Preparatevi a una nuova trilogia di
film sul Pianeta delle Scimmie. Secondo Empire
Magazine, l’imminente
Il regno del pianeta delle scimmie è destinato a dare
il via a una nuova trilogia di film dei 20th Century Studios.
“Fin dall’inizio abbiamo
pensato a questa come a una trilogia“, ha spiegato il regista
Wes Ball. “Avevamo queste grandi idee su dove sarebbe potuto
arrivare e su come si sarebbe potuto inserire nell’eredità di
questi film. Quindi sto certamente parlando con [lo studio] in
questo momento della prossima storia“.
Ball non sa se continuerà a
dirigere i futuri episodi del franchise, dato che ha recentemente
firmato per dirigere un film live-action di Legend
of Zelda; tuttavia, ha notato che
Il regno del pianeta delle scimmie sarà “l’inizio di
qualcosa”. “Gli ultimi tre film parlavano della fine di
qualcosa“, ha spiegato. Riguardavano la fine di questa storia
di Mosè. Erano sulla fine dell’umanità. E noi abbiamo pensato:
“Dalle ceneri di quei film precedenti, faremo crescere un nuovo
albero su cui arrampicarci”. Questo film parla dell’inizio di
qualcosa“.
Il regno del pianeta delle scimmie uscirà al cinema il
24 maggio 2024.
Tutto quello che sappiamo su Il regno del pianeta delle
scimmie
La sinossi ufficiale di
Il Regno del Pianeta delle Scimmie (Kingdom of the Planet of
theApes) riporta:
“Alcuni gruppi di scimmie non hanno mai sentito parlare di
Cesare, mentre altri hanno distorto il suo insegnamento per
costruire imperi fiorenti.In questo scenario, un leader
delle scimmie inizia a schiavizzare altri gruppi per trovare la
tecnologia umana, mentre un’altra scimmia, che ha visto il suo clan
essere preso in ostaggio, intraprende un viaggio per trovare la
libertà. Una giovane donna umana, intanto, diventa la chiave per la
ricerca di quest’ultimo, anche se ha dei piani tutti
suoi.”
Il regista Wes Ball dà nuova vita
all’epico franchise ambientato diverse generazioni dopo il regno di
Cesare, in cui le scimmie sono la specie dominante che vive in
armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un
nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una
giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a
mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare
scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli
umani.
Il Regno del Pianeta delle Scimmie è diretto da Wes Ball
(trilogia di Maze Runner) ed è interpretato da
Owen Teague (It), Freya
Allan (The
Witcher), Kevin Durand (Locke &
Key), Peter Macon (Shameless) e William H. Macy
(Fargo). La sceneggiatura è di Josh Friedman (La
guerra dei mondi), Rick Jaffa & Amanda Silver (Avatar: La
Via dell’Acqua) e Patrick Aison (Prey), basata sui
personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver. Il film è prodotto
da Wes Ball, Joe Hartwick Jr. (Maze Runner), Rick Jaffa,
Amanda Silver e Jason Reed (Mulan), mentre Peter Chernin
(trilogia de Il Pianeta delle Scimmie) e Jenno
Topping (Le Mans ’66 – La grande sfida) sono i produttori
esecutivi.
Con un trailer di annuncio,
Netflix ha rivelato The One
Piece, un nuovo adattamento anime della serie manga di
grande successo di Eiichiro Oda. La nuova serie è
descritta come “un nuovo adattamento anime a partire
dall’iconica saga di East Blue” ed è prodotta da WIT
Studio, che ha realizzato altre serie di grande successo
come Spy x Family e Attack on Titan.
In una dichiarazione congiunta del
comitato di produzione di One Piece – composto da
rappresentanti di Shueisha, Fuji Television Network e Toei
Animation Co. si legge che One Piece “si distinguerà dalla serie
anime televisiva”, offrendo un’esperienza “fresca ma familiare,
utilizzando tecnologie visive all’avanguardia per reimmaginare le
avventure di Luffy attraverso l’amata saga di East Blue”.
Di cosa parla One Piece?
L’iconico manga di Oda segue Monkey
D. Luffy, un pirata che ottiene il potere di trasformare il suo
corpo in gomma dopo aver mangiato un “frutto del diavolo”. Si
avventura in un mondo fantastico di isole esotiche e vasti oceani
alla ricerca del leggendario tesoro noto come “One
Piece“.
Weekly Shonen Jump di Shueisha ha
iniziato la serializzazione del manga nel luglio 1997. Al momento
in cui scriviamo, il manga ha raggiunto i 1101 capitoli. Nel
frattempo, sono attualmente disponibili 107 volumi del manga in
giapponese e 104 in inglese. Toei Animation produce l’adattamento
anime, che ha debuttato nell’ottobre 1999.
Apple TV+
ha annunciato che Jon Hamm, ex protagonista di Mad
Men, ha firmato per il ruolo di protagonista in una nuova
serie drammatica intitolata Your Friends and
Neighbors. Il progetto ruota attorno a un ex gestore di
hedge fund che finisce per rubare ai ricchi nel tentativo di
mantenere lo stile di vita della sua famiglia.
Jon Hamm si è unito di recente al cast della
terza stagione di The
Morning Show, che ha appena concluso la sua serie di
10 episodi. L’imminente nuovo progetto Apple
TV+ segna anche il primo grande progetto da
protagonista per il vincitore del Golden Globe dopo le apparizioni
di supporto in Good
Omens e
Fargo Stagione 5 di Prime Video.
Cosa aspettarsi da Your Friends
and Neighbors?
“In “I tuoi amici e vicini”, Hamm
interpreta Coop, un manager di hedge fund da poco divorziato che,
dopo essere stato licenziato, ricorre a rubare ai ricchi residenti
del suo elegante sobborgo a nord di New York per mantenere a galla
lo stile di vita della sua famiglia”, si legge nella logline.
“Questi piccoli crimini iniziano a rinvigorirlo, finché non irrompe
nella casa sbagliata al momento sbagliato”.
La serie è stata ideata dal
creatore Jonathan Tropper, che sarà anche showrunner. Questa è
l’ultima collaborazione di Tropper con Apple
TV+, dopo aver già lavorato insieme all’epopea
d’azione guidata da Jason Momoa, See. La serie è
prodotta esecutivamente da Hamm, Tropper e Connie Tavel.
Indiana Jones e il Quadrante del
Destino inizia con una sequenza d’azione di 20
minuti ambientata su un treno. La scena è ambientata nel 1944 con
un Indy molto più giovane, la cui immagine ricorda
quella di Ford in Indiana Jones e l’ultima
crociata. Il de-invecchiamento in
CGI di Harrison Ford
fa alcune cose bene, ma soffre degli stessi problemi che il
de-invecchiamento ha sempre. La sequenza del treno è poco
illuminata e questo potrebbe essere stato fatto in post-produzione
per mascherare alcuni difetti degli effetti visivi.
Pregio: La rivelazione su Mutt
Williams
In Indiana Jones e il Regno
del Teschio di Cristallo è stato rivelato che
Indy ha un figlio. Mutt (Shia LaBeouf)
ha lo stesso amore per l’avventura del padre, ma era uno degli
aspetti più odiati del film del 2008. Tuttavia, il nuovo film fa sì
che il pubblico si affezioni al personaggio. La rivelazione di ciò
che accade a Mutt in Indiana Jones e il Quadrante del
Destino è stata scioccante dal punto di vista
emotivo, in quanto Indy dice a
Helena che se c’è una cosa che avrebbe potuto
cambiare del passato, è che avrebbe impedito a suo figlio di
arruolarsi. La rivelazione della morte di Mutt in
Vietnam è di grande impatto, soprattutto grazie
alla potente interpretazione di Ford.
Difetto: L’inseguimento in
Indiana Jones e il Quadrante del Destino
La sequenza dell’inseguimento in
tuk-tuk, che vede Indy ed Helena
inseguire il dottor Voller e al contempo l’ex
fidanzato di Helena, Rahim, presenta molti problemi. L’inseguimento
è estremamente scarso e piuttosto inutile, poiché il dottor Voller
fugge dopo essere stato a malapena coinvolto nell’inseguimento e
Rahim è esagerato e vendicativo solo perché Helena stava
intenzionalmente cercando di inimicarselo. Questa scena va avanti
troppo per le lunghe e non aiuta il fatto che le sequenze
live-action siano state mal composte con lo
sfondo.
Pregio: Il colpo di scena del
viaggio nel tempo
Il piano del Dr. Voller in Indiana Jones e il Quadrante del
Destino è abbastanza semplice: vuole tornare
indietro al 1939 e rimediare agli errori di Adolf
Hitler in modo che la Germania possa vincere la
Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, si scopre che
l’Antikythera non è affatto un dispositivo per viaggiare nel tempo.
Al contrario, conduce a un portale che porta al 212
a.C., durante l’assedio di Siracusa. Non solo l’assedio ha
un aspetto epico, ma è anche un’abile svolta che si inserisce nella
natura storica del franchise di Indiana
Jones. Nonostante l’elemento fantascientifico,
proprio come nei film precedenti, il cattivo alla fine trascura i
pericoli dell’uso di un artefatto storico per il suo piano nefasto,
e ne subisce le conseguenze.
Difetto: Il combattimento in
barca
Nel bel mezzo di Indiana Jones e il Quadrante del
Destino, Indy ed Helena vengono aiutati da
Renaldo (Antonio
Banderas), un vecchio amico di Indy che pilota barche.
Il dottor Voller trova la barca di Renaldo e li tiene tutti sotto
tiro, e la scena è piena di problemi. Innanzitutto, Voller spara a
Renaldo al ginocchio, ma Renaldo si rialza
immediatamente. Poi, il dottor Voller, che finora si era dimostrato
intelligente, metodico e sospettoso, cade nel piano totalmente
trasparente di Helena per ingannarlo. In seguito,
Helena fa istintivamente esplodere la barca con la
dinamite, mettendo in pericolo Indy, Teddy e sé
stessa.
Pregio: Il lieto fine di
Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Indiana Jones non
muore in Indiana Jones e il Quadrante del
Destino, quando Indy viene ferito e arriva nel
212 a.C., dice a Helena che intende morire lì e si rifiuta di
tornare indietro attraverso il portale. Helena
risponde tirandogli un pugno che lo stordisce e il film passa al
nero prima di tagliare sull’appartamento di Indy
nel 1969. Questo è il finale epico dell’atto finale: un pugno. È
assolutamente poco appariscente dopo tutto quello che era stato
costruito fino a quel momento.
Pregio: Mads Mikkelson è uno dei
migliori cattivi di Indiana Jones
Mads Mikkelson
è l’attore cattivo per eccellenza a Hollywood, avendo interpretato
Le Chiffre in Casino Royale, Kaecilius in
Doctor
Strange e Grindelwald in Animali Fantastici: I
segreti di Silente. Indiana Jones e il
Quadrante del Destino continua questa tradizione
e l’interpretazione di Mikkelson nel ruolo del Dr. Voller è
assolutamente terrificante. Poiché il quinto film di Indy riporta i
nazisti tra i cattivi, Mikkelson si inserisce perfettamente tra
René Belloq e Walter Donovan. Il
suo è un personaggio cattivo ma totalmente calmo, e ciò rende il
misterioso piano di Voller ancora più inquietante.
Difetto: Sallah in Indiana
Jones e il Quadrante del Destino
Sallah (John Rhys-Davies), apparso ne
I predatori dell’Arca
Perduta e in Indiana Jones e l’ultima
crociata, è uno dei migliori personaggi secondari
della serie diIndiana Jones.
Tuttavia, nonostante il suo ritorno nel franchise per la prima
volta dopo 34 anni, si tratta di un altro momento totalmente
sottotono e che sfrutta poco un grande personaggio e attore. Dopo
essere stato una delle spalle più toste di Indy, ora è un tassista.
E nel film non fa altro che accompagnare Indy a casa e poi
all’aeroporto. Sallah dice addirittura a Indy che
gli manca il brivido dell’avventura e gli chiede di venire con lui,
ma Indy rifiuta senza una valida ragione.
Pregio: La sequenza iniziale del
treno
Sebbene il de-aging fosse
di dubbio risultato durante la sequenza del treno e questa fosse in
generale scarsamente illuminata, la scena, della durata di 20
minuti, è piena di momenti impressionanti, come alcune azioni al
cardiopalma. Indiana Jones e il
Quadrante del Destino è un’avventura classica di
Indy con momenti come questi, che si verificano tutti nella stessa
sequenza e a pochi secondi di distanza l’uno dall’altro.
La lettura e visione di manga e
anime si è da sempre mantenuta particolarmente elitaria,
specialmente qui in Italia. Ciononostante, nell’ultimo periodo si è
visto un marcato riavvicinamento del pubblico a questo genere di
storie: questo può essere dovuto anche agli adattamenti in versione
live action che Netflix sta distribuendo. Dopo il
grande successo di One piece, Yu Yu Hakusho,
manga scritto e disegnato da Yoshihiro
Togashi (già in precedenza adattato in un anime) viene
trasposto cinematograficamente in una serie formata al momento da
una sola stagione di cinque episodi, ognuno della durata di circa
un’ora. Nel cast ritroviamo Takumi Kitamura nel
ruolo del protagonista Yusuke Urameshi, Shuhei
Uesugi in quello di Kazuma Kuwabara, prima nemesi e poi
braccio destro dello stesso Urameshi e Go Ayano
nei panni del temibile Toguro minore, un temibile e invincibile
yokai.
Yu Yu Hakusho: detective
del mondo degli spiriti
La serie si apre in medias res
mostrando Urameshi inerme sull’asfalto, morto. Si vede il suo
spirito osservare il suo corpo portato via dall’ambulanza. A questo
segue un breve flashback necessario per far comprendere meglio il
protagonista allo spettatore: si tratta di un giovane scontroso,
con saldi ideali, che non esita a difendere i deboli, ma che allo
stesso tempo non accetta che le persone lo controllino in alcun
modo.
La morte porterà paradossalmente uno
sconvolgimento della sua esistenza: il guardiano del mondo degli
spiriti gli permette di ritornare in vita per scacciare gli yokai,
demoni sfuggiti al loro mondo. In particolare, Urameshi dovrà
sconfiggere tre yokai che si sono impossessati di tre importanti
oggetti magici. Dopo numerose battaglie, peripezie e lezioni
apprese, Urameshi si renderà però conto che gli yokai non sono i
veri nemici da sconfiggere.
Combattimenti in tipico stile
“giapponese”
Uno degli elementi che colpisce
maggiormente di Yu Yu Hakusho è l’attenzione ai
particolari, che rendono l’atmosfera giapponese più autentica. Ciò
riguarda soprattutto i paesaggi: un luogo che specialmente ricorda
al lettore l’ambientazione tipica di questo Paese è la casa di
Genkai, anziana combattente che istruisce Urameshi e Kuwabara per
l’uso dell’energia spirituale e rispettivamente del raggio e della
spada astrale. Altro fattore interessante che rende la serie
piacevole da vedere è la presenza di molte scene di combattimento,
particolarmente avvincenti. Tali scene mantengono un certo
equilibrio tra l’azione, la suspense e la visione di sangue o
eccessiva violenza, conquistando così l’attenzione dello
spettatore.
Urameshi: da giovane teppista di
quartiere a eroe
Yu Yu
Hakusho presenta la crescita personale del
protagonista Urameshi. Questo, nelle prime scene, viene mostrato al
pubblico come un mezzo teppista qualsiasi che passa le sue giornate
da una rissa ad un’altra. La morte lo porta a comprendere meglio
ciò che è importante e quanto le persone che gli stanno intorno,
come la stessa Keiko, tengano a lui. Pian piano con il proseguire
degli episodi, si vede Urameshi imparare delle lezioni preziose: le
più importanti gli vengono impartite da Genkai. Quest’ultima lo
sprona ad impegnarsi realmente in ciò che fa, lo convince a
rispettare il consiglio altrui.
Ma il maggiore insegnamento Urameshi
lo ottiene dallo stesso Kuwabara: il giovane, dopo aver visto i
propri amici venire feriti senza poter far nulla, è determinato a
diventare più forte. Genkai gli dà come compito quello di rompere
una grande roccia con una spada di legno, ma una tale impresa
sembra pressoché impossibile agli occhi dello spettatore e dello
stesso Urameshi. La caparbia e la forza di volontà di Kuwabara lo
porta tuttavia a scoprire e padroneggiare la spada astrale, con la
quale spaccherà la roccia. Urameshi impara così a non arrendersi e
tale determinazione si rispecchierà anche nelle battaglie
finali.
Toguro minore: un cattivo con una
back story commovente
Nelle prime puntate di
Yu Yu Hakusho gli Yokai vengono
dipinti come i grandi cattivi che vogliono distruggere il mondo:
pian piano che la storia prosegue, ci si rende conto che la realtà
è più complicata di così. Di fatto, anche un temibile combattente
come Toguro minore sembra essere molto di più di un semplice
assassino. Toguro, il quale ci viene curiosamente mostrato simile a
un personaggio di
Matrix nelle sue prime apparizioni, era originariamente un
umano; dopo non essere riuscito ad impedire la morte dei suoi cari,
egli decide di diventare più forte trasformandosi in un demone, uno
yokai. Così egli diviene forza pura, ma continua ad essere
perseguitato dai sensi di colpa.
Un live action per il grande pubblico
L’adattamento in versione live
action di anime e manga che Netflix sta dunque promuovendo e portando avanti
rende queste storie fruibili per un pubblico più ampio. Talvolta
gli spettatori possono divenire alquanto prevenuti riguarda le
serie anime, evitandole. La creazione di queste trasposizioni,
invece, incoraggia maggiormente la visione anche allo spettatore
più scettico! Di conseguenza, per quanto l’adattamento possa non
essere pienamente apprezzato dagli amanti dei prodotti giapponesi,
esso permette ad un numero maggiore di persone di godere di storie
avvincenti, in cui Yu Yu Hakusho rientra a
pieno.
“Magari il tuo vecchio è più di
quello che sembra” dice il magnetico
Mark Wahlberg (Shooter, Ted,
Uncharted) nei panni di Dan Morgan, il
protagonista del nuovo film Apple TV+
in cui un “perfetto” e attento padre con un inconfessabile segreto
coinvolge l’intera famiglia in una scatenata e caotica fuga on the
road. Potrebbe essere l’inizio di un avvincente thriller, ma in
realtà The Family Plan – diretto dal regista
britannico Simon Cellan Jones – è una commovente e
adrenalinica action comedy che porta sul piccolo schermo
un’atipica (ma non troppo) famiglia americana. The Family
Plan è disponibile dal 15 dicembre su Apple
TV+.
The Family Plan, la trama
Dan Morgan
(Mark
Wahlberg) è un gentile, affidabile e amorevole marito
e padre di tre figli: i due difficili e indecifrabili adolescenti
Nina (Zoe Colletti) e Kyle (Van
Crosby), e il piccolo e adorabile Max. Dan conduce una
vita di periferia tranquilla e monotona tra la famiglia e il lavoro
in concessionaria. Ma mentre tutti lo considerano un noioso e
debole padre di famiglia, in realtà nasconde un passato da
assassino d’élite del governo. Dan era, infatti, uno straordinario
serial killer incaricato di eliminare i soggetti più pericolosi al
mondo. Poco prima aver conosciuto Jessica (Michelle
Monaghan), però, Dan è uscito da quel violento e
amorale mondo di cui era oramai disgustato, dandosi la possibilità
di ricominciare e costruirsi una famiglia.
La sua noiosa e prevedibile
quotidianità viene improvvisamente sconvolta quando i
nemici del passato ritornano sulle sue tracce. Dan costringe,
quindi, i figli e l’ignara moglie Jessica in un frenetico
viaggio da Buffalo a Las Vegas nel loro minivan, nella
speranza di raggiungere una meta sicura e una nuova vita sotto
mentite spoglie.
Mark Wahlberg e Michelle Monaghan in The Family Plan.
Il bene più prezioso
Mark Wahlberg dimostra ancora una volta al pubblico il
suo talento e versatilità nel passare dall’azione alla
commedia, da momenti tesi e intensi a quelli più buffi e
ridicoli, tanto da essere quasi un peccato non poter vedere questo
sexy superpapà direttamente sul grande schermo. Con grande
maestria, Wahlberg gestisce appunto la dualità del suo
personaggio: da un lato un agile, misterioso e infallibile
killer, dall’altro un barboso e pressante padre anti-social e un
abitudinario marito fan del planning, al punto da programmare anche
l’intimità con la moglie. Ma al di là degli inganni e delle
dissimulazioni, Dan è un padre amorevole che cerca in tutti
i modi di proteggere il bene più prezioso che ha, la sua
famiglia.
Infatti, tra lotte con i pannolini,
adolescenti ribelli e cattivi tutt’altro che geniali (e temibili),
la stravagante commedia di Jones riesce a divertire e, al contempo,
a far riflettere sull’importanza e i valori della
famiglia. A differenza di ciò che gli dice Ciarán
Hinds nei panni del cattivo – “La famiglia ti ha
indebolito” –, i Morgan dimostrano al pubblico
l’importanza di restare uniti e guardarsi le spalle l’un
l’altro, soprattutto nelle avversità, anche quando chi ami
ti ha deluso, ferito o mentito.
Mark Wahlberg e il piccolo Iliana Norris in The Family
Plan.
Un film dolce e piacevole che poteva essere molto più
che una ben fatta commedia d’azione
Dopo l’avventuroso Ghosted di Dexter Fletcher, The
Family Plan sottolinea nuovamente l’impegno di Apple TV+
nel realizzare prodotti che – per quanto si basino su storie di
routine, in particolare nel genere della commedia d’azione – mirino
a una qualità che cerca in ogni modo di contraddistinguersi nel
mondo dello streaming.
Il film
di Jones ha una sceneggiatura mordace e
spigliata e una trama che, anche se familiare, è piacevole
e confortevolmente prevedibile, arricchita da
eccitanti scene d’azione che mantengono lo spettatore incollato
allo schermo col fiato sospeso fino l’ultimo colpo in faccia. Anche
il cast protagonista, con la sua evidente chimica, coinvolge e
intriga il pubblico tra risate, colpi di scena e momenti commoventi
tra genitori e figli.
The Family Plan entra,
quindi, a gamba tesa e a testa alta nella vasta collezione
hollywoodiana che mescola la tensione e lo stupore
dell’action movie con la dolcezza del rassicurante family
movie. Ma, nonostante regali una visione godibile ed
emozionante, la commedia per famiglie di Apple TV+
non riesce a fare breccia nel cuore dello spettatore, finendo per
risultare più superficiale, dimenticabile e scontata di quanto in
realtà voglia essere.
“Caro Babbo Natale, quest’anno
vorrei…” è l’incipit più famoso al mondo, che rispecchia forse
al meglio ciò che cos’è il Natale per tutti noi: un momento in cui
desideri e sogni si incrociano e connettono con forza, facendosi
più vividi e luminosi. Sarà per la sua magia, per l’aria di festa e
l’atmosfera distensiva e gioiosa. O per le grandi tavolate
imbandite che segnano il momento di ricongiungersi con i propri
affetti. Qualsiasi siano le ragioni, il periodo natalizio è fatto
di questo: polvere di stelle, fantasia e desideri impossibili
tenuti per troppo tempo nel cassetto che aspettano di avverarsi.
Come quello di Antonio, il protagonista di In fuga con
Babbo Natale, nuovo
filmNetflix di Natale, che decide di scrivere
all’ultimo minuto a Babbo Natale per cambiare il suo regalo.
Quest’anno vorrebbe solo poter
viaggiare sulla stella dove si trova il padre, purtroppo venuto a
mancare, e riabbracciarlo. Solo lui è in grado di accontentarlo,
perché Santa Claus è magia e immaginazione pura, una figura piena
di speranza a cui aggrapparsi per illudersi di ottenere ciò che si
brama con tutto il cuore, e così andare avanti nell’attesa di
averlo. In fuga con Babbo Natale è un
family movie, una sorta di favola volta a
raccontare proprio il sapore del Natale, in cui spesso, pur non
essendoci l’omone dalla barba folta e bianca a portarci dei doni, è
in grado di darci comunque ciò che chiediamo, se solo apriamo gli
occhi del cuore e della mente e ci lasciamo andare. Diretto da
Volfango de Biasi e sceneggiato dallo stesso
insieme a Fabio Bonifacci, il film ha come protagonisti
Giampaolo Morelli e il piccolo esordiente
Enea Indraccolo.
In fuga con Babbo Natale, la
trama
È la vigilia di Natale. Antonio è
stato messo da poco a letto dalla madre, che nel frattempo sta
dando in soggiorno una festa con tutti i suoi amici, fra cui un
certo Xavier, che il bambino ha compreso avere specifiche
intenzioni sentimentali con lei. Lui però non vuole che loro si
frequentino, intanto perché ha capito che all’uomo i bambini non
piacciono, e poi perché pensa ancora al papà, secondo lui partito
per andare su una stella ma in verità morto. Mentre cerca di
addormentarsi, dal balcone sente dei frastuoni. Qualcuno è caduto e
pare proprio essere… Babbo Natale! In realtà, però, quello che
Antonio crede essere l’uomo magico dei doni, è solo un ladro
travestito che ruba negli appartamenti. Dopo avergli promesso di
portarlo dal padre se fa silenzio, Antonio decide di seguirlo,
inconsapevole della sua vera identità.
Quando Babbo Natale, che si chiama
Pasquale, deve irrompere nelle case, gli fa credere che a dargli
una mano siano i suoi folletti invisibili, e che lui entra nelle
abitazioni solo dei cattivi per dargli una lezione. L’uomo,
scopriremo ben presto, ha un piano ben preciso e la sua storia non
è delle più felici: tradito dalla compagna e dal suo stesso amico,
che non solo gli ha rubato la partner ma anche la società, adesso
deve risarcire alcuni malavitosi che gli hanno prestato dei soldi
per pagare un avvocato e l’unico modo per farlo è rubare, ma non a
chiunque, solo a coloro che in passato lo hanno tradito. Antonio,
che lo segue senza farsi problemi, rapito dalle bugie tramutate in
favole che Pasquale in fondo gli racconta in buona fede, vivrà la
più bella notte della sua vita…
La magia del Natale è dentro il
nostro Io bambino
In fuga con Babbo
Natale inizia con il solito pretesto narrativo,
ritrovato, pur in forma diversa, anche nell’Elf Me di
Prime
Video (qui
la nostra recensione). Un bambino che ha perso il padre e con
esso anche il gusto di vivere serenamente. È un film che si avvia
ponendo l’accento sul concetto della mancanza, una ferita che solo
Babbo Natale può risanare davvero con i suoi incantesimi, e che
dunque si costruisce sul solito cliché del caso. Se però nella
pellicola sopracitata la messa in scena si dimostrava essere
originale e ben definita, purtroppo la nuova storia di Volfango de
Biasi sembra barcollare, di base, su una sceneggiatura trita e
ritrita. Rimescolata per darle un volto diverso, ma simile a tante
altre che non aggiungono niente che possa interessare e coinvolgere
al cento per cento. Il cuore si scalda lo stesso in alcune scene,
perché In fuga con Babbo Natale è un
film dai buoni sentimenti e sa come ammorbidire lo
spettatore puntando sull’elemento Morelli-Indraccolo, una coppia
che riesce a far sorridere e nel finale anche commuovere, e che
proprio per questo meritava una narrazione più solida e
strutturata.
In realtà, a
funzionare maggiormente, se proprio dobbiamo analizzare la
prova attoriale dei due, è proprio l’ottimo Enea
Indraccolo, che riesce a trasmettere l’innocenza e
la meraviglia di un bambino che crede, con la sua dolce ingenuità,
nella bellezza del mondo, seppur questo sia decisamente
più oscuro di quel che sembri. Lui, però, con il sguardo
trasognante e incantato, rappresenta al meglio lo stupore provato
da Antonio quando Pasquale lo inganna con racconti inventati. Ed è
forse questo il messaggio più riuscito di In fuga con
Babbo Natale: attraverso il piccolo Antonio e il suo
credere senza indugio a tutto quello che il ladro gli sta dicendo,
capiamo che l’unico modo per sentire o meno l’essenza del Natale
deriva dalla nostra capacità di riconnetterci con i nostri Io
bambini, grazie ai quali percepiamo la magia e la felicità
incontaminata, a prescindere dal marcio che ci circonda. Proprio
come accade a Pasquale, che alla fine però dalla purezza e fantasia
di Antonio imparerà non solo ad affrontare quel periodo per lui
infelice, ma a riassestare tutta la sua intera vita e scoprirsi
diverso.
Sin dal suo debutto, nel 2013,
L’Attacco dei Giganti è diventato immediatamente
un grande successo presso il pubblico, tanto che quasi subito si è
cominciato a parlare di “miglior anime di tutti i tempi”, togliendo
il titolo a serie come Naruto, One Piece e Death Note.
Oggi, all’indomani dell’atteso epilogo, si può ragionare su quali
siano i motivi che effettivamente rendono L’Attacco dei
Giganti il miglior anime di tutti i tempi.
Mikasa Ackerman
Pochi anime shonen offrono
ai loro personaggi femminili l’opportunità di brillare come fa
Mikasa in L’Attacco dei Giganti. La
potente Mikasa Ackerman si trova in cima alla scala del potere per
l’intera serie. Anche dopo essersi innamorata di Eren o essere
stata costretta a entrare nel campo di battaglia con i Titan
Shifters, Mikasa non ha mai perso il suo posto al vertice e il suo
ruolo di punto di riferimento. Alla fine, Mikasa diventa uno degli
ultimi grandi eroi del mondo che sono riusciti a resistere a Eren
Yeager quando diede inizio all’apocalittico Boato della
Terra.
È stato guardato da molte più
persone rispetto agli altri anime
Il numero di spettatori
di L’Attacco dei Giganti è inaudito, per i numeri
che si registrano nel mondo degli anime. Questa serie di nuova
generazione fa sì che il seguito internazionale di Dragon Ball
sembri poco più che una scia di fumo rispetto ai numero di
spettatori che conta L’Attacco dei Giganti.
La serie ha attirato migliaia di spettatori che forse non avevano
mai dato una possibilità agli anime. Inoltre, Hajime Isayama è
riuscito a padroneggiare molti dei tropi dell’anime,
rivoluzionandoli e raccontando una storia che ha un sapore
universale. Un anime con la reputazione di L’Attacco dei
Giganti è destinato ad attirare regolarmente nuovi fan,
facendo leva su un potentissimo passa parola.
L’Attacco dei
Giganti non spreca un secondo in riempitivi inutili
Per guadagnarsi il titolo
di “Miglior anime di tutti i tempi”, la serie in questione deve
superare tre colossi sacri. Naruto, Bleach e One
Piece sono i capisaldi degli anime che nel tempo si sono
guadagnati a periodi alterni il titolo.
Una cosa che accomuna molti anime, e
anche questi tre che sono considerati l’eccellenza del genere, sono
le “puntate filler” ovvero episodi riempitivi che raccontano
aspetti dei personaggi e della storia che però non incidono sulla
trama principale. Per One Piece, questo tipo di contenuti possono
funzionare, ma non per Bleach e Naruto. L’Attacco dei Giganti non
deve mai preoccuparsi di rimanere impantanato nei riempitivi perché
non ne ha, cosa che regala agli spettatori un ottimo ritmo.
Nessun anime gestisce i colpi di
scena come L’Attacco dei Giganti
L’Attacco dei
Giganti tratta i colpi di scena in modo diverso rispetto
alla maggior parte degli anime, con ottimi risultati. Nella serie,
i colpi di scena sono continui e quasi ogni episodio si conclude
con un twist che traghetterà lo spettatore nella puntata
successiva.
Il mondo di L’Attacco dei Giganti è
realisticamente cupo. La morte è normale e le persone mettono
parlano delle proprie insicurezze più spesso che dei propri punti
di forza. Quando viene rivelato che il protagonista ha la capacità
di trasformarsi in un Gigante, i fan sono disposti ad accettare la
svolta e a sospendere la propria incredulità perché significa che
il protagonista è ancora vivo. Molti anime shonen possono sembrare
prevedibili e di routine con vittorie basate sul “potere
dell’amicizia” o sulla redenzioni dei cattivi, ma la trama di
questa storia mantiene i fan attenti con colpi di scena audaci che
nessun altro anime oserebbe prendere in considerazione.
Eren Jaeger è il protagonista più
“protagonista” nella storia degli anime
Nessun protagonista di
anime dai tempi di Light Yagami è riuscito a
confondere i fan spingendoli a mettere in discussione la
definizione di “protagonista” tanto quanto lo stesso Eren Jaeger.
Nel mondo della narrativa, la parola protagonista è spesso usata
come sinonimo della parola eroe, ma L’Attacco dei Giganti ha un approccio più
preciso alla parola.
Nella serie, la parola
protagonista viene utilizzata nel modo più accurato
possibile. Eren è l’unico personaggio che porta avanti
costantemente la trama senza esitazione. Senza il complicato codice
morale di un eroe, Eren è in grado di portare avanti la trama più
rapidamente di qualsiasi altro protagonista shonen visto
fino ad oggi. Ciò significa anche che Eren offusca il confine tra
eroe, antieroe e cattivo, prestandosi a molte interpretazioni
diverse ma ugualmente valide su che tipo di persona sia veramente:
salvatore, mostro, ladro o qualsiasi altra cosa.
L’Attacco dei Giganti fonde la narrativa
distopica con la narrativa di guerra storica
Quando l’Attacco dei
Giganti ha debuttato per la prima volta nel 2013, ha affascinato i
fan con una nuova interpretazione del genere narrativo distopico.
Il mondo in cui i fan sono stati coinvolti racconta la storia di un
popolo intrappolato dietro tre mura concentriche, ognuna delle
quali respinge la minaccia degli zombi giganti e dell’anarchia.
Man mano che la serie andava avanti,
si trasforma in un genere di narrativa completamente diverso. Le
stagioni 3 e 4 hanno aperto l’Attacco su Titano al mondo della
narrativa di guerra storica. La serie è riuscita a dominare
entrambi i generi, gratificando allo stesso tempo anche i fan di
azione-avventura e anime mecha.
La morte è reale nel mondo
de L’Attacco
dei Giganti
A parte le rare occasioni
in cui i Titan Shifters vengono colpiti alla testa da proiettili,
la morte in L’Attacco
dei Giganti viene presa molto più sul serio
rispetto all’anime medio. Anche se alcuni potrebbero vederlo come
uno svantaggio per i fan occasionali, è comunque uno dei motivi per
cui la serie è così divertente.
La storia di Sasha è il miglior
esempio della definitività della morte in L’Attacco dei Giganti. Essendo un
personaggio amante del cibo, Sasha Braus incarna la spensieratezza
che la maggior parte dei fan cerca in un anime. Quando viene uccisa
mentre è in servizio, i fan sono costretti a fare i conti con la
posta in gioco estrema di questo mondo.
La trasformazione in Gigante rende
la serie un mecha rivisitato
Il genere degli anime
mecha ha una lunga storia di gratificazioni per gli spettatori di
anime. Neon Genesis Evangelion, Code Geass e Gurren Lagann sono tre
anime popolari che rientrano in questo genere. Un altro anime che
tecnicamente rientra in questo genere è L’Attacco dei Giganti.
Sebbene non ci siano veri e propri
mecha, i Titan Shifter controllano tutti i loro Giganti come Asuka
e Shinji di Evangelion. Quando ci si rendono conto che L’Attacco
dei Giganti è un anime che potrebbe essere considerato
azione-avventura, narrativa distopica, narrativa di guerra e mecha,
diventa chiaro anche quanto sia brillante questa serie. Mostra
anche come il concetto stesso di Gigante sia inteso come un’arma,
non come un fenomeno naturale. Entità come i Giganti sono strumenti
che possono essere utilizzati o abusati in qualsiasi modo, a
seconda di chi li “pilota”.
La stagione 4 di L’Attacco dei Giganti trasforma il tropo
del flashback in un espediente narrativo
L’Attacco dei
Giganti prende una direzione unica quando utilizza
i flashback. La maggior parte degli anime utilizza i flashback per
aggiungere contesto alla propria scala di potere, evidenziare
sequenze d’azione e spiegare un colpo di scena. Quando Sasuke usa
per la prima volta il Chidori in Naruto, il flashback che segue
assolve a tutte e tre queste caratteristiche.
I flashback in L’Attacco dei Giganti sono usati con molta
più parsimonia. Quando arrivano, offrono informazioni cruciali
sulla trama, rendendole preziose come l’oro agli occhi degli
spettatori. Questi flashback assumono ancora più peso quando Eren
li trasforma in uno svolgimento effettivo della trama nella quarta
stagione.
Il potere dei Giganti è tanto
misterioso quanto affascinante
Come i Titani che
sfondarono le mura di Shiganshina, come il cattivo Reiner Braun con
il suo Gigante corazzato, il sistema di potere in L’Attacco dei Giganti è una bestia
complicata da affrontare. Isayama ha deciso di condividere
lentamente le informazioni sul potere dei Giganti, rendendo quasi
impossibile dar loro un senso fino alla stagione finale.
Oltre al potere semplice ma
diversificato dei nove giganti intelligenti, c’è il potere
dell’artiglieria moderna e il sangue degli Ackermann da considerare
quando si analizza il sistema di potere di L’Attacco dei Giganti. Questa diversità ha
permesso a Isayama di creare sequenze d’azione complesse, mentre la
semplicità di ciascun potere ne ha reso facile tenerne traccia.
Manca poco più di un mese all’uscita
nelle sale italiane di Povere
Creature!, il nuovo film di Yorgos
Lanthimos premiato con il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema
di Venezia. Nel film, che arriverà in Italia il 25
gennaio, sono presenti come ormai noto diverse scene di
sesso e uno dei protagonisti, MarkRuffalo, ha ora spiegato proprio l’importanza
della sessualità all’interno del lungometraggio. Durante
un’intervista rilasciata alla BBC, Ruffalo ha infatti
dichiarato che “Penso che sia diventata [Hollywood]
molto… un po’ prudente, e come una nuova età vittoriana, in un
certo senso“.
“Penso che sia questo l’aspetto
notevole di questo film, è che queste scene… scuotono questa
oppressione culturale in molti modi“. “Penso che in
America tutti siano un po’ prudenti“, ha poi aggiunto
Ramy Youssef, altro protagonista del film.
“Questo Paese ha fatto i conti con la sessualità, con i diritti
delle donne, con l’autonomia, per molto tempo, ed ecco che arriva
qualcosa che non ne parla direttamente, ma che nel non farlo, ne
parla davvero“. In un’altra recente intervista con Entertainment Weekly, Ruffalo ha
invece rivelato perché all’inizio aveva “paura” di accettare la
parte in Povere creature!.
“Ho pensato che la sceneggiatura
fosse fantastica, ma anche che mi spaventasse molto. Mi sono detto:
‘Sono sicuro che sia questa la parte per cui voglio
presentarmi?’“. Ha raccontato Ruffalo. “L’ho letto e mi
sono detto: ‘Non so se ce la farò”. Per fortuna Willem [Dafoe,
altro protagonista del film] mi ha smentito“. Con 7 nomination ai Golden Globe e
13 ai Critics Choice Awards,
Povere Creature! si sta
davvero affermando come uno dei principali protagonisti di questa
stagione dei premi e grazie anche alle diverse scene in cui sfida
una certa sensibilità puritana, sembra proprio essere un film di
cui si parlerà a lungo.
La trama e il cast di Povere creature!
Il film è descritto come “un
racconto vittoriano di amore, scoperta e audacia scientifica,
Povere
Creature!racconta l’incredibile storia di
Bella Baxter, una giovane donna riportata a vita da uno scienziato
eccentrico ma brillante.” Sotto la sua protezione, Bella
diventa desiderosa di imparare e conoscere il mondo. Attratta però
dalla mondanità, la giovana deciderà di scappare con Duncan
Wedderburn, un astuto e dissoluto avvocato, in una vorticosa
avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo
tempo, Bella farà dunque di tutto per difendere la propria
uguaglianza rispetto agli altri.
Emma Ston interpreta la giovane donna, mentre
in Poor
Things recitano anche
Willem Dafoe,
Mark Ruffalo, Ramy Youssef, Christopher Abbott, Jerrod
Carmichael,
Margaret Qualley, Suzy Bemba, Kathryn Hunter e Wayne
Brett. Alla sceneggiatura vi è invece Tony McNamara,
autore anche del precedente film di Lanthimos, La favorita. Il film
rappresenta inoltre anche la seconda collaborazione tra il regista
e la Stone, che torneranno a lavorare insieme anche per il prossimo
già annunciato film di Lanthimos, AND. Il film uscirà nelle sale italiane dal
25 gennaio.
Natalie Portman ha
interpretato per la prima volta Jane Foster nel Marvel Cinematic Universe in
Thor
nel 2011, e da allora è poi apparsa in Thor: The Dark
World, Avengers:
Endgame e Thor: Love and
Thunder. In quest’ultimo film, Jane è diventata
Mighty Thor, morendo però nel finale. Tuttavia, la scena
post-credits del film l’ha vista entrare nel Valhalla, il che
significa che potrebbe ancora riapparire nel franchise. L’attrice,
che sta attualmente promuovendo il suo nuovo film, May December, ha
rivelato durante un’intervista con Vanity Fair che in effetti sarebbe interessata a
tornare nel franchise.
“Oh è stato, sì, sarebbe così
divertente da fare“, ha risposto la Portman quando le è stato
chiesto se le piacerebbe tornare nel mondo dei supereroi.
“Quando fai un film di supereroi ottieni un sacco di punti
forza con i tuoi figli“. Nel corso dell’intervista, l’attrice
ha anche raccontato com’è stato indossare il costume di Mighty
Thor. “È piuttosto sorprendente, sai, ti senti come se avessi
pensato: ‘Oh, credo che dovrò interpretare donne minute per tutta
la vita’. E poi ti dicono: ‘No, interpreterai un personaggio di un
metro e ottanta’. Poi mi sono riguardata sullo schermo e mi sono
detta: “Ecco come sembra essere una persona grande. Ecco come ci si
sente”.
“La cosa più sorprendente è
stata la quantità di cibo che devi mangiare. Era tutto un
susseguirsi di frullati proteici tutto il giorno, che dopo un po’
fanno schifo. Ma è stato un mondo divertente da conoscere“.
Alla luce dell’interesse dell’attrice e della scena post-credits di
Thor: Love and Thunder,
non è dunque da escludere un ritorno di Jane Foster nel MCU, anche se per ora non ci sono
piani a riguardo. Idealmente, però, il primo progetto in cui
Portman potrebbe riprendere tale personaggio è Thor 5, un
film ancora non ufficialmente annunciato
ma sul quale i Marvel Studios sarebbero al lavoro.
Gary Oldman è apparso questa settimana al “The
Drew Barrymore Show” e, come riportato da Variety, tra le altre cose, ha
ringraziato i franchise cinematografici di Harry
Potter e Il
cavaliere oscuro per averlo salvato, sia nella
sua carriera che nella sua vita privata. “A 42 anni mi sono
svegliato divorziato e avevo la custodia dei miei ragazzi“, ha
detto Oldman. “Questo, di per sé, è stato… è stato difficile
perché c’è stato un cambiamento nell’industria in cui molte
produzioni venivano girate in Ungheria, Budapest, Praga, Australia,
sai, tutti questi posti. Quindi, ho dovuto rifiutare molti lavori
per poter rimanere vicino ai miei figli“.
“Grazie a Dio per Harry
Potter“, ha poi detto l’attore. “Vi dico che i due Batman
e Harry Potter mi hanno davvero salvato, perché significava che
potevo fare il minor numero di lavori per il maggior numero di
soldi e poi essere a casa con i bambini“. Durante le riprese
del primo film di Christopher Nolan su Batman, Batman Begins del 2005, Oldman ha
infatti dovuto ripetutamente fare la spola tra la sua casa a Los
Angeles e il set a Londra per continuare a crescere i suoi figli
dopo il divorzio. “Quando abbiamo girato il primo Batman…
Londra era il set per Gotham. Ho fatto 27 viaggi di andata e
ritorno da Los Angeles“, ha detto Oldman.
“Arrivavo in aereo per un
giorno. Facevo una ripresa al giorno. A merito di Chris Nolan… ha
rispettato i tempi. Andavo a casa per tre giorni. Tornavo per due
giorni. Tornavo a casa per un fine settimana. Tornavo per un
giorno… altrimenti mi sembrava che i miei figli stessero cresciuto
solo grazie ad una tata“. I ruoli interpretati da Gary Oldman
nei due franchise, Jim Gordon per Il cavaliere oscuro e
Sirius Black per Harry Potter hanno inoltre fatto sì che
nuove generazioni di spettatori si affezionassero all’attore, la
cui carriera ha da quel momento conosciuto nuovi picchi.
Come riportato da Deadline, i 20th
Studios hanno acquistato – sconfiggendo la concorrenza
di Netflix, Apple, Sony
e Warner Bros. – il racconto di
Kevin McMullin dal titolo
Bomb, un thriller d’azione con un
potenziale da franchise e un ruolo molto importante pensato per un
giovane attore. Ridley Scott è
in trattative per dirigere progetto, con l’accordo che con grande
probabilità andrà in porto, mentre la sua Scott Free si occuperà
della produzione. McMullin, invece, scriverà la sceneggiatura
completa per il lungometraggio.
In ogni caso, per Scott, reduce dal
successo di Napoleon, si
tratterebbe di un progetto futuro e non necessariamente il suo
prossimo come regista. Ciò alla luce del fatto che sia la
sceneggiatura che l’intero film deve ancora essere sviluppato. In
ogni caso, sappiamo che la storia ha per protagonista Frankie
Ippolito, un negoziatore di ostaggi chiamato in servizio la notte
prima del suo matrimonio a Londra. Un uomo, che si è parcheggiato
in un cantiere a Piccadilly Circus, ha con sé una bomba inesplosa
della Seconda Guerra Mondiale e afferma di voler parlare solo con
Frankie.
Da qui ha inizio una catena di
eventi che vedranno il protagonista coinvolto in un scontro
notturno per fermare l’attentatore, con cui scopre di avere dei
pregressi. Descritto come un incrocio tra Quel pomeriggio di un
giorno da cani e Speed, il racconto è dunque
ambientato nel corso di una sola notte e preannuncia ritmi
forsennati e grande tensione. Un progetto dunque molto interessante
per Scott, che non si confronta con questo genere dai tempi di
Nessuna verità (2008). In attesa di questo progetto,
rivedremo Scott come regista il prossimo anno con l’atteso Il gladiatore 2.
Non c’è da aspettarsi che un primo
sguardo al protagonista di Superman:
Legacy arrivi tanto presto, idealmente potrebbe
essere svelato qualcosa al Comic-Con di San Diego del prossimo
luglio, ma fortunatamente lo sceneggiatore e regista James Gunn non manca di fornire sempre nuovi
aggiornamenti sul film e in un recente post sul social Threads ha ora dato – sempre a modo suo – qualche
indicazione in più proprio sul costume che Superman indosserà nel
film. Quando gli è stato chiesto se il costume sarà “più
classico, moderno o qualcosa di totalmente nuovo e diverso“,
Gunn ha risposto “tutte queste opzioni”.
Fortunatamente ha poi speso qualche
parola in più, aggiungendo che “il costume è per lo più fatto,
ma stiamo ancora andando avanti e indietro su alcuni elementi. Gran
parte della colonna sonora, forse anche la maggior parte dei temi
principali, sono già stati scritti”. Oltre ai lavori
attualmente in corso sul costume, dunque, sappiamo che buona parte
delle musiche per il film sono stati scritti. Ciò non vuol dire che
siano anche stati composti, poiché ad oggi non è noto chi sarà il
compositore della colonna sonora e su tale punto Gunn ha affermato
di dover ancora chiudere l’accordo.
“So che sembra assurdo visto che
gran parte della colonna sonora è già stata scritta, ma quando si
cavalca l’onda dell’ispirazione, come si fa? Ho scritto la maggior
parte di Peacemaker e tutto Creature Commandos prima di
avere un contratto chiuso!Non è comune, ma ho scritto le
partiture prima che i film venissero girati – suoniamo la musica
sul set – fino a Super“. La cosa certa è che il lavoro
riguardo la realizzazione del film continua spedito, con il set
vero e proprio che stando a quanto riportato dovrebbe avere inizio intorno a marzo
2024. A quel punto, idealmente, arriveranno sempre maggiori
notizie su Superman:
Legacy.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già detto,
ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
María Gabriela De Faría sarà il villain “The
Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan
Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced),
Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho
(Anthony Carrigan). Nicholas Hoult
sarà invece Lex Luthor.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha
permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi,
infatti, è confermato che Superman: Legacy rispetterà la
data di uscita prevista, arrivando in sala l’11 luglio
2025.
Sebbene molti fan sperano che
l’attrice di The Flash, Sasha Calle, possa tornare a vestire i panni
di Supergirl nel DCU con il film Supergir: Woman of
Tomorrow, un recente rapporto ha indicato che
James Gunn starebbe pianificando il casting di
una nuova Kara Zor-El ed ora sarebbe anche emerso il nome della
prima concorrente al ruolo. Secondo quanto riportato da
John Rocha nell’ultimo episodio di The Hot Mic, l’attrice Madelyn
Cline potrebbe essere in trattative per interpretare
Supergirl o il suo sarebbe in ogni caso un nome che Gunn e la
Warner Bros. stanno tenendo d’occhio per la parte.
L’attrice venticinquenne è nota ai
più per la serie Outer Banks di Netflix, ma ha anche interpretato Whiskey in Glass Onion ed è
apparsa in Stranger Things,
The Originals e Boy Erased – Vite
cancellate. Per il momento, anche in questo casoo, si
tratta solo di voci ancora non confermate ma da quando queste sono
emerse in molti hanno notato come effettivamente Cline sarebbe
l’interprete ideale per il ruolo. Sappiamo che
Supergirl: Woman of Tomorrow, il film che vedrà il ritorno
del personaggio sul grande schermo è nelle prime fasi di sviluppo,
ma sembra certo che Supergirl fara il suo debutto
già in Superman: Legacy.
Di certo, i lavori sul progetto
stanno continuando e con l’emergere di questi nuovi rumor non è da
escludere che un annuncio ufficiale riguardo il cast del film possa
essere fatto molto presto. Rocha ha anche saputo che Gunn sarà
presente al Comic Con del prossimo anno per presentare il primo
teaser di Superman: Legacy. Se non
prima, in quell’occasione ci sarà sicuramente spazio per fare una
serie di annunci anche sugli altri film in lavorazione, tra cui
The Brave and the Bold e la serie
Creature Commandos. Sempre in quell’occasione si potrebbe
scoprire chi avrà l’onore di interpretare Supergirl sul grande
schermo.
Mentre si attende l’arrivo in sala
di Aquaman e il RegnoPerduto, dal 20 dicembre, il protagonista
del film Jason Momoa non
si sente più troppo ottimista riguardo al ruolo di Aquaman e al suo futuro cinematografico. “Non
vorrei necessariamente che sia la fine… ma non credo che ci sia
davvero, come dire, una possibilità di scelta“, ha detto Momoa
a Entertainment Tonight riguardo a
se ci saranno ulteriori occasioni per il suo Aquaman di tornare sul
grande schermo. Momoa ha osservato che James Gunn e
Peter Safran vogliono “iniziare una loro nuova
attività“.
L’attore ha però aggiunto che
“la verità è che se il pubblico amerà Aquaman e il Regno Perduto, allora
c’è una possibilità. Ma al momento sono del parere che il futuro di
Aquaman non sembra essere dei migliori. Amo questo
personaggio e vorrei interpretarlo ancora per molto tempo“, ha
continuato Momoa. “Vorrei vedere dove può arrivare. E anche nei
prossimi 10 anni o giù di lì, ci sono un sacco di cose interessanti
che si possono fare. E mi piace il ruolo e il suo mondo. Quindi,
voglio dire, si tratta solo di capire se la gente lo ama“.
Mentre il futuro di Aquaman sembra incerto, l’attore ha confermato
di aver incontrato Gunn e Safran subito dopo l’acquisizione dei DC
Studios nel 2022.
Da tempo circolano voci secondo cui
Momoa potrebbe abbandonare Aquaman per interpretare un altro
supereroe (si è parlato molto di Lobo) nel
nuovo Universo DC. In quell’occasione Momoa non ha voluto
confermare nulla, ma ha lasciato intendere che “potrebbero
esserci altri personaggi” in arrivo per lui nell’universo DC.
Sembra però molto improbabile che Aquaman, al momento, possa essere
uno di quei personaggi già apparsi sul grande schermo che Gunn
sceglierà di includere nel suo
DCU rendendoli ufficialmente parte del canone.
Non essendo riuscito a sconfiggere
Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal bisogno di
vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti a nulla pur
di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa volta Black
Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il potere del
mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e malvagia. Per
sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm, l’ex re di
Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per stringere
un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro
differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di
Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.
Jason Momoa è atteso di
nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il
Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo
seguito, diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta
Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.David Leslie Johnson-McGoldrick,
collaboratore ricorrente di Wan, scriverà la
sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter
Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema
il 20 dicembre.
Prima di vincere la Palma d’Oro al
Festival
di Cannes con il film Titane e confermarsi
come una delle voci del cinema più interessanti degli ultimi anni,
la regista Julia Ducournau ha
esordito con un film altrettanto sconvolgente che aveva già fatto
parlare molto di sé. Si tratta di Raw – Una cruda
verità, presentato nella sezione Settimana
internazionale della critica al Festival di Cannes del 2016, dove
ha vinto il premio FIPRESCI. Si tratta di uno di quei film che si è
soliti definire “disturbanti” ed è proprio questo l’effetto che la
regista voleva ottenere, non ritenendo Raw un horror bensì
un film che scava in modo anticonvenzionale nella natura umana.
Per via di scene particolarmente
violente ed esplicite ed il tema generale del cannibalismo quale
metafora di un processo di crescita, Raw – Una cruda
verità è decisamente un film per stomaci forti, ma anche una
visione che oltre a non lasciare indifferenti propone un approccio
insolito a tematiche proprie a tutti. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Raw – Una cruda verità
Protagonista del film è
Justine, una giovane matricola e studentessa
modello, proveniente da una famiglia di veterinari e ferventi
vegetariani. Quando arriva all’università, non immagina che ad
attenderla ci sono dei riti di iniziazione a dir poco estremi. Sua
sorella maggiore Alexia, anche lei studentessa
della facoltà di veterinaria, non le aveva mai detto nulla a
riguardo. Justine scopre così di essere finita in un mondo dominato
dal nonnismo, dove le reclute vengono sottoposte a prove folli e
feroci. Una tra queste è mangiare carne cruda, ma dopo averlo
fatto, la ragazza inizia scoprire di provare un gusto perverso per
la carne e una disinibizione fuori dal suo controllo.
Il cast di Raw – Una cruda verità
Ad interpretare Justine vi è
l’attrice Garance Marillier, la quale per il suo
personaggio ha dovuto lavorare molto sulla sua fisicità. La regista
ha infatti voluto che l’attrice lavorasse sul suo corpo e sulla sua
postura, per evidenziare il drastico cambiamento visibile tra
l’inizio e la fine del film. La postura di Garance Marillier cambia
dunque con la trasformazione del suo personaggio. Per quanto
riguarda la carne che le si vede mangiare nel film, la maggior
parte di qeusta era in realtà fatta di zucchero. Accanto a lei, nel
ruolo della sorella Alexia vi è invece l’attrice Ella Rumpf,
mentre Rabah Naït Oufella interpreta Adrien,
mentre Laurent Lucas e Joana
Preiss sono i genitori di Justine.
La spiegazione del finale di Raw – Una cruda
verità
Verso il finale del film, le macabre
abitudini alimentari di Justine la portano a passare a
un’alimentazione pesante a base di carne (cotta e cruda), con una
fame famelica e insaziabile che la distrae dalla scuola, dalla
crescente amicizia/relazione con Adrien e con i compagni di classe
e dalla sua salute e benessere generale. Avendo capito dal momento
in cui Justine si è mangiata un dito che condividono la stessa
condizione, Alexia porta la sorella in un giro vorticoso e
devastante, attaccando un’auto in corsa, uccidendo il ferito
all’interno, mangiando le sue cervella dal cranio incrinato e
offrendo persino alla sorella un pezzo di cervello fresco con
inquietante facilità.
Le condizioni di Justine peggiorano
quando la sua sete di sangue diventa un’ossessione violenta e la
situazione precipita definitivamente quando una notte di festa si
trasforma in un tormento grafico in cui Justine, in stato di
ebbrezza e dall’aspetto malaticcio, tenta di mordere un cadavere
con Alexia, provocando il bullismo di decine di altri studenti che
registrano l’incidente. Quando Adrien mostra il video demenziale a
Justine, questa aggredisce la sorella. A lite conclusa le due si
curano le ferite a vicenda, prima che Justine vada a dormire in
camera sua, per poi svegliarsi al fianco del cadavere di Adrien.
Disperata perché convinta di averlo divorato lei stessa, la ragazza
si rende tuttavia conto che la responsabile dell’accaduto è
Alexia.
La sorella viene dunque arrestata
per l’omicidio e Justine torna a vivere a casa, dove sua madre la
obbliga a riprendere una dieta interamente vegetariana. A quel
punto, nel tentativo di ristabilire un minimo di normalità, il
padre svela il suo torso abbondantemente morso e sfregiato, che
spiega essere il risultato della stessa condizione di ibrido
zombie-vampiro vissuta dalla madre delle ragazze e da loro poi
ereditata. Con questo finale, Raw – Una cruda
verità affronta dunque esperienze di una ragazza in
una fase della vita in cui si è alla ricerca del proprio posto nel
mondo, con il bisogno di sviluppare una propria personalità facendo
ogni più disparata esperienza.
Sfuggendo a ciò che i genitori le
avevano sempre imposto, dunque, Justine imparerà a trovare la vera
sé stessa, oltre ad un mondo completamente differente da quello che
aveva imparato a conoscere. Alla fine del suo percorso, scoprirà di
non essere poi così diversa dai suoi genitori e in particolare da
sua madre, la quale a suo tempo sembra aver vissuto le stesse
selvagge esperienze vissute ora da Justine, la quale può dunque in
un certo senso smettere di sentirsi diversa, sporca, per quanto
compiuto, riconoscendo dunque sua madre come sua simile. Da qui, si
presume, avrà inizio un nuovo percorso di crescita.
Il trailer di Raw – Una cruda
verità e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Raw – Una cruda verità grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e
Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 15 dicembre alle ore
21:15 sul canale Italia 2.
Da venerdì 15 dicembre, sarà
disponibile su Apple
TV+The Family Plan, il nuovo film Apple
Original con
Mark Wahlberg e
Michelle Monaghan diretto da Simon Cellan
Jones.
Dan Morgan (Mark
Wahlberg) ama la sua tranquilla vita di periferia come
marito devoto, padre di tre figli e venditore di auto di successo.
Ma questa è solo metà della storia. Decenni prima, era un assassino
governativo d’élite incaricato di eliminare i soggetti più
minacciosi e letali del mondo. Quando i nemici del suo passato lo
rintracciano, Dan prende l’ignara moglie (Michelle
Monaghan), la figlia adolescente e arrabbiata, il
figlio adolescente e gamer professionista e l’adorabile bambino di
10 mesi e parte per un viaggio improvvisato attraverso il paese,
fino a Las Vegas. Deciso a proteggere la sua famiglia, regalandole
al contempo la vacanza della vita, Dan deve mettere in atto le sue
abilità, da tempo sopite, senza rivelare la sua vera identità.
Distribuito da:
Apple TV+
Regia:
Simon
Cellan Jones
Scritto da:
David Coggeshall
Cast:
Mark Wahlberg, Michelle Monaghan, Zoe Colletti, Van
Crosby,
Saïd Taghmaoui, Maggie Q, Ciarán Hinds
Produttori:
David Ellison, Dana
Goldberg, Don Granger, Mark Wahlberg,
Stephen Levinson
Barbra Streisand è stata scelta come la
59esima destinataria del più alto tributo del SAG-AFTRA, il SAG
Life Achievement Award per i risultati ottenuti in carriera e i
risultati umanitari. L’onore le verrà consegnato in occasione della
trentesima edizione degli Screen Actors Guild Awards, che sarà
trasmessa in streaming in diretta su Netflix USA sabato 24 febbraio alle 20:00. ET/17:00
P.T. (alle 2 di notte in Italia). L’evento si svolgerà presso lo
Shrine Auditorium e l’Expo Hall di Los Angeles.
Il SAG Life Achievement Award viene
conferito a un attore che sostiene i “migliori ideali della
professione di attore”. L’iconica cantante, attrice e regista ha
vinto due Academy Awards, dieci Grammy, cinque Emmy Awards, tre
Peabody Awards e un Tony Award, tra gli altri riconoscimenti.
Streisand ha anche diretto diversi film tra cui
“Yentl”, “Il principe delle
maree” e “Lo specchio ha due facce”,
tutti nominati agli Academy Awards.
Il presidente di SAG-AFTRA,
Fran Drescher, ha dichiarato: “Barbra
Streisand è un’icona e un talento senza pari, una forza della
natura che ha intrecciato perfettamente la sua genialità con il
tessuto del nostro settore. Dai suoi primi giorni in cui
affascinava il pubblico a Broadway ai suoi ruoli indimenticabili in
classici del cinema come “Funny Girl”, “The Way We Were” e “A Star
Is Born”, la capacità di Barbra di interpretare i suoi personaggi
con autenticità è a dir poco straordinaria. “
Ha continuato: “La sua carriera
duratura è una testimonianza delle sue performance autentiche, in
grado di connettersi con il pubblico a un livello profondo. È
un’icona colossale con un’etica del lavoro incessante, in
evoluzione in ogni fase del suo straordinario viaggio. Celebriamo
Barbra Streisand non solo per i suoi successi ma per l’eredità
duratura che ha lasciato”.
La Streisand ha anche commentato il
suo imminente riconoscimento alla carriera.
“Fin da quando ero una ragazzina
seduta al Loew’s Kings Theatre di Brooklyn, sognavo di essere una
di quelle attrici che vedevo sullo schermo. I film erano un portale
verso un mondo che potevo solo immaginare. Anche se ero un
candidato improbabile, in qualche modo il mio sogno si è avverato.
Questo premio è particolarmente significativo per me perché viene
dai miei colleghi attori, che ammiro moltissimo”.
La Streisand ha recentemente
pubblicato il suo tanto atteso libro di memorie “My Name is
Barbra”.
Nascono i POP Awards: i Premi Online del
Pubblico. Un sito per votare il meglio dell’anno tra le uscite
cinematografiche e seriali, al cinema e su piattaforma. Stelline,
pallini, asterischi, pollici, su base 10 o su base 5. In qualunque
forma lo esprimiate, dareil voto a un film o a una serie
tvè un elemento che unisce
critica e pubblico, spettatori occasionali e cinefili appassionati,
chi il cinema lo fa e chi lo vede. Diverso è il modo in cui ognuno
lo esprime, ma per tutti è (o quantomeno dovrebbe essere) un gioco
irresistibile, specie perché, per quanto pratica serissima,
esprimere giudizi e classifiche di merito è soprattutto un modo per
segnalare, consigliare, relazionarsi e giocare con le proprie
passioni.
Generalmente la fine dell’anno è proprio quel
momento in cui arrivano le classifiche con “il meglio di” proposto
da critici, redazioni, esperti.Ma cosa ne pensa il
pubblico?Quali sono i film che
hanno segnato l’immaginario collettivo e resteranno nelle memorie
esperienziali di questo 2023?
Per
saperlo un network siti di cinema formato daCiakClub,
Cinefilos,Cinemadvisor, CinemaSerieTV,
Il
Cineocchio, longtake e ScreenWorld,
che hanno deciso di mettere da parte la concorrenza reciproca e
unire le forze per creare iPOP
Awards(Premi Online del Pubblico): non sono solo dei premi, ma un modo per stare
insieme, collaborare e riconoscerci come parte di qualcosa,
soprattutto di quella cultura pop che forma l’immaginario
collettivo capace di unire persone, generazioni e culture
differenti.
20 categorieper fare il punto sui personaggi, le scene e le
storie che ci sono rimaste dentro, tra film e serie tv usciti in
Italia dal 1° gennaio al 21 dicembre 2023 tra cinema, tv e
piattaforme.Chiunque può
partecipare aiPOP Awards! Le nomination saranno annunciate il 21
dicembre sul sitowww.popawards.itdovesi potrà votaredal 23 dicembre
2023 al 7 gennaio 2024scegliendo i propri preferiti per tutte o solo
alcune tra lecategorie classichecomemiglior film,migliore serie,miglior interpretazione, e tra quelle piùPOPcomemiglior tormentone,miglior scena strappalacrimeemiglior boomer.
Ogni voto contaed esprimerlo aiPOP Awardsregala la possibilità diunire i flussidelle proprie passioni e consegnare
a nominati e vincitori un importante premio che ne riconosce il
forte impatto sul nostro immaginario collettivo.I vincitori deiPOP
Awardssaranno annunciati il 15
gennaio 2024.
Il
sitowww.popawards.itè stato realizzato daMove
Forward, agenzia di Digital
Business che offre servizi di consulenza a 360 gradi nel mondo
digitale, il cui focus è quello di soluzioni innovative e
personalizzate per i loro clienti, basate su analisi, creatività e
tecnologia.POP Awardsha già ricevuto l’endorsement di numerosi
creator e il sostegno diStudio
Mélièsche ne ha
realizzato iltrailer.
Avevamo lasciato Jack Reacher intento a riprendere il suo vagabondaggio
attraverso gli Stati Uniti dopo aver risolto gli eventi legati ad
una serie di omicidi e ad una cospirazione criminale nella prima stagione di
Reacher, la serie di Prime Video basata sui libri di
Lee Child. Sono passati quasi due anni da quel
momento e finalmente il massiccio ex investigatore militare e
pronto a tornare sul piccolo schermo con una seconda stagione
basata stavolta sull’undicesimo romanzo della serie,
Vendetta a freddo, pubblicato da Child
nel 2007. Rispetto agli altri dedicati al personaggio, è questo un
racconto particolarmente incentrato sui temi della nostalgia e del
lutto, riproposti dunque anche dai nuovi episodi della serie.
La trama di Reacher: un amaro ritorno a casa
Tutto ha infatti inizio quando uno
degli otto fidatissimi ex collaboratori di Jack
Reacher (Alan Ritchson)
nell’unità investigativa speciale dell’esercito viene trovato
cadavere in mezzo ad un bosco. Frances Neagley
(Maria Sten), pupilla di Jack nella vecchia
squadra, convoca dunque a Los Angeles il suo vecchio boss e tutti
gli altri veterani del gruppo, con l’obiettivo di scoprire cosa sia
accaduto realmente. Oltre a Reacher e Neagley, però, solo si
uniscono alla reunion solo Karla Dixon (Serinda
Swan) e David O’Donnell (Shaun Sipos).
Solo loro sembrano essere i sopravvissuti ad un’inspiegabile furia
omicida che si sta riversando contro i membri di quell’ex unità
investigativa.
Ne è passato di tempo, Reacher
Ha così inizio una nuova indagine
per l’agente Jack Reacher, chiamato stavolta a confrontarsi con i
propri fantasmi del passato, specialmente con quelli con cui non è
mai venuto a patti. Per far ciò, lo spettatore viene portato a
scoprire qualcosa di più sul passato del muscoloso agente, come
sempre capace di passare dalla quiete alla furia omicidia in un
battito di ciglia. Se dunque con la prima stagione si era già
dimostrato l’interesse a fare di questa serie un prodotto
fortemente legato all’aspetto investigativo del personaggio, anche
a costo di sollevare il piede dal pedale dell’azione, con questa
seconda stagione si ribadisce ulteriormente tale volontà,
aggiungendo però delle sfumature più malinconiche al racconto.
Ciò è indubbiamente dovuto alla
natura del romanzo a cui questa stagione si rifà – concepito da
Child a seguito di nostalgiche riflessioni su tutte le persone
conosciute e che non vedeva da tempo – ma di certo aiuta a rendere
ulteriormente interessante tanto lo stesso protagonista quanto il
suo percorso evolutivo. Perché Reacher è sostanzialmente un
solitario, uno che non vuole essere coinvolto in affari altrui,
come dirà egli stesso, e il poterlo vedere a confronto con aspetti
intimi come la riunione con i suoi ex colleghi e amici lo costringe
a far emergere aspetti di sé che decostruiscono la corazza che si
porta sempre dietro, conquistando così ulteriormente l’interesse
dello spettatore.
Ingredienti vincenti, non si cambiano
Questa malinconia, o più in generale
l’attenzione all’intimità dei personaggi, è dunque un ingrediente
molto gradito, che non va però a sostituire le indagini, l’azione e
l’umorismo che già la prima stagione aveva ben definito. Anche
stavolta c’è un caso particolarmente avvincente da risolvere, con
quel tanto che basta di indizi forniti di episodio in episodio da
incentivare il proseguimento della visione. Con gli elementi messi
di volta in volta sul tavolo, lo spettatore è infatti attivamente
chiamato a cercare di risolvere a sua volta il caso, idealmente
anticipando le intuizioni e le mosse dei personaggi. Di fatto,
dunque, non si viene lasciati fuori dall’evoluzione di
quest’indagine.
Quando poi occorre, ovviamente, non
ci si fa problemi a ricorrere ad un po’ di sana violenza che
stupisce anche in questo caso per brutalità e totale mancanza di
pietà. È in questi momenti che ci viene ricordato quanto Reacher
possa essere un personaggio complesso, capace di grandi atti
d’amore ma anche di uccidere a sangue freddo senza pensarci due
volte (ovviamente sempre e solo chi lo “merita”). Ma anche i
momenti più seriosi e cupi non rimangono mai tali a lungo, grazie
ad un delicato umorismo che, tra battute verbali o gag fisiche,
consente alla serie di dotarsi di una leggerezza che rende
particolarmente più piacevole la visione.
Reacher è una serie con molto da offrire
Anche questa seconda stagione di
Reacher conferma dunque il valore di questo prodotto di
Prime Video, il quale non solo ha entusiasmato i
fan ma ha fatto appassionare anche nuovi spettatori alle vicende
del protagonista. Sarà per la capacità di Alan
Ritchson di gestire al meglio il suo Jack Reacher tanto
nei momenti più drammatici quanto in quelli più divertenti, sarà
per i suoi brillanti scambi con la spalla Frances Neagley o sarà in
questo caso per l’avvincente gestione del nuovo racconto e dei suoi
toni, ma anche questi nuovi episodi sono la dimostrazione che
questa è una serie con molto da offrire e la conferma che una terza
stagione è in fase di realizzazione è da accogliere con grande
entusiasmo.
Indiana Jones e il Quadrante del
Destino, quinto film della saga diretto da James
Mangold, segue l’amato archeologo interpretato da Harrison Ford mentre dà la caccia al Quadrante del
Destino insieme a Helena, prima che cadà nelle mani
dei nazisti. La ricerca della seconda metà del prezioso artefatto
opera di Archimede li porta da New York al
Marocco, alla Grecia e all’Italia. Dopo che la loro ricerca li ha
condotti a Siracusa, Indy, Helena
e Teddy, seguiti da vicino dalla banda di nazisti
di Voller, il quale infine riesce a ottenere i due
pezzi del quadrante e con le coordinate stabilite progetta di
volare attraverso un varco nel tempo fino al 20 agosto 1939, per
uccidere Hitler e correggere ogni suo errore
commesso. Tuttavia, la deriva dei continenti li spedisce
all’assedio di Siracusa, dove Indy incontra proprio Archimede.
Indiana Jones viaggia nel tempo – e
vuole rimanere nel passato
Nel finale del film,
Indiana Jones viaggia nel tempo fino all’assedio
di Siracusa, che vede i Romani catturare con successo la città e
prendere il controllo della Sicilia. Come si è scoperto, il
Quadrante del
Destino li avrebbe mandati indietro nel tempo fino a
quel momento in ogni caso: con la sua città sotto assedio,
Archimede aveva bisogno di aiuto e aveva
progettato il manufatto per fare ciò che riteneva necessario. Indy,
dopo essere stato ferito, vuole vivere il resto dei suoi giorni al
fianco di Archimede. Indiana Jones ha studiato la
storia, ha vissuto numerose avventure per recuperare manufatti
perduti, ma rimanere nel passato gli avrebbe dato l’opportunità di
vivere davvero un grande evento storico.
In particolare,
Indy non pensava di avere nulla a cui tornare nel
1969. Marion lo aveva lasciato e suo figlio era
stato ucciso in battaglia. Indy stava vivendo una vita infelice e
non voleva tornare a quella sensazione. È possibile che credesse di
poter aiutare davvero Archimede; per lo meno, Indy
sarebbe stato in pace sapendo di essere morto nel bel mezzo di un
evento che aveva studiato a lungo. Avrebbe dato un senso alla sua
vita, soprattutto sapendo che la sua vita personale era un
disastro.
Ma la figlioccia
Helena (interpretata da Phoebe
Waller-Bridge) sapeva che il suo padrino aveva ancora
qualcosa per cui vivere, e quel momento le diede anche chiarezza.
Voleva essere presente nella vita di Indy e si
rese conto che lui aveva ancora molto da dare nel suo tempo.
Inoltre, se Indiana Jones fosse rimasto nel
passato, avrebbe alterato la storia e le ripercussioni sarebbero
state troppo grandi per essere calcolate. Il fatto che Indy abbia
capito che Helena lo voleva con sé gli ha fatto sentire che poteva
ancora avere un impatto positivo sulla vita di qualcuno. Non poteva
sostituire suo figlio, ma poteva ancora essere una figura paterna
per lei.
La rottura e il ricongiungimento di
Indiana Jones e Marion Ravenwood
All’inizio di Indiana Jones e il Quadrante del Destino,
viene rivelato che Indy e Marion
Ravenwood (Karen Allen) sono in procinto
di separarsi. Indiana, tuttavia, esita a firmare i documenti, ma è
una parte importante del motivo per cui è così scontroso e triste.
Il matrimonio di Marion e Indy si stava disintegrando a causa della morte del figlio.
Il Mutt Williams di Shia LaBeouf si è arruolato nell’esercito ed è
morto in azione. Indy dice che si è arruolato per farlo arrabbiare,
il che probabilmente ha provocato un certo risentimento da parte di
Marion. In definitiva, Marion era in lutto e Indiana
Jones non sapeva come aiutarla. Questo mise a dura prova
il loro matrimonio e li portò a lasciarsi.
Tuttavia, non tutte le speranze
erano perdute. Anche se sembrava che fosse davvero finita per
Indy e Marion, quest’ultima
ricompare alla fine di Indiana Jones e il quadrante del destino.
Il fatto che Marion abbia risposto alla chiamata di Helena, che
probabilmente le ha raccontato l’accaduto, indica che Marion prova
ancora qualcosa per Indy. È possibile che Marion non volesse
divorziare da Indy, ma che la vedesse come l’unica soluzione.
Eppure, il finale di Indiana Jones 5 li vede ricominciare da
capo. Marion suggerisce che tutto fa ancora male, ma c’è la
speranza che i due inizino a lavorare pian piano per ricucire il
loro rapporto. È un lieto fine per Indiana Jones
dopo un viaggio difficile e, secondo alcuni, un finale perfetto per il
personaggio.
Indiana Jones e il Quadrante
del Destino parla di come scendere a patti con il tempo
Il tempo cambia le cose –
le persone, i luoghi, i sentimenti. Indiana Jones
lo sa meglio di chiunque altro e Il Quadrante del Destino si propone di
fare i conti con il tempo, sia esso presente o passato. Invecchiato
e pieno di rimpianti, Indy crede che il suo tempo sia finito, che
non ci sia più nulla per lui. Il tempo gli ha fatto capire che il
passato non può essere cambiato e che deve invece fare i conti con
esso. Il momento in cui Indy si trova sulla
spiaggia di Siracusa ha chiarito questa idea, ma è ormai stanco e
pronto ad arrendersi. Un aspetto pertinente del messaggio del film,
tuttavia, è che il tempo non si ferma.
Indy può lasciare
che il passato lo inghiotta, oppure può scegliere di andare avanti,
imparando dai suoi errori ed essendo presente per le persone che
ama. Jürgen Voller (interpretato da Mads
Mikkelsen), invece, non si accontenta di andare
avanti. È un cattivo che vuole plasmare il tempo a suo piacimento,
credendo che possa essere modificato se ne prende il controllo,
adattando il tempo alle sue esigenze piuttosto che lasciare che le
cose siano come sono. Voller non ha fatto i conti con il fatto che
i nazisti sono stati sconfitti e cerca di andare contro il tempo
invece di accettare la sconfitta. Ogni personaggio insomma lotta
contro il tempo a modo suo.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino si
conclude con l’amato archeologo che appende il cappello al chiodo,
letteralmente. Il quinto film del franchise di Indiana
Jones segna anche l’ultima uscita di Harrison Ford nei panni dell’avventuriero con
la frusta. Per come si è concluso il film, è possibile che
Indiana Jones vada in pensione come professore e
trascorra il resto del suo tempo con Marion,
Helena, Teddy e
Sallah. Indy ha una grande famiglia allargata e,
considerando la sua battaglia con il tempo, Il Quadrante del Destino lo vede
sistemarsi e vivere appieno la sua vita, il che suggerisce che non
si dedicherà più a selvagge avventure archeologiche.
Ma il fatto che il tempo di
Indy come archeologo sia finito non significa che
Helena non possa prendere il suo posto per quanto
riguarda la ricerca archeologica. Probabilmente Indy alimenterà la
passione di Helena per la ricerca di oggetti antichi. All’inizio
Helena voleva il Quadrante del Destino
per saldare il suo debito, ma era ugualmente affascinata dalla
storia del manufatto. Aveva un posto speciale nel suo cuore a causa
dell’ossessione del padre per questo oggetto. Con Indiana
Jones che appende il cappello al chiodo, Helena e
Teddy possono prendere le redini di qualsiasi
avventura. Indy si è più che guadagnato il diritto a un po’ di
riposo.
Per quanto riguarda il franchise di
Indiana Jones, c’erano piani per continuare la
storia senza Ford. Si pensava a più film e a un prequel Disney+ de I predatori dell’arca perduta, ma alla
fine tutti questi piani sono stati accantonati. L’ultima
interpretazione di Ford è stata confermata come quella che chiude
definitivamente il franchise di Indiana Jones.
L’inquadratura finale di Indiana Jones e il
quadrante del destino – il cappello di Indy su uno
stendibiancheria – è ufficialmente il capolinea e chiude ottimamente il viaggio
dell’archeologo.
Il leone è il re della savana.
Domina dalla terra e il suo trono è spesso soggetto a numerosi
attacchi. C’è chi lo teme e chi è fiero di potergli stare accanto.
Il falco sembra più fragile, ma il suo punto di forza è il cielo,
da dove ha una visuale ottimale: osserva dall’alto e studia
attentamente, fino a scendere in picchiata, grazie alla sua
velocità, e fare stragi. Ma per quanto sia agile, il falco non può
essere come il leone. Non ne possiede la fierezza e la saggezza,
eppure sembra essersi cucito addosso un abito che gli somigli,
spodestandolo. È la parabola di Ambizione
2, seconda stagione della serie turca creata
da Meric Acemi e diretta da Koray Kerimoglu.
Al centro una guerra fra titani
iniziata con la prima season, la generazione X e Z, rappresentata
da Lale e Asli, due donne ambiziose con una visione diversa della
vita e del lavoro. La prima è il leone: territoriale, determinata,
avveduta. La seconda è il falco: furba, manipolatrice, velocissima,
e segnata dal passato. Entrambe con molti scheletri nell’armadio.
Ambizione 2 torna sulla piattaforma
Netflix dal 14 dicembre, e segna anche il come back
delle sue stelle: Birce Akalay (Lale),
Miray Daner (Asli) e Ibrahim
Celikkol (Kenan), da noi conosciuto ad oggi soprattutto
per il ruolo di Mehdi, protagonista della dizi My Home My
Destiny, in onda su Mediaset Infinity.
Ambizione 2, la trama: cosa è
successo al leone?
La vita di Lale è cambiata
completamente da quando la sua assistente, Asli, è riuscita a
de-tronizzarla. Il newtork per cui lavorava l’ha lincenziata, e ora
il programma di informazione giornaliero, Dall’altra
parte, è nelle mani della giovane ragazza dal cuore duro. Il
finale della prima stagione sembrava essere incisivo: abbiamo visto
Lale lasciare la redazione dove per anni ha dato anima, corpo e
sudore, con un sentito e caloroso applauso di tutti i colleghi, e
ora, con l’inizio della seconda season, questo è condotto da
qualcuno che dà notizie agli spettatori aggrappandosi alle tendenze
sul web. Dove sono finite le vere notizie? Dov’è il giornalismo,
quello puro e sincero? Fonte di assoluta verità?
Asli ha giocato le sue carte in
maniera scorretta, amorale e anti etica, e ricorrendo a ciò che è
virale ogni giorno sui social agisce secondo una comunicazione e
dei linguaggi totalmente sballati, che se prima la portano in alto,
l’attimo dopo la scaraventano giù. Nonostante abbia ottenuto ciò
che vuole, Asli non sembra felice lo stesso. Pensa ancora a Lale, è
ossessionata. Nel frattempo, Lale prova ad andare avanti come può,
e l’occasione la raggiunge presto: il suo fidato Kenan lavora per
un’altra azienda, e le propone di tornare in pista, più forti di
prima, insieme. Ma ci sono troppi demoni all’orizzonte… e anche
dietro. Quanto sarà alto il prezzo da pagare per tentare di nuovo
il successo? E quanto si spingerà invece Asli per rimanere sul
trono e non lasciarsi condizionare dai media e dalla figura, pur
lontana, della sua più acerrima nemica?
Il problema sono i social
media
La seconda stagione di
Ambizione prosegue dritta nel suo
discorso intrapreso nel 2022, e continua a fotografare alcune
realtà – in primis quella lavorativa – in cui è presente,
letteralmente, tutta quella melma che dall’esterno risulta (quasi)
invisibile. Attraverso la metafora della savana, del leone e del
falco, rappresentante come dicevamo lo scontro fra Lale e Asli,
dove sono ancora le due generazioni – quella X e quella Z – a
confrontarsi e affrontarsi, lo show affonda ancora più le sue
radici nel terreno fertilissimo, andando ad approfondire tutte le
tematiche lasciate in sospeso: le varie facce dei social media, gli
ambienti aziendali nocivi, le sfumature aberranti che dominano
l’essere umano. Se nella prima stagione era solo stato evidenziato
quanto effettivamente l’uso che si faccia dei social sia spesso
sbagliato, o di quanto ad oggi il giornalismo stia sempre più
perdendo di credibilità per cedere il passo alla disinformazione e
alle fake news, in Ambizione 2 vengono
messi in risalto tutti i danni collaterali che ne derivano, e che
contribuiscono a rendere malsana la nostra società.
Lo fa puntando ancora la luce
sull’ambizione di Asli, la sua invidia e ossessione verso Lale, che
le consumano l’anima e la portano a odiare tutti quelli che la
circondano, impedendole di vivere. Questo dipende in primis dalla
sua insicurezza, alimentata e derivante dall’impossibilità dei
giovani di fare carriera, poiché intralciati dai “veterani” che
neppure li guardano in faccia e non li credono all’altezza (seppur
qui venga estremizzata). In secondo luogo dal fatto che le
generazioni di oggi cercano di condurre la patinata vita che vedono
filtrata dagli influencer sui social, ma quando provano a
riprodurla nella loro realtà si accorgono non essere così semplice
o veritiera, soccombendo alla frustrazione.
In questo contesto, Asli cerca di
rimanere in pista svolgendo il suo lavoro da giornalista al network
senza un minimo di etica e moralità, non dando il giusto valore
alle notizie ma anzi cavalcando l’onda delle tendenze su twitter o
instagram, e sugli hashtag circolanti, perché crede che solo così
possa rimanere a galla. Venendo adulata o denigrata dall’audience o
dai famosi “leoni da tastiera” in base poi a come arriva loro un
determinato messaggio, che codificano e giudicano in base a ciò che
è più virale in quel frangente. Ed è qui che la serie ci dimostra
quanto il web possa essere fuorviante, uno strumento a doppio
taglio volto a deformare la realtà con un clic, portando le persone
a cambiare idea ogni secondo, alimentando modelli – o in tal caso
news – inesistenti o inattendibili, fino a che queste non si
lasciano assuefare dalle mode e dai trend.
Lasciarsi condizionare dal web
“La gente scrive solo quello che
vuole dire in quel momento, e non quello che pensa nella
realtà”, dirà Lale ad un certo punto ad Asli, in un confronto
a maschere cadute fra le due, in una delle scene più potenti e
struggenti. Sì, perché oltre il pericolo sull’abuso dei social
media, lo show mette in guardia anche sull’influenza che questi
hanno nella nostra vita. Con dialoghi pungenti, studiati al
millimetro e mai fuori luogo e contesto, Ambizione
2 ne fa una netta e chiara denuncia. I social
condizionano, anche quando non sembra. Modifichiamo la nostra
intera esistenza e visione delle cose in base a quello che gli
utenti digitano, e ci trasformiamo a seconda di ciò che pensano di
noi. Siamo nelle mani delle app, eppure non ce ne rendiamo conto. E
se sei un personaggio pubblico, come Lale o Asli, e non sai gestire
l’ondata, possono distruggere.
Il pubblico dà e il pubblico toglie,
e il consiglio è quello di dargli il giusto peso, non rendendolo la
nostra realtà o l’unica fonte delle nostre soddisfazioni, ma
sfruttandolo in maniera sana, attingendo da esso quando necessario
e poi prendendo le giuste distanze. L’affidare a Lale tali parole
ha uno scopo ben preciso: farci capire quanto le diverse
generazioni non sono agli antipodi e non vanno incapsulate in una
specifica definizione. La generazione X non è demodè o antiquata e
quella Z non è frivola, superificiale o incapace; sono due mondi
differenti, sì, ma possono essere intrinsechi. La prima può
insegnare alla seconda attraverso la lucidità e l’esperienza il
mestiere, e la seconda può insegnare alla prima tecniche e segreti
dell’era dei social. Non costituiscono perciò l’una l’antitesi
dell’altra, come spesso ci viene fatto credere, ma anzi l’una può
essere d’aiuto all’altra, e Ambizione 2,
in un’operazione chirurgica, ce ne dà prova con un racconto
credibile e personaggi realistici.
Personaggi stratificati
E in fondo sono proprio i
protagonisti a funzionare. Efficaci, autentici e tridimensionali.
Aggiungono spessore e profondità alla storia, solida e ben
costruita, e pur con qualche eccesso non sono né stereotipati né
fittizi. Ognuno di loro incarna sia il bene che il male,
mostrandoci i loro chiaroscuri, là dove la luce e l’oscurità non
sempre sono in equilibrio. Sono individui stratificati, come lo
siamo tutti, con debolezze, insicurezze, traumi, ossessioni, sogni
e desideri, che cercano di andare avanti come possono, combattendo
persino contro se stessi, e nel farlo ci mostrano tutti i colori
dell’essere umano, sia quelli grigi che quelli sgargianti.
Ad attribuire valore ad
ognuno di loro un cast di bravissimi attori dalla grande presenza
scenica: Birce Akalay, Miray Daner e Ibrahim Celikkol
incarnano deliziosamente Lale, Asli e Kenan, personaggi ambigui,
dalle mille sfumature caratteriali, e a volte amorali. Le loro
interpretazioni sono calibrate, enfatizzate al punto giusto e mai
istrioniche, in grado di restituire allo spettatore i loro diversi
punti di vista, affinché dall’altra parte si sviluppi un’empatia
totale con ognuno di essi. Ambizione 2 si
conferma perciò, nel panorama
seriale turco, ma anche sulla piattaforma Netflix, un prodotto di valore, ben lavorato e per
nulla scontato. Che aveva urgenza di parlarci di un male che si
annida nella nostra società nella maniera più cruda e schietta
possibile, e non poteva proprio aspettare.
La serie SUPERSEX,
in 7 episodi, creata e scritta da Francesca Manieri, è prodotta da
Lorenzo Mieli per The Apartment, una società del gruppo Fremantle,
e da Matteo Rovere per Groenlandia, società del gruppo Banijay,
Diretta da Matteo Rovere,
Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, SUPERSEX, di
cui da oggi è disponibile il teaser poster, è liberamente ispirata
alla vita di Rocco Siffredi. La sua famiglia, le sue origini, il
suo rapporto con l’amore, un racconto profondo che attraversa la
sua vita fin dall’infanzia e ci svela come e perché Rocco Tano – un
semplice ragazzo di Ortona – è diventato Rocco Siffredi la
pornostar più famosa al mondo.
Alessandro Borghi interpreta Rocco Siffredi, Jasmine Trinca è Lucia, un personaggio
femminile di finzione che rappresenta la sintesi di molte donne con
cui Rocco ha avuto una relazione nella sua vita, Adriano Giannini
interpreta Tommaso, il fratellastro di Rocco, mentre Saul Nanni
veste i panni di Rocco ragazzo. Nel cast anche Enrico Borello
(Gabriele), Vincenzo Nemolato (Riccardo Schicchi), Gaia
Messerklinger (Moana), Jade Pedri (Sylvie) e Linda Caridi
(Tina).
Prime
Video ha confermato i titoli che debutteranno in
esclusiva sulla piattaforma streaming in Italia il prossimo anno,
tra cui le serie Citadel: Diana, capitolo italiano
nello Spyverse di Citadel, No Activity – Niente da segnalare e
Antonio, la serie dramedy in sei episodi e molto altro. Ecco tutti
i film e le serie tv in arrivo nel 2024 su Prime
Video.
Citadel: Diana – Serie Original
italiana
Arriva nel 2024 il capitolo
italiano nello Spyverse di Citadel. La serie, creata, prodotta e
girata in Italia, ha per protagonista
Matilda De Angelis. Con lei nel cast anche Lorenzo Cervasio,
Maurizio Lombardi, Julia Piaton, Thekla Reuten, Giordana Faggiano,
Daniele Paoloni, Bernhard Schütz e Filippo Nigro. Regia di Arnaldo
Catinari.
No Activity – Niente da segnalare
Serie Original italiana 18 gennaio
Due criminali in attesa di un
carico importante, due poliziotti in appostamento, due operatrici
della centrale pronte a inviare i rinforzi. Ma il carico non arriva
e tutti sono costretti a trovare un modo per ammazzare il tempo.
Con Rocco Papaleo, Fabio Balsamo,
Luca Zingaretti, Alessandro Tiberi, Carla Signoris, Emanuela
Fanelli.
Antonia Serie Original
italiana
Un’ironica serie dramedy in sei
episodi con Chiara Martegiani e
Valerio Mastandrea. Una giovane donna in fuga dal dolore e da
se stessa, al suo 33esimo compleanno, scopre di avere
l’endometriosi. La malattia sarà l’occasione per conoscersi e
smettere di scappare. La serie è ideata da Chiara Martegiani e
diretta da Chiara Malta.
LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro
Comici professionisti, amatoriali e
artisti di ogni genere si esibiranno davanti a una giuria
d’eccezione per giocarsi la loro chance di entrare a far parte del
cast della quarta stagione di LOL: Chi ride è fuori.
Elio, Katia Follesa e Angelo Pintus, saranno i giurati di questo
show, mentre Mago Forest, il presentatore.
LOL: Chi ride è fuori S4 Show
Original italiano
Torna lo show dei record
con un cast di professionisti della risata: Diego
Abatantuono, Edoardo Ferrario, Angela Finocchiaro, Maurizio
Lastrico, Aurora Leone, Lucia Ocone, Giorgio Panariello, Claudio
Santamaria, Rocco Tanica. Con loro un comico non professionista
da LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro.
Celebrity Hunted – Caccia all’uomo
S4 Show Original italiano
Nella quarta stagione del reality
thriller si daranno alla fuga per cercare di non farsi catturare da
un team di “cacciatori” otto personaggi di spicco del panorama
italiano: Raoul Bova in coppia con la moglie Rocío Muñoz Morales,
Belen Rodriguez in coppia con la sorella Cecilia Rodriguez, Guè,
Ernia, Herbert Ballerina e Brenda Lodigiani.
Sono Lillo S2 Serie Original
italiana
Grazie a Posaman, Lillo gode ormai
di enorme popolarità. Ma sul set americano del suo prossimo film,
scopre che Sergio (Pietro Sermonti) ha ceduto i suoi diritti
d’immagine per un kolossal su Posaman supereroe
camorrista.
Falla Girare 2 Film Original
italiano
Giampaolo Morelli torna alla regia
e come interprete in questo secondo capitolo dopo Falla Girare. Nel
cast con lui anche Ciro Priello, Fabio Balsamo, Giovanni Esposito,
Desirée Popper, Gianfranco Gallo, Livio Kone, Valeria Angione e con
Christopher Lambert.
Gli Addestratori Film Original
italiano
Nel cast Lillo Petrolo, Geppi
Cucciari, Giovanni Vernia, Francesca Agostini, Massimo De Lorenzo,
Bianca Nappi, Paolo Mazzarelli, con Anita Caprioli, e con la
partecipazione straordinaria di Francesco Pannofino. Diretto da
Andrea Jublin, e scritto da Michele Abatantuono e Lara Prando.
Fallout Serie Global Original 12
aprile
Basata su una delle più grandi
serie di videogiochi di tutti i tempi, Fallout è la
storia di chi ha e chi non ha in un mondo in cui non c’è quasi più
nulla da avere. 200 anni dopo l’apocalisse, i gentili abitanti dei
lussuosi rifugi antiatomici sono costretti a tornare nell’infernale
paesaggio irradiato che i loro antenati si sono lasciati alle
spalle e sono scioccati nello scoprire un universo incredibilmente
complesso, allegramente bizzarro e incredibilmente violento che li
aspetta.
The Boys S4 Serie Global
Origina
The
Boys è una visione divertente e irriverente di ciò
che accade quando i supereroi – che sono popolari come le
celebrità, influenti come i politici e venerati come le divinità –
abusano dei loro superpoteri invece di usarli per il bene.
Roma nel 79 d.C. è la città
più ricca del mondo. La popolazione, annoiata, inquieta e sempre
più violenta, è tenuta in riga principalmente da cibo gratuito
e intrattenimento spettacolare, sotto forma di corse di carri e
combattimenti di gladiatori. Protagonista Anthony Hopkins. Diretta
da Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintne.
Foe Film Global Original 5
gennaio
La storia segue Hen (Saoirse Ronan)
e Junior (Paul Mescal) mentre coltivano un terreno isolato, ma la
loro vita tranquilla viene messa in subbuglio quando uno
sconosciuto non invitato (Aaron Pierre) si presenta alla loro porta
con una proposta sorprendente.
Hazbin Hotel Serie Global Original
19 gennaio
Charlie, la principessa
dell’Inferno, persegue il suo obiettivo apparentemente impossibile
di riabilitare i demoni per ridurre pacificamente la
sovrappopolazione del suo regno. La serie musical comedy
d’animazione per adulti è prodotta da A24 e da
Bento Box Entertainment di FOX Entertainment e creata da
Vivienne Medrano.
Mr. & Mrs. Smith Serie Global
Original 2 febbraio
Adattamento in serie dell’action
movie del 2005. Vi presentiamo gli Smith, interpretati da
Donald Glover e Maya Erskine: due sconosciuti che hanno rinunciato
alla propria identità per essere uniti come partner –
nello spionaggio e nel matrimonio.
Expats Serie Global Original 26
gennaio
Ambientata nel contesto complesso
dei residenti di Hong Kong, Expats di Lulu Wang ritrae un gruppo di
donne dalle mille sfaccettature dopo che un singolo incontro dà il
via a una catena di eventi che cambiano la vita. Con Nicole Kidman,
Sarayu Blue e Ji-young Yoo.
Road House Film Global
Original
In questa adrenalinica
rivisitazione del classico cult degli anni ’80, l’ex lottatore
dell’UFC Dalton (Jake Gyllenhaal) accetta un lavoro come buttafuori
in un locale delle Florida Keys, solo per scoprire che questo
paradiso non è tutto ciò che sembra.
Marry My Husband Serie Global
Original 1 gennaio
La serie K-drama racconta la storia
di una donna malata terminale, Ji-won, che scopre la relazione
illecita della sua migliore amica Jung Su-min e di suo marito Park
Min-hwan, il quale la uccide. Per una serie di eventi, Ji-won torna
indietro di 10 anni e progetta la sua vendetta.
Role Play Serie Global Original 12
gennaio
Emma ha un marito meraviglioso e
due figli nella periferia del New Jersey, ma ha anche una vita
segreta come sicaria, un segreto che suo marito David scopre quando
la coppia decide di rendere più piccante il loro matrimonio con un
piccolo gioco di ruolo.
Drag Den con Manila Luzon S2: La
vendetta Show Original filippino 18 gennaio
La nuova stagione del famoso
reality drag filippino presenta un nuovo gruppo di regine, promette
di essere ancora più grande, con una nuova tana, una nuova serie di
regole e una nuova rosa di giudici. Le 10 nuove regine si sfidano
per essere incoronate nuove “Drag Supreme”.
Clarkson’s Farm S3 Serie UK
Original
La terza stagione segue Jeremy,
Lisa, Kaleb, Gerald e Charlie mentre si imbarcano in altre
avventure agricole, con umorismo e progetti agricoli ingegnosi.
Ferrari di
Michael Mann è da oggi nelle sale italiane, dopo
il passaggio in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia
2023. Il film, con Adam Driver
protagonista nei panni di Enzo Ferrari, mette in
luce un periodo di turbolenze personali e aziendali per la
leggendaria casa automobilistica italiana. Nello specifico, la
sceneggiatura si sofferma sul 1957, anno in cui la vita personale e
aziendale di Ferrari si sta sempre più
sgretolando, tra la rivelazione di un figlio illegittimo avuto
dalla relazione extra-coniugale con LinaLardi e l’azienda che si avvia verso il
fallimento. Imperterrito, Ferrari spera che la
vittoria alla Mille
Miglia del 1957, una corsa di 1.000 miglia attraverso le
strade d’Italia, possa svoltare le sorti della sua azienda. In
realtà, l’evento non fece altro che aumentare lo scompiglio nella
vita del magnate, come vi raccontiamo in questo approfondimento
sulla tragedia che si consumò al volante e all’interno dell’impero
automobilistico dell’epoca.
Le umili origini
Nel suo libro del 2009 Go Like
Hell: Ford, Ferrari, and Their Battle for Speed and Glory at Le
Mans, il giornalista A.J. Baime racconta che
Enzo, nato il 18 febbraio 1898 a Modena, perse il
padre e il fratello a causa dell’influenza durante la Prima Guerra
Mondiale e rimase senza soldi. Sebbene fosse relativamente poco
istruito, aveva un talento innato nel riparare cose, in particolare
le automobili. Nel 1923
divenne meccanico e pilota dell’Alfa Romeo e, nel 1929, fondò la
Scuderia Ferrari che divenne la divisione corse dell’azienda. Nel
1923 sposò Laura Garello e nel gennaio 1932 nacque
il loro unico figlio, Alfredo detto
“Dino“. Secondo Baime, la nascita del figlio
spinse Ferrari ad abbandonare le corse e a
costruire un’eredità che sarebbe durata oltre la sua vita: non
sarebbe però successo con l’Alfa Romeo, che lasciò
nel 1939.
Dopo la sua permanenza
all’Alfa Romeo, Ferrari decise di
investire in una propria azienda automobilistica, fondando nello
stesso anno a Modena la Auto Avio Costruzioni.
Durante la Seconda Guerra Mondiale ampliò l’attività con un nuovo
stabilimento a Maranello per la produzione di
macchine utensili e, dopo il conflitto, si dedicò alle corse. La
sua prima auto, la 125, debuttò nel maggio 1947 e vinse una gara
nel giro di due settimane. Dopo la vittoria alla 24 Ore di Le
Mans nel 1949, la domanda di Ferrari aumentò
in tutta Europa. L’azienda iniziò quindi a offrire vetture da
turismo, la prima delle quali raggiunse gli Stati Uniti nel giugno
del 1949.
Dietro le quinte, la vita personale
di Ferrari era meno rosea. Pur dimostrandosi
sempre un padre devoto nei confronti di Dino, ebbe
diverse relazioni durante il suo matrimonio, molti anni prima che
la legge sul divorzio in Italia venisse ufficializzata. Secondo il
Guardian, iniziò a frequentare
LinaLardi (interpretata da
Shailene
Woodley nel film) negli anni Venti e i due mantennero
una relazione per decenni. Nel 1945 ebbero un figlio di nome
Piero. A causa della natura scandalosa della loro
relazione, Piero non fu riconosciuto pubblicamente
come figlio di Ferrari fino alla morte di
Laura nel 1978.
Penelope Cruz nei panni di Laura Garello in Ferrari
La perdita del figlio
Il mondo di Ferrari
andò in frantumi nel giugno del 1956 con la morte del figlio di
soli ventiquattro anni, con il quale, secondo
Baime, aveva un legame fortissimo. All’inizio
dell’adolescenza, Dino aveva iniziato a soffrire
di strani disturbi. Alla fine i medici gli diagnosticarono una
distrofia muscolare, come la maggior parte degli storici concorda,
anche se alcuni sostengono che potesse essere affetto da leucemia o
addirittura da sifilide trasmessa dalla madre alla nascita. Nel
1955, Dino era costretto a letto nella casa di famiglia a Modena;
Enzo prendeva appunti meticolosi sulle condizioni
del figlio, realizzando tabelle e grafici che tenevano conto
dell’apporto calorico e della diuresi.
Tuttavia, questo non aveva impedito
a Ferrari di preparare Dino come
apprendista costruttore di automobili. Dino si diplomò in
ingegneria, imparò a parlare inglese e aveva un ufficio tutto suo
accanto a quello del padre. Anche nelle sue condizioni peggiori,
amava parlare con i piloti e gli ingegneri della scuderia
Ferrari. Si dice che abbia aiutato il padre e
l’ingegnere Vittorio Jano a progettare il
rivoluzionario motore da corsa da 1,5 litri sul letto di morte.
Dopo la morte di Dino, avvenuta il 30 giugno, Enzo
scrisse le ultime quattro parole sul suo taccuino: “La partita
è persa“.
Nel suo ufficio in fabbrica, montò
un ritratto del figlio sopra una lampada a muro, come se stesse
costruendo un santuario. In questo periodo divenne anche piuttosto
solitario e si allontanò da Laura, secondo quanto
riportato dalla rivista GQ. Affranto, Ferrari
dichiarò che le corse non avevano più senso e che le avrebbe
abbandonate completamente. Un pensiero che, però, rimase valido
solo per sei mesi: nel dicembre del 1956, Enzo
Ferrari formò infatti una squadra di sette piloti da Gran
Premio con stelle del mondo delle corse, puntando alla
Mille Miglia.
Una scena della Mille Miglia nel film Ferrari
La tragedia delle Mille Miglia
Fu proprio un’auto Ferrari a vincere
l’insidiosa corsa su strada, ma a un costo terribile. Il 12 maggio
1957, il pilota Alfonso de Portago, un
aristocratico spagnolo molto amato e campione di bob che guidava
per la Ferrari, ebbe un guasto a un pneumatico nel villaggio rurale
di Guidizzolo. La sua auto colpì un palo del telefono e sbandò
contro una folla di spettatori prima di finire in un fosso. Secondo
Baime, l’impatto uccise istantaneamente de Portago. Morirono anche
il copilota Edmund Nelson e nove spettatori, tra
cui cinque bambini. Il giorno seguente i giornali pubblicarono
titoli che chiedevano l’abolizione della corsa, che era stata un
punto fermo dell’Italia per tre decenni. Enzo fu
accusato di omicidio colposo e di “aver causato gravi danni
fisici per negligenza“, scrive Baime.
I documenti sostengono che abbia
usato pneumatici da corsa non attrezzati per gestire la velocità
delle sue auto. Anche se fu dichiarato innocente, l’incidente
avrebbe continuato a perseguitare Ferrari e la sua
squadra per anni, con la morte di altri piloti, tra cui
Luigi Musso e Peter Collins
(interpretato nel film da Jack O’Connell)
nel 1958 e Wolfgang von Trips nel 1961. All’epoca
quasi tutte le auto da corsa erano poco sicure, in quanto sempre
più leggere – e l’idea di indossare una cintura di sicurezza, ha
detto Baime, era considerata poco virile – ma
Ferrari era visto come il più insensibile dei capi
squadra.
“Quando guidi per la Ferrari,
sei diretto in una sola direzione: verso quella piccola scatola
sotto terra“, disse il pilota rivale Harry
Schell nel 1959. In modo inquietante, Schell morì solo un
anno dopo mentre si allenava per una gara sul circuito britannico
di Silverstone. Sebbene il film si concentri su uno degli anni più
duri della vita di Ferrari, la sua storia era
tutt’altro che finita. Sentendosi come se il suo Paese lo avesse
tradito bollandolo come assassino, minacciò nuovamente di
abbandonare le corse. Ma, ancora una volta, il fascino della
vittoria impedì a Ferrari di portare avanti questo
pensiero.
Adam Driver è Enzo Ferrari. Foto di Lorenzo Sisti
Ferrari dopo gli anni ’50
Nel 1961, il programma di corse
della Ferrari aveva conquistato il dominio, vincendo i
Campionati piloti e costruttori di Formula 1 e il
Campionato del Mondo per vetture sportive. Tuttavia, il
malcontento veniva ora dall’interno della fabbrica di Maranello. A
quanto si dice, frustrato dal coinvolgimento di
Laura negli affari dell’azienda e dalla cattiva
pubblicità che accompagnava la morte di ogni pilota, il direttore
commerciale di lunga data Girolamo Gardini
minacciò di andarsene. Un Enzo indignato licenziò Gardini, così
come l’ingegnere capo Carlo Chiti, il responsabile
dello sviluppo di auto sportive sperimentali Giotto
Bizzarrini e una manciata di altre persone, secondo la
Pittsburgh Vintage Grand Prix Association. All’epoca si pensava che
la “Rivolta di Palazzo” fosse un potenziale colpo mortale, ma si
rivelò una benedizione sotto mentite spoglie.
Il nuovo ingegnere Mauro
Forghieri e il designer della carrozzeria Sergio
Scaglietti completarono il lavoro sulla nuova 250 GTO, che
diventò una delle auto sportive più famose della storia. Il
successo in pista continuò e la fusione del 1969 con la Fiat, che
acquistò il 50% delle azioni, contribuì a stabilizzare l’azienda
dal punto di vista finanziario. Enzo si dimise
dalla carica di presidente nel 1977 e morì 11 anni dopo, mentre
Piero assunse il controllo della quota rimanente
del padre. Oggi è vicepresidente e proprietario del 10%
dell’azienda. La Ferrari è uno dei marchi più riconoscibili del
mondo automobilistico e, secondo i dati dell’azienda, l’anno scorso
ha venduto più di 13.000 auto di lusso anche se, come ci racconta
questa storia, non sono mancate le difficoltà lungo il
percorso.
Il fascino del
Cinema Fossolo risuona nuovamente tra le strade di Bologna,
annunciando la sua riapertura in grande stile grazie
all’integrazione in Circuito Cinema. La rinascita dello storico
cinema è stata possibile grazie alla collaborazione tra il
Centro Ricreativo Fossolo e Circuito Cinema, una realtà
consolidata nel mondo dell’intrattenimento cinematografico e che ha
abbracciato la sfida di ridargli vita, rendendolo palcoscenico di
nuove storie e un punto di riferimento per gli amanti del grande
schermo.
558 posti, aree
comuni rinnovate, nuovo impianto audio e proiettore laser.
L’obiettivo è quello di rimettere il cinema Fossolo al centro
dell’attività sociale della città, con una programmazione
cinematografica di qualità che sarà curata da Circuito Cinema e
affiancata da incontri e iniziative editoriali affinché la sala
possa tornare ad essere luogo di crescita e di scambio culturale.
Si parte mercoledì 20 dicembre con l’attesissimo “Wonka”
di Paul King, prequel del romanzo di
Roald Dahl “La
fabbrica di cioccolato”.
Cecilia Bertozzi,
Domenico Cuomo, Michele Eburnea, Leonardo Maltese, Fotinì
Peluso e Yile Vianello sono i
vincitori della prima edizione del premio “David
Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars”, il nuovo
riconoscimento dedicato agli attori emergenti, nato dalla
collaborazione dell’Accademia del Cinema Italiano con l’Area Cinema
di Fondazione Sistema Toscana.
I nomi dei sei interpreti
under 28 saranno annunciati oggi, venerdì 15
dicembre 2023, presso il Museo Nazionale del Bargello di Firenze,
straordinario scenario d’arte che ospita la celeberrima statua in
bronzo del David di Donatello. L’evento, a cui
parteciperanno le tre attrici e i tre attori, giunge a conclusione
della “50 Giorni di Cinema a Firenze”, la manifestazione di cinema
internazionale in programma da settembre a dicembre nel capoluogo
toscano.
I vincitori sono stati
scelti per la qualità del loro lavoro dalla Presidenza del David e
dal Consiglio Direttivo composto da Nicola Borrelli, Francesca
Cima, Edoardo De Angelis, Domenico Dinoia, Francesco Giambrone,
Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi Lonigro, Mario Lorini,
Francesco Ranieri Martinotti, Francesco Rutelli. La preselezione è
stata realizzata dall’Unione Italiana Casting Director U.I.C.D. in
dialogo con le associazioni di agenti A.S.A. e L.A.R.A. Il nuovo
“David Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars” è così frutto
della collaborazione tra varie e importanti professioni
dell’industria del cinema, sotto l’egida del Ministero della
Cultura avvalendosi della prestigiosa collaborazione della Regione
Toscana, del Comune di Firenze con Fondazione CR Firenze e Camera
di Commercio di Firenze.
Nel corso del prossimo
anno, i sei attori saranno protagonisti di un percorso di
formazione con una serie di mentori d’eccezione che metteranno a
loro disposizione l’esperienza e la professionalità maturata nel
corso degli anni: fra questi, Jasmine Trinca, una delle attrici
italiane più note e celebrate; Paolo Mereghetti, critico del
Corriere della Sera e autore del celebre “Dizionario dei film”;
Elisabetta Sgarbi, editrice, regista e organizzatrice culturale;
Nicoletta Maraschio, Presidente onoraria dell’Accademia della
Crusca; Arturo Galansino, Direttore Generale di Fondazione Palazzo
Strozzi; Francesca Medolago Albani, Segretaria Generale di Anica
Academy; Virgilio Sieni, coreografo e danzatore, creatore del
Centro Nazionale di Produzione che porta il suo nome.
A conclusione di questo
percorso a loro dedicato, Cecilia Bertozzi, Domenico Cuomo, Michele
Eburnea, Leonardo Maltese, Fotinì Peluso e Yile Vianello
riceveranno la speciale statuetta David di Donatello realizzata
appositamente per le “Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars”
da Bulgari, storico partner del Premio autore delle prime statuette
assegnate dal 1956 all’eccellenza nel cinema.
Mentre si attende l’uscita su
Netflix di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del
fuoco, il nuovo film di Zack
Snyder e primo capitolo di una saga di fantascienza pronta
ad espandersi nel tempo, sono ora arrivate online le prime reazioni
della critica al film. Come avvenuto per i precedenti lungometraggi
del regista, anche questo suo nuovo lavoro ha fortemente diviso
quanti lo hanno visto in chi lo ha amato e chi lo ha odiato, ma
sembra esserci posto anche per delle vie di mezzo. Tra i giudizi
negativi spicca sicuramente quello di Eric Italiano
di BroBible ha ammesso che Rebel Moon è stato
“il primo film dal quale sono uscito prima della fine da molto,
molto tempo”, criticandone la “cattiva recitazione” e
suggerendo che il film è “un banchetto per chi odia Zack
Snyder.”
Di un parere simile è anche Matt Neglia di
Next Best Pictures, che ha scritto che “il film
avrebbe dovuto allinearsi con la mia predilezione per la narrazione
epica, ma mi ha lasciato distaccato. L’esecuzione goffa di Zack
Snyder rende anche il dramma in modo elementare fino a renderlo
quasi noioso. Fantascienza derivata con azione al rallentatore
insignificante e personaggi noiosi”. Brandon Davis
di ComicBook.com riporta invece che “volevo amare
Rebel Moon”, ma di aver percepito che “la storia ambiziosa
avrebbe potuto essere raccontata meglio”, affermando però
anche che “la versione estesa probabilmente lo migliorerà. Ha
un grande stile, ma quest’ambiziosa storia avrebbe potuto essere
raccontata meglio.”
C’è però anche chi ha apprezzato il
film, come Molly Edwards
di GamesRadar, che scrive: “Ok, #RebelMoon è
semplicemente epico. Grandi proporzioni, bellissime immagini
(ovviamente), azione fantastica e una mitologia davvero
affascinante. Ci sono un sacco di entusiasmanti anticipazioni per
quello che verrà, ma è comunque molto soddisfacente come film a sé
stante. Jimmy mi ha rubato il cuore.” Di un parare simile è
Kirsten Acuna
di Insider, che ha descritto il film come come una
“lettera d’amore a Star
Wars.Riesco a vedere i riferimenti. Volevo di più di
alcuni personaggi (Djimon Hounsou), ma Ed Skrein ruba la scena in
ogni momento”.
Sentimenti contrastanti invece per
Maria Lattila di Why Now, la quale si
pone a metà tra chi lo ha amato e chi lo ha odiato scrivendo che:
“oh, possiamo parlare di #RebelMoon adesso? Visivamente molto
bello e scorre bene, ma soffre della sindrome della Parte Uno.
Mentirei se dicessi che adesso non vedo l’ora di vedere la Parte
Due!”. Anche stavolta, dunque, Snyder è riuscito a dividere i
suoi spettatori, ma si attendono ora le recensioni complete al film
per poter scoprire in modo più preciso cosa ha funzionato e cosa
no, in attesa che tutti possano vederlo a partire dal 21 dicembre
alle 10 p.m. ET/7 p.m. PT su Netflix.
La trama di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del
Fuoco
La sinossi del film recita: dopo essersi schiantata su una luna ai
confini dell’universo, Kora (Sofia
Boutella), una misteriosa straniera dal passato
enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di
agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di
salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra
Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble
(Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo
hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra
Coleman e Ray Fisher), leader di un
agguerrito gruppo di ribelli.
Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa
sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti
pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.
Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e
riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta
voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie
Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon
Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona
Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak
(Staz Nair) e Milius (E. Duffy),
una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide
protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony
Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo
obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però
imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che
le truppe nemiche arrivino ad annientarli.
“Ho visto anch’io quelle voci. –
ha dicharato Edwards – L’ho visto e l’ho mandato scherzosamente
alla mia ragazza. Le ho mandato il link e le ho detto: ‘Non volevo
che lo scoprissi in questo modo’“. Edwards è poi passato a
parlare seriamente di Thor 5, affermando che “amo
questi film. Amo la Marvel, molti miei amici lavorano
nei film Marvel”, ma specificando anche
che al momento preferisce dedicarsi a progetti più personali.
“Personalmente, sono molto eccitato per il futuro del cinema.
Sento che tutto ciò che abbiamo fatto di diverso con The
Creator è probabilmente la parte più forte del film. E voglio
spingere le cose ancora più in là, quindi avere la libertà e la
possibilità di rischiare, di fallire.
“Credo che tutto questo sia una
parte importante di ogni creatività e quindi sono molto eccitato
all’idea di fare un altro film tutto mio. Ma amo tutti gli altri
film e franchise, li vado a vedere e possiedo i dvd dei loro film,
ma oravoglio davvero continuare a perseguire una mia
fantascienza originale. È una risposta molto politicamente
corretta questa? In ogni caso, mai dire mai. Nelle giuste
circostanze, assolutamente sì“. Edwards rivela dunque di non
essere in trattative con i Marvel Studios e di voler dare precedenza a
suoi progetti originali. Tuttavia, il regista non esclude la
possibilità di unirsi al franchise Marvel in futuro, quindi tutte le
porte sono da considerarsi ancora aperte.
Come riportato da Deadline, Amazon e MGM Studios
si sono aggiudicati i diritti di Best of
Enemies, un adattamento dell’omonimo romanzo di
genere thriller spionistico e che avrà come protagonisti Bradley Cooper
e Christian Bale,
con Eric Warren Singer alla sceneggiatura e
Charles Roven di Atlas Entertainment alla
produzione. Tutti e tre hanno già lavorato insieme al titolo
candidato come Miglior film nel 2013, American
Hustle. Cooper, che ha ricevuto apprezzamenti per
la sua ultima regia, Maestro, è inoltre
possibile che diriga il film, ma la decisione non è ancora stata
presa.
Il film, come si accennava, è basato
sul libro Best of Enemies: The Last Great Spy Story of the Cold
War di Eric Dezenhall e Gus
Russo. Pubblicato dall’imprinting Hachette Twelve nel
2018, il libro racconta la storia dell’agente della CIA
Jack Platt (che sarà interpretato da Cooper) e
dell’agente del KGB Gennady Vasilenko (che avrà
invece il volto di Bale), una coppia di spie della Guerra Fredda
che hanno sviluppato un’improbabile amicizia in un momento in cui
avrebbero dovuto essere nemici. Platt e Vasilenko erano nuovi
arrivati sulla scena dei servizi segreti di Washington nel 1978: il
primo lavorava nell’ufficio di controspionaggio della CIA e il
secondo nell’ambasciata sovietica.
È notevole che i due abbiano
instaurato un forte legame personale, anche dopo che ciascuno dei
due era stato inviato a sedurre l’altro per indurlo a tradire il
proprio Paese. I due furono poi coinvolti nella risoluzione di
alcune delle più famose storie di spionaggio del XX secolo, tra cui
l’individuazione della talpa sovietica Robert Hanssen. Vasilenko ha
trascorso un periodo in una prigione sovietica dopo che il governo
ha scoperto che lavorava come agente doppiogiochista per gli Stati
Uniti, ma alla fine è stato liberato con l’aiuto della CIA durante
lo Scambio di Spie del 2010. Un soggetto dunque quantomai adatto ad
un film, su cui ora si attendono maggiori informazioni.