L’head of drama di HBO, Francesca Orsi, ha rivelato perché
il numero di episodi della di House of
the Dragon 2 è inferiore a quello della
prima. In una recente intervista, Orsi ha spiegato che
la sezione centrale della seconda stagione era “una specie di
“calpestando” la narrazione”, portando alla compressione del
conteggio degli episodi.
“C’erano alcune domande
sulla forma narrativa della seconda stagione. La stavamo
sviluppando con Ryan Condal e [EP] Sara Hess, e ci siamo resi conto
che stavamo in qualche modo calpestando la narrazione nel mezzo
della stagione“, ha spiegato Orsi
(tramite Deadline). “Quindi
è sembrato molto più rigoroso, più urgente avere un giusto arco
emotivo per i nostri personaggi se abbiamo compresso la stagione. E
poi questo ha definito anche il modo in cui avremmo dato il via
alla terza stagione”.
Nella
prima stagione, la serie ha organizzato con successo un
programma di affiancamento e tutoraggio sul set per apprendisti di
produzione. Ora che sono in corso le riprese della seconda
stagione, House Of
The Dragon ha aperto ancora una volta le sue porte al
programma WBD Access Directors Shadows, dando così a due registi
emergenti, B Welby ed Ebele Tate, la possibilità di affinare le
proprie capacità e imparare da una delle migliori troupe del
settore.
Nel cast della seconda stagione
Matt
Smith, Emma
D’Arcy, Olivia
Cooke,Eve Best, Steve Toussaint, Fabien
Frankel, Ewan Mitchell, Tom Glynn-Carney, Sonoya Mizuno e
Rhys Ifans. Fra gli attori della prima stagione che tornano nel
cast dei nuovi episodi anche Harry Collett, Bethany Antonia, Phoebe
Campbell, Phia Saban, Jefferson Hall e Matthew
Needham.
I crediti della seconda stagione:
co-creatore e produttore esecutivo George R.R. Martin; co-creatore,
showrunner e produttore esecutivo Ryan Condal; produttori esecutivi
Sara Hess, Alan Taylor, Melissa Bernstein, Kevin de la Noy, Loni
Peristere, Vince Gerardis. Tratto dal bestseller di George R.R.
Martin “Fuoco e Sangue”.
James Cameron
sta lavorando a un nuovo film di
Terminator. Tuttavia, il regista
prevede di far crescere la tecnologia nel mondo dell’IA prima di
finirlo. Parlando durante una recente apparizione alla conferenza
Dell Tech World, Cameron ha rivelato che in realtà sta scrivendo un
nuovo film di Terminator, e lo è da circa tre mesi. Tuttavia,
Cameron ha detto che non ha intenzione di finirlo fino a quando non
vedrà come la crescita dell’IA si scuoterà.
La notizia è una sorpresa per
molti. Quando ha discusso l’ultima volta della
possibilità di un nuovo Terminator, Cameron ha detto di non essere
sicuro se ci fosse un altra storia da raccontare.Tuttavia, James Cameron
ha detto che se avesse realizzato un nuovo film di Terminator,
sarebbe stato più incentrato sul “lato AI” delle cose. “Se
dovessi fare un altro film di Terminator e magari provare a
lanciare di nuovo quel franchise, che è in discussione ma nulla è
stato deciso, farei molto di più sul lato dell’intelligenza
artificiale rispetto ai robot cattivi impazziti“, ha rivelato
Cameron durante un’apparizione sul
podcast Smartless di Wondery e Amazon .
So James Cameron just told the
#DellTechWorld crowd that he started writing a new Terminator
movie 3 months ago but wants to see how #AI
shakes out before he goes any further 👀😳🎥 pic.twitter.com/wNqmLNmyVP
In precedenza, si diceva che Terminator: Dark Fate del
2019 fosse l’inizio di una nuova
trilogia. Tuttavia, il film è stato un fallimento al
botteghino, il che ha comportato la cancellazione dei piani per i
film futuri.
01 Distribution ha
diffuso il trailer della nuova
commedia italianaUn Matrimonio Mostruoso, un
film di Volfango De
Biasi con Massimo Ghini,
Paola Minaccioni, Ilaria Spada,
Ricky Memphis, Cristiano
Caccamo, Emanuela Rei, Maurizio Mattioli,
Elisa Di Eusanio, Claudio Greg Gregori,
Paolo Calabresi e con Sara Ciocca,
Vincenzo Sebastiani, Irene Girotti, Mattia Lucentini.
Prodotto da Fulvio
e Federica Lucisano una produzione
Italian International Film con Rai
Cinema. Dal 21 Giugno al cinema
La trama del film
Non è sempre vero che se ne vanno i
migliori. É passato a miglior vita Nando, capofamiglia del clan
Cornicioni. Sembra che, per una tragica fatalità, sia finito in una
doccia di cemento a presa rapida. Il triste evento ha riunito la
famiglia umana di Luna, figlia di Nando, e quella mostruosa del
marito Adalberto. I parenti, affranti, ignorano che Nando non è
nell’aldilà ma in un lontano paradiso fiscale. L’unica a sapere è
sua moglie Stella, abbandonata senza un soldo e alla ricerca di un
modo per saldare i debiti del “defunto” marito. Stella decide di
approfittare della crisi matrimoniale tra il consuocero Vladimiro e
Brunilde, riuscendo a scalzare nel cuore del vampiro la strega. Ma
Brunilde non si dà per vinta… è pronta a tutto per salvare il suo
secolare matrimonio.
Stanley Kubrick,
John Carpenter, Brian De Palma,
David Cronenberg, George
A. Romero. E ancora Rob Reiner,
Bryan Singer, Frank Darabont,
Andy Muschietti. Alla lunga lista di cineasti
confrontatisi con la trasposizione cinematografica di un’opera
letteraria di Stephen King si aggiunge oggi anche il nome di
Rob Savage (Host,
2020). Il titolo
selezionato è quello di The Boogeyman,
racconto del 1973 comparso in uno dei numeri della rivista Cavalier
di quell’anno e successivamente pubblicato nella raccolta “Night
Shift”. Un progetto dalla gestazione lunga e travagliata: scritto
da Scott Beck, Bryan Woods e
Mark Heyman, interrotto nel 2019 – nel corso del
processo di acquisizione della 20th Century Fox da parte di Disney
– inizialmente pensato per la piattaforma streaming Hulu e infine
affidato alla distribuzione cinematografica.
The Boogeyman: la trama
Libero adattamento, omaggio o
sequel spirituale? Il The Boogeyman di Rob
Savage è un prodotto di
non scontata collocazione artistica. Il regista sceglie di
abbandonare l’unità di luogo della controparte letteraria,
sostituendo lo studio psichiatrico del racconto originale con
l’abitazione del dottor Will Harper (Chris
Messina), all’interno della quale il terapista vive
assieme alle figlie Sadie (Sophie Thatcher), di
sedici anni e Sawyer (la piccola Vivien Lyra
Blair). Sconvolte dalla recente perdita della madre, le
due ragazze faticano ad elaborare il lutto, e l’inadeguato sostegno
del padre – anch’egli emotivamente provato – ostacola ogni
possibilità di dialogo.
Lester Billings (David
Dastmalchian), protagonista dell’opera su carta, è
invece un semplice incursore; autore di una sortita silenziosa e
traumatica. Portatore malato di un’entità maligna destinata a
sconvolgere l’esistenza della famiglia Harper.
Un problema di
realtà
“Cominciavo a dirmi: forse, se
pensi a lungo a una cosa, e ci credi, diventa reale. Forse tutti i
mostri di cui avevamo paura da ragazzini, Frankenstein, il Lupo
Mannaro, Mammona, forse erano tutti reali. Tanto veri e concreti da
uccidere i bambini che si credeva fossero morti in fondo a una
cava, o annegati nel lago, o che non erano stati trovati più…
Forse…”
“Forse” sussurrava
King. “È reale!” esclama invece Rob
Savage. E il problema di The Boogeyman è,
innanzitutto, un problema di realtà, di concretezza
eccessiva.Laddove il racconto del romanziere mirava infatti a
suggerire, sottovoce, l’orrore – inoltrandosi nei disturbati
meandri mentali di Lester Billings per fluttuare lungo il confine
(sottile) tra verità e degenerata psicosi – il film del cineasta
britannico agisce invece agli antipodi concettuali del suo
autografo. L’ambiguità che sottendeva l’originale lascia dunque il
posto a un progressivo “realizzarsi” del mostro, che lungi dal
rimanere confinato nella prigione di parole o vaneggiamenti di un
pazzo (o presunto tale), assume al contrario forma corporea,
uscendo dell’oscurità – simbolica – che dovrebbe abitare.
The
Boogeyman: buio e confusione
Tra sprazzi di complicazioni adolescenziali, rapporti
padre-figlia/e e sedute di analisi, The Boogeyman
vaga confuso, al buio, alla ricerca di una identità propria,
appesantito forse da una controparte cartacea a cui sente di dover
rendere giustizia e dalla quale, al contempo, prova a
distaccarsi.
Il film di Savage, dopo un incipit di indubbia valenza, inizia
difatti a perdersi, a girare a vuoto, disorientato. Sembra tentare
la via dello psico-horror alla Babadook, ma la mancata elaborazione del
lutto, tematica centrale all’interno del fortunato esordio di
Jennifer Kent del 2014, finisce per risultare uno
strumento più che altro accessorio, senza riuscire mai ad elevarsi
a principale focus della narrazione.
The Boogeyman,
dopo aver sondato diverse strade, si accontenta così di imboccare
il sentiero più semplice e prevedibile, trasformando il conflitto
in una ben poco originale caccia al mostro. Una caccia ad un
alien visto e rivisto, dal design fin troppo riconducibile
a quello delle orripilanti creature di A Quiet Place – alla cui sceneggiatura,
insieme a John Krasinsky, sono non a caso
accreditati anche Scott Beck e Bryan
Woods.
Il risultato finale, purtroppo, è
un prodotto che fatica ad uscire dell’anonimato del panorama horror
convenzionale. Un’opera che all’atavica nictofobia
meravigliosamente tratteggiata da King sostituisce un canovaccio
per lo più indeciso e fondato sul cadenzato riproporsi di
jumpscare. Un film a chiara vocazione mainstream a cui la
performance di una incantevole Sophie Thatcher –
una delle sfortunate Yellowjackets
della applaudita serie Showtime – non può bastare a lasciare il
segno.
Non fatevi condizionare dal titolo
molto esplicito perché Quando ho smesso di preoccuparmi e
ho iniziato a masturbarmi è una commedia per tutti. Questo
film svedese, distribuito da Netflix, è un
racconto al femminile con per protagonista una donna in carriera
che alla soglia, dei tanto temuti quarant’anni, deve rivoluzionare
la sua vita quasi perfetta.
La trama di Quando ho smesso di
…
Hanna (Katia
Winter) è una donna svedese di trentanove anni, sempre più vicino
al suo compleanno e quindi ai quaranta, che lavora e con una
famiglia ma che sente il bisogno di avere un secondo figlio per
sentirsi completamente realizzata. La commedia si apre proprio con
la protagonista felice che balla per le vie della città e raggiunge
il suo compagno Morten (Jesper Zuschlag) per
passare una serata romantica in una ristorante costoso. Purtroppo
l’uomo invece non è per niente soddisfatto, non vuole procreare una
nuova creatura e soprattutto è stanco che Hanna guadagna più di
lei. Inutile dire che la donna le proverà tutte per compiacerlo,
anche dimettersi, di punto in bianco, dal suo facoltoso impiego per
trascorrere più tempo con Morten e il loro bambino
Eli (Amadeus Durmaz). Purtroppo però Hanna ha
perso troppo tempo e nel momento che si licenzia il compagno la
lascia e la manda via pure di casa.
Da qui Quando ho smesso di
preoccuparmi e ho iniziato a masturbarmi diventa un
insieme di scene tragicomiche in cui la
protagonista, prima di tutto, non trova una nuova sistemazione e un
letto per dormire. Inizia a chiamare chiunque e alla fine finisce
per farsi ospitare da un’amica, del tempo del liceo, che gli offre
il letto a castello nella camera che appartiene al figlio
adolescente. Hanna disoccupata e demoralizzata conosce per caso in
un bar la cameriera Liv (Vera Carlbom) una giovane
ragazza, senza peli sulla lingua, che donerà alla donna lezioni di
vita e Hanna si porta a casa, della famiglia che l’ha ospita, un
ragazzo appena conosciuto. Ovviamente viene immediatamente sbattuta
fuori dalla villa e si rifugia da sua madre, che per fortuna, è
felice di riavere la figlia con se.
Intanto la protagonista ormai al
punto più basso della sua vita, si rimbocca le maniche per
riprendersi tutto ciò che ha perso, anche il suo amato lavoro e
inizia a scoprire se stessa. Su consiglio, della sua ormai migliore
amica Liv, Hanna abbandona il fardello, i tabù e i sensi di colpa e
inizia a masturbarsi per il suo piacere personale. Inutile dire che
la donna ritrova, in tutti i sensi e finalmente, la serenità e la
via alla soluzione dei suoi problemi lasciando stare relazioni
romantiche e uomini che la vogliono solo usare quindi decide di
rimanere single, anche quando Morten la supplica di tornare
insieme. Attraverso
il suo viaggio alla scoperta di sé, Hanna trova la felicità con se
stessa. Alla fine del film che si conclude la festa di
compleanno dei quarant’anni, organizzata a sorpresa da Liv con
l’aiuto della madre di Hanna, la donna ritroverà la sua
famiglia e anche i suoi amici di sempre.
L’amore e il piacere per se
stessa
Questa commedia
svedeseè
una divertentestoria di benessere incentrata sulle
donne. Un film che è il risultato di quello che ci hanno insegnato
in questi ultimi tempi molte sceneggiatrici donne, in primis Phoebe
Waller-Bridge con la sua Fleabag, dove le protagoniste non sono più
devote alla perfezione. Le nuove donne sono antieroine
irresistibili, che non rinunciano alla loro femminilità e sono
sempre più simili alle loro normali spettatrici. Una delle scene
che più spiega questo in Quando ho smesso di preoccuparmi e
ho iniziato a masturbarmi e quando Hanna, alla scrivania,
ascolta il suo audiolibro al lavoro, accidentalmente
il bluetooth delle cuffie della donna si connette agli altoparlanti
dell’ufficio.In quanto tale, i colleghi
scoprono involontariamente le abitudini di lettura mala protagonista sceglie di ammetterlo ed elenca
comicamente i benefici della masturbazione li sul posto di
lavoro.
Questo film svedese co-sceneggiato
da Marie Christin Magdu con e diretto da
Erika Wasserman, regista al suo primo
lungometraggio, riesce a gestire benissimo anche le scene più
imbarazzanti, tipo quella in cui Liv spiega con una pizza come è
fatta effettivamente una vagina, evitando di risultare volgari o di
pessimo gusto per gli spettatori a casa davanti allo schermo.
Poco più di un anno dopo che la
famiglia di Bruce Willis ha
annunciato il ritiro dalla recitazione dell’attore. Dopo oltre 40
anni passati a recitare in film del calibro di Die Hard,
Il sesto senso,Unbreakable e Pulp
Fiction Willis ha infatti rivelato nel marzo 2022 di soffrire
di afasia, un disturbo del linguaggio causato da un danno cerebrale
che colpisce la capacità di comunicare di una persona. A distanza
di poco più di un anno da quell’annuncio, l’attore Arnold
Schwarzenegger ha ora omaggiato il collega, spendendo
alcune toccanti parole per lui.
Mentre parlava con CinemaBlend per promuovere la
sua serie NetflixFubar, ad Arnold Schwarzenegger è
infatti stato chiesto del ritiro di Bruce Willis. L’attore, che ha
condiviso lo schermo con Willis nel film I mercenari, ha
dichiarato che: “Penso che sia una persona fantastica. Penso
che sarà sempre ricordato come una grande, grande star. E un uomo
gentile. Capisco che nelle sue circostanze, dal punto di vista
della salute, ha dovuto ritirarsi. Ma in generale, sai, non ci
ritiriamo mai veramente. Noi eroi d’azione ci
ricarichiamo“.
La star di Terminator ha
dunque rivolto un profondo rispetto e ammirazione per l’eredità
duratura che il suo amico ha creato nel settore, dove ha lasciato
un segno indelebile nel genere d’azione. Più di recente, la
famiglia di Bruce Willis ha rivelato che una diagnosi più specifica
ha fatto emergere una demenza frontotemporale nell’attore,
condividendo però anche un commovente video in cui Willis festeggia
il suo compleanno con le persone a lui più care. Anche se sembra
improbabile che Willis torni a recitare come spera Schwarzenegger,
è comunque commovente il suo rispetto e sostegno nei confronti
dell’iconico Willis.
Succession si è ufficialmente conclusa,
dando tutti i suoi personaggi e le sue storyline principali una
fine coerente. Succession 4×10 è stato oggetto di
molte speculazioni, con i fan che hanno discusso sulla classifica
del potere alla Waystar Royco e su quale fratello Roy finirà
per succedere a Logan Roy come amministratore delegato della
società. Fortunatamente, tutte queste domande e altre ancora hanno
trovato risposta, con Succession 4×10 che ha
finalmente rivelato il vero significato dell’amato show della
HBO.
La quarta stagione di
Succession ha chiuso la sua corsa. La trama principale
incentrata sui tentativi dell’amministratore delegato della
GoJo Lukas Matsson di acquistare la Waystar Royco
e sui successivi tentativi dei fratelli Roy di impedirlo è stata
portata a termine. Nel finale della quarta stagione di Succession
sarebbe potuto accadere di tutto, e la serie ha trovato il modo di
risolvere ogni possibilità nel modo perfetto. Dopo la
recensione ecco la spiegazione del finale di Succession
4×10.
Perché Lukas ha scelto Tom come
nuovo CEO della Waystar
Con un colpo di scena a sorpresa in
Succession 4×10 Tom è stato scelto da
Lukas Matsson come nuovo amministratore delegato
della divisione americana di Waystar Royco.
Matsson aveva inizialmente scelto Shiv, ma ha deciso di scartarla dopo che la
sua utilità si è esaurita a causa delle nuove conoscenze politiche
di Matsson.
La motivazione principale di
recensione , tuttavia, è stata una vignetta politica che ritraeva
Shiv e Matsson come due marionette con la prima
che controllava il secondo. Questo ha portato Matsson a scegliere
qualcuno di più mite e malleabile: Tom Wambsgans.
Il test finale di Matsson per Tom
consisteva nel dirgli in faccia che voleva fare sesso con sua
moglie. La reazione di Tom lo ha convito a sceglierlo.
Perché Shiv ha votato a favore
dell’accordo (e contro Kendall)
Dopo aver scoperto che sarebbe stata
sostituita, si è quasi ribellata Shiv a
Matsson e ha votato contro l’accordo. Tuttavia,
alla fine la sua decisione ha cambiato nuovamente le carte in
tavola. Shiv sapeva che Kendall
non era in grado di gestire la Waystar Royco, non
essendo chiaramente adatto al lavoro. Shiv sapeva anche che, a
causa dei loro conflitti passati, Kendall
l’avrebbe probabilmente estromessa dalla società alla prima
impasse.
Shiv sapeva anche,
egoisticamente, che, dal momento che Tom era destinato a diventare amministratore
delegato, avrebbe comunque avuto un ruolo importante in
Waystar Royco se l’accordo fosse andato in porto,
il che avrebbe portato al suo voto.
Roman rinuncia a Kendall e alla
Waystar
Roman è sempre
stato facilmente influenzabile, ma fin dall’inizio è stato chiaro
che non aveva fiducia nella leadership di Kendall
alla Waystar Royco. Roman ha esitato prima di
votare contro l’accordo, salvo poi ritirare il suo sostegno a
Kendall dopo che Shiv ha esposto
le sue ragioni contro il fratello maggiore.
Roman è il primo ad
accettare che il loro piano è una causa persa, e si accorda con
Shiv solo per evitare che Kendall soffra in
futuro. Roman è chiaramente sconvolto dall’esito
della votazione, che sembra rovinare la sua posizione alla
Waystar Royco. Tuttavia, sa che rinunciare è
meglio che tentare di salvarla invano.
Chi è ancora con Waystar Royco dopo
Succession 4×10?
Con Tom e Lukas Matsson al comando di Waystar
Royco, si prospettano diversi tagli al personale.
Tom dice a Greg che
Frank e Karl sono fuori, il che
significa che il loro tempo alla Waystar Royco è
breve. Tom è anche incredibilmente sprezzante nei
confronti di Hugo, potenzialmente licenziabile a causa della sua
collusione con Kendall. Tom afferma chiaramente
che Greg è al sicuro nell’azienda, così come
ShivRoy. Inoltre, Tom afferma di
voler parlare con Gerri e
Karolina, il che significa che hanno buone
possibilità di rimanere.
Kendall e Roman avranno
probabilmente la possibilità di rimanere in
Waystar con ruoli minori, ma non si sa se
accetteranno. Come previsto da Lukas Matsson
all’inizio della quarta stagione di Succession, sembra che la
maggior parte del personale della Waystar sia fuori, mentre il
personale più giovane rimarrà.
Il vero significato della
passeggiata di Kendall verso il fiume
Dopo aver perso l’azienda,
Kendall si incammina tranquillamente verso il
fiume, e questo momento sottile dice molto sul personaggio.
Innanzitutto, Kendall Roy non muore, come si era
ipotizzato prima di Succession 4×10. Tuttavia, la perdita
dell’azienda da parte di Kendall è chiaramente il
momento decisivo della sua vita, come spiega lo showrunner Jesse Armstrong nella conclusione
dell’episodio.
Kendall è seguito anche da
Colin Stiles, il che significa che ha ancora un
sostegno se ne ha bisogno. Dopo il finale di
Succession, Kendall è
probabilmente destinato a ricadere in una spirale, e la scena del
fiume mostra quanto sarà distante e perso senza Waystar Royco.
Il matrimonio di Shiv e Tom
Il matrimonio di
Shiv e Tom è stato un punto
focale della quarta stagione di Succession, e sembrava che tutto
fosse finito prima del finale della serie. Succession
4×10 indica che Shiv e
Tom non divorzieranno, ma non avranno nemmeno un
matrimonio felice.
La decisione di
Shiv di stare con Tom sembra più
un accordo d’affari, con lei che lo fa solo per assicurarsi un
posto alla Waystar Royco. Anche se
Shiv e Tom si tengono per mano
mentre si allontanano, è chiaro che non c’è felicità nei loro
occhi.
Shiv ha comunque vinto
Anche se Shiv non è l’amministratore delegato, ha
comunque vinto la lotta all’eredità del padre. In quanto moglie di
Tom, Shiv avrà comunque un ruolo importante nel futuro di Waystar
Royco. Considerando quanto Shiv sia manipolatrice e quanto Tom sia
un po’ troppo debole, Shiv potrebbe finire per
avere ancora più influenza del marito.
Inoltre, Shiv è
incinta del figlio di Tom. Ciò significa che la
posizione di amministratore delegato della Waystar sarà ancora
legata alla stirpe dei Roy, soddisfacendo i desideri di Logan.
Inoltre, il fatto che Tom sia l’amministratore
delegato soddisfa i desideri di Lukas e del presidente
Mencken di avere un amministratore delegato uomo,
anche se è Shiv a dirigere le cose.
Il vero significato della fine di
Succession 4×10
Succession 4×10 è
un episodio tragico così come tutta la serie che esplora i temi
dell’avidità, dell’orgoglio e del trauma generazionale. La
famiglia Roy è costantemente dilaniata dai vari
interessi della Waystar Royco, con i tre fratelli
Roy che si rivoltano sempre l’uno contro l’altro
al primo colpo.
Questo è un aspetto che
Connor Roy e lo zio Ewan
sottolineano costantemente nel corso della serie. Tuttavia, non
riescono a salvare i fratelli Roy. Alla fine della
quarta stagione di Succession,
Roman è debole e distrutto, Shiv
ha una relazione infelice e Kendall ha perso tutto, diventando
tutti come Logan Roy nella loro ricerca del potere.
Grazie ai gusti musicali di
James
Gunn, il franchise dei Guardiani della Galassia
vanta probabilmente le migliori canzoni del MCU. La colonna
sonora di
Guardiani della Galassia Vol. 3, nelle sale dal 5
maggio 2023, è composta da 17 canzoni pop pubblicate tra il 1974 e
il 2018, integrate per dare il tono e l’atmosfera perfetti alla
storia, mentre Peter Quill e i suoi compagni si
adattano alla vita su Knowhere.
Con la colonna sonora disponibile in
CD e download digitale dal 3 maggio 2023, è giunto il momento di
analizzare le migliori canzoni utilizzate in
Guardiani della Galassia Vol. 3. Dai
Redbone ai Radiohead, quasi tutti
i generi musicali trovano un loro spazio nel film.
“Creep” (1992) – Radiohead
La traccia di apertura di
Guardiani della Galassia Vol. 3 presenta
un’interpretazione acustica dell’iconica “Creep” dei
Radiohead, una struggente canzone alternative rock
degli anni ’90 che ben si sposa con il senso di isolamento e
alienazione dei supereroi Marvel nella vasta distesa di
Knowhere. I Guardiani sono sempre
stati degli outisiders ribelli nel MCU, e iniziare il
film con “Creep” è un ottimo modo per stabilire i dubbi dei
personaggi sull’essere così lontani da casa. Inoltre, per una
storia così emozionante su un Guardiano morente e sulla ricerca di
cure adeguate, iniziare con una canzone lenta e più rilassata come
“Creep”, in contrasto con l’apertura in levare dei precedenti film
di GOTG, rafforza i temi più pesanti del film.
“Since You Been Gone” (1976) –
Rainbow
James
Gunn ha un vero talento nello scegliere canzoni rock anni
’70 che incarnano perfettamente l’atmosfera della squadra Marvel alla moda. Ecco allora
“Since You
Been Gone” dei Rainbow, una potenza sonora che
non solo è perfetta per il tono del film, ma ha anche un testo che
commenta direttamente i punti salienti della storia di questo. Per
esempio, il verso “We all fly away together, into the forever,
and the beautiful sky” è una descrizione appropriata di come i
Guardiani affrontano la tragica e tormentata storia di
Rocket. Tra l’entusiasmante hit dei
Rainbow e “I’m Always Chasing Rainbows”
di Alice Cooper, Gunn è riuscito a sottolineare
musicalmente l’esplosione di colori cosmici dello scenario visivo
del film.
Per collegarsi ulteriormente al tema
cosmico, “In
The Meantime” degli Spacehog offre una tregua
rilassata e rilassante subito dopo l’intenso brano dei
Rainbow. Il brano proviene dall’album “Resident
Alien”, che a sua volta riesce a fare da sfondo perfetto al periodo
di esplorazione della Contro-Terra da parte del
Guardiano all’inizio del film. Il ritmo rilassante
di questa canzone dà al pubblico una tregua dall’azione precedente
e si adatta perfettamente al paesaggio sonoro più ampio a cui
Gunn mira. Secondo Songfacts, lo scrittore
Royston Langdon ha spiegato il significato della
canzone, affermando che “è il mio tentativo di raggiungere le
persone. Utilizza una sorta di metafora di una ricerca interiore o
mondiale per la fine dell’isolamento, e l’accettazione di se stessi
è lì dentro“.
“Reasons” (1974) – Earth, Wind &
Fire
Provando a eleggere la
canzone più bella in assoluto del film, “Reasons” degli
Earth, Wind & Fire è difficile da battere. La
ballata soul R&B concede le sue vibrazioni romantiche e
sensuali grazie all’intonazione in falsetto di Phillip
Bailey. Anche se il testo di una potenziale storia di una
notte non commenta il film in modo così diretto come le altre
canzoni, dal punto di vista sonoro “Reasons” si inserisce
perfettamente nella soundtrack del film. Gunn ha sempre inserito
nell’universo di GOTG splendide canzoni R&B per accompagnare le
avventure di una delle prime squadre di supereroi Marvel, e c’è qualcosa di ancora
più elementare nella classica canzone degli Earth, Wind, &
Fire.
“Do You Realize??” (2002) – The
Flaming Lips
Poche canzoni in
Guardiani della Galassia Vol. 3 catturano la grande
essenza celestiale dello spazio esterno e la cruda vulnerabilità
umana più di “Do You Realize?”
dei Flaming Lips. La canzone è triste, dolorosa,
edificante e affermativa allo stesso tempo, adattandosi
perfettamente ai temi del dilemma di Rocket nel film. Secondo
Flaminglips.com, il frontman Wayne Coyne ha avuto
l’idea per la canzone: “Ogni volta che analizzo le realtà
scientifiche di ciò che significa vivere qui sulla Terra, in questa
galassia che gira intorno al sole e vola nello spazio, mi prende un
colpo di terrore!!! Mi viene ricordato ancora una volta quanto sia
precaria la nostra intera esistenza“. Come se
Gunn fosse consapevole della citazione, la canzone
parla del conflitto principale del film in modo più articolato del
dialogo. È la canzone perfetta per il film.
“This Is The Day” (1983) – The
The
La migliore canzone del
gruppo meno famoso in
Guardiani della Galassia Vol. 3 è chiaramente
“This Is The
Day” dei The The. Da solo, il brano synth-pop
new wave è senza tempo e estremamente orecchiabile. Se
contestualizzato nella storia sentimentale di GOTG 3, diventa
ancora più speciale. Al di là del sound commovente in sé, i versi
aggiungono pathos alla storyline Rocket. Il
ritornello azzeccato di “You peel back the curtains/And the sun
burns into your eyes/You watch a plane flying/Across a clear blue
sky/This is the day, your life will surely change/This is the day
when things fall into place” è sufficiente a far scorrere le
lacrime.
“No Sleep Till Brooklyn” (1987) –
Beastie Boys
Un gioco di parole su
“No Sleep ‘til Hammersmith” dei
Motorhead, l’anthemica jam da concerto “No Sleep Till
Brooklyn” dei Beastie Boy è l’unico gruppo hip-hop presente
nella colonna sonora di
Guardiani della Galassia Vol. 3. La canzone rap dal
sapore metal è stata uno dei maggiori successi dei Beastie
Boys negli anni ’80 e aggiunge un sacco di brio e
spavalderia ai popolari personaggi Marvel. La canzone descrive
l’estenuante periodo di tournée della band e la loro ostinata
ricerca di tornare a casa “integri”. In un certo senso, la
descrizione si applica anche al periodo trascorso dai
Guardiani su Knowhere e al loro
disperato tentativo di tornare a casa sani e salvi. La canzone ha
anche vibrazioni da rocker ribelle che sottolineano la mancanza di
rispetto per l’autorità e il senso di anarchia di Star-Lord.
“Dog Days Are Over” (2009) –
Florence + The Machine
Se c’è una canzone nel
film che farà venire i brividi a tutto il pubblico, si tratta
sicuramente di “Dog Days Are
Over” di Florence + The Machine. Eterea,
angelica ed estremamente commovente, i cambiamenti pulsanti di tono
e ritmo della canzone percorrono l’intera gamma di espressioni
emotive per diventare un momento di celebrazione emozionante quando
risuona verso la fine del film. Al di là della voce magistrale di
Florence Welch, la canzone parla del potere della
libertà e della possibilità di trovare finalmente la salvezza,
sentimenti verso i quali i personaggi tendono nel film. Più che la
scelta del brano in sé, sono la tempistica e la collocazione del
brano nel film a rappresentare una scelta semplicemente
perfetta.
“Badlands” (1978) – Bruce
Springsteen
Quando il Boss parla, le
orecchie si drizzano. In
Guardiani della Galassia Vol. 3, la punkeggiante
“Badlands” di
Bruce Springsteen, che fa venire la pelle d’oca,
si diffonde alla fine del film e scandisce l’azione in modo da
iniettare energia positiva e commentare la posizione di
Quill. Nonostante il ritmo sostenuto e la
frenetica energia punk-rock alla The Animals,
“Badlands” trasmette la rabbia e l’amarezza di un giovane uomo nei
confronti del mondo e il desiderio di migliorare la propria
posizione nella vita. Naturalmente, i Guardiani
trascorrono gran parte del loro tempo nel film in una sorta di
badlands, rendendo ancora più toccante la fine del loro viaggio
durante la canzone.
In quello che è diventato l’inno
ufficioso dell’intero franchise di GOTG, è impossibile omettere
“Come and Get
Your Love” dei Redbone. La canzone che ha dato
il via a GOTG Vol. 2 chiude il cerchio per concludere
Guardiani della Galassia Vol. 3, regalando agli
spettatori una calda e familiare dose di funk soul che è diventata
sinonimo dello swag di Star-Lord. A parte
l’orecchiabilità del brano in levare, il senso ciclico di chiusura
conferito dall’utilizzo della musica è un modo geniale per legare
tutto insieme. Inoltre, data un’esperienza emotiva così estenuante,
concludere il film con un’atmosfera felice, piacevole e positiva ha
una qualità terapeutica che permette a tutti di sapere che le cose
andranno bene per i Guardiani della Galassia.
E’ stato diffuso il trailer dei
Rock Dog
3, divertente film d’animazione targato Sky
Original, e terzo capitolo delle avventure del mastino
tibetano amante della musica Bodi, personaggio basato sul romanzo
grafico cinese Tibetan Rock Dog. Il film sarà in esclusiva
da mercoledì 14 giugno su Sky Cinema e in streaming solo su
NOW.
La trama di Rock Dog
3
Dopo aver girato il mondo, Bodi si
prende una pausa e torna al suo villaggio, dove ora pecore e lupi
vivono in armonia. Quando scopre che il gruppo femminile K-9 non sa
chi sia la leggenda del rock Angus Scattergood, sente il dovere di
partecipare al concorso musicale “Batti il mio ritmo” per ispirare
una nuova generazione di rock star. Ma, dopo essersi unito allo
spettacolo, Bodi si rende presto conto di aver fatto il passo più
lungo della gamba, ritrovandosi a essere da un giorno all’altro una
celebrità della tv.
ROCK DOG
3–in esclusiva da mercoledì
14 giugno su Sky Cinema e in streaming solo su NOW.
Da mesi ormai si susseguono i rumor
su chi interpreterà la prima famiglia della Marvel nell’atteso film Fantastici Quattro.
Nel corso di questo tempo numerosi interpreti sono stati indicati
come favoriti per i ruoli di Mr. Fantastic, Donna Invisibile,
Torcia Umana e La Cosa. I Marvel Studios, tuttavia, non hanno mai
rilasciato conferme ufficiali riguardo a chi ha o non ha
effettivamente partecipato al processo di casting. Nelle ultime
settimane, però, il cerchio si è ristretto e sembra che il team di
interpreti sia ad un passo dall’essere ufficializzato. Questi
potrebbero presumibilmente essere annunciati in occasione del
Comic-Con di San Diego, che si svolgerà a luglio.
Secondo un insider affidabile (e
un certo numero di altri che da allora sono intervenuti per
affermare di aver sentito la stessa cosa), il cast principale dei
Fantastici Quattro sarebbe già ufficiale presso i Marvel Studios. Adam Driver,
già favori da diverse settimane, dovrebbe interpretare Reed
Richards/Mister Fantastic, mentre Margot Robbie
sarebbe stata scelta per interpretare Sue Storm/Invisible Woman. Il
candidato all’Oscar Paul Mescal
sarebbe l’interprete di Johnny Storm/Torcia Umana, mentre
Daveed Diggs si trasformerà nel sempre possente
Ben Grimm/La Cosa.
Driver è, ovviamente, meglio
conosciuto per aver interpretato Kylo Ren nella trilogia del sequel
di Star
Wars, mentre Robbie ha trascorso gli ultimi anni
interpetando Harley Quinn del DCEU. Mescal non è ancora una grande
star da blockbuster, ma sembra destinato a mettersi in tale
direzione essendo il protagonista dell’annunciato sequel del Il
gladiatore. Per quanto riguarda Diggs, il suo ruolo da
protagonista è arrivato grazie al musical teatrale Hamilton e da
allora ha recitato in Snowpiercer e La
sirenetta. Tutto ciò non è ancora stato confermato dai
Marvel Studios, ma l’insistenza con
cui questi nomi continuano ad uscire tra i favoriti lascia pensare
che potrebbero proprio essere questi i protagonisti di
Fantastici Quattro.
In attesa di poterlo vedere al
cinema dal 15 giugno, un nuovo promo del fil
The
Flash mette in mostra la potenza di Supergirl e i
suoi superpoteri kryptoniani. Condiviso su Twitter
dall’account @FlashFilmNews, il promo vede Supergirl (interpretata
dall’attrice Sasha Calle) chiedere al Flash Barry
Allen (Ezra Miller) perché l’ha salvata dalla
prigionia. In risposta alla sua domanda: “Perché mi hai
aiutato?” Barry risponde: “Perché avevi bisogno di
aiuto“. Il resto del promo mostra Supergirl che vola, affronta
soldati kryptoniani e distrugge una statua con un solo respiro,
rivelandosi dunque un personaggio più potente di quanto sino ad
oggi dichiarato.
Sulla base del promo e di altri
filmati rilasciati dal film, sembra che The Flash stia
incorporando elementi del Superman di Flashpoint nel
personaggio di Supergirl. In Flashpoint della DC Comics, Superman è
infatti cresciuto in cattività nel sottosuolo e lontano dalla luce
del sole. Visto sia nei fumetti principali Flashpoint che
Flashpoint: Project Superman, questo Superman non ha mai
guadagnato il suo pieno potere fino a quando non è stato salvato da
Flash e altri eroi. Proprio quello che sembra dunque qui succedere
a Supergirl, la quale potrebbe dunque godere di un arco narrativo
particolarmente avvincente all’interno del film.
The Flash: la trama e il cast del film
In The
Flashi mondi si incontreranno quando Barry
userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e
cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare
la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato,
minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi.
L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione
un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano
imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In
definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al
futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la
sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per
resettare l’universo?
Fanno parte del cast di The
Flash l’attore Ezra Miller nei panni
del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da
JusticeLeague, ma anche l’astro nascente
Sasha Calle nel ruolo
di Supergirl,
Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”),
in quelli del Generale Zod, Ron Livingston
(“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”),
Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también –
Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack
Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”),
Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo
d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30
anni.
Il regista Quentin
Tarantino ha recentemente criticato il modello di
distribuzione in streaming, sostenendo che impedisce ai film di
“entrare nello spirito del tempo“. L’autore premio Oscar
ha infatti preso di mira la strategia di streaming utilizzata da
aziende del calibro di Netflix in un’intervista con Deadline. “Beh, ho sempre
pensato che i film dovrebbero essere realizzati per l’uscita nelle
sale“, ha dichiarato. “E alla fine arrivano in
televisione. Ne ho visti molti in quel modo. Probabilmente farò il
mio prossimo film, The Movie Critic con la Sony perché sono gli
ultimi ad essere assolutamente, totalmente, impegnati
nell’esperienza teatrale”.
“Non si tratta di alimentare la
loro rete di streaming. – ha continuato poi Tarantino parlando
della Sony – Giudicano il successo di un film dai culi che
occupano le poltrone del cinema. E giudicano il successo dai film
che entrano nello spirito del tempo, non facendo un grande film
costoso per poi metterlo su una piattaforma di streaming. Nessuno
sa nemmeno che è lì. Voglio dire, e non sto prendendo in giro
nessuno, ma a quanto pare per Netflix, Ryan Reynolds ha guadagnato
50 milioni in questo film e 50 milioni in quel film e 50 milioni
nel prossimo film per loro.Non so cosa siano quei film.
Non li ho mai visti. Tu?”, ha concluso Tarantino.
Non è la prima volta che Tarantino
critica lo stato attuale dell’industria cinematografica. Nel
novembre 2022, l’acclamato regista, i cui crediti di sceneggiatore
e regista includono film entrati nello spirito del
tempo come Le iene, Pulp Fiction e
Bastardi senza gloria, si è lamentato del fatto che il
Marvel Cinematic Universe fosse
responsabile del presunto declino dell’importanza delle star del
cinema a Hollywood. Detto questo, i giorni di Quentin Tarantino
come membro di alto profilo del mondo del cinema potrebbero
purtroppo volgere presto al termine. Secondo quanto riferito da
egli stesso, il suo prossimo film, The Movie
Critic, sarà il suo ultimo come regista.
Cosa sappiamo di The Movie Critic
Il prossimo lungometraggio di
Quentin Tarantino si intitola dunque The Movie
Critic e le riprese sono previste per questo
autunno a Los Angeles. Tuttavia, il regista e sceneggiatore ha
messo a tacere le voci secondo cui il film sarebbe incentrato sulla
famosa critica cinematografica Pauline Kael. Le
informazioni sono state fornite dallo stesso Tarantino durante un
evento di domande e risposte. Il film, come confermato da
Tarantino, sarà però ambientato nel 1977, un periodo che ha fatto
una grande differenza nella storia del cinema.
Il titolo del nuovo film di
Tarantino suggerisce anche che la trasformazione in atto in quella
Hollywood sarà vista attraverso gli occhi di un esterno, colpito da
ciò che vede arrivare sul grande schermo. Quentin Tarantino ha
infatti anticipato che “The Movie Critic è basato su un ragazzo
realmente esistito, ma non è mai stato veramente famoso, e scriveva
recensioni di film per un giornale porno. Tutte le altre cose erano
troppo sdolcinate per essere lette, ma poi c’era questa rivista che
aveva una pagina di film davvero interessante”, ha spiegato
Tarantino.
“Ha scritto di film mainstream
ed è stato il critico di seconda serie. Penso che sia stato un
ottimo critico. Era cinico come l’inferno. Le sue recensioni erano
un incrocio tra il primo Howard Stern e quello che potrebbe essere
Travis Bickle se fosse stato un critico cinematografico”The Movie Critic potrebbe dunque sfoggiare un tono
malinconico e romantico sulla falsariga del titolo precedente di
Tarantino, C’era una volta a…
Hollywood. Al momento, tuttavia, non si hanno
maggiori informazioni, né sulla trama né sul cast, ma per il
protagonista è alla ricerca di un attore trentacinquenne.
Succession 4×10, Roman Roy: “Noi non siamo niente.
Queste sono solo putt**ate”
La famiglia, la vita ruota intorno a
questo nucleo composto da legami di sangue. La famiglia, fonte di
conflitto e di gioia. In Succession 4×10 la
famiglia è importante: in realtà lo è dall’inizio della serie. Lo
dicono i primi minuti di ogni episodio che dal 2018 a oggi, con
l’ultimo episodio, dà inizio alle fantastiche
avventure dei fratelli Roy: la sigla. Vediamo frammenti di
una storia, un passato che non c’è più, in cui i quattro fratelli –
Connor, Kendall, Shiv e Roman – giocano e
aspettano solo che il padre li raggiunga mentre lui, invece, è
sfuggente. Le cose in quarta stagione vanno diversamente: se prima
della morte di Logan Roy i figli fanno per
ottenere una vendetta, adesso vogliono solo una fetta della sua
eredità. La chiave, però, del loro comportamento è la stessa:
cercare di essere all’altezza del padre, cercare di compiacerlo e
di renderlo fiero. Anche da morto.
È quello che per una vita cerca di
fare Kendall: lo tradisce, cerca di raggirarlo e
adesso vuole a tutti i costi bloccare l’accordo con la GoJo pur di
sedersi a quella scrivania, da solo. Quando si è al potere si è
sempre soli e “il fratello maggiore” cerca in tutti i modi di
ottenere questo ruolo: “Questa è l’unica cosa che so fare
altrimenti muoio”. A differenza di Kendall,
Roman capisce già in Succession 4×09, con largo anticipo cosa
succederà Lui, l’anima più fragile della famiglia, il figlio più
piccolo. Per tutta la vita ha cercato di raggiungere la vetta,
mentre i fratelli lo mandavano al tappeto di proposito. Mentre
cercava in tutti i modi un briciolo dell’amore del padre, alla fine
forse lo ottiene.
Ancora più diversa è
Shiv. Determinata come il padre, ma l’unica figlia
non potrà mai ottenere un posto di rilievo all’interno di questa
enorme eredità di Logan Roy. Shiv, infatti, impara a fare un
passo indietro, è bravissima a farlo. Si mette da parte, lo ha
sempre fatto. Prima con il padre, poi con Tom e
anche con Lukas Matsson. Non perché preferisce
essere l’ombra alle spalle di un uomo potente ma perché sa che non
può fare altro. Così ancora una volta Succession
4×10 sconvolge e rimescola il concetto di famiglia, dove
una cena che vede i Roy tutti riuniti in un momento di placida
convivialità familiare diventa un momento per stringere accordi,
per suggellare alleanze. Ma il colpo di scena è dietro l’angolo:
Shiv, Roman e Kendall scoprono il raggiro di
Matsson: vuole escludere Shiv come CEO.
Credo che tocchi a me
In Succession 4×10
lo schema si ripete. Non è mai stata una battaglia tra i tre
fratelli contro tutti: l’eredità di Logan Roy è
sempre stato un problema di famiglia. È una corsa tra i tre
fratelli, per vedere chi per primo riesce ad arrivare alla vetta, a
questo surrogato di amore, cavilli burocratici e alleanze
politiche. Quante volte abbiamo sentito questa frase pronunciata da
Kendall: “Credo che tocchi a me”. Dopo Connor, il fratello
maggiore tra i Roy ne fa una questione di vita o di morte. Cose se
senza questo accordo, senza questa vittoria la sua vita sia
relegata a una balaustra, un precipizio, dal quale
guardare tutto dall’altro, magari entrarci dentro, buttarsi e
vedere come va. Fin dalla prima stagione, fin dal primo attacco di
cuore del padre che quasi lo mette ko, Kendall
cerca in tutti i modi di sedersi a quella fott***ssima
sedia.
È un ciclo che si ripete, ma
nell’intermezzo ne sono successe di ogni. I figli sono cresciuti,
hanno più consapevolezza, non più maturità però. È
il problema che si poneva anche Logan durante la sua vita, a chi
affidare l’eredità che per oltre vent’anni è stata tra le sue mani.
Non doveva per forza essere una cosa di famiglia, ecco perché non
trovando nessuno (e forse per stuzzicare i suoi figli)
Logan si è affidato ai freddi fiordi svedesi per
svendere la sua azienda. “Credo che tocchi a me”, Kendall
ci crede ma trova ogni volta l’opposizione dei fratelli. Diventa
una gara, un braccio di ferro a tre dove si ritorna al passato, a
pezzi di memoria non molto confusi dove chi più va a ritroso nel
tempo potrà ottenere il posto al vertice, nella vetta. “A me
l’ha promesso a sette anni”, sempre Kendall. Tutti vittime,
ancora una volta, di un giochino del grande e perverso
Logan Roy.
Potevi essere tu se non fossi stato
così fragile, Roman. Potevi essere tu se non fossi stata una donna
incinta, Shiv. Quindi il vincitore è chi ha –
apparentemente – meno problemi. Il più – apparentemente – lucido
tra i fratelli. Kendall si pone al vertice, con
l’approvazione del fratello, ripercorrendo le orme del padre ma
trovando – apparentemente – forza dai legami della sua famiglia.
Così per la prima volta Succession 4×10 ci mostra
un teatrino familiare insolito dove i tre fratelli sono d’accordo
su chi prenderà – apparentemente – le redini della compagnia.
Il mare pieno di squali
Quasi un lungometraggio di un’ora e
mezza questa Succession 4×10. Quando siamo alla
fine del primo atto le cose si mettono bene per i tre fratelli.
Forse, dopo tanto parlare, dopo il doppio gioco di
Shiv e la caduta di Roman,
trovano un modo per fermare l’accordo sigillando tutto con un bagno
a mare. Un metaforico bagno a mare, perché la scrittura di questa
serie così magistralmente composta, ci ricorda perché siamo qui,
perché siamo arrivati a questo punto, in questo determinato
momento. “Buttiamoci, facciamolo tutti insieme”, ma il
mare è pieno di squali e Roman ne è terrorizzato: e allora come
affrontare un semplice e metaforico bagno a mare: insieme come una
famiglia. Sembra troppo romantico, perfino per
Succession. Perfino per un finale di una serie che
gioca al doppio gioco fin dal suo pilot.
Il mare è pieno di squali ma questi
non vanno uccisi, non vanno recintati e bloccati sul nascere,
bisogna nuotare insieme a loro. In Succession 4×10
i nostri squali solo Tom, Matsson
e anche Gregg. Quest’ultimo più volte tirato in
ballo dalle teorie dei fan in questo finale, avrà la sua resa dei
conti e come durante una svendita al migliore offerente Tom farà
l’offerta più alta, comprandolo. Non perché ci tenga a lui, ma per
sottolineare il suo gioco di forza.
Il lavoro di squadra avvera i
sogni
Se il lavoro di squadra avvera i
sogni mai come in Succession 4×10 vediamo che non
è così. Mark Mylod, dirige ancora una volta dopo il
precedente episodio una scrittura di Jesse Armstrong ed
entrambi giocano al doppio gioco fino alla fine. Tutti vengono
smascherati.
Roman vede per la
prima volta le cose con lucidità, tutto quello che sta succedendo
non conta nulla. I litigi, il doppio gioco, i tradimenti, le bugie,
nulla in confronto alla vita. Come se avesse avuto una qualche
rivelazione mistica al funerale del padre: sa di non essere pronto
per la guida dell’azienda, sa che il fratello non è pronto ma pur
di incoraggiarlo e ricevere un po’ di amore Roman
avrebbe fatto carte false. Shiv, invece, sale sul
carro dei vincitori, letteralmente. Si mette ancora una volta un
passo indietro. Lascia che siano gli altri a festeggiare, non c’è
posto per lei in questo mondo popolato da uomini che cercano
continuamente un ideale di supremazia. In Succession
4×10 si oppone al voto e così facendo favorisce Tom,
andando contro Kendall.
Kendall viene messo di fronte al suo
più grande shock e viene inchiodato dai fratelli, li supplica, li
insulta, gli mette le mani addosso: si trasforma nella versione più
brutale di Logan Roy, quello di cui
Roman ha più paura ma quello che Shiv non teme.
Kendall toglie la maschera e così come nella prima stagione
esce sconfitto dalla stanza del board: l’accordo
con la Gojo si farà e Tom diventerà CEO, ereditando quella sedia
magica, la sedia di Logan Roy. Subisce ancora una volta quello
shock: esce catatonico dalla stanza e il pubblico lo conosce, sa
cosa vuol dire. Ha fallito su tutto: con sua moglie, con i suoi
figli, con la sua carriera. La sua vita è stata un fallimento
completo, e lo sa. È questo che l’ha spinto più volte sull’orlo del
precipizio, letteralmente.
E così ci troviamo alle battute
finali, in silenzio. Solo le onde del mare accompagnano le scene.
C’è una balaustra, un parabordo, questa volta dell’Hudson. Kendall
si avvicina, lo guarda, riflette. Poi, gli volta le spalle, si
siede e forse per un attimo pensa a riposarsi, pensa “Forse non è
poi così male, questa vita” e sospira, come più volte lo abbiamo
visto fare durante questi episodi. Un sospiro mozzato, che non è
mai del tutto liberatorio, non lo è neanche questo ultimo.
E mentre lo fa sappiamo che sta per parlare.
Il recente adattamento fantasy della
Paramount Pictures e della eOne, Dungeons and Dragons:
L’onore dei ladri (qui la recensione) ha ricevuto
recensioni molto positive dalla critica (attestandosi attualmente
al 91% su Rotten Tomatoes, con un altrettanto impressionante
punteggio di pubblico del 93%), ma nonostante tale calorosa
accoglienza e un discreto weekend di apertura, il film non è poi
riuscito ad affermarsi come sperato al botteghino. Ora che ha
terminato il suo percorso in sala, è stato confermato che l’incasso
si attesta ad un deludente risultato di 93 milioni di dollari a
livello nazionale e di 207 milioni di dollari a livello globale, a
fronte di un budget di 150 milioni di dollari.
Considerando i costi pubblicitari e
altre eventuali spese effettuate dagli studios di produzione, le
possibilità che un sequel ottenga il via libera sono pressocché
nulle. L’annunciata serie spin-off di Paramount+ sarebbe ancora in fase di
sviluppo e se dovesse concretizzare c’è dunque la possibilità che
qualcosa possa essere salvato e il franchise andare avanti.
Difficilmente però verrà dunque realizzato un nuovo lungometraggio,
che dati i risultati ottenuti dal primo film difficilmente potrebbe
garantire guadagni maggiori. Un’incertezza che, come noto, è
sufficiente affinché gli studi di produzione coinvolti decidano di
non procedere nella sua realizzazione.
Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri
Ricordiamo che il film live-action
di Dungeons
& Dragons – L’onore dei ladri è stto scritto e
diretto dal duo Jonathan Goldstein e
John Francis Daley. Il film è interpretato da
Chris Pine (Wonder Woman 1984),
Michelle Rodriguez (Fast X), Justice
Smith (Detective Pikachu),
Hugh Grant (Quattro matrimoni e un funerale),
Sophia Lillis (Itfilm),
Chloe Coleman (My Spy) e la star di
BridgertonRegé-Jean Page.
Il film di è coprodotto e cofinanziato da Hasbro, eOne e Paramount
Pictures. eOne gestisce la distribuzione nel Regno Unito e in
Canada, mentre Paramount distribuisce nel resto del mondo. Il film
è anche prodotto da Brian Goldner e Jeremy Latcham di Hasbro come
parte del suo accordo con eOne, il braccio di intrattenimento di
Hasbro.
Uscito finalmente al cinema,
La
sirenetta (qui la recensione) ha appena
superato il suo primo weekend di programmazione, riportando un
guadagno al botteghino statunitense di 95,5 milioni di dollari,
secondo un rapporto di Deadline, mentre ha incassato 68,3 milioni
di dollari al botteghino internazionale, portando il totale globale
del film a 163,8 milioni di dollari per questo suo
primo fine settimana. Si prevede ora che il film raggiunga i 117,5
milioni di dollari a livello nazionale a partire da domani,
completando il lungo weekend in bellezza, almeno negli Stati
Uniti.
Stando a quanto riportato dallo
stesso Deadline, seppur le aspettative
iniziali prevedevano che La sirenetta si appoggiasse
maggiormente al botteghino nazionale, i risultati al box office
internazionali non avrebbero invece soddisfatto le stime fatte poco
prima dell’uscita del film. In Italia, come riportato da Cinetel, il film ha incassato al
28 maggio la cifra di 4.272.409 milioni di euro, per un totale di
presenze pari a 577.683. Nella sola giornata di domenica ha
incassato 1.168.230 milioni di euro. Risultati soddisfacenti per
quanto riguarda il box office italiano, che vanno dunque ad unirsi
ad un guadagno internazionale forse al di sotto delle aspettative
ma comunque con il potenziale di crescere ulteriormente nelle
prossime settimane.
La sirenetta, la trama e il cast del film
La
Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una
bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la
figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera
scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la
superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle
sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il
suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di
suo padre.
Il film è interpretato dalla
cantante e attrice Halle Bailey
(grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah
Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo
del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno
di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art
Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di
Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar® Javier Bardem (Non
è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due
volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy
(Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di
Ursula.
La
Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar®
Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary
Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato
all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno
per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal
pluripremiato agli Academy Award® Alan Menken (La Bella e la
Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i
nuovi testi del tre volte vincitore del Tony
Award® Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte
vincitore dell’Emmy® Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in
Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due
volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An
American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver
(Il Re Leone) è il produttore esecutivo.
Transformers: Il
risveglio uscirà nelle sale il 7
giugno e sarà un adattamento live-action della serie
Transformers: Beast Wars, tra le preferite dei fan. Il
film seguirà la sequenza temporale impostata dal prequel
Bumblebee, spostandosi nella Brooklyn del
1994 con Anthony Ramos e Dominique
Fishback a guidare il cast di umani I fan possono anche
aspettarsi di vedere alcuni dei loro Autobot preferiti, tra cui
Optimus Prime, Bumblebee,
Mirage, Arcee,
Wheeljack, Scourge e
Nightbird. Di recente, il regista Steven
Caple Jr. ha invece parlato con Den of Geek
dell’inclusione di Unicron, l’eterno arcinemico di
suo fratello gemello Primus. Conosciuto anche come Lord of Chaos,
il cattivo Unicron è un divoratore di pianeti che farà il suo
debutto proprio con questo nuovo film.
Nell’intervista, Caple Jr. ha
rivelato che spera che Unicron diventi il principale cattivo anche
per i futuri film del franchise. “Ho introdotto Unicron“,
ha dichiaraato Caple Jr., “stavo morendo dalla voglia che
Unicron si presentasse in un film live-action, e ad essere onesti
voglio che sia nei prossimi due o tre film, un cattivo davvero
potente“. Ha poi aggiunto: “Sento che abbiamo trascorso
molto tempo sulla Terra, e sarebbe interessante vedere cos’altro
c’è là fuori, ci sono diversi Transformer e diversi pianeti, e
abbiamo solo bisogno del veicolo giusto e della squadra giusta per
fallo davvero… Sento che questo è stato il fondamento di quello, di
qualcosa di veramente speciale.“
Se il film otterrà il successo
necessario e ulteriori lungometraggi venissero a quel punto
prodotti, Unicron potrebbe dunque essere confermato come villain
anche di questi, andando dunque a rappresentare una minaccia simile
a quella che Thanos ha rappresentato per il Marvel Cinematic Universe. Stando a
come presentato sino ad oggi, Unicron dovrebbe infatti affermarsi
come il più grande cattivo apparso nella saga cinematografica dei
Transformers, una minaccia apparentemente insuperabile per i
protagonisti, i quali stavolta saranno dunque messi veramente a
dura prova. Non resta allora attendere l’arrivo in sala del film,
per scoprire davvero quanto Unicron possa essere pericoloso.
Tutto quello che sappiamo su Transformers: Il risveglio
(Transformers: Rise of the Beasts)
Diretto da Steven Caple
Jr., Transformers
– Il risveglio (Transformers: Rise of the
Beasts)si baserà
su una sceneggiatura scritta da Joby Harold,
Darnell Metayer, Josh Peters,
Erich Hoeber e Jon Hoeber, e
basato su una storia di Joby Harold. Il film è
inoltre ispirato sempre alle action figure Transformers di
Hasbro. Della produzione si occupano
Lorenzo di Bonaventura, Tom
DeSanto e Don Murphy, Michael
Bay, Mark Vahradian, Duncan Henderson.
Con Steven Spielberg, Brian
Goldner, David Ellison, Dana
Goldberg, Don Granger, Brian
Oliver, Bradley J. Fischer e
Valerii An che figurano come produttori
esecutivi.
La star del franchise di TerminatorArnold
Schwarzenegger, attualmente su Netflix con la serie action Fubar, si è
detto disposto ad unirsi all’universo cinematografico della
Marvel, svelando però anche la sua
unica condizione perché ciò avvenga. In un’intervista con Men’s
Health, Schwarzenegger ha infatti parlato della possibilità di fare
un film MCU prima della fine della sua
lunga carriera a Hollywood, qualora i Marvel Studios fossero interessati a renderlo
partecipe di tale imponente universo narrativo proprio come fatto
per il suo amico Sylvester
Stallone, presente in Guardiani della Galassia Vol.
2 e Vol 3 con un cameo.
Per Schwarzenegger, però, c’è un
requisito semplice ma significativo che andrebbe soddisfatto:
“deve essere il giusto ruolo!“, ha detto l’attore.
Ricordiamo che l’ex Terminator non è estraneo al mondo dei
supereroi, avendo interpretato il malvagio Dr. Victor Fries alis
Mister Freeze nel film del 1997 Batman &
Robin. La scorsa estate erano poi emersi dei rumor
secondo cui Schwarzenegger eraa stato preso in considerazione per
interpretare Titanium Man nel MCU e apparire nel prossimo film di
Armor Wars, con James “Rhodey” Rhodes alias War Machine di
Don Cheadle. La notizia, però, si è poi rivelata
infondata.
Considerando la stazza che ancora
oggi Schwarzenegger possiede, sarebbe bello poterlo vedere in un
ruolo da minaccioso villain in un progetto Marvel, ma l’attore non ha parlato
di suoi contatti con i Marvel Studios e dunque al momento
non ci sarebbero piani affinché ciò avvenga. Ora che Schwarzenegger
ha però reso pubblico il proprio interesse ad unirsi all’MCU, il presidente Kevin
Feige potrebbe effettivamente farsi avanti per coinvolgere
l’attore, proponendogli un ruolo che questi possa ritenere giusto.
Per i fan di Schwarzenegger e dell’MCU, dunque, non resta che
attendere per scoprire se in futuro si creeranno i pressuposti per
questo incontro.
Nonostante il regista James
Cameron abbia inizialmente confermato che
Avatar
3 era vicino al completamento, i nuovi commenti
della star Sigourney
Weaver suggeriscono che il terzo film della saga non
sarebbe invece così vicino all’essere completo come si pensava
inizialmente. Parlando con Screen Rant, alla Weaver è
infatti stato chiesto dello stato di Avatar 3 dopo che la
collega Zoë Saldaña, interprete di Neytiri, ha
confermato che c’era ancora del lavoro da completare sul prossimo
blockbuster. La Weaver ha confermato l’affermazione della Saldaña,
affermando che Cameron sta effettivamente cercando di perfezionare
ciò che ha piuttosto che filmare nuove scene, suggerendo però che a
un certo punto potrebbero rendersi necessarie riprese
aggiuntive.
“So che a gennaio tornerò e
probabilmente farò alcuni pickup, non credo che ci siano scene
completamente nuove da girare“, ha detto l’attrice. “Penso
che ci sarà da migliorare ciò che [James Cameron] ha ottenuto ora
che si sta avvicinando al montaggio, perché ha sempre troppo
materiale. Ama girare. Non saprei nemmeno indovinare cosa potremmo
dover fare, ma penso che forse si tratti di tornare indietro di un
paio di momenti e dargli alcune riprese che non ha ottenuto nel
modo in cui voleva“. Come noto, Avatar 3 è stato
girato subito dopo Avatar: La via
dell’acqua e nel 2020 Cameron ha affermato che questo
terzo film era quasi completo. Dato il noto perfezionismo di
Cameron e la grande quantità di lavoro richiesto da questi film,
sembra però che i lavori sul terzo non siano del tutto
conclusi.
Come noto, attualmente sono previsti
altri tre film del franchise, con Avatar
3 programmato provvisoriamente per
il 20 dicembre 2024, Avatar
4 fissato per il 18 dicembre
2026 e Avatar 5 il 22 dicembre
2028. Con Avatar:
La Via Dell’Acqua, l’esperienza cinematografica
ha raggiunto nuove vette: con il film Cameron trasporta il pubblico
nel magnifico mondo di Pandora in un’avventura spettacolare e ricca
di azione. Interpretato da Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Sigourney Weaver,
Stephen Lang e
Kate Winslet, il film si è affermato come un successo
straordinario. Resta ora da vedere se i lavori ancora in corso su
Avatar 3 rischieranno di far slittare la
sua uscita in sala o se, come più probabile, Cameron abbia tutto
sotto controllo e porterà a termine il film nei tempi previsti.
Mentre continua il processo di
casting per Superman:
Legacy, nuovi rumor suggeriscono che uno dei
cattivi più iconici di Superman potrebbe fare il suo debutto sul
grande schermo proprio in questo film scritto e diretto da James Gunn. Secondo DanielRPK e Umberto
Gonzalez di The Wrap, il villain noto come
Brainiac sarà infatti presente in
Superman:
Legacy. Creato dallo scrittore Otto
Binder e dall’artista Al Plastino,
Brainiac è apparso per la prima volta in Action Comics n.
242 del 1958 come nemico di Superman. Il supercriminale,
solitamente raffigurato come un androide extraterrestre dalla pelle
verde e calvo, è un noto membro della Legion of
Doom, il che lo rende un cattivo della Justice League e della famiglia Superman.
Brainiac è stato già adattato più
volte al live-action e all’animazione, ma non è mai apparso in un
film per il cinema. Se i rumor circa la sua presenza nel primo film
del nuovo DC
Universe dovessero rivelarsi fondati, Brainiac compirà dunque
anche il suo debutto sul grande schermo, dove potrebbe rivelarsi
una minaccia particolarmente importante per il supereroe
protagonista. Ad ora però non ci sono conferme e in generale ancora
non è noto chi sarà effettivamente il villain del film. Fino ad
oggi si è però parlato di una probabile presenza di Lex
Luthor, con alcuni rumor che suggeriscono però la
presenza di una particolare versione del personaggio, ovvero
Apex Lex Luthor.
Superman:
Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma
il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un
“giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già
incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni
eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che
l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è
attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio
ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno.
Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Secondo quanto riferito, Gunn ha
consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello
sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la
produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman:
Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per
l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della
tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori
di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto
il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista
DCU. “Non vedo
l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che
il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film
d’animazione e giochi”.
Guardiani della Galassia Vol. 3 conclude in
modo emozionante l’attuale capitolo della storia dei Guardiani nel
Marvel Cinematic
Universe. Mentre la squadra affronta il cattivo Alto Evoluzionario, molti degli archi
caratteriali dei Guardiani giungono a una conclusione soddisfacente
e anche strappalacrime.
Sebbene Guardiani 3 sia stato concepito soprattutto
come un capitolo conclusivo per la squadra, esso accenna anche al
futuro del franchise e al suo cast di personaggi amati. Infatti,
diversi dettagli cruciai dell’atto finale del film potrebbero
fornire informazioni su cosa aspettarsi dai Guardiani della Galassia
nel prossimo MCU.
I Guardiani hanno raggiunto il loro
pieno potenziale
Il franchise dei
Guardiani della Galassia è iniziato come film di
supereroi sulla famiglia ritrovata, in quanto ogni personaggio ha
trovato un’appartenenza nella sua nuova squadra. Tuttavia, il terzo
film espande il posto dei Guardiani nel MCU e stabilisce
Knowhere come loro nuova base. Con Knowhere a
disposizione, i Guardiani iniziano a realizzare il loro pieno
potenziale.
Ora i Guardiani della
Galassia sono molto di più di semplici eroi in fuga. Sono
veri e propri eroi che compiono azioni concrete per rendere il loro
angolo di galassia un posto migliore. I rifugiati trovano una casa
su Knowhere, dove i Guardiani li tengono al
sicuro, proteggendoli da pazzi come l’Alto
Evoluzionario.
Adam Warlock è qui per restare
Guardiani
della Galassia Vol. 3 introduce finalmente
l’Adam Warlock di Will Poulter
nel Marvel
Cinematic Universe. Sebbene il personaggio abbia un tempo
limitato su schermo nel film, è evidente nelle ultime scene che è
solo l’inizio per il personaggio nel MCU.
La scena dei titoli di coda ha
rivelato che Adam Warlock è uno dei personaggi che
si uniranno alla formazione inedita dei Guardiani della
Galassia capeggiata da Rocket Raccoon. In
giro per la galassia con la sua nuova famiglia, il personaggio di
Adam Warlock potrà seguire qualche storyline della
Marvel Comics mentre si prepara a lasciare il
segno nel MCU.
Gamora è una Ravager, non una
guardiana
Il film che chiude la
trilogia affronta le conseguenze di Avengers: Infinity War e
Endgame, che hanno visto la Gamora
originale morire ed essere sostituita da una versione di lei in una
realtà alternativa. Mentre gli altri Guardiani
cercano di riconquistare Gamora e avvicinarla alla
loro causa, alla fine accettano che non è più la stessa persona che
conoscevano un tempo, permettendole di tornare tra i
Ravagers.
Gli ultimi momenti del film mostrano
Gamora che si riunisce ai
Ravagers, che la accolgono calorosamente come se
fosse un membro della famiglia. Anche se questa versione di Gamora
non è riuscita a sentirsi a casa con i Guardiani, è bello sapere
che ha trovato una nuova famiglia nei Ravagers.
Il regno dell’Alto Evoluzionario
continua?
L’Alto
Evoluzionario di Chukwudi Iwuji è un
cattivo minaccioso in Guardiani della Galassia Vol. 3, ossessionato
dall’idea di sbloccare i prossimi stadi dell’evoluzione con ogni
mezzo necessario. Sebbene i Guardiani riescano a sconfiggere il
cattivo e a distruggere la sua nave ammiraglia, la morte
dell’Alto
Evoluzionario non viene mai confermata nel film.
È una semplice regola empirica nei
film di supereroi: se il pubblico non vede fisicamente la morte di
qualcuno, quasi certamente è ancora vivo. Per questo motivo, non
sarebbe sorprendente se l’Alto
Evoluzionario tornasse in film futuri, magari
scontrandosi con altre squadre di supereroi del MCU, come i
Vendicatori o gli X-Men.
Mantis ha bisogno di ritrovare se
stessa
Negli ultimi minuti di
Guardiani della Galassia Vol. 3,
Mantis rivela ai suoi compagni di squadra di aver
deciso di mettersi in proprio. Sentendosi come se avesse sempre
ascoltato ciò che le dicevano gli altri, Mantis ritiene di dover
trovare se stessa durante le sue avventure in solitaria.
La partenza di
Mantis lascia intendere che potrebbe ancora avere
un futuro nel MCU. The
Marvels, la prossima avventura spaziale del franchise, è in
programma tra pochi mesi e potrebbe riprendere la storia di Mantis
dall’ultimo film dei Guardiani. Al contrario, la
Marvel potrebbe decidere di
adattare l’essenziale storyline di Mantis, Celestial
Madonna, in un altro progetto, magari un film solista
incentrato sul personaggio.
Nessuno è andato via per
sempre
Gran parte dell’attesa
che ha preceduto Guardiani della Galassia Vol. 3 era
focalizzata su quale degli amati personaggi sarebbe morto prima dei
titoli di coda del film. In una brillante sovversione delle
aspettative del pubblico, tuttavia, il film si è concluso senza
uccidere nessuno dei personaggi principali, scelta che ha indicato
che ognuno di loro potrebbe apparire in futuri progetti del
MCU.
Sebbene alcuni membri del cast siano
stati abbastanza chiari sulla loro intenzione di ritirarsi dai
ruoli del MCU dopo Guardiani 3, resta il fatto che nessuno di
questi personaggi è necessariamente scomparso per sempre. La porta
è lasciata aperta per il ritorno di ognuno di loro quando sarà il
momento giusto, e il film lascia anche diversi indizi su quali
Guardiani potrebbero apparire di nuovo presto.
I nuovi Guardiani della
Galassia
L’ultimo film del
MCU di
James
Gunn si chiude con la nomina di Rocket a nuovo leader
dei Guardiani della Galassia. Questo filone della
trama viene rivisitato durante la scena mid-credits, dove
Rocket viene mostrato alla guida di una squadra
tutta nuova, che comprende Groot,
Kraglin, Adam Warlock,
Cosmo e Phyla-Vell.
Sebbene questo film fosse destinato
a chiudere questo capitolo dei Guardiani della
Galassia del MCU, è probabile che
questa nuova squadra apparirà in qualche forma nei film futuri.
Anche se la formazione sarà molto diversa da quella a cui sono
abituati i fan, non sarebbe sorprendente se un quarto film dei
Guardiani della Galassia seguisse la nuova squadra
di Rocket nelle sue continue avventure.
La prima apparizione di Quasar nel
MCU
La scena mid-credits di
Guardiani della Galassia Vol. 3 conferma che
uno dei bambini salvati dalla nave dell’Alto
Evoluzionario si chiama Phyla. Questa
ragazza si unisce ai nuovi Guardiani della
Galassia di Rocket Raccoon, mostrando i
suoi nuovi superpoteri, probabilmente derivati dagli esperimenti
dell’Alto
Evoluzionario. Questo nuovo personaggio sembra essere
un cenno diretto a Phyla-Vell, uno dei numerosi
personaggi che hanno indossato il mantello di Quasar nei fumetti
Marvel.
Questo segna la prima apparizione di
Quasar nel MCU solo alcuni mesi
dopo
Ant-Man and the Wasp: Quantumania aveva falsamente anticipato
l’arrivo del personaggio con il Quaz di William Jackson
Harper. L’iterazione Phyla-Vell di
Quasar nei Marvel Comics è più strettamente associata ai
Guardiani della Galassia rispetto al suo
predecessore, il che indica che potrebbe essere una parte
importante della squadra del MCU.
La forma finale di Groot
La scena a metà dei titoli
di coda di Guardiani della Galassia Vol. 3 mostra una
versione molto diversa di Groot, che sembra essere
cresciuto a dismisura. In piena altezza, Groot sovrasta tutti gli
altri in quella che potrebbe essere la sua forma finale. Inoltre,
le scene precedenti hanno lasciato intendere che un Groot
completamente cresciuto potrebbe anche essere in grado di
pronunciare frasi complete.
La trasformazione di Groot lascia
intendere che diventerà uno dei Guardiani della
Galassia più forti nelle loro continue avventure. Il nuovo
aspetto del personaggio, inoltre, ricorda da vicino il suo design
nei fumetti Marvel Comics, suggerendo che ha davvero
raggiunto la sua forma finale.
Il leggendario Star-Lord
tornerà
Il finale di Guardiani della Galassia Vol. 3 vede Peter
Quill tornare sulla Terra e riunirsi con suo nonno decenni dopo la
loro separazione. Una scena post-credit rivisita il tempo trascorso
insieme prima di promettere che “Il leggendario Star-Lord” tornerà,
indicando che il tempo di Chris Pratt nel MCU è tutt’altro che
finito.
Non è chiaro quando il pubblico
potrà aspettarsi il ritorno di Quill nel MCU, ma sembra molto
probabile che apparirà di nuovo prima della fine della
Saga del Multiverso. Sebbene un’apparizione in
Avengers: Secret Wars sembra inevitabile, è anche possibile che
Quill riceva un proprio film da solista, magari intitolato The
Legendary Star-Lord.
Se state cercando su Netflix una
serie che per tutta la sua durata vi lasci con il fiato sospeso
In silenzio è la scelta giusta. Questa nuova
miniserie è incentrata sul personaggio di Sergio
Cisar interpretato da Aròn Piper, diventato famoso
con il ruolo di Ander Muñoz fin dalla prima stagione del teendrama
Élite. Nel numeroso cast di questo thriller psicologico, diviso
in sei parti, però c’è anche un altro talento del liceo Las
Encinas, infatti spicca il nome anche di Manu
Rìos, visto proprio in questi giorni sul red carpet del
Festival di
Cannes per
Strange Way of Life il cortometraggio di
Pedro Almodóvar.
La trama di In silenzio
In silenzio
comunque non è la solita serie spagnola ma un racconto cupo, sobrio
e ipnotico dove si studia la personalità di un ragazzo che è stato
accusato di aver ucciso entrambi i genitori. La serie parte proprio
da questo avvenimento dove vengono mostrati il cadavere di una
donna e poi di un uomo che sono precipitati dal balcone dell’ultimo
piano di una palazzina di un quartiere benestante di una
contemporanea città spagnola che non viene mai rivelata ma che
sembra Bilbao. Subito viene indagato e arrestato
Sergio il figlio adolescente che non farà
resistenza e mai collaborerà con la giustizia. Negli anni
successivi, passati in detenzione nel carcere minorile, il ragazzo
si chiude in un mutismo e mai rivelerà le motivazioni del crimine e
se veramente è stato lui a commettere il duplice omicidio.
Dopo sei anni, grazie anche alla sua
buona condotta Sergio, soprannominato da tutti come “L’assassino
del balcone”, esce dalla prigione e torna a vivere nella casa,
quella dell’omicidio, ora sua essendo l’unico erede. Oltre a
indossare alla caviglia un’apparecchio elettronico, che segna ogni
suo postamento, il ragazzo non sa che è anche sorvegliato 24 ore su
24, con delle telecamere e dei microfoni nascosti
nell’appartamento, da una psichiatra di nome Ana
(Almudena Amor) e dal suo team di investigatori, che desiderano
studiare se sia un pericolo per la società. L’operazione segreta
nel frattempo essa stessa è supervisionata dal
vicecommissario Cabrera (Aitor Luna), che come si
svela fin dall’inizio, è corrotto ed è stato mandato a
sabotarla.
Il taciturno giovane intanto non
passa le sue giornate sdraiato sul divano e recluso nella casa del
mistero, anzi viene inserito in un programma di recupero, affidato
a un pastore evangelico, molto ambiguo, che lo fa lavorare in una
serra. Il primo episodio si chiude con la presentazione di
Marta (Cristina Kovani) un’addetta alle vendite di
un negozio in centro città ma cosa più importante è una delle tante
ammiratrici di Sergio. La dottoressa Ana non perderà tempo e
chiederà aiuto alla ragazza che accetterà la missione anche
rischiando la sua relazione con il suo fidanzato
Eneko (Manu Rìos) che gestiste un’agenzia
immobilare.
Gli ulteriori cinque episodi, senza svelare troppo la trama piena
di colpi di scena, evidenziano varie dinamiche come quella
dell’abuso emotivo, la manipolazione, l’isolamento e il disprezzo
di sé che prova il protagonista su se stesso. Sergio già dal primo
incontro con Marta si apre e racconta che l’unica ragione della sua
vita è ritrovare la sorella minore Noa, data in
adozione dopo la morte dei facoltosi genitori.La qualità della trama non
annoia mai, anzi ti fa desiderare sempre di più capire chi è
veramente Sergio, del perchè Ana è ossessionata dal suo paziente e
perchè sembra che i due protagonisti, di questo perverso gioco tra
schermi e videoregistrazioni, hanno sempre di più cose in comune.
Alla fine Noa si rivelerà come la soluzione all’intricato caso che
finisce con un vero e proprio salto nel buio del ragazzo e della
sua psichiatra che finalmente si incontreranno di
persona.
Non la solita miniserie
spagnola
In silenzio è un
prodotto seriale con un cast
eccellente che per chi hafamiliarità con le varie produzioni spagnole di Netflix
riconoscerà volti noti e non parlo solo i due giovani attori di
Élite. Quelli che spiccano di più, anche merito dei ruoli
con più sfumature, sono quello del silenzioso Sergio e di Ana.
L’attrice Almudena Amor è impeccabile nel mostrare la sua vera
natura della psichiatra, quella ancora più malata del ragazzo che
vuole capire e curare.
Per concludereanche se la miniserie è piuttosto cupa fin dall’inizio,
viene mostrata sia la corruzione nella polizia che nella setta
religiosa, c’è qualche speranza per i personaggi man mano che lo
spettacolo procede e lo vediamo con il personaggio di Marta o di
Greta (Aria Bedmar) l’unica donna, oltre alla psichiatra che fa
parte del team degli investigatori.In
silenzio è una miniserie che si svela lentamente, capitolo
per capitolo, un’esperienza visiva così eccezionale anche merito
della regia uniforme dei registi Gabe Ibáñezna, Esteban Crespo e
Aitor Gabilondo.
Si è conclusa la 76esima edizione
del Festival di Cannes, e dopo avervi rivelato
tutti i
premiati di questa edizione 2023, ecco tutte le foto dal red
carpet di chiusura con il cast del film Elemental
che chiuderà la Kermesse.
Pixar Animation Studios ha svelato
i primi dettagli del suo 27esimo lungometraggio,
Elemental, che arriverà nel 2023. Diretto
da Peter Sohn (Il viaggio di Arlo, cortometraggio
Parzialmente nuvoloso) e prodotto da Denise Ream (Il
viaggio di Arlo, Cars 2), il film segue le vicende di
un’insolita coppia, Ember e Wade, in una città i cui abitanti sono
fuoco, acqua, terra e aria, e vivono insieme. L’“ardente” giovane
donna e il ragazzo “che segue la corrente” stanno per scoprire
qualcosa di fondamentale: quanto hanno davvero in comune.
Elemental è un film originale ispirato all’infanzia di
Peter Sohn a New York. “I miei genitori sono emigrati dalla
Corea all’inizio degli anni Settanta e hanno costruito un
frequentato negozio di alimentari nel Bronx”, ha affermato il
regista. “Eravamo una delle tante famiglie che si erano
avventurate in una nuova terra con sogni e speranze, in un unico
crocevia di culture, lingue e piccoli bellissimi quartieri. Questo
è quello che mi ha portato a Elemental”.
“La nostra storia è basata sui classici elementi: fuoco,
acqua, terra e aria”, ha aggiunto Sohn. “Alcuni elementi
si mescolano tra loro, altri no. E se questi elementi fossero
vivi?”.
Dopo la trilogia di To all the
boys (To All the Boys I’ve Loved Before, To All the Boys:
P.S. I Still Love You, To All the Boys:
Always and Forever), approda nella nota piattaforma streaming
la serie spin-off XO, Kitty. Ispirata anch’essa
alla trilogia di libri della scrittrice americana Jenny
Han, la serie è il primo spin-off di un film originale
Netflix. Xo, Kitty è formata al
momento da una sola stagione di dieci episodi, ognuno da circa
trenta minuti. Nel cast ritroviamo alcune figure già presenti nei
film: la giovane Anna Cathcart interpreta
nuovamente il ruolo di Kitty, in questo caso come protagonista.
John Corbett (il
mio grosso grasso matrimonio greco) interpreta il padre di
Kitty. Tra le figure nuove nel cast si ricorda Choi
Min-young, nei panni di Dae-heon Kim.
Xo, Kitty: un divertente dramma
adolescenziale
La serie si concentra sul
personaggio di Kitty, vivace sorella minore di Lara Jean,
protagonista dei film. Essendo la più piccola delle tre figlie,
Kitty non ha grandi ricordi della propria madre, morta quand’era
piccola, e desidera sapere di più su di lei. Per questo
motivo decide di fare richiesta alla Kiss, un prestigioso liceo
privato internazionale di Seul. Oltre questo, Kitty vuole andare
alla Kiss per stare finalmente con Dae, ragazzo conosciuto anni
prima in una vacanza in Corea.
Qui la giovane protagonista scoprirà
pian piano molti intrighi che riguardano la madre: Kitty ritrova un
braccialetto nominativo dell’ospedale coreano nel diario della
madre. Quest’ultima, durante il suo periodo alla Kiss, sembra aver
avuto un bambino, quindi Kitty va alla ricerca del suo fratello
scomparso.
Contemporaneamente, una volta
arrivata alla Kiss, Kitty scopre che Dae in realtà sta con Yuri,
una ricca ragazza coreana. Pur sembrando fin da subito la relazione
tra i due come una mera cosa di facciata, il rapporto tra Kitty e
Dae diventa sempre più complicato.
Tra feste, punizioni e triangoli
amorosi, il periodo trascorso alla Kiss porterà Kitty a crescere ed
a vivere dei cambiamenti importanti sul proprio essere.
I classici cliché dei teen
drama
Xo,
Kitty presenta tematiche ed intrecci narrativi molto
simili ad altre serie o film su adolescenti: di conseguenza, se si
è alla ricerca di qualcosa di diverso da guardare, di originale,
questa non è esattamente la serie adatta. Detto questo, ciò non
significa che la serie in sé non sia piacevole da vedere:
semplicemente riporta molti cliché.
Gli intrecci riguardanti gravidanza
nascoste, i triangoli amorosi, sono tutte tematiche molto
ricorrenti in tanti altri teen drama. Un elemento differente in
Xo,Kitty rispetto ad altre serie simili è la
ricerca di una qualche forma di collegamento con la madre defunta:
Kitty desidera conoscere la madre a modo suo, cercando di avere con
lei una sorta di contatto diretto, anche ora che non c’è più.
Un altro tema ricorrente nei vari
film e serie adolescenziali è il rapporto conflittuale con i
genitori. A questo proposito diventa molto interessante il paragone
tra la relazione tra Yuri e sua madre Jina e tra Kitty e suo padre:
mentre Jina opprime la figlia cercando di fare quello che crede che
sia meglio per lei, il padre di Kitty si dimostra sempre aperto al
dialogo, anche alla fine quando Kitty gli rivela una sua grande
scoperta di se.
In XO, Kitty si va
anche ad approfondire la cultura e la tradizione coreana. Questo si
nota sia in maniera indiretta dalla stessa scuola: qui si hanno
strutture nuove, futuristiche ma anche semplici, vengono garantiti
dei sobri dormitori anche agli studenti. Ed inoltre durante gli
episodi vengono narrate feste tradizionali coreane e viene data la
possibilità agli studenti della Kiss di esibirsi in balli tipici
nello spettacolo di fine anno.
Una serie LGBT friendly
Xo, Kitty porta
all’attenzione dello spettatore la comunità LGBT, attraverso vari
avvenimenti e personaggi. In particolare, si nota come questi
orientamenti sessuali vengano percepiti dalla cultura coreana,
ancora parzialmente chiusa sotto questo aspetto. La stessa Jina non
riesce ad accettare che la figlia sia lesbica, e Yuri sente di
dover nascondere la sua omosessualità dalla famiglia e dal mondo,
tanto da avere un finto fidanzato, Dae.
Un altro personaggio attraverso il
quale si può instaurare nel pubblico una certa riflessione sulla
scoperta che vivono gli adolescenti della propria sessualità
riguarda Kitty. Senza fare alcuno spoiler al lettore, si nota come
la protagonista riesca alla Kiss a conoscere meglio il proprio
orientamento sessuale e, di conseguenza, se stessa.
Dopo dieci emozionanti giorni di
proiezioni, conferenze, code, pioggia, star e red carpet, si è
conclusa l’edizione del Festival
di Cannes 2023, la numero 76 per
la kermesse francese. In un mondo del cinema che continua a
raccontare il mondo, a volte trasfigurandolo e altre volte
rendendolo a più chiaro a noi che ci viviamo dentro,
la giuria presieduta da Ruben Ostlund ha
dovuto scegliere i suoi vincitori.
Purtroppo nessuno degli italiani in
gara, ben tre, Alice Rohrwacher, Marco Bellocchio e
Nanni Moretti, ha portato a casa un premio.
In un illustre concorso
internazionale come quello del Festival
di Cannes, c’è anche spazio per un’opera prima:
Banel e Adama, della regista franco-senegalese
Ramata-Toulaye Sy. Il film, pur non convincendo
sotto ogni aspetto, è una delle sorprese di questa edizione del
Festival cinematografico.
Banel e Adama: l’amore nel Senegal delle regole
Un giovane appena entrato nell’età
adulta racconta una leggenda appresa durante l’iniziazione che lo
porterà alla carica di capo villaggio, ereditata dal padre e dal
fratello maggiore, entrambi morti prematuramente. Questa storia è
proprio come la coppia che dà il titolo al film: isolata, come se
fosse fuori dal mondo, ma governata da codici rigorosi.
Banel (Khady Mane) sposa
Adama (Mamadou Diallo) dopo la
morte del fratello maggiore, secondo una tradizione che obbliga le
donne a diventare le mogli di una famiglia, passando da un fratello
all’altro secondo i capricci della vita, ma anche della morte.
Queste regole così ferree e
imprescindibili che sostanziano la vita della comunità ci vengono
introdotte fin dall’inizio, con i due coniugi che si pongono come
ribelli in sfida alla tribù per la loro volontà di rifiutare titoli
e obblighi, e per il loro desiderio di costruirsi una vita lontano
dal villaggio. Banel rifiuta tutto, anche la
maternità, più in generale il suo destino di donna, condannata a
essere solo un grembo per perpetuare la stirpe dei capi a cui
appartiene Adama. Il piano dei due amanti è
chiarissimo: rifiutare il titolo di capo, costruire una casa alla
periferia del villaggio di sabbia e tentare di conquistare la
libertà tanto desiderata vivendo fuori dalla comunità.
Un viaggio tragico immerso nella superstizione
Molto interessante è una seconda
dimensione che Banel e Adama introduce: quella
della superstizione e del modo in cui i segni e il mondo vengono
interpretati alla luce dei divieti sfidati. Le case di sabbia sono
considerate maledette e le azioni di Adama
profanano la tradizione, portando siccità, morte e distruzione in
questa piccola e fragile area nella savana. Il susseguirsi di
problemi che intervengono, portando a un cambiamento
nell’atteggiamento del giovane marito, contribuirà a far
precipitare il film nella tragedia. Adama, che prima si ergeva con
orgoglio davanti ai genitori e ai coetanei, ora si inchina e
scompare gradualmente dalla vista di Banel. Lo
status quo e le tradizioni riprendono il controllo delle sue
azioni, con grande disperazione della donna che pensa solo a lui e
non vuole più aspettare di trasferirsi nella loro nuova casa.
L’impazienza si trasforma quasi in follia: Banel è pronta a fare
qualsiasi cosa pur di non adempiere ai ruoli assegnati dal suo
status di donna al servizio delle famiglie del
villaggio.
Una delle soprese di Cannes 76
Banel e Adama si
affida quasi esclusivamente alla sua estetica così precisa e alla
performance dell’attrice protagonista, Khady Mane,
luce dell’intera narrazione, del resto lineare e anche
programmatica. Molto complessa e decisamente femminista,
l’evoluzione della sua Banel è davvero interessante: con il
progredire della storia, diventa inquietante nel suo opporsi alle
tradizioni e alle convenzioni della comunità. Le usuali tappe del
viaggio dell’eroe – desiderio di fuga, seguito da una rinuncia e da
un esito fatale – non permettono al film di elevarsi al di sopra
della bellezza delle sue inquadrature. Perso nei suoi passaggi
sublimi, quasi da cartolina, Banel e Adama
dimentica di dare corpo alla sua storia e ai suoi personaggi, che
sono la sua ragion d’essere.
Girato interamente in lingua fulani,
Banel e Adama resta comunque una delle sorprese
del Festival
di Cannes 2023: anzitutto, in quanto unica opera prima
presentata in concorso, ma anche per la capacità della regista di
costruire un racconto tragico e sfruttare in maniera sapiente
l’estetica dei paesaggi africani per raccontare il viaggio
interiore dei suoi protagonisti. Certo, al film manca la profondità
e la portata emotiva che gli avrebbero permesso di andare oltre la
sua cornice ben definita, ma Banel e Adama non è
affatto un film fallimentare.
Celebre coppia del cinema italiano e
non solo, Bud Spencer e Terence Hill
hanno girato tra gli anni Settanta e Ottanta diversi film divenuti
popolarissimi a livello internazionale. Dal western Lo
chiamavano Trinità… fino al poliziesco Miami Supercops (I
poliziotti dell’8ª strada), passando per Pari e
dispari, Io sto con gli ippopotami, Chi trova un amico trova un
tesoro e tanti altri. Uno dei loro titoli più amati, da
grandi e piccoli, è però … altrimenti ci
arrabbiamo!, diretto nel 1974
da Marcello Fondato. Commedia d’azione,
questo vanta gag, battute e sequenze ancora oggi iconiche, tanto
note quanto omaggiate.
Pur se privo di particolari trovate
di regia o di messa in scena, … altrimenti ci arrabbiamo!
vanta numerose acrobazie, corse d’auto e, soprattutto, le celebri
scazzottate di cui Spencer e Hill erano grandi maestri. Il film si
affermò come il maggior successo economico tra tutti i film della
coppia e li consacrò a stelle del cinema mondiale. Prima di
intraprenderne una visione, però, sarà utile approfondire alcune
curiosità relative a questo. Qui sarà possibile ritrovare dettagli
relativi alla trama, al cast e a
molto altro ancora. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
… altrimenti ci
arrabbiamo!: la trama, il cast di attori e la dune buggy
Protagonisti del film sono
Ben e Kid, rispettivamente un
meccanico ed un camionista, accomunati dalla passione per le corse
automobilistiche. Da sempre amici ma rivali, i due si ritrovano a
vincere insieme una competizione, ottenendo come premio una
dune
buggy rossa con la capotte gialla nuova di zecca. L’agognata
vettura, però, viene distrutta nel momento in cui una banda di
sicari al servizio del Capo, mette a ferro e fuoco
il luna park dove i due amici si erano recati. In risposta a
quell’affronto, Ben e Kid decideranno di recarsi personalmente dal
responsabile dell’accaduto, richiedendogli come risarcimento
un’identica dune buggy. Se la loro volontà non verrà rispettata, si
arrabbieranno e non ci sarà pace per nessuno.
Come anticipato, ad interpretare Ben
e Kid vi sono rispettivamente Spencer e Hill. I due, come noto,
divertirono molto a realizzare questo film, apportandovi anche
proprie idee. Il celebre balbettìo effettuato da Spencer durante la
scena del coro dei pompieri, ad esempio, è una sua trovata. Accanto
a loro, nel ruolo del criminale noto come il Capo, vi è l’attore
inglese John Sharp, mentre il suo braccio destro
Attila è interpretato da Deogratias Huerta. Di
particolare rilievo, inoltre, è la presenza del film dell’attore
Donald Pleasence, nel ruolo del Dottore del Capo,
ma celebre in particolare per essere stato Sam Loomis nella saga di
Halloween. In ultimo, Manuel de Blas è il
killer Paganini, mentre Luis Barbero è il gentile
Geremia.
Protagonista del film è ovviamente
anche la dune buggy, qui assunta a pomo della discordia della
vicenda. Tale vettura, destinata alla marcia su sabbia, si
caratterizza per il suo aspetto sbarazzino, divenuta un simbolo del
divertimento estivo. In Italia le prime dune buggy apparvero sul
finire degli anni Sessanta, ma è stato proprio … altrimenti ci
arrabbiamo! ad averle rese popolarissime. Nella metà degli
anni Settanta, infatti, a Roma venne fondata dal pilota di
autocross Adriano Gatto la Puma s.r.l. con sede sulla via
Tiburtina, la quale iniziò a produrre una propria linea di dune
buggy molto simili al “Deserter”. Queste sono poi quelle
utilizzate all’interno del film.
… altrimenti ci
arrabbiamo!: dove è stato girato e la colonna sonora
Per quanto riguarda le location del
film, come anche altri film di Spencer e Hill, anche …
altrimenti ci arrabbiamo! è caratterizzato da località di
differenti paesi. Le scene con il luna park, ad esempio, sono state
girate a Madrid e più precisamente nei pressi dello Stadio Vicente
Calderòn. Sempre nella capitale spagnola, al numero 17 di Calle de
Postas, subito fuori da una porta di Plaza Mayor, si trova l’Hotel
“Petit Palace Posada del Peine”, la cui entrata rappresenta nel
film l’entrata del locale del Capo. La scena dell’inseguimento in
moto, invece, è stata girata nel Lazio, nel bosco di Manziana. La
scena iniziale di autocross è stata girata a Poggio San Romualdo,
una frazione di Fabriano, in provincia di Ancona.
Ad essersi occupati della colonna
sonora del film, invece, sono stati i fratelli
Guido e Maurizio De Angelis,
anche noti come fondatori del gruppo Oliver
Onions. In attività dal 1963, questi hanno firmato la
colonna sonora di diversi film di Spencer e Hill, ma anche di
innumerevoli altri titoli. Per … altrimenti ci
arrabbiamo!, in particolare, il gruppo compose il brano
DuneBuggy, utilizzato per ben sette volte nel
corso della pellicola. Come il film, anche questo conobbe un
estremo successo commerciale, rimanendo nella top ten per oltre
diciassette settimane e risultando il più venduto del 1974 in
Italia. Anche all’estero tale brano ottenne ampi riconoscimenti,
vantando una distribuzione estera in paesi come Cile, Messico,
Francia, Spagna, e Germania.
… altrimenti ci
arrabbiamo!: il remake, il trailer e dove vederlo in streaming
e in TV
Dopo anni di speculazioni, nel 2022
è arrivato al cinema un remake del film. Diretto dagli
YouNuts!, Altrimenti ci
arrabbiamo si propone in realtà più come un reboot che
come un vero e proprio remake, modificando alcuni particolari
dell’originale per dar vita ad un omaggio di quel cult. Ad
interpretare i due protagonisti, qui, sono gli attori
Edoardo Pesce ed Alessandro
Roja. Christian De Sica, invece,
compare nei panni del villain principale, mentre Alessandra
Mastronardi è Miriam, intrigante e pericolosa donna
che aiuterà i due protagonisti. Naturalmente, grande protagonista è
anche in questo caso la mitica dune buggy rossa con la capotte
gialla nuova di zecca.
È possibile fruire di …
altrimenti ci arrabbiamo! grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity+, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
27 maggio alle ore 21:25 sul canale
Rete 4.
Quando nel 2001 il film Shrek arrivò
nei cinema di tutto il mondo, l’animazione cinematografica cambiò
per sempre. Con l’uscita dei successivi tre sequel, quello di
Shrek diventa un vero e proprio fenomeno
globale, dando vita ad uno dei franchise animati più redditizi di
sempre. Grazie ai suoi numerosi riferimenti alla cultura di massa,
come anche l’utilizzo di una comicità scorretta e cinica, si è
affermato come un vero e proprio apri pista per i numerosi
imitatori venuti negli anni a seguire. Nel 2004 è dunque arrivato
al cinema il primo dei sequel, intitolato Shrek
2 e diretto da Andrew Adamson,
Kelly Asbury e Conrad Vernon.
Il celebre orco verde protagonista
del film è basato dell’omonimo libro illustrato del 1990 di
William Steig, poi riadattato per permettergli di
assumere i connotati richiesti dal mezzo cinematografico. Ulteriore
fonte di ispirazione per questo sequel è però stato anche il film
del 1967 Indovina chi viene a cena. Per questo nuovo
capitolo, inoltre, sono state sviluppate tecniche d’animazione
ancor più accurate, che hanno permesso al film di raggiungere un
livello successo in quanto a resa grafica. Ancor più del suo
predecessore, Shrek 2 si affermò poi come un autentico
successo, guadagnando oltre 900 milioni di dollari in tutto il
mondo.
Ad oggi, questo è il tredicesimo
film d’animazione dal maggior incasso di sempre, nonché il più
redditizio della sua serie. Seguito poi anche da Shrek
Terzo e da Shrek e vissero felici e contenti, rimane
uno dei preferiti del grande pubblico, che vi ritrovano tutti gli
elementi già visti nel precedente più diverse gradite novità. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Shrek 2: la trama del film
Dopo gli eventi del primo film,
Shrek e la principessa Fiona sono
ora felicemente sposati e si godono il loro viaggio di nozze. Al
loro ritorno, tuttavia, li aspetta la richiesta dei genitori di lei
di incontrare il principe che l’ha coraggiosamente salvata. I due
reali rimangono però sconvolti nello scoprire che la figlia abbia
deciso di non spezzare l’incantesimo che l’ha resa un’orchessa,
sposando per di più un vero orco. Da quel momento in poi, comincia
una vera e propria sfida piena di tensione tra Shrek e il
Re Harold.
Questi, che aveva sempre desiderato
che la figlia sposasse un vero principe, finisce con il chiedere
l’aiuto della Fata Madrina, la quale proverà in
tutti i modi a far finire il matrimonio della principessa per darla
invece in sposa a suo figlio, il vanitoso principe
Azzurro. La cosa si rivela però più complessa del
previsto, e così viene organizzato un piano per uccidere Shrek.
Reclutato a tal fine, il Gatto con gli stivali
finirà però con il diventare amico dell’orco, e li aiuterà nello
sventare i malvagi piani della Fata. Per Shrek sarà a questo punto
fondamentale dare ulteriore prova del suo valore, tanto per Fiona
quanto per i genitori di lei.
Shrek 2: i personaggi e i doppiatori del film
Una delle punte di diamante dei film
sono i numerosi celebri attori che si sono avvicendati nel
doppiaggio dei personaggi principali e più apprezzati della saga.
Voce originale dell’orco Shrek è il comico Mike
Myers. Questi, particolarmente legato al personaggio,
decise di conferire al personaggio un marcato accento scozzese.
Tale scelta è motivata dal fatto che questo gli ricordava il modo
in cui sua madre gli leggeva le favole. Iconico è poi il ruolo
svolto dall’attore Eddie
Murphy, il quale ha reso celebre il personaggio di
Ciuchino grazie alla propria interpretazione. Conclude il trio di
protagonisti la principessa Fiona, la quale sfoggia la voce
dell’attrice Cameron
Diaz.
I genitori di Fiona, re Harold e la
regina Lillian, hanno invece le voci dei celebri John
Cleese, membro dei Monty Python, e della premio Oscar
Julie Andrews.Antonio
Banderas è la voce di Gatto con gli stivali, e ha
doppiato il personaggio anche per le versioni in lingua spagnola
del film. Altri noti doppiatori sono Jennifer
Saunders per la Fata Madrina e il cantautore Tom
Waits per il personaggio di Capitan Uncino. Per il
doppiaggio italiano, invece, Renato Cecchetto, Nanni
Baldini e Selvaggia Quattrini sono le
voci di Shrek, Ciuchino e Fiona. Giorgio Lopez
doppia re Harold, mentre Francesco Prando è il
principe Azzurro. Massimo Rossi, infine, dà voce
al Gatto con gli stivali.
Shrek 2: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Shrek 2
è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Amazon Prime Video, Now e Tim
Vision. Per vederlo, basterà noleggiare il singolo film,
avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
27 maggio alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Nel 2000 al cinema esce il film
Final
Destination, primo capitolo di una
pentalogia che si è imposta come un cult sia per le sue tematiche,
legate alla predestinazione e all’inevitabilità della morte, quanto
per diverse sequenze entrate nell’immaginario collettivo. Diretto
da James Wong, noto anche come regista della serie
X-Files, il film ha conquistato da subito un grande
seguito di fan, che hanno reso tale pellicola sempre più celebre
nel corso degli anni. Dopo i primi due sequel, nel 2009 è poi
arrivato al cinema The Final Destination
3D (qui la recensione), diretto
stavolta da David R. Ellis, il quale aveva già
firmato la regia del secondo capitolo.
Dopo il successo di Final Destination 3,
per questo nuovo titolo della serie si decise di puntare sulla
tecnologia del 3D, in quel momento particolarmente diffusa e in
voga. Per il regista e i produttori, però, questa avrebbe dovuto
significativamente aggiungere qualcosa di nuovo al film e alla sua
storia, non fungendo dunque da mero effetto speciale per
sorprendere gli spettatori. Questa novità non impedì però al film
di essere accolto in modo piuttosto freddo dalla critica. Il
pubblico però premiò The Final Fantasy 3D, portandolo ad
un guadagno di circa 186 milioni di dollari.
Tale successo spinse poi a dar vita
ad un nuovo film, Final Destination 5, arrivato nel 2011.
Questo, però, è stato concepito e realizzato come un prequel al
primo capitolo della serie. Ciò rende di fatto The Final
Destination 3D l’ultimo titolo secondo la cronologia degli
eventi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Final Destination 3D:
la trama del film
Il film ha inizio durante una corsa
di auto, quando Nick O’Bannon ha una terribile
visione: per via di un incidente, quasi tutta l’arena sarà
distrutta uccidendo moltissime persone, tra cui lui, la sua
fidanzata Lori e i due amici Hunt
e Janet. Terrorizzato che ciò possa accadere
davvero, riesce a convincere i ragazzi del suo gruppo e qualche
altra persona a uscire. Non appena fuori, la tragedia che Nick
aveva previsto avviene davvero. Il gruppo di fortunati scampati
alla morte, però, si troverà ad aver soltanto ritardato ciò che è
inevitabile. Quella di Nick, infatti, è stata solo la prima di una
lunga serie di visioni sul destino dei sopravvissuti di quel
giorno.
Tra questi vi è
Carter, un uomo che voleva rientrare in arena per
salvare sua moglie, ma a cui George, la guardia,
lo ha impedito. Mosso dal desiderio di vendicarsi, questi muore
vittima del suo stesso piano. Il giorno seguente anche
Samantha, un’altra sopravvissuta, muore a causa di
un incidente quantomai impensabile e imprevedibile. A poco a poco,
dunque, la morte sembra trovare il modo di andare incontro a tutti
i superstiti al disastro dell’arena, nei modi più cruenti e
sanguinari possibili. Per Nick e i suoi amici, dunque, ha inizio
una sfida che non sembra poter essere vinta in alcun modo.
The Final Destination 3D:
il cast del film
Protagonista di questo capitolo, nel
ruolo di Nick O’Bannon, è l’attore Bobby Campo,
divenuto celebre proprio grazie a tale film ma noto anche per aver
interpretato Seth Branson nella serie tv Scream. Accanto a
lui, nel ruolo della fidanzata Lori Milligan vi è invece l’attrice
Shantel VanSanten, nota prevalentemente per le
serie One Tree Hill, The
Flash e Shooter. Gli amici di Nick, Hunt e Janet,
sono invece interpretati da Nick Zano e
Haley Webb. Il primo è noto per il ruolo di Vince
nella serie Le cose che amo di te, mentre la Webb è
celebre come Jennifer Blake in Teen Wolf.
Nel ruolo di George, la guardia
dell’arena dove si svolge la corsa d’auto di inizio film, vi è
l’attore Mykelti Williamson, divenuto estremamente
celebre per aver recitato nel ruolo di Bubba, l’amico afroamericano
di Forrest Gump nell’omonimo film. Samantha Lane è invece
interpretata da Krista Allen, conosciuta per serie
come Baywatch, Il tempo della nostra vita e A
proposito di Brian. Per questo stesso ruolo si era proposta
anche l’attrice Ashley Tisdale,
senza però riuscire ad ottenerlo. Infine, Carter Daniels è
interpretato da Justin Welborn.
The Final Destination 3D:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. TheFinal Destination 3D è infatti
disponibile nei cataloghi di Google Play, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 27
maggio alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Dopo oltre due mesi
dall’uscita nelle sale di John Wick:
Capitolo 4, il dirigente di Lionsgate Joe
Drake ha confermato che lo studio ha iniziato a lavorare
su John Wick: Capitolo 5, che è attualmente nelle
prime fasi di sviluppo.
Durante l’ultima chiamata sugli utili di Lionsgate (viaComicbook),
Drake ha parlato del futuro del franchise di successo, rivelando
che il team creativo ha altri tre progetti di John Wick in fase di sviluppo.
“Ora ci stiamo muovendo
attraverso quel franchise, non solo nello spazio dei videogiochi
AAA, ma osservando quale cadenza regolare degli spin-off, la
televisione fa davvero crescere quell’universo in modo che ci sia
una cadenza costante di un franchise che c’è un chiaro appetito dal
pubblico”, ha detto Drake. “Ciò che è ufficiale è
che, come sai, Ballerina è il primo spin-off che uscirà il prossimo
anno. Siamo in fase di sviluppo su altri tre, tra cui [John
Wick: Capitolo 5] e inclusa la serie televisiva, The
Continental, che andrà in onda presto. E così, stiamo
costruendo il mondo e quando arriveranno quei cinque film, sarà
organico – sarà cresciuto organicamente da come stiamo iniziando a
raccontare quelle storie. Ma puoi fare affidamento su una
cadenza regolare di John Wick.
Questa rivelazione di John
Wick: Capitolo 5 arriva dopo che il regista di
John Wick: Capitolo 4 Chad Stahelski ha confermato che
lui e la star principale Keanu Reeves non stanno sicuramente dicendo di
no all’opportunità di raccontare di più sulla storia dell’assassino
protagonista. Prima di questo, Stahelski aveva precedentemente
dichiarato che stavano pianificando di prendersi una pausa dal
franchise.
Il franchise di
John Wick raggiunge il miliardo di dollari
John Wick:
Capitolo 4 ha incassato in tutto il mondo oltre 428
milioni di dollari al botteghino, rendendolo il film di John Wick
con il maggior incasso. Questo risultato ha permesso al franchise
di raggiungere il miliardo di dollari al botteghino mondiale.
John Wick (Keanu
Reeves)
trova una via per sconfiggere la Grand Tavola. Ma prima di
guadagnare la libertà, Wick deve affrontare un nuovo nemico che ha
potenti alleanze in tutto il mondo e ha mezzi tali da tramutare
vecchi amici in nuovi nemici.
John Wick:
Capitolo 4 è stato diretto da Stahelski da una
sceneggiatura co-scritta da Shay Hatten e Michael Finch, che
subentrerà al creatore del franchise Derek
Kolstad. Il quarto episodio è interpretato da Reeves,
Lance Reddick, Ian McShane, Rina Sawayama, Shamier
Anderson, Bill Skarsgard, Clancy Brown, Hiroyuki Sanada e Donnie
Yen.
La produzione del prossimo film
MarvelThunderboltsche
avrà come protagonista un gruppo di cattivi nel Marvel
Cinematic Universe è stata sospesa. Secondo Deadline ,
la Marvel ha sospeso la produzione del
film. Questa sospensione arriva solo tre settimane prima
dell’inizio delle riprese che avrebbero dovuto partire ad
Atlanta. Secondo il rapporto, la produzione di Thunderbolts riprenderà
dopo la fine dello sciopero WGA. Questo è l’ultimo progetto
Marvel ad essere
ritardato, poiché in precedenza
abbiamo segnalato che la pre-produzione di Blade
era stata sospesa e la produzione della serie Wonder
ManDisney+ a Los Angeles era stata
interrotta.
Quando uscirà il film di Thunderbolts?
Thunderbolts era precedentemente
programmato per arrivare nelle sale il 26 luglio 2024, come parte
della Fase 5. A seconda della durata dello
sciopero, potrebbe perdere quella data ed essere ricollocato
altrove nel calendario del 2024. Tuttavia, non è stata ancora
annunciata una nuova data poiché la situazione è ancora in
divenire.
Durante il panel dei Marvel Studios al D23, il presidente dei
Marvel Studios Kevin
Feige ha svelato il roster di Thunderbolts il
cast è attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ Agente statunitense (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Harrison Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross, che potrebbe finire per trasformarsi in Red
Hulk. Nel cast sono stati annunciati anche Ayo
Edebiri, in un ruolo ancora non stato rivelato.
Thunderboltsuscirà
nelle sale il 26 luglio 2024. Jake Schreier (Robot and Frank,
Dave) dirigerà Thunderbolts,
che si baserà su una sceneggiatore scritta dallo
sceneggiatore di Black Widow Eric Pearson.