Dominik Moll torna a
indagare le zone grigie della giustizia con Dossier
137, presentato in concorso a Cannes 78. Dopo La notte
del 12, premiato e acclamato per il suo rigore narrativo,
il regista francese si misura con un tema altrettanto scottante: le
violenze della polizia e il lavoro degli ispettori dell’IGPN,
l’organismo di controllo interno delle forze dell’ordine.
Un’indagine complessa, spesso scomoda, che porta la protagonista
Stéphanie — interpretata da Léa Drucker — a
interrogare i propri colleghi più che dei veri e propri criminali,
in un clima di ostilità, reticenza e continua messa in
discussione.
Un’indagine dall’interno della
polizia
L’episodio da cui prende avvio il
caso è un fatto di cronaca che ha fatto discutere la Francia:
durante una manifestazione caotica a Parigi, un giovane
manifestante, Guillaume, viene gravemente ferito. I sospetti cadono
subito su un reparto di agenti chiamati a contenere la folla
nonostante fossero palesemente impreparati alla gestione
dell’ordine pubblico: in una delle battute più amare del film, si
dice che abbiano preso i kit anti-sommossa “dal Decathlon”. Mentre
uno dei ragazzi coinvolti finisce in ospedale, l’altro, Rémi, viene
incarcerato: solo lui potrebbe testimoniare ciò che è accaduto
davvero, ma è messo a tacere da un sistema che sembra più
interessato a proteggere se stesso che a scoprire la verità.
Moll costruisce il racconto come
un’indagine che diventa sempre più personale: Stéphanie scopre che
la vittima è originaria di Saint-Dizier, la sua stessa città
natale. Questo dettaglio, apparentemente irrilevante, diventa un
elemento destabilizzante. La protagonista si ritrova sospesa tra il
suo dovere di imparzialità e un legame emotivo che affiora contro
la sua stessa volontà. Il conflitto tra etica professionale e senso
di appartenenza si fa più acuto man mano che l’indagine procede, in
un contesto in cui tutti sembrano avere qualcosa da perdere: la
polizia, l’IGPN, i manifestanti, i familiari.
Tra rigore e testimonianza
Il film mescola fiction e realtà,
ispirandosi a diversi casi realmente accaduti durante le proteste
dei Gilet Gialli nel 2018, e affronta temi che restano scottanti:
il divario tra centro e periferia, la crisi della rappresentanza
politica, la paura del dissenso, la frattura tra cittadini e
istituzioni. Tuttavia, a differenza del precedente lavoro di Moll,
qui la costruzione narrativa appare più didascalica, e spesso
troppo netta nel disegnare le linee tra “buoni” e “cattivi”. I
poliziotti coinvolti sono ostili, omertosi, quasi caricaturali; i
manifestanti e le vittime sono tratteggiati come innocenti puri,
senza zone d’ombra. Manca quella complessità psicologica che
rendeva La notte del 12 così avvincente e disturbante.
Pur con queste semplificazioni, il
film riesce a mantenere una certa tensione, grazie soprattutto alla
struttura d’indagine fatta di testimonianze, immagini di
videosorveglianza, e piccoli dettagli che ricostruiscono — o
distorcono — i fatti. L’uso di video amatoriali, in parte ricreati,
contribuisce a dare un’impronta quasi documentaristica, mentre il
montaggio alternato tra interrogatori, atti legali e scene
domestiche restituisce il senso di una realtà spezzata tra pubblico
e privato, tra ciò che si mostra e ciò che si nasconde.
Léa Drucker, cuore silenzioso del
film
Léa Drucker offre una prova
misurata, precisa, sospesa tra empatia e rigore. Il suo
personaggio, spesso costretto al silenzio, comunica più con gli
sguardi e i microgesti che con i dialoghi. Accanto a lei, Guslagie
Malanda interpreta una testimone chiave con delicatezza e
intensità, portando nel film anche un’eco delle tensioni razziali e
sociali che attraversano le banlieue francesi.
Dossier 137 solleva
domande necessarie sul ruolo delle forze dell’ordine e sulla
capacità (o volontà) dello Stato di farsi garante della giustizia.
Ma è anche un’opera meno sfumata di quanto potrebbe essere, a
tratti eccessivamente programmatica. Se Moll voleva far riflettere,
ci riesce. Se voleva turbare, commuovere o mettere davvero in
discussione ogni certezza, questa volta ci arriva solo in parte. La
materia è incandescente, ma il film, pur apprezzabile per impegno e
accuratezza, resta più vicino al “dossier” che all’opera pienamente
compiuta.
Celebrando un cinema di scoperte, la selezione di Un
Certain Regard del 2025 presentata nel corso del Festival di Cannes ha incluso 20
lungometraggi, di cui 9 opere prime in gara anche per la Caméra
d’or.
Quest’anno, il film d’apertura è stato Promised
Sky di Erige Sehiri. Presieduta dalla
regista, sceneggiatrice e direttrice della fotografia britannica
Molly Manning Walker, la giuria comprendeva la
regista e sceneggiatrice franco-svizzera Louise
Courvoisier, la direttrice croata dell’International Film
Festival Rotterdam Vanja Kaludjercic, il regista,
produttore e sceneggiatore italiano Roberto
Minervini e l’attore argentino Nahuel Pérez
Biscayart.
Un Certain Regard – miglior film
LA MISTERIOSA MIRADA DEL FLAMENCO (THE MYSTERIOUS GAZE OF THE
FLAMINGO)
Diego Céspedes
Esordio alla regia
Premio della Giuria
UN POETA (A POET)
Simón Mesa Soto
Miglior regista
ARAB & TARZAN NASSER
in Once Upon a Time in Gaza
Miglior Attore
FRANK DILLANE
in Urchin diretto da Harris Dickinson
Migliore Attrice
CLEO DIÁRA
in O Riso e a Faca (I Only Rest in the Storm) diretto da Pedro
Pinho
Nel 1937, all’apice delle purghe
staliniane, la giustizia diventa un paradosso e la burocrazia si fa
strumento di annientamento. A Cannes 78, il
documentarista Sergei Loznitsa
sceglie di tornare al cinema di finzione per raccontare una storia
dimenticata — o forse mai davvero ascoltata — attraverso
Two Prosecutors, un film rigoroso, crudele e
spietatamente attuale. Tratto dalla novella omonima di
Georgy Demidov, fisico e prigioniero politico del
regime sovietico, il film mette in scena il tentativo, tanto
ingenuo quanto tragico, di cercare la verità in un mondo costruito
per impedirla.
La vera prigione è l’attesa
Il protagonista è Alexander Kornyev
(Aleksandr Kuznetsov), giovane procuratore appena
nominato in una provincia remota. Idealista, preparato,
determinato, Kornyev si imbatte in una lettera proveniente da una
delle tante prigioni dell’URSS: un detenuto accusa l’NKVD di
torture, arresti arbitrari e false confessioni. Mentre centinaia di
richieste simili vengono distrutte ogni giorno, quella lettera —
scritta col sangue — sorprendentemente viene letta. E Kornyev,
anziché ignorarla, decide di agire. Inizia così un viaggio fisico e
mentale tra corridoi chiusi, interrogatori opachi, incontri ambigui
e continui rinvii. A ogni passo si scontra con l’apparato stesso
che dovrebbe rappresentare, mentre il sistema lo guarda con
diffidenza, lo mette alla prova, cerca di farlo desistere. Non è
l’eroe di un thriller, ma il testimone tragico di un fallimento
annunciato.
Loznitsa struttura il film come una
lunga camera di decompressione. La messa in scena è minimalista,
quasi teatrale, dominata da inquadrature fisse, composizioni
simmetriche, ambienti spogli, silenzi pesanti. Ogni scena è
costruita come un duello verbale, ma i dialoghi — spesso reticenti,
circolari, dominati dalla paura — sembrano sempre sfuggire alla
logica. La tensione non è affidata all’azione, ma al vuoto,
all’attesa, alla sensazione che ogni parola detta possa avere
conseguenze devastanti.
Il ritmo volutamente dilatato,
l’assenza di musica e la scelta di colori desaturati contribuiscono
a creare un’atmosfera plumbea, dove lo spettatore viene risucchiato
nella medesima trappola sensoriale e morale in cui si dibatte il
protagonista. La prigione in cui è ambientata buona parte del film
— un ex carcere di Riga costruito nel 1905 e chiuso solo di recente
per condizioni disumane — è più che un set: è un corpo vivo,
impregnato di sofferenza, e la sua fisicità opprime anche quando
non la si vede.
Uno sguardo che inchioda
Two Prosecutors non è il racconto di
una scoperta, ma di una presa di coscienza. A metà narrazione,
quando Kornyev comprende che il sistema stesso si sta richiudendo
su di lui, ogni velleità di giustizia si trasforma in una lenta
agonia morale. Come dichiarato dallo stesso regista, il film è
attraversato dalle ombre di Gogol e Kafka, ma anche dalla
consapevolezza contemporanea che la storia non è affatto finita. Il
film è ambientato nel 1937, ma parla con chiarezza al presente:
mostra come i sistemi autoritari distruggano i loro stessi ideali,
divorando i “veri credenti”, come Kornyev. Lo fa senza moralismi né
didascalie, lasciando che sia la forma stessa del film a incarnare
l’oppressione.
A completare il quadro c’è un cast
corale, internazionale, composto da attori provenienti da Lituania,
Lettonia, Israele e altri paesi dell’ex blocco sovietico, molti dei
quali hanno lasciato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. La
loro partecipazione non è solo una scelta artistica, ma anche una
testimonianza di resistenza culturale e politica. La fotografia di
Oleg Mutu, già collaboratore di Loznitsa in diversi film, è
rigorosa fino all’astrazione. Nessuna camera a mano, nessun
movimento: solo l’immobilità di uno sguardo che osserva, inchioda,
documenta.
Two Prosecutors non
è un film per tutti. Richiede pazienza, attenzione, disponibilità
al silenzio e alla complessità. Ma è proprio in questa scelta
radicale — nella rinuncia a ogni scorciatoia narrativa o emotiva —
che risiede la sua forza. Loznitsa ci mette di fronte a un
interrogativo che, oggi più che mai, non possiamo evitare: quanto
siamo davvero liberi di parlare, di agire, di comprendere ciò che
ci accade? E cosa accade quando il linguaggio stesso viene
sequestrato dal potere?
Si vede sempre gli altri dal di
fuori, mai sè stessi. Forse, se fossimo in grado di farlo,
riusciremmo a cogliere ogni leggera sfumatura di felicità, per
potervici aggrappare nei momenti più bui. Momenti di suoni
sconcertanti, che uniscono rumori del passato, immutabili ma
univocamente legati all’esperienza del singolo. Sono attimi sospesi
nel tempo in cui convivono le quattro protagoniste di Sound
of Falling, secondo lungometraggio della regista tedesca
Mascha
Schilinsky, primo titolo in concorso a Cannes
78 che abbiamo visionato.
Antologia di memorie spettrali
Dopo l’interessante Dark Blue
Girl (2017) in cui una bambina di 7 anni fa di tutto per
riconquistare il primo posto nella vita di suo padre, quando i suoi
genitori separati si innamorano di nuovo, con Sound of
Falling Schilinsky non cerca la consequenzialità
narrativa: crea uno stato d’animo, un’atmosfera sospesa tra sogno e
trauma, attraversata da un senso di lutto e fine imminente. Come
dicevamo, sono quattro figure femminili a scandire le diverse
epoche al centro di questa storia: Alma, bambina dagli occhi
grandi, narra la fase più remota, antecedente la Prima guerra
mondiale; Erika ci introduce agli anni ’40, con l’avvento del
secondo conflitto bellico; Angelika, nella DDR degli anni ’70 e
’80, vive tensioni erotiche con un cugino e uno zio; infine Lenka,
nel presente, si innamora di una ragazza enigmatica che ricorda in
maniera inquietante la Alma dell’inizio.
“Buffo come le cose che non ci
sono più possano ancora fare male”: questo pensiero accomuna
tutte le protagoniste del film, che scrutano nel dolore famigliare
per scoprire il proprio, immergendo lo spettatore in una poetica ma
cupissima rilettura del trauma intergenerazionale, sullo sfondo di
una casa di campagna tedesca inquadrata da quattro periodi storici
differenti.
Morire per conoscere
Così, sfogliando le pagine di
un’antologia di racconti gotici, conosciamo bambine, ragazze e
madri che anelano alla morte, si chiedono se, desiderandolo
fortemente, il cuore potrebbe davvero smettere di battere; quanto
si può fingere di essere felici senza che gli altri se ne
accorgano; se solo guardando la vita al contrario ciò che è brutto
può diventare bello; cosa significa essere davvero sè stessi. Poste
queste domande per la prima volta, non si torna più indietro: si
assume una consapevolezza dopo la quale sembra di essere stati
rimessi al mondo senza sapere chi si è.
Narratologia inaffidabile
Con Sound of
Falling, Shilinsky costruisce un arazzo luttuoso volto
all’evocazione più che a formule narrative standardizzate. Il
rischio è quello di perdere spesso la bussola, faticare nel seguire
più voci intarsiate, una sfida che non tutti vorranno correre. Chi
accetterà questo viaggio nel labirinto della morte, troverà
comunque degli appigli, similitudini che trascendono lo spazio e il
tempo: arti mancanti, desiderio di “interpretare” gli altri per
capirli davvero, contatto con l’acqua, una fastidiosa mosca da cui
è impossibile sfuggire, sguardi fuori dai corpi e dentro l’essenza
dell’anima. Ci sono più punti di vista, riconoscibili ma forse
sviscerabili davvero solo a una seconda visione, e altri più
ambigui, POV esterni sulla falsariga del recente Presence di Steven
Soderbergh, ghost story interamente girata dal punto di vista di un
fantasma.
Cadere o volare? Un segreto che non
vuole essere condiviso
È nel silenzio della morte, o forse
per la prima volta nella vita, che le protagoniste vedono qualcosa
di inaspettato, una sfuggevole ritrovata connessione che l’intero
film vuole provare a tramutare in immagine. Alma, Erika, Angelika,
Lenka e le rispettive madri sembrano tutte destinate a sparire, a
morire in modi bizzarri, a dissolversi, a connettersi in un altrove
che trascende il mondo reale. Sound of Falling è
una notevole e atipica ghost story che si tuffa nelle acque di un
fiume che sancisce il confine tra la Germania Est e Germania Ovest,
quello che era e che sarà, suggellando un legame forgiato sul senso
di non appartenza, che è onnipresenza nel grande disegno delle
cose, e permette di vedere ciò che nessuno sa.
Nel maggio 2025, è stato annunciato
che Avengers: Doomsday e Avengers:
Secret Wars erano stati rinviati, solo un mese dopo l’inizio
della produzione del primo. Ora, Avengers: Doomsday
dovrebbe uscire in tutto il mondo il 18 dicembre 2026, mentre
Avengers: Secret Wars arriverà un anno dopo, il 17 dicembre
2027. Per molte ragioni, questi ritardi non sono una grande
sorpresa. Diversi fattori hanno probabilmente contribuito alla
decisione della Marvel Studios, con la speranza che
i ritardi possano alleviare alcuni problemi che avrebbero potuto
affrontare i giganteschi
prossimi film Marvel.
Avengers: Doomsday & Secret Wars
hanno bisogno di più tempo per essere prodotti
Robert Downey Jr. sarà Dottor Destino in
Avengers: Doomsday. Gentile Concessione Disney – (Photo by Jesse
Grant/Getty Images for Disney)
Semplicemente non c’era
abbastanza tempo per rispettare le date di uscita
originali
Il primo, e forse il più semplice,
motivo per cui Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars sono
stati rinviati è quello di allungare i tempi di produzione. Film di
questa portata richiedono spesso molto tempo per essere girati e
poi un periodo altrettanto lungo per finalizzare la
post-produzione. Avengers: Infinity War, ad esempio, ha
iniziato le riprese nel gennaio 2017, il che significa che il film
ha avuto circa 16 mesi per essere completato. Avengers: Endgame ha poi iniziato le
riprese nell’agosto 2017, dando al film poco meno di due anni di
produzione completa.
Avengers: Doomsday, invece,
ha iniziato le riprese alla fine di aprile 2025, il che significa
che il film avrebbe avuto poco più di un anno per essere girato e
completato in post-produzione. Dato che il cast di Avengers:
Doomsday è molto più ampio di quello di Infinity War,
questa tempistica non sarebbe stata possibile. Concedendo al film
sette mesi in più per la preparazione, la Marvel Studios ha
garantito che Avengers: Doomsday avrà il tempo necessario
per la produzione. L’anno in più consoliderà poi lo stesso per
Avengers: Secret Wars.
I ritardi di Avengers: Doomsday
e Secret Wars possono aiutare la Marvel a evitare problemi con la
CGI
La Marvel ha avuto problemi con
la CGI negli ultimi anni
Partendo dall’ultimo punto, i
ritardi di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars
aiuteranno la Marvel a snellire il processo di post-produzione
dello studio. Come ho accennato, dare ad Avengers: Doomsday un anno
per le riprese e finalizzare la post-produzione sarebbe stato
troppo poco, anche se le riprese finissero in sei mesi come
previsto dallo studio. Questo darebbe ai tecnici degli effetti
speciali solo sei mesi per completare il lavoro e, dati i problemi
che la Marvel Studios ha affrontato dal 2019 riguardo alla qualità
della CGI, non sarebbe fattibile.
Con le nuove date di uscita,
tuttavia, il processo di post-produzione di Avengers:
Doomsday ne trarrà sicuramente beneficio. Se Avengers:
Doomsday terminerà effettivamente in sei mesi, come hanno
indicato i Russo a Collider, la post-produzione potrà durare da ottobre
2025 a dicembre 2026, anziché da ottobre 2025 a maggio 2026. Resta
da vedere se i precedenti problemi della Marvel, che ha cambiato
troppo in fase di post-produzione invece di pianificare le cose in
modo efficiente, siano stati risolti, ma la tempistica più lunga
dovrebbe comunque andare a vantaggio di Avengers: Doomsday e
Avengers: Secret Wars.
Dicembre è tradizionalmente un
mese di grandi uscite
Il mese di dicembre ha visto in
passato alcuni grandi successi al botteghino
I film che incassano 2 miliardi di
dollari al botteghino sono rari, solo sette nella storia hanno
raggiunto questo traguardo. Di questi, quattro sono usciti a
dicembre, con Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame e Ne Zha 2
che sono stati gli unici casi eccezionali. Titanic, Avatar,
Star
Wars: Il risveglio della Forza e Avatar: La via dell’acqua sono
stati tutti distribuiti a dicembre dei rispettivi anni e si sono
rivelati grandi successi al botteghino.
Il più grande successo della MCU
dopo Endgame è Spider-Man: No Way Home, che ha sfiorato i 2
miliardi di dollari ed è uscito anch’esso a dicembre.
Tra i franchise Avengers e
Avatar, la Disney ha già prenotato il mese di dicembre per
il 2025, 2026, 2027 e 2029, il che spiega ulteriormente i ritardi
di Doomsday e Secret Wars.
Per questo motivo, ha senso che
Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars cerchino
di sfruttare questa situazione. Anche se ci sarà una forte
concorrenza per entrambi i film, che si tratti di Dune
3 per il primo o Il Signore degli Anelli: La caccia a
Gollum per il secondo, il dicembre si è dimostrato un
mese forte per i film di franchise ad alto budget. Tenendo presente
questo, è difficile contestare la scelta della Marvel di scegliere
dicembre come mese di uscita dei suoi due prossimi progetti
Avengers.
La Disney può distanziare le
uscite dei suoi film MCU
La scelta della qualità rispetto
alla quantità da parte della MCU porterà dei vantaggi
Negli ultimi anni, il ritorno di Bob
Iger come CEO della Disney ha visto l’imposizione di un mandato che
privilegia la qualità rispetto alla quantità alla Marvel dopo la
sua disastrosa Fase 4. Secondo lo stesso Iger, come riportato da
THR, Thunderbolts* del 2025 è stato il primo di
molti film Marvel in uscita che si adattano a questo formato.
Ritardando Avengers: Doomsday e Avengers: Secret
Wars, la Marvel ha ulteriormente sottolineato il suo impegno in
tal senso.
Piuttosto che avere due film MCU a
distanza di due mesi l’uno dall’altro nel 2026, data la data di uscita di Spider-Man: Brand New Day prevista per
luglio 2026, il calendario delle uscite post-2025 sembra molto meno
incentrato sulla quantità per la Marvel. Spider-Man 4 sarà l’unico film
MCU di quell’anno, consentendo un intervallo di un anno tra questo
e The Fantastic Four: First
Steps del 2025 da un lato e un intervallo di 15 mesi tra
questo e Avengers: Doomsday dall’altro. Senza altri film MCU
confermati per il 2027, Avengers: Secret Wars rimane l’unico
obiettivo (per ora).
Disney evita un conflitto tra
Marvel e Star Wars
Entrambe le franchise possono
coesistere felicemente
Uno dei fattori che ha contribuito
in modo specifico al ritardo di Avengers: Doomsday è
vantaggioso per la Disney nel suo complesso. Se il film fosse
uscito il 1° maggio 2026, come previsto inizialmente, sarebbe
entrato in conflitto con un’altra grande proprietà della Disney in
uscita il 22 maggio dello stesso anno: The
Mandalorian e Grogu. L’ultima volta che un film di Star
Wars e uno dell’MCU si sono scontrati al botteghino è stato nel
maggio 2018, quando Solo: A Star Wars Story è diventato un
famigerato flop contro Avengers: Infinity War.
The Mandalorian & Grogu potrà uscire
tranquillamente nel maggio 2026, sapendo che il franchise gemello
non sarà affatto un peso…
Quando la Marvel Studios ha
annunciato l’uscita di Doomsday nel maggio 2026, molti hanno
temuto il peggio per The Mandalorian and Grogu. Ora, però,
non c’è più alcun problema. The Mandalorian & Grogu potrà
uscire tranquillamente nel maggio 2026, sapendo che il franchise
gemello non sarà affatto un peso. Sette mesi dopo, Avengers:
Doomsday potrà fare lo stesso, risolvendo qualsiasi potenziale
conflitto che sarebbe sorto se il film MCU non fosse stato
rinviato.
I ritardi di Avengers daranno
alla Marvel più tempo per perfezionare le sceneggiature
Che potrebbero essere finite o
meno
L’ultimo motivo importante che
spiega perché Avengers: Doomsday e Avengers: Secret
Wars sono stati rinviati è legato alle sceneggiature di
entrambi i film. Quando le riprese del primo film sono iniziate
nell’aprile 2025, diverse fonti hanno affermato che la
sceneggiatura non era ancora stata completata. Ciò è stato
confermato da diversi attori del cast di Avengers: Doomsday,
come quelli coinvolti in Thunderbolts*, che hanno insistito
di non aver ancora letto la sceneggiatura completa nonostante
l’inizio delle riprese.
Se questo è il caso di Avengers:
Doomsday, attualmente in fase di riprese, significa che
Avengers: Secret Wars non sia nemmeno lontanamente vicino
alla fine. Ciò potrebbe causare problemi a chi lavora sul set, che
non avrebbe una visione chiara e definita della trama del film,
così come agli attori che devono prepararsi per i loro ruoli. Detto
questo, ora che entrambi i film sono stati rinviati, ci sono molte
più possibilità che la Marvel riesca a sistemare i problemi di
entrambe le sceneggiature e che Avengers: Doomsday e
Avengers: Secret Wars possano avere un processo di
produzione molto più snello.
Lo avevamo lasciato trionfante
Ethan Hunt, riuscito nel finale di Mission:
Impossible – Dead Reckoning a recuperare la chiave
cruciforme inseguita lungo tutto il film. Sono passati due anni da
quel momento e nel frattempo il mondo è profondamente cambiato.
L’intelligenza artificiale ha compiuto passi da gigante e le
tensioni politiche hanno raggiunto livelli insostenibili. Non
sorprende dunque che Mission: Impossible – The Final
Reckoning inizi con un Hunt che sembra tutt’altro che
reduce da una vittoria. Siamo arrivati all’ultimo capitolo della
saga, a quella “resa dei conti” enunciata dal sottotitolo.
D’altronde
ogni film di Mission: Impossible ha avuto
l’obiettivo di farsi specchio delle preoccupazioni del presente e
anche quest’ultimo non è da meno. Anzi, si nota un deciso
complicarsi della vicenda tra questo e il precedente capitolo,
coerentemente con quanto si è complicata la questione del rapporto
con l’AI in questi due anni. Tom
Cruise e il regista Christopher McQuarrie
portano dunque sullo schermo un racconto che viene ormai difficile
considerare fantascienza, concentrandosi a tal punto sulle
implicazioni di esso da sacrificare in parte lo spettacolo, che
resta però di una ricercatezza superiore di quello dei tanti
imitatori.
La trama di Mission:
Impossible – The Final Reckoning
All’inizio di Mission:
Impossible – The Final Reckoning Ethan Hunt è dunque
diventato un fantasma. Ricercatissimo per le sue abilità e le sue
conoscenza sull’Entità, egli si tiene nell’ombra indeciso su come
agire dinanzi al caos che sta infestando il mondo. Richiamato
all’azione dal fidato Benji (Simon
Pegg), Ethan accetta di non poter più sottrarsi al suo
destino: deve rintracciare il sottomarino Sevastopol, dove l’Entità
ha avuto origine, e porre fine per sempre alla sua minaccia. Ma le
forze in gioco sono tante e diventa difficile capire di chi potersi
fidare quando il mondo è sull’orlo di un olocausto nucleare.
Entriamo dunque subito nel
vivo con Mission: Impossible – The Final
Reckoning. L’Entità ha continuato a prosperare, compiendo
proprio quello che ci si aspettava facesse: distorcere la realtà.
Mission: Impossible è sempre stata una
saga che ha giocato sulla manipolazione delle immagini, sulla
distorsione del reale e il valore dell’inganno. Mentre il più delle
volte nel corso dei vari film era stato Ethan Hunt ad avvalersi di
questi stratagemmi, stavolta è lui (e l’umanità) a subirli,
trovandosi al cospetto di un’intelligenza artificiale che abbatte
il confine tra vero e falso e così facendo dando vita a profonde
crisi sociali.
Di film che hanno messo in guardia
da pericoli di questo genere provocati dalle intelligenze
artificiali ne è piena la storia del cinema, ma Mission:
Impossible – The Final Reckoning riesce comunque a
risultare particolarmente d’impatto nel suo intercettare e
raccontare ciò che serve di questa realtà ormai attuale. Ce la
propone infatti senza particolare bisogno di arricchirla più del
dovuto, basta mostrarci la facilità con cui l’AI può alterare le
immagini e con cui può impadronirsi degli armamenti e delle testate
nucleari che sono in attesa di essere utilizzate. Ed è così che
prende vita uno dei villain più temibili della saga.
Il gusto per lo spettacolo di
Mission: Impossible – The Final Reckoning
Dato questo pericolo, ha inizio una
corsa contro il tempo per porvi fine, che richiederà però ad Ethan
di cimentarsi con alcune delle sfide più complesse della sua
carriera cinematografica. In particolare, tutta la sequenza che lo
porta a doversi introdurre nel sottomarino affondato è
assolutamente da brividi. Venti minuti in cui
seguiamo Tom
Cruise muoversi tra la vastità dell’oceano e spazi
angusti, con la consapevolezza che quanto vediamo è stato girato
senza l’uso di controfigure, ricostruendo quanto più possibile sul
set la situazione poi proposta sullo schermo. Una sequenza, dunque,
al termine della quale ci si potrebbe accorgere di essere rimasti
con il fiato sospeso, il che la dice lunga sullo spettacolo
offerto.
È vero, a Mission:
Impossible – The Final Reckoning mancano sequenze come
quella tra i vicoli di Venezia o quella del salto nel vuoto con la
moto viste nel precedente film, giusto per citare il più recente.
Momenti di grande impatto sia per scelte registiche che per
capacità di sfruttare al massimo l’ambiente in cui si svolge
l’azione, che regalavano quel grande intrattenimento di cui la saga
ha sempre potuto fregiarsi. Questo ottavo capitolo non solleva mai
del tutto il piede dal freno (non che ciò sia totalmente un male) e
la sequenza nel finale con il biplano imita ma non eguaglia quella
con l’elicottero di Mission: Impossible – Fallout.
Nonostante ciò, il nuovo film ha
comunque i suoi assi nella manica e sa giocarseli bene. La grande
varietà di ambienti presenti nel film – dai sotterranei in cui
abita Luther (Ving Rhames) fino agli spazi aperti
del Sudafrica, dagli uffici governativi fino alle già citate
profondità dell’oceano – permettono al film di riproporre quella
varietà di scenari utile a non appesantire la visione, che anzi
agilmente attraverso le sue due ore e cinquanta di durata. Scenari
attraversati da Tom Cruise, qui più che mai da assumere a
last action hero, con il suo corpo pronto a farsi
strumento stesso dello spettacolo (oltre a lui, cattura anche qui
l’attenzione la Paris di Pom Klementieff).
Fidarsi di Ethan, per un’ultima
volta
Tra il suo farsi specchio della
realtà e il riaffermarsi quale saga d’azione senza eguali,
Mission: Impossible – The Final Reckoning si
afferma dunque come un ultimo (?) capitolo meno solido dei
precedenti (in più occasioni si avverte un po’ di confusione, che i
personaggi devono sciogliere rispiegando più a noi che a sé stessi
il proprio piano), ma ugualmente avvincente, entusiasmante ed
emotivamente coinvolgente. Sarà anche per il suo rendere esplicito
omaggio, sin dalle prime scene, a tutti i capitoli precedenti,
riproponendoci i loro momenti più iconici e ricordandoci perché è
una grande saga, ma fidarsi di Ethan Hunt e sospendere
l’incredulità dinanzi alle sue gesta è sempre un piacere.
Il film live-action Lilo &
Stitch apporta alcune modifiche interessanti al
materiale originale, approfondendo la morale della storia e
modificandone lo svolgimento. Basato sull’omonimo film del 2002,
Lilo & Stitch è incentrato sulla coppia protagonista, una
ragazzina hawaiana e l’alieno che lei adotta come “cane”. I due
combinaguai sviluppano un forte legame mentre affrontano sia i
servizi sociali che potrebbero separare Lilo dalla sorella Nani,
sia gli alieni che cercano di catturare Stitch e riportarlo nello
spazio.
I personaggi di Lilo & Stitch
sono in gran parte tratti dal film originale, anche se ci sono
alcune aggiunte intelligenti e importanti modifiche ai personaggi
che influenzano la trama. Tra queste c’è un cambiamento molto
importante nella trama generale, con uno dei nuovi personaggi che
apre un finale completamente diverso. Ecco come il remake di Lilo &
Stitch del 2025 differisce dal classico d’animazione e come prepara
il terreno per un potenziale sequel.
Perché Lilo & Stitch si separano
Lilo e Nani: cosa significa per il loro futuro
Lilo e Stitch vivono separati,
ma sono ancora una famiglia
Il lieto fine di Lilo &
Stitch separa le due sorelle, ma assicura che rimangano una
parte importante della vita l’una dell’altra, grazie all’aiuto
di alcuni personaggi originali di questa versione della storia.
Lilo & Stitch si concentra maggiormente sulle difficoltà che
Nani deve affrontare come tutrice della sorella di sei anni, tra
cui il sacrificio di una borsa di studio completa per il college
per seguire la sua passione per la biologia marina. L’assistente
sociale Mrs. Kekoa è ritratta come una donna incredibilmente
comprensiva e gentile, che fa del suo meglio per aiutare Nani a
rendersi conto che non è pronta per essere la principale
responsabile di Lilo.
Tuttavia, questo non significa che
debbano separarsi. Tūtū è un nuovo importante personaggio
secondario, presentato all’inizio come vicina della famiglia
Pelekai e nonna di David, il ragazzo di cui Nani è innamorata.
Offre sostegno e fa del suo meglio per prendersi cura anche di
Lilo. Alla fine del film, Tūtū riesce a diventare volontaria per
dare una casa a Lilo. Dopo aver ricostruito la casa di Lilo e
Nani, quest’ultima può persino andare a trovarle facilmente grazie
a un teletrasporto alieno rubato. Anche se sono separate, alla fine
del film la famiglia principale di Lilo & Stitch è più unita
che mai.
Jumba diventa il cattivo
principale di Lilo & Stitch, sostituendo un altro
personaggio
Jumba non ottiene il suo
classico arco di redenzione
Jumba è un personaggio importante in
entrambe le versioni di Lilo & Stitch, uno scienziato
brillante ma pericoloso che ha creato Stitch. In entrambi i film,
viene mandato sulla Terra per recuperare l’esemplare. Nel film
d’animazione originale e nei successivi spin-off, Jumba si adatta
alla Terra e alla fine diventa parte della famiglia allargata.
Tuttavia, Jumba non ottiene mai quell’arco di redenzione nel
film live-action e viene invece posizionato come l’antagonista
principale del film. Non arriva mai ad apprezzare la Terra o
Pleakley ed è molto più vendicativo nei suoi tentativi di catturare
Stitch.
Questo è probabilmente il motivo
principale per cui il cattivo del film originale, Gantu, è stato
eliminato dal nuovo Lilo & Stitch. Dato che Jumba non
diventa mai un buono, non c’era bisogno di un secondo cattivo
alieno. Jumba è un antagonista interessante, soprattutto quando
si scopre che odia il legame affettivo che Stitch ha instaurato con
Lilo. Riposizionando il personaggio come un cattivo, Lilo &
Stitch riesce a rafforzare i temi del film, sottolineando come
siano le emozioni a contare, non i beni materiali e gli elementi
superficiali della famiglia.
Come il finale di Lilo & Stitch
si confronta con il film d’animazione
Strutturalmente, i finali di
entrambe le versioni di Lilo & Stitch sono molto simili. In
entrambe le versioni, Stich e gli altri umani vengono affrontati
dalla Gran Consigliera, che permette che l’esilio di Stitch venga
commutato in esilio sulla Terra. Tuttavia, molti piccoli dettagli
sono diversi, in particolare la presenza di Tūtū che offre a Lilo
una casa più stabile mentre Nani persegue le sue ambizioni
universitarie. Il film chiarisce che il concetto di “la famiglia
non viene abbandonata” deve essere applicato anche alla cura di sé,
con Tūtū e la signora Kekoa che ricordano a Nani che deve
concentrarsi anche su se stessa.
Pleakley rimane parte della famiglia
trovata di Lilo & Stitch, mantenendo il suo ruolo nel film
originale. Un altro grande cambiamento è l’agente Bubbles, che nel
film live-action è interpretato come un personaggio della CIA più
con i piedi per terra. Nel film d’animazione era stato rivelato che
l’agente corpulento aveva già contattato gli alieni fuori dallo
schermo, ma la sua decisione di aiutare a salvare Lilo invece di
denunciare gli alieni è un momento importante per il personaggio e
lo porta a diventare anche lui parte integrante della famiglia
allargata. Queste simpatiche aggiunte aggiungono un livello di
famiglia ritrovata ai temi del film originale.
Come Lilo & Stitch prepara il
terreno per un potenziale sequel
Lilo & Stitch si conclude con
una nota piuttosto definitiva, con la risoluzione delle vicende di
Lilo, Stitch e Nani. Tuttavia, la decisione del film di mantenere
Jumba come cattivo potrebbe facilmente essere utilizzata come mezzo
per adattare un altro episodio della serie per un sequel. Dopo aver
catturato Stitch, Jumba commenta che continuerà i suoi esperimenti
e cercherà di creare una versione dell’alieno incapace di provare
emozioni. Nel frattempo, Jumba mostra rapidamente sul computer gli
altri suoi esperimenti, confermando che Stitch era ben lungi
dall’essere la sua prima creazione.
Un sequel di Lilo & Stitch
potrebbe esplorare questo concetto in modo più approfondito,
riportando anche Jumba come artefice di questo piano nel tentativo
di sopraffare Stitch.
Stitch! The Movie e il
successivo Lilo & Stitch: The Series si sono concentrati su
molti di questi altri esperimenti, seguendo anche Stitch e finendo
per schiantarsi alle Hawaii. Un sequel di Lilo & Stitch
potrebbe esplorare questo concetto in modo più approfondito,
riportando anche Jumba come artefice del piano per sopraffare
Stitch. Questo potrebbe essere un modo naturale per espandere la
storia originale e presentare i personaggi secondari di Stitch
ai nuovi fan.
Il vero significato di Lilo &
Stitch
La morale di Lilo & Stitch
è simile a quella del film originale, con un’attenzione
particolare alla redenzione e all’amore che si possono trovare
attraverso la famiglia, sia biologica che adottiva. Entrambi i film
sottolineano il concetto che “nessuno viene lasciato indietro” è
fondamentale per far parte di una famiglia, arrivando a un finale
molto simile. Tuttavia, il film live-action aggiunge alcune
sfumature moderne e rinfrescanti a questa morale. Solo perché Lilo
e Nani non vivono insieme e Nani va al college non significa che
non siano una famiglia.
È importante che Nani abbia un
ruolo più centrale in questo nuovo film, che pone maggiore
enfasi sulla sua relativa giovinezza e sulle sue ambizioni in
stallo. Essere una donna indipendente non la rende meno protettiva
e sorella per Lilo, un sentimento che alla fine del film finisce
per estendere anche a Stitch. Il vero significato di Lilo &
Stitch amplia il nucleo emotivo del film originale e gli
conferisce nuovi livelli molto avvincenti.
La miniserie noir nordica di
NetflixReservatet – La
riserva (Secrets We Keep) inizia con
una misteriosa scomparsa e termina con una rivelazione scioccante.
La serie segue la scomparsa di una ragazza alla pari, Ruby, dalla
casa della sua famiglia ospitante in un ricco quartiere di
Copenaghen. Mentre i suoi datori di lavoro sembrano non curarsi
della sua sorte, la sua vicina, Cecilie, insieme all’amica di Ruby,
Angel, e a una detective di nome Aicha, cercano di capire cosa sia
realmente successo a Ruby. Il cast di Reservatet – La
riserva offre interpretazioni fenomenali che
conferiscono profondità ai personaggi, anche nei momenti più cupi
della serie.
Man mano che la serie misteriosa si
svolge, Cecilie inizia a sospettare che qualcuno vicino a lei sia
coinvolto nella scomparsa di Ruby. Dopo aver trovato un test di
gravidanza, diventa ancora più preoccupata e confida ad Aicha che
Rasmus, il datore di lavoro di Ruby, potrebbe essere coinvolto.
Arriva persino a sospettare che suo marito possa aver avuto una
relazione con Ruby, ma la verità è ancora più inquietante. Il drama
poliziesco mette in luce quanto possa diventare oscuro il
comportamento umano e fino a che punto alcune persone siano
disposte a spingersi per mantenere il proprio potere.
Katarina ha ucciso Ruby? la
spiegazione del confronto con Cecilie nel finale di Reservatet – La
riserva
La tensione raggiunge il culmine
nell’ultimo episodio di Reservatet – La riserva, quando
Cecilie scopre la sconvolgente verità dietro la scomparsa di Ruby.
Dopo che il suo corpo è stato trovato in un porto turistico
nell’episodio precedente, la polizia è riuscita a concludere che
Ruby era incinta, come sospettava Cecilie. La polizia inizialmente
sospettava che il marito di Cecilie, Mike, che aveva una precedente
condanna per stupro, avesse aggredito Ruby e l’avesse uccisa dopo
aver scoperto che era incinta.
Tuttavia, sia Mike che il marito di
Katarina, Rasmus, si sottopongono a un test di paternità che
dimostra che non sono il padre. È interessante notare che il test
di Rasmus ha dato una corrispondenza del 24,1%, indicando che, pur
non essendo il padre, è imparentato con il padre. È proprio questo
legame che porta Katarina a farsi coinvolgere nel caso per
difendere la sua famiglia. Il finale di Reservatet – La
riserva rivela che Katarina ha scoperto questo legame da
Ruby la notte della sua scomparsa, portando Cecilie a capire che
Katarina era l’assassina di Ruby.
Infatti, mantenere implicita
la colpevolezza di Katarina sottolinea ulteriormente il punto
centrale della serie: non importa se Katarina ha ucciso Ruby,
perché sarebbe comunque riuscita a farla franca.
Nei momenti finali della serie,
Cecilie affronta Katarina per chiederle se ha ucciso Ruby e, con
suo grande orrore, Katarina risponde: “E se l’avessi fatto?”
Anche se Katarina ride di quel momento e della morte della sua
ragazza alla pari, la risposta è assolutamente terrificante.
Katarina non ammette mai completamente di aver ucciso Ruby,
anche se è la naturale supposizione a cui la serie porta gli
spettatori. Mantenere implicita la colpevolezza di Katarina
sottolinea ulteriormente il punto della serie: non importa se
Katarina ha ucciso Ruby perché sarebbe comunque riuscita a farla
franca.
Il finale di Reservatet – La
riserva rivela che Ruby era incinta dopo l’aggressione di
Oscar
Ruby era la prova del lato
oscuro di Oscar
Anche prima di scoprire il ruolo di
Katarina nella morte di Ruby, il pubblico giunge a una conclusione
sconcertante sul padre del bambino. Dato che Rasmus era compatibile
al 24,1% con il DNA del bambino di Ruby, il colpevole doveva essere
qualcuno legato a lui. L’unica opzione rimasta era il figlio
adolescente di Katarina e Rasmus, Oscar. È chiaro fin dall’inizio
che c’è qualcosa di strano in Oscar, soprattutto per via delle sue
inquietanti chat di gruppo e delle sue opinioni sulle donne, e
Reservatet – La riserva alla fine rivela che ha
violentato Ruby, che è rimasta incinta.
Il comportamento di Oscar, dalle
minacce a Viggo alle ripetute riprese di Cecilie senza il suo
consenso, era problematico fin dall’inizio, ma la rivelazione che
un ragazzo così giovane potesse commettere un atto di violenza così
orribile cambia profondamente Cecilie.
Nell’episodio finale, Oscar appare
nella cucina di Cecilie e ripete l’affermazione che Ruby è stata
pagata per amarlo, sottintendendo che non vedeva Ruby nemmeno come
un essere umano, ma come un oggetto lì per il suo divertimento.
Perché i ragazzi avevano un
messaggio esplicito nel gruppo in Reservatet – La riserva
Reservatet – La riserva
introduce abbastanza presto la sottotrama di Cecilie e Mike, il
figlio di Katarina e Rasmus, Oscar, che fanno parte di una chat di
gruppo esplicita. Le tendenze voyeuristiche di Oscar sono evidenti
fin dal primo episodio, e il contenuto esplicito della chat di
gruppo viene completamente svelato nel secondo episodio. La serie
rivela che se Viggo non pubblica una foto o un video inappropriato,
verrà espulso dalla chat di gruppo, mostrando la pressione che i
ragazzi esercitano l’uno sull’altro per essere sessisti nei
confronti delle ragazze della loro età e delle donne
adulte.
I giovani ragazzi ricchi
vedono ciò che li circonda come qualcosa che appartiene loro o, per
lo meno, qualcosa su cui hanno il controllo.
Sebbene la serie non spieghi mai
esplicitamente perché i ragazzi abbiano creato la chat di gruppo,
si può presumere che sia legato alla loro visione delle donne e del
mondo. I giovani ragazzi ricchi vedono ciò che li circonda come
qualcosa che appartiene loro o, per lo meno, qualcosa su cui hanno
il controllo. Di conseguenza, non vedono le donne e le ragazze come
persone, ma come oggetti, gettando le basi per spiegare perché
Oscar abbia finito per violentare Ruby e perché apparentemente non
abbia provato alcun rimorso per le sue azioni.
Perché Oscar non viene punito
per il crimine commesso contro Ruby
Uno degli aspetti più frustranti di
Reservatet – La riserva è la mancanza di giustizia nella
sua risoluzione, ma anche questa scelta ribadisce i temi della
serie. Nonostante la polizia abbia le prove del DNA che Oscar è il
padre del bambino di Ruby e Viggo abbia visto un video di Oscar che
stupra Ruby, Reservatet – La riserva si conclude con
la polizia che dichiara la morte di Ruby un suicidio. In gran
parte, ciò è dovuto al fatto che Katarina aveva cancellato il
filmato di Oscar, il che significa che il caso sarebbe stato la
parola di Oscar contro quella di Viggo sull’esistenza del
video.
Oltre al fatto che Katarina si era
sbarazzata delle prove contro suo figlio, la morte di Ruby
significava che lei non poteva testimoniare di essere stata
violentata. Senza alcuna prova oltre alla gravidanza di Ruby,
Katarina e Rasmus avrebbero potuto sostenere che era stata Ruby ad
aggredire Oscar, e non il contrario, dato che lui aveva meno di 15
anni. Anche se Cecilie conosce la verità, non è disposta a
sottoporre suo figlio a un processo potenzialmente traumatico,
dimostrando che il potere della famiglia di Oscar era sufficiente
per insabbiare il crimine.
Il vero significato del finale
di Reservatet – La riserva
Reservatet – La riserva
affronta molte questioni oscure con sottigliezza e sfumature, il
che è una parte importante di ciò che lo rende così interessante da
guardare. Le questioni più evidenti trattate da Reservatet – La
riserva sono quelle di genere e potere, ma anche queste
discussioni sono abilmente stratificate. Nell’esempio più evidente,
le azioni di Oscar mostrano un chiaro disprezzo per le donne di
tutte le età e una mancanza di comprensione del fatto che le
persone nella sua vita non sono lì solo per il suo tornaconto. Lo
stesso vale per Mike e Rasmus in termini di potere e ricchezza.
Persino Cecilie, l’apparente
eroina di Reservatet – La riserva, non riesce a fare i
conti con i propri privilegi licenziando Angel e impedendo al
figlio di testimoniare contro Oscar, sostenendo così la struttura
del potere.
Mike e Rasmus riescono facilmente a
proteggere se stessi e Oscar dalle accuse penali e dalla cattiva
stampa senza pensarci due volte, ma la critica di Secrets We
Keep non si ferma qui. Nonostante subisca il sessismo del
marito, Katarina è altrettanto malvagia per aver ucciso Ruby e per
le sue microaggressioni nei confronti di Aicha. Allo stesso modo,
la serie critica il sistema delle ragazze alla pari che permette a
tali disuguaglianze di perpetuarsi. Anche Cecilie, l’apparente
eroina di Reservatet – La riservaScopriilfinalediReservatet –Lariserva:cosaèdavveroaccadutoaRubyequalisegretisinascondonodietrolasuascomparsa?, non riesce a fare i conti con
i propri privilegi licenziando Angel e impedendo al figlio di
testimoniare contro Oscar, sostenendo così la struttura del
potere.
Il finale di due ore della serie
S.W.A.T. ha portato alla squadra 20 due casi
importanti e pieni di tensione da risolvere, uno dei quali con
delle vite in pericolo. Nel frattempo, bisognava prendere delle
decisioni importanti per la carriera e le finanze, mentre la serie
doveva trovare un modo per chiudere la storia, anche se era chiaro
che c’era dell’altro. Sebbene la squadra 20 abbia salvato la
situazione e chiuso la S.W.A.T. – stagione 8, è chiaro che
la vita continua e il lavoro deve andare avanti.
Ci sono stati momenti importanti per
vari personaggi nel corso dei due episodi, che hanno portato un po’
di chiusura considerando che non ci sarà una S.W.A.T.
stagione 9. Gamble (Annie Ilonzeh) ha dovuto affrontare le sue due
famiglie, mentre Deacon (Jay Harrington) e Tan (David Lim) hanno
dovuto prendere alcune decisioni importanti per il loro futuro.
Inoltre, è stata diffusa la notizia di uno spin-off di
S.W.A.T. con Shemar Moore, che ha sollevato molte domande
su cosa aspettarsi in futuro.
Gamble lotta per essere una
buona sorella e una brava poliziotta in S.W.A.T. Stagione 8,
Episodio 21
Gamble fa una scelta
discutibile
Nel finale della serie
S.W.A.T., Gamble si rivolge a suo fratello per avere
un’informazione. Si scopre che un ladro d’auto del passato di Hondo
(Shemar Moore) e Deacon è ancora vivo, nonostante fosse dato per
morto da 10 anni. Dato che il fratello di Gamble lavora nel settore
automobilistico, potrebbe aver sentito qualcosa. Lui le mente,
dicendole che non ha nulla a che fare con la faccenda, ma lei
trova una delle auto rubate di lusso nel suo cortile. La nuova
arrivata nella squadra 20 deve prendere una decisione importante,
poiché si rende conto che dovrà arrestare suo fratello.
Per quanto abbia cercato di
tenere separate le sue due famiglie, non è stato possibile, quindi
ha chiesto il trasferimento a Oakland.
Alla fine, decide di non farlo e
dice a Hondo che non può essere sia una buona sorella che una brava
poliziotta. Per quanto abbia cercato di tenere separate le sue due
famiglie, non è possibile, quindi chiede il trasferimento a
Oakland. Sebbene Hondo inizialmente sia d’accordo, poiché non può
fidarsi di lei, si rende conto che è una persona che vuole nella
sua squadra e alla fine le fa capire chiaramente che non
appoggerà il suo trasferimento.
S.W.A.T. nel mirino nel finale
della serie
Nell’episodio 22 dell’ottava
stagione di S.W.A.T., la squadra 20-Squad viene a sapere che
un gruppo di mafiosi russi ha piazzato degli ordigni esplosivi in
tutta Los Angeles durante la notte nel tentativo di far evadere uno
dei loro uomini, Dmitri Rykov, dalla prigione. Hondo capisce subito
che non si tratta affatto di un’evasione. Scoprendo che Rykov
sarebbe stato scambiato con un prigioniero statunitense in Russia,
Hondo ipotizza che questi fosse in possesso di informazioni
preziose che mettevano a rischio la mafia russa.
Con Rykov riportato al quartier
generale della S.W.A.T., l’edificio diventa l’obiettivo dei
mafiosi. Ciò ha portato a una sparatoria al quartier generale con
tutta la squadra 20 coinvolta, compresa Gamble, che era tornata per
svuotare il suo armadietto e si è trovata lì per caso quando è
scoppiata la violenza. Sebbene Ryvok inizialmente lavorasse con la
squadra 20, ha finito per tradire la squadra nel tentativo di
fuggire. È stato catturato di nuovo, mentre il resto dei mafiosi è
stato ucciso o arrestato. Sebbene il quartier generale avesse
subito dei danni, le persone all’interno erano al sicuro e Deacon
chiarì che era l’unica cosa che contava.
Come l’inaspettata ricchezza di
Deacon influisce sulla squadra di Hondo
All’inizio della stagione 8 di
S.W.A.T. e alla fine della serie, la squadra scopre che Deacon
ha donato 50.000 dollari in beneficenza. Il bonus firmato da Deacon
per il lavoro come guardia di sicurezza del centro commerciale era
abbastanza consistente da estinguere il mutuo, riempire i fondi per
il college dei figli e fare donazioni a cause meritevoli.
Ovviamente, la 20-Squad voleva che Deacon usasse una parte dei
soldi per sé, ma lui non è quel tipo di persona.
Ha scelto di acquistare
orologi Rolex per tutti i membri della squadra, ciascuno con
l’incisione “20-Squad, Stay Liquid”.
Alla fine ha trovato un modo per
fare un acquisto degno dei suoi obiettivi, e non era solo per lui.
Ha scelto di comprare orologi Rolex per tutti i membri della
squadra, con ognuno inciso con la scritta “20-Squad, Stay
Liquid”. La mia unica lamentela è che non si fa menzione
degli orologi per Luca, Chris e Street, che sono ancora membri
amati della squadra, ma è stato comunque un bel momento
Allo stesso tempo, Heather ha
portato il suo stalking a un livello superiore interagendo con i
figli di Deacon, spingendolo a richiedere un ordine restrittivo.
Con Annie e i bambini fuori città, Heather ha deciso di introdursi
in casa di Deacon, che ha chiamato i rinforzi e insieme a Hondo è
riuscito ad arrestare Heather per proteggere Deacon e la sua
famiglia.
Tan riceve una nuova offerta di
lavoro (ma inizialmente non la vuole)
Sfortunatamente per Tan, la sua
task force è stata sciolta nel finale della serie, ma non
perché stesse facendo un cattivo lavoro. Hicks ha spiegato a Tan
che il criminale che la sua squadra stava cercando era stato
catturato, il che significava che non c’era più bisogno della task
force. A quanto pare, questi normali controlli stradali metteranno
sempre in imbarazzo le task force.
Hicks ha comunque offerto a Tan un
altro lavoro, chiarendo che sarebbe stato perfetto come
collegamento con il sindaco per la S.W.A.T. All’inizio Tan non
voleva quel lavoro, sostenendo di essere più bravo sul campo e di
voler rimanere lì. Deacon alla fine convinse Tan ad accettare,
dicendogli che c’era sempre il rischio di pericolo, ma che era
anche un passo avanti importante per la sua carriera. Quindi, alla
fine della serie, scopriamo che Tan ha accettato il lavoro, ma
continua a lavorare con la squadra 20.
Come il finale dell’ottava
stagione di S.W.A.T. prepara la nona stagione e lo spin-off di
Hondo
Dopo l’uscita del finale della serie
S.W.A.T., è arrivata la notizia che ci sarebbe stato uno
spin-off a sorpresa di S.W.A.T. con
Shemar Moore. Nello spin-off, Moore riprenderà il
ruolo di Hondo, che esce dal pensionamento forzato per guidare la
prossima generazione di agenti. Il finale di S.W.A.T. ha
sicuramente preparato il terreno, mostrando che Hondo rimane
concentrato sul far crescere i nuovi membri della squadra e sul
sostenerne lo sviluppo. Il lato negativo è che Hondo non è stato
costretto al pensionamento nel finale, quindi questo dovrebbe
essere spiegato all’inizio dello spin-off.
Allo stesso tempo, il finale ha
preparato il terreno per una potenziale nona stagione di
S.W.A.T., chiarendo che c’è ancora del lavoro da fare. Il
finale della serie non ha chiuso completamente tutti gli archi
narrativi, dato che nessuno ha lasciato la squadra né è rimasto
gravemente ferito. Vediamo Miko, Powell, Gamble, Tan, Deacon e poi
Hondo lasciare il quartier generale per lavorare su un altro caso,
consentendo a chiunque di loro di tornare in qualche modo in uno
spin-off o di far rinascere S.W.A.T. nel prossimo
futuro.
Ancorando un franchise epico di
programmi sulla CBS, FBI è stato uno dei successi più
costanti della rete e ha già ottenuto il rinnovo per l’ottava
stagione. Creata dai maestri della TV Dick Wolf e Craig Turk,
FBI segue le vicende degli agenti speciali della divisione
criminale dell’ufficio di New York mentre affrontano alcuni dei
casi più importanti che la Grande Mela può offrire. Come la maggior
parte delle serie poliziesche, FBI si basa principalmente su
un formato “un caso a settimana”, ma non perde mai l’occasione di
esplorare la vita personale del numeroso cast.
Come la maggior parte delle serie TV
di Dick Wolf, FBI ha immediatamente mostrato un potenziale
spin-off, e il franchise è stato ampliato con FBI: Most
Wanted e FBI: International. Nonostante il grande
successo, la serie principale rimane il vero cuore del franchise e
ha ricevuto un’attenzione speciale da parte della CBS. Mentre tutte
le altre serie FBI hanno ottenuto rinnovi annuali, la serie
principale ha ricevuto un ordine triennale dalla CBS nel 2024.
Questo elimina ogni suspense sul futuro della popolare serie
poliziesca, e gli agenti speciali dell’FBI torneranno non
solo per l’ottava stagione, ma anche per la nona.
Ultime notizie sulla stagione 8
di FBI
Una nuova star sta già lasciando
la serie
Mentre la stagione 7 continua a
trasmettere nuovi episodi, le ultime notizie confermano che un
attore protagonista di FBI non tornerà per la stagione 8. È
stato ora riportato che la nuova arrivata Lisette Olivera, che
avrebbe dovuto unirsi alla stagione 7 nel ruolo di Syd Ortiz,
lascerà la serie dopo solo pochi episodi (via Deadline). Ortiz avrebbe dovuto essere la nuova partner
di Scola dopo l’addio di Tiffany Wallace, ma la nuova arrivata nel
team non resterà a lungo. Non è stata fornita alcuna motivazione
ufficiale, ma alcune fonti sostengono che semplicemente non fosse
adatta a un ruolo che richiede un’attrice più matura.
Confermata l’ottava stagione di
FBI
La CBS ha ordinato altre due
stagioni
A differenza di molte altre serie
televisive che ogni anno si trovano sotto i riflettori, la CBS ha
risolto la questione del futuro di FBI all’inizio del 2024.
Anche se Most Wanted e International sono stati
rinnovati per una sola stagione, la serie di punta ha ottenuto
un rinnovo per tre stagioni tutte in una volta. Questa
decisione garantisce a FBI la messa in onda fino alla nona
stagione, che andrà in onda nel palinsesto autunnale 2026-2027
(salvo eventuali chiusure a livello industriale). Pertanto,
FBI stagione 8 è già in lavorazione e non c’è dubbio
che l’ufficio di New York tornerà in azione il prossimo
autunno.
FBI va attualmente in onda il martedì alle 20:00 EST
sulla CBS.
Un ordine per tre stagioni è
estremamente raro, ma non è davvero una sorpresa considerando
l’enorme popolarità delle serie di Dick Wolf. Il leggendario
creatore televisivo raramente sbaglia e ha riscosso un successo
particolare con le serie poliziesche. Allo stato attuale, il
destino di FBI oltre la nona stagione non è ancora deciso,
ma non c’è dubbio che la rete ordinerà almeno un’altra stagione
una volta che le tre stagioni saranno terminate. Anche se le altre
serie del franchise sono meno certe, FBI ha delle basi
solide che potrebbero consentirle di durare per decenni, come
Law & Order di Wolf.
La settima stagione di FBI è
stata trasmessa per la prima volta il 15 ottobre 2024.
Dettagli sul cast della stagione
8 di FBI
Quali agenti torneranno per la
stagione 8
Come la maggior parte delle serie
procedurali di lunga durata, il cast di FBI è cambiato
diverse volte durante i suoi quasi dieci anni di vita. Ci sono
stati anche alcuni cambiamenti nella stagione 7, e questo
potrebbe suggerire che la stagione 8 sarà un po’ più stabile in
termini di cambiamenti nel cast. Katherine Renee Kane lascerà
la serie durante la settima stagione e non sarà presente
nell’ottava stagione per riprendere il ruolo dell’agente speciale
Tiffany Wallace. La sua sostituta avrebbe dovuto essere la nuova
arrivata Lisette Olivera nel ruolo di Syd Ortiz, ma è stato
confermato che Olivera non tornerà per l’ottava stagione.
D’altra parte, si prevede che
personaggi di spicco come Missy Peregrym torneranno nella stagione
8 nei panni dell’agente speciale Maggie Bell, insieme a Jeremy
Sisto nel ruolo dell’assistente SAC Jubal Valentine. È previsto
anche il ritorno del resto del team dell’ufficio di New York, e
durante tutta la stagione saranno presenti anche guest star, anche
se è impossibile indovinare chi saranno in questa fase
iniziale.
Dettagli sulla trama della
stagione 8 di FBI
Casi ancora più esplosivi per
l’ufficio di New York
È difficile prevedere esattamente
cosa accadrà nella stagione 8 di FBI per una serie di
motivi. Innanzitutto, qualsiasi trama generale sarà delineata nel
finale della stagione 7 e sarà quindi imprevedibile fino alla
conclusione della stagione. In secondo luogo, il formato “un caso a
settimana” significa che la maggior parte degli episodi non è
collegata agli altri e di solito è autonoma. Questo lascia la
stagione 8 di FBI in sospeso per ora, e solo durante
la pausa tra la stagione 7 e la stagione 8 inizieranno a emergere i
dettagli sulle trame future.
Il promo del finale della settima
stagione di FBIprometteva una minaccia
per l’ufficio di New York. La domanda era sempre se quella minaccia
fosse l’ASAC Jubal Valentine (Jeremy Sisto), come sembrava
suggerire il promo. Ovviamente conosciamo Jubal abbastanza bene da
sapere che non tradirebbe mai il suo Paese, quindi abbiamo
trascorso il finale della settima stagione di FBI alla
ricerca di indizi su chi fosse il vero traditore.
Ma non si trattava solo di un
traditore all’interno dell’FBI. Con un attacco terroristico che
minacciava tutto gli Stati Uniti, la squadra ha dovuto lavorare
sotto copertura, senza poter accedere ai propri strumenti abituali,
poiché questi erano stati disattivati. Sapendo che l’ottava
stagione dell’FBI era in lavorazione, gli sceneggiatori
della serie hanno anche avuto l’opportunità di inserire un
importante colpo di scena che avrebbe lasciato una vita in
bilico.
Chi è il cattivo del finale
della settima stagione di FBI e perché rimane una
minaccia?
C’è più di un solo
traditore
Il finale della settima stagione di
FBI inizia con Kevin (Kevin Sussman) che arriva da Jubal con
la notizia di un attacco in programma. L’attacco è chiamato “A New
Day”, ma Kevin non è disposto a rivelare tutte le informazioni in
una volta sola. Ha paura, e a quanto pare ha motivo di averne. A
causa di tutto ciò che ha ottenuto dai computer del Dipartimento di
Giustizia, è sotto sorveglianza e non ci vuole molto perché la
minaccia irrompa nella sede segreta dell’FBI e uccida tutti tranne
Jubal.
Dopo aver inviato un segnale di
soccorso, un’agente dell’FBI arriva in aiuto di Jubal, ma lui non
si fida di lei. È arrivata troppo in fretta, considerando che
avrebbe dovuto provenire dall’ufficio di New Jersey. Dopo averla
uccisa, Jubal trova un tatuaggio sul suo braccio e scopre che
dietro l’attacco c’è un gruppo terroristico chiamato Forefront, che
collabora con i cinesi e si è infiltrato nell’FBI tramite dei
traditori.
A questo punto, l’ufficio di
New York deve essere chiuso, con tutto il personale sospeso dal
servizio e senza accesso alla rete dell’FBI.
Forefront è riuscito a far
consegnare dei cellulari esplosivi ad altri membri dell’FBI,
provocando le esplosioni. A questo punto, l’ufficio di New York
deve essere chiuso, con tutto il personale sospeso dal servizio e
senza accesso alla rete dell’FBI. Tuttavia, la squadra riesce ad
arrivare al fondo della situazione e, mentre il vero traditore
viene arrestato, Forefront rimane là fuori, pronto a portare le
minacce cinesi negli Stati Uniti nella stagione 8 della serie
di Dick Wolf.
Come Jubal è diventato il capro
espiatorio più facile (ma chi era il vero traditore)
Era facile capire perché Jubal fosse
diventato rapidamente il principale sospettato di tradimento quando
il direttore Reynolds (Ben Shenkman) ha iniziato a interrogarlo. Le
decisioni sbagliate prese da Jubal in passato e il fatto di essere
stato scavalcato per una promozione potevano significare che era
disposto a collaborare con un’organizzazione terroristica o ad
accettare di essere ricattato.
Naturalmente, Jubal e Isobel (Alana
De La Garza) hanno iniziato a chiedersi se fosse stato Reynolds a
essere coinvolto nell’attacco iniziale. Questo fino a quando il suo
telefono è esploso, uccidendolo all’istante.
Fortunatamente, Maggie è riuscita a
raggiungere il pavimento e ha trovato Isobel svenuta, nascondendosi
mentre il vicedirettore Keene entrava nella stanza con uno dei suoi
tirapiedi. Maggie ha sentito una conversazione che ha chiarito che
Keene era il traditore e che aveva fatto tutto questo per prendere
il controllo dell’ufficio di New York.
Mentre l’ufficio veniva chiuso e
tutti venivano sospesi dal servizio, Maggie tornò dal gruppo per
condividere la notizia. Ora erano rimasti senza alcun accesso
al mainframe dell’FBI per arrivare al fondo dell’attacco, e
dovevano ancora provare che Keene era dietro tutto questo. Con
l’accesso alle fonti confidenziali, sapevano di poter fare dei
danni, ma solo un membro della squadra era disposto a mettersi in
pericolo per sconfiggere Keene una volta per tutte.
Il ruolo di Isobel e il colpo di
scena
Nonostante fosse stata inizialmente
dichiarata morta, Isobel è arrivata al nascondiglio dove OA (Zeeko
Zaki), Maggie, Dani (Emily Alabi), Scola (John Boyd), Elise
(Vedette Lim), Ian (James Chen) e Jubal si erano riuniti per capire
la situazione. Superato lo shock iniziale, il gruppo ha capito che
avrebbe dovuto lavorare con le proprie fonti interne per scoprire
il motivo per cui otto agenti in particolare erano stati attaccati.
Tutto riconduce agli operatori che indagavano sui casi di
influenza.
Con queste informazioni, Isobel è
tornata in ufficio e ha rivelato di essere sopravvissuta. Inoltre,
ha detto di essere d’accordo con Keene e di volerlo aiutare, e che
è disposta a rivelare dove si trovano Maggie e OA, aggiungendo che
stanno lavorando in segreto per catturare Keene. Naturalmente,
Keene le fa il gioco e manda una squadra dal gruppo, che sta
aspettando che i terroristi si facciano vivi.
Con Forefront temporaneamente fuori
gioco, Isobel rivela di aver registrato l’intera conversazione, in
cui Keene ammette di collaborare con i cinesi. Anche uno dei suoi
uomini è disposto a rilasciare una dichiarazione al riguardo.
Sembra che l’FBI abbia vinto e salvato la situazione, fino alla
fine dell’episodio. Il finale della settima stagione di FBIsi conclude con Isobel che fatica a parlare durante un
discorso, poi sviene e Maggie rivela che non ha polso.
Come il finale della settima
stagione prepara l’ottava
La domanda più importante che si
pone alla vigilia della stagione 8 della serie di punta FBI
è se Isobel sopravviverà. Durante tutta la stagione 7 c’erano già
state preoccupazioni che potesse lasciare l’ufficio di New York, ma
alla fine ha chiarito che si fidava dei suoi colleghi e che non
vedeva l’ora di lavorare con loro. Potrebbe aver subito alcune
complicazioni tardive a causa dell’esplosione all’inizio
dell’episodio, il che non sorprende considerando che non ha
ricevuto cure mediche quando avrebbe dovuto, e ora la squadra
potrebbe dover affrontare il dolore, oltre alla minaccia
terroristica ancora in atto.
Questo permetterà a Jubal di
sostituirla temporaneamente nella sua posizione, dimostrando che
non dovrebbe più essere frenato nella sua carriera.
Anche se Isobel sopravviverà,
probabilmente dovrà prendere un congedo per motivi di
salute. Questo permetterà a Jubal di assumere la sua posizione,
dimostrando che non dovrebbe essere frenato nella sua carriera. Ciò
significa anche che qualcun altro dovrà essere promosso
temporaneamente alla posizione di Jubal, che potrebbe essere Maggie
o OA.
Allo stesso tempo, c’è ancora una
minaccia nella stagione 8 di FBI. Forefront è ancora
là fuori e, anche se i terroristi avranno bisogno di tempo per
riorganizzarsi, è chiaro che le minacce internazionali sono motivo
di preoccupazione. Inoltre, ci sono persone all’interno dell’FBI
che erano d’accordo con Keene e potrebbero ancora nascondersi
nell’ombra, offrendo a Forefront una nuova possibilità.
La storia si svolge a passo di
lumaca nell’ottavo episodio di Your Friends and
Neighbors, ma prepara perfettamente il terreno per l’arco
narrativo finale della stagione. Il personaggio interpretato da
Jon Hamm, Andrew Cooper, riesce a essere rilasciato su
cauzione nell’ultima puntata della serie originale Apple TV+.
Tuttavia, il caos regna sovrano quando la maggior parte delle
persone che lo conoscono si dividono sul suo coinvolgimento
nell’omicidio di Paul. Mentre personaggi come la moglie di Choi e
Sam cambiano improvvisamente schieramento, altri come Choi, Mel e i
figli di Cooper si rifiutano di credere che lui abbia qualcosa a
che fare con l’omicidio.
Your Friends and Neighbors
non ha ancora rivelato l’identità dell’assassino, ma sembra
evidente che Andrew Cooper non abbia commesso il crimine. Tuttavia,
se il vero autore del delitto non verrà trovato presto, Cooper
potrebbe trovarsi in guai seri. I problemi di Cooper aumentano
notevolmente nell’episodio 8 di Your Friends and Neighbors,
quando scopre che qualcuno ha rubato tutti i soldi che aveva
guadagnato derubando i suoi ricchi vicini. Questo potrebbe
significare che intraprenderà un’altra avventura di furti e
rischierà di essere catturato nel finale della serie?
La spiegazione del monologo di
Cooper alla fine dell’episodio 8
Il monologo di Cooper riflette
su quanto le cose siano degenerate senza che lui se ne rendesse
conto
Nei momenti finali dell’episodio 8
di Your Friends and Neighbors, Cooper incontra la sua ex
moglie e le racconta di come le cose siano peggiorate notevolmente
negli ultimi giorni. Lei gli chiede come sono finiti in quella
situazione. Prima che inizino i titoli di coda dell’episodio,
Cooper va a correre mentre la domanda di Mel continua a risuonare
nella sua testa. Ripensando a tutto quello che gli è successo nelle
ultime settimane, anche lui si chiede come le cose siano potute
andare così male.
Ricorda tutto, dal licenziamento ai
furti nel quartiere, chiedendosi se sia ancora possibile tornare
indietro e rimediare ai propri errori. Quando capisce davvero
quanto la situazione sia degenerata, si rende conto che potrebbe
essere troppo tardi per tornare indietro e sistemare le cose.
Sebbene l’ottavo episodio di Your Friends and Neighbors non
presenti sviluppi significativi nella trama, il finale lascia
intendere che Cooper è sul punto di crollare. Una volta che ciò
accadrà, inizierà a “diventare cattivo” e supererà diversi limiti
morali per garantire la propria sopravvivenza.
Chi ha rubato i soldi di
Cooper?
Sembra che sia stata
Elena
Dopo essere tornato a casa dal
carcere, Cooper si guarda intorno nella sua casa sperando di
trovare i soldi che aveva accumulato con i suoi furti. Tuttavia,
con sua grande sorpresa, i soldi non si trovano da nessuna parte.
Inizialmente si chiede se la polizia abbia trovato il suo
nascondiglio e lo abbia confiscato. Questo pensiero non lo assilla
a lungo, però, perché si rende conto che le uniche prove concrete
che hanno trovato contro di lui sono la pistola nella sua auto e i
campioni del suo DNA a casa di Sam. Nel corso dell’episodio, una
scena mostra Elena che incontra l’uomo che chiedeva soldi a suo
fratello nell’episodio 7 di Your Friends and Neighbors.
Elena gli consegna una borsa piena
di soldi e gli chiede di stare lontano da suo fratello. L’uomo
protesta, ma Elena gli fa capire che non cambierà idea. Questa
scena rende evidente che Elena ha rubato i soldi da casa di
Cooper subito dopo il suo arresto e li ha usati per pagare il
debito di suo fratello. Cooper potrebbe non avere modo di
scoprire chi ha preso i suoi soldi, ma Elena potrebbe alla fine
dirgli la verità, a seconda che voglia collaborare di nuovo con
lui.
Perché Choi dice che non gli
importa se Cooper ha ucciso Paul
Choi lo considera il suo
migliore amico, indipendentemente dalle sue azioni
Choi, Nick e Cooper escono a
festeggiare nell’ultima parte dell’episodio. Dopo una notte di
divertimento, i tre finiscono su un campo da golf, dove Nick si
addormenta mentre Cooper e Choi parlano di tutto quello che è
successo loro fino a quel momento. Quando Cooper lo spinge a
chiedergli dell’omicidio, Choi lo liquida dicendo che non gli
importa più se ha commesso il crimine. Cooper continua a
assicurargli che non ha ucciso Paul, il che aiuta Choi a sentirsi
un po’ sollevato.
Questa sequenza stabilisce che,
anche se Choi sospetta che Cooper abbia fatto qualcosa di losco
per mantenersi a galla, crede che non arriverebbe mai al punto di
fare del male a qualcuno. Nel profondo, sembrava sapere che
Cooper non era capace di uccidere qualcuno a sangue freddo.
Tuttavia, aveva paura che Cooper non fosse più la persona che
conosceva. In un momento di spensieratezza, Cooper coglie
l’occasione per raccontare a Choi delle sue attività di ladro.
Tuttavia, con suo grande disappunto, prima che Choi possa
ascoltarlo, cade a terra e si addormenta.
La spiegazione delle analogie
tra la vita di Choi e quella di Cooper
Entrambi i personaggi mettono in
discussione lo stile di vita che si sono creati
Your Friends and Neighbors
stabilisce molte analogie tra le narrazioni di Cooper e Choi.
Cooper era il cliente più importante di Choi. Pertanto, il declino
finanziario di Cooper ha un impatto negativo anche su di lui.
Mentre Cooper lotta per stare al passo con le crescenti esigenze
della sua famiglia e trova difficile liberarsi dei lussi inutili di
cui si è circondato, anche Choi non riesce a capire come e quando
le cose siano andate così male per lui. Le crescenti richieste di
sua moglie lo opprimono e lui si chiede perché possiede così tanta
spazzatura inutile.
Forse l’unica differenza tra i due
personaggi di Your Friends and Neighbors è che Cooper ha già infranto
la legge per garantire la propria sopravvivenza. Se Choi scoprisse
cosa ha fatto, potrebbe diventare suo alleato o costringerlo a
smettere prima che sia troppo tardi. Oppure, se la moglie di Choi
lo costringesse a stare lontano da Cooper, potrebbe persino
allontanarsi dal suo migliore amico e lasciarlo affrontare da solo
le conseguenze delle sue azioni.
Perché Mel difende Cooper quando
Sam lo chiama assassino
Mel sa che Cooper non
ucciderebbe mai nessuno
Sam e Mel si incontrano in un bar
nei primi minuti dell’episodio 8 di Your Friends and
Neighbors. Sam cerca inizialmente di aprire la conversazione in
modo piacevole, riconoscendo che si trovano in una situazione
imbarazzante. Tuttavia, Mel risponde in modo sarcastico, il che
porta presto a un grave scontro tra i due. Con ciò che segue, Sam
solleva la possibilità che Cooper sia l’assassino di Paul, ma Mel
cerca di difenderlo. Ben presto, i due personaggi finiscono per
azzuffarsi prima che Nick li separi.
Il sostegno di Mel nei
confronti di Cooper nell’episodio di Your Friends and Neighbors
dimostra che, nonostante i sentimenti contrastanti verso quasi
tutto, lei conosce bene Cooper e crede che non sia capace di
uccidere qualcuno.
Il fatto che Sam cerchi di addossare
la colpa del crimine a Cooper la rende sospettosa, rendendo
difficile non chiedersi se stia cercando di proteggere se stessa. È
anche interessante vedere come Mel sostenga il suo ex marito anche
quando quasi tutti sembrano sospettare di lui. Il sostegno di Mel
nei confronti di Cooper nell’episodio Your Friends and
Neighbors dimostra che, nonostante i suoi sentimenti
contrastanti verso quasi tutto, conosce bene Cooper e crede che non
sia capace di uccidere qualcuno.
La serieBet
di Netflix
si conclude con Yumeko Kawamoto che raggiunge il suo obiettivo e le
sue vere intenzioni vengono alla luce. La scena iniziale
dell’ultimo adattamento live-action di Kakegurui inizia con
Yumeko che si iscrive all’esclusiva St. Dominic’s Prep, nota per le
scommesse ad alto rischio in cui sono coinvolti gli studenti.
Yumeko, una giocatrice compulsiva, viene coinvolta nel caotico
mondo della St. Dominic’s, battendo i migliori giocatori della
scuola e perdendo anche alcune partite durante la sua ascesa
fulminea verso la vetta.
Inizialmente, Yumeko non è vista
come una minaccia, ma la sua capacità di finire in testa anche
nelle partite che gli altri studenti sono sicuri che perderà attira
l’attenzione del presidente del consiglio studentesco della St.
Dominic’s, Kira. Mentre si lascia coinvolgere con entusiasmo dai
famigerati giochi d’azzardo, Yumeko non perde di vista il suo
obiettivo, che è quello di scoprire chi ha ucciso a sangue freddo i
suoi genitori. Quando ottiene un posto nell’ambitissimo consiglio
studentesco, Yumeko finalmente si trova faccia a faccia con
l’assassino dei suoi genitori e li vendica alla fine della
serie TV live-action di Netflix.
Cosa è successo ai genitori di
Yumeko in Bet
I genitori di Yumeko sono stati
uccisi perché hanno tradito il Kakegurui Club
Fin dall’inizio di Bet,
Yumeko aveva un solo obiettivo. Voleva uccidere chi aveva ucciso i
suoi genitori e non era troppo interessata a scoprire cosa avesse
portato alla loro morte. Per Yumeko, il fatto che fossero stati
uccisi era più importante del motivo dietro al loro omicidio. Man
mano che approfondiva il mistero, giunse erroneamente alla
conclusione che il padre della sua compagna di stanza fosse
l’assassino dei suoi genitori perché aveva lo stesso nome della
persona con cui li aveva sentiti litigare. Il piano di Yumeko per
uccidere Ray non funzionò, il che si rivelò una fortuna perché lui
non era il vero colpevole.
La persona che aveva avuto un ruolo
nella loro morte era in realtà il padre di Michael. Alla fine di
ogni trimestre, i membri del consiglio studentesco del St. Dominic
hanno la possibilità di incontrare il consiglio scolastico, il che
rappresenta un’opportunità per Yumeko di vendicare i suoi genitori.
Il giocatore compulsivo inizialmente ha cercato di avvelenare
Ray, ma ha fallito e alla fine lei e Kira hanno ingerito la
sostanza letale. Mentre i due adolescenti giocavano d’azzardo per
l’antidoto, Kira ha fornito alcune informazioni illuminanti su
Keiko e Jo Jobami.
Sebbene fosse stato Ray a dare
fuoco a Keiko e Jo, dietro il loro omicidio c’era l’intero
Kakegurui Club.
I genitori di Yumeko avevano creato
una valuta digitale che avrebbe aiutato a distribuire la ricchezza
del Kakegurui Club ad altri membri della società. Quando i loro
amici scoprirono cosa stavano progettando Keiko e Jo, mandarono Ray
a fermarli prima che perdessero tutto ciò che avevano. Sebbene sia
stato Ray a dare fuoco a Keiko e Jo, dietro l’omicidio c’era
l’intero Kakegurui Club. In un interessante colpo di scena, Ray,
prima di esalare l’ultimo respiro, ha rivelato che la madre di
Yumeko potrebbe essere ancora viva.
Come Yumeko vendica la morte dei
suoi genitori
Yumeko uccide Ray nel finale di
stagione di Bet
Sebbene Yumeko desse l’impressione
di amare semplicemente il gioco d’azzardo e il rischio, dietro
quella facciata si nascondeva un oscuro segreto. La morte dei suoi
genitori aveva lasciato un segno indelebile nella giovane Yumeko e
vendicarli era diventato lo scopo della sua vita. Anche quando
scoprì che Ray era il padre di uno dei suoi amici più cari, non si
lasciò fermare. Quindi, quando ebbe l’occasione di vendicarsi, non
ci pensò due volte.
Quando Yumeko incontrò Ray alla
riunione tra il consiglio studentesco e i membri del consiglio di
amministrazione, avvelenò il suo drink, ma lui non lo bevve perché
Kira glielo aveva portato via. Tuttavia, ebbe un’altra opportunità
quando il suo nuovo partner le porse un drink con lo stesso veleno
letale che lei aveva intenzione di dargli in un primo momento.
Yumeko pugnalò Ray con un frullatore e lui morì, ma le lasciò un
mistero riguardo al destino di sua madre.
Perché Kira si allea con Yumeko
alla fine della prima stagione di Bet
Kira vuole riconquistare il suo
posto nel consiglio studentesco
Dire che Kira e Yumeko non andavano
d’accordo sarebbe un eufemismo. Ma, cosa interessante, i due
finiscono per formare una coppia nel finale della serie. Come
Yumeko, anche la vita di Kira è stata plasmata dai suoi
genitori, solo in modo diverso. Kira voleva compiacere suo
padre e ereditare il suo impero una volta che lui l’avesse ritenuta
pronta. Ma con sua grande sorpresa, lui ha scelto sua sorella come
presidente del consiglio studentesco.
Bet è ambientato negli Stati
Uniti, mentre Kakeguri è ambientato in Giappone.
Quindi, quando Kira ha scoperto che
suo padre era coinvolto nell’omicidio di Keiko e Jo, ha
naturalmente unito le forze con Yumeko nella speranza di farlo
cadere. Sebbene abbia aiutato Yumeko a fuggire dopo che questa ha
ucciso Ray, non c’è modo di sapere se Kira rimarrà fedele alla loro
alleanza, dato che ha passato tutta la vita cercando di compiacere
suo padre. Non sarà facile per Kira spegnere quella parte di
sé, anche se questo significa ottenere ciò per cui ha lavorato
così duramente.
Ryan e Yumeko finiranno insieme
in Bet?
Ryan e Yumeko sono ancora amici
nel finale di stagione di Bet
Bet di Netflix non è una serie molto
romantica. La serie si concentra invece su Yumeko e la gerarchia al
St. Dominic’s. Tuttavia, c’è una storia d’amore che sboccia tra
Yumeko e Ryan. Ryan si è innamorato all’istante di Yumeko,
ma non sembrava che lei provasse lo stesso per lui. Anche quando
lei gli ha offerto di prendere la sua verginità, era più per
vincere una scommessa che perché provava qualcosa per lui. Quindi,
anche se Ryan ha aiutato Yumeko a scappare, i due non hanno
instaurato un legame romantico nel finale della serie
live-action.
Come il finale di Bet prepara la
seconda stagione
Bet non si è concluso con
tutte le domande risolte, il che prepara naturalmente il terreno
per una seconda stagione. Nel finale di Bet, Ray è morto,
rendendo Michael il capo dell’organizzazione criminale di suo
padre. Dato che aveva cercato di impedire a Yumeko di uccidere
Ray, potrebbe voler vendicare la sua morte, anche se non
avevano un rapporto stretto. Yumeko ha anche promesso a Kira che
l’avrebbe aiutata a ottenere il controllo del consiglio
studentesco, quindi il cambiamento nella loro dinamica gioca un
ruolo enorme in ciò che può accadere nella potenziale seconda
stagione del dramma scolastico.
Come il finale della prima
stagione di Bet cambia l’anime
Quando è stato annunciato che
Netflix avrebbe realizzato un altro adattamento live-action di
Kakegurui, era chiaro che la nuova serie sarebbe stata molto
diversa dall’anime. Bet apporta diverse modifiche a
Kakegurui, tra cui l’ambientazione, il titolo e il motivo
per cui Yumeko si trova al St. Dominic’s. Quindi, naturalmente, il
finale di Bet è leggermente diverso dall’anime.
Nel finale di Bet, Yumeko
scappa, si allea con Kira e sopravvive per combattere un altro
giorno dopo aver vendicato i suoi genitori. L’anime, invece, si
conclude con Ririka che trama per sconfiggere Yumeko. Nonostante
queste differenze, ci sono alcune somiglianze tra Bet
e Kakegurui, in quanto Kira e Yumeko non finiscono per
diventare nemici, ma conoscenti che hanno imparato a rispettarsi a
vicenda.
Il film indipendente su
NetflixFear Street, Fear Street: Prom Queen, conduce
a un finale ricco di azione che risponde alla domanda sull’identità
e le motivazioni dell’assassino. Il 2021 è stato un anno eccellente
per gli appassionati di slasher, e la trilogia Fear Street è
stata una delle ragioni principali. Quattro anni dopo, Fear
Street: Prom Queen, ambientato nella stessa città e nella
stessa linea temporale ma indipendente, continua il divertimento.
La storia, ambientata nel 1988, segue una ragazza adolescente di
nome Lori Granger che è in corsa per diventare reginetta del ballo
contro la regina del liceo Shadyside, Tiffany Falconer, e il suo
branco di lupi.
La notte prima del ballo, un killer
con un impermeabile rosso e una maschera nera inquietante uccide
una delle candidate a reginetta del ballo, il primo di una lunga
serie di omicidi. La violenza continua il giorno del ballo, quando
il killer del ballo inizia a fare a pezzi e pugnalare i personaggi
di Fear Street: Prom Queen a un ritmo allarmante,
concentrandosi sulle candidate al titolo di reginetta. Lori deve
sopravvivere alla notte sanguinosa con la speranza di vincere la
corona.
La spiegazione dell’identità e
le motivazioni del killer in Fear Street: Prom Queen
Fear Street: Prom Queen include
due killer (e un aspirante killer)
Il colpo di scena più interessante
di Fear Street: Prom Queen è il fatto che non c’è un solo killer.
Il film di R.L. Stine si è ispirato a Scream VI, rivelando che
tutti e tre i membri della famiglia Falconer sono i cattivi. Dan e
Nancy Falconer sono i due che sicuramente si nascondono sotto la
maschera del killer, dato che Tiffany è al ballo con i suoi amici
quando avvengono la maggior parte degli omicidi. Entrambi i
genitori vogliono assicurarsi che Tiffany vinca il titolo di
reginetta del ballo. Tuttavia, Nancy ha anche una motivazione
nascosta. Lei nutre rancore nei confronti della famiglia Granger,
accusandola di aver portato via tutto ciò che spetta ai
Falconer.
Alla fine del film Fear
Street, tutte le candidate al titolo di reginetta del ballo, tranne
Lori, sono morte…
D’altra parte, Tiffany molto
probabilmente non ha ucciso nessuno dei suoi compagni di classe,
considerando la tempistica degli omicidi. Tuttavia, tenta di
uccidere Lori a casa dei Falconer dopo che Lori ha vinto il titolo
di reginetta del ballo. Tiffany pensa di meritare il titolo e
incolpa Lori di averle rubato Tyler. Inoltre, il fatto di
essere stata cresciuta da un assassino probabilmente l’ha
condizionata a credere che l’omicidio sia una soluzione accettabile
alla rabbia.
Chi muore e chi sopravvive in
Fear Street: Prom Queen
Numero totale di omicidi nella
serie di film Fear Street: 129
Come la trilogia di Fear
Street, Fear Street: Prom Queen è pieno di omicidi
raccapriccianti che scioccano il pubblico. Non è una storia per i
deboli di cuore, poiché gli omicidi sono violenti e sanguinosi
proprio come quelli dei film precedenti. Alla fine del film Fear
Street, tutte le candidate a reginetta del ballo tranne Lori
sono morte, oltre a un sacco di studenti, il signor Stokeland,
Nancy e forse anche il preside.
In totale, muoiono da dodici a
quattordici persone (solo due non per mano di un Falconer) in
un’ora e mezza, il che è in linea con il numero di vittime
degli altri assassini di Fear Street. Anche se il preside
respira ancora quando arriva l’ambulanza, viene incluso nel
conteggio delle vittime perché le sue ferite lo porteranno quasi
certamente alla morte in ospedale.
La maggior parte dei liceali al
ballo riesce a scappare perché scappa non appena un assassino entra
nella palestra. Le uniche vittime specifiche e nominate che
sopravvivono ai Prom Killers sono Lori e Megan. Megan sospetta
immediatamente che le persone stiano morendo a causa della sua
conoscenza dell’horror, ma in un nuovo colpo di scena, non è la sua
conoscenza dell’horror a salvarle la vita. È invece Lori a salvare
la sua migliore amica.
Nel frattempo, Lori è la
protagonista femminile ufficiale di Fear Street: Prom Queen.
Fin dall’inizio del film, è silenziosamente resiliente, determinata
e una sopravvissuta. Tuttavia, non riconosce queste caratteristiche
di sé stessa fino a quando non sopravvive all’intero film. La sua
dichiarazione, “Sono Lori Granger, cazzo”, dimostra che
finalmente ha accettato la sua forza interiore.
Cosa è realmente successo al
padre di Lori Granger
La madre di Lori Granger è
innocente dell’omicidio del padre di Lori
La morte del padre di Lori Granger
incombe su tutto Fear Street: Prom Queen. Sua madre, Rosemary, è
stata accusata dell’omicidio del padre circa 18 anni e mezzo prima,
segnando la famiglia con una metaforica lettera scarlatta. Secondo
la leggenda di Shadyside, Rosemary si innamorò di un ragazzo
dell’altra parte della città che la voleva solo per sesso. Dopo
essere rimasta incinta, scoprì che lui non era davvero innamorato
di lei, così gli tagliò la gola vicino al fiume.
Questa cattiva reputazione spinge
Lori a cercare la perfezione, a preoccuparsi dell’opinione degli
altri e a candidarsi come reginetta del ballo. Durante tutto il
film rimane convinta che sua madre non sia colpevole, e alla fine
scopre di avere ragione.
Alla fine di Fear Street: Prom
Queen, Nancy Falconer rivela di essere stata lei a tagliare la gola
al padre di Lori. Lei usciva con lui prima di Rosemary e si era
arrabbiata perché lui non la amava. Nancy incolpava anche Rosemary
di averglielo rubato. Per questo ha ucciso il padre di Lori e ha
incastrato Rosemary, punendo l’adolescente incinta.
Come la scena dei titoli di coda
di Fear Street: Prom Queen si collega alla famiglia Goode
Nancy potrebbe essere una delle
vittime della famiglia Goode
Fin da quando R.L. Stine lo ha
annunciato, Fear Street: Prom Queen è stato etichettato come un
film a sé stante, e questo alla fine si è rivelato vero. Tuttavia,
la scena a metà dei titoli di coda del film del 2025 include un
sottile collegamento con la trilogia originale di Fear Street.
Nancy giace a terra morta con il sangue che le cola dalla testa e
si raccoglie sul pavimento, formando un simbolo che i fan
riconosceranno. Il sangue di Nancy diventa il Marchio della Strega,
noto anche come Marchio del Diavolo, dei film originali.
La famiglia Goode sacrifica ogni
dieci anni un abitante di Shadyside affinché diventi un assassino
all’interno del Marchio della Strega. Inoltre, il simbolo è
visibile sulla copertina del libro che viene preso nella scena a
metà dei titoli di coda alla fine di Fear Street: Part 3 – 1666.
Questo solleva la questione se Nancy fosse una delle vittime
sacrificali della famiglia Goode. È certamente una possibilità,
anche se sarebbe piuttosto lenta da sviluppare. Avrebbero dovuto
sceglierla come vittima prima del 1978, dato che Nancy ha ucciso il
padre di Lori 18-19 anni prima di Fear Street: Prom
Queen.
Fear Street: Prom Queen –
Spiegati gli altri collegamenti con la trilogia di Fear
Street
Fear Street: Prom Queen include
alcuni riferimenti a Fear Street: Part Two – 1978
A parte il simbolo nella scena a
metà dei titoli di coda di Fear Street: Prom Queen, il film
rimane per lo più distante dalla trilogia originale. All’inizio del
film, Lori guarda un poster del Camp Nightwing e il film passa a
dei flashback degli omicidi del 1978. Poi, alla fine di Fear
Street: Prom Queen, un primo soccorritore spiega che il massacro
al ballo scolastico è “peggio del ’78.” Nonostante
questi riferimenti, i film non sono collegati narrativamente, né ci
sono personaggi importanti della trilogia in quel film.
Ci saranno altri film di Fear
Street dopo Prom Queen?!
Gli amanti della trilogia Fear
Street e di Fear Street: Prom Queen sono fortunati. Il quarto
capitolo non sarà l’ultimo film della serie. Nel gennaio 2025,
l’autore R.L. Stine ha annunciato in un’intervista a
The Hollywood Reporter che altri tre film di Fear Street sono
in fase di sviluppo dopo Fear Street: Prom Queen.
Stine non ha fornito dettagli sui
libri da cui saranno tratti, ma ce ne sono molti tra cui scegliere.
Tuttavia, molto probabilmente non saranno collegati al film del
2025, poiché si tratta di un film a sé stante ambientato a metà
della trilogia originale. Se Fear Street: Prom Queen
avrà lo stesso successo della trilogia originale, speriamo che il
team creativo dedichi più attenzione e tempo alla realizzazione di
questi film il prima possibile.
Ci sono stati innumerevoli alti e
bassi che hanno portato al finale della prima stagione di
Doctor Odyssey, ma l’equipaggio di The
Odyssey lascia la storia in un buon punto in attesa del
rinnovo. Il cast di Doctor Odyssey è uno dei principali
punti di forza della serie per molti fan, ma la vera star dello
show è la storia stravagante che si svolge nel corso degli episodi.
Da una coppia innamorata a un attacco di orche, la serie ha
trattato argomenti che la maggior parte degli altri drammi medici
non avrebbe mai osato affrontare.
Resta da vedere se lo show verrà
rinnovato, ma sembra probabile che la storia diventerà ancora più
stravagante nella seconda stagione di Doctor Odyssey. Fino ad allora,
il finale della prima stagione di Doctor Odysseysi
conclude in modo abbastanza ottimistico da poter fungere da finale
di serie, se necessario. E sembra probabile che la serie
otterrà una seconda stagione, considerando che gli ascolti di
Doctor Odyssey hanno superato persino quelli della serie di
successo della ABC Grey’s Anatomy. Se lo show avrà un’altra
stagione, sarà divertente vedere come manterranno lo slancio dopo
alcuni importanti colpi di scena nel finale.
La decisione rivoluzionaria di
Avery spiegata
Alla fine ha dovuto scegliere
tra la scuola e Max
Sin dal triangolo amoroso tra Max,
Avery e Tristan nell’episodio 6, il triangolo amoroso di Doctor
Odyssey è stato uno degli elementi centrali della serie. Ma Max
ha gettato tutto alle ortiche quando ha confessato di essere
innamorato di Avery. Nonostante abbia avuto modo di affrontare
nuove sfide entusiasmanti, come gestire un reparto di emergenza
improvvisato e assistere a un intervento chirurgico eseguito con un
trapano elettrico, Avery ha trascorso entrambe le parti del finale
cercando di decidere se ricambiava segretamente i sentimenti di
Max. Alla fine della stagione, arriva a una risposta. Il problema
principale di Avery nell’intraprendere una relazione seria con Max
è che non crede di poter gestire una relazione a distanza mentre
cerca di superare gli esami di medicina.
Ma dopo aver inizialmente deciso di
dare la priorità alla carriera, Avery conclude nei momenti finali
che ama Max abbastanza da riuscire a conciliare carriera e amore
allo stesso tempo. È un finale di stagione fantastico, ma solleva
la questione di come riportare Avery in una seconda stagione.
Speriamo che il possibile rinnovo della serie non significhi che
Avery debba fallire gli studi per giustificare il suo ritorno.
La prima stagione di Doctor
Odyssey si conclude con Max e Massey che restano
Entrambi avevano pensato di
lasciare l’Odyssey
Il dottor Max Bankman e il capitano
Robert Massey non interagiscono molto nel finale della prima
stagione di Doctor Odyssey, ma entrambi prendono parte a una
scena particolarmente toccante verso la fine. Una delle principali
domande senza risposta dopo il finale della prima stagione di
Doctor Odyssey è se lo show tornerà, ma c’è stato un
periodo in cui sembrava che il finale avrebbe eliminato Max o
Massey. Probabilmente si sarebbe trattato di un’uscita
temporanea, pensata per aiutare il finale della prima stagione a
fungere anche da chiusura della serie nel caso in cui questa non
fosse stata rinnovata.
Ma sia che la loro uscita fosse
stata annullata nella seconda stagione di Doctor Odyssey o
fosse diventata definitiva, entrambe le ipotesi sono state evitate.
Sebbene non riuscisse a immaginare la vita sulla nave senza Avery
dopo la sua partenza per l’università, Max accetta l’Odyssey come
un’affascinante avventura a metà strada tra il paradiso e
l’inferno. E mentre Massey è stato quasi licenziato per aver
disobbedito agli ordini di aiutare i sopravvissuti allo tsunami,
l’equipaggio fa cambiare idea alla compagnia minacciando di
dimettersi in blocco se Massey non mantiene il suo posto di lavoro.
La nave non sarebbe più la stessa senza Robert o Max, quindi
tenerli entrambi è un argomento forte a favore del rinnovo.
Tristan dimostra di essere un
medico capace
La sua dedizione al lavoro è
stata quasi messa in discussione
Sebbene sia più che qualificato
secondo la maggior parte degli standard del mondo reale, Tristan
non ha avuto la possibilità di dimostrare il suo valore come medico
allo stesso livello di Max e Avery. Ha avuto i suoi momenti di
gloria, ma Avery tende ad avere ragione quando lei e Tristan non
sono d’accordo su come procedere con un paziente. Inoltre,
Avery deve allontanare Tristan da un intervento nel finale della
prima stagione di Doctor Odyssey perché è troppo ubriaco
dalla notte precedente per essere affidabile.
Questo ovviamente solleva la
questione se la ricaduta apparente di Tristan continuerà o
addirittura peggiorerà nella seconda stagione di Doctor
Odyssey, dato che era ancora agli inizi del suo percorso di
recupero. Tuttavia, Tristan sfrutta al massimo il tempo in cui è
solo, facendo nascere un bambino senza l’aiuto di Avery o Max,
avvalendosi solo dell’assistenza di un’ostetrica di lingua spagnola
a bordo della nave. Anche se la sua assistente temporanea fa gran
parte del lavoro pesante, si spera che questo permetta a Tristan di
perseguire altri grandi traguardi come medico professionista, se la
serie continuerà.
Come il finale della prima
stagione di Doctor Odyssey prepara la seconda
La relazione a tre della serie è
finita per sempre?
Prima che l’equipaggio riaffermasse
la fiducia in lui come capitano, Massey aveva attraversato una
crisi esistenziale in seguito alla perdita del figlio avuto da
Shania Twain, che lo aveva portato a pensare di abbandonare la
nave. Ora che sembra felice del suo posto, avrà bisogno di una
nuova trama nella seconda stagione di Doctor Odyssey. Anche
il primo ufficiale Monroe è destinato a svolgere un ruolo ancora
più importante nella prossima stagione, soprattutto dopo il suo
breve periodo come capitano facente funzione nel finale.
Supponendo che non torni dalla
facoltà di medicina in cattivi rapporti, The Odyssey potrebbe
inoltre richiedere almeno un sostituto temporaneo per Avery
all’inizio della prossima stagione. Nel frattempo, il gruppo degli
Alcolisti Anonimi di Tristan potrebbe richiedere un ruolo più
sostanziale se vuole continuare a sviluppare le sue capacità di
infermiere senza ulteriori complicazioni. Ma se c’è una cosa che
Avery e Tristan hanno in comune, è che entrambi dovranno iniziare a
esplorare la loro vita sentimentale da una nuova prospettiva, ora
che il loro rapporto a tre sembra essersi dissolto in qualcosa di
più platonico sulla scia della relazione tra Avery e Max.
Cosa aspettarsi dalla seconda
stagione di Doctor Odyssey
La teoria del coma di Max
probabilmente non avrà molto seguito
Dato il finale piuttosto realistico
della prima stagione di Doctor Odyssey, sembra improbabile
aspettarsi molto dalla teoria del coma di Doctor Odyssey,
anche se alcune battute del finale continueranno inevitabilmente
a convincere alcuni fan che The Odyssey è un sogno che Max sta
vivendo in Purgatorio. Se la serie continuerà, probabilmente
risolveranno quella teoria o aggiungeranno qualche elemento
divertente per tenere i sostenitori della teoria con il fiato
sospeso. Ma la cosa principale da aspettarsi dalla seconda stagione
di Doctor Odyssey è un approfondimento delle relazioni
sviluppatesi durante la prima stagione.
Max e Avery non hanno trascorso un
solo giorno intero su The Odyssey come una coppia tradizionale,
quindi la loro relazione potrebbe incontrare qualche ostacolo
mentre cercano di navigare. Probabilmente anche Tristan troverà un
nuovo amore, avendo apparentemente dimenticato Vivian in tutti gli
episodi della seconda metà della prima stagione di Doctor
Odyssey, tranne uno. E mentre l’equipaggio affronta nuove
relazioni e obiettivi professionali, le stravaganti settimane a
tema dovrebbero diventare più folli che mai, mentre i futuri
episodi in due parti aumenteranno la posta in gioco abbastanza da
rivaleggiare con tsunami e attacchi di orche, il che equivale a una
stagione incredibilmente divertente se la serie tornerà.
La serie medica non convenzionale
della ABC Doctor Odysseyha dato una
nuova svolta al genere popolare, ma verrà rinnovata per una seconda
stagione? Creata da Ryan Murphy (insieme a Jon Robin Baitz e Joe
Baken), la serie racconta le vicende del dottor Max Bankman
(Joshua
Jackson), che guida il team medico a bordo della
lussuosa nave da crociera Odyssey. Mentre affrontano le
innumerevoli emergenze mediche che si verificano su una nave da
crociera, il dottor Bankman e il suo team stringono anche legami
intimi tra loro. Realizzato con il tipico occhio di Murphy per i
drammi sexy, Doctor Odyssey si distingue facilmente dagli
altri medical drama.
Doctor Odyssey è una delle
tante nuove serie mediche che hanno debuttato durante la stagione
autunnale 2024, ma la sua ambientazione e il suo concept lo rendono
unico. Il cast di Doctor Odyssey prevede ogni settimana
ospiti che aggiungono pepe al dramma interpersonale dei
protagonisti, ma sono in definitiva i casi medici esagerati che
rendono la serie interessante. Ryan Murphy non è nuovo ai successi
e sono poche le sue creazioni che non hanno ottenuto stagioni
aggiuntive. Detto questo, è possibile che Doctor Odyssey
torni in onda in futuro, ma la ABC non ha ancora rinnovato la
serie.
Ultime notizie su Doctor Odyssey
Stagione 2
Il medical drama potrebbe essere
cancellato
Nonostante l’ottimo inizio, le
ultime notizie confermano che Doctor Odyssey potrebbe essere
cancellato dopo la prima stagione. Anche se non c’è ancora nulla di
ufficiale, è stato riferito che la ABC starebbe valutando la
possibilità di cancellare la nuova serie dopo una sola stagione a
causa dei costi elevati e del calo degli ascolti.
È emerso tuttavia che il destino di
Doctor Odyssey non dipende interamente dalla ABC. Il
presidente della Disney Television Studios Eric Schrier ha rivelato
che la decisione di rinnovare o meno la serie è stata lasciata a
Ryan Murphy. È raro che gli studi e le reti concedano tanta libertà
a un singolo produttore esecutivo, ma Schrier ha dichiarato:
Adoro Doctor Odyssey, penso che
sia uno show estremamente creativo e stiamo facendo tutto il
possibile per sostenerlo. La decisione finale spetta a Ryan Murphy,
se vuole continuare a farlo e se ritiene che ci siano storie da
raccontare in cui crede.
Sebbene la prima stagione della
serie potrebbe facilmente rimanere una miniserie unica, c’è ancora
spazio per riportare il cast e raccontare altre storie in un
seguito.
La seconda stagione di Doctor
Odyssey non è stata confermata
Doctor Odyssey non è stato
ancora rinnovato
Nonostante il debutto
impressionante e il raggiungimento delprimo posto su Hulu
nella sua prima settimana,il destino della
seconda stagione di Doctor Odyssey non è stato ancora
deciso. La ABC ha un solido rapporto di collaborazione
con il creatore Ryan Murphy, e la serie 9-1-1 di Murphy ha ottenuto
buoni risultati per il network. 9-1-1, tuttavia, avrà uno spin-off
che andrà in onda sulla ABC nell’ambito del palinsesto autunnale
del 2025, mentre il destino di Doctor Odyssey è ancora
incerto.
Doctor Odyssey ha mandato in onda
il finale della sua prima stagione il 15 maggio 2025.
La prima stagione diDoctor Odyssey è andata in pausaa metà stagione nel
novembre 2024 ed è rimasta fuori onda fino a marzo 2025.Questa lunga pausa ha aiutato la serie esordiente,
consentendo ai nuovi fan di recuperare il ritardo.Il
finale di stagione ha anche concluso la maggior parte delle trame
principali dello show, quindi sarebbe comprensibile se Murphy e la
ABC decidessero di concludere la serie.
Dettagli sul cast della seconda
stagione di Doctor Odyssey
Chi salperà nella seconda
stagione di Doctor Odyssey?
Si prevede che il cast principale di
Doctor Odyssey tornerà per la seconda stagione. Le serie
procedurali sono note per mantenere insieme il cast di stagione in
stagione, e il medical drama della ABC ha puntato molto sulle
relazioni interpersonali tra i personaggi. Tenendo conto di tutto
ciò, è quasi certo che Joshua Jackson riprenderà il ruolo del
dottor Max Bankman.
Ad affiancarlo ci sarà sicuramente
Tristan Silva, interpretato da Sean Teale, l’infermiere che fa
parte del trio protagonista della serie. Avery Morgan, interpretata
da Phillipa Soo, potrebbe invece non far parte del cast principale
se la serie dovesse tornare. L’infermiera, infatti, dopo gli eventi
della prima stagione, sta per iscriversi alla facoltà di medicina,
quindi la serie dovrebbe trovare un modo convincente per riportarla
in scena.
L’icona televisiva Don Johnson
interpreta il capitano Robert Massey, leader dell’Odyssey, e non
c’è motivo di pensare che non tornerà anche nella seconda stagione.
Anche i membri del cast ricorrente Marcus Emanuel Mitchell (nel
ruolo di Spencer Monroe) e Jacqueline Toboni (nel ruolo di Rosie)
hanno visto ampliarsi i loro ruoli nella seconda serie di episodi e
probabilmente torneranno per una seconda stagione.
Forse la prospettiva più
interessante per il cast della seconda stagione di Doctor
Odyssey è quella delle guest star, ma resta da vedere chi
apparirà nel cast stellare della serie. La prima stagione ha visto
la partecipazione di Shania Twain e John Stamos, oltre che di
Angela Bassett in un crossover con 9-1-1.
Un membro del cast che sembra
improbabile che torni è Laura Harrier nel ruolo di Vivian
Montgomery. È apparsa in quattro episodi della prima stagione e
all’inizio sembrava destinata a diventare un membro del cast
principale, ma poi è quasi scomparsa dalla trama. Se la serie
dovesse riportarla nel ruolo di chef della nave, gli sceneggiatori
dovrebbero trovare un modo per utilizzare meglio il suo personaggio
invece di farlo scomparire per sette episodi alla volta.
Mission:
Impossible – The Final Reckoning offre a Ethan Hunt una
missione finale perfetta, anche se deve risolvere il pericolo
immediato rappresentato dall’Entità. Sulla scia degli eventi di
Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One del 2023,
Ethan, interpretato da
Tom Cruise, si trova ad affrontare varie forze
malvagie in tutto il pianeta. Si va dalle macchinazioni
dell’imprevedibile Gabriel e dalle intenzioni dell’Entità digitale
ai governi mondiali disperati che sperano di sfruttare il caos a
proprio vantaggio.
Alla fine, i personaggi di
Mission: Impossible – The Final Reckoning risolvono i
pericoli dell’Entità e danno persino a Ethan Hunt un addio
tranquillo e appropriato che permetterà al personaggio di andare in
pensione. Lungo il percorso, la serie getta anche le basi affinché
l’attuale roster dell’IMF possa portare avanti le proprie
avventure, anche senza alcuni dei membri veterani della squadra.
Ecco come l’acclamato Mission: Impossible – The Final
Reckoning offre a Ethan Hunt una potenziale via d’uscita.
Dove va Ethan Hunt dopo la fine
di The Final Reckoning?
Ethan entra ufficialmente in
clandestinità dopo aver sconfitto l’Entità
Ethan Hunt entra effettivamente
in clandestinità alla fine di Mission: Impossible – The Final
Reckoning, affidandosi a un’ultima missione fondamentale
che ha anche permesso al personaggio di essere facilmente eliminato
dalla serie. Ethan è ancora preso di mira dal suo stesso governo in
The Final Reckoning, riuscendo a malapena a convincere il
presidente degli Stati Uniti a lasciargli contenere l’Entità.
Piuttosto che consegnare la tecnologia a Kitridge, Ethan raddoppia
la sua convinzione che nessuno possa essere considerato affidabile
con l’Entità e la nasconde con sé.
Questo potrebbe essere visto come
un finale appropriato per Ethan Hunt, che riesce a
intraprendere un’ultima missione diventando il guardiano
dell’Entità. Il finale del film implica che Ethan ha accettato
questa missione con una certa consapevolezza di ciò che essa
comporta. Dato che molti governi mondiali probabilmente
continueranno a volere l’Entità, Ethan potrebbe dover fuggire per
il resto della sua vita. Questo potrebbe essere il modo perfetto
per far uscire Ethan dalla serie, permettendogli di sopravvivere
nell’ombra ma rimanendo fondamentale per la sopravvivenza della
società.
Cosa succede all’Entità e a
Gabriel dopo il climax di The Final Reckoning?
Il destino di Gabriel è
inaspettatamente brutale
Le due minacce principali di
The Final Reckoning sono l’Entità e Gabriel, che nel
film precedente lavoravano di concerto. Tuttavia, dopo i fallimenti
in quella trama, Gabriel si è separato dall’Entità e ora cerca di
controllarla. La loro speranza è che Ethan aderisca ai piani
dell’Entità (che porterebbero a una guerra nucleare su tutta la
Terra) o che consegni il controllo della macchina a Gabriel (che
manterrebbe l’attuale società ma avrebbe il controllo su tutti i
principali governi).
Alla fine del film, l’IMF ha trovato
il modo di contrastare l’Entità, riuscendo a catturare
l’intelligenza artificiale all’interno di una chiavetta USB 5D.
Questa è la chiavetta che Ethan riceve alla fine del film, il che
suggerisce che l’Entità è ancora tecnicamente “viva”, ma contenuta.
Anche se potrebbe facilmente tornare nei futuri capitoli della
serie, questa potrebbe anche essere una soluzione pratica per
quella trama. Al contrario, Gabriel viene eliminato in modo
piuttosto brusco mentre cerca di saltare da un aereo durante il
climax del film, rendendo il suo ritorno molto più
improbabile.
Quali membri dell’IMF
sopravvivono agli eventi di Final Reckoning?
I nuovi membri dell’IMF
potrebbero portare avanti la serie
Per la maggior parte, l’IMF esce
indenne dagli eventi di Final Reckoning. Il team si espande
anche in modi sorprendenti, come l’ingresso di ex nemici come
l’assassina francese Paris e l’agente dei servizi segreti
statunitensi Theo Degas. La vittima più importante del film è
Luther, che è stato una presenza costante nella serie per
decenni. La salute di Luther è già precaria nelle sequenze iniziali
del film, con il camice ospedaliero e le apparecchiature mediche
che suggeriscono che sta lottando contro una grave malattia.
Nel tentativo di piegare Ethan,
Gabriel fa piazzare una bomba in una stanza con Luther rinchiuso in
una gabbia. Luther riesce a disinnescare la bomba megaton per
salvare Londra, ma è costretto ad attivare una quantità sufficiente
di esplosivo da provocare un crollo che lo uccide. Il ricordo di
Luther rimane con Ethan per il resto del film, con un messaggio
finale del suo alleato di lunga data che accompagna il successo
nell’aver fermato l’Entità. Questo sottolinea la triste realtà che
Ethan e Benji hanno perso molti dei loro alleati per la loro
causa.
Qual è lo stato del mondo di M:I
dopo The Final Reckoning?
Una Terra tesa potrebbe
facilmente ricadere in un conflitto armato
Il mondo è in uno stato fragile ma
duraturo alla fine di Mission: Impossible – The Final
Reckoning, suggerendo quanto facilmente le cose potrebbero
degenerare nuovamente nel caos. Nonostante gli sforzi delle forze
statunitensi e russe, l’Entità rimane fuori dalla loro portata.
Anche se questo sembra aver stabilito una pace tesa tra i governi
mondiali, le tensioni messe in moto dalla guerra nucleare quasi
riuscita dell’Entità potrebbero lasciare i governi mondiali
sull’orlo di un conflitto aperto.
L’IMF potrebbe non essere più
un’organizzazione formale, ma la sua missione potrebbe essere
facilmente riattivata con una nuova generazione di agenti che
sostituiscono Hunt sulla scena mondiale.
A contribuire a risolvere tutto ciò
potrebbe essere proprio l’IMF, che alla fine del film è stato
effettivamente ricostituito. Mentre Ethan sembra destinato a
nascondersi per proteggere l’Entità, Benji è sopravvissuto alle
ferite e ha accettato il ruolo di capo squadra affidatogli da
Ethan. Nel frattempo, nuove reclute come Grace, Paris e Theo
garantiscono alla squadra il talento e i mezzi necessari per
proteggere il mondo in caso di emergenza. L’IMF potrebbe non
essere più un’organizzazione formale, ma la sua missione potrebbe
essere riattivata con una nuova generazione di agenti che
sostituiscono Hunt sulla scena mondiale.
Il vero significato di Mission:
Impossible – Il destino
Ethan Hunt batte l’intelligenza
artificiale in più di un modo
Mission: Impossible – Il
destino è il finale più felice che Ethan Huntpotesse
desiderare. Ethan non muore in un ultimo momento di gloria né
se ne va al tramonto. Invece, come gli dice Luther nel suo
messaggio d’addio, era suo destino trovarsi in una situazione in
cui le sue scelte potevano avere un impatto sul mondo. Ethan che
prende l’Entità e sembra nascondersi con essa gli dà un modo per
lasciare con grazia la serie con l’idea che la missione non finisce
mai, anche se rimane invisibile e sconosciuta al grande
pubblico.
Il finale del film potrebbe anche
essere interpretato come una celebrazione della visione di Cruise
sul cinema. Campione delle acrobazie e critico aperto
dell’eccessivo ricorso all’intelligenza artificiale nell’industria
cinematografica, non è un caso che Cruise sia determinato a
sconfiggere un’intelligenza artificiale che usa algoritmi per
dettare il futuro del mondo. La vittoria di Hunt è una celebrazione
degli eroi umanisti (anche se caotici) che rischiano la vita per il
mondo. È un interessante significato secondario del finale di
Mission: Impossible – The Final Reckoning e un chiaro
riferimento alle opinioni di Cruise sull’industria
cinematografica.
La Marvel Studios ha rinviato l’uscita
di Avengers:
DoomsdayeAvengers:
Secret Wars. La Marvel Cinematic Universe‘s
Multiverse Saga non ha ancora visto l’uscita di un film degli
Avengers, anche se Thunderbolts* tecnicamente era uno sotto mentite
spoglie. I prossimi film degli Avengers della MCU porteranno nella
serie gli
X-Men originali della Fox, vedranno i Fantastici Quattro
allearsi con gli Avengers e introdurranno il Dottor Destino
interpretato da
Robert Downey Jr. Tuttavia, i fan dovranno aspettare
più a lungo per vedere quelli che dovrebbero essere due dei
migliori film della MCU, poiché entrambi i progetti hanno
subito dei ritardi.
La Marvel ha rinviato Avengers: Doomsday dal 1° maggio 2026
al 18 dicembre 2026 e Avengers: Secret Wars dal 7 maggio
2027 al 17 dicembre 2027. I ritardi arrivano proprio mentre il
primo dei due film è entrato in produzione. La Marvel ha
organizzato un grande evento per annunciare online il cast di
Avengers: Doomsday, le cui riprese sono già
iniziate, e Avengers: Doomsday ha pubblicato alcune foto dal
set che mostrano le conseguenze di uno scontro tra gli
X-Men e i Sentinels.
La Marvel Studios ha ancora
tre date per film senza titolo nel 2028: 18 febbraio, 5 maggio e 10
novembre.
I ritardi dei film degli Avengers
non sono stati gli unici cambiamenti al programma della MCU. La
Disney ha rimosso la data di febbraio 2026 per un film “Untitled
Marvel”. Lo studio ha anche apportato modifiche alle date del 6
novembre 2026 e del 5 novembre 2027, che un tempo appartenevano ai
film Marvel ma ora sono state assegnate a film “Untitled Disney”.
La Marvel Studios ha ancora tre date per film senza titolo nel
2028: 18 febbraio, 5 maggio e 10 novembre.
Cosa significano i ritardi di
Avengers: Doomsday & Secret Wars
La saga del Multiverso è stata piuttosto
travagliata per l’MCU. Con la creazione di Disney+, la Marvel Studios ha
rapidamente iniziato a rilasciare un numero elevato di progetti in
un breve lasso di tempo, aggiungendo film, serie TV, presentazioni
speciali e altro ancora al MCU. Ciò ha portato diversi progetti a
ottenere risultati deludenti al botteghino o a non essere accolti
bene dalla critica e/o dai fan. Da allora, la Marvel ha preso
provvedimenti per risolvere questi problemi, riducendo il numero di
film e serie che saranno rilasciati ogni anno e concedendo ai
progetti tempi di sviluppo più lunghi.
Le riprese di Avengers:
Doomsday sono iniziate nell’aprile 2025. La produzione dovrebbe
durare sei mesi, il che avrebbe lasciato poco tempo agli artisti
degli effetti speciali se il film avesse dovuto rispettare la data
di uscita originariamente prevista per maggio 2026. Con il rinvio
di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, la
Marvel Studios concede più tempo per portare i film ricchi di
effetti speciali al livello elevato che devono raggiungere. Questo
dà anche alla Marvel il tempo di chiudere i contratti con gli
attori ancora da annunciare per Avengers: Doomsday, come
Tom
Holland, protagonista di Spider-Man: Brand New Day, e
Hugh Jackman, protagonista di Wolverine.
Una star di Dune:Prophecy rivela
il calendario delle riprese della seconda stagione. Ambientata
10.000 anni prima degli eventi narrati in Dune di Denis
Villeneuve, la serie prequel di HBO Max racconta le origini della
Sorellanza, in seguito conosciuta come Bene Gesserit. Guidata da
Valya (Emily Watson) e Tula Harkonnen (Olivia Williams), la prima
stagione ruota attorno alla loro battaglia contro una minaccia in
un momento critico della storia della Sorellanza. In vista del
finale della prima stagione a dicembre, HBO Max ha ordinato una
nuova stagione.
In un’intervista con Collider, Josh Heuston, che interpreta Constantine
Corrino, ha condiviso alcuni aggiornamenti sulla produzione della
seconda stagione di Dune: Prophecy. L’attore ha rivelato che
le riprese dovrebbero iniziare intorno ad agosto e continuare
“per il resto dell’anno”. Ha anche confermato che
Constantine, il figlio dell’Imperatore, tornerà nella nuova
stagione. Ecco cosa ha detto quando gli è stato chiesto se sarebbe
stato coinvolto nella seconda stagione:
Sì, sicuramente nella seconda stagione. Credo che torneremo
ad agosto e poi gireremo per il resto dell’anno.
Cosa significano i commenti
di Josh Heuston per Dune: Prophecy – stagione 2
Watson aveva già parlato delle
date delle riprese della seconda stagione a gennaio, indicando un
programma di produzione autunnale. Sebbene l’aggiornamento di
Heuston offra un calendario e una data di inizio più specifici,
colloca anche le riprese della seconda stagione nell’ultimo
trimestre dell’anno, il che significa cheDune: Prophecy
non tornerà quest’anno.
Dune: Prophecy stagione 1 è stata
trasmessa per la prima volta nel novembre 2024, circa 11 mesi dopo
la fine delle riprese nel dicembre 2023. Se la seconda stagione
seguirà la stessa tempistica, il ritorno della serie è previstoper la fine del 2026. Anche se il cast della
seconda stagione non è ancora stato confermato ufficialmente,
Heuston tornerà. Nella stessa intervista, ha anticipato che la
seconda stagione seguirà probabilmente il suo personaggio “in un
viaggio movimentato” dopola rivelazione esplosiva
sull’eredità di Constantine.
Dopo Tu mérites un amour e Bonne
mère, Hafsia Herzi approda per la
prima volta nella competizione ufficiale di Cannes con
La petite
dernière, adattamento cinematografico
dell’omonima opera autobiografica di Fatima Daas. Il film si
inserisce nel solco del coming-of-age contemporaneo, cercando di
restituire con pudore e sincerità il percorso di crescita, scoperta
e affermazione identitaria di una giovane donna musulmana cresciuta
nella banlieue parigina. A interpretarla è Nadia Melliti, alla sua
prima esperienza cinematografica, vera rivelazione del film.
Un’identità in movimento
Fatima è l’ultima di tre
sorelle e vive all’interno di una famiglia tradizionale di origine
algerina. Ha 17 anni, gioca a calcio, frequenta il liceo e sogna di
iscriversi alla facoltà di Filosofia. Ha un fidanzato, ma la sua
vita affettiva è attraversata da una frattura profonda: attratta
dalle ragazze, inizia a esplorare la propria sessualità attraverso
un’app di incontri, fino a conoscere Ji-na (Park
Ji-min), una giovane dottoressa di origini coreane con la
quale intreccia una relazione intensa ma non priva di zone d’ombra.
Ji-na soffre infatti di depressione e l’equilibrio tra le due si
rivela fragile.
Herzi filma tutto questo
con una sensibilità rara, scegliendo di non spettacolarizzare
nulla, quasi come se si limitasse ad osservare con rispetto. Le
scene di intimità, le abluzioni, i pasti familiari e i silenzi sono
trattati con pari attenzione. La regista mostra così la complessità
di un’identità in costruzione che non rinnega le proprie radici
culturali o religiose, ma tenta di ridefinirle a partire
dall’esperienza personale. Fatima partecipa con Ji-na a una
manifestazione dell’orgoglio LGBTQ+, ma non smette di pregare, e
questa convivenza tra elementi apparentemente in conflitto è una
delle chiavi più interessanti della narrazione.
Tra
cinema del reale e sguardo autoriale
La scelta di volti non
professionisti, l’uso costante del primo piano, la durata generosa
delle scene e l’attenzione al linguaggio del corpo richiamano
l’esperienza di Hafsia Herzi come attrice in alcuni film di
Abdellatif Kechiche. Tuttavia, a differenza del regista
franco-tunisino, Herzi sceglie di non indulgere mai nel voyeurismo:
c’è un amore profondo per i personaggi e una volontà sincera di
raccontarli senza giudicarli.
Eppure, proprio questa
delicatezza talvolta sembra limitare la forza narrativa del film.
La seconda parte si fa infatti più didascalica, soprattutto nei
momenti in cui la protagonista si confronta con la comunità lesbica
e il suo attivismo. L’intreccio si appiattisce in alcuni passaggi,
e si ha la sensazione che Herzi voglia dire troppo, con il rischio
di sacrificare la naturalezza che aveva caratterizzato la prima ora
di girato.
Una
promessa ancora in cerca della sua voce più forte
La
petite dernière è un film che affronta temi urgenti – la
fede, la sessualità, il patriarcato, la marginalità – con onestà e
uno sguardo che non cerca lo scandalo, ma l’empatia. È un’opera che
vale per ciò che racconta e per il modo in cui lo fa, ma che
avrebbe forse beneficiato di una maggiore compattezza drammaturgica
e di uno sviluppo più profondo del conflitto interno alla
protagonista.
Nadia Melliti regge con
grande naturalezza il peso del racconto, imponendosi come un volto
da tenere d’occhio nel panorama europeo. Hafsia Herzi, d’altro
canto, conferma di essere una regista sensibile, capace di
ascoltare e restituire con sincerità la complessità dei suoi
personaggi. Tuttavia, resta l’impressione che, rispetto alle sue
precedenti prove, questa terza regia sia meno incisiva, un po’
trattenuta, forse timorosa di osare di più.
Dopo aver prodotto la
miglior serie di fantascienza degli ultimi anni (se non avete avuto
modo di vederla stiamo parlando di Foundation, tratta dal capolavoro
letterario di Isaac Asimov) Apple TV+
ha deciso di affrontare nuovamente il genere con Murderbot, trasposizione in dieci episodi
del romanzo All Systems Red di Martha
Wells – primo capitolo della serie The
Murderbor Diaries. In questo caso però il tono è
diametralmente opposto, in quanto lo show scritto, prodotto e
diretto da Chris e Paul Weitz è nel suo intento primario una
commedia dell’assurdo.
La storia di
Murderbot
Al centro della
vicenda si trova infatti il cyborg denominato SecUnit
(Alexander
Skarsgård), il quale dopo aver hackerato il sistema
che lo costringeva a essere manipolato dagli esseri umani si è
rinominato Murderbot. Per evitare di essere scoperto ed
eliminato, l’androide si finge funzionale e viene spedito a
lavorare come garante della sicurezza di un gruppo di scienziati
approdati su un pianeta sconosciuto e potenzialmente pericoloso.
Incapace di interagire normalmente con gli esseri umani, ai quali
preferisce di gran lunga le soap opera, Murderbot inizia a destare
i sospetti di alcuni dei membri della squadra, in particolar modo
Gurathin (David
Dastmalchian).
Da un’idea di partenza
piuttosto intrigante anche se non propriamente originale – pensiamo
prima di tutto al robot depresso e filosofeggiante di Guida
galattica per autostoppisti – i creators Chris e Paul
Weitz avrebbero potuto trarre uno show decisamente più
coinvolgente. Murdebot fin dall’episodio pilota si
rivela invece un qualcosa che non trova mai un suo vero e proprio
equilibrio, diviso costantemente tra una messa in scena che vuole
rispettare lo sfarzo della fantascienza e un tono scanzonato il
quale non si fonde con l’estetica del prodotto. Quello che avviene
nei vari episodi è francamente poco interessante, anzi appare quasi
un pretesto per regalare momenti di ilarità dovuti alla personalità
sui generis del personaggio principale. La scelta di adoperare
costantemente la voce interiore si rivela azzeccata soltanto in
alcuni momenti, mentre alla lunga risulta un altro ostacolo
all’efficacia della progressione narrativa. Anche se oggettivamente
divertente in alcune sequenze, come ad esempio il primo
interrogatorio tra Gurathin e SecUnit, Murdebot si poggia su
scenette che quasi mai sviluppano reali situazioni, ovvero troppo
poco per costruire una trama quanto meno interessante. La scelta
poi di far durare gli episodi poco più di venti minuti ciascuno non
offre alcuna possibilità di entrare in sintonia emotiva con quello
che accade in ogni capitolo. Quando sembra che qualcosa stia per
accadere, ecco che la puntata termina.
Un cast messo in
difficoltà dalla scrittura
Dovendo lavorare con questo materiale, il cast di attori riesce
soltanto in rarissimi casi a offrire il meglio delle proprie
qualità di interpreti. Sarsgård risulta tutto sommato simpatico
nella sua espressione costantemente attonita, il che funziona in
maniera appropriata al personaggio di Murderbot. Dastmalchian
invece risulta efficace soltanto a corrente alternata, il che
risulta strano visto quanto il caratterista abbia dimostrato di
essere a suo agio quando si tratta di personaggi lontani da una
rappresentazione realistica. Tutti gli altri sono fracmaente
dimenticabili, compresa in Noma Dumezweni solitamente invece capace
di imporsi all’attenzione dello spettatore.
Se si pensa che
Chris e Paul Weitz sono quelli che sfiorarono
l’Oscar per il brioso adattamento di About a Boy – Un
ragazzo da Nick Hornby, diventa
ancora più sconcertante vedere quanto poco interessante sia stato
il loro lavoro su Murderbot. La loro serie proprio
non possiede mordente, non sviluppa caratteri in cui ci si può
identificare né che si ama detestare, e tanto meno offre una trama
avvincente. Se non fosse per alcuni momenti di stralunata ilarità
dovuta ai rapporti complessi tra i personaggi, i vari episodi
scivolerebbero via nella noia più completa. In alcuni momenti
Murderbot diverte, ma nel complesso risulta
un’operazione davvero scialba.
Dopo la vetrina europea
del Festival di Berlino, Paternal Leave, l’esordio alla
regia dell’attrice tedesca Alissa Jung ha trovato
nuova conferma con l’inserimento nel cartellone ufficiale di Open
Roads, la rassegna di cinema italiano contemporaneo della Society
of Lincoln Center a New York. Una nuova e prestigiosa passerella
internazionale che testimonia la qualità artistica di una
produzione che rispecchia le molte influenze con cui è stata
realizzata.
La storia di Paternal
Leave
La protagonista di
Paternal Leave è l’adolescente Leo (Juli
Grabenhenrich), la quale di punto in bianco lascia la
Germania per recarsi sulla costa marittima del Nord Italia, dove
vive suo padre biologico Paolo (Luca
Marinelli) che non ha mai conosciuto. Sorpreso dalla
visita inaspettata, l’uomo fatica non poco a inserire la giovane
figlia in una vita che lui stesso non è ancora pienamente riuscito
a sistemare, dovendo anche fare i conti con la frustrazione e la
rabbia repressa. Sia in Leo che, come capirà, in lui stesso.
La qualità migliore di
questo primo lungometraggio dietro la macchina da presa della Jung
sta nell’attenzione al tono del racconto, il quale evita
costantemente lo scivolamento nel melodramma ostentato.
Paternal Leave viene costruito sequenza dopo sequenza
lavorando con efficacia sull’equilibrio metaforico tra le
ambientazioni e lo stato psicologico ed emotivo dei personaggi, in
particolar modo i due protagonisti. Dal momento che non si tratta
di una storia che cerca nell’originalità il suo motivo fondante di
racconto, la modalità con cui viene sviluppata ed espressa diventa
allora il lato più importante, e la Jung dimostra di saperlo
gestire con sicurezza: le spiagge malinconiche e semideserte, il
paesino di provincia dove poco o nulla accade nelle stagioni
maggiormente fredde, rappresentano il luogo perfetto per esternare
lo stato di stasi in cui, per motivi diversi se non opposti, Paolo
e Leo si trovano. Anche il non saper parlare l’uno la lingua
dell’altre, il dover adoperare come primo tentativo un linguaggio
“altro” insieme a quello che il corpo e il volto nonostante tutto
esprimono, è un’idea di sceneggiatura che funziona pienamente
nell’esprimere il distacco esistenziale, la difficoltà nel
tentativo di avvicinarsi. Cosa che invece può avvenire
principalmente con un atto di gentilezza o un sorriso, come avviene
tra Leo ed Edoardo.
Questo per raccontare che
sotto la superficie pacata, mai urlata di questo racconto si celano
invece psicologie ed animi ricchi di contrasti: il dolore sorpreso
di Leo lo si deve andare a cercare dietro le piccole ma pungenti
frecciate che lancia costantemente prima al padre e poi agli altri
uomini che incontra. Allo stesso modo gli occhi sempre penetranti
di Marinelli riescono a esprimere pienamente lo scoraggiamento di
Paolo, incapace di fare i conti col suo passato, paralizzato (come
lo stesso personaggio più volte confessa) nelle relazioni con
l’altro sesso che possano veramente contare. I duetti tra la
Grabenhenrich e l’attore italiano sono quasi sempre preziosi per
quello che esprimono quasi in contrasto con i dialoghi, fino allo
“showdown” emozionale che è giustamente frettoloso, quasi violento
a livello emotivo, e rompe il ghiaccio tra padre e figlia ma senza
veramente risanare un rapporto ancora sconosciuto, e non poteva
essere altrimenti. La Jung segue un percorso narrativo conosciuto
ma non lo adopera per arrivare a una conclusione retorica e
falsamente allietante: quando salutiamo Leo e Paolo alla fine di
Paternal Leave, il loro percorso di scoperta, di accettazione
soprattutto dei propri rispettivi ruoli, è appena iniziato. E
questo rende il film più vero.
Anche se si potrebbe
obiettare che quello di Alissa Jung è in fondo un
film “già visto”, la lucidità dell’esposizione e la compostezza del
tono del racconto costituiscono quel qualcosa in più che rende
Paternal Leave un lungometraggio denso di sostanza emotiva. Un buon
esordio che racconta di una convivenza tanto “forzata” quanto
necessaria. Per Leo che la ricerca ma senza dubbio anche per Paolo
che deve accettarla.
Se sei un fan dei K-drama e
non hai ancora visto When Life Gives You
Tangerines, allora questo è il tuo segno. La
serie Quando la vita ti dà mandarini, guidata daIU e Park Bo
Gum, è il
drama “It” di questa stagione. Non solo è attualmente al primo
posto su Netflix,
ma è anche ovunque sui nostri social media, con gli spettatori che
continuano a condividere le loro emozioni e reazioni a ogni
episodio.
Il vero significato del
titolo “Quando la vita ti dà i mandarini”
Un
dramma di vita quotidiana che segue la tenace Ae-sun e il devoto
Gwan-sik mentre attraversano insieme la vita nell’arco di oltre 60
anni. Mentre Ae-sun desidera fuggire dalla sua povera vita
sull’isola e diventare una poetessa, Gwan-sik non desidera altro
che starle accanto e aiutarla a realizzare i suoi sogni. Quello che
ne otteniamo è una storia d’amore generazionale che si estende fino
a mostrare anche la vita dei loro futuri figli.
Essendo ambientata a Jeju, il
titolo della serie trae spunto dall’espressione dialettale di Jeju
“Pokssak Sogatsuda”, che si traduce letteralmente in “Hai lavorato
sodo”. Invece di usare la frase tradotta per il titolo inglese,
Netflix ha scelto di catturare l’essenza della serie
con un’espressione più familiare, che potesse facilmente trovare
riscontro nel suo pubblico globale.
Conosciamo tutti il vecchio
adagio “Quando la vita ti dà limoni, fai una limonata”. Da qui, il
titolo del drama è diventato “When Life Gives You
Tangerines” per trasmettere il messaggio di
rimanere positivi e resilienti di fronte alle avversità. Un
articolo del Korea Timesspiega che “tangerines” è stato
utilizzato al posto dell’originale “lemons” in omaggio al luogo
delle riprese della serie, Jeju, e alla sua abbondanza di
piantagioni di mandarini.
In una
conferenza stampa, IU ha ulteriormente approfondito il significato
del titolo inglese, affermando: “Anche se la vita ci presenta dei
mandarini aspri, trasformiamoli in dolce marmellata e assaporiamo
una calda tazza di tè al mandarino”.
Altre traduzioni straniere
di When Life Gives You
Tangerines hanno seguito la stessa strada
per evocare il cuore dello spettacolo. In tailandese, si
intitola Let’s
Smile Even on Days When Tangerines Aren’t Sweet (Sorridiamo anche
nei giorni in cui i mandarini non sono
dolci) , mentre a Taiwan, si può
trovare in un’espressione idiomatica cinese che, tradotta e con un
tocco di Jeju, risulta in Bitterness Ends,
Tangerines Come (L’amarezza finisce, i mandarini
arrivano).
Gli episodi finali di Andor –
Stagione 2 presentano molteplici legami e connessioni
con Rogue One e la galassia di Star
Wars. Preparando il terreno per gli eventi del film di
Gareth Edwards e la Battaglia di Scarif, gli
episodi finali di Andor sono tra i capitoli più intensi ed
emozionanti della serie. Inoltre, presentano numerosi riferimenti e
spunti chiave per l’iconico film.
Dopo il Massacro di Ghorman
nel 2 BBY e l’estrazione di Mon Mothma negli episodi 7-9 di
Andor –
Stagione 2, gli episodi finali si svolgono un anno
dopo, nell’1 BBY. Si tratta dello stesso anno degli eventi di
Rogue One. Tenendo presente questo, ecco i più
grandi e migliori Easter egg, riferimenti e connessioni che abbiamo
trovato negli episodi 10-12 della seconda stagione di Andor.
Gli Easter Eggs di Andor – Stagione 2
Partigiani a Jedha.
L’ultima resistenza di Saw – Il supervisore dell’ISB Jung
conferma a Luthen che l’Impero sa che i Partigiani di Saw sono su
Jedha.
Carburante da Ghorman. E
Kyber da Jedha – Sebbene la kalkite di Ghorman fosse
effettivamente necessaria per il progetto della Morte Nera,
l’Impero ora si è dedicato anche all’estrazione del kyber da Jedha,
collegandosi agli eventi di Rogue One.
Loth Cat. Un classico
animale domestico di Star Wars – Quando viene rivelato che
Jung è stato ucciso da Luthen, si vede un passante nelle vicinanze
con un Loth-Cat come animale domestico.
Galen Erso. Un architetto
chiave della Morte Nera (e un ribelle segreto) – Galen
Erso di Rogue One e il laboratorio su Eadu sono confermati come
parte delle informazioni fornite da Jung a Luthen.
Scarif. In possesso di dati
top secret (e della Morte Nera) – Anche Scarif fa parte
delle informazioni, il mondo imperiale che detiene tutti i piani e
i dati per i progetti più top secret dell’Impero (così come la
Morte Nera stessa durante le fasi finali del progetto).
L’uccisione di Jung da
parte di Luthen rispecchia le scene iniziali di Rogue One. Cassian
uccide Tivik – L’uccisione del suo informatore dell’ISB
rispecchia l’uccisione del suo informatore Tivik da parte di
Cassian Andor all’inizio di Rogue One.
Kalikori. Un collegamento
con Star Wars Rebels – Nella galleria di Luthen si può
ammirare un Kalikori Twi’lek, una reliquia storica che rappresenta
la storia di un clan familiare (apparsa per la prima volta in Star
Wars: Rebels).
Sanguinatore Nautolano. Un
omaggio alla specie di Kit Fisto – Luthen mostra a Dedra
Meero un raro coltello sanguinante Nautolano. Uno dei Nautolani più
noti di Star Wars è il Maestro Jedi Kit Fisto.
Unità Starpath Imperiale
d’epoca. Un richiamo alla première della prima stagione di Andor
– L’unità Starpath di Dedra è lo stesso dispositivo rubato
a Steergard che ha attirato l’attenzione di Luthen e Cassian nella
prima stagione di Andor.
Teschio Gungan. Spremimi?
– Un teschio vicino a uno dei copricapi nubiani nella
galleria di Luthen assomiglia incredibilmente a quello di un
Gungan, con i segni cerimoniali in oro incisi sull’osso.
Le origini di Luthen.
Sergente Lear – I flashback rivelano che Luthen Real un
tempo era un sergente della Fanteria Imperiale di nome Lear.
L’Ospedale Lina Soh.
Cancelliere dell’Alta Repubblica – L’ospedale
nell’episodio 10 della seconda stagione di Andor prende il nome
dall’ex Cancelliere Lina Soh dell’Alta Repubblica (tradotto
dall’Aurebesh).
Collana della Vittoria
Devaroniana. Una specie classica di Star Wars – Ulteriori
flashback di Luthen e Kleya li mostrano mentre vendono una collana
della vittoria Devaroniana. Tra i Devaroniani più noti ci sono il
Vizago di Rebels e il Burg di The Mandalorian. I Devaroniani sono
stati visti per la prima volta nella scena canina di Una Nuova
Speranza.
Un bombardamento su Naboo.
“È un bel posto” – Viene rivelato che Luthen e Kleya una
volta bombardarono un ponte pieno di Imperiali. A giudicare
dall’architettura e dall’abbigliamento dei civili nelle vicinanze,
sembra proprio che questo pianeta fosse Naboo.
“Fallo”. Sfuggiremo mai al
meme? – Mettendo alla prova Kleya con l’innesco della
bomba, Luthen le urla di “fallo”. Siamo in Star Wars, quindi viene
in mente il Cancelliere Palpatine de La vendetta dei Sith.
“Chi altro lo sa?”. Un
parallelo chiave con Rogue One – Titolo dell’episodio 11
della seconda stagione di Andor e domanda principale che Krennic
pone a Dedra sulla Morte Nera, questa è anche la domanda chiave che
Cassian pone a Tivik in Rogue One.
“Di’ la parola”. L’arma più
potente dell’Impero ha finalmente un nome – Dedra
pronuncia finalmente il nome “Morte Nera” su suggerimento del
Direttore Krennic, la prima volta che la designazione ufficiale
della stazione da battaglia viene pronunciata ad alta voce in
Andor.
“Five Fives”. La versione
di Star Wars dei Dadi dei Pirati? – La partita di Cassian
e Melshi con K-2SO assomiglia notevolmente ai Dadi dei Pirati di
Pirati dei Caraibi: La maledizione del forziere fantasma, che per
coincidenza vedeva Stellan Skarsgård di Luthen nei panni di
Bootstrap Bill Turner.
“Risparmia il sermone per
Palpatine”. Le cose non vanno bene per Krennic – Il
Maggiore Partagaz ricorda a Krennic che non è lui quello a cui il
Direttore deve trovare scuse per i ritardi della Morte Nera, il che
si collega alle note pressioni a cui Krennic era sottoposto da
Palpatine e dal Gran Moff Tarkin per fornire una stazione da
battaglia operativa.
K-2SO a una parata
imperiale. Giorno dell’Impero? – Kaytoo rivela di aver
partecipato a una parata tra 200 droidi KX l’ultima volta che è
stato su Coruscant, e che l’Imperatore era presente. Probabilmente
si trattava di una celebrazione del Giorno dell’Impero, una
festività annuale che celebra l’alba dell’Impero Galattico. Dopo la
fine delle Guerre dei Cloni.
L’eredità di Luthen. Non
gradito dall’Alleanza – A causa della sua mancanza di
collaborazione, della sua rete di bugie e della sua paranoia,
Luthen Rael era visto dall’Alleanza tanto male quanto Saw Gerrera,
nonostante avesse fornito le basi fondamentali per le sue
origini.
K-2SO ottiene una scena in
corridoio. Salvare la situazione rispecchiando Rogue One –
Non diversamente dalla scena in corridoio di Darth Vader alla fine
di Rogue One, K-2SO ottiene la sua epica battaglia in corridoio
contro una squadra di agenti tattici dell’ISB per salvare Andor,
Melshi e Kleya.
Pao. Un memorabile ribelle
di Rogue One – Durante il trambusto della base
dell’Alleanza su Yavin, si può vedere Paodok’Draba’Takat
Sap’De’Rekti Nik’Linke’Ti’ Ki’Vef’Nik’NeSevef’Li’Kek di Rogue One,
alias “Pao”, camminare nell’hangar: è un Drabatan maschio che si è
unito alla squadra d’assalto di Scarif.
Mon, Bail e Saw. Il trio
all’alba della ribellione – Proprio come quando il trio si
incontrò canonicamente all’alba dell’Impero nel romanzo La maschera
della paura, Mon Mothma e Bail Organa cercano di contattare Saw
tramite ologramma offrendogli aiuto, solo per vedere il paranoico
leader partigiano rifiutare il loro aiuto nonostante l’arrivo di
uno Star Destroyer imperiale su Jedha.
Diversi stili di Rogue One.
Andor si avvicina a Rogue One – Diversi personaggi degli
episodi finali della seconda stagione di Andor (Bail Organa, Mon
Mothma, il Generale Draven) ora hanno gli stessi costumi e
acconciature di Rogue One, a dimostrazione dell’imminenza degli
eventi del film del 2016.
Ammiraglio Raddus. Un
grande eroe di Rogue One – L’Ammiraglio Raddus appare
nell’episodio finale della seconda stagione di Andor, il comandante
della Ribellione che dà la vita durante la Battaglia di Scarif per
assicurarsi che i piani della Morte Nera arrivino alla Principessa
Leia. In Gli Ultimi Jedi, una delle navi ammiraglie della
Resistenza prende il suo nome.
“Una nave rubata in
missione non autorizzata”. Non è la prima, né l’ultima volta…
– Questa non è la prima né l’ultima volta che Cassian vola
su un U-Wing contro gli ordini, anche se la prossima volta che lo
farà in Rogue One sarà ovviamente la più importante, garantendo la
sopravvivenza e le possibilità di vittoria della Ribellione,
fornendo loro i piani della Morte Nera.
Generale Merrick. Leader
dello Squadrone Blu – Il Generale Merrick di Rogue One è
menzionato da Raddus, un altro membro dell’Alto Consiglio
dell’Alleanza e leader dello Squadrone Blu, una delle squadre che
si trovava in orbita durante la Battaglia di Scarif.
Senatori di Rogue One.
Jebel e Pamlo si uniscono all’Alto Comando dell’Alleanza –
I senatori Jebel e Pamlo compaiono nell’episodio 12 della seconda
stagione di Andor, gli altri membri dell’Alto Comando dell’Alleanza
che hanno debuttato in Rogue One del 2016.
Tivik su Kafrene. Il
debutto di Cassian in Rogue One – Informatore di Cassian e
uno dei Partigiani di Saw Gerrera, Tivik si rivela aver telefonato
a Yavin con informazioni che condividerà solo con Andor sull’Anello
di Kafrene, il che si collega alla scena iniziale di Rogue One,
dove Cassian conferma le informazioni sulla nuova superarma
dell’Impero e su Galen Erso.
Brinda ai Caduti.
Ricordando Aldhani, Ferrix, Ghorman e altri – Prima che
Andor parta per Kafrene, Cassian e Vel brindano a coloro che sono
caduti per la causa nelle stagioni 1 e 2 di Andor: Luthen, Gorn,
Nemik, Taramyn, Cinta, i Ghorman, Ferrix, Maarva e i Dhani.
Manifesto di Nemik. “La
Maschera della Paura” – Viene rivelato che il manifesto di
Nemik si è diffuso in tutta la galassia di Star Wars, e persino il
Maggiore Partagaz possiede una registrazione in cui ascolta le
parole del giovane Ribelle su come “La frontiera della Ribellione
sia ovunque”, “La tirannia richiede uno sforzo costante” e che
“L’oppressione è la Maschera della Paura”. Ispirata dal manifesto,
la Lucasfilm ha recentemente pubblicato un romanzo canonico
intitolato “La Maschera della Paura”, ambientato durante i primi
giorni dell’Impero.
“Andare giù a suon di
pugni”. Uno degli ultimi ordini di Bail Organa –
Nonostante i suoi dubbi tristemente ironici sulla Morte Nera,
considerando l’imminente distruzione sua e di Alderaan da parte del
superlaser della stazione da battaglia, Bail Organa approva la
missione di Cassian Rogue One nell’Anello di Kafrene, volendo
“andare giù a suon di pugni” contro l’Impero.
Andor indossa il costume di
Rogue One. Cassian è pronto per Rogue One – Proprio come i
personaggi precedenti nell’episodio finale della seconda stagione
di Andor, Cassian indossa la stessa giacca, la stessa fondina e la
stessa pistola che indossava nel suo debutto in Rogue One.
Dedra in prigione.
Imprigionata su Narkina? – Non diversamente da Cassian e
dal suo periodo su Narkina 5, Dedra Meero viene mostrata in una
prigione imperiale molto simile, con la stessa uniforme bianca e
arancione.
Saw su Jedha. Gerrera è
pronto per Rogue One – Saw è mostrato mentre guarda fuori
da una finestra dalla sua base operativa su Jedha, rispecchiando
un’inquadratura simile di Rogue One.
Krennic supervisiona la
Morte Nera. I test sono pronti per iniziare – Krennic è
anche mostrato mentre supervisiona le fasi finali della costruzione
della Morte Nera, un’altra inquadratura parallela a quella vista in
Rogue One.
Bix con il suo bambino a
Mina Rau. Il figlio segreto di Cassian – Bix Caleen è
tornata a Mina Rau, il mondo agricolo visto nei primi episodi della
seconda stagione di Andor. Nella scena finale che conclude l’epica
serie di Star Wars, Bix tiene in braccio un bambino il cui padre è
senza dubbio quello di Cassian Andor, il che significa che Cassian
non ha mai conosciuto la famiglia che lo circonda.
lo aveva aspettato prima che si sacrificasse in Rogue
One.
Senza
Rimorso (Tom Clancy’s Without Remorse) ha una
scena a metà dei titoli di coda che prepara il terreno per un
sequel, Rainbow Six. Tratto dal romanzo di Tom Clancy,
Without Remorse vede Michael B. Jordan nei panni del Senior Chief
John Kelly, un membro d’élite dei Navy SEAL che è uno dei
personaggi più popolari dell’universo di Jack Ryan di Tom Clancy. Without Remorse è la
storia delle origini di John Kelly, che riporta il pericoloso
agente operativo nell’attuale tumultuoso scenario geopolitico.
Dopo che Kelly e la sua squadra
SEAL, sotto il comando del tenente comandante Karen Greer (Jodie Turner-Smith), salvano un agente
della CIA da ex soldati russi in Siria, la famiglia di John e i
membri della sua unità vengono presi di mira per essere
assassinati. La moglie incinta di Kelly, Pam (Lauren London), viene
uccisa, spingendo John in una spirale di vendetta. Kelly scopre che
un russo di nome Victor Rykov (Brett Gelman) ha guidato l’attacco
alla sua casa. Con il supporto dell’agente della CIA Robert Ritter
(Jamie Bell) e del Segretario alla Difesa Thomas Clay (Guy Pearce),
Kelly e Greer guidano una missione a Murmansk, in Russia, per
estrarre Rykov. Tuttavia, cadono in una trappola e riescono a
malapena a scappare. Kelly poi mette insieme i pezzi del puzzle e
capisce che il segretario Clay era la mente dietro tutto questo e
che stava cercando di provocare una nuova guerra tra gli Stati
Uniti e la Russia. Kelly rapisce Clay e lo costringe a confessare
prima di assicurarsi la morte del segretario. Ma Kelly viene dato
per morto in azione in Russia, quindi diventa “un fantasma”
e la CIA procura una nuova identità al Navy SEAL ribelle: John
Clark.
La scena a metà dei titoli di coda
di Without Remorse si svolge un anno dopo, quando Robert
Ritter incontra John Clark nei pressi del Washington Memorial.
Ritter ha usato la confessione estorta da John al segretario Clay
per smascherarne la corruzione e sfruttarla per diventare il nuovo
direttore della CIA. Dopo che Clark si è congratulato con Ritter
per la sua promozione, gli ha presentato la sua nuova idea per
impedire che ciò che ha fatto Clay si ripeta:
“una squadra antiterrorismo
multinazionale composta da personale statunitense, britannico e
NATO selezionato con cura, con il pieno sostegno dei servizi
segreti nazionali”. Clark vuole che la sua nuova squadra abbia il
nome in codice Rainbow per motivi “personali” e, naturalmente,
vuole dirigerla e presentare la sua idea al presidente. Questo è un
preludio diretto al sequel, Rainbow Six.
Michael B. Jordan ha firmato per due film
in cui interpreta John Kelly/Clark e Rainbow Six è sempre
stato il sequel previsto. Il piano del produttore Akiva Goldsman
era quello di utilizzare Without Remorse per presentare le
origini di John Kelly e la sua trasformazione in John Clark, che
avrebbe portato direttamente a Rainbow Six. Il sequel
avrebbe adattato il romanzo Rainbow Six di Tom Clancy del
1998, che ha avuto spin-off e adattamenti per videogiochi.
Rainbow Six avrebbe continuato la serie di film su John
Clark incentrati su una squadra antiterroristica multinazionale che
sventa complotti contro gli Stati Uniti, mentre i romanzi di Jack
Ryan erano più incentrati sulla politica nazionale, anche se sia i
film di Jack Ryan che la serie Amazon Jack Ryan con
John Krasinski coinvolgono complotti terroristici e Ryan in
azione.
Ci vorranno alcuni anni prima che
Rainbow Six arrivi nei cinema (o su Amazon Prime, come ha
fatto Without Remorse). È anche troppo presto per dire
quanto Rainbow Six sarà fedele al libro di Tom Clancy, anche
se è probabile che si discosterà in modo significativo dal
materiale originale, come ha fatto Without Remorse. I punti
di forza di Without Remorse erano l’attenzione
all’azione mozzafiato e l’interpretazione intensamente viscerale di
Michael B. Jordan nei panni di John Kelly, quindi ci si può
aspettare che Rainbow Six aumenti l’azione ora che John
Clark sarà circondato dalla sua squadra appositamente selezionata
nel sequel.
Senza rimorso (Without
Remorse) termina con il capo dei Navy SEAL John Kelly
(Michael
B. Jordan) che scopre chi c’è dietro una cospirazione
internazionale volta a scatenare una guerra tra Stati Uniti e
Russia. Di conseguenza, John Kelly “muore” e assume la nuova
identità di John Clark, diventando un agente segreto della Central
Intelligence Agency. Diretto da Stefano Sollima, Senza rimorso
(Without Remorse)è basato sul romanzo di
Tom Clancy del 1993, ma il film è un reboot e racconta le origini
di John Kelly/Clark nell’universo cinematografico di Jack Ryan.
Il terzo atto di Senza
rimorso (Without Remorse,
la nostra recensione) è una sparatoria
ultraviolenta a Murmansk, in Russia, dove l’obiettivo di John
Kelly, Victor Rykov (Brett Gelman), rivela che entrambi sono stati
usati come pedine nella cospirazione che ha avuto origine a
Washington D.C. Rykov si suicida come previsto, costringendo Kelly
e la sua squadra, tra cui il tenente comandante Karen Greer
(Jodie Turner-Smith), a ingaggiare uno
scontro a fuoco con la polizia russa. Kelly è riuscito a creare un
diversivo che ha permesso a Greer e alla squadra di recupero di
fuggire, mentre John, ferito, ha dovuto combattere per uscire dal
condominio e raggiungere il punto di incontro. Dopo che tutti sono
riusciti a mettersi in salvo, Kelly ha capito che l’agente della
CIA Robert Ritter (Jamie Bell), che aveva sospettato per tutto il
film, non era affatto suo nemico. Ritter ha quindi organizzato una
copertura secondo cui Kelly sarebbe morto in Russia, in modo che
John potesse tornare a Washington e affrontare il vero mandante del
complotto: il segretario alla Difesa Thomas Clay (Guy Pearce).
Pur portando il marchio di fabbrica
di Tom Clancy e Jack Ryan in fatto di geopolitica e intrighi
internazionali, Senza rimorso (Without Remorse) è molto
più incentrato su scene d’azione violente e spietate. La trama
banale del film passa in secondo piano rispetto alle sparatorie e
alle scazzottate in cui John Kelly subisce (e infligge) punizioni
disumane nella sua ricerca della verità.
Di conseguenza, la maggior parte
della cospirazione di Senza rimorso (Without
Remorse) viene spiegata dai personaggi alla fine del
film e, sebbene la trama non sia complessa o completamente
sviluppata, presenta idee intriganti che spiegano abilmente perché
John Kelly decide di diventare un “fantasma” e un agente ribelle di
nome John Clark.
Il segretario Clay voleva
scatenare una guerra tra Stati Uniti e Russia
Il segretario Clay ha orchestrato
tutti i tragici eventi di Senza rimorso (Without Remorse).
Clay ha influenzato la CIA affinché lo aiutasse ad aumentare le
tensioni tra gli Stati Uniti e la Russia, nella speranza di
scatenare una guerra. Non è chiaro se Clay si sarebbe accontentato
di un’altra guerra fredda o se volesse un vero e proprio conflitto
militare tra le due superpotenze, ma era fermamente convinto che
gli Stati Uniti e il loro popolo avessero bisogno di un nemico
altrettanto potente “in grado di minacciare la loro
libertà”. La logica di Clay secondo cui l’attuale clima
politico vede metà del Paese considerare l’altra metà come nemica è
un commento sociale tagliente sulle tensioni reali negli Stati
Uniti, e il Segretario era fermamente convinto che la soluzione
fosse quella di tornare indietro di decenni, quando l’America era
unita contro i russi (che all’epoca erano l’Unione Sovietica).
All’inizio di Senza rimorso
(Without Remorse), la squadra SEAL di John Kelly è stata
creata dalla CIA in Siria quando Ritter ha mentito loro dicendo che
i combattenti nemici durante la loro missione di estrazione erano
russi. A Kelly e Greer era stato detto che stavano combattendo
contro i siriani, non contro i russi, ma faceva tutto parte di un
piano più grande. L’attacco ai russi in Siria ha provocato una
risposta, che ha visto i russi guidati da Victor Rykov uccidere i
compagni di squadra di Kelly, Rowdy (Luke Mitchell) e Webb (Cam
Gigandet), oltre ad attaccare Kelly a casa sua, causando l’omicidio
della moglie incinta Pam (Lauren London). Questo ha spinto Kelly in
una sanguinosa missione di vendetta, durante la quale ha scoperto
che l’assassino solitario fuggito da casa sua era Victor Rykov.
Tuttavia, quando Kelly lo ha rintracciato a Murmansk, Rykov ha
rivelato di essere in realtà un agente della CIA, quindi l’attacco
alla squadra e alla famiglia di Kelly faceva parte dell’operazione
della CIA ordinata dal segretario Clay.
Come Victor Rykov faceva parte
del piano del segretario Clay e della vendetta di John
Kelly
Lo scopo di attirare Kelly a
Murmansk con Rykov come esca era quello di provocare un incidente
internazionale in cui i soldati americani avrebbero inscenato un
attacco sul suolo russo, alimentando ulteriormente le tensioni tra
Stati Uniti e Russia e favorendo così il piano di Clay di scatenare
una guerra tra i due paesi. Ancor prima che Kelly e la sua squadra
arrivassero a Murmansk, Clay aveva informato i russi tramite la CIA
che l’aereo che trasportava Kelly, camuffato da volo commerciale,
era in rotta, in modo che i russi potessero abbatterlo. Quando
Kelly e la sua squadra sono sopravvissuti, la fase successiva
prevedeva che Rykov li attirasse nell’appartamento e poi si
uccidesse con un giubbotto esplosivo, scatenando la reazione della
polizia russa. Ma Clay non aveva previsto che Kelly e tutta la sua
squadra sarebbero sopravvissuti, né che Ritter avrebbe ricostruito
il piano del Segretario e aiutato Kelly.
Ritter ha dato a Kelly un borsone
pieno di soldi e il rapporto ufficiale suo e di Greer ha dichiarato
che John è stato ucciso in azione a Murmansk. Ora che è un
“fantasma”, Kelly è tornato a Washington D.C. e ha rapito il
segretario Clay per costringerlo a confessare, registrando
segretamente la confessione. Kelly ha poi guidato il suo SUV nel
fiume Potomac in modo che Clay annegasse mentre Greer salvava John.
Al “funerale” di Kelly, gli “atti di tradimento” di Clay furono
rivelati pubblicamente, così John Kelly riuscì a impedire la guerra
tra gli Stati Uniti e la Russia voluta da Clay.
John Kelly è “morto” ed è
diventato John Clark
Alla fine di Senza rimorso
(Without Remorse), il tenente comandante Greer diede a John
la sua nuova identità falsa rilasciata dalla CIA e l’Agenzia gli
diede il nome poco creativo di John Clark. Ufficialmente, John
Kelly è morto a Murmansk e ha avuto un funerale di Stato. John
Clark è ora un agente delle operazioni segrete della CIA che opera
senza alcuna carica ufficiale. Ma senza più una famiglia, questo è
il futuro che Clark ha scelto perché gli permette di lavorare per
fermare ulteriori complotti da parte di uomini al potere come il
segretario Clay. Quando Kelly e Clay erano sul fondo del Potomac,
John ha fatto un sogno in cui diceva addio a Pam e alla sua vecchia
vita per sempre.
John Kelly era un patriota che
credeva nel contratto che aveva firmato quando si era arruolato in
Marina, in cui si impegnava a difendere il suo Paese. Gli eventi di
Senza rimorso (Without Remorse) hanno distrutto la
fiducia di John negli Stati Uniti, che lo hanno usato come una
pedina. Quando era a caccia di Victor Rykov, credeva che il russo
fosse un potente membro dell’FSB (il servizio di sicurezza federale
russo e successore del KGB). Kelly rimase scioccato nell’apprendere
che anche Rykov era della CIA e che entrambi erano pedine. John
immaginava di essere “una pedina a caccia di un re” quando
dava la caccia a Rykov, ma con l’aiuto di Ritter e Greer, Kelly
capì che il “re” che avrebbe dovuto dare la caccia fin
dall’inizio era il segretario Clay.
Il ruolo di Robert Ritter e come
è diventato direttore della CIA
Guy Pearce in Senza Rimorso
Senza rimorso (Without
Remorse) ha palesemente usato Robert Ritter come diversivo.
Dato che nascondeva dei segreti a John Kelly, che non si fidava di
Ritter, il pubblico doveva sospettare che fosse lui il grande
cattivo che tirava le fila. Ma sebbene Ritter fosse subdolo e
manipolatore, era anche a conoscenza degli eventi loschi che
stavano accadendo tra la CIA e il Dipartimento della Difesa guidato
dal Segretario Clay, ma ha taciuto fino a quando non ha raccolto
abbastanza informazioni. Ritter era anche intenzionato a scalare la
gerarchia della CIA e sapeva come manipolare gli eventi per
assicurarsi la promozione al vertice dell’Agenzia.
Ritter non è salito sull’aereo per
la Russia con Kelly, Greer e la loro squadra di recupero perché
sapeva che la CIA aveva organizzato l’abbattimento dell’aereo.
Ritter ha viaggiato separatamente in Russia e ha reclutato agenti
pagati per trovare Rykov, poiché si aspettava che la squadra di
Kelly fosse morta. Quando Kelly è apparso e ha accusato Ritter di
essere un traditore, l’agente della CIA ha capito che c’era
qualcos’altro sotto e che Rykov non era il vero obiettivo
dell’operazione. Dopo che la squadra di estrazione di Kelly è
sopravvissuta allo scontro a fuoco con la polizia russa, Ritter ha
capito chi erano davvero i buoni e ha avuto la conferma che Clay
era dietro a tutto. Ritter ha organizzato il trasporto negli Stati
Uniti e ha inventato la storia della morte di John Kelly in Russia
per poter ottenere la confessione di Clay. Ritter ha poi sfruttato
la registrazione di Clay per “un favore”: la sua promozione
a direttore della CIA.
La scena a metà dei titoli di coda di Senza rimorso si
svolge un anno dopo. John Clark incontra Ritter al Washington
Memorial e si congratula con lui per la sua promozione a direttore
della CIA. Clark rivela poi di aver riflettuto sugli eventi
dell’anno precedente e John gli espone la sua nuova idea per
impedire che Clay possa agire di nuovo: “una squadra
antiterrorismo multinazionale composta da personale statunitense,
britannico e NATO selezionato con cura, con il pieno sostegno dei
servizi segreti nazionali”. Clark intende guidare questa nuova
squadra, che ha chiamato Rainbow per motivi “personali”, e
annuncia la sua intenzione di presentare il piano al presidente,
chiedendo tacitamente a Ritter il sostegno della CIA.
Questo colpo di scena è
un’anticipazione diretta del sequel di Without Remorse,
Rainbow Six. Il produttore Akiva Goldsman aveva in mente di
realizzare due film su John Clark, in modo che Without
Remorse fosse il preludio di Rainbow Six, e Michael B.
Jordan ha firmato per recitare in entrambi. È probabile che Jamie
Bell e Jodie Turner-Smith riprenderanno i ruoli di Robert Ritter e
del tenente comandante Greer in Without Remorse anche
in Rainbow Six. Ma vista la squadra proposta da
Clark, i fan di Tom Clancy possono anche aspettarsi un gruppo
internazionale completamente nuovo di agenti speciali che
sosterranno John Clark in Rainbow Six.
La serie antologica (per lo più)
animata di NetflixLove, Death + Robots 4 presenta 10 storie
diverse che trattano una vasta gamma di argomenti, tutte meritevoli
di un’analisi più approfondita. Love, Death + Robots è
sempre stata una serie antologica profondamente riflessiva e
simbolica. Ogni episodio nasconde una verità più profonda sul mondo
strano e moderno in cui viviamo o sui fantastici mondi
fantascientifici verso cui ci stiamo dirigendo. Ecco perché è una
delle migliori serie su Netflix. Fortunatamente, la narrazione metaforica di
Love, Death + Robots non ha perso slancio nel volume 4.
Uno degli obiettivi di ogni volume è
quello di portare Love, Death + Robots a “nuovi livelli”, e
l’ultima puntata non ha deluso le aspettative.
Dalle critiche pungenti alla società
moderna ai viaggi sinceri verso l’illuminazione spirituale e
religiosa, fino a un raro cortometraggio live-action, Love, Death +
Robots volume 4 ha aperto una nuova strada per la serie antologica.
Nel trovare questa nuova strada, però, la serie ha anche esplorato
nuovi territori narrativi. Alcuni degli episodi più simbolici e
significativi di Love, Death + Robots volume 4 potrebbero
richiedere qualche spiegazione in più.
Can’t Stop
Can’t Stop visualizza il potere
trascendentale della musica
Il primo episodio di Love, Death
+ Robots volume 4, “Can’t Stop”, non sembra avere un
significato molto profondo. Il cortometraggio è, dopotutto, solo un
modo diverso di visualizzare la performance live dei Red Hot Chili
Peppers di “Can’t Stop”.
La regia di David Fincher e
l’animazione di Blur Studio, tuttavia, hanno dato a “Can’t
Stop” un nuovo livello di significato. Raffigurando i Red
Hot Chili Peppers e la folla come marionette, Love, Death +
Robots ha visualizzato il potere trascendentale della
musica. Tutti i partecipanti, compresi gli artisti, erano
essenzialmente marionette attraverso cui fluivano la musica e la
passione del momento, creando un’esperienza incredibile.
Close Encounters of the Mini
Kind
Close Encounters of the Mini
Kind mette in evidenza il posto minuscolo dell’umanità
nell’universo
Il secondo esperimento di Love,
Death + Robots con le tecniche tilt-shift in “Close Encounters
of the Mini Kind” si è rivelato estremamente importante per il
suo messaggio. “Close Encounters of the Mini Kind” descrive
un’invasione aliena della Terra piuttosto standard ma unica nel suo
genere e ricca di umorismo. Tuttavia, il fatto di inquadrare
l’invasione aliena come una “Mini Kind” sottolinea che
l’umanità ha una visione di sé molto più grande di quella che
abbiamo in realtà nel grande schema dell’universo. Le immagini
finali del cortometraggio, quando il sistema solare viene
inghiottito da un buco nero, mettono in risalto quanto siamo
piccoli.
L’immagine eccessivamente importante
che l’umanità ha di sé stessa ha anche contribuito a trasmettere il
secondo tema principale del cortometraggio: che spesso gli esseri
umani sono responsabili della propria distruzione. Gli alieni in
“Close Encounters of the Mini Kind” sono arrivati sulla
Terra in pace e la loro invasione è iniziata solo dopo che gli
umani hanno sparato per primi. Poi, la Terra è stata inghiottita da
un buco nero creato dagli umani utilizzando la tecnologia aliena.
I tentativi accaniti dell’umanità di difendersi e l’eccessiva
propensione alla violenza hanno finito per garantire la nostra
distruzione (due volte) in “Close Encounters of the Mini
Kind.” Un approccio più ponderato e freddo avrebbe salvato
gli umani sia all’inizio che alla fine.
Spider Rose
Spider Rose è una storia sulla
natura totalizzante della vendetta e del dolore
La Spider Rose del terzo episodio
del volume 4 di Love, Death + Robots era il fulcro del
significato della storia. Come abbiamo appreso, Spider Rose un
tempo si chiamava Lydia, ma ha scelto un nome meno umano dopo che
il suo amore è stato ucciso da Jade, un membro del gruppo Shaper di
Schismatrix di Bruce Sterling. Spider Rose ha anche spiegato
che aveva vissuto completamente sola da quando il suo amore era
stato ucciso, fino al momento in cui aveva ricevuto Nosey dagli
Investitori. Spider Rose è una storia su come il dolore e
la sete di vendetta possano consumare figurativamente una persona,
proprio come Nosey ha consumato letteralmente lei.
Dopo aver ucciso Jade, Spider Rose
disse a Nosey che era “morta” prima che gli Investitori glielo
dessero. Gli disse che aveva degli amici da qualche altra parte
nella galassia e che si era completamente isolata nel dolore per la
perdita del suo amore e nella ricerca del vero Jade. Nosey è
quasi riuscito a liberare Spider Rose dalla sua ossessione
consumante per la vendetta, ma l’amore dell’animale è arrivato
troppo tardi per salvarla. Poi, in un simbolico scherzo del
destino, Spider Rose ha lasciato che Nosey banchettasse con la sua
carne e consumasse letteralmente ciò che il dolore non era ancora
riuscito a distruggere: il suo corpo.
400 Boys
400 Boys vede bande rivali
unirsi come alleati per combattere un nemico comune
Sebbene veda bande rivali combattere
contro enormi mostri simili a bambini, “400 Boys” è senza
dubbio l’episodio più pieno di speranza del volume 4 di Love,
Death + Robots. “400 Boys” stabilisce rapidamente che le
numerose bande dotate di superpoteri sparse per la città si odiano
a vicenda, ma si uniscono per combattere i “ragazzi” che hanno raso
al suolo la città. “400 Boys” è una metafora di come un
nemico comune, come i ragazzi, possa unire l’umanità e persino
superare aspre rivalità e anni di ostilità. Le bande mettono da
parte i loro litigi e i rancori del passato e riescono a scacciare
i ragazzi.
“400 Boys” ha anche qualcosa
da dire sul potere dell’amore e dei legami umani. Solo unendosi le
bande hanno avuto abbastanza potere, sia fisico che psichico, per
sconfiggere i ragazzi. Solo dopo aver visto morire Croak, Slash è
stato in grado di affrontare i ragazzi da solo.
Alla fine, l’amore di Slash per gli
altri membri della sua banda gli ha dato il coraggio e la forza
necessari per guardare negli occhi il “dio o ragazzo” e ucciderlo.
Anche se la città è stata rasa al suolo, le bande di “400 Boys”
sono riuscite a stringere legami autentici e a respingere gli
invasori.
The Other Large Thing
I piani di Dingleberry Jones per
dominare il mondo evidenziano quanto gli esseri umani si fidino di
una tecnologia che forse non comprendono appieno
Alcuni episodi di Love, Death +
Robot sono più comici di altri, ma anche “The Other Large
Thing” ha un significato più profondo. “The Other Large
Thing” è in gran parte una storia su come l’umanità sia troppo
incline a fidarsi e ad affidarsi a cose che non comprende appieno,
che si tratti di robot o gatti. Gli umani di Dingleberry Jones
non avevano nemmeno iniziato a capire di cosa fosse capace Thumb
Bringer, come dare fuoco al loro appartamento e chiuderli dentro a
distanza, e non capivano la sete di dominio mondiale di Dingleberry
Jones. Questa mancanza di comprensione è costata loro la vita e,
presumibilmente, anche quella del resto dell’umanità.
Golgotha
Golgotha è una dura critica
all’incapacità dell’umanità di agire come custode della
Terra
Love, Death + Robots
raramente usa mezzi termini, ma “Golgotha” è forse una delle
sue critiche sociali più pungenti. Prendendo il nome dal luogo
della crocifissione di Gesù Cristo, “Golgotha” segue padre
Maguire (Rhys Darby) mentre entra in contatto per la prima volta
con una razza aliena conosciuta come i Lupo. I Lupo credono che un
delfino sia il loro messia e, dopo aver sentito come gli umani
trattano i delfini e il mare, decidono di iniziare una crociata
contro gli umani. Il messaggio principale di “Golgotha” è
stato riassunto da Maguire: “Abbiamo fottuto tutto”. Non
prendendosi cura della Terra e dei suoi animali, come i delfini,
l’umanità ha fatto sì che i Lupo cercassero vendetta contro di
noi.
Non riuscendo a prendersi cura
della Terra e dei suoi animali, come i delfini, l’umanità ha fatto
sì che i Lupo cercassero vendetta contro di noi.
“Golgotha” è ricco di
simbolismo religioso, in particolare per i cristiani. Il suo
riferimento più importante al cristianesimo è un insegnamento
fondamentale di Gesù Cristo stesso: “fai agli altri ciò che
vorresti fosse fatto a te”. Questo insegnamento è raramente
preso alla lettera e ancora più raramente applicato agli animali
della Terra. “Golgotha” è l’eccezione. “Golgotha”
pone il delfino come una figura simile a Gesù nei confronti dei
Lupo e gli esseri umani come Ponzio Pilato, poi chiede al pubblico
se i Lupo hanno ragione a iniziare una crociata contro gli
assassini del loro messia. La risposta è abbastanza facile da
capire dopo aver considerato le fuoriuscite di petrolio, i
cambiamenti climatici e altri disastri naturali causati
dall’uomo.
The Screaming of the
Tyrannosaur
The Screaming of the Tyrannosaur
è una storia sulle lotte di classe e sul potere collettivo degli
oppressi
Sebbene Love, Death + Robots
volume 4 abbia un cameo di Mr. Beast, non è lui il protagonista di
“The Screaming of the Tyrannosaur”. Il protagonista è un
gladiatore senza nome doppiato da Bai Ling. “The Screaming of
the Tyrannosaur” è una storia su come il tirannosauro rex e il
gladiatore, due creature costrette a combattere e morire per il
divertimento degli altri, sfruttano il loro potere collettivo per
trovare un briciolo di giustizia. Lavorando insieme, il
gladiatore e il dinosauro sono riusciti a infliggere una dose di
dolore e umiliazione alla classe dominante, che stava letteralmente
bevendo il loro sangue.
Cosa c’è di meglio di un malvagio game master che prova un
tale piacere nel sottoporre queste povere persone indifese a tutte
queste prove? Mi sembrava proprio un episodio di Beast Games. Non
so voi, ma io ho guardato quella serie e tante volte ho pensato:
“Oh mio Dio, è così crudele”, quindi ho pensato che sarebbe stato
perfetto per quel ruolo.
– Tim Miller, creatore di Love, Death + Robots, in
un’intervista a ScreenRant.
“The Screaming of the
Tyrannosaur” non è sottile nel suo commento sulla lotta di classe.
Mr. Beast (un multimilionario nella vita reale) e il resto degli
aristocratici sono ritratti come edonisti letteralmente assetati di
sangue e spietati che desiderano solo divertirsi. I gladiatori sono
messi l’uno contro l’altro proprio perché il loro potere collettivo
è l’unica cosa che può minacciare i governanti.“The
Screaming of the Tyrannosaur” è una storia di oppressione che si
schiera chiaramente dalla parte degli oppressi, anche se questi
muoiono nei momenti finali del cortometraggio.
How Zeke Got
Religion
Il viaggio di Zeke è un
viaggio di fede e credenza in un potere superiore
La fede e la religione sono temi
ricorrenti in Love, Death + Robots volume 4, e sono stati
rappresentati in modo ancora più chiaro in “How Zeke Got Religion”.
Durante una missione aerea per sventare un piano nazista per
evocare un demone, Zeke e il resto del suo equipaggio vengono
attaccati nel loro bombardiere B-52 dal suddetto demone. Solo dopo
aver scoperto che un crocifisso può ferirlo, Zeke uccide il demone
e riconsidera il suo ateismo.“How Zeke Got Religion” è
una metafora del difficile percorso verso il vero risveglio
spirituale e religioso. Zeke ha combattuto un demone
letterale prima di accettare la religione, ma il percorso della
maggior parte delle persone è più sottile.
All’inizio del cortometraggio,
Zeke mostra letteralmente il dito medio a Dio come segno del suo
ateismo. Per sconfiggere il demone, tuttavia, Zeke ha dovuto
riporre la sua fede nel potere del crocifisso, simbolo della fede
cristiana, e credere che potesse danneggiare questa entità
malvagia.
Zeke è stato letteralmente salvato
dalla fede e la sua nuova convinzione lo ha aiutato a sconfiggere i
suoi demoni. “How Zeke Got His Religion” utilizza l’iconografia
cristiana, ma è una storia su come molte persone devono lottare con
i propri “demoni” prima di accettare qualsiasi potere superiore in
cui scelgono di credere.
Smart Appliances, Stupid
Owners
Love, Death + Robots mette in
evidenza i modi divertenti e assurdi in cui interagiamo
quotidianamente con la tecnologia
Non tutti i cortometraggi di
Love, Death + Robots parlano di profondi viaggi spirituali, e
“Smart Appliances, Stupid Owners” lo dimostra.“Smart
Appliances, Stupid Owners” è essenzialmente una lunga battuta su
come spesso usiamo (o abusiamo) la tecnologia quotidiana in modi
assurdi. A un livello leggermente più profondo, mette in
evidenza alcune delle sciocchezze della nostra vita mondana e
tecnologica. Ad esempio, un WC deve essere “intelligente”? Allo
stesso modo, che senso ha uno spazzolino “intelligente” che non
usiamo mai? Non c’è alcun invito all’azione, ma “Smart Appliances,
Stupid Owners” mette in evidenza alcuni modi divertenti in cui
interagiamo con il nostro mondo sempre più tecnologico.
For He Can Creep
For He Can Creep è sia un’ode
ai gatti che un commento sul potere dell’amore
L’ultimo episodio del volume 4 di
Love, Death + Robots, “For He Can Creep”, è una storia curiosa su
Jeoffrey, un gatto, e il suo poeta, assediato da Satana, che vuole
una poesia per porre fine al mondo. In sostanza, “For He Can Creep”
è sia un’ode alle curiose creature che sono i gatti. “For He Can
Creep” descrive i gatti come esseri antichi e divini, capaci di
danneggiare persino il diavolo in persona, e nutre un profondo
amore per tutto ciò che è felino. Considera i gatti come eroi dal
cuore buono e adorabili che tengono a bada l’oscurità, in senso
letterale e figurato.
Mentre Jeoffrey e il resto dei
gatti combattono letteralmente contro il diavolo, il gatto del
poeta combatte figurativamente contro i demoni che lo
perseguitano.
Oltre alla sua visione favorevole
dei gatti, “For He Can Creep” ha anche molto da dire sul potere
dell’amore, in particolare l’amore per un buon animale domestico.
Lo dimostra il poeta, che è rinchiuso in un manicomio.Mentre Jeoffrey e gli altri gatti combattono letteralmente
contro il diavolo, il gatto del poeta combatte figurativamente
contro i demoni che lo perseguitano. È chiaro come il
sole negli ultimi versi del poeta: egli vede Jeoffrey come un amico
e un confidente e crede che possa scacciare l’oscurità della sua
malattia mentale.Love, Death + Robotsvolume
4 ha trovato una nota felice con cui concludersi.
Candidato a 6 premi Oscar alla 95ª
edizione degli Academy
Awards, il film di Todd Field, vincitore di numerosi premi nel
2022, offre uno sguardo così approfondito sul personaggio
principale che non è sempre chiaro se Tár sia
basato su una storia vera. L’interpretazione di Cate Blanchett nel ruolo della direttrice
d’orchestra Lydia Tár contribuisce sicuramente a conferire un’aria
di verosimiglianza a questa storia a tratti scioccante. Poiché
Tár interroga molte questioni culturali che circondano la
politica sessuale e l’abuso di potere, temi così attuali, è facile
supporre che Tár (la
nostra recensione) sia una storia vera. La scena iniziale
di
Tár, in cui un vero
giornalista del New Yorker recita la lunga lista dei successi
musicali di Lydia, immerge lo spettatore nel mondo della
protagonista, sottolineando come lei sia all’apice della sua
carriera. Con ciò che segue, Cate Blanchett trasforma gradualmente Lydia
Tár in un personaggio tridimensionale, aggiungendo alla sua
narrazione molti strati complessi di contraddizioni e corruzione.
Con tutte queste rivelazioni avvincenti che circondano la trama di
Lydia, Tár sembra più un film biografico che un’opera di
finzione. Per questo motivo, è difficile non chiedersi se i confini
sfumati tra realtà e finzione abbiano ispirazioni nella vita
reale.
Tár non è basato su una persona
reale
Anche se la caduta in disgrazia di
Lydia in Tár sembra reale, il film non è basato sulla vita
di un vero direttore d’orchestra. Tuttavia, è facile lasciarsi
ingannare dal marketing e dal comportamento di Tár, che lo
vendono ingegnosamente come un film biografico su questo
personaggio immaginario. È simile al modo in cui i fratelli Coen
hanno usato il testo di apertura per affermare che Fargo era
basato su fatti reali, nonostante fosse completamente inventato.
Anche la sinossi ufficiale di Tár – “ambientato nel mondo
internazionale della musica classica, è incentrato su Lydia Tár,
considerata una delle più grandi compositrici/direttrici
d’orchestra viventi e prima donna a ricoprire il ruolo di
direttrice principale di una grande orchestra tedesca” –
suggerisce il biopic di un’artista reale, propagando il film come
la biografia di una direttrice d’orchestra.
Nonostante il suo realismo
ingannevole, Tár trae ispirazione dal mondo reale. Ad
esempio, come ha spiegato il regista Todd Field in un’intervista
(tramiteVanity Fair), la scena alla Julliard, in cui Lydia
critica uno studente, rispecchia le esperienze del regista durante
un corso molto duro alla scuola di cinema.
L’impulso dietro la scena, come ha
ricordato Field, deriva anche da un dilemma universale: “Cosa
direbbe il tuo io più anziano al tuo io più giovane?” In un’altra
intervista (via AwardsWatch), Field ha parlato a lungo di come ha
preso ispirazione da un direttore d’orchestra, John Mauceri, il che
spiega perché la rappresentazione della direzione musicale del film
candidato all’Oscar come miglior film nel 2023 sia così vicina alla
realtà.
Perché Tár è commercializzato
come un film biografico
Anche Wikipedia aveva una pagina
dedicata alla figura di Lydia Tár (viaThe
Cut), ma è stata successivamente spostata nella pagina
principale del film. Tutte queste misure adottate per vendere
Tár come una storia vera suggeriscono che sia stato
intenzionalmente commercializzato come un film biografico per
attirare inizialmente gli spettatori e poi mantenerli interessati
alla turbolenta narrazione di Lydia. Considerando la brillante
interpretazione di Cate Blanchett e il talento registico di Todd
Field, Tár avrebbe probabilmente ottenuto il plauso della
critica anche senza tutti gli espedienti di marketing. Tuttavia, i
motivi illusori della storia vera di Tár suscitano la
curiosità dello spettatore e fungono da finestra sul mondo
reale.
Il realismo di Tár ha portato a
consensi e riconoscimenti
Il fatto che il pubblico consideri
Tár una storia vera rende il successo del film e la sua
nomination agli Oscar non eccessivamente sorprendenti. Guardando la
performance di Cate Blanchett, che le è valsa una nomination
all’Oscar come migliore attrice dopo la vittoria ai Golden Globe,
sembra così basata sulla realtà che è sorprendente che l’attrice
non si sia ispirata a una persona reale. La sua sicurezza di fronte
a un’orchestra, in contrasto con la sua goffaggine sociale nella
vita quotidiana, sembra autentica, così come la sua voce distintiva
e l’arroganza rabbiosa che ribolle sotto la superficie. Alcuni dei
ruoli interpretati da Blanchett la vedono come una presenza
autorevole, ma questa interpretazione sembra radicata in qualcosa
di reale.
Il film stesso, candidato all’Oscar
per la migliore regia e il miglior film, rispecchia il realismo
della performance della Blanchett. Sembra che il pubblico segua la
graduale caduta in disgrazia senza momenti teatrali o artificiosi.
Non è difficile accettarla come una storia vera, poiché è una
storia che il pubblico ormai conosce molto bene. Tuttavia, sebbene
la sceneggiatura di Todd Field sia stata nominata per la Migliore
sceneggiatura originale, evita grandi colpi di scena
con il finale di Tár che risulta credibile in quanto non
risolve facilmente la storia. Nell’approccio a questa storia molto
realistica, Tár cattura una certa verità, anche se è
tutta finzione.
L’attesa per il nuovo look di
Supermandi James
Gunn è finita. L’Uomo d’Acciaio interpretato da
David Corenswet è il protagonista del primo film del
nuovo DC
Universe. Il film deve affrontare una grande pressione, non
solo perché deve dimostrare che la DC si sta allontanando dalle
ultime controverse uscite del DCEU, ma anche perché Gunn ha già
dichiarato che i suoi piani per il DCU Capitolo 1 e oltre dipendono
dal successo di Superman. Dopo alcuni
teaser e video dietro le quinte, è ora disponibile uno sguardo più
approfondito alla Superman e ai suoi personaggi.
DCha pubblicato un nuovo trailer del film Supermandi David Corenswet.
Il trailer rivela quanti personaggi
del cast stellare di Superman avranno un ruolo nel
film. Ci sono molte scene d’azione che mostrano Superman
interpretato da Corenswet in azione, così come i poteri di eroi
come Green Lantern Guy Gardner interpretato da Nathan Fillion e cattivi come l’Ingegnere
interpretato da María Gabriela de Faría. Viene messa in risalto la
relazione tra Clark Kent e Lois Lane, mostrando come sarà cruciale
per il film, e le azioni di Superman lo mettono nei guai.
In precedenza, DC Studios
aveva condiviso un poster ufficiale di Superman, che
mostrava l’Uomo d’Acciaio interpretato da Corenswet in tutta la sua
imponenza.
Cosa rivela il nuovo trailer del
film Superman della DCU
L’Uomo d’Acciaio interpretato da
David Corenswet dovrà affrontare molte minacce
Il nuovo trailer del film
Superman rivela finalmente la trama del film della DCU.
Il Superman interpretato da David Corenswet ha scelto di
intervenire in una guerra in un altro paese. Questo ha
complicato le cose per lui, dato che il mondo lo ha interpretato
come un’azione degli Stati Uniti e non di Superman. Lex Luthor,
interpretato da Nicholas Hoult, è uno di quelli furiosi per le sue
azioni, così come Rick Flag Sr., interpretato da Frank Grillo, che
ha il compito di arrestare Superman. Anche i cittadini che Clark
Kent difende si sono rivoltati contro di lui nel trailer.
Un’altra rivelazione importante è il
fatto che Lois Lane, interpretata da Rachel Brosnahan, è ben
consapevole che Clark Kent è Superman. La rivelazione arriva
all’inizio del trailer, quando Clark accetta di rilasciare
un’intervista a lei nei panni di Superman. Lex Luthor e l’Ingegnere
invadono la Fortezza della Solitudine di Superman, l’Uomo d’Acciaio
ferma un kaiju a Metropolis e la Justice Gang, gli altri eroi DCU
presenti nel film, mostrano i loro poteri in diverse scene. Il film
Superman di James Gunn seguirà l’eroe che lotta per ciò che
ritiene giusto e affronta le conseguenze.
Il finale della seconda stagione di
Andor
conclude la serie in modo soddisfacente, collegando la storia a
Rogue One e spiegando gli ultimi misteri riguardanti
l’Alleanza Ribelle e la Morte Nera. La linea temporale della
seconda stagione di Andor è stata piuttosto singolare, con
la serie che ha fatto un salto in avanti di un anno ogni tre
episodi. Di conseguenza, gli ultimi tre episodi si svolgono poco
prima degli eventi di Rogue One e un anno dopo il massacro
di Ghorman e il caos che ne è seguito, mostrato nella seconda
stagione di Andor, episodi 7-9.
Data la vicinanza temporale a
Rogue One, la seconda stagione di Andor, episodi
10-12, ha risolto tutti i fili della trama rimasti in sospeso e ne
ha lasciati altri in sospeso per alimentare direttamente la storia
del primo. Che si tratti del destino dei membri del cast della
seconda stagione di Andor che non compaiono in
Rogue One, come Luthen, Kleya e Dedra, o di anticipazioni
sul futuro di quelli che invece compaiono nel film del 2016, gli
ultimi tre episodi forniscono risposte e si collegano senza
soluzione di continuità al prossimo capitolo cronologico della saga
di Star
Wars. Una grande risposta che il finale della seconda
stagione di Andor fornisce, naturalmente, riguarda la Morte
Nera.
Finalmente sappiamo come i
ribelli hanno scoperto l’esistenza della Morte Nera
Un mistero irrisolto è
finalmente risolto
Ci siamo sempre chiesti come
l’Alleanza Ribelle abbia scoperto l’esistenza della Morte Nera.
La Ribellione aveva già sentito voci sulla super arma
dell’Imperatore all’inizio di Rogue One, nonostante la
segretezza con cui era stata costruita. Anche nella prima scena di
Cassian in Rogue One, in cui incontra un informatore di nome
Tivik, ammette di aver sentito parlare di Galen Erso e di conoscere
i suoi legami con un’arma segreta dell’Impero. Nella stagione 2 di
Andor, episodi 10-12, scopriamo finalmente come i ribelli
sono venuti a conoscenza dell’esistenza della Morte Nera.
Nel primo episodio dell’arco
narrativo finale della seconda stagione di Andor, Luthen
Rael incontra il suo contatto imperiale di lunga data, Lonni Jung.
Lonni è estremamente stressato e desidera essere portato via da
Coruscant dopo aver setacciato i file di Dedra Meero e aver
scoperto l’esistenza della Morte Nera. Lonni scopre che
l’estrazione del kyber su Jedha, il massacro di Ghorman
nell’episodio 8 di Andor e molti altri elementi descritti
come un progetto di energia pulita sono in realtà collegati alla
costruzione di un’arma gigantesca, guidata da Galen Erso e basata
sul pianeta Scarif.
Cassian la salva e viene a
conoscenza dell’arma, passando l’informazione al comando
ribelle…
Lonni commette l’errore di dirlo a
Luthen, che lo considera un elemento troppo pericoloso e lo uccide.
Luthen trasmette quindi questa informazione a Kleya, ma viene
catturato da Dedra Meero. Dopo una serie di eventi in cui Kleya
uccide Luthen in lacrime per impedire all’Impero di scoprire i suoi
segreti, Cassian la salva e viene a conoscenza dell’arma, passando
l’informazione al comando ribelle. Questo spiega come l’Alleanza
Ribelle sia venuta a conoscenza della Morte Nera, e la prima scena
di Cassian in Rogue One, in cui si aggrappa al nome di Galen
Erso, ora ha molto più senso, dato che l’ha sentito da Kleya.
“Ho amici ovunque” diventa
l’ironia definitiva della vita di Luthen
Luthen è diventato famoso per il suo
slogan: “Ho amici ovunque”. Tuttavia, il finale della
seconda stagione di Andor rende questa frase incredibilmente
ironica per quanto riguarda lo stesso Luthen. Uno dei temi centrali
degli ultimi tre episodi della seconda stagione di Andor è
la reputazione che Luthen si è guadagnato, o meglio, distrutto.
Rimanendo su Coruscant e rifiutandosi di unirsi agli altri ribelli,
Luthen ha fatto sì che personaggi come Bail e Draven si fidassero
di lui ancora meno di prima.
Luthen era così dedito alla sua
versione della causa che ha bruciato i ponti e le relazioni che lo
circondavano. La mancanza di amici è diventata una grande ironia e
ha quasi portato alla caduta della galassia. Luthen ha scoperto
la Morte Nera prima di chiunque altro al di fuori dell’ISB, ma i
suoi rapporti incrinati hanno fatto sì che l’Alleanza Ribelle quasi
non gli credesse. Senza Cassian e Kleya, l’ostinato impegno di
Luthen nei confronti della Ribellione avrebbe potuto effettivamente
causarne il fallimento prima della sconfitta dell’Impero.
Bail Organa riceve un potente
tributo
L’apparizione di Bail Organa in
Andor ha inizialmente suscitato un certo scalpore,
dato che il personaggio è stato interpretato da Benjamin Bratt
invece che dal solito Jimmy Smits. Detto questo, la maggior parte
degli spettatori ha accettato la scelta di Bratt dopo la
spiegazione che Smits non era disponibile e grazie alla fantastica
interpretazione dell’attore. Nell’universo di Star Wars, però,
Andor è una delle trame che mostra Bail prima della sua
tragica morte su Alderaan, causata dalla Morte Nera.
Fortunatamente, Bail riceve un
potente tributo prima della sua morte sotto forma della sua ultima
battuta nel finale della seconda stagione di Andor. Bail
dice ad Andor che, se deve morire combattendo l’Impero, vuole farlo
lottando. In un certo senso, il futuro di Bail descrive esattamente
questo. Muore insieme al resto del suo popolo quando Alderaan viene
distrutta, ma la sua eredità, la principessa Leia, continua a
combattere in suo nome ed è fondamentale per la sconfitta finale
dell’Impero.
Dedra Meero paga il prezzo della
sua curiosità
Uno degli altri personaggi a cui il
finale della seconda stagione di Andor offre una conclusione
è Dedra Meero. Dopo l’incidente su Ghorman, Dedra è di nuovo
ossessionata dalla ricerca di Axis, alias Luthen. Alla fine ci
riesce, ma viene arrestata perché non era autorizzata a lavorare
sul file Axis, il che porta a un interessante interrogatorio da
parte nientemeno che del direttore Orson Krennic.
L’interrogatorio di Krennic si
ricollega alle scoperte di Lonni, dato che Dedra Meero aveva
accesso ai file relativi alla Morte Nera. Krennic sospetta che
Dedra sia una spia ribelle, consentendo a Lonni e successivamente a
Luthen e Kleya di scoprire la verità sulla Morte Nera.
Dedra insiste che non è così e che
ha semplicemente dovuto cercare dei file per ottenere indizi su
Axis, promettendo che non sapeva che Lonni avesse il codice di
accesso ai suoi file. Indipendentemente da ciò, l’incuria di Dedra
la porta in una cella della prigione di Narkina, completando la sua
storia in modo piuttosto poetico.
La famiglia di Mon Mothma deve
convivere con le sue decisioni
La ribellione sta costando la
vita a molti altri
È interessante notare che,
nonostante il discorso di Mon Mothma e la sua fuga da Coruscant e
dal Senato nella seconda stagione di Andor, episodi 7-9, gli
ultimi tre episodi non affrontano più di tanto le conseguenze di
questa decisione. L’unico riferimento si trova in un montaggio
finale, che mostra Perrin, l’ex marito di Mon, che beve sul sedile
posteriore di un taxi con una donna, la moglie di Davo Sculdun,
svenuta accanto a lui. Perrin è chiaramente infelice e affoga i
suoi problemi nell’alcol con chiunque capiti a tiro, dimostrando
quanto la famiglia di Mon sia stata colpita dalla sua decisione di
unirsi alla Ribellione.
Cassian Andor ha una nuova
eredità straziante anche dopo Rogue One
Infine, l’ultimo elemento degno di
nota del finale della seconda stagione di Andor è l’ultima
inquadratura. Dopo i teaser di Rogue One, Andor sfuma
nel nero prima di mostrare i campi di grano di Mina-Rau. B2EMO
viene mostrato mentre gioca con un altro droide prima che Bix si
avventuri nei campi con un bambino in braccio. L’episodio 12
della seconda stagione di Andor non spiega esattamente
quando si svolge questa scena ed è completamente privo di dialoghi,
ma l’intenzione è chiara: Bix era incinta quando ha lasciato
Cassian, e l’eredità di quest’ultimo continua a vivere nonostante
la sua morte dopo Andor in Rogue One.
Il figlio di Cassian viene
presentato nella stagione 2 di Andor, episodio 12, andato in
onda il 13 maggio 2025, esattamente 10 anni dopo che Diego Luna è
stato scelto per interpretare il personaggio in Rogue
One.
Questa scena è davvero straziante,
soprattutto dopo la tragica sequenza della stagione 2 di
Andor, episodio 9, in cui Bix spiega che una volta finita la
guerra, troverà Cassian. Cassian non saprà mai che Bix e suo figlio
lo stavano aspettando, ma noi, come spettatori, lo sappiamo,
rendendo Rogue One infinitamente più triste. Tuttavia,
bisogna ammettere che questa rivelazione ha un sapore agrodolce.
L’eredità di Cassian continua a vivere oltre Andor,
così come Bix, che molti pensavano sarebbe morta. È un finale
appropriato per il personaggio, che permette alla storia di Andor
di concludersi e a quella di un altro personaggio di iniziare.