Santocielo! Ma
Santocielo per davvero. Quante volte si è usata
questa esclamazione? Parecchie, per definire lo stupore, lo
sbigottimento, persino la felicità. Un’espressione multiuso,
potremmo dire, adatta a qualsiasi circostanza, e che diventa il
titolo – quanto più calzante – del nuovo film di Ficarra
e Picone. Prodotto da Attilio De Razza per Tramp
Limited in collaborazione con Medusa Film,
Santocielo è una pellicola natalizia –
mai stata più in tema – diretta da Francesco Amato e scritta dallo
stesso regista insieme al duo comico Valentino Picone e Salvo
Ficarra, con Davide Lantieri e Fabrizio Testini. Dopo aver portato
sugli schermi nel 2019 una prima commedia ambientata nel periodo
della Natività, Il primo
Natale, Ficarra e Picone decidono ancora di esplorare il
concetto di fede, religione e festività in chiave più moderna e
inedita, allargando al contempo gli orizzonti tematici per parlarci
di qualcosa che ci tocca molto da vicino. Ricorrendo a
quell’umorismo dissacrante su cui si fonda la loro arte.
Santocielo arriva nelle sale
italiane dal 14 dicembre ed è distribuito da Medusa.
Santocielo, la trama
C’è un gran scompiglio in Paradiso.
In un’aula che sembra quella del Senato, Dio discute con tutti gli
angeli del destino dell’uomo. Le cose, sulla Terra, non vanno
affatto bene. Troppe guerre, fanatismo, avidità. Per non parlare
del cambiamento climatico. L’umanità ha davvero toccato il fondo, e
sembra non avere più alcuna speranza. L’unica strada percorribile è
il diluvio universale. Dio, però, ha dimenticato che oramai nei
cieli vige la democrazia, e qualcuno inizia a pensare a
un’alternativa: mandare un nuovo Messia. Dopo averli messi ai voti,
la decisione pare essere presa: un angelo dovrà scendere fra gli
uomini e fare l’annunciazione. Nessuno, però, vuole farsi carico di
questo importante compito, tantomeno l’arcangelo Gabriele. E così a
farsi avanti è Aristide (Picone), un angelo che crede di sapere il
fatto suo ma che in realtà non conosce né l’animo umano né
tantomeno se stesso. Ma lui è deciso, anche perché Dio gli ha
promesso un avanzamento di carriera e l’angelo, che ama il canto,
sogna di far parte del coro dell’Altissimo. Ma una volta arrivato
sulla Terra le cose non vanno come previsto e per sbaglio Aristide
ingravida un uomo, un certo Nicola Balistreri (Ficarra). Questi,
fra l’altro, è un professore bigotto, che lavora in un liceo
cattolico e vive stretto nella morsa del giudizio altrui. Per
Nicola è importante ciò che le persone pensano, ma soprattutto è
fondamentale fare bella figura con la Preside della scuola, che è
una suora, arrivando a mentire anche sul suo matrimonio oramai
finito perché certe cose, la Chiesa, non le accetta proprio.
Trascinato però dagli eventi, farà squadra con Aristide, nella
speranza di uscire dai guai senza fare troppi danni.

Distruggere i pregiudizi
C’erano tante idee che bollivano in
pentola per Ficarra e Picone. Idee che hanno trovato una strada e
preso una forma grazie all’aiuto del regista Amato, da cui è poi
nata una commedia dal retrogusto amaro, ma che si mostra con una
grande tenerezza. Come gli stessi protagonisti ci fanno capire,
Santocielo è un film che vuole
confrontarsi con il suo pubblico su più tematiche, attualissime, in
maniera chiara e leggibile, senza fare la morale a nessuno. Una fra
queste è la religione, come dicevamo, e il mal uso che se ne fa,
anche a causa di alcune imposizioni della Chiesa, poiché spesso
legata a doppio giro con i pregiudizi, questi
ultimi pilastro portante dell’intera storia. Da sempre la religione
– in tal caso quella cristiana – è vista come una dottrina dominata
da regole imprescindibili, quando in realtà, ci dicono Ficarra e
Picone, serve solo per creare un legame astratto con quel qualcosa
che va oltre la nostra stessa comprensione, di cui abbiamo bisogno
semplicemente per saperci meno soli in un mondo in cui sentirsi
persi e incompresi è una condizione quotidiana.
Perché questo è, in sostanza, il
concetto di fede (ed è qui che il film si fa puramente natalizio),
e di cui Santocielo ci parla usando come
canale preferenziale Suor Luisa, secondo la quale pregare è
un’azione che serve a far star bene noi soltanto, a prescindere se
“lassù” qualcuno ci ascolta o esaudisce le nostre richieste. Come
ci dimostra il film, è stato proprio l’uomo, poi, con il suo
bigottismo – incarnato in Nicola in primis – ad averla utilizzata
come mezzo per stigmatizzare ciò che non è – per lui –
convenzionale. Il modo migliore per mostrarci quanto sia sbagliato
giudicare gli altri, i quali usano spesso come attenuante la
religione e le “leggi della Chiesa”, è quello di far diventare
qualcosa di impossibile, possibile. Come un uomo incinto (Nicola
per l’appunto), che solo facendo sua l’esperienza più alta, intima,
e piena d’amore che possa esserci, la gravidanza, capisce che ci
sono cose che vanno al di là di quello che gli altri ci vogliono
imporre come principio indiscutibile; e al di là di qualsiasi
visione esterna deformata.
Una commedia intelligente
Ficarra e Picone diventano
perciò provocatori nelle loro battute, e in tutte quelle
situazioni improbabili o equivoche che rappresentano, raccontandoci
attraverso di esse il mondo di oggi, le sue contraddizioni e
storture, trovando nell’ironia dissacrante un modo sempre
intelligente – ma comunque tagliente – per fare critica sociale.
Beneficiando di molte analogie con la nascita di Gesù, il duo di
comici ci dice con semplicità, evitando di cadere in scene verbose
o stucchevoli, quanto spesso ci facciamo influenzare dal
pregiudizio altrui, e quanto plasmiamo i nostri comportamenti e il
nostro modo di ragionare in base a ciò che pensano gli altri, come
appunto avviene con Nicola. Il quale, però, grazie alla
dimostrazione del vero amore, che sperimenta con il figlio che ha
in grembo, con la vicinanza di un amico quale Aristide e con gli
abitanti di un paesello che invece di accusarlo e deriderlo come
fanno quelli di città, lo accolgono e proteggono, riuscirà ad avere
una visione molto più “sana e pura” della vita.
Capendo che è solo avendo il
coraggio di lasciarsi andare, rompendo le barriere mentali, che si
possono scoprire – e capire – gli altri, ma soprattutto se stessi.
Santocielo, perciò, diventa una commedia significativa per i tempi
che corrono oggi, in cui non si accettano ancora le coppie gay
(Aristide e Nicola sono mal visti pur non essendo davvero una
coppia), i divorzi, la libertà d’espressione e la parità
dei sessi. In particolare quest’ultima è quanto più
importante, estremizzata sì dalla gravidanza di un uomo, ma che
come dice lo stesso Amato “è un argomento
molto “sentito” in un’epoca in cui agli uomini finalmente viene
chiesto di assumere responsabilità sulla famiglia che non siano
solo di sostentamento, ma anche e soprattutto di ordine
affettivo.”
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