare figurativamente una persona, proprio come Nosey ha consumato letteralmente lei.

Dopo aver ucciso Jade, Spider Rose disse a Nosey che era “morta” prima che gli Investitori glielo dessero. Gli disse che aveva degli amici da qualche altra parte nella galassia e che si era completamente isolata nel dolore per la perdita del suo amore e nella ricerca del vero Jade. Nosey è quasi riuscito a liberare Spider Rose dalla sua ossessione consumante per la vendetta, ma l’amore dell’animale è arrivato troppo tardi per salvarla. Poi, in un simbolico scherzo del destino, Spider Rose ha lasciato che Nosey banchettasse con la sua carne e consumasse letteralmente ciò che il dolore non era ancora riuscito a distruggere: il suo corpo.

400 Boys

400 Boys

400 Boys vede bande rivali unirsi come alleati per combattere un nemico comune

Sebbene veda bande rivali combattere contro enormi mostri simili a bambini, “400 Boys” è senza dubbio l’episodio più pieno di speranza del volume 4 di Love, Death + Robots. “400 Boys” stabilisce rapidamente che le numerose bande dotate di superpoteri sparse per la città si odiano a vicenda, ma si uniscono per combattere i “ragazzi” che hanno raso al suolo la città. 400 Boys” è una metafora di come un nemico comune, come i ragazzi, possa unire l’umanità e persino superare aspre rivalità e anni di ostilità. Le bande mettono da parte i loro litigi e i rancori del passato e riescono a scacciare i ragazzi.

400 Boys” ha anche qualcosa da dire sul potere dell’amore e dei legami umani. Solo unendosi le bande hanno avuto abbastanza potere, sia fisico che psichico, per sconfiggere i ragazzi. Solo dopo aver visto morire Croak, Slash è stato in grado di affrontare i ragazzi da solo.

Alla fine, l’amore di Slash per gli altri membri della sua banda gli ha dato il coraggio e la forza necessari per guardare negli occhi il “dio o ragazzo” e ucciderlo. Anche se la città è stata rasa al suolo, le bande di “400 Boys” sono riuscite a stringere legami autentici e a respingere gli invasori.

The Other Large Thing

The Other Large Thing

I piani di Dingleberry Jones per dominare il mondo evidenziano quanto gli esseri umani si fidino di una tecnologia che forse non comprendono appieno

Alcuni episodi di Love, Death + Robot sono più comici di altri, ma anche “The Other Large Thing” ha un significato più profondo. The Other Large Thing” è in gran parte una storia su come l’umanità sia troppo incline a fidarsi e ad affidarsi a cose che non comprende appieno, che si tratti di robot o gatti. Gli umani di Dingleberry Jones non avevano nemmeno iniziato a capire di cosa fosse capace Thumb Bringer, come dare fuoco al loro appartamento e chiuderli dentro a distanza, e non capivano la sete di dominio mondiale di Dingleberry Jones. Questa mancanza di comprensione è costata loro la vita e, presumibilmente, anche quella del resto dell’umanità.

Golgotha

Golgotha

Golgotha è una dura critica all’incapacità dell’umanità di agire come custode della Terra

Love, Death + Robots raramente usa mezzi termini, ma “Golgotha” è forse una delle sue critiche sociali più pungenti. Prendendo il nome dal luogo della crocifissione di Gesù Cristo, “Golgotha” segue padre Maguire (Rhys Darby) mentre entra in contatto per la prima volta con una razza aliena conosciuta come i Lupo. I Lupo credono che un delfino sia il loro messia e, dopo aver sentito come gli umani trattano i delfini e il mare, decidono di iniziare una crociata contro gli umani. Il messaggio principale di “Golgotha” è stato riassunto da Maguire: “Abbiamo fottuto tutto”. Non prendendosi cura della Terra e dei suoi animali, come i delfini, l’umanità ha fatto sì che i Lupo cercassero vendetta contro di noi.

Non riuscendo a prendersi cura della Terra e dei suoi animali, come i delfini, l’umanità ha fatto sì che i Lupo cercassero vendetta contro di noi.

Golgotha” è ricco di simbolismo religioso, in particolare per i cristiani. Il suo riferimento più importante al cristianesimo è un insegnamento fondamentale di Gesù Cristo stesso: “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Questo insegnamento è raramente preso alla lettera e ancora più raramente applicato agli animali della Terra. “Golgotha” è l’eccezione. Golgotha” pone il delfino come una figura simile a Gesù nei confronti dei Lupo e gli esseri umani come Ponzio Pilato, poi chiede al pubblico se i Lupo hanno ragione a iniziare una crociata contro gli assassini del loro messia. La risposta è abbastanza facile da capire dopo aver considerato le fuoriuscite di petrolio, i cambiamenti climatici e altri disastri naturali causati dall’uomo.

The Screaming of the Tyrannosaur

The Screaming of the Tyrannosaur

The Screaming of the Tyrannosaur è una storia sulle lotte di classe e sul potere collettivo degli oppressi

Sebbene Love, Death + Robots volume 4 abbia un cameo di Mr. Beast, non è lui il protagonista di “The Screaming of the Tyrannosaur”. Il protagonista è un gladiatore senza nome doppiato da Bai Ling. The Screaming of the Tyrannosaur” è una storia su come il tirannosauro rex e il gladiatore, due creature costrette a combattere e morire per il divertimento degli altri, sfruttano il loro potere collettivo per trovare un briciolo di giustizia. Lavorando insieme, il gladiatore e il dinosauro sono riusciti a infliggere una dose di dolore e umiliazione alla classe dominante, che stava letteralmente bevendo il loro sangue.

Cosa c’è di meglio di un malvagio game master che prova un tale piacere nel sottoporre queste povere persone indifese a tutte queste prove? Mi sembrava proprio un episodio di Beast Games. Non so voi, ma io ho guardato quella serie e tante volte ho pensato: “Oh mio Dio, è così crudele”, quindi ho pensato che sarebbe stato perfetto per quel ruolo.

– Tim Miller, creatore di Love, Death + Robots, in un’intervista a ScreenRant.

“The Screaming of the Tyrannosaur” non è sottile nel suo commento sulla lotta di classe. Mr. Beast (un multimilionario nella vita reale) e il resto degli aristocratici sono ritratti come edonisti letteralmente assetati di sangue e spietati che desiderano solo divertirsi. I gladiatori sono messi l’uno contro l’altro proprio perché il loro potere collettivo è l’unica cosa che può minacciare i governanti. “The Screaming of the Tyrannosaur” è una storia di oppressione che si schiera chiaramente dalla parte degli oppressi, anche se questi muoiono nei momenti finali del cortometraggio.

How Zeke Got Religion

Il viaggio di Zeke è un viaggio di fede e credenza in un potere superiore

La fede e la religione sono temi ricorrenti in Love, Death + Robots volume 4, e sono stati rappresentati in modo ancora più chiaro in “How Zeke Got Religion”. Durante una missione aerea per sventare un piano nazista per evocare un demone, Zeke e il resto del suo equipaggio vengono attaccati nel loro bombardiere B-52 dal suddetto demone. Solo dopo aver scoperto che un crocifisso può ferirlo, Zeke uccide il demone e riconsidera il suo ateismo. “How Zeke Got Religion” è una metafora del difficile percorso verso il vero risveglio spirituale e religioso. Zeke ha combattuto un demone letterale prima di accettare la religione, ma il percorso della maggior parte delle persone è più sottile.

All’inizio del cortometraggio, Zeke mostra letteralmente il dito medio a Dio come segno del suo ateismo. Per sconfiggere il demone, tuttavia, Zeke ha dovuto riporre la sua fede nel potere del crocifisso, simbolo della fede cristiana, e credere che potesse danneggiare questa entità malvagia.

Zeke è stato letteralmente salvato dalla fede e la sua nuova convinzione lo ha aiutato a sconfiggere i suoi demoni. “How Zeke Got His Religion” utilizza l’iconografia cristiana, ma è una storia su come molte persone devono lottare con i propri “demoni” prima di accettare qualsiasi potere superiore in cui scelgono di credere.

Smart Appliances, Stupid Owners

Smart Appliances, Stupid Owners

Love, Death + Robots mette in evidenza i modi divertenti e assurdi in cui interagiamo quotidianamente con la tecnologia

Non tutti i cortometraggi di Love, Death + Robots parlano di profondi viaggi spirituali, e “Smart Appliances, Stupid Owners” lo dimostra. “Smart Appliances, Stupid Owners” è essenzialmente una lunga battuta su come spesso usiamo (o abusiamo) la tecnologia quotidiana in modi assurdi. A un livello leggermente più profondo, mette in evidenza alcune delle sciocchezze della nostra vita mondana e tecnologica. Ad esempio, un WC deve essere “intelligente”? Allo stesso modo, che senso ha uno spazzolino “intelligente” che non usiamo mai? Non c’è alcun invito all’azione, ma “Smart Appliances, Stupid Owners” mette in evidenza alcuni modi divertenti in cui interagiamo con il nostro mondo sempre più tecnologico.

For He Can Creep

For He Can Creep

For He Can Creep è sia un’ode ai gatti che un commento sul potere dell’amore

L’ultimo episodio del volume 4 di Love, Death + Robots, “For He Can Creep”, è una storia curiosa su Jeoffrey, un gatto, e il suo poeta, assediato da Satana, che vuole una poesia per porre fine al mondo. In sostanza, “For He Can Creep” è sia un’ode alle curiose creature che sono i gatti. “For He Can Creep” descrive i gatti come esseri antichi e divini, capaci di danneggiare persino il diavolo in persona, e nutre un profondo amore per tutto ciò che è felino. Considera i gatti come eroi dal cuore buono e adorabili che tengono a bada l’oscurità, in senso letterale e figurato.

Mentre Jeoffrey e il resto dei gatti combattono letteralmente contro il diavolo, il gatto del poeta combatte figurativamente contro i demoni che lo perseguitano.

Oltre alla sua visione favorevole dei gatti, “For He Can Creep” ha anche molto da dire sul potere dell’amore, in particolare l’amore per un buon animale domestico. Lo dimostra il poeta, che è rinchiuso in un manicomio. Mentre Jeoffrey e gli altri gatti combattono letteralmente contro il diavolo, il gatto del poeta combatte figurativamente contro i demoni che lo perseguitano. È chiaro come il sole negli ultimi versi del poeta: egli vede Jeoffrey come un amico e un confidente e crede che possa scacciare l’oscurità della sua malattia mentale. Love, Death + Robots volume 4 ha trovato una nota felice con cui concludersi.

Tár è basato su una storia vera?

Tár è basato su una storia vera?

Candidato a 6 premi Oscar alla 95ª edizione degli Academy Awards, il film di Todd Field, vincitore di numerosi premi nel 2022, offre uno sguardo così approfondito sul personaggio principale che non è sempre chiaro se Tár sia basato su una storia vera. L’interpretazione di Cate Blanchett nel ruolo della direttrice d’orchestra Lydia Tár contribuisce sicuramente a conferire un’aria di verosimiglianza a questa storia a tratti scioccante. Poiché Tár interroga molte questioni culturali che circondano la politica sessuale e l’abuso di potere, temi così attuali, è facile supporre che Tár (la nostra recensione) sia una storia vera. La scena iniziale di

Tár, in cui un vero giornalista del New Yorker recita la lunga lista dei successi musicali di Lydia, immerge lo spettatore nel mondo della protagonista, sottolineando come lei sia all’apice della sua carriera. Con ciò che segue, Cate Blanchett trasforma gradualmente Lydia Tár in un personaggio tridimensionale, aggiungendo alla sua narrazione molti strati complessi di contraddizioni e corruzione. Con tutte queste rivelazioni avvincenti che circondano la trama di Lydia, Tár sembra più un film biografico che un’opera di finzione. Per questo motivo, è difficile non chiedersi se i confini sfumati tra realtà e finzione abbiano ispirazioni nella vita reale.

Tár non è basato su una persona reale

Cate Blanchett in Tár

Anche se la caduta in disgrazia di Lydia in Tár sembra reale, il film non è basato sulla vita di un vero direttore d’orchestra. Tuttavia, è facile lasciarsi ingannare dal marketing e dal comportamento di Tár, che lo vendono ingegnosamente come un film biografico su questo personaggio immaginario. È simile al modo in cui i fratelli Coen hanno usato il testo di apertura per affermare che Fargo era basato su fatti reali, nonostante fosse completamente inventato. Anche la sinossi ufficiale di Tár – “ambientato nel mondo internazionale della musica classica, è incentrato su Lydia Tár, considerata una delle più grandi compositrici/direttrici d’orchestra viventi e prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice principale di una grande orchestra tedesca” – suggerisce il biopic di un’artista reale, propagando il film come la biografia di una direttrice d’orchestra.

Nonostante il suo realismo ingannevole, Tár trae ispirazione dal mondo reale. Ad esempio, come ha spiegato il regista Todd Field in un’intervista (tramite Vanity Fair), la scena alla Julliard, in cui Lydia critica uno studente, rispecchia le esperienze del regista durante un corso molto duro alla scuola di cinema.

L’impulso dietro la scena, come ha ricordato Field, deriva anche da un dilemma universale: “Cosa direbbe il tuo io più anziano al tuo io più giovane?” In un’altra intervista (via AwardsWatch), Field ha parlato a lungo di come ha preso ispirazione da un direttore d’orchestra, John Mauceri, il che spiega perché la rappresentazione della direzione musicale del film candidato all’Oscar come miglior film nel 2023 sia così vicina alla realtà.

Perché Tár è commercializzato come un film biografico

Tár film

Anche Wikipedia aveva una pagina dedicata alla figura di Lydia Tár (via The Cut), ma è stata successivamente spostata nella pagina principale del film. Tutte queste misure adottate per vendere Tár come una storia vera suggeriscono che sia stato intenzionalmente commercializzato come un film biografico per attirare inizialmente gli spettatori e poi mantenerli interessati alla turbolenta narrazione di Lydia. Considerando la brillante interpretazione di Cate Blanchett e il talento registico di Todd Field, Tár avrebbe probabilmente ottenuto il plauso della critica anche senza tutti gli espedienti di marketing. Tuttavia, i motivi illusori della storia vera di Tár suscitano la curiosità dello spettatore e fungono da finestra sul mondo reale.

Il realismo di Tár ha portato a consensi e riconoscimenti

Il fatto che il pubblico consideri Tár una storia vera rende il successo del film e la sua nomination agli Oscar non eccessivamente sorprendenti. Guardando la performance di Cate Blanchett, che le è valsa una nomination all’Oscar come migliore attrice dopo la vittoria ai Golden Globe, sembra così basata sulla realtà che è sorprendente che l’attrice non si sia ispirata a una persona reale. La sua sicurezza di fronte a un’orchestra, in contrasto con la sua goffaggine sociale nella vita quotidiana, sembra autentica, così come la sua voce distintiva e l’arroganza rabbiosa che ribolle sotto la superficie. Alcuni dei ruoli interpretati da Blanchett la vedono come una presenza autorevole, ma questa interpretazione sembra radicata in qualcosa di reale.

Il film stesso, candidato all’Oscar per la migliore regia e il miglior film, rispecchia il realismo della performance della Blanchett. Sembra che il pubblico segua la graduale caduta in disgrazia senza momenti teatrali o artificiosi. Non è difficile accettarla come una storia vera, poiché è una storia che il pubblico ormai conosce molto bene. Tuttavia, sebbene la sceneggiatura di Todd Field sia stata nominata per la Migliore sceneggiatura originale, evita grandi colpi di scena con il finale di Tár che risulta credibile in quanto non risolve facilmente la storia. Nell’approccio a questa storia molto realistica, Tár cattura una certa verità, anche se è tutta finzione.

Superman: trailer ufficiale del film di James Gunn

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Superman: trailer ufficiale del film di James Gunn

L’attesa per il nuovo look di Superman di James Gunn è finita. L’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet è il protagonista del primo film del nuovo DC Universe. Il film deve affrontare una grande pressione, non solo perché deve dimostrare che la DC si sta allontanando dalle ultime controverse uscite del DCEU, ma anche perché Gunn ha già dichiarato che i suoi piani per il DCU Capitolo 1 e oltre dipendono dal successo di Superman. Dopo alcuni teaser e video dietro le quinte, è ora disponibile uno sguardo più approfondito alla Superman e ai suoi personaggi.

DC ha pubblicato un nuovo trailer del film Superman di David Corenswet.

Il trailer rivela quanti personaggi del cast stellare di Superman avranno un ruolo nel film. Ci sono molte scene d’azione che mostrano Superman interpretato da Corenswet in azione, così come i poteri di eroi come Green Lantern Guy Gardner interpretato da Nathan Fillion e cattivi come l’Ingegnere interpretato da María Gabriela de Faría. Viene messa in risalto la relazione tra Clark Kent e Lois Lane, mostrando come sarà cruciale per il film, e le azioni di Superman lo mettono nei guai.

In precedenza, DC Studios aveva condiviso un poster ufficiale di Superman, che mostrava l’Uomo d’Acciaio interpretato da Corenswet in tutta la sua imponenza.

Cosa rivela il nuovo trailer del film Superman della DCU

Superman (2025)

L’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet dovrà affrontare molte minacce

Il nuovo trailer del film Superman rivela finalmente la trama del film della DCU. Il Superman interpretato da David Corenswet ha scelto di intervenire in una guerra in un altro paese. Questo ha complicato le cose per lui, dato che il mondo lo ha interpretato come un’azione degli Stati Uniti e non di Superman. Lex Luthor, interpretato da Nicholas Hoult, è uno di quelli furiosi per le sue azioni, così come Rick Flag Sr., interpretato da Frank Grillo, che ha il compito di arrestare Superman. Anche i cittadini che Clark Kent difende si sono rivoltati contro di lui nel trailer.

Un’altra rivelazione importante è il fatto che Lois Lane, interpretata da Rachel Brosnahan, è ben consapevole che Clark Kent è Superman. La rivelazione arriva all’inizio del trailer, quando Clark accetta di rilasciare un’intervista a lei nei panni di Superman. Lex Luthor e l’Ingegnere invadono la Fortezza della Solitudine di Superman, l’Uomo d’Acciaio ferma un kaiju a Metropolis e la Justice Gang, gli altri eroi DCU presenti nel film, mostrano i loro poteri in diverse scene. Il film Superman di James Gunn seguirà l’eroe che lotta per ciò che ritiene giusto e affronta le conseguenze.

Andor – Stagione 2, spiegazione del finale: rivelati gli ultimi segreti della Morte Nera

Il finale della seconda stagione di Andor conclude la serie in modo soddisfacente, collegando la storia a Rogue One e spiegando gli ultimi misteri riguardanti l’Alleanza Ribelle e la Morte Nera. La linea temporale della seconda stagione di Andor è stata piuttosto singolare, con la serie che ha fatto un salto in avanti di un anno ogni tre episodi. Di conseguenza, gli ultimi tre episodi si svolgono poco prima degli eventi di Rogue One e un anno dopo il massacro di Ghorman e il caos che ne è seguito, mostrato nella seconda stagione di Andor, episodi 7-9.

Data la vicinanza temporale a Rogue One, la seconda stagione di Andor, episodi 10-12, ha risolto tutti i fili della trama rimasti in sospeso e ne ha lasciati altri in sospeso per alimentare direttamente la storia del primo. Che si tratti del destino dei membri del cast della seconda stagione di Andor che non compaiono in Rogue One, come Luthen, Kleya e Dedra, o di anticipazioni sul futuro di quelli che invece compaiono nel film del 2016, gli ultimi tre episodi forniscono risposte e si collegano senza soluzione di continuità al prossimo capitolo cronologico della saga di Star Wars. Una grande risposta che il finale della seconda stagione di Andor fornisce, naturalmente, riguarda la Morte Nera.

Finalmente sappiamo come i ribelli hanno scoperto l’esistenza della Morte Nera

Un mistero irrisolto è finalmente risolto

Ci siamo sempre chiesti come l’Alleanza Ribelle abbia scoperto l’esistenza della Morte Nera. La Ribellione aveva già sentito voci sulla super arma dell’Imperatore all’inizio di Rogue One, nonostante la segretezza con cui era stata costruita. Anche nella prima scena di Cassian in Rogue One, in cui incontra un informatore di nome Tivik, ammette di aver sentito parlare di Galen Erso e di conoscere i suoi legami con un’arma segreta dell’Impero. Nella stagione 2 di Andor, episodi 10-12, scopriamo finalmente come i ribelli sono venuti a conoscenza dell’esistenza della Morte Nera.

Nel primo episodio dell’arco narrativo finale della seconda stagione di Andor, Luthen Rael incontra il suo contatto imperiale di lunga data, Lonni Jung. Lonni è estremamente stressato e desidera essere portato via da Coruscant dopo aver setacciato i file di Dedra Meero e aver scoperto l’esistenza della Morte Nera. Lonni scopre che l’estrazione del kyber su Jedha, il massacro di Ghorman nell’episodio 8 di Andor e molti altri elementi descritti come un progetto di energia pulita sono in realtà collegati alla costruzione di un’arma gigantesca, guidata da Galen Erso e basata sul pianeta Scarif.

Cassian la salva e viene a conoscenza dell’arma, passando l’informazione al comando ribelle…

Lonni commette l’errore di dirlo a Luthen, che lo considera un elemento troppo pericoloso e lo uccide. Luthen trasmette quindi questa informazione a Kleya, ma viene catturato da Dedra Meero. Dopo una serie di eventi in cui Kleya uccide Luthen in lacrime per impedire all’Impero di scoprire i suoi segreti, Cassian la salva e viene a conoscenza dell’arma, passando l’informazione al comando ribelle. Questo spiega come l’Alleanza Ribelle sia venuta a conoscenza della Morte Nera, e la prima scena di Cassian in Rogue One, in cui si aggrappa al nome di Galen Erso, ora ha molto più senso, dato che l’ha sentito da Kleya.

“Ho amici ovunque” diventa l’ironia definitiva della vita di Luthen

Luthen è diventato famoso per il suo slogan: “Ho amici ovunque”. Tuttavia, il finale della seconda stagione di Andor rende questa frase incredibilmente ironica per quanto riguarda lo stesso Luthen. Uno dei temi centrali degli ultimi tre episodi della seconda stagione di Andor è la reputazione che Luthen si è guadagnato, o meglio, distrutto. Rimanendo su Coruscant e rifiutandosi di unirsi agli altri ribelli, Luthen ha fatto sì che personaggi come Bail e Draven si fidassero di lui ancora meno di prima.

Luthen era così dedito alla sua versione della causa che ha bruciato i ponti e le relazioni che lo circondavano. La mancanza di amici è diventata una grande ironia e ha quasi portato alla caduta della galassia. Luthen ha scoperto la Morte Nera prima di chiunque altro al di fuori dell’ISB, ma i suoi rapporti incrinati hanno fatto sì che l’Alleanza Ribelle quasi non gli credesse. Senza Cassian e Kleya, l’ostinato impegno di Luthen nei confronti della Ribellione avrebbe potuto effettivamente causarne il fallimento prima della sconfitta dell’Impero.

Bail Organa riceve un potente tributo

L’apparizione di Bail Organa in Andor ha inizialmente suscitato un certo scalpore, dato che il personaggio è stato interpretato da Benjamin Bratt invece che dal solito Jimmy Smits. Detto questo, la maggior parte degli spettatori ha accettato la scelta di Bratt dopo la spiegazione che Smits non era disponibile e grazie alla fantastica interpretazione dell’attore. Nell’universo di Star Wars, però, Andor è una delle trame che mostra Bail prima della sua tragica morte su Alderaan, causata dalla Morte Nera.

Fortunatamente, Bail riceve un potente tributo prima della sua morte sotto forma della sua ultima battuta nel finale della seconda stagione di Andor. Bail dice ad Andor che, se deve morire combattendo l’Impero, vuole farlo lottando. In un certo senso, il futuro di Bail descrive esattamente questo. Muore insieme al resto del suo popolo quando Alderaan viene distrutta, ma la sua eredità, la principessa Leia, continua a combattere in suo nome ed è fondamentale per la sconfitta finale dell’Impero.

Dedra Meero paga il prezzo della sua curiosità

Uno degli altri personaggi a cui il finale della seconda stagione di Andor offre una conclusione è Dedra Meero. Dopo l’incidente su Ghorman, Dedra è di nuovo ossessionata dalla ricerca di Axis, alias Luthen. Alla fine ci riesce, ma viene arrestata perché non era autorizzata a lavorare sul file Axis, il che porta a un interessante interrogatorio da parte nientemeno che del direttore Orson Krennic.

L’interrogatorio di Krennic si ricollega alle scoperte di Lonni, dato che Dedra Meero aveva accesso ai file relativi alla Morte Nera. Krennic sospetta che Dedra sia una spia ribelle, consentendo a Lonni e successivamente a Luthen e Kleya di scoprire la verità sulla Morte Nera.

Dedra insiste che non è così e che ha semplicemente dovuto cercare dei file per ottenere indizi su Axis, promettendo che non sapeva che Lonni avesse il codice di accesso ai suoi file. Indipendentemente da ciò, l’incuria di Dedra la porta in una cella della prigione di Narkina, completando la sua storia in modo piuttosto poetico.

La famiglia di Mon Mothma deve convivere con le sue decisioni

La ribellione sta costando la vita a molti altri

È interessante notare che, nonostante il discorso di Mon Mothma e la sua fuga da Coruscant e dal Senato nella seconda stagione di Andor, episodi 7-9, gli ultimi tre episodi non affrontano più di tanto le conseguenze di questa decisione. L’unico riferimento si trova in un montaggio finale, che mostra Perrin, l’ex marito di Mon, che beve sul sedile posteriore di un taxi con una donna, la moglie di Davo Sculdun, svenuta accanto a lui. Perrin è chiaramente infelice e affoga i suoi problemi nell’alcol con chiunque capiti a tiro, dimostrando quanto la famiglia di Mon sia stata colpita dalla sua decisione di unirsi alla Ribellione.

Cassian Andor ha una nuova eredità straziante anche dopo Rogue One

Infine, l’ultimo elemento degno di nota del finale della seconda stagione di Andor è l’ultima inquadratura. Dopo i teaser di Rogue One, Andor sfuma nel nero prima di mostrare i campi di grano di Mina-Rau. B2EMO viene mostrato mentre gioca con un altro droide prima che Bix si avventuri nei campi con un bambino in braccio. L’episodio 12 della seconda stagione di Andor non spiega esattamente quando si svolge questa scena ed è completamente privo di dialoghi, ma l’intenzione è chiara: Bix era incinta quando ha lasciato Cassian, e l’eredità di quest’ultimo continua a vivere nonostante la sua morte dopo Andor in Rogue One.

Il figlio di Cassian viene presentato nella stagione 2 di Andor, episodio 12, andato in onda il 13 maggio 2025, esattamente 10 anni dopo che Diego Luna è stato scelto per interpretare il personaggio in Rogue One.

Questa scena è davvero straziante, soprattutto dopo la tragica sequenza della stagione 2 di Andor, episodio 9, in cui Bix spiega che una volta finita la guerra, troverà Cassian. Cassian non saprà mai che Bix e suo figlio lo stavano aspettando, ma noi, come spettatori, lo sappiamo, rendendo Rogue One infinitamente più triste. Tuttavia, bisogna ammettere che questa rivelazione ha un sapore agrodolce. L’eredità di Cassian continua a vivere oltre Andor, così come Bix, che molti pensavano sarebbe morta. È un finale appropriato per il personaggio, che permette alla storia di Andor di concludersi e a quella di un altro personaggio di iniziare.