Ecco il teaser trailer di
Matrix Resurrection che ci invita a visitare il
sito ufficiale del film per guardare le due versioni “interattive”
del primo teaser dell’atteso film che ci riporta nel mondo di
Neo.
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Ann
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil
Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica
Henwick, Toby
Onwumere e Christina Ricci.
L’uscita nelle sale è fissata per il 22 dicembre 2021. Il nuovo
capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a
sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Con il titolo di
La Caja, Lorenzo Vigas torna al Lido di Venezia,
presentandolo in concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica, dopo che nel 2015 era stato premiato con il Leone
d’oro al miglior film per Ti guardo, facendolo
diventare la prima opera di nazionalità sudamericana a ricevere il
riconoscimento. I colleghi che lo seguiranno, saranno
Guillermo del Toro nel 2017 con La forma
dell’acqua (anche se, a onor del vero, concorreva con la
bandiera degli Stati Uniti) e Alfonso Cuaròn
l’anno successivo con Roma.
Ai tempi Vigas era
esordiente: Ti guardo era il suo primo
lungometraggio e parlava di un rapporto morboso dai tratti
omoerotici tra un uomo di mezza età e un giovane appartenente a una
gang di Caracas. Ne La Caja – la cui traduzione è
“la cassa” – la questione è molto diversa, ma ad avere séguito è la
relazione sbilanciata che s’instaura tra un uomo sulla cinquantina
e un ragazzo adolescente.
La Caja, la trama
Hatzín (interpretato da
Hatzín Mendoza) sta viaggiando in treno diretto al
nord del Messico per recuperare i resti del padre che son stati
trovati in una fossa comune. Solo e apparentemente abbandonato a se
stesso, l’unico contatto che ha è quello con la sua nonna, a cui
telefona periodicamente, rassicurandola e aggiornandola sui suoi
spostamenti.
La cassa del titolo è
quella dentro la quale ad Hatzín vengono finalmente consegnate le
spoglie del papà, e che lui tiene in braccio portandola
sommessamente su un autobus di ritorno verso casa della nonna.
Fintanto che, durante il viaggio, non nota dal finestrino un uomo
che gli pare fortemente familiare (Hernán
Navarrete), e che decide d’iniziare a seguire ad ogni
costo, anche quello di cambiare definitivamente rotta.
Sì, perché le tematiche
che Vigas fa emergere da La Caja, affondano le
radici in tanta della cultura e dell’immaginario sudamericani. Una
ferita e un dolore profondi e penetranti, che gridano gli effetti
di un’orfanezza così diffusa, da essere diventata una condizione
sociale.
Ed è di questa fame
continua che narra il film, prodotto ancora una volta da
Michel Franco, a sua volta presente a Venezia per
il film Sundown. Un vuoto appartenente ad un
popolo intero, che accomuna talmente tanto da generare un
incessante bisogno di giustizia.
L’uomo che Hatzín segue è
un personaggio semplice e ambiguo, per quanto non troppo calcato
nelle sue sfumature. E la resa che fanno entrambi gli attori della
loro relazione, è sempre su una linea vagamente tratteggiata, che
non regala mai prove degne di reale profondità, che raccontino per
davvero il dramma in corso.
Una storia che “gronda sangue”
Probabilmente è anche un
bene che sia così, perché, nell’essere certamente un’occasione
mancata, agevola nell’adoperare il giusto distacco a seguire una
storia che, in realtà, gronda sangue da ogni lato.
Perché Hatzín interpreta
lo smarrimento e l’estenuante ricerca di un padre che riguardano
Paesi interi. La necessità di sentire di appartenere a qualcuno, e
da questo qualcuno provenire, è così inscritta nell’uomo, da
generare una mancanza di senso rispetto alla propria stessa vita,
che è proprio quello contro cui dovrà iniziare a combattere il
giovane protagonista.
Ma se è vero che chi ci
genera ci spiega la nostra sorgente, è altrettanto vero che non ci
determina. Così può addirittura accadere di essere in grado di
prendere una posizione di netto distacco da qualcosa che
decisamente non si condivide, rifiutare di seguire le orme del
proprio padre, e da lì scegliere per la vita.
Perché, di fronte alle
sofferenze subite da una situazione politico sociale in cui Hatzín
è nato e per la quale non può fare niente, il potere che gli resta
in mano ha molta più forza di quella che gli può essere imposta
dalla sua storia. Ed è a partire da questo che può scegliere
davvero l’esempio da seguire.
Attualmente in sala,
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli
(qui la recensione) è il nuovo
film della Marvel, nonché il primo a vantare
un supereroe asiatico. Come già avvenuto per gli altri titoli che
compongono questo ricco universo narrativo, anche il nuovo film si
configura come una origin story che lascia presumere che
il personaggio sarà tra i principali nuovi volti dell’MCU. Numerose
sono poi le curiosità legate al lungometraggio, da scoprire sia che
se si è già visto il film, sia se non lo si è ancora andati a
vedere.
Ecco 10 curiosità su
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli.
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci
Anelli: un primo adattamento del personaggio
1. Stan Lee voleva dar vita
al personaggio già negli anni Ottanta. Ben prima che il
Marvel Cinematic Universe venisse anche solo concepito, il padre di
molti dei supereroi della Marvel, Stan Lee, aveva
già ipotizzato un adattamento per il grande o piccolo schermo del
personaggio di Shang-Chi. Verso la fine degli anni Ottanta,
infatti, egli iniziò a sviluppare il progetto pensando a
Brandon Lee come interprete del protagonista. Il
personaggio di Shang-Chi era infatti basato a livello visivo su
Bruce Lee, e suo figlio Brandon sembrò essere una
scelta logica per il ruolo. Il progetto, però, non venne mai
realizzato.
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci
Anelli: il primato stabilito dal film
2. È il primo film del
Marvel Cinematic Universe con un protagonista asiatico.
Oltre ad essere il venticinquesimo film del MCU, Shang-Chi e la
leggenda dei Dieci Anelli ha stabilito l’importante primato di
essere il primo film incentrato su un supereroe asiatico.
L’obiettivo era infatti quello di esplorare “temi asiatici e
asioamericani, realizzati da cineasti asiatici e asioamericani”, in
modo simile a quanto fatto con la cultura africana e afroamericana
in Black Panther (2018).
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci
Anelli: il cast del film
3. Simu Liuha richiesto alla Marvel di considerarlo per il ruolo
tramite Twitter. Divenuto noto grazie a serie televisive
come Kim’s Convenience, Blood and Water e Taken,
l’attore Simu Liu attendeva da tempo un ruolo che
potesse consacrarlo all’interno del mondo di Hollywood. Nel
dicembre del 2018 egli scrisse dunque tramite il social network
Twitter all’account ufficiale della Marvel, richiedendo
espressamente di essere preso in considerazione per il ruolo di
Shang-Chi. Nel luglio del 2019, infine, egli scrisse un nuovo Tweet
in cui ringraziava la Marvel per avergli assegnato il ruolo.
4. Tony Leung non conosceva
Mandarino. Meglio noto per aver recitato in diversi film
di Wong Kar-wai, come Hong Kong Express, Happy
Together e soprattutto In the Mood for Love, l’attore
Tony Leung è stato scelto per interpretare il
villain Mandarino in Shang-Chi.
Leung, tuttavia, non sapeva assolutamente nulla del personaggio e
la Marvel gli permise di non dover fare ricerche a riguardo, bensì
di immaginare una storia originale per il personaggio. Leung si
concentrò così sull’ipotizzare ciò che lo ha portato a divenire il
cattivo che è.
5. Awkwafina si è allenata
in modo particolare per il suo ruolo. Nel film l’attrice
Awkwafina, recentemente vincitrice del Golden
Globe per il suo ruolo da protagonista in The Farewell – Una
bugia buona, interpreta qui Katy, la migliore amica del
protagonista, verso cui prova un affetto molto sincero. Coinvolta
anche lei in diverse scene d’azione, l’attrice si è preparata
addestrandosi nelle acrobazie d’auto e nel tiro con l’arco.
6. Michelle Yeoh è tornata a
far parte del Marvel Cinematic Universe. Michelle Yeoh è la
terza attrice ad ottenere un doppio ruolo nel Marvel Cinematic
Universe, dopo Gemma Chan per
Captain Marvel (2019) ed Eternals (2021) e Laura
Haddock. Quest’ultima ha infatti avuto una piccola parte
in Captain America – Il primo
Vendicatore (2011) prima di interpretare Meredith, la
madre di Peter Quill, in Guardiani della Galassia (2014) e
Guardiani della Galassia Vol. 2 (2017). Proprio in questi
secondo film la Yeoh aveva interpretato Aleta Ogord, prima di
assumere il ruolo di Jiang Nan in Shang-Chi e la leggenda dei
Dieci Anelli.
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci
Anelli: il significato degli anelli
7. Gli Anelli hanno ognuno
un proprio simbolo. I simboli nel logo dei Dieci Anelli
sono caratteri cinesi: “hong” (vasto), “xiong” (che significa in
vario modo maestoso, maschile o eroico), qiang” (forza e potere),
“wei” (che significa in vario modo potere o timore reverenziale),
“quan” (autorità e potenza), “li” (potenza e forza), “zhuang”
(forte, robusto), “wei” (grandezza), “jie” (eccezionale) e “sheng”
(ascendente).
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci
Anelli: i registi per il film
8. Ang Lee avrebbe potuto
dirigere il film. Quando nel 2003 il regista premio Oscar
Ang Lee portò
al cinema il film Hulk, primo adattamento dedicato al
personaggio, egli si disse intenzionato a produrre, ed
eventualmente anche dirigere, un film su Shang-Chi. Suo desiderio
era infatti di portare al cinema un supereroe asiatico,
dimostrandone il potenziale. A causa dello scarso successo di
Hulk, tuttavia, il progetto non venne mai realizzato.
9. Per Destin Daniel Cretton
è il primo film commerciale della sua carriera. Il regista
hawaiano con origini giapponesi Destin Daniel
Cretton vanta ad oggi una serie di lungometraggi di stampo
indipendente quali Short Term 12, Il castello di vetro e
Il diritto di opporsi, tutti interpretati dalla premio
Oscar Brie Larson.
Nel momento in cui questi è stato scelto per la regia di
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli, per lui è stata
l’occasione per misurarsi con un progetto molto diverso e
particolarmente più commerciale rispetto ai suoi precedenti
lavori.
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci
Anelli: le auto presenti nel film
10. Il film presenta diversi
nuovi modelli di BMW. Come Black Widow (2021),
che ha debuttato due mesi prima di questo film, anche
Shang-Chi contiene un ampio presenza di prodotti BMW. I
coupé M8 e i8 sono infatti presenti all’inizio del film nelle scene
ambientate a San Francisco, mentre Katy ruba un prototipo iX3, non
ancora rivelato pubblicamente all’inizio delle riprese, per il
viaggio a Ta Lo.
A dirigerla è
Hagai Levi, regista e sceneggiatore israeliano,
che viene dalla creazione di In Treatment nel 2008
e The Affair del 2014. La serie è una
rivisitazione di quella omonima del ’73 di Ingmar Bergman, dove la
trama e le fila principali delle tematiche non si discostano molto
dalla versione svedese, ma possiedono fondanti distinzioni che
mostrano chiaramente l’ambientazione ai giorni nostri.
In Scene da un
matrimonio Mira (Jessica
Chastain) e Jonathan (Oscar
Isaac) sono due ex sposi che si incontrano in momenti
diversi, principalmente nella casa dove abitavano quando erano
moglie e marito, e discutono molto, a ondate, passandosi di volta
in volta il testimone dell’egoismo, del bisogno, del vuoto e della
dipendenza.
Scene da un matrimonio, un
racconto aggiornato ai tempi
Nonostante negli anni
’70, quando era uscito Scene da un matrimonio,
stessero iniziando le prime rivoluzioni d’idee e ruoli – anzi:
forse soprattutto per questo –, a prendere la decisione di
andarsene era stato Johan (Erland Josephson), così
come ad avere reazioni fisiche violente e ad avere il ruolo
talvolta più distaccato.
Nel dramma riscritto da
Hagai Levi, invece, le situazioni sono quasi del
tutto invertite, non fosse altro perché oggi a subire la scelta del
partner è il marito, che si trova quindi a dover gestire ogni
anfratto del proprio mondo emotivo, fino a quel momento pressoché
sconosciuto.
La ricchezza del
riaccostarsi alla triste storia di un matrimonio che finisce,
riadattandola alla mentalità di oggi, sta prevalentemente nel fatto
che non c’è spiegazione o matassa che possa veramente sbrogliarsi e
ricevere finalmente la luce, ed è una questione che vale da che
mondo è mondo. Perché il punto principale è sempre uno, e uno solo:
è difficile e ci vuol pazienza.
La sintonia armoniosa
con cui Jessica Chastain e Oscar Isaac si muovono e danzano nel corso
delle sequenze, racconta in maniera perfetta l’andatura di ogni
fase che si attraversa quando ci si lascia, ma non ci si vuole
lasciare. I protagonisti incastrano gli stati emotivi,
alternandoli, raccontandone lo smarrimento, e parlando di qualcosa
che conosciamo tutti molto bene – certo: chi più chi meno.
L’universalità dei sentimenti di Scene da un
matrimonio
Ma è buffo, per alcuni
aspetti, osservare come tutto il mondo (dei sentimenti) sia paese,
quando si parla di amore, e quando si capisce che non ci si capisce
più, ma in fondo ancora ci sia ama. E poi, come riconoscere se
ancora ci si ama veramente? C’è da ammettere che fiumi d’arte si
son sprecati su un argomento di tale portata, e tanti ancora ne
scorreranno.
Certo è che il lavoro
fatto da Hagai Levi è scritto in maniera efficace
e chiara, e lo sviluppo del canone naturalistico è reso, appunto,
in modo sempre scorrevole dagli attori, che si rimpallano il
bisogno di riconoscimento reciproco, con una complicità tale che a
volte quasi sfugge loro di mano.
In Scene da un
matrimonio Chastain e Isaac traducono un amore di coppia
della durata di diciassette anni con la capacità di un talento
interpretativo raro, che fu anche del duo formato dalla musa di
Ingmar Bergman, Liv Ullmann, e di Erland
Josephson. Così come era stato per Storia di un matrimonio di Noah
Baumbach, presentato in anteprima sempre a Venezia nel
2019, e per gran parte delle coppie raccontate in chiave assurda da
Woody Allen. La potenza di tali storie si
sorregge sulla forza del dialogo di chi le interpreta, anche e in
modo particolare di quel dialogo che non è espresso. Quasi a voler
mostrare, mettendolo in scena, ciò che nella vita parrebbe così
complicato da realizzare.
Gold Digger è la
nuova serie tv in arrivo su Sky Serie e
NOW, un
intenso thriller romantico con Julia Ormond e Ben
Barnes. Creata da Marnie Dickens (Thirteen) e con
la regia dei primi tre episodi affidata a Vanessa Caswill.
Gold Digger: in streaming, ecco dove vederlo
Gold Digger uscirà dall’8 settembre su SKY SERIE. Gold
Digger in streaming sarà disponibile su NOW
Gold Digger disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Gold Digger: trama e
cast
Dopo aver passato
decenni della sua vita totalmente concentrata sui bisogni delle
persone attorno a lei – il suo ex marito, Ted, e i suoi tre figli,
Patrick, Della e Leo – Julia Day (Ormond), una ricca sessantenne,
si lancia in una relazione destinata a suscitare accese
discussioni. Il suo nuovo compagno, infatti, è più giovane di lei,
anzi molto più giovane di lei. Infatti, Benjamin (Barnes), giovane
prestante, ha trentasei anni. La famiglia di Julia, compresa la sua
ex suocera, una donna senza peli sulla lingua, non ha dubbi: altro
che amore, quell’uomo dev’essere per forza un cacciatore di dote.
Se non fosse che Julia, innamoratissima, è pronta a difendere
questa relazione con tutta se stessa. Per tutta la vita ha
sacrificato la sua vita personale, erano anni, infatti, che non si
sentiva così viva, così capita e così amata. La sua sarà la scelta
giusta? Oppure i suoi figli e il suo ex marito riescono a vedere
qualcosa che lei non vede? Cosa nasconde Benjamin? Soprattutto,
cos’è successo nel passato della famiglia Day?
Nel cast di Gold Digger
protagonisti sono
Julia Ormond (Le
Streghe dell’East End,
The Walking Dead: World Beyond)
e Ben Barnes (Le
Cronache di Narnia, Dorian
Gray)
nei panni dei protagonisti, che con la loro scandalosa relazione
amorosa portano in scena un vero e proprio tabù: l’equilibrio dey
Day, una famiglia benestante della Londra viene infatti scosso
quando la madre annuncia di essersi innamorata di un ragazzo con la
metà dei suoi anni. Nel cast ancheAlex
Jenningscome Ted Day, l’ex marito di
Julia. Sebastian Armestocome
Patrick Day, il maggiore dei figli di Julia e
Ted. Yasmine Akramcome Eimear
Day, la moglie di Patrick. Jemima
Roopercome Della Day, la figlia di Julia e
Ted. Archie
Renauxcome Leo Day, il figlio
di 25 anni di Julia e Ted, che vive ancora con sua madre.Nikki Amuka-Birdcome Marsha, l’ex migliore
amica di Julia che ha avuto una relazione con
Ted. Karla-Simone Spenceinterpreta Cali Okello, la figlia di Marsha, la giovane
adulta travagliata alle prese con la perdita di suo
padre. Julia McKenziecome Hazel, la madre di Ted. Indica
Watsoncome Charlotte Day, la figlia di
Patrick e la nipote di Julia. David
Leoncome Kieran, fratellastro
di Benjamin
La prima stagione
di Gold Digger
St. 1 episodio 1: Her Boy: Julia e
Benjamin si incontrano per caso e iniziano a frequentarsi. Quando
Julia lo presenta ai suoi figli adulti, si chiedono se le
intenzioni di Benjamin siano motivate finanziariamente.
St. 1 episodio 2: Julia porta
Benjamin nella sua casa nel Devon, e lui è sorpreso di vedere
l’estensione della sua ricchezza. La visita è interrotta da un
confronto teso con Ted, che mette in discussione le motivazioni di
Julia per formare una nuova relazione. Julia sceglie di tornare a
Londra e chiede di incontrare gli amici di Benjamin, ma quando si
rifiuta di mostrarle dove vive, lei inizia a temere che le stia
nascondendo qualcosa. Della si presenta senza preavviso alla porta
del suo ex, e viene messa sotto pressione da suo fratello perché
dissotterra Benjamin.
St. 1 episodio 3: Quando i figli
di Julia accusano Benjamin di infedeltà, minaccia di dividerli. Ma
la loro relazione si rafforza man mano che vanno a vivere insieme e
Benjamin fa la proposta.
St. 1 episodio 4: Julia decide di
non dire ai suoi figli che è fidanzata quando visitano a Natale,
lasciando Benjamin sentirsi rifiutato. Tuttavia, finisce per
lasciarlo scivolare durante la cena e nessuno dei suoi figli è
felice per lei. Ted mette in discussione con rabbia le motivazioni
di Benjamin e propone cinicamente a Marsha in un atto di
superiorità. Quando individua le sue ragioni egoistiche e lo
rifiuta, lo spinge a ricominciare a bere, oltre a sollecitare i
suoi figli a impedire che il matrimonio vada avanti per il bene
della loro eredità.
St. 1 episodio 5: La tensione si
intensifica quando il membro della famiglia perduto da tempo di Ben
arriva a casa di Julia e si ingrazia la famiglia. Julia decide una
volta per tutte di scoprire la verità sul passato di Ben.
St. 1 episodio 6: Con l’arrivo del
giorno del matrimonio di Julia e Ben, vengono rivelati altri
segreti del passato: per Julia su Ben e per i bambini sul
tormentato matrimonio dei loro genitori. Julia e Ben riusciranno ad
arrivare all’altare?
È un nuovo anno: Otis fa
sesso occasionale, Eric e Adam hanno ufficializzato la loro
relazione e Jean sta per avere un bambino. Nel frattempo, la nuova
preside Hope (interpretata da Jemima Kirke) cerca di ripristinare gli
standard di eccellenza della Moordale, Aimee scopre il femminismo,
Jackson si prende una cotta, mentre un messaggio vocale perduto
incombe ancora.
Tra i nuovi membri del
cast anche: Jason Isaacs nel ruolo di Peter Groff, il fratello
maggiore, di maggior successo e decisamente poco modesto del padre
di Adam; l’artista Dua Saleh, al debutto attoriale nel ruolo di
Cal, un nuovo studente non binario della Moordale; e Indra Ové nel
ruolo di Anna, la madre adottiva di Elsie, la sorellina di
Maeve.
La serie è interpretata
da:
Asa Butterfield,
Gillian Anderson,
Emma Mackey, Ncuti Gatwa, Connor Swindells, Aimee-Lou Wood,
Kedar Williams-Stirling, Chaneil Kular, Simone Ashley, Mimi Keene,
Tanya Reynolds, Mikael Persbrandt, Patricia Allison, Sami
Outalbali, Anne-Marie Duff, George Robinson, Chinenye Ezeudu,
Alistair Petrie, Samantha Spiro, Rakhee Thakrar e Jim
Howick.
Sex Education è scritta e
creata da Laurie Nunn e prodotta da Eleven. Il team di
sceneggiatori comprende Sophie Goodhart, Selina Lim, Mawaan Rizwan,
Temi Wilkey e Alice Seabright, con il contributo di Jodie Mitchell.
La terza stagione è diretta da Ben Taylor e Runyararo Mapfumo,
mentre Laurie Nunn, Ben Taylor e Jamie Campbell sono i produttori
esecutivi.
Nel 2007, quando il
regista Michelangelo Frammartino stava girando in
Calabria Le quattro volte, viene invitato dal
sindaco per una visita nel Parco del Pollino e, nell’occasione, con
grande fierezza il primo cittadino gli fa vedere l’Abisso del
Bifurto. L’esperienza è così impressionante, da spingere
Frammartino a farne un film, mosso dalla suggestione di quei luoghi
primordiali, e dal suono senza fondo del baratro della grotta.
Perché è proprio attorno
a questi punti che ruota la narrazione de Il Buco,
presentato in Concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica a Venezia. Il silenzio totalizzante, senza
alcun tipo di scelta musicale, i dialoghi praticamente inesistenti,
vengono fatti interrompere solo a tratti dal richiamo di un pastore
verso il suo gregge, o dai fischi di speleologi che si calano tra
le rocce, che risultano comunque essere parte di un codice
proveniente da un mondo antico.
Il Buco, un codice proveniente da un mondo antico
La storia, infatti, è
ambientata nel 1961, quando un gruppo di esploratori piemontesi
decide di partire per una spedizione volta a tracciare le
profondità dell’Abisso del Bifurto, appunto. E il tutto in un
periodo storico che stava gettando le basi per cui molti degli
equilibri biologici di quella zona si sarebbero iniziati
irreversibilmente a incrinare.
Quando in Italia il boom
economico stava esplodendo, e cominciavano a fiorire palazzi di
centinaia di metri, degli uomini si incuneavano nei primordi dei
meandri della Terra, evento che diventa l’ottima scusa per
Michelangelo Frammartino per raccontare e portare alla luce una
volta di più qualcosa che oggi abbiamo – evidentemente – sepolto
sotto strati di cemento.
Le uniche parole si
sentono all’inizio del film, e sono di una trasmissione televisiva
di quegli anni, nella quale il telecronista si mostra arrampicato
su un’impalcatura che sale verso la cima del Pirellone in
costruzione, nel cuore di Milano, e ne spiega la spettacolarità,
l’avanguardia. Ed è esattamente di questo calibro la missione che
vuole intraprendere il regista: scendere nella natura selvaggia e
incontaminata, grezza e inospitale, per narrarla in contrasto con
tutto quel che poi lo scintillio apparente della modernità avrebbe
inesorabilmente portato di lì a poco. E lo fa con espedienti che
lavorano per alternanza tra l’asprezza degli spazi e dei volti, e
l’affaccio di quel che stava penetrando man mano nel quotidiano,
proprio come la televisione vissuta come un rituale serale
condiviso nella piazza del paese. Il mondo artificiale,
l’intervento predatorio dell’uomo, è raccontato a chiazze di
colore, improvvise ma ancora timide, esemplificato da ritagli di
giornali raffiguranti Sophia Loren, Kennedy, Marilyn
Monroe, che vengono dati alle fiamme dagli speleologi e
poi gettati nella caverna per scorgerne eventuali passaggi.
Un inno al dominio del creato
Il quadro che dipinge
Frammartino è ancora avvolto dal dominio del creato, che abbraccia
e ingloba tutte le scene, quasi come se fosse un’entità che impera
dall’alto, e gestisce governando ciò che è concesso da ciò che non
lo è. È dell’incontaminazione che vuole parlare, di com’era un
tempo, lasciando una testimonianza che fa da monito su come sarebbe
davvero il luogo che abitiamo, dentro al quale siamo solo ospiti, e
che possiede una potenza che sa essere anche distruttiva.
Attraverso delle immagini
che spesso sono statiche, inamovibili come montagne, a volte
estenuanti per la lentezza, e che fanno sobbalzare dai rumori
tuonanti e inaspettati, Il Buco fa esattamente ciò
che promette: trascina in un terreno ostile, a cui è l’uomo a
doversi adattare, senza possibilità di contrattazione di sorta,
pena: la morte, oppure – e probabilmente, forse, è peggio –
l’estraniazione in grandi città che fanno dimenticare le radici
alle quali apparteniamo.
Dal momento che il Marvel Cinematic Universe si basa su una trama
tentacolare in continua evoluzione da oltre un decennio, è normale
che molti personaggi sia stati trascurati, se non addirittura
dimenticati. Nello specifico, ciò riguarda molti dei personaggi
femminili apparsi nel MCU, dal momento che alcune attrici
hanno interpreto ruoli che non hanno mai reso davvero giustizia al
loro talento.
Letitia Wright, Shuri
T’Challa è sempre stato il
personaggio principale dei fumetti di Black Panther, e ciò è valido
anche per il film omonimo. Tuttavia, Shuri non ha avuto molto tempo
per brillare davvero nelle sue apparizioni nel MCU finora.
Naturalmente, questo potrebbe
cambiare a mano a mano che il suo ruolo verrà ampliato in Black
Panther: Wakanda Forever. È probabile che Letitia Wright
avrà più da fare nel momento in cui inizierà a trascorrere più
tempo fuori dal suo laboratorio.
Jaimie Alexander, Lady Sif
A differenza della maggior parte dei personaggi
cinematografici del MCU, Lady Sif ha effettivamente avuto la
possibilità di apparire in una delle serie del MCU, ossia
Loki.
Jaimie Alexander interpreta Lady Sif, una guerriera che sostiene
pienamente Thor, ma questo è tutto ciò che nei film viene
rappresentato del personaggio.
Sebbene la serie Agents of
SHIELD non sia più considerata parte del MCU vero e
proprio, Lady Sif è apparsa in due episodi dello show, dove il suo
personaggio ha dimostrato la sua lealtà al trono di Asgard, un
forte senso di giustizia ed empatia per l’Inumana Daisy, che ha
aggiunto profondità al suo personaggio. Se dovesse apparire di
nuovo nei film, gli sceneggiatori potrebbero prendere spunto dalle
sue apparizioni in Agents of
SHIELD per renderla ancora più
eccezionale.
Natalie Dormer, Lorraine
È improbabile che Lorraine
tornerà nel MCU. E va bene così, considerato che ha lavorato
nell’ufficio SSR in Captain America: Il primo Vendicatore decenni fa. Il
rovescio della medaglia è che Natalie Dormer ha avuto solo pochi
minuti in un film nel Marvel Cinematic Universe, quando Dormer è
un’attrice davvero potente.
È facilmente credibile sia come eroe
che come cattiva, come ha dimostrato la sua avvincente
interpretazione nella serie Game of
Thrones. Naturalmente, molti attori hanno già interpretato
più ruoli nel MCU, quindi è del tutto possibile che Natalie Dormer
possa dare vita a un altro personaggio dei fumetti in futuro e che
il MCU possa dare a quest’attrice quanto le spetti.
Lupita Nyong’o, Nakia
Non c’è dubbio che Nakia
sia un personaggio interessante in Black
Panther. È l’unica donna nel film che è una combattente ma
non è un membro della Dora Milaje. Detto questo, gran parte della
sua storia ruota attorno al fornire supporto a T’Challa.
Sebbene ciò sia comprensibile dal
momento che il film parla di T’Challa che rivendica il suo trono,
Nakia merita di avere la sua storia, specialmente con un’attrice
premio Oscar come Lupita Nyong’o nel ruolo. È del tutto possibile
che, come Shuri, il suo ruolo verrà ampliato nei prossimi progetti
del MCU incentrati su Wakanda.
Glenn Close, Nova Prime
Nel film Guardiani
della Galassia, il Nova Corps rappresenta le forze
dell’ordine ai margini della galassia. Sebbene molti dei personaggi
che compongono l’organizzazione non vengano neanche nominati
(vediamo, piuttosto, le loro navi spaziali), sappiamo che Nova
Prime è il loro leader.
Un’attrice di talento come Glenn
Close è fantastica per un ruolo che le permette di comandare un
gruppo come questo. Tuttavia, i Nova Corps vengono sostanzialmente
distrutti non molto tempo dopo la loro prima apparizione. Ciò ha
privato Close della possibilità di interagire con altri personaggi
spaziali nelle future puntate del MCU, a meno che non ci sia
qualcosa in serbo per il personaggio in futuro, che potrebbe essere
sopravvissuto in qualche modo.
Michelle Pfeiffer, Janet Van
Dyne
Quando Hope Van Dyne è stata introdotta in Ant-Man, era
chiaro che ammirava molto entrambi i suoi genitori per le loro
azioni eroiche. Sfortunatamente, sua madre Janet ha avuto solo una
breve introduzione in Ant-Man
and the Wasp, come parte di una storia più
ampia.
Michelle Pfeiffer che si unisce al MCU ha entusiasmato molti
fan, specialmente i fan dei fumetti che l’hanno amata nel ruolo di
Catwoman anni fa. Pfeiffer è una grande attrice drammatica, e il
suo ruolo di Janet meriterebbe un po’ più di attenzione, cosa che
potrebbe comunque arrivare con le sue future apparizioni nel
MCU.
Lashana Lynch, Maria Rambeau
Quando Captain
Marvel ha debuttato nei cinema, il film ha dato al
personaggio del titolo una migliore amica, Maria Rambeau, che il
pubblico sospettava potesse essere qualcosa di più. Frammenti di
ricordi della sua vita sulla Terra hanno rivelato l’amicizia di
Carol e Maria sia nell’aviazione che nelle sessioni di karaoke. Una
manciata di scene drammatiche di Maria con Carol e sua figlia
Monica figurano anche tra i momenti salienti del film.
Tuttavia, proprio quando il pubblico ha avuto modo di
conoscerla meglio, il MCU è andato avanti velocemente di alcuni
decenni, nell’era post-Thanos, per rivelare che Maria era morta, mentre sua
figlia è scomparsa per cinque anni. Sembra un’occasione sprecata
per l’arco narrativo del personaggio: ecco perché molti fan sperano
che il MCU rivisiti Maria negli anni ’90.
Rebecca Hall, Maya Hansen
Iron Man
3 presenta molti cattivi. Tra questi ci sono il (falso)
Mandarino, persone guarite dal siero Extremis, Aldrich Killian e
Maya Hansen. Sebbene i fan abbiano prestato molta più attenzione al
finto Mandarino, la vera tragedia del film è che Maya Hansen non è
la vera cattiva come, invece, era previsto in origine.
Rebecca Hall ha interpretato il
personaggio in maniera brillante, ma la verità è che il suo ruolo è
drasticamente cambiato. Con il suo desiderio di aiutare le persone
e la sua vendetta contro Tony Stark, è certo che Maya Hansen
sarebbe stata un grande cattivo nel film.
Liv Tyler, Betty Ross
Liv Tyler offre una grande
interpretazione grazie al ruolo di Betty Ross ne L’incredibile
Hulk, ma molti fan tendono a dimenticare che il film fa anche
parte della continuity del MCU. Ciò è dovuto al fatto che Bruce
Banner è stato interpretato da Mark Ruffalo dopo Edward Norton e
che a maggior parte dei personaggi di quel film non sia più tornata
nel MCU.
Betty
non si è più vista nel MCU da allora, se non nel terzo episodio
della serie animata What If… ?, anche se è stato doppiato da un’altra
attrice. Un vero peccato, dal momento che Betty fornisce molta
della forza alla base del personaggio di Bruce Banner nei fumetti,
una forza che, però, non sembra avere nel MCU. Gran parte della
vita di Hulk al di fuori dei Vendicatori non è nota, a differenza
di molti altri personaggi che compongono la squadra, cosa che ha
lasciato Betty in una sorta di limbo mai realmente
esplorato.
Elizabeth Debicki, Ayesha
Proprio come Iron Man
3, Guardiani della Galassia Vol. 2 mette molta carne al
fuoco, oltre a due diversi cattivi che il pubblico deve tenere
d’occhio. Di conseguenza, viene prestata più attenzione a Ego come
padre di Peter Quill che ad Ayesha, l’essere alla ricerca dei
Guardiani per il loro furto.
Elizabeth Debicki non può fare molto
nel corso del film se non essere arrabbiata con i Guardiani per il
loro tradimento, anche se, come molti dei personaggi nel film,
probabilmente avrà un ruolo più importante nella prossima puntata
del franchise Marvel.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Shang-Chi
e la Leggenda dei Dieci Anelli presenta due scene
post-credits, con l’ultima che mostra la sorella dell’eroe, Xu
Xialing, che prende il comando dell’organizzazione del titolo. Alla
fine di quella scena, appare sullo schermo la scritta: “I Dieci
Anelli torneranno”, un inquietante avvertimento che anticipa che il
gruppo avrà un futuro nel MCU.
Durante una recente intervista con
Screen Rant, al presidente dei Marvel Studios Kevin Feige è stato chiesto perché quella
scritta anticipa il ritorno dei Dieci Anelli invece di quello del
protagonista Shang-Chi. “Ad essere onesti, penso che
l’intenzione della prima scena post-credits renda molto chiaro che
Shang-Chi tornerà, quindi non penso ci fosse bisogno di dirlo di
nuovo”, ha spiegato il produttore. “La fine di quella
seconda scena post-credits riguardava più l’organizzazione stessa,
i Dieci Anelli, che sembra, nel corso del film, che sia stato
smantellata. Alla fine, quella scritta ti conferma che, in realtà,
non è così.”
“Fin dall’inizio non abbiamo mai
pensato di mettere alcun avviso. Non ne abbiamo neanche mai parlato
Jonathan Schawartz, il produttore del film”, ha aggiunto
Feige. “Penso che sia molto chiaro, in base alla prima scena
post-credits, che Shang-Chi tornerà. Quindi non c’era bisogno di
nessuna scritta.”
Questa logica ha perfettamente senso
e sembra probabile che i Dieci Anelli avranno un impatto sul MCU al
di fuori del franchise di
Shang-Chi. Chiaramente, questo sarà da vedere, ma la prima
scena post-credits ha sicuramente chiarito che il personaggio del
titolo avrà problemi più grandi da affrontare rispetto al nuovo
impero criminale di sua sorella mostrato, invece, nella seconda
scena post-credits.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Nicole Kidman ha interpretato per la prima
volta la Regina di Atlantide, madre di Arthur Curry, in Aquaman
del 2018, con Jason Momoa nel ruolo dell’eroe eponimo.
Il sequel, intitolato ufficialmente Aquaman and the Lost
Kingdom, è attualmente previsto per il 16 dicembre 2022
nelle sale americane.
Diretto da
James Wan (meglio conosciuto per aver dato vita
ai franchise horror di Saw, Insidious e The
Conjuring), il primo Aquaman
rimane uno dei film di maggior successo del DC
Extended Universe. Ha incassato oltre 1 miliardo di dollari in
tutto il mondo e ha ricevuto recensioni generalmente positive da
parte della critica, in particolare per la visione di Wan e la
performance di Momoa. Diversi personaggi sono già stati confermati
per il sequel, tra cui Mera di Amber Heard e Orm Marius/Ocean Master di
Patrick Wilson, ma finora non ci sono state
notizie ufficiali in merito a Kidman.
Tuttavia, come portato alla luce da
Screen Rant grazie ad un nuovo report di Variety, numerosi media di Hong Kong,
dove Nicole Kidman sta attualmente girando la serie
Amazon Expats, stanno facendo riferimento al suo ritorno
in Aquaman
2. Secondo le varie fonti, infatti, l’attrice premio
Oscar si recherà presto nel Regno Unito per girare il cinecomic
targato DC, in cui tornerà, ovviamente, nei panni della regina
Atlanna.
La Warner Bros. non ha ancora
commentato questi report, ma se dovessero rivelarsi veritieri, vale
la pena chiedersi perché lo studio non ha ancora annunciato il
coinvolgimento di Kidman in Aquaman
2 in via ufficiale. Wan ha già annunciato che il sequel
sarà più complesso del suo predecessore a livello narrativo, quindi
è probabile che questa volta sia previsto un ruolo più dirompente
per Atlanna. Tuttavia, può anche essere che la Warner Bros. stia
aspettando di capire meglio quali siano gli impegni dell’attrice e,
soprattutto, la sua effettiva disponibilità prima di annunciarla
tra i membri ufficiali del cast del sequel.
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni
dell’eroe in Aquaman and
the Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel,
diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph
Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il
padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di
Wan, scriverà la sceneggiatura del film, mentre il
regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost
Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre
2022.
Nella notte tra il 29 e il 30
settembre del 1975 si svolge il massacro del Circeo, un evento che
scuote profondamente l’Italia, il quale è però solo uno dei tanti
picchi di violenza di un decennio estremamente cupo della storia di
questo Paese. Gli anni Settanta, anni di piombo, dove agguati,
sparatorie, sequestri, scontri di piazza e stragi di Stato non
fanno altro che consolidare una strategia del terrore ancora oggi
ineguagliata. A quel massacro oggi Stefano Mordini, già regista
di Acciaio,Pericle il
neroe Il testimone
invisibile, dedica il suo nuovo film, presentato Fuori
Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Si intitola
La buona scuola, ed è l’adattamento
cinematografico dell’omonimo libro di EdoardoAlbinati, vincitore nel 2016 del Premio
Strega.
Il film, che per i personaggi adulti
vanta la presenza di attori come
Valeria Golino,
Riccardo Scamarcio e
Jasmine Trinca, è ambientato in un quartiere
residenziale di Roma. Qui sorge una nota scuola cattolica maschile,
dove i ragazzi dell’alta borghesia vengono educati. Le loro
famiglie sono convinte che in quel contesto i figli potranno
crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e
che la rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un
futuro luminoso. Il delitto del Circeo rompe però per sempre quella
fortezza di valori apparentemente inattaccabili. I responsabili
sono infatti tre ex studenti di quella scuola e il film cerca di
capire da dove tanta cieca violenza si sia generata.
Ripercorrere gli anni di piombo
Sugli eventi più drammatici degli
anni Settanta si è detto e scritto molto. Ancora oggi ci si
interroga sulle responsabilità di determinati episodi e la
comprensione di questi è sempre più risultata complessa e ricca di
punti di vista. Nel suo romanzo, Albinati si concentra in
particolare sul ruolo che il cattolicesimo e l’insegnamento di
questo ha avuto nel dar vita alle degenerazioni oggi note. Per lo
scrittore, le rigide regole della scuola cattolica hanno impedito
ai giovani di dotarsi degli strumenti necessari per comprendere la
società che li circondava. Il film di Mordini segue questa pista,
senza dimenticare di contestualizzare la provenienza di quelli che
sono qui i giovani protagonisti.
Il film, costruito per salti
temporali, punta dunque a ricordare i retroscena di eventi come il
massacro del Circeo. Al di fuori della scuola, i giovani
protagonisti vivono divisi tra vani divertimenti e la totale
assenza di figure genitoriali valide. Ad oggi è evidente che le
colpe dietro molti degli orrori di quel decennio sono da ricondursi
alla Chiesa, alle famiglie, ma anche alla politica, allo stesso
Stato e ad altri soggetti di questo tipo. La scuola
cattolica non nasconde tutto ciò, ma anzi lo ribadisce in più
occasioni nel corso della sua durata. Non si tratta infatti di un
film sul delitto del Circeo, quanto piuttosto su ciò che ha portato
al verificarsi di un episodio di quel tipo.
La scuola cattolica: la recensione del film
Ancora oggi gli anni Settanta sono
un argomento piuttosto delicato, quasi tabù, che il cinema italiano
affronta poco e sempre con la massima attenzione ad evitare certi
argomenti. Il film di Mordini poteva dunque essere un’ottima
opportunità per spezzare una volta di più questo silenzio, ma il
risultato di La scuola cattolica non contribuisce invece a
dire nulla di particolarmente rilevante. I suoi personaggi e gli
eventi sono continuamente ostacolati da una lunga serie di cliché e
le accuse che vengono mosse risultano sterili. Non basta far dire
ad uno dei protagonisti, nonché narratore del film, che gli episodi
di violenza mostrati sono frutto di anni di “polvere nascosta sotto
al tappeto”.
Si accennano molte riflessioni
interessanti all’interno del film, ma nessuna riesce a rendere
giustizia ad un periodo storico forse troppo complesso per essere
narrato in modo soddisfacente. Quando infine si giunge alla
rappresentazione del delitto (dove nel ruolo di Donatella, una
delle due ragazze torturate, si ritrova Benedetta
Porcaroli) il tutto appare privo di forza,
probabilmente perché non si è prima costruito un sufficiente clima
di tensione. Le lunghe scene all’interno della casa, per quanto non
risparmino in nudità, violenza e sangue, non hanno lo stesso
impatto di altri film con situazioni simili. Mancando tanto di
essere una brillante riflessione sociale quanto un racconto
coinvolgente, La scuola cattolica risulta piuttosto
un’occasione sprecata.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è finalmente
arrivato nelle sale di tutto il mondo e il regista Destin
Daniel Cretton, come da tradizione, è attualmente
impegnato con la promozione dell’ultima avventura della Fase 4 del
MCU.
Durante una recente intervista con
Collider, al regista è stato chiesto dei poteri del Maestro
delle Arti Marziali, in particolare se fossero allo stesso livello
di personaggi quali Thor e Hulk. Senza nominare alcun personaggio
specifico, Cretton ha anticipato che nel finale del film Shang-Chi
si trova ad un “livello simile” a quello degli eroi più formidabili
del MCU.
“Dipende se ti stai riferendo
all’inizio del film o alla fine”, ha detto Cretton. “Penso
che alla fine del film Shang-Chi sia ad un livello simile a quello
di alcuni dei nostri supereroi preferiti nel MCU. Abbiamo discusso
della cosa per gioco, ovviamente, ma non saprei dare una risposta
precisa al momento. Tuttavia sono sicuro che esploreremo i suoi
poteri in futuro.”
SEGUONO SPOILER SULLA TRAMA DI SHANG-CHI E
LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Come anticipato da Cretton, il
potere di Shang-Chi è decisamente ad un altro livello nella scena a
metà dei titoli di coda. Anche se era già un guerriero letale, il
personaggio sembra attingere dall’energia mistica di Ta Lo dopo
l’allenamento con sua zia, riuscendo in seguito ad esercitare le
sue stesse abilità. Se a ciò aggiungiamo il vaso potere dei Dieci
Anelli, è facile immaginare che Shang-Chi si scontrerà molto presto
con uno dei suoi compagni Vendicatori.
Sempre nella medesima intervista,
Destin Daniel Cretton ha spiegato se quella scena
post-credits è stata concepita pensando al futuro del personaggio
nel MCU. “Stiamo sicuramente ponendo una domanda che punta ad
una direzione che abbia senso per ciò che sta accadendo nel
MCU”, ha sottolineato il regista. “Per noi è una direzione
molto eccitante da esplorare in futuro. Le domande che rimangono
senza una risposta non sono eccitatn isolo per i fan, ma lo sono
anche per tutti i creativi che lavorano al film. Quello che stanno
attraversando i fan è esattamente quello che stiamo attraversando
noi. Anche noi ci interroghiamo sul potenziale e su quello che
potrebbe eventualmente succedere. Fa anche questo parte del
divertimento che nasce dal lavorare per un grande studio come la
Marvel.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Anche se i film del MCU saranno sempre il centro nevralgico della
narrazione principale del franchise, le serie destinate a Disney+ sono comunque parte integrante
di quella narrativa generale all’interno della Fase 4, e non solo.
Le serie rese disponibile fino ad ora, infatti, hanno delle chiare
e palesi connessioni con ciò che abbiamo visto (e vedremo) sul
grande schermo.
Anzi, la trama cruciale di questa
nuova era del Marvel Cinematic Universe è stata
addirittura impostata dalla serie Loki, che nell’episodio finale della prima stagione ha
introdotto Colui che rimane (una variante di Kang il Conquistatore,
destinato a diventare il prossimo grande cattivo del franchise), la
cui morte ha ufficialmente ribaltato la linea temporale e impostato
il Multiverso.
Alla luce di ciò, è ormai sempre più
chiaro che guardare la serie dei Marvel Studios destinate a
Disney+ è obbligatorio per chiunque
desideri una piena comprensione di ciò che sta accadendo
nell’universo. Ma in che modo la Marvel stabilisce quali sono i
progetti che devono essere sviluppati per il servizio di
streaming?
Jonathan Schwartz,
produttore di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli e
dell’annunciata serie Secret
Invasion, ha spiegato il processo dietro tale
decisione a
Collider, proprio in occasione dell’uscita del nuovo film dei
Marvel Studios. Secondo lui, si tratta di una scelta collettiva, ma
alla fine tutto si riduce al tipo di storia che si vuole
raccontare. Disney+ è riservato per narrazioni più
audaci e diverse da quelle che di solito vediamo sul grande
schermo.
“È qualcosa che abbiamo capito
tutti insieme. Cosa ha senso per Disney+? Cosa ha senso per i film?
Quali personaggi sono meglio per il grande schermo e quali per lo
streaming”, ha spiegato Schwartz. “È qualcosa che
stabiliamo in gruppo. Penso che la cosa bella di Disney+ è che ci dà l’opportunità di
raccontare storie che forse sono al di fuori della portata di ciò
che saremmo in grado di fare in un film. Il cinema vuole una tela
diversa, una struttura diversa. Forse in passato non saremmo stati
in grado di fare con i film quello che facciamo oggi con le serie
tv. Tutti questi show ci hanno dato la sicurezza di poter fare
determinate scelte, forse più coraggiose. L’obiettivo è alzare
sempre di più l’asticella, perché il pubblico ormai si sta
abituando ad un nuovo tipo e ad un nuovo livello di
narrazione.”
La serie dei Marvel Studios su Disney+
Le serie Marvel attualmente
disponibili su Disney+ sono
WandaVision,
The Falcon and the Winter Soldier, Loki
e
What If… ? (attualmente in onda). La prossima serie
dello studio ad arrivare sulla piattaforma di streaming sarà
Hawkeye
incentrarà sul personaggio di Clint Barton/Occhio di Falco
interpretato nel MCU da Jeremy Renner, che introdurrà ufficialmente
la Kate Bishop di Hailee Steinfeld.
C’è ancora molta incertezza attorno
a quello che sarà il futuro di Dune,
dal momento che il film non è ancora arrivato nelle sale e, di
conseguenza, ancora nessuno sa come il film verrà accolto al box
office. Tuttavia, il regista Denis Villeneuve
sembra molto ottimista in merito al fatto che, alla fine, la Warner
Bros. deciderà di dare ufficialmente il via libera a
Dune:
Parte 2.
Le prime reazioni al film da parte
della stampa, a seguito della prima mondiale in occasione di
Venezia 78, sono state estremamente positive.
Tuttavia, c’è la possibilità che il film non riceva lo stesso tipo
di accoglienza da parte del pubblico (anche in considerazione della
situazione legata al Covid-19 che, purtroppo, stiamo ancora
vivendo). Al di là di tutto, però, Villeneuve ha rivelato che se e
quando lo studio gli concederà il via libera, sarà pronto per
iniziare a lavorare alla seconda parte già il prossimo anno.
“Per lavorare velocemente ad un
film di questa portata devi realizzare set, costumi… quindi stiamo
parlando di mesi e mesi”, ha spiegato il regista a
Slash Film. “Se ci sarà entusiasmo da parte del pubblico e
il sequel riceverà il via libera prima o poi, direi che potrei
essere già pronto a girare nel 2022, questo è certo. Mi piacerebbe
portare la seconda parte sul grande schermo il prima possibile.
Sono pronto.”
Non ci resta che aspettare e vedere
che tipo di accoglienza verrà riservata a Dune,
ma per ora Denis Villeneuve è comunque felice di
poter anticipare grandi cose per il suo potenziale sequel. “Il
compito difficile, con la prima parte, è stato quello di far
conoscere al pubblico questo mondo. Le sue idee, i suoi codici, le
sue culture, le diverse famiglie, i diversi pianeti. Una volta
superato quello scoglio, diventa come un enorme parco giochi
assolutamente folle”, ha aggiunto il regista. “A questo
punto, un sequel mi permetterà di azzardare ancora di più. Forse
non lo dovrei dire, ma per me questa prima parte di Dune è
come una sorta di antipasto. La seconda parte sarà come la portata
principale, in cui avremo sicuramente la possibilità di aggiungere
molte più cose. Questo è quello che posso dire per ora. La prima
parte è stata di gran lunga il progetto più eccitante della mia
carriera. Solo l’idea della seconda parte mi rende ancora di più
euforico.”
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides,
giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a
un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere
il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro
alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono
per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul
pianeta — una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della
mente umana — solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie
paure sopravviveranno.
Denis
Villeneuve ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
Quando è stato annunciato che
Andy Serkis avrebbe preso il timone di
Venom:
La furia di Carnage, la stragrande maggioranza dei fan
si aspettava che l’attore e regista portasse la sua esperienza con
la tecnica del motion capture nel sequel. In realtà, le cose sono
andate diversamente, dal momento che sia Venom che Carnage sono
stati portati in vita, nel film, principalmente attraverso la
CGI.
“Ho trascorso gran parte della
mia vita interpretando un personaggio alle prese con i due lati
della sua personalità”, ha spiegato Serkis in una nota di
produzione ufficiale (via
Reddit). “Sapevo che questo film si sarebbe focalizzato su
come liberare Tom per immaginare la presenza di Venom. Sapevamo che
non sarebbe stato utile per lui recitare di fronte a un uomo in
giacca e cravatta, perché Venom è un simbionte che proviene da lui.
Volevamo dare a Tom, durante la lavorazione, quella libertà che gli
permettesse i dare la performance che voleva.”
Nonostante ciò, Serkis ha comunque
usato la sua esperienza con il mo-cap “come strumento per
trovare la fisicità dei personaggi”. Alla fine,
la performance di Tom Hardy è stata fondamentale nel modo in cui
Venom è stato portato in vita, ma per quanto riguarda Carnage? Si
tratta di un simbionte molto diverso e, all’inizio, il regista si è
servito del mo-cap per portarlo sul grande schermo.
“A differenza di Venom, Carnage
non doveva necessariamente essere bipede. Può muovere i suoi
tentacoli in modi diversi”, ha spiegato Serkis. “Ho
lavorato con molti ballerini allo studio Imaginarium per trovare
modi interessanti per fare muovere quel personaggio, come se
stessimo prendendo l’energia di Venom e la stessimo spostando,
muovendoci in modi davvero interessanti, più guidati e contorti da
un punto di vista psicologico. È stato fantastico aver avuto
l’opportunità di lavorare con la performance capture per costruire
una base del personaggio e trovare un vocabolario fisico per il
modo in cui sarebbe stato effettivamente Carnage.”
Quello che sappiamo su Venom: La
furia di Carnage
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel
ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody
Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni
di Anne Weying, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni
di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham
(Boardwalk Empire, Taboo). Il film uscirà in autunno al
cinema.
Per chi non lo ricordasse, infatti,
Levi ha interpretato Fandral in Thor: the Dark World e Thor: Ragnarok, nonostante all’inizio, ossia
nel primo Thor
del 2011, il personaggio sia stato interpretato da Josh
Dallas, che ha dovuto rinunciare al ruolo per altri
impegni. Nonostante l’attore abbia descritto il suo coinvolgimento
nel MCU come “un sogno diventato realtà”, ha anche ammesso che
inizialmente i Marvel Studios gli avevano parlato di un ruolo molto
più corposo dei Tre Guerrieri in
Dark World, senza nascondere una punta di
delusione.
“Ad essere onesti, avevo visto
il primo film e non mi sembrava che i Tre Guerrieri venissero usati
bene”, ha dichiarato l’attore. “Quando ho firmato mi hanno
detto che i Tre Guerrieri avrebbero avuto un ruolo molto più
importante in Thor: The Dark World. In realtà non è stato così. Per
non parlare di Thor: Ragnarok, dove non avevo davvero nulla
da fare. Sapevo che sarei morto e, anche se non fossi morto,
probabilmente mi avrebbe fatto comunque sparire in qualche modo.
Chi voglio prendere in giro?”
Anche se il suo coinvolgimento con
il MCU, alla fine, si è rivelato una sorta di delusione, Levi ha
comunque sottolineato di essere grato per quell’esperienza:
“Sono morto nell’Universo Marvel e poi sono rinato
nell’Universo DC. Non posso esprimere a parole quanto sia
incredibilmente bello e quanto io sia profondamente grato per tutto
ciò.”
In un quartiere residenziale di Roma sorge
una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi
della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto
i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno
attraversando la società e che quella rigida educazione potrà
spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il
29 e il 30 settembre 1975 qualcosa si rompe e quella fortezza di
valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati
crimini dell’epoca: il delitto del Circeo.
I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola,
frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare che cosa ha
scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee
politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia.
COMMENTO DEL REGISTA
Questo film racconta l’ambiente da cui è
germogliato il seme distorto che ha prodotto una delle pagine più
nere dell’Italia del dopoguerra: il delitto del Circeo. I ragazzi
protagonisti di questa storia hanno ricevuto tutti la stessa
educazione. Sono dei privilegiati, il loro lato oscuro prende forma
nelle pieghe di una vita normale, alto borghese. Sempre alle spalle
di genitori che non si accorgono di nulla, neanche dell’odio che i
figli provano per loro. Sarà solo dopo il massacro che ogni
genitore di quel quartiere romano si chiederà, guardando il proprio
figlio, se anche dentro di lui si possa annidare il germe di un
mostro. Questa storia, che comincia qualche tempo prima e si
conclude con il delitto stesso, vive di una domanda: quella società
di cui facevano parte i colpevoli ha fatto veramente i conti con sé
stessa?
L’attore Jean-Paul
Belmondo è morto nella sua casa di Parigi, all’età di 88
anni, Ha dato l’annuncio ufficiale il suo avvocato, Michel
Godest, citato come fonte dalla France Presse.
“Era molto affaticato da qualche
tempo. Si è spento serenamente”, ha riferito il legale. Icona
della Nouvelle Vague, mostro sacro del cinema francese ed europeo,
Belmondo ha girato circa 80 film. Il suo ruolo in A bout de
souffle’ (Fino all’ultimo respiro) di Jean-Luc
Godard ha cambiato la storia del cinema e lo ha innalzato
a vera e propria leggenda della settima arte.
In Italia è ricordato anche per il
suo ruolo ne La Ciociara al fianco di
Sofia Loren.
L’attesissimo biopic dedicato
all’indiscussa regina della musica soul Aretha
Franklin, interpretata dal premio Oscar Jennifer Hudson (Dreamgirls),
anticipa la sua data di uscita e arriverà nelle sale italiane
giovedì 30 settembre, distribuito da Eagle
Pictures. Il film racconta la straordinaria storia di una
delle donne più incredibili di tutti i tempi: dall’infanzia –
quando cantava nel coro gospel della chiesa di suo padre – fino
alla celebrità internazionale.
La trama
Respect è
la storia vera del viaggio di Aretha Franklin per trovare la sua
voce, nel mezzo del turbolento panorama sociale e politico
dell’America degli anni ’60.
Diretto dalla sudafricana
Liesl Tommy, già regista di diverse serie tv di
successo, Respect è inoltre interpretato dal Premio Oscar
Forest Whitaker (L’ultimo Re di
Scozia), il comico Marlon Wayans (Scary
Movie, Ghost Movie), l’attore e cantante
Tituss Burgess (Unbreakable Kimmy
Schmidt), la pluripremiata ai Tony Award Audra
McDonald (La Bella e la Bestia) e l’icona della
musica R&B Mary J. Blige.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli include
diversi collegamenti al più ampio MCU, inclusi diversi cameo a
sorpresa e il ritorno di personaggi assai noti ai fan. Scopriamo
insieme quali sono, ma ovviamente… attenzione agli spoiler!!!
Wong
Benedict Wong ritorna nei panni di Wong, uno dei maestri delle
arti mistiche. Ciò era stato confermato direttamente nel trailer
ufficiale del film. All’inizio appare come uno dei partecipanti ai
tornei di lotta clandestini gestiti da Xialing (Meng’er
Zhang), sorella di Shang-Chi. Vediamo Wong vincere la sua partita,
e teoricamente parte del premio in denaro. Poi, se ne va per la sua
strada.
Alla
fine del film, però, Wong torna per reclutare Shang-Chi e dargli il
benvenuto nell’universo più ampio impostato dal MCU. Wong è
incuriosito dai Dieci Anelli dopo averli “percepiti” quando
Shang-Chi li ha usati per la prima volta. Il film segna la quarta
apparizione di Benedict Wong nel MCU.
Abominio
In Shang-Chi, Abominio ha fatto il suo ritorno a sorpresa
nel MCU, anche lui come uno dei
partecipanti ai tornei di lotta clandestini. Emil Blonsky è
colui he combatte Wong sul ring prima che Shang-Chi combatta contro
Xialing. Il film suggerisce che lui e Wong stanno lavorando insieme
o che, comunque, sono alleati, e sembra che alla fine Wong riporti
Abominio al Raft.
Tim Roth ha interpretato Blonsky ne
L’incredibile Hulk, ma il film del 2008 è stata l’ultima
volta in cui è riuscito a dare vita ad Abominio. La sua storia si è
conclusa con il governo che lo ha rinchiuso, con lo SHIELD che ha
ottenuto la custodia di Abominio e lo ha criocongelato in Alaska.
Shang-Chi conferma che le cose sono cambiate, anticipando alcuni
importanti sviluppi nella vita di Abominio durante l’ultimo
decennio, che potrebbe essere approfontie nella serie Disney+She-Hulk,
dove sappiamo che il personaggio farà il suo ritorno.
Trevor Slattery
Shang-Chi
riporta indietro anche Trevor Slattery (Ben Kingsley) dopo gli
eventi controversi di Iron Man 3. Fu in quel film che Trevor finse di essere
il Mandarino e un terrorista, come parte del piano dello scienziato
Aldrich Killian. Il ruolo di Trevor in Shang-Chi, però, si
basa su quanto viene raccontato nel corto Marvel della serie
One-Shot dal titolo “All Hail the King”, che si è concluso con
l’organizzazione dei Dieci Anelli che lo ha rapito in modo che
potesse incontrare il vero Mandarino.
Shang-Chi mostra che Trevor è stato prigioniero di
Wenwu (Tony Leung) per tutto questo tempo. Lui e la sua creatura
mitologica Morris aiutano Shang-Chi ad arrivare Ta-Lo. Il futuro
nel MCU di Trevor Slattery non è ancora chiaro ora che il
personaggio è ufficialmente tornato. C’è quindi la possibilità che
questa, in realtà, sia stata l’ultima volta che il pubblico ha
visto il fanatico del Pianeta delle scimmie.
Captain Marvel
La scena a metà dei titoli
di coda di Shang-Chi ha riportato indietro più Vendicatori,
tra cui Carol Danvers/Captain Marvel (Brie Larson). L’apparizione
di Captain Marvel avviene sotto forma di ologramma: viene infatti
consultata da Wong sull’origine dei Dieci Anelli. Non è in grado di
identificarli in base ai suoi anni di esplorazione del cosmo e,
improvvisamente, deve andarsene a causa di un’emergenza. Carol ha
di nuovo i capelli lunghi dopo il taglio corto di Avengers:
Endgame, il che indica che è passato un discreto periodo
di tempo.
Questa scena segna la terza
apparizione di Brie Larson nel MCU dopo Captain
Marvel e Endgame. È
già stato confermato che Larson tornerà di nuovo nei panni di
Captain Marvel in The
Marvels, che forse si collegherà alla chiamata d’emergenza
di Carol nella scena post-credits di Shang-Chi. Il film in uscita vedrà Captain
Marvel collaborare con Monica Rambeau e Kamala Khan. Per ora non è
chiaro quando avverrà il suo incontro con Shang-Chi.
Bruce Banner
L’altro Vendicatore che appare nella scena a metà dei titoli
di coda di Shang-Chi è Bruce Banner (Mark Ruffalo). In
quella scena appare anche Wong per analizzare i Dieci Anelli: Bruce
determina che non sono di origine vibranio. Il ritorno di Ruffalo
non è la parte più sorprendente di questo momento, tuttavia, poiché
vediamo, appunto, il personaggio di Bruce nella sua normale forma
umana. Avengers:
Endgame, infatti, lo ha lasciato nelle fattezze
di Smart Hulk.
Questa versione del personaggio doveva essere il look
principale di Hulk in futuro. Il braccio di Bruce è ancora fasciato
a causa del danno subito dall’uso delle Gemme dell’Infinito al fine
di invertire lo scatto di Thanos, ma come e perché si sia lasciato Smart Hulk
alle spalle non viene spiegato. Shang-Chi è il settimo film del MCU a presentare
un’apparizione di Hulk di Mark Ruffalo e l’ottavo in totale a
presentare una versione di Bruce Banner. Il personaggio ha
chiaramente subito alcuni cambiamenti dalla fine di Endgame,
ma spetterà ai futuri progetti del MCU spiegare questa
trasformazione. È stato confermato che Ruffalo tornerà anche in
She-Hulk,
quindi questo potrebbe essere il progetto in cui i Marvel Studios
forniranno una spiegazione per la scomparsa di Smart
Hulk.
Una Vedova Nera
Uno dei cameo del MCU più
brevi di Shang-Chi è quello di Jade Xu che
interpreta una Vedova Nera. La campionessa del mondo di arti
marziali ha interpretato un piccolo ruolo in Black
Widow come una delle Vedove sotto il controllo del
generale Dreykov.
Ora che è stata finalmente liberata,
Shang-Chi la mostra mentre è impegnata a
combattere nei tornei clandestini di Xialing, al fine di guadagnare
qualche soldo extra. Ponendo l’accento su un ex membro della Stanza
Rossa, è possibile che il film abbia voluto suggerire che anche
Yelena Belova e altre Vedove sono nelle vicinanze.
Il combattente Extremis
Anche l’avversario della
Vedova Nera di Jade Xu in Shang-Chi ha un legame con il
più ampio MCU. La persona che sta combattendo ha il siero Extremis
che scorre attraverso il suo corpo. Iron Man 3 ha spiegato che Extremis è un’invenzione di
Maya Hansen, che è stato poi utilizzato da Aldrich Killian per
creare un nuovo tipo di supersoldato.
Il combattente Extremis presente in
Shang-Chi non è Killian e nemmeno il Savin di
James Badge Dale. Si tratta, semplicemente, di un soldato senza
nome con abilità Extremis. Anche se in Iron Man 3 è parso che tutti i soldati Extremis
fossero stati eliminati, la serie Agents of
SHIELD ne ha presentati molti di più durante la sua prima
stagione.
Il venditore ambulante di Spider-Man: Homecoming?
Un altro cameo del MCU che
Shang-Chi potrebbero aver incluso è collegato a
Spider-Man: Homecoming. L’attore Zach Cherry ha
interpretato un venditore ambulante di New York senza nome nel
primo film con Tom
Holland, ma appare di nuovo qui nei panni di un uomo di nome
Clev.
Il
film non conferma se le due apparizioni di Cherry nel MCU siano, in
realtà, lo stesso ruolo. Tuttavia, non si contraddicono a vicenda,
poiché Clev potrebbe essere in vacanza a San Francisco o essersi
trasferito lì qualche tempo dopo gli eventi di Homecoming.
Tra i film del momento vi è
1917, diretto dal
regista premio Oscar Sam Mendes e ambientato
durante la prima guerra mondiale, dove si seguono in particolare le
vicende di due giovani soldati, incaricati di consegnare un
importante messaggio. Per farlo, tuttavia, dovranno intraprendere
una corsa contro il tempo, avventurandosi in territorio nemico. Il
film, che ha raccolto numerose lodi da parte della critica, è stato
nominato a dieci premi Oscar, e vanta nel cast attori del calibro
di Mark Strong, Andrew Scott,
Colin Firth, Benedict
Cumberbatch e George MacKay.
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film e molto altro.
Ecco 10 curiosità sul film 1917.
Le origini del film 1917
1. Il regista si è ispirato
ad eventi reali. Il desiderio di realizzare il film nacque
nel momento in cui il regista decise ispirarsi ai racconti di
guerra di suo nonno Alfred Hubert Mendes, il quale aveva combattuto
per due anni sul fronte francese. Tali racconti sono inoltre
raccolti nel volume L’autobiografia di Alfred H. Mendes. 1897 –
1991. Pur ispirata a vicende reali, la sceneggiatura del film
è però un’idea originale di Mendes, ed è pertanto stata nominata
come miglior sceneggiatura originale ai premi Oscar.
2. Il nonno del regista era
realmente un messaggero di guerra. Stando a quanto
raccontato da Alfred H. Mendes, egli entrò in guerra nel 1916
all’età di 17 anni. Tra i suoi primi incarichi vi fu realmente
quello di consegnare importanti messaggi. Contrariamente al
personaggio protagonista del film, tuttavia, egli era piuttosto
basso e aveva così la fortuna di potersi nascondere tra la nebbia o
nella vegetazione.
Le riprese del film 1917
3. Il cast si è sottoposto a
lunghe prove. Per soddisfare le richieste del regista, il
quale desiderava girare il film con una serie di piani sequenza, il
cast, e con loro la troupe, si sono dovuti sottoporre a lunghe
sessioni di prove al fine di imparare nei minimi dettagli i
movimenti e le battute previste. Un singolo errore comportava
infatti la necessità di rifare da capo l’intera ripresa. Le lunghe
prove sono così servite a quanti hanno lavorato al film ad
acquisire dimestichezza con quanto previsto da copione.
4. Per girare il film il
regista si è ispirato ad un celebre film. Dar vita ad un
film composto da un unico piano sequenza è impresa pressoché
inarrivabile, e per tanto il regista ha deciso di girare diverse di
queste lunghe riprese, da unire poi al montaggio per farle sembrare
una unica. Per riuscire in ciò si è ispirato al film Nodo alla
gola (1948), di Alfred Hitchcock, il quale
nel suo film era solito far terminare un piano sequenza dietro ad
un oggetto, e far partire il seguente dallo stesso punto, così da
nascondere il taglio di montaggio.
5. Ha segnato una novità per
il direttore della fotografia. A curare la fotografia del
film vi è Roger Deakins, celebre direttore della
fotografia premio Oscar. Per le riprese del film, Deakins si è
servito di una Arri Alexa LF in formato digitale, con diverse lenti
per differenti esigenze. Questa è la prima volta che utilizza
questa particolare macchina da presa nel corso della sua lunga
carriera.
I luoghi del film
6. La troupe ha dovuto
affiggere particolari segnali d’avviso. Le riprese del
film si sono tenute nel Regno Uniti, e nello specifico nel
Wiltshire, a Govan, nella riserva naturale di Hankley Common. Per
evitare spiacevoli conseguenze, lo staff di produzione ha dovuto
erigere dei cartelli che avvertivano gli escursionisti della zona a
non allarmarsi qualora si fossero imbattuti nei corpi dei finti
cadaveri sparsi per l’intera area.
I riferimenti culturali di
1917
7. Una battuta svela il
senso del film. All’interno del film, il personaggio di
William Schofield, interpretato dall’attore George MacKay, recita ad un bambino francese
un verso del poema The Jumblies di Edward Lear. Questo
recita: “Sebbene il cielo sia scuro e il viaggio sia lungo,
tuttavia non possiamo mai pensare di essere imprudenti o
nell’errore”. Tale verso, come l’intero poema, può essere
infatti visto come una metafora della missione raccontata
all’interno del film.
Il cast del film 1917
8. Tom
Holland avrebbe dovuto avere un ruolo nel film. Al
momento del casting del film, l’attore Tom
Holland, ora celebre per essere Spider-Man all’interno
dell’MCU, era stato contattato per
ricoprire il ruolo del tenente Blake. L’attore fu tuttavia
costretto a rinunciare al ruolo per via di impegni precedentemente
presi. Al suo posto fu scelto l’attore Richard
Madden.
9. Benedict Cumberbatch in
un nuovo film di guerra. L’attore Benedict Cumberbatch interpreta nel film ruolo
del colonnello Mackenzie. Per l’attore è la sesta volta che prende
parte ad un film di guerra. Gli altri sono stati
Espiazione (2007), Small Island (2009), War
Horse (2011) Parade’s End (2012) e The
Imitation Game (2014).
10. Il film riunisce due
attori di Kingsman. Tra gli altri protagonisti
del film vi sono gli attori Mark Strong e Colin Firth. I due avevano già lavorato
insieme nei film d’azione Kingsman
– Secret Service (2014) e Kingsman
– Il cerchio d’oro (2017). Nel film di guerra interpretano
rispettivamente il capitano Smith e il generale Erinmore.
Dune,
trasposizione cinematografica dell’omonimo bestseller di Frank
Herbert, per la regia del visionario Denis
Villeneuve (Blade
Runner 2049) è finalmente realtà. L’attesissima pellicola,
presentata Fuori Concorso in anteprima mondiale
alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia, arriverà nelle sale italiane dal
16 settembre. Per approfondire ogni aspetto della
genesi del film, Panini Comics propone
L’arte e l’anima di Dune, un imperdibile
artbook firmato dalla produttrice esecutiva
Tanya Lapointe che permetterà ai lettori di
immergersi completamente nella realizzazione del
lungometraggio.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune racconta la storia di Paul
Atreides, giovane brillante e talentuoso che deve
raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare
un futuro alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvagie
si fronteggiano in un conflitto per ottenere il controllo della più
preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia capace di
sbloccare tutte le potenzialità della mente umana – solo coloro che
vinceranno le proprie paure riusciranno a sopravvivere.
Dalla scelta del cast alla
straordinaria progettazione degli ambienti e delle creature, fino
agli incredibili effetti speciali, in L’arte e l’anima
di Dune non verrà tralasciato nessun dettaglio
nell’illustrare la minuziosa realizzazione di quello che si
prospetta un successo al box office. Nell’artbook si racconta
l’approccio visionario di Denis Villeneuve alla trasposizione sul
grande schermo del classico di fantascienza
diFrank Herbert, ed è un compendio
essenziale per chiunque voglia apprezzare al meglio l’ultimo
capolavoro del regista.
Inoltre, dal 30
settembre sarà disponibile, in libreria, fumetteria e
online, anche Dune – Casa degli Atreides
1, il prequel a fumetti di Dune,
adattato dai romanzi basati sugli appunti di Herbert e scritti da
Brian Herbert e Kevin J. Anderson. Disegnato da Dev Pramanik,
Dune – Casa degli Atreides ci porta all’inizio del
fantastico mondo di Dune.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Tra le decisioni più controverse che
la Marvel abbia mai preso a livello di
storyline, c’è sicuramente la rappresentazione del falso Mandarino
in Iron Man 3, che proprio di recente è stata
“corretta” grazie all’introduzione della vera versione di quel
personaggio in
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli.
Il personaggio del Mandarino ha una
storia assai complessa nei fumetti, essendo sia il padre che la
nemesi dell’eroe Shang-Chi. In origine, questo ruolo era detenuto
da un personaggio di nome Fu Manchu, che ricevette però diversi
commenti negativi a causa di un abuso di stereotipi razziali.
Tuttavia, oggi quel personaggio non è più una proprietà della
Marvel, che ha deciso di sostituirlo a tutti gli effetti con il
Mandarino, che è anche diventato un arcinemico di Iron Man.
Il MCU ha introdotto un personaggio
di nome Mandarino in Iron Man 3: all’epoca, i fan erano pronti per la resa
dei conti finale tra il Tony Stark di Robert Downey Jr. e il suo grande
nemico. Alla fine, però, quel Mandarino si rivelò essere un falso,
un complotto orchestrato da Aldrich Killian (Guy
Pearce) per manipolare Star: lo scienziato pagò un attore,
Trevor Slattery (Ben Kingsley) per fingersi il
Mandarino e il leader dell’organizzazione dei Dieci Anelli. I fan
reagirono in maniera contrastante alla rivelazione, anche se
proprio quell’espediente, unito alla performance di Kingsley,
figura di certo tra le cose migliori di quel film.
Shang-Chi introduce finalmente il “vero” Mandarino nel
MCU, anche se il personaggio è stato sottoposto all’espediente del
retcon per evitare di usare quel nome. Il personaggio
che vediamo nel film, infatti, è il padre di Shang-Chi
(Simu Liu) e si fa chiamare Xu Wenwu, interpretato
dall’attore hongkonghese Tony Leung. Come nei
fumetti, è il leader dell’organizzazione dei Dieci Anelli, così
chiamata per i dieci potenti bracciali che indossa ai polsi e che
gli conferisco lunga vita, super forza e una tutta serie di altri
poteri. Parlando con suo figlio e sua figlia, Xialing
(Meng’er Zhang), Wenwu rivela di non aver mai
fatto uso del nome “Mandarino”.
Ma c’è un’ulteriore retcon che in qualche modo approfondisce ancora di più
la storia del Mandarino in
Shang-Chi. Wenwu, infatti, rivela che Killian ha inventato
il nome “Mandarino” per dare un nome al leader dei Dieci Anelli. Il
vero leader dei Dieci Anelli, in realtà, trova quel nome offensivo,
mettendoli a paragone con l’albero da frutto. Wenwu è chiaramente
frustrato dalla sua rappresentazione di Killian e Slattery,
soprattutto in riferimento al nome “Mandarino”, e ha trattenuto
questa sua rabbia per molti anni, come dimostra il fatto che abbia
tenuto lo stesso Slattery prigioniero per anni, che viene poi
scoperto da Shang, Xialing, e Katy
(Awkwafina).
Slattery conferma le affermazioni di
Wenwu, e cioè che Killian lo aveva assunto per interpretare il
ruolo del Mandarino e che Wenwu lo aveva catturato e tenuto
prigioniero per anni. L’unico motivo per cui era ancora vivo è che
gli uomini di Wenwu avevano apprezzato le sue esibizioni. Slattery
continua ad avere un ruolo significativo nel film, guidando Shang,
Xialing e Katy nel favoloso villaggio di Ta-Lo attraverso la sua
traduzione dei versi emessi dalla creatura Morris, con la quale era
stato tenuto imprigionato. È una svolta sorprendente per
Shang-Chi, e mostra chiaramente che la Marvel sentiva di
dover modificare la rappresentazione del personaggio del Mandarino,
allontanandolo ulteriormente dalle sue origini controverse.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Mona Lisa and the Blood
Moon parla di una ragazza dotata di insoliti e pericolosi
poteri che scappa da un manicomio e tenta di cavarsela da sola a
New Orleans. Costellata di sequenze rocambolesche che si susseguono
al ritmo di una musica elettrizzante tra Techno Italiana e Heavy
Metal, questa pellicola all’insegna del genere fantasy avventuroso
evocherà inevitabilmente memorie degli anni Ottanta e Novanta.
COMMENTO DELLA REGISTA
Crescendo in
America, ho sempre avuto la consapevolezza di essere un outsider.
Venendo da un altro luogo e parlando una lingua diversa, è stato
difficile ambientarmi. I film fantasy che amavo da bambina avevano
la capacità di dare potere all’outsider: gli eroi che trovavo in
quei film mi facevano uscire dall’ombra e alimentavano la mia
ricerca di libertà personale. Nei miei film l’antagonista assoluto
è il sistema, il modo in cui ci costringe ad assumere certi
comportamenti, incidendo sulla visione che abbiamo gli uni degli
altri e sul nostro senso di appartenenza a un luogo. Con Mona Lisa,
volevo creare un nuovo tipo di eroe che affronta i problemi di una
realtà moderna e distorta. Una favola-avventura per esplorare ciò
che la libertà personale rappresenta all’interno di una società
caotica, in cui è difficile sentirsi liberi.
Dal regista e sceneggiatore Michel Franco
arriva una scossa improvvisa e ricca di suspense: Alice e Neil
Bennett sono il cuore di una ricca famiglia inglese, in vacanza ad
Acapulco con i giovani Colin e Alexa, finché un’emergenza
arrivata da lontano non interrompe il loro viaggio. Quando si
sconvolge un saldo ordine familiare, vengono allo scoperto tensioni
inaspettate.
COMMENTO DEL REGISTA
Non è un
caso che Sundown sia ambientato ad Acapulco. È
sconvolgente per me vedere la città in cui ho passato le vacanze da
bambino trasformata in un epicentro di violenza. Sundown nasce
dalla necessità di esplorare un luogo che sembra sempre più
distante ed estraneo. L’esplorazione di tutte le prospettive che
emergono ad Acapulco è anche uno studio sui personaggi, e
un’analisi di dinamiche familiari. Il sole occupa un posto di
primaria importanza: colpisce sempre in modo aggressivo e diretto.
L’immagine deve assolutamente riflettere due cose: gli stati
emotivi dei protagonisti, e la prorompente violenza attorno a
loro.
L’attesissimo Ghostbusters:
Legacy è diretto da Jason Reitman,
regista di film molto acclamati come Juno, Tra le nuvole, Young
Adult e il più recente The Front Runner. Jason è
il figlio di Ivan Reitman, che ha diretto i primi
due Ghostbusters usciti rispettivamente nel 1984 e nel 1989.
In occasione della prima proiezione
ufficiale del film avvenuta durante il CinemaCon 2021 (qui
le prime reazioni della stampa in seguito alla visione),
Jason Reitman ha parlato con
CinemaBlend di che tipo di esperienza è stata quella di
Ghostbusters e cosa ha significato per lui seguire le orme
di suo padre. Reitman ha anche poi rivelato che il motivo
principale per cui ha deciso di realizzare il film è che sentiva
che questa questa storia “aveva bisogno di essere
raccontata.”
“Per i primi 40 anni della mia
vita mi è sempre stata posta una domanda rispetto a tutte le altre,
e non aveva nulla a che fare con il matrimonio, con i figli o su
come stessi. La domanda era: farai mai un film di
Ghostbusters?”, ha spiegato Reitman. “Alla fine l’ho
fatto. Negli ultimi 30 anni le persone si sono chieste: ‘Perché
ora? Cos’è cambiato?’. La mia risposta è sempre stata la stessa:
finalmente c’era una storia che avevo bisogno di
raccontare.”
“E poi volevo fare un film per
mio padre e per mia figlia. Ghostbusters è uno di quei rari
franchise che non appartiene più ai registi. A differenza dei miei
precedenti lavori, non appartiene a me. E non appartiene neanche a
mio padre. Sì, tecnicamente appartiene alla Sony ma la realtà è che
Ghostbusters appartiene a tutti voi”, ha aggiunto.
“Volevamo fare un film con una grossa componente mystery, ma
che fosse anche divertente. Volevamo che dopo la visione, il
pubblico uscisse dalla sala canticchiando il tema originale.
Volevamo realizzare un film per tutta la famiglia.”
Tutto quello che sappiamo su
Ghostbusters: Legacy
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan
Reitman, è il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola
città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la
loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters:
Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill
Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weavere Annie
Potts di nuovo insieme per ridar vita a una delle
saghe cinematografiche più amate della storia. Diretto da Jason
Reitman, il film sarà nelle sale italiane dall’11 novembre prodotto
da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment
Italia. Tra i protagonisti anche Mckenna Grace, Finn
Wolfhard, Carrie Coon ePaul
Rudd.
Di recente,
Zachary Levi è stato ospite al Dragon Con 2021 e
ancora una volta gli è stata data la possibilità di parlare di
un’eventuale scontro sul grande schermo tra il suo
Shazam e il Black
Adam di
Dwayne Johnson. Uno scontro tra i due sembra
inevitabile, tuttavia ancora non sappiamo se la Warner Bros. abbia
effettivamente dei piani in merito.
“Mi piacerebbe dare un pugno in
faccia a The Rock”, ha scherzato Levi (via
The Direct). “Sarebbe un sogno. Onestamente, però, sono
cose di cui non so molto e che non mi competono neanche. Non ho
idea di come tutte queste storie e tutti questi personaggi, alla
fine, si riuniranno. So che Dwayne è un uomo di grande successo,
molto impegnato in tantissimi progetti diversi. Quindi, se e quando
ci dovesse mai essere uno scontro, non so nemmeno se sarebbe
disponibile. Lo spero!”.
“Considerati i fumetti, il
canone e tutta quella roba l’, penso che sarebbe un peccato se
Captain Marvel e Black
Adam non avessero il loro incontro sul grande schermo,
indipendentemente da come sarà o da come potrebbe accadere”,
ha concluso Levi.
Il riferimento di
Zachary Leviè al fatto che la
versione originale di Black Adam esordì in una storia di Capitan
Marvel, l’originale alter ego di Billy Batson apparso nei fumetti
della Fawcett Comics, prima che il personaggio venisse acquistato
dalla DC Comics: quest’ultima poi decise di cambiarne il nome in
Shazam per via dell’omonimia con il personaggio della Marvel Comics. Ricordiamo che Levi tornerà a
vestire i panni dell’eroe eponimo in Shazam! Fury
of the Gods.
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of
the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film
uscirà al cinema il 2 giugno 2023. Nel cast è confermato il ritorno
di Asher Angel, mentre i villain saranno
interpretati dalle new entry Helen
Mirren, Rachel
Zegler eLucy
Liu. Mark
Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon
Hounsou sarà ancora una volta il Mago. Il primo
film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
Inevitabilmente, Blade porterà
il pubblico a confrontarsi con un aspetto più soprannaturale,
decisamente segreto, del MCU, poiché il film seguirà le
gesta di un cacciatore di vampiri nella sua battaglia contro le
creature succhiasangue della notte.
I vampiri sono stati menzionati per
la prima volta nel MCU da Mobius, durante il quarto episodio di
Loki, ma la regista Kate Herron non ha mai voluto
approfondire la questione (quasi sicuramente perché impossibilitata
a farlo). Al momento non ci sono molte informazioni sul cinecomic
con Mahershala Ali, ma di recente il regista
Bassam Tariq ha iniziato a parlare più nello
specifico del suo attesissimo progetto MCU.
Intervistato da
Indiewire in occasione dell’uscita del suo ultimo film,
Mogul Mowgli, Tariq ha discusso della rappresentazione
dell’iconico personaggio nel suo film, sottolineando l’importanza
dei film con Wesley Snipes realizzati tra il 1998 e il
2004, che grazie al loro successo hanno influenzato l’attuale era
dei film di supereroi in cui viviamo.
“La cosa eccitante del film che
stiamo realizzando è, mentre leggevamo i fumetti e il resto, ci
siamo accorti che non c’è mai stato un canone per Blade”, ha
spiegato il regista. “Il fatto che sia un Diurno è l’unica cosa
che è stata stabilita. Sappiamo bene che non possiamo ignorare
quello che ha fatto Wesley Snipes, che è stato fondamentalmente per
il lungo cammino che ha poi portato a questo nuovo film. Un uomo di
colore ha creato il mondo dei supereroi in cui ci troviamo, questa
è la sola e unica verità.”
“Per me, ora, lavorare con un un
colosso come Mahershala Ali, un attore di grandissimo talento, e
con la sceneggiatrice Stacy Osei-Kuffour… sono veramente onorato di
lavorare con dei veri talenti neri”, ha aggiunto poi Tariq.
“Per me essere solo con loro in una stanza, ascoltare le loro
idee e vedere come stanno costruendo quest’universo, è davvero un
grande onore.”
Cosa sappiamo sul reboot di
Blade?
Bassam
Tariq sarà il quarto regista di colore a dirigere un
film per i Marvel Studios, dopo Ryan
Googler (Black
Panther, Black Panther:
Wakanda Forever), Nia
DaCosta (The
Marvels) e Chloé Zhao (Eternals).
Negli ultimi anni, Feige sta puntando a un Universo Cinematografico
Marvel sempre più inclusivo, aumentando la diversità non solo
davanti, ma anche dietro la macchina da presa.
Le riprese del reboot
di Blade dovrebbero
partire il prossimo anno. Al momento non è ancora stata fissata una
data di uscita ufficiale. I Marvel Studios hanno affidato
a Stacy Osei-Kuffour la sceneggiatura
del film. Osei-Kuffour ha lavorato come story editor e
sceneggiatrice per l’acclamata serie Watchmendi
HBO. Lo studio ha preso in considerazione soltanto sceneggiatori di
colore; secondo quanto riferito, Mahershala
Ali è stato direttamente coinvolto nel processo.
Scarlett Johansson e i fratelli Anthony
e Joe Russo hanno sviluppato uno stretto
rapporto professionale durante gli ultimi anni del MCU. Johansson,
infatti, ha recitato in ogni film del MCU diretto dal duo di
registi. Ad oggi, i Russo si sono presi una pausa dalla Marvel dopo Avengers: Endgame, mentre il viaggio di Johansson nei
panni di Natasha Romanoff si è ufficialmente concluso con l’uscita
di Black
Widow.
Con grande sorpresa, a seguito
dell’uscita di Black
Widow in contemporanea nelle sale e su Disney+, Johansson ha fatto
causa alla Disney per una presunta violazione dei termini
contrattuali che avrebbe in qualche modo inficiato il suo compenso.
La faida tra la multinazionale e l’attrice è ancora in corso: nel
frattempo, Johansson ha ricevuto supporto da moltissimi colleghi di
Hollywood,
incluse le altre star del MCU. Ora, sembra che i fratelli Russo
siano gli ultimi membri della famiglia Marvel a schierarsi a favore
dell’attrice, mossa che potrebbe spingere il duo di registi a non
tornare nel MCU.
Un recente articolo del
Wall Street Journal ha analizzato la causa intentata da
Johansson e le ripercussioni che potrebbe avere questa battaglia
legale. Una delle note incluse nel report è che i fratelli Russo
stavano discutendo di tornare nel MCU per dirigere un altro film.
Tuttavia, si dice che i Russo e la Disney si trovino ora in un
impasse per quanto riguarda le trattative. La fonte
specifica che l’affaire Black
Widow avrebbe spinto i fratelli Russo ad interrogarsi
sulle modalità di distribuzione del loro film e, soprattutto, sul
loro compenso. Non si per quale film i fratelli Russo fossero in
trattative, ma sembra che le trattative, almeno per ora, non si
evolveranno in alcun ingaggio ufficiale.
L’idea che la causa contro la Disney
ad opera di Scarlett Johansson possa impedire ai fratelli
Russo di tornare nel MCU, renderebbe il possibile annullamento di
tale accordo la più grande “rottura” mai verificatosi a causa della
disputa. Ora che questa notizia è diventata di dominio pubblica, la
cosa potrebbe esercitare una certa pressione sulla Disney, che
magari si sentirà costretta a dover “rimediare” a questa
situazione.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta
nei mesi scorsi da Ned Benson(The
Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.