Il Museo Nazionale del Cinema di
Torino celebra il genio creativo dell’artista
britannico Peter
Greenaway, considerato uno dei più importati registi
sperimentali viventi al mondo. Autore di film magistrali
quali I misteri del giardino di Compton
House (1982), Il cuoco, il ladro, sua moglie e
l’amante (1989), L’ultima tempesta (1991) e
la trilogia de Le valigie di Tulse Luper (2003),
Greenaway mostra uno spiccato e preponderante interesse per l’arte
pittorica, che trasporta nei suoi lavori, sempre caratterizzati da
un forte impatto visivo e da tematiche estreme. Con il suo stile
inconfondibile e la sua capacità di reinventare il linguaggio
cinematografico, Greenaway nei suoi lavori offre una riflessione
profonda sul ruolo dell’arte visiva nel cinema contemporaneo, molto
più importante rispetto all’intreccio narrativo e alla
spettacolarità.
“In che modo la
Mole Antonelliana echeggia il cinema, se pensiamo che l’edificio
venne terminato nel 1889 in Italia, ovvero sette anni prima che il
cinema fosse inventato in Francia, nel
1895? racconta Peter Greenaway.
L’architettura è esotica e bizzarra e difficilmente definibile come
convenzionale, ma vale sicuramente la pena proteggerla.
Stranamente, è una struttura per tutte le stagioni, un po’ come il
cinema stesso. È un po’ di tutto. E forse c’è una corrispondenza:
l’edificio è sicuramente molto visibile, identificativo per Torino
come la Tour Eiffel lo è per Parigi, e altrettanto liberamente
interpretabile. Si diceva che tutto esistesse solo per essere messo
in un libro. Ora possiamo tranquillamente dire che tutto esiste per
essere messo in un film. E poiché sembra che il cinema stia
morendo, un giorno potremo dire che tutto esiste per essere messo
in un museo del cinema”.
“Sono passati
quasi trent’anni da quando Peter Greenaway è entrato per la prima
volta nella Mole Antonelliana –
sottolinea Enzo Ghigo presidente del
Museo Nazionale del Cinema. In questi decenni, il
monumento simbolo di Torino èdiventato uno dei musei
più importanti al mondo, è stato visitato da milioni di persone e
ha ospitato molte delle star più importanti del cinema di tutti i
tempi. Sono trascorsi quasi trent’anni, eppure il ricordo della
Mole è rimasto vivido nella mente e nel cuore di Greenaway, al
punto da diventare quasi un’ossessione. Tanto da raccontarla e
disegnarla: con una penna o una matita e quello che aveva
sottomano, siano scontrini, buste, ritagli di libri o giornali,
filtri di caffè, il grande regista britannico ha plasmato cento
variazioni del capolavoro di Alessandro Antonelli. Abbiamo quindi
ritenuto fondamentale vivere l’arte di Greenaway, sia con una live
performance sia con la stampa di un volume che racconta le 100
anime della Mole Antonelliana”.
A Greenaway verrà consegnato il premio Stella della Mole
L’ampio omaggio
del Museo Nazionale del Cinema a
Greenaway prevede martedì 24 settembre alle
18:30 la consegna del premio Stella della Mole,
il riconoscimento cinematografico che viene assegnato a figure di
spicco del cinema internazionale e che, con la loro arte, hanno
dato contributi significativi al mondo del cinema, una celebrazione
del cinema d’autore e della creatività artistica che onora coloro
che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama
cinematografico mondiale.
A
seguire, Peter e Pip Greenaway che
saranno i protagonisti di una live
performance che
include il reading di una selezione
di 30 racconti brevi scritti da Greenaway e mai pubblicati,
raccolti libro He Read Deep Into The Night. Di
lunghezza variabile tra le 2 e le 20 righe, sarà l’occasione per
ripercorrereil rapporto tra racconto letterario e
narrazione cinematografica. A seguire, l’introduzione
alla proiezione del
cortometraggioThe Missing Nail, un
progetto dedicato a L’ultima cena di Leonardo,
un’opera multimediale unica, capace di fondere narrazione, docufilm
e musica per svelare misteri irrisolti, aperti da anni.
La sera precedente
la live performance, lunedì 23 settembre alle 20:30
al Cinema Massimo, verrà presentato in anteprima
mondiale il volume 100 Disegni della
Molea cura di Domenico De
Gaetano. “L’ha disegnata un centinaio di volte, l’ha
filmata, l’ha raccontata e ne ha persino reinventato
l’illuminazione: è una storia lunga 30 anni quella che lega Peter
Greenaway alla Mole Antonelliana, una storia iniziata prima ancora
che il monumento simbolo di Torino diventasse la sede del Museo
Nazionale del Cinema.E che ancora
continua – sottolinea Domenico De
Gaetano. Il libro racconta, attraverso 100
disegni su carta, scontrini e bustine da tè di come la Mole unita
alla magia del cinema possa essere reinventata in modi infiniti,
interpretando ruoli completamente differenti, come in un film. Ma
soprattutto approfondisce lo stretto legame tra uno dei registi più
creativi e la città di Torino”.
Il volume, edito
da Silvana Editoriale, presenta un ricco
saggio che racconta l’idea che sottende il volume a firma
di Domenico De Gaetano, direttore del Museo
Nazionale del Cinema e ideatore del progetto, un testo
di Giovanni Bogani che racconta il
Greenaway cinematografico in versione personale e un contributo
di Valentino Catricalà, che analizza il
profondo rapporto tra arte e cinema nell’opera del regista
inglese.
Greenaway, morte e
decomposizione del cinema di Stefano
Bessoni sarà presentato il 23 settembre
La serata sarà anche
occasione per presentare il volume Greenaway, morte e
decomposizione del cinema di Stefano
Bessoni, realizzato e pubblicato
da Bakemono Lab in collaborazione con
il Museo Nazionale del Cinema, e che lui
stesso definisce “un quaderno di appunti, riflessioni e
illustrazioni su Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che
un film altro non è che un contenitore illimitato, nel quale
rinchiudere concetti, teorie e ossessioni. È uno degli autori più
importanti del cinema contemporaneo, un artista che si nutre di
pittura, scrittura, musica, teatro, danza e di ogni forma
espressiva che si possa immaginare. Il suo cinema complesso,
enciclopedico e artificioso, è un gioco creativo infinito che
strizza l’occhio a Lewis Carroll, Jorge Luis Borges e Italo
Calvino, un territorio fiabesco, spesso crudele, sconcertante, nel
quale smarrirsi per esplorare le sfaccettature più inattese
dell’animo umano, dell’intelletto e del corpo”.
A
seguire, Peter
Greenaway e Saskia
Boddeke introdurranno la proiezione
diThe Greenaway
Alphabet (2017) di Saskia
Boddeke, moglie del regista e innovativa artista visiva
multimediale, che in questo documentario racconta il marito in
maniera ironica e sperimentale seguendo un alfabeto filmico poetico
e surreale. Le tematiche care al regista vengono sviluppate
attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip fatto di
quesiti, scherzi, poesie, racconti, gesti, creazioni, disegni,
visite nei musei, rimandi amarcord su una spiaggia nordica e
chiacchierate al bar.
Il regista Josh
Margolin e gli interpreti June Squibb e
Fred Hechinger parlano di Thelma, film in uscita in sala il 18 settembre
2024 distribuito da Universal Pictures.
Esordio alla regia di Josh
Margolin, THELMA è una struggente commedia
d’azione che offre alla candidata all’Oscar® June Squibb (NEBRASKA)
il suo primo ruolo da protagonista a fianco di Richard Roundtree
(SHAFT). La Squibb, che non ha utilizzato controfigure per gran
parte del film, interpreta Thelma Post, un’esuberante nonna di 93
anni che viene raggirata da un truffatore telefonico che si finge
suo nipote (Fred Hechinger di The White Lotus). Parte così per una
ricerca insidiosa per le strade di Los Angeles, accompagnata da un
amico (Roundtree) e dal suo scooter, per reclamare ciò che le è
stato sottratto. Nel cast anche Parker Posey, Clark Gregg, Nicole
Byer e Malcolm McDowell.
La trama di Thelma
Ispirato a un’esperienza vissuta
della nonna di Margolin, THELMA dà un’interpretazione astuta a film
action come MISSION: IMPOSSIBLE, mettendo sotto i riflettori una
nonna anziana come improbabile eroina d’azione. Con un umorismo
contagioso, Margolin utilizza i cliché del genere d’azione in modi
esilaranti e adeguati all’età, per affrontare l’invecchiamento con
spirito d’iniziativa. Nel primo ruolo da protagonista della sua
carriera settantennale, la Squibb interpreta la volitiva Thelma con
grinta e determinazione, dimostrando di essere più che capace di
prendersi cura degli affari, nonostante ciò che la figlia Gail
(Posey), il genero Alan (Gregg) o il nipote Danny credano.
Poiché Speak No Evil – Non
parlare con gli sconosciuti(2024) è il
remake
in lingua inglese dell’omonimo
horror psicologico danese del 2022, tutti i maggiori spoiler e
colpi di scena sulla trama e sul finale sono già stati svelati.
L’orrore prenderà nuova vita nel 2024, quando Blumhouse Productions
e Universal Pictures realizzenoil remake inglese con protagonista
James MacAvoy.
Poiché Speak No Evil –
Non parlare con gli sconosciuti ha come protagonista
la famiglia danese composta da Bjørn (chiamato Paddy e interpretato
da James MacAvoy nel remake inglese), Louise e
Agnes. Durante una vacanza in Toscana, il trio incrocia la coppia
olandese di Patrick e Karin con il figlio Abel, affetto da aglossia
congenita e nato senza lingua.
Cosa succede nel film
Speak No Evil – Non parlare con gli
sconosciuti?
Dopo aver legato durante la
vacanza, la coppia olandese ha invitato Bjørn e la sua famiglia a
visitare la loro remota casa rurale nei Paesi Bassi, che hanno
accettato con piacere. Ma quando arrivò nella casa isolata, la
moglie di Bjørn, Louise, si sentì subito a disagio con Patrick e il
suo comportamento, in particolare l’abuso di Abel.
Patrick ha mostrato strani
comportamenti, come contestare il vegetarianismo di Louise,
manipolare Bjørn per fargli pagare un pasto, limonare da ubriaco
con la moglie di fronte alla coppia e poi guidare sotto l’effetto
dell’alcol. Ha persino spiato Louise mentre era sotto la doccia e
ha osservato lei e Bjørn mentre facevano sesso.
Questa situazione raggiunge il suo
culmine quando le grida di Agnes di dormire accanto ai genitori
vengono ignorate e Patrick la porta a dormire accanto a sé
completamente nuda.
Ovviamente, una volta che Louise ha scoperto questa situazione,
lei, Bjørn e Agnes hanno lasciato la casa, per poi essere costretti
a tornare per recuperare una bambola coniglio lasciata in giro.
Cosa accade nel finale di
Poiché Speak No Evil – Non parlare con gli
sconosciuti
Nonostante l’iniziale abbandono
della remota residenza olandese, la famiglia si convinse a rimanere
dopo essere tornata a prendere la bambola. È stato allora che
Patrick ha confessato alcune delle sue bugie, come quella di essere
un medico quando è disoccupato e si oppone a un lavoro vero, ma
voleva semplicemente impressionarli.
Il vero colpo di scena di
Poiché Speak No Evil – Non parlare con gli
sconosciutiavviene quando Bjørn scopre
una cabina piena di bagagli vuoti, macchine fotografiche e foto di
Patrick e Karin con varie coppie e bambini piccoli durante le loro
vacanze.
È così emerso che Patrick e Karin
erano in realtà dei serial killer, che attiravano le famiglie nella
loro casa isolata per uccidere i genitori e rapire i figli piccoli.
Quando Bjørn scopre che il presunto figlio di Patrick e Karin,
Abel, è annegato in una piscina, lui e la sua famiglia tentano di
fuggire dalla casa, ma vengono catturati.
Questo ha scatenato un conflitto in
cui Patrick ha picchiato Bjørn, Muhajid, la babysitter di Abel, ha
immobilizzato Louise e Karin ha tagliato la lingua ad Agnes,
presumibilmente come avevano fatto in precedenza ad Abel dopo
averlo rapito e ucciso la sua famiglia. Mentre Muhajid ha lasciato
la scena con Agnes senza lingua, Bjørn e Louise sono stati messi in
un fosso dalla coppia di serial killer e lapidati a morte.
Da qui Patrick e Karin sono stati
lasciati a ripetere il loro ciclo di omicidi, con Agnes destinata
ad assumere il precedente ruolo di Abel come bambino muto e
maltrattato, mentre un’altra famiglia viene presa di mira per il
prossimo omicidio.
Dopo una prima stagione
di indubbio spessore e
una seconda che invece si poggiava in maniera svogliata su
quanto seminato in precedenza, Mayor of
Kingstown 3, serie TV ideata da Taylor
Sheridan e Hugh Dillon e prodotta per
Paramount+,
risolleva le proprie sorti artistiche con una terza stagione che
torna sui binari narrativi consoni al dramma criminale/carcerario,
anche se alla fine risulta meno coesa ed emotivamente potente di
quanto avrebbe potuto, anzi a conti fatti dovuto.
Mayor of Kingstown 3 punta a rendere Mike
McLusky una figura shakespeariana
La strategia dei nuovi
episodi punta a rendere il protagonista Mike McLusky (Jeremy
Renner) una figura ancora più shakespeariana,
adoperando in primo luogo una voce off che insiste con efficacia su
un concetto ben preciso, gettando una vena malinconica sulla natura
di questo antieroe. La gestione dell’ordine sociale dentro e
soprattutto fuori le mura dei vari carceri che McLusky continua a
supervisionare viene messa a durissima prova da nuovi antagonisti,
primo tra tutti il
detenuto Merle Callahan (Richard Brake), esponente
della supremazia ariana e un tempo mentore dello stesso Mike quando
anche lui era stato rinchiuso in carcere. Ma come al solito le
fazioni criminali che tentano di controllare il territorio
continuano a darsi battaglia, spargendo sangue e dolore per le
strade e dietro le mura del penitenziario.
Una maggiore organicità rispetto alla seconda stagione
Gli episodi della terza
stagione di Mayor of Kingstown dimostrano fin
dalla prima puntata di possedere una organicità narrativa maggiore
rispetto a quelli della precedente, puntando all’efficacia della
storia e allo sviluppo dei personaggi invece che allo spettacolo in
molti casi fin troppo fine a se stesso, come successo appunto in
passato. La serie torna dunque a proporre momenti dove la tensione
e il dramma legato alle relazioni tra i personaggi tornano ad
essere il filo
conduttore, il legame emozionale che connette i capitoli. Non siamo
ai livelli degli inizi, ma il passo avanti rispetto alla
Stagione 2 è evidente e di conseguenza apprezzabile. Il
collante rimane ovviamente, e non poteva essere altrimenti, un
Jeremy Renner che si trova a proprio, completo
agio in questo ruolo, abilissimo come in passato ad esplorare non
soltanto la dimensione arcigna ma anche le pieghe maggiormente
umane e perfettibili di Mike.
Accanto a lui il solito
ruolo di caratteristi di indubbia efficacia, che ricoprono i
rispettivi ruoli con interpretazioni grezze e taglienti come i
personaggi. L’arrivo della sempre efficace Paula
Malcomson (Deadwood, Ray Donovan) è
un’addizione notevole al cast e quindi allo show intero. La
presenza di Richard Brake eleva poi il tono drammatico delle scene
in cui compare: la sua definizione della classica “mente” criminale
che adopera le parole al posto delle mani per produrre violenza è
di altissimo livello. L’attore visto in molti ruoli come questo
dipinge una personalità capace di repellere ma impossibile da
ignorare, degnissimo contraltare al carisma di Renner. I loro
ripetuti confronti raccontano con pienezza un rapporto complesso,
durissimo anche se basato su un rispetto reciproco di sottile
ambiguità. È proprio la “new entry” di Callahan a rendere McLusky
una figura ancor più complessa e in chiaroscuro.
Due puntate conclusive deludenti
Se la terza stagione di
Mayor of
Kingstown non si avvicina al livello
complessivo della prima è perché tutto quanto di valevole costruito
viene quasi del tutto rovinato dalle ultime due puntate, composte
di inutili colpi di scena che servono soltanto a rendere tutto più
complesso e sminuire la forza di alcuni personaggi, prima fra tutti
la Iris interpretata da Emma Laird. Come sempre i
finali di stagione vengono adoperati per disfarsi di figure di
contorno, villain inefficaci o membri del cast che hanno deciso di
non rinnovare il contratto per la serie. Anche nel caso di
Mayor of Kingstown succede questo, organizzato
però in maniera frettolosa e molto poco logica. Peccato
davvero.
Nel 2017 la sesta stagione di
Prison Break ha dato una conclusione
all’odissea di Michael Scofield (Wentworth
Miller), con Paul Scheuring, il
creatore, che ha dichiarato che non sarebbero stati altri episodi.
Ora che la serie è su Netflix e il suo successo la tiene in Top 10 da
settimane, è legittimo chiedersi se si tornerà o meno a parlare di
Scofield.
L’evento della serie limitata
Prison Break 5 (appena 9 episodi) si è concluso
con il finale che ha visto Michael finalmente riunito alla sua
famiglia. Non è stato un compito facile, ovviamente, visto che ha
dovuto trascorrere sette anni lontano dalla moglie Sara
(Sarah
Wayne Callies) e dal figlio, e il mondo intero lo
credeva morto. Ma grazie a una lunga pianificazione, a
un’inquadratura mobile e persino a uno o due omicidi, Michael è
finalmente libero per la prima volta da anni, anche se anche in
quel caso la libertà ha un prezzo.
Nonostante abbia immaginato la
quinta stagione come una storia chiusa, il creatore di
Prison Break Paul Scheuring ha iniziato a pensare
che potrebbe esserci un’altra evasione in futuro, ma non bisogna
trovare l’idea giusta. Come dice lui: “C’è una probabilità pari
a zero che lo show torni se non abbiamo una storia di
prim’ordine”.
Gli obbiettivi di Paul
Scheuring con l’ultima stagione di Prison Break
“Principalmente, l’obiettivo era
raccontare una storia travolgente e con un finale chiuso con un
sacco di azione, un sacco di emozioni e un sacco di colpi di scena,
piena di qualche strategia rompicapo. Come ogni grande
lungometraggio, come un Indiana Jones o qualcosa del genere, il
film in sé è autoconclusivo, ma se ci sarà un sequel, questo potrà
essere a sé stante in seguito. L’intenzione per questa stagione era
di spaccare tutto per nove episodi, andarsene e poi, se mai si
fossero sviluppate di nuovo conversazioni sulla possibilità di fare
un’altra stagione, avremmo preso in considerazione l’idea e poi a
nostra volta creato un’altra stagione autonoma. In altre parole,
l’idea di far sorridere Michael alla fine e di andarsene via con
lui felice… non era necessariamente il finale.”
Prison Break è ispirato
all’Odissea
“Il principale antagonista in
L’Odissea, a quanto pare, sono i pretendenti che
erano dietro a Penelope. Questo è ciò che volevamo: Michael di
nuovo a Itaca, proprio come Odisseo tornò a Itaca, per affrontare
quel pretendente molto potente. Michael lo frega, proprio come
Odisseo frega i pretendenti. È un lieto fine nell’Odissea: questo
tizio ha attraversato così tante difficoltà. È stato trascinato e
fregato in così tanti modi. Sarebbe bello per lui avere un lieto
fine quando torna a casa, e può rilassarsi. Questa è stata una cosa
che ci ha ispirato. Ma l’idea non era di avere solo un
lieto fine perfetto. L’idea sulla pagina era che Michael
avrebbe avuto questo momento in cui è molto felice, ma continua a
guardarsi indietro. Sara gli dice: “Va bene! È finita! Non devi
guardarti indietro”. Ma lo fa comunque. E inizi a realizzare che
mentre Michael è apparentemente libero e lucido, e il sole splende,
ha portato con sé questa paranoia. Non sarà mai lo stesso uomo. Un
po’ di questo concetto si è perso nella trasposizione mentre lo
stavamo producendo, quindi suona un po’ più come un lieto fine
diretto. Un po’ di quella sfumatura è rimasta sulla
pagina.”
Michael però meriterebbe la
serenità per la quale ha combattuto
“Il pubblico moderno è così
cinico e così esperto che non vuole davvero vedere questo, quindi è
per questo che l’abbiamo concluso con una piccola spintarella e un
ammiccamento ai fan di Prison Break tornando a Fox River e vedendo,
beh, ci sarà un omicidio!”
Le serie si conclude proprio a Fox
River, dove era cominciata
“Abbiamo ampiamente pianificato
questa cosa prima ancora di scrivere la prima sceneggiatura.
Sapevamo quali erano i primi fotogrammi e quali erano gli ultimi
fotogrammi fin dall’inizio. Abbiamo pensato che sarebbe stato
fantastico finire a Fox River. È una parte iconica di Prison Break,
sai? È come rivedere la Morte Nera in Star
Wars: “Ehi, guarda! Me la ricordo!”
Per quanto riguarda l’ultimo
mistero e la spiegazione del finale di Prison Break, per l’autore,
T-Bag uccide Jacob?
“Sì. Qualcun altro mi ha
chiesto: “Beh, non lo vediamo morire. E non vediamo Kellerman [Paul
Adelstein] morire…” Ma Kellerman è morto, il che è abbastanza
definitivo. “Ma ecco il punto – aggiunge Scheuring
–molte persone sono morte in Prison Break negli anni
precedenti, e sono in questa stagione. So che forse non abbiamo
credibilità per cui una volta che diciamo che qualcuno è morto, è
davvero morto. Ma tutte le persone che sono state uccise in questa
stagione, stiamo dicendo che sono morte. Lo dico sinceramente.
Possiamo dedurre che Jacob è sicuramente morto circa 15 secondi
dopo la messa in onda dell’episodio finale.”
Come mai Lincoln e Michael
sopravvivono al finale?
“Se riporti in vita Michael
all’inizio della stagione, solo per ucciderlo alla fine della
stagione, è tipo, che diavolo? È morto all’inizio ed è morto alla
fine? Grazie! E se riportassimo in vita Michael, solo per uccidere
Lincoln? No, non potevamo farlo. Non è mai stata questa
l’intenzione. Ma l’intenzione era quella di uccidere un sacco di
persone lungo il cammino.”
E per quello che riguarda una sesta
stagione?
“C’è una probabilità pari a zero
che lo show torni se non abbiamo una storia di prim’ordine. Al
momento, non abbiamo quella storia. Questo non significa che non
possiamo trovarla. Ma non faremo lo show in perpetuo perché lo
vogliamo. Vogliamo che sia di altissimo valore e di alta qualità.
Al momento, i poteri creativi non hanno quella risposta. Quindi
potrebbe non tornare mai più. Non sto facendo il timido. Tengo
molto alto lo standard di qualità. Se non possiamo ottenere
qualcosa che non sembri in qualche modo nuovo e diverso, allora non
lo faremo. È difficile quando hai un concetto molto singolare come
Prison Break. Devi uscire di prigione! Quindi che prigione è ora?
Sarei aperto a questo, ma solo se riusciamo a trovare una storia
che ti lascerà a bocca aperta.”
Wentworth Miller
ha commentato così il finale di Prison Break 5
“Michael è a casa, ma non so se
è in pace. Ha vissuto un incubo per anni, e poi è tornato, tornato
dalla morte. Si è riunito ai suoi cari, ma penso che resterà
tormentato per molto tempo. Penso che soffrirà di paranoia,
insonnia, ansia… forse un gusto persistente per cose più oscure,
cose illegali. Se ci sono nuove storie da raccontare, potremmo
probabilmente iniziare da lì: con il non proprio facile rientro di
Michael nella vita civile”. In effetti, Miller non è l’unico a
chiedersi se ci siano altre storie da raccontare su Michael
Scofield.
“L’amore ha
i denti, i denti mordono, i morsi non guariscono mai”scrive Stephen King in Il
corpo (il racconto che ha ispirato il film Stand
by me – Ricordo di un estate). Una frase che può benissimo
descrivere il nuovo film della regista Rose
Glass, Love Lies Bleeding, con
protagoniste Kristen
Stewart e Katy O’Brian. Un
film in
cui l’amore è una forza talmente potente da portare chi ne viene
colpito a perdere completamente il controllo, arrivando a compiere
atti del tutto estranei alla propria persona. Un amore che
lascia lividi, quindi, come suggerisce il titolo, traducibile
letteralmente con “l’amore giace sanguinando”.
Nel mondo di Love Lies
Bleeding non sembra infatti esistere altra forma d’amore
rispetto a quello che colpisce, ferisce e lascia stesi al tappeto
agonizzanti tra sangue, vomito e lacrime. Attorno a questo
sentimento così feroce, Glass fa gravitare una serie di personaggi
dannati, i cui destini sembrano già scritti. Personaggi in cerca
però di una possibilità di fuga, che sia da una vita che non è come
la si sognava o da una gabbia mentale che impedisce al corpo di
esplodere in tutta la propria meraviglia. Ed è proprio alle
capacità del corpo – che si fa carico di raccontare anche tutto ciò
che contiene – che il film dedica grandi attenzioni.
In Love Lies
Bleeding la scontrosa e solitaria Lou
(Kristen
Stewart), gestisce una palestra frequentata da
personaggi di ogni tipo. Un giorno, tra questi,
spunta Jackie (Katy
O’Brian), un’ambiziosa culturista diretta a Las Vegas per
inseguire il suo sogno. Tra loro sboccia da subito un amore
irrestitibile e passionale. Ciò che Lou non sa, però, è che Jackie
ha trovato lavoro presso il poligono di tiro di suo padre (Ed
Harris), un trafficante d’armi con il quale ha da
tempo interrotto i rapporti. Ben presto, il loro amore le
trascinerà in un vortice di dipendenza e violenza, facendole
precipitare nella rete criminale della famiglia di Lou.
Non il solito crime movie
Sulla carta, Love Lies
Bleeding – da Glass scritto insieme a Weronika Tofilska –
potrebbe sembrare un classico crime movie dove due giovani
amanti si ritrovano invischiate in giochi di potere potenzialmente
letali. Per quanto non si sbaglierebbe nell’etichettarlo in questo
modo, gli si farebbe però un torto nel considerarlo solo come tale.
Partendo da dinamiche di questo tipo, Love Lies
Bleeding va poi proporre una serie di elementi capaci di
catturare l’attenzione dello spettatore e portarlo poi verso
territori inaspettati, caratterizzati dal progressivo deteriorarsi
della situazione e da un surreale che prende piano piano il
sopravvento, giustificando l’accostamento a David
Lunch oltre che quello ai fratelli
Coen.
Kristen Stewart in Love Lies Bleeding
Vittime dell’amore
Non sono dunque i risvolti crime ad
avere la priorità nel film, motivo per cui potrebbero risultare
prevedibili o poco elaborati per poter proporre qualcosa di
inedito. L’attenzione della regista è invece interessata ad
esplorare le vittime di questo contesto, che sono anche tutte
vittime dell’amore. Jackie, Lou, ma anche sua sorella Beth
(interpretata da Jena Malone) e la sua ex fiamma
Daisy (Anna Baryshnikov) sono tutte accomunate dal
confronto con questo sentimento e con i segni che lascia sulla
pelle o nell’anima. Segni che portano a girare per strada a capo
chino, a cercare di passare quanto più possibile inosservati,
nascondendo i propri lividi.
Non è infatti un caso che la prima
volta che in Love Lies Bleeding ci si imbatte
in Lou e Jackie, il loro volto ci venga inizialmente negato ed
entrambe siano alle prese con situazioni che le vedono sottomesse e
umiliate. Mentre Lou è ormai già disincantata nei confronti di
questa vita, Jackie mantiene un certo ottimismo per il proprio
futuro. Ottimismo che però si scontra ben presto non tanto con il
nuovo decadente contesto quanto con la forza di quel sentimento che
lascia senza fiato e le farà perdere completamente la bussola oltre
che la confidenza in sé stessa.
Ed è proprio il corpo di Jackie a
farsi manifesto delle teorie e delle riflessioni che Love
Lies Bleeding intende proporre. Esplorato da cima a fondo,
passando per ogni centimetro di pelle e – soprattutto – ogni
muscolo e vena che si gonfiano e sembrano vivere di vita propria,
il corpo di Jackie è portatore di molteplici valori a seconda di
dove lei si trovi nel racconto. Nonostante la sua possenza, ci
appare talvolta piccolissima quando è vulnerabile ed esposta ai
colpi. Al momento opportuno, però, è in grado di trasformarsi,
liberarsi delle catene che la imprigionano e dare sfogo a tutta la
sua forza.
L’amore modella le proprie regole
sui corpi di Katy O’Brien e Kristen Stewart
Love Lies
Bleeding offre dunque sin dalle prime inquadrature
una serie di corpi mostrati nelle loro forme, protuberanze, bagnati
dal sudore, corrotti da agenti esterni, offesi ma anche liberati.
Il corpo è la lavagna dove l’amore scrive le proprie regole e il
lavoro svolto su quello dell’attrice Katy O’Brian
è particolarmente entusiasmante. Già vista in The
Mandalorian e in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, l’attrice trova qui
l’occasione di mettersi letteralmente a nudo e dimostrare non solo
convincenti doti attoriali quanto anche una presenza scenica
impressionante. Non è da meno
Kristen Stewart, che ha però ormai già da tempo
dimostrato di essere un’ottima attrice, intensa e passionale.
Nella loro presenza nel film e
nell’evolvere del loro rapporto la regista trova dunque la
possibilità di dar sfogo a questo viaggio infernale nei lati
peggiori dell’amore. Riesce a farlo non solo grazie al lavoro sul
corpo fin qui descritto, ma anche richiamandosi ad un’estetica anni
Ottanta (periodo in cui il film è ambientato) che contribuisce
all’atmosfera cupa che caratterizza il film. E anche quando si
presentano una serie di ingenuità, di leggerezze narrative o di
eccessive deviazioni nell’estetica fine a sé stessa, Love
Lies Bleeding risulta un’opera che lascia il segno,
riuscendovi probabilmente anche in virtù di questo suo seguire
l’istinto e gli impulsi dimenticandosi di ogni possibile
controllo.
Martedì 10 settembre a Roma si è
tenuta la global première con red carpet per la Parte 2 della
quarta stagione di Emily
in Paris al The Space Cinema Moderno in
Piazza della Repubblica.
Hanno partecipato il
creatore della serie Darren Star, Lily Collins (Emily Cooper),
Philippine Leroy-Beaulieu (Sylvie Grateau), Ashley Park (Mindy
Chen), Lucas Bravo (Gabriel), Camille Razat (Camille),Samuel Arnold
(Julien), Bruno Gouery (Luc), William Abadie (Antoine Lambert),
Arnaud Binard (Laurent G), Paul Forman (Nicolas dé Leon), Eugenio
Franceschini (Marcello), Raoul Bova (Giancarlo), Debi Mazar
(Marlena), Kevin Dias (Benoît), e il produttore esecutivo e regista
Andrew Fleming.
La prima parte della
quarta stagione di Emily in Paris è già disponibile in streaming.
La Parte 2 debutterà il 12 settembre solo su Netflix.
La trama di Emily
In Paris 4
Dopo i drammatici eventi
del matrimonio fallito tra Camille e Gabriel, Emily è sconvolta:
prova forti sentimenti per due ragazzi diversi, ma ora Gabriel
aspetta un figlio dalla sua ex, e le peggiori paure di Alfie su lei
e Gabriel sono state confermate. In agenzia, Sylvie è costretta ad
affrontare uno spinoso dilemma del suo passato per il bene del suo
matrimonio, e il team dell’Agence Grateau deve affrontare
cambiamenti di personale. Mindy e la band si preparano per
l’Eurovision, ma quando i fondi finiscono sono costretti a
risparmiare. La chimica tra Emily e Gabriel è innegabile mentre
lavorano insieme per raggiungere una stella Michelin, ma due grandi
segreti minacciano di mettere a rischio tutto ciò che hanno
sognato. Mentre vecchie abitudini si scontrano con nuovi problemi,
Emily si sente attirata da una potenziale nuova storia d’amore… e
da una nuova città.
Creatore / Produttore Esecutivo /
Autore: Darren Star
Produttori Esecutivi: Tony
Hernandez, Lilly Burns, Andrew Fleming, Alison Brown, Robin
Schiff
Co-Produttori Esecutivi: Stephen
Brown, Grant Sloss, Joe Murphy
Produttori: Ryan McCormick, Raphaël
Benoliel, Lily Collins, Jake Fuller
Prodotta da: MTV Entertainment
Studios, Darren Star Productions e Jax Media
Cast: Lily Collins (Emily Cooper),
Philippine Leroy-Beaulieu (Sylvie Grateau), Ashley Park (Mindy
Chen), Lucas Bravo (Gabriel), Camille Razat (Camille), Samuel
Arnold (Julien), Bruno Gouery (Luc), William Abadie (Antoine
Lambert), Lucien Laviscount (Alfie)
Deadline riporta che Spider-Noir di
Prime
Video ha scritturato la star di Boardwalk
EmpireJack Huston per un misterioso
ruolo di “guardia del corpo”. Non sono stati condivisi altri
dettagli, anche se potrebbe interpretare chiunque, da un
personaggio senza nome a una nuova versione di cattivi come
Hammerhead e Tombstone.
Jack Huston si
unisce a un cast che sarà guidato da
Nicolas Cage (che presumibilmente interpreterà Ben
Reilly al posto di Peter Parker),
Brendan Gleeson, Lamorne Morris,
Abraham Popoola e Li Jun Li.
Boardwalk Empire
di HBO è stato fondamentale per la fama di Huston, anche se lo
sfortunato Ben-Hur ha fatto deragliare il suo
tentativo di diventare uno dei volti di Hollywood. Il progetto che
più di tutti ha però lanciato la sua carriera è stato il divertente
Orgoglio e pregiudizio e zombie. I suoi altri
crediti includono The Irishman, House of Gucci e
Fargo.
Tutto quello che sappiamo
sulla serie Spider-Noir
Spider-Noir è prodotto da Oren
Uziel e Steve Lightfoot, che fungeranno
anche da co-showrunner e produttori esecutivi. Hanno sviluppato la
serie con il team di Spider-Man:
Un nuovo universo composto da Phil Lord,
Christopher Miller e Amy Pascal, che
saranno anche produttori esecutivi. Harry Bradbeer
sarà il produttore esecutivo e dirigerà i primi due episodi. Pascal
è produttore esecutivo tramite Pascal Pictures. La serie è prodotta
da Sony Pictures Television e Amazon MGM Studios, con Lord e Miller
attualmente sotto un accordo generale con Sony.
Confermati nel cast
Nicolas Cage,
Brendan Gleeson e Lamorne Morris.
Spider-Noir è stato il secondo spettacolo annunciato
nell’ambito di una partnership tra Amazon e Sony per sviluppare
progetti sui personaggi Marvel associati a Spider-Man
controllati da Sony. Il primo è stato “Silk: Spider
Society”, a cui è stato originariamente dato il via libera
nel 2022, ma è stato riferito a maggio che il progetto non sarebbe
andato avanti.
Il 26 settembre, Halle Berry farà il suo attesissimo
ritorno nel mondo dell’horror con Never Let Go – A un Passo
dal male, il nuovo film di Alexandre Aja.
Inutile dire che l’attrice è fantastica nel ruolo di
“Mamma” e di recente CBM ha incontrato la vincitrice
dell’Oscar per discutere del progetto.
È stata solo una breve conversazione
ma, in chiusura, è stato chiesto a Halle Berry se c’è una possibilità che
torni come Tempesta nei prossimi film di Avengers, Doomsday
e Secret Wars.
Tutti gli indizi indicano che
gli X-Men e Terra-10005 svolgeranno un ruolo
chiave per indicare la strada che seguirà la Saga del Multiverso e, dopo che Berry
aveva recentemente confermato di essere pronta e disposta a vestire
di nuovo i panni di Ororo Munroe per Deadpool e
Wolverine (ma purtroppo non le è stato chiesto),
sicuramente la vedremo tornare in azione nei panni di Tempesta.
Alla domanda, l’attrice si è
mostrata timida sul futuro di Tempesta nell’MCU, ma non ha certamente detto di
no alla possibilità di riunirsi con i più potenti eroi di
Terra-616…
I Marvel Studios sono ancora nel
processo di creazione dei prossimi film di
Avengers con i fratelli Russo, ma
dobbiamo credere che le offerte siano già state inviate a molti
degli attori che lo studio vorrebbe coinvolgere. Berry deve essere
da qualche parte in cima alla lista, in ogni caso, soprattutto
perché siede accanto a Hugh Jackman come una parte
davvero iconica del franchise X-Men della 20th Century
Fox.
La scorsa settimana, fonti
attendibili hanno riferito che a Josh Brolin (Avengers: Endgame, Deadpool 2) era
stato offerto il ruolo di co-protagonista di Hal Jordan nella
prossima serie DCULanterns,
ma sembra che i DC Studios debbano continuare la loro ricerca.
Secondo THR, Brolin ha
rifiutato l’opportunità di vestire i panni dell’eroe
veterano.
Altri resoconti hanno affermato che
anche Ewan McGregor (Obi-Wan Kenobi, Birds of Prey),
Matthew McConaughey (Deadpool e
Wolverine, Interstellar) e Chris Pine
(Star Trek, Wonder Woman) erano in lizza, con Pine che avrebbe
dovuto ricevere l’offerta se Brolin si fosse rifiutato. Non
sappiamo se Pine sarà il prossimo della fila o meno, ma le voci
riferiscono che McConaughey non è sicuramente tra le
possibilità.
I fan sembravano essere in qualche modo divisi sul fatto che Brolin
(56) potesse potenzialmente assumere questo ruolo, in ogni caso,
principalmente a causa dell’età della star di Dune.
McGregor e McConaughey sono solo leggermente più giovani,
rispettivamente 53 e 54 anni, ma Pine ha 44 anni.
Cosa sappiamo di Lanterns?
La serie Lanterns
segue due personaggi centrali dell’Universo DC: la nuova recluta
John Stewart e il veterano Hal Jordan. La storia
vede i nostri poliziotti intergalattici coinvolti in un oscuro
mistero terrestre mentre indagano su un omicidio nel cuore
dell’America, una premessa molto intrigante che promette una
miscela di avventure cosmiche e lavoro investigativo concreto, e
qualcosa di nettamente diverso dalla norma DC.
James Gunn e Peter Safran,
Co-Presidenti e Co-CEO dei DC Studios, hanno dichiarato: “Siamo
entusiasti di portare questo titolo fondamentale della DC alla HBO
con Chris, Damon e Tom al timone. John Stewart e Hal Jordan sono
due dei personaggi più avvincenti della DC e Lanterns li porta in vita in una storia poliziesca
originale che è una parte fondamentale delDCUunificato
che lanceremo la prossima estate con Superman”.
Il creatore di Lost e
Watchmen, vincitore di un Emmy Award, Damon
Lindelof, sta lavorando alla sceneggiatura dell’episodio
pilota insieme allo showrunner di OzarkChris
Mundy e all’acclamato scrittore di fumetti Tom
King. Si dice che anche Justin
Britt-Gibson, Breannah Gibson e
Vanessa Baden Kelly siano a bordo (anche se la
notizia non è ancora stata confermata). La produzione di Lanterns
dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, il
che potrebbe portare la serie a un’uscita nel 2026.
Your Friendly Neighborhood
Spider-Man della Marvel Animation arriverà presto su
Disney+, ma prima che ciò accada, sarà
possibile immergersi in alcune nuove storie di Spidey per gentile
concessione di una speciale serie di fumetti prequel.
Scritto dal veterano della Marvel
Christos Gage e illustrato dall’artista emergente
Eric Gapstur, Your Friendly Neighborhood
Spider-Man sarà una serie limitata di cinque numeri che
introdurrà un giovane Peter Parker, il suo cast di supporto e
alcuni dei leggendari cattivi di Spidey. La serie di fumetti
introduce anche alcune delle fantastiche avventure che verranno in
questa attesissima serie animata che si svolge durante il primo
periodo di Peter come Spider-Man.
Ecco la descrizione ufficiale del
fumetto Your Friendly Neighborhood Spider-Man da parte della Marvel
Comics:
In Your Friendly
Neighborhood Spider-Man della Marvel Animation, Peter
Parker è sulla buona strada per diventare un eroe, con un viaggio
diverso da quelli che abbiamo visto prima e uno stile che celebra
le prime radici nei fumetti del personaggio. In questa nuova serie,
puoi fare i primi passi insieme a lui mentre scopre i suoi poteri,
decide di diventare un eroe e sceglie persino il suo nome e il suo
costume! Ora Peter deve sopravvivere a un intero anno da matricola
come vigilante alle prime armi che combatte il crimine… e se pensi
di sapere come va questa storia, ti aspetta una sorpresa!
“Ho avuto il privilegio di
scrivere molte avventure di Spider-Man, sia nei fumetti che nei
videogiochi Insomniac, ma una cosa che non ho mai avuto la
possibilità di fare è raccontare le sue prime imprese”, ha
detto oggi Gage. “E la parte emozionante di questo libro è che
è una nuovissima interpretazione di quei tempi formativi”.
“Sebbene questo sia sicuramente
Peter Parker, lo Spidey che conosciamo e amiamo, ha un nuovo cast
di personaggi di supporto, tra cui Nico Minoru, che potresti
conoscere da Runaways, e alcuni colpi di scena sorprendenti!”
ha concluso.
Stiamo ancora aspettando la data di
uscita di Your Friendly Neighborhood Spider-Man
ma, con questo fumetto in uscita a dicembre, immaginiamo che la
serie animata arriverà su Disney+ alla fine di quest’anno o nei primi
mesi del 2025.
Di seguito, puoi dare un’occhiata
alla copertina di Leonardo Romero insieme a un
primo sguardo ufficiale allo show su una Animation Variant
Cover.
1 di 2
YOUR FRIENDLY NEIGHBORHOOD
SPIDER-MAN #1 (OF 5)
Written by CHRISTOS GAGE
Art by EPIC GAPSTUR
Cover by LEONARDO ROMERO
Animation Variant Cover
On Sale 12/11
Your Friendly Neighborhood
Spider-Man è una serie animata che segue Peter Parker nel
suo percorso per diventare lo Spider-Man del MCU, con un viaggio
mai visto prima e uno stile che celebra le prime radici
fumettistiche del personaggio. Tra i membri del cast si vocifera
che Hudson Thames sarà Peter Parker,
Eugene Byrd darà voce a Lonnie Lincoln, mentre
Grace Song sarà Nico Minoru e Hugh
Dancy sarà Otto Octavius. Kari Wahlgren
interpreterà Zia May, mentre Zeno Robinson darà
voce a Harry Osborn.
È stato all’inizio di quest’anno che
abbiamo appreso per la prima volta dei piani che la Warner Bros.
aveva dei piani per Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum,
un nuovo film ambientato prima degli eventi di La Compagnia
dell’Anello interpretato e diretto da Andy
Serkis.
Philippa Boyens e
Fran Walsh, che hanno co-scritto la trilogia di
Il Signore degli Anelli, stanno scrivendo la
sceneggiatura, insieme a Phoebe Gittins e
Arty Papageorgiou (The Lord of the Rings:
The War of the Rohirrim). Nel frattempo, il regista
Peter Jackson sta producendo il progetto, con
l’idea di inaugurare una nuova ondata di racconti per il grande
schermo ambientati nella Terra di Mezzo.
Sir Ian McKellen ha
già confermato di essere stato contattato per interpretare di nuovo
Gandalf, ma ha anche diffuso un’importante rivelazione sui piani di
Serkis per The Hunt for Gollum durante
un’apparizione a This Morning nel Regno Unito.
“Beh, tutto quello che so è che
mi hanno chiamato e mi hanno detto che questi film si sarebbero
fatti, che [saranno] principalmente su Gollum”, dice McKellen
“Andy Serkis, che ha interpretato Gollum, dirigerà, e ci sarà
una sceneggiatura in arrivo nel nuovo anno… e poi valuterò se
voglio tornare [Ride]”. Il leggendario attore ha poi rivelato:
“Mi hanno detto che sono due film. Probabilmente non dovrei
dirlo [Ride]. Ma non ho letto la sceneggiatura, e non so quando
sarà, e non so nemmeno dove verrà girato”.
Si tratta di una vera bomba, anche
se forse non dovremmo sorprenderci troppo. Ricorderete che
Lo Hobbit doveva essere un film in due parti prima
di diventare una trilogia. La Warner Bros. sa che può fare soldi
con questo franchise, quindi The Hunt For Gollum è
stato pianificato fin dall’inizio, in due film anziché in uno solo.
C’è abbastanza storia per giustificarlo? Bisognerà aspettare e
vedere.
Per quanto riguarda la sua
disponibilità a passare le redini di Gandalf a un altro attore, la
star degli X-Men ha aggiunto: “Mi piacerebbe tornare in Nuova
Zelanda, prima di tutto. Inoltre, non mi piace l’idea che qualcun
altro interpreti Gandalf [ma] non dimentichiamo che ci sono stati
due Silente”.
Il mondo costruito da Tolkien ne
Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con
molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e
la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un
sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è
quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo.
“Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha
ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero
rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che
vogliamo coinvolgere“.
Dato che Gollum incontra la sua fine
tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si
svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo
intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi
iconici come Aragorn, Boromir,
Gandalf e Legolas potrebbero
tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn
nella trilogia originale, si è
detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto
pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.
Prime
Video ha svelato l’adrenalinico trailer ufficiale e il
poster di Citadel: Diana, l’attesissima nuova
serie italiana dal mondo di “Citadel”,
prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – e Amazon MGM Studios,
con la produzione esecutiva di AGBO dei Fratelli Russo.
Protagonista della nuova serie di spionaggio è Matilda De Angelis affiancata da un cast
internazionale che include Lorenzo Cervasio, Maurizio
Lombardi, Julia Piaton, Thekla Reuten, Giordana Faggiano, Daniele
Paoloni, Bernhard Schütz e Filippo Nigro.
Tutti i sei episodi Citadel: Diana debutteranno in
esclusiva su Prime Video in tutto il mondo il prossimo 10
ottobre.
Il poster ufficiale di Citadel: Diana
Citadel: Diana è diretta da Arnaldo
Catinari e sviluppata da Alessandro Fabbri, che ricopre anche il
ruolo di head writer, ed ha scritto la serie con Ilaria Bernardini,
Gianluca Bernardini, Laura Colella e Giordana Mari. Prodotta da
Cattleya (Gomorra, ZeroZeroZero)— parte di ITV Studios— con Amazon
MGM Studios, e con il sostegno del Ministero della Cultura –
Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, la serie ha per showrunner
ed executive producer Gina Gardini; con lei, nel ruolo di executive
producers, Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini ed
Emanuele Savoini. Anthony Russo, Joe Russo, Angela Russo-Otstot,
Scott Nemes di AGBO e David Weil (Hunters) sono executive producer
di Citadel: Diana e di tutte le serie nel mondo di
Citadel. Midnight Radio è executive producer.
Guarda il trailer di Citadel: Diana
Il Mondo di
Citadel
La prima stagione di
Citadel – interpretata da
Richard Madden e
Priyanka Chopra Jonas, e con Stanley Tucci e Lesley
Manville – ha debuttato nel 2023 con successo internazionale, ed è
diventata la seconda nuova serie originale di Prime Video più vista
fuori dagli Stati Uniti, e la quarta più vista in tutto il mondo.
Citadel e le successive serie Original
action-espionage vantano la produzione esecutiva di AGBO
dei Fratelli Russo e attraversano il globo sviluppando la storia
dell’agenzia di spionaggio Citadel e della potente organizzazione
rivale Manticore. Ogni serie nata dal mondo di “Citadel” ha per
protagonisti talenti locali ed è creata, prodotta, e girata nel
territorio in cui è ambientata, dando a ciascuno show una cifra
stilistica unica e una decisa identità culturale radicata nel paese
d’origine. La serie Original italiana Citadel: Diana è la
seconda a debuttare nel mondo di “Citadel” e sarà seguita dalla
serie indiana Citadel: Honey Bunny, interpretata da Varun
Dhawan e Samantha Ruth Prabhu. La produzione della seconda stagione
di Citadel, interpretata da Richard Madden e Priyanka
Chopra Jonas, inizierà quest’anno, con Joe Russo alla regia.
Da domani al cinema Il
Magico Mondo di Harold, il nuovo live-action Sony Pictures
diretto da Carlos Saldanha (L’Era Glaciale) da una
sceneggiatura di David Guion e Michael Handelman. Tratto dal
celebre libro per bambini del 1955 scritto da Crockett Johnson
“Harold and the Purple Crayon”, Il Magico Mondo di Harold è interpretato da
Zachary Levi (Shazam!), Lil Rel Howery (Scappa –
Get Out), Benjamin Bottani (Bromates – Coinquilini per la
pelle), Jemaine Clement (Vita da vampiro – What We Do in
the Shadows), Tanya Reynolds (Sex Education) con
Alfred Molina (Spider-Man: No Way Home) e Zooey Deschanel
(Yes Man). Il Magico Mondo di
Harold sarà nelle sale italiane da domani, giovedì 12
settembre, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle
Pictures.
La trama di Il Magico Mondo di
Harold
All’interno del suo libro,
l’avventuroso Harold (Zachary Levi) può dare vita a qualsiasi cosa
semplicemente disegnandola. Dopo essere cresciuto e aver disegnato
se stesso fuori dalle pagine del libro e nel mondo reale, Harold
scopre di avere molto da imparare sulla vita vera e che la sua
fidata matita viola può scatenare scherzi molto più esilaranti di
quanto avesse mai pensato. Quando il potere dell’immaginazione
illimitata finisce nelle mani sbagliate, ci vorrà tutta la
creatività di Harold e dei suoi amici per salvare il suo mondo e
quello reale. Il Magico Mondo di Harold è il primo
adattamento cinematografico dell’amato classico per bambini che ha
affascinato i giovani lettori per decenni.
Dopo aver diretto il
documentario Chiara
Ferragni – Unposted, la regista Elisa Amoruso ha nel 2020 dato vita
al suo primo film di fiction, Maledetta
primavera (qui
la recensione). La vicenda, liberamente ispirata al
romanzo Sirley scritto dalla stessa regista, si costruisce a
partire da una serie di ricorrdi della Amoruso che, in una
primavera della sua gioventù, si trasferì con la sua famiglia nella
periferia di Roma.
Un film d’esordio nostalgico e
appassionato, dunque, a cui sono poi seguiti titoli come
Time Is Up, Time Is Up 2 e le serie
Fedeltà e The Good Mothers. In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a
Maledetta primavera. Proseguendo qui nella lettura
sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
location dove si sono svolte le riprese. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Maledetta
primavera
Ambientato alla fine degli anni ’80,
il film racconta la storia di Nina, una
quattordicenne che si ritrova da un momento all’altro costretta a
traslocare insieme alla sua famiglia in un quartiere nella
periferia di Roma. La giovane però non è entusiasta di questo
trasferimento nella caotica città, fatta di palazzi grigi, poca
natura e tanti rumori. I suoi familiari non sono d’aiuto: il padre
non è esattamente quello che si definirebbe un genitore esemplare e
suo fratello minore è un bambino problematico. Neanche la presenza
della nonna, una vecchina sorridente e grande giocatrice di carte,
sembra risollevare il suo umore.
Un giorno, però, Nina farà un
incontro che cambierà per sempre la sua vita, quello con
Sirley, una giovane poco più grande di lei di
origine brasiliana. Le due ragazze frequentano la stessa scuola e
vivono l’una nel palazzo di fronte all’altra, cosa che permette
loro di vedersi spesso. Nina e Sirley stringeranno un’amicizia così
forte che la prima riuscirà – grazie alla seconda – finalmente ad
apprezzare quello che ha intorno e insieme troveranno il loro posto
nel mondo.
Il cast e le location del film
Ad interpretare Nina vi è l’attrice
Emma Fasano, mentre i genitori Laura ed Enzo sono
interpretati da
Micaela Ramazzotti e
Giampaolo Morelli. Il fratello Lorenzo, invece, ha il
volto di Federico Ielapi. Recitano poi nel film
Sara Franchetti nel ruolo di nonna Adriana,
Fabrizia Sacchi in quello di Nadia e Claudio Bigagli nel ruolo del prete. Ad
interpretare Sirley, invece, vi è l’attrice Manon
Bresch, recentemente vista anche nel film NetflixLe ladre.
Per quanto riguarda le location del
film, il nuovo ambiente in cui Nina si vede catapultata si ritrova
nella periferia romana, a Cinecittà est, una zona senza negozi
caratterizzata solo da palazzi alveare che confinano con la
campagna. Una parte del film è poi girata al mare, sulla spiaggia
tra Sabaudia e San Felice Circeo, all’ombra della Torre Paola,
posta a difesa di quel tratto di costa che, nel Cinquecento, era
oggetto di incursioni saracene.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Maledetta primavera grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 10
settembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
Vi sono attori divenuti vere e
proprie icone del cinema d’azione, che dagli anni Ottanta ad oggi
hanno contribuito ad impreziosire il genere con i loro film. Nel
2010, tutti questi hanno avuto modo di riunirsi in I mercenari – The
Expendables, scritto, diretto e interpretato
da
Sylvester Stallone. Il celebre protagonista di film
come Rambo e Rocky ha così dato vita ad un vero e proprio evento
cinematografico, capace di attirare generazioni e generazioni di
spettatori cresciuti con questo genere cinematografico e i suoi
indimenticabili protagonisti. Dato il grande successo del film, nel
2012 è arrivato al cinema il suo primo sequel. Si tratta di
I mercenari 2 (qui la recensione).
Diretto stavolta da Simon West alla sceneggiatura vi è però
nuovamente lo stesso Stallone, che si è preoccupato di conferire
anche a questo secondo capitolo gli ingredienti del successo del
primo. In particolare, la formula vincente è stata ancora una volta
il grande cast di stelle del cinema d’azione, con il film che
diventa un vero e proprio omaggio al genere da loro reso popolare.
Con le riprese svoltesi prevalentemente in alcune zone della
Bulgaria, anche I mercenari 2 si è rivelato un
progetto a dir poco complesso, che richiese una grande preparazione
fisica.
Con un budget di 100 milioni di
dollari, superiore dunque a quello a disposizione per il primo
film, tale sequel arrivò ad incassarne oltre 312 in tutto il mondo.
Tale successo spinse Stallone e i produttori a mettere in cantiere
un terzo capitolo. In questo articolo approfondiamo alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e, infine, anche sui suoi sequel.
In conclusione, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di I mercenari
2
In seguito alla buona riuscita degli
eventi del film, il gruppo di mercenari viene incaricato da
Mr. Church di recuperare di una preziosa
cassaforte situata nei Balcani. Il gruppo, che ha da poco accolto
il nuovo membro Billy Timmons, decide dunque di
recarsi sul luogo. Qui si imbatteranno però in verità che gli erano
state tenute nascoste, finendo inoltre nella trappola dei
pericolosi terroristi locali, i quali agiscono su ordine di
Jean Vilain, il quale sfrutta le popolazioni del
luogo pe i suoi interessi personali. Ad aiutare il gruppo di
guerrieri, però, arriverà anche Booker, un
guerriero solitario apparentemente invincibile. Insieme, dovranno
riuscire a ristabilire l’ordine e recuperare quanto richiesto.
Nuovamente protagonista nei panni di
Barney Ross è l’attore Sylvester
Stallone. Per evitare di incorrere nei numerosi
infortuni riscontrati durante le riprese del precedente film,
l’attore si è per l’occasione allenato ancor più intensamente,
sviluppando una capacità fisica particolarmente impressionante. Ciò
gli ha permesso di interpretare personalmente molte delle scene più
complesse, senza riportare particolari danni. Accanto a lui,
tornano molti degli attori già presenti anche nel film del 2010.
Jason Statham
riprende infatti i panni di Lee Christmas, Jet Li
quelli di Yin Yang e TerryCrews
è nuovamente Hale Caesar.
Vi è poi il celebre Dolph
Lundgren, noto per aver interpretato Ivan Drago in
Rocky IV, che dà qui volto a Gunnar Jensen, mercenario
con problemi di droga e poco incline al rispetto dell’autorità.
Nuovo ingresso è quello di Liam Hemsworth
nei panni di Billy Timmons. L’attore sarebbe dovuto comparire con
questo personaggio già nel primo film, ma per motivi di spazio
venne tagliato fuori. Stallone insistette però affinché questo
venisse introdotto nel sequel. Di particolare rilievo è inoltre la
presenza dell’attore Chuck Norris nei panni di
Booker.
Questi decise di uscire dal suo
pensionamento per poter prendere parte al film. All’età di 71 anni,
l’attore ha così dato nuovamente prova di tutta la sua forza
fisica. Jean-Claude Van
Damme compare qui nelle vesti di Jean Vilain, il
principale cattivo del film. Arnold
Schwarzenegger, invece, interpreta ancora una volta
Trench Mauser. Egli girò le sue scene in soli cinque giorni, così
da potersi poi dedicare al film The Last Stand. Infine,
Bruce Willis
compare brevemente nei panni dell’agente CIA Mr. Church.
Dato il grande successo del film,
nel 2014 è stato portato al cinema il suo sequel diretto,
I mercenari 3. Il film
ha poi visto l’introduzione di nuovi celebri volti del cinema
d’azione, come Antonio Banderas, Kellan Lutz, Wesley Snipes, Harrison Ford e
Mel Gibson, il
quale interpreta il ruolo dell’antagonista principale. Dopo anni di
incertezze, infine, è stato annunciato anche il quarto film della
serie, I mercen4ri –
Expendables, uscito al cinema nel 2023
settembre con un cast composto dagli interpreti dei film precedenti
più Curtis “50 Cent” Jackson, Megan Fox, Tony Jaa, Iko Iwais,
Jacob Scipio, Levy Tran e Andy
Garcia.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
I mercenari 2 è
disponibile nel catalogo di Rakuten TV,AppleTV e Prime Video. Per vederlo, in base alla
piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il
giorno martedì 10 settembre alle ore
21:20 sul canale Italia
1.
Film di produzione danese realizzato
nel 2021 e distribuito a partire dall’anno seguente, Speak
No Evil si è distinto come un cupo horror che si basa
sull’esplorazione della follia umana ma anche sul tema
dell’eccessiva indulgenza nei confronti del male. Diretto da
Christian
Tafdrup, questo è stato indicato come uno dei migliori
horror degli ultimi anni ed è una perla europea assolutamente
da non perdere. Come spesso avviene per gli horror provenienti dai
paesi del Nord Europa, non tutto è fonte di terrore, ma sono invece
molteplici anche gli elementi comici presenti nel film.
Questo perché Tafdrup intende sì
inquietare, ma anche divertire il suo pubblico a spese dei
personaggi protagonisti. Quando però ci si rende conto della
facilità con cui ci si potrebbe ritrovare in una situazione come
quellla proposta dal film, ecco allora che subentra il vero
terrore, un terrore che si diffonde sottopelle e induce ad
interrogarsi sul proprio comportamento dinanzi a gesti maligni, che
siano estremi come quelli mostrati nel film o apparentemente più
banali come quelli a cui si può assistere ogni giorno nella propria
quotidianità.
Che si tratta di un film molto acuto
da questo punto di vista se ne sono resi conto anche ad Hollywood,
tanto che è ora prevista l’uscita in sala per il settembre di
quest’anno di un remake con
protagonista l’attore James McAvoy.
In questo articolo, approfondiamo però alcune delle principali
curiosità relative allo Speak No Evil danese.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La storia vera dietro il film
Per quanto riguarda la genesi del
film, Christian Tafdrup ha raccontato di aver
avuto l’idea per il film dopo una vacanza in Toscana, durante la
quale ha incontrato una coppia amichevole proveniente dai Paesi
Bassi. Le due famiglie hanno trascorso molto tempo insieme e quella
di Tafdrup ha poi ricevuto un invito dalla famiglia olandese per
andare nei Paesi Bassi presso di loro. Tafdrup, però, decise di non
accettarla, perché non li conosceva così bene. Il regista non
riusciva a smettere di pensare a cosa sarebbe potuto succedere se
avesse accettato e alcune delle sue idee più oscure sono diventate
la base per la sua sceneggiatura.
Il film racconta la storia di una
famiglia danese, composta da Bjørn,
Louise e la figlia Agnes, i quali
si recano in visita nel weekend da un’altra famiglia olandese,
Patrick e Karin e il figlio
Abel, che hanno conosciuto in vacanza. Quelli che
dovevano essere dei giorni tranquilli e idilliaci, tuttavia, si
trasformano in un vero e proprio incubo quando la famiglia danese
scopre che gli olandesi sono in realtà molto diversi da come
apparivano. In breve tempo, Bjørn, Louise e Agnes si ritroveranno
in trappola in una casa, in cui non avrebbero mai dovuto mettere
piede.
Ad interpretare la famiglia danese
composta da Bjørn, Louise e Agnes vi sono gli attori Morten
Burian, Sidsel Siem Koch e Liva
Forsberg. Burian ha recitato anche nei film Un
marito fedele e La terra promessa, mentre
Koch è nota per le serie Doggystyle e Borgen – Il
potere. Fedja van Huêt, Karina
Smulders e Marius Damslev sono
invece gli interpreti di Patrick, Karin e Abel. Oltre ad essere una
coppia sullo schermo, van Huêt e Smuldes sono sposati anche nella
realtà. Lui è noto per la serie Overspel, mentre lei è
celebre per la serie Le imperatrici della notte.
La spiegazione del finale
Il finale di Speak No
Evil spiega bene i temi del controverso film horror, anche
se fa poco per rendere il suo diabolico colpo di scena più facile
da digerire. Come anticipato, nel corso del film si rende sempre
più evidente che qualcosa non va nella famiglia olandese. A poco a
poco, i gesti di questi ultimi diventano sempre più scortesi,
degenerando in veri e propri abusi. Alla fine, Bjørn convince
Louise ad andarsene, ma la loro fuga non va secondo i piani. In un
classico cliché dei film horror, il finale di Speak no
Evil inizia quando l’auto di Bjørn si rompe e lui deve
cercare aiuto nel bosco. Quando torna alla sua auto, però, Patrick
e Karin hanno preso in ostaggio Agnes e Louise.
È a questo punto che apprendiamo che
Bjørn ha scoperto che Karin e Patrick hanno rapito Abel e gli hanno
tagliato la lingua così che non potesse esprimersi e che sono dei
sadici criminali che intendono fare lo stesso con la sua famiglia.
Bjørn e Louise assistono a questo punto impotenti al momento in cui
Karin taglia la lingua ad Agnes e porta via la bambina, prima che
Patrick li porti in una cava vuota. Lì, Patrick e il babysitte
Muhajid li lapidano a morte. Viene poi fatto intendere che i due
assassini riprenderanno ad accalappiare famiglie in vacanza,
fingendo che Agnes sia figlia loro, riproponendo dunque sempre le
stesse dinamiche.
Ma cosa significa questo finale? Se
nei primi due atti di Speak No Evil è
relativamente credibile che Bjørn e Louise si sentano costretti a
non parlare del comportamento irregolare dei loro ospiti, nella
parte finale la loro incapacità di agire razionalmente va oltre
l’immaginabile. L’atteggiamento eccessivamente permissivo di Bjørn
finisce dunque per condannare lui, Louise e Agnes. La grazia e
l’educazione sono dunque sufficienti a condannare a morte una
famiglia di tre persone. Il finale sembra dunque riaffermare una
visione del mondo fondamentalmente conservatrice, dove si rende
necessario essere meno indulgenti e più pronti ad intervenire
contro l’ingiusto.
Il regista Christian Tafdrup ha
spiegato che le reazioni al film sono cambiate a seconda del paese
di provenienza del pubblico e che è stato in certi casi accusato di
aver realizzato un film che sembra inneggiare ad una sorta di
mors tua, vita mea. L’intento del regista è però quello di
sottolineare come ci sono sempre dei mostri là fuori che sfruttano
la buona volontà e l’incomprensione culturale degli altri, proprio
come fanno Patrick e Karin. In definitiva, il finale di
Speak No Evil è una strigliata contro i pericoli
dell’eccessiva educazione e pacifismo: “Volevo che la storia
simboleggiasse il male nel mondo e il modo in cui reagiamo ad
esso“.
Il remake americano del film
Arriva il 13 settembre al cinema il
remake americano Speak No Evil –
Non parlare agli sconosciuti, interpretato da James McAvoy, Mackenzie
Davis e Scoot McNairy. Il film è
scritto e diretto da James Watkins, lo
sceneggiatore e regista di Eden Lake e di The Woman in Black, e come per l’originale danese
segue una famiglia americana, dopo aver stretto amicizia con una
famiglia inglese durante un viaggio, viene invitata a passare un
weekend nella loro tenuta di campagna. Quella che all’inizio sembra
una vacanza da sogno, però, si trasforma presto in un incubo.
Il trailer di Speak No
Evil e dove vederlo in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
martedì 10 settembre alle ore
21:20 sul canale Rai 4. Di
conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche
sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si
potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
“Parigi ha avuto una promozione
incredibile grazie alla serie, avendo io origini italiane spero che
succederà lo stesso per la città di Roma” ha esordito così
Bruno Gouery, il Luc di Emily
in Paris, serie di grande successo Netflix che è arrivata alla sua quarta stagione.
Ovviamente non era solo, questa mattina, a incontrare proprio a
Roma la stampa in occasione della promozione della seconda parte
del quarto ciclo dello show, disponibile sulla piattaforma dal 12
settembre.
Emily in Paris 4 presentato a Roma
Lily Collins, Philippine
Leroy-Beaulieu, Ashley Park, Camille Razat, Lucas Bravo, Eugenio
Franceschini, William Abadie, Bruno Gouery, Darren Star
(creatore) e Andrew Fleming (regista) hanno
partecipato alla affollata conferenza durante la quale hanno
raccontato le loro esperienze ed emozioni nel girare gli ultimi
episodi di Emily
in Parisa Roma. E se per
Philippine Leroy-Beaulieu e Eugenio
Franceschini, ma anche Gouery e Bravo la Capitale è come
una seconda casa, Lily Collins ha certamente
ceduto al fascino di sampietrini e vespa mentre raccontava quale
fosse il suo posto del cuore della città: “Girare in vespa che
non è solo per turisti perché c’è tanta gente in giro in vespa,
avere il vento in faccia, vedere tutti questi monumenti spesso dati
per scontato”. Un’esperienza quella di Collins che non può non
portare alla mente Vacanze Romane, forse un cliché
ma certamente qualcosa da raccontare. Diverso è il ricordo della
città di Ashley Park, che invece sembra sia stata convinta più dal
cibo che dai monumenti: “Hosteria da Pietro è il mio posto
preferito di Roma. Nelle stagioni precedenti dicevamo che Parigi è
per il cibo e Roma per il sesso, ma anche a Roma il cibo è
fantastico”.
Una componente importante della
serie Netflix, che è diventata sempre più rilevante nel corso delle
stagioni, è senz’altro la moda e i costumi che gli attori indossano
nel corso dello show. Per Lily Collins, che nasce
modella, sicuramente una parte importantissima del lavoro e del
personaggio: “Amo la moda fin da quando ho iniziato a indossare
vestiti. La serie ha aiutato molti stilisti ancora sconosciuti a
diventare famosi, credo che dalla prima stagione a oggi
l’abbigliamento di Emily sia molto cambiato, come è accaduto a lei.
Essere riuscita a indossare abiti importanti nella serie è stato
bellissimo, un onore, un sogno”.
La parte più interessante
della trasferta romana, secondo il cast, oltre alla bellezza della
città, è senza dubbio il fatto che ora ognuno di loro si trova
nella stessa situazione in Emily si trovava all’inizio: nuovo
mondo, nuova città, tutto da imparare.
E per quanto riguarda i cliché che
il mondo attribuisce all’Italia e a Roma, il creatore ha confessato
che tutti erano molto consapevoli di questo aspetto e che prima di
tutto hanno voluto rendere omaggio ai riferimenti cinematografici
indissolubilmente legati alla città: “Ovviamente era
inevitabile citare Vacanze romane, in generale abbiamo parlato
molto dei riferimenti cinematografici. Quando abbiamo girato la
scena con il regista che fa la pubblicità su via Veneto volevamo
restituire l’atmosfera de La Dolce vita”. Secondo il regista,
dopotutto: “Restano pur sempre prospettive americane su Parigi
e su Roma, o sul cinema francese e su quello italiano”.
Emily in Paris 4 – parte
seconda sarà disponibile su Netflix dal 12 settembre.
Dalla DreamWorks Animation arriva Il Robot Selvaggio, il nuovo adattamento di
una straordinaria opera letteraria, l’amato e pluripremiato
bestseller del New York Times n. 1 di Peter Brown, Il Robot
Selvatico.
L’epica avventura segue il viaggio
di un robot – l’unità ROZZUM 7134, abbreviato “Roz” – che dopo un
naufragio si ritrova su un’isola disabitata dove dovrà imparare ad
adattarsi all’ostile ambiente circostante, costruendo gradualmente
relazioni con gli altri animali dell’isola e adottando un’ochetta
orfana.
Il Robot Selvaggio ha per
protagonisti la vincitrice del premio Oscar® Lupita Nyong’o (Noi,
Black Panther) nel ruolo del robot Roz; il candidato agli Emmy e al
Golden Globe Pedro Pascal (The Last of Us, The Mandalorian) nel ruolo
della volpe Fink; la vincitrice dell’Emmy Catherine O’Hara
(Schitt’s Creek, Campioni di razza) nel ruolo dell’opossum
Pinktail; il candidato al premio Oscar® Bill Nighy (Living, Love
Actually – L’amore davvero) nel ruolo dell’oca Longneck; Kit Connor
(Heartstopper, Rocketman) nel ruolo dell’oca Brightbill e la
candidata al premio Oscar® Stephanie Hsu (Everything Everywhere All
at Once, The Fall Guy in uscita quest’estate) nel ruolo di Vontra,
un robot che si unirà a Roz sull’isola.
Il film si avvale anche delle voci di Mark Hamill, icona della
cultura pop e vincitore dell’Emmy Award (Star
Wars, Il ragazzo e l’airone), di Matt Berry (What We Do in the
Shadows, SpongeBob – Il Film) e di Ving Rhames (Mission:
Impossible, Pulp Fiction), vincitore di un Golden Globe e candidato
agli Emmy.
Una storia emozionante sulla
scoperta di sé stessi, un’emozionante analisi sul legame tra
tecnologia e natura, una commovente esplorazione di cosa significhi
essere vivi e connessi a tutti gli esseri viventi.
Il Robot Selvaggio è scritto e
diretto dal pluricandidato all’Oscar® Chris Sanders – sceneggiatore
e regista di Dragon Trainer, I Croods e Lilo & Stitch di
Disney Animation Studios – ed è prodotto da Jeff Hermann (Baby Boss
2 – Affari di famiglia della DreamWorks Animation; co-produttore
del franchise Kung Fu Panda).
Universal Pictures
ha svelato il
primo sguardo ufficiale a
Jurassic World: Rebirth alla fine del mese scorso
tramite alcune foto promozionali e un logo aggiornato, e mentre le
riprese proseguono all’Università di Greenwich, alcune nuove foto
dal set sono state condivise online (tramite UnBoxPHD).
Le immagini ufficiali hanno messo in
risalto i personaggi principali del film, interpretati da Scarlett Johansson e Jonathan
Bailey, e qui diamo un’altra occhiata alla coppia che
gira una scena al chiuso. Non abbiamo molti dettagli sul
personaggio di Bailey, ma si ritiene che interpreterà un
paleontologo (nessuna grande sorpresa). Guarda le foto e un breve
video qui sotto.
Cinque anni dopo gli eventi di
Jurassic
World Il Dominio, l’ecologia del pianeta si è
dimostrata in gran parte inospitale per i dinosauri. Quelli rimasti
vivono in ambienti equatoriali isolati con climi simili a quelli in
cui prosperavano un tempo. Le tre creature più colossali di quella
biosfera tropicale possiedono la chiave per un farmaco che porterà
miracolosi benefici salvavita all’umanità.
Come già accaduto nei primi sette
episodi del medical drama spagnolo di Netflix,
Respira (Breathless), le vite personali e
professionali degli specializzandi del Joaquin Sorolla
Hospital si intrecciano nel finale, “Cold Drop”. Come
finale, l’episodio 8 ha il tono giusto, ma opta – come la maggior
parte degli show in streaming di questi tempi – per lasciare le
cose aperte per una potenziale seconda stagione, invece di essere
veramente risolto.
C’è la possibilità che la miscela
specifica di soap-atmosfera in stile Elite e di dramma medico in
stile Grey’s
Anatomy sia un successo, nel qual caso questo
approccio pagherà nel lungo periodo, ma se le cose non dovessero
funzionare per la serie, è facile immaginare che il climax sia un
po’ insoddisfacente. Analizziamo il fatidico giorno di tempesta del
finale a Valencia, dove tutte le strade convergono.
L’overdose di
Oscar
Le scelte di vita irregolari di
Oscar sono state difficili da gestire e le sue esplosioni emotive
si rivelano la sua rovina nel finale di Respira
(Breathless). Alla fine, è appeso a un filo dopo aver
preso un’overdose quasi mortale.
Oscar si era sentito escluso dal
rifiuto che Roman aveva percepito nei suoi confronti quando si era
presentato sotto un acquazzone torrenziale per scusarsi del loro
litigio e aveva trovato conforto in una festa e negli stupefacenti.
La sua storia si conclude quasi tragicamente, ma permette a Roman e
Pilar di ritrovarsi sulla stessa lunghezza d’onda.
Questo è un buon esempio di come
scaricare le colpe invece di guardarsi dentro e assumersi le
proprie responsabilità non sia mai una soluzione valida a lungo
termine. Le cose non vanno bene per Oscar, ma vanno meglio quando
le persone che lo circondano sono oneste sulle difficoltà di
aiutarlo.
Patricia diventa
privata
I confini sono particolarmente
labili quando si tratta del rapporto medico-paziente di Moa con
Patricia, che tende a diventare una storia d’amore
inappropriata.
Dopo i risultati negativi della TAC
di Patricia, le sue opzioni sono limitate. C’è un intervento
chirurgico pericoloso che deve essere condotto dallo stesso Moa con
l’aiuto di Pilar, minacciato dalla corrente intermittente causata
dalla tempesta, e c’è anche un trattamento chemioterapico
sperimentale molto esclusivo che richiederà un cambiamento radicale
dello status privato dell’ospedale per consentire a Patricia di
accedervi.
L’intervento, nonostante alcune
complicazioni, è un successo. Moa confessa che forse rappresenta un
conflitto di interessi per lui essere il medico di Patricia, visti
i loro reciproci sentimenti romantici, e Patricia opta per il
trattamento sperimentale. Ma è una decisione prevalentemente
egoistica. Questo la rende giusta?
Lastagione 1 di Respira
(Breathless)lascia Jesica
sulla soglia della morte
Nonostante il grande cast, è facile
affermare che Biel e Jesica sono i personaggi principali dello show
e che la loro relazione romantica è la linea drammatica più
coerente. Il loro stare insieme è il risultato per cui la maggior
parte del pubblico probabilmente fa il tifo, ma l’episodio 8 di
Respira (Breathless)offre
una nota tragica e inconcludente per chiudere le cose.
Nonostante Jesica abbia avuto una
relazione con Lluis, è chiaro che il suo cuore appartiene a Biel, e
questa è la direzione in cui le cose si stanno ovviamente muovendo.
Anche Lluis lo percepisce, ed è per questo che minaccia Biel di
stare lontano da Jessica sotto la minaccia di vedersi rovinare la
carriera medica.
Ma Jesica ha problemi più grandi.
La stagione si conclude con lei che muore dissanguata sul pavimento
dopo essere stata aggredita dal paziente suicida a cui ha appena
salvato la vita. Chiunque ingerisca un rasoio è sicuramente deciso
a morire e il fatto che gli venga negato questo destino non gli va
a genio. Jesica ne paga le conseguenze e Respira
(Breathless)si conclude con Biel che la
scopre sanguinante sul pavimento. Il suo destino non è chiaro e le
sue scelte romantiche vengono lasciate in secondo piano per il
momento. Forse nella seconda stagione, se accadrà.
Elizabeth Olsen, famosa per Wanda
Maximoff/Scarlet Witch, è stata lieta di parlare del suo periodo
nel Marvel Cinematic Universe
e del suo possibile ritorno nei panni dell’amato personaggio.
Durante un’intervista con FM104 (via
Collider), Elizabeth Olsen ha menzionato che Scarlet
Witch si è unita ad Avengers: Age of Ultron nel
lontano 2015 ed è stata protagonista della serie su Disney+, WandaVision.
Allo stesso tempo, ha ammesso che la Marvel sembrava incerta sulla
direzione del suo personaggio dopo la serie, anche se i fan avevano
imparato ad amare una figura così complessa e tragica.
“È un personaggio a cui amo
tornare quando c’è un modo per usarla bene, e penso di essere stata
fortunata perché quando ho iniziato, sono stata usata bene”,
ha detto Olsen. “Penso che non sappiano cosa fare con me, per
un eventuale ritorno… se c’è un buon modo per usarla, sono sempre
felice di tornare.”
Olsen ha interpretato per la prima
volta il ruolo di Wanda Maximoff in Avengers: Age of
Ultron con una piccola parte. Con il tempo, il
posizionamento di Wanda nell’MCU si è sviluppato molto, dato che ha
continuato a recitare in Captain America: Civil War,
Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame. Il suo momento
più importante è arrivato nel 2021, quando
WandaVision, la prima serie Marvel su Disney+, ha esplorato in modo efficace
e dettagliato gli eventi successivi a Endgame
attraverso l’enorme dolore e trauma che Wanda stava
affrontando.
WandaVision è un
profondo e doloroso ritratto di Wanda
Lodata per la sua struttura
narrativa unica e la profondità emotiva,
WandaVision ha ritratto Wanda come una figura
tragica che deve lottare con la perdita. In effetti, la serie ha
presentato al pubblico la cruda vulnerabilità di Scarlet Witch,
mescolando il suo potere da colosso con il dolore umano in un modo
immediatamente identificabile. Una combinazione così interessante,
la capacità di Wanda di piegare la realtà con fragilità emotiva,
l’ha resa uno dei personaggi più interessanti dell’MCU.
La storia di Wanda ha preso una
svolta nel sequel di Doctor Strange
Ma la trama di Wanda ha preso una
piega molto diversa in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia. Nel film, diventa la cattiva principale del film,
spinta alla disperazione dal suo bisogno di riunirsi ai bambini che
ha perso nel mondo creato da lei. Si è fatta strada attraverso il
multiverso, diventando sempre più pericolosa e squilibrata; agli
antipodi rispetto al personaggio più sfumato presentato in
WandaVision.
Quel cambiamento nella
caratterizzazione ha fatto storcere il naso a fan e critici. Molti
hanno ritenuto che gli sviluppi nel film andassero contro la
crescita emotiva sperimentata da Wanda in
WandaVision. La stessa Elizabeth Olsen aveva delle preoccupazioni
sulla gestione del suo personaggio, affermando in un’intervista con
Vanity Fair qualche tempo fa che la stanza degli sceneggiatori non
comunicava mai tra i progetti. Per questo motivo, la tragica trama
di Wanda è diventata un po’ ripetitiva e in realtà piuttosto
sconnessa come arco narrativo complessivo del personaggio.
Per quanto frustrante, Elizabeth Olsen ha detto che non esclude di
riprendere il ruolo Scarlet Witch, a patto che il modo in cui il
personaggio verrà raccontato abbia senso.
Diretto da Emma Holly Jones da una
sceneggiatura di Suzanne Allain (che ha adattato dal suo romanzo),
Mr. Malcolm’s List – La lista del signor
Malcolm si aggiunge a una serie di film
dell’epoca Regency. Con drammi, qualche storia d’amore e molti
costumi di grande effetto, questo film d’epoca ha molto da
offrire.
Mr. Malcolm’s List – La
lista del signor Malcolm non sarebbe un film d’epoca
se non si concludesse con una nota lieta che lega tutto. Il signor
Jeremiah Malcolm, dopo aver ascoltato alcune dure verità da parte
della madre, si rende conto che non può stare senza Selina Dalton,
nonostante sia frustrato dal complotto di Julia Thistlewaite per
umiliarlo. Mettendo da parte tutto e ammettendo le proprie colpe,
Mr. Malcolm raggiunge Selina prima del suo ritorno nel Sussex per
dirle che la ama e chiederle di sposarlo. Selina accetta in lacrime
e, senza più ostacoli tra loro, concludono il film con un bacio.
Nel frattempo, Julia, che si scusa con Selina per i suoi piani di
vendetta, smette di combattere i suoi sentimenti per il capitano
Henry Ossory e accetta apertamente il suo affetto. La storia
d’epoca si conclude con non una, ma due coppie felici.
Mr. Malcolm’s List –
La lista del signor Malcolm è una storia
abbastanza semplice, ma ci sono molte emozioni e azioni da
analizzare dopo il finale del film. Ecco spiegato il finale,
compreso il motivo per cui Selina accetta i piani di Julia per il
signor Malcolm.
Cosa rappresenta veramente Mr.
Malcolm’s List – La lista del signor Malcolm
Il signor Malcolm ha una famigerata
lista a cui si fa riferimento in tutto il film. Sebbene si tratti
di un elenco di requisiti che una potenziale compagna deve
soddisfare per poterla sposare, la Lista del signor Malcolm non
rappresenta tanto il suo punto di vista sul matrimonio, quanto
piuttosto la volontà di proteggere il suo cuore da qualsiasi
dolore. Jeremiah Malcolm sa che il matrimonio è una cosa a lungo
termine ed è giusto che chiunque voglia avere degli standard quando
si tratta di scegliere un partner per tutta la vita. Tuttavia, Mr.
Malcolm’s List – La lista del signor Malcolm riguarda lui e
non necessariamente un potenziale partner. La lista è una maschera
che nasconde i muri che ha eretto, le delusioni e il dolore che
potrebbe affrontare in caso di scelta sbagliata e la sfiducia che
nutre nei confronti di chiunque voglia sposarlo per la sua
ricchezza e nient’altro. La Lista del signor Malcolm è come la sua
sicurezza personale, che lo protegge da un matrimonio con qualcuno
che non è disposto a vederlo per quello che è.
Perché Selina accetta di
assecondare il piano di vendetta di Julia
Questo è uno degli aspetti più
interessanti di Mr. Malcolm’s List – La lista del
signor Malcolm. Selina prova ovviamente una certa
trepidazione nei confronti del piano di Julia, ma non solo è
d’accordo, ma continua con l’inganno nonostante i suoi sentimenti
sempre più profondi per il signor Malcolm. Anche se per un po’ va
contro i suoi stessi sentimenti, Selina probabilmente asseconda il
piano di Julia perché è, ed è stata, una buona amica per tanti
anni. Inoltre, a causa delle loro differenze di classe, Selina
potrebbe sentirsi in qualche modo in debito con Julia. Selina,
inoltre, non sapeva come muoversi nell’alta società londinese e si
sentiva un po’ come un pesce fuor d’acqua. Mentre Selina tradisce
il proprio cuore continuando a ingannare il signor Malcolm, Julia è
prima di tutto sua amica. Era abituata a tenere testa agli altri,
ma Julia era tutta un’altra storia: in particolare, avevano dei
trascorsi e Selina probabilmente sentiva di essere una buona amica
aiutando Julia a recuperare la sua reputazione.
Perché Julia tradisce Selina
nell’atto finale
Julia era molto determinata nei
suoi piani per rimediare alla propria umiliazione pubblica.
Nonostante Selina avesse espresso preoccupazioni per il suo piano
in Mr. Malcolm’s List – La lista del signor
Malcolm, Julia lo portò avanti comunque, realizzando
la parte finale del piano verso la fine del film, alle spalle di
Selina. Pur considerando Selina una cara amica, Julia pensava solo
al proprio ego in quel momento. Il piano di vendetta non riguardava
solo il signor Malcolm. All’inizio del film, Julia stava entrando
nella sua quinta stagione da donna non sposata e sentiva la
pressione di sposarsi o di rischiare di essere chiamata zitella per
il resto della sua vita.
Il fatto che il signor Malcolm l’avesse chiamata una volta e poi
mai più, oltre alla caricatura che circolava su un giornale mondano
londinese, era solo il chiodo fisso di quattro anni difficili per
il matrimonio. Julia non desiderava altro che riscattarsi agli
occhi dell’alta società londinese, spinta dal suo senso di
inadeguatezza, oltre che dai sussurri e dai pettegolezzi che
sentiva su di sé. Ci volle il tradimento di Selina perché Julia
vedesse finalmente le conseguenze delle sue azioni e concentrasse
le sue energie su qualcosa che aveva davanti a sé, tra cui
l’amicizia con Selina e l’affetto per il capitano Henry Ossory.
Perché Julia esita a
innamorarsi del capitano Ossory
Julia Thistlewaite è talmente
coinvolta nel tentativo di vendicarsi del signor Malcolm che non
riesce a vedere ciò che ha davanti a sé: il capitano Henry Ossory.
Nonostante sia attratta da lui e lui da lei, Julia esita a
intraprendere una relazione con Henry perché è ancora così presa da
come la società la percepisce. C’è anche il problema della classe e
Henry, pur essendo un capitano militare, non è alla pari con la
ricchezza e lo status dei Thistlewaite. Si scopre che Julia e
Jeremiah Malcolm hanno molto più in comune di quanto lei stessa
credesse. Julia è accecata dalla classe e dalle percezioni e
pressioni a cui è sottoposta, tanto da alienare completamente il
proprio cuore nel tentativo di trovare un marito che possa
mantenere il suo status sociale. Fortunatamente, alla fine, Julia
si apre a Henry, permettendosi di amare ed essere amata alle sue
condizioni.
Perché Lady Kilbourne sostiene
Mr. Malcolm e Selina
Lady Kilbourne sarebbe
probabilmente la prima a dire a chiunque che era delusa dalla lista
del figlio. In fondo, sapeva perché Jeremiah Malcolm aveva pensato
a una cosa del genere. Lady Kilbourne è una donna di classe, ricca
e di alto rango; le si legge in faccia quello che prova nei
confronti dei Dalton, soprattutto quando scopre che la madre di
Selina proviene da una famiglia di cui non aveva mai sentito
parlare prima. Tuttavia, Lady Kilbourne conosce anche suo figlio e
i suoi sentimenti. Il fatto che abbia custodito il suo cuore per
così tanto tempo la fa soffrire, ma vede una scintilla tra lui e
Selina. Inoltre, Lady Kilbourne (che può essere paragonata alla
Regina Carlottadi Bridgerton)
vede Selina per quello che è veramente: una donna sincera, gentile
e premurosa. Sa anche che il signor Malcolm non avrebbe invitato
lei e i suoi genitori nella loro tenuta se non avesse provato
qualcosa per lei. Lady Kilbourne può anche essere un’attenta
all’alta società, ma sa riconoscere l’amore quando lo vede.
Il vero significato del finale
diMr. Malcolm’s List – La lista del signor Malcolm
Mr. Malcolm’s List – La
lista del signor Malcolm è ricco di drammi e di
romanticismo, ma alla fine si tratta di umiliarsi di fronte a chi
si ama. Sia il signor Malcolm che Julia hanno imparato lezioni
preziose su come vedere oltre la classe, lo status e l’orgoglio per
trovare la felicità e l’onestà in persone di cui non si sarebbero
mai aspettati di innamorarsi. Entrambi proteggevano il proprio
cuore e questo impediva loro di accettare l’amore e la felicità.
Dovevano uscire dai loro schemi per andare avanti e l’unico modo
per farlo era mettere da parte il loro ego ed essere vulnerabili
per una volta. A prescindere dalle paure personali, il finale di
Mr. Malcolm’s List – La lista del signor
Malcolmparla di seguire il proprio
cuore e accettare che nulla è perfetto – almeno non agli occhi
della società – e che l’opportunità di amare è più importante
dell’orgoglio o delle aspettative.
Si tiene
dal21 al 29 settembre 2024 la
ventesima edizione del Lucca Film Festival, con la
direzione artistica di Nicola Borrelli. Un ricco
programma con numerosi ospiti, da Chiara
Mastroianni, madrina del festival a Paul
Schrader, Ethan Hawke, Matthew Modine,
Pupi Avati, Ruben Östlund, Tonino De Bernardi, Massimo
Gaudioso, Federico Cesari, Francesco Costabile, Francesco Di Leva,
Francesco Gheghi, a Carolina Crescentini,
che presiederà la giuria del concorso LFF for Future. Ricco e
variegato il Lucca Film Festival 2024: la mostra dedicata a
Marcello Mastroianni e numerose proiezioni per un totale di 50
opere in anteprima italiana, provenienti da tutto il mondo, tra cui
12 lungometraggi, 12 cortometraggi, 10 corti a tema ambientale LFF
For Future, 10 opere prime italiane per Buona la prima!.
Per il concorso internazionale cortometraggi e lungometraggi è
prevista la giuria popolare, le proiezioni dei concorsi traslocano
al Cinema Astra (lunghi/corti/LFF For Future) e all’Auditorium
Banca del Monte (Buona la prima!).
Per la
sezione lungometraggi questa edizione segna il
record di partecipazione per il Lucca Film Festival 2024: sono
oltre 230, infatti, le opere giunte da ogni parte del mondo per il
concorso internazionale, curato da Stefano Giorgi
e da Mattia Fiorino. 12 lungometraggi in
anteprima italiana per esplorare temi universalmente importanti e
indagare culture cinematografiche da ogni parte del mondo. Il
concorso di quest’anno è composto interamente da opere
prime, per la maggior parte extra-europee: dal saudita
Norah, vincitore del Premio della Giuria nella sezione
Un Certain Regard del festival di Cannes, all’americano
African Giants, vincitore del Premio per la miglior
sceneggiatura allo Slamdance Film Festival. Peculiare anche la
presenza di opere narrativamente imponenti come il giapponese
REI e dell’iraniano The Old Bachelor, vincitori
dei due premi principali del festival di Rotterdam (Tiger Award e
VPRO Big Screen Award), entrambi dalla durata di oltre 3 ore. Il
concorso lungometraggi vuole proporre una panoramica delle opere
più interessanti del cinema mondiale, ecco perché la selezione non
si cura della provenienza delle opere ma solo della loro qualità
artistica: per il primo anno il festival ospiterà un’opera
proveniente dall’Arabia Saudita e un’opera proveniente dall’India
(Swaha); dopo il successo del russo After e del
ceceno The Cage is looking for a bird nel 2023, ecco
tornare in concorso Liar, della regista russa Yulia
Trofimova. Come ogni anno, il premio per il vincitore sarà di 3mila
euro.
Chiara
Mastroianni inaugurerà il Lucca Film Festival con omaggio
al padre Marcello, il pomeriggio del 21 settembre a Palazzo
Pfanner con la mostra Marcello l’antidivo di
successo, aperta al pubblico fino al 27 ottobre.
L’esposizione è un omaggio a Marcello Mastroianni, nel Centenario
dalla nascita e presenta manifesti originali, locandine, fotobuste
e bozzetti del corredo pubblicitario dell’epoca all’uscita dei
film, tutti provenienti dalla sterminata collezione di Alessandro
Orsucci. Centrale in questa esposizione è anche la musica per film,
con un allestimento unico di colonne sonore originali in vinile,
corredate di copertine originali anch’esse, spesso disegnate,
insieme a libri e spartiti musicali. “La mostra –
spiega il curatore Alessandro Orsucci –
propone una ricognizione delle pellicole, dei generi, delle
straordinarie collaborazioni dell’attore, in base a una ricerca
fatta sulla filmografia, che mi ha permesso di selezionare le opere
proprio tenendo conto dell’importanza del film e soprattutto del
lavoro di Marcello con gli altri”. L’attore aveva, tra
l’altro, un particolare legame con Lucca: la sua amata casa di
campagna, si trovava infatti a Pescaglia, sulle colline lucchesi,
un casale settecentesco dove trascorreva molto del suo tempo libero
insieme alla famiglia e ai più grandi nomi del cinema che lo
venivano a trovare. La sera sempre del 21 l’apertura ufficiale del
festival con Chiara Mastroianni e il ricordo a Marcello che
continua con Flavio De Bernardinis e, a seguire,
la proiezione di Casanova 70, diretto nel 1965 da Mario
Monicelli.
Sarà invece
l’attrice Carolina Crescentini (Notte prima
degli esami – Oggi, Parlami d’amore, I demoni di San Pietroburgo,
Boris, I bastardi di Pizzofalcone) a presiedere la giuria
della seconda edizione di LFF for Future, il
concorso a cura di Leonardo Galeassi, nato nel
2023 in collaborazione con il Gruppo Sofidel,
azienda leader nella produzione di carta per uso igienico e
domestico, nota nel mondo per il marchio Regina. La Crescentini,
che ha da poco terminato le riprese della nuova serie NetflixMrs Playmen, diretta da Riccardo
Donna nei panni della protagonista, sarà affiancata in giuria – per
assegnare il premio di 1.000 euro – da Luca Luisa
della storica associazione culturale La Cappella Underground e
membro del Trieste Science+Fiction Festival, dal produttore,
regista e filmmaker Andrea Morghen e dal regista e
docente Giacomo Nencioni. Salvaguardia del futuro
dal punto di vista ambientale e sociale è il tema cardine
dell’edizione di quest’anno che conta ben dieci cortometraggi di
giovani registi e filmmaker internazionali. Dieci corti, di cui 8
in anteprima italiana e 1 (l’argentino Cuando Todo Arde)
in anteprima europea. Dal documentario alla fantascienza, passando
per narrazioni sperimentali, i corti in concorso declinano il tema
della sostenibilità in maniera ricca ed eterogenea. La giuria del
concorso sarà anche protagonista, sabato 28
settembre, di un incontro con il pubblico dopo la
proiezione dei corti alle ore 17.30.
Il Lucca Film
Festival, grazie al sostegno di
SIAE, indice la prima edizione
del concorso “Buona la prima!”, riservato
alle opere prime di nazionalità italiana in formato cortometraggio
curato dalla direttrice artistica Cristina
Puccinelli. L’intento è quello di aiutare gli autori
emergenti ad avere maggiore visibilità. Su dieci film selezionati,
saranno assegnati tre premi da una giuria di professionisti del
settore: miglior opera prima, miglior sceneggiatura e miglior
colonna sonora. Quest’ultimo riconoscimento sarà assegnato in
collaborazione con il Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca e il
Master M.A.I. (Musica Applicata all’Immagine). Sempre in
collaborazione con SIAE, il corso di sceneggiatura,
“Scrivere Cinema”, nato
con l’obiettivo di aiutare giovani aspiranti autori ad affinare
l’arte della scrittura cinematografica. Il corso sarà tenuto dalla
sceneggiatrice e regista Cristina Puccinelli
– della direzione artistica del festival – e una lezione sarà
tenuta dallo sceneggiatore Massimo Gaudioso. Alla
fine del corso gli studenti consegneranno un soggetto per
cortometraggio e il migliore verrà premiato il 29 settembre con un
riconoscimento di 1.000 euro destinati allo sviluppo dello stesso
lavoro. Una giuria di esperti decreterà il vincitore a proprio,
insindacabile giudizio.
Per il
concorso internazionale cortometraggi, curato da
Laura Da Prato e da Dario Ricci,
alla sua decima edizione, sono oltre 500 le opere giunte da ogni
parte del mondo: i 12 cortometraggi selezionati saranno valutati da
una giuria professionale composta dal produttore Simone
Gandolfo, dal regista e autore Rai Luca
Rea e dalla Make up artist Dalia Colli e
saranno proiettati al Cinema Astra il 26 settembre dalle ore 17:00
e il 27 settembre dalle ore 15:00. 4 fuori concorso e 12 in
concorso, tra cui 3 anteprime europee – The Bug, To Whip A
Horse e Stereo-Vision e una prima
mondiale, The most beautiful day in life, dalla
Cina, indagheranno le relazioni familiari e sentimentali,
presentate sotto molteplici punti di vista talvolta inediti
(come Forever Yours, Binaud et
Claude, Dissolution, Mum, Este
no es Noruega), con un tocco di ironia e dark humor e
sconfinando talvolta nel cinema dell’orrore (Stereo
Vision, Cults). Storie al limite dell’irrealtà
ma radicate profondamente nel contemporaneo come il
pluripremiato I am not a Robot (Vincitore del
festival fantastico di Sitges e del Melies
d’Argent), l’austriaco Nightfaces e
il russo The bug, di kafkiana memoria. Evento
speciale il corto Good Boy, diretto da Tom Stuart e
interpretato da Ben Whishaw, prodotto dall’italiana Elettra
Pizzi e selezionato per la short list dei Premi Oscar 2024, sarà
proiettato al Cinema Astra domenica 29 settembre alle 20:30 e vedrà
uno speciale collegamento in diretta da Londra coi suoi
protagonisti.
Sabato 28 settembre
2024 torna Lucca Effetto Cinema, l’evento open-air
parte del Lucca Film Festival, con la direzione artistica di
Irene Passaglia, che trasformerà il centro storico
in un palcoscenico a cielo aperto. Organizzato con il Comune di
Lucca e la Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, vedrà la
partecipazione di 40 esercizi pubblici e 20 compagnie teatrali e di
danza. Le performance, ispirate a celebri film, si alterneranno
nelle aree tematiche della città. Novità di quest’anno è
l’Estemporanea di Pittura “ENTRA IN SCENA!“, dove
artisti interpreteranno scene iconiche del cinema. Previsti premi
per le migliori performance e scenografie.
Ricco il parterre
di ospiti di questa edizione: il regista e
sceneggiatore statunitense Paul Schrader,
Leone d’Oro alla carriera nel
2022, protagonista, al Cinema Astra, di una
masterclass, il 26 settembre alle 12:00, aperta al pubblico e di
una retrospettiva di suoi film, che il 27 settembre riceverà il
Premio alla Carriera. Quindi l’attore,
sceneggiatore, scrittore, regista e produttore statunitense
Ethan Hawke, che il 26 settembre alle 21:00
presenterà, in anteprima italiana, il suo ultimo film
Wildcat e riceverà il Golden Panther
Award. Il 27 settembre, alle ore 18:00, presso la
Chiesa di S. Francesco, Hawke, terrà una masterclass aperta al
pubblico, in collaborazione con la Scuola IMT,
nell’ambito della BRIGHT-NIGHT 2024, Notte europea delle
ricerca e consegnerà il Premio alla carriera a Paul
Schrader, che lo ha diretto in First Reformed – La creazione a
rischio. Quindi l’attore Matthew Modine, che
presenterà il 25 settembre alle 21:00 in un incontro moderato da
Silvia Bizio il corto The Martini Short,
commedia esistenziale di Stephen Wallis che racconta di un regista
cinematografico malato mentre inizia a girare quella che crede
essere la propria, ultima opera. Altro ospite d’eccezione, il
regista svedese Ruben Östlund, due volte
Palma d’Oro a Cannes, nel 2017 e nel 2022,
rispettivamente per The Square e Triangle of
Sadness, che terrà una masterclass il 28 settembre, riceverà
il Golden Panther Award il 29 settembre e sarà
omaggiato con una retrospettiva dei suoi film. Illuminano il
parterre di Lucca FF anche il regista Pupi Avati,
domenica 22 settembre alle 21:00 e omaggiato con la proiezione del
suo classico horror La casa dalle finestre che ridono, il
regista Tonino De Bernardi, che il 24 settembre
riceverà il Premio alla Carriera, il regista e sceneggiatore
Massimo Gaudioso che terrà una masterclass il 22
settembre e l’attore Federico Cesari, che riceverà
il Premio Nuovi Protagonisti e terrà un incontro con il
pubblico.
Chiuderà il
festival un’altra anteprima, la proiezione di Familia,
diretto da Francesco Costabile recentemente presentato alla Mostra
del cinema di Venezia, che vedrà ospite il regista, l’attore
Francesco Di Leva e il giovane attore Francesco Gheghi, vincitore
del Premio Orizzonti come miglior attore. La proiezione, in
collaborazione con Fice, segna il passaggio di testimone tra due
manifestazioni di cinema, il Lucca Film Festival e Le Giornate del
cinema d’essai, connubio tra festival e industry. Sempre fuori
concorso e nella sezione dedicata ai giovani registi toscani la
proiezione, il 23 settembre al cinema Astra alle ore 21 l’omaggio a
Mario Tobino con il documentario Mario Tobino per le Antiche
Mura, omaggio al grande psichiatra e scrittore nato a
Viareggio, che sarà presentato dalla regista Maria Erica Pacileo e
dal produttore Fernando Maraghini. Sempre nella sezione dedicata
agli autori toscani la proiezione di C’è un posto nel
mondo di Francesco Falaschi, che vedrà ospiti il regista e gli
interpreti Cristiana Dell’Anna, Daniele Parisi e Luigi Fedele.
Per la sezione
Focus, tra gli altri, la proiezione del film Roma blues di
Gianluca Manzetti con Francesco Gheghi e Warpigs,
diretto da Giacomo Pellegrini, la storia di due soldati americani
durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un nuova
collaborazione per il festival, con ACLI Lucca, per il film
Recinti urbani, scritto e diretto da Francesco Cerrone,
che sarà proiettato domenica 29 settembre presso il Complesso San
Micheletto. In collaborazione con l’associazione 50&più,
il 25 settembre alle ore 17:00 al Complesso San Micheletto,
presentato da Flavio De Bernardis, la proiezione di Matrimonio
all’italiana, di Vittorio De Sica, datato 1964, con Marcello
Mastroianni. Venerdì 27 settembre, presso l’ Auditorium Banca del
Monte alle ore 17:00, in collaborazione con l’associazione
50&più e in collaborazione con la Fondazione Giacomo Puccini, in occasione
dell’anniversario dei 100 anni della morte del compositore nato e
vissuto a Lucca, la proiezione di Puccini by William
Friedkin diretto da Federico Salvetti nel 2017.
Venerdì 27
settembre, presso l’ Auditorium Banca del Monte alle ore 18:00, in
collaborazione con Lions Club Lucca Le Mura la proiezione del film
Lucca Effetto Cinema, diretto nel 2022 da Gino
Bertini.
AL Lucca Film
Festival, la IX edizione di Over The Real, Festival Internazionale
di Video e Multimedia Art, che presenta la mostra multimediale
“Ipotesi di futuro”, a cura di Veronica D’Auria, Lino Strangis e
Maurizio Marco Tozzi, in programma nelle splendide sale di Villa
Bottini a Lucca dal 21 al 29 settembre, con inaugurazione venerdì
20 settembre alle ore 18. Il tema della mostra verte su opere che
hanno cercato di confrontarsi con i concetti di metamorfosi,
cambiamenti e mutazioni che sono alla base del comportamento di
tutto ciò che esiste in senso atavico ma anche espressione
particolare di un’epoca come quella corrente, caratterizzata da
importanti variazioni storiche. Fra gli artisti partecipanti Chiara
Passa, Matteo Donà, Alberto Papotto, Simone Cavallo, Chiara
Ciccarelli. Infine sarà a disposizione del pubblico un collegamento
interattivo con il Museo del Metaverso, un museo virtuale nato nel
2007 in Second Life, da Rosanna Galvani, per la valorizzazione del
patrimonio artistico creato in quel mondo virtuale. La mostra è
realizzata con il sostegno di: Regione Toscana, GiovaniSì,
Toscanaincontemporanea2024, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca,
Fondazione Banca del Monte di Lucca, dottor Emanuel Bertuccelli
Private Banker Mediolanum Viareggio, la compartecipazione di The
Lands of Puccini e Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest.
La sezione
Educational del Lucca Film Festival si arricchisce grazie al
contributo del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’ambito
del programma Cinema e Immagini per la Scuola. Tra gli eventi di
spicco: la masterclass di Paul Schrader (26
settembre, alle ore 10:00, Cinema Astra dopo la proiezione del film
Mishima), la proiezione fuori concorso del documentario
Mario Tobino per le Antiche Mura con la regista
Maria Erica Pacileo e il produttore
Fernando Maraghini (24 settembre, ore 10:00,
Cinema Astra), Banksy Unauthorized (25 settembre, ore 10,
Auditorium San Micheletto) altro interessante documentario
presentato dal Prof. Alessandro Romanini e la
presentazione di Maria Montessori – La Nouvelle Femme (25
settembre, ore 10:00, Cinema Astra). Questi appuntamenti offrono
agli studenti un’opportunità unica di approfondimento nel mondo del
cinema e della cultura e le masterclass possono essere seguite in
diretta streaming su Zoom. Inoltre LFF avvia un progetto annuale
dedicato alle scuole dal titolo “Rise! Storie in
Movimento”, con l’obiettivo la costruzione di un
ecosistema narrativo digitale.
Quindi l’evento,
curato dal giornalista e critico Mario
Serenellini, Tam Tam Truffaut : gli
esordi, omaggio al cinema del Maestro della Nouvelle
Vague, con Il Cinema Che Migliora La Vita, (Radio-Canada, 1971)
nell’edizione italiana a cura di Mario Serenellini, in versione
originale con i sottotitoli italiani ed estratti dal film
I 400 colpi. A Montreal, nel 1971, il cineasta, a 39
anni, sente il bisogno di parlare non soltanto dei suoi film ma
anche di sé stesso. Una lucida introspezione, nell’anno in cui è
morta la madre ed esce dalla depressione dopo la relazione con
Catherine Deneuve. L’infanzia e l’adolescenza, l’apprendistato
esistenziale e cinematografico, i grandi maestri da Hitchcock a
Welles, la delinquenza giovanile, il servizio militare. E,
naturalmente, le donne.
Scream
VI è finalmente nelle sale, portando un nuovo
Ghostface a New York City nel debutto del killer in una grande
città. Il sequel aumenta anche la violenza, offrendo il maggior
numero di cadaveri di qualsiasi film di Scream e dando a Ghostface una
furia cruda mai vista prima. Infine, Scream VI cerca di ridefinire le regole del franchise
riportando in scena diversi sopravvissuti delle puntate precedenti
e un nuovo cast di sospetti e potenziali vittime. Il sequel del
requel trabocca di nostalgia, ma tiene anche i fan in sospeso per
quasi due ore fino a quando il cattivo viene smascherato e le sue
motivazioni rivelate. C’è molto da svelare nel finale di Scream
VI, quindi vediamo di svelare i segreti del film, un pezzo
alla volta.
Trappola nel santuario di
Ghostface
Ambientato circa un anno dopo
l’evento di SCREAM
del 2022, Scream VI segue i principali sopravvissuti
all’ultimo massacro di Woodsboro mentre cercano di costruirsi una
nuova vita a New York. Ogni membro del “Core Four” cerca di
affrontare in modo diverso ciò che ha vissuto. I fratelli Chad
(Mason Gooding) e Mindy Meeks-Martin
(Jasmin Savoy Brown) rimangono appassionati di
cinema e si iscrivono al college per studiare cinema. Tara
Carpenter (Jenna
Ortega) vuole far finta che non sia successo
nulla, mentre la sorella di Tara, Sam (Melissa
Barrera), è ancora alle prese con il fatto di
essere la figlia del Ghostface originale, Billy Loomis
(Skeet Ulrich).
Da SCREAM, Sam è
perseguitata dalle visioni di Billy e teme di diventare
un’assassina come suo padre. Come confessa durante una seduta di
terapia, Sam ha ritenuto giusto accoltellare il suo ex fidanzato,
Richie Kirsch (Jack Quaid), l’ultimo a
indossare la maschera di Ghostface. Sam ha dovuto uccidere Richie
per proteggere sua sorella e i suoi amici, ma è ancora scioccata da
quanto sia stato facile togliere la vita a un’altra persona. A
complicare le cose, una serie di voci online ha trasformato Sam in
un paria, poiché molti pensano che sia responsabile del massacro di
Woodsboro di SCREAM. Secondo queste teorie cospirative,
Sam ha ucciso tutti e ha dato la colpa a Richie, che in realtà è
innocente.
Pochi mesi dopo l’arrivo a New
York, il Nucleo Quattro viene preso di mira da un nuovo Ghostface.
Come l’assassino dice a Sam attraverso una telefonata minacciosa,
il suo obiettivo è la verità e vuole rivelare che Sam è un
assassino. Sembra che il nuovo Ghostface si sia lasciato andare
alle teorie cospirative che circolano online ed è determinato a far
soffrire Sam. Sfortunatamente, chiunque si metta tra Ghostface e il
suo obiettivo principale viene fatto a pezzi senza alcun
rimorso.
Mentre indagano sui nuovi attacchi
di Ghostface, i Core Four ricevono l’aiuto del detective della
polizia Bailey (Dermot Mulroney), il padre della
nuova coinquilina delle sorelle Carpenter, Quinn (Liana
Liberato). Anche Chad ha un nuovo compagno di stanza,
Ethan (Jack Champion), mentre Mindy esce con una
ragazza di nome Anika (Devyn Nekoda). Infine,
anche Sam esce con Danny (Josh Segarra), un uomo
che vive di fronte al suo corridoio. I Core Four possono contare
anche sul supporto di Kirby (Hayden
Panettiere) di
Scream 4, diventata agente dell’FBI, e di Gale
Weathers (Courteney Cox).
Grazie alle capacità investigative
di Gale, il gruppo scopre un santuario che il nuovo Ghostface
utilizza come covo, dove i costumi e le armi di ogni precedente
killer sono esposti come oggetti da collezione. Il santuario
contiene molte prove della polizia ed è chiaro che i proprietari
erano ricchi o ben collegati. Sembra che l’edificio appartenesse a
Jason (Tony Revolori) e Greg, due imitatori di
Ghostface morti per mano del nuovo killer. Sembra che il posto sia
stato conquistato dal nuovo Ghostface, che ha lasciato le maschere
dei precedenti assassini in ogni scena del crimine. L’intero sito è
inoltre protetto da serrature magnetiche e telecamere di sicurezza,
che lo rendono una fortezza impenetrabile.
Dopo l’omicidio di Quinn e Anika e
il ricovero di Gale in ospedale in condizioni critiche, i
sopravvissuti decidono di cambiare le carte in tavola e di usare il
santuario di Ghostface come gabbia per intrappolare l’assassino e
farlo fuori. Il gruppo si divide in metropolitana e Mindy viene
pugnalata e mandata in ospedale, mentre Ethan rimane a curarla.
Poi, anche Sam decide di abbandonare Danny, visto che non lo
conosce veramente. Così solo Tara, Sam e Chad arrivano al
santuario, dove li attende Kirby. Tuttavia, non appena arrivano sul
posto, la detective Bailey fa una telefonata angosciante a Sam,
rivelando che Kirby è stato licenziato dall’FBI dopo un esaurimento
nervoso causato dagli ultimi omicidi di Woodsboro. Kirby sembra
essere il nuovo Ghostface e i sopravvissuti si sono rinchiusi nel
santuario con l’assassino.
Scream VI è tutto incentrato
sull’eredità
Fin dal suo arrivo al santuario di
Ghostface, Sam inizia ad avere visioni di Billy. Il fantasma del
padre la spinge ad abbracciare la sua natura di assassina. Dopo
aver ricevuto una telefonata dal detective Bailey, Sam viene
attaccata e accoltellata da una persona che indossa il costume di
Ghostface, che lei presume essere Kirby. Sam riesce a fuggire e
incontra Tara e Chad, che si sono appena dati il primo bacio. Il
trio combatte Ghostface fino a quando non compare un secondo
assassino, che sopraffà Chad. Ci sono sempre due assassini, con
l’eccezione di Scream 3, quindi ha senso
che Kirby abbia dei rinforzi.
Le cose si scaldano quando il
detective Bailey arriva al santuario. Nello stesso momento, Kirby
si presenta, coperto di sangue, affermando di essere stato
attaccato da Ghostface. Consumato dal dolore e convinto che Kirby
stia mentendo, il detective Bailey spara all’agente dell’FBI. Ma si
tratta di uno stratagemma, perché Bailey è la mente dietro gli
ultimi attacchi di Ghostface. E per la prima volta nel franchise,
gli assassini sono tre. Bailey, Ethan e Quinn, che dopotutto è
vivo. Bailey ha generato tre figli, Ethan, Quinn e Richie. Ora
tutta la famiglia vuole vendicarsi delle persone che hanno ucciso
Richie. È per questo che hanno iniziato a diffondere voci online
contro Sam, per incolparla della serie di omicidi di Ghostface a
New York.
Bailey spiega che il santuario era
in realtà di Richie, che era riuscito a mettere le mani sulle prove
della polizia grazie al padre detective. Bailey ha cambiato il
registro di proprietà solo per attirare tutti lì mentre indagava
sugli imitatori di Ghostface morti. Bailey vuole anche che Sam
indossi la maschera di Ghostface appartenuta a Billy per dimostrare
al mondo che è un’assassina.
Sam inizia a prendere in giro
Bailey e la sua famiglia, dicendo loro che Richie era un codardo
che lasciava che la sua ragazza, Amber (Mikey
Madison), facesse tutti gli omicidi. Quando la Bailey
sembra abbastanza distratta, Tara e Sam usano dei mattoni per
attaccare gli assassini. Anche Kirby si sveglia e si unisce alla
lotta, sparando in direzione di Bailey. Purtroppo, Ethan accoltella
Kirby; fortunatamente, Sam estrae il coltello dalla pancia di Kirby
e lo usa per accoltellare Ethan.
Tara e Sam cercano di scappare
dagli assassini, scambiandosi colpi e coltellate mentre cercano una
via d’uscita dal santuario di Ghostface. Tara affronta Ethan e gli
pianta un coltello nell’occhio. Sam riesce anche a conficcare un
proiettile nella fronte di Quinn, lasciando in vita solo Bailey.
Esaudendo il desiderio di Bailey, Sam indossa il costume di Billy e
chiama il detective. Utilizza un’app per emulare la voce di
Ghostface e stuzzica Bailey fino a sorprenderlo e a pugnalarlo più
volte. All’inizio Sam non vuole uccidere Bailey perché sente di
dover dimostrare di non essere un’assassina come suo padre.
Tuttavia, dopo aver ottenuto il sostegno di Tara, Sam pone fine
alla vita di Bailey.
Non sarebbe un film di
Scream senza uno spavento finale, e Ethan risorge dalla morte
solo per essere ucciso ancora una volta. Sia Tara che Sam sono
assassini, ma contrariamente ai Ghostface del passato, uccidono
solo per proteggere la loro famiglia, non per soddisfare desideri
egoistici. È anche per questo che Sam lascia cadere la maschera di
Billy sul pavimento alla fine del film, perché è finalmente in pace
con la sua eredità.
Dopo che tutto è stato detto e
fatto, Danny porta la polizia al santuario, dimostrando che stava
davvero cercando di aiutare. Anche Chad viene mandato in ospedale
e, sebbene sia in pessime condizioni, probabilmente sopravviverà.
Kirby, Mindy e Gale rimangono segnati a vita dopo essere stati
attaccati di nuovo da diversi Ghostface, ma è sorprendente che
tutti i personaggi legacy siano arrivati ai titoli di coda. Sebbene
Scream VI sia il film più sanguinoso del franchise, la
sorpresa più grande è il numero di persone rimaste in vita.
Soprattutto perché questa volta gli assassini erano tre.
Le prime immagini di
My Hero Academia: You’re Next, diretto da Tensai
Okamura (Naruto: Snow Princess’ Book of Ninja Arts), il
nuovo capitolo cinematografico della celebre serie di Weekly Shonen
Jump uscirà nelle sale il 10 ottobre distribuito in Italia da Eagle
Pictures.
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“My Hero Academia”
è una serie anime giapponese basata sul popolari manga di Kohei
Horikoshi, ambientata in un mondo in cui circa l’ottanta per cento
della popolazione possiede superpoteri, i Quirk. Gli eroi
proteggono le persone e la società dagli incidenti, dai disastri e
dai criminali che usano i loro Quirk per il male. La storia segue
le vicende del protagonista Izuku Midoriya, chiamato Deku, e dei
suoi compagni di classe alla U.A. High School che aspirano a
diventare eroi.
Il manga originale “My Hero
Academia” ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo,
apparso più volte nella lista dei bestseller del New York Times è
uscito a puntate su Weekly Shonen Jump di Shueisha debuttando nel
2014. L’adattamento televisivo della saga è stato trasmesso nel per
la prima volta nel 2016, ci sono state sette stagioni di cui
l’ultima è andata in onda nella primavera del 2024. Dopo il primo e
il secondo lungometraggio, il terzo film World Heroes’
Mission (2021) ha battuto i record di successo del franchise,
guadagnando oltre 46,9 milioni di dollari al botteghino, My
Hero Academia: You’re Next è il quarto film. Come nei tre
lungometraggi precedenti, Kohei Horikoshi, l’autore della storia
originale, è coinvolto anche in questo nuovo capitolo come
supervisore generale e disegnatore dei personaggi originali, dando
vita a una storia mai vista prima.
La trama di My Hero Academia:
You’re Next
In una società in cui eroi e cattivi
si scontrano continuamente in nome della pace e del caos, Deku, uno
studente della U.A. High School che aspira a diventare il miglior
eroe possibile, affronta il cattivo che imita l’eroe che ammira da
tempo. Riusciranno Deku e il resto della U.A. High Class 1-A a
proteggere il mondo ponendo fine a Dark Might, l’uomo che sostiene
di essere il nuovo Simbolo della Pace?
Diretto da Ali
Abbasi e scritto da Gabe Sherman,
The Apprentice vede come protagonisti il candidato
agli Emmy Sebastian Stan (Pam & Tommy) nel ruolo di
Trump, il vincitore dell’Emmy Jeremy Strong (Succession) nel ruolo
dell’ardente Roy Cohn, Martin Donovan (Tenet) nel
ruolo di Fred Trump Sr e Maria Bakalova (Borat
Following Moviefilm) nel ruolo di Ivana Trump.
The
Apprentice ha fatto scalpore al Festival di Cannes all’inizio di
quest’anno. Inizialmente c’era stata una certa incertezza sul fatto
che il film avrebbe ottenuto un’uscita nelle sale negli Stati
Uniti. Il finanziatore del film Kinematics, sostenuto dal
sostenitore di Trump Dan Snyder, si sarebbe risentito per la
rappresentazione dell’ex POTUS nel film e avrebbe intrapreso
un’azione legale.
Il film ha debuttato negli Stati
Uniti a Telluride dopo essere stato aggiunto in sordina alla
scaletta del festival. Come riportato da Baz
Bamigboye di Deadline, il film ha avuto un
debutto senza problemi. Il team dietro al film aveva previsto delle
sfide legali per impedire la proiezione e delle proteste da parte
dei sostenitori dell’ex Presidente.
“Ambientato in un mondo di
corruzione e inganni, The
Apprentice esaminerà gli sforzi di Trump per costruire
la sua attività immobiliare a New York negli anni ’70 e ’80,
scavando anche nel suo rapporto con il famigerato avvocato Roy
Cohn”, si legge nella sinossi. “È una storia di mentori e
protettori che traccia le origini di una grande dinastia americana.
Piena di personaggi più grandi della vita, rivela il costo morale e
umano di una cultura definita da vincitori e perdenti”.
L’acclamata attrice Zoe Saldana non vede limiti alla sua
carriera a Hollywood e ha un’ambizione importante che vorrebbe
realizzare. La star del franchise Avatar e attrice
del Marvel Cinematic Universe
insiste sul fatto che vuole dirigere un film d’azione per aumentare
ulteriormente il suo impressionante CV.
Parlando al Toronto
International Film Festival, Zoe
Saldana ha dichiarato la sua intenzione di dirigere un
film d’azione quando farà il suo debutto alla regia, affermando di
essere da tempo una fan delle serie poliziesche e dei film sulle
rapine, e ha menzionato la serie di James
Bond come una potenziale strada per perseguire la sua
ambizione. “Non ho mai visto una donna dirigere James
Bond”, ha detto. “Mi piace The Equalizer. Guardo serie
poliziesche e, quindi, forse in futuro. Sono sempre stata attratta
dai temi delle rapine. Heat è un film che devo guardare almeno una
volta all’anno e analizzare, e il modo in cui Michael Mann abbina
tutto insieme, il modo in cui tutti lo hanno interpretato. Quindi,
mi piacerebbe iniziare con una specie di azione-rapina”.
Il curriculum di Zoe Saldana è pieno di titoli d’azione, tra
cui la trilogia dei Guardiani della Galassia e gli
ultimi due sequel di Avengers, Infinity
War ed Endgame, oltre a lungometraggi in
crime drama come Colombiana e Out of the
Furnace. Avendo visto altre donne di Hollywood passare con
successo dallo schermo alla sedia del regista, l’attrice non vede
limiti a ciò che può fare nella sua carriera. “Non mi sono mai,
mai limitata. Posso fare qualsiasi cosa”, ha detto.
“Proprio come Ang Lee ha fatto Ragione e sentimento, giusto?
Potrei anche fare Jane Austen un giorno. Non si sa mai”.
Il finale di Gemini
Man spreca l’accattivante premessa del
film per il fatto di essere così radicato negli anni Novanta.
L’ultimo film di Ang Lee, un action-thriller
prodotto da Jerry Bruckheimer, storico collaboratore di
Michael Bay, vede
Will Smith combattere…
Will Smith. Lui è Henry Brogen, un esperto tiratore
scelto i cui piani di pensionamento vengono rovinati quando viene a
conoscenza di informazioni riservate e un suo clone segreto, di 25
anni più giovane, si occupa del caso.
Gran parte del clamore per
Gemini Man si è concentrato sull’aspetto tecnologico. Il
più immediato è il
Will Smith dell’era Fresh Prince, ottenuto non con il
consueto de-invecchiamento della Marvel, ma con una creazione
totalmente digitale realizzata tramite motion capture. Spingendosi
oltre, Lee ha cercato di alterare l’esperienza di visione
cinematografica, girando il film per essere visto in 3D ad alta
frequenza di fotogrammi. Il successo di tutti questi effetti è
misto, ma è innegabile che sia il fulcro della vendita.
Tuttavia, nonostante tutto il
luccichio, Gemini Man è ancora un film narrativo. In
effetti, molti probabilmente lo vedranno nel formato standard 2D,
sia al cinema che a casa. Ed è proprio qui che tutto inciampa.
L’idea di un assassino braccato dal se stesso più giovane è stata
proposta per la prima volta da Darren Lemke nel 1997, con
praticamente tutti i protagonisti degli ultimi 20 anni – da
Mel Gibson e
Harrison Ford a
Tom Cruise e
Brad Pitt – collegati in un modo o nell’altro. La
versione definitiva è stata adattata da David Benioff e Billy Ray,
ma rimane comunque molto fedele al suo nucleo. E questo è il
problema.
La trama di Gemini Man ha
qualcosa di molto elementare fin dall’inizio. Il tropo del
pensionamento è ben collaudato e i ripetuti stacchi sulle tute
governative che tramano la morte di Brogen mantengono il pubblico
un passo avanti rispetto al personaggio principale. La rivelazione
del giovane Henry – che è già il punto cruciale del marketing – è
meno un colpo di scena e più un’inevitabilità, con un accenno
durante una scena di combattimento a Cartagena, in Colombia, che
viene sminuito da Danny (Mary
Elizabeth Winstead) che lo dice apertamente prima
della grande rivelazione, il tutto prima che Junior (il nome del
clone) venga stabilito correttamente. È un thriller che non si cura
delle emozioni narrative, e questo si esaspera nel finale.
Nell’atto finale di Gemini
Man, Junior scopre che il suo cattivo “padre” Clay (Clive
Owen) è, beh, un cattivo e si unisce a Henry e Danny
in un ambiguo tentativo di fuga. Vengono bloccati in una città
deserta dalle truppe speculative, ma riescono a combatterle prima
di affrontare un terzo clone di Will
Smith (in questa versione senza emozioni e
iperfocalizzata). Clay spiega loro il suo piano di avere un
esercito di giovani Will Smith a cui è stato fatto il lavaggio del
cervello e che combatte in prima linea in tutto il mondo, e Junior
è il suo progetto perverso. Henry impedisce a Junior di uccidere il
padre, compiendo lui stesso l’azione, e tutti tornano alla realtà:
Henry va in pensione, Junior va al college, Danny resta nei
paraggi. E… tutto qui.
L’uomo dei Gemelli continua a
perdere opportunità di storie più interessanti
La storia di Gemini Man è
aggressivamente pedestre. Porta gli eroi dalla Georgia alla
Colombia, all’Ungheria e di nuovo alla Georgia (non c’è da
indovinare dove si trovava lo studio di base), tutti luoghi
piacevoli ma difficilmente i più dinamici o diversificati per un
progetto di tale portata visiva. Come già detto, la gestione del
colpo di scena di Junior lo priva del giusto impatto, e il
conflitto tra lui e Henry si risolve rapidamente per un team-up nel
terzo atto. Si può sostenere che una storia semplicistica sia una
scelta intelligente per servire meglio le storie, come il racconto
ecologico di Avatar che si
rifaceva a storie come quella di Pocahontas per concentrarsi meglio
sull’uso della CGI e del 3D da parte di
James Cameron un decennio fa. Ma con quel successo da 2
miliardi di dollari, c’è stato comunque uno sforzo concertato per
creare personaggi e mondi forti.
Ciò che risalta in Gemini Man, soprattutto nel finale, è quanto
potenziale sia stato sprecato. Il fatto che Clay abbia clonato in
segreto diversi Henry Brogen e li abbia messi a disposizione come
esercito privato avrebbe potuto essere un colpo di scena
sconvolgente, ma nel film stesso è giocato troppo alla rinfusa: una
rapida rimozione della maschera lascia spazio a un monologo del
cattivo che esclude rapidamente che il gruppo esista davvero. Non
essere interessati alla premessa di fantascienza leggera è già
abbastanza, ma renderle omaggio a parole prima di tornare in
carreggiata è come perdere un’opportunità.
C’è un particolare colpo di scena
che viene organizzato più volte, ma che non si realizza mai. Il
Danny della Winstead è un enigma, che reagisce in modo scomposto
quando le viene chiesto come reagirebbe all’incontro con il suo
vecchio sé e afferma con decisione“quando dirigerò la
DIA…”. Ci sono abbastanza basi per far sì che lei sia il clone
originale di Gemini del capo della DIA, ma non se ne fa nulla.
Forse è solo un prodotto della visione del film con occhi moderni,
quando ogni blockbuster ha un colpo di scena importante (o, in
mancanza di questo, di una campagna pubblicitaria spoiler-fobica).
Ma anche se fosse, questo serve solo a sottolineare il vero
problema di Gemini Man.
Tutto ciò che viene sollevato con
Gemini Man è un problema per il film nel creare una
storia, dei personaggi o un mondo coinvolgenti, e si riconduce alla
sceneggiatura. O, più direttamente, a quando la sceneggiatura è
stata scritta.
Negli ultimi dieci o due anni, ciò
che ci si aspetta dalla fantascienza contemporanea è cambiato
astronomicamente. Si può dire che sia iniziato con Matrix, che ha fatto esplodere le convention nel 1999,
ma il vero cambiamento è stato Inception di
Christopher Nolan, nominato agli Oscar nel 2010. Si trattava di
un film che sognava una premessa elaborata, la spiegava
attentamente al pubblico per tutto il film, poi nel terzo atto
saccheggiava tutte le possibilità offerte da eccezioni alle regole
chiaramente definite, alimentando al contempo una storia più
grande. Era una fantascienza ben sviluppata e coesa per un pubblico
mainstream. Negli anni successivi, abbiamo visto molti altri
blockbuster utilizzare queste idee (Interstellar,
Arrival)
e i film indipendenti spingere ulteriormente i limiti
(Predestination, Annihilation).
La premessa di Gemini Man
è antecedente a questi punti di riferimento e, a quanto pare, non è
stata aggiornata in modo massiccio nelle riscritture per adattarla
al clima moderno (probabilmente a causa di quanto siano ardue la
premessa e la trama). Il film si regge sul brivido obsoleto di un
veicolo per star del cinema con un’idea vagamente fantastica che
consente una serie di sequenze d’azione. Non si tiene conto della
portata della storia o dei concetti, il che lo fa sembrare
pittoresco e privo di uno scopo più importante. Ma non è certo un
buon esempio di divertimento idiota degli anni ’90,
nemmeno per gli standard di Jerry Bruckheimer.
Con l’idea di Gemini
Man si può fare un film divertente e non è necessario
che sia intelligente come le opere di Nolan, Denis
Villeneuve o Alex Garland. Ma quando si tratta di
considerare questo esperimento tecnologico come un pezzo di
narrazione, è la mancanza di impegno che risalta davvero.
Dopo essere stato presentato alla
54° edizione del Giffoni Film Festival nella
sezione Premiere fuori concorso, arriva al cinema dal 19
settembre il film d’animazione green Ozi – La
voce della foresta di Tim Harper,
prodotto da Leonardo DiCaprio e distribuito al cinema da
Notorious Pictures.
Il film, prodotto dalla star
hollywoodiana nota per il suo impegno ecologista, è ambientato
nella foresta pluviale e racconta la storia di Ozi, una giovane
orangotango il cui habitat viene distrutto dall’uomo. Salvata da un
gruppo di volontari, impara a comunicare con la lingua dei segni e
diventa un’influencer. Un giorno per caso, scopre che i genitori
potrebbero essere ancora vivi e parte alla loro ricerca, ma il
paesaggio attorno a lei è cambiato: la deforestazione ha distrutto
l’ambiente che lei conosceva. Ozi decide così che la sua nuova
missione, oltre a quella di trovare i suoi genitori, è far sapere
al mondo cosa sta succedendo nella foresta pluviale.
Ozi – La voce della
foresta, quindi, è un film che attraverso un racconto
avvincente e un linguaggio capace di parlare ad un pubblico più
giovane, ma non solo, affronta tematiche dall’enorme rilevanza
sociale e di estrema attualità, come quella ambientalista.
Il film è un invito a cambiare il
mondo in modo sostenibile, con un tocco di umorismo e avventura
ogni giorno.
Con ingegnosi espedienti narrativi,
la storia mostra le disavventure dei piccoli protagonisti che
vedono il loro habitat scomparire, offrendo una prospettiva
inaspettata sulla crisi ambientale e riflettendo, tra risate e
riflessioni, sul nostro rapporto con la natura e l’importanza di
proteggerla.