È ovvio che se c’è una scena che ci ha
fatto piangere in “Top Gun: Maverick“,
è stata senza dubbio l’emozionante riunione tra Maverick
di Tom
Cruise e Iceman
diVal
Kilmer.Quest’ultimo non recitava
da anni dopo aver perso la capacità di parlare a causa di un
trattamento per il cancro alla gola che ha avuto nel 2014, ma
l’attore è tornato per una scena emozionante nel sequel di successo
“Top Gun“. Il momento è stato così potente
che nemmeno Tom Cruise è riuscito a trattenere le
lacrime.
“Voglio solo dire che è stato
piuttosto emozionante. Conosco Val da decenni“, ha detto
Tom Cruise durante una recente apparizione su “Jimmy
Kimmel Live”. “Per lui tornare e interpretare quel personaggio…
è un attore così potente che è diventato di nuovo quel personaggio
all’istante. Stai guardando Iceman. Stavo
piangendo. Mi sono emozionato”, ha confessato
Cruise. “È un attore così brillante e adoro il suo
lavoro“.
“Top Gun:
Maverick” è stato il secondo film a incassare oltre 1
miliardo di dollari al botteghino mondiale durante la pandemia,
dopo “Spider-Man:
No Way Home“. Con un incasso di 1,48 miliardi di
dollari, “Top Gun: Maverick” si è classificato come
l’undicesimo film di maggior incasso della storia in tutto il mondo
(dato senza tener conto dell’inflazione). Il film è il quinto
maggior incasso al botteghino USA con 718 milioni di
dollari.
Steven Spielberg è stato
recentemente ripreso alpranzo dei candidati agli
Oscar del 2023 mentre diceva a
Tom Cruise che ha salvato Hollywood con “Top Gun:
Maverick”. “Hai salvato il culo di Hollywood
e potresti aver salvato la distribuzione nelle sale”, ha detto
Spielberg alla sua star di “Minority Report” e “La Guerra dei
monti”. Il regista ha continuato: “Seriamente, ‘Top Gun:
Maverick‘ avrebbe potuto salvare l’intera industria
teatrale.” Top: Gun Maverick è candidato a
sei Oscar, incluso quello per il miglior film.
Il suo ritorno ha sollevato domande
sulla possibilità che anche altri personaggi degli show Marvel di Netflix, come Jessica Jones, entrino ufficialmente a far
parte del MCU e, dopo un paio
di dichiarazioni della stessa Ritter, le
speculazioni sul suo ritorno nei prossimi progetti del MCU sono
aumentate.
Secret Invasion
Secret
Invasion è una serie televisiva basata sull’omonima
storia a fumetti, che vedrà il ritorno di Nick Fury (Samuel
L. Jackson) e Maria Hill (Cobie
Smulders) dopo che Fury era stato visto viaggiare nello spazio
alla fine di Spider-Man: Far From Home; i due scopriranno
che gli Skrull si sono infiltrati in tutti gli
aspetti della vita sulla Terra. Secret Invasion riporterà anche
Talos (Ben Mendelsohn), alleato
di Fury e leader di una setta Skrull, oltre a
Everett K. Ross (Martin
Freeman) e Rhodey (Don
Cheadle), che aiuteranno Fury e Hill ad affrontare
l’invasione Skrull.
All’apparenza Secret Invasion potrebbe non avere nulla a che
fare con Jessica Jones; in reatà, nella seconda stagione di
Jessica Jones potrebbe esserci stato un tentativo di invasione
degli Skrull. Nel primo episodio della stagione,
Jessica sta ascoltando le storie di potenziali
clienti e uno di questi chiede il suo aiuto perché ci sono
“lucertole che indossano pelli umane e stanno prendendo il
controllo del governo”, con Jessica che non nasconde la sua incredulità e
il suo disagio. Sebbene all’epoca si capisse che la donna stesse
parlando di rettiliani, nella timeline del MCU gli Skrull erano
già tra gli umani sulla Terra, essendo arrivati negli anni ’90 come
si vede in Captain Marvel.
Echo
Echo è
una serie televisiva spinoff di
Hawkeye incentrata sul personaggio di Maya
Lopez, alias Echo (Alaqua
Cox). Dopo essere stata un’antagonista in
Hawkeye, dove era a capo della Tracksuit Mafia e dava
la caccia a Clint Barton (Jeremy
Renner) e Kate Bishop (Hailee
Steinfeld), Echo tornerà a guidare la sua serie TV da
solista, ambientata dopo gli eventi di
Hawkeye. Nello specifico, Echo torna nella sua città
natale in Oklahoma, dove è costretta a confrontarsi con il suo
passato, a riconnettersi con le sue radici native americane e ad
abbracciare la sua famiglia e la sua comunità.
Nella serie, D’Onofrio riprenderà il suo ruolo di Kingpin, dopo che in
Hawkeye è stato rivelato che non solo è lo zio
adottivo di Echo, ma anche colui che ha
pianificato l’omicidio di suo padre. La presenza di Kingpin può essere usata come collegamento per
portare Jessica Jones nel MCU, poiché continua
a espandere il suo impero sotterraneo e Daredevil potrebbe aver bisogno di un aiuto
extra per abbatterlo. Secondo quanto riferito,
Echo conterrà una sottotrama in cui Daredevil sarà alla ricerca di un ex alleato
che, secondo alcune fonti, non sarebbe altro che Jessica Jones.
Daredevil: Born Again
Dopo il suo ritorno a
sorpresa in Spider-Man: No Way Home e la sua apparizione
nella serie TV She-Hulk, Matt Murdock sta per tornare con una nuova
serie TV, opportunamente intitolata Daredevil:
Born Again. Questa nuova serie è stata descritta come
uno show completamente inedito e non come una quarta stagione della
serie TV di Netflix, quindi i dettagli della trama rimangono
sconosciuti.
Tuttavia, Jessica Jones e Daredevil hanno già lavorato
insieme in passato (nella serie Netflix The
Defenders) e, essendo entrambi dei vigilanti, Daredevil:
Born Again potrebbe vedere il ritorno di Jessica Jones, che unirà nuovamente le forze
con il personaggio di Cox per risolvere un nuovo mistero a New York
e fermare un paio di cattivi, tra cui Kingpin.
Spider-Man 4
Proprio come Matt
Murdock, Jessica Jones potrebbe baipassare le serie tv
del MCU e
fare il suo vero e proprio ritorno sul grande schermo; l’opzione
migiore, in questo caso, sarebbe Spider-Man 4. Anche se non ha ancora una data
di uscita né una collocazione confermata nella Fase 6, il progetto
Spider-Man 4 è confermato. Dopo gli eventi di
Spider-Man: No Way Home, Peter
Parker (Tom
Holland) è rimasto solo e ha ricominciato da zero,
poiché l’incantesimo finale lanciato dal Doctor Strange (Benedict
Cumberbatch) ha fatto sì che il mondo si dimenticasse
di lui.
Per questo motivo, Spider-Man 4 vedrà lo spara ragnatele come un
eroe di strada, il che rende possibile l’ingresso di personaggi
come Daredevil e Jessica Jones. Senza che nessuno si ricordi di
lui, Peter potrebbe aver bisogno di un aiuto in più in qualsiasi
problema in cui sarà coinvolto, e le abilità investigative e i
superpoteri di Jessica Jones potrebbero tornare utili a
Spider-Man.
Trattandosi di un’avventura
multiversale e con molti elementi fantasy, è difficile dire quale
potrebbe essere il ruolo di Jessica Jones o come potrebbe essere
introdotta, ma i suoi superpoteri possono sicuramente essere molto
utili.
Avengers: Secret Wars
Gli eventi di Avengers: The Kang Dynasty sfoceranno in
quelli di Avengers: Secret Wars, che, a giudicare dal
titolo, vedrà svolgersi incursioni e altro, mettendo così in
pericolo l’intero multiverso. Con gli universi che collassano e si
scontrano, Jessica Jones potrebbe ritrovarsi nel MCU, magari unendo
le forze con il suo vecchio compagno di squadra, Daredevil.
Come per The Kang Dynasty, non si sa quale potrebbe
essere il ruolo esatto di Jessica Jones in Secret Wars e come affronterebbe gli elementi
fantastici e multiversali della storia, poiché si tratterebbe di un
territorio completamente nuovo per lei.
Brendan Fraser ha spiegato il meccanismo che
gli ha permesso di interpretare bene l’iconico protagonista de
La Mummia, Rick O’Connell, ruolo che ha richiesto
all’attore di entrare in una certa mentalità per interpretarlo in
maniera credibile.
L’avventuriero protagonista di tutti
e tre i film della trilogia de La Mummia, Rick si
trova al centro di molti antichi conflitti, due originati
dall’Egitto e uno con legami con la Cina. Nonostante gli scenari a
volte terribili in cui si trova l’intrepido esploratore in ogni
film, riesce sempre a mantenere un’energia che dà valore al cuore
del film.
In un’intervista con il Los Angeles Times, Brendan Fraser parla della sua chiave per
poter interpretare Rick con quel livello di vigore avventuroso che
ha mostrato sullo schermo: “Rick O’Connell era un personaggio
nato da [sceneggiatore-regista] Stephen Sommers che lo aveva
pensato e scritto dopo aver visto tutti i film di cappa e spada
degli anni ’40, ’50 e ’60. Rick è qualcuno che ha una grande
quantità di energia dentro di sé. Non prende niente troppo sul
serio. Ma se interpreti Rick e non credi nelle circostanze in cui
si trova nei vari film, allora non lo farà nemmeno il tuo
pubblico.”
Questo per dire che seppure il ruolo
era leggero e action, richiedeva comunque una capacità di
immedesimazione che andava a costruire il legame con il pubblico,
che è poi la vera discriminante per il successo di un film e in
particolare di questo franchise così tanto amato.
Brendan Fraser è il frontrunner per la corsa
agli Oscar 2023 nella categoria Migliore attore protagonista, per
la sua interpretazione in
The Whale di Darren Aronofsky.
Dopo essersi affermato come uno dei
nuovi più importanti autori letterari del thriller e del noir
italiani, Donato Carrisi è con successo approdato
anche al cinema, realizzando nel giro di un paio d’anni i film
La ragazza nella nebbia
e L’uomo del labirinto, entrambi interpretati da Toni Servillo e
basati su propri romanzi. Dopo qualche anno di attesa, Carrisi è
tornato poi alla regia di un lungometraggio con Io sono
l’abisso (qui la recensione), uscito nel
2022 e anch’esso appartenente al thriller, con elementi che virano
però anche verso l’horror.
Ancora una volta egli prende per
mano lo spettatore e lo conduce all’interno della propria indagine
sulla natura dei serial killer, su ciò che li spinge a compiere le
crudeli azioni che compiono e su cosa infesti le loro menti. Anche
questo suo terzo film è dunque un’opera che attinge pienamente al
genere a cui fa riferimento, proponendo però anche tutta una serie
di enigmi, chiavi di lettura e riflessioni che arricchiscono di
molto la visione. Apprezzato al pari dei precedenti, Io sono
l’abisso porta dunque avanti il successo di Carrisi al
cinema.
Per gli appassionati del genere, si
tratta dunque di un titolo imperdibile, che permette di riscoprire
le grandi possibilità che il cinema italiano offre quando ci si
cimenta con generi di questo tipo. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi al libro, alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Io sonol’abisso, il libro di Donato
Carrisi
Nel 2020 Carrisi pubblica il suo
undicesimo romanzo, Io sono l’abisso, incentrato su tre
personaggi sprovvisti di nome e in apparenza molto slegati tra loro
ma con un destino in comune. Pubblicato da Longanesi, il libro ha
suscitato molto clamore, come già avvenuto per le precedenti opere
di Carrisi. L’autore, stavolta più che mai, porta infatti il
lettore all’interno di una storia torbida e della mente dei suoi
personaggi, facendo scoprire quanto profondo possa essere l’abisso
presente in ogni essere umano. Pubblicando il romanzo, Carrisi si
disse inoltre da subito interessato a dirigere una sua
trasposizione cinematografica, cosa poi avvenuta nel giro di
breve.
La trama di Io sono l’abisso e il cast di attori
La storia, ambientata sul lago di
Como, ha come protagonista un netturbino sulla trentina
(chiamato L’Uomo che Puliva) con problemi
mentali dovuti alle violenze fisiche e psicologiche subite da
bambino da sua madre e dai compagni di lei. L’uomo, ora cresciuto,
è spinto a uccidere da un personaggio immaginario che “abita” in
casa con lui. Le sue vicende si intrecciano però con quelle di una
tredicenne di famiglia benestante (chiamata La Ragazzina
col Ciuffo Viola), che salva dall’annegamento dopo un
tentativo di suicidio, e di una donna (chiamata La
Cacciatrice di Mosche), che indaga autonomamente su
episodi di violenza contro le donne.
A recitare nel ruolo di L’Uomo che
Puliva si ritrova l’attore Gabriel Montesi, reduce
dai successi ottenuti con il film Favolacce e con la serie
Speravo de morì prima.
Accanto a lui, nel ruolo di La Ragazzina col Ciuffo Viola, vi è
invece SaraCiocca, vista anche
in Tutti per 1 – 1 pertutti e
ImprovvisamenteNatale. Infine, ad interpretare
il terzo personaggio protagonista, La Cacciatrice di Mosche, vi è
Michela Cescon,
recentemente vista in film quali Piuma, Loro e Villetta con
ospiti. Fanno poi parte del cast anche Sergio
Albelli nei panni de Il Prof, Giordana
Faggiano in quelli de Il Carabiniere e Saul
Nanni in quelli di Raffaele.
Io sono l’abisso, la
storia vera e il significato del film
Parlando della storia alla base del
racconto del libro e del film, Carrisi ha affermato di essersi
basato su una storia vera, senza però rivelare quale. Al termine
del romanzo, infatti, si può ritrovare la scritta “Le
storie di questa storia sono ispirate a fatti realmente
accaduti”, senza però che vengano fornite ulteriori
informazioni a riguardo. Ad ogni modo, senza svelare nulla circa i
colpi di scena e il finale del film, è importante sapere che tutto
ruota intorno al Male e a come questo sia un circolo vizioso, che
si tramanda di generazione in generazione. Carrisi, inoltre, non è
interessato a fornire un colpevole, quando a individuare le sue
motivazioni.
I traumi subiti dal serial killer
del film vengono dunque approfonditi ed esplorati sotto più punti
di vista, così da poter comprendere in che modo questi si
ripresentano poi nel corso del tempo. Il trauma però non porta
necessariamente a diventare assassini, ma può ripresentarsi in
altre forme, come dimostrano gli altri personaggi protagonisti,
alle prese con proprie turbolente vicende passate. Significativa è
a tal riguardo l’ambientazione sulle sponde del lago di Como: una
distesa d’acqua tranquilla e piatta in superficie ma che nelle sue
profondità nasconde forze e melme non facilmente individuabili. Una
metafora perfetta per descrivere la mente e l’animo umani, tanto
profondi quanto fragili e spaventosi.
Il trailer di Io sono
l’abisso e dove vederlo in streaming
È possibile fruire di Io
sono l’abisso grazie alla sua presenza nel catologo
di Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes, Now,
Amazon Prime Videoe
Netflix. Su quest’ultima piattaforma, il
film è attualmente al 5° posto nella Top 10 dei film
più visti in Italia. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma a cui rivolgersi, basterà sottoscrivere un abbonamento
generale scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
La
Torre Nera (The Dark Tower) del
2017 avrebbe dovuto essere un grande film e sembrava destinato
a essere l’inizio di un nuovo franchise che avrebbe raccontato
storie al cinema e in televisione. Sfortunatamente però, è stata
una grande delusione sia per la critica che per gli incassi che
nemmeno le star Idris Elba e Matthew McConaughey sono riuscite a
salvare.
Di conseguenza, la proprietà
– che si basa su un’incredibile serie di romanzi di Stephen King – è caduta nel dimenticatoio e
l’interesse di Hollywood è scemato.Nonostante ciò, il
regista Mike Flanagan (The
Haunting of Hill
House , Doctor
Sleep) rimane attaccato ad un progetto di
serie in streaming che spera ancora diventi realtà. Ecco cosa ha
detto il regista e autore in merito al progetto:
“[Io e il mio partner
creativo Trevor Macy] stiamo lavorando a La Torre Nera (The
Dark Tower)“, dice il regista
a Script
Apart. “L’abbiamo
ritagliato dal nostro accordo con Netflix, sapendo che ce ne saremmo andati, e
l’abbiamo anche tolto dal nostro accordo con Amazon, sapendo che
avevano già provato a fare [un adattamento di La Torre Nera
(The Dark Tower)] e potrebbero essere riluttanti a
farlo.Quindi, The Dark Tower non ha
uno studio. Non abbiamo ancora un partner, quindi lo sto
sviluppando da solo, il che è davvero
fantastico.”
“E questo è il
progetto dei miei sogni, sai?” Flanagan
continuò. “Volevo farlo da così tanto
tempo. Se riusciamo a farlo decollare, se riusciamo davvero a farlo
funzionare, non escludo il coinvolgimento di Amazon in futuro. Il
nostro rapporto con loro è nuovo di zecca, quindi dovremo vedere.
Ma, sì, lavoro a The Dark Tower in un modo o nell’altro ogni
giorno.
Flanagan ha acquisito i
diritti dell’epico racconto fantasy fantascientifico di King lo
scorso dicembre, quindi è ovviamente ancora agli inizi.Tuttavia, ha precedentemente rivelato che la sceneggiatura
del primo episodio è terminata e prevede che il suo adattamento
durerà cinque stagioni. Si spera che ciò significhi che stiamo
ottenendo una versione fedele dei romanzi dell’autore che racconta
questa storia complessa e avvincente nel modo giusto.
Parlando con Deadline Hollywood, il
produttore dei Marvel Studios e vicepresidente della
produzione e dello sviluppo Nate Moore ha
accennato brevemente al riavvio dei Fantastici
Quattro della Marvel e a
Captain America: New World Order, due attesissimi
film MCU. Le battute sono state prese
mentre il produttore camminava sul tappeto rosso ai Producers Guid
of America di quest’anno.
Per prima cosa, a Moore è stato
chiesto se i Fantastici
Quattro o gli
X-Menavrebbero
debuttato per primi. “Fantastici Quattro, Fantastici
Quattro “, ha detto Moore. Ha aggiunto:
“Abbiamo Matt Shakman alla regia, che è così talentuoso e
che ha realizzato WandaVision per noi, e penso che le persone
saranno piuttosto sorprese da quello che stiamo facendo“.
Successivamente, Moore ha parlato anche di Captain
America: New World Order. “Captain
America: New World Order, inizieremo le
riprese tra 3 settimane “. Quando gli è stato
chiesto cosa avrebbe potuto anticipare, Moore ha risposto:
“Al di fuori delle notizie note, ovviamente,
Anthony Mackie riprenderà il ruolo di Capitan America [e]
Harrison Ford quelli del generale Thunderbolt Ross, che ora è
il presidente degli Stati Uniti, [ ci sono] alcune altre chicche
ancora da scoprire“
Julius Onah dirige
Captain
America: New World Order, su una sceneggiatura di
Malcolm Spellman e Dalan Musson. Il cast comprenderà
Anthony Mackie nei panni di Sam Wilson/Captain
America, Danny Ramirez nei panni di Joaquín
Torres/Falcon, Tim Blake Nelson nei panni di
Samuel Sterns/Leader, Carl Lumbly nei panni di
Isaiah Bradley e Shira Haas nei panni di Ruth
Bat-Seraph/Sabra. L’uscita al cinema è prevista per il 3
maggio 2024.
Jake Schreier
dirigerà Thunderbolts e
si baserà su una una sceneggiatura di Eric Pearson. Il cast
dell’ensemble è composto da Florence Pugh come Yelena Belova, Sebastian Stan come Bucky Barnes/Winter
Soldier, Wyatt Russell come John Walker/US Agent,
Olga Kurylenko come Antonia
Dreykov/Taskmaster, David Harbour come Alexei Shostakov/Red
Guardian, Hannah John-Kamen come Ava Starr/Ghost,
e Julia Louis-Dreyfus come Contessa Valentina
Allegra de Fontaine. Thunderbolts uscirà
nei cinema il 26 luglio 2024.
Aladdin
è stato un vero e proprio successo nel 2019 incassando oltre $ 1
miliardo al botteghino mondiale. Nonostante sia stato uno di quei
remake Disney live-action che non sprizzava proprio di originalità,
ha reso al pubblico tanto divertimento e ha dato a Will Smith la possibilità di dimostrare
che i dubbiosi si sbagliavano con la sua straordinaria
interpretazione del Genio. Un sequel Aladdin
2 è stato
confermato non molto tempo fa, come anche la
conferma del ritorno di Will Smith, ma è passato un po’
di tempo dall’ultima volta che abbiamo sentito parlare dell’atteso
sequel.
Sappiamo, tuttavia, che
Guy Ritchie tornerà alla regia, mentre al
momento non è previsto che il film sia basato sul seguito
animato Il ritorno di
Jafar. Simile al prequel
pianificato da Barry Jenkins
de Il re
leone, il nuovo
fil dovrebbe essere una storia originale, è questo è un elemento
eccitante per una serie di motivi. Ebbene oggi a parlare di
Aladdin
2 è il regista del primo film
Guy Ritchie che conColliderha
affrontato sia l’esperienza di lavorare con un colosso mediatico
come Disney, si di cosa aspettarci con Aladdin
2:
“Mi piacerebbe molto. Non
posso dirti quanto mi è piaciuta quell’esperienza. È stata una
grande esperienza”, dice il regista. “L’intera faccenda della
Disney, come puoi immaginare, è un outfit così professionale.
Proprio da quella prospettiva, è stato così divertente. Mi
piacerebbe molto, aspetteremo e vedremo”.
“Abbiamo discusso su alcune idee per un po’ di tempo,
ma sarebbe fantastico farlo, sarebbe fantastico tornare in quel
mondo”.
Dalle sue parole possiamo
intuire che non è qualcosa che accadrà molto presto ma ma
questo è ancora un aggiornamento promettente che fa ben sperare
perAladdin 2.
Guy Ritchie rimane incredibilmente impegnato (è
stato anche scelto per dirigere lo spin live-action della Disney
su Hercules), quindi non possiamo sapere il sequel
che priorità avrà nei suoi piani e in quelli della Disney. Più a
lungo aspettano, però, più interessante potrebbe essere,
soprattutto se ciò significa che incontreremo Aladdin e Jasmine in
un momento successivo della loro vita.
Il Festival
di Cannes 76 ha nominato il regista svedese e due
volte vincitore della Palma d’oro Ruben Östlund
come presidente della giuria per la sua prossima 76a edizione, in
programma dal 16 al 27 maggio. L’incarico di giuria di Östlund
cadrà esattamente 50 anni dopo che anche la defunta
connazionale Ingrid Bergman ricoprì il
ruolo nel 1973.
“Sono felice, orgoglioso e
fiero di ricevere l’onore di presidente di giuria per il Concorso
di quest’anno al Festival di Cannes. Da nessuna parte nel mondo del
cinema l’attesa è così forte come quando si alza il sipario sui
film in concorso al festival”, ha affermato Östlund. “È un
privilegio farne parte, insieme al pubblico di intenditori di
Cannes. Sono sincero quando dico che la cultura cinematografica è
nel suo periodo più importante di sempre. Il cinema ha un aspetto
unico. Ci fa riflettere in modo diverso rispetto a quando guardiamo
qualcosa da soli.”
Il legame di Östlund con il Festival di Cannes è molto
profondo. Cinque dei suoi sei lungometraggi sono stati
presentati in anteprima mondiale a Cannes, iniziando
con Involuntary, il suo film antologico che
esplora la psicologia del comportamento di gruppo che ha debuttato
in Un Certain Regard nel 2008. Il suo prossimo
lungometraggio Play, che ha suscitato
polemiche in patria per il suo ritratto di una banda di adolescenti
svedesi-somali che depredano i ragazzi bianchi più deboli, è stato
proiettato nella sezione parallela Quinzaine des Réalisateurs nel
2011.
Il regista è tornato nel 2014 con
la commedia cupa per famiglie ambientata nelle Alpi francesi
Force Majeure, presentata in anteprima mondiale in
Un Certain Regard vincendo il premio della giuria. Östlund ha
continuato la sua carriera al Festival, vincendo la Palma d’oro per
la satira sociale ambientata nel mondo dell’arte The
Square nel 2017 e la sua critica alla ricchezza in
Triangle of Sadness nel 2022. Quest’ultimo
film in particolare lo ha portato fino agli
Oscar 2023, dove ha ottenuto molte nomination in categorie
importanti tra cui miglior film e miglior regia.
“Invitando Ruben Östlund a
presiedere la giuria, il Festival di Cannes desidera rendere
omaggio a film che sono intransigenti e schietti e che richiedono
costantemente agli spettatori di sfidare se stessi e che l’arte
continui a inventarsi”, ha affermato il festival. “Ruben
Östlund è quindi diventato il terzo due volte vincitore della Palma
d’Oro ad essere Presidente della Giuria, dopo Francis Ford Coppola
ed Emir Kusturica, e il primo ad assumere questo ruolo l’anno dopo
il suo successo a Cannes”, ha aggiunto.
La selezione ufficiale del festival sarà annunciata verso metà
aprile.
Un nuovo spot televisivo per
The
Flash è stato condiviso online (non è della
migliore qualità) ma contiene alcune inquadrature che non erano
presenti
nel trailer diffuso di recente. La maggior parte del filmato
sarà già visto, ma ci da anche uno sguardo leggermente più lungo
del Scarlet Speedster di Ezra Miller circondato da
fulmini mentre incanala la Speed Force, una nuova inquadratura di
Batman (è Michael Keaton o Ben Affleck?) da dietro, e una rapida occhiata
a Supergirl (Sasha Calle) che prende il
volo dai gradini di Wayne Manor.
Di recente
abbiamo appreso che
Warner Bros. proietterà The
Flash al CinemaCon sei settimane intere prima che
arrivi nei cinema, il che ovviamente suggerisce un alto livello di
fiducia. Dai un’occhiata al nuovo spot e all’immagine di
Supergirl qui sotto.
“I mondi si scontrano in “The
Flash” quando Barry usa i suoi superpoteri per viaggiare
indietro nel tempo per cambiare gli eventi del passato. Ma
quando il suo tentativo di salvare la sua famiglia altera
inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà
in cui il Generale Zod è tornato, minacciando l’annientamento, e
non ci sono supereroi a cui rivolgersi. Cioè, a meno che Barry
non riesca a convincere un Batman molto diverso a uscire dalla
pensione e salvare un kryptoniano imprigionato… anche se non quello
che sta cercando. Alla fine, per salvare il mondo in cui si
trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza di Barry è
correre per salvarsi la vita. Ma fare l’ultimo sacrificio sarà
sufficiente per resettare l’universo?”
Dopo
il recente spot tv che ha mostrato per la prima volta la
malvagia Ursula in La
Sirenetta, oggi grazie ad un’immagine
promozionale che ha fatto il giro online abbiamo la prima vera
occhiata a Sebastian, che avrà le fattezze di un vero e proprio
granchio. La foto sembra essere presa da un libro tie-in e presenta
il piccolo amico crostaceo di Ariel (Halle
Bailey), che è uno degli elementi importanti della
versione animata. Il personaggio che nell’arginale è stato portato
in vita da Samuel E. Wright , sarà doppiato nel remake live-action
da Daveed Diggs
Come possiamo vedere, Seb sembra molto più simile a un vero
granchio. La Disney ha adottato un approccio simile con il
remake de Il re
leone, che presentava un gruppo di animali
dall’aspetto realistico e inespressivi che cantavano a squarciagola
canzoni. Guarda l’immagine qui sotto e tieni d’occhio Toonado.com per gli
aggiornamenti.
A new official look at Sebastian in the
upcoming ‘THE LITTLE MERMAID’ Disney live-action has been revealed
in a new book cover.
Non sappiamo ancora molto di questa
interpretazione della storia de La
Sirenetta , ma in base a ciò che abbiamo visto
finora, il regista Rob Marshall non si prenderà
troppe libertà dal classico animato su cui si basa la storia
originale. Halle Bailey recita al fianco di Jonah-Hauer
King nei panni del principe Eric, Melissa McCarthy nei panni di Ursula, Javier Bardem nei panni di Re Tritone,
Jacob Tremblay nei panni di Flounder,
Daveed Diggs nei panni di Sebastian e
Awkwafina nei panni di Scuttle.
La
Sirenetta conterrà la musica del classico animato
e quattro nuove canzoni. Lin-Manuel Miranda, che in precedenza ha
lavorato con Marshall in Il
ritorno diMary
Poppins, comporrà anche la musica originale per
Mermaid insieme ad Alan Menken. La
Sirenetta è l’amata storia di Ariel, una giovane
sirena bella e vivace con una sete di avventura. La più giovane
delle figlie di re Tritone e la più ribelle, Ariel desidera saperne
di più sul mondo al di là del mare e, mentre visita la superficie,
si innamora dell’affascinante principe Eric. Mentre alle
sirene è vietato interagire con gli umani, Ariel deve seguire il
suo cuore. Fa un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le dà la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, ma alla fine mette a repentaglio la sua vita e la
corona di suo padre. Il film arriverà nelle sale il 26 maggio
2023.
Il cinema non si accontenta solo di
spettacolarizzare un racconto. In una società ormai caratterizzata
da una informazione che viaggia attraverso numerosi canali, esso si
pone come strumento mediatico essenziale per la conoscenza della
realtà circostante, poiché capace sempre di raggiungere un pubblico
vasto e colto. Così JuanDiego
Botto decide di sfruttarlo, con la sua opera primaTutto in un giorno, per dare voce alle classi
sociali spagnole vittime degli sfratti e della recessione.
Una scelta mirata, quella del
regista, che innalza il racconto a dramma sociale, con l’obiettivo
di portare all’attenzione di tutti la precarietà e la speculazione
immobiliare che trascina ogni giorno il Paese nel baratro. La
pellicola è stata presentata in anteprima mondiale nella sezione
Orizzonti della 79esima Mostra del Cinema di Venezia, e sarà
nelle sale cinematografiche dal 2 marzo.
Tutto in un giorno, la trama
Azucena (Penélope
Cruz) è una madre di famiglia che lotta contro la
banca affinché non le tolga la casa. La sua vita è piena di
ristrettezze economiche a causa del suo lavoro e di quello del
marito, entrambi con un salario molto basso. Poi c’è Teodora
(Adelfa Calvo), alle prese con le scelte di vita
sbagliate e i fallimenti di suo figlio. Lei lo cerca per aiutarlo
ma lui si nega affranto dai suoi problemi.
E infine troviamo Rafa (Luis
Tosar), un avvocato che ha come missione aiutare realmente
chi è in difficoltà senza trarne alcun vantaggio personale. Si
trova alle prese con un caso di custodia, una ragazza araba rischia
di vedersi togliere la figlia e lui farà di tutto per impedirlo.
Storie di persone coraggiose che lottano duramente nonostante le
difficoltà e le ingiustizie sociali. Tutto, però, in ventiquattro
ore.
Vivere lottando per la
giustizia
“In Spagna ci sono circa 40 mila
sfratti all’anno, più di 100 al giorno”. L’epilogo del film,
che ne costituisce il fulcro, dà dei numeri spaventosi. Ma come si
può descrivere l’angoscia di uno sfratto? Partendo dal
concetto di casa. Una parola semplice ma pregna di
significato. L’abitazione, intesa come spazio personale e unico,
raffigura uno dei simboli principali della nostra società. Legato
in senso stretto al concetto di famiglia, rappresenta per un
individuo uno degli obiettivi primari nel suo percorso di
realizzazione. Dentro le mura della propria casa ognuno si sente al
sicuro, avvolto quasi in un abbraccio caldo, consapevole che lì il
mondo esterno non avrà accesso. Eppure, nonostante sia la fetta di
spazio ritagliatasi con sacrifici e sudore, può essere sottratto. E
nessuno chiede il permesso. In molti casi funziona così. Botto
parte da questo concetto tanto intimo quanto universale per
introdurre tre storie apparentemente diverse, ma
in realtà molto simili. Ognuna con il suo pesante
fardello e ognuna con la sua lotta interiore e
sociale.
Sin dalle prime inquadrature
Tutto in un giorno ci regala i tre punti di vista
attraverso cui gli eventi andranno snocciolandosi nel giro di 24
ore: Azucena, Teodora e Rafa. Ad ognuno di loro Botto affida una
missione, alla cui base sta la paura di fallire, e una scadenza,
scandita da un orologio invisibile che ne detta il ritmo. Un ritmo
furioso e serrato, dentro al quale i personaggi si muovono
frenetici, incalzati da un tempo che scorre inesorabile e non
permette loro di fermarsi e riprendere fiato. Azucena, interpretata
da una coinvolgente Penelope Cruz, è il volto in cui si riflette
meglio la condizione di precarietà e disagio.
La macchina da presa indugia
spesso su di lei, sullo sguardo perso nel vuoto e sulla
voglia di combattere nonostante l’instabile situazione
socio-economica. Un desiderio di vincere, il suo, che si mescola ad
una rabbia repressa mentre percorre una Madrid che si staglia
silenziosa e immobile sullo sfondo. Pronta però a raccogliere le
sue lacrime e incassare i suoi strazianti sfoghi. Immagini
disturbate e sporche seguono lei e i suoi comprimari,
enfatizzandone la frustrazione ma anche l’orgoglio, che cerca di
sovrastare un senso di mortificazione sempre più invadente.
Una storia di famiglia e
solidarietà
Se in un primo momento Tutto
in un giorno mette a fuoco una solitudine che sfocia quasi
in alienazione, con il progredire della storia questa cede il passo
alla collettività. Si ramifica così una sub-trama in cui Botto, con
approccio antropologico, fotografa l’evoluzione dei
rapporti umani messi davanti a situazioni complesse. Lo fa
con delicatezza, cogliendone dettagli ed espressioni cruciali,
senza mai essere retorico. È un discorso che affida in particolare
a Rafa, un uomo al servizio dei cittadini in crisi, che se
all’inizio si trova ad affrontare una relazione incrinata – o forse
mai nata – con il figliastro Raul, alla fine scopre essere l’unico
in grado di capirlo. A differenza della moglie che, lontana dalla
sua quotidianità, non comprende fino in fondo le sue scelte,
limitandosi invece a segnarne gli errori.
Ma è solo imparando ad affrontare
insieme la durezza della vita, come accade a Rafa e Raul, che si
può trovare un punto di incontro. Un incontro che si riverbera
anche su Tamara e il figlio German, che smette di negarsi alla
madre quando trova il coraggio di accettare i fallimenti e
scrollarsi via la vergogna. Tutto in un giorno
mostra perciò la sua doppia natura: è una storia di denuncia verso
le privatizzazioni e il sistema bancario, ma anche un racconto
umano, semplice e pieno d’amore, in cui la solidarietà diventa il
perno a cui aggrapparsi per superare le difficoltà. Proprio come ci
dimostra il fermo immagine nella punch line: Azucena raccoglie le
ultime forze per protestare con gli attivisti sociali, prima che la
polizia la privi della casa per sempre.
Il patto del
silenzio (titolo
originale Un monde) è una nuova pellicola drammatica scritta e
diretta dalla regista emergente belga Laura
Wandel. La pellicola, presentata a diverse premiazioni
cinematografiche, ha già ricevuto alcuni riconoscimenti: ha
ottenuto il premio Magritte come miglior opera prima, miglior
regista alla Wandel, miglior promessa maschile e femminile, miglior
attrice non protagonista e miglior sonoro. Inoltre, la
pellicola era stata selezionata per rappresentare il Belgio agli
Academy Awards 2022 per la categoria miglior film straniero.
Nel cast ritroviamo tutte figure nuove e sconosciute al cinema
internazionale: Maya Vanderbeque interpreta la
piccola Nora, mentre Günter Duret è nei panni di
Abel, fratello maggiore di Nora.
Il patto del silenzio: la scuola
diventa incubo
Nora è una bambina timida di sei
anni: Il patto del silenzio si apre al suo primo
giorno di scuola. Nora si affaccia ad una nuova realtà fatta di
regole, socialità e gioco. Abel è un bambino chiuso e triste, per
lui la scuola è diventata semplicemente un incubo, ma nessuno
sembra notarlo. Durante la ricreazione in cortile Nora scopre il
segreto del fratello: è giornalmente vittima di bullismo e di
soprusi vari da parte di un gruppo di ragazzini più grandi. Nora
cerca di aiutare il fratello per quanto possibile: avvisa le
maestre per farle intervenire, ed alla fine, pur avendo promesso ad
Abel di mantenere il segreto dei suoi problemi a scuola, racconta
tutto al padre.
L’intervento del genitore, ignaro
all’inizio di tutto, non sembra risolvere la situazione: le
aggressioni ad Abel diventano sempre più umilianti. Nora, la quale
inizialmente riuscì a fare amicizia con le altre bambine, viene
esclusa per via di suo fratello. Così anche tra Abel e Nora, sempre
uniti fino ad ora, inizieranno a crearsi dei contrasti.
Un dramma statico
Il patto del
silenzio in se è caratterizzato da una trama molto
semplice e lineare, senza particolari intrecci temporali o colpi di
scena. Il film si incentra solo sull’aspetto emotivo: pur
mantenendosi molto statico dal punto di vista narrativo, riesce
comunque ad emozionare lo spettatore. La pellicola riesce a
mantenere l’attenzione del pubblico anche grazie alla sua brevità:
il patto del silenzio dura soli 72 minuti.
Gli elementi che favoriscono questa
accentuata drammaticità sono le performance dei due piccoli attori
che interpretano Nora ed Abel, e la curiosa scelta di una totale
assenza di qualsiasi sottofondo musicale durante tutto il film.
Nora, che all’inizio del film sembrerà solo una bambina timida e
chiusa, mostra nell’evolversi delle vicende prima un particolare
coraggio e senso della giustizia verso ciò che accadeva al
fratello, e poi un odio per l’ingiustizia di essere esclusa solo
per via di Abel. La bambina finirà per sfogare questa sua rabbia
sullo stesso fratello.
La questione del background musicale
risulta anche più interessante: solitamente in moltissimi film
viene utilizzata una qualche forma di accompagnamento musicale,
almeno nei momenti più importanti nelle vicende. In Il
patto del silenzio sembra proprio prevalere la quiete;
momenti di silenzio topico, come Nora nella piscina della scuola
che osserva i suoi compagni, sembrano alternarsi a momenti di caos
ed urla dei bambini, prevalentemente nei corridoi durante gli
intervalli o nel cortile.
Il bullismo: una violenza senza
fine
Tema focale di Il patto del
silenzio è proprio il
bullismo. Nella pellicola vengono mostrate due tipologie di
comportamento differenti dei bambini. Prima, attraverso le
amicizie che in breve tempo fa Nora, si nota la bontà propria dei
più piccoli: questi la invitano a giocare, le insegnano ad
allacciarsi le scarpe. L’onesta propria dei bambini si manifesta
però anche nelle critiche e prese in giro: dopo un piccolo
umiliante incidente in mensa, Abel finirà per essere non più solo
vittima delle angherie dei bulli, ma anche delle battute di tutti i
bambini. Purtroppo, la sincerità dei bambini non ha limiti.
Analizzando più da vicino il tema
del bullismo, si vede come la rabbia e la violenza mostrata a
questa così giovane età porti dei seri danni ai bambini, delle
insicurezze poi difficili da estirpare. Abel è così rassegnato al
fatto di essere una vittima che non reagisce in alcun modo,
ne direttamente contro i suoi aggressori, ne parlando con gli
adulti. Ciononostante, il bambino coltiva dentro di se una rabbia
ed un senso di umiliazione che si scatenerà alla fine anche qui in
violenza contro i più deboli. Si genera così una catena di rabbia e
violenza senza fine, e difficile da estirpare. Sarà Nora a salvare
suo fratello dal diventare egli stesso carnefice.
Ant-Man and the Wasp:
Quantumania ha subito il più
grande calo della seconda settimana per qualsiasi film dei
Marvel Studios, provocando molti
dibattiti sul futuro del Marvel Cinematic
Universe.La stanchezza rispetto al mondo
dei supereroe anticipata da molti del settore sta finalmente
iniziando? Questo calo può significare un problema più grande con
l’MCU nel suo
insieme? O è semplicemente un caso in cui il pubblico non
risponde molto bene a un film Marvel che non ottiene
recensioni positive? Le recensioni negative
e un significativo calo al botteghino arrivato così presto
sembrerebbero motivo di preoccupazione, specialmente per un film
che sta dando il via a una nuova fase di questo mondo condiviso, ma
lo studio dovrebbe essere preoccupato? Il noto sito americano
Variety ha analizzato la questione con l’intervento di
alcuni analisti del settore!
Le vendite dei biglietti per il terzo
film Marvelcon
protagonista l’eroe subatomico di Paul Rudd sono diminuite del 69%
rispetto al suo debutto da $ 105 milioni, mettendo a segno il più
grande calo del secondo fine settimana nella storia del
franchise.Questo calo sta ispirando molti dibattiti
tra analisti ed esperti: la performance del film è un punto debole
o un punto di svolta nella più grande proprietà di Hollywood? La
risposta è probabilmente una via di mezzo, secondo l’analista
senior di Comscore Paul Dergarabedian.“Con il passare del secondo fine settimana, qualsiasi
cosa nel regno del 70% è piuttosto significativa“, afferma
Dergarabedian. “Ma i film che si aprono con oltre $ 100
milioni sono generalmente caricati in anticipo. In alcuni casi
‘più sono grandi nell’apertura, più cadono‘”.
In altre parole, gli altri $32 milioni
racimolati nel secondo fine settimana non è esattamente un dato
incoraggiante nella sua prima parte della corsa al cinema, ma
vediamo di capire dove può finire la sua corsa
“Quantumania”.“Ant-Man
3“ ha sicuramente avuto un grande inizio, segnando il
primo debutto da $ 100 milioni dell’anno per un film di
ANT-MAN e ottenendo di gran lunga il più grande
weekend di apertura nella trilogia Marvel. E questo è avvenuto
nonostante sia stato accompagnato da alcune delle peggiori
recensioni ricevute da un film dell’MCU.“Non penso
che sia un grosso problema“, ha commentato Jeff
Bock, analista di Exhibitor Relations. “Ha avuto di
gran lunga la più grande apertura della serie, il che compensa
eventuali cali“.Inoltre c’è un
precedente. Non è insolito che i principali tentacoli
guadagnino la maggior parte dei loro ritorni nel primo fine
settimana di rilascio. I film Marvel sono diventati sempre più
caricati di attese perché il pubblico vuole vederli rapidamente per
evitare spoiler, e “Quantumania“,
con un budget di $ 200 milioni, che è la 31a puntata e dà il via
alla lista della
Fase 5 dell’MCU, non fa eccezione.
Inoltre, negli USA i
proprietari delle sale cinematografiche, che fissano i prezzi per i
biglietti del cinema, hannoiniziato a far pagare di
più per i film di successo durante il weekend di
apertura. Di conseguenza, i cali di presenze del secondo fine
settimana (rispetto alla vendita dei biglietti) non sono
necessariamente così grandi come sembrano, almeno secondo fonti
dello studios. Tuttavia, non ha aiutato il fatto che “Ant-Man 3” si rivolgesse a
un pubblico di uomini più giovani simile a quello della nuova
commedia horror della Universal “Cocaine
Bear”, che ha superato le aspettative con 23 milioni
di dollari durante il
fine settimana.
“Anche uscire da un fine settimana
di vacanza non aiuta”, ha aggiunto Shawn Robbins, capo analista di
BoxOfficePro. (“Ant-Man 3” uscito durante il President’s Day).
Altri pensano che sia più di un’accesa competizione al botteghino e
duri confronti delle vacanze. C’è preoccupazione che l’ultimo
“Ant-Man” estenda una tendenza potenzialmente preoccupante per la
Marvel. Sebbene “Quantumania”
abbia subito il calo più ripido, non è l’unico film MCU recente a testimoniare un calo
sostanziale nel suo secondo fine settimana. Titolo usciti
nell’era post pandemia, tra cui “Black
Widow” (67,8%), “Thor:
Love and Thunder” (67,6%), “Spider-Man:
No Way Home” (67,5%) e “Doctor
Strange nel Multiverso della Follia” (67%), ha subito
diminuzioni simili.
C’è chi aggiunge un altro elemento al
dibattito indirizzando l’attenzione su un altro fattore, la
Marvel non è stata capace di
allargare il suo pubblico, anche se il suo pubblico di
riferimento è sicuramente affidabile. Nessun altro franchise con
dozzine di film, è riuscito ad avvicinarsi a questo tipo di fedeltà
“I fan fedeli si presenteranno, non importa cosa esce“,
dice Robbins. “La natura sempre più prepotente e, a volte,
l’accoglienza divisiva, di alcuni dei loro film recenti potrebbero
non essere necessariamente preoccupanti per il marchio in generale
fintanto che rimane la base di fan principale“. Per questo
motivo, gli analisti preferiscono misurare il successo del film in
base alla sua durata totale e si prevede che la terza puntata di
“Ant-Man” migliorerà rispetto ai suoi predecessori. Finora,
“Quantumania” ha incassato 167 milioni di dollari in Nord America e
364 milioni di dollari a livello globale dopo sole due settimane
nelle sale. Entro il prossimo fine settimana,
“Quantumania” supererà di certo il risultato
segnato dal film DC di Dwayne Johnson “Black
Adam“, che ha fermato la sua corsa negli a $ 392
milioni.
In confronto, la prima avventura a
sé stante, “Ant-Man” del 2015, ha aperto a 57 milioni di dollari in
Nord America e ha chiuso con 180 milioni di dollari a livello
nazionale e 519 milioni di dollari a livello globale. Il sequel del
2018 “Ant-Man and the Wasp” ha aperto a $ 76 milioni in Nord
America e ha finito per incassare $ 216 milioni a livello nazionale
e $ 622 milioni a livello globale. Sulla base del suo debutto,
“Quantumania” potrebbe finire con circa $ 240 milioni a livello
nazionale, stimano le fonti, anche se dicono che è troppo presto
per prevedere il totale globale. “Il numero del fine settimana
di apertura è stato un grande passo avanti rispetto ad ‘Ant-Man
2‘, quindi sappiamo che i fan sono ancora entusiasti”, afferma
David A. Gross, che dirige la società di consulenza cinematografica
Franchise Entertainment Research. “Sarei sorpreso se
significasse qualcosa di serio o a lungo termine in termini di
qualità del marchio Marvel.“
Vale la pena ricordare che non tutti i film
Marvel sono creati allo stesso
modo. Ant-Man non è mai stato così potente, almeno al botteghino,
come i suoi colleghi Avenger. Allo stesso tempo, le
prossime avventure (non importa quanto amate) faranno fatica a
competere con un colosso come “Avengers:
Endgame“. Quindi, mentre c’è una comprensibile
preoccupazione che il Marvel Cinematic Universe,
che ora abbraccia la televisione oltre al cinema, finirà per
saturare eccessivamente il mercato, gli analisti non sono sicuri
che l’accoglienza meno entusiasta di “Quantumania” avrà un impatto
sull’imminente “Guardiani
della Galassia Vol. 3” a maggio o “The
Marvels” a novembre. “Non otterrai sempre un grande
slam”, dice Bock. “Ma la Marvel sta facendo più fuoricampo
di chiunque altro“.
Il nuovo film Marvel Studios Ant-Man and the Wasp: Quantumania, che dà il
via alla Fase 5 del Marvel Cinematic Universe,
arriverà il 15 febbraio nelle sale italiane, distribuito da The
Walt Disney Company Italia. L’epica avventura presenta
l’antagonista più potente del MCU fino ad ora: Kang il
Conquistatore.
Nel film, che dà ufficialmente il
via alla
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, i Super
Eroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure
come
Ant-Man and The Wasp. Insieme ai genitori di Hope,
Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova a esplorare
il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e a
intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò
che pensavano fosse possibile. Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a., Ant-Man and the Wasp: Quantumania è
interpretato anche da Jonathan Majors nel ruolo di Kang,
David Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
Mancano poco più di due settimane
all’uscita di Shazam! Furia
degli Dei e una versione internazionale del trailer
più recente è stata condivisa online. Quest’ultimo promo del
sequel di DC Comics è composto quasi interamente
da filmati nuovi di zecca, mentre Shazam e la sua famiglia
combattono contro le malvagie Figlie di Atlante. Nel nuovo
contributo video possiamo vedere molto di più di Hespera (Helen
Mirren), Anthea (Rachel
Zegler) e Calypso (Lucy
Liu), così come il drago di quest’ultima, che incontra
un montante fulmineo di Shazam alla fine del promo.
Shazam! Furia
degli Dei continua la storia dell’adolescente Billy
Batson che, dopo aver recitato la parola magica “SHAZAM!“,
si trasforma nel suo alter ego da supereroe adulto, Shazam.
Il cast del sequel include Zachary Levi nei panni di Shazam,
Asher Angel nei panni di Billy Batson,
Jack Dylan Grazer nei panni di Freddy Freeman,
Adam Brody nei panni del supereroe Freddy,
Ross Butler nei panni del supereroe Eugene,
Meagan Good nei panni del supereroe Darla,
DJ Cotrona nei panni del supereroe Pedro,
Grace Caroline Currey nel ruolo di Mary
Bromfield/la supereroina Mary. Djimon Hounsou ritorna nei panni del Mago,
mentre Rachel Zegler,
Lucy Liu e Helen Mirren si sono unite al film come
cattivi appena creati. Shazam! Furia
degli Dei uscirà il 17 marzo 2023. Il film è prodotto
da Peter Safran.
Sherlock Holmescon
Robert Downey Jr. e Jude Law, è uscito nel 2009. Un sequel è
seguito due anni dopo con Sherlock Holmes: Gioco di Ombre del 2011, ma
da allora il franchise è rimasto bloccato. Il protagonista era
ovviamente impegnato con i suoi impegni nell’MCU, ma la domanda che ci si è
posta è stata se ha potuto dedicare del tempo a realizzare un film
come Dolittle, perché
non Sherlock Holmes 3?
Qualche anno fa, sembrava che il
progetto stesse iniziando a prendere forma, con Dexter Fletcher (Rocketman)
che sostituiva Guy Ritchie. Sembrava un
aggiornamento positivo, ma la pandemia ha provocato numerosi
ritardi e ora è probabile che Dexter
Fletcher non stia più lavorando al trequel. Non molto
tempo fa, abbiamo sentito che almeno due programmi TV ambientati in
questo “Universo di Sherlock Holmes” sono stati sviluppati
da HBO Max, con la società di produzione di
Robert Downey Jr. Ebbene, oggi a parlare dello stato delle cose
è stato proprio Guy Ritchie che conCollidernon ha commentato in merito al franchise. Tuttavia gli è
stato chiesto qual è il destino del franchise del grande schermo,
confermando che il suo futuro è nelle mani dell’ex Iron Man.
“Beh, onestamente,
l’ho lasciato a Robert [Downey
Jr.]. Quindi Robert voleva essere il responsabile di tutto
questo”, spiega il regista dei primi due
film. “La palla è nel suo campo, quindi è
responsabile della sceneggiatura, è responsabile dell’intera
faccenda. Ho camminato sulla luna fino a quando non c’è un
momento per me di essere coinvolto.”
Dalle parole del regista capiamo che un terzo film è molto lontano
dal diventare una realtà e che ormai dopo oltre un decennio
l’interesse possa essere scemato definitivamente. Tuttavia, la
Warner Bros Discovery ha intenzione di rilanciare diversi IP,
compreso questo ed c’è sicuramente del potenziale per un revival di
qualche tipo, specialmente se il cast originale ritornasse.
Sherlock Holmes ha
guadagnato $ 524 milioni al botteghino mondiale, mentre il sequel
ha finito per guadagnare $ 543 milioni. È stato un franchise
di successo, ma ovviamente resta da vedere se l’interesse ci sarà
ancora dopo tutti questi anni.
Netflix ha rilasciato il primo teaser
trailer diFUBAR, la commedia
d’azione di prossima uscita con Arnold Schwarzenegger mentre
guida il suo primo grande progetto televisivo con sceneggiatura.
La serie sarà disponibile per lo streaming dal 25
maggio.“Ovunque vada, le persone mi chiedono
quando farò un’altra grande commedia d’azione
come True
Lies“, ha detto
Schwarzenegger. “Bene, eccolo
qui. FUBAR ti
prenderà a calci in culo e ti farà ridere, e non solo per due
ore. Hai un’intera stagione. È stata una gioia lavorare
con Nick, Skydance e Netflix per dare ai miei fan esattamente
quello che stavano aspettando“.
Il video ci offre il nostro
primo sguardo a Luke Brunner di Schwarzenegger, una spia della CIA che assume
il suo ultimo incarico prima di ritirarsi. Ci dà anche un assaggio
di alcune delle sequenze d’azione dello spettacolo.
FUBAR è creato e prodotto
esecutivamente da Nick Santora, che ha descritto la serie come “il
progetto più surreale” della sua carriera. La commedia
d’azione di 8 episodi è interpretata da Schwarzenegger, Monica Barbaro, Milan
Carter,
Gabriel Luna, Fortune Feimster, Travis Van Winkle, Fabiana
Udenio, Barbara Eve Harris, Aparna Brielle, Andy Buckley e Jay
Baruchel.
“Un agente della CIA
sull’orlo della pensione scopre un segreto di famiglia”, si legge
nel logline. “Costretta a tornare sul campo per un ultimo
lavoro, la serie affronta dinamiche familiari universali in un
contesto globale di spie, azione e umorismo”.La serie
è prodotta da Schwarzenegger, Adam Higgs, Scott
Sullivan, Holly Dale e Bill Bost con David Ellison e Dana
Goldberg di Skydance. Proviene da Skydance Television.
È stato rilasciato un nuovissimo
spot televisivo per l’imminente terza stagione
della fortunata serie Star Wars di
The
Mandalorian, che farà il suo debutto questo mercoledì
1 marzo su Disney+. Il video
continua a stuzzicare il viaggio di Din Djarin e Grogu a Mandalore,
poiché Din sottolinea l’importanza del credo mandaloriano. Dai
un’occhiata al nuovo spot TV di The
Mandalorian Stagione 3 qui sotto:
Continuano i viaggi
del Mandaloriano nella galassia di Star
Wars. Un tempo cacciatore di taglie solitario, Din Djarin si è
riunito a Grogu. Nel frattempo, la Nuova Repubblica lotta per
allontanare la galassia dal suo passato oscuro.
Il Mandaloriano incontrerà vecchi alleati e si farà nuovi
nemici mentre lui e Grogu continuano il loro viaggio insieme.
The
Mandalorian torna su Disney+ il 1° marzo. La serie è
interpretata da
Pedro Pascal, Katee Sackhoff, Carl Weathers, Amy Sedaris, Emily
Swallow e Giancarlo Esposito. Tra i registi degli otto
episodi della terza stagione ci sono Rick Famuyiwa, Rachel
Morrison, Lee Isaac Chung, Carl Weathers, Peter Ramsey e
Bryce Dallas Howard. Jon Favreau è showrunner/capo sceneggiatore ed
executive producer insieme a Dave Filoni, Rick Famuyiwa, Kathleen
Kennedy e Colin Wilson. Karen Gilchrist e Carrie Beck sono i
co-executive producer.
Durante i Producers Guild Awards lo scorso fine settimana,
la star di Freaky Friday(Quel pazzo venerdì) Jamie Lee Curtis ha anticipato che un sequel
del film Disney del 2003 è probabilmente all’orizzonte.
L’attrice ha chiarito a
lettere cubitali che mentre non stava dicendo che nulla stava
“accadendo ufficialmente”, il sequel di Freaky
Friday (Quel pazzo venerdì 2)accadrà
davvero. “Succederà”, ha detto l’attrice. “Senza
dire che sta accadendo ufficialmente qualcosa, ti guardo in questo
momento e ti dico: ‘Certo che succederà.’ Succederà”
viaVariety).
Jamie Lee Curtis sta discutendo da tempo di un
potenziale Freaky Friday 2 (Quel pazzo venerdì
2). La
star ha già anticipato un potenziale un sequel
della Disney e ha parlato con
la co-protagonista Lindsay Lohan della
possibilità l’anno scorso. All’inizio di questo mese, Curtis
ha persino pubblicato una vecchia foto di se stessa e Lohan su
Instagram con la didascalia “È venerdì. Sto solo
dicendo! Strane dita incrociate!”Quel pazzo
venerdì ha fatto il suo debutto nelle sale nel 2003. Oltre a
ricevere recensioni positive, il film è stato anche un successo al
botteghino, con un incasso mondiale di oltre $ 160 milioni contro
un budget dichiarato di $ 26 milioni.
In un suo noto sonetto il poeta
romantico Percy Bysshe Shelley descrive il velo
dipinto come un “filtro” che distorce la nostra percezione del
mondo e dei sentimenti, ma che nonostante ciò non deve essere
rimosso. Il film Il velo dipinto, diretto
da John Curran nel 2006 racconta proprio di questo
desiderio proibito, dando vita a quella che è la terza
trasposizione del romanzo omonimo scritto da William
Somerset Maugham nel 1925. Già portato sul grande schermo
nel 1934 con Il velo dipinto e nel 1957 con Il settimo
peccato, questo ha con questo terzo film trovato la sua più
fedele traduzione cinematografica.
Si tratta di una delicata e intensa
storia d’amore sullo sfondo di un contesto cinese tanto
affascinante quanto complesso. I tentativi di realizzare un nuovo
film a riguardo hanno iniziato a prendere forma nel 1999, quando la
produttrice Sara Colleton iniziò a scrivere una
versione della storia ambientata in epoca contemporanea e con un
taglio femminista. Il subentrare di altre personalità nel progetto
ha però riportato Il velo dipinto ad essere un più fedele
adattamento del romanzo, pur apportando alcune significative
modifiche. Girato tra Shanghai e le tradizionali città cinesi di
Huangyao e Guangxi, andò poi incontro ad un buon successo.
Apprezzato da critica e pubblico, il
film coinvolse in particolare grazie alla forze delle emozioni e
dei sentimenti che racconta. Di particolare fascino sono però anche
le interpretazioni dei protagonisti, gli ambienti e la colonna
sonora di Alexander Desplat premiata con
il Golden Globe. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi
al romanzo, alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Il velo dipinto: il
romanzo da cui è tratto il film
Lo scrittore britannico
William Somerset Maugham è ricordato in
particolare per il forte pessimismo e cinismo delle sue opere,
nelle quali puniva duramente i vizi e la follia dei suoi
personaggi. Oltre a Schiavo d’amore, giudicato il suo
capolavoro, Il velo dipinto è un altro dei suoi più
celebri e apprezzati romanzi. Questo fu inizialmente pubblicato in
forma seriale sulla rivista Cosmopolitan, dal novembre
1924 al marzo 1925. In seguito venne pubblicato anche in forma
unitaria. Per il nuovo adattamento di questo, lo sceneggiatore
Ron Nyswaner e l’attore Edward
Norton collaborarono al fine di apportare una serie di
modifiche che permettessero comunque di restare tematicamente
fedeli al libro.
In particolare, Norton ha affermato
di aver voluto espandere quanto già presente nel libro, donando ad
ogni personaggio un più ampio arco di trasformazione. Così facendo
si è costruito un racconto particolarmente più ambizioso, dove i
personaggi hanno modo di esprimere meglio sé stessi e il proprio
mondo interiore. Norton, inoltre, ha dichiarato di essere stato
molto ispirato da film La mia Africa e Il paziente
inglese, dove sono presenti storie d’amore estremamente
intense e universali. Allo stesso modo furono condotte numerose
ricerche per rendere più realistica l’ambientazione cinese e la
società dell’epoca.
La trama e il cast di Il velo
dipinto
Ambientato inizialmente a Londra
durante i primi anni Venti, il film racconta la storia di
Walter e Kitty. La giovane
coppia, tuttavia, vive una crisi nel momento in cui il sentimento
provato da lui non è corrisposto da lei. Walter lavora come medico,
nello specifico un batteriologo, e proprio la sua professione porta
poi i due sposi a trasferirsi a Shangai, in Cina. Qui Kitty
trascorre le sue giornate annoiata e l’unico diversivo a questa
monotonia è Charlie Townsens, un viceconsole
inglese di cui lei si innamora perdutamente. Nonostante i due siano
entrambi sposati, iniziano a frequentarsi, ma la loro relazione
extraconiugale non sfugge a Walter, che pone sua moglie di fronte a
una scelta: il divorzio per adulterio o seguirlo in una zona remota
della Cina, dove è in atto un’epidemia di colera.
Ad interpretare Walter vi è l’attore
Edward Norton,
il quale rimase talmente tanto affascinato dalla storia da decidere
di esserne anche sceneggiatore e produttore. Egli, in particolare,
si ritrovò molto nel personaggio, nelle sue ambizioni e nei suoi
fallimenti. Norton decise poi di assumere per il ruolo di Kitty
l’attrice Naomi Watts, in
quel momento molto popolare grazie a Mulholland Drive e
21 grammi. Furono proprio i suoi ruoli in questi due film
a convincere gli altri produttori ad affidarle il ruolo. L’attrice,
in quel momento legata all’attore Liev Schreiber,
riuscì poi a far ottenere a questi il ruolo di Charlie Townsend,
così da poter stare vicini durante il periodo di riprese in Cina.
Nel cast si ritrovano poi anche Toby Jones nel
ruolo di Waddington, Diana Rigg in quello della
madre superiora e Anthony Wong Chau-sang come
colonnello Yu.
Il velo dipinto: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
velo dipinto grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 27 febbraio alle ore 21:15
sul canale Cielo.
Co-produzione tra Stati Uniti,
Canada e Cina, il film Outcast – L’ultimo
templare è stato distribuito in sala nel 2014, e
segna l’esordio alla regia dello stuntman Nick
Powell, che ha qui dato vita ad una sceneggiatura
originale scritta da James Dormer. Si anima così
una storia ambientata nel XII secolo in Cina, dove si susseguono
una serie di brutali ed eroici eventi legati alla successione al
trono dell’imperatore. Ricco di azione e avventura, il film si è
affermato non solo per le sue affascinanti location ma anche per il
variegato cast che compone l’opera.
Tra questi si ritrova anche il
premio Oscar Nicolas Cage, il quale torna a
vestire i panni di un cavaliere medievale dopo il film del 2011
L’ultimo dei
templari. Nonostante il titolo italiano sia simile, i due
film non hanno alcun legame se non la comune presenza di Cage come
protagonista. In Outcast – L’ultimo templare, inoltre,
sono totalmente assenti gli elementi fantasy che invece
caratterizzano l’altro titolo. Girato tra le città di Pechino,
Baoding e nella provincia della Yunnan, il film del 2014 trova poi
grande particolarità proprio negli ambienti utilizzati, che gli
conferiscono un carattere unico.
Giunto infine in sala, il film non
si è tuttavia rivelato il successo da molti sperato. A fronte di un
budget di circa 25 milioni di dollari, Outcast – L’ultimo
templare ha infatti ottenuto un incasso di soli 5 milioni a
livello internazionale. Complice di tale risultato è stata anche la
mancata uscita in diversi paesi chiave. Negli Stati Uniti, ad
esempio, il film ha ottenuto una distribuzione in sala
particolarmente limitata. Il passaggio televisivo del film è dunque
una buona occasione per riscoprire il film, non prima però di aver
scoperto alcune tra le principali curiosità ad esso legate. Tutte
queste si potranno ritrovare qui di seguito, proseguendo nella
lettura.
La trama di Outcast – L’ultimo
templare
La storia si svolge nel XII secolo,
in Cina, dove l’anziano imperatore in carica decide di nominare
come suo erede il figlio maschio più piccolo, di nome
Zhao. Così facendo, tuttavia, egli provoca l’ira
del primogenito Shing, il quale si vede sottratto
il regno che gli spetterebbe di diritto. Consapevole dell’ira e
della superbia che abitano nel figlio, l’imperatore si guarda
infatti bene dal nominare lui come suo successore. Ciò spinge però
Shing ad uccidere suo padre e a dare la caccia al fratello minore.
Una volta ucciso anche questi, egli sarà di fatto l’unico erede
possibile al trono. Avvertito il pericolo, però, Zhao riesce a
fuggire dal palazzo, e con sua sorella Lian riesce
a nascondersi.
La loro fuga non è però destinata a
durare molto, poiché le guardie di Shing sono già sulle loro
tracce. In soccorso dei due, però, arriva il misterioso templare
Jacob. Questi è un valoroso guerriero, segnato
però nel profondo dagli orrori conosciuti durante la guerra.
Accanto a lui vi èil suo mentore Gallain, meglio
conosciuto come il fantasma bianco. I due, prese le parti di Zhao e
Lian, decideranno di aiutare i due giovani a sconfiggere il
fratello, permettendo così al vero erede dell’impero di ottenere
ciò che gli spetta. L’avventura per loro sarà però più complessa
del previsto, poiché Shing non ha nessuna intenzione di cedere la
sua posizione.
Outcast – L’ultimo
templare: il cast del film
Per dar vita ai personaggi del suo
film, Powell ha condotto numerose ricerche, intenzionato a trovare
i migliori volti possibile per i ruoli principali. Elemento
fondamentale, infatti, era far acquisire a questi un carisma
speciale, che potesse far appassionare gli spettatori alle loro
vicende. Protagonista, nei panni del templare Jacob è l’attore
Hayden Christensen. Questi è particolarmente
celebre per aver interpretato il personaggio di Anakin Skywalker
nella trilogia prequel di Star Wars. Chiamato qui a
tutt’altro tipo di battaglie, l’attore non è stato esente da alcuni
infortuni. Christensen, infatti, a causa di tali scene ha finito
con lo slogarsi un paio di volte la caviglia. Nel ruolo dell’erede
dell’imperatore, Zhao, si ritrova invece l’attore Bill Su
Jiahang.
L’attore Nicolas
Cage, invece, recita nel ruolo di Gallain, l’altro
cavaliere protagonista. Dopo l’esperienza in L’ultimo dei
templari, egli si disse interessato a prendere parte ad un
altro progetto di simile natura. Per recitare al meglio il suo
ruolo, inoltre, decise anche di imparare a cavalcare e a combattere
con la spada. Per risultare naturale in entrambe queste attività,
dovette sottoporsi a diverse settimane di addestramento. Nel ruolo
del perfido Shing, invece, vi è l’attore Andy On,
noto per aver recitato in numerosi film di Hong Kong basati sulle
arti marziali, di cui è un grande esperto. Liu
Yifei interpreta invece la sorella di Zhao. L’attrice è
oggi divenuta particolarmente popolare per aver recitato da
protagonista nel live-action Mulan.
Il sequel di Outcast – L’ultimo
templare, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Ancor prima che il film arrivasse in
sala, il produttore Jeremy Bolt rese nota la
volontà di realizzare un sequel diretto, facendo dunque proseguire
le avventure di Jacob e Gallain. Della regia del film si sarebbe
occupato lo stesso Bolt, con Christensen e Cage nuovamente nei
rispettivi ruoli. Tuttavia, con lo scarso risultato economico del
film il progetto per il sequel è stato posto in uno stato di
sospensione. In seguito, con il passare degli anni, è stato
confermato che questo non avrebbe preso vita, lasciando di fatto
conclusi gli eventi con il primo film.
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di Outcast – L’ultimo
templare grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il
film è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV e
Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Now
TV. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento
generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato
periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno lunedì 25
febbraio alle ore
21:00 sul canale
Warner TV.
Oggi Prime Video ha svelato le prime immagini
dell’attesissimo action-spy thriller Citadel,
annunciando che la serie sarà disponibile in esclusiva su Prime
Video venerdì 28 aprile, con due adrenalinici episodi, seguiti
da un nuovo episodio a settimana, ogni venerdì, sino al 26 maggio.
Questa serie epocale è prodotta da AGBO dei Fratelli
Russo e dallo showrunner David Weil, e interpretata da
Richard Madden e Priyanka Chopra Jonas, con Stanley Tucci e Lesley
Manville. Citadel sarà disponibile in
esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo.
1 di 9
Citadel:
Otto anni fa, Citadel è caduta. L’agenzia indipendente di
spionaggio internazionale – nata con lo scopo di difendere la
sicurezza di tutte le persone – è stata distrutta dagli agenti di
Manticore, una potente associazione che nell’ombra manipola il
mondo. Con la caduta di Citadel, tutti i ricordi degli agenti
scelti Mason Kane (Richard Madden) e Nadia Sinh (Priyanka Chopra
Jonas) sono stati cancellati, ma loro sono riusciti miracolosamente
a salvarsi. Da allora sono rimasti nascosti, costruendosi una nuova
vita con nuove identità, entrambi ignari del proprio passato. Fino
alla notte in cui Mason viene rintracciato dal suo ex collega di
Citadel, Bernard Orlick (Stanley Tucci), che ha disperatamente
bisogno del suo aiuto per impedire a Manticore di stabilire un
nuovo ordine mondiale. Mason si mette alla ricerca della sua ex
collega Nadia, e le due spie intraprendono una missione che li
porta in giro per il mondo nel tentativo di fermare Manticore,
questo mentre devono fare i conti con una relazione costruita su
segreti, bugie e un amore pericoloso ma senza tempo.
Richard Madden interpreta Mason Kane, al suo
fianco Priyanka Chopra Jonas veste i panni di Nadia
Sinh, Stanley Tucci quelli di Bernard Orlick,
Lesley Manville è Dahlia Archer, mentre
Osy Ikhile è Carter Spence, Ashleigh
Cummings è Abby Conroy, Roland Møller
impersona Anders Silje e Davik Silje, Caoilinn
Springall interpreta Hendrix Conroy, e ancora tanti
altri.
Da Amazon Studios e AGBO dei
Fratelli Russo, Citadel ha come executive producer
Anthony Russo, Joe Russo, Mike Larocca, Angela Russo-Otstot e Scott
Nemes per AGBO, con lo showrunner e executive producer David Weil.
Josh Appelbaum, André Nemec, Jeff Pinkner e Scott Rosenberg sono
executive producer per Midnight Radio. Nel ruolo di executive
producer ci sono anche Newton Thomas Sigel e Patrick Moran.
Citadel,
interpretato da Richard Madden e Priyanka Chopra Jonas e con
Stanley Tucci e Lesley Manville, è il debutto di un epocale
franchise globale. Con la produzione esecutiva di AGBO dei Fratelli
Russo, Citadel e le serie seguenti attraversano il globo
con storie interconnesse. Ogni serie dell’universo Citadel
è creata, prodotta e girata localmente, e vede protagonisti
i migliori interpreti, costituendo un franchise globale
peculiare. Le serie sono già in produzione in Italia e in India,
interpretate rispettivamente da Matilda De Angelis, Varun Dhawan e
Samantha Ruth Prabhu.
Paramount Pictures ha rilasciato una
nuova featurette di Dungeons
& Dragons – L’onore dei ladri per il prossimo
adattamento cinematografico live-action del popolare franchise di
giochi da tavolo di Hasbro. L’arrivo nelle sale è previsto per
il 31 marzo 2023.
Un affascinante ladro e un gruppo di
improbabili avventurieri realizzano il colpo del secolo recuperando
una reliquia perduta. Ma le cose si mettono male quando il gruppo
si imbatte nelle persone sbagliate. Dungeons
& Dragons – L’onore dei ladri porta sul grande
schermo lo straordinario mondo e lo spirito del leggendario gioco
di ruolo in un’avventura divertente e ricca di azione.
Il film live-action
di Dungeons & Dragons è
scritto e diretto dal duo di Game
Night Jonathan Goldstein e John Francis
Daley. Il film è interpretato da
Chris Pine (Wonder Woman 1984),Michelle
Rodriguez ( F9 ), Justice Smith
(Detective Pikachu),
Hugh Grant(Quattro matrimoni e un funerale),
Sophia Lillis (Itfilm), Chloe
Coleman (My Spy) e Bridgerton Regé-Jean Page. Il
film di Dungeons & Dragons è
coprodotto e cofinanziato da Hasbro, eOne e Paramount
Pictures. eOne gestisce la distribuzione nel Regno Unito e in
Canada, mentre Paramount distribuisce ovunque. Sarà anche
prodotto da Brian Goldner e Jeremy Latcham di Hasbro come parte del
suo accordo con eOne, il braccio di intrattenimento di Hasbro.
Ecco il trailer di
65: Fuga
dalla Terra, il prossimo thriller
fantascientifico. Il trailer presenta Adam Driver e Ariana
Greenblatt che rimangono bloccati su un pianeta pieno di
dinosauri. Il nuovo contributo mostra le sequenze d’azione da
batticuore del film, poiché il personaggio di Adam Driver dovrà affrontare creature
preistoriche per sopravvivere.
65: Fuga
dalla Terra è scritto e diretto da Scott Beck e Bryan
Woods, noti per aver co-scrittoA
Quiet Place e aver diretto il film slasher del
2019 Haunt. Il film vedep protagonisti Adam
Driver ( film di Star Wars),
Ariana Greenblatt (Love and Monsters) e Chloe Coleman
(My Spy).
“Dopo un catastrofico incidente
su un pianeta sconosciuto, il pilota Mills (Adam Driver) scopre
rapidamente di essere effettivamente bloccato sulla Terra… 65
milioni di anni fa“, si legge nella sinossi. “Ora,
con una sola possibilità per salvarsi, Mills e l’unico altro
sopravvissuto, Koa (Ariana Greenblatt), devono farsi strada
attraverso un terreno sconosciuto pieno di pericolose creature
preistoriche in un’epica lotta per la sopravvivenza.“
Il film è prodotto da Beck e Woods
attraverso il loro banner Beck/Woods insieme al creatore
di Evil Dead e al regista di
Doctor Strange in the
Multiverse of MadnessSam Raimi
attraverso il suo banner Raimi Productions. Questo segnerà
anche l’ultima collaborazione del duo di registi con Sam Raimi dopo
aver lavorato insieme a un episodio di 50 States of
Fright di Quibi . Altri produttori sono Zainab
Azizi e Debbie Liebling di Raimi Productions, con Douglas
Merrifield come produttore esecutivo.
Oltre a 65: Fuga dalla
Terra, Adam Driver sarà presto visto
in alcuni progetti di alto profilo, tra cui il film biografico
sulla Ferrari di
Michael Mann e l’epico dramma di Francis
Ford CoppolaMegalopolis . Nel
frattempo, Greenblatt e Coleman sono stati entrambi scelti per
progetti imminenti ad alto budget, con Greenblatt che apparirà
nell’adattamento cinematografico di Borderlands
di Eli Roth. Per quanto riguarda Coleman, reciterà accanto a
Chris Pine in Dungeons & Dragons:
Honor Among Thieves della Paramount.
Apple TV+
diffonde il trailer della terza stagione della serie di successo
Ted Lasso 3 che farà il suo debutto il 15 marzo con il
primo dei dodici episodi totali, seguito da nuovi episodi
settimanali, ogni mercoledì. Con la nuova anteprima settimanale del
mercoledì, “Ted Lasso” è la prima serie di Apple TV+
a essere lanciata a metà settimana.
Nella terza stagione di “Ted
Lasso il neo-promosso AFC Richmond si trova ad
affrontare lo scherno dell’opinione pubblica, con le previsioni dei
media che lo danno ultimo in Premier League; intanto Nate (Nick
Mohammed), ora acclamato come “ragazzo prodigio”, è andato a
lavorare per Rupert (Anthony Head) al West Ham United e sulla scia
della sua controversa partenza da Richmond, Roy Kent (Brett
Goldstein) assume il ruolo di assistente allenatore, insieme a
Beard (Brendan Hunt). Nel frattempo, mentre Ted (Jason
Sudeikis) affronta le pressioni sul lavoro e continua
a lottare con i suoi problemi personali, Rebecca (Hannah
Waddingham) si concentra su come riuscire a sconfiggere Rupert e
Keeley (Juno Temple) cerca di diventare il capo della sua agenzia
di pubbliche relazioni. Le cose sembrano andare a rotoli, sia
dentro che fuori dal campo, ma il Team Lasso è pronto a dare
comunque il meglio di sé.
La seconda stagione di
Ted Lasso ha battuto tutti i record diventando la
serie comedy più premiata agli Emmy per il secondo anno consecutivo
con quattro vittorie totali, tra cui i riconoscimenti come
Outstanding Comedy Series, Outstanding Lead Actor in a Comedy
Series (Jason
Sudeikis), Outstanding Supporting Actor in a Comedy
Series (Brett Goldstein) e Outstanding Directing for a Comedy
Series (MJ Delaney). Con le due vittorie consecutive nella
categoria Outstanding Comedy Series, la serie si è unita alla
schiera delle uniche altre sette serie comedy nella storia che
hanno vinto il premio per le rispettive prime due stagioni: “Modern
Family”, “30 Rock”, “Frasier”, “The Golden Girls”, “Cheers”, “All
in the Family” e “The Phil Silvers Show”.
Dopo il suo debutto su
Apple
TV+,
Ted Lasso si è rapidamente guadagnata lodi e consensi:
la prima stagione è diventata la serie comedy esordiente più
nominata agli Emmy nella storia, ottenendo i massimi premi. Oltre
ai riconoscimenti agli Emmy,
Ted Lasso è stata premiata con un Peabody Award;
un SAG Award a Sudeikis per la migliore performance maschile in una
serie comedy; tre Critics Choice Awards, tra cui quello per la
Miglior Serie Comica, il premio Miglior Attore in una Serie Comica
per Sudeikis e quello per la Miglior Attrice Non Protagonista in
una Serie Comica ad Hannah Waddingham, aggiudicandosi i massimi
riconoscimenti in ognuna delle categorie in cui la serie è stata
nominata; inoltre, la Writers Guild of America ha incoronato
Ted Lasso con i premi per la Miglior Commedia e la
Miglior Nuova Serie.
Jason Sudeikis è
Ted Lasso, un allenatore di football universitario del
Kansas assunto per allenare una squadra di calcio professionistica
in Inghilterra, nonostante non abbia alcuna esperienza come
allenatore di calcio. Ma ciò che gli manca nella conoscenza, lo
compensa con ottimismo, determinazione da sfavorito… e biscotti. La
pluripremiata serie Apple Original è interpretata anche da
Hannah Waddingham, Jeremy Swift, Phil Dunster,
Brett Goldstein, Brendan Hunt, Nick Mohammed, Anthony Head,
Toheeb Jimoh, Cristo Fernandez, Kola Bokinni, Billy Harris, James
Lance e Juno Temple.
Jason Sudeikis è anche produttore esecutivo,
insieme a Bill Lawrence con la sua Doozer
Productions, in associazione con Warner Bros.Television e Universal
Television, una divisione di NBCUniversal Content. Tra i produttori
esecutivi troviamo anche Brendan Hunt, Joe Kelly e Bill Wrubel,
insieme a Jeff Ingold e Liza Katzer della Doozer, Jane Becker e
Jamie Lee. Anche Brett Goldstein, oltre a essere sceneggiatore,
è produttore esecutivo. La serie è stata sviluppata da Sudeikis,
Bill Lawrence, Joe Kelly e Brendan Hunt ed è basata sul format
preesistente e sui personaggi di NBC Sports. La prima e la seconda
stagione di
Ted Lasso sono disponibili su Apple TV+ sull’app Apple
TV.
Lo strangolatore di
Boston targato
20th Century Studios dello scrittore e regista Matt Ruskin
debutterà il 17 marzo 2023 in esclusiva su Hulu negli Stati Uniti,
su Star+ in America Latina e su Star all’interno di Disney+ in Italia. Sono stati diffusi
il trailer e il poster del thriller true-crime che ha per
protagoniste le giornaliste pioniere che hanno raccontato la storia
dei famigerati omicidi dello Strangolatore di Boston degli anni
’60.
Lo strangolatore di Boston
è interpretato dalla due volte candidata all’Oscar® Keira Knightley
(The Imitation Game, Orgoglio e pregiudizio),
dalla candidata all’Emmy® Carrie Coon (Fargo, The Gilded Age), da Alessandro Nivola
(Amsterdam), David Dastmalchian (Dune), Morgan Spector (Homeland – Caccia alla
spia), Bill Camp (Joker) e dal vincitore dell’Oscar®
Chris Cooper (Il ladro di orchidee). Scritto e diretto da
Matt Ruskin (Il coraggio di lottare), il film è prodotto
da Ridley Scott (Sopravvissuto – The Martian), Kevin J.
Walsh (House of Gucci), Michael Pruss (American
Woman), Josey McNamara (Una donnna promettente (Promising
Young Woman)) e Tom Ackerley (Tonya), mentre Michael
Fottrell (Fast & Furious 8) e Sam Roston saranno gli
executive producer. Sam Roston supervisionerà per Scott Free e
Bronte Payne per LuckyChap.
Il film segue Loretta McLaughlin
(Keira Knightley), una reporter del quotidiano Record-American, che
diventa la prima giornalista a trovare una correlazione tra gli
omicidi dello Strangolatore di Boston. Mentre il misterioso
assassino miete sempre più vittime, Loretta cerca di continuare le
sue indagini insieme alla collega e confidente Jean Cole (Carrie
Coon), ma il duo si trova ostacolato dal dilagante sessismo
dell’epoca. Ciononostante, McLaughlin e Cole portano avanti la
storia correndo un grande rischio personale e mettendo a
repentaglio le loro stesse vite nel tentativo di scoprire la
verità.
Nastri
d’Argento a La generazione
perduta di Marco Turco per il ‘Cinema del Reale’ e in
ex aequo per ‘Cinema, Spettaolo, Cultura’ – con il
‘Documentario dell’anno’ Sergio Leone – L’italiano che inventò
l’America di Francesco Zippel, presentato a
Venezia – ai film Ennio Flaiano, Straniero in
Patria di Fabrizio Corallo e Valeria Parisi e
Franco Battiato – La Voce del Padrone di
Marco Spagnoli.
La
generazione perduta racconta l’Italia degli anni ‘70
attraverso la storia di Carlo Rivolta che – tra il Movimento ‘77 e
il giornalismo della prima redazione di Repubblica –
cominciò ad indagare lo spaccio di eroina anche attraverso la
diffusione tra i giovani, finendo poi per esserne vittima: la
tragedia della sua morte segnò per sempre la fine di un’epoca in
cui le lotte studentesche erano solo voglia di libertà e battaglie
per il cambiamento.
Un tema ricorrente,
quello dei Settanta, tra cronaca politica e fermento culturale in
un’annata particolarmente interessante proprio nel racconto dei
cambiamenti sociali e di costume del Paese, non solo nella memoria
degli ultimi cinquant’anni ma anche nel fermento di nuove proteste
che sembrano riaprire la violenza dello scontro sociale. Nel
palmarès che apre l’edizione 2023 dei Premi assegnati dai
Giornalisti Cinematografici Italiani la street
artistLaika, proprio per citare la cronaca di oggi,
è la ‘Protagonista dell’anno’ nel documentario di Antonio
Valerio Spera Life is (not) a game, presentato in
anteprima alla Festa del Cinema di Roma, un film che ne racconta le
misteriose incursioni notturne tra provocazione e protesta
militante.
La
premiazione questa sera a Roma, insieme ai titoli finalisti nelle
diverse categorie in selezione ufficiale, ricordando che
il Direttivo dei Nastri d’Argento ha già anticipato nei giorni
scorsi i due premi speciali “Cinema & lavoro”
vanno a Via Argine 310 di Gianfranco
Pannone, sulla vertenza Whirpool e Noi siamo Alitalia –
Storia di un Paese che non sa più volare di Filippo
Soldi, dedicato ai lavoratori dell’Alitalia.
Sono stati
complessivamente 55 i titoli finalisti in selezione
ufficiale. Li ha scelti il Direttivo Nazionale dei
Giornalisti Cinematografici (Laura Delli Colli presidente, Fulvia
Caprara vicepresidente, Oscar Cosulich, Maurizio
di Rienzo, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga e Stefania Ulivi)
tra i 130, editi nel 2022, visionati quest’anno.
Per il ‘Cinema del Reale’ i finalisti sono – con il vincitore
La generazione perduta di Marco Turco e
Las Leonas di Chiara Bondì e Isabel
Achával cui va un premio speciale – Kill me if you
can di Alex Infascelli, Svegliami a
mezzanotte di Francesco Patierno e The
Matchmaker di Benedetta Argentieri.
Tra i titoli che
raccontano protagonisti ed eventi di ‘Cinema, Spettacolo, Cultura’
i due film vincitori sono ex aequoEnnio
Flaiano, Straniero in Patria di Fabrizio Corallo e
Valeria Parisi e Franco Battiato – La Voce del
Padrone di Marco Spagnoli, finalisti con
Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia
stanza di Elisabetta Sgarbi, Capelli
quasi biondi, occhi quasi azzurri – 78 lettere a Pier Paolo
Pasolini di Simona Risi e Souvenir
d’Italie, dedicato a Lelio Luttazzi, di Giorgio
Verdelli.
Ma la
sorpresa di quest’edizione dei Nastri è arrivata dagli ‘eroi dello
sport’, con la ‘cinquina’ speciale non solo dedicata al
grande calcio: con La bella stagione di
Marco Ponti, il documentario vincitore che intreccia il successo
della Samp alla storia dell’amicizia fraterna tra Gianluca Vialli e
Roberto Mancini, un premio speciale per
Nel nostro cielo un rombo di tuono di
Riccardo Milani è andato al grande Gigi Riva, icona di
eroismo sportivo ma anche di una Sardegna che ancora oggi
continua a considerarlo un simbolo. Una menzione, per aver
raccontato un ‘caso’, indimenticabile non solo nella
memoria dei romanisti, è andata a Er gol de Turone era
bonodi Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi
Espagnet. Ancora il ‘grande calcio’ in ‘cinquina’ con
È stato tutto bello – Storia di Paolino e
Pablito, l’omaggio di Walter Veltroni a Paolo Rossi e
infine, dal mondo del basket, Kobe – Una storia
italiana di Jesus Garcés Lambert sull’indimenticabile
Kobe Bryant.
I
Giornalisti Cinematografici hanno assegnato a Kordon di
Alice Tomassini, viaggio nella coraggiosa resistenza delle donne
ucraine il ‘Premio Valentina Pedicini’, giunto alla terza
edizione e promosso in collaborazione con la sede di Palermo del
CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, dedicata al
documentario e guidata dalla regista Costanza Quatriglio. Un
riconoscimento nato per ricordare la particolare sensibilità dello
sguardo di una regista scomparsa troppo presto che assegna
un Premio speciale anche a La
timidezza delle chiome di Valentina Bertani,
segnalando in ‘cinquina’ finalista Il
cerchio di Sophie Chiarello, l’opera prima di
Isabella Ragonese Rosa – Il canto delle
sirene e Life is (not) a
game di Antonio Valerio Spera per il quale Laika è
stata scelta come ‘Protagonista dell’anno’ nei
Documentari.
“Una selezione
finale nella quale è prevalsa, con la qualità narrativa, anche la
nostra sensibilità giornalistica – commenta a nome del Direttivo,
la Presidente Laura Delli Colli. “Si chiude un’edizione
particolarmente segnata dalla memoria ma anche dalla cronaca di una
stagione complessa che ha siglato la svolta più significativa sul
tema dei diritti civili affrontando, però, con lucidità anche le
contraddizioni di un periodo segnato dall’effervescenza della
contestazione e insieme dalle contraddizioni e dalle derive, non
solo politiche, che hanno snaturato il sogno del grande
cambiamento”.
Concludendo
il bilancio di quest’edizione, con il tema dello sport mai
tanto frequentato nel racconto del ‘Cinema del Reale’ molte le
monografie che, nella sezione dedicata a ‘Cinema,
Spettacolo, Cultura’ stanno affidando ormai sempre di più
all’audiovisivo un vero e proprio archivio di memoria
storica con i ritratti di autori e protagonisti. Una
‘library’ che aggiunge di anno in anno un capitolo in più ad un
prezioso patrimonio culturale.
TUTTI I PREMI –I NASTRI d’ARGENTO
DOCUMENTARIO
DELL’ANNO
SERGIO LEONE – L’ITALIANO CHE INVENTÒ
L’AMERICA di Francesco Zippel
CINEMA DEL REALE
Miglior film
LA GENERAZIONE PERDUTA di Marco
Turco
Premio speciale
LAS LEONAS di Chiara Bondì, Isabel
Achával
CINEMA, SPETTACOLO,
CULTURA
Miglior film(ex aequo)
ENNIO FLAIANO, STRANIERO IN PATRIA di
Fabrizio Corallo, Valeria Parisi
FRANCO BATTIATO – LA VOCE DEL PADRONE
di Marco Spagnoli
PROTAGONISTA dell’anno
2023
LAIKA per LIFE IS (NOT) a GAME di
Antonio Valerio Spera
IL GRANDE CALCIO, GLI EROI
DELLO SPORT
Miglior film
LA BELLA STAGIONE di Marco Ponti
Premio speciale
GIGI RIVA per NEL NOSTRO CIELO UN ROMBO
DI TUONO di Riccardo Milani
Menzione speciale
ER GOL DE TURONE ERA BONO di Francesco
Miccichè, Lorenzo Rossi Espagnet
PREMIO VALENTINA
PEDICINI
Miglior film
KORDON di Alice Tomassini
Premio speciale
LA TIMIDEZZA DELLE CHIOME di Valentina
Bertani
PREMI ‘CINEMA &
LAVORO’
VIA ARGINE 310 di Gianfranco
Pannone
NOI SIAMO ALITALIA – Storia di un Paese
che non sa più volare di Filippo Soldi
Kill me if you
can è il nuovo documentario diretto da Alex Infascelli che sarà in sala dal
27 febbraio. La sua carriera inizia già imbevuta di cinema:
nipote del produttore e regista Carlo i cui figli hanno
praticamente tutti seguito le sue orme, tra i quali quindi anche il
papà di Alex, Carlo, muove i primi passi iniziando nel mondo della
musica, sia suonandola, facendo parte di diverse band, che
partecipando alla produzione di un gran numero di videoclip agli
inizi degli anni ’90.
Dopo aver dato il via
alla carriera da regista nel cinema di finzione, e aver vinto un
David di Donatello e un Nastro d’Argento nel 2000 per
Almost Blue, esce nel 2015 con S is for
Stanley grazie a cui vince un altro David nel 2016
partendo ufficialmente all’esplorazione del documentario. L’anno
successivo dirige la trasposizione di una piéce teatrale intitolata
Piccoli crimini coniugali, con Sergio
Castellitto e Margherita Buy, con la
quale aveva già lavorato nel 2004 ne Il siero della
vanità, per poi tornare al documentario con il celebre e
patriottico – per così dire – Mi chiamo Francesco Totti, presentato tre anni
fa alla Festa del Cinema di Roma, che gli vale ancora un David e un
Nastro d’Argento.
Alex
Infascelli si identifica con i personaggi di cui racconta.
Sicuramente questo è un aspetto che riguarda chiunque si muova
all’interno di un’espressione artistica in generale: specchiarsi
nella propria opera è probabilmente inevitabile per un autore,
oltre che fondamentale per farne anche un narratore. La peculiarità
del regista è quella di essere attratto da storie che abbiano
strati sotterranei che non balzano subito all’occhio.
Kill me if you can, il
significato del titolo
Kill me if you
can era la frase che Raffaele Minichiello
si era inciso sull’elmetto quando a diciassette anni e mezzo si era
arruolato nei Marines e combatteva in Vietnam. Il giovane italo
americano è passato alla storia dell’epoca – nonché è entrato nel
Guinness dei primati – per aver compiuto il più lungo dirottamento
di un volo di linea. Il 31 ottobre del 1969, alla vigilia del suo
ventesimo compleanno, sale armato su un aereo della compagnia TWA
che avrebbe dovuto essere diretto a san Francisco e che lì non
arriverà mai, ma che atterrerà a Roma dopo più di diciannove ore e
tre scali per far rifornimento. L’uomo oggi ha settantatré e tre
figli, è sorridente e calmo nel raccontarsi. La ragione della folle
idea era stata un’ingiustizia subita da parte di un suo superiore
riguardo a una somma di denaro che avrebbe dovuto ritirare e che
aveva messo da parte durante la missione in Vietnam, ma che gli era
stata data decurtata di 200 dollari.
Il ritratto che compone
Infascelli dell’uomo è veramente interessante, soprattutto nel modo
in cui scorre da un aspetto all’altro della sua vita e nel ritmo
che dà al quadro che man mano si arricchisce di colori e sfumature
fino a completarsi del tutto. Raffaele Minichiello appare quasi
compiaciuto, ancora stralunato dall’inaspettato successo che un
atto – dopotutto – criminale gli ha portato. Il regista segue il
narcisismo del protagonista e, chissà, forse per alcuni aspetti lo
soddisfa, riflettendosi in esso. È, in fondo, il destino delle
personalità istrioniche quello di non avere sempre la percezione
dell’effetto che le loro azioni hanno su chi gli sta attorno, o gli
vive accanto. Infatti è quasi doloroso, in alcuni tratti, cogliere
l’ingombro che Raffaele Minichiello, nel suo ruolo di padre,
dev’essere stato soprattutto nella vita del figlio maggiore.
Verrebbe quasi da domandarsi se non possa essere stato un
sentimento condiviso col regista.
Ad ogni modo, la grande
bravura di Alex Infascelli in Kill me if
you can è distesa ed espressa alla perfezione. L’occhio
narrante nel lasciare parlare lo stesso oggetto di cui vuole dire
la storia, riesce a dargli un taglio che va oltre la consapevolezza
stessa del protagonista. Proprio come quello che succede quando uno
mostra di sé molto più di quanto vorrebbe, e l’interlocutore
furbescamente lo usa per piacere personale.
Poche tipologie di film sanno
catturare l’attenzione degli spettatori come i thriller
psicologici, opere caratterizzate da storie che esplorano le paure
umane scavando nella fragilità della psiche umana e proponendo
intrighi e colpi di scena ai quali è difficile resistere. Ogni anno
vengono realizzati numerosi lungometraggi di questo tipo, ma uno
che attualmente sta facendo parlare molto di sé
è The Strays, disponibile su
Netflixdal 22 febbraio del 2023. Si
tratta dell’opera prima da regista di Nathaniel
Martello-White, fino ad oggi attore noto per diversi film
e opere seriali, tra cui un episodio di Small Axe, la serie di
SteveMcQueen.
Più che da quest’ultimo e il suo
modo diretto di affrontare tematiche legate al razzismo,
Martello-White sembra aver fatto sua la lezione di Jordan
Peele, dando dunque vita con questa sua opera prima ad un
thriller psicologico che sfocia nell’orrore puro, attraverso cui si
esprime il disagio della popolazione afroamericana. Da lui anche
scritto, The Strays ricorda dunque il film premiato agli
Oscar Scappa – GetOut nella misura in cui ricostruisce un contesto
specchio della società statunitense da cui far emergere situazioni
estreme che diventano allegoria di problematiche sociali e razziali
tutt’altro che estranee alla realtà.
Attualmente al 2°
posto nella Top 10 dei film Netflix più visti in
Italia, The Strays sembra dunque essere riuscito
nel suo intento di catturare l’attenzione, stimolando un vivo
dibattito. È dunque il film giusto se si è alla ricerca di un’opera
che proponga un brillante misto di intrattenimento, commento
sociale, tensione e colpi di scena continui. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, per chi non teme gli spoiler, si proporrà
anche una spiegazione del finale del film.
La trama e il cast di The Strays
The Strays, traducibile
come “i randagi”, racconta la vita apparentemente perfetta
di Neve, una giovane donna con un buon lavoro in
una scuola privata, che vive in un quartiere per benestanti insieme
alla sua bella famiglia. La sua vita sociale è appagante e tutto
fila liscio, almeno fino al giorno in cui nota la presenza di due
misteriose figure. Sono un uomo e una donna, che compaiono e
scompaiono in momenti imprevisti, seguendola in ogni sua mossa.
Neve inizialmente pensa di poter gestire la situazione ma quando
comincia ad avere dubbi sulla reale esistenza di queste persone,
perde il controllo. La vita perfetta che si era creata Neve sta
andando in frantumi pezzo per pezzo facendo riaffiorare le bugie
che la tenevano in piedi.
Ad interpretare Neve vi è l’attrice
Ashley Madekwe, meglio nota per aver interpretato
Bambi nella serie Diario di una squillo perbene, ma vista
anche nelle serie Revenge e Salem. Riguardo
The Strays, l’attrice ha raccontato di aver accettato il
ruolo in quanto entusiasta della sfida che questo comportava a
livello attoriale. Accanto a lei vi sono Bukky
Bakray nei panni di Abigail, e Jorden
Myrie in quelli di Marvin, i due estranei che la
perseguitano. Samuel Small e Maria
Almeida, invece, interpretano Sebastian e Mary, i figli di
Neve. Altri due attori noti presenti nel cast sono Lucy
Liemann, nota per la serie Agatha Raisin, qui
interprete di Amanda, e Rob Jarvis, noto per la
serie Hustle, interprete qui di Robert.
La spiegazione del finale di The Strays
Come anticipato, di seguito si
propone una spiegazione del finale del film, anche in relazione
all’ambiguo titolo proposto dal regista. Per chi ha già visto il
film o non teme l’effetto degli spoiler, è bene sapere che tutto
parte dalla vita perfetta che Neve si è ricostruita dopo essere
scappata da un marito violento. Donna di colore, nel corso del film
la protagonista fara di tutto pur di nascondere tale aspetto di sé,
sia utilizzando trucchi pesanti sia ricorrendo a parrucche con cui
nascondere i propri capelli afro. Questo suo rifiuto del proprio
colore di pelle diventa però più difficile da “nascondere” nel
momento in cui viene raggiunta da due misteriosi individui.
Questi, che piano piano si
avvicineranno sempre di più a Neve e ai suoi due figli, sveleranno
infine di essere i bambini che la donna aveva avuto dal suo primo
matrimonio, quello da cui Neve è fuggita. Quando tale rivelazione
viene alla luce, la protagonista decide di fare ciò che sa fare
meglio, ovvero fuggire di nuovo. Ecco allora che i randagi del film
non sono solo i suoi primi due figli, ma anche i figli avuti dal
secondo matrimonio e che abbandona senza pensarci due volte.
Randagia è però anche la stessa Neve, che con questo suo
comportamento non riesce a trovare un posto che possa chiamare casa
e un nucleo di persone che possa identificare come la propria
famiglia, da amare e proteggere.
Attraverso il suo film,
Martello-White sembra dunque andare a proporre una riflessione
sulla figura della madre, la quale qualora decida di abbandonare la
propria famiglia viene giudicata con maggior disprezzo rispetto a
quanto avviene se a scappare è un uomo. Allo stesso tempo, il
regista fa in più occasione riferimento alla comunità
afroamericana, a come talvolta questa perda l’unità che la
renderebbe invece più compatta e forte nel portare avanti le
proprie battaglie. Il rifiuto di Neve nei confronti del proprio
passato può infatti essere letto anche con questo punto di vista,
ponendo dunque un vero e proprio monito.
Il trailer di The Strays e
dove vederlo in streaming
Come anticipato, è possibile fruire
di The Strays grazie alla sua
presenza nel catologo di Netflix. Per vederlo,
basterà sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma
scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardarlo
in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi
anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
Il Yellowstone Dutton Ranch riapre le porte
per la
quinta stagione. Un appuntamento attesissimo dai fan della
serie dopo gli eventi della quarta
stagione. Yellowstone 5 è stata divisa in due
parti, composta da 14 episodi totali. I primi sei episodi iniziano
la messa in onda italiana l’1 marzo con un doppio appuntamento il
mercoledì sera su Sky o NOW. Mentre in America si è già
arrivati al giro di boa, si attende la seconda parte della stagione
che potrebbe concludere la serie iniziata nel 2018. Yellowstone
ha dato vita a un vero e proprio franchise con tantissimi spinoff:
1883, che racconta la storia degli antenati della
famiglia Dutton e della creazione del ranch; 1923,
con Harrison Ford e Helen Mirren che racconta tramite gli eventi
storici, come la Grande depressione, l’andamento del
Yellowstone
Dutton Ranch. Altri in arrivo sono 1944 e 6666.
Yellowstone 5, la recensione
“Il ranch è al primo posto, ci
siamo capiti?”
Un uomo e il suo doppio. Così inizia
Yellowstone 5, proprio dove ci eravamo lasciati.
La campagna elettorale si è conclusa e John Dutton
(interpretato da Kevin Costner) ne esce vincitore. A differenza
delle stagioni passate, l’eredità lasciata dalla serie in questo
nuovo appuntamento non si porta dietro una scia di sangue. Ci sono
sicuramente ferite, interiori e psicologiche, ma nessun colpo di
scena sconvolgente a travolgere lo spettatore. Questo renderà le
cose molto più complicate a questa stagione – forse l’ultima della
serie madre – che dovrà alzare ancor di più l’asticella. Tra i temi
che sono stati al primo posto nel corso di queste stagioni c’è
quello della tema della sostenibilità e del suo
mantenimento – soprattutto quello del ranch, l’eredità di
John Dutton.
Anche in
Yellowstone 5, con un nuovo governatore al
comando, questa tematica ritorna prepotente. È sempre
stata centrale, così come centrale è l’uomo che porta avanti questo
vessillo: John Dutton. Andando indietro alla prima
stagione, ricordiamo quando l’urbanizzazione stava per fare
capolino all’interno del suo terreno ed ora dopo un paio di nipoti,
la pensione da cowboy e qualche anno in più, Dutton da governatore
blocca tutti i permessi per la costruzione dell’areoporto. Ma la
serie tv narrata da Taylor Sheridan racconta anche del conflitto
generazionale, di amori perduti o fortuitamente ritrovati.
Ma prima di addentrarci nella
narrazione di questa stagione, già dal primo episodio di
Yellowstone 5 notiamo fin da subito un cambiamento
nello sguardo di John Dutton. Uno sguardo stanco
anche se sempre determinato che, una volta raggiunto un ruolo
politico importante, guarda indietro al suo passato. Ritorna,
quindi, il doppio visto all’inizio nel frame
iniziale che scinde Dutton in due: l’uomo politico e il cowboy.
Quella del personaggio di Costner in questa stagione sarà una dura
prova che farà da collante tra gli episodi.
Il selvaggio west
Una metafora quella del
selvaggio west in Yellowstone 5
per descrivere – anche – burocrazia, intrighi e alleanze politiche
di cui John Dutton chiaramente è già oberato.
Abituato a uno stile di vita diverso, l’amministrazione di uno
stato risulta essere qualcosa più grande di lui. Per riuscire ad
andare avanti si serve dell’aiuto di Beth
(interpretata da Kelly Reilly) che nelle cinque stagioni di
Yellowstone è sicuramente il personaggio con la
linea narrativa più particolare: “Beth è sicuramente la figlia
che invidio”. Quello che fa la serie con il personaggio di
Beth ricorda lo stesso percorso di
Shiv in Succession. Entrambe le serie di successo
infatti cercano di restituire una descrizione di due donne di
potere che sono pronte a tutto per ottenerlo.
Sorelle, e prima ancora figlie, di
uomini che giocano alla lotta di potere, Beth –
come Shiv -tiene le redini della sua famiglia,
prima, e della stagione, poi. Alti e bassi, invece, si prospettano
all’orizzonte per Jamie Dutton (interpretato da
Wes Bentley). Dopo aver visto soffiarsi
davanti agli occhi la nomina come governatore adesso subisce
passivamente gli ordini della sorella.
Il selvaggio west
diventa come una condizione, anche interiore, di tutti i
personaggi. Un tumulto, una valanga che ti cade addosso. Il
selvaggio west è quello che si abbatte su Kayce
(interpretato da
Luke Grimes) e Monica (interpretata
da Kelsey Chow). Quando quella possibilità di
vedere la famiglia allargarsi gli viene strappataa dalle mani a
causa di un brutto incidente, la donna inizierà a vedere le cose
diversamente. Concretamente però il selvaggio west sta per prendere
davvero il largo. Ancora una volta sarà il tema dell’ambiente ad
accendere la miccia. Basta un semplice errore da parte dei cowboy
del ranch per creare una situazione che si estenderà a macchia
d’olio, che la trama porterà anche nella seconda parte Yellowstone
5: lupi del parco di Yellowstone sono stati abbattuti.
I ricordi
In questa prima parte di
Yellowstone 5 siamo catapultati nei ricordi.
Sentiamo quasi la mancanza dell’odore di sterco e del fieno del
ranch, lo percepiamo ancora una volta dagli occhi di John
Dutton. Il capofamiglia, più che mai in questa stagione,
allontanato dal suo ranch appare quasi domato, a tratti
irriconoscibile, vinto da una politica troppo complessa. Le
immagini però riportano, almeno lo spettatore, tra il verde e tra i
boschi. Ne apprezziamo la vista e sopra ogni albero possiamo
sentire quasi il profumo di questa terra in cui “non si vede la
fine”.
Yellowstone 5,
almeno per il momento, in questa prima parte di stagione sembra non
aggiungere niente di nuovo al quadro già complesso della trama. Se
i ricordi non ci ingannano infatti questi drammi familiari prima
tra Keyce e Monica e poi tra
Jamie e Beth sono qualcosa di già
visto nelle stagioni precedenti. La seconda parte, a detta del
creatore della serie sarà molto più “sanguinosa” e noi l’attendiamo
con impazienza. Questa prima parte, infatti, cerca di mettere a
posto le pedine sulla scacchiera. Lo spettatore però non è in grado
di giocare per il momento e sta a guardare il quadro che prende
forma dall’alto delle montagne di Yellowstone. Ma
i ricordi hanno anche l’effetto opposto, ti
scombussolano fino a tal punto da toglierti il sonno, e se sei
Beth Dutton di ricordi del genere non riesci più
contarli.
La figlia di John
in questa stagione appare molto più combattiva ma sa anche
trasformarsi in un cavallo imbizzarrito. Beth è
consumata dai ricordi laddove invece il marito,
Rip (interpretato da Cole Hauser), ne percepisce solo contorni
sfumati. Non a caso questi ricordi coincidono con una scoperta
importante per Beth che riguarda
Jamie e la vita che le ha tenuto nascosto e
l’arrivo di Summer (interpretata da Piper Perabo) – nuova consulente ambientale di
John. I problemi e la rivalità di Beth vengono
tutti a galla proprio sul finale di questa prima parte di
Yellowstone 5. Summer e
Beth, infatti, insceneranno una lotta ad armi
pari, un combattimento quasi alla Kill Bill, difendendosi con le
unghie e con i pugni pur di prevaricare.
L’ultima cavalcata
“Se non piangi guardando la tua
famiglia che va via, forse non dovresti averne una”.
L’ultima cavalcata della
famiglia Dutton è come un album, lo sfogli, ammiri le foto
come si ammira il panorama, ricadendo in quei ricordi così cari ma
così lontani. Le atmosfere che accompagnano questo finale della
prima parte di Yellowstone 5 sono tristi, cupe,
solitarie. Ogni personaggio porterà nella seconda parte il suo
bagaglio, il peso di aspettative e rimpianti. Quella scacchiera sta
per essere completata e non spetta allo spettatore fare la prima
mossa. L’ultima cavalcata coincide anche con il ritorno alla natura
di John Dutton che in questa mezza stagione era
stato lontano. Parallelamente, mentre la famiglia Dutton si gode
l’ultimo momento di pace, la politica pone le ultime pedine nella
scacchiera.
Il personaggio di Kevin Costner in questo finale ritrova anche
la serenità perduta senza perdere il pungo duro. Prende tutte le
decisioni con la lucidità di un leader, la stessa lucidità che gli
manca quando invece le scelte politiche lo sovrastano. Il ranch, un
cavallo e una sella per un uomo che non ha paura del politicamente
scorretto e che si fa beffe degli appuntamenti politici più
importanti. Questo è John Dutton. E se questa
stagione ha parlato con il cuore mettendo a nudo sentimenti, paure
e incertezze dei protagonisti non lo ha fatto a cuor leggero ma per
preparare lo spettatore.
La fine di Yellowstone
5 arriverà presto e sicuramente qualcuno non sopravviverà.
Rimangono molte domande in sospeso, ma questi primi sei episodi non
avevano come finalità quella di essere risolutivi. Nella bolla del
Yellowstone Dutton Ranch il finale perfetto è
questo: una grande festa, gli amici, la famiglia, nuovi amori. Non
c’è politica, non ci sono intrighi, non c’è competizione, ed è
quello che in cuor suo, sorridendo, si augura John
Dutton.
E’ stata la grande notte di Everything Everywhere All at Once, ancora una
volta, perché anche i SAG Awards 2023 si sono
rivelati l’ennesima celebrazione del film dei
Daniels, questa volta con i riconoscimenti allo
splendido cast del film che porta a casa tutti i premi in cui era
candidato: Migliore Attrice (Michelle
Yeoh), Migliore attore non protagonista
(Ke
Huy Quan), Migliore attrice non protagonista
(Jamie
Lee Curtis) e Migliore cast in un film.
A tutti gli altri sono rimaste le
briciole e un posto saldo per
Brendan Fraser che porta a casa il premio per la
Migliore interpretazione maschile in un film. Ecco di seguito tutti
i vincitori del SAG Awards 2023, in attesa di una
notte degli oscar che si preannuncia più che scontata.
Outstanding Performance by a Male Actor in a Television
Movie or Limited Series
Sam Elliott (“1883”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a Television
Movie or Limited Series
Jessica Chastain (“George and Tammy”)
Outstanding Performance by a Male Actor in a Comedy
Series
Jeremy Allen White (“The Bear”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a Comedy
Series
Jean Smart (“Hacks”)
Outstanding Performance by an Ensemble in a Comedy
Series
“Abbott Elementary”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Drama
Series
Jason Bateman (“Ozark”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a Drama
Series