Dopo aver realizzato nei primi anni
del nuovo Millennio film come Mystic River, Million Dollar Baby e
Gran Torino, il regista
premio Oscar Clint Eastwood si è
concentrato tra il 2011 e il 2019 a dar vita ad alcuni film
incentrati sulle vite di quelli che lui considera dei veri e propri
eroi americani. Fanno parte di questa categoria titoli come
J. Edgar, Sully, Ore 15:17 – Attacco al
treno e Richard Jewell. Il più
celebre tra questi rimane però il lungometraggio del 2014
American Sniper (qui la recensione), incentrato
sulla storia vera del cecchino Chris
Kyle e basato proprio sull’autobiografia scritta da questi
nel 2012.
Ad interpretare il cecchino, come
noto, vi è l’attore Bradley Cooper,
sottopostosi ad una notevole trasformazione fisica al fine di poter
interpretare al meglio il personaggio. American Sniper porta
dunque lo spettatore all’intero di un realistico contesto di
guerra, ponendo difficili riflessioni di natura morale.
Particolarmente intenso e magnificamente costruito, il film è poi
stato candidato a ben 6 Oscar, tra cui miglior film e miglior
attore, vincendo il premio per il miglior montaggio sonoro. Il
principale merito, però, è quello di aver dato maggior risonanza
alla vicenda personale di un uomo certamente controverso, ma
guidato da un profondissimo senso di patriottismo.
Nel raccontare la sua storia,
Eastwood e lo sceneggiatore Jason Hall si sono
attenuti quanto più possibile all’autobiografia e alla realtà degli
eventi. Naturalmente, alcune modifiche sono state apportate per
rendere più cinematografico il racconto, ma gli eventi
significativi messi in scena dal regista, come si vedrà, sono
profondamente fedeli a quanto avvenuto e proprio per questo ancor
più capaci di porre in crisi lo spettatore. Di seguito, si
approfondirà dunque la vera storia del cecchino Chris
Kyle, esplorando anche in che modo il film segue o si
discosta dalle sue vicende. Vedere il film, è certamente un ottimo
modo per ottenere una buona conoscenza della sua storia.
American Sniper: la vera storia di Chris
Kyle
Chris Kyle è
innanzitutto noto per aver svolto il suo lavoro sempre con la
massima precisione. Come tiratore scelto in servizio in Iraq, quel
lavoro prevedeva tuttavia risultati mortali. Il Pentagono ha
infatti accreditato Kyle con oltre 160 uccisioni, anche se il
numero effettivo potrebbe essere quasi il doppio. Un risultato che
gli ha fatto guadagnare il soprannome di “Leggenda”. In
particolare, ad avergli fatto guadagnare questo epiteto è stato un
tiro estremamente lungo (sebbene non il suo più lungo) arrivato ad
una distanza di circa 1.400 metri. Kyle è dunque ricordato come il
cecchino più letale della storia americana. Prima di diventare un
militare, egli era però il figlio di un diacono della chiesa e di
un insegnante di scuola domenicale.
Cresciuto in Texas, Kyle cacciava
con suo padre e suo fratello, attività dalla quale sviluppò la
passione per le armi. Dopo due anni di college e lavorando come
bracciante di ranch, a 24 anni decise di lasciare la scuola e
unirsi ai Navy SEAL d’élite. Dopo aver prestato servizio in una
serie di missioni classificate, Kyle è stato poi schierato con i
membri del plotone “Charlie” del SEAL Team 3 per combattere nella
guerra in Iraq. Sbarcati nella penisola di al-Faw all’inizio della
guerra nel marzo 2003, i SEAL si sono uniti ai Marines nella loro
marcia verso nord verso la capitale Baghdad. Di stanza sui tetti,
Kyle e i suoi compagni SEAL hanno avuto il compito di proteggere le
squadre di Marines che andavano porta a porta per stanare i
ribelli.
Il solo obiettivo di Kyle in Iraq
era infatti quello di proteggere dall’alto i suoi compagni militari
e in ciò si è dimostrato talmente efficente che gli insorti
iracheni posero una taglia di 20.000 dollari sulla sua testa. Dopo
il dispiegamento iniziale di Kyle in Iraq nel 2003, egli è tornato
a combattere a Fallujah nel 2004, a Ramadi nel 2006 e a Baghdad nel
2008. Ad ogni turno di servizio, i combattimenti erano diventati
più aspri e il lavoro di Kyle più difficile. Gli insorti che un
tempo trasportavano pistole ora trasportavano granate a propulsione
a razzo. Kyle si è comunque dimostrato un abile tiratore scelto
anche uccidendo un combattente nemico a 1,2 miglia (o 21 campi da
calcio) di distanza con un solo colpo.

Quando la moglie di Kyle,
Taya, gli ha però detto che il loro matrimonio
sarebbe potuto finire se si fosse arruolato di nuovo, il cecchino
ha lasciato con riluttanza la Marina con un congedo onorevole nel
2009, dopo un decennio di servizio. Il ritorno alla vita da civile
fu però tutt’altro che semplice. Kyle ha faticato ad adattarsi al
semplice ruolo di marito e padre dei suoi due bambini piccoli.
Scoprì che sebbene avesse lasciato la guerra, la guerra non aveva
lasciato lui. Il disturbo da stress post traumetico lo portò a bere
molto, a soffrire di attacchi di depressione e a smettere di
prendersi cura di sé. A salvarlo fu la decisione di prendersi cura
dei veterani che soffrono per le cicatrici fisiche e psicologiche
della guerra. Kyle ha infatti contribuito a creare la FITCO Cares
Foundation nel 2011 per fornire attrezzature per
esercizi e consulenza ai veterani.
L’ultima missione di Kyle per
aiutare i suoi compagni veterani è purtroppo stata anche l’ultima.
L’ex Navy SEAL portava spesso con sé veterani in difficoltà per
sparare al poligono. Circa un anno dopo aver pubblicato la propria
autobiografia, il 2 febbraio 2013 Kyle ha invitato Eddie
Ray Routh, un veterano della marina di 25 anni che aveva
prestato servizio in Iraq e Haiti, in un poligono di tiro a Glen
Rose, in Texas. Routh, che secondo quanto riferito soffriva di
disturbo da stress post-traumatico, avrebbe sparato e ucciso il
38enne Chris Kyle e il suo amico Chad Littlefield a bruciapelo.
Mentre Routh venne poi arrestato e condannato al carcere a vita,
gli Stati Uniti si trovarono a dover celebrare lo struggente
funerale di quello che è ad oggi considerato uno dei più grandi
eroi di guerra.
American Sniper: le
differenze tra il film e la vera storia
Come anticipato, le differenze tra
il film e la vera storia di Chris Kyle sono piuttosto minime.
Queste includono piccole ma significative scene come quella dello
sparo al bambino che nel film porta con sé una granata. Tale scene
è ispirata ad un episodio raccontato da Kyle, ma la vera storia
differisce da quanto raffigurato in American
Sniper. Kyle si trovò infatti a dover realmente sparare ad
una donna che si dirigeva verso i soldati americani con una
granata. Quando la donna fu morta, però, la granata non venne
raccolta dal bambino che era con lei e il cecchino sparò su questa
facendola esplodere ed evitando un ulteriore spargimento di sangue.
Il dover sparare a quella donna, l’unica vittima non militare fatta
da Kyle, fu anche l’unico momento in cui il cecchino esitò prima di
sparare.
Ancora, un’altra significativa
differenza si ha nello scontro tra Kyle e il cecchino Mustafa.
Benché nel film questi sia il nemico ultimo da eliminare, nella
realtà lui e Kyle non si scontrarono mai. Oltre a ciò, il film di
Eastwood segue in modo fedele tanto il reclutamento quanto le prime
missioni di Kyle. Allo stesso modo, la sua vita famigliare è
descritta in modo accurato, tanto nel modo in cui egli conobbe la
moglie tanto nelle crisi intercorse tra loro nel tempo. Infine,
anche la descrizione della difficoltà per Chris Kyle di ritornare
alla vita da civile e le circostanze della sua morte sono
riproposte in modo fedele rispetto a quanto avvenuto. Le ultime
scene del film, inoltre, sono veri filmati dedicati al corteo
funebre del cecchino.
Fonte: History, Time, HistoryvsHollywood
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