Now You See Me – I maghi del
crimine (qui
la recensione) è un thriller avvincente diventato famoso per il
suo colpo di scena scioccante nel terzo atto, ma anche per il suo
finale un po’ confuso. Interpretato da un cast eccezionale che
include Jesse Eisenberg, Isla
Fisher, Dave Franco e Woody Harrelson, il film racconta la vita di
quattro famosi maghi che si uniscono per mettere in atto una serie
di illusioni pubbliche che violano la legge in diversi modi.
Nonostante i continui sforzi della polizia per assicurare alla
giustizia il gruppo, noto come i Quattro Cavalieri, i loro trucchi
complessi e la loro acuta intelligenza consentono loro di diventare
delle pseudo-celebrità che dimostrano quanto poco si sappia del
mondo.
È questo un film iconico sulla magia
divenuto ormai iconico, che utilizza gli stessi stratagemmi e le
stesse distrazioni dei maghi nella sua narrazione per tenere il
pubblico con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. È pieno di
piccoli dettagli e sottotrame complicate che sono intenzionalmente
facili da perdere quando si guarda il film per la prima volta, ma
che diventano molto più evidenti e importanti quando lo si rivede.
Proprio come i trucchi di magia inclusi nella storia, sono questi
piccoli frammenti di verità nascosti sotto la finzione che spiegano
il vero significato del film.
La vera identità di Dylan
Rhodes
Per la maggior parte della durata di
Now You See Me – I maghi del crimine, è l’agente
Dylan Rhodes (Mark
Ruffalo) che decide di superare in astuzia i Quattro
Cavalieri e guida le indagini contro di loro. Il loro gioco al
gatto e al topo ad alto rischio fa avanzare gran parte della
storia, ma un colpo di scena scioccante nel terzo atto rivela che
Rhodes era in realtà coinvolto nei piani fin dall’inizio. Questa
rivelazione inaspettata potrebbe sembrare ingiustificata
all’inizio, ma la scena finale del film rivela che Rhodes è in
realtà il figlio del mago caduto in disgrazia Lionel
Shrike (Elias Koteas). È stato lui a
reclutare i Cavalieri per eseguire questo piano complesso, con
l’obiettivo di vendicare la morte di suo padre.
Shrike viene menzionato alcune volte
nel corso del film e, sebbene non venga mai approfondito nei
dettagli, si forniscono spiegazioni sufficienti sulla carriera del
mago per capire perché l’agente Rhodes fosse così desideroso di
vendicarsi. Suo padre era morto all’interno di una cassaforte
difettosa durante un trucco di fuga che aveva lo scopo di salvare
la sua carriera dopo che Thaddeus Bradley
(Morgan
Freeman) aveva svelato i suoi segreti magici. L’intero
piano era stato astutamente costruito per punire coloro che erano
coinvolti nella morte del genitore, offrendo alcuni interessanti
commenti sull’avidità capitalistica e sulla mancanza di rimorso da
parte delle aziende responsabili.
La vera natura de L’Occhio
Sebbene alcuni ritengano che il
colpo di scena di Now You See Me – I maghi del
crimine abbia rovinato il film, la presenza di
L’Occhio aiuta in realtà a fare luce sulla
situazione. Nel corso della storia, coloro che indagano sui
Cavalieri iniziano a scoprire l’esistenza di una società segreta di
maghi chiamata L’Occhio, che usa i propri talenti straordinari per
combattere l’avidità e l’oppressione. I momenti finali del film
rivelano che l’agente Rhodes è in realtà un membro del gruppo, ed è
da lì che ha ottenuto le risorse e il sostegno per eseguire questo
piano magistrale. Questo ha senso perché la morale e le convinzioni
di L’Occhio sono perfettamente in linea con ciò che Rhodes sta
cercando di ottenere.
Utilizzando i Quattro Cavalieri,
Rhodes vuole abbattere le avide società che hanno tratto profitto
dalla morte di suo padre. Tra queste figurano la Elkhorn Security
per il suo caveau difettoso, la Tressler Insurance & Crédit
Républicain per i suoi risarcimenti miseri e Thaddeus Bradley per
aver infangato il nome di suo padre. I Cavalieri saranno anche dei
criminali, ma stanno servendo una causa più grande di loro,
cercando di apportare un vero cambiamento nella società piuttosto
che diventare semplicemente popolari. Fin dal loro primo
spettacolo, Rhodes e i Cavalieri mostrano la stessa ideologia del
“rubare ai ricchi per dare ai poveri” che hanno imparato da
L’Occhio.
Un momento potente verso la fine di
Now You See Me – I maghi del crimine vede Jack
Wilder (uno dei Quattro Cavalieri, interpretato da Dave
Franco) ucciso in un incidente stradale mortale. In
seguito rivela che la sua morte era solo un falso depistaggio per
tenere sulle spine le autorità, ma il metodo della sua
sopravvivenza è sepolto sotto tutti gli altri colpi di scena del
terzo atto. È Thaddeus Bradley che indovina correttamente come
Wilder ha finto la sua morte, suggerendo che i Cavalieri abbiano
usato un veicolo esca e un cadavere rubato dall’obitorio per
convincere l’FBI che Wilder fosse morto.
Jack ha finto la sua morte per poter
lavorare nell’ombra nella fase finale del piano di Rhodes. Con
l’FBI che sorvegliava solo gli altri, Jack è riuscito a entrare
nella cassaforte della Elkhorn Security e a nascondere il denaro
nell’auto di Bradley. Questo ha completato la tanto attesa vendetta
di Rhodes, portando all’arresto di Bradley per il suo presunto
coinvolgimento nel gioco. Fingendo la sua morte, Jack non ha
ingannato solo l’FBI, ma anche il pubblico. È un classico esempio
di depistaggio e uno dei migliori trucchi di magia di Now You See
Me.
Il vero significato del finale di
Now You See Me – I Maghi del Crimine
A prima vista, Now You See
Me – I maghi del crimine è un film che dimostra quanto
possa essere ingannevole la narrazione. Il depistaggio e la magia
avvengono su due livelli: innanzitutto a livello narrativo, ma
anche a livello strutturale. Il pubblico viene intenzionalmente
fuorviato per tenerlo sulle spine, il che rende questo un grande
film di magia in tutti i sensi. Sebbene la sceneggiatura sia un po’
confusa e non tutti i momenti siano credibili, è un esperimento che
dimostra come la più grande risorsa di un film sia il modo in cui
tratta il suo pubblico. Il fatto che il colpo di scena di
Now You See Me – I maghi del crimine sia così
imprevedibile è in realtà la prova che ha funzionato.
A un livello più tematico, il film
parla dello sfruttamento e dell’eccessiva avidità delle grandi
aziende capitaliste che traggono profitto dalla sfortuna altrui.
Ciascuno degli eventi dei Cavalieri smaschera una società diversa
per il suo trattamento immorale nei confronti di Lionel Shrike e
della sua famiglia in seguito alla sua morte. Tressler è un
milionario egoista che si preoccupa solo dei soldi, mentre Bradley
è un intrattenitore amareggiato che trae profitto dal rovinare la
carriera degli altri. Rhodes, i Cavalieri e The Eye insegnano a
tutti loro una lezione importante sulle persone che sono colpite
dal loro egoismo.
Scopri anche il finale di questi
film simili a Now You See Me – I Maghi del
Crimine
La star dell’universo DC, John Cena, ha finalmente parlato del suo cameo
nel film Superman.
In attesa del ritorno della sua serie TV DCU, Peacemaker,
i fan hanno potuto godere della presenza Christopher
Smith, alias Peacemaker, per uno dei
cameo più apprezzati del film. Inoltre, questa è stata anche la
prima apparizione ufficiale del personaggio nel DCU.
Anche se Peacemaker non condivide
mai lo schermo con il Superman di David Corenswet, il personaggio di Cena ha la
possibilità di parlare male dell’Uomo d’Acciaio durante la sua
apparizione al talk show The Sphere News di Cleavis
Thornwaite. Tuttavia, ciò che i fan potrebbero non sapere è come è
avvenuto questo cameo per Cena. La star, come anticipato, ha
finalmente rivelato la storia dietro le quinte.
L’account ufficiale di X della serie
Peacemaker ha condiviso un video (lo si può vedere qui) con il
cameo di Cena, oltre alla spiegazione dell’attore su come la sua
partecipazione è stata gestita. Secondo l’attore, è stata una
decisione dell’ultimo minuto quella di far apparire Peacemaker in
Superman, come ha raccontato lui stesso spiegando
come James
Gunn l’ha resa realtà:
“Sono stato chiamato all’ultimo
minuto mentre stavamo preparando la seconda stagione di Peacemaker.
Stavano girando Superman in quel momento e James Gunn mi ha chiesto
se volevo partecipare, e la mia risposta è stata: “Certo che sì!”.
Così sono andato in un talk show e ho parlato un po’ di Superman.
Beh, penso che tutto, dal marchio all’idea di un vero supereroe
virtuoso, debba iniziare da qualche parte, e credo che Superman sia
il primo tassello di questo puzzle“.
Non resta a questo punto che
rivedere l’attore nella seconda stagione di
Peacemaker, che debutterà giovedì 21 agosto su HBO
Max. I nuovi episodi si svolgeranno un mese dopo la fine del film
Superman. I personaggi Guy
Gardner, Hawkgirl, Maxwell
Lord e Rick Flag Sr. appariranno nella
stagione, rendendo così il protagonista parte a tutti gli effetti
del nuovo DC Universe.
Tutto quello che sappiamo della
stagione 2
di Peacemaker con John
Cena
“La gente sta capendo che la
seconda stagione di Peacemaker riguarda due dimensioni, e questo è
davvero il cuore della serie”, ha spiegato Gunn durante una
recente intervista con Rolling Stone. “Ma non è che una di
queste sia la vecchia DCEU e l’altra la DCU. La questione viene
affrontata in modo diverso, in modo molto diretto in una stagione
in cui quasi tutto nella prima stagione è canonico e alcune cose
non lo sono. E infatti ho registrato un podcast con gli attori
Steve Agee e Jen Holland“.
“Abbiamo parlato di ogni
episodio di Peacemaker e in quegli episodi ho spiegato cosa è
canonico e cosa non lo è. In pratica ho eliminato alcune piccole
cose della prima stagione di Peacemaker che non sono canoniche,
come Aquaman. Ma la maggior parte delle cose è canonica“.
Stando a queste parole di Gunn, sarà dunque interessante scoprire
cosa la seconda stagione aggiungerà alla storia di Peacemaker e
come lo renderà a tutti gli effetti un personaggio del DC
Universe.
“Peacemaker esplora la storia
del personaggio che John
Cena riprende all’indomani del film del 2021 del produttore
esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente
vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante
persone debba uccidere per ottenerla!”, è stato poi riferito.
I dettagli precisi sulla trama della seconda stagione sono ancora
per lo più nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag
Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker
di suo figlio Rick Jr. (Joel
Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Diretto da Michael
Apted, Via dall’incubo (il cui
titolo originale è Enough) è un film thriller
d’azione uscito nel 2002. Scritto da Nicholas
Kazan, questo è basato sul romanzo del 1998 “Black and
Blue” di Anna Quindlen. Protagonista è
Jennifer Lopez nei panni di
Slim, una donna sposata che vive una relazione
violenta con il marito Mitch. Tuttavia, quando
Slim si rende conto fino a che punto è disposto ad arrivare il
marito, decide di fuggire dalla sua morsa insieme alla figlia
piccola. Ne consegue un gioco al gatto e al topo tra marito e
moglie. Se vi state chiedendo come andrà a finire la lotta di Slim
per liberarsi dagli abusi di Mitch, ecco tutto quello che c’è da
sapere sul finale del film.
La trama di Via
dall’incubo
Via dall’incubo
segue dunque le vicende di Slim, una cameriera in una tavola calda
di Los Angeles. Un giorno, Slim viene molestata da un cliente che
cerca di sedurla. Tuttavia, Mitch Hiller, un altro
cliente della tavola calda, interviene e la salva. Da quel momento,
Slim e Mitch iniziano a frequentarsi, per poi sposarsi e avere una
figlia piccola di nome Gracie. La famiglia vive
poi felicemente insieme fino a quando Slim scopre il segreto di
Mitch, ovvero che la tradisce.
Quando lei lo affronta riguardo alla
sua infedeltà e minaccia di lasciarlo, Mitch esclama che è lui il
capofamiglia, giustificando le sue azioni. Slim è devastata dalla
reazione del marito, che diventa anche fisicamente e verbalmente
violento nei confronti della donna e si rifiuta di porre fine alla
sua relazione. Mitch minaccia anche Slim di intraprendere un’azione
legale se lei cercherà di lasciarlo. Lei cade dunque in depressione
e confida le sue difficoltà alla madre di Mitch. Tuttavia, la
signora Hiller insinua che la colpa degli abusi sia di Slim.
Dopo aver capito che non riceverà
alcun aiuto dalla signora Hiller, Slim si confida con la sua
migliore amica Ginny. Lei la incoraggia a sporgere
denuncia contro Mitch. Di conseguenza, Slim va alla polizia e
spiega di essere vittima di violenza domestica. Tuttavia, l’agente
di polizia non riesce a garantire a Slim che sarà protetta
legalmente dal marito se sporge denuncia. Slim, dunque, si
scoraggia e torna a casa, dove Mitch la maltratta nuovamente.
L’uomo rivela inoltre di essere a
conoscenza delle conversazioni di Slim con sua madre e picchia
ulteriormente la moglie per aver agito alle sue spalle. Slim
capisce che ormai non può più vivere con Mitch perché mette a
repentaglio la sicurezza di sua figlia. Quindi, con l’aiuto delle
sue amiche, pianifica di fuggire con Gracie. Tuttavia, Mitch scopre
il loro piano e intrappola Slim e Gracie in casa. Alla fine, le due
escogitano un piano e riescono a fuggire, recandosi a Seattle, dove
trovano rifugio presso un vecchio amico di Slim,
Joe.
Joe aiuta dunque Slim e la figlia a
nascondersi da Mitch. Tuttavia, l’FBI si presenta a casa di lui e
le cerca. I due agenti si rivelano degli impostori, che iniziano a
maltrattare Joe. Slim e Gracie fuggono quindi dall’appartamento di
Joe, ma non hanno un posto dove andare. Di conseguenza, Slim
rintraccia Jupiter, il padre da cui si era
allontanata, che sostiene di non essere a conoscenza della sua
esistenza. Tuttavia, quando Jupiter viene a sapere della minaccia
alla vita di Slim e Gracie, usa la sua ricchezza per aiutarle a
scomparire. Mentre Mitch cerca freneticamente Slim e Gracie, loro
iniziano una nuova vita lontano dal suo comportamento distruttivo
con nuove identità.
La spiegazione del finale: Mitch
trova Slim e Gracie?
Per gran parte del film, Slim è
dunque costretta a fuggire con sua figlia Gracie. Le situazioni in
cui Slim si trova si aggravano sempre più e diventano pericolose
man mano che Mitch la insegue. Alla fine, Slim trova un po’ di
tregua quando incontra Jupiter. Anche se Jupiter rifiuta di
riconoscere Slim come sua figlia, capisce che la sua vita è in
pericolo. Pertanto, aiuta Slim a proteggere se stessa e sua figlia.
Con l’aiuto del padre, Slim ottiene abbastanza soldi e risorse per
iniziare una nuova vita sotto l’identità di Erin Ann
Shleeter. Tuttavia, un giorno Slim incontra Joe,
permettendo a Mitch di rintracciarla.
Alla fine, Mitch e Slim si ritrovano
così faccia a faccia e la nuova identità di quest’ultima viene
smascherata. Tuttavia, Slim riesce a fuggire ancora una volta.
L’interazione di Slim con Mitch le fa capire che non può più
fuggire dal marito violento. Pertanto, decide finalmente di
prendere in mano la situazione. Sebbene Mitch riesca a rintracciare
Slim e sua figlia, lei decide di reagire. Quindi, manda Gracie in
un luogo sicuro e, con l’aiuto di Jupiter, elabora un piano per
vendicarsi del marito.
Slim capisce infatti che deve
affrontare il suo aggressore invece di nascondersi dal problema.
Inoltre, è motivata dal desiderio di proteggere sua figlia. Sa che
non può proteggere legalmente Gracie se la questione finisce in
tribunale. Alla fine, non ha altra scelta che vendicarsi di Mitch,
che continua a perseguire lei e Gracie senza pietà. D’altra parte,
l’uomo è motivato dal suo comportamento egoistico, poiché si
rifiuta di permettere a Slim di portargli via sua figlia. Ben
presto, la donna inizia ad allenarsi nelle arti marziali per
proteggere se stessa e sua figlia dal comportamento violento e dal
tormento costante di Mitch.
Slim uccide Mitch?
Slim, dunque, inizia ad allenarsi
nella forma di arte marziale conosciuta come Krav Maga, utilizzata
principalmente per l’autodifesa. Mentre si allena per aumentare la
sua abilità fisica nel combattimento, lavora anche tatticamente per
superare in astuzia Mitch. Con l’aiuto di Jupiter, assume una donna
che le assomiglia. Slim usa quindi la sua sosia per ingannare Mitch
e fargli credere di sapere dove si trova. Tuttavia, sta
segretamente complottando per eliminare il marito violento. Durante
il climax, Slim usa quindi le sue nuove abilità per introdursi
nella casa di Mitch e aspetta l’occasione giusta per
disarmarlo.
Nel frattempo, blocca anche il suo
telefono e gli lascia una lettera. Nella lettera, afferma di essere
disposta a negoziare con lui e a discutere della custodia condivisa
della loro figlia. Nel frattempo, Mitch continua la sua relazione
extraconiugale e non mostra alcun segno di rimorso per aver abusato
fisicamente e verbalmente di sua moglie. Quando torna a casa, Slim
lo affronta ma si rifiuta di attaccarlo apertamente. Tuttavia,
Mitch insulta Slim per il fatto di essere una donna e si rifiuta di
credere che lei possa batterlo in un combattimento leale.
Ha quindi luogo il tanto atteso
scontro tra Mitch e Slim. Slim picchia Mitch e lo punisce per
averla maltrattata e sottovalutata. Tuttavia, nonostante tutto il
dolore e le sofferenze che Mitch le ha causato, Slim non riesce a
ucciderlo. Di conseguenza, Slim diventa emotivamente vulnerabile e
contempla l’idea di risparmiare Mitch. In quel momento, però, Mitch
approfitta della situazione e attacca Slim. Di conseguenza, Slim è
costretta a calciare Mitch dal secondo piano, causandone la
morte.
Alla fine, Slim uccide dunque Mitch
e la sua morte viene giudicata come legittima difesa. La donna si
ricongiunge con Gracie e finalmente sono libere dal tormento
dell’uomo. Il finale dà forza a Slim, che da semplice donna
incapace di opporsi al marito diventa una donna disposta ad
affrontare il proprio trauma e a superarlo. Le azioni di Slim sono
giustificate dal fatto che i suoi innumerevoli tentativi di fuggire
da Mitch falliscono uno dopo l’altro. Pertanto, non ha altra scelta
che combattere Mitch. Alla fine, ottiene il suo lieto fine con
Gracie e il film si conclude con la madre e la figlia che guardano
con speranza al futuro.
Cosa ci lascia il film Via
dall’incubo?
Via dall’incubo non
è solo un thriller d’azione, ma una riflessione sulla resilienza e
sul potere trasformativo della consapevolezza. Il film ci lascia
con una domanda cruciale: fino a che punto può spingersi una donna
per proteggere sé stessa e sua figlia? Slim rappresenta tutte
quelle persone che, soffocate dalla violenza domestica e
dall’indifferenza istituzionale, scelgono di non essere più
vittime. Il suo percorso da preda a combattente ci ricorda che il
coraggio non è l’assenza di paura, ma la decisione di affrontarla.
Il film ci parla di autodeterminazione, giustizia personale e della
forza dell’amore materno come ultima risorsa per sopravvivere.
Doomsday – Il giorno del
giudizio, diretto da Neil Marshall e
uscito nel 2008, è un film d’azione e fantascienza che mescola i
toni cupi del post-apocalittico con il ritmo serrato del survival
thriller. Ambientato in un Regno Unito devastato da un letale virus
noto come “Reaper” (Mietitore), il film segue le vicende di
un’agente speciale, Eden Sinclair (Rhona
Mitra), inviata con una squadra oltre un muro che isola la
Scozia infetta dal resto del Paese. Lì, il gruppo si imbatte in
fazioni selvagge e scenari degni di un incubo, in una corsa contro
il tempo per trovare una possibile cura e salvare Londra da un
nuovo contagio.
Marshall, già noto per The
Descent, firma un’opera che omaggia apertamente i grandi
classici del cinema distopico e di genere. In Doomsday – Il
giorno del giudizio si ritrovano echi evidenti di 1997: Fuga da New York di John
Carpenter, Mad Max di George Miller e persino
suggestioni medievali alla Excalibur. Ma il film si
distingue anche per la sua identità visiva audace, la combinazione
anarchica di stili – dal cyberpunk al gotico – e l’uso massiccio di
effetti pratici e sequenze d’azione dal forte impatto. È un
prodotto che non teme l’eccesso, né l’assurdo, e proprio per questo
è diventato nel tempo un piccolo cult per gli amanti del
genere.
Nel prosieguo dell’articolo,
esploreremo il significato del finale del film e come esso si
ricolleghi ai temi principali: la fiducia nelle istituzioni, il
caos sociale, la sopravvivenza in condizioni estreme. Analizzeremo
inoltre come Doomsday – Il giorno del
giudizio si collochi all’interno della tradizione dei film
catastrofici e post-pandemici, anticipando elementi oggi diventati
quasi profetici. Infine, vedremo come il personaggio di Eden si
evolva nel corso del film, diventando un simbolo di resistenza e
trasformazione in un mondo sull’orlo del collasso.
Tutto ha inizio quando nel 2008, in
Scozia, si propaga un virus letale, che miete moltissime vittime
tra la popolazione: data l’assenza di vaccini e cure efficaci, il
governo inglese decide di isolare le zone colpite dal morbo,
innalzando un muro sorvegliato da forze armate lungo il Vallo di
Adriano. La drastica decisione di mettere l’intera Scozia sotto
quarantena forzata risulta efficace nel contenere la pandemia, ma
al contempo provoca lo sdegno del resto del mondo, che taglia i
contatti politici ed economici con il Regno Unito. Dopo ventisette
anni dal primo focolaio accertato di Reaper – così viene chiamato
il pericoloso virus – si verificano alcuni casi del morbo a
Londra.
Sperando di trovare finalmente una
cura, il primo ministro John Hatcher
(Alexander Siddig) chiede al capitano Bill
Nelson (Bob Hoskins) di inviare un team
di agenti in Scozia – ancora sotto quarantena – con il compito di
trovare il Dottor Marcus Kane (Malcolm
McDowell), il quale sta conducendo esperimenti su Reaper.
Nelson mette a guida della squadra il maggiore Eden
Sinclair (Rhona Mitra), coraggiosa
soldatessa di origini scozzesi. Superato il muro del Vallo di
Adriano, per il commando di agenti ha inizio la lotta per la
sopravvivenza.
La spiegazione del finale del
film
Nel terzo atto di Doomsday –
Il giorno del giudizio, la missione della squadra si
trasforma in un incubo. Dopo aver attraversato il muro ed essere
giunti a Glasgow, Eden Sinclair e i suoi compagni vengono attaccati
da un gruppo di selvaggi cannibali guidati da Sol, un leader
brutale e carismatico. La squadra subisce pesanti perdite: Talbot
viene arrostito vivo e mangiato, mentre Sinclair e Cally riescono a
fuggire, con Sinclair che uccide Viper, il braccio destro di Sol.
La situazione peggiora ulteriormente quando si scopre che Sol e
Cally sono i figli del dottor Kane, un tempo leader della
quarantena scozzese ora divenuto un tiranno medievaleggiante che ha
abbandonato la scienza per il culto della violenza e del
controllo.
Intanto a Londra, il virus Reaper
continua a diffondersi. Il Primo Ministro Hatcher viene infettato
da un attentatore e, per evitare di trasformarsi in veicolo del
contagio, si suicida. Il suo consigliere Michael Canaris approfitta
della situazione per prendere il potere, mascherando le sue
ambizioni dietro provvedimenti di sicurezza pubblica. Il conflitto
tra umanità e autoritarismo prende così corpo su due fronti: quello
politico e quello fisico, con Sinclair costretta a sopravvivere in
una Scozia dove la civiltà si è dissolta nel caos.
Dopo essere stati catturati dai
soldati di Kane, Sinclair e i suoi vengono condannati a morte. La
donna affronta Telamon, l’esecutore di Kane, in un combattimento
all’ultimo sangue, riuscendo a prevalere. In fuga, scoprono un
centro di comando sotterraneo con veicoli e risorse, ma vengono
nuovamente attaccati: Norton muore, mentre Sinclair, Cally e
Stirling riescono a scappare solo per incappare di nuovo in Sol e
nei suoi uomini. Dopo un inseguimento a tutta velocità, Sinclair
elimina Sol e i suoi seguaci. In un ultimo colpo di scena, Sinclair
registra di nascosto la confessione di Canaris, che intende
trattenere il vaccino per eliminare le classi più povere. Il video
viene poi diffuso pubblicamente, distruggendo la carriera politica
del consigliere.
Il finale, denso di tensione e
ambiguità morale, segna il trionfo personale di Sinclair ma lascia
aperti interrogativi etici importanti. La protagonista decide di
non tornare a Londra e di rimanere in Scozia, assumendo
simbolicamente il comando dei sopravvissuti con il macabro gesto di
mostrare la testa di Sol. È un momento che sancisce la sua
trasformazione: da agente del governo a nuova figura di potere,
plasmata dalla violenza, dalla perdita e dal tradimento. Il film
sottolinea anche come, in assenza di una vera giustizia, il potere
può nascere anche dalla vendetta.
Cosa ci lascia il film Doomsday – Il giorno del
giudizio
Tematicamente, Doomsday – Il
giorno del giudizio esplora quindi la fragilità delle
strutture sociali e il potenziale regressivo della civiltà quando
si confronta con crisi estreme. Sinclair non solo affronta la
disgregazione del mondo che conosceva, ma scopre che i veri nemici
non sono i virus o i barbari, ma le istituzioni corrotte e le
scelte morali dei potenti. Il finale suggerisce che la salvezza non
arriva da chi comanda, ma da chi è disposto a sacrificare tutto per
verità e giustizia, anche se ciò significa abbracciare il caos per
riprendere il controllo.
Scopri anche il finale di film
simili a Doomsday – Il giorno del
giudizio
I due film, insieme al primo
capitolo Spider-Man:
Un nuovo universo, sono gli acclamati lungometraggi
animati della Sony Pictures Animation, che raccontano le avventure
di Spider-Man nel multiverso. Il primo film è stato un successo sia
di critica che di pubblico, incassando oltre 394 milioni di dollari
in tutto il mondo e vincendo l’Oscar come miglior film
d’animazione. Anche il secondo è stato anche candidato all’Oscar e
ha avuto un successo ancora maggiore al botteghino, incassando
oltre 690 milioni di dollari in tutto il mondo. Il terzo è ora
atteso al cinema il 25 giugno 2027.
L’annuncio di un film
su Spider-Punk dimostra la volontà della
Sony Picture Animation di espandere questo franchise. Questo nuovo
progetto è infatti il secondo spin-off attualmente confermato, dopo
quello dedicato a Spider-Noir, che sta prendendo forma
come serie TV di Prime Video con Nicolas Cagenei panni di questa
tenebrosa versione di Spider-Man. Non resta a questo punto che
attendere maggiori informazioni anche su questo nuovo progetto.
Chi è Spider-Punk?
Creato dallo scrittore Dan
Slott e dall’artista Olivier Coipel,
Spider-Punk (alias Hobie Brown) è una versione di
Spider-Man che ha un atteggiamento più anarchico e anticonformista
rispetto alla versione di Peter Parker. Residente su Terra-138, il
personaggio è animato dal desiderio di contribuire ad abbattere i
sistemi corrotti. È apparso per la prima volta durante un evento
crossover di Spider-Verse, nell’ambito di The Amazing
Spider-Man #10 del 2015.
Ventidue anni dopo
l’uscita del primo Quel pazzo venerdì (2003),
Lindsay Lohan e
Jamie Lee Curtis tornano nei ruoli iconici di Anna e
Tess Coleman in Quel pazzo venerdì – sempre più
pazzo, diretto da Nisha Ganatra. In un
panorama cinematografico spesso dominato da sequel stanchi e privi
di verve, questo nuovo
capitolo dimostra che, con il giusto equilibrio tra nostalgia,
contemporaneità e attenzione all’aspetto emotivo dei personaggi,
anche una commedia familiare può sorprendere. L’alchimia tra Lohan
e Curtis è rimasta intatta, capace di trascinare lo spettatore in
un viaggio esilarante, che non ha paura di sembrare goffo, che
tocca le corde più profonde del rapporto genitori-figli e della
complessità delle famiglie moderne.
Quel pazzo venerdì
– sempre più pazzo: un caos a quattro corpi
Se il primo film giocava
sulla dinamica madre-figlia attraverso un semplice scambio di
corpi, Freakier Friday – come è stato presentato al
pubblico internazionale – alza l’asticella: non più due, ma ben
quattro personaggi si ritrovano intrappolati in corpi
altrui. Anna ora è madre di una figlia e ha una futura figliastra:
la convivenza delle due famiglie in fase di fusione si complica
ulteriormente quando un nuovo “incantesimo” scaglia madre, figlia,
figliastra e nonna in un vortice di identità confuse. Il risultato?
Un’esplosione di comicità slapstick, momenti imbarazzanti giocati
con consapevole ironia fondati sul contrasto tra età e ruoli, e di
nuovo la riflessione, presa in prestito dal film originale, sul
valore dell’empatia e della comprensione reciproca.
Le gag funzionano grazie
a un perfetto equilibrio tra comicità fisica, situazioni
paradossali e una scrittura che non dimentica mai l’emozione.
Lohan e Curtis si divertono visibilmente a calarsi
nei panni delle altre generazioni, con risultati a tratti
irresistibili: Curtis nei panni di una tredicenne è una gioia
contagiosa, e con Lohan riescono a dare profondità e credibilità
anche alle situazioni più assurde. La comicità nasce spesso dal
puro imbarazzo, ma mai a scapito dei personaggi, che mantengono la
loro dignità emotiva anche nei momenti più deliranti.
Una regia consapevole
del proprio tono
La regista Nisha
Ganatra dirige con mano sicura, scegliendo un tono scanzonato e
mai superficiale. La messa in scena è sfrutta in maniera
intelligente del montaggio nei momenti di maggiore caos e una
colonna sonora frizzante che guarda più al senso di nostalgia che
alla contemporaneità. E allo stesso modo fotografia vivace e
differenziare i punti di vista dei personaggi, mentre alcune
trovate registiche – come gli specchi e gli sguardi fuori campo –
accentuano il senso di spaesamento che accompagna lo scambio di
corpi. La regia abbraccia l’assurdità della premessa,
valorizzandola con un tono coerente e familiare.
Il cast di supporto
brilla
Oltre al duo
protagonista, il film si arricchisce di un cast corale ben gestito:
Julia Butters e Sophia Hammons nei ruoli della figlia
e della futura figliastra di Anna portano freschezza e autenticità,
mentre Manny Jacinto (già amatissimo dal pubblico di
The Good Place) si conferma una presenza
scenica irresistibile, capace di rubare la scena anche con pochi
dialoghi. Tra i ritorni graditi c’è anche Chad Michael
Murray, che offre una nostalgica continuità con il primo film,
e Mark Harmon, che appare per poche pose.
Nostalgia ben dosata e
nuovi spunti
Uno dei meriti maggiori
di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo è il modo in
cui riesce a omaggiare il film originale senza limitarsi a
replicarne la formula. I riferimenti al passato sono numerosi –
dagli oggetti di scena alle battute – ma mai invadenti. La storia
si evolve, portando in scena tematiche più attuali come la gestione
delle famiglie allargate, l’ansia generazionale, il bisogno di
riconoscersi e accettarsi nelle proprie imperfezioni. Senza farsi
pretenzioso e senza prendersi troppo sul serio, il film si fa
carico di un messaggio potente: per capirsi davvero, a volte
bisogna mettersi nei panni dell’altro.
Quel pazzo venerdì
– sempre più pazzo è più di un semplice sequel: è una
lettera d’amore ai fan del primo film e un’intelligente
reinvenzione del suo messaggio centrale. Il risultato è un film
capace di parlare a più generazioni contemporaneamente. Perfetto
per una serata in famiglia, ma anche per chi ha amato il film del
2003 e vuole ritrovare quell’alchimia unica tra Lohan e Curtis,
oggi ancora più matura, intensa e divertente. Una “freaky” sorpresa
di fine estate che, non sapevamo di volere — ma che ora siamo
felici di avere.
Apple
TV+ ha presentato il trailer della terza stagione di
Invasion, la serie di fantascienza ideata dal
produttore Simon Kinberg, candidato all’Oscar e
due volte nominato agli Emmy, e da David Weil. La terza stagione
farà il suo debutto il 22 agosto su Apple TV+ con il primo episodio
dei 10 totali, seguito da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 24
ottobre.
Cosa succederà nella terza
stagione di Invasion
Invasion segue un’invasione aliena
attraverso diverse prospettive da più parti del mondo. Nella terza
stagione queste prospettive si scontrano per la prima volta, quando
i personaggi principali vengono riuniti in una pericolosa missione
per infiltrarsi nella nave madre aliena. Gli alieni più potenti
sono finalmente emersi, diffondendo rapidamente i loro tentacoli
letali in tutto il pianeta. Ci vorrà la collaborazione di tutti i
nostri eroi, che dovranno usare tutta la propria esperienza e
competenza per salvare la specie umana. Si formano nuove relazioni,
quelle vecchie vengono messe alla prova e persino distrutte, mentre
i nostri coraggiosi protagonisti dovranno diventare una squadra
unita prima che sia troppo tardi.
La terza stagione di Invasion vede il ritorno
dei membri principali del cast Golshifteh Farahani, Shioli
Kutsuna, Shamier Anderson, India Brown, Shane Zaza, Enver
Gjokaj e l’introduzione di una nuova protagonista fissa,
Erika Alexander.
“Invasion è stata creata da Kinberg e Weil, che
sono anche produttori esecutivi insieme ad Audrey Chon, David Witz,
Alik Sakharov, Dan Dietz, Katie O’Connell Marsh e Nick Nantell.
Dopo il debutto della seconda stagione, “Invasion” è stata
lodata per aver “alzato la posta in gioco” in ogni stagione,
offrendo un “mélange di intrighi, sviluppo dei personaggi e un
ritmo che brucia a fuoco lento”, oltre a una fotografia esperta che
“cattura la bellezza e l’inquietudine” di un’invasione aliena. La
prima e la seconda stagione di “Invasion” sono disponibili in
streaming su Apple TV+.
Proprio come Superman,
Batman o
Spider-Man (per rimanere in tema supereroi
dei fumetti), anche Hellboy negli ultimi
vent’anni è stato portato al cinema in ben quattro occasioni
diverse, con tre attori alternatisi nel ruolo di Red. Se prima è
toccato a Ron Perlman in Hellboy e Hellboy
– The Golden Army(ancora oggi l’interpretazione più
amata dai fan) e poi nel 2019 a David Harbour in Hellboy, è ora il
turno di Jack Kesy (noto per la
serie The
Straine il film Deadpool
2) di assumere il ruolo in Hellboy
– L’uomo deforme. Il film,
diretto da Bryan Taylor(regista
di Ghost
Rider – Spirito divendetta) arriva finalmente in
sala dopo diverse peripezie.
Dopo il fallimentare blockbuster del
2019, si è deciso di optare per un diverso approccio per il ritorno
del personaggio sul grande schermo. È così stato realizzato un
adattamento del racconto autoconclusivo L’uomo deforme,
scritto da Mike Mignola e disegnato da
Richard Corben. Una storia più piccola, con un
numero limitato di personaggi e location, il che ha permesso di
poter contare su un budget piuttosto ridotto. Ma la natura fin
troppo “contenuta” del film deve aver spaventato i suoi produttori,
con il risultato che negli Stati Uniti Hellboy – L’uomo
deforme è approdato direttamente al video-on-demand.
In Italia arriva solo ora, oscurato dal caldo e dagli altri
cinecomic e film horror attualmente in sala.
La trama di Hellboy –
L’uomo deforme
La vicenda si svolge nel 1959, nelle
zone della catena montuosa degli Appalachi. Qui
Hellboy – un agente del B.P.R.D. alle prime armi –
e la sua assistente Bobbie Jo
Song (Adeline Rudolph) si ritrovano
bloccati in un villaggio rurale particolarmente sinistro.
Apprenderanno con orrore (Bobbie Joe) e con fastidio (Hellboy) che
il luogo è infestato dalle streghe e in particolare da un demone
noto come Uomo Deforme. A guidarli nella
ricerca di quest’ultimo, con l’obiettivo di eliminarlo, è
Tom Ferrell (Jefferson
White) tornato dopo decenni in quei luoghi per porre fine
al debito contratto proprio con il temibile demone.
Jack Kesy e Adeline Rudolph in Hellboy – L’uomo
deforme
Spezzare il legame con il passato
Indubbiamente, Hellboy
– L’uomo deforme è un’operazione decisamente lontana
dalle precedenti attuate per il personaggio. Il confronto con quei
film – spettacolari e visionari blockbuster ricchi di effetti
speciali e azione di grande impatto – risulta quasi fuori luogo. Il
nuovo lungometraggio dedicato al diavolo rosso di Mignola non cerca
in nessun modo di emulare quei titoli, accostandosi piuttosto a
quel folk horror recentemente riportato in auge da film
come The
Witch,
Midsommar – Il villaggio dei dannati e Men.
Ci troviamo così davanti a lugubri foreste, un villaggio di
dannati, maledizioni e leggende raccapriccianti di ogni sorta.
È un luogo fuori dal mondo quello in
cui capitano Hellboy e la sua assistente Bobbie Jo, nel quale si
trovano a dover mettere in pausa i loro altri impegni per debellare
il male che lì si annida. Hellboy – L’uomo
deforme si configura infatti come un horror a tutti
gli effetti, discostandosi così dai precedenti lungometraggi, dove
si mescolavano azione, fantasy e umorismo. Lo scontro tra forze del
bene e del male è dunque grosso modo il principale interesse del
film, che evita inoltre di configurarsi come una origin
story, sia per rimanere fedele al fumetto di Mignola e Corben,
sia per accentuare la volontà di fare di questo un film
assolutamente a sé stante.
Hellboy – L’uomo
deforme si allontana anche in questo senso dalle ambizioni
dei suoi predecessori, scegliendo di offrire ai suoi spettatori un
racconto su scala ridotta, pensato per essere un capitolo della
vita del suo protagonista, estrapolato da un prima e un dopo (e lo
stesso film è diviso in capitoli). Non sappiamo dunque nulla di ciò
che c’è stato prima per Hellboy, sebbene alcune informazioni sulla
sua nascita e l’apocalittica profezia a cui è legato vengano
fornite. L’importante è invece il racconto, l’orrore che da esso si
genera e che il regista mira a restituire tra effetti pratici e
CGI.
Martin Bassindale in Hellboy – L’uomo deforme
Orrore e senso della vita in Hellboy – L’uomo
deforme
Di momenti horror
in Hellboy – L’uomo deforme ce ne sono
dunque diversi, tra ragni e serpenti giganti, streghe e i loro
rituali, mutilazioni e uccisioni raccapriccianti. Taylor si impegna
a gestire come meglio possibile – e come budget permette – questi
momenti, evitando di ricorrere agli jump scare più banali per
costruire invece una costante sensazione di disagio e angoscia. Una
sensazione che non sempre viene sorretta e anzi talvolta si
smarrisce, ma che si fa avvertire il giusto affinché l’attenzione
resti al film. Certo, i fan abituati dai precedenti film potrebbero
criticare la mancanza di sequenze d’azione più canonica, ma è
invece interessante vedere un personaggio come Hellboy calato in un
contesto horror come questo.
Efficaci a tal proposito
l’interpretazione di JackKesy,
che riesce a rendere credibile e affascinante questa versione di
Hellboy più cupa, riflessiva e glaciale. Accanto a lui, spicca come
ottima comprimaria Adeline Rudolph, con un
personaggio dotato di una gamma di emozioni piuttosto ampia, in
contrasto ai protagonisti più avvezzi all’orrore e dunque ormai
apatici nei suoi confronti. Hellboy – L’uomo
deforme gode dunque di elementi di interesse,
confermandosi un’operazione rischiosa, che cerca di fare virtù dei
suoi mezzi limitati e riesce, tra alti e bassi, a fornire anche
qualche affascinante riflessione sulla morte, sulla colpa e sul
prezzo che la vita chiede prima o poi di pagare.
La famigerata bambola
Annabelle e la casa della famiglia
Warren, ritratte in The
Conjuring, hanno un nuovo proprietario. Il film
horror originale, che ha dato il via a un franchise tuttora in
corso, esplora vari casi paranormali che coinvolgono Ed e
Lorraine Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga).
Uno spin-off di
Annabelle e altri episodi sono stati
successivamente pubblicati, raccontando per lo più storie
immaginarie, e la bambola Annabelle è da allora diventata una
popolare figura horror. Nei film di The Conjuring
viene anche evidenziato che Annabelle e molti altri oggetti
infestati sono ospitati da Ed e Lorraine.
Il comico Matt Rife
ha ora rivelato di aver acquistato la casa della famiglia Warren e
il Museo dell’Occulto. Su Instagram, Rife ha spiegato che lui ed Elton
Castee gestiranno legalmente Annabelle e tutti gli
oggetti spettrali “per almeno i prossimi 5 anni“.
Rife ha dichiarato di apprezzare
l’universo di The Conjuring e ha elogiato i Warren
prima di condividere le sue idee per la proprietà, tra cui la
possibilità di pernottare ed esplorare il museo. Il suo post presenta anche una foto di lui
e Castee con Annabelle.
L’attimo fuggente
(il cui titolo originale è Dead Poets Society) è uno dei
pochi film definiti quasi interamente dal suo finale. L’iconica
scena conclusiva non è facile da dimenticare, anche per coloro che
hanno visto il film per la prima volta. L’immagine dei ragazzi
della scuola superiore, un tempo timidi, in piedi sui loro banchi
per rendere omaggio al loro insegnante di inglese appena
licenziato, il signor John Keating (Robin
Williams), è destinata a rimanere nel cuore degli
spettatori. Senza quel momento “O, Capitano, mio
Capitano“, L’attimo fuggente sarebbe stato un
film molto diverso.
Ma non è l’unico che ha trasformato
il film nel classico che è diventato. Come in tutte le buone
storie, il finale è infatti solo un momento culminante. Per quanto
gli eventi possano apparire pedestri – almeno fino allo scioccante
suicidio dell’atto finale -, accadono davvero molte cose, anche se
solo sotto la superficie. Questo fa sì che L’attimo
fuggente sia molto di più di un film liceale per
antonomasia, e che sia anche un commento su un importante
cambiamento della società e sul ciclo di abusi perpetuato da una
cultura di mascolinità tossica.
La trama di L’attimo
fuggente
La storia si svolge a Welton, un
prestigioso collegio maschile con tradizioni rigide e personale
ancora più severo. La storia inizia quando la classe del 1959
arriva al campus per il semestre autunnale. Con il nuovo anno
accademico arriva anche un nuovo insegnante, Keating (Robin
Williams). Egli ha frequentato quella stessa scuola,
quindi conosce fin troppo bene gli strascichi del suo programma di
studi soffocante. Vuole dunque che i suoi studenti trovino la loro
voce finché sono giovani. Inizia così ad impartire loro una serie
di lezioni di vita che scuoteranno profondamente le coscienze di
alcuni e daranno vita ad eventi straordinari.
La riformatasi Setta dei Poeti
Estinti (Dead Poets Society), composta da alcuni studenti
di Keating, adotta quindi il mantra del professore, “carpe
diem“, come solo gli adolescenti sanno fare.
Charlie è probabilmente il discepolo più
appassionato di Keating, organizza elaborate campagne per portare
le studentesse a Welton e adotta persino un nuovo soprannome,
Nuwanda. Knox usa il noto potere della poesia per
conquistare una ragazza di una scuola vicina. E poi c’è
Neil, che sembra l’ultima persona ad aver bisogno
dell’aiuto di Keating, almeno in apparenza.
In fondo, però, è vero l’esatto
contrario: pur essendo uno studente di talento e un leader nato,
deve spesso mettere da parte le sue aspirazioni personali e fare
quello che gli dice il padre prepotente. In circostanze normali,
Neil si concederebbe a suo padre senza fare domande. Finché non si
diploma a Welton, poi all’università e (infine) alla facoltà di
medicina, la sua vita non è sua. Solo dopo che le lezioni di
Keating cominciano ad essere recepite, Neil capisce che può vivere
in modo diverso, senza sottomettersi al padre. Fa quindi
un’audizione per una produzione locale di “Sogno di una notte
di mezza estate” nel tentativo di riprendere il controllo
della sua vita.
L’unico problema è che lo fa
all’insaputa del padre, e la cosa gli si ritorce contro in modo
terribile quando questi scopre la verità e chiede a Neil di
abbandonare la produzione. È questo conflitto che dimostra
l’approccio semi-formale di Neil alla filosofia di Keating. Come
altri membri della Setta dei Poeti Estinti, non riesce ad assorbire
la vera essenza del “carpe diem”. Onorare la propria verità
interiore e scrollarsi di dosso lo status quo sono entrambi
fondamentali per cogliere l’attimo, ma non senza una comprensione
delle conseguenze. Keating dice alla sua classe: “C’è un tempo
per osare e c’è un tempo per la cautela. Un uomo saggio
capisce qual è il momento giusto“.
Keating cerca di incoraggiare la
temperanza e la pazienza nei suoi studenti, soprattutto quando Neil
si rivolge a lui con il suo dilemma. Per far sì che Neil trovi
davvero la libertà che sta cercando, Keating dice che deve
affrontare suo padre. Anche se il signor Perry non riesce a
immedesimarsi nel figlio, non è la fine del mondo. La sua “servitù”
non durerà per sempre e presto sarà libero di recitare in qualsiasi
opera teatrale gli piaccia. È un bel sentimento, ma un concetto
totalmente estraneo a Neil, che non riesce a vedere oltre la sua
soffocante realtà.
Si sente in trappola qualunque cosa
faccia, e questa sensazione non fa che aumentare la sua disperata
volontà di liberarsi. Questo è, ironicamente, ciò che rende il
ruolo di Todd nella storia così importante. È
l’anello di congiunzione di Neil in tutto e per tutto, poiché
entrambi i personaggi rappresentano i diversi modi in cui la
vergogna può manifestarsi all’interno di una persona. La vergogna
di Todd gli impedisce di esternare le proprie idee ed emozioni al
mondo. “Il signor Anderson pensa che tutto ciò che è dentro di
lui sia inutile e imbarazzante“, osserva astutamente Keating.
E Neil, con tutto il suo fuoco interiore, viene fatto sentire dal
padre.
Nonostante la sua sicurezza
proiettata, Neil lotta anche per dimostrare il suo valore, ma è
molto più bravo a nasconderlo. Come Keating sottolinea in seguito,
è un attore di grande talento. Ha recitato per tutta la vita,
interpretando la parte del figlio doveroso, il signor futuro
dottore dei sogni di suo padre. Ma dopo aver assaggiato la libertà,
si rende conto che non può più continuare a recitare, soprattutto
con la minaccia della scuola militare – e di altri 10 anni al
“servizio” del padre – che incombe sulla sua testa.
Dopo il suo scontro finale con il
signor Perry, Neil vede solo un modo per fuggire, per essere
finalmente libero secondo i propri termini. Il suo suicidio provoca
però comprensibilmente uno shock a Welton, e il preside
Nolan (Norman Lloyd) si affretta
a ripristinare l’ordine sulla scia della tragedia. Egli coinvolge
Keating nella morte di Neil e minaccia i restanti membri della
Setta di espulsione se non confermano la sua versione dei fatti.
Con Charlie espulso, Keating licenziato e Nolan pronto a
sostituirlo come insegnante di inglese, lo status quo è
praticamente ripristinato, ed è qui che l’attenzione si sposta
quasi interamente su Todd.
Tra tutti i membri della Setta dei
Poeti Estinti, era inizialmente lui il più restio agli insegnamenti
di Keating. Tra tutti i suoi amici, era il più propenso a tirarsi
indietro di fronte a una sfida. È solo quando gli viene presentata
la sfida più difficile di tutte, quella di onorare la verità a
prescindere dalle conseguenze, che è in grado di dimostrare una
completa comprensione del “carpe diem”. Keating vede la sua classe
per l’ultima volta quando torna a prendere le sue ultime cose e lì
Todd trova il coraggio di confessare il piano di Nolan.
Quello che succede dopo, il già
citato momento “O Capitano, mio Capitano”, è un simbolo
dell’effetto che Keating ha avuto sui suoi studenti, in particolare
su Todd. Il ragazzo non può tornare indietro su ciò che ha fatto (e
potrebbe benissimo essere espulso per ciò che fa dopo), ma i
principi che ha imparato hanno acceso un fuoco dentro di lui, e non
sarà facile spegnerlo. Come lui, anche altri ragazzi si ergono in
piedi sui propri banchi, ignorando le urla del preside Nolan e
spiccando così su quanti scelgono di rimanere seduti, a capo chino.
Questi ragazzi, toccati dalla luce di Keating, potranno aspirare ad
una vita degna di essere vissuta.
Un importante evento annuale
dedicato a Harry Potter è stato annullato. Il
primo romanzo di J.K. Rowling fu pubblicato nel
1997, ma il franchise cinematografico iniziò quattro anni dopo con
Harry Potter e la pietra filosofale del 2001. Da
allora, la saga principale di Harry Potter ha
prodotto otto film, oltre a una serie spin-off di Animali
fantastici, un’opera teatrale e altro ancora.
Ora, una serie TV di
Harry Potter è in fase di sviluppo da parte
della HBO. Sono stati annunciati diversi membri del cast
principale, tra cui Dominic McLaughlin nel ruolo
di Harry Potter, Arabella Stanton in quello di
Hermione Granger e Alastair Stout in quello di Ron
Weasley. Tra gli altri, Nick Frost, John Lithgow, Janet
McTeer, Paapa Essiedu, Johnny Flynn e Bel
Powley.
Purtroppo, ci sono state delle
novità negative nell’universo di Harry Potter: la
giornata “Ritorno a Hogwarts” (Back to Hogwarts)
alla stazione di King’s Cross è stata cancellata.
Secondo Collider, gli organizzatori
hanno confermato che l’evento non tornerà nel 2025 e non è previsto
che si ripeta negli anni successivi. Il motivo dichiarato
della cancellazione è stato il sovraffollamento e l’interruzione
del trasporto per i pendolari.
Cos’è l’evento“Ritorno a
Hogwarts”?
L’evento “Ritorno a
Hogwarts” si teneva ogni 1° settembre alle 11:00. I fan si
riunivano nella vera stazione di King’s Cross a Londra, dove erano
state girate scene tra cui l’Hogwarts Express. Per celebrare la
partenza immaginaria dal binario 9¾, la tradizione prevedeva un
annuncio e dei tabelloni delle partenze che mostravano un viaggio a
“Hogsmeade”.
Già lo scorso anno, il tradizionale
evento in presenza non si era svolto a causa delle preoccupazioni
relative alla folla. L’aggiornamento di quest’anno pone
ufficialmente fine alla celebrazione in presenza.
Warner Bros. continua a offrire ai
fan un modo per celebrare il giorno del “Ritorno a
Hogwarts“. L’azienda offre un’esperienza digitale per i fan di
Harry Potter che includerà omaggi, concorsi a tema e una proiezione
gratuita di Harry Potter e il Calice di
Fuoco. Seguirà una sessione di domande e risposte con
gli attori gemelli Weasley, James e Oliver
Phelps.
È disponibile da oggi il trailer di
Pomeriggi di Solitudine (titolo originale
Tardes de soledad), il nuovo film diretto da
Albert Serra, che uscirà nelle sale italiane
come evento speciale solo nei giorni 8, 9 e 10 settembre
2025.
Presentato in anteprima al San
Sebastián International Film Festival, Pomeriggi di
solitudine ha vinto il premio come Miglior Film. La
pellicola è inoltre stata designata Film della
Critica dal Sindacato Nazionale Critici
Cinematografici Italiani – SNCCI.Pomeriggi di
solitudine sarà distribuito in Italia da Movies
Inspired.
Cosa sappiamo di Pomeriggi di
Solitudine
Titolo originale: Tardes de soledad
Regia:
Albert Serra
Con:
Roberto Domínguez, Francisco Manuel Durán
Nazione:
Spagna, Francia, Portogallo
Durata:
105 min
Data d’uscita:
8-9-10 settembre 2025
La trama di Pomeriggi di
Solitudine
Andrés Roca Rey è una stella della
corrida in attività. Il film è un suo ritratto che ci permette di
riflettere sull’esperienza intima del torero che si assume il
rischio di affrontare il toro come un dovere personale, per
rispetto della tradizione e come una sfida estetica. Da questa
sfida scaturisce una forma di bellezza effimera attraverso il
confronto materiale e violento tra la razionalità umana e la
brutalità dell’animale selvaggio.
Indubbiamente tra i più celebri film
di formazione di sempre, L’attimo
fuggente (il titolo originale è Dead Poet
Society), racconta la storia di un gruppo di studenti
della Welton Academy, una scuola preparatoria
maschile del Vermont, nel 1959. Nel film, questi giovani sono
ispirati a far rivivere una società segreta ormai defunta dal loro
entusiasta insegnante di inglese, John Keating, interpretato dallo
straordinario Robin Williams. Keating stesso era uno dei
membri fondatori della Dead Poets Society quando era studente alla
Welton.
L’insegnante ispira però questi
ragazzi anche a pensare con la propria testa e a “succhiare il
midollo dalla vita”, trovando la loro passione per la vita, la
poesia e le arti. Sebbene questo film sia generalmente un’opera di
finzione, si ispira in realtà alla vita dello sceneggiatore
Tom Schulman, che ha poi vinto l’Oscar per la
Miglior sceneggiatura originale proprio per questa sua storia. In
questo approfondimento, però, esploriamo nel dettaglio cosa del
film è basato su elementi reali e cosa invece no.
La fittizia Welton Academy si
troverebbe nel Vermont, ed è ispirata all’esperienza dello
sceneggiatore Tom Schulman presso la Montgomery Bell
Academy a Nashville, nel Tennessee. Il film, come
anticipato, è vagamente ispirato alla vita di Schulman e i
personaggi sono basati più o meno vagamente su persone della sua
vita. In un’intervista con la University of California Television,
Schulman ha ad esempio detto che Knox Overstreet
(Josh Charles) è basato su un amico del college
che era follemente innamorato di una ragazza di nome Chris.
In un’intervista tra Schulman e il
preside della Montgomery Bell Academy, Schulman ha parlato di come
stava lavorando a una sceneggiatura ispirata al suo corso di
recitazione e scrittura a Los Angeles, spiegando come, dopo aver
cambiato l’ambientazione in una scuola maschile, la sua storia
abbia preso forma. Schulman si è reso conto che la storia non
riguardava solo un insegnante stimolante, ma anche il modo in cui
questo insegnante aveva contribuito a trasformare la vita dei suoi
studenti.
L’alma mater di Schulman, la
Montgomery Bell Academy, è stata fondata nel 1867 ed è l’unica
scuola maschile nella zona di Nashville. Anche oggi, nel XXI
secolo, possiamo vedere l’enfasi sulla storia e la tradizione della
fittizia Welton Academy riecheggiare nella missione della MBA di
formare i propri studenti come “gentiluomini, studiosi, atleti”.
Sebbene la MBA sia una scuola diurna piuttosto che un collegio,
l’ispirazione che Schulman ha tratto dalla sua alma mater è dunque
evidente.
Come ha rivelato Tom Schulman in
un’intervista alla Montgomery Bell
Academy, ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura che è poi
diventata L’attimo fuggente mentre frequentava
l’Actors and Directors Lab di Los Angeles. Il mentore del suo
insegnante, Harold Clurman, che veniva a trovare
gli studenti per dare loro consigli prima di lanciarsi in discorsi
appassionati, ha ispirato Schulman. Schulman sentiva però che alla
sua sceneggiatura mancava qualcosa di essenziale e dunque la mise
da parte.
Nella stessa intervista, Schulman ha
spiegato come, dopo aver messo in pausa la sceneggiatura, abbia
ricordato con una sua amica Samuel F. Pickering
Jr., che insegnava inglese a Schulman al secondo anno alla
Montgomery Bell Academy. Lei disse a Schulman che Pickering era
l’insegnante stimolante di cui Schulman avrebbe dovuto scrivere, e
lui iniziò quindi a rielaborare la sceneggiatura, ambientandola in
una scuola maschile. Con questo cambiamento di ambientazione, il
progetto prese forma e emersero i personaggi che conosciamo.
Pickering ispirò lo stile di insegnamento insolito di John Keating,
mentre Harold Clurman influenzò i discorsi motivazionali di
Keating.
Pickering disse al Times Daily:
“Qualunque cosa di me ci sia in quel personaggio deve essere
minima. Io ero un ragazzo e lui era un bambino. Ventitré anni fa.
Quanto di me potrebbe esserci nel film?” Pickering ha però
riconosciuto il suo stile di insegnamento non ortodosso, ammettendo
di tenere lezioni in piedi sulla cattedra o su un cestino della
spazzatura per mantenere viva l’attenzione dei suoi studenti. Più o
meno verificato che sia, il suo contributo alla definizione del
personaggio è dunque presente e ha permesso di dar vita ad uno dei
personaggi del cinema più amati di sempre.
David Zucker,
regista del film originale
Una pallottola spuntata, vede l’accoglienza positiva
del reboot come un segnale positivo per la commedia e la parodia al
cinema, tuttavia non ha intenzione di guardare il nuovo film con
Liam
Neeson e Pamela Anderson.
Zucker ha dichiarato apertamente di
essersi sentito offeso dal fatto che lui e altri membri del team
del film originale del 1988 non siano stati coinvolti nel sequel
della Paramount Una pallottola spuntata, dato che
aveva già lavorato alla sceneggiatura di un quarto capitolo della
saga. Il nuovo film del regista Akiva Schaffer
vede Neeson nei panni del figlio di Frank Drebin,
il personaggio interpretato da Leslie Nielsen
nella serie di breve durata Police Squad e nei
primi tre film di Una pallottola spuntata, e ha
debuttato questo fine settimana al terzo posto al botteghino
nazionale con 17 milioni di dollari, un risultato notevole per una
commedia dal budget modesto.
“Sono entusiasta perché dimostra
che c’è un forte mercato per la commedia al cinema, e in
particolare per le parodie”,ha detto Zucker in esclusiva
all’Hollywood Reporter. “Alla gente piace, il che è
fantastico. Apprezzo molto il regista e non potrei augurargli di
meglio. Gli ho già mandato un messaggio dicendogli: ‘Ho sentito che
le recensioni sono ottime e sta andando bene’. È stato molto
contento di sentirmi e probabilmente ci rivedremo più avanti nel
mese, quando la situazione si sarà diradata.”
Zucker conferma di non avere ancora
intenzione di vedere il nuovo film. Il regista ha precedentemente
spiegato di aver lavorato a una sceneggiatura con Pat Proft
e Mike McManus per un quarto film di Una
Pallottola Spuntata, che ha condiviso con la Paramount e
che sarebbe stato incentrato sul figlio trentenne di Drebin.
“Non lo vedrò, ma non vedo
nessuno dei sequel realizzati da altri con il mio materiale, e va
bene così. Ho detto ad Akiva che non ho intenzione di
vederlo”, dice Zucker ridendo. “In realtà mi ha invitato a
vedere una prima versione, ma gli ho detto che non potevo fare
nulla per aiutarlo perché non era proprio quello che avrei fatto
io. Questo non vuol dire che non abbia finito per fare un buon
film. Ma non credo di poterlo aiutare in questo.”
Zucker osserva di non avere alcuna
riserva nel rifiutare un riconoscimento come produttore esecutivo
offerto dalla Paramount. “Non mi prenderò il merito di nulla su
cui non ho lavorato fin dall’inizio. Non ho bisogno di soldi”,
dice. Zucker scherza: “Dopo gli agenti e i manager,
probabilmente mi avrebbe pagato tre bollette della luce. Se sarà un
grande successo, il merito dovrebbe essere di Akiva, e se lo
merita”.
Infine, Zucker augura il meglio per
il reboot ed è grato al produttore Seth MacFarlane
per averlo contattato poco dopo che la troupe del nuovo film aveva
completato la sceneggiatura.
“Ha passato i primi 10 minuti a
dirmi quanto amava L’aereo più pazzo del mondo, Una pallottola
spuntata e Top Secret”, dice Zucker ridendo riguardo agli
elogi ricevuti per i suoi progetti precedenti. “Non posso
arrabbiarmi con nessuno che mi dice che genio sono. È stata una
bella conversazione. Sono stato contento che Seth abbia chiamato,
ma gli ho detto educatamente: ‘Buona fortuna, ma non posso mettere
il mio nome su questo’. tutto accade per una ragione.”
L’attimo fuggente
(il cui titolo originale è Dead Poets
Society) è uno dei film più celebri e amati di sempre.
Affronta le difficoltà degli studenti di una scuola maschile che
devono scontrarsi con le rigide regole imposte della società pur di
perseguire le loro passioni, e ci sono diverse citazioni che
esaltano quesi temi. Protagonista è dunque Robin Williams nei panni di un insegnante di
inglese che diffonde l’amore per la poesia alla sua classe, molti
dei quali stanno affogando sotto le aspettative dei loro genitori.
Il film è un dramma forte, scritto e diretto magistralmente, che è
valso a Williams una nomination all’Oscar come miglior attore.
Il film ha anche ottenuto una
nomination all’Oscar come miglior film e miglior regista (per
Peter Weir), ma è stata la sceneggiatura di
Tom Schulman a distinguersi, con lo sceneggiatore
che ha vinto lui stesso l’Oscar per la migliore sceneggiatura
originale. Nel film si trovano infatti diverse battute ispiratrici
che ancora oggi emozionano e fanno sognare gli spettatori. Da
battute spiritose a consigli motivazionali, il John Keating di
Williams ha una lunga lista di citazioni che si applicano a ogni
dilemma della vita. Scopriamole in questo approfondimento.
“O Capitano! Mio
Capitano!”, la Setta dei Poeti Estinti Al signor Keating
Sebbene l’intero film sia una storia
bella e profonda, il finale di L’attimo fuggente è
considerato una delle migliori e più emozionanti conclusioni della
storia del cinema. Sembra che la storia stia andando verso una fine
tragica, poiché l’insegnamento non ortodosso di Keating viene
ritenuto responsabile del suicidio di uno studente, il che porta al
suo licenziamento. Gli studenti rimasti sono costernati nel vedere
che sono costretti a seguire lezioni di poesia più rigide sotto la
supervisione del signor Nolan.
Tuttavia, quando Keating sta per
andarsene, gli studenti lo salutano in modo commovente, alzandosi
in piedi sui banchi e salutandolo con questa frase tratta dalla
poesia di Walt Whitman. È un gesto d’addio che
mostra a Keating quanto gli studenti abbiano imparato da lui, il
loro modo di protestare contro il suo licenziamento e la promessa
che continueranno a esprimersi come lui ha insegnato loro.
“Signor Anderson! Non pensi che
io non sappia che questo compito la spaventa a morte“, John
Keating a Todd Anderson
Il ruolo che ha lanciato Ethan Hawke è stato quello di Todd Anderson in
L’attimo fuggente. Todd è uno degli studenti più
timidi della scuola, inizialmente molto riservato, ma come gli
altri, gli insegnamenti del signor Keating fanno emergere qualcosa
in lui. Ciò che è ancora più speciale è il modo in cui Keating
riconosce in Todd qualcosa che il giovane sembra non riuscire a
concepire di sé stesso.
Dopo aver assegnato alla classe il
compito di scrivere una poesia originale, Keating comunica loro che
dovranno leggere la propria poesia ad alta voce in classe. Poi si
prende un momento per riconoscere quanto questa idea spaventi Todd.
Keating non è tipo da mettere in imbarazzo uno studente con
malizia, né da fare favoritismi. Nel richiamare Todd, sta
semplicemente facendo capire al giovane che non permetterà che la
paura sia una scusa nella sua classe.
“Non dimenticarlo”, John
Keating a Todd Anderson
Quando arriva dunque il momento di
leggere le poesie ad alta voce in classe, Todd è pieno di paura e
dice al signor Keating che non ne ha scritta una. Keating non ha
intenzione di lasciar passare così facilmente uno dei suoi
studenti, ma invece di dargli un voto negativo, fa alzare Todd in
piedi davanti alla classe e recitare una poesia originale sul
momento. Anche in questo caso, non si tratta di un tentativo di
umiliare il ragazzo, ma di costringerlo a uscire dalla sua zona di
comfort.
Keating fa chiudere gli occhi a Todd
e gli dice di iniziare a parlare con il cuore. Anche se nervoso,
Keating aiuta Todd a bloccare tutto il resto. Quando recita una
poesia davvero impressionante, la classe lo applaude e Todd è pieno
di orgoglio. Keating lo prende da parte e gli ricorda di conservare
questo ricordo dentro di sé, assicurandosi che la paura di
mostrarsi vulnerabile davanti agli altri non ostacoli mai la
soddisfazione di esprimersi.
“Che il potente spettacolo
continui e che tu possa contribuire con un verso. Quale sarà il tuo
verso?”, John Keating alla sua classe
Quando spiega ai suoi studenti il
vero motivo per cui la poesia e la letteratura dovrebbero essere
apprezzate, il signor Keating ne approfitta anche per ispirare i
suoi studenti a lasciare un segno nel mondo. Insiste sul fatto che
tali forme d’arte aiutano le persone a sentirsi vive e a vivere la
vita con più passione e sentimento, riuscendo così a dare un
contributo maggiore. Celebra l’idea che ci sia ancora qualcosa che
tutti loro possono dare al mondo.
Questa semplice domanda, rivolta ai
giovani: “Quale sarà il vostro verso?”, mostra quanto
Keating possa essere fonte di ispirazione per questi ragazzi. Li
costringe a riflettere su come vogliono contribuire al “gioco”
dell’umanità. In questo contesto, diventa difficile per loro
ignorare le loro vere passioni e li costringe a confrontarsi con i
loro veri sentimenti su ciò che sono chiamati a fare.
“Non importa quello che ti
dicono gli altri, le parole e le idee possono cambiare il
mondo”, John Keating alla sua classe
Ci sono molti film che parlano
dell’importanza dell’arte, ma pochi lo fanno in modo così efficace
come L’attimo fuggente. In questo caso, l’idea di
abbracciare l’arte e la poesia è ribelle, dato che la natura
soffocante del collegio è più focalizzata sull’apprendimento
“pratico” piuttosto che sulla frivolezza apparente delle storie e
delle poesie. Tuttavia, in diretta contraddizione con ciò che
pensano alcuni degli altri insegnanti, Keating insiste sul fatto
che queste cose hanno un’importanza nel mondo.
Dire ai giovani che le parole e le
idee possono cambiare il mondo è il modo in cui Keating dà loro il
permesso di abbracciare questi aspetti della loro mente e
condividerli con il mondo. Non è un caso che inizi dicendo “non
quello che vi dicono gli altri”, poiché Keating è consapevole
di come la loro società cercherà di soffocare questo tipo di
pensiero e insiste sul fatto che quelle persone dovrebbero essere
ignorate.
“Carpe Diem. Cogliete l’attimo,
ragazzi. Rendete straordinarie le vostre vite”, John Keating
alla sua classe
Uno dei motivi principali per cui
così tante citazioni da L’attimo fuggente sono
entrate a far parte della cultura popolare è che il personaggio di
Robin Williams, John Keating, è il modello
perfetto di un educatore dedicato. Ciò è evidente nel momento in
cui Keating insiste affinché i suoi studenti escano e sfruttino al
massimo la loro vita, non solo dal punto di vista accademico o
professionale.
Questa citazione da L’attimo
fuggente arriva quando John Keating mostra ai ragazzi
alcune foto di studenti del passato esposte lungo il corridoio
della scuola. Egli dice loro che non sono diversi. Hanno lo stesso
livello di testosterone e lo stesso taglio di capelli. I ragazzi in
foto, però, sono ora tutti morti. Vuole instillare in queste menti
curiose l’idea che finché sono giovani e capaci, devono vivere la
loro vita al massimo. “Carpe diem, cogli l’attimo”, dice
Keating, intendendo che vuole che i ragazzi si godano il momento
finché dura.
“Poesia, bellezza,
romanticismo, amore… Queste sono le cose per cui viviamo”,
John Keating alla sua classe
John Keating è un insegnante di
inglese alla Welton Academy in Dead Poets Society, un collegio
d’élite dove l’obiettivo dell’istruzione per la maggior parte dei
suoi studenti è quello di garantire loro il successo professionale
nella vita adulta. Questo è il motivo per cui Keating diventa così
amato dai suoi studenti, poiché il suo obiettivo non è il loro
successo, ma la loro realizzazione personale, e la citazione da
L’attimo fuggente che illustra perfettamente
questo concetto è quando egli sostiene i valori delle arti (e
alcuni degli aspetti più profondi dell’esperienza umana in
generale).
“Medicina, economia, diritto,
ingegneria… sono tutte attività nobili e necessarie per sostenere
la vita. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore… sono
ciò per cui viviamo”. Pur riconoscendo che le persone hanno
bisogno della scienza e della tecnologia per sopravvivere, John fa
capire ai suoi studenti che hanno anche bisogno di un canale per
esprimere se stessi. Crede nell’equilibrio tra bisogni e desideri,
tra cuore e mente. Ricorda loro che le persone scrivono poesie
perché sono membri della razza umana, non solo perché è “carino”.
Gli esseri umani sono pieni di passione e alimentati da essa, e
questo può avvenire solo risvegliando quella parte di loro.
“Mi alzo in piedi sulla
cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose in
modo diverso”, John Keating alla sua classe
Una parola che non può assolutamente
essere usata per descrivere i metodi di insegnamento di John
Keating in L’attimo fuggente è “ortodosso”,
come dimostra questa citazione. In una lezione, gli studenti di
John lo trovano in piedi sulla sua cattedra invece che seduto
dietro di essa. Nel tentativo di approfondire ulteriormente le sue
lezioni, John spiega che il motivo per cui è in piedi sulla
cattedra è per vedere le cose in modo diverso.
Spesso le persone guardano solo
l’immagine che hanno davanti e dimenticano che bisogna tenere conto
anche degli altri aspetti. Chiede ai suoi studenti di salire sulla
sua cattedra, in modo che possano provare cosa significa guardare
le cose da una nuova prospettiva. Questi studenti sono normalmente
confinati nelle loro routine e tradizioni, e intraprendere la
strada meno battuta a volte può fare bene alla loro anima.
“Devi sforzarti di trovare la tua
voce”, John Keating alla sua classe
“… perché più aspetti a
iniziare, meno probabilità avrai di trovarla”. Ci sono molte
citazioni ispiratrici di John Keating tratte da L’attimo
fuggente che provengono dai numerosi momenti in cui
incoraggia i suoi studenti a non sottovalutare mai il valore
dell’introspezione e dell’autonomia intellettuale. Continua a
motivare i suoi studenti a pensare liberamente e con la propria
testa, a trovare ciò che funziona meglio per loro e a scoprire come
rendersi soddisfatti della propria vita.
È un tema ricorrente in molte delle
lezioni di John nel film, ma questa citazione da L’attimo
fuggente in particolare cattura l’idea in modo più
succinto rispetto a quasi tutte le altre. John dice che non bisogna
mai rassegnarsi a vivere una vita insoddisfacente, perché porta
alla disperazione. Bisogna uscire dagli schemi per trovare nuovi
orizzonti ed esplorare nuove idee, luoghi e credenze. Mentre John
convince i suoi studenti a credere in se stessi, sa anche che c’è
sempre qualcosa là fuori che cercherà di rovinare la loro
individualità.
“Il linguaggio è stato
sviluppato per un unico scopo, e cioè… corteggiare le donne”,
John Keating alla sua classe
Sebbene L’attimo
fuggente sia uno dei pochi film di Robin
Williams celebrati per ragioni diverse dalle
impareggiabili doti comiche del defunto attore, ci sono comunque
diversi momenti in cui la star riesce a strappare una risata agli
spettatori. Non tutto ciò che John Keating diceva era profondo, e a
volte nelle sue lezioni parlava con umorismo. Una delle citazioni
chiave che lo dimostrano è quando John spiega ai suoi studenti che,
a suo avviso, le complessità del linguaggio umano sono state
perfezionate per un unico motivo: migliorare il romanticismo.
Neil Perry ha ragione: il linguaggio
è stato sviluppato per comunicare. Tuttavia, nella speranza di
raggiungere aspirazioni più elevate e conquistare nuovi territori,
il linguaggio è diventato lo strumento principale dell’uomo per
esprimere i propri desideri. L’uso del linguaggio si è evoluto nel
corso dei secoli. John chiede alla classe quali altre parole
potrebbero sostituire “stanco” e “molto triste”, e Knox Overstreet
risponde ‘cupo’. In questo senso, “corteggiare le donne”
significa semplicemente trovare affetto usando le parole.
“C’è un tempo per osare e uno
per essere cauti, e l’uomo saggio comprende a quale è
chiamato”, John Keating a Charlie Dalton
Essere espulsi per uno scherzo non è
audace, e John ha avvertito Charlie Dalton di non mettersi più nei
guai dopo che questi ha fatto uno scherzo davanti a tutta la
scuola. Pensava che il signor Keating ne sarebbe stato felice, ma
chiaramente non aveva capito il punto. Questa citazione da
L’attimo fuggente trasmette una serie di
significati che non si possono cogliere facilmente a meno che una
situazione specifica non richieda un’azione immediata. Charlie era
un idiota, pensava solo a se stesso quando ha messo la loro società
segreta sotto il pubblico scrutinio. John si rende conto che deve
insegnare la responsabilità oltre alla libertà di esprimersi.
“Ma solo nei loro sogni gli
uomini possono essere veramente liberi”, John Keating a un
altro insegnante
“È sempre stato così e sempre
così sarà”. Come si è potuto notare, la maggior parte delle
migliori citazioni di L’attimo fuggente proviene
dalle lezioni di John e dai consigli che dà ai suoi studenti.
Tuttavia, non è sempre così, poiché ci sono diverse frasi
memorabili che derivano dalle varie discussioni (e dibattiti) di
John con altri membri della facoltà della Welton Academy. Un
esempio lampante è quando John Keating spiega a uno dei suoi
colleghi quale sia, secondo lui, il vero scopo dell’istruzione,
dopo essere stato interrogato sul suo modo diverso di
insegnare.
La scuola sostiene da anni il valore
della tradizione e della disciplina. Per John, è giusto scuotere un
po’ le cose. Crede nei liberi pensatori, proprio come ha detto al
signor Nolan quando lo ha affrontato sui suoi metodi “non
ortodossi” di insegnamento agli studenti. Solo vivendo i propri
sogni un uomo può essere veramente libero. Purtroppo per John,
anche se le sue affermazioni sono vere, nei confini di questa
particolare scuola c’è poco spazio per realizzare i propri
sogni.
“Vi ho portati qui per
illustrare il concetto di conformità”, John Keating ai suoi
studenti
“… la difficoltà di mantenere le
proprie convinzioni di fronte agli altri”. John Keating
rappresenta l’antitesi di tutto ciò che la sua classe si aspetta
dalle figure autoritarie, e questo è uno dei motivi principali per
cui diventa una presenza così stimolante nelle loro vite. Tuttavia,
questo non è l’unico motivo per cui si distingue agli occhi dei
suoi studenti, poiché i suoi metodi rappresentano per loro un
cambiamento di ritmo tanto rinfrescante quanto i suoi valori. In
L’attimo fuggente, gli studenti della Welton
Academy rimangono affascinati dal modo vivace ed energico di
insegnare del signor Keating.
Li fa camminare, correre e
arrampicare per trasmettere il suo messaggio. Dice a tre ragazzi
della classe di fare una passeggiata e, centimetro dopo centimetro,
iniziano a marciare all’unisono. Questo è il punto che vuole
dimostrare, che gli esseri umani sono destinati a conformarsi agli
standard della società e a perdere le proprie convinzioni solo per
essere accettati. Ricorda loro che, per quanto strano o diverso sia
il proprio sogno, bisogna esserne orgogliosi. Questo è, ancora una
volta, il desiderio del signor Keating di vedere i ragazzi
realizzare i propri sogni.
“Ho sempre pensato che lo scopo
dell’istruzione fosse imparare a pensare con la propria
testa”, John Keating al signor Nolan
Sebbene non manchino battute
profonde e filosofiche in questo film dai molteplici livelli
tematici, il messaggio centrale di L’attimo
fuggente è racchiuso in questa singola citazione meglio di
qualsiasi altra. Riassume tutto ciò che guida John Keating come
educatore e, per estensione, la linfa vitale tematica del film
stesso. La citazione arriva quando John ha un confronto con il
signor Nolan, uno degli altri membri della facoltà della Welton
Academy.
È ciò che John Keating vuole dire ai
suoi studenti: usare l’istruzione come mezzo per conoscere meglio
se stessi e gli altri. Usarla per prendere posizione e lottare per
ciò in cui si crede, non solo per rimanere neutrali o scendere a
compromessi. Poiché il signor Nolan lo rimprovera, ponendo fine a
questo modo di insegnare, il signor Keating si trova di fronte a un
dilemma. I suoi studenti sono profondamente colpiti dalle sue
parole e iniziano a pensare fuori dagli schemi. Tuttavia, la scuola
li costringe a tacere e a conformarsi.
“Amo insegnare. Non vorrei
essere in nessun altro posto”, John Keating a Neil Perry
John Keating rappresenta l’idea di
un educatore perfetto, che non solo è motivato dal desiderio di
garantire ai suoi studenti le migliori possibilità di una vita
appagante, ma che comprende e apprezza anche la sua importanza
nella loro vita. Tuttavia, per John, questo comporta anche un
notevole sacrificio personale. Quando Neil Perry
(Robert Sean Leonard) chiede a John Keating perché
ha scelto di rimanere a scuola invece di andare a Londra per stare
con sua moglie, John risponde che ama così tanto insegnare che
preferisce stare da solo piuttosto che non vivere i suoi sogni.
La sua passione per l’istruzione ha
plasmato profondamente molte vite, specialmente quelle dei suoi
studenti. Un insegnante come il signor Keating è un buon mentore e
confidente, ed è questo che rende sia lui che L’attimo
fuggente sono così accattivanti per il pubblico. Ispira
sempre tutti quelli che incontra e irradia un’energia vibrante che
li porta a riflettere su come vivono la loro vita. Anche se la sua
permanenza in questa scuola si è conclusa in tragedia, John ha
sicuramente aiutato più di uno studente a cambiare il proprio modo
di pensare per diventare una persona migliore.
Da oggi disponibili il trailer
e il poster di Duse,
il nuovo film di Pietro
Marcello con Valeria
Bruni Tedeschi che sarà presentato in
Concorso alla 82ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e che
uscirà nelle sale il 18 settembre.
Interpreti del film, accanto alla
protagonista Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo di Eleonora
Duse, Fanni Wrochna, Noémie
Merlant, Fausto Russo Alesi, Edoardo
Sorgente, Vincenzo Nemolato, Gaja Masciale, Vincenza
Modica, Mimmo Borrelli, Savino Paparella, Vincenzo Pirrotta,
Federico Pacifici, Marcello Mazzarella e con la
partecipazione di Noémie Lvovsky.
Duse
è una produzione PALOMAR (a MEDIAWAN company),
AVVENTUROSAcon RAI CINEMA e con
PIPERFILM in co-produzione con AD VITAM
FILMS. Una co-produzione Italia – Francia in
collaborazione con BERTA FILM in
collaborazione con NETFLIX.
Ministero della
Cultura – MIC – L’opera è stata realizzata con il
contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema
e nell’audiovisivo – con il contributo di Regione
Veneto con il sostegno di Veneto Film
Commission – con il contributo di Regione
Lazio – Creative Europe.
La trama di Duse
Eleonora Duse ha una leggendaria
carriera alle spalle che sembra ormai conclusa, ma nei tempi feroci
tra la Grande Guerra e l’ascesa del fascismo, la Divina sente un
richiamo più forte di ogni rassegnazione e torna lì dove la sua
vita è iniziata: sul palcoscenico. Non è solo il desiderio di
recitare a muoverla, ma un’urgenza profonda: la necessità di
riaffermare sé stessa in un mondo che cambia inesorabilmente e che
minaccia di toglierle tutto, persino l’indipendenza che ha
conquistato con il lavoro di tutta una vita. Inaspettati rovesci
finanziari la mettono di fronte a una scelta, e così, ancora una
volta, Eleonora sceglie il teatro come unico spazio di verità e di
resistenza.
Con la sua arte come unica arma,
sfida il tempo e il disincanto, trasformando ogni parola e ogni
gesto in un atto rivoluzionario. Ma il prezzo della bellezza contro
la brutalità del potere e della Storia è alto, gli affetti sembrano
dissolversi e la sua salute si aggrava.
Eppure, Eleonora affronterà l’ultimo viaggio dimostrando che si può
rinunciare alla vita stessa, ma mai alla propria natura.
Il film è scritto da Letizia
Russo, Guido Silei e Pietro
Marcello, la fotografia è firmata
da Marco Graziaplena, il montaggio da
Fabrizio Federico e Cristiano
Travaglioli, le musiche originali da Marco
Messina, Sacha Ricci e Fabrizio
Elvetico, la scenografia è di Gaspare
De Pascali, i costumi sono di Ursula
Patzak, il casting è curato da Davide
Zurolo.
Il film uscirà nelle sale italiane
il 18 settembre distribuito da PiperFilm.
1 di 4
Valeria Bruni Tedeschi e
Noémie Merlant in Duse - foto di Erika Kuenka
Pietro Marcello su set di
Duse - foto di Erika Kuenka
Valeria Bruni Tedeschi in
Duse - foto di Erika Kuenka
Valeria Bruni Tedeschi in
Duse - foto di Erika Kuenka
Il film live-action
Oceania ha quasi incluso un deepfake di
Dwayne
Johnson realizzato tramite intelligenza
artificiale, che l’attore stesso ha approvato. Uscito nel 2016,
l’originale
animato Oceania ha riscosso un enorme
successo, soprattutto su Disney+ negli anni successivi al suo
debutto nelle sale.
Dopo l’uscita di un sequel
animato lo scorso autunno, la Disney è ora pronta a proseguire
il franchise con un imminente remake live-action di
Oceania, con Johnson che riprende il ruolo di
Maui. Catherine Laga’aia interpreterà il ruolo
principale nel film diretto da Thomas Kail.
Un nuovo articolo del Wall
Street Journal fa ora luce sulla produzione del
live-action Oceania, rivelando che la Disney aveva
in programma di collaborare con Metaphysic per
creare un deepfake del volto di Johnson. Questo
deepfake sarebbe poi stato sovrapposto a un’interpretazione di
Tanoai Reed, cugino di Johnson di struttura fisica simile.
Il deepfake sarebbe stato utilizzato
solo in un “piccolo numero” di scene e avrebbe permesso a Johnson
di non essere presente sul set tutti i giorni. Nonostante
l’approvazione dell’attore – e 18 mesi di lavoro e trattative
contrattuali tra Metaphysic e Disney – il piano è stato infine
accantonato per problemi legali.
Come mai l’idea del deepfake di
Dwayne Johnson è stato abbandonata
Non è insolito che i film presentino
controfigure digitali degli attori. Questa è una pratica comune per
gli stunt, ad esempio, in cui il volto di un attore viene imposto
digitalmente su una controfigura. L’inclusione dell’intelligenza
artificiale nel processo, tuttavia, ha complicato le cose per
Oceania.
Il rapporto del WSJ
approfondisce la decisione di abbandonare questo piano, con le
preoccupazioni del dipartimento legale della Disney come fattore
chiave. Si diceva che ci fossero apprensioni su come questo
deepfake di Johnson potesse essere utilizzato in futuro e su come
sarebbe stato protetto. Entrambe queste preoccupazioni sono emerse
anche durante le trattative per lo sciopero SAG-AFTRA del 2023.
Un’interessante aggiunta a queste
preoccupazioni, tuttavia, è la paura della Disney riguardo alla
proprietà. Chi effettivamente possiede il materiale generato
dall’intelligenza artificiale rimane legalmente una zona grigia, e
si diceva che l’azienda fosse a disagio all’idea di non poter
rivendicare la proprietà di ogni elemento del live-action di
Oceania.
Le preoccupazioni sopra descritte
non riguardano solo Oceania e la Disney, ma tutta Hollywood. La
tecnologia dell’intelligenza artificiale sta progredendo
estremamente rapidamente, ma non esiste un quadro giuridico
completo che ne disciplini l’implementazione nelle produzioni
hollywoodiane.
Disney e Universal hanno
fatto causa alla società di intelligenza artificiale
Midjourney a giugno per il suo generatore di immagini, che
avrebbe riprodotto personaggi e materiale protetti da
copyright.
Secondo il rapporto del WSJ,
l’incertezza sull’intelligenza artificiale ha anche giocato un
ruolo importante in una decisione creativa chiave per l’imminente
Tron:
Ares della Disney. Si dice che si sia parlato di
integrare l’intelligenza artificiale generativa in un personaggio
di nome Bit, che avrebbe potuto essere
un’interessante mossa di marketing. La Disney ha scartato l’idea
durante lo sciopero SAG-AFTRA per paura di reazioni negative.
I Marvel Studios pubblicheranno un
libro “Art of” per I
Fantastici Quattro: Gli Inizi questo novembre, e
diversi rivenditori hanno già aggiornato le pagine di anteprima con
illustrazioni inedite del reboot.
Le prime immagini rivelano un Galactus ancora più grande di quello che
abbiamo visto scatenarsi a New York durante l’atto finale.
Guardando attentamente l’immagine, vedrete un piccolo Mister
Fantastic sul pollice del Divoratore di Mondi; se i Marvel Studios
avessero seguito questa strada, non ci sarebbe stato modo per la
squadra di attaccarlo fisicamente.
Abbiamo anche nuove immagini di
Shalla-Bal, alias Silver Surfer, e una versione robotica del
mostro gigante dell’Uomo Talpa, Giganto. Sembra che
i Marvel Studios abbiano pensato che renderlo un robot piuttosto
che un mostro sotterraneo fosse più adatto al film.
Sebbene avessimo visto una versione classica di Giganto nella
versione finale di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, quella è stata l’ultima
volta che abbiamo visto le creature di Harvey Elder, nonostante il
film ci abbia portato a Subterranea. Infine, c’è una familiare
inquadratura della Prima Famiglia Marvel che entra in azione
insieme.
The Fantastic Four: First
Steps – The Art Of The Movie avrà un prezzo molto alto (è
listato a 150 dollari nella maggior parte dei negozi), ma siamo
sicuri che varrà ogni centesimo per i fan dell’ultimo blockbuster
dei Marvel Studios. L’attrazione principale del libro sarà senza
dubbio vedere quei costumi alternativi e il processo che gli
artisti dello studio hanno seguito per trovare quel Galactus fedele
ai fumetti.
Nella
nostra recensione abbiamo scritto: “I Fantastici
Quattro: Gli Inizi conferma ciò che già si pensava in
seguito alla diffusione dei materiali promozionali: è un progetto
ben pensato, ben diretto, che sa dosare l’intimità e l’azione, che
grazie ai suoi variegati protagonisti si rivolge ad un pubblico
ampio, dai più giovani fino ai padri e alle madri.”.
Hellboy – L’uomo deforme è l’ultimo tentativo di
portare sul grande schermo l’investigatore dell’occulto creato da
Mike Mignola. Si potrebbe inoltre dire che è
l’adattamento più fedele: The Crooked Man (questo il
titolo originale) è infatti basato su una miniserie di Mignola –
che ha anche collaborato alla sceneggiatura – e del compianto
Richard Corben, che segue da vicino gli eventi
dell’omonimo fumetto. Il racconto si svolge nel 1958,
Hellboy (Jack Kesy) e la
novellina Bobbie Jo Song (Adeline
Rudolph) finiscono intrappolati nelle montagne
Appalachi.
Lì incontrano il veterano di guerra
Tom Ferrell (Jefferson White),
tornato nella sua casa d’infanzia per affrontare i demoni del suo
passato. In questo caso, l’espressione è da prendere nel senso
letterale, dato che l’Uomo Deforme (Martin
Bassendale) ha stretto un patto con Tom per la sua anima.
Hellboy, Bobbie Jo e Tom si trovano dunque ben presto a combattere
contro quest’entità e altre forze soprannaturali mentre cercano di
emergere in quei luoghi. Come finirà questa battaglia: con Hellboy
vittorioso o sconfitto?
Hellboy e il suo “team” salvano la
situazione
Nei film di Hellboy di Guillermo del Toro e
Neil Marshall, Hellboy è solitamente la persona
che riesce a salvare la situazione, sia che si tratti di colpire il
male in faccia con la sua caratteristica Mano Destra del Destino o
di usare la sua fidata pistola, il Buon Samaritano, per farlo
fuori. Nel caso di Hellboy – L’Uomo deforme, anche
Tom e Bobbie Jo giocano un ruolo chiave nella sconfitta
dell’antagonista. Hellboy accompagna Tom in una villa in rovina
dove risiede l’Uomo Deforme, mentre Bobbie Joe si addentra nelle
catacombe della città con il predicatore locale
Watts (Joseph Marcell).
Jack Kesy e Adeline Rudolph in Hellboy – L’uomo
deforme
Entrambe le parti si trovano poi in
difficoltà: Hellboy è tormentato da visioni che includono sua
madre, che cerca di convincerlo a uccidersi – e che allude al ruolo
che lui avrà nel provocare l’Apocalisse – mentre Bobbie Jo e Watts
incontrano un enorme ragno che lei e Hellboy erano venuti a cercare
sulle montagne. Durante tutto il film, Bobbie Jo ha cercato di
attingere alle sue innate capacità magiche – e affrontare il ragno
le dà la spinta di cui ha bisogno. Lancia un incantesimo che
espelle la magia oscura dal ragno e diminuisce il potere dell’Uomo
Deforme.
Tom poi costringe l’Uomo Deforme a
ingoiare una “palla delle streghe”, un oggetto mistico creato dalle
streghe della sua comunità, che lo indebolisce ulteriormente. A
quel punto, Hellboy picchia selvaggiamente il demone e gli fa
saltare la testa con il Buon Samaritano. Questo fa sì che dalla
testa dell’Uomo Deforme piovano monete d’oro, che rappresentano le
anime che ha rubato nel corso degli anni. Hellboy dà a Tom una di
quelle monete, liberandolo così dalla maledizione. Lui e Bobbie Jo
vengono poi trasportati in elicottero dal BPRD, con Bobbie Jo che
trova conforto tra le braccia del suo compagno demoniaco.
Come anticipato, l’Uomo Deforme non
è l’unica forza malvagia che Hellboy e i suoi amici incontrano
sulle montagne. Tom rivela che la sua maledizione è nata quando ha
incontrato la strega Effie Kolb (Leah
McNamara), che gli ha detto che stringere un patto con
l’Uomo Deforme lo avrebbe reso uno stregone. Per mantenere la sua
parte dell’accordo, Tom ha dunque ucciso un gatto nero e lo ha
bollito fino a ridurlo in ossa, offrendone una al demone. Sebbene
alla fine abbia cambiato idea, il destino di Tom era ormai segnato:
l’osso lo ha protetto dai pericoli durante la seconda guerra
mondiale e, per quanto abbia cercato di sbarazzarsene, è sempre
tornato da lui.
Martin Bassindale in Hellboy – L’uomo deforme
Effie ha anche preso il controllo
dell’anima del padre di Tom, trasformandolo in un cavallo con una
briglia maledetta. Alla fine, Effie subisce un destino piuttosto
poetico. Dopo che Hellboy uccide l’Uomo Deforme, lui e Tom trovano
la strega che sta invecchiando rapidamente nel bosco. Tom aveva
precedentemente menzionato che, nonostante il passare degli anni,
lei sembrava non essere invecchiata, il che significa che
probabilmente aveva venduto la propria anima all’Uomo Deforme in
cambio dell’eterna giovinezza. In un momento tratto direttamente
dai fumetti, Tom si avvicina a Effie con la briglia che lei aveva
messo a suo padre, che la trasforma nel cavallo bianco che vediamo
nel finale, con le parole “Attenzione! Sono una strega!”
dipinte sul fianco.
Durante un panel dedicato a
Hellboy – L’uomo deforme al San Diego Comic-Con di
quest’anno, al regista Brian Taylor è stato
chiesto se volesse realizzare altri film su Hellboy. Taylor ha
risposto che, pur essendo aperto all’idea di esplorare altre storie
di Hellboy, L’uomo deforme è stato concepito come un film
a sé stante. “Odio quando la gente cerca di fare un film e poi
ti vende un intero franchise… se il primo è buono, ci
tornerò”, ha detto. Questo è abbastanza fedele al fumetto
L’uomo deforme e alle storie di Hellboy in generale: la
maggior parte di esse sono racconti autonomi che si possono leggere
per farsi un’idea della storia di Hellboy.
In un’epoca in cui quasi tutti i
franchise cinematografici sono in forte espansione o i film vengono
realizzati con lo scopo di lanciarne uno proprio, il fatto che
Hellboy – L’uomo deforme sia una storia singola è
sorprendentemente rinfrescante. Purtroppo, l’accoglienza riservata
al film è stata piuttosto tiepida. Il fatto che abbia poi sofferto
di una distribuzione limitata (negli Stati Uniti è uscito
direttamente in streaming e home-video), rende incerta la
possibilità di altri film dedicati al personaggio. D’altronde,
anche i precedenti lungometraggi, Hellboy del
2019 ed Hellboy
– The Golden Army non avevano goduto di risultati
economici tali da giustificare ulteriori capitoli.
L’audio della drammatica scena
tratta da
Storia di un Matrimonio di Noah Baumbach, in
cui Scarlett Johansson e
Adam Driver si urlano addosso, viene utilizzata
dall’USDA (United States Department of Agriculture) per dimostrare
che “gli umani sono cattivi”.
Per proteggere le mandrie di bovini,
il governo degli Stati Uniti voleva spaventare i lupi predatori e
dimostrare loro che “gli umani sono cattivi”, convincendo quindi
gli animali selvatici a stare alla larga dalle
mandrie. Così hanno usato l’audio più terrificante che
si possa immaginare: una coppia sposata che litiga.
Secondo il Wall Street
Journal, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti
sta utilizzando una registrazione di Scarlett Johansson e
Adam Driver che si urlano contro in Storia di
un matrimonio per spaventare i lupi nel West americano.
Nel film del 2019 di Noah Baumbach, i due
interpretano una coppia che sta attraversando un divorzio
difficile. Il film include una scena di litigio particolarmente
cruda, che è presumibilmente quella utilizzata.
A quanto pare, l’USDA sta
utilizzando droni con altoparlanti che riproducono la scena
(insieme ad altre registrazioni come “Thunderstruck” degli
AC/DC, fuochi d’artificio e spari). Un supervisore distrettuale
dell’USDA in Oregon ha spiegato: “Ho bisogno che i lupi
reagiscano e sappiano che, ehi, gli umani sono cattivi”.
L’articolo sottolineava che la
popolazione di lupi è aumentata da quando sono stati reintrodotti
nel Parco Nazionale di Yellowstone nel 1995 e che l’uso di un Johansson
e Driver ululanti (tra le altre registrazioni) sembra essere
efficace nel ridurre il numero di mucche uccise.
Spider-Man: Brand New Day sta finalmente prendendo
forma in vista della sua uscita nelle sale cinematografiche il
prossimo luglio, e ora abbiamo alcuni nuovi dettagli indiscreti per
gentile concessione dello scooper Daniel
Richtman.
Non è un segreto che il film
tratterà le conseguenze di Spider-Man: No Way
Home: Peter Parker vive in un mondo in cui nessuno ricorda
chi è. Probabilmente non vi sorprenderà sapere che il film avrà un
tono più dark, e Richtman lo paragona a L’ultima caccia di
Kraven.
La
presenza di personaggi come The Punisher e Hulk ha portato i fan a
chiedersi se si tratterà di un’avventura dark ambientata in città o
di un altro blockbuster in stile Avengers, ma
sembra che il progetto propenda maggiormente per la prima
soluzione.
Richtman sottolinea questo aspetto, dicendo che The
Punisher sarà il solito assassino psicotico, armato di
armi avanzate che lo aiuteranno ad affrontare minacce come
Spider-Man e il Golia Verde. Certo, probabilmente ci sarà un po’
meno sangue rispetto a Daredevil: Rinascita, ma la natura di Frank
Castle chiaramente non verrà annacquata in favore di una
classificazione PG-13.
Si dice anche che, sebbene
Scorpion abbia un ruolo di primo piano in
Spider-Man: Brand New Day, non sia il cattivo
principale del film.
Infine, sebbene il suo ruolo di
Zendaya sia importante, non si prevede che
il suo tempo sullo schermo sarà particolarmente consistente. Cosa
questo significhi per la storia d’amore di Peter con MJ non è
chiaro, soprattutto con il misterioso personaggio di Sadie
Sink in gioco.
Lo scorso dicembre, la produttrice
di lunga data del franchise di Spider-Man,
Amy Pascal, ha dichiarato: “Stiamo iniziando
le riprese del prossimo film di Spider-Man con Destin Daniel
Cretton. È un regista meraviglioso. Adoro No Mercy, adoro Short
Term 12, adoro Shang-Chi. Penso che abbia fatto un lavoro
meraviglioso”.
Quando le è stato detto che
No Way Home sembrava il perfetto addio al
lanciatore di ragnatele, Pascal ha risposto: “Beh, dobbiamo
fare i conti con il fatto che ha deciso di rinunciare a essere
Peter Parker (…)E si sarebbe concentrato sull’essere
Spider-Man perché essere Peter Parker era troppo difficile”,
ha scherzato. “È di questo che parla il film”.
Ad oggi, una sinossi generica del
film è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro
quanto sia accurata.
Dopo gli eventi di Doomsday,
Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a
concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità
di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge
una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e
costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in
gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità
di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile
alleato per proteggere coloro che ama.
L’improbabile alleato potrebbe
dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal –
recentemente annunciato come parte del film – in una situazione
già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono
inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi
contro la vera minaccia di turno.
Di certo c’è che Spider-Man:
Brand New Day condivide il titolo con un’epoca
narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo
inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e
rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha
dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da
un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry
Osborn.
Il film è stato recentemente
posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026.
Destin Daniel Cretton, regista di
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli,
dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik
Sommers. Tom Holland guida un cast che include
anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas
e Jon Bernthal. Michael Mando è
stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento
di
Charlie Cox.
Spider-Man: Brand New
Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.
Non è ancora certo che Minghella sia
effettivamente in trattative, ma si ritiene che ad Ackie sia stato
ufficialmente offerto il ruolo di Bates, mentre –
come già riportato in precedenza – Tom Rhys
Harries interpreterà Hagen. Sebbene per ora si tratti solo di voci,
la fonte ha già rivelato importanti notizie sul casting negli
ultimi mesi, quindi siamo propensi a credere che sia tutto
vero.
Al momento sono stati rivelati pochi
dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al
centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo
Clayface, un avventuriero che si è trasformato in
un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di
protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated
Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una
crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con
il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca
di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti
conoscete dai fumetti.
Stando ad alcuni rumor emersi
online, la storia di Clayface sarà incentrata su
un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come
ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico in
stile per chiedere aiuto. All’inizio l’esperimento ha successo, ma
le cose prenderanno presto una piega inaspettata.
Poiché Clayface
sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti
collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se
Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore
Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli
sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà
effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La
mosca di David Cronenberg, ma si dice
trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie
Fargeat, The
Substance.
“Clayface, vedete, è una storia
horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza
l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie
B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per
scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma,
diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato
Safran.
Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio
principale di Clayface,
il film dei DC Studios. Il film è basato su una storia di
Mike Flanagan, attore di La caduta della casa
degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein
Amini, sceneggiatore di Drive), con James
Watkins, regista di
Speak No Evil, alla regia.
Clayface è attualmente previsto per l’arrivo
nelle sale l’11 settembre 2026.
Timothée Chalamet e il regista James
Mangold hanno recentemente lavorato insieme per A
Complete Unknown, il film biografico musicale con Chalamet
nel ruolo di Bob Dylan, che racconta gli esordi
del cantautore folk nel 1961 fino alla sua rivoluzionaria e
controversa esibizione elettrica al Newport Folk Festival nel 1965.
Ora, i due sono pronti a collaborare nuovamente per un nuovo
film sul motocross, High Side, che sta suscitando
grande interesse. Deadline riporta infatti che
Chalamet e Mangold daranno vita a questo progetto basato su un
racconto inedito di Jaime Oliveira.
Il rapporto specifica che
High Side “si profila come una potenziale
nuova collaborazione” per Chalamet e Mangold, quindi non
sembra ancora un affare concluso. Chalamet prossimamente sarà
in sala con Marty Supreme, il film drammatico sul tennis
tavolo diretto da Josh Safdie, che uscirà a
dicembre con A24, mentre attualmente sta girando Dune –
Parte Tre. È dunque probabile che il nuovo film con
Mangold possa concretizzarsi una volta terminato l’impegno con
quest’ultimo progetto.
Di cosa parlerà High
Side, il film con Timothée Chalamet e diretto da James
Mangold?
High Side segue
Billy, un ex pilota di MotoGP, mentre cerca di sfuggire al suo
passato, tormentato da un incidente che ha posto fine alla sua
carriera e dal difficile retaggio della sua famiglia. Lottando per
andare avanti, lavora nell’officina di famiglia mentre si prende
cura di suo padre. Ma quando suo fratello Cole, da cui si era
allontanato, torna dopo la morte del padre, Billy viene risucchiato
in un mondo di rischi ad alta velocità.
Cole, già nel mirino dell’FBI,
convince Billy a sfruttare le sue eccezionali abilità nel motocross
e a partecipare a una serie di rapine in banca su superbike.
Radunano una banda eterogenea, tra cui una donna che diventa
rapidamente l’amante di Billy, e iniziano a colpire piccole banche
nel deserto con velocità e precisione. Il loro successo li rende
audaci e puntano a obiettivi ancora più grandi e rischiosi.
Le loro imprese diventano sempre più
audaci quando la banda pianifica un’ultima rapina in banca
sincronizzata con un’importante parata motociclistica. Nel
frattempo, Lennox, un agente dell’FBI che nutre un rancore
personale nei confronti di Cole, si avvicina alla banda, portando a
un climax emozionante pieno di azione intensa e colpi di scena
drammatici.
Greenland 2:
Migration uscirà al cinema il 9 gennaio
2026 con Lionsgate. All’indomani dell’impatto di una
cometa che ha devastato gran parte della Terra, il film segue la
famiglia Garrity, interpretata da Gerard Butler, Morena Baccarin e Roman Griffith
Davis, costretta ad abbandonare la sicurezza del proprio
bunker in Groenlandia per attraversare un mondo in rovina alla
ricerca di una nuova casa.
Il film vede anche la partecipazione
di Amber Rose Revah, Sophie
Thompson, Trond Fausa Aurvåg e
William Abadie. Il film è diretto da Ric
Roman Waugh, scritto da Mitchell
LaFortune e Chris Sparling e prodotto da
Butler, Waugh, Basil Iwanyk, Erica Lee,
Alan Siegel, Sébastien Raybaud, John Zois e
Brendon Boyea. Si attendono a questo punto delle
prime immagini ufficiali del film, come anche il suo trailer
ufficiale.
Il film è il sequel del film
catastrofico del 2020 Greenland
(qui
la recensione), che vedeva Butler e Baccarin nei panni di
John e Allison Garrity, una coppia con un figlio diabetico, Nathan,
che fugge mentre una cometa si avvicina alla Terra. È stato
distribuito nelle sale da STX Films e dai suoi partner
internazionali durante il picco della pandemia di COVID. Il film ha
debuttato al primo posto al botteghino in 26 paesi, tra cui
Germania, Francia, Italia, Spagna e Russia, incassando oltre 52
milioni di dollari a livello internazionale. Negli Stati Uniti, il
film ha ottenuto ottimi risultati su PVOD prima di una popolare
distribuzione su Max.
Frozen è uno dei più grandi successi Disney di
tutti i tempi, quindi è piuttosto significativo che
Netflix stia paragonando il suo nuovo film
alla famosa serie musicale. Con solo due film, la serie
Frozen ha incassato 2,77 miliardi di dollari al botteghino e
ha avuto un enorme impatto culturale, consolidandosi come una delle
serie più iconiche della Disney.
Mentre la Disney è nota per la
produzione di nuovi IP di successo dopo il successo, lo stesso
non si può dire per la produzione animata di Netflix. Molte
società di animazione, come Sony Pictures Animation e DreamWorks,
hanno distribuito film direttamente sul servizio di streaming.
Tuttavia, spesso non hanno lo stesso impatto dei film d’animazione
per il cinema.
Fortunatamente, tutto questo sta
cambiando con una recente uscita animata di Netflix. Questo film
del 2025 ha stabilito importanti record per Netflix, ha ottenuto
molti premi e ha costruito una base di fan considerevole. Con voci
su sequel e altri progetti in cantiere, è comprensibile perché
venga definito il Frozen di Netflix.
Netflix sta già definendo KPop
Demon Hunters il suo Frozen
KPop Demon Hunters è
uno dei più grandi successi animati di Netflix di sempre, e
l’azienda lo sa bene. Secondo alcune fonti, Netflix sta
confrontando internamente il successo di KPop Demon Hunters
con quello di Frozen. Il servizio di streaming vede il
potenziale di questo film di diventare grande quanto il franchise
delle principesse Disney, il che è un’affermazione audace.
Tuttavia, l’affermazione è
supportata dai dati. Il film è stato costantemente nella Top 10 di
Netflix sin dalla sua uscita ed è ora il film d’animazione
originale più visto di tutti i tempi su Netflix. Il film ha
ricevuto il plauso della critica ed è considerato uno dei migliori
film d’animazione dell’anno.
La colonna
sonora di KPop Demon Hunters è un altro motivo per cui è
stato paragonato così tanto a Frozen. “Your Idol” ha
raggiunto il secondo posto nella classifica statunitense di Spotify
il 3 luglio, mentre “Golden” ha raggiunto il terzo posto tra i
gruppi K-pop femminili. La colonna sonora ha fatto scalpore sui
servizi di streaming musicale, eguagliando il successo di
Frozen.
Netflix sta progettando altri
KPop Demon Hunters
Netflix ha grandi progetti per il
futuro di KPop Demon Hunters, sperando di espanderlo in un
franchise di grande successo. Innanzitutto, sono in lavorazione
due sequel animati, che trasformeranno la serie in una
trilogia. Netflix è anche interessata a una versione live-action
del film, cosa che nemmeno Frozen ha ancora fatto.
Inoltre, Netflix sta valutando la
possibilità di adattare KPop Demon Hunters per la TV e per
il teatro. Questi piani dimostrano che Netflix riconosce
chiaramente che KPop Demon Hunters ha un enorme
seguito di fan e che la serie è lungi dall’essere finita.
Finalmente, la terza stagione di
Star Wars: Visions (e un prossimo spin-off) ci mostrerà
la guerra tra i Jedi e i Sith. L’Impero Sith cadde mille anni prima
della
saga di Skywalker e Darth Bane lo reinventò successivamente.
Non ci sarebbero mai più stati eserciti di Sith, non dopo la Regola
dei Due.
Gli spettatori tendono a
sottovalutare i Sith del passato, ritenendo che l’iterazione di
Darth Bane sia stata l’unica veramente riuscita. Ma ci sono
state molte occasioni in passato in cui i Jedi sono stati portati
sull’orlo della distruzione; infatti, l’Ordine 66 non è stato
nemmeno il primo Jedi Purge. Ora, finalmente, Star
Wars potrebbe essere sul punto di mostrare la vera
guerra tra Jedi e Sith.
I Jedi stanno tornando nella
galassia di Star Wars: Visions
Star Wars: Visions è una
serie antologica unica nel suo genere, che permette a diversi studi
di animazione di giocare nel mondo creato da George Lucas. Uno di
questi, “The Ninth Jedi”, ha presentato agli spettatori una
galassia in cui i Jedi erano stati quasi completamente sterminati.
Creata da Production IG e scritta e diretta da Kenji Kamiyama,
questa linea temporale sta per tornare.
Nella timeline di “The Night Jedi”,
Kara Zhima, figlia di un famoso fabbro, si è unita all’Ordine Jedi
sotto il Maestro Margrave Juro. Ha già incrociato le lame con i
Sith e lo farà sicuramente di nuovo, poiché vive in un’epoca in cui
chiunque scelga la luce deve opporsi all’oscurità. È destinata a
una guerra totale.
Questa storia sarà raccontata nella
terza stagione di Star Wars: Visions e continuerà in una
miniserie spin-off il prossimo anno.
Come prevarrà il lato
chiaro?
Stranamente, in un certo senso
l’Impero Sith è sicuramente più difficile da sconfiggere di quello
fondato da Palpatine. Ai tempi di Luke Skywalker, i Jedi dovevano
solo sconfiggere (o redimere) due Sith per batterli, e l’Impero
crollò nei 12 mesi successivi, distrutto nella battaglia di
Jakku.
Un Impero Sith è però una
prospettiva diversa. Il lato oscuro è diffuso, diluito, sparso
in ogni sistema stellare piuttosto che concentrato in due soli
individui. La luce dei Jedi dovrebbe sicuramente brillare molto più
intensamente per scacciare le ombre dei Sith.
Le storie di “The Ninth Jedi”
promettono ora di raccontarci una storia che abbiamo solo sognato
di vedere fino ad ora. Gli spettatori hanno sempre desiderato
vedere vasti eserciti di Jedi e Sith scontrarsi – questo è uno dei
motivi per cui Knights of the Old Republic è così iconico –
ed è proprio quello che finalmente avremo. Star Wars:
Visions stagione 3 uscirà il 29 ottobre.
The Social Network è considerato da
molti uno dei migliori film del XXI secolo. Il film di David
Fincher, vincitore di diversi Oscar e campione d’incassi, ha avuto
un successo tale che Aaron Sorkin ha iniziato a lavorare a un
sequel. Tuttavia, sembra che The
Social Network Part II non sarà il seguito di The
Social Network che i fan si aspettavano.
Dopo aver presentato la drammatica
nascita di Facebook e le aspre battaglie legali che ne sono seguite
tra i suoi creatori, attraverso una lente penetrante e una maestria
artigianale, The Social Network Part II passerà
direttamente ad esplorare l’impatto negativo che la piattaforma di
social media ha avuto sulla società. La premessa sembra
allettante, così come l’idea di un sequel che riunisce il team
principale dietro il film del 2010.
Uno degli elementi cruciali del
successo di The Social Network è stato il talento dietro e
davanti alla macchina da presa. Sorkin ha gettato le basi con la
sceneggiatura, Fincher ha fatto un passo avanti con la regia e star
come Jesse Eisenberg e Andrew Garfield hanno elevato il film con le
loro interpretazioni.
Sebbene il sequel abbia una
premessa affascinante, lo sviluppo di The Social Network Part II è preoccupante. In questa
fase non sembra nemmeno il sequel dell’acclamato primo film.
The Social Network 2 manca di
diversi personaggi chiave
The Social Network – Part II
perderà un’enorme forza creativa dietro le quinte, poiché il
regista candidato all’Oscar David Fincher non tornerà alla
regia del sequel. Il film sarà invece diretto dall’acclamato
sceneggiatore dell’originale, Aaron Sorkin, che scriverà anche la
sceneggiatura del secondo film.
Ciò che è ancora più scioccante è
che Jesse Eisenberg non interpreterà Mark Zuckerberg, co-fondatore
e CEO di Facebook, che sarà sostituito da Jeremy Strong. Nonostante
il prestigio di Strong come attore e la sua maggiore somiglianza
con Zuckerberg rispetto a Eisenberg, il cambiamento è deludente per
questo sequel.
Eisenberg ha interpretato il
personaggio principale in The Social Network, e la sua
interpretazione di Zuckerberg è uno degli aspetti più amati e
riconoscibili del film originale. Se Eisenberg non sarà più
Zuckberg nel sequel, il nuovo film avrà poco o nulla a che vedere
con l’originale, tranne il titolo.
È anche improbabile che
Andrew Garfield torni a interpretare Eduardo Saverin, dato
che quest’ultimo non è più coinvolto in Facebook se non come
azionista.
Avere Jeremy Allen White e Mikey Madison nei nuovi
ruoli principali ha senso, ma non riportare la star originale del
film precedente e ricasting il ruolo crea una divisione tra questi
due film. Andare avanti senza Fincher era già rischioso. Farlo
senza Eisenberg fa davvero sembrare questo “sequel” un film diverso
e autonomo.
Il sequel di The Social Network
utilizza la proprietà intellettuale per raccontare una storia
diversa
Sebbene Facebook dovrebbe avere un
ruolo importante nella trama del sequel, The Social Network
Part II sarà comunque molto diverso dal primo film.
La sceneggiatura di Sorkin per il sequel sarà basata sulla
serie di articoli investigativi di Jeff Horowitz per The Wall
Street Journal, nota come The Facebook Files.
Questo materiale originale ha
esplorato i meccanismi interni dell’azienda di social media e
l’impatto dannoso di Facebook sul mondo. Ciò lo rende una storia
perfetta per il sequel di The Social Network, ma sembra che
Sorkin stia portando la storia anche in un’altra direzione.
Nel 2024, secondo quanto riferito,
Sorkin stava scrivendo una sceneggiatura basata sull’attacco al
Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio. Da allora è stato
riferito che The Social Network 2 non è un film sul 6
gennaio in sé, ma l’evento e Donald Trump faranno parte di una
narrazione più ampia per mostrare l’influenza di Facebook sul
mondo.
Si tratta di una storia intrigante
che aiuta la serie The Social Network a mettersi al passo
con i tempi moderni. Ma questo rende il film meno un sequel diretto
del film di Fincher del 2010. Sorkin potrebbe venderlo come un
sequel di The Social Network, ma sembra più che altro che
stia semplicemente appiccicando il titolo a una storia che ha solo
un vago legame con l’originale per aiutare a realizzarlo.
Il casting di Madison e White in
The Social Network Part II suggerisce che i loro due nuovi
personaggi saranno al centro del sequel. È quindi probabile che la
storia sarà raccontata al di fuori delle prospettive di Zuckerberg
e Facebook, il che limiterebbe la presenza di quest’ultimo nel
sequel.
Se questo sequel fosse
commercializzato come Parte II di The Social Network,
potrebbe aumentare l’attenzione del pubblico. D’altra parte, questa
nuova storia potrebbe anche confondere gli spettatori che hanno
visto il primo film e si aspettavano un sequel tradizionale con una
forte attenzione su Zuckerberg.
Sebbene The Social Network Part
II abbia tutte le carte in regola per essere un film
avvincente, i realizzatori potrebbero aver puntato troppo in alto
con il loro approccio al cast, alla trama e al marketing. Se il
sequel non avrà l’attore protagonista dell’originale a riprendere
il ruolo del controverso CEO di Facebook, The Social Network
Part II potrebbe essere bocciato ancora prima di
uscire.
La terza stagione della serie
prequel di Game of Thrones è stata anticipata
in un nuovo aggiornamento sulla produzione, che ne ha rivelato le
dimensioni “folli”. House of the Dragon –stagione 3 mostrerà l’inizio della
grande guerra civile di Westeros tra due fazioni della famiglia
Targaryen. I prossimi episodi dovrebbero rivelare molte battaglie
importanti e morti.
Nel suo podcast The Stuff Dreams
Are Made Of, insieme al co-conduttore David Mandel, il
creatore della serie Ryan Condal ha fornito un aggiornamento sulla
produzione della terza stagione di House of the Dragon. Ha
spiegato quanto sarà più grande la terza stagione, confermando che
le riprese in Galles sono terminate e che il lavoro in studio è il
prossimo passo. Ecco l’aggiornamento completo di Condal:
Siamo nel bel mezzo della
produzione. Abbiamo finito in Galles, ora stiamo passando a cose
enormi che abbiamo in programma in studio e poi in altre location
su cui stiamo lavorando, quindi siamo passati a quella parte del
programma. Qui sarà piuttosto frenetico nei mesi di luglio e
agosto. Quindi domani mi precipiterò sul set per iniziare alcune
cose folli che faremo questo mese. Ma sì, siamo nel bel mezzo del
lavoro e sta andando alla grande. Insomma, questa stagione è
davvero enorme. Ogni giorno giro per il set e guardo le cose che
stiamo costruendo, quello che stiamo facendo, il numero di costumi
e comparse e tutto il resto… Sapevo che sarebbe stata più grande
della seconda stagione, ma non credo di aver capito fino in fondo
quanto.
Il leggendario sviluppatore di
videogiochi Hideo Kojima ha espresso la sua opinione su I
Fantastici Quattro: Gli Inizi della Marvel, elogiando l’atmosfera
nostalgica del film in una recensione entusiastica. Sin dalla sua
uscita, I Fantastici Quattro: Gli Iniziha
battuto il record al botteghino del MCU, diventando
sorprendentemente il film MCU con il maggior incasso nella prima
settimana al botteghino nazionale, e il motivo è chiaro.
I Fantastici Quattro: Gli
Inizi è il secondo reboot dei Fantastici Quattro ed è
nettamente diverso dal primo. Con un Tomatometer dell’87% e un
Popcornmeter del 92%, Gli Inizi è ambientato in un mondo
retro-futuristico degli anni ’60 e segue il gruppo di supereroi
consolidato mentre combatte per proteggere il mondo da Galactus
(Ralph Ineson), un essere cosmico divoratore di pianeti.
Su X,
Hideo Kojima ha adorato I Fantastici Quattro: Gli Inizi,
affermando che “tutto è realizzato con un impegno totale verso
l’estetica degli anni ’60 mescolata a un senso di futurismo” e
aggiungendo: “Mi ha fatto sentire nostalgico”. Confrontando
il film con Bewitched o con il live-action The
Incredibles, Kojima ha riassunto: “Come ‘primo passo’ per
rilanciare la serie, è davvero ‘fantastico’”.
Il creatore di Death
Stranding ha parlato a lungo dello stile del film, elogiando in
particolare il regista di First Steps, Matt Shakman, che
ha diretto WandaVision della Marvel. Inoltre, Kojima
sottolinea una tendenza dei film sui supereroi post-COVID ad
adottare una “direzione retro-futuristica, colorata e
nostalgica”, rispetto al “tono cupo e crudo” dei
precedenti film sui supereroi. Leggi la recensione completa di
Kojima qui sotto:
Watched “Fantastic Four: First Steps.”
From the fashion, color palette, design, cityscape, TV and cartoon
shows, to the costumes, spacesuits, rockets, cars—not to mention
company names, food items (cereal, soda), and storage media
(magnetic tapes, discs)—everything is crafted… pic.twitter.com/ftROun64m6
Cosa significa la recensione di Hideo Kojima su Fantastic
Four per il film
Il game developer preferisce Fantastic Four a
Superman
Noto per i suoi giochi creativi e
talvolta bizzarri, Hideo Kojima sa come scrivere una buona storia.
Pertanto, l’elogio di Kojima per Fantastic Four non è da
prendere alla leggera, e non è nemmeno l’unico film di
supereroi su cui il game developer ha espresso recentemente la sua
opinione. Il 31 luglio, Kojima ha recensito Superman di
James
Gunn, definendolo “un film ‘umano’ che scalda il
cuore”.
Mentre Kojima non ha avuto nulla
da ridire su Fantastic Four, la sua recensione di
Superman è stata piuttosto contrastante, poiché ha
affermato: “Non era né cupo né elegante, né cool e nemmeno
‘super’”.
Gold Run – L’oro di
Hitler, diretto da Hallvard Bræin e distribuito nel 2022,
è un film norvegese che mescola con efficacia elementi del thriller
bellico e del film storico, rievocando un evento realmente accaduto
durante la Seconda guerra mondiale. Ambientato nei primi mesi del
1940, il film racconta con ritmo serrato l’audace tentativo di
mettere in salvo l’intero tesoro aureo della Norvegia prima che le
truppe naziste riuscissero a impadronirsene. Il risultato è
un’opera dal respiro epico, tesa e coinvolgente, che alterna
sequenze d’azione ben orchestrate a momenti più intimi e
riflessivi, rivelando una sorprendente attenzione per i dettagli
storici.
Nella cinematografia norvegese
contemporanea, Gold Run – L’oro di Hitler
rappresenta un notevole esempio di film storico ad alto budget,
capace di competere con le produzioni internazionali per ambizione
e qualità visiva. A differenza di molti altri war movie scandinavi
più intimisti o legati alla resistenza clandestina, come Max
Manus o The 12th Man, il film di Bræin si concentra
su un’impresa logistica straordinaria, un’avventura collettiva che
coinvolge civili, ufficiali e operatori ferroviari. L’elemento
distintivo è proprio il tono avventuroso, a tratti perfino ironico,
che rende la visione più accessibile anche a un pubblico non
specialista, pur senza rinunciare alla drammaticità del contesto
storico.
Nel corso dell’articolo analizzeremo
nel dettaglio la storia vera che ha ispirato il film, evidenziando
i punti in cui realtà e finzione cinematografica si incontrano o si
distanziano. La vicenda dell’oro norvegese trafugato sotto gli
occhi dell’invasore tedesco è uno degli episodi meno noti ma più
incredibili della Seconda guerra mondiale. Gold Run – L’oro
di Hitler lo porta finalmente alla ribalta con uno stile
spettacolare e appassionante, offrendo anche un’occasione per
riflettere sul valore della libertà, del coraggio e della
cooperazione in tempi di crisi.
Eivind Sander in Gold Run – L’oro di Hitler. Foto di Oskar
Dahlsbakken
La trama e il cast di Gold
Run – L’oro di Hitler
Il film si svolge in Norvegia, il 9
aprile 1940. Le truppe della Germania nazista invadono il Paese con
un duplice obiettivo: prenderne il controllo politico e
impossessarsi del suo tesoro più prezioso, 50 tonnellate d’oro
custodite nella Banca Centrale. Oslo è sotto attacco, le bombe
piovono dal cielo e la priorità del governo norvegese è una sola,
quella di impedire che quell’oro finisca nelle mani del nemico.
Senza un piano e con pochissimo tempo, il direttore della banca
centrale, Nicolai Rygg (Terje
Strømdahl), dà ordine di evacuare i caveau.
A capo dell’operazione viene posto
Fredrik Haslund (Jon Øigarden),
funzionario del Parlamento e membro del Partito Laburista, un uomo
senza esperienza militare ma con un’inflessibile determinazione.
Inizia così una corsa disperata contro l’avanzata tedesca. Haslund
mette insieme un gruppo eterogeneo e improvvisato: la sorella
Nini (Ida Elise Broch), ex
volontaria della guerra civile spagnola, Nordahl
Grieg (Morten Svartveit), poeta e
patriota, alcuni impiegati di banca, operai, autisti come il
riluttante Odd Henry (Sven
Nordin) e il giovane impiegato Ingvar
Berge (Axel Bøyum).
Tra strade innevate, ferrovie
interrotte e traghetti assediati, il convoglio si muove verso nord,
cercando di raggiungere le navi alleate ad Åndalsnes. Ma il tempo
stringe. I nazisti, guidati dallo spietato ufficiale Otto
Stoltmann (Anatole Taubman), mettono in
campo ogni mezzo: paracadutisti, bombardamenti aerei e veicoli
corazzati. E mentre la Norvegia crolla sotto l’occupazione,
questa improbabile squadra di civili si fa carico non solo di un
tesoro nazionale, ma anche della speranza di un intero popolo.
Una scena di Gold Run – L’oro di Hitler. Foto di Oskar
Dahlsbakken
La storia vera dietro il film
Come anticipato, durante l’invasione
tedesca della Norvegia, iniziata il 9 aprile 1940, le autorità
norvegesi decisero di mettere in salvo le riserve auree della
Banca di Norvegia per impedirne la cattura da
parte nazista. In gran parte custodite nella sede centrale ad Oslo,
tenevano circa 48,8 tonnellate di lingotti
distribuiti in 818 casse da 40 kg, 685 da 25 kg e 39 barili da
80 kg ciascuno. Per guadagnare tempo prezioso, l’affondamento della
nave tedesca Blücher da parte della fortezza di Oscarsborg
rallentò l’avanzata sul fiordo di Oslo, consentendo l’evacuazione
del governo, del re Haakon VII e delle riserve auree verso
nord.
Il percorso verso la salvezza fu
un’odissea logistica: il tesoro venne trasferito su
camion civili da Oslo a
Lillehammer, poi su treno fino ad
Åndalsnes, sfidando bombardamenti e tentativi di
blocco da parte dei paracadutisti tedeschi. A Åndalsnes le truppe
britanniche erano già sbarcate e, sotto continue incursioni aeree,
circa un terzo dell’oro fu imbarcato sulla
HMS Galatea il 25 aprile; parte fu trasferita
sulla HMS Glasgow, che prese a bordo anche il re,
il governo e 18 tonnellate d’oro, dirigendosi verso
Tromsø dove il resto del carico venne imbarcato su
piccole imbarcazioni da pesca per eludere l’attenzione tedesca.
Giunto a Tromsø all’inizio
di maggio, l’oro fu caricato sulla croiser
HMS Enterprise, che sfidò due attacchi aerei e raggiunse
la Scozia, per poi sbarcare il carico a Greenock.
Da lì fu trasportato in treno alla Bank of England
di Londra. Nei mesi successivi, la maggior parte del tesoro fu
trasferita in più tappe verso Canada e Stati
Uniti, depositato nelle sedi della Bank of
Canada a Ottawa e della Federal Reserve
di New York; solo una piccola porzione restò in Gran Bretagna. Le
riserve servirono a finanziare il governo norvegese in esilio e
sostenere la resistenza interna per tutta la guerra; decine di
migliaia di monete furono restituite nel 1987, mentre i lingotti
rimasero all’estero per garantirne protezione e liquidità
finanziaria postbellica.
Gold Run – L’oro di
Hitler trae dunque esplicitamente spunto da questa
straordinaria operazione storica, ma introduce ovviamente
licenze narrative per aumentare la suspense e il
coinvolgimento emotivo. Pur rispettando il contesto reale –
l’evacuazione dell’oro via terra, ferrovia e mare – il film
presenta anche personaggi inventati, intrecci
drammatici e sequenze d’azione più movimentate rispetto alla
cronologia documentata. Sebbene il salvataggio dell’oro sia
ampiamente documentato, il racconto viene qui restituito come un
war movie ad alto impatto narrativo, bilanciando una volontà di
verosimiglianza storica con un tono più avventuroso e
cinematografico.
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