Home Blog Pagina 20

House of the Dragon – Stagione 3: ecco quando termineranno le riprese!

0

La terza stagione di House of the Dragon è attualmente in produzione e la star Olivia Cooke ha ora fornito alcuni aggiornamenti sulla data di conclusione delle riprese dei nuovi episodi. Durante l’intervista di Liam Crowley di ScreenRant l’attrice, che nella serie interpreta la regina Alicent Hightower, ha infatti fornito un aggiornamento sulla data di conclusione delle riprese della terza stagione. “Abbiamo iniziato ad aprile, quindi finiremo ad ottobre. Siamo oltre la metà ed è enorme”, ha affermato. “La portata di questa stagione è incredibile. In realtà è assurda. È davvero assurda e ci sono molte acrobazie pratiche ed enormi. È pazzesca”, ha poi aggiunto l’attrice.

Quando sarà disponibile la Stagione 3

Come ha spiegato Olivia Cooke, le riprese della terza stagione di House of the Dragon sono iniziate ad aprile, anche se la produzione effettiva è partita a marzo, e dovrebbero concludersi ad ottobre. Cooke dice che le riprese di House of the Dragon sono “più che a metà”. House of the Dragon viene girato principalmente nel Regno Unito, anche se alcune parti della prima stagione sono state girate in Spagna. HBO non ha ancora annunciato ufficialmente quando uscirà la terza stagione nel 2026, ma le due stagioni precedenti sono state trasmesse in estate, quindi l’estate 2026 è un’ipotesi plausibile.

LEGGI ANCHE: House Of The Dragon – Stagione 3: cast, trama e tutto quello che sappiamo

Il cast della stagione 3 di House of the Dragon

House of the Dragon è l’amatissima saga ambientata 200 anni prima degli eventi citati nella serie dei record “Il Trono di Spade”. Tratta dal romanzo “Fuoco e Sangue” di George R.R. Martin, questa racconta la storia della leggendaria Casa Targaryen.

La terza stagione vedrà nel cast il ritorno di: Matt Smith, Emma D’Arcy, Olivia Cooke, Steve Toussaint, Rhys Ifans, Fabien Frankel, Ewan Mitchell, Tom Glynn-Carney, Sonoya Mizuno, Harry Collett, Bethany Antonia, Phoebe Campbell, Phia Saban, Jefferson Hall, Matthew Needham, Tom Bennett, Kieran Bew, Kurt Egyiawan, Freddie Fox, Clinton Liberty, Gayle Rankin e Abubakar Salim.

Si sono poi uniti al cast Tommy Flanagan nel ruolo di Ser Roderick Dustin, Dan Fogler nel ruolo di Ser Torrhen Manderly, e James Norton nel ruolo di Ormund Hightower. Le registe e i registi della terza stagione sono: Clare Kilner, Nina Lopez-Corrado, Andrij Parekh e Loni Peristere.

Matthew McConaughey e Nic Pizzolatto di nuovo insieme per Netflix

0

Netflix ha vinto la battaglia delle offerte per una nuova serie con Matthew McConaughey e Cole Hauser, ideata da Nic Pizzolatto. Variety ha confermato che il progetto è attualmente in fase di sviluppo presso Netflix, anche se gli accordi definitivi con i due protagonisti sono ancora in fase di definizione. I dettagli della trama sono scarsi, a parte il fatto che McConaughey e Hauser interpreteranno due fratelli. La produzione sarà curata invece da Skydance Sports.

La serie segna un’altra reunion per McConaughey e Pizzolatto, dopo la loro collaborazione di grande successo nella prima stagione di True Detective su HBO. I due avrebbero dovuto collaborare nuovamente al progetto FX Redeemer, ma la serie alla fine non è andata avanti. Recentemente è stato però riferito che McConaughey reciterà in un film basato sui libri “Mike Hammer” di Mickey Spillane e Max Allan Collins, con una sceneggiatura di Pizzolatto.

Si tratta anche di una nuova reunion televisiva dai tempi di True Detective per McConaughey, che reciterà al fianco del suo co-protagonista della prima stagione Woody Harrelson nella commedia Brothers di Apple TV+. La serie è ispirata alla vera amicizia tra i due attori e le riprese sono state recentemente completate.

Per quanto riguarda Hauser, egli è noto soprattutto per aver interpretato Rip Wheeler nella serie di successo della Paramount Yellowstone. Hauser e la sua co-protagonista, Kelly Reilly, reciteranno poi in uno spin-off della serie che ha recentemente aggiunto al cast la candidata all’Oscar Annette Bening.

Pizzolatto, invece, è famoso soprattutto per True Detective, ma è anche un romanziere pluripremiato. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue ed è stato candidato più volte agli Emmy e ai Golden Globe, oltre ad aver vinto due Writer’s Guild Awards. Tra i suoi lavori recenti figura il suo primo film come sceneggiatore e regista, “Easy’s Waltz”, che sarà presentato in anteprima al TIFF a settembre.

I Roses: recensione del film con Olivia Colman e Benedict Cumberbatch

0

Con I Roses (2025), Jay Roach porta di nuovo sullo schermo la storia tratta dal romanzo di Warren Adler The War of the Roses (1981), già adattata con grande successo da Danny DeVito nel 1989. Questa volta la produzione Searchlight ha deciso di rinunciare al titolo originale, forse nel tentativo di suggerire una “re-immaginazione” più che un semplice rifacimento. Ma la sostanza rimane: si tratta a tutti gli effetti di un nuovo adattamento della stessa materia narrativa. La differenza, semmai, sta nello sguardo contemporaneo con cui sceneggiatore Tony McNamara (The Great e Povere Creature) rilegge la dinamica coniugale.

Colman e Cumberbatch, I Roses: un duello recitativo ad alta tensione

La ragione di maggiore interesse del film è senza dubbio la coppia di protagonisti: Olivia Colman e Benedict Cumberbatch, due dei più grandi interpreti britannici contemporanei. La loro alchimia non è quella della passione, ma quella dello scontro. Nei panni di Ivy e Theo Rose, portano sullo schermo un conflitto domestico che diventa presto una guerra a tutto campo. La loro interazione è molto simile a una finale di tennis interminabile, stile Borg-McEnroe, dove ogni battuta, ogni sguardo, ogni silenzio diventa colpo su colpo.

Eppure, se Colman e Cumberbatch sono sempre magnetici, non sempre convincono come coppia credibile: la transizione dall’amore alla furia omicida manca di quella profondità emotiva che avrebbe reso più devastante la loro caduta. Forse perché l’ascesa e la caduta della coppia si costruisce in maniera schematica su una scena chiave, che segna in maniera fin troppo netta il punto di svolta della storia.

I ROSES - 27 AGOSTO 2025Ascesa e caduta di un matrimonio perfetto

Il film dedica molto tempo alla costruzione della vita coniugale dei Roses, prima di esplodere nel conflitto. Ivy, brillante chef con il sogno di trasformare la sua ricetta di crab cake in un impero gastronomico, e Theo, architetto visionario, sembrano all’inizio una coppia modello. Ma la loro parabola prende una piega imprevista.

Una tempesta distrugge il progetto architettonico più ambizioso di Theo — un edificio sormontato da una nave, simbolo della sua hybris — e insieme la sua reputazione. Parallelamente, la carriera di Ivy decolla: il suo ristorante We’ve Got Crabs diventa un fenomeno mediatico, la sua immagine di chef una marca globale. Il ribaltamento dei ruoli tradizionali è il cuore del racconto: Theo, ridotto a fare il padre di famiglia frustrato, si trasforma in un “beta-male” risentito; Ivy, invece, diventa una star che disprezza il marito incapace di tenere il passo o anche solo di “accontentarsi” del suo ruolo di stay-at-home-dad.

Dal conflitto silenzioso alla guerra aperta

Per oltre un’ora I Roses rimane più una cronaca della vita matrimoniale che una dark comedy sul divorzio. Le prime scintille esplodono in terapia di coppia, in una scena esilarante e al tempo stesso spietata, dove un consulente ammette subito che per i due non c’è speranza. Ma è solo negli ultimi venti minuti che la vicenda si avvicina davvero al tono dell’originale del 1989: piatti rotti, minacce, lotte fisiche, un crescendo che culmina in un finale senza vincitori né vinti. E comunque non viene mai raggiunta la cattiveria dell’originale adattamento. Questa scelta narrativa può lasciare insoddisfatti: la tensione accumulata prometteva un’escalation più lunga e brutale, ma il film sembra trattenersi, quasi temendo di oltrepassare la soglia del grottesco.

Accanto ai due protagonisti troviamo comprimari di lusso. Andy Samberg e Kate McKinnon interpretano Barry e Amy, amici e osservatori impotenti della disfatta coniugale. Nonostante la loro comicità naturale, il film non dà loro molto spazio per brillare. Più incisiva è invece Alison Janney, nel ruolo di Eleanor, l’avvocatessa divorzista di Ivy: un concentrato di aggressività e ironia che regala alcune delle scene più memorabili.

Visivamente I Roses è impeccabile. La fotografia di Florian Hoffmeister e la scenografia di Mark Ricker offrono interni e paesaggi di una California costiera rigogliosa e scintillante, con case dal design ultramoderno che riflettono perfettamente lo status e le ossessioni dei protagonisti. Il risultato è un’estetica vicina ai film di Nancy Meyers, fatta di cucine da sogno e ambienti curatissimi. Ma questa patina elegante crea un contrasto talvolta straniante con la materia cupa della storia: lo spettatore è immerso in un mondo troppo bello per credere davvero al disfacimento tragico che vi si consuma. E forse proprio in questo, la versione del 2025 perde il confronto con il cult diretto da De Vito.

Un adattamento per il 2025

E’ interessante notare come i temi del romanzo e del precedente adattamento siano stati aggiornati agli equilibri di genere contemporanei. I Roses del 2025 non è più quella della moglie sacrificata e del marito carrierista: è la storia di due individui ambiziosi, incapaci di conciliare aspirazioni personali e vita di coppia. È una riflessione, talvolta ironica, talvolta dolorosa, su come oggi il matrimonio possa trasformarsi in un campo di battaglia non tanto per beni materiali, ma per identità e riconoscimento. Lo spostamento della donna dal ruolo di moglie e madre a ambiziosa lavoratrice crea sempre un disequilibrio, una stranezza, un elemento che porta scompiglio.

I Roses non è un film perfetto. Soffre di una struttura sbilanciata, che rallenta troppo nel primo atto e non osa abbastanza nell’ultimo. Tuttavia, grazie alla potenza recitativa di Olivia Colman e Benedict Cumberbatch, riesce a restituire con forza la sensazione che un matrimonio, una volta incrinato, possa diventare un incubo claustrofobico. È un remake che, pur non raggiungendo la ferocia indimenticabile della versione del 1989, trova un suo spazio nel raccontare le contraddizioni del presente.

Alien: Pianeta Terra, la spiegazione dell’indovinello dell’episodio 3

L’episodio 3 di Alien: Pianeta Terra, intitolato “Metamorphosis”, vede l’agente di sicurezza cyborg Morrow fare di tutto per proteggere gli esemplari alieni presenti sull’astronave Weyland-Yutani precipitata. Dopo gli eventi dell’episodio 2 (qui la spiegazione del finale), in cui Morrow ha sparato a Joe, il fratello del primo essere ibrido al mondo, Wendy, Morrow ha dimostrato di essere una minaccia pericolosa. Quando trova due ibridi Prodigy, tra cui Slightly, che scherzano accanto a diverse uova di Xenomorfo, ha più di qualche domanda, tra cui un indovinello: “Quando una macchina non è una macchina?

La spiegazione dell’indovinello di Morrow sulla “macchina”

L’idea centrale dietro l’indovinello di Morrow “Quando una macchina non è una macchina?” sembra essere che una macchina smette di essere tale quando smette di funzionare. Più specificamente, una macchina smette di essere una macchina quando cessa di svolgere il compito specifico che le è stato assegnato e quando non ha più un operatore o un padrone che possa premere un interruttore di accensione/spegnimento per darle vita.

Quando una macchina dotata di coscienza, intelligenza e autocoscienza ha la capacità di esistere semplicemente, formare un’identità e non seguire ordini, si può sostenere che non sia più una macchina, perché ogni macchina ha una funzione primaria, spesso singolare. Slightly e gli altri Bimbi Sperduti potrebbero non saperlo ancora, ma Boy Kavalier e Prodigy hanno sicuramente uno scopo per i loro ibridi.

Questo enigma riguarda anche la lotta interiore di Morrow, che contrappone chiaramente la sua umanità alla sua macchina. Ha la libertà di volontà, ma è in accordo con la sua programmazione cyborg. Sfidare il suo codice è come un essere umano che tradisce se stesso e va contro la propria natura. Morrow definisce gli esemplari alieni il “lavoro della sua vita” per Yutani solo perché è al suo servizio.

Babou Ceesay è Morrow in Alien Pianeta Terra. Foto cortesia di © FX

Perché Morrow vuole essere “amico” di Slightly

Tecnicamente Morrow vuole essere amico di Slightly perché vuole sapere cosa sta facendo Prodigy con i loro synth, soprattutto dopo che hanno menzionato i loro genitori, senza sapere che sono ibridi. Sembra che Morrow abbia intenzione di rapire uno degli ibridi, probabilmente Slightly, per fare uno scambio tra Boy Kavalier e Yutani per gli esemplari alieni.

Mentre Morrow parlava con Slightly attraverso una cimice che gli aveva piantato sul collo, cercava informazioni su Kavalier. È probabile che Morrow stia cercando di mettere Slightly contro Prodigy e Boy Kavalier diventando suo “amico”, il che lo aiuterà a ottenere informazioni sulle innovazioni ibride top-secret di Prodigy, servendo in ultima analisi il suo padrone Weyland-Yutani.

Nel classico film Peter Pan, il personaggio di Slightly ricorda meglio degli altri Bimbi Sperduti com’era la vita prima di arrivare all’Isola che Non C’è. Questo sembra un buon indizio della strategia di Morrow per conquistare Slightly, ricordandogli che anche se si sente vivo nel suo corpo sintetico, non è più umano. Questo potrebbe spaventare il ragazzo al punto da ribellarsi contro Prodigy nei futuri episodi di Alien: Pianeta Terra.

LEGGI ANCHE:

Venezia 82: doppio programma per la preapertura

Venezia 82: doppio programma per la preapertura

Si svolgerà con un eccezionale doppio programma la Preapertura dell’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che avrà luogo martedì 26 agosto alla Sala Darsena del Palazzo del Cinema (Lido di Venezia).

Alle ore 18 sarà presentato Origin (27’) il film sulla laguna di Venezia del grande regista e fotografo Yann Arthus-Bertrand, che al termine dialogherà con il Direttore artistico della Biennale Cinema Alberto Barbera e col curatore della Biennale Architettura Carlo Ratti.

Alle ore 21 sarà presentato Queen Kelly (1929, 1h e 45’), il leggendario capolavoro incompiuto del grande Erich von Stroheim con la diva Gloria Swanson, in una nuova versione restaurata con materiali ritrovati, con musica originale composta da Eli Denson ed eseguita dal vivo dal Syntax Ensemble.

Al doppio programma della Preapertura, con inizio delle due proiezioni alle ore 18.00 e alle ore 21.00, sarà invitato il pubblico di Venezia attraverso la collaborazione con i quotidiani Il GazzettinoLa Nuova di Venezia e Mestre e il Corriere del Veneto.

I film della preapertura

Origin (27’) del fotografo, regista e ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand, già presente alla Mostra del Cinema di Venezia con le sue opere Human (2015) e Woman (2019), è la versione estesa del corto introduttivo della sezione Natural Intelligence (Arsenale) della Biennale Architettura 2025, curata da Carlo Ratti – in corso ai Giardini e all’Arsenale fino al 23 novembre e intitolata Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. La Biennale Architettura 2025 invita alla collaborazione tra diversi tipi di intelligenza per ripensare insieme l’ambiente costruito. Realizzato con il sostegno della Veneto Film Commission, Origin racconta la laguna di Venezia con uno sguardo inedito, incoraggiandoci a guardare con occhi nuovi la natura che la compone, per preservarla al meglio.

Queen Kelly (1929, 1h e 45’), capolavoro incompiuto del grande regista (Femmine folli, Rapacità-Greed) e attore (La grande illusione, Viale del tramontoErich von Stroheim, prodotto e interpretato dalla diva più affascinante dell’epoca Gloria Swanson (Viale del tramonto) sarà proiettato in prima mondiale in una nuova versione restaurata con materiali ritrovati da Dennis Doros (Milestone Film & Video), che nel 1985 aveva già realizzato una prima “ricostruzione” di Queen Kelly, presentata con grande successo in 35mm alla Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno. La proiezione sarà accompagnata da una nuova colonna sonora originale di Eli Denson per Queen Kellyeseguita dal vivo dal Syntax Ensemble. Clarinetti: Marco Ignoti, Riccardo Acciarino. Arpa: Elena Gorna. Percussioni: Dario Savron. Violoncelli: Fernando Caida Greco, Martina Rudic, Arianna Di Martino, Luca Colardo. Direttore: Pasquale Corrado.

Per assistere gratuitamente a entrambe le proiezioni in Sala Darsena, il pubblico interessato potrà collegarsi al sistema di prenotazione online dei posti in sala della Biennale sul sito www.labiennale.org, visualizzando con il proprio smartphone i QR Code pubblicati da venerdì 22 a lunedì 25 agosto su Il Gazzettino e La Nuova di Venezia e Mestre, nonché venerdì 22 e domenica 24 agosto sul Corriere del Veneto.

Le prenotazioni saranno possibili fino a esaurimento dei posti riservati a ciascuna testata. Il 26 agosto servizio straordinario ACTV linea 20 da San Marco (San Zaccaria). Il servizio di Linea 20 da San Zaccaria dall’1 settembre viene effettuato a frequenza 15’ dalle ore 06.45 alle ore 01.40, e prolungato con estensione a Lido Casinò di tutte le corse. L’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia si terrà al Lido dal 27 agosto al 6 settembre 2025, diretta da Alberto Barbera.

The Long Walk: Stephen King ha suggerito un particolare cambiamento per il film

0

Il team dietro l’adattamento cinematografico del 2025 del romanzo di Stephen King, The Long Walk, ha collaborato con il leggendario autore alla stesura della sceneggiatura, e il produttore ha rivelato che King ha fatto un’unica osservazione dopo aver letto il copione, che ha portato a un cambiamento fondamentale. Come noto, la storia parla di un gruppo di adolescenti che partecipano alla competizione che dà il titolo al film, in cui devono mantenere una certa velocità di marcia. Chi rimane indietro viene ucciso, finché non ne rimarrà solo uno.

Adattare correttamente questo racconto è stato un compito che la troupe ha preso molto sul serio, e la sceneggiatura è stata inviata a King per la revisione. In un’intervista con Joe Deckelmeier di ScreenRant, il produttore di The Long WalkRoy Lee, ha rivelato che “Stephen ha fatto solo un’osservazione quando gli abbiamo dato la sceneggiatura. Ha detto: “Potete cambiarlo da 4 miglia all’ora a 3?” Perché era quello che era scritto nel libro. Ha detto: “È impossibile camminare a 4 miglia all’ora per così tanto tempo”. Questa è stata l’unica nota iniziale che ha lasciato quando ha restituito il copione. Il finale era quello che era, e lui ha detto: “Mi piace molto. Ma penso che dovreste ridurre la velocità”.

Cosa significa la nota di Stephen King per The Long Walk

La modifica della velocità di camminata non avrà un impatto significativo sulla trama di The Long Walk, ma ne migliorerà leggermente la credibilità. Molti dei commenti fatti sui registi che si sono rifiutati di apportare modifiche al materiale originale hanno a che fare con l’impatto straziante che il film doveva avere. Questa modifica contribuisce in realtà allo stesso obiettivo, aiutando il pubblico ad accettare meglio la premessa. Gli spettatori saranno più propensi a credere che un giovane in media in buona forma fisica possa mantenere questa velocità di marcia per un certo tempo prima che inizino gli inevitabili orrori. In questo modo, potranno comprendere meglio lo stato d’animo dei personaggi e il motivo per cui hanno corso questo rischio.

Il cast di The Long Walk

Adattamenti di The Long Walk sono stati tentati e bocciati per anni, ma la prima versione completata uscirà finalmente nelle sale quest’anno ed è diretta da Francis Lawrence. Il cast include Cooper Hoffman, David Jonsson, Ben Wang, Charlie Plummer, Judy Greer, Garrett Wareing e Roman Griffin Davis. Mark Hamill interpreta il severo sergente che controlla i giovani partecipanti e gestisce le regole della macia. Il film arriverà nelle sale statunitensi dal 12 settembre, mentre al momento non è noto quando sarà possibile vedere il film in Italia.

James Wan ha in programma di rilanciare il franchise di Saw

0
James Wan ha in programma di rilanciare il franchise di Saw

James Wan ha debuttato alla regia nel 2004 con il film Saw, scritto da lui e Leigh Whannell. Il film ha dato il via a un intero franchise e anche se non è tornato alla regia di un altro episodio, Wan è rimasto nel franchise come produttore esecutivo e collaboratore alla sceneggiatura di alcuni sequel. Il decimo film della serie Saw X è uscito nel 2023 e sebbene inizialmente fosse prevista l’uscita dell’undicesimo capitolo in autunno, la produzione è stata bloccata a causa di disaccordi interni tra i produttori e lo studio. A marzo, il film è stato poi ufficialmente rimosso dal calendario delle uscite della Lionsgate. In un’intervista con ScreenRant, il regista ha ora parlato del ritorno al franchise che ha dato inizio alla sua carriera.

Se ci sono novità? È un po’ presto per parlarne, ma inutile dire che sono molto entusiasta. Solo perché non ho avuto molto a che fare con il franchise sin dai primi giorni. Immagino sia stimolante ed emozionante perché posso tornare al film che ha dato inizio alla mia carriera, la mia e quella di Leigh Whannell. Non sto prendendo la cosa alla leggera e voglio assolutamente trovare un modo per rendere il prossimo film rispettoso di ciò che i fan amano della serie, trovando al contempo un nuovo pubblico”. “È una serie che ha vent’anni e penso che sia importante trovare un nuovo inizio, pur rimanendo fedeli al mondo che abbiamo creato”, ha concluso James Wan.

Cosa significa questo per Saw XI

Come anticipato, lo sviluppo e la produzione di Saw XI hanno subito una battuta d’arresto nel gennaio 2024 a causa di problemi gestionali e disaccordi sulla direzione del film. A marzo, gli sceneggiatori Patrick Melton e Marcus Dunstan hanno rivelato di aver consegnato una bozza più di un anno fa, ma che il processo era stato interrotto. Nella storia che hanno proposto, i due sceneggiatori hanno immaginato una trama attuale che affrontasse gli stessi temi di Saw VI, in cui Jigsaw prendeva di mira i dirigenti delle assicurazioni sanitarie.

Tuttavia, il commento di James Wan suggerisce che, sebbene la cancellazione non abbia segnato la fine dell’undicesimo capitolo, potrebbero esplorare il progetto ripartendo da zero. L’aggiornamento del regista sul fatto che sia ancora “un po’ presto” per parlare del futuro del franchise è però interessante. Suggerisce che l’ostacolo che ha impedito la realizzazione di Saw XI potrebbe non essere ancora stato completamente superato. D’altra parte, sembra che ci siano ancora piani per il sequel.

Venezia 82: le Masterclass e Conversazioni alla Match Point Arena

Dopo lo straordinario successo riscontrato nel 2024, tornano le Masterclass e le Conversazioni con grandi personalità del cinema all’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, per la seconda volta nella location della Match Point Arena (250 posti) allestita al Tennis Club Venezia al Lido (di fronte all’Hotel Excelsior, ingresso aperto agli accreditati dell’82. Mostra).

In particolare cinque saranno le Masterclass che vedranno come protagonisti: il regista tedesco Werner Herzog (Leone d’oro alla carriera 2025) giovedì 28 agosto alle 16.00; il regista cinese Jia Zhang-ke (Leone d’oro per il miglior film nel 2006 per Still Lifesabato 30 agosto alle 16.00; la leggendaria attrice americana Kim Novak (Leone d’oro alla carriera 2025) mercoledì 3 settembre alle 16.00; il regista rumeno Cristian Mungiu (giurato di Venezia 82, Palma d’oro 2007) giovedì 4 settembre alle 14.30; il regista taiwanese Tsai Ming-liang (Leone d’oro per il miglior film nel 1994 con Vive l’amourvenerdì 5 settembre alle 16.00. Le Masterclass si potranno seguire anche in livestream sul sito www.labiennale.org.

Saranno quattro le Conversazioni organizzate da Cartier – The Art and Craft of Cinema, in collaborazione con la Biennale, che vedranno dialogare la regista americana premio Oscar Sofia Coppola (Leone d’oro per il miglior film nel 2010 con Somewhere) con la costumista italiana quattro volte premio Oscar Milena Canonero venerdì 29 agosto alle 15.30, il regista e attore italiano Sergio Castellitto con la scrittrice Margaret Mazzantini domenica 31 agosto alle 16.00, il regista messicano premio Oscar Alfonso Cuarón (Leone d’oro per il miglior film nel 2018 con Roma) con il direttore della fotografia neozelandese Michael Seresin lunedì 1 settembre alle 16.00, e la regista neozelandese premio Oscar  Jane Campion (Leone d’argento per la migliore regia nel 2021 per The Power of the Dog) con la produttrice britannica Tanya Seghatchian martedì 2 settembre alle 16.00.

  • Giovedì 28 agosto ore 16.00 Masterclass di Werner Herzog (Leone d’oro alla carriera), conduce Federico Pontiggia – Livestream labiennale.org
  • Venerdì 29 agosto ore 15.30 Conversazione tra Sofia Coppola e Milena Canonero, conduce Stéphane Lerouge
  • Sabato 30 agosto ore 16.00 Masterclass di Jia Zhang-keconduce Elena Pollacchi, critica cinematografica – Livestream labiennale.org
  • Domenica 31 agosto ore 16.00 Conversazione tra Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, conduce Stéphane Lerouge
  • Lunedì 1 settembre ore 16.00 Conversazione tra Alfonso Cuarón e Michael Seresin, conduce Stéphane Lerouge
  • Martedì 2 settembre ore 16.00 Conversazione tra Jane Campion Tanya Seghatchian, conduce Stéphane Lerouge
  • Mercoledì 3 settembre ore 16.00 Masterclass di Kim Novak (Leone d’oro alla carriera), conduce Giulia d’Agnolo Vallan – Livestream labiennale.org
  • Giovedì 4 settembre ore 14.30 Masterclass di Cristian Mungiu, conduce Angela Prudenzi – Livestream labiennale.org
  • Venerdì 5 settembreore 16.00 Masterclass di Tsai Ming-liang, conduce Elena Pollacchi – Livestream labiennale.org

Street Fighter: foto BTS rivelano Orville Peck nei panni di Vega

0
Street Fighter: foto BTS rivelano Orville Peck nei panni di Vega

Dopo aver visto un’anteprima del look accuratamente riprodotto dal videogioco dell’attuale campione della WWE Cody Rhodes nei panni di Guile e un primo assaggio di Noah Centineo (Black Adam) vestito da Ken Masters, abbiamo ora alcune nuove foto e video dal dietro le quinte del set del reboot di Street Fighter. Le foto (si possono vedere qui e qui) ritraggono diversi membri del cast, tra cui Callina Liang (Chun-Li), Andrew Koji (Ryu) e Andrew Schulz (Dan Hibiki), ma Orville Peck sembra essere l’unico a indossare il costume del malvagio Vega.

Il musicista sudafricano ha i capelli biondi e il caratteristico tatuaggio a forma di serpente di Vega, ma è probabile che questa non sia la maschera che indosserà per interpretare il personaggio, dato che Peck è noto per coprirsi il viso in pubblico. Vega è stato introdotto come uno dei quattro boss in Street Fighter II del 1991 come un “ninja spagnolo” presuntuoso e sadico. Di solito è raffigurato come il braccio destro del leader di Shadaloo, M. Bison (David Dastmalchian).

Cosa sappiamo di Street Fighter

Al momento non si conosce ancora la trama ufficiale di Street Fighter, ma si presume che ruoterà intorno ad un grande torneo di arti marziali. Nel cast troviamo Andrew Koji nei panni di Ryu, Noah Centineo nei panni di Ken, Callina Liang nei panni di Chun-Li, 50 Cent nei panni di Balrog, Jason Momoa nei panni di Blanka e Orville Peck nei panni di Vega, Roman Reigns interpreterà il malvagio Akuma, David Dastmalchian sarà M. Bison, il wrestler Cody Rhodes sarà invece Guile.

Il regista Kitao Sakurai, che è subentrato ai registi originali Danny e Michael Philippou, è probabilmente meglio conosciuto per aver scritto, diretto e prodotto The Eric Andre Show, e ha anche diretto il pilot e diversi episodi della prossima serie Amazon Prime Video Butterfly, oltre ad alcuni episodi dell’adattamento del videogioco Twisted Metal di Peacock.

La serie Street Fighter di Capcom rimane uno dei franchise di giochi di combattimento più popolari di tutti i tempi, con oltre 49 milioni di copie vendute in tutto il mondo, ma finora non ha avuto molto successo con gli adattamenti live-action. Hollywood ha tentato di adattare Street Fighter in passato, incluso un film del 1994 che si è rivelato un fiasco. Il film vedeva tra i suoi interpreti Jean-Claude Van Damme, Kylie Minogue, Ming-Na Wen e il compianto Raul Julia, tra gli altri, mentre un film del 2009, Street Fighter: The Legend Of Chun-Li, con l’ex star di Smallville Kristin Kreuk, è stato anch’esso un flop.

Dafne Keen spera di tornare come X-23 in Avengers: Doomsday

0
Dafne Keen spera di tornare come X-23 in Avengers: Doomsday

In pochi si aspettavano di rivedere Dafne Keen nei panni di Laura, alias X-23, dopo la sua acclamata interpretazione in Logan – The Wolverine, ma l’attrice (nota anche per la serie His Dark Materials) ha avuto l’opportunità di riprendere il ruolo in Deadpool & Wolverine come parte di una squadra composta da Blade (Wesley Snipes), Elektra (Jennifer Garner), Gambit (Channing Tatum) e il defunto Johnny Storm (Chris Evans).

Laura appare di nuovo nei momenti finali del film, dopo essersi riunita con Logan e Deadpool, lasciando così aperta la porta per un suo eventuale ritorno. Ci sono state voci secondo cui X-23 tornerà in Avengers: Doomsday (insieme a quasi tutti gli altri personaggi dell’MCU), ma Keen non faceva parte del primo cast annunciato, quindi il suo ritorno rimane per ora non confermato.

A Keen è stato dunque di recente chiesto se tornerà nei panni della feroce giovane mutante nel prossimo grande evento Marvel durante un’apparizione al Fan Expo Canada, e lei ha risposto: “In realtà non ne ho idea. Lo spero”. Il film è in fase di riprese già da un po’, quindi Keen dovrebbe già sapere se farà parte del progetto o meno. Il fatto che non abbia negato categoricamente la sua partecipazione porta a pensare che X-23 sfodererà i suoi artigli al fianco di Wolverine nel grande film dell’MCU in uscita il prossimo anno.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

The Waterfront cancellata da Netflix dopo una stagione

0
The Waterfront cancellata da Netflix dopo una stagione

Netflix non procederà con una seconda stagione della serie crime drama di Kevin Williamson, The Waterfront, secondo quanto appreso da Deadline. Secondo alcune fonti, Williamson avrebbe comunicato al cast la decisione dello streamer, e anche i membri della troupe sarebbero stati informati che non ci sarà una seconda stagione. La notizia, che arriva circa due mesi dopo l’uscita della serie il 19 giugno, è sorprendente perché la contorta storia della influente famiglia Buckley della Carolina del Nord ha ottenuto un ottimo successo.

LEGGI ANCHE: The Waterfront è basato su una storia vera? I Buckley sono una famiglia reale?

La serie è infatti rimasta per cinque settimane nella Top 10 globale di Netflix per le serie in lingua inglese, inclusa una rara tripletta al primo posto, con un picco di 11,6 milioni di visualizzazioni nella sua prima settimana completa di uscita. Questo risultato è superiore a quello di un’altra serie drammatica al suo esordio, recentemente rinnovata da Netflix, Ransom Canyon, che è rimasta per quattro settimane nella Top 10, raggiungendo il secondo posto con 9,4 milioni di visualizzazioni nella sua prima settimana completa.

The Waterfront ha ottenuto risultati significativamente migliori rispetto alle altre due serie drammatiche che Netflix ha cancellato finora quest’anno dopo una sola stagione, Pulse e The Residence, entrambe rimaste nella Top 10 per quattro settimane, raggiungendo rispettivamente il terzo posto con 8,5 milioni di visualizzazioni e il secondo posto con 8,8 milioni di visualizzazioni. Nelle loro decisioni di rinnovo, i dirigenti di Netflix tendono a privilegiare le prestazioni rispetto ai costi, tenendo conto anche di altri fattori, come i riconoscimenti ottenuti, il buzz sui social media e il tipo di pubblico che segue la serie.

Oltre al numero di visualizzazioni, le prestazioni includono il tasso di completamento, che non viene reso pubblico. Fonti vicine alla produzione hanno riferito a Deadline all’inizio di questo mese che il tasso di completamento di The Waterfront era buono. Sembra però che Netflix non abbia ritenuto che il numero di spettatori e il tasso di completamento fossero sufficientemente alti da garantire il rinnovo.

LEGGI ANCHE: The Waterfront, la spiegazione del finale: la famiglia Buckley non sarà più la stessa

Di cosa parla The Waterfront

The Waterfront, con Holt McCallany, Jake Weary, Melissa Benoist e Maria Bello, è un dramma familiare incentrato sui personaggi. La storia ruota attorno alla famiglia Buckley, che per decenni ha governato Havenport, nella Carolina del Nord, dominando ogni aspetto della vita locale, dall’industria della pesca alla ristorazione. Ma il loro impero ittico ha iniziato a sgretolarsi quando il patriarca Harlan Buckley (McCallany) si è ripreso da due infarti e sua moglie Belle (Bello) e suo figlio Cane (Weary) si sono avventurati in acque profonde per mantenere a galla gli affari di famiglia.

Mentre i loro tentativi sfuggono al controllo e finiscono in acque pericolose, Harlan torna in scena per prendere il comando. Affrontando i propri demoni, la figlia dei Buckley, Bree (Benoist) – una tossicodipendente in fase di recupero che ha perso la custodia di suo figlio – si ritrova coinvolta in una relazione complicata che potrebbe minacciare per sempre il futuro della famiglia.

LEGGI ANCHE: The Waterfront non è ancora stato rinnovato, ma il creatore dello show rivela di avere già in programma tre stagioni.

Watchmen: la spiegazione del finale del film e del fumetto

Watchmen: la spiegazione del finale del film e del fumetto

Le versioni a fumetti e cinematografica di Watchmen (qui la recensione) hanno finali completamente diversi, ma entrambe sono efficaci nel loro contesto. Concepito da Alan Moore e Dave Gibbons, Watchmen ha rivoluzionato il panorama dei fumetti quando il suo primo numero è stato pubblicato nel 1986, offrendo una storia matura e politicamente consapevole che mette in guardia dai supereroi corrotti e dal vigilantismo degenerato. Dopo oltre 20 anni come classico di culto nel canone DC, Zack Snyder, regista di 300, è stato incaricato di portare questa storia sul grande schermo, un’impresa che molti ritenevano impossibile.

Il film Watchmen del 2009 è stato però un pioniere in termini di film sui supereroi non adatti alle famiglie (Christopher Nolan lo ha definito “in anticipo sui tempi”) e ha stabilito lo stile crudo e cupo di Snyder che avrebbe poi dato origine a L’Uomo d’Acciaio e al DCEU. Non per l’ultima volta nella carriera di Snyder, Watchmen si è però rivelato un adattamento molto controverso, ricevendo elogi diffusi ma allo stesso tempo irritando i puristi dei fumetti. Ciononostante, il film è diventato un cult a pieno titolo, fungendo da ispirazione per film come Logan – The Wolverine e The Boys e meritandosi un seguito in una serie TV su HBO.

Nonostante la presenza di supereroi stupratori e violenza a non finire, l’elemento di gran lunga più controverso di Watchmen di Snyder è stato il finale. In quello che era più o meno un adattamento fedele del materiale originale, il film ha poi preso una direzione completamente diversa per il suo atto conclusivo e questo è stato da allora un punto di contesa tra i fan. Sebbene la forza del finale di Snyder sia spesso oggetto di dibattito, entrambe le versioni funzionano bene a modo loro. Approfondiamo il loro valore qui di seguito!

film di supereroi

Il finale del fumetto Watchmen

Ambientato in un 1985 alternativo negli Stati Uniti, dove l’emergere di vigilanti mascherati e dell’onnipotente Dr. Manhattan ha alterato il corso della storia, la storia originale di Watchmen è ambientata sullo sfondo reale della Guerra Fredda, con le tensioni tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti che lasciano il mondo sull’orlo della devastazione nucleare. Gli eventi di Watchmen sono innescati dalla comparsa di un assassino che sembra prendere di mira gli ex supereroi. Il caso viene ripreso dal vigilante ancora attivo Rorschach, che riunisce la banda per indagare sulla cospirazione.

Alla fine, Rorschach, Gufo Notturno, Spettro di Seta e il dottor Manhattan risalgono agli omicidi fino al loro ex collega Adrian Veidt, precedentemente noto come Ozymandias. Ora amministratore delegato della sua società, Veidt ha deciso di intraprendere un’azione decisiva contro l’incombente terza guerra mondiale e spera di unire il mondo in pace e armonia inscenando un attacco alieno, costringendo le superpotenze globali della Terra a risolvere le loro divergenze e a unirsi.

Sebbene questo piano possa sembrare promettente sulla carta, il principale punto critico è che Veidt insiste che milioni di persone devono morire nell’attacco affinché la falsa minaccia sia presa sul serio. Alla fine, i Watchmen non riescono, o in alcuni casi decidono semplicemente di non farlo, a fermare il piano di Veidt e l’atto finale del fumetto vede un calamaro gigante creato dai laboratori segreti dell’uomo d’affari scatenarsi su New York sotto le spoglie di un’invasione aliena.

Watchmen

Il finale del film Watchmen del 2009

La versione di Snyder di Watchmen segue essenzialmente la stessa struttura sopra descritta, ma si discosta quando si tratta dei dettagli del piano di Ozymandias. Invece di creare biologicamente un calamaro gigante da far passare per un invasore alieno, l’Ozymandias del film live-action innesca una serie di esplosioni nucleari nelle principali città del mondo e incastra il dottor Manhattan come colpevole imitando la firma della sua radiazione naturale. L’effetto è quasi identico a quello dei fumetti: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica smettono di essere nemici e si rivoltano contro il dottor Manhattan, anche se a costo di molte vite.

Come nei fumetti, Dr. Manhattan alla fine capisce la logica del piano di Veidt e accetta il suo nuovo ruolo, lasciando la Terra, presumibilmente per sempre. Per alcuni, alterare la fonte della distruzione di Ozymandias è stato solo un cambiamento superficiale che non ha influito sul tono e sulla direzione generale del finale originale di Watchmen e, considerando quanto gli studi cinematografici amino il lieto fine, è un piccolo miracolo che la conclusione cupa di Watchmen sia stata mantenuta.

Tuttavia, ciò non ha impedito una valanga di critiche da parte dei fan dei fumetti che ritenevano che la presenza del calamaro fosse un elemento integrante del finale di Watchmen. Al contrario, però, negli ultimi anni i critici hanno iniziato a oscillare nella direzione opposta, sostenendo che il finale con il calamaro fosse sempre stato un po’ ridicolo e che le modifiche di Snyder migliorassero effettivamente il progetto originale di Moore.

LEGGI ANCHE: Watchmen: il finale del film poteva essere molto diverso

Ozymandias Watchmen cattivi

Perché entrambi i finali di Watchmen sono fantastici

Piuttosto che dire che un finale di Watchmen è migliore dell’altro, forse è più corretto affermare che sia la versione a fumetti che quella cinematografica sono ideali per i rispettivi mezzi di comunicazione. Il calamaro psichico di Moore può sembrare involontariamente esilarante a chi non conosce i fumetti di Watchmen, ma come minaccia che minaccia di conquistare il mondo creata da un ex supereroe, è un’aggiunta quasi perfetta. I fumetti di Watchmen contengono molto più umorismo nero rispetto al film di Snyder e questo gioca a favore del piano di Ozymandias.

In modo gloriosamente autoreferenziale, il cattivo assume un team di artisti per progettare l’alieno simile a un calamaro e poi usa la sua ricchezza per renderlo realtà. In quanto racconto ammonitore sui supereroi (e i fumetti erano molto meno lusinghieri del film in questo senso), questo finale permette all’opera di commentare sia l’ego gonfiato degli eroi, sia la natura volubile delle potenze politiche mondiali. Inoltre, una creatura aliena è molto più efficace sulla carta di una serie di esplosioni.

Dopo essersi sviluppato gradualmente nel corso di 12 numeri, Watchmen meritava un climax adeguatamente drammatico, e una serie di vignette con esplosioni non avrebbe avuto lo stesso peso sulla carta stampata come sul grande schermo, dove sono disponibili le dimensioni aggiuntive del suono e del movimento. Una creatura brillante e stranamente impressionante, tuttavia, fornisce una minaccia molto più visiva, suscitando sia sorpresa che disgusto nel lettore.

billy-crudup-watchmen

Per quanto il finale di Watchmen sia fantastico nei fumetti, semplicemente non avrebbe funzionato sul grande schermo. La rappresentazione cruda del mondo di Watchmen da parte di Snyder sarebbe stata irrimediabilmente danneggiata dall’apparizione di un mostro ultraterreno nell’atto finale e avrebbe causato un cambiamento stridente nel tono, soprattutto per chi non sapeva cosa aspettarsi. Il calamaro avrebbe anche dovuto essere una creazione in CGI e, anche a distanza di un decennio, i film sui supereroi faticano ancora a trovare il successo con cattivi finali nati da una massa di effetti speciali.

Tuttavia, scaricando la colpa sul Dr. Manhattan, il film Watchmen adotta l’approccio basato sui personaggi che meglio si adatta ai lungometraggi e richiama le insicurezze e l’umanità in declino di Manhattan, un tema esplorato in entrambe le versioni della storia. Incolpare il supereroe per un crimine che non ha commesso non solo aggiunge ulteriore tragicità alla sua storia, ma rende anche il piano di Ozymandias più personale, sfruttando in particolare le abilità di un ex amico e la paura che circonda la sua stessa esistenza. Si potrebbe forse sostenere che la versione live-action della cospirazione di Ozymandias abbia più senso logico rispetto ai fumetti.

In un fumetto è molto più facile testare i limiti del realismo e della logica e i lettori sono più disposti a sospendere la loro incredulità. Le trame devono essere strutturate in modo più rigoroso sullo schermo, tuttavia, e c’è un senso naturale nel fatto che Veidt utilizzi il potere di Manhattan per farlo apparire come una minaccia globale, il che richiede meno preparativi e spiegazioni rispetto al finale del fumetto. Come noto, però, la serie TV ha infine soddisfatto chi voleva vedere il calamaro gigante inserendo in un flashback proprio questa creatura.

LEGGI ANCHE: Watchmen: Zack Snyder torna sull’assenza del calamaro nel suo film

A Hard Day: la spiegazione del finale del film

A Hard Day: la spiegazione del finale del film

Uscito nel 2014 e diretto da Kim Seong-hun, A Hard Day si colloca come uno dei titoli più incisivi della cinematografia sudcoreana contemporanea, nota per la capacità di mescolare generi con grande abilità narrativa. Il film si inserisce nel solco del cinema noir coreano, caratterizzato da tensione, colpi di scena e un’ironia nera che bilancia il lato più crudo della violenza. In questo contesto, la pellicola dimostra come la Corea del Sud sappia coniugare intrattenimento e critica sociale, raccontando storie di corruzione, moralità ambigua e sopravvivenza in ambienti urbani spietati.

Il genere action-thriller del film è arricchito da elementi di commedia nera e suspense psicologica, creando un ritmo serrato che tiene lo spettatore costantemente sull’orlo dell’ansia. Protagonista è il poliziotto Ko Gun-su, la cui carriera e vita privata entrano in collisione quando, per coprire un incidente mortale, decide di nascondere la verità e affronta una spirale di situazioni sempre più compromettenti. La narrazione esplora temi come la colpa, la responsabilità e la doppia morale, mostrando come scelte apparentemente minime possano avere conseguenze devastanti, sia sul piano legale che personale.

Acclamato dalla critica, A Hard Day è riuscito a emergere come uno dei thriller più originali della Corea del Sud degli ultimi anni, grazie alla combinazione di sceneggiatura brillante, ritmo incalzante e regia precisa. La capacità del film di alternare momenti di tensione a tocchi di ironia lo rende unico nel panorama internazionale, riuscendo a mantenere viva l’attenzione dello spettatore fino all’ultima scena. Nel resto dell’articolo verrà analizzato il finale, con una spiegazione dettagliata delle scelte narrative e delle implicazioni morali che esso suggerisce.

Lee Sun-kyun in A Hard Day
Lee Sun-kyun in A Hard Day

La trama di A Hard Day

Protagonista del film è il detective Go Geon-soo (Lee Sun-kyun). Nell’arco di sole 24 ore, riceve la notizia del divorzio dalla moglie, muore sua madre, e scopre che lui e i suoi colleghi sono sotto inchiesta dagli Affari Interni per corruzione. Come se non bastasse, mentre corre in auto per raggiungere il funerale della madre, investe accidentalmente un uomo, uccidendolo sul colpo. Preso dal panico e sotto l’effetto dell’alcol, Geon-soo decide di nascondere il cadavere nel bagagliaio della sua auto, sfuggendo per un soffio a una pattuglia della polizia. Una volta giunto al funerale, compie un gesto estremo, occulta il corpo nella bara della madre defunta.

La situazione sembra rientrare, finché Geon-soo non riceve una misteriosa chiamata. Qualcuno afferma di averlo visto quella notte e comincia a ricattarlo. L’uomo che lo minaccia è il tenente Park Chang-min (Cho Jin-woong), che non solo ha insabbiato l’indagine interna, ma è anche coinvolto in un gigantesco giro di droga e corruzione. Con il passare dei giorni, Geon-soo scopre che la vittima dell’incidente non era un senzatetto qualsiasi, ma un pericoloso criminale ricercato che aveva rubato la chiave d’accesso a una cassaforte contenente cocaina rubata e denaro. Park, che lo stava inseguendo per recuperare la chiave, era il vero responsabile della sua morte.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto, Ko Gun-su si trova a fronteggiare la crescente pressione del suo superiore, il tenente Park, che dopo aver chiuso l’indagine sulla squadra di Ko inizia quindi a ricattarlo per ottenere il possesso del corpo di Lee, l’uomo investito da Ko all’inizio del film. Ko riesce a recuperare il corpo e, durante la ricerca, scopre le ferite da arma da fuoco di Lee. Controllando il cellulare della vittima, riesce a rintracciare un altro criminale, che rivela come Park avesse rubato una grande quantità di cocaina confiscata, con Lee che aveva sottratto la chiave della cassaforte e tentato la fuga. Questo intreccio mette in luce la rete di corruzione e inganni che avvolge tutti i personaggi principali.

Lee Sun-kyun nel film A Hard Day
Lee Sun-kyun nel film A Hard Day

La tensione raggiunge il culmine quando Ko, ormai determinato a liberarsi dalle minacce, colloca una carica esplosiva all’interno del corpo di Lee e la consegna a Park, causando l’esplosione del furgone del tenente in un lago. Tuttavia, Park sopravvive e affronta Ko nell’appartamento di quest’ultimo, dove, in un incidente fortuito, finisce per spararsi da solo mentre cerca di recuperare la propria arma. La situazione si risolve così con la scomparsa di Park e la decisione dei vertici della polizia di coprire gli atti di entrambi per proteggere le proprie reputazioni. Ko, libero dal ricatto, decide di dimettersi, accedendo infine alla cassaforte privata di Park e scoprendo una somma di denaro molto più grande di quanto avesse immaginato.

Il finale di A Hard Day sottolinea quindi la continua ambiguità morale che attraversa l’intera pellicola. Ko Gun-su, pur coinvolto in una serie di atti criminali, emerge come protagonista che cerca giustizia e sopravvivenza in un ambiente corrotto e spietato. L’ingegno e la determinazione del protagonista trasformano la situazione di svantaggio in un’occasione di riscatto personale, mentre la violenza e l’inganno restano strumenti inevitabili in un contesto in cui le regole morali e legali sono costantemente violate.

Per lo spettatore, questo epilogo lascia una riflessione sulla complessità delle scelte umane e sul confine labile tra giusto e sbagliato in un mondo governato da corruzione e vendetta. La capacità di Ko di affrontare ogni ostacolo, trovare soluzioni ingegnose e infine sottrarre la ricchezza accumulata dal rivale restituisce una forma di giustizia privata, ma non senza un prezzo, evidenziando come l’action-thriller possa essere insieme divertimento e meditazione sulle conseguenze delle proprie azioni.

Scopri anche il finale di questi film simili ad A Hard Day:

A House of Dynamite: prime foto e data di uscita del nuovo film di Kathryn Bigelow

0

A House of Dynamite, il nuovo film della regista premio Oscar Kathryn Bigelow, che sarà presentato in concorso alla 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, sarà disponibile in cinema selezionati dall’8 ottobre e dal 24 ottobre solo su Netflix.

La trama di A House of Dynamite

Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e decidere come reagire.

Il cast del film

Il casting è a cura di Susanne Scheel. Il ricco cast include Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram e Jonah Hauer-King, insieme a Greta Lee e Jason Clarke. Completano il gruppo Malachi Beasley, Brian Tee, Brittany O’Grady, Gbenga Akinnagbe, Willa Fitzgerald, Renée Elise Goldsberry, Kyle Allen e Kaitlyn Dever.

A House of Dynamite è diretto da Kathryn Bigelow, con una sceneggiatura firmata da Noah Oppenheim. Il film è prodotto da Greg Shapiro, Bigelow e Oppenheim, con Brian Bell e Sarah Bremner come produttori esecutivi. Alla direzione della fotografia c’è Barry Ackroyd, mentre la scenografia è curata da Jeremy Hindle, anche co-produttore insieme a Sumaiya Kaveh. I costumi sono affidati a Sarah Edwards, il montaggio a Kirk Baxter e le musiche a Volker Bertelmann, con il sound design di Paul N. J. Ottosson.

In the Mud: la serie Netflix è basata su una storia vera?

In the Mud: la serie Netflix è basata su una storia vera?

In “In The Mud” (titolo originale: “En El Barro”) di Netflix, un gruppo di cinque donne si ritrova in una situazione precaria quando un incidente le lega per sempre. La serie, creata da Sebastián Ortega, segue Gladys Borges, Marina Delorsi, Olga Giulani, Yael Rubial e Soledad Rodríguez, il cui viaggio prende una piega inaspettata quando il mezzo che le sta trasportando in prigione ha un incidente lungo la strada. Tuttavia, tutte le donne citate escono illese e le autorità le portano in prigione. Non appena raggiungono il penitenziario di La Quebrada, si rendono conto che le loro vite non saranno più le stesse e che, se vogliono sopravvivere, dovranno restare unite e navigare in un mondo governato da forze potenti. Man mano che la storia procede, svelano un terrificante mistero nascosto nelle profondità delle mura del penitenziario, che coinvolge sparizioni inspiegabili.

Mentre cercano di trovare la persona responsabile di queste sparizioni, Gladys e le altre donne del gruppo cambiano personalità per integrarsi nella pericolosa gerarchia della prigione e adottano comportamenti che le aiutano a guadagnarsi la fiducia delle altre detenute. La narrazione della serie si concentra principalmente su come queste donne cercano di adattarsi e capire come salvarsi da situazioni pericolose. Inoltre, esplora anche temi come il sistema carcerario, la corruzione e il traffico di esseri umani per arricchire la storia. Mescolando questi elementi, la serie mantiene la storia con i piedi per terra e sfuma il confine tra finzione e realtà, dando l’impressione che tali eventi potrebbero svolgersi al di là dello schermo.

In The Mud è una storia di fantasia che mostra il sistema carcerario con autenticità

Sebbene la serie sia di fantasia e sia uno spin-off della serie del 2016 El Marginal, In The Mud prende molta ispirazione dal funzionamento del sistema carcerario in tutto il mondo, in particolare in Sud America. La serie mostra come le donne affrontano condizioni difficili nella prigione di La Quebrada, dove celle sovraffollate, risorse scarse e la paura onnipresente della corruzione rispecchiano le esperienze vissute da migliaia di donne dietro le sbarre. Nella serie, le donne sono in carcere per diversi reati, come omicidio, tentato rapimento e altro ancora. Nella realtà, molte di loro stanno scontando una pena per reati minori legati alla droga. Le statistiche mostrano che paesi come l’Argentina, il Brasile e l’Ecuador incarcerano tra il 60% e l’80% delle detenute per tali reati.

C’è stato un aumento significativo del tasso di incarcerazione femminile in Sud America, soprattutto in Argentina. Le ragioni principali di questo aumento sono la povertà, il coinvolgimento in attività illegali e l’esclusione sociale. Nel frattempo, le carceri femminili violano i diritti umani, offrono un accesso pericoloso all’assistenza sanitaria e non forniscono programmi educativi adeguati. Inoltre, la violenza di genere all’interno delle carceri è un altro elemento fondamentale della serie, che è stato rappresentato in modo efficace. Un rapporto del 2024 rivela che molte strutture sottopongono frequentemente le donne a perquisizioni corporali invasive, isolamento prolungato e restrizioni senza alcuna valutazione individuale. Tali pratiche spesso aumentano il rischio di abusi e violenze. Mettendo in evidenza questi aspetti nella serie, gli autori hanno voluto mantenere la narrazione realistica e aggiungere realismo, esplorando al contempo come vivono le donne in condizioni così sconvolgenti.

Per Sebastián Ortega era molto importante mostrare come funziona il sistema carcerario in Argentina e in altri paesi. Per farlo, l’autore ha parlato con donne che hanno trascorso la loro vita in penitenziari. In un’intervista, ha dichiarato: “Ci sono tratti della personalità e motivi di incarcerazione che sono stati ispirati dalle storie raccontate da alcune delle donne detenute con cui abbiamo parlato”. Il creatore ha tratto ispirazione dai racconti di prima mano per dare forma a personaggi autentici le cui lotte e paure riflettono esperienze reali. D’altra parte, la serie non si limita a drammatizzare la lotta delle detenute e le loro condizioni di vita, ma la radica nella cruda realtà. Questa storia è più di un semplice dramma carcerario per il creatore della serie.

In The Mud affronta il tema della tratta di esseri umani

Oltre a concentrarsi sulla vita delle donne in carcere, “In The Mud” esplora anche il tema della tratta di esseri umani attraverso i personaggi di Cecilia Moranzón e del dottor Soriano. Moranzón è la direttrice del penitenziario di La Quebrada, mentre Soriano lavora come medico della prigione. Inizialmente, entrambi sembrano lavorare per il miglioramento della struttura. Tuttavia, le detenute si rendono presto conto che entrambe queste figure chiave stanno usando il loro potere per sfruttare le donne, in particolare le giovani madri, per una rete di traffico che trasforma il carcere in un luogo dove trovare potenziali vittime. Nella serie, Moranzón sottrae i neonati e i bambini piccoli alle loro madri e li dà in adozione senza nemmeno chiedere il permesso ai genitori. Il medico si unisce al suo piano malvagio, guadagnando un sacco di soldi. Anche se la serie attribuisce a Moranzón un motivo diverso per gestire un giro di adozioni illegali, “In The Mud” mostra il Sud America come una delle regioni più colpite dal traffico di esseri umani.

Nel giugno 2024, un bambino di 5 anni di nome Loan Danilo Peña è misteriosamente scomparso dalla contea di Corrientes in Argentina. All’inizio, la sua famiglia credeva che il bambino fosse solo scappato. Tuttavia, con il passare del tempo, le autorità investigative si resero conto che il caso poteva essere collegato al traffico di minori. Perquisirono la zona circostante, setacciando i campi, ma non trovarono traccia di Loan. Di conseguenza, non solo le autorità, ma anche la comunità cominciò a pensare che il bambino potesse essere caduto vittima del mondo crudele del traffico di minori, dove i bambini vengono strappati alle loro famiglie e mandati in luoghi lontani prima che i loro genitori naturali o chiunque altro possa trovarli. Secondo un rapporto, tra il 2020 e il 2023, un totale di 5.075 persone sono state liberate dalle reti di traffico di esseri umani.

Secondo Ana Gabiraldi, che interpreta Gladys Borges nella serie, crimini efferati come il traffico di esseri umani e il traffico di bambini avvengono nella vita reale, ed è proprio questo che il titolo intende mettere in evidenza. In un’intervista, ha osservato: “Ci sono questi crimini contro i minori e il traffico di esseri umani. Cosa facciamo? Sì, certo, il traffico di bambini esiste. Loan è scomparsa e non si è più saputo nulla di lei. E ce ne saranno molti altri di cui non sappiamo nulla“. Intrecciando questi parallelismi con il mondo reale nella trama, ”In The Mud” confonde i confini tra realtà e finzione. La serie non usa il traffico di esseri umani solo come espediente narrativo, ma rispecchia le inquietanti verità che affliggono le comunità di tutto il Sud America. Questo approccio non solo aumenta l’impatto emotivo, ma sensibilizza anche su crimini che spesso rimangono nascosti.

La serie Netflix esplora le gang carcerarie con una lente realistica

In The Mud

Quando Gladys e il gruppo entrano nella prigione di Le Quebrada, si rendono conto che la prigione è stata divisa in due tribù diverse. Una è guidata da Maria, mentre l’altra è capeggiata da La Zurda. Tuttavia, le cose cambiano quando Amparo prende il controllo della banda di Zurda, rendendo la situazione ancora più terrificante. Queste due tribù sono molto diverse tra loro e c’è sempre una lotta per il potere e il controllo, con ciascuna parte che cerca costantemente di affermare la propria supremazia sulle regole e sulle risorse della prigione. Quando le cose si fanno difficili, entrambe le fazioni ricorrono alla violenza, volendo mandare un messaggio chiaro: la supremazia è la cosa più importante all’interno di una prigione. Questa lotta costante mostra come operano le vere bande carcerarie, che si ritagliano territori e impongono i propri codici all’interno delle mura del penitenziario. Di conseguenza, mette anche in luce come le fazioni opposte ricorrano alla violenza e instillino paura nelle menti dei propri avversari.

Le lotte tra due bande rivali sono una triste realtà delle prigioni e ci sono stati diversi casi in cui sono scoppiate vere e proprie rivolte all’interno del carcere. Nel giugno 2023, almeno 46 donne sono morte in una rivolta scoppiata in un carcere femminile in Honduras. Secondo la BBC, è scoppiata una rissa tra due bande rivali e la situazione è degenerata quando una banda ha dato fuoco a una cella per vendetta. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, un rapporto suggerisce che le gang carcerarie sono prevalentemente maschili. Tuttavia, circa il 3-10% di queste fazioni è composto da donne. “In The Mud” traspone questa brutale realtà nella sua narrazione, utilizzando la rivalità tra due fazioni per riflettere le divisioni profonde che spesso caratterizzano la vita dietro le sbarre. La tensione continua e le improvvise esplosioni di violenza mostrano come le gang carcerarie reali mantengano il potere e il controllo. La serie non glorifica la violenza, ma la ritrae in modo tale da convincere tutti che questo è l’unico modo in cui queste donne possono sopravvivere a La Quebrada. In questo modo, la serie traccia un parallelo inquietante con eventi reali, ricordando agli spettatori che tali lotte di potere sono una realtà nelle carceri di tutto il mondo.

In The Mud, spiegazione del finale: Moranzón e Soriano sono stati arrestati?

La serie Netflix In The Mud (titolo originale: “En El Barro”) è la storia avvincente di cinque donne che cercano di dare un senso alla propria vita in un penitenziario femminile in Argentina. La serie in lingua spagnola segue le vite di Gladys Borges (Ana Garibaldi), Marina Delorsi (Valentina Zanere), Yael Rubial (Carolina Ramírez), Olga Giuliani (Erika de Sautu Riestra) e Selodad Rodriguez (Camila Peralta), che si ritrovano in una situazione terrificante durante il loro trasferimento al carcere di La Quebrada. Tuttavia, una volta entrate tra le mura del carcere, il loro legame si rafforza mentre si proteggono a vicenda in un ambiente pronto a distruggerle. Man mano che la loro storia procede, si trovano faccia a faccia con diverse fazioni che controllano la struttura e affermano la propria supremazia sulle altre. Di conseguenza, scoprono che il direttore del carcere sta portando avanti un piano orribile che sfrutta le detenute. Ora spetta a Gladys e al gruppo svelare i bizzarri piani del direttore mentre affrontano le minacce che sorgono all’interno delle mura dell’istituto di correzione. SPOILER IN ARRIVO.

Cosa succede in In The Mud

La serie inizia con la polizia che cattura sette donne per diversi crimini. La polizia sta portando queste sette donne alla prigione di La Quebrada, dove sconteranno le rispettive pene. Le donne – Gladys Borges, Olga Giulani, Marina Delorsi, Amparo Vilches (Ana Rujas), Yael Rubial, Romina Duarte e Soledad Rodriguez – salgono sul furgone e iniziano a riflettere sul perché si trovano in una situazione del genere. Tuttavia, le cose prendono una piega drammatica quando un gruppo di aggressori tende un’imboscata al furgone, facendolo cadere in uno specchio d’acqua. Gli assalitori tornano su un gommone e aprono la porta posteriore del furgone. Ben presto, tutti si rendono conto che il gruppo è guidato dal fidanzato di Amparo, che vuole tirarla fuori dal veicolo della prigione. Ci riesce, mentre le altre donne cercano di salvarsi mentre il furgone affonda lentamente nell’acqua torbida. Fortunatamente, Gladys riesce a prendere le chiavi delle manette e inizia a liberare le donne in modo che possano nuotare fuori dall’acqua. Gladys riesce a salvare quattro donne e cerca di salvare anche Romina, ma non riesce ad aprire le sue manette in tempo. Di conseguenza, Romina muore. Tutte le donne rimaste riescono in qualche modo a raggiungere la riva e la polizia le porta in prigione.

Quando arrivano nel penitenziario, capiscono che dovranno restare unite e aiutarsi a vicenda per sopravvivere. Nessuna di queste donne è mai stata in prigione e proviene da contesti sociali diversi. Tuttavia, Gladys conosce il mondo criminale perché è la moglie di Marito Borges, un famoso criminale argentino, e ha un’idea di come affrontare questa fase della sua vita. Tuttavia, il gruppo scopre che la prigione è controllata da due fazioni, entrambe desiderose di affermare il proprio dominio sulle risorse della prigione. Maria è a capo di una fazione e Zurda dell’altra. Maria e Zurda sono vicine alla direttrice della prigione, Cecilia Moranzón (Rita Cortese), ed è per questo che i loro gruppi ottengono la maggior parte delle risorse. Tuttavia, quando Maria scopre che sua nipote, Romina, è morta nell’incidente del furgone della prigione, decide di dare una lezione a Gladys e al gruppo.

Nel frattempo, Zurda e il suo gruppo producono contenuti per adulti all’interno della prigione, il che dà loro la possibilità di usare telefoni e wi-fi. Mentre il gruppo continua il suo viaggio, incontra situazioni pericolose mentre cerca di inserirsi nella gerarchia della prigione. Nel frattempo, la direttrice della prigione sta orchestrando un piano mortale all’interno delle mura della prigione, sfruttando giovani madri incinte come parte della sua operazione contorta. Altrove, la polizia finalmente cattura Amparo e la porta a La Quebrada dopo aver ucciso il suo fidanzato. Il suo arrivo in prigione sconvolge tutto e Maria sente che Amparo deve morire, incolpandola della catena di eventi che ha portato alla morte di sua nipote. Nel frattempo, Zurda promette di tenere in vita Amparo perché il suo compagno conosceva Cuervo. Alla fine della stagione, Maria chiede l’aiuto di Gladys per eliminare Amparo. D’altra parte, Gladys viene a conoscenza del complotto della direttrice e vuole smascherarla. Man mano che la situazione diventa sempre più pericolosa, il gruppo deve trovare un modo per proteggersi e stare un passo avanti ai propri nemici. Devono decidere di chi possono fidarsi prima che accada qualcosa di terribile.

Il finale di In The Mud: Moranzón e Soriano sono stati arrestati per traffico di esseri umani?

In The Mud

Anche se la storia si concentra principalmente su Gladys e sul gruppo che arriva in prigione dopo l’incidente, esplora anche un terrificante piano orchestrato dalla direttrice della prigione, Cecilia Moranzón. La prigione è divisa in tre parti, una delle quali è l’ala familiare. In quell’ala, le madri giovani e anziane possono vivere con i propri figli. Inoltre, le future mamme condividono lo spazio in attesa di partorire. Moranzón porta le future mamme a una bella cena, dicendo loro come dovrebbero prendersi cura di sé stesse e mostrando loro affetto. Tuttavia, si scopre che lei approfitta di queste giovani madri e dà i loro bambini a coppie benestanti desiderose di avere un figlio. Ma lei non è sola in questo piano; anche il medico della prigione, Soriano, fa parte di questo complotto. Incredibilmente, le autorità non dicono mai alle madri cosa è successo ai loro bambini; sostengono invece che la salute del bambino è delicata e che un team di medici si sta prendendo cura del piccolo.

In realtà, i bambini non tornano mai dalle loro madri. I suoi piani vengono alla luce quando due nuove madri, Noelia e Patricia, muoiono durante il parto. Prima di partorire, Noelia diventa paranoica e non vuole avere il bambino. Sente che “loro” (Moranzón e Soriano) le porteranno via il bambino. Tuttavia, le sue condizioni peggiorano e deve partorire. Dopo il parto, Moranzón prende il bambino con sé, lasciando la madre in grande angoscia. Pochi istanti dopo, quando Noelia apre gli occhi, litiga con Soriano e rivela che lui l’ha violentata. Inoltre, lo accusa di aver fatto esattamente ciò che aveva pianificato. Per calmarla, le fa un’iniezione. Tuttavia, Noelia muore, creando ulteriori problemi al direttore della prigione. Nel frattempo, il governatore Faccia convoca la direttrice della prigione nel suo ufficio e la affronta riguardo al traffico illegale di adozioni. Tuttavia, le promette che non verrà fuori nulla se lei aiuterà lui e sua moglie ad adottare un bambino di una delle detenute.

Nel frattempo, Sergio Antin, che conosce Gladys e odia Moranzón, vuole l’aiuto di Gladys per smascherare il direttore della prigione. Antin lavora per il governo e vuole diventare il prossimo commissario di pubblica sicurezza di Buenos Aires. Tuttavia, Moranzón sta cercando di diventare lo stesso, e se lei aiuta Faccia con l’adozione, diventerà il nuovo ufficiale di pubblica sicurezza. Mentre cerca di raccogliere prove contro Moranzón, Gladys entra nel suo ufficio e prende i fascicoli delle madri a cui Moranzón ha portato via i figli. Tuttavia, vengono scoperti da Alan, l’agente penitenziario. Lei gli racconta del complotto e gli mostra un fascicolo che prova che sua madre naturale è stata costretta a darlo in adozione. Alan sostiene Gladys e chiede alla sua madre adottiva la stessa cosa. Lei non esita a dirgli la verità, così tutti i documenti finiscono nelle mani di Antin. Lui affronta Faccia riguardo alla cospirazione e lo minaccia, avvertendolo che rivelerà come anche Faccia abbia ricevuto aiuto da Moranzón.

Dopo aver sentito questo, Faccia ordina di arrestare Moranzón e il suo complice, Soriano, con l’accusa di traffico di esseri umani e gestione di un giro di adozioni illegali. La direttrice della prigione ritiene di non aver fatto nulla di male perché non ha mai voluto che i neonati trascorressero la loro vita in prigione. Quando era più giovane, ha aiutato una madre a ottenere la custodia di suo figlio. Ha detto alle autorità che la madre del bambino era sobria da due anni e che, secondo questa logica, il bambino avrebbe dovuto stare con lei. Tuttavia, la madre continua a essere tossicodipendente e il bambino muore. Questo particolare incidente l’ha sconvolta e le ha fatto capire che i bambini non devono stare con genitori problematici o criminali. Sebbene creda che le sue intenzioni fossero per la sicurezza dei bambini, le sue azioni hanno superato il limite morale, trasformando le sue buone intenzioni in sfruttamento. Allontanando questi bambini dalle loro madri senza il loro consenso, li priva dei loro diritti e crea un sistema basato sulla paura e sul controllo. In definitiva, la sua prospettiva rivela un pericoloso mix di protezione malintesa e abuso di potere.

Chi ha ucciso Amparo?

La storia di “In The Mud” inizia con Amparo che esce dal furgone della prigione con l’aiuto del suo ragazzo. Tuttavia, non aiuta le altre donne presenti nel veicolo e le lascia morire nel furgone che sta affondando. Fortunatamente, cinque delle sei donne rimaste riescono a fuggire illese dalla situazione pericolosa. Mentre tutte e cinque le donne vengono portate in prigione, Amparo sembra godersi la vita con il suo fidanzato, Cuervo. Sono entrambi criminali e fanno parte di una banda. Ben presto, Amparo scopre di essere incinta e non vede l’ora di dare la buona notizia al suo compagno. Tuttavia, la polizia fa irruzione nel luogo in cui vivono e uccide Cuervo prima di portarla a La Quebrada. Entra in prigione, ma non rivela di essere incinta. Maria scopre che Romina è annegata a causa di Amparo e vuole farla fuori. Di conseguenza, chiede aiuto a Gladys. La moglie di Marito Borges ne parla con Antin e gli dice che lo aiuterà solo se lui aiuterà lei. Escogitano un piano per assumere una ragazza dall’esterno per uccidere Amparo.

La ragazza riesce a entrare nella prigione, ma Gladys sa che non sarà facile uccidere Amparo perché Zurda la protegge. Quindi, creano un diversivo per isolarla. La ragazza mandata per uccidere la detenuta finalmente la trova e la attacca. Ma prima che possa fare qualcosa di concreto, Amparo la uccide. Questo incidente le fa capire che Zurda potrebbe stare giocando con lei e vuole la sua morte. Mentre Amparo, conosciuta anche come La Galiziana, continua a scalare la gerarchia carceraria, subisce un aborto spontaneo. Ora, non avendo più nulla da perdere, decide di diventare invincibile e inizia il suo percorso dando una lezione a Maria. La mette alle strette e compra uno dei soci di Maria, con l’intenzione di ucciderla e di farne un esempio. Alla fine, Amparo uccide Maria. Di conseguenza, prende il controllo del blocco di Zurda, afferma la sua autorità e si afferma rapidamente come una forza inamovibile. Dopo la morte di Maria, Gladys prende il suo posto e fa un piano per avvelenare la pelle di Amparo con l’aiuto di Olga, che lavorava come chirurgo estetico nel mondo esterno.

Le guardie carcerarie portano Amparo in infermeria e le dicono che Soriano ha dato loro l’ordine di portarla lì. Le somministreranno una flebo sottocutanea. Olga aiuta il personale medico e insieme somministrano il liquido ad Amparo. Tuttavia, la sua pelle inizia a diventare strana e lei capisce chi le ha fatto questo. Così, Amparo e il suo gruppo catturano Olga per punirla. Come punizione, Amparo ferisce l’occhio della chirurgo plastico, inviando un messaggio agghiacciante alle sue avversarie. Ora crede che sia giunto il momento di eliminare Gladys e porre fine a tutto questo una volta per tutte. Mentre mangia nella sala da pranzo dei detenuti, la galiziana dice a uno dei suoi sostenitori di spegnere l’elettricità in modo da poter uccidere Gladys. Non appena la luce si spegne, la sala da pranzo si trasforma in un’arena di combattimento e Amparo attacca la sua avversaria. Riesce a ferire Gladys alla gamba sinistra e alla schiena prima di sferrarle dei pugni brutali.

Tuttavia, Gladys non si arrende e la combatte con la stessa determinazione. Riesce a metterla al tappeto e la prende a pugni prima di trascinare il suo corpo fuori dalla sala da pranzo. Antin vede la scena, ma non dice nulla. Sconfiggendo la galiziana, Gladys capisce di aver finalmente preso il sopravvento. Sente il peso di ogni combattimento e di ogni alleato che l’ha aiutata. Nonostante il caos che la circonda, non ha perso la concentrazione, rifiutandosi di lasciarsi controllare dalla paura. In quel momento, Gladys capisce il vero costo della sopravvivenza in prigione ed è pronta a fare tutto il necessario per proteggere se stessa e gli altri.

Yael Rubial ha dato sua figlia in adozione?

In The Mud

Delle cinque donne sopravvissute all’incidente del furgone, solo Yael si è trasferita nell’ala riservata alle famiglie perché ha una figlia. Ha chiesto ufficialmente alla direttrice della prigione, Cecilia Moranzón, di portarle sua figlia in prigione. Dopo una lunga attesa, la figlia di Yael, Brisa, arriva finalmente in prigione e lei inizia a trascorrere del tempo con lei. Nel frattempo, il governatore Faccia e sua moglie Eugenia sono seduti nello studio del medico. Ricevono la notizia che se provassero di nuovo la fecondazione in vitro, potrebbe essere pericoloso per la moglie del governatore. Dopo la visita in clinica, il governatore e sua moglie visitano La Quebrada per vedere l’ala familiare. Eugenia incontra Brisa e inizia a legare con lei. La moglie del governatore ha apprezzato Brisa e vuole passare più tempo con lei. Di conseguenza, le manda dei regali. Inoltre, Eugenia chiede di vedere Brisa e di portarla fuori per qualche ora.

Yael accetta e sua figlia trascorre la giornata con la moglie del governatore. Qualche giorno dopo, Eugenia chiede di trascorrere il fine settimana con Brisa. Anche se Yael non voleva, alla fine accetta la richiesta e la bambina trascorre il fine settimana con lei. Quando Faccia viene a sapere del giro di adozioni illegali di Moranzón, la ricatta, chiedendole di aiutare lui e sua moglie ad adottare ufficialmente Brisa. Il medico della prigione dice che non sarà facile, ma il governatore sa che lei può portare a termine il compito. Dopo aver trascorso il fine settimana con Eugenia, Yael nota un cambiamento nel comportamento di sua figlia, che sembra apprezzare il tempo trascorso con Eugenia. Da un’altra parte, Moranzón parla con Yael dell’adozione e le dice che Faccia e sua moglie possono dare una vita migliore a sua figlia. Lei si rifiuta di firmare i documenti per l’adozione. La salute di Brisa ha iniziato a peggiorare a causa della permanenza in prigione e Faccia è arrivato per portarla in ospedale. Tuttavia, Yael non sapeva che il direttore della prigione aveva pianificato tutto e voleva che Yael firmasse i documenti per l’adozione.

Yael sviene e Soriano la porta in isolamento. Lui e Moranzón progettano di far sparire la madre di Brisa prima di falsificare la sua firma sui documenti. Quando Antin viene a sapere del giro di adozioni illegali e del coinvolgimento di Faccia, minaccia il governatore di rivelare l’intero piano. Dopo che le autorità arrestano Moranzón e Soriano, la figlia di Yael torna da lei. Tuttavia, si rende conto che la prigione non è il posto dove vuole crescerla. Incontra Eugenia, che le dice che sta divorziando da Faccia dopo aver saputo cosa ha fatto a Yael. Tuttavia, firmando i documenti per l’adozione, Yael chiede formalmente a Eugenia di adottare Brisa. Alla fine, Yael mette da parte i propri bisogni per proteggere il futuro di sua figlia, sapendo che la prigione non è un posto per una bambina. Sopporta la paura e il dolore per garantire la sicurezza di Brisa. Chiedendo a Eugenia di adottarla, dà a Brisa la possibilità di avere una vita normale e amorevole. Il sacrificio di Yael dimostra che il suo amore è più forte delle sue difficoltà.

Marina esce di prigione?

Oltre a concentrarsi su Gladys e Yael, “In The Mud” racconta anche la storia di Marina con grande profondità. Marina entra in prigione dopo aver presumibilmente ucciso il suo fidanzato, Martin. Un difensore d’ufficio sta combattendo il suo caso e ha presentato ricorso per il suo rilascio. Tuttavia, il tribunale respinge il ricorso perché la famiglia del fidanzato è ricca e ha agganci. In prigione, incontra Coca, che le dice che le presenterà un avvocato amico che può aiutarla. Durante l’udienza, incontra la sua avvocatessa, Luna Lunati, che le chiede se sta bene. All’udienza, il fratello del fidanzato, Dario, testimonia e dice alla corte che Marina e lui erano innamorati. Quando Luna incontra Marina dopo l’udienza, le chiede di dirle la verità. Lei rivela che Martin era violento e aveva una relazione strana con suo fratello. Condividevano tutto, compresa Marina. Luna le dà una pen drive con le registrazioni fatte a casa di Martin.

Dopo averle viste, Marina capisce che entrambi i fratelli la registravano ogni volta che facevano sesso. Ciò significa che Martin registrava Dario e Marina mentre facevano sesso, mentre Martin registrava la sua ragazza e Dario mentre facevano sesso, dimostrando che entrambi lavoravano insieme. Tuttavia, Dario provava dei sentimenti per lei e ogni volta che Martin le faceva del male, diceva a suo fratello che era preoccupato per la sua salute. Nel frattempo, Luna raccoglie le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso della casa di Martin e scopre che mancano alcune prove cruciali. Controlla e scopre che la prova fondamentale è in possesso dell’ex avvocato di Marina, Zarate. L’avvocatessa chiede aiuto a un amico, Miguel, per recuperare la pen drive. Alla fine lui riesce a impossessarsi della pen drive e raggiunge il tribunale. Luna dice ai giudici che ha una prova cruciale che dimostrerebbe l’innocenza del suo cliente. I giudici le permettono di mostrare un video della notte in cui Martin è stato ucciso, sperando che riveli la verità.

Il video mostra che Dario era presente in casa quando è avvenuto l’omicidio e che, quando ha visto suo fratello maltrattare Marina, è arrivato da dietro e lo ha ucciso. Di conseguenza, i giudici stabiliscono che le prove video dimostrano che Dario potrebbe essere l’assassino e decidono di riesaminare il caso. Così, Marina viene nuovamente incriminata e finalmente esce di prigione. Grazie alle prove video decisive che rivelano la verità, Marina ottiene finalmente la libertà dopo una lunga e straziante prova. La libertà non significa solo lasciarsi la prigione alle spalle, ma anche la possibilità di vivere senza paura e a testa alta. Ogni passo fuori le ricorda la resilienza e la forza che le sono servite per sopravvivere.

Hostage, la spiegazione del finale e del salto temporale: cosa significa per Sylvie?

La serie Netflix Hostage si è conclusa con un breve salto temporale, che ha suggerito cosa sarebbe successo in seguito alla prima ministra Abigail Dalton, a suo marito, il dottor Alex Anderson, e alla loro figlia Sylvie. Il thriller politico inizia con il rapimento del dottor Alex Anderson nella Guyana francese. I rapitori hanno chiesto ad Abigail di dimettersi dalla carica di prima ministra, altrimenti Alex e i suoi colleghi prigionieri sarebbero stati uccisi.

Abigail ha chiesto aiuto alla presidente francese Vivienne Toussaint, che si trovava nel Regno Unito per negoziare con il primo ministro riguardo alla crisi sanitaria britannica. Vivienne ha inizialmente accettato di lanciare una missione di salvataggio in Guyana francese. Tuttavia, ha annullato tutto quando i rapitori di Alex le hanno inviato un messaggio minacciando di rivelare lo scandalo sessuale della presidente con il suo figliastro, Matteo.

Diventa subito chiaro che i rapitori di Alex intendono mettere la presidente francese e il primo ministro inglese l’uno contro l’altra, e per un certo periodo funziona. Solo quando le due donne scelgono la strada dell’onestà riescono a mettere Alex in salvo. Il suo rapitore viene identificato come il capitano John Michael Shagan, che, senza i suoi ostaggi, ricorre ad altri mezzi per ferire Abigail Dalton.

Shagan è riuscito a fomentare un colpo di stato politico a Downing Street in Hostage di Netflix, e Abigail è stata destituita dalla sua carica di primo ministro. Ma questo non basta a Shagan. Anche se costringere Abigail a lasciare la sua carica era solo il primo passo, lui la voleva morta. Così ha fatto esplodere una bomba a Downing Street. Il presidente Toussaint è rimasto ucciso, ma Abigail è sopravvissuta. Così, Shagan ha nuovamente preso in ostaggio la famiglia dell’ex primo ministro.

Sylvie ha ucciso Shagan in Hostage

Cosa significa la vendetta finale di Shagan per Sylvie e Abigail

Mentre Abigail affrontava il vero mandante del rapimento di suo marito in Hostage (ne parleremo più avanti), Shagan si è diretto al rifugio dove si nascondevano Alex, Sylvie e Matteo. Quando si rese conto che Abigail non era con loro, Shagan prese nuovamente in ostaggio la sua famiglia, chiedendo che lei si presentasse da sola o Alex e Sylvie sarebbero morti.

Sylvie è riuscita a procurarsi una pistola ed è entrata nella stanza dove Abigail e Alex stavano lottando con Shagan. Ha puntato la pistola contro il loro rapitore, ma Abigail ha implorato sua figlia di non sparare. Curiosamente, la missione di Shagan è passata dall’uccidere Abigail a spingere Sylvie a sparargli. Ha detto alla ragazza che era lui il responsabile della morte di suo nonno, e questo è bastato. Sylvie sparò e uccise Shagan.

Questo è il momento culminante del finale di Hostage. Abigail e la sua famiglia erano al sicuro, ma Shagan aveva comunque ottenuto la sua vendetta sul Primo Ministro in modo significativo. Lo sappiamo grazie alla sua conversazione con Alex all’inizio dell’episodio 5 di Hostage, quando menzionò il prezzo che l’omicidio fa pagare a una persona. Sylvie non sarebbe mai più stata la stessa, e tutti lo sapevano.

Le decisioni di Abigail in Hostage ruotavano attorno alla scelta se dare la priorità al lavoro o alla famiglia. Anche se per un po’ sembrava che potesse avere entrambe le cose, alla fine non è stato così. Sylvie ha pagato il prezzo e, anche se alla fine di Hostage vediamo che sta bene, sappiamo che c’è una ferita che non guarirà mai completamente.

Spiegazione del salto temporale in Hostage: Abigail Dalton è ancora primo ministro?

Sebbene Abigail avrebbe potuto dimettersi dalla carica di primo ministro per salvare suo marito all’inizio di Hostage, lei rifiutò. Non si trattava semplicemente di mantenere il potere. Abigail aveva capito che Shagan stava manipolando la democrazia. Il popolo britannico aveva votato Abigail come primo ministro. Se lei si fosse dimessa, avrebbe dimostrato che chiunque può ignorare la volontà del popolo.

Sebbene Shagan sia riuscito a mettere il popolo, compreso il gabinetto di Abigail, contro di lei, una volta svelato il complotto, la situazione non è durata a lungo. Dan Ogilvy si è gentilmente fatto da parte, consentendo alla sua legittima predecessora di tornare al suo posto. Quindi, alla fine di Hostage, Abigail è ancora il primo ministro britannico. Tuttavia, seguendo l’esempio di Vivienne Toussaint, Abigail ha rimesso il suo destino nelle mani del popolo.

Il salto temporale di tre mesi alla fine di Hostage ha visto Abigail condividere un momento d’amore con la sua famiglia prima di uscire da Downing Street e annunciare che avrebbe indetto le elezioni generali. Dopo tutto quello che era successo, il popolo avrebbe avuto la possibilità di votare nuovamente il proprio primo ministro. È un segno che, nonostante il costo per la sua famiglia, Abigail ha difeso il potere della democrazia.

Chi c’era davvero dietro il rapimento del dottor Alex Anderson in Hostage

alex being abducted in hostage

Una volta identificato Shagan, Abigail non ha impiegato molto a capire per chi lavorasse quell’uomo. Doveva esserci qualcuno con più influenza all’interno del governo a tirare le fila, e il generale Livingston, che era stato il comandante di Shagan, era il candidato più plausibile. Quando Abigail ha affrontato l’uomo, lui ha involontariamente ammesso i suoi crimini menzionando il laptop esploso, cosa che non avrebbe potuto sapere altrimenti.

Abigail e la sua squadra hanno capito che la vendetta di Livingson e Shagan contro di lei doveva avere qualcosa a che fare con l’incidente del 2018 in Belize. Gli uomini erano di stanza lì quando l’esercito guatemalteco invase il paese e Abigail, all’epoca viceministro degli Esteri, ordinò alle truppe britanniche di evacuare. Ciò significava abbandonare i civili che li avevano aiutati.

Prima di morire, Shagan rivelò che la sua fidanzata era un’interprete locale che aveva aiutato la sua squadra. Era incinta di sei mesi della figlia di Shagan quando i guatemaltechi la giustiziarono sulla pista dell’aeroporto.

Ci sarà una seconda stagione di Hostage?

Hostage è una serie limitata, quindi è pensata per essere una storia a sé stante. Il finale è soddisfacente e dimostra le perdite che Abigail ha inevitabilmente dovuto subire sia nella sua carriera che nella sua vita familiare nel suo impegno come funzionaria pubblica. Tuttavia, c’è senza dubbio altro da esplorare se Netflix decidesse di cambiare il formato di Hostage.

Sarebbe interessante vedere l’esito delle elezioni generali indette da Abigail nel finale di Hostage. Inoltre, sarebbe interessante vedere l’impatto delle azioni di Sylvie. Non è insolito che Netflix prolunghi una storia inizialmente concepita come una serie limitata. Se Hostage continuerà ad avere successo sulla piattaforma di streaming, potremmo sicuramente aspettarci altri episodi.

Tracker – Stagione 3: rivela il primo sguardo al ritorno di Jensen Ackles

0

Una nuova immagine della terza stagione di Tracker rivela il ritorno di Jensen Ackles nei panni di Russell Shaw. Ackles sta portando avanti diversi progetti. L’attore, molto amato dai fan, che ha raggiunto la fama interpretando Dean Winchester in Supernatural, tornerà per la quinta e ultima stagione di The Boys. Reciterà anche nello spin-off di The Boys, Vought Rising, nel ruolo di Soldier Boy, oltre a essere il protagonista dell’action drama Countdown.

Ma oltre al suo lavoro nelle tre diverse serie Prime Video, è stato confermato che Ackles tornerà alla CBS per riprendere il ruolo di Russell Shaw nella terza stagione di Tracker. Nel ruolo del fratello maggiore di Colter Shaw, interpretato da Justin Hartley, Russell dovrà affrontare alcune rivelazioni importanti.

TVLine ha rivelato la prima immagine di Ackles nei panni di Russell nella terza stagione di Tracker. Insieme alla foto, inclusa qui sotto, che mostra i fratelli Shaw in piedi insieme, è stato confermato che Ackles apparirà in entrambe le parti della premiere della terza stagione:

Fonte TV Line

Cosa significa questo per la terza stagione di Tracker

Russell, che finora è apparso in due episodi di Tracker, uno per ogni stagione. La sua prossima apparizione, secondo la trama della premiere, sarà incentrata su Russell e Colter che uniscono le forze per aiutare Reenie (Fiona Rene) a ritrovare la moglie e la figlia scomparse di un cliente. Tuttavia, la riunione fraterna li coinvolge in una sinistra operazione clandestina nota come The Process.

La terza stagione di Tracker debutterà domenica 19 ottobre alle 20:00 ET sulla CBS, con il secondo episodio in onda una settimana dopo nella stessa fascia oraria.

Il ritorno di Ackles nella serie crime di successo arriva dopo il finale della seconda stagione di Tracker, che rivela che è stata la madre di Colter, Mary Dove Shaw (Wendy Crewson), a organizzare l’omicidio di suo padre, l’apparentemente paranoico Ashton Shaw (Lee Tergesen). Se questa è tutta la verità, considerando che Colter lo apprende da un killer glorificato, ciò potrebbe cambiare tutto.

Suscita anche ulteriori domande perché, all’inizio della serie, Mary ha cercato di mettere zizzania tra i fratelli Shaw. C’è poi la questione più ampia del perché lei volesse rovinare il rapporto tra i fratelli, che sono riusciti a ricucire i rapporti, e perché volesse la morte del marito.

Kelly Reilly: 10 cose che non sai sull’attrice

Kelly Reilly: 10 cose che non sai sull’attrice

Divisa tra cinema e televisione, l’attrice Kelly Reilly ha negli anni costruito la propria carriera recitando in alcuni celebri titoli, dando prova di versatilità e carisma. Attualmente impegnata sul piccolo schermo, la Reilly è oggi apprezzata per il suo ruolo di Beth Dutton nella serie Yellowstone, grazie alla quale ha ottenuto nuova popolarità.

Ecco 10 cose che non sai su Kelly Reilly.

Kelly Reilly True Detective

Kelly Reilly: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice esordisce sul grande schermo con il film Maybe Baby (2000), con Hugh Laurie, per poi recitare in titoli come The Libertine (2004), con Johnny Depp, Orgoglio e pregiudizio (2005), con Keira Knightley e Matthew Macfadyen, Bambole russe (2005), Lady Henderson presenta (2005), Me and Orson Welles (2008), Sherlock Holmes (2009), con Robert Downey Jr., Ti presento un amico (2010), con Raoul Bova, Sherlock Holmes – Gioco di ombre (2011), Flight (2012), Rompicapo a New York (2013), Calvario (2014), e Bastille Day – Il colpo del secolo (2016), con Idris Elba. Negli anni successivi prende parte a Eli (2019) e soprattutto a Eden (2024) di Ron Howard, presentato al Toronto International Film Festival e al Torino Film Festival. Nel 2025 sarà tra i protagonisti di Promised Land, un thriller politico ambientato a Washington, confermando la sua presenza anche in produzioni di respiro internazionale.

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Nel corso della sua carriera sono molti i titoli televisivi a cui l’attrice ha preso parte, ma tra i più significativi si annoverano le serie Above Suspicion (2009-2012),  Black Box (2014) e True Detective (2015), dove ha recitato nella seconda stagione nel ruolo di Jordan Semyon accanto a Colin Farrell e Vince Vaughn. Successivamente recita in Britannia (2017-2018), mentre dal 2018 interpreta Beth Dutton in Yellowstone, accanto a Kevin Costner, ruolo che le ha regalato popolarità internazionale e numerose candidature ai premi televisivi. Nel 2023 è stata annunciata la sua partecipazione allo spin-off Yellowstone: 2024, che proseguirà la saga dei Dutton, consolidando ulteriormente il suo legame con l’universo creato da Taylor Sheridan.

8. Ha prodotto una serie TV. In un’occasione la Reilly ha ricoperto anche il ruolo di produttrice per una serie di cui è stata protagonista. Si tratta di Black Box, dove l’attrice interpreta la neuroscienziata Catherine Black, una donna affetta da disturbi neurologici e costretta a nascondere numerosi segreti. Composta di soli 13 episodi, la serie è andata in onda nel 2014. Da allora la Reilly si è concentrata soprattutto sulla carriera d’attrice, ma il suo impegno dietro le quinte in Black Box resta un segnale della sua versatilità e capacità di spaziare anche nel campo produttivo.

Kelly Reilly è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 78,3 mila persone. All’interno di questo la Reilly è solita condividere fotografie scattate durante i set a cui prende parte, come anche immagini promozionali dei suoi progetti recenti o imminenti. Non mancano ovviamente anche foto ritraenti momenti di svago o curiosità a lei legate.

Kelly Reilly in Flight

6. Ha ottenuto il ruolo grazie ad un provino molto convincente. Protagonista femminile del film Flight, dove ha una relazione con il personaggio interpretato da Denzel Washington, la Reilly fu scelta dopo che ebbe inviato un video provino alla direttrice del casting. Questa rimase particolarmente sorpresa dalla capacità della Reilly di rendere umano un personaggio tossicodipendente, e dopo averla mostrata al regista, questi la confermò per il ruolo.

Kelly Reilly Yellowstone

Kelly Reilly in True Detective

5. Aveva sostenuto il provino per un altro ruolo. Per la seconda stagione della serie antologica True Detective, l’attrice aveva inizialmente sostenuto il provino per il personaggio della detective Antigone Bezzerides, andato poi all’attrice Rachel McAdams. Colpiti dalla performance della Reilly, però, i produttori decisero di assegnarle il ruolo di Jordan Semyon, rientrate sempre tra i personaggi principali della stagione.

Kelly Reilly in Britannia

4. Ha interpretato una guerriera. Nella prima stagione della serie Britannia, ambientata nel 43 d.C., durante la guerra tra l’esercito romano e i guerrieri della Britannia, l’attrice ha dato vita al personaggio di Kerra, figlia del re e disposta a guidare il proprio popolo in battaglia pur di salvare la propria terra.

3. Le ha permesso di sperimentare cose nuove. Assumere i panni della guerriera Kerra, ha permesso all’attrice, come da lei dichiarato, di cimentarsi in cose nuove, che mai prima nella sua carriera aveva avuto modo di fare. Tra questi vi sono i sanguinosi combattimenti, come anche la possibilità di recitare in lingue diverse da quella che le è propria.

Kelly Reilly in Yellowstone

2. Era attratta dalla forza del suo personaggio. Nell’assumere il ruolo di Beth Dutton, figlia del protagonista, la Reilly si è dichiarata particolarmente entusiasta nel poter dar vita ad un personaggio femminile caratterialmente così forte, come se ne vedono pochi. Tra i principali elementi che rendono Beth particolarmente predominante nel confronto con gli altri protagonisti vi è la sua acuta intelligenza.

Kelly Reilly: età e altezza

1. Kelly Reilly è nata a Surrey, in Inghilterra, il 18 luglio 1977. L’attrice è alta complessivamente 168 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Yellowstone: lo spin-off dedicato a Beth e Rip ha scritturato Annette Bening

0

Lo spin-off di Yellowstone dedicato a Beth e Rip ha ingaggiato un attore candidato cinque volte all’Oscar per interpretare il ruolo principale dell’attesissimo spin-off. Anche se la serie principale Yellowstone è terminata senza troppo clamore, l’universo dello show continuerà.

Il Dutton Ranch, casa di Beth Dutton (Kelly Reilly) e Rip Wheeler (Cole Hauser), sarà al centro di tempi difficili e di una dura competizione, Beth e Rip faranno tutto il necessario per sopravvivere, assicurandosi che Carter (Finn Little) diventi l’uomo che è destinato a essere.

Deadline conferma che Annette Bening è stata scritturata per il prossimo spin-off su Beth e Rip. La cinque volte candidata all’Oscar interpreterà Beulah Jackson, la potente, astuta e affascinante proprietaria di un importante ranch in Texas.

Animal Kingdom: Jake Weary parla del suo ritorno per uno spin-off

0

Dopo l’enorme successo della serie su Netflix, Jake Weary, protagonista di Animal Kingdom, ha parlato della possibilità di tornare per uno spin-off del crime drama. Tutte le stagioni di Animal Kingdom sono attualmente disponibili su Netflix e raccontano la storia della famiglia Cody e delle attività criminali che intraprende per fare soldi. La serie ha un finale definitivo, ma c’è spazio per altro.

In un’intervista a TV Insider, Weary, che ha interpretato Deran Cody in tutte e sei le stagioni, ha parlato della possibilità di tornare per uno spin-off di Animal Kingdom. L’attore ha detto che se il produttore esecutivo John Wells gli proponesse una sceneggiatura per un sequel, lui sarebbe pronto a partecipare. Ha anche lanciato un’idea per la trama dello spin-off:

Sono un grande fan del [produttore esecutivo] John Wells. E se mi contattasse e mi dicesse: “Ehi, guarda, abbiamo una sceneggiatura”, coglierei al volo l’opportunità di lavorare di nuovo con lui. Ha così tanto talento. Credo davvero nella sua visione. Sono così felice per lui per il successo di The Pitt e Shawn [Hatosy]. Quindi, sì, che si tratti di Animal Kingdom o di qualcos’altro, penso che lo farei. Mi piacerebbe molto avere l’opportunità di lavorare di nuovo con lui.

Finn Cole è il padrino di mia figlia, quindi siamo molto amici e scherziamo sempre parlando di uno spin-off con Deran e J e di quanto sarebbe bello, a patto che fosse girato da qualche parte in Messico, così potremmo stare a Città del Messico e vedere quei due confrontarsi.

Cosa significa la dichiarazione di Jake Weary per il futuro di Animal Kingdom

Animal Kingdom si è concluso con Deran, interpretato da Weary, come uno degli ultimi membri della famiglia Cody rimasti in vita. Dopo la morte del fratello Craig, ha deciso di prendere con sé il nipote Nick e andarsene, crescendo il bambino come se fosse suo figlio. Nel frattempo, un altro personaggio, J Cody, ha tradito i fratelli principali e alla fine della serie è rimasto solo.

Tuttavia, sembra che il coinvolgimento di John Wells sarebbe necessario, e non è chiaro se il produttore esecutivo voglia continuare la storia della serie.

Mentre Weary e l’attore Finn Cole, che interpreta J, hanno scherzato sull’idea di uno spin-off con entrambi i personaggi, la serie TV poliziesca ha lasciato abbastanza questioni in sospeso tra loro da rendere possibile una reunion. Dato che il tradimento di J ha quasi portato all’arresto dei fratelli, è in parte responsabile delle morti importanti alla fine della serie, creando le premesse per un intenso confronto futuro.

Tuttavia, sembra che sarebbe necessario il coinvolgimento di John Wells, e non è chiaro se il produttore esecutivo vorrebbe continuare la storia della serie. Al momento della stesura di questo articolo, Wells è produttore esecutivo di The Pitt – stagione 2 e Untamed di Netflix. Questi progetti in corso rendono improbabile che realizzi un seguito di Animal Kingdom nel prossimo futuro.

Francis Ford Coppola terrà la laudatio di Werner Herzog per il Leone d’Oro alla carriera

Sarà il regista Francis Ford Coppola a tenere il discorso di encomio in onore di Werner Herzog al Festival del Cinema di Venezia mercoledì sera, quando Herzog riceverà il Leone d’Oro alla carriera. Il regista de Il padrino e Apocalypse Now renderà omaggio all’iconico cineasta tedesco, autore di Fitzcarraldo, Grizzly Man e Aguirre, furore di Dio, il 27 agosto alle 19:00 nella Sala Grande di Venezia durante la cerimonia di apertura dell’82° Festival di Venezia. Herzog sarà premiato per con il Leone d’Oro alla carriera e presenterà il suo ultimo documentario, Ghost Elephants, fuori concorso a Venezia, il 28 agosto alle ore 14.00.

Herzog terrà poi una Masterclass lo stesso giorno alle ore 16.00 presso la Match Point Arena, al Tennis Club Venezia al Lido.

LEGGI ANCHE: Venezia 82: il programma delle masterclass

Annunciando il premio per Herzog, il direttore del Festival del Cinema di Venezia Alberto Barbera ha detto che il pioniere del Nuovo Cinema Tedesco “non ha mai smesso di sperimentare i limiti del linguaggio cinematografico, smentendo la tradizionale distinzione tra documentario e finzione. Brillante narratore di storie insolite, Herzog è anche l’ultimo erede della grande tradizione del romanticismo tedesco, un umanista visionario e un instancabile esploratore“.

Anche Coppola sarà però al centro dell’attenzione a Venezia quest’anno, con la proiezione di Megadoc di Mike Figgis, in programma giovedì nella sezione Venice Classics – Documentari sul cinema. Il film è uno sguardo dietro le quinte della realizzazione di Megalopolis, l’epopea che Coppola ha impiegato decenni a realizzare e arrivata solo l’anno scorso al cinema dopo la presentazione al Festival di Cannes. A Venezia, invece, Coppola ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera alla 49ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1992.

LEGGI ANCHE: Venezia 82: annunciato il programma ufficiale. Del Toro, Lanthimos e Jarmusch

Cape Fear: Patrick Wilson rivela come la serie andrà “oltre” il film di Martin Scorsese

0

In programma su AppleTV+ nel 2026, la serie Cape Fear è ispirata al romanzo di John D. MacDonald The Executioners. La storia è già stata adattata due volte in precedenza, con il film Cape Fear – Il promontorio della paura di Martin Scorsese del 1991 e una versione del 1962. Il romanzo racconta la storia di un avvocato perseguitato da un uomo che ha contribuito a mandare in prigione. Ora, con la nuova serie in arrivo, sembra proprio che il racconto si farà ancora più intenso. A rivelarlo è proprio una delle star dello show, Patrick Wilson.

Durante un’intervista con Perri Nemiroff di Collider, Wilson ha paragonato la serie agli altri adattamenti della storia. Quando gli è stato chiesto cosa distingue lo show dai due adattamenti cinematografici, Wilson ha affermato che la serie porterà le cose “oltre” rispetto a entrambi i film. “La risposta rapida è che, beh, non c’è una risposta rapida. Voglio dire, penso che, guardate, quello che il libro ha fatto a Robert Mitchum, ogni volta che hanno fatto una sorta di ricostruzione, è stato più che altro costruire un mondo ed espandere le relazioni, espandere i personaggi”.

“E quindi noi lo portiamo oltre”, ha raccontato l’attore. “Questo non è solo un adattamento del film di Scorsese, questo è certo. Prendiamo il nucleo di quello, lo rispettiamo, o un nucleo di quello, lo rispettiamo, e poi lo allunghiamo e lo rendiamo ancora più distorto. Quindi manteniamo molto di quello spirito, ma lo spingiamo decisamente oltre grazie a quello e a tutti quei grandi registi”, conclude l’attore.

Cosa significa questo per la serie Cape Fear di AppleTV+

Dato che il film Cape Fear di Scorsese del 1991 è stato sottovalutato al momento della sua uscita, molti appassionati di cinema potrebbero non ricordarlo molto bene. In realtà, alcuni potrebbero ricordare il film di Scorsese più che altro per aver ispirato un episodio parodia dei Simpsons (stagione 5, episodio 2), che è uno dei migliori della serie. Questo potrebbe indurre alcuni a sottovalutare l’importanza del commento di Wilson sulla serie in uscita. Nel film di Scorsese, la versione di Max Cady interpretata da Robert De Niro era un personaggio terrificante.

Uno dei motivi per cui il Cady del film era così spaventoso era che il film permetteva agli spettatori di comprendere meglio il personaggio. Sebbene Cady fosse maniacale e incline alla rabbia, poteva anche essere tranquillo, manipolatore e persino vulnerabile. Sulla base dei commenti di Wilson, la serie Cape Fear di AppleTV+ approfondirà il personaggio di Cady ancora più di quanto abbia fatto il film di Scorsese. Entrare davvero nella mente di un personaggio come Cady potrebbe facilmente renderlo ancora più spaventoso.

Dato che De Niro era così autorevole nel ruolo, sarà però difficile essere all’altezza di una nuova versione di Cady. Tuttavia, essendoci Javier Bardem ad interpretarlo, ci si può aspettare una grande interpretazione. D’altronde, l’attore è diventato celebre per la sua performance come spietato sociopatico nel film Non è un paese per vecchi, ancora oggi uno dei killer più spaventosi della storia del cinema. Dato anche l’aspetto del personaggio, svelato da alcune foto dal set, ci si può aspettare un nuovo minaccioso antagonista.

Peacemaker – Stagione 2: James Gunn sembra suggerire l’apparizione di Blue Beetle

0

Blue Beetle potrebbe fare un’apparizione nella seconda stagione di Peacemaker? James Gunn sembra aver confermato in modo criptico che l’eroe con lo scarabeo apparirà in qualche momento della serie, ma non specifica in quale stagione. Parlando con IMDB (tramite l’account Instagram del sito), l’intervistatore ha detto di essere un grande fan di Blue Beetle e di sperare di vedere il personaggio apparire nei futuri episodi della serie. Gunn ha risposto in modo interessante: “Beh, sai, non direi che non sei fortunato”.

Il margine di manovra di Gunn sta nel fatto che non ha specificato in quale stagione apparirà il personaggio e non ha specificato quale Blue Beetle. Come noto, il film Blue Beetle confermava che Ted Kord un tempo ricopriva il ruolo di Blue Beetle ed era a capo della Kord Industries prima di scomparire in circostanze misteriose. Il suo destino viene accennato nella scena a metà dei titoli di coda, dove un messaggio preregistrato emerge dal suo vecchio sistema informatico.

In esso, Kord rivela di essere ancora vivo e chiede che qualcuno contatti sua figlia. Questa rivelazione ha alimentato una delle principali teorie dei fan, secondo cui Kord sarebbe rimasto bloccato in una dimensione alternativa a seguito di un esperimento fallito. Il momento in cui è stata avanzata questa ipotesi è particolarmente intrigante, dato che la seconda stagione di Peacemaker è destinata ad approfondire il concetto di realtà alternative attraverso la Quantum Unfolding Chamber, creando potenzialmente un punto di incontro con il film e un’occasione per Kord di tornare a casa.

Più recentemente, in un’altra intervista, Gunn ha anche collegato i personaggi, affermando che entrambi avevano dei progetti in un momento in cui il DCEU era in uno stato di cambiamento, rendendo molto facile portarli nel DCU. Il regista ha inoltre in precedenza confermato che il personaggio sarà uno di quelli che dal DCEU varrà “salvato” e portato anche nel DCU, quindi il suo ingresso in scena è da ritenere molto probabile da qui in avanti. Che ciò possa avvenire proprio nel corso di Peacemaker?

Tutto quello che sappiamo della stagione 2 di Peacemaker

La gente sta capendo che la seconda stagione di Peacemaker riguarda due dimensioni, e questo è davvero il cuore della serie”, ha spiegato Gunn durante una recente intervista con Rolling Stone. “Ma non è che una di queste sia la vecchia DCEU e l’altra la DCU. La questione viene affrontata in modo diverso, in modo molto diretto in una stagione in cui quasi tutto nella prima stagione è canonico e alcune cose non lo sono. E infatti ho registrato un podcast con gli attori Steve Agee e Jen Holland“.

Abbiamo parlato di ogni episodio di Peacemaker e in quegli episodi ho spiegato cosa è canonico e cosa non lo è. In pratica ho eliminato alcune piccole cose della prima stagione di Peacemaker che non sono canoniche, come Aquaman. Ma la maggior parte delle cose è canonica“. Stando a queste parole di Gunn, sarà dunque interessante scoprire cosa la seconda stagione aggiungerà alla storia di Peacemaker e come lo renderà a tutti gli effetti un personaggio del DC Universe.

Peacemaker esplora la storia del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del 2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”, è stato poi riferito. I dettagli precisi sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker di suo figlio Rick Jr. (Joel Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.

LEGGI ANCHE: Peacemaker – Stagione 2: cast, trama e tutto quello che sappiamo

Colin Farrell rivela ciò che sa del ritorno del Pinguino in The Batman – Parte II

0

In The Batman, la trasformazione di Colin Farrell nel Pinguino ha ottenuto un grande successo, ma il suo tempo effettivo sullo schermo è stato sorprendentemente breve. Farrell ha sottolineato di essere apparso solo in cinque o sei scene, per un totale di circa nove minuti delle tre ore di durata del film. Piuttosto che essere un cattivo centrale, il suo Pinguino ha funzionato come figura di supporto, un mafioso di medio livello con legami con il dipartimento di polizia di Gotham City.

Ha fornito a Batman indizi essenziali durante le indagini e ha svolto un ruolo memorabile in una delle sequenze di inseguimento più avvincenti del film. Questo tempo limitato sullo schermo era ovviamente voluto. I realizzatori del film hanno utilizzato la sua presenza per introdurre il personaggio senza oscurare la trama principale, gettando le basi per sviluppi futuri.

Queste fondamenta hanno infatti aperto la strada a The Penguin, una serie spin-off che continua direttamente dopo gli eventi di The Batman, tracciando la sua spietata ascesa nella malavita di Gotham e consolidando la sua posizione di potente protagonista. La serie ha ricevuto ampi consensi dalla critica, con molti recensori che ne hanno sottolineato la narrazione cruda e avvincente. I critici spesso tracciano parallelismi con iconici drammi polizieschi come I Soprano, sottolineando la simile combinazione di intensità, profondità dei personaggi e ambiguità morale.

Ora, con l’attesa che cresce per The Batman – Parte II, Farrell ha condiviso durante un’intervista quel poco che sa sul ritorno del Pinguino, e sembra che la sua presenza potrebbe essere altrettanto limitata, se non minore, rispetto al primo film. “Non credo di avere molte scene, ma sarò lì per qualsiasi cosa. Matt Reeves è davvero brillante. Non so ancora quale sarà la trama”, ha detto Farrell. Considerando il potere raggiunto dal personaggio, se anche dovesse comparire per poco nel film, c’è da aspettarsi scene importanti e che il suo potere si estenda ben oltre la sua presenza in scena.

The Penguin serie tv Colin Farrel
Colin Farrell in una scena di The Penguin

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte II

The Batman – Parte II è uno dei film più attesi del nuovo panorama DC, ma il suo percorso produttivo non è stato privo di ostacoli. Inizialmente previsto per ottobre 2025, il sequel diretto da Matt Reeves è stato rinviato al 1° ottobre 2027. I ritardi sono stati giustificati da esigenze legate alla scrittura della sceneggiatura e al calendario riorganizzato della DC sotto la nuova guida di James Gunn e Peter Safran, che stanno ristrutturando l’intero universo narrativo. Nonostante ciò, Reeves ha confermato che le riprese inizieranno nella primavera 2026 e Gunn ha recentemente letto la sceneggiatura, definendola “grandiosa”, un segnale incoraggiante per i fan.

Sul fronte del cast, è confermato il ritorno di Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne/Batman, all’interno dell’universo narrativo alternativo noto come “Elseworlds”, separato dal DCU principale. Dovrebbero tornare anche Jeffrey Wright come il commissario Gordon e Andy Serkis nel ruolo di Alfred. I rumor più insistenti ruotano attorno alla possibile introduzione di Harvey Dent/Due Facce e Clayface (che avrà inoltre un film tutto suo) come villain principali, anche se nulla è stato ancora ufficializzato. C’è chi ipotizza un ampliamento del focus sulla corruzione sistemica di Gotham, riprendendo i toni noir e investigativi del primo capitolo, con Batman sempre più immerso in un mondo in cui la linea tra giustizia e vendetta si fa sottile.

Per quanto riguarda la trama, le indiscrezioni suggeriscono un’evoluzione psicologica per Bruce Wayne, alle prese con le conseguenze delle sue azioni e un Gotham sempre più caotica, anche dopo gli eventi della serie spin-off The Penguin con Colin Farrell (anche lui probabile membro del cast). Alcune fonti parlano di un possibile scontro morale con Harvey Dent, figura ambigua per eccellenza, o di un Batman costretto a confrontarsi con i limiti del suo metodo. Al momento, tutto è però ancora avvolto nel riserbo, ma la conferma della sceneggiatura completa e approvata lascia ben sperare per l’inizio delle riprese entro l’autunno e per un sequel che promette di essere ancora più cupo, ambizioso e introspettivo.

Reeves spera naturalmente che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar. Nel frattempo, Reeves ha espanso la serie DC Elseworld con la già citata serie spin-off di Batman, The Penguin, disponibile su Sky e NOW, per l’Italia.

L’uscita di The Batman – Parte II è ora prevista per il 1 ottobre 2027.

The Conjuring – Il rito finale: Patrick Wilson e Vera Farmiga rispondono all’ipotesi di altri film

0

Il film del 2025 The Conjuring – Il rito finale è il quarto capitolo della serie di punta Conjuring (che ha anche dato vita alle serie spin-off Annabelle e The Nun), in cui Patrick Wilson e Vera Farmiga interpretano i demonologi Ed e Lorraine Warren. Al cinema dal 4 settembre, questo nuovo capitolo è stato promosso come l’ultimo della serie, al punto che i trailer promettono che gli spettatori scopriranno perché il caso alla base del film è stato l’ultimo dei Warren. Tuttavia, quel presunto gran finale potrebbe non essere poi così definitivo.

Durante una recente intervista con The Hollywood Reporter, il presidente e CCO della New Line Richard Brener ha dichiarato che “questo è l’ultimo di quelli che chiamiamo fase uno” e che “speriamo di poterne realizzare altri”, anche se “la fase due è ancora da definire”. In un’intervista con Tatiana Hullender di ScreenRant durante la promozione del film, Wilson e Farmiga hanno ora condiviso le loro reazioni all’annuncio, di cui Wilson dice di non aver sentito parlare fino a quel giorno.

Lo adoro. Tipo, Fase Uno? Non ne avevo mai sentito parlare prima che venisse menzionato oggi. Non ne ho idea. È così difficile. Non riesco realisticamente a separare me e Vera da The Conjuring, quindi non ho idea di cosa significhi. Se decidessero di fare il film The Conjuring senza di noi, non saprei nemmeno cosa dire!“, ha affermato Wilson. L’attore ha però poi aggiunto: “Tutto quello che so è che questo film è la fine del nostro viaggio, ed è così che l’abbiamo affrontato. È sicuramente il modo giusto per concludere questa serie che abbiamo realizzato”.

Cioè, certo, potremmo continuare. Abbiamo più di 50 anni, e Lorraine ha vissuto fino a 90 anni mentre Ed ne aveva 70, quindi la possibilità c’è. Ma ci sono così tante altre domande che vanno oltre le nostre competenze e la nostra responsabilità. Non siamo ideatori e non siamo produttori di questo progetto. Quindi non conosciamo alcun grande piano di cui stiamo nascondendo le informazioni“, conclude l’attore. Gli fa eco Farmiga, che aggiunge: “Assolutamente. Per quanto ne sappiamo, abbiamo appeso i rosari. Il crocifisso è tornato sulla parete, e questo è tutto”.

La trama e il cast di The Conjuring – Il rito finale

La sinossi ad oggi diffusa di The Conjuring – Il rito finale recita: “Cinque anni dopo il processo ad Arne Johnson, i coniugi Warren hanno lasciato l’attività investigativa per dedicarsi al lavoro universitario. Tuttavia, quando il lavoro scarseggia, i due decidono di seguire un ultimo caso, quello di Janet e Jack Smurl, la cui casa sembra ospitare un’entità sovrannaturale”. 

Accanto a Vera Farmiga e Patrick Wilson, nel cast troviamo Mia Tomlinson e Ben Hardy nei ruoli di Judy Warren, figlia di Ed e Lorraine, e del suo fidanzato Tony Spera, oltre a Steve Coulter, che torna nei panni di Padre Gordon, e Rebecca Calder, Elliot Cowan, Kíla Lord Cassidy, Beau Gadsdon, John Brotherton e Shannon Kook. Chaves dirige una sceneggiatura di Ian Goldberg & Richard Naing e David Leslie Johnson-McGoldrick, su un soggetto di David Leslie Johnson-McGoldrick & James Wan basato sui personaggi creati da Chad Hayes & Carey W. Hayes.

The Conjuring – Il rito finale sarà distribuito da Warner Bros. Pictures nelle sale italiane il 4 settembre.

Elvis: la spiegazione del finale del film

Elvis: la spiegazione del finale del film

Il film su Elvis (qui la nostra recensione) del regista Baz Luhrmann racconta la vita della leggenda del rock and roll, concludendosi con un finale sottile che riassume il percorso del cantante come icona musicale, piuttosto che una decostruzione senza veli dei suoi ultimi giorni. Il film segue dunque Elvis (Austin Butler) dalla sua infanzia ai primi successi, ai conflitti con la sua identità, ai fallimenti, alle rimonte e, infine, a dove si è ritrovato alla fine della sua vita, il che è sia tragico che rivelatore dell’uomo che sarebbe diventato noto come “Il Re del Rock and Roll”.

Sebbene il film di Luhrmann non eviti di affrontare la sua tossicodipendenza, gli altri aspetti della sua complessa vita, tra cui l’infedeltà, il deterioramento della salute e le sue strane manie, fissazioni e stranezze, sono stati per lo più accennati o attenuati. Il film Elvis si concentra su un uomo che cercava di sfuggire a se stesso, mentre cercava di essere l’eroe della propria storia e affrontava la possibilità di non esserlo. Tuttavia, questo film biografico non mostra la vera fine della vita di Elvis Presley. Ecco allora la spiegazione del finale e del significato del film.

Elvis licenzia il colonnello Parker sul palco: è davvero andata così?

Alla fine del film, Elvis si esibisce all’International di Las Vegas dopo aver appena scoperto che il colonnello Tom Parker (Tom Hanks) gli aveva mentito per decenni sulla sua identità. Parker era in realtà un immigrato clandestino olandese di nome Andreas Cornelis Dries van Kuijk che aveva così tanta paura di essere scoperto (e deportato) da tenerlo segreto, il che ha influenzato la carriera cinematografica e musicale di Elvis Presley. Poiché Parker non poteva ottenere un passaporto, ha combattuto con veemenza contro Elvis che voleva lasciare il Paese per andare in tour, cosa che l’artista desiderava ardentemente fare (e che non ha mai fatto).

Elvis
Tom Hanks in Elvis

Il finale del film spiega che Elvis chiama Parker alla fine del suo spettacolo davanti a tutto il pubblico, rivelando che era un clandestino e annunciando che lo licenzia proprio prima che cali il sipario. I due si scontrano nel backstage ed Elvis ribadisce che la loro partnership commerciale è finita, spingendo Parker a redigere un elenco dei debiti che Elvis ha nei suoi confronti per i suoi servizi, al fine di porre fine alla loro collaborazione. La realtà di questa scena era leggermente diversa, ma serviva a rendere gli eventi ancora più drammatici.

La vera storia dietro questo incidente di Elvis è avvenuta nel 1973, quando Elvis si è scagliato sul palco contro l’hotel (che all’epoca era stato acquistato dalla Hilton) perché aveva licenziato un membro del personale di cucina a cui era affezionato. Sia nel film che nella vita reale, Elvis e il Colonnello hanno deciso di continuare la loro collaborazione. Il Parker di Hanks dice all’Elvis di Butler che sono “uguali”, essendo “due bambini strani e solitari, alla ricerca dell’eternità”, mostrando il modo in cui il Colonnello poteva manipolare Elvis alimentando la paura del cantante di essere dimenticato. Il Colonnello si posizionò come l’unico in grado di comprendere la situazione di Elvis.

LEGGI ANCHE: Elvis: la biografa del colonnello Parker sull’inaccuratezza storica del film

Elvis e Priscilla: la fine del loro matrimonio e cosa significò

Nel film, il cantante Elvis e sua moglie Priscilla decidono di divorziare, il che viene condensato in un’unica scena a Graceland in cui Priscilla lo lascia, portando con sé la loro figlia Lisa Marie. Sconvolta dalla sua freddezza, dalla mancanza di affetto e dalla sua dipendenza dalle droghe, Priscilla lo lascia solo nella villa, il che viene descritto come un colpo devastante per Presley. Nella vita reale, ci furono tradimenti da entrambe le parti, un aborto spontaneo e un carattere prepotente da parte di Elvis che non prometteva nulla di buono per la moglie.

Più avanti nel film, mentre Elvis continua a fare tournée e la sua salute peggiora, il rapporto tra lui e Priscilla veniva mostrato come più amichevole e affettuoso rispetto a quando erano sposati. Questo è qualcosa che Priscilla ha menzionato negli anni successivi alla sua morte, poiché il loro legame ha assunto una nuova forma dopo il divorzio e lei è diventata una sorta di confidente per il cantante interpretato. Nell’ultima scena tra Priscilla ed Elvis, i due sono sulla pista dell’aeroporto, dove entrambi prendono posto sul sedile posteriore della sua limousine per parlare, tenendosi persino per mano.

Elvis Presley sembra stanco e cupo mentre parla, affermando che sta per compiere 40 anni e confessando la sua paura di raggiungere quel traguardo, dicendo: “Nessuno si ricorderà di me”. Priscilla riconosce il suo dolore e lo supplica di farsi aiutare, ma lui respinge il suggerimento con disprezzo. Mentre Priscilla e Lisa Marie se ne vanno per salire sull’aereo, Elvis guarda Priscilla e le sussurra: “Ti amerò per sempre”. In realtà, Elvis confessò le sue paure di essere dimenticato a una corista, cosa che Priscilla scoprì in seguito. Tuttavia, il finale del film di Baz Luhrmann spiega che Elvis avrebbe, in realtà, amato Priscilla per sempre.

LEGGI ANCHE: Priscilla, recensione del film di Sofia Coppola

Austin Butler e Olivia Dejonge in Elvis
Austin Butler e Olivia Dejonge in Elvis

Elvis interpreta Unchained Melody: perché il film termina con questa esibizione

L’ultima scena di Elvis riproduce una vera esibizione del Re, avvenuta appena sei settimane prima della sua morte durante un concerto a Rapid City, nel South Dakota, il 21 giugno 1977. L’esibizione mostrata nel film è quella di Elvis che canta la canzone “Unchained Melody” scritta da Hy Zaret, considerata da molti l’ultimo grande momento della carriera del cantante. Elvis salì sul palco e cantò a squarciagola la melodia come se stesse cantando con tutto il cuore per salvarsi la vita. Il finale del film mostra che anche in punto di morte, Elvis era in grado di cantare in modo straordinario.

Piuttosto che concludere il film con una nota triste, mostrando il cantante in eccessivo declino o morente nel bagno di Graceland, il film si concentra invece sul motivo per cui Elvis è ricordato, che non è per come è morto, ma per come ha vissuto. Per un cantante che temeva di essere dimenticato e di non raggiungere mai l’eternità, l’esibizione di “Unchained Melody” è servita a ricordare il suo potere duraturo e la sua sostenibilità, che ha portato Butler a ricreare il momento in modo quasi identico a come è andato (è l’unica scena del film in cui l’attore indossa delle protesi per mostrare l’aspetto più pesante di Elvis in quel momento).

La canzone, il momento e la performance stessa di Austin Butler sono la perfetta incarnazione del motivo per cui Elvis è così venerato, come spiegato nel finale del film di Baz Lurhmann, che racchiude il suo percorso da hit-maker sano e vivace ad artista debilitato e in difficoltà che ha ricordato al pubblico perché non sarebbe mai stato dimenticato, anche se la fine si avvicinava. La canzone accompagna il film, proprio mentre il colonnello Parker soccombe alla morte e la sua voce viene messa a tacere in ospedale, mentre quella di Elvis continua a risuonare con forza, riverberando oltre la morte.

LEGGI ANCHE: Elvis: quanto è autentico il film sul cantante?

Austin Butler in Elvis
Austin Butler in Elvis

 

L’intero film su Elvis ha sorvolato sui suoi problemi di salute

Alla fine della sua vita, Elvis aveva più problemi di quanti il film abbia voluto ammettere. Molti altri film biografici su musicisti, come Bohemian Rhapsody, non trattano la seconda metà della vita di queste figure prolifiche, concentrandosi principalmente sulla loro ascesa alla fama e alla notorietà. Detto questo, Elvis ha lottato con un discreto numero di problemi di salute che il film non ha affrontato, portando alla sua tragica scomparsa. La sua storia non è dissimile da quella di altri artisti che sono stati costretti a esibirsi nonostante i continui problemi di abuso di droghe e salute mentale, come Amy Winehouse.

Sebbene Elvis soffrisse di dipendenza da pillole, come spiegato nel finale del film, aveva dolori cronici e problemi di salute che potrebbero averla alimentata. Forrest Tennant, autore di The Strange Medical Saga of Elvis Presley, riteneva che il cantante soffrisse in realtà della sindrome di Ehlers-Danlos, una malattia del tessuto connettivo responsabile di dolori cronici e altri problemi di salute. Molti credono erroneamente che la morte di Elvis sia stata causata da un’overdose di droga.

Tuttavia, il Re del Rock and Roll ha effettivamente avuto un infarto, favorito dai farmaci prescritti, da un ingrossamento del cuore, dal diabete di tipo II e da una dieta gravemente malsana. Se a questo si aggiunge il fatto che probabilmente soffriva di EDS, il risultato è una ricetta per il disastro. Il suo medico personale, George Nichopoulos, è stato processato per aver prescritto farmaci in eccesso al cantante, ma è stato assolto. Tuttavia, nel 1995 gli è stata revocata la licenza medica. La gravità delle difficoltà di Elvis è stata dunque notevolmente minimizzata nel film, tanto che la loro omissione sembra una svista controintuitiva in questo omaggio altrimenti lodevole all’eredità del Re.

Elvis, la storia vera: quanto è accurata e cosa cambia il film con Austin Butler

Data la figura iconica al centro del film biografico di successo, molti fan si chiedono quanto sia accurato il film Elvis. Il film di Baz Luhrmann offre uno sguardo ostentato sulla vita di Elvis Presley e, come in ogni progetto di Luhrmann, l’accuratezza inevitabilmente cede il passo allo spettacolo. Raccontato attraverso flashback dal punto di vista del colonnello Tom Parker (Tom Hanks), Elvis ripercorre la carriera del Re, dagli esordi nell’anonimato fino a diventare un’icona internazionale. Elvis è stato un successo al botteghino e ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui le nomination per Austin Butler come miglior attore e miglior film. Tuttavia, l’accuratezza del film è ancora in discussione.

Sebbene il rapporto tra Elvis Presley e il colonnello Tom Parker fosse certamente teso, e persino conflittuale, Elvis non fornisce una rappresentazione completa del loro tempo insieme. Alcune scene sono completamente inventate o stravolgono gli eventi per adattarli alla narrazione di Parker come antagonista assoluto. Ma questo non è l’unico aspetto in cui il film su Elvis Presley si prende delle libertà con la verità. Sia per quanto riguarda il percorso artistico di Elvis che la sua personalità come uomo, Elvis è colpevole di semplificare eccessivamente per assecondare la storia quasi idolatra di Luhrmann.

Il colonnello Tom Parker di Elvis cambia

Tom Hanks in Elvis (2022)
Tom Hanks interpreta il colonnello Tom Parker nel film Elvis (2022)

Il personaggio di Tom Hanks è reso il cattivo della storia

Molti dei cambiamenti nel film su Elvis Presley ruotano attorno al controverso colonnello Tom Parker. Secondo la sua rappresentazione nel film, Parker era una figura quasi completamente venale ed egoista che, in molti casi, ha dato suggerimenti che avrebbero potuto avere conseguenze disastrose, se non fosse stato per l’intervento istintivo di Elvis. Ad esempio, relativamente all’inizio del film, Parker cerca di convincere Elvis a moderare alcuni aspetti della sua performance per soddisfare i settori più conservatori.

In un’intervista (tramite Variety), la biografa Alanna Nash ha smentito diverse affermazioni di Elvis sul suo manager. Per quanto riguarda il desiderio di Parker di attenuare alcune delle esibizioni più osé del cantante, Nash sottolinea che era vero il contrario:

Gli piaceva che Elvis facesse ciò che attirava la gente nel grande tendone. Ascoltate, questo tizio non era uno stupido! Parker adorava che Elvis fosse come uno spogliarellista… come le ragazze del circo. Questo faceva vendere i biglietti!

Allo stesso modo, Nash ha respinto l’affermazione secondo cui Parker fosse stato minacciato dal governo nel tentativo di fermare le controverse esibizioni di Elvis come “una totale e inequivocabile sciocchezza”, sottolineando ulteriormente le discrepanze tra il film e i fatti storici.

Come Elvis cambia Elvis Presley stesso

Jacob Elordi Elvis Presley Priscilla
Jacob Elordi e Cailee Spaeny in una scena di Priscilla

L’interpretazione di Austin Butler sorvola su molti aspetti della vita di Elvis

Mentre rappresentare il colonnello Tom Parker come un cattivo senza ambiguità è probabilmente il cambiamento più evidente di Elvis, il film si prende anche delle libertà con Elvis Presley stesso. In particolare, il film gioca con alcune delle influenze musicali più importanti del vero Elvis, così come con le relazioni che lo hanno plasmato. Ad esempio, Nash spiega che non è vero che le influenze musicali più importanti di Elvis fossero esclusivamente nere, come suggerisce il film.

“Elvis aveva altrettante influenze bianche e già in seconda media aveva annunciato che avrebbe cantato al Grand Ole Opry. Ricordate, da bambino partecipò a un concorso per talenti cantando ‘Old Shep’ — cantare di cani morti è quanto di più country ci possa essere.”

Questo evidenzia come, quando si tratta della genesi dell’innegabile talento di Presley, Elvis a volte semplifichi eccessivamente. Ci sono anche numerosi cambiamenti apportati al personaggio di Elvis come uomo. Un aspetto che Elvis sorvola è la sua complicata storia sentimentale. Sebbene sua moglie Priscilla abbia un ruolo di primo piano, le compagne successive come Ginger Alden e Linda Thompson vengono completamente ignorate, presentando una versione grossolanamente semplicistica della vita sentimentale del Re.

Si può anche sostenere che il film sorvoli sull’inappropriatezza delle avance di Presley quando l’allora Priscilla Beaulieu aveva solo 14 anni, con Nash che descrive la rappresentazione sullo schermo come “edulcorata”. Il film cerca di dipingere la coppia come protagonista di una storia d’amore epica e commovente senza affrontare gli aspetti problematici. Data la partecipazione di diversi membri della famiglia Presley in questo film, non sorprende che sia stato adottato questo approccio. Di conseguenza, sebbene Elvis fornisca alcune informazioni sull’uomo, non c’è dubbio che il suo approccio sia ben lontano da quello di un documentario.

La storia vera di Elvis e il Servizio Militare

Il periodo militare di Elvis fu una trovata pubblicitaria?

Il periodo trascorso dall’amato cantante nell’esercito è un altro punto discutibile. Quando Elvis era già diventato una grande star, fece notizia dopo essere stato arruolato e aver prestato servizio nell’esercito come soldato semplice. Il film suggerisce che il servizio militare di Elvis sia stato frutto di un accordo con il governo per evitare la prigione per i suoi atti indecenti sul palco. La realtà è forse più interessante, soprattutto per quanto riguarda il colonnello Parker, poiché l’intero scenario è stato pianificato da lui come una trovata pubblicitaria per far apparire Elvis come un vero americano, come spiega Nash:

Voleva che Elvis non andasse nei servizi speciali, dove l’esercito era felice di metterlo, ma che prestasse servizio come qualsiasi altro soldato. Questo avrebbe smussato gli spigoli della sua immagine e lo avrebbe riportato ad essere il ragazzo americano perfetto per l’intrattenimento familiare insieme a Frank Sinatra. Tutto questo per renderlo un idolo pop amato da tutti, non un rocker pericoloso e lugubre.

La versione cinematografica degli eventi suggerisce che Parker fosse d’accordo con l’idea, poiché gli avrebbe permesso di continuare a guadagnare soldi con Elvis senza preoccuparsi troppo del pericolo che il giovane avrebbe affrontato in guerra. Tuttavia, la vera ragione dietro a tutto questo è la stessa, ma in modo più sinistro, poiché Parker usa l’idea della guerra e dei soldati che combattono per amplificare l’immagine di Elvis, senza pensare minimamente all’uomo stesso.

Lo speciale natalizio di Elvis

Austin Butler in Elvis (2022)

Lo speciale natalizio ebbe luogo nel 1968

Uno dei momenti cruciali del film è la registrazione dell’iconico speciale natalizio di Elvis nel 1968. Il film suggerisce che l’assassinio di Robert F. Kennedy avvenne durante le riprese dello speciale, influenzando Elvis al punto da spingerlo a provare un nuovo approccio. Invece del semplice spettacolo natalizio voluto dal colonnello Parker, Elvis cantò le sue hit, dando vita a una delle sue esibizioni più emozionanti che contribuì al suo ritorno sulle scene.

In realtà, l’assassinio di RFK avvenne durante le prove dello spettacolo e non durante le registrazioni. Nonostante il film lo presenti come un momento cruciale in cui Elvis si ribella a Parker e lo sfida, secondo Peter Guralnick, autore di diversi libri su Elvis Presley, Parker era d’accordo con la versione di Elvis dello speciale fin dall’inizio.

Priscilla aiuta Elvis a entrare in clinica

Priscilla commenta la lotta di Elvis contro la dipendenza

Oltre a modificare alcuni degli aspetti più problematici del matrimonio tra Elvis e Priscilla, il film esalta anche il ruolo di lei nella vita di Elvis dopo il divorzio. Priscilla è descritta come una presenza forte nella vita di Elvis e come l’opposto morale del colonnello Parker, che era invece un’influenza negativa. Questo aspetto è rafforzato nel film dal momento in cui lei aiuta Elvis a cercare aiuto per la sua dipendenza e a entrare in riabilitazione. Tuttavia, Nash suggerisce che questo non sia accurato:

“Priscilla non era così coinvolta con Elvis dopo il loro divorzio come vorrebbe far credere oggi.”

Quando le è stato chiesto in precedenza perché non avesse fatto pressione su Elvis affinché cercasse una cura per la sua dipendenza, Priscilla ha risposto:

“Elvis non avrebbe reagito a un intervento più di quanto avrebbe fatto a una richiesta di smettere di cantare.”

Ancora una volta, il film apporta delle modifiche per rendere la storia d’amore tra Elvis e Priscilla una parte più toccante ed essenziale della sua vita. Sebbene la loro storia d’amore fosse certamente un aspetto importante della sua vita che avrebbe dovuto essere trattato, il ruolo che lei ha avuto nella storia dopo il loro divorzio sembra essere stato esagerato.

La residenza a Las Vegas di Elvis

Il periodo di Elvis a Las Vegas potrebbe essere stato legato al gioco d’azzardo di Parker

La carriera di Elvis nel film giunge più o meno al termine quando accetta di esibirsi a Las Vegas. Il film suggerisce che questa sia stata un’altra nefasta iniziativa del colonnello Parker, che ha anteposto i propri interessi alla carriera di Elvis. Il film suggerisce che Parker abbia organizzato l’esibizione di Elvis all’International Hotel per saldare i propri debiti di gioco con la mafia.

Sebbene molte delle controversie su Parker in Elvis siano esagerate, Nash non smentisce apertamente questo particolare, confermando che Parker era un noto giocatore d’azzardo e che probabilmente doveva una grossa somma all’International Hotel, con voci di un accordo stretto con mafiosi locali.

Il licenziamento del colonnello Parker

Elvis ebbe davvero un crollo nervoso sul palco

Il rapporto tra Elvis e Parker giunge a una fine burrascosa nel film, quando Elvis si esibisce sul palco dell’International Hotel, denunciando prima lo status di immigrato clandestino di Parker, motivo per cui questi gli aveva impedito di andare in tour all’estero. Poi licenzia Parker mentre è ancora sul palco. Anche se l’evento non è mai avvenuto, era basato almeno in parte sulla realtà.

Elvis ha davvero avuto un crollo nervoso sul palco durante uno dei suoi spettacoli, in cui ha pubblicamente criticato l’International Hotel per aver licenziato un dipendente con cui Elvis era in buoni rapporti, secondo Nash. Lei continua spiegando che Elvis e Parker hanno litigato dopo lo spettacolo, ed è allora che Elvis ha licenziato il suo manager.

Quanto è accurato Elvis?

Elvis può essere apprezzato per le sue performance e il suo stile piuttosto che per l’accuratezza

Per molti versi, giudicare Elvis in base alla sua fedeltà storica è un errore. Il film è più interessato a ricreare l’energia e la vitalità delle performance della sua star che a riproporre fatti della sua vita. Tuttavia, anche se la verità è a volte distorta, il film non è completamente lontano dalla realtà. Ad esempio, anche se le circostanze relative al periodo di servizio militare di Elvis (che ha interrotto la carriera musicale e recitativa di Presley) sono state modificate, è chiaro che Parker tirava le fila dietro le quinte.

Allo stesso modo, Parker era un giocatore d’azzardo incallito che probabilmente ha fregato milioni di dollari al suo cliente, portando all’astio che ha caratterizzato il loro rapporto negli ultimi anni. Inoltre, Parker era davvero determinato a impedire a Elvis di andare in tour all’estero, in parte perché non aveva un passaporto statunitense a causa del suo status di immigrato, e ha messo il padre di Elvis, Vernon, come manager fantoccio in modo da poter controllare tutto dietro le quinte.

Ciò dimostra che, sebbene Elvis non sia sicuramente un racconto perfetto della vita di Presley, il film biografico di Luhrmann contiene abbastanza verità da renderlo avvincente sia come opera d’arte che come versione della storia.

Luhrmann ha frainteso il punto di vista degli artisti neri su Elvis

Il legame di Elvis con la musica nera rimane controverso

Il tema del successo di Elvis è molto dibattuto tra gli artisti neri, cosa che Baz Luhrmann non ha affrontato nel nuovo film su Elvis Presley. Sebbene il film commenti il fatto che Presley “suona” più come un artista nero, Elvis non approfondisce necessariamente il modo in cui la comunità nera percepisce questa appropriazione. In definitiva, i musicisti neri rimangono divisi sul successo di Elvis nel mondo della musica, con alcuni che sostengono che abbia sfruttato altri artisti neri e altri che affermano che si sia meritato la sua fama. Ray Charles ha parlato della fama di Elvis ed è stato particolarmente critico nei confronti dell’autoproclamato Re.

In un’intervista con Bob Costas alla NBC, Charles ha commentato: “Conosco troppi artisti che sono molto più grandi di lui. Lui faceva il nostro tipo di musica. Quindi perché diavolo dovrei essere così entusiasta?“.

Sebbene Ray Charles non ami particolarmente Elvis, il film Elvis ha descritto accuratamente il rapporto tra lui e B.B. King. Nell’autobiografia di King, Blues All Around Me, il prolifico artista ha detto:

”Elvis non ha rubato la musica a nessuno. Aveva solo una sua interpretazione della musica con cui era cresciuto, come tutti. Penso che Elvis fosse una persona integra”.

Quindi, dato che la comunità nera rimane divisa sul successo musicale di Presley, il film Elvis ha avuto la possibilità di esplorare questa dicotomia di opinioni, ma per qualche motivo ha scelto di non farlo.

La versione di Elvis interpretata da Austin Butler ha vinto un Golden Globe e ricevuto una nomination all’Oscar

Elvis spiegazione finale
Austin Butler in Elvis

Elvis si è rivelato un ruolo di svolta per Butler a Hollywood

Sebbene il film Elvis non sia accurato nella sua interezza, ciò non ha impedito al film di scalare le classifiche e ricevere numerosi riconoscimenti. Una delle cose che Baz Luhrmann ama fare è rendere perfetto l’aspetto dei suoi film. Anche se il regista non è sempre accurato nelle sue visioni, è uno showman nel cuore. Questo ha aiutato il film durante le nomination agli Oscar.

Il film ha ottenuto diverse nomination per il look di Elvis, che era molto accurato rispetto ad altri aspetti del film. Per il look di Elvis stesso, Elvis ha ottenuto nomination per il trucco e l’acconciatura e per i costumi.

Tuttavia, come prevedibile, tutti gli occhi erano puntati sull’attore incaricato di dare vita all’iconico Elvis Presley nel film. Austin Butler ha trovato il ruolo della sua vita e ha offerto una performance trasformativa che gli è valsa la vittoria del Golden Globe come miglior attore in un film drammatico, seguita da una nomination all’Oscar come miglior attore. Anche il film stesso è stato nominato come miglior film, consolidando ulteriormente il suo successo. Sebbene non tutti i fatti riportati nel film siano accurati, i riconoscimenti dimostrano che Elvis ha catturato abbastanza della storia da rendere impressionante il biopic di una leggenda della musica.

I cambiamenti apportati sono stati positivi o negativi per il film?

Elvis ha evitato alcune dure realtà sull’eredità del cantante

Per quanto riguarda l’accuratezza di Elvis come resoconto della vita dell’iconico cantante, è ovvio che sono state prese alcune libertà. È normale che un film basato su una storia vera modifichi alcuni elementi, ma la domanda è sempre se le inesattezze siano gravi e se rendano il film migliore. Nel caso di Elvis, la questione è complicata, soprattutto perché Elvis è un personaggio complesso.

L’approccio di Baz Luhrmann presenta Elvis come un personaggio più grande della vita, elevandolo a uno status venerato, che si addice alla sua eredità e alla sua popolarità. Questo tono contribuisce anche a vendere il film come qualcosa di distaccato dalla realtà e quindi non vincolato a ogni singolo fatto. Tuttavia, rendere Elvis un’entità quasi perfetta nel film rende il biopic un po’ annacquato, piuttosto che qualcosa che approfondisce gli aspetti contrastanti dell’eredità di Elvis.

Così com’è il film, Elvis era un uomo amato da tutti e la cui musica era celebrata per quello che era. Gli aspetti oscuri della sua vita vengono mostrati, ma vengono suggeriti come colpa del malvagio Colonnello Parker, sollevando Elvis da ogni responsabilità. Allo stesso modo, gli aspetti problematici della sua vita, come il matrimonio con Priscilla, che non possono essere attribuiti a Parker, vengono presentati senza controversie.

Se sia stato giusto cambiare questi elementi è una discussione diversa, ma il fatto è che Elvis avrebbe potuto essere un biopic più interessante se non avesse venerato così tanto il suo soggetto.

Hotel Costiera: trailer della nuova serie Original italiana con Jesse Williams

0

Prime Video ha rilasciato oggi il trailer di Hotel Costiera, la nuova serie Original italiana con protagonista Jesse Williams (Your Place Or Mine, Only Murders In The Building, Broadway’s Take Me Out). Accanto al protagonista Jesse Williams, qui anche nel ruolo di executive producer, nel ricco ensemble cast internazionale anche Maria Chiara Giannetta, Jordan Alexandra, Antonio Gerardi, Sam Haygarth, Tommaso Ragno, Amanda Campana, Pierpaolo Spollon, Alejandra Onieva e Jean-Hugues Anglade. Tutti i sei episodi di Hotel Costiera debutteranno dal 24 settembre in esclusiva su Prime Video in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Turchia, Danimarca e Norvegia, e nei Paesi di lingua inglese – Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Hotel Costiera è una serie internazionale action drama, piena di ironia, leggera e coinvolgente, girata in inglese in Italia e diretta dal premio Emmy Adam Bernstein e da Giacomo Martelli. La serie, da un’idea di Luca Bernabei, è scritta da Elena Bucaccio, Matthew Parkhill e Francesco Arlanch e co-prodotta da Amazon MGM Studios e Luca Bernabei per Lux Vide, una società del gruppo Fremantle.

La trama di Hotel Costiera

Con una trama avvincente dal ritmo incalzante tra azione e commedia, Hotel Costiera racconta la storia di Daniel De Luca (Jesse Williams), un ex marine di origini italiane che torna nel paese della sua infanzia per lavorare come problem solver in uno dei più lussuosi hotel del mondo, sulla spettacolare costa di Positano. Oltre a risolvere i problemi dei facoltosi ospiti dell’albergo, Daniel è anche sulle tracce di Alice, una delle figlie del proprietario, scomparsa un mese prima. Daniel deve fare tutto il possibile per riportarla a casa, ma affrontare coloro che hanno rapito la ragazza sarà una sfida più grande di qualsiasi problema Daniel abbia mai affrontato.

Campari anima di Passione, Eleganza e Creatività la 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia.

Main Sponsor per l’ottavo anno consecutivo, Campari torna al fianco di Biennale Cinema 2025 per celebrare e rendere omaggio alla settima arte. Passione, Creatività ed Eleganza, elementi distintivi del brand simbolo dell’aperitivo per eccellenza, faranno da fil rouge al Palinsesto di eventi esclusivi, in puro stile Red Passion. Nel corso della 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia, dal 27 agosto al 6 settembre, ospiti e appassionati, saranno accompagnati in un viaggio unico, alla scoperta del legame profondo e autentico che unisce Campari al mondo del Cinema.

Questa edizione della kermesse cinematografica più prestigiosa in Italia, vedrà al fianco di Campari i suoi talentuosi Ambassador: l’attore Federico Cesari, in concorso a Biennale Cinema 2025 con il film “Zvanì – Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli”, l’attrice Fotinì Peluso, vincitrice nel 2023 del David di Donatello come attrice rivelazione e Margherita Vicario, cantautrice, attrice e regista italiana pluripremiata, che avranno il compito di raccontare ciò che si cela dietro alla loro passione per il mondo dell’arte, accendendo l’immaginazione e stimolando la creatività.

Storie, volti e prospettive diverse si intrecciano all’intero dell’universo Campari, confermando l’impegno del brand a sostegno del carattere, della dedizione e della visione artistica audace, attraverso la propria Red Passion, quell’elemento in grado di muovere l’istinto creativo nascosto in ognuno di noi, per un appuntamento che ogni anno ispira e sorprende, tingendo di Rosso la magia di Venezia.

A fare da cornice sarà la Campari Lounge, presso la Terrazza Biennale, di fronte al Palazzo del Casinò, location principale di quest’anno e vero cuore pulsante dove si respira il Cinema. Un luogo simbolico, punto di incontro tra i volti noti del Grande Schermo, i giovani talenti e gli appassionati di Cinema, dove si possono vivere esperienze “da film”, in un continuo dialogo sull’arte cinematografica fatto di ispirazione e contaminazione creativa.

Icona di eleganza e mistero, Campari animerà il Lido di Venezia con i suoi press junket e after-party all’insegna della Red Passion e del glam, con il cast dei film in concorso e fuori concorso. Si parte giovedì 28 agosto con La Gioia di Nicolangelo Gelormini e un appuntamento con Valeria Golino e tutto il cast al mattino, per poi brindare con una serata in puro stile Campari, dedicata al film e ai suoi protagonisti. Si prosegue lunedì 1° settembre con un party dedicato a Portobello, la serie televisiva di Marco Bellocchio sulla storia di Enzo Tortora, con protagonista Fabrizio Gifuni. E ancora, mercoledì 3 settembre sarà la volta di celebrare Duse, il film di Pietro Marcello dedicato a Eleonora Duse, con Valeria Bruni Tedeschi e tutto il cast. Infine, venerdì 5 settembre la Campari Lounge ospiterà il cast de L’isola di Andrea di Antonio Capuano, con Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni.

Non mancherà l’appuntamento con Filming Italy Venice Award, in programma domenica 31 agosto, mentre lunedì 1° settembre sarà la volta di Reel Womencon un evento tutto al femminile, per celebrare le donne visionarie nel cinema internazionale. Martedì 2 settembre, la casa di moda italiana Trussardi aggiungerà un tocco di glam con un esclusivo cocktail party in Campari Lounge. Grande protagonista della serata sarà il Campari Passion For Film Award – premio nato dalla collaborazione tra Campari e la Direzione Artistica della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – che esalta la Passione come motore della creatività ed elemento che rende ogni opera unica e coinvolgente. Con questo Award, Campari vuole valorizzare i professionisti che contribuiscono a rendere eccellente l’arte cinematografica, trasformando la propria passione in una forza creativa capace di lasciare il segno nel mondo del Cinema, un vero e proprio omaggio alla volontà di distinguersi in questa arte. Quest’anno a ricevere il riconoscimento in Sala Grande (Palazzo del Cinema) sarà il regista americano Gus Van Sant, figura iconica e innovativa del cinema contemporaneo, che ha firmato opere che hanno segnato l’immaginario collettivo, da Drugstore Cowboy a Belli e dannati, da Elephant a Milk, interpretando e anticipando le inquietudini di più generazioni.

Durante la stessa serata, Campari sarà sponsor ufficiale dell’esclusivo after-party del nuovo film del regista Dead Man’s Wire – fuori concorso – presso la Blue Lounge, location suggestiva del Lido di Venezia, insieme al cast, da Bill Skarsgård, Dacre Montgomery, Colman Domingo, Cary Elwes, Myha’la e Al Pacino.

Infine, venerdì 5 settembre, tre grandi nomi della musica italiana si alterneranno per regalare al pubblico tre momenti speciali, dove si racconteranno: Nino D’Angelo con Nino.18 Giorni, documentario intenso e toccante della carriera e vita dell’artista, Piero Pelù con Rumore Dentro, il racconto intimo di uno dei periodi più difficili dell’icona del rock italiano e Francesco De Gregori con Nevergreen, non un biopic tradizionale, ma un’esperienza immersiva nel mondo musicale del cantautore italiano.

Si chiude poi sabato 6 settembre con i Fanheart3 Awards, il premio collaterale dedicato a film e opere immersive che si distinguono per il potenziale apporto alla cultura dei fan e alle loro produzioni creative, quest’anno alla sua settima edizione.

Quest’anno, Campari ospiterà sulla terrazza biennale e in lounge la tradizionale festa di Ciak Magazine, party tra i più attesi nei giorni della Mostra del Cinema,in programma come di consueto nella seconda settimana di kermesse