M. Night Shyamalan
ha finalmente rivelato il titolo e i primi dettagli sulla trama del
suo prossimo film. Il regista, salito alla ribalta alla fine degli
anni ’90, con Il sesto senso (1999) e distintosi poi con film come
Unbreakable (2000), Signs (2002), The Village (2004), fino ai recenti Bussano
alla porta(2023) e Trap (2024),
è infatti pronto a tornare dietro la macchina da presa. Come
precedentemente riportato, il prossimo film di Shyamalan,
di cui si è parlato per la prima volta a gennaio, prevede un
approccio nuovo.
Il regista ha infatti collaborato
con l’autore Nicholas Sparks per sviluppare
un’idea di storia che sarebbe servita come base sia per il film che
per il romanzo, con Shyamalan che avrebbe diretto il film e Sparks
che avrebbe scritto il libro. Jake Gyllenhaal è stato scelto per essere il
protagonista del film, mentre la star di Bridgerton,
Phoebe Dynevor, si è rivelata in seguito essere
in trattative per interpretare la co-protagonista di quello che
è stato descritto come un thriller romantico
soprannaturale.
People ha ora condiviso nuovi
dettagli sul romanzo di Sparks, rivelando che si intitola
Remain e che uscirà il 7 ottobre. La sinossi del
romanzo, che presumibilmente corrisponderà a quella del film di
Shyamalan, introduce il personaggio principale di Tate
Donovan, che nel film dovrebbe essere il ruolo
interpretato da Gyllenhaal, un architetto la cui vita prende una
svolta dopo l’incontro con una misteriosa giovane donna a Cape Cod.
Di seguito trovate la sinossi e il post con la copertina del libro
di Sparks condiviso su Instagram da
M. Night Shyamalan:
Remain, co-creato da Shyamalan e
Sparks, segue l’architetto newyorkese Tate Donovan mentre arriva a
Cape Cod per progettare la casa estiva del suo migliore amico.
Donovan è alla ricerca di un nuovo inizio dopo la sua recente
dimissione da una struttura psichiatrica dove è stato curato per
una depressione acuta. Ancora alle prese con la perdita dell’amata
sorella, Donovan incontra Wren, una giovane donna che gli fa
mettere in discussione tutto ciò che sa del suo mondo logico e
controllato.
Cosa questi dettagli ci dicono sul
film di M. Night Shyamalan
Anche se non è stato ancora
annunciato ufficialmente nulla riguardo al casting di Gyllenhaal e
Dynevor, entrambi sono star molto conosciute. Gyllenhaal ha
recentemente recitato nel remake di Prime VideoRoad
House 2024, che ha riscosso un grande successo di
pubblico, mentre Dynevor è diventata nota dopo aver interpretato
Daphne nella serie di successo Bridgerton
di Netflix, tuttora in corso. Sebbene la Dynevor sia
chiaramente adatta al genere romantico, anche Gyllenhaal non è
nuovo a questo genere, avendo recitato in Amore e altri rimedi (2010) e Brokeback Mountain (2005).
Ci sono stati elementi romantici nei
precedenti film di Shyamalan, ma i film stessi non sono tipicamente
costruiti intorno a tali trame. La sinossi di
Remain lascia però intendere che la storia d’amore
sarà al centro della storia, il che rappresenta una sorta di
cambiamento per il regista. Rimangono molti interrogativi sul
prossimo film di Shyamalan, ma l’uscita del romanzo di Sparks nel
corso dell’anno fornirà sicuramente un’idea più precisa di cosa
aspettarsi.
“Perché esplorare?” È da questa
domanda che prende vita Beyond, il nuovo
documentario realizzato dall’esploratore e
divulgatore Alex Bellini,
in anteprima sabato 26
aprile al 73° Trento Film
Festival nella sezione
ALP&ISM. La proiezione al Supercinema Vittoria di
Trento alle 16.45 a cui seguirà un Q&A, alla presenza del
regista e del co-regista e montatore Francesco
Clerici e della produttrice Francesca
Urso.
Beyond è il
racconto di un viaggio difficile e intenso sul più grande
ghiacciaio d’Europa, il Vatnajökull, in
Islanda. Nel gennaio 2025 Alex Bellini decide di fare ritorno nei
luoghi della missione che lo aveva visto protagonista otto anni
prima.
Ne emerge un viaggio intimo e
potente e non è solo il racconto di un’avventura estrema, ma il
risultato di un percorso che intreccia esplorazione e
consapevolezza, portando lo sguardo oltre la sfida fisica per
abbracciare un messaggio più ampio e
universale. Beyond è una riflessione sul
concetto di limite, sulla rinuncia, sulla perseveranza, e sul
legame profondo tra l’essere umano e la natura. A otto anni dalla
spedizione che nel 2017 lo aveva portato sull’orlo della morte,
Bellini decide di tornare su quel ghiacciaio per rileggere
l’esperienza con occhi nuovi e cercare una risposta alla domanda
che da sempre lo accompagnano: cosa significa
davvero andare oltre?
Attraverso la ricostruzione di
quell’impresa estrema, il documentario vuole contribuire a una
riflessione universale sul senso dell’esplorazione, sul concetto di
limite e sulle leggi che governano la natura. Affiorano le urgenze
del nostro tempo: il cambiamento climatico, la crisi dei ghiacciai
e la necessità di rimettere al centro la relazione tra uomo e
natura. Girato con mezzi essenziali: una GoPro, un microfono, un
drone e footage originali del 2017, il film costruisce un ponte tra
passato e presente. La narrazione in prima persona si intreccia con
le voci e i volti di chi ha accompagnato Bellini nel suo cammino,
restituendo un affresco corale di rara autenticità.
Anche APF
Valtellina e Provincia di
Sondrio hanno voluto far parte di questa
“spedizione”, sostenendo con orgoglio Alex Bellini e il suo
documentario Beyond, “un progetto che incarna i
valori della sostenibilità, dell’esplorazione e della riflessione
sul rapporto tra uomo e natura.Il contributo di APF
Valtellina e Provincia di Sondrio a questa produzione sottolinea
l’impegno degli enti locali nel sostenere iniziative culturali che
promuovano la consapevolezza ambientale. Beyond non è solo la
narrazione di un’avventura estrema, ma un potente strumento per
sensibilizzare le comunità sull’importanza della tutela del nostro
pianeta”.
Beyond è diretto
da Alex Bellini e co-diretto e montato
da Francesco Clerici, con la colonna sonora
originale firmata dal compositore Michele
Braga, è prodotto da Francesca
Urso per The 5th Element con il supporto
di APF Valtellina by Provincia di Sondrio. In
collaborazione con La Scala – Società
tra Avvocati, Montura, UNIMATIC
Watches.
Attenzione! Questo articolo
contiene spoiler sugli episodi 1, 2 e 3 di Andor – Stagione
2
Gli episodi 1, 2 e 3 di
Andor
– Stagione 2 (qui
la recensione completa) si concludono con lo svelamento di una
dura verità sull’Alleanza Ribelle di Star
Wars. La storia della seconda stagione di
Andor, che inizia circa un anno dopo la
rivolta su Ferrix, inizia con il protagonista che ruba un prototipo
di TIE Avenger e tenta di riportarlo a Luthen. Tuttavia, i suoi
piani vanno a rotoli quando scopre delle minacce per i suoi amici,
come Bix, cosa che lo spinge a precipitarsi sul pianeta Mina-Rau
per fermare i piani oscuri dell’Impero.
L’episodio finale del primo arco
narrativo di Andor – Stagione 2 presenta
proprio questo, con Mina-Rau teatro di una piccola rivolta che
continua a delineare i primi giorni dell’Alleanza Ribelle di Star
Wars. Negli ultimi istanti dell’episodio 3, gli Imperiali sono
vicini a trovare Bix, Brasso e Wilmon, e la prima affronta un
momento buio mentre Cassian corre verso di loro. In un finale che
consolida lo status del progetto come la migliore serie TV
di Star Wars, la seconda stagione di Andor prosegue lo
sviluppo dei suoi personaggi, la guerra civile che si sta
preparando e delinea alcune oscure verità sulla ribellione.
Cassian Andor porta Bix fuori dal
mondo… ma Brasso non ne esce vivo
Il prezzo della libertà è alto
Il suddetto oscuro segreto
sull’Alleanza Ribelle che Andor – Stagione
2, episodi 1, 2 e 3, rivela è che, a volte, i ribelli
possono essere sacrificati per una causa più ampia. Questo è stato
chiaro fin dalla prima apparizione di Cassian in Rogue One, ambientata
anni dopo, quando ha sparato a Tivik, un informatore ribelle. Nella
seconda stagione di Andor, questo è reso lampante dalla morte di
Brasso. Brasso viene, purtroppo, colpito dagli stormtrooper dopo
che l’Impero scopre la sua presenza illegale sul pianeta Mina-Rau,
e Cassian non riesce a salvarlo in tempo.
Cassian riesce comunque a portare
Bix e Wilmon lontano da Mina-Rau, ma Brasso è una tragica vittima
del primo atto di Andor – Stagione 2. La
triste realtà è che questo è stato solo un altro momento della
guerra per personaggi come Bix, Wilmon e Cassian. Il trio, Cassian
in particolare, ha avuto solo brevi momenti per elaborare il lutto
per Brasso prima di essere costretto ad andare avanti.
Questo mette in luce il vero
costo della ribellione in un modo che Star Wars non ha mai
fatto: amicizie e relazioni andranno perdute e coloro che lottano
per un futuro migliore – come sottolinea il discorso di Luthen
nell’episodio 10 della prima stagione di
Andor – dovranno sacrificare molto per
arrivarci. Emozioni umane come il dolore e la sofferenza possono
essere provate momentaneamente, ma devono essere messe da parte per
il bene superiore. La morte di Brasso alla fine del primo atto lo
dimostra, rivelando un segreto oscuro sull’Alleanza Ribelle.
Non sono solo i Ribelli a pagare il
prezzo della Ribellione
Tutta la Galassia lo fa
Ma un’altra triste realtà
sugli sforzi dell’Alleanza Ribelle viene sollevata dagli episodi 1,
2 e 3 di Andor – Stagione 2: non sono
solo i combattenti in prima linea a pagare il prezzo della
ribellione. Sebbene il prezzo della libertà porterà alla vittoria e
alla formazione della Nuova Repubblica di Star Wars, prima di quel
momento si sperimentano molto dolore, tumulti e costi personali,
come tipico di Andor. Nel primo atto della seconda stagione di
Andor, non sono solo Brasso o i suoi amici a pagare un prezzo
elevato, ma anche gli innocenti abitanti di Mina-Rau.
Sebbene sia evidente che gli
abitanti di Mina-Rau abbiano aiutato Bix, Brasso e Wilmon nell’anno
tra la prima e la seconda stagione, è probabile che soffriranno
ancora dopo il terzo episodio. Dopotutto, diversi Imperiali sono
morti durante un censimento, il che avrà sicuramente ripercussioni
sui contadini. Inoltre, Cassian ha distrutto uno dei silos per il
grano, il che potrebbe avere ripercussioni sul loro sostentamento.
Sebbene non sia un segreto che i cittadini di Mina-Rau
probabilmente sopporteranno tutto questo per liberarsi dell’Impero,
si tratta comunque di un’analisi dei costi della guerra e del
prezzo della libertà.
Mon Mothma sacrifica amici e
famiglia per la Ribellione
Anche gli eventi su Chandrilla
riguardano il sacrificio
Oltre agli eventi che
riguardano Cassian, Bix, Brasso e Wilmon, il primo arco narrativo
di Andor – Stagione 2 cattura
l’attenzione del pubblico con Luthen e Mon Mothma. I due
trascorrono del tempo sul pianeta natale di Mon, Chandrilla, uno
dei Pianeti del Nucleo della mappa galattica di Star Wars. Il
pianeta ospita un matrimonio per la figlia di Mon, un evento a cui
lei aveva acconsentito con riluttanza per ricevere finanziamenti
per la Ribellione da un losco uomo d’affari di nome Davo
Sculdun. Nonostante un tono molto diverso dalla storia di
Cassian, il matrimonio sottolinea il fatto che Mon debba
sacrificare le persone che ama per la libertà.
Non solo Mon Mothma non voleva
permettere a sua figlia di sposarsi a Chandrilla con un uomo
pericoloso come Davo, ma ha anche dovuto vedersela con il suo
amico, Tay Volko. Tay era un altro uomo che l’aiutò a ottenere
fondi per le attività della Ribellione, i problemi di Mon con la
sua vita personale lo portarono a cercare di estorcergli più soldi.
Su ordine di Luthen, Tay viene ucciso da Cinta, un personaggio di
ritorno dalla prima stagione di Andor, evidenziando altri di questi
oscuri segreti sulla ribellione e resistenza.
Mon sta affrontando la realtà di
perdere la sua stessa umanità per combattere contro l’Impero. Sua
figlia è costretta a una vita che non ha scelto e il suo amico
d’infanzia, Tay, viene ucciso. Mon viene mostrata mentre si ubriaca
e balla selvaggiamente per sfuggire a tutto questo, poiché non
riesce a gestire la sensazione di disumanità, ma
Andor sottolinea che tutto questo era
necessario per sconfiggere l’Impero. Persino Cinta viene mostrata
sullo stesso pianeta del suo amante senza nemmeno saperlo, a
dimostrazione di come la causa sia più importante di qualsiasi
relazione.
La ribellione può avere un prezzo,
ma è sempre meglio dell’alternativa
L’Impero sarà sempre peggiore
Indipendentemente da
tutta questa oscurità che circonda la ribellione, una cosa che
rende il primo atto di Andor – Stagione 2
così d’impatto è che dimostra che l’alternativa è di gran lunga
peggiore. Il costo della libertà e i sacrifici che le persone
devono fare per sconfiggere l’Impero sono terribili, ma Andor non
perde mai di vista il fatto che il regime tirannico e fascista del
governo di Palpatine deve essere distrutto. Questo è evidenziato in
una trama mai vista prima in Star Wars, che dimostra quanto sia
malvagio l’Impero.
Prima che Bix fugga da Mina-Rau, una
guardia imperiale tenta di violentarla. La situazione è insinuata
all’inizio, con la guardia che cerca di ostentare il suo potere su
qualcuno che ritiene inferiore a lui, ma la storia si sviluppa fino
al culmine. Bix lo respinge, colpendolo più volte con un martello,
e Cassian arriva in seguito per portare via lei e Wilmon. Vedere
una rappresentazione così sfacciata degli abusi contro le donne da
parte di uomini al potere è sembrato eccezionalmente maturo per un
franchise come Star Wars, non solo a dimostrazione delle
credenziali di Andor come storia, ma anche a dimostrazione del
fatto che l’Impero renderà sempre la vita orribile alla gente
comune.
Nel caso di Mon Mothma, Andor,
Brasso e, naturalmente, Bix, non hanno scelta: devono combattere
l’Impero o essere maltrattati, in molti più modi. Persone come
Brasso o la famiglia di Mon possono essere sacrificate lungo la
strada, ma quando l’Impero sta facendo quello che ha fatto a Bix a
innumerevoli miliardi di persone in tutta la galassia, la lotta
deve aver luogo. Questo rende il finale del primo atto di
Andor – Stagione 2 ancora più incisivo,
rafforzando il bisogno di ribellione in un modo che Star Wars non
ha mai fatto, attraverso oscure verità e alternative ancora più
oscure.
Thunderbolts* ha tenuto la sua prima
mondiale questa sera a Londra e, come previsto, oltre alle
prime entusiastiche reazioni, anche gli spoiler hanno iniziato
a circolare online. Secondo quanto riferito, il film presenta
sia una scena mid-credit che una scena
post-credits. I dettagli sulla prima sono vaghi (ci sono
notizie contrastanti ed è difficile sapere con certezza se qualcuna
è legittima), ma abbiamo invece un resoconto completo della seconda
per gentile concessione dello scooper MTTSH.
Alcune reazioni sui social media
hanno descritto la sequenza post-credits come “folle” e
“un momento che cambia le carte in tavola” e, anche se
questa potrebbe essere una leggera esagerazione, sembra che la
scena serva da collegamento diretto agli eventi di Avengers:
Doomsday. “La scena dei titoli di coda di Thunderbolts* è la seguente: I Nuovi Vendicatori
sono nella loro nuova torre e parlano di Sam che sta reclutando la
sua squadra di Nuovi Vendicatori e di come abbia il copyright di
quel nome. Poi sentono qualcosa che arriva dallo spazio, è la nave
dei Fantastici Quattro che entra nel loro universo“.
Stando a quanto riportato, non è
certo che i Fantastici Quattro appaiano davvero, ma Pedro Pascal (Reed Richards) era presente alla
prima, per cui potrebbe anche avere un cameo vocale nella scena.
D’altronde, manca circa un anno all’arrivo in sala di Avengers:
Doomsday, e con I Fantastici
Quattro: Gli Iniziatteso in sala a luglio,
Thunderbolts* è un’ottima
occasione per introdurre gli eventi che porteranno alla conclusione
della Saga del Multiverso.
Diretto da Jake
Schreier (Paper Towns), il cast di Thunderbolts*
comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes,
Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias
Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker,
David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov
alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov
alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus
‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di
Bob alias Sentry.
In Thunderbolts*,
i Marvel Studios
riuniscono una insolita squadra di antieroi: Yelena Belova, Bucky
Barnes, Red Guardian, Ghost, Taskmaster e John Walker. Dopo essersi
ritrovati nel mezzo di una trappola mortale orchestrata da
Valentina Allegra de Fontaine, questi emarginati disillusi devono
affrontare una missione pericolosa che li costringerà a
confrontarsi con gli aspetti più oscuri del loro passato. Questo
gruppo disfunzionale si distruggerà dall’interno o riuscirà a
trovare redenzione, unendosi e trasformandosi in qualcosa di più
grande, prima che sia troppo tardi?
Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena
Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della
serie MarvelDisney+ Occhio di Falco). Inoltre, Julia
Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine,
con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che
sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di
impegni).
Lo sceneggiatore di Black
WidoweThor:
Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di
Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a
porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts*
arriverà nelle sale il 30 aprile 2025, in ritardo
rispetto alla precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a
causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo,
restate aggiornati sul MCU con la nostra
guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno
sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.
Thunderbolts*
è diretto da Jake Schreier e Kevin
Feige è il produttore. Louis D’Esposito, Brian
Chapek, Jason Tamez e Scarlett
Johansson sono i produttori esecutivi.
Ci sono diversi film e show
televisivi del passato del MCU che potrebbe essere utile
rivedere prima che Thunderbolts*
arrivi nelle sale il 30 aprile 2025, come parte della Fase 5. Negli
ultimi mesi è cresciuta l’attesa per il film, il primo evento
crossover della
Saga del Multiverso che riunirà una nuova squadra di individui
dotati di superpoteri e riuniti in assenza dei Vendicatori. I
Thunderbolts hanno una ricca storia nei fumetti
Marvel, quindi il loro debutto nel
MCU è emozionante, anche se la
squadra sarà molto diversa dalle sue controparti a fumetti.
Come primo grande evento crossover
del MCU dopo Avengers: Endgame, Thunderbolts* sarà caratterizzato dal
ritorno di diversi personaggi della storia della Marvel. Ciò significa che per
comprendere meglio la narrazione e la progressione dei personaggi è
necessario guardare una serie di film e spettacoli televisivi del
passato. Il debutto alla regia di Jake Schreier nel MCU renderà infatti omaggio ad
alcune delle storie e dei personaggi più emozionanti e intensi del
franchise, risalenti alla Fase 1, il che significa che è meglio
fare un po’ di compiti a casa prima di vedere il film.
Captain America: Il primo
vendicatore (2011)
Sebastian Stan è stato confermato nel ruolo di
James Buchanan “Bucky” Barnes in Thunderbolts* durante l’annuncio
iniziale del cast nel 2022, quindi vale la pena ripercorrere
l’intera storia del personaggio nel MCU. Bucky ha subito alcuni
cambiamenti monumentali dal suo debutto in Captain America: Il primo vendicatore del
2011. Nello storico film della Fase 1, Bucky ha debuttato come
migliore amico d’infanzia di Steve Rogers e membro degli Howling
Commandos al fianco di Capitan America durante la Seconda Guerra
Mondiale, il che lo rende uno dei personaggi più vecchi del
MCU.
Bucky Barnes non sarebbe mai
diventato il Soldato d’Inverno se non fosse stato per gli eventi di
quel film, quando cadde da un treno e fu catturato dallo scienziato
dell’HYDRA Arnim Zola. Gli esperimenti di Zola
hanno trasformato Bucky in un super-soldato, che gli ha permesso di
sopravvivere fino ai giorni nostri, dando il via al suo viaggio da
eroe a criminale a eroe, che culminerà nel diventare il leader de
facto dei Thunderbolts. L’esperienza di Bucky al fianco di
Capitan America ne Il primo vendicatore lo renderà il leader
perfetto dei Thunderbolts nel 2025.
Captain America: The Winter Soldier
(2014)
Mentre Captain America: Il
primo vendicatore ha introdotto il Bucky Barnes di Stan
nel MCU, è stato Captain America: The Winter Soldier del 2014 a
rivelare la sua trasformazione nel malvagio Soldato
d’Inverno. Questo agente d’élite dell’HYDRA è stato
potenziato con un siero da super-soldato e gli è stato fatto il
lavaggio del cervello dalla nefasta organizzazione per diventare
l’assassino più famoso del mondo. Bucky ha preso di mira Steve
Rogers e i suoi amici nel film, ma il faccia a faccia con il suo
amico d’infanzia ha iniziato a rompere l’incantesimo dell’HYDRA su
di lui.
Il miglior thriller di spionaggio
dei Marvel Studios ha fatto un lavoro fantastico
nello sviluppo di Bucky Barnes come Soldato d’Inverno, ma lo ha
anche visto iniziare a recuperare la propria personalità. Alla fine
del film ha salvato Steve Rogers ed è stato visto imparare a
conoscere la propria vita alla mostra di Captain America allo
Smithsonian, il che ha dato il via al suo viaggio verso la
riscoperta di Bucky Barnes e infine alla trasformazione in
Thunderbolt. Captain America: The Winter
Soldier è stato il primo progetto del MCU a rendere Bucky Barnes un
personaggio principale, quindi è una visione essenziale prima del
suo ritorno in Thunderbolts*.
Captain America: Civil War
(2016)
Un breve cameo alla fine di
Ant-Man del 2015 ha anticipato il grande ritorno di Bucky
Barnes in
Captain America: Civil War del 2016. Bucky è diventato
una pedina del Barone Zemo di Daniel Brühl in Civil War, poiché è stato
incastrato per il bombardamento delle Nazioni Unite e l’omicidio di
Re T’Chaka, il che ha permesso a Zemo di usare il
condizionamento dell’HYDRA di Bucky per puntarlo contro i suoi
amici Vendicatori. Captain America: Civil
War non è però importante da guardare prima di
Thunderbolts* solo per il rilievo di
Bucky Barnes, ma perché questo film crossover spiega anche
l’attuale assenza dei Vendicatori.
Zemo ha usato la fedeltà di Steve
Rogers a Bucky Barnes per mettere zizzania tra i Vendicatori,
poiché è stato rivelato che Bucky aveva ucciso i genitori di Tony
Stark mentre operava come Soldato d’Inverno. Questo ha fatto sì che
i Vendicatori si siano sciolti all’epoca di Avengers:Infinity War e,
sebbene si siano brevemente riformati in Endgame,
l’impatto di Civil War ha fatto sì che i Vendicatori non siano
ancora operativi. Questo crea il vuoto che i Thunderbolts riempiranno nella Fase 5 del
MCU, quindi Civil War fornisce
alcuni importanti retroscena sia per l’evoluzione di Bucky Barnes
che per la formazione dei Thunderbolts.
Spider-Man: Homecoming (2017)
A prima vista, il collegamento tra
Spider-Man:
Homecoming e Thunderbolts* del 2017 potrebbe non
essere chiaro, ma il secondo risponderà finalmente a uno dei più
grandi misteri del MCU iniziato nel primo. Durante
Homecoming, l’Avvoltoio di Michael Keaton ha preso di mira un aereo che
trasportava il carico dei Vendicatori dalla Avengers
Tower alla nuova struttura della squadra nell’Upstate di
New York, poiché Tony Stark ha venduto la base operativa della
squadra a Manhattan. Ci sono voluti otto anni dopo Homecoming
perché i Marvel Studios rispondessero a chi
aveva acquistato l’Avengers Tower, visto che i trailer di
Thunderbolts* hanno confermato che la
nuova proprietaria è Valentina.
La Valentina Allegra de
Fontaine di Julia Louis-Dreyfus potrebbe
aver debuttato nel MCU solo nel 2021 in
The Falcon and the Winter Soldier, ma sembra che abbia
influenzato gli eventi dietro le quinte per molto più tempo.
Valentina è una donna di incredibile potere e influenza nel
MCU, e la sua acquisizione dell’ex
Avengers Tower ne è solo un esempio. Ha trasformato questo punto di
riferimento nella Torre di Guardia del MCU, la base operativa di Sentry
nei fumetti Marvel, quindi, anche se Homecoming
non è un film da vedere assolutamente, fornisce importanti
retroscena per il nuovo cattivo del MCU.
Black Panther (2018)
Analogamente a Spider-Man: Homecoming,
Black Panther del 2018 non ha un grande
impatto sulla prossima storyline dei Thunderbolts*. Tuttavia, poiché Bucky
Barnes avrà un ruolo importante nel crossover della Fase 5, è
importante notare che fa una breve apparizione cameo nella scena
post-credits del film del 2018. Questo cameo ha fatto seguito alla
fine di Captain America: Civil War, in cui Bucky
Barnes si era rifugiato nel Wakanda, anche se Black
Panther lo vedeva come un uomo guarito, libero dal
condizionamento dell’HYDRA che lo aveva trasformato nel Soldato
d’Inverno.
Il cameo di Bucky Barnes in
Black Panther è stato spiegato meglio in un
flashback di The Falcon and the Winter
Soldier, in quanto è stato Ayo,
membro della Dora Milaje, ad aiutarlo a liberarsi
dal lavaggio del cervello dell’HYDRA. La scena post-credits ha
segnato la prima menzione di Bucky Barnes che assume l’appellativo
di Lupo Bianco. Non ha ancora abbracciato questo
ruolo, ma tutto potrebbe cambiare in Thunderbolts*, soprattutto se vuole
liberarsi completamente dell’eredità di Soldato d’Inverno. Bucky
Barnes che diventa il Lupo Bianco sarebbe un modo fantastico per
cercare finalmente la piena redenzione.
Ant-Man & The Wasp (2018)
Bucky Barnes non è l’unico
antagonista del MCU che tornerà a far parte della
squadra dei Thunderbolts, ma sarà affiancato da almeno altri
cinque personaggi. Tuttavia, il prossimo “antagonista” di cui
parliamo ha debuttato nel MCU solo con Ant-Man and the Wasp del 2018: il sequel del
film originale del 2015 di Peyton Reed ha
introdotto nel MCUHannah John-Kamen nei panni di Ava
Starr, alias Ghost. Dopo essere stata
colpita da un’esplosione di energia quantica da giovane, le
molecole di Ava Starr si sono dislocate e lei sperava di rubare
l’energia quantica a Janet van Dyne per
stabilizzarsi.
Questo avrebbe ucciso Janet, ma Ava
Starr pensò che fosse un sacrificio necessario per salvare se
stessa. Tuttavia, si è resa conto dell’errore commesso quando Janet
è tornata sana e salva dal Regno Quantico e ha
usato i suoi nuovi (e ormai ignorati) doni per stabilizzare il
phasing di Ava Starr. Fortunatamente, questo ha mantenuto intatti i
suoi poteri quantici, permettendole di controllarli, il che
significa che John-Kamen può tornare come Ghost nei
Thunderbolts*. In precedenza era una
cattiva per interesse personale, ma sarà bello vederla assumere un
ruolo più eroico nella Fase 5 del MCU.
Avengers: Endgame (2019)
Naturalmente, Avengers: Infinity War deve
essere visto per capire Avengers: Endgame, ma è il film
del 2019 che è indispensabile vedere prima di Thunderbolts*. La Natasha
Romanoff di Scarlett Johansson potrebbe non essere
coinvolta nel nuovo film, ma l’eredità lasciata dal suo personaggio
giocherà un ruolo centrale nello sviluppo di diversi personaggi di
Thunderbolts*. La morte di Vedova Nera
in Avengers: Endgame informerà le azioni di
Yelena Belova, il Guardiano
Rosso di Alexei Shostakov e la
Taskmaster di Antonia Dreykov,
quindi sarà importante ricordare questo momento emozionante.
Natasha Romanoff si è sacrificata su
Vormir affinché Clint Barton potesse riportare la
Pietra dell’Anima ai Vendicatori, permettendo loro
di annullare la devastazione causata da Thanos
cinque anni prima. La reazione di Yelena Belova alla morte della
sorella surrogata è già stata esplorata in
Black Widow e Hawkeye,
ma non abbiamo visto la reazione del Guardiano Rosso come figura
paterna della Romanoff, né quella di Dreykov, salvata dalla
Romanoff. La morte di Vedova Nera sarà sicuramente un grande
argomento di discussione in Thunderbolts*, cementando uno degli
eventi più importanti dell’intera linea temporale del MCU.
The Falcon and the Winter Soldier
(2021)
Sulla scia di Avengers:
Endgame, i Marvel Studios hanno iniziato a
piantare attivamente i semi per i Thunderbolts*, e questo ha preso il via
con la serie The Falcon and the Winter Soldier del
2021 su Disney+. Non solo ha fatto progredire
la narrazione di Bucky Barnes, spiegando meglio il suo arco di
redenzione e trasformandolo in un vero e proprio eroe, ma ha anche
fatto debuttare Wyatt Russell nel ruolo di John
Walker, che sarà un altro membro importante dei Thunderbolts. All’inizio Walker era il nuovo
Capitan America, ma poi si è evoluto nell’U.S.
Agent.
La trasformazione di John Walker è
stata voluta da Valentina Allegra de Fontaine, che ha fatto a sua
volta il suo debutto nel MCU nella serie. Non è chiaro quale
ruolo avrà esattamente Valentina nel riunire i Thunderbolts, ma la sua creazione dell’U.S.
Agent potrebbe forse alludere alla creazione e al rebranding di
altri personaggi di rilievo, forse anche del
Sentry di Lewis Pullman.
The Falcon and the Winter Soldier getta dunque
alcune basi fondamentali per Thunderbolts*, quindi gli spettatori
potrebbero trarre beneficio dal ricordare gli eventi della
serie.
Black Widow (2021)
Black Widow del 2021 ha introdotto nel
MCUFlorence Pugh, David Harbour e Olga Kurylenko, rispettivamente nei ruoli di
Yelena Belova, Alexei Shostakov e
Antonia Dreykov, che torneranno in
Thunderbolts*. Belova era come una
sorella per Natasha Romanoff da bambina in Ohio, quando entrambe
venivano cresciute dalla Melina Vostokoff di
Rachel Weisz e da Alexei, tutte spie che
lavoravano per la Stanza Rossa. Anche se non legati da vincoli di
sangue, questi individui erano la famiglia di Natasha Romanoff e
l’eredità della Vendicatrice continuerà attraverso di loro in
Thunderbolts*.
La riunione tra Romanoff, Belova,
Shostakov e Vostokoff in Black Widow è stata
divertente e, a tratti, esilarante. Questo si ripeterà
probabilmente con l’incontro tra Yelena e il Guardiano Rosso in
Thunderbolts*, mentre si è ipotizzato
che Rachel Weisz possa riprendere il suo ruolo.
L’apparizione di Olga Kurylenko nel ruolo di
Taskmaster in Thunderbolts* è stata invece messa in
dubbio, poiché Antonia Dreykov non è apparsa in gran parte del
materiale promozionale del film. Tuttavia, Black
Widow è decisamente uno dei progetti più importanti che
gli spettatori dovrebbero vedere prima di Thunderbolts*.
Hawkeye (2021)
Black Widow si è
concluso con una scena post-credits che ha visto Yelena Belova
recarsi alla tomba della sorella, dove è stata interrotta da
Valentina Allegra de Fontaine. Questa scena sembrava suggerire che
Yelena fosse già alle dipendenze di Valentina, in quanto
quest’ultima suggeriva che Clint Barton avesse
ucciso Natasha Romanoff e avesse mandato Yelena a cercare vendetta
per la morte della sorella. La questione è giunta al culmine
nell’episodio 4 di Hawkeye, “Partners, Am I Right?” e
nel finale di serie, “So This Is Christmas?”. Nella serie
Clint Barton ha rivelato a Yelena la verità: Natasha Romanoff si è
sacrificata.
Oltre a questo,
Hawkeye ha anche rivelato che Yelena Belova è
stata allontanata dal conflitto contro Thanos per la sua missione
di liberare gli altri assassini della Vedova Nera dal controllo
mentale del Generale Dreykov. La rivelazione della
verità sulla morte di Natasha Romanoff potrebbe aver fatto sì che
Yelena dubitasse di Valentina, visto che all’inizio l’aveva
indirizzata a Clint Barton. Questo potrebbe rivelarsi importante
per Thunderbolts*, mentre i sentimenti di
perdita di Yelena durante i trailer potrebbero essere stati causati
dalla rottura dei legami con Valentina, dall’aver appreso la verità
sulla morte della Romanoff e dall’essere diventata amica di
Kate Bishop.
Black Panther: Wakanda Forever
(2022)
Analogamente al suo predecessore del
2018, Black Panther: Wakanda Forever non ha un
grande impatto sulla narrazione dei Thunderbolts*, ma c’è un’enorme
rivelazione di un personaggio nel film che significa che dovrebbe
essere rivisto prima del crossover della Fase 5. Valentina Allegra
de Fontaine è infatti tornata in Wakanda Forever, dove non solo è
stato rivelato che è l’ex moglie di Everett Ross,
ma anche il direttore della CIA nel MCU. Questo è stato un grande
sviluppo prima di Thunderbolts*, e suggerisce qualcosa di
interessante per la formazione della squadra titolare.
Mentre gli Avengers si sono formati
sotto l’occhio vigile di Nick Fury e dello
SHIELD, i Thunderbolts saranno apparentemente formati dal
governo degli Stati Uniti, lavorando direttamente per la CIA. Si
tratta di uno sviluppo importante per il MCU, in quanto sarà la prima
squadra di supereroi finanziata dal governo, che potrebbe dare vita
ad alcune delle peggiori paure di Steve Rogers. Non è ancora stato
rivelato cosa la CIA voglia effettivamente da questi personaggi
dotati di superpoteri, ma la posizione di Valentina sarà senza
dubbio importante per la narrazione dei Thunderbolts*.
Captain America: Brave New World
(2025)
Captain America: Brave New World del 2025: è
il primo film con Sam Wilson nei panni dell’Uomo a stelle e
strisce, dopo la sua trasformazione in Capitan America in
The Falcon and the Winter Soldier. Continuando la
storia della Fase 4, è stato bello vedere anche il ritorno di
Sebastian Stan per un cameo. Bucky si è incontrato
con Sam Wilson dopo il ferimento di Joaquín Torres
sull’Isola Celeste per offrirgli un prezioso consiglio e i due
hanno anche ribadito la loro amicizia reciproca in un bellissimo
momento, ma questo non è stato il punto più importante della
trama.
Captain America: Brave New
World ha rivelato che Bucky Barnes si è candidato al
Congresso nel MCU. Questo sembra realizzarsi in
Thunderbolts*, dato che Bucky potrebbe
effettivamente essere un membro del Congresso, anche se si ipotizza
che il suo mandato non durerà molto a lungo. Dato il suo passato di
assassino più famoso del mondo e di super-soldato dell’HYDRA, non
sarebbe una sorpresa se Bucky non rimanesse in carica. Tuttavia, è
stato fantastico vedere come il film abbia creato i presupposti per
Thunderbolts* e si spera che il film
della Fase 5 continui a sviluppare il legame tra Bucky e Sam
Wilson.
Hugh Jackman e Kate Hudson cantano in duetto nel primo teaser
di Song Sung Blue, la cui uscita è prevista per il
Natale 2025. Scritto e diretto da Craig Brewer, basato sull’omonimo
documentario del 2008, il prossimo film biografico musicale vede
Jackman e Hudson nei panni della coppia Mike e Claire Sardina, che
seguono la storia vera di due artisti sfortunati che formano una
tribute band di Neil Diamond. Il cast del film include anche
Michael Imperioli, Fisher Stevens, Jim Belushi, King
Princess, Mustafa Shakir, Erika Slezak e Sean Allan
Krill.
Ora, su Instagram, Kate Hudson ha
condiviso le prime immagini di Song Sung Blue e ha
confermato la data di uscita per il Natale 2025. L’immagine
mostra Jackman e Hudson che cantano un duetto sul palco nei panni
di Mike e Claire Sardina, apparentemente interpretando una canzone
di Neil Diamond. Guarda l’immagine qui sotto:
Il post completo di Hudson recita:
“Ho amato ogni secondo della realizzazione di questo bellissimo
film, lavorando con il marito più adorabile che si possa
desiderare, @thehughjackman,cantando le canzoni iconiche di
Neil Diamond, diretti dal nostro meraviglioso regista @mybrewtube
♥️ Altre note d’amore per tutti coloro che hanno partecipato
arriveranno… ma in questo momento sono solo così entusiasta di
condividere con voi che abbiamo una data di uscita Song Sung Blue –
solo nei cinema questo Natale “
Cosa significa l’immagine di
Song Sung Blue per il film
Con Hugh Jackman e Kate Hudson,
sarebbe difficile immaginare due talenti musicali più adatti per i
due ruoli principali in Song Sung Blue. Sebbene l’attore
australiano sia meglio conosciuto per la sua interpretazione di
Wolverine, Jackman ha recitato nei film musical Les
Misérables e The Greatest Showman, il primo dei
quali gli è valso una nomination all’Oscar come miglior attore. A
Broadway, Jackman ha vinto un Tony Award per il musical The Boy
from Oz e ha ottenuto un’altra nomination per The Music
Man.
Hudson è un talento musicale
altrettanto apprezzato, diventata famosa per la sua
interpretazione di Penny Lane nel musical drammatico Almost
Famous, per il quale ha ricevuto una nomination all’Oscar come
migliore attrice non protagonista. Hudson ha anche recitato nel
film musicale Nine, ha avuto un ruolo ricorrente in
Glee e ha recitato nel film musicale di Sia, intitolato
Music. Hudson ha anche pubblicato il suo album di debutto,
Glorious, nel 2024. A loro volta, Jackman e Hudson
dovrebbero essere in grado di interpretare le canzoni iconiche di
Neil Diamond con notevole abilità.
Il capo della Marvel Studios Kevin Feige elogia il lavoro di
Sebastian Stan in The Apprentice prima del
ritorno di Bucky Barnes nell’MCU in Thunderbolts*.
Quattordici anni dopo il debutto di Stan nell’MCU in Captain America: Il primo
vendicatore, Bucky Barnes entra a far parte di una squadra di
supereroi tutta sua in Thunderbolts* di Jake Schreier. Parallelamente
al percorso di Bucky Barnes nell’MCU, Sebastian Stan ha costruito
una carriera impressionante che include film e serie TV come I,
Tonya, The Devil All The Time e Pam & Tommy. Nel
2024, Sebastian Stan ha portato la sua carriera a un livello
superiore con i film acclamati dalla critica A Different Man
e The Apprentice.
In un’intervista con Vanity Fair, Kevin Feige celebra le acclamate
interpretazioni di Sebastian Stan in A Different Man e
The Apprentice, che gli sono valse rispettivamente un Golden
Globe e una nomination all’Oscar. Stan aveva precedentemente
dichiarato che un amministratore delegato di uno studio
cinematografico non identificato gli aveva sconsigliato di
interpretare Donald Trump, poiché avrebbe potuto “alienare metà
del Paese”. Leggi il commento completo di Kevin Feige qui
sotto:
“Vederlo vincere un Golden Globe per un film e poi essere
nominato all’Oscar per un altro film nello stesso anno è davvero
impressionante”.
Cosa significano i commenti di
Kevin Feige sui premi vinti da Sebastian Stan
Sebastian Stan potrebbe facilmente
fare affidamento sul suo stipendio nell’MCU e accettare ruoli facili in
altri progetti, o non accettarne affatto. Ma Stan ha
costantemente dimostrato quanto sia versatile la sua abilità
recitativa. I ruoli da protagonista in A Different Man e
The Apprentice sono impegnativi sotto diversi aspetti e,
allo stesso tempo, non potrebbero essere più diversi tra loro. Stan
ha anche subito drastiche trasformazioni fisiche per entrambi i
ruoli, che gli hanno richiesto di rimanere fedele alle vite
romanzate di due persone reali con background e personalità
estremamente diversi.
Inoltre, Sebastian Stan ha
camminato su una linea delicata nelle sue interpretazioni in A
Different Man e The Apprentice. L’esplorazione di A
Different Man di un uomo affetto da neurofibromatosi rischiava
di essere insensibile, ma ha trattato l’argomento con rispetto.
All’opposto, l’interpretazione di The Apprentice della
giovinezza di Donald Trump rischiava di sembrare un tributo a tutti
gli effetti, ma ha lasciato la sua rappresentazione aperta
all’interpretazione. Gran parte delle sfumature di questi film si
basavano sulle capacità di Sebastian Stan, e le nomination ai premi
dimostrano che ha fatto un ottimo lavoro.
Le prime reazioni sui social media
al film Thunderbolts*
della Marvel sono state condivise online.
Il Marvel Cinematic Universe ha in
programma due film ambiziosi che usciranno nel 2025, Thunderbolts* e The Fantastic
Four: First Steps, che introdurranno due nuove squadre
nell’MCU. La differenza principale tra i
due film è che il cast stellare di Thunderbolts* comprende diversi attori che
hanno già recitato in film e serie TV Marvel. Accanto a loro ci sono
alcuni volti nuovi, con il cattivo del film destinato a stravolgere
completamente la classifica dei poteri del franchise.
Su Twitter sono iniziate a
trapelare le prime reazioni a Thunderbolts*. Il film riunisce una nuova
squadra Marvel guidata da Bucky Barnes,
interpretato da Sebastian Stan, e vede il debutto nel MCU di Sentry. Nonostante
questi due personaggi abbiano ruoli chiave nel film, sembra che la
protagonista della storia di Thunderbolts* sia nientemeno che Yelena
Belova, interpretata da Florence Pugh. Le prime reazioni al
prossimo film dell’MCU del 2025 accennano anche a quante scene
post-crediti i fan potrebbero aspettarsi dal misterioso film. Date
un’occhiata alle prime reazioni a Thunderbolts* qui sotto:
#Thunderbolts isn’t
afraid to change the formula of the superhero film, and in doing so
becomes one of the most fascinating MCU projects in recent memory. It
makes a bold statement to tackle heavy subject matters, dealing
with inner demons in particular and, after a wobbly start,…
pic.twitter.com/TlQSrawo9P
THUNDERBOLTS* is, in many ways, different from
other MCU films that have come before it,
and that freshness couldn’t have arrived at a more opportune time,
when the franchise is in need of new blood and direction. It’s some
of Marvel’s darkest material to date,
dealing with the… pic.twitter.com/CxxejPPx77
#Thunderbolts is raw,
hilarious, and deeply human. It’s a bold dive into trauma, healing,
and redemption. Proof that even the so-called defective losers and
disposable delinquents can rise above their past and become the
heroes no one expected. It’s gritty, emotional, and unlike…
pic.twitter.com/HYq55TSqWC
#Thunderbolts is a
potential MCU game-changer, feeling like the
best team-up since Avengers. Pugh grounds it, Pullman’s masterful,
and Stan steals scenes. A bit rough, but a bold, refreshing swing
that could land it among Marvel’s best. pic.twitter.com/C2lKAeQ6QJ
THUNDERBOLTS* is truly fantastic, the cast has
electric chemistry with each other (Florence Pugh & Lewis Pullman
are the standouts) and the action sequences are very strong.
But most of all, the film’s story hit me like a ton of bricks,
it’s bold, important & so well-written pic.twitter.com/dWPYSzBEJl
#Thunderbolts*: That
was pretty great! A visually daring, emotionally resonant superhero
film that pushes mental health to the forefront. Florence Pugh
brings the heart, David Harbour is consistently funny, & Lewis
Pullman might be the stealth MVP. Best MCU film in a long while! pic.twitter.com/wIGfi5LGH6
Shocked how good THUNDERBOLTS* is. Putting emphasis on the
character work and practical action makes this feel like the old
Marvel that has us for a decade
plus. Wish we’d gotten this sooner. Helps that this dysfunctional
team has chemistry too.#Thunderbolts* #ThunderboltsMoviepic.twitter.com/LmXtiivKKV
Taps mic: #Thunderbolts was
awesome. Tons of implications on how the MCU is moving forward. The team
works well together, plenty of emotion. Yelena is my MVP.
— B E A N Z The Gamer Dad(beanzgotgamez.bsky.social)
(@BeanzGotGamez) April 22, 2025
#Thunderbolts is one of
Marvel’s most enjoyable films in a
while. It feels different than most of the studio’s projects. Its
bold, funny, filled with great action and an unexpected emotional
punch.
Florence Pugh is the star that shines the brightest. There’s a
lot to love here.… pic.twitter.com/8wjgx9caIS
— The Hollywood Handle (@HollywoodHandle) April 22, 2025
#Thunderbolts*
introduces a new era for Marvel, the most humane film filled
with allowing their anti hero being flawed, broken and regretful.
Sebastian Stan has an absolute scene stealing moment, yet Florence
Pugh shows she is the true lead of the new generation and team.
pic.twitter.com/laTDyRVCkr
I saw #Thunderbolts and I can
say it’s a total BLAST! It’s not only funny packed with great
action, but also has a beautiful emotional story full of heart. The
entire cast is amazing, but the real standout is Florence Pugh as
Yelena. One of MCU’s best. Don’t miss it May 2nd!
pic.twitter.com/S4ncV7RT7k
Well #Thunderbolts is easily
one of the best MCU movies in a long time (and
maybe one of my new personal faves). Has so much spark, charisma,
and tells a genuinely emotional story you connect with. A tear was
shed. Florence Pugh in particular superb, just walks away with it
pic.twitter.com/U7AzBgGZMl
Cosa rivelano le prime reazioni
a Thunderbolts* sul film dell’MCU
Due personaggi emergono come
protagonisti del film
Thunderbolts* sta ricevendo molti elogi da
coloro che hanno già avuto la possibilità di vedere il prossimo
film dell’MCU. Mentre l’intesa tra il cast
nel suo complesso sembra eccellente, due personaggi sono spesso
citati nelle prime reazioni a Thunderbolts*. Il primo è Yelena Belova,
interpretato da Florence Pugh. Il ruolo di primo piano dell’eroina
non è una sorpresa, dato che anche l’attore Sebastian Stan, che
interpreta Bucky Barnes nei film Marvel, ha già parlato di Yelena
come della star di Thunderbolts*. Detto questo, anche Bob,
interpretato da Lewis Pullman, sta ricevendo molto amore dalle
prime reazioni a Thunderbolts*.
Con la trama più emozionante del
film MCU e il suo approccio alla salute
mentale che viene celebrato, è facile capire perché Bob sia un
personaggio così amato. Pullman interpreta più personaggi in uno,
poiché Bob è in realtà il supereroe noto come Sentry, ma ha anche
un lato oscuro, che emerge come il cattivo del film, il Void. Oltre
ai momenti emozionanti del film, all’intesa tra gli attori e al
ruolo di spicco di Yelena e Bob, le prime reazioni a Thunderbolts* hanno anche rivelato che il
film dell’MCU avrà due scene
post-crediti, quindi sembra valga la pena rimanere fino alla
fine.
Per comprendere
pienamente l’essenza di Your Friends & Neighbors,
nuova serie targata Apple TV+
(guarda
il trailer) bisogna gettare uno sguardo alla produzione del suo
creator Jonathan Tropper, in particolar modo ai
suoi romanzi prima che iniziasse la sua carriera televisiva.
L’ambientazione
principale dei libri di Tropper è l’area denominata “Upstate
New York”, una serie di piccoli paesini a nord della Grande
Mela che col passare dei decenni sono diventati residenza di molti
cittadini i quali, dopo aver fatto fortuna in città, si sono
ritirati nell’agiatezza della provincia. Non troppo lontano dal
centro del mondo, in modo magari da poter andare a lavorare durante
la giornata e tornare a casa la sera. In questo mondo sereno,
facoltoso e tutto sommato ovattato Tropper ha inserito i
protagonisti delle sue storie dolceamare, spesso un mix
riuscito di
commedia e dramma umano l’esempio migliore è senza dubbio This
Is Where I Leave You, che circa una decina di anni orsono
venne trasposto in un film piuttosto sottovalutato che vedeva
protagonisti Jason Bateman, Rose
Byrne, Tina Fey e la grande Jane
Fonda.
La storia di Andrew in Your
Friends & Neighbors
Your Friends & Neighbors – Amanda Peet – Cortesia di Apple
Tv+
Ebbene, Your
Friends & Neighbors porta all’eccesso il mondo che Tropper
sembra conoscere al meglio: i personaggi dello show sono tutti
sfrontatamente ricchi, e vivono vite incredibilmente che i comuni
mortali possono soltanto sognare. Tra loro troviamo anche Andrew
Cooper (Jon
Hamm), a cui le cose la contrario non stanno andando
troppo bene: un anno dopo essere stato abbandonato dalla moglie Mel
(Amanda Peet) che lo ha tradito con una ex-stella
dell’NBA, l’uomo si ritrova all’improvviso anche licenziato
dall’agenzia dove lavorava come broker di grande successo. Alla
crisi esistenziale si aggiunge dunque anche quella finanziaria,
alla quale Cooper decide di provare ad ovviare iniziando ad entrare
di soppiatto nelle lussuose abitazioni dei suoi amici e vicini…
Nell’episodio pilota
dello show possiamo gustare un discreto character-study che si
incastona efficacemente nel tono leggero e malinconico scelto per
il progetto. Jon Hamm riesce a dare discreta profondità
psicologica stratificazione alla figura di “Coop”,
sfruttando con intelligenza la sua “icona” Don
Draper, il protagonista di una serie di culto quale
Mad Men. Il suo ruolo in Your
Friend & Neighbors appare infatti come uno specchio
deformato e ironico dell’altro, ovvero una versione che
ironicamente cede alla pressione schiacciante di un ambiente
sociale competitivo e senza scrupoli. Dove Draper sfruttava la
propria forza mentale per eccellere, anche a costo di sacrificare
tutto il resto, Cooper invece abbraccia con gioiosa nonchalance le
proprie debolezze. Hamm dimostra di saper bene che il pubblico
serie non potrà non accostare questi due ruoli, e nel primo
episodio dello show di Apple TV+
ci gioca con consumata sapienza.
Pilot intrigante ma fiato
corto
Your Friends & Neighbors – Olivia Munn – Cortesia di Apple
Tv+
Se dunque Your
Friends & Neighbors parte con un pilot intrigante, già
dalla seconda puntata la serie dimostra di avere il fiato
cortissimo, propinando allo spettatore trame e situazioni
francamente troppo deboli per interessare veramente. L’unico
aspetto che può avere una sua validità è quello di sperimentare il
“guilty pleasure” di entrare dentro le straordinariamente
arredate e le vite altrettanto vuote dei personaggi messi in scena,
ma tutto sommato si tratta davvero poco per colmare le esigenze
prima di tutto narrative di nove puntate. Delle disavventure di
Cooper, dalla sua famiglia disfunzionale e delle altre personalità
che gli ruotano intorno interessa davvero troppo poco per entrare
in una qualsiasi tipo di empatia con quanto proposto. Tanto poi
che, proprio come ci si può aspettare, i problemi che tutti
esperiscono sono talmente lontani dalla quotidianità dello
spettatore medio che qualsiasi link emotivo è pressoché
impossibile.
Rimane la consumata
abilità di un gruppo di attori che a come si recita un un prodotto
televisivo – accanto ad Hamm troviamo anche Amanda
Peet e Olivia Munn, le quali ad esempio
hanno entrambe lavorato con Aaron Sorkin
rispettivamente a Studio 60 on the Sunset Street e The
Newsroom (a proposito di produzione televisiva di altro
livello…), ma neppure loro riescono a risollevare le sorti di una
serie che a parte la confezione iper-lussuosa non ha realmente
altre carte da poter giocare per stuzzicare l’interesse del
pubblico.
Jonathan
Tropper ha tentato di trasportare nella serialità quello
che aveva tutto sommato funzionato a dovere nei suoi romanzi,
fallendo proprio nel processo di trasposizione. Un
errore piuttosto incomprensibile per uno che al contrario, quando
si è cimentato con altri toni e generi – vedi gli show a cui ha
lavorato ovvero Banshee, Warrior e See, quest’ultima sempre per
Apple
TV+ – ha ottenuto risultati quanto meno degni di
interesse.
Il franchise 9-1-1 è
destinato ad ampliarsi con un nuovo spin-off, e ci sono già
tantissimi dettagli entusiasmanti sulla stagione di debutto di
9-1-1:
Nashville. Sviluppato inizialmente per la Fox da Ryan
Murphy, Brad Falchuk e Tim Minear, l’originale 9-1-1 è
andato in onda per quasi un decennio ed è persino sopravvissuto al
passaggio alla ABC. Il concept del franchise è piuttosto semplice e
segue le vicende di poliziotti, vigili del fuoco e personale medico
che rispondono alle emergenze più gravi che sconvolgono la loro
città. La serie originale è ambientata a Los Angeles; il primo
spin-off è stato ambientato in Texas, mentre ora Nashville
si trasferisce nella capitale del Tennessee.
L’aggiunta di Nashville è
una sorta di mossa laterale per il franchise, dato che la sua
apparizione segue
la fine di 9-1-1: Lone Star. Lo spin-off originale è
andato in onda nel 2025, anche se la serie originale sembra andare
forte, dato che si avvicina presto alla sua decima stagione.
Nashville è una destinazione nuova e piuttosto insolita per il
genere procedurale, dato che la maggior parte delle serie sui primi
soccorritori sono ambientate in grandi metropoli come New York, Los
Angeles o Chicago. La prima stagione di 9-1-1: Nashville è
in arrivo e apre un nuovo entusiasmante capitolo per il
franchise.
Ultime notizie su 9-1-1:
Nashville
Sulla scia del casting di Chris O’Donnel come protagonista della serie,
le ultime notizie confermano che 9-1-1: Nashville ha trovato
la sua seconda star. Forse meglio conosciuta per il suo ruolo in
Grey’s
Anatomy nei panni della dottoressa Arizona Robbins,
Jessica Capshaw interpreterà un ruolo ricorrente nella prossima
serie spin-off di Nashville. Sebbene il suo personaggio non sia
ancora stato rivelato, Capshaw interpreterà la moglie del
capitano Don Sharpe, interpretato da O’Donnell, e la madre di
un altro personaggio principale, Ryan, che non è ancora stato
scritturato.
I personaggi di Nashville,
finora, sembrano stranamente simili ai protagonisti della serie
Lone Star, recentemente cancellata.
Questo casting suggerisce che
9-1-1: Nashville metterà chiaramente al centro la famiglia
dei personaggi principali, intrecciando le loro vite professionali
e personali. I personaggi di Nashville, finora, sembrano
stranamente simili ai protagonisti della serie Lone Star,
recentemente cancellata, e resta da vedere come il nuovo
spin-off riuscirà a differenziarsi.
9-1-1: Nashville è
confermato
ABC ha ordinato la prima
stagione per il 2025
Anche se il primo spin-off di
9-1-1 sta tramontando, un altro è sorto quasi immediatamente
per prendere il suo posto. ABC ha annunciato lo sviluppo di
9-1-1: Nashville nel febbraio 2025, ed è chiaro che
il network spera di portarlo sul piccolo schermo il prima
possibile. Nashville farà parte della stagione 2025-2026
della ABC, anche se non è chiaro se debutterà in autunno o se
sarà un’aggiunta di metà stagione.
Gran parte del personale dietro le
quinte della nuova serie proviene dalla precedente serie
9-1-1, con Ryan Murphy, Tim Minear e 9-1-1: Lone
Star showrunner Rashad Raisani nel ruolo di sceneggiatori e
produttori esecutivi. Anche il co-creatore del franchise Brad
Falchuk e la star di 9-1-1
Angela Bassett saranno produttori esecutivi. I dettagli sulla
produzione dovrebbero arrivare presto, soprattutto se la ABC spera
di mandare in onda la serie nella prossima stagione.
9-1-1: Nashville – Dettagli sul
cast
Chris O’Donnell sarà il
protagonista
Finora, solo pochi nomi sono stati
associati a 9-1-1: Nashville, e NCIS:
Los Angeles star Chris O’Donnell è stato il primo ad unirsi
al cast. O’Donnell sarà il protagonista nel ruolo del capitano
Don Sharpe, responsabile della caserma dei pompieri più
trafficata di Nashville. Il personaggio è descritto come un uomo di
famiglia appassionato e un cavaliere di rodeo che nasconde alcuni
segreti che gli causeranno problemi durante tutta la serie. Un
dettaglio interessante sul cast è che anche il figlio di Sharpe
lavorerà nella caserma dei pompieri, il che apre le porte a un
dramma avvincente quando la sua vita lavorativa e quella familiare
entreranno in collisione.
Poche settimane dopo la scelta di
O’Donnell, la star di Grey’s Anatomy Jessica Capshaw è stata
scelta per interpretare il ruolo della moglie di Sharpe. Molti
dettagli sul suo personaggio non sono ancora stati definiti,
compreso il nome, ma anche lei è madre di un personaggio non ancora
scritturato, Ryan. Si presume che Ryan sia il figlio che lavora con
il capitano Sharpe nella caserma dei pompieri, ed è descritto come
un ruolo principale. Il resto del cast sarà probabilmente composto
dalla squadra di Sharpe e dagli altri primi soccorritori che
lavorano nella caserma dei pompieri.
Dettagli sulla trama di 9-1-1:
Nashville
La capitale del Tennessee è
teatro di numerose emergenze gravi
La stessa Nashville offre
alcuni indizi su ciò che potrebbe accadere, essendo nota per la sua
vivace vita notturna e le sue radici nella musica
country.
Per ora si sa poco della trama di
9-1-1: Nashville, ma non è difficile immaginare cosa
succederà quando la serie arriverà finalmente sulla ABC. Come i
suoi predecessori, la maggior parte delle storie della serie
avrà a che fare con emergenze mortali che spingeranno i primi
soccorritori al limite. Tuttavia, la serie 9-1-1 è unica
perché queste emergenze sono spesso esagerate e oltraggiose. La
stessa Nashville offre alcuni indizi su ciò che potrebbe accadere,
essendo nota per la sua vivace scena festaiola e le sue radici
nella musica country.
Con così tanti turisti che arrivano
nella Città della Musica per scatenarsi, i vigili del fuoco e i
paramedici avranno il loro bel da fare per tenerli lontani dal
pericolo. Inoltre, Nashville è particolarmente soggetta a eventi
meteorologici di grande entità come i tornado, e la storia
della città è costellata di gravi disastri causati da violente
tempeste. A livello più personale, 9-1-1: Nashville
si sta già preparando al successo introducendo il capitano Sharpe e
i suoi forti legami familiari che potrebbero entrare in conflitto
con il suo lavoro.
Il film thriller di
Netflix
iHostage – diretto da Bobby Boermans – è
attualmente uno dei titoli più visti sulla piattaforma, anche per
merito del suo cast di attori di talento, seppur poco conosciuti a
livello internazionale. Il film, come ormai noto, si basa su una
storia vera accaduta nel 2022, in cui un uomo armato ha chiesto
milioni di dollari in cambio della vita degli ostaggi presi in un
Apple Store. iHostage esamina le prospettive
dell’uomo armato, degli ostaggi e degli agenti delle forze
dell’ordine che cercano di risolvere la situazione, offrendo dunque
un ritratto a più punti di vista sulla vicenda.
Tornando al cast,
iHostage è una produzione olandese e molti degli
attori che vi hanno partecipato hanno trascorso la loro carriera
lavorando a progetti in Europa. I protagonisti del film potrebbero
quindi non essere ancora noti al pubblico, ma le loro eccellenti
interpretazioni li faranno sicuramente conoscere o comunque
perlomeno faranno venire la curiosità di scoprire chi sono e a
quali progetti hanno preso parte in passato. Ecco allora una guida
al cast e ai personaggi del film!
Soufiane Moussouli
è un attore olandese-marocchino che è apparso in film e serie
televisive per oltre un decennio. La sua prima interpretazione in
un lungometraggio è stata in Popoz del 2015, una commedia
d’azione con poliziotti. In seguito, ha trascorso cinque anni a
recitare in cortometraggi prima di tornare sul grande schermo per
The Way of Paradise del 2020, anche se ha interpretato
solo un agente di polizia senza nome. Nel 2021 è apparso in sei
episodi di Mocro Maffia, una serie televisiva acclamata
dalla critica sulla mafia marocchina, prima di ottenere il ruolo in
iHostage.
Nel film Moussouli interpreta Ammar,
l’uomo armato, in precedenza autista di autobus immigrato dalla
Siria, che minaccia di far esplodere il negozio dopo aver preso
degli ostaggi. Ammar è stato definito un “antagonista a più
livelli”, anche se il film permette di comprendere la sua umanità,
cercando di non restituirne un ritratto da cattivo totale.
Soufiane Moussouli e Admir Sehovic in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Admir Sehovic nel ruolo di
Ilian
Admir Sehovic è un
attore la cui carriera cinematografica e televisiva è iniziata come
attore bambino all’età di dieci anni, prima di tornare nel settore
negli anni 2010. Il suo primo ruolo di rilievo è stato in una serie
criminale serba intitolata Black Sun, dove è apparso in
sei episodi acclamati dalla critica. Ha anche avuto un ruolo di
rilievo in una serie thriller e mistery intitolata
Kotlina. L’uscita di iHostage su Netflix
significherà ora probabilmente una maggiore esposizione
internazionale per Sehovic rispetto ai suoi progetti
precedenti.
L’attore interpreta dunque Ilian, il
protagonista e principale ostaggio di Ammar. La sua sfortuna si
aggrava quando si trova nell’Apple Store all’arrivo del criminale.
L’uomo è già alle prese con problemi cardiaci e con la difficoltà
di provvedere economicamente alla sua famiglia, per cui quella
vicenda lo pone ulteriormente sotto stress. Grazie alla sua
astuzia, però, Ilian riuscirà a cogliere il momento buono per
salvarsi la vita.
Loes Haverkort nel ruolo di
Lynn
Loes Haverkort è
un’attrice olandese che ha recitato in film e ruoli televisivi per
oltre due decenni. Tra i suoi ruoli figurano serie televisive
poliziesche acclamate dalla critica come Styx e
Celblok H, storie di vita quotidiana come
Moedermaffia! e Oogappels, e drammi storici come
Redbad. Sebbene non sia un nome molto conosciuto al di
fuori del suo paese, Haverkort è un attrice molto richiesta nei
Paesi Bassi, con il curriculum più completo del cast di
iHostage.
Nel film, Haverkort interpreta Lynn,
una delle protagoniste principali, in quanto è la negoziatrice
della polizia che parla con Ammar e cerca di salvare gli ostaggi.
Il suo ruolo si rivela fondamentale per mantenere stabile la
situazione, evitando pericolose escalation di violenza. Sebbene
resti a distanza da Ammar e Ilian, Lynn è infatti l’unica ad avere
un rapporto “diretto” con loro.
Loes Haverkort in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der
Marel
Emmanuel Ohene Boafo come
Mingus
Emmanuel Ohene
Boafo è un attore olandese-ghanese che negli ultimi dodici
anni ha lavorato duramente per affermarsi nel mondo del cinema e
della televisione olandese. Le sue interpretazioni più importanti
sono state il ruolo di protagonista nel film Pariah del
2024 e il film White Berry del 2022. Compresi i progetti
di cortometraggi, Boafo ha già accumulato più di trenta crediti di
recitazione, la metà dei quali dal 2020 in poi.
Nel film Boafo interpreta Mingus,
uno dei dipendenti dell’Apple Store che collabora segretamente con
la polizia, mettendo a rischio la propria vita per aiutare gli
ostaggi. Sarà però proprio la sua collaborazione a permettere alle
forze dell’ordine di avere chiara l’organizzazione interna del
negozio e a capire come è possibile o non possibile entrarvi senza
che Ammar dia vita ad un esplosione di violenza.
Il cast e i personaggi di supporto
di iHostage
Marcel Hensema nel ruolo di
Kees: Marcel Hensema è un attore cinematografico e
televisivo olandese noto per i suoi ruoli in Hollands hoop
e Sphinx.
Fockeline Ouwerkerk nel
ruolo di Soof: Fockeline Ouwerkerk è un’attrice olandese
apprezzata per i film Speech e The Resistance
Banker.
Roosmarijn van der Hoek nel
ruolo di Bente: Roosmarijn van der Hoek è una giovane
attrice che ha iniziato la sua carriera come attrice bambina,
lavorando in titoli come Hidden in the Spotlight.
Robin Boissevain nel ruolo
di Lucas: Robin Boissevain è un attore olandese che il
pubblico potrebbe riconoscere dalla serie Netflix
Ares.
Emmanuel Ohene Boafo in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der
Marel
Louis Talpe nel ruolo di
Winston: Louis Talpe è un attore belga noto soprattutto
per il ruolo di Toby nella serie per bambini Mega
Mindy.
Eric Corton nel ruolo di
Mark: Eric Corton è un attore olandese apparso in serie
televisive come Penoza e Mocro maffia.
Matteo van der Grijn nel
ruolo di Abe: Matteo van der Grijn è un attore olandese
che ha avuto un ruolo memorabile nella terza stagione di Ted
Lasso di Apple
TV+, interpretando l’interesse amoroso di Rebecca che incontra
ad Amsterdam.
Ahlaam Teghadouini nel ruolo
di Jihane: Ahlaam Teghadouini è un’attrice nota per i suoi
ruoli in serie televisive come Roomies.
Thijs Boermans nel ruolo di
Matthijs: Thijs Boermans è un attore olandese noto per
film come The Hero e Vicious.
La serie poliziesca 9-1-1
è diventata un’istituzione televisiva nei suoi quasi dieci anni di
programmazione, e ora è stata rinnovata per una nona stagione.
Creata per la TV da Ryan Murphy, Brad Falchuk e Tim Minear,
9-1-1 segue la vita e il lavoro dei primi
soccorritori di Los Angeles che hanno il compito di affrontare
alcune delle emergenze più gravi che la Città degli Angeli può
riservare loro. Mescolando il consueto formato dei procedural con
il tipico stile esagerato di Ryan Murphy, 9-1-1 è allo
stesso tempo familiare e fresco nel mondo ormai saturo delle serie
poliziesche.
Nonostante il successo costante, la
permanenza in onda di 9-1-1 non è stata affatto facile, ed è
stata cancellata dalla rete originale (Fox) dopo la sesta stagione.
Tuttavia, la ABC ha salvato la situazione e ha rapidamente
rinnovato la serie poliziesca dedicata ai primi soccorritori per la
settima e l’ottava stagione. Senza perdere un colpo, 9-1-1
ha continuato a regalare brividi ed emozioni sulla sua nuova rete,
e il cambio di rete sembra aver dato nuova vita alla serie di lunga
durata. Questa freschezza ha reso ancora più plausibile la
possibilità di una nona stagione di 9-1-1, e la ABC non ha
perso tempo nell’ordinare altri episodi.
La prossima stagione di 9-1-1
sarà composta da 18 episodi.
Il futuro della serie poliziesca
non sembrava essere in pericolo per il 2025, e le ultime notizie
confermano che la ABC ha rinnovato la stagione 9 di 9-1-1.
L’ordine arriva insieme al rinnovo di altri quattro programmi
(Grey’s
Anatomy, The Rookie, Will Trent e Shifting Gears) e
dimostra che 9-1-1 riveste un ruolo importante nel
palinsesto autunnale della rete. Al momento si sa poco della
nona stagione, ma è stato confermato che la prossima stagione di
9-1-1 sarà composta da 18 episodi.
Con l’imminente spin-off 9-1-1: Nashville in arrivo, sembrava improbabile
che la serie di punta venisse cancellata dopo l’ottava stagione.
Non è stata quindi una sorpresa quando ABC ha rinnovato
9-1-1 per la nona stagione nell’aprile 2025. Il percorso
della serie poliziesca su ABC è stato trionfale e non c’è motivo di
pensare che la serie finirà presto. Con il franchise risorto dalle
ceneri dopo la cancellazione di Lone Star, il futuro di
9-1-1 sembra assicurato per un bel po’ di tempo.
La stagione 8 di 9-1-1 ha
debuttato il 26 settembre 2024.
L’annuncio della stagione 9 di
9-1-1 non è stato accompagnato da molti dettagli e non è
chiaro quando inizieranno le riprese della prossima stagione.
Tuttavia, il lavoro sulla prossima serie di episodi inizierà
probabilmente presto, soprattutto se la ABC vuole mandare in onda
la stagione 9 in autunno. La serie poliziesca ha funzionato bene
come una delle principali attrazioni della ABC durante l’autunno ed
è altamente improbabile che venga spostata ai primi mesi del
2026.
9-1-1 in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Dettagli sul cast della nona
stagione di 9-1-1
Chi tornerà per la stagione
9?
Serie come 9-1-1 utilizzano
un forte ensemble di personaggi di stagione in stagione e, sebbene
i cambiamenti siano comuni, è la continuità che fa tornare gli
spettatori anno dopo anno. Tenendo questo a mente, il cast della
9-1-1 stagione 9 probabilmente vedrà il ritorno di molti
volti noti delle stagioni precedenti, guidati da Athena Grant,
interpretata da Angela Bassett, che è stata il pilastro della serie
sin dal primo episodio. Un personaggio che probabilmente non
tornerà è Peter Krause nei panni di Robert “Bobby” Nash (il marito
di Athena nella serie), la cui morte scioccante ha rappresentato un
cambiamento importante per la serie. D’altra parte, dovrebbero
tornare personaggi fedeli come Kenneth Choi nei panni di Howard
“Chimney” Han.
Non ci sono stati molti cambiamenti
tra la settima e l’ottava stagione, e questa tendenza potrebbe
continuare man mano che la serie si avvicina al traguardo del
decennio. Tra gli altri ritorni attesi ci sono Oliver Stark nei
panni di Evan “Buck” Buckley, che sarà sicuramente affiancato da
Aisha Hinds nei panni di Henrietta “Hen” Wilson e Jennifer Love
Hewitt nei panni di Maddie Buckley. È sempre possibile anche una
serie di guest star di rilievo, e anche i ritorni dei personaggi
sono piuttosto frequenti.
Dettagli della trama di9-1-1 – stagione 9
Sebbene la maggior parte delle
serie poliziesche segua una struttura simile, 9-1-1 è unica
perché aggiunge il tocco drammatico tipico di Ryan Murphy. Detto
questo, l’unica cosa che si può confermare sulla trama potenziale
della stagione 9 di 9-1-1 è che inizierà con il
botto. Dal disastro della nave da crociera della stagione 7 al
“bee-nado” della stagione 8, la serie non ha mai paura di puntare
sulle emergenze più eclatanti per dare il via alla stagione. Con
l’avanzare della stagione 8, la trama probabilmente fornirà indizi
su ciò che accadrà nella stagione 9, ma per ora non c’è nulla
di certo su ciò che accadrà in seguito.
Il solido medical dramaGrey’s
Anatomyè diventato un appuntamento fisso
sul piccolo schermo nei suoi vent’anni di programmazione, che
proseguirà anche nella stagione 22. Creata dalla maestra della
televisione Shonda Rhimes, la longeva serie segue le vicende dei
medici e del personale del Grey Sloan Memorial Hospital, un
ospedale immaginario di Seattle, nello Stato di Washington. Il team
del Grey Sloan, chiamato ad affrontare una serie sempre più
drammatica di emergenze mediche, deve anche trovare un equilibrio
tra la propria vita privata e i ritmi frenetici del lavoro. Sebbene
le serie mediche non siano una novità, Grey’s Anatomy ha rotto gli schemi e
continua a farlo anche dopo 20 anni.
Mentre la serie si addentra nel suo
secondo decennio sul piccolo schermo, Grey’s Anatomy vede
cambiamenti nel cast apparentemente ogni anno ed è in uno stato di
cambiamento quasi costante. Anche se le ultime stagioni hanno
iniziato a puntare molto sul ritorno a sorpresa di personaggi
storici, Grey’s non ha mai mancato di offrire l’azione
medica divertente che ha tenuto gli spettatori incollati allo
schermo nel corso degli anni. Mentre sembra che il grande successo
di
Shonda Rhimes stia finalmente volgendo al termine, la ABC ha
deciso di rinnovare la serie per la
stagione 22.
La ABC rinnova Grey’s Anatomy
stagione 22
Sebbene la notizia non sia una
sorpresa, le ultime notizie confermano che la ABC ha rinnovato
Grey’s Anatomy per la stagione 22. Il rinnovo è
arrivato insieme alla conferma di altre quattro serie della ABC
(9-1-1,
The Rookie, Will Trent e Shifting Gears) e
testimonia il forte impatto che il medical drama continua ad avere
sul network. Il rinnovo è stato accompagnato dalla notizia che
Ellen Pompeo tornerà a vestire i panni della dottoressa
Meredith Grey, anche se non è ancora chiaro in quanti episodi
apparirà. La stagione 22 sarà composta da 18 episodi, lo stesso
numero della stagione 21.
Grey’s Anatomy stagione 22 è
confermata
La serie medica torna per la
stagione 22
La prossima stagione sarà
composta da 18 episodi in totale, lo stesso numero della stagione
21
Con lo status di molte popolari
serie TV ancora incerto, il destino della stagione 22 di Grey’s
Anatomy non è mai stato davvero in dubbio. Pertanto, la ABC
ha rinnovato la serie medica nell’aprile 2025, più di un mese
prima della messa in onda del finale della stagione 21. La prossima
stagione sarà composta da 18 episodi in totale, lo stesso numero
della stagione 21, anche se alcuni in meno rispetto alla stagione
19. La stagione 20 è stata influenzata dagli scioperi di Hollywood
del 2023 ed è stata la più breve dalla prima stagione nel 2005.
La stagione 21 di Grey’s Anatomy ha
debuttato il 26 settembre 2024.
I dettagli sulla produzione della
stagione 22 di Grey’s Anatomy non sono ancora stati annunciati, ma
si presume che la serie punterà a un’uscita nell’autunno del 2025.
Ad eccezione delle stagioni 1 e 20, tutte le stagioni di
Grey’s sono arrivate tra settembre e novembre, ed è
improbabile che la ABC sposti la serie a metà stagione, dato che
continua a ottenere ottimi ascolti. Probabilmente rimarrà il fiore
all’occhiello del palinsesto autunnale della ABC finché rimarrà in
onda.
Dettagli sul cast della
stagione 22 di Grey’s Anatomy
Chi tornerà al Grey
Sloan?
Il cast della stagione 22 di
Grey’s Anatomy è difficile da prevedere e, sebbene ci sia
una lista di volti noti che probabilmente torneranno, altri
ritorni sono meno certi. Gli eventi della stagione 21
influenzeranno ciò che accadrà nella stagione 22, e questo vale
anche per il cast. Star di lunga data come Ellen Pompeo nel ruolo
della dottoressa Grey hanno fatto un passo indietro e anche i
ritorni a sorpresa sono molto più temporanei. Tuttavia, è stato
confermato che la Pompeo tornerà in qualche modo nella stagione
22.
Nonostante tutto, i personaggi
fissi come Chandra Wilson nei panni di Miranda Bailey e James
Pickins Jr. nei panni di Richard Webber dovrebbero tornare,
anche se quest’ultimo potrebbe finalmente andare in pensione. Mika
Yasuda (Midori Francis) e Levi Schmitt (Jake Borelli) lasceranno la
serie durante la stagione 21, il che significa che il cast dei
giovani medici sarà ancora più ridotto nella stagione 22. Ciò
significa che tra una stagione e l’altra potrebbero aggiungersi
nuovi volti, anche se non c’è ancora nulla di confermato.
Dettagli sulla trama della
stagione 22 di Grey’s Anatomy
È difficile prevedere cosa
succederà nella stagione 22 di Grey’s Anatomy, perché
probabilmente sarà influenzata da ciò che accadrà alla fine della
stagione 21. La decisione ribelle della dottoressa Grey di rendere
pubblica la ricerca sull’Alzheimer ha causato un effetto a catena
nella stagione 21, ma quella trama sarà probabilmente risolta prima
della fine della stagione. Sebbene la trama generale sia
imprevedibile, è prevedibile che nelle prossime stagioni di
Grey’s Anatomy il personale dovrà affrontare nuove
emergenze e le prove e le tribolazioni del lavoro in ospedale.
The Accountant 2 è
il nuovo film diretto da Gavin O’Connor (Warrior,
The Accountant), in
arrivo nelle sale cinematografiche il 24 aprile 2025. Il film,
prodotto e distribuito da Warner Bros. Pictures, è
un avvincente intreccio di azione e thriller, che segna il ritorno
dell’enigmatico e letale contabile Christian Wolff, interpretato da
Ben
Affleck.
La trama di The Accountant
2
Dopo anni trascorsi nell’ombra,
Christian Wolff vive una vita ai margini, mantenendo un basso
profilo e cercando di lasciarsi alle spalle il caos del suo
passato. Ma la morte improvvisa e violenta di un vecchio conoscente
lo riporta in superficie: l’uomo, prima di morire, lascia un
messaggio criptico — “trova il contabile”. Incapace di ignorare
l’enigma, Wolff si immerge in un’indagine che lo condurrà in un
mondo ancora più oscuro e pericoloso di quello che credeva di
conoscere. Per affrontare la minaccia crescente, è costretto a
riallacciare i rapporti con suo fratello, un killer altamente
addestrato (Jon Bernthal), con cui condivide un passato tormentato
e pieno di ferite mai rimarginate.
Cercare connessioni
Il cinema, e in generale la maggior
parte del materiale audiovisivo più o meno contemporaneo, è sempre
stato caratterizzato da una certa ipertestualità. E una componente
fondamentale dell’esercizio critico risiede proprio nel tentare di
individuare le coordinate di un determinato iper-testo, per cercare
quantomeno di orientarsi nel vastissimo oceano di potenziali
riferimenti e collegamenti che ogni film (e/o similari) porta con
sè. A partire da questo presupposto è particolarmente affascinante
notare quanto, il più delle volte, non sia la sola ubicazione
storico-geografica del lungometraggio in questione a fornire tutta
una serie di spunti di partenza. Quanto la collocazione dello
stesso, in ambito festivaliero ma non solo, all’interno di un
panorama distributivo che esalta ossessioni comuni – siano esse
teoriche, tematiche o, perchè no, visive.
Non ci sorprende perciò ravvisare,
in questo senso, una certa possibilità di dialogo tra il
The Accountant 2 di Gavin
O’Connor e altri due titoli che, nel periodo storico in
cui stiamo scrivendo, sono di recente approdati in sala: I Peccatori di
Ryan Coogler e Operazione
Vendetta di James Hawes. Titoli che,
se usciti in altre finestre temporali, non avrebbero forse preso
parte attiva a questo grande gioco di voli – talvolta pindarici –
che è il ragionare di cinema.
L’action secondo Gavin O’Connor
La centralità di una fratellanza
peccaminosa posta in essere dal “quartetto”
Affleck-Bernthal-Jordan e la condivisione del
corpo dello stesso Bernthal tra
O’Connor e Hawes (seppur distante
a livello di minutaggio) sono infatti senz’altro frasi coordinate
di questo discorso. A dettare la vera e propria sintassi del quale,
tuttavia, è piuttosto la modalità con cui ognuno dei tre titoli
affronta il genere action; dissetante fonte di reference a cui
ciascuno, sebbene con obiettivi diversi, ha necessariamente dovuto
accostarsi.
Se è vero però che, almeno da questo
punto di vista, The Accountant 2 può quasi
considerarsi una sintesi delle tensioni fisico-corporee e mentali
valorizzate rispettivamente da I Peccatori e
Operazione
Vendetta – a cui Gavin O’Connor non
teme di addizionare omaggi, questi sì evidenti, a titoli/personaggi
cinematografici già significativi per il primo capitolo (su tutti
il John Wick di
Stahelski, evocato da una penna prontamente “armata”, e il John
Nash di A Beautiful
Mind), è giusto sottolineare, al contempo, la maturità
artistica di un cineasta che, come fa il suo protagonista nella
meravigliosa sequenza del cowboy-pub, si conferma a suo agio tanto
nella gestione dei tempi del genere, quanto in quella degli spazi.
E che, con la stessa leggiadria dimostrata appena una settimana fa
dal collega Coogler, non ha paura e, anzi, gode
del passaggio da un registro all’altro. Dimostrandosi capace di
alternare azione pura, commedia e dramma a tinte politiche (la
questione e le atrocità relative ai flussi migratori verso gli
Stati Uniti emerge tutt’altro che ridimensionata) con un rigore che
amalgama le singole componenti senza mai perderne il controllo.
La strepitosa chimica tra i due
principali interpreti e qualche, seppur compiaciuta, scelta
registica di gran classe – il coltello che taglia la fotografia
attorno a cui ruota buona parte della trama – non sono che le
classiche ciliegine sulla torta di un lungometraggio che, ci
auguriamo, non abbia ancora esaurito la storia del Contabile.
La longeva serie poliziesca della
ABC The
Rookieè tornata per la sua
settima stagione e lo show è stato rinnovato per un’ottava
stagione. Creata da Alex Hawley, la serie racconta la storia di
John Nolan (Nathan
Fillion), un uomo sulla quarantina che decide di
diventare un agente di polizia dopo aver aiutato la polizia locale.
Trasferitosi a Los Angeles, Nolan diventa il rookie più anziano
nella storia della polizia, ma presto scopre che il lavoro di
poliziotto comporta sfide più grandi di quanto avesse mai
immaginato. Con il suo mix di drammi personali e l’emozione delle
indagini poliziesche, The
Rookie era destinato a diventare un classico della TV.
Continuando a costruire trame
sempre più grandi ed elaborate nel corso delle sue sette stagioni,
l’ultima puntata vede la serie in uno stato di cambiamento, con
alcune relazioni che fanno un passo avanti, mentre altre si
sgretolano. Questo è normale per una serie come The Rookie,
ed è il tipo di dramma esagerato che tiene gli spettatori incollati
allo schermo settimana dopo settimana. Con il futuro di The
Rookie che sembra ormai deciso (almeno per il momento), la ABC
ha ordinato un’ottava stagione.
Ultime notizie su The Rookie –
Stagione 8
La ABC rinnova The Rookie per
l’ottava stagione
Continuando la sua serie di
successi come uno degli show più popolari della TV network, le
ultime notizie confermano che The Rookie è stato rinnovato
per l’ottava stagione. Non c’erano dubbi che il poliziesco sarebbe
stato rinnovato per altri episodi, e The Rookie è stato
rinnovato insieme ad altri quattro successi della ABC (Grey’s
Anatomy, 9-1-1, Will Trent e Shifting Gears).
L’annuncio dell’ottava stagione non è stato accompagnato da
ulteriori dettagli, ma si prevede che presto arriveranno altre
notizie su The Rookie.
La stagione 8 di The Rookie è
confermata
Avvicinandosi rapidamente alla sua
decima stagione in onda, il futuro di The Rookie sembra
molto più stabile rispetto a quello di molti altri programmi
televisivi. Ecco perché non è stato particolarmente sorprendente
quando la ABC ha rinnovato la serie poliziesca per l’ottava
stagione nell’aprile 2025. Affiancandosi a serie come Grey’s Anatomy e Abbott Elementary,
non c’è dubbio che The Rookie sia uno dei maggiori successi
della rete. Tuttavia, resta da vedere per quanto tempo la serie
potrà andare avanti, soprattutto considerando che il concetto di
base di “The Rookie” è ormai superato.
I dettagli sulla produzione
dell’ottava stagione sono ancora un mistero, ma ulteriori notizie
dovrebbero iniziare ad arrivare nel corso dell’estate 2025. Non è
chiaro se la serie arriverà nell’autunno del 2025 o se sarà
rinviata all’inverno del 2026. The Rookie ha fatto avanti e
indietro nelle sue sette stagioni finora, ed è stata sia una serie
di metà stagione che un appuntamento fisso dell’autunno. Tuttavia,
le stagioni 6 e 7 sono iniziate in inverno, e la stagione 8
seguirà probabilmente lo stesso schema.
Dettagli sul cast dell’ottava stagione di The
Rookie
John e il resto della polizia di Los Angeles dovrebbero
tornare
Sebbene il cast di The
Rookie abbia subito diversi cambiamenti nel corso degli
anni, c’è stato un nucleo costante che è rimasto fedele alla serie
per quasi un decennio. A guidare lo show nei panni del rookie
protagonista c’è Nathan Fillion nei panni di John Nolan, mentre
sua moglie Bailey Nune sarà interpretata nuovamente da Jenna Dewan.
Dovrebbe tornare anche la detective di lunga data Angela Lopez
(interpretata da Alyssa Diaz), così come suo marito Wesley Evers
(Shawn Ashmore). Uno dei rookie più recenti della squadra, Aaron
Thorsen, interpretato da Tru Valentino, probabilmente non tornerà
nella stagione 8 perché ha lasciato la serie nella stagione 6.
Richard T. Jones dovrebbe tornare
nei panni del comandante Wade Grey, così come la relativamente
nuova arrivata Celina Juarez (interpretata da Lisseth Chavez).
Apparsa per la prima volta nella seconda stagione come agente
addestratrice di Nolan, Nyla Harper, interpretata da Mekia Cox, ha
assunto un ruolo più sfaccettato nel corso della serie, che
continuerà anche nella stagione 8. Allo stesso modo, l’agente
sotto copertura Lucy Chen (Melissa O’Neil) dovrebbe tornare, anche
se la sua relazione con Tim Bradford (Eric Winter) è in crisi e
potrebbero non tornare mai più insieme.
La serie vede anche la
partecipazione di numerosi guest star e personaggi secondari, ma è
difficile prevedere chi potrebbero essere nella stagione 8. Sebbene
ci siano personaggi e trame che si riprendono dalla stagione 6 alla
stagione 7, questi saranno probabilmente risolti entro l’inizio
della stagione 8.
Dettagli sulla trama della
stagione 8 di The Rookie
In questa fase iniziale, è
difficile indovinare cosa succederà nella stagione 8 di The
Rookie. Dato che il finale della stagione precedente tende a
influenzare pesantemente le trame in corso, è logico che il
finale della stagione 7 tracci la strada per la stagione 8.
Poiché la stagione 7 non è ancora terminata, ciò che accadrà nella
stagione 8 è solo oggetto di speculazioni, ma ci sono alcune
costanti che sono rimaste invariate. Ogni settimana sono previsti
casi emozionanti e le relazioni tra i personaggi saranno
sicuramente messe alla prova.
La decisione di John e Bailey di
adottare un bambino potrebbe concretizzarsi nella stagione 7 o
continuare nella stagione 8, trasformandosi in una sorta di dramma.
Allo stesso modo, le relazioni meno stabili (come quella tra Lucy e
Tim) potrebbero continuare a crescere e cambiare, oppure potrebbero
formarsi nuovi legami. Se nella stagione 8 di The
Rookie entreranno nuovi personaggi (cosa quasi certa),
questo aprirà la strada a ulteriori intrighi in futuro.
L’ultimo aggiornamento sulla
settima stagione di The
Rookieconferma che un membro
del cast è stato promosso. All’inizio del suo settimo anno, la
longeva serie poliziesca ha perso una delle sue star principali,
Tru Valentino. L’attore era entrato a far parte del cast della
serie della ABC dalla quarta stagione nel ruolo di Aaron Thorsen ed
era uscito alla fine della sesta. Per colmare il vuoto lasciato
dall’assenza di Thorsen, sono stati introdotti due nuovi
personaggi. In vista dell’ottava stagione di The
Rookie, già confermata, uno di questi nuovi arrivati
rimarrà nel cast.
Deadline riporta che Deric Augustine, che
interpreta Miles Penn, è stato promosso a membro del cast
principale. Augustine è una delle due nuove aggiunte principali
alla serie della ABC, insieme a Patrick Keleher nel ruolo di Seth
Ridley. Augustine era stato precedentemente inserito nel cast come
guest star ricorrente nella settima stagione di The Rookie,
anche se era presente nella maggior parte degli episodi.
Cosa significa la promozione di
Deric Augustine per The Rookie
Avendo lavorato nel dipartimento di
polizia del Texas, Miles è uno dei nuovi arrivati nel cast di
The Rookie. Il suo ufficiale addestratore è Tim Bradford. Da
quando è arrivato, ha ricevuto maggiore attenzione, forse a
indicare l’evoluzione del suo status all’interno della serie. In un
episodio recente, ad esempio, Miles considera la possibilità di
lasciare la polizia e lavorare insieme a un amico con cui ha
riallacciato i rapporti. Ma grazie al consiglio di Tim, Miles
decide di rimanere un agente di polizia. I fan hanno anche scoperto
che Miles vive nella sua auto.
Augustine, che è apparso in serie
come The Vampire Diaries e Criminal Minds, ha legato
bene con i suoi colleghi e ha dimostrato una particolare intesa con
Tim Bradford, interpretato da Winter. Nel complesso, la serie
creata da Alexi Hawley ha mantenuto un gruppo centrale di
personaggi originali, ma la maggiore attenzione su Miles Penn
significa che la serie procedurale probabilmente cercherà di
aggiungere personaggi appositamente per lui in ruoli secondari,
che si tratti di parenti o potenziali interessi amorosi.
L’adattamento de La fattoria
degli animali di Andy Serkis si avvarrà di un cast vocale all
star, tra cui star di Stranger
Things, The Big Bang Theory e del Marvel Cinematic Universe. Basato
sull’omonima novella di George Orwell, l’imminente
film d’animazione, la cui uscita è prevista per il 2025, segue un
gruppo di animali da fattoria che si ribellano agli esseri umani e
vogliono diventare padroni di se stessi. Il libro viene spesso
letto nelle scuole superiori, in quanto funge da allegoria per la
Rivoluzione russa e fornisce commenti politici senza tempo.
Cosa significa il cast all-star per
La fattoria degli animali di Andy Serkis
Nel film di Andy Serkis, il Napoleone di Rogen è al centro
della trama de La fattoria degli animali, in
quanto nuovo leader degli animali dopo che i padroni umani sono
stati rovesciati. Come i suoi co-protagonisti, che hanno lasciato
il segno in franchise popolari e progetti acclamati dalla critica,
la star di The Studio ha partecipato a diversi film d’animazione
in passato, tra cui i ruoli di Mantis in Kung Fu Panda, Frank in Sausage Party e Bebop
in Tartarughe
Ninja: Caos Mutante.
Il film segnerà anche il primo ruolo
vocale non Marvel per la star di Ms.
Marvel, che ha recitato esclusivamente in progetti del
MCU fino al ruolo in
Shiver. Nicholas Stoller, che ha scritto
la sceneggiatura del prossimo La fattoria degli
animali, ha anticipato alcune interessanti modifiche
apportate alle dinamiche dei personaggi, promettendo un adattamento
più cupo e moderno a 80 anni dalla prima pubblicazione della
novella nel 1945. Il film, al momento, è fissato per un arrivo
nelle sale l’11 luglio.
Paramount ha diffuso una emozionante
featurette di Mission:
Impossible – The Final Reckoning che accompagna
lo spettatore alla scoperta della location di Svalbard, in
Norvegia, dove è stato girato parte del film con Tom
Cruise. Eccola di seguito:
Mission:
Impossible – The Final Reckoning, ottavo capitolo
della
saga, riprenderà dal drammatico cliffhanger lasciato da
Mission: Impossible – Dead Reckoning (qui
la recensione), e potrebbe essere la fine di Ethan Hunt
(Tom
Cruise) I dettagli sulla storia di quello che era
originariamente intitolato Mission: Impossible – Dead Reckoning
Parte Due sono ancora perlopiù coperti da segreto, e ci sono
state molte speculazioni su cosa potrebbe fare la star Tom
Cruise per superare le incredibili imprese compiute
interpretando l’agente dell’IMF Ethan Hunt. Dal momento che il
franchise è già stato una montagna russa di colpi di scena e di
azioni che sfidano la fede, le aspettative per questo ottavo
capitolo sono alte.
Il cast di Mission:
Impossible – The Final Reckoning include molti nomi che
ritornano dal cast del precedente film, a partire da Tom Cruise, ancora una volta nei panni della
superspia internazionale Ethan Hunt. Anche Simon
Pegg e Ving Rhames
torneranno, rispettivamente, nei panni di Benji e
Luther, due dei più stretti amici e fidati
consiglieri di Hunt. Tra gli altri membri del cast del nuovo film
figurano anche Vanessa Kirby nel ruolo della Vedova
Bianca ed Esai Morales nel ruolo del
nuovo cattivo Gabriel, un’oscura figura del
passato di Ethan.
Nonostante Mission:
Impossible – Dead Reckoning si sia concluso con
l’apparente assissinio di Paris, l’interprete
Pom Klementieff ha confermato il suo ritorno
per Mission: Impossible – The Final Reckoning.
Rolf Saxon tornerà a sua volta nel franchise,
riprendendo il ruolo dell’analista della CIA William
Donloe dal film originale del 1996. Donloe è stato visto
l’ultima volta degradato dal Kittridge di Henry
Czerny – che tornerà nel nuovo film – e riassegnato a una
sottostazione polare in Alaska per il pasticcio di Langley.
Confermato anche il ritorno di
Hayley Atwelle Angela
Bassett.
La data di uscita di
Mission: Impossible – The Final Reckoning è
fissata al 22 maggio 2025. La prima era stata
precedentemente fissata per il giugno 2024, ma è stata posticipata
di quasi un anno dalla Paramount per via degli scioperi degli
sceneggiatori e degli attori verificatisi e che hanno rallentato i
lavori. Quando il film uscirà in sala, saranno passati 29 anni
dall’uscita dell’originale Mission: Impossible, che si
colloca tra i franchise d’azione più longevi di sempre. Come
Dead Reckoning e i due precedenti film della saga, anche
l’ottavo capitolo sarà scritto e diretto da Christopher
McQuarrie, storico collaboratore di Cruise.
Il thriller fantascientifico
Elizabeth Harvest – diretto da Sebastian Gutierrez – presenta
una vicenda intrigante, che merita però una spiegazione per quanto
riguarda il suo finale. Il film inizia con una coppia di sposini,
Henry (Ciarán Hinds) ed
Elizabeth (Abbey Lee), nel giorno
del loro matrimonio. Arrivati a casa, vengono accolti dalla
governante Claire (Carla Gugino)
e dal figlio adulto cieco di Henry, Oliver
(Matthew Beard). Dopo aver fatto l’amore e aver
fatto un giro della tenuta, Elizabeth viene accolta nella sua nuova
vita, ma le viene detto di non entrare in una stanza in
particolare.
Alla fine, presa dalla noia e dalla
curiosità mentre Henry è fuori per lavoro, esplora lo spazio
proibito e scopre cloni di se stessa in vasche criogeniche. Quando
il marito si rende conto che il suo segreto è stato svelato, la
uccide e ricomincia l’esperienza con un altro clone in un altro
giorno di nozze, esattamente come prima. Prevedibilmente, gli
stessi eventi si ripetono e Henry tenta nuovamente di uccidere
Elizabeth per la sua disobbedienza dopo che lei ha scoperto le sue
copie.
Un giorno, però, la donna riesce ad
avere la meglio e riesce ad uccidere lei Henry nel mentre si
difendeva dai suoi attacchi. Dopo la morte dell’uomo, Claire
ha un attacco di cuore e viene portata d’urgenza in ospedale.
Oliver approfitta allora della situazione, imprigiona Elizabeth in
casa e le spiega che lei è il quinto di una serie di sei cloni
della defunta moglie di Henry. Poi la costringe a leggere il diario
di Claire, che racconta l’intera storia.
Carla Gugino e Ciarán Hinds in Elizabeth Harvest
Il vero scopo di Henry non è
riportare in vita la moglie
Anche se inizialmente sembra che il
motivo per cui Henry ha creato i cloni sia quello di far rivivere
la sua defunta moglie, tutto ciò che vuole fare è rivivere è in
realtà la sua prima notte di nozze, per poi liberarsi della sua
sposa. Spiega infatti che i duplicati che produce non sono
realmente sua moglie, ma dei poveri facsimili che non potrebbero
mai sostituire veramente la sua consorte. Gli sembrano reali solo
quando è in procinto di ucciderli, e continua questa catena di
eventi per riconquistare un piccolo pezzo di ciò che ha perso.
Queste copie gli offrono la
possibilità di commettere un omicidio senza dover affrontare le
conseguenze della legge o della propria coscienza. Non si sente in
colpa per ciò che ha fatto, perché si giustifica affermando che le
cloni che distrutto non sono mai state veramente vive. Trae una
sorta di piacere carnale dalla loro esecuzione, simile
all’eccitazione che prova durante la prima notte di nozze, e così
ripete il processo più volte unicamente per il suo piacere
malato.
Dato che la nostra storia inizia con
l’omicidio della quarta versione, anche se non lo vediamo sullo
schermo si può supporre che abbia ucciso anche i primi due cloni
prima dell’arrivo di Claire. Abbiamo abbastanza prove per suggerire
che abbia soffocato il terzo con un cuscino. È solo quando la
quinta Elizabeth ribalta le carte in tavola che finalmente riceve
la resa dei conti che si merita per il ciclo di omicidi che ha
avuto il piacere di perpetuare.
Oliver non è il figlio di Henry, ma
solo un altro clone
Si scopre poi che Oliver non è in
realtà il figlio di Henry, ma un suo clone. Inizialmente aveva
creato questa copia di se stesso nel caso in cui la sua sposa non
fosse soddisfatta del suo corpo invecchiato e volesse la versione
più giovane di cui si era innamorata inizialmente. Tuttavia, a un
certo punto, Henry è diventato possessivo dei duplicati della
moglie e ha accecato Oliver per non dover condividere le sue
creazioni con nessun altro. Solo il suo ego e la sua presunzione
gli impediscono di uccidere anche Oliver, perché significherebbe
uccidere una parte di sé.
Abbey Lee in Elizabeth Harvest
Henry non considera i cloni come
veramente vivi, quindi è logico che anche Oliver (che condivide i
pensieri di Henry) abbia le stesse convinzioni. Ciò significa che
quando inizia a sospettare che lui stesso possa essere un clone, il
pensiero lo ripugna. Nel finale, intrappola dunque la quinta
Elizabeth e le fa leggere il diario di Claire per avere conferma
dei suoi sospetti sulle sue origini. Oltre ad avere la stessa
attrazione per Elizabeth di Henry, ha anche la stessa vena sadica e
non ha problemi etici a manipolare il sesto e ultimo clone perché
lo ami e uccida l’altra copia.
L’ultimo clone inizia una nuova
vita
Confusa dalle bugie e dalle
manipolazioni di Oliver, l’ultimo clone uccide però accidentalmente
il ragazzo e ferisce mortalmente la quinta versione di se stessa
quando tenta di fuggire. In punto di morte, la quinta Elizabeth
dice quindi alla versione sopravvissuta di leggere il diario di
Claire e di scoprire da sola la verità. A differenza di Henry,
che nutre un forte odio per se stesso ed è crudele e vendicativo
nei confronti del suo clone, Elizabeth si preoccupa e solidarizza
con le sue copie perché le ritiene (e crede di essere lei stessa)
vittime innocenti delle loro bizzarre circostanze.
Non è dispettosa o arrabbiata per
essere stata uccisa perché sa che la sesta Elizabeth ha fatto
esattamente quello che avrebbe fatto lei stessa nella medesima
situazione – come dichiara al clone nel film: “Io e te siamo
uguali”. Dopo aver finalmente compreso la verità, la sesta e
ultima Elizabeth lascia la casa per iniziare una nuova vita. Non
più soggetta alle bugie o alla manipolazione degli altri, abbraccia
il mondo reale e la realtà della sua esistenza, dichiarando di
essere finalmente “sveglia”.
Nel 1986 il regista Roland
Joffédirige Mission,
considerato uno dei capolavori del cinema storico e drammatico.
Acclamato dalla critica e vincitore della Palma d’Oro al Festival
di Cannes, il film è noto per l’intensa interpretazione di
Jeremy Irons e Robert De Niro, per la regia raffinata e per
la colonna sonora immortale composta da Ennio
Morricone. Ambientato nel Sud America del XVIII secolo,
Mission racconta la complessa vicenda delle
missioni gesuite tra le popolazioni indigene
Guaraní, offrendo una potente riflessione sul
colonialismo, la spiritualità e la resistenza morale. Con una
narrazione visivamente mozzafiato, il film è infatti entrato nella
storia del cinema anche per il suo valore educativo e
simbolico.
Nel cast, come anticipato, troviamo Jeremy Irons nel ruolo di padre
Gabriel, un missionario gesuita che si batte per
difendere la dignità e la libertà degli indios Guaraní, e Robert De Niro in quello di Rodrigo
Mendoza, un ex mercenario che intraprende un percorso di
redenzione e sacrificio. A completare il trio dei protagonisti c’è
Ray McAnally nei panni del cardinale
Altamirano, figura centrale nella decisione
politica che segnerà il destino delle missioni. Il film si
distingue per la sua capacità di mettere in scena il contrasto tra
fede, potere e coscienza, facendo emergere i dilemmi morali e le
contraddizioni storiche legate alla colonizzazione europea in Sud
America.
Oltre a essere un’opera cinematografica di grande impatto,
Mission è anche un film basato su una
storia vera, che affonda le sue radici nel
trattato di Madrid del 1750 e negli eventi che
seguirono in Paraguay. Nei paragrafi successivi analizzeremo i
fatti storici realmente accaduti e vedremo come il film abbia
rielaborato tali eventi per costruire una narrazione avvincente e
toccante. Approfondiremo la vera storia delle missioni gesuite, il
ruolo dei Guaraní nella resistenza e il significato simbolico di
un’opera che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento nel
racconto della lotta per la giustizia e la dignità umana.
Mission prende
dunque spunto da fatti realmente accaduti in seguito alla firma del
trattato di Madrid del 1750, attraverso il quale il Regno
di Spagna fu costretto a cedere parte delle terre
appartenenti alle missioni gesuite in Paraguay
alla corona portoghese. La narrazione del film è
affidata al personaggio di Altamirano, che racconta eventi già
avvenuti e che nel film rappresenta il gesuita andaluso
Lope Luis Altamirano, figura storica realmente
esistita. Quest’ultimo fu inviato in Paraguay nel 1752 con il
compito di sovrintendere al passaggio di sovranità su quei
territori dal controllo spagnolo a quello portoghese.
A lui fu affidata la responsabilità
di gestire il trasferimento di sette missioni situate a sud e a est
del fiume Río Uruguay, costruite nel XVII secolo
dagli indios Guaraní sotto la guida dei missionari gesuiti. Come
parziale indennizzo per la perdita, la Spagna promise un rimborso
totale di appena 4.000 pesos per tutte e sette le missioni, una
somma che, se rapportata alla popolazione residente, equivaleva a
meno di un peso per ciascuno dei circa 30.000 Guaraní coinvolti.
Questo compenso appariva irrisorio se paragonato al valore stimato
dei terreni coltivati, del bestiame e delle strutture, che si
aggirava tra i 7 e i 16 milioni di pesos.
Una tale sproporzione provocò un
conflitto armato tra i Guaraní e le truppe ispano-portoghesi,
culminato negli scontri tra il 1754 e il 1756. In quell’occasione,
gli indigeni tentarono con grande coraggio di difendere i propri
villaggi e la loro terra contro le forze europee incaricate di
applicare il trattato. Ai fini della narrazione cinematografica,
per esigenze produttive, fu ricostruita soltanto una delle sette
missioni originali: São Miguel das Missões. Il
film è stato girato nei pressi delle celebri cascate
dell’Iguazú, una scelta voluta dallo sceneggiatore
che si è concesso una certa libertà creativa.
Egli ha infatti intrecciato gli
eventi raccontati nella pellicola con le vicende storiche delle
antiche missioni fondate nei primi decenni del XVII secolo lungo il
fiume Paranapanema, a monte delle cascate Guairá.
Tali missioni furono progressivamente abbandonate dai gesuiti e
dagli indigeni Guaraní a partire dal 1631, a seguito delle ripetute
incursioni dei bandeirantes portoghesi, i mercanti di schiavi. Lo
scontro bellico che conclude il film richiama simbolicamente la
storica battaglia di Mbororé del 1641, durata otto
giorni e combattuta sia sulla terraferma che lungo il fiume, con
l’ausilio di canoe.
In quell’occasione, grazie alla
guida strategica dei gesuiti e all’uso delle armi da fuoco, i
Guaraní riuscirono a respingere le forze assalitrici, ottenendo una
significativa, seppur temporanea, vittoria. Il film afferma inoltre
che i Guaraní accettarono immediatamente il cristianesimo, ma in
realtà le credenze religiose indigene persistettero per diverse
generazioni. Lo storico James Schofield Saeger
ritiene che il film sorvoli sulla frequente resistenza dei Guaraní
all’autorità gesuita, testimoniata da diverse rivolte e dal rifiuto
di molti Guaraní di vivere nelle missioni.
Diretto da MarcForster, regista noto per Quantum of
Solace, World War
Z e Non così
vicino, il film Machine Gun Preacher è il
titolo del 2011 che racconta la straordinaria storia vera di Sam
Childers, un ex motociclista e tossicodipendente diventato
missionario e difensore dei bambini sudanesi. Interpretato da
Gerard Butler, il film esplora dunque il
percorso di redenzione di un uomo che, dopo aver trovato la fede,
decide di dedicare la sua vita a salvare i più vulnerabili dalle
atrocità della guerra.
La pellicola si distingue per la sua
intensa narrazione e per la rappresentazione cruda delle realtà del
Sudan meridionale, dove Childers ha costruito un
orfanotrofio e ha combattuto contro il Lord’s Resistance
Army (LRA) per proteggere i bambini. Attraverso la sua
storia, il film offre quindi una riflessione profonda sulla morale,
la fede e la giustizia, ponendo lo spettatore di fronte a dilemmi
etici complessi. Nonostante le critiche contrastanti,
Machine Gun Preacher è dunque un’opera che suscita
discussioni importanti sulla responsabilità individuale e sul
potere della trasformazione personale.
La pellicola ha poi riscosso un
certo interesse proprio grazie alla sua miscela di azione,
spiritualità e dramma umano. Ma quanto di ciò che vediamo sullo
schermo è fedele alla realtà? In questo articolo analizzeremo la
vera storia dietro Machine Gun Preacher,
confrontando fatti reali e finzione cinematografica. Come spesso
accade a Hollywood, infatti, alcuni eventi sono stati enfatizzati o
modificati per esigenze narrative. Approfondiamo quindi il percorso
di Sam Childers e scopriamo quali aspetti del suo passato, della
sua missione e delle sue battaglie sono stati trasposti sul grande
schermo e come.
Il film segue le vicende di
Sam Childers (Gerard
Butler), ex motociclista un tempo dipendente da alcool
e droghe che vive in Pennsylvania. Quando esce di prigione e torna
a casa scopre che sua moglie Lynn (Michelle
Monaghan) ha smesso di fare la spogliarellista per
dedicarsi a Dio. L’uomo non ne vuole sapere e riprende la sua
vecchia vita tra festini e sbronze con l’amico
Donnie (Michael
Shannon). Tutto cambia quando una sera, completamente
stordito dagli stupefacenti, rischia di uccidere un vagabondo.
Una volta tornato lucido, decide di
provare a convertirsi e andare con Lynn in chiesa, dove si
battezza. Le cose, da quel momento, iniziano ad andare bene: trova
un buon lavoro, poi avvia la sua ditta edile e, infine, decide di
partire per l’Uganda come missionario per aiutare i rifugiati. La
situazione si complica quando l’uomo chiede a un soldato dell’SPLA
di accompagnarlo in Sudan, sebbene sia molto pericoloso per via
della guerra. Quella nuova avventura cambierà per sempre la vita di
Sam e le sue convizioni sul suo posto nel mondo.
La storia vera dietro il film: chi
è davvero Sam Childers?
La vera storia raccontata in Machine Gun
Preacher prende ispirazione dall’autobiografia di
Sam Childers, Another Man’s War.
Childers è un ex spacciatore di droga e membro di una gang di
motociclisti che, dopo un periodo di detenzione e una crisi
personale, si è convertito al cristianesimo evangelico. Spinto
dalla fede e da un senso di colpa per il suo passato violento, Sam
ha poi effettivamente deciso di partire come volontario per
l’Africa, visitando l’Uganda e il Sudan
del Sud, due territori devastati da guerre civili e dalla
brutalità del Lord’s Resistance Army (LRA), il
gruppo armato guidato da Joseph Kony.
Durante uno dei suoi primi viaggi in Sudan, Childers ha
assistito in prima persona agli orrori commessi dai ribelli:
villaggi distrutti, bambini rapiti e costretti a diventare soldati
o schiavi. Sconvolto, ha deciso di agire. Ha quindi fondato un
orfanotrofio, l’Angels of East Africa, che offre
rifugio a decine di bambini sopravvissuti alla guerra. Ma a
differenza delle classiche missioni umanitarie, Childers ha scelto
un approccio radicale: armarsi e partecipare attivamente a missioni
di salvataggio nelle zone di conflitto, affiancandosi a milizie
locali per difendere i più deboli.
Nel film, Sam Childers è quindi descritto come un eroe
borderline, un uomo tormentato che riesce a trasformare la rabbia e
la violenza del passato in una forza salvifica. Tuttavia, molte
delle sequenze più spettacolari sono state romanzate o esagerate
rispetto a quanto realmente accaduto. Ad esempio, il film mostra
Childers in frequenti scontri a fuoco, ma nella realtà il
suo coinvolgimento diretto nei combattimenti è oggetto di
controversia. Alcune testimonianze e inchieste
giornalistiche hanno messo in dubbio l’entità delle sue azioni
militari, sollevando interrogativi sulla legittimità e l’efficacia
delle sue operazioni armate.
Un’altra differenza significativa riguarda il
contesto africano. Machine Gun Preacher
semplifica notevolmente la complessità politica e sociale del
Sudan, trasformando una guerra civile lunga e articolata in uno
sfondo funzionale alla narrazione di redenzione del protagonista.
Viene così ridotta la molteplicità degli attori coinvolti –
governi, ONG, missioni religiose – e il conflitto appare come una
lotta tra il bene (rappresentato da Childers) e il male (i ribelli
del LRA), privando la vicenda di molte delle sue sfumature.
Come si evince, la figura di Sam Childers ha dunque
fortemente diviso l’opinione pubblica. Da un lato, molti lo
considerano un eroe moderno che ha messo a rischio la propria vita
per salvare centinaia di bambini; dall’altro, alcune ONG e analisti
lo criticano per l’uso delle armi e per una gestione discutibile
della sua organizzazione. Diverse testate, tra cui The Guardian e Vice, hanno pubblicato inchieste in cui si
mettono in dubbio la trasparenza economica delle sue attività e la
sua effettiva presenza in zona di guerra.
Ciononostante, Childers continua a essere un personaggio
pubblico molto attivo. Tiene conferenze motivazionali, partecipa a
eventi religiosi e continua a raccogliere fondi per le sue missioni
in Africa. La sua storia, pur se controversa, ha avuto un impatto
forte sull’immaginario collettivo, e il film ha contribuito a far
conoscere la crisi sudanese a un pubblico più ampio, seppure con
qualche licenza narrativa. Machine Gun Preacher è
un film che colpisce per la sua intensità emotiva e per il dilemma
morale che propone: è giusto usare la violenza per difendere i più
deboli?
La storia di Sam Childers, con tutte le sue contraddizioni,
solleva domande profonde sul significato della fede, della
giustizia e della responsabilità individuale. Se da una parte la
pellicola ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica su
una tragedia spesso ignorata, dall’altra ha suscitato critiche per
la sua rappresentazione semplicistica e “americanizzata” del
contesto africano. Per chi ha apprezzato il film, approfondire la
vera storia di Sam Childers è utile per comprendere le sfumature di
un personaggio che ha scelto di vivere al limite tra missione
religiosa e giustizia armata. Un uomo che, al di là del cinema,
continua a dividere e a far discutere.
Il trailer di Machine Gun
Preacher e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Machine Gun Preacher grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 22
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Superman,
il primo film del DCU in uscita quest’estate, avrà un romanzo
prequel intitolato Welcome to Metropolis. Il libro è
pubblicato da Penguin Random House ed è rivolto a
un pubblico più giovane, ma potrebbe valere la pena di essere letto
se si desidera saperne di più sul nuovissimo DCU. Ecco la sinossi ufficiale del romanzo:
“Sali in cielo con Superman in questo romanzo prequel originale
basato sul nuovo film, nelle sale l’11 luglio 2025!”
Clark Kent è un volto nuovo a
Metropolis, che cerca di conciliare il suo nuovo lavoro al Daily
Planet con la sua identità segreta di Superman, un potente
metaumano, mentre scopre un pericoloso mistero che sembra essere
legato al famigerato Lex Luthor. Scopri come il primo supereroe del
mondo ha trovato il suo posto nella sua nuova casa in questo
romanzo prequel originale basato sul film. “Superman: Benvenuti a
Metropolis” include un inserto a colori di otto pagine con i
profili dei personaggi!”
La parte di questa sinossi che sta
attirando l’attenzione di molti fan di Superman e
della DC è il fatto che Superman venga definito un metaumano.
Nei fumetti DC, un metaumano è un
essere umano che acquisisce poteri attraverso qualsiasi via. Flash,
che ha ottenuto i suoi poteri essendo stato colpito da un fulmine
nel momento esatto in cui delle sostanze chimiche gli sono state
rovesciate addosso, Clayface, a seconda della versione, ha ottenuto
i suoi poteri attraverso un esperimento chimico andato male, e
Firestorm, che ha ottenuto i poteri attraverso un altro esperimento
che ha combinato due personalità, sono tutti nati come esseri
umani. I personaggi che non sono esseri umani generalmente non
rientrano nella definizione di metaumani.
Aquaman non è un metaumano in quanto è Atlantideo,
Wonder Woman non è una metaumana in quanto è
un’Amazzone, e Martian Manhunter non è un metaumano in quanto è un
Marziano. Personaggi privi di poteri come Batman e la sua
Bat-Famiglia, Mister Terrific e Green Arrow non sono considerati
metaumani, sebbene spesso compiano imprese che sembrano sovrumane.
In generale, Superman e tutti gli altri supereroi di
Krypton non sono considerati metaumani in quanto non sono esseri
umani.
L’autore del romanzo prequel,
James Prescott, si è rivolto a X per difendere il
suo uso del termine, ed è piuttosto convinto di aver usato la
parola correttamente: “Metaumano è un termine usato per
chiunque possieda capacità sovrumane, umano o meno.”
Certo, il termine metaumano e la sua
definizione sono molto complessi, dato che il suo utilizzo può
variare da decenni a questa parte. James
Gunn e i vertici della DC potrebbero
semplicemente voler modificare la definizione del termine per
adattarla a un gruppo più ampio di persone dotate di
superpoteri.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
La produzione di Avengers:
Doomsday, il quinto film degli Avengers che vedrà la
partecipazione del Dottor Destino di Robert Downey
Jr, è iniziata a marzo 2025. Il film presenta un cast di
attori molto nutrito, che potete vedere in fondo a questa pagina, e
uno di loro ha appena iniziato a recitare.
Anthony Mackie, che
interpreta Sam Wilson/Capitan America, si sta recando sul set di
Avengers:
Doomsday. In una storia di Instagram, ha pubblicato un
selfie con una didascalia che recitava semplicemente: “E così
inizia…”. L’attore indossava una maglietta delle Superchicche
con i classici personaggi dei cartoni animati, ma la parte
inquietante del suo post era il filtro utilizzato. Schizzi di
sangue finto sulla sua immagine, forse alludendo al tono più cupo
del film e alla quantità di violenza che verrà mostrata. Date
un’occhiata qui sotto.
Attenzione: questo articolo
contiene spoiler sull’episodio 2 della seconda stagione di The Last
of Us e piccoli spoiler su The Last of Us Parte II
La canzone che si sente nella
colonna sonora alla fine di The Last Of Us – Stagione 2 Episodio
2 è più importante di quanto sembri e ha un
collegamento con un videogioco. L’aspetto più memorabile di questo
episodio è, ovviamente, il momento tanto temuto in cui Abby
mantiene la sua promessa e uccide Joel per vendicare le Luci cadute
e suo padre. Alla fine dell’episodio, proprio come nel videogioco,
Abby attira Joel nel suo chalet, lo sorprende con un colpo di
fucile e lo tortura a morte con una mazza da golf.
Ma dopo quel momento devastante,
l’episodio si conclude con una canzone splendidamente cupa. Si
sente su un montaggio che mostra le conseguenze degli eventi ricchi
d’azione dell’episodio. Ellie giace accanto al corpo di Joel, le
strade di Jackson sono disseminate di cadaveri e detriti e, negli
ultimi istanti dell’episodio, Ellie, Jesse e Dina tornano
in città con un sacco per cadaveri al seguito. La scelta
di questa canzone non è solo appropriata perché il suo tono solenne
e malinconico si adatta alle emozioni strazianti dell’episodio, ma
ha anche un legame più profondo con il materiale originale.
Ashley Johnson, interprete
originale di Ellie, canta “Through The Valley”- la cover era già
presente nel videogioco
The Last of Us Stagione 2 – Pedro Pascal –
Cortesia Warner Bros Discovery
La canzone che si sente alla fine
dell’episodio è una cover di
Through the Valley di Shawn James,
interpretata da Ashley Johnson, l’attrice che in
originale presta la voce a Ellie nel gioco. Ellie sta ascoltando la
versione originale di James quando viene introdotta per la prima
volta in The Last of Us Parte II. Quando Joel porta per la
prima volta la chitarra a Ellie, si sente vagamente “Through
the Valley” nelle sue cuffie prima che lui la interrompa. La
commovente cover di Johnson della canzone viene suonata durante i
titoli di coda del gioco.
Through the Valley è anche il titolo dell’episodio.
Questa canzone ha fatto parte di
questa storia fin dalla campagna marketing. In uno dei primi
trailer di The Last of Us Parte II, Ellie suona “Through
the Valley”. Mentre la telecamera si allontana, rivela lentamente
che Ellie è coperta di sangue e circondata dai cadaveri delle
persone che ha ucciso. Joel si presenta sulla soglia e giura di
ucciderli “fino all’ultimo”. Johnson dovrebbe essere familiare agli
spettatori della serie TV, perché è stata scelta per interpretare
la madre di Ellie, Anna, nel finale della prima stagione.
Il testo di “Through The Valley” si
adatta perfettamente ai temi e alle emozioni della storia
C’è un motivo per cui
“Through the Valley” è stata usata così spesso in The Last of
Us Parte II e nel suo adattamento televisivo; il testo della
canzone racchiude perfettamente i temi e le emozioni di questa
storia. La serie TV la inserisce alla fine dell’episodio 2 perché,
con la tragica morte di Joel, la storia è ormai in pieno
svolgimento. Ellie si concentrerà presto unicamente sulla vendetta
contro i responsabili della morte di Joel, perdendo gradualmente la
sua umanità. Il testo di “Through the Valley” attinge a questi temi
di violenza e vendetta.
La ricerca di vendetta di Ellie
gradualmente eroderà la sua umanità e la trasformerà in ogni
frammento del mostro omicida che crede che Abby sia, il che si
riflette nel verso “Non posso camminare sul sentiero della ragione
perché ho torto”. La svolta oscura e violenta di Ellie è
telegrafata ancora più chiaramente nel verso “So che ucciderò i
miei nemici quando arriveranno”. Il verso tematicamente più
significativo della canzone – “Come puoi salvare il mondo da se
stesso?” – evidenzia il futile ciclo di violenza che questa storia
esplorerà in tragica profondità.
Quando nel 2022 è
arrivata la prima stagione di
Andor, ha colto tutti di sorpresa. In un
panorama dove Star
Wars sembrava arrancare tra nostalgie riciclate e fan
service forzato, la serie ideata da Tony Gilroy ha
tracciato una via nuova, più matura, più autentica. Con uno stile
narrativo solido e un’ambientazione cruda e realistica,
Andor è riuscita a catturare sia i
veterani della saga che i neofiti, grazie a una scrittura
intelligente e personaggi memorabili. La seconda stagione non solo
conferma quella qualità, ma la supera, portando a compimento
un’opera che è il miglior prodotto dell’era Disney di Star
Wars.
Il cammino verso la
ribellione in Andor – Stagione 2
Dove la prima stagione
mostrava l’inizio della radicalizzazione di Cassian Andor – da
ladro solitario e disilluso a elemento attivo della resistenza –
questa seconda parte completa il suo arco trasformativo. Ambientata
nei quattro anni che precedono
Rogue One, ogni blocco di tre episodi racconta un
anno di crescita personale e politica per Cassian, fino ad arrivare
ai fatti che conosciamo. Eppure, anche se sappiamo già quale sarà
la sua fine, ogni passo è intriso di tensione e significato,
costruito con una cura tale che rende ogni episodio
imprescindibile.
Diego
Luna offre una performance profonda e sfumata: il suo
Cassian è un uomo segnato, combattuto tra il desiderio di fuga e il
richiamo irresistibile della causa. Ogni scelta pesa, ogni
sacrificio lascia il segno, e Luna riesce a trasmettere tutto
questo con uno sguardo, un silenzio, un gesto. La sua evoluzione è
il cuore della serie, ma non è certo l’unico elemento
brillante.
Una galassia lontana,
ma stranamente familiare
Uno dei punti di forza
più evidenti di Andor – Stagione 2 è il
modo in cui tratta l’universo di Star Wars con rispetto ma senza
riverenza. Non ci sono Jedi, né spade laser, né profezie
millenarie. Al loro posto, troviamo burocrati corrotti, ufficiali
ambiziosi, spie, famiglie divise e operai sfruttati. La
fantascienza diventa pretesto per raccontare la lotta tra
oppressione e libertà in modo adulto, quasi realistico.
L’Impero, in
Andor, non è un male astratto: è fatto di
pratiche amministrative, torture psicologiche, razzie e
manipolazione politica. In questa stagione, il pianeta Ghorman
diventa il simbolo di tutto questo. Sotto la guida spietata della
supervisora imperiale Dedra Meero (una fenomenale Denise
Gough – qui la nostra
intervista) e del Direttore Krennic (Ben
Mendelsohn), l’Impero mette in atto una strategia
brutale per giustificare l’uso della forza contro la popolazione.
Dall’altro lato, Luthen Rael (Stellan
Skarsgård) e il suo network di ribelli sono costretti
a prendere decisioni sempre più difficili, mettendo in discussione
i confini morali della ribellione stessa.
Ogni personaggio, una
storia
Il cast corale è uno dei
grandi punti di forza della serie. Mon Mothma (Genevieve
O’Reilly), che già brillava nella prima stagione, è
protagonista di alcuni dei momenti più intensi: il matrimonio
combinato della figlia, le manovre politiche su Coruscant, la lenta
ma inesorabile transizione da riformista a cospiratrice. Bix
(Adria Arjona), segnata dalla tortura, rappresenta
il lato umano e fragile della guerra. Kleya, Vel, Syril Karn… ogni
personaggio ha spazio, profondità e un arco narrativo coerente e
coinvolgente.
C’è una scena – tra le
più potenti dell’intera saga – in cui Vel, distrutta dal dolore,
pronuncia un discorso sulla necessità del sacrificio. È in quel
momento che Andor mostra tutta la sua
forza: ci ricorda che la ribellione non è fatta solo di eroi
leggendari, ma di persone comuni che pagano un prezzo altissimo per
un futuro migliore.
Politica, storia e
cuore
Non è esagerato dire che
Andor è anche una grande lezione di
politica e storia. Le analogie con il nostro mondo sono evidenti:
l’ascesa del fascismo, l’uso della propaganda, l’estrazione
violenta di risorse, i meccanismi del potere autoritario… tutto è
rappresentato con lucidità e rigore. Ma ciò che rende Andor
straordinaria è che, nonostante questa complessità, non perde mai
il suo cuore. È una storia di umanità, di scelte, di speranza. È
Star Wars nella sua forma più pura, anche senza le
icone più classiche.
Andor – stagione 2 – Adria Arjona – Cortesia Disney
Un’eredità per il
futuro
Con la conclusione della
seconda stagione, Andor non lascia solo un’eredità
narrativa, ma anche un modello di come si possa fare televisione di
qualità all’interno di un franchise gigantesco. Tony
Gilroy e il suo team hanno dimostrato che è possibile
raccontare storie adulte, intelligenti, emozionanti, all’interno
dell’universo creato da George Lucas. La speranza è che altri
seguano questa strada.
Perché
Andor non è solo una grande serie Star Wars. È una
grande serie, punto.
Attenzione: contiene SPOILER su
The Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the
Valley” e su The Last of Us Parte II!
The Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the
Valley”porta con sé molti cambiamenti rispetto al
videogioco originale, dall’invasione di Jackson al ruolo di Dina
nella storia. La prima stagione di The
Last of Us è rimasta piuttosto fedele alla storia del
primo videogioco e, sebbene ci siano stati piccoli cambiamenti, si
è trattato per lo più di aggiunte piuttosto che di alterazioni.
Tuttavia, la seconda stagione di The Last of Us ha già dimostrato
di essere disposta ad apportare cambiamenti significativi alla
storia di The Last of Us Parte II, con il secondo episodio
che ha cambiato iseguenti aspetti.
Nell’episodio, Abby e la WLF
arrivano a Jackson. Durante la pattuglia, Joel e Dina salvano Abby
da un gruppo di Infetti, ritirandosi poi in un rifugio sciistico
dove si nascondono gli amici di Abby. Nel frattempo, gli Infetti si
dirigono a Jackson, razziando l’insediamento. Tornato al rifugio
sciistico, Joel scopre che Abby è lì per ucciderlo. La WLF seda
Dina e inizia a picchiare Joel, con Ellie che arriva proprio mentre
viene ucciso.
Le motivazioni di Abby vengono
rivelate molto prima
Uno dei cambiamenti più
grandi e controversi nell’episodio 2 riguarda le motivazioni di
Abby. The Last of Us Parte II ha corso un grosso rischio
nella gestione di Abby. Nel gioco, Abby arriva e uccide Joel, senza
che il giocatore ne sappia il motivo. Pertanto, il giocatore
trascorre la prima metà del gioco odiando Abby. Questo cambia solo
quando avviene un cambiamento radicale. Verso la metà di The
Last of Us Parte II, il giocatore assume il controllo di Abby,
scoprendone lentamente le motivazioni e iniziando a simpatizzare
con lei mentre si mette nei suoi panni.
Forse a causa di quanto sia
controverso il gioco, le motivazioni di Abby vengono rivelate molto
prima nella serie HBO. Abby non solo ha menzionato che Joel ha
ucciso suo padre nella première, ma rivela anche esplicitamente la
sua storia passata a Joel mentre lo uccide. Questo rende Abby un
po’ più empatica fin da subito, sebbene non comporti un rischio
così grande come nel videogioco.
Dina è la compagna di pattuglia di
Joel al posto di Tommy
Sebbene la morte di Joel
avvenga in modo simile nella serie TV e nel gioco The
Last of Us, c’è un grande cambiamento per quanto
riguarda il ruolo di Dina. In The Last of Us Parte II,
Joel è di pattuglia con Tommy quando trovano Abby. Tommy e Joel
tornano al rifugio, e Dina ed Ellie arrivano sul posto più
tardi.
The Last of Us – Stagione 2
cambia un po’ le cose. Invece di Tommy, Joel è in pattuglia con
Dina quando incontra Abby e gli Infetti. Dina poi viaggia con Joel
e Abby fino al rifugio. Tommy non è affatto coinvolto nella morte
del rifugio, rimanendo indietro a difendere Jackson da un’orda di
Infetti.
Ellie è in pattuglia con Jesse dato
che Dina è con Joel
Joel non è l’unico ad
avere un nuovo compagno di pattuglia. Nel gioco, Ellie è con Dina
quando scoprono che Joel è nei guai, e le due arrivano insieme al
rifugio. Dato che nella serie HBO Dina era con Joel, questo
significa che Ellie doveva essere con qualcun altro. Per questo
motivo, Ellie è di pattuglia con Jesse, dove la loro relazione si
approfondisce. Ellie lascia poi Jesse per dirigersi verso il
rifugio sciistico, dove lei e Dina sono ancora presenti durante la
morte di Joel.
Abby scopre il nome di Joel da
Dina
Un altro dei momenti più
controversi di The Last of Us Parte II riguarda il modo in
cui Abby scopre l’identità di Joel. Alcuni giocatori hanno trovato
un po’ troppo comodo che Joel fosse proprio colui che ha salvato
Abby, visto che era andata fino a Jackson a cercarlo. Poi,
presentandosi, ha detto ad Abby il suo nome, le dice
involontariamente che ha trovato il suo bersaglio. Dato che Joel è
un sopravvissuto esperto, è un po’ insolito per lui rivelare il suo
vero nome a uno sconosciuto, poiché potrebbe trattarsi di un
predone, una Luce o di qualsiasi altro tipo di individuo
pericoloso.
La seconda stagione di The Last of
Us adotta un approccio diverso. Dopo aver salvato Abby, Joel si
ricongiunge a Dina in un edificio abbandonato. Prima di vedere
Abby, Dina chiama Joel, pronunciando il suo nome. Abby lo riconosce
immediatamente, e ne deduce che il suo salvatore sia anche
l’assassino di suo padre. Alcuni potrebbero sostenere che questo
approccio sia più adatto alla storia di The Last of
Us, in quanto risulta un po’ più credibile.
Joel tenta di ottenere l’aiuto di
Abby per l’attacco degli Infetti a Jackson
L’errore che Joel ha
commesso andando al rifugio sciistico di Abby è stato quello che
gli è costato la vita. Tuttavia, le sue motivazioni per commettere
questo errore sono diverse nel videogioco e nella serie HBO. In
The Last of Us Parte II, Joel e Tommy salvano Abby da
un’orda di Infetti. Tuttavia, a questo punto si è verificata anche
una violenta tempesta. Abby invita i due a tornare al loro rifugio
sciistico per aspettare che finisca. Usa la tempesta e gli Infetti,
attirandoli con successo nella sua trappola.
The Last of Us –
Stagione 2, episodio 2, cambia leggermente la
situazione. Non c’è la tempesta, ma c’è ancora un’orda di Infetti.
Infatti, gli Infetti stanno attaccando Jackson, e Joel capisce che
hanno bisogno di aiuto. Tuttavia, lui e Dina capiscono che non
sopravvivranno al viaggio di ritorno. Abby racconta ai due dei suoi
amici, e Joel si reca allo chalet nella speranza di ottenere il
loro aiuto. Tuttavia, muore prima ancora di averne la
possibilità.
La morte di Joel è causata da una
pugnalata di una mazza da golf
La morte di Joel è un
grosso problema, ma The Last of Us, stagione 2, episodio 2, apporta
una piccola modifica al modo in cui avviene effettivamente. La
tortura e la morte di Joel sono ugualmente brutali in entrambe le
versioni della storia. Viene colpito e picchiato con una mazza da
golf, anche se Abby della HBO fa un ulteriore passo avanti. In
The Last of Us Parte II, Abby colpisce Joel in testa con
la mazza da golf fino a farlo morire. Nella seconda stagione di
The Last of Us, Abby lo colpisce con la mazza da
golf così forte da romperla. Poi prende il manico rotto e pugnala
Joel al collo, e questo è il colpo mortale.
Gli Infetti attaccano Jackson (e
Tommy rimane indietro per difendersi)
Sebbene ci siano molti
piccoli cambiamenti in The Last of Us –
Stagione 2, Episodio 2 “Through the Valley”, la novità più
importante è un’aggiunta importante. Nel gioco, Tommy è coinvolto
negli eventi che circondano la morte di Joel. Tuttavia, nella serie
è impegnato in qualcos’altro. Dopo che Abby sveglia l’orda di
Infetti, alcuni lavoratori di Jackson trovano i tralci di cordyceps
che crescono nelle tubature di Jackson. Questi tralci allertano gli
Infetti, e l’orda si dirige verso Jackson.
Tra le mura di Jackson, Tommy è
costretto a guidare i suoi cittadini in battaglia. Alla fine, i
mostri irrompono nella città, uccidendo tonnellate di persone.
Questa intera sequenza d’azione è completamente originale per la
serie HBO. Mentre sviluppa il personaggio di Tommy e aggiunge
un’altra importante sequenza d’azione all’inizio della storia, sarà
interessante vedere quanto questa sequenza sarà influente sul resto
della seconda stagione di The Last of Us.
Attenzione: spoiler importanti per
The Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the Valley”.
L’attrice di Abby, Kaitlyn Dever, e lo showrunner Craig
Mazin spiegano alcune delle modifiche apportate al gioco
in The
Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through
the Valley”. Il 20 aprile (il 21 da noi in Italia), la serie
HBO ha adattato uno dei momenti più scioccanti e strazianti del
videogioco, in cui Abby uccide brutalmente Joel (Pedro
Pascal) per vendicare il padre, mentre Ellie (Bella
Ramsey) è costretta ad assistere. Nell’adattare la
scena di The Last of Us Parte II, sono state
apportate diverse modifiche al gioco, in particolare per quanto
riguarda il modo in cui viene presentata la storia passata di
Abby.
In un’intervista con
Entertainment Weekly, Dever e Mazin hanno spiegato alcune
delle modifiche apportate al gioco in The
Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through
the Valley”, inclusa la sequenza del sogno di Abby che apre
l’episodio. Mazin ha anche spiegato il monologo che ha scritto per
Abby, non presente nel gioco, che lei pronuncia prima di uccidere
Joel.
Dever: Riassume tutto ciò che
prova per la scena successiva. Vuole così tanto tornare alla sua
vecchia vita. Vuole così tanto che la situazione non sia quella che
è.
Mazin: Si tratta solo di
immaginare quanto sia arrabbiata e ferita, ma anche quanto abbia
ragione nella sua mente. Ciò che è importante per lei comunicare è
che quello che lui ha fatto è sbagliato. Fine. Colpevole.
Condannato a morte. Nessuna discussione. Nessun dibattito. Niente
di niente. Adoro come Pedro abbia rappresentato questo tipo di
accettazione lì. La verità è che quello che lui ha fatto è quello
che lei sta facendo ora. Uccidiamo per le persone che amiamo. Joel
vive un’esperienza che né Ellie né Abby hanno – e la approfondiremo
nel corso della stagione – ed è l’esperienza di amare un figlio,
che è diversa dall’essere un figlio e amare un genitore.”
Cosa significano per la serie i
cambiamenti rispetto al gioco
Tentano di umanizzare Abby
Fin dall’inizio di The
Last of Us – Stagione 2, era chiaro che
la serie avrebbe adottato un approccio narrativo leggermente
diverso rispetto al gioco, che ritarda deliberatamente la
rivelazione del passato di Abby, mentre l’adattamento HBO sceglie
di costruire empatia per Abby molto prima attraverso scene
aggiuntive. Nel primo episodio, poco dopo il massacro all’ospedale
Firefly, Abby rivela che la sua intenzione è quella di uccidere
Joel. Un’altra di queste deviazioni è la sequenza onirica che apre
il secondo episodio, in cui un’Abby più adulta avverte la se stessa
giovane di cosa l’aspetta nella stanza in cui suo padre è appena
stato ucciso.
Mazin, che ha scritto l’episodio 2,
ha anche incluso un monologo originale per Abby che non si trova in
The Last of Us Part II. Poco prima che Abby uccida Joel,
scarica tutto il dolore e la rabbia che portava dentro, il che
aiuta a dare corpo a un momento importante che il gioco lascia
ambiguo. Il monologo aiuta a mostrare che, nella mente di Abby, le
sue azioni sono completamente giustificate e, a sua volta, il
parallelo diventa piuttosto chiaro. Abby sta facendo esattamente
quello che ha fatto Joel: uccidere per qualcuno che ama.
La produzione di Enola Holmes 3 è iniziata nel Regno Unito, con
Millie Bobby Brown, Louis
Partridge,
Henry Cavill, Helena Boham-Carter, Himesh
Patel e Sharon Duncan-Brewster che
tornano per altre avventure investigative di Netflix
ambientate nell’era vittoriana.
Philip Barantini, che ha
recentemente contribuito a frantumare i record di ascolti di
Netflix con Adolescence, si mette
alla regia per la prima volta nel franchise, subentrando a
Harry Bradbeer, che ha diretto i primi due film.
Barantini sta lavorando su una sceneggiatura del suo collaboratore
Jack Thorne, che ha già scritto tutti e tre i film
di “Enola Holmes”, basati sulla serie di libri “The Enola Holmes
Mysteries” di Nancy Springer.
Il terzo capitolo vede l’avventurosa
Enola Holmes inseguire a Malta, dove, secondo la
descrizione, “i suoi sogni personali e professionali si
scontrano in un caso più intricato e insidioso di qualsiasi altro
abbia mai affrontato prima”. Tra i produttori figurano Mary
Parent, Ali Mendes e Alex Garcia per Legendary Entertainment e
Brown e Bobby Brown per la casa di produzione di Brown, PCMA
Productions. Tra i produttori esecutivi figurano Jake Bongiovi e
Isobel Richards per PCMA, Joshua Grode per Legendary e Michael
Dreyer.
I film di “Enola
Holmes” si sono finora rivelati un successo di critica e
pubblico per Netflix, con “Enola Holmes 2” che ha
debuttato al primo posto nelle classifiche settimanali globali alla
fine del 2022, dopo aver totalizzato oltre 68 milioni di ore di
streaming in 93 paesi. Anche per il secondo film, Brown avrebbe
ricevuto 10 milioni di dollari per il ruolo principale, il più alto
stipendio iniziale per un attore di età inferiore ai 20 anni
all’epoca.
Attenzione: ci sono spoiler su The
Last of Us – Stagione 2, Episodio 2 “Through the Valley”
Lo showrunner di The
Last of Us, Craig Mazin, spiega come
l’interpretazione di una star abbia reso il finale del secondo
episodio della seconda stagione una delle sequenze più difficili da
girare. Mentre l’episodio adattava gli strazianti eventi della
morte di Joel, Mazin ha parlato a Entertainment Weekly dei
momenti altrettanto emozionanti accaduti durante le riprese.
Secondo lo showrunner, l’interpretazione di Bella Ramsey ha amplificato le emozioni dietro
la sequenza grazie al legame con Pedro Pascal e al difficile percorso che
avevano intrapreso per portare la storia sullo schermo.
“La parte più difficile è stata
guardare Bella assistere a tutto questo. Pedro e Bella sono
straordinariamente uniti. Lavoravano a braccetto, si tenevano
profondamente l’uno all’altra. Se fingete di essere in quel
momento, probabilmente è una cosa semplice, ma questa non è
finzione. Posso dirvi solo stando in quella stanza, che sta
succedendo: il dolore che [Ellie] prova lì e poi quella rabbia… Non
è calcolato o artificiale. È stato difficile non avere la
sensazione che stessimo rompendo qualcosa che avevamo dedicato così
tanto tempo a costruire e far funzionare con tanta cura.
Bella Ramsey in The Last of Us – Stagione 2 episodio 2.
Cortesia di Max.
Come verrà percepita la morte di
Joel per tutta la stagione
La morte di Joel è un punto di non
ritorno
Nonostante la spiegazione di Mazin,
lo showrunner sottovaluta in qualche modo l’incredibile impatto che
la morte di Joel ha sul mondo di The
Last of Us. Essendo stato il protagonista della serie
sin dalla prima stagione, il pubblico è stato messo nei panni di
Joel per gran parte della storia, fatta eccezione per brevi
intermezzi, rendendolo il personaggio con cui gli spettatori si
identificano di più, anche nei suoi momenti più dubbi. Pertanto, la
sua morte ha un impatto incredibile, poiché il pubblico perde la
sua prospettiva e si ritrova perso tanto quanto i suoi cari
all’interno della serie.
Questo non significa sminuire
l’impatto effettivo che la morte di Joel ha sul resto del cast,
poiché la sua perdita trascina altri personaggi in una spirale che
alla fine li porterà alla rovina. Rimasta con poco da perdere,
Ellie è determinata a vendicare suo padre, replicando il ciclo in
cui Joel ha messo Abby (Kaitlyn Dever) e mettendo
le due in rotta di collisione. Tuttavia, nonostante abbia commesso
un atto efferato, la controversa storia di Abby non è finita,
poiché le esplorazioni successive la renderanno il personaggio più
complicato della stagione.
Anoradi
Sean Baker si aggiudica il
David come Miglior Film Internazionale. Il riconoscimento sarà
assegnato mercoledì 7 maggio nell’ambito della cerimonia di
premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1, dagli studi di
Cinecittà e trasmessa in 4K (sul canale Rai4K, numero 210 di
Tivùsat). La conduzione dell’edizione 2025 è affidata a
Elena Sofia Ricci e Mika. La
serata sarà in diretta anche su Rai Radio2 – con la conduzione di
Carolina Di Domenico – e sarà disponibile sulla piattaforma di
RaiPlay.
Anora, presentato in prima
mondiale al Festival
di Cannes, dove si è aggiudicato la Palma d’Oro, racconta le
vicende di una giovane sex worker di Brooklyn che incontra e sposa
impulsivamente il figlio di un oligarca. La possibilità di vivere
una storia da Cenerentola viene minacciata quando la notizia arriva
in Russia e i genitori di lui partono per New York con l’obiettivo
di far annullare il matrimonio.
Anora si è aggiudicato
cinque Premi Oscar® tra cui quello per il Miglior Film. Sean Baker
è stato premiato dall’Academy come Miglior Regista, per la Miglior
Sceneggiatura Originale e per il Miglior Montaggio. Infine, la
protagonista Mikey Madison ha vinto l’Oscar® come Miglior
Attrice.
Gli altri film candidati
con Anora nella cinquina per il Premio David Miglior Film
Internazionale erano Conclave di Edward Berger, Juror
#2 (Giurato Numero 2) di Clint Eastwood, The Zone of Interest (La
zona d’interesse) di Jonathan Glazer e Perfect
Days di Wim Wenders.
Tra i
riconoscimenti già annunciati della 70ª edizione dei Premi David di
Donatello, il David dello Spettatore a Diamanti di Ferzan
Özpetek.