La nuova serie originale
Disney+, Il mistero
dei templari – La serie prodotta Disney Branded
Television prodotta da ABC Signature per Disney+ proseguirà poi ogni mercoledì con un nuovo episodio a settimana.
Il mistero dei templari – La serie, quando esce
e
Disney+, Il mistero
dei templari – La serie in streaming debutterà il 14
dicembre sulla piattaforma streaming con i primi due episodi.
Il mistero dei templari – La serie, la trama e il
cast
La vita di Jess Valenzuela
(Lisette Olivera) viene stravolta quando un
enigmatico sconosciuto le dà un indizio su un tesoro secolare che
potrebbe essere collegato a suo padre, morto da tempo. Jess ha un
talento per risolvere gli enigmi e la sua abilità viene messa alla
prova quando lei e i suoi amici seguono una serie di indizi
nascosti in manufatti e monumenti americani. Ma riuscirà Jess a
superare in astuzia un trafficante di antichità del mercato nero in
una corsa per trovare il più grande tesoro perduto della storia e
scoprire la verità sul passato della sua famiglia?
Oltre a Lisette Olivera, la serie è
interpretata da Zuri Reed (Flatbush Misdemeanors) nel
ruolo di Tasha, l’amica di Jess che si unisce alla caccia al tesoro
e che sarà costretta a riconsiderare il suo modo di pensare per
aiutare la sua migliore amica; Antonio Cipriano (Jagged Little
Pill a Broadway) nei panni di Oren, un simpatico ma
egocentrico imbranato con una conoscenza enciclopedica delle teorie
cospirative che cerca di riconquistare l’affetto di Tasha; Jordan
Rodrigues (Lady
Bird) nel ruolo di Ethan, il migliore amico d’infanzia di
Jess di cui è innamorato sin dal giorno in cui si sono conosciuti;
Jake Austin Walker (Rectify) nei panni di Liam, un
musicista in difficoltà che piace a tutti, sempre con il dente
avvelenato, che proviene da una lunga stirpe di cacciatori di
tesori; Catherine Zeta-Jones (Chicago) nel
ruolo di Billie, una miliardaria tosta, esperta di antichità
sul mercato nero e cacciatrice di tesori che vive secondo il
proprio codice; e Lyndon Smith (Parenthood) nei panni
dell’agente dell’FBI Ross, un investigatore ostinato che si rende
conto che una cospirazione più grande è in atto. Inoltre,
Harvey Keitel (Pulp
Fiction), che ha interpretato Peter Sadusky nel franchise
cinematografico de Il mistero dei Templari, si unisce al cast della serie
come guest star nello stesso ruolo. Jerry Bruckheimer,
Cormac e Marianne Wibberley, Jonathan Littman e KristieAnne Reed
sono gli executive producer della serie insieme a Rick Muirragui,
che è anche sceneggiatore. Anche Jon Turteltaub è executive
producer. Mira Nair è regista ed executive producer.
L’attore Jonathan
Majors è impegnato tra cinema e televisione solo da pochi
anni, ma è già diventato un nome estremamente popolare grazie alla
sua partecipazione a progetti di alto profilo. Ora che è stato
scelto come prossimo grande cattivo del Marvel Cinematic Universe, la sua
popolarità è destinata a crescere negli anni e sempre più egli avrà
modo di dar prova di tutto il suo talento.
2. Ha preso parte ad alcune
serie TV. Oltre a recitare per il cinema, Majors è apparso
anche in alcune serie TV di particolare popolarità. Ha infatti
recitato in When We Rise (2017) ed è poi stato tra i
protagonisti della serie horror Lovecraft Country – La terra dei
demoni (2020). Nel 2021 ha invece recitato nell’ultimo
episodio della serie Marvel Loki, dedicata al celebre dio
dell’inganno e con protagonista Tom
Hiddleston.
3. È anche
produttore. Majors non si sta interessando solo di
recitazione, ma anche di produzione. Prossimamente, infatti, egli
ricoprirà il ruolo di produttore esecutivo per i film The Man
in My Basement e Magazine Dreams, nei quali comparirà
naturalmente anche come attore. Majors sta dunque dimostrando di
volersi occupare sempre di più di cinema a 360°, sostenendo
attivamente i progetti che lo vedono coinvolto e nei quali crede di
più.
Jonathan Majors è Kang nel Marvel
Cinematic Universe
4. È entusiasta del
ruolo. Come noto, Majors interpreterà Kang il
Conquistatore nella Saga del Multiverso della Marvel. Dopo
essere comparso in Loki, egli sarà presente anche in
Ant-Man and the Wasp: Quantumania e in Avengers: The Kang
Dynasty. L’attore si è detto entusiasta di poter dar vita
a tale personaggio e in particolare di interpretare un cattivo
tanto complesso e pericoloso. Sarà lui il grande protagonista delle
prossime fasi dell’MCU e l’attore si sente particolarmente
gratificato dal ruolo assegnatogli.
5. Si sta sottoponendo ad un
duro allenamento. L’attore ha affermato che l’aspetto più
difficile del dover interpretare Kang è il dover raggiungere una
forma fisica impeccabile. Per rendere minaccioso il personaggio,
Majors si sta infatti sottoponendo ad un durissimo allenamento
fisico fatto di ore ed ore in palestra ed una rigida dieta a base
di pollo, tacchino e riso. Stando a quanto svelato da alcune foto,
l’attore sta però riuscendo nell’intento di metter su una massa
muscolare incredibile, che renderà Kang ancor più pericoloso.
Jonathan Majors in Loki
6. Ha tenuto nascosto il suo
coinvolgimento nella serie. Come noto a chi ha visto la
serie Loki, l’attore compare nell’ultimo episodio nei
panni di Colui Che Rimane, una delle varianti di Kang il
Conquistatore. Benché ci fossero molte teorie sul coinvolgimento
del personaggio nella serie, Majors è riuscito a mantenere il
segreto sulla propria partecipazione fino all’ultimo. L’attore ha
infatti affermato di non parlare molto con le persone e di tenere
sempre un profilo basso nel proprio quotidiano. Ciò gli ha permesso
di preservare il segreto e l’effetto sorpresa.
Jonathan Majors in Creed 3
7. Sarà l’avversario del
protagonista. Nel nuovo capitolo della serie di film
spin-off della saga di Rocky, dove Michael B. Jordan interpreta
Adonis Creed, figlio di Apollo, Majors interpreta Anderson Dame, ex
amico di Adonis in cerca di riscatto. Parlando del personaggio,
l’attore ha anticipato che sarà un’antagonista molto umano e che
sarà difficile per gli spettatori odiarlo proprio per via del suo
difficile vissuto e il suo desiderio di riscatto. Majors ha poi
affermato di essersi affezionato molto al personaggio e di
considerarlo tra i suoi preferiti di sempre.
Jonathan Majors non è su Instagram
8. Non possiede un
account. Cercando l’attore su Instagram si potrà notare
come egli non possieda alcun account. Majors ha infatti confermato
di non avere profili ufficiali sul noto social network, preferendo
per ora non condividere le proprie attività su di esso. Come noto,
l’attore ci tiene ad essere quanto più riservato possibile e non
sembra intenzionato a gestire anche le responsabilità di un account
su Instagram. Tuttavia è possibile seguire alcune fan page molto
attive nel condividere novità legate unicamente alla sua vita
professionale.
Jonathan Majors: chi è la sua
fidanzata
8. È molto
riservato. Come anticipato, Major è molto riservato circa
la sua vita al di fuori del set e non è solito condividere
particolari a riguardo. Non è dunque noto se attualmente egli sia
più o meno impegnato in una relazione. L’attore ha però rivelato di
aver una figlia di 9 anni, ma non ha svelato chi sia la madre della
bambina né se abbia ancora una frequentazione sentimentale con tale
donna. Majors si è però detto molto attento alla formazione della
figlia, seguendola passo passo affinché possa crescere come una
persona responsabile e attenta alle dinamiche del mondo.
Jonathan Majors: età, altezza e fisico dell’attore
10. Jonathan Majors è nato a
Lompoc, California, Stati Uniti, il 7 settembre del 1989.
L’attore è alto complessivamente 1,83 metri. L’attore è inoltre
noto per il suo fisico particolarmente possente, atletico e
muscoloso, sfoggiato nel corso di alcuni servizi fotografici e per
la preparazione ai film Creed III e Ant-Man and the
Wasp: Quantumani.
È stato diffuso il primo poster di
Bussano
alla Porta (Knock At The Cabin), il nuovo
film di M. Night Shyamalan che arriverà nelle
sale italiane il prossimo 2 febbraio 2023, distribuito da
Universal. Eccolo:
Mentre sono in vacanza in una
baita isolata, una bambina e i suoi genitori vengono presi in
ostaggio da quattro sconosciuti armati che chiedono alla famiglia
di compiere una scelta impensabile per evitare l’apocalisse. Con un
accesso limitato al mondo esterno, la famiglia deve decidere in
cosa credere prima che tutto sia perduto.
Prodotto dal visionario regista
M. Night Shyamalan, Bussano alla Portaè
interpretato da
Dave Bautista (Dune,
Guardiani della Galassia), dal candidato al Tony Award e
all’Emmy Jonathan Groff (Hamilton, Mindhunter), da
Ben Aldridge (Pennyworth,
Fleabag), dalla candidata al BAFTA Nikki
Amuka-Bird (Persuasione, Old), dall’attrice esordiente
Kristen Cui, da Abby Quinn
(Piccole donne, Landline) e da
Rupert Grint (Servant,
la saga di
Harry Potter).
Universal Pictures presenta una
produzione Blinding Edge Pictures, in associazione con FilmNation
Features e Wishmore Entertainment, Bussano
alla Porta (Knock At The Cabin) un film di
M. Night Shyamalan. La sceneggiatura è di
M. Night Shyamalan e Steve Desmond & Michael
Sherman, basata sul bestseller nazionale “The Cabin at the End of
the World” di Paul Tremblay. Il film è diretto da M. Night
Shyamalan e prodotto da M. Night Shyamalan,
Marc Bienstock (Split, Glass) e Ashwin
Rajan (Servant, Glass). I produttori
esecutivi sono Steven Schneider, Christos V. Konstantakopoulos e
Ashley Fox.
Deadline riporta che
Studiocanal produrrà un adattamento live-action della serie di
Hugo PrattCorto Maltese, con
Frank Miller che firmerà il progetto in veste
di creatore, sceneggiatore e produttore esecutivo. In
collaborazione con Canal+, Studiocanal svilupperà sei episodi della
durata di un’ora.
L’EP della serie è Jemma
Rodgers (The Railway Children Return), insieme a Silenn
Thomas, l’ultimo dei quali è CEO di Frank Miller
Ink. La supervisione degli effetti visivi è Phil
Tippett, il cui lavoro include i franchise di
Star
Wars e Jurassic Park e
Willow. Studiocanal EVP Global Production Ron
Halpern e Executive Managing Director TV Francoise Guyonnet
supervisioneranno per lo studio.
Hugo Pratt ha
lanciato la serie nel 1967. Maltese è un audace capitano di mare le
cui avventure si sono svolte nella prima parte del 20° secolo. Il
racconto d’avventura riccamente disegnato fondeva fantasia e realtà
mentre Maltese entrava in contatto con alcuni dei personaggi più
influenti della letteratura – Jack London, Ernest Hemingway, Butch
Cassidy – mentre attraversava mari e oceani.
Frank Miller, che ha co-diretto con
Robert Rodriguez i primi due film di Sin
City, e i cui fumetti e graphic novel includono
300,
The Dark Knight Returns Batman: Year One e
Daredevil: Born Again, quest’anno ha lanciato un
nuovo banner editoriale, Frank Miller
Presents.
“Ho scoperto Corto Maltese per
la prima volta leggendo i libri al Forbidden Planet di New York da
giovane”, ha detto Miller. “Poi durante i miei viaggi, ho
studiato e scoperto un’edizione in un’edicola a Roma. L’opera
d’arte era così espressiva e così audace che è saltata fuori dalla
carta da giornale. Mi ha spazzato via. Era pieno di magia e
avventura romantica. Maltese è un mascalzone che potrebbe parlare
con gli dei. Per me ha mostrato il potere del fumetto in cui il
linguaggio non è una grande barriera. Da allora sono un fan di
Corto Maltese. Questo è il viaggio dell’eroe nella sua forma più
classica, e non potrei essere più onorato di contribuire a portare
in questa serie il romanticismo, l’eroismo e il misticismo di fondo
della creazione di Pratt”.
Patrizia Zanotti,
stretta collaboratrice di Pratt, ha affermato che c’era un alto
livello di rispetto per Miller e le sue opere da parte del creatore
di Corto Maltese, scomparso nel 1996. “Hugo
Pratt ha apprezzato il lavoro di Frank Miller fin dall’inizio,
tanto che lo ha pubblicato sulla rivista Corto Maltese nel 1988.
Pratt come Miller sono studenti del fumetto classico americano come
Milton Caniff con il loro uso di ombre, inchiostri drammatici e
pennellate audaci. Chi meglio di Frank Miller per reinterpretare il
mondo di Hugo Pratt dopo tutti i personaggi e i mondi che il
leggendario creatore ci ha portato? Pratt sarebbe entusiasta di
vedere rivivere il suo personaggio Corto Maltese attraverso un
autore che ha la straordinaria capacità di portare avanti miti
senza tempo presentando personaggi iconici alle nuove generazioni.
Pratt ha detto attraverso uno dei suoi personaggi che “nulla è
scritto che non possa essere riscritto”.
Arthouse, label di I
Wonder Pictures dedicato al cinema più autoriale e innovativo,
porta in sala dal 22 dicembre il film Vincitore del Premio
della Giuria al Festival di Cannes, Eo del
regista polacco Jerzy Skolimowski, già vincitore a Cannes
del Premio alla Miglior Sceneggiatura con Moonlighting, e a
Venezia del Gran Premio della Giuria con Essential
Killing.
Presentato Fuori Concorso alla
40esima edizione del Torino Film Festival, Eorilegge
un classico di Bresson, Au hasard Balthazar, e mettendosi
nella testa di un asino – animale intelligente e sensibile,
costretto allo spettacolo dell’umana violenza e dell’umana
insensatezza – ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri.
Attraverso gli occhi e le vicissitudini di Eo, Skolimowski
mette in scena un inedito ritratto delle relazioni sociali e
dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno.
Eo, la trama
Vincitore del Premio della Giuria
a Cannes, e selezionato per rappresentare la Polonia agli Oscar, è
la storia di un asino di nome EO, che liberato da un circo polacco
inizia un viaggio attraverso l’Europa fino a giungere in Italia,
incontrando e conoscendo le gioie e i dolori dell’umanità più
varia. Una versione poetica, tenera, dolceamara e profondamente
umanista di un “road movie”, un ritratto delle relazioni sociali e
dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno, che ci aiuta a
estendere i confini della nostra empatia. L’ottantacinquenne Jerzy
Skolimowski, in una rilettura di un classico di Bresson, ci porta
dentro la testa dell’asino, animale intelligente, caparbio e
sensibile, costretto allo spettacolo dell’umana insensatezza, e ne
visualizza i pensieri, gli amori, i ricordi, i desideri.
Leone Film Group e
Rai Cinema presentano il poster italiano e le nuove immagini di
The
Fabelmansdi
Steven Spielberg che, dopo il
debutto nelle sale americane, si conferma uno dei film più attesi
della stagione cinematografica.
The Fabelmans è il nuovo film del regista
quattro volte Premio Oscar Steven Spielberg – un’ icona nella
storia del cinema – e la sua opera più intima e personale in cui
per la prima volta mette in scena la sua vita, la sua famiglia, i
suoi sogni, in un racconto di formazione appassionante e
universale.
(from left) Sammy Fabelman
(Gabriel LaBelle), Mitzi Fabelman (Michelle Williams), Burt
Fabelman (Paul Dano), Natalie Fabelman (Keeley Karsten), Reggie
Fabelman (Julia Butters) and Lisa Fabelman (Sophia Kopera) in The
Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven
Spielberg.
Sammy Fabelman (Gabriel
LaBelle) in The Fabelmans, co-written and directed by Steven
Spielberg.
Gabriel LaBelle as Sammy
Fabelman in The Fabelmans, co-written, produced and directed by
Steven Spielberg.
Il film, che ha già
vintoil Premio del Pubblico al Festival di
Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar®
Michelle Williams, Paul Dano, Seth
Rogen, Gabriel LaBelle e dal candidato all’Oscar® Judd Hirsch,
con le musiche del premio Oscar® John Williams, la fotografia del
premio Oscar® Janusz Kaminski e il montaggio dei premi Oscar®
Michael Kahn e Sarah Broshar.
Prodotto da Amblin
Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia
Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e sarà al cinema
dal 22 dicembre con 01 Distribution.
Da quando ha assunto il ruolo di
capo dei DC Studios, James Gunn ha accennato sui social a progetti
di diversi eroi che potrebbero apparire nel futuro del DCU. Negli
ultimi anni la popolarità dei film prodotti dai DC Studios è stata
in calo, tanto che il contorto e disordinato DCEU
è stato ribattezzato DCU,
probabilmente influenzato dal MCU dei Marvels Studios,
con il regista di Suicide SquadJames Gunn al timone. La nuova direzione dello
studio mira a costruire una storia coerente per il franchise e a
farlo progredire ottimamente, introducendo nuovi personaggi e
consolidando quelli già affermati dell’ormai defunto
DCEU, tra cui Superman e
Batman.
James Gunn, insieme al co-CEO Peter
Safran, ha assunto questo nuovo incarico il 1° novembre
2022, ripromettendosi di portare lo studio in una nuova direzione e
di iniziare a far crescere la domanda di progetti DC. Da allora,
Gunn è stato molto attivo sui social media
postando immagini di alcuni personaggi DC Comics meno noti,
sollevando domande su chi potrebbe potenzialmente arrivare sul
grande schermo nelle future proprietà del DCU.
Deadman
Il primo messaggio di
James Gunn risale al 31 ottobre 2022, un
giorno prima della sua nomina a co-CEO. Il tweet conteneva
un’immagine di Deadman e Gunn
augurava ai suoi follower buon Halloween. Deadman è un personaggio
oscuro della DC Comics, un ex trapezista di nome Boston
Brand che è diventato un fantasma dopo essere stato ucciso
da una figura nota come Hood. Il dio indù
Rama Kushna dona al fantasma di Deadman la
capacità di possedere qualsiasi essere vivente, con l’obiettivo di
trovare il suo assassino e cercare vendetta. Negli ultimi anni,
Deadman è apparso come membro della Justice League Dark, suggerendo che questa
potrebbe essere la prossima tappa del nuovo DCU di
Gunn.
Nel 2020 è stato annunciato che
Warner Media e Bad Robot stavano collaborando a un universo
cinematografico e televisivo della Justice League
Dark e, nell’aprile dello stesso anno, è stato confermato
che J.J. Abrams sarà il produttore esecutivo di
una serie televisiva con i personaggi della Justice League Dark. Se
questa serie andrà avanti per i DC Studios sotto la supervisione di
Gunn, potrebbe essere il modo perfetto per espandere
il roster di eroi del DCU e sviluppare
avventure su scala ridotta che hanno funzionato molto bene nei casi
di Moon Knight, Daredevil e
Hawkeye dei Marvel Studios: Born Again e Hawkeye.
Distogliere l’attenzione dagli eroi mainstream del repertorio DC
potrebbe essere la mossa migliore.
Probabilmente uno dei personaggi più
noti di tutti i media sui supereroi è Superman, un
alieno proveniente dal pianeta Krypton che è cresciuto sulla Terra
e ha sviluppato notevoli capacità sovrumane, tra cui una maggiore
forza, pelle impenetrabile, la visione laser e il volo. Superman è
stato fatto morire al cinema, più recentemente è stato interpretato
da Henry Cavill nei film DC Man of
Steel, Batman v. Superman: Dawn of
Justice e Justice League, oltre a una
breve apparizione durante la scena mid-credits di Black
Adam. Nonostante sia ancora molto popolare, la
versione di Clark Kent interpretata da Cavill ha
suscitato forti polemiche con l’evoluzione del personaggio, per cui
è necessario un cambiamento sotto la nuova direzione di
Gunn.
La creatività dei DC Studios, ora
guidati da James Gunn, potrebbe essere un’ottima spinta
per il Superman di Cavill, per
fare emergere un lato più leggero del personaggio, simile a quelli
presenti negli altri progetti di Gunn,
Suicide Squad e Guardiani della
Galassia. Cavill stesso ha lasciato intendere che la sua
apparizione alla fine di Black Adam sarà l’inizio di alcuni grandi
cambiamenti per il personaggio, e il fatto che James Gunn abbia twittato un’immagine del
famoso eroe nel suo primo giorno di lavoro suggerisce che non si
sta sottraendo dal concentrarsi sul celebre personaggio a un
livello più personale.
Lobo
Risposta della DC Comics
agli antieroi della Marvel come Cable,
Wolverine e The Punisher,
Lobo è una parodia sopra le righe di un cacciatore
di taglie e mercenario interstellare, nato sul pianeta Czarnia, che
negli anni ’90 è diventato un eroe molto popolare per la casa
editrice. Un film incentrato su Lobo era in fase di sviluppo presso
la DC dal 2009, con nomi del calibro di Guy
Ritchie e Michael Bay alla regia, ma il
film non è mai riuscito a diventare realtà. Ora, però, sappiamo che
James Gunn ha accennato al personaggio, con
tanto di didascalia “felice di essere qui”, il che potrebbe
suggerire che l’introduzione del personaggio è più vicina del
previsto.
Lobo sembra certamente il
personaggio perfetto per essere rielaborato da James Gunn, regista che ha portato con
successo i personaggi più spiritosi e divertenti alla super
celebrità, sia ai Marvel Studios che alla DC. Nel corso degli anni,
molti grandi nomi hanno espresso il loro interesse per il
personaggio, tra cui Jeffrey Dean Morgan di
The Walking Dead, Dave Bautista
in un passaggio dai Marvel Studios e persino Jason Momoa di Aquaman in un confuso colpo di
scena. Momoa ha sicuramente l’aspetto giusto, ma affidargli anche
questo ruolo potrebbe rendere il pubblico confuso, a meno che
Aquaman non venga reinserito nel nuovo
DCU.
Mister Terrific
Questo tease di James Gunn è stato probabilmente uno dei post
più banali, dal momento che ha semplicemente postato l’immagine di
Mister Terrific della DC Comics senza alcuna
didascalia. Nei fumetti, Michael Holt è il secondo
personaggio ad assumere il mantello di Mister Terrific, un uomo con
una memoria eidetica e un intelletto geniale che, grazie alla sua
misteriosa maschera, è reso invisibile a qualsiasi tipo di
tecnologia. Essendo un personaggio meno conosciuto, Mister Terrific
sarebbe il fulcro perfetto per la nuova direzione di James Gunn per i DC Studios, soprattutto
perché è abituato a portare alla ribalta personaggi
sconosciuti.
Una versione di Mister Terrific è stata precedentemente
interpretata da Echo Kellum nella serie Arrowverse
della CW, Arrow, anche se questo personaggio è
stato rinominato Curtis Holt e adattato
leggermente per adattarsi meglio al tono della serie. Una versione
di Michael Holt di Mister
Terrific non ha mai avuto un ruolo da protagonista nel
live-action, il che suggerisce che James Gunn potrebbe essere più che mai
determinato a mettere questo straordinario eroe sotto i riflettori.
Holt diventerà il presidente della Justice Society of
America, il che significa che è un personaggio importante
e che merita sicuramente un po’ di tempo sullo schermo nel nuovo
DCU di
Gunn.
Jonah Hex
Jonah Hex
ha avuto una carriera nel live-action superiore a quella di
chiunque altro (eccetto Superman) a cui James Gunn si è riferito su Twitter. Da quando
Josh Brolin lo ha interpretato nel film del
2010, Jonah Hex, è apparso come personaggio in DC’s Legends
of Tomorrow e ha avuto una lunga carriera nei progetti di
animazione DC. Il 16 novembre 2022, James
Gunn ha postato un’immagine di Hex per celebrare il 50°
anniversario del personaggio nei fumetti DC; oltre a celebrarne
l’icona, pensiamo che Gunn abbia suggerito che un altro adattamento
di Hex potrebbe essere in programma nel prossimo futuro.
Jonah Hex è un
personaggio incredibilmente ricco di materiale da cui attingere e,
se adattato nel nuovo DCU, il
cinico cacciatore di taglie potrebbe rifondare il nuovo franchise
con alcuni progetti più grintosi. È noto che James Gunn sia un grande fan dei film western,
quindi è probabile che questo burbero cowboy possa arrivare presto
sul grande schermo. In definitiva, il fatto che James Gunn sia
stato incredibilmente attivo sui social media non può che essere
una buona notizia per i DC Studios: sta cercando di far parlare di
sé e di suscitare entusiasmo per le nuove storie del DCU.
La star di Love Actually, Hugh Grant, dice che non voleva fare la sua
ormai famosa scena di ballo nel film di Richard
Curtis. Il classico film di Natale Love Actually ha debuttato nel 2003, con un
cast stellare che comprende Emma Thompson, Alan Rickman,
Liam Neeson e Grant. Diretto da
Richard Curtis, la commedia romantica segue nove
storie d’amore interconnesse di varia natura: alcune romantiche,
altre familiari e altre platoniche. La trama di Grant nel film vede
l’attore nei panni di David,
un neoeletto Primo Ministro del Regno Unito, che sviluppa
un’attrazione per un membro del suo staff, Natalie (Martine
McCutcheon).
Mentre David si adatta al suo nuovo
ruolo, ottiene una grande vittoria sia personalmente che
professionalmente resistendo al Presidente degli Stati Uniti
(Billy Bob Thornton) durante un discorso
entusiasmante al suo popolo e agli uomini del Presidente. Più tardi
quella notte, una stazione radio trasmette “Jump” delle
Pointer Sisters in suo onore, e David balla in un
momento dolce e sciocco che da allora è diventato sinonimo del
film. Durante un’apparizione in The Laughter & Secrets of Love
Actually: 20 Years Later con ABC News (tramite Deadline), Curtis e Grant
discutono della scena della danza del Primo Ministro, rivelando la
riluttanza di Grant a filmarla nonostante fosse sotto “una
ghigliottina contrattuale“. Ha detto Hugh Grant: “L’ho visto nella
sceneggiatura e ho pensato: ‘Beh, odierò farlo. Non mi piaceva
affatto fare il ballo, figuriamoci provarlo… E fino ad oggi, ci
sono molte persone, e sono d’accordo con loro, che pensano che sia
la scena più straziante mai affidata alla celluloide. Ma poi ad
alcune persone piace.”
Da parte di chi scrive ringraziamo
Hugh Grant per essere comunque riuscito a
girare quella scena che è ormai a tutti gli effetti un piccolo
culto.
La star di Logan –
The Wolverine,
Dafne Keen, condivide il consiglio che Hugh Jackman le ha dato sul set del film
degli X-Men. Jackman ha fatto il suo debutto come
Wolverine nel film X-Men del 2000 e ha continuato
a riprendere il ruolo nove volte in quasi due decenni, ponendo
effettivamente fine alla corsa del suo personaggio con Logan del
2017 (anche se tornerà e farà il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe in
Deadpool 3).
Logan
rappresenta il punto più alto del franchise, al momento, e si
concentra su una storia più oscura e dai toni cupi in cui un
Wolverine ormai vecchio ha come missione quella di proteggere il
giovane
mutante X-23, nota anche come Laura (Keen) e portarla al
sicuro. Il film ha visto il debutto di Keen come clone/figlia
biologica di Logan e
ha creato un futuro più ampio per il suo personaggio come
successore di Logan dopo
la sua morte.
Dopo aver fatto il suo debutto
cinematografico in Logan –
The Wolverine,Dafne Keen ha continuato a recitare nel
ruolo di Lyra nella serie fantasy acclamata dalla critica di
HBO MaxHis Dark Materials e
apparirà nella prossima serie di Star
Wars
The Acolyte. Durante una conversazione con Marie Claire, Keen ha parlato
della pletora di consigli che ha ricevuto durante le riprese di
Logan, sia da Hugh Jackman che dal regista
James Mangold. Uno dei consigli chiave di Jackman
per Keen è stato quello di trattare la troupe “allo stesso modo”
mentre era sul set.
“Hugh Jackman è stato
fantastico come numero uno sul set nell’insegnarmi come trattare la
troupe. Era la persona più brillante con la troupe, mi ha insegnato
quanto la distanza tra il cast e la troupe sia sbagliata e che
tutti devono essere trattati allo stesso modo. Era vicino a tutti i
membri dell’equipaggio, conosceva i nomi di tutti e comprava i
biglietti della lotteria ogni settimana. Ho imparato le basi da lui
e mi sento molto fortunata per il fatto che me l’abbia insegnato
lui”.
Guardiani della Galassia Holiday Special ha un
Easter Egg di Eternals che rovina inconsapevolmente uno
dei più grandi cliffhanger di Fase 4 del MCU. Il riferimento che
vediamo nello Speciale Natalizio è uno strano passo falso per un
franchise così ossessionato dai dettagli. Il penultimo film
Marvel di James
Gunn (a meno che non sfidi le aspettative e ritorni
nonostante il suo ruolo di leader nella DCU) è un regalo festivo, un mix tipico di cuore
e risate. Contiene anche importanti rivelazioni per
Guardiani della Galassia Vol. 3, inclusa la
rivelazione che Mantis è la sorella di Star-Lord e quali sono i
poteri di Cosmo il Cane Spaziale.
Mentre il secondo speciale Marvel
(dopo Werewolf By Night) è considerata un bonus per
l’MCU principale, James Gunn ha confermato che
Guardiani della Galassia Holiday Special è
canonico e deve essere guardato prima del Vol 3.
Questo status canonico rende il fatto che un dettaglio sullo sfondo
confermi la presenza di Kingo sulla Terra particolarmente confuso.
Potrebbe essere solo un Easter Egg, ma l’apparizione fugace di
Kingo suggerisce che sia sopravvissuto al rapimento di Arishem
negli ultimi momenti di Eternals e la Terra deve
aver superato il minaccioso giudizio del Celestiale.
In Guardiani della Galassia Holiday Special,
Mantis e Drax vengono inizialmente ostacolati nel loro tentativo di
trovare e rapire Kevin Bacon, e si distraggono con
superalcolici e balli. Mentre camminano verso una discoteca,
all’angolo tra Cherokee Avenue e Hollywood Boulevard appare un
poster di uno spettacolo natalizio – chiamato Kingo’s
Christmas – che suggerisce il controverso il destino
dell’eroe interpretato da Kumail Nanjiani dopo la fine di
Eternals è già assicurato.
L’unica altra menzione di Kingo è
arrivata in Ms Marvel, in cui è stato citato solo
come attore di Bollywood, e non come supereroe (una curiosa svista
se la sua vera identità fosse nota). In altre parole,
Kingo’s Christmas non può essere la
pubblicità di uno spettacolo più vecchio che viene riprodotto come
registrazione per capitalizzare la sua fama. Dal design del poster,
sembra anche chiaro che stia pubblicizzando uno spettacolo teatrale
individuale.
Se Kingo è tornato sulla Terra nel
2025 (quando probabilmente è ambientato Guardiani della Galassia Holiday Special),
sappiamo già che Arishem ha liberato lui e i suoi compagni fatti
prigionieri alla fine di Eternals. Il Celestiale
rapisce Sersi, Phastos e Kingo per esaminare i loro ricordi e
giudicare la Terra, presumibilmente alla Forgia del Mondo. Affinché
sia possibile che Kingo si esibisca nel suo spettacolo di Natale,
deve essere implicito che l’eroe è stato rimandato sulla Terra.
Anche se il giudizio di Arishem non è completo, il Celestiale
apparentemente non ha punito Kingo per il tradimento degli Eterni e
per aver ostacolato l’Emersione. Staremo a vedere come si risolverà
questo piccolo dettaglio che confonde non poco le idee.
Cinque adolescenti
durante un party giocano con un’intelligenza artificiale che
sorteggia sfide pericolose: la più estrema di tutte li costringerà
ad abbandonare la propria innocenza. Sarà nei cinema dal 28
novembre Space Monkeys, lungometraggio d’esordio di
Aldo Iuliano, già vincitore del Globo d’Oro e di
numerosi premi internazionali per il cortometraggio
Penalty.
Prodotto da
Andrette Lo Conte per Freak
Factory con Rai Cinema, con il contributo
di Regione Calabria e Calabria Film Commission, ha
come protagonisti Souad Arsane (attrice
francese rivelazione ai César 2019), Amanda
Campana (“Summertime”), Riccardo
Mandolini ( “Baby”), Ambrosia
Caldarelli (“Circeo”), Haroun
Fall (“Zero”).
La fotografia è di
Daniele Ciprì, il montaggio di Marco
Spoletini, le musiche di Enrico Melozzi,
lescenografie di Paki Meduri, i costumi di
Francesca Sartori e Mara Masiero,
la sceneggiatura è firmata da Severino Iuliano,
Alessandro Giulietti e Aldo
Iuliano.
Cosa spinge gli
adolescenti a giocare con la morte per sentirsi vivi? Da questo
interrogativo nasce l’esigenza del regista di raccontare le
complessità emotive della Generazione Z, dai loro
comportamenti borderline all’amore senza confine di genere, dal
rapporto con la tecnologia al concetto di sopravvivenza nel tessuto
sociale reale e virtuale.
“Space Monkeys”
è un film che si ispira a fatti di cronaca attuali e mostra la
solitudine provata dagli adolescenti contemporanei nel proprio
percorso di crescita individuale e interazione sociale: ragazzi e
ragazze cresciuti in un mondo dove la tecnologia confonde reale e
virtuale e li allontana dalla propria umanità. «Una
generazione che vive il futuro prima ancora di sognarlo, guidata
dal proprio istinto», così descrive l’opera Aldo
Iuliano.
Mentre J.K. Rowling
continua a raccogliere polemiche, Helena Bonham Carter che ha recitato nel
franchise di Harry Potter nei panni di Bellatrix
Lastragne, si è fatta avanti schierandosi dalla parte dell’autrice.
Nonostante abbia creato uno dei franchise fantasy più amati di
tutti i tempi, Rowling è rimasta impantanata in pesanti polemiche
negli ultimi anni dopo essere stata presa di mira per una serie di
tweet e commenti visti come transfobici, con l’autrice di
bestseller che ha subito un pesante contraccolpo fino ad arrivare a
minacce di morte. La Rowling è rimasta in gran parte ferma nelle
sue convinzioni da allora, e diverse star di Harry
Potter hanno condiviso i loro pensieri a riguardo.
In una recente intervista con
The Times, Helena Bonham Carter ha parlato del
contraccolpo nei confronti dell’autrice di Harry Potter
J.K. Rowling. L’attrice di Bellatrix Lestrange ha difeso
la Rowling contro coloro che parlano male di lei, ritenendo che le
critiche che le sono state rivolte siano “orrende” e
“un mucchio di stronzate“.
“Penso che sia stata
perseguitata. Il giudizio delle persone è stato portato
all’estremo. Ha parlato della sua opinione, in particolare essendo
stata anche lei vittima di abusi. Ognuno porta la propria storia di
traumi e forma le proprie opinioni da quell’esperienza di trauma, e
devi rispettare da dove vengono le persone e il loro dolore. Non
dovete essere tutti d’accordo su tutto, sarebbe folle e noioso. Non
parla in modo aggressivo, sta solo dicendo qualcosa della sua
stessa esperienza. Personalmente penso che [le mie costar]
dovrebbero lasciarle esprimere le sue opinioni, ma penso anche che
siano molto consapevoli che prendendo quelle posizioni stiano anche
proteggendo i loro fan e la loro generazione.”
Emma Watson e
Daniel Radcliffe si sono espressi più volte con
contrarietà rispetto a quanto dichiarato da Rowling e Helena Bonham Carter non è la prima che invece
si schiera dalla parte dell’autrice.
Greta Gerwig ha rivelato come ha
convinto di nascosto il suo frequente collaboratore e partner
Noah Baumbach a scrivere insieme a lei il prossimo
film di Barbie.
Dopo che una rappresentazione live-action dell’iconica fashion doll
di Mattel è stata annunciata nel 2019, la sua fase di
pre-produzione ha visto molteplici cambiamenti nella direzione
creativa fino a quando la protagonista Margot Robbie si è assicurata i diritti
del film attraverso la sua società di produzione LuckyChap
Entertainment.
Dopo che i produttori del film hanno
trascorso un arduo processo di scouting per sceneggiatori e registi
insieme a Mattel e Warner Bros., Greta Gerwig ha
accettato di dirigere l’ambizioso progetto, con una sceneggiatura
che ha scritto insieme a Baumbach e che, secondo quanto riferito,
vedrà Barbie
avventurarsi nel mondo reale con Ken, interpretato da Ryan Gosling, dopo essere stato espulso
dall’ambiente artificialmente perfetto di Barbieland.
Gerwig ha riferito di come ha
accettato il compito di co-scrivere Barbie per
conto suo e del partner Noah Baumbach,
inizialmente a sua insaputa. Spiega che poco dopo aver dato alla
luce il loro figlio, Gerwig ha deciso che il film, interpretato da
Margot Robbie, sarebbe stata la perfetta
collaborazione successiva per la coppia.
“[Margot Robbie] è venuta da me e mi ha detto:
‘Saresti interessata a scriverlo?’, e io ho detto: ‘Sì!’ E poi ho
detto: ‘E anche a Noah piacerebbe scriverlo.’ E non ne avevo
davvero parlato con Noah… avevo un bimbo di sei mesi quando ho
detto sì e stavo facendo tutto insieme a Noah… È stato nel marzo
del 2020 che Noah ha detto: “Dovremmo scrivere un film su Barbie?”
Ho detto: “Sì e anche avere qualche idea per questo!” “Perché non
ci hai proposti per scrivere qualcosa di diverso?” E io ero tipo,
“Perché ho una sensazione. Mi piace Margot e ho un
feeling”.”
Barbie
presenta un cast ricco di stelle, che potrebbero essere un grande
incentivo per il pubblico. Margot Robbie compare nel ruolo
principale insieme a Ryan Gosling, poi ci sono
America Ferrera, Simu Liu nei panni
di un altro Ken,
Kate McKinnon, Ariana Greenblatt,
Alexandra Shipp, Emma Mackey, Kingsley
Ben-Adir. Secondo quanto riferito, Issa
Rae come un’altra Barbie, Michael Cera,
Rhea Perlman,
Will Ferrell come CEO di Mattel e Ncuti
Gatwa come un altro Ken.
Al via le riprese in Veneto de
I cacciatori del cielo, docu-film sulla storia
dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da
Giuseppe Fiorello, prodotto da Anele in
collaborazione con Aeronautica Militare, con
Rai Documentari, in coproduzione con
Istituto Luce Cinecittà e con il sostegno di
Intesa Sanpaolo, che Rai manderà in onda nel
prossimo mese di marzo.
Il progetto, scritto da
Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la
collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo
Varriale, celebra il Centenario della costituzione dell’Aeronautica
Militare attraverso il racconto delle imprese eroiche, della vita e
dell’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le
loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e
le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica
Militare avvenuta il 28 marzo 1923. Un racconto avvincente che
intervalla alla fiction vera e propria preziosi materiali di
repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni originali e
che abbraccia temi universali come amicizia, grandi sogni e
amore.
Giuseppe Fiorello
è il tenente pilota del Regio Esercito Francesco Baracca, che per i
suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore,
assumendo nel frattempo il comando della 91a Squadriglia, la
“Squadriglia degli assi”: romagnolo, sanguigno, istintivo e
coraggioso, affascinante e colto, di ottima famiglia, generoso,
spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Ricordato come
“l’Asso degli assi” per aver conseguito il maggior numero di
vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra, riuscendo
ad avere la meglio in 34 combattimenti abbattendo altrettanti
velivoli nemici, Francesco Baracca si impose rapidamente
nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un eroe
nazionale la cui morte, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel
corso di una missione sul Montello, suscitò grande commozione in
tutto il Paese.
A suo nome nel 1926 fu inaugurato a
Lugo di Romagna il Museo Baracca, dal 1993 trasferito nella casa
natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita
anche il caccia su cui ha conseguito la sua 30a vittoria e dove si
effettueranno alcune riprese grazie alla collaborazione con il
Comune di Lugo di Romagna ed Emilia-Romagna Film Commission.
Nel cast, accanto a
Giuseppe Fiorello, anche Luciano
Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, in
seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica,
Claudia Vismara, che dà il volto a Norina
Cristofori, giovane cantante lirica che vivrà un’intensa storia
d’amore con Francesco e Andrea Bosca che
interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Rocca, meccanico
addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca.
Gerard Butler torna al cinema
nell’adrenalinico action movie The
Plane, questa volta nei panni di un coraggioso
pilota che per salvare i suoi passeggeri da una violenta tempesta,
effettua un rischioso atterraggio d’emergenza su una remota isola
delle Filippine. I superstiti dovranno però affrontare una nuova
minaccia: degli spregiudicati guerriglieri indipendentisti che
vivono in quelle terre.
Il gruppo viene infatti rapito e
sarà compito del comandante Brodie Torrance proteggere i
sopravvissuti presi in ostaggio e portarli in salvo. Ad affiancarlo
in questa missione impossibile, troverà un ex Marine (Mike
Colter, il celebre ‘Luke
Cage’ dell’Universo Marvel) in arresto che era a bordo
dell’aereo scortato dall’FBI. A dirigerli, il regista francese
Jean-François Richet, Premio César per il dittico
con protagonista Vincent Cassel, Nemico pubblico N. 1 –
L’istinto di morte e Nemico pubblico N. 1 –
L’ora della fuga. Nel cast anche Daniella
Pineda (Jurassic World – Il
dominio), Yoson An (Mulan)
e Tony
Goldwyn (Divergent, Scandal).
The Plane arriverà nelle sale
italiane a partire dal 26 gennaio
2023 distribuito da Lucky
Red e Universal Pictures International
Italy.
La trama del film
Durante una violenta tempesta, il
comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri
con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola
devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da
pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica
persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike
Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando
sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i
passeggeri e fuggire dall’isola?
Sembra che la valutazione PG-13 di
Avatar: la via dell’acqua di James Cameron contenga una precisa
differenza rispetto a quanto descritto per Avatar, il primo film
del 2009.
Sam Worthington e Zoe
Saldana tornano a guidare il cast del sequel di
James Cameron con Jake e Neytiri che trovano la
loro casa ancora una volta sotto l’attacco della RDA, guidata dal
rianimato colonnello Quaritch di
Stephen Lang. Avatar: The Way of Water
vedrà la famiglia Sully viaggiare verso la tribù dell’acqua dei
Metkayina nella speranza di raccogliere forze per combattere gli
avidi umani e salvare ancora una volta Pandora.
A meno di un mese dalla sua
premiere,
Avatar: la via dell’acqua ha ufficialmente ricevuto
una classificazione PG-13 dalla Motion Picture Association. La
descrizione di questa valutazione, secondo Filmratings.com, cita
“sequenze di forte violenza e azione intensa, nudità parziali e
linguaggio forte”. È interessante notare che l’inclusione
della “nudità parziale” è un importante allontanamento dal
film originale di Cameron, che invece vedeva la
“sensualità” inclusa nella descrizione del rating
PG-13.
Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno
all’oceano. Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice
Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il
sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso
rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su
pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena,
eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la
natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro
l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo
completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film
3 volte vincitore di Oscar.
Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14
dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20
dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si
dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
La Marvel ha finalmente risolto un
persistente mistero su una presunta morte in Avengers: Infinity War, e lo
ha fatto in occasione di Guardiani della Galassia Holiday
Special. C’è sempre stata un po’ di
ambiguità in merito a quelli che Thanos ha ucciso in Infinity War, sia prima dello
Schiocco che quelli che sono andati distrutti con esso. La maggior
parte dei destini erano chiari, ma un personaggio la cui sorte era
rimasta nel dubbio era quello di Taneleer Tivan, alias il
Collezionista, dopo che Thanos gli ha sottratto la Gemma della
Realtà.
Il Collezionista è apparso solo
brevemente, ma sembrava probabile che fosse tra coloro che Thanos
aveva ucciso in Avengers: Infinity War. Quando i
Guardiani della Galassia arrivarono su Knowhere, Tivan sembrava
essere vivo, ma si scopre poi che Thanos possedeva già la Gemma
della Realtà e che quello che hanno visto arrivati lì era una
illusione generata da lui. Quando l’illusione si dissolve, si vede
chiaramente a terra il corpo del Collezionista, ma non si sa, in
effetti, se è vivo o morto. In una svolta sorprendente degli
eventi, tuttavia, Guardiani della Galassia Holiday Special
rivela che i Guardiani ora possiedono Knowhere, e questo conferma
che il Collezionista è sopravvissuto a Infinity
War.
All’inizio di Guardiani della Galassia Holiday Special,
Kraglin riflette sul fatto che è periodo di Natale, e Nebula
afferma che non solo i Guardiani possiedono Knowhere, ma
specificatamente dice: “Da quando abbiamo acquistato Knowhere dal
Collezionista…” Dal momento che i Guardiani non possedevano
Knowhere durante Avengers: Infinity War, questo
può essere possibile solo se il Collezionista è sopravvissuto e
continua a sopravvivere alla sequenza temporale di Guardiani della Galassia Holiday Special.
Questo si adatta alla convinzione di Benicio del Toro che il Collezionista sia
sopravvissuto a Infinity War, come disse nel 2018:
“Penso che sia vivo. Sì… penso che, sai, penso che sia vivo.
Gli stai parlando!”.
Ma come è sopravvissuto? Sebbene
Thanos abbia sempre affermato che stava cercando di bilanciare
l’universo, ha anche mostrato spietatezza nell’acquisire le Gemme
dell’Infinito, come ha dimostrato distruggendo Xandar e
sacrificando sua figlia, Gamora. Sembra improbabile che avrebbe
deciso di risparmiare il Collezionista senza motivo, soprattutto
perché anche nell’illusione mostra disprezzo per lui, ma Tivan era
un mercante e un grande negoziatore. Ciò significa che è certamente
possibile che sia stato in grado di garantire la sua sopravvivenza
in cambio della consegna a Thanos della Gemma della Realtà.
C’è anche il fatto che il
Collezionista è incredibilmente potente. Sebbene non sia stato
esplorato molto nel MCU, è un Anziano
dell’universo e ha vissuto una vita incredibilmente lunga,
è in grado di sopportare molti più danni di un essere umano. Questo
va oltre nei fumetti, dove è confermato che il Collezionista non
può morire (tecnicamente può essere ucciso, ma il processo richiede
la sua distruzione a livello molecolare). Questo potrebbe anche
spiegare come sia sopravvissuto a Infinity War;
detta immortalità proveniva da Lady Death, che è stata vista in
forma di una statua all’Eternità in Thor: Love and
Thunder e quindi esiste nel MCU in qualche forma.
Non è confermato se il Collezionista sia immortale nel MCU, ma in
entrambi i casi è tra i personaggi sopravvissuti ad
Avengers: Infinity War.
Mentre tre adattamenti televisivi
sono ancora in fase di sviluppo per il personaggio, Antonio Banderas condivide la sua idea per un
nuovo film di Zorro con Tom
Holland. Originariamente creato dallo scrittore
Johnston McCulley, Zorro è un
vigilante mascherato noto per aver aiutato a difendere la gente
della sua città natale del Pueblo di Los Angeles da una varietà di
avidi uomini d’affari e leader politici corrotti. Sebbene
interpretato da una varietà di persone sia sul grande che sul
piccolo schermo, il ritratto di Zorro da parte di Banderas sia in
The Mask of Zorro che in The Legend of
Zorro rimane uno dei suoi ruoli e incarnazioni più
iconici, tanto che l’idea di trovare un erede sullo schermo per il
personaggio si fa davvero complicata.
In una recente intervista con
ComicBook.com per discutere
dell’imminente Il gatto con gli stivali: L’ultimo
desiderio, ad Antonio Banderas è stato chiesto cosa
pensasse di tornare per un nuovo film di Zorro.
Non solo l’attore ha confermato il suo interesse ad essere in
un’altra avventura, ma ha anche espresso interesse a cercare un
nuovo attore nel ruolo, nominando Tom Holland come
suo successore ideale.
“Sì, lo farei. Considererei
questa possibilità. Perché no? Penso che durante le interviste di
oggi ho detto qualcosa del genere a qualcuno… ho detto che se lo
chiamano Zorro, farò quello che ha fatto Anthony Hopkins nel primo film e quindi
passerò il ruolo a qualcun altro. Tom Holland. Ho fatto Uncharted
con lui, ed è così energico e divertente, e ha anche questa
scintilla. Perché no?”
Tra Spider-Man e Uncharted, Tom
Holland ha già la sua quantità di saghe da raccontare al cinema, ma
chissà che la proposta di Antonio Banderas non verrà accolta!
Alfred Molina è l’ultimo attore del
MCU ad affrontare le critiche di
Martin Scorsese alla Marvel, ma lo fa da una
prospettiva unica. Scorsese è un regista americano leggendario e
altamente decorato, tuttavia, ha ottenuto risposte contrastanti
sulla sua opinione sui film Marvel. Il regista ha paragonato i film
Marvel e il
genere dei supereroi ai “parchi a tema”.
In sostanza, ha espresso la
convinzione che i film Marvel siano efficaci nel
fornire brividi una tantum per i cercatori di adrenalina, ma non
sono riusciti a essere un vero cinema astenendosi dal conversare
sulla condizione umana. La sua prospettiva ha acceso il dibattito
all’interno dell’industria cinematografica e ha ottenuto risposte
da diverse star e registi Marvel.
In un’intervista con The Independent, Alfred
Molina ha affrontato le critiche di Scorsese ai film
Marvel. Tuttavia, ha affrontato la questione in modo leggermente
diverso, non essendo d’accordo con l’affermazione di
Scorsese, ma ammettendo anche che c’è un problema
con i film Marvel. Secondo lui, il problema non è che la Marvel è
una forma d’arte minore, ma che i suoi film sono troppo costosi.
Quando un singolo film costa 300 milioni di dollari, suggerisce che
non si è riusciti a dare a tutti i film pari opportunità.
“[Il cinema è] una chiesa molto
ampia e c’è spazio per qualsiasi tipo di denominazione. In
definitiva, la realizzazione di quei film non è il problema. Il
problema è la distribuzione iniqua dei fondi disponibili per la
realizzazione di film. I film devono davvero costare $ 300 milioni?
Questi film devono avere $ 150 milioni spesi (in promozione) per
avere un pubblico? Qualunque cosa possano dire i contabili, o
qualunque sia l’economia, c’è una sorta di disuguaglianza in
questo. [Mi piacerebbe vedere] che parte di quei soldi della
Premier League vadano ai campionati inferiori. Nonostante tutto il
tipo di lucentezza egualitaria che ci piace dare a questo business,
non ce n’è molto in termini reali”.
La prospettiva, mai affrontata prima
d’oggi in questo argomento, sembra davvero interessante ed è forse
la chiave sia per capire la posizione di Scorsese, sia per dare un
volto diverso al mercato che al momento è in seria difficoltà.
Un nuovo report rivela il budget di
Avatar: la via dell’acqua di James Cameron ed si tratta di una
cifra molto più alta di quanto immaginato. L’imminente sequel di
Avatar uscirà finalmente nelle sale il 14 dicembre dopo un’attesa
di tredici anni e vedrà
Sam Worthington,
Zoe Saldana e
Stephen Lang riprendere i rispettivi ruoli di
Jake Sully, Neytiri e il colonnello Miles Quaritch. Ambientato un
decennio dopo gli eventi del primo film, Sully, che ora è un Na’vi,
ha costruito una famiglia con Neytiri su Pandora e deve proteggere
la sua casa dagli umani mentre la RDA ritorna ed esige la guerra
contro i Na’vi.
Ora, un recente pezzo di The
Hollywood Reporter ha riferito di aver rivelato il budget
impiegato per
Avatar: la via dell’acqua. Secondo fonti vicine alla
produzione, il film è uno dei più costosi nella storia di
Hollywood, con un costo compreso tra $ 350 milioni e $ 400 milioni.
Con la Disney che ha speso oltre $ 1 miliardo per i quattro sequel
di Avatar, non sorprende che il film sia stato più costoso della
prima puntata, che è costata $ 237 milioni.
Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno
all’oceano. Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice
Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il
sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso
rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su
pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena,
eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la
natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro
l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo
completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film
3 volte vincitore di Oscar.
Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14
dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20
dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si
dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
Arriva in prima tv su
Sky
The Lost City, lunedì 28 novembre
alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K, in streaming su NOW e
disponibile on demand, anche in qualità 4K. Diretto da
Aaron Nee e Adam Nee, THE
LOST CITY è un’adrenalinica adventure-comedy dai
risvolti sentimentali con un cast stellare, composto da
Sandra Bullock,
Channing Tatum,
Daniel Radcliffe, Da’Vine Joy Randolph, Brad
Pitt, Oscar Nuñez, Patti Harrison e Bowen Yang,
La trama di The Lost
City
Loretta Sage (Sandra Bullock),
solitaria scrittrice di successo, ha trascorso la sua carriera
scrivendo popolari romanzi d’amore e di avventure ambientati in
luoghi esotici. Il protagonista dei suoi racconti è il bellissimo
modello di copertina Alan (Channing Tatum), che nelle pagine di
questi libri incarna l’eroe “Dash”. Mentre è in tour per promuovere
il suo nuovo libro con Alan, Loretta viene rapita da un eccentrico
miliardario (Daniel Radcliffe) convinto che lei possa condurlo al
tesoro dell’antica città perduta, descritta così bene nel suo
romanzo.
Alan, spinto dalla voglia di
dimostrare a tutti che può essere un eroe anche nella vita reale,
si mette in viaggio per salvarla. Coinvolta in un’epica avventura
nella giungla, l’improbabile coppia sarà costretta ad andare
d’accordo per sopravvivere, ma soprattutto per trovare l’antico
tesoro prima che sia perso per sempre.
Proseguono le riprese della seconda
stagione de Il Re, il prison drama Sky Original
con Luca Zingaretti. In otto nuovi episodi diretti
da Giuseppe Gagliardi, la serie – prodotta da Sky
Studios con Lorenzo Mieli per The Apartment e con Wildside,
entrambe società del gruppo Fremantle, in collaborazione con
Zocotoco – si mostra oggi nella prima clip dal set.
Scritta da Peppe
Fiore, Alessandro Fabbri e
Federico Gnesini, Il Re – Seconda
stagione vede Zingaretti ancora protagonista nei panni di
Bruno Testori, il controverso direttore di un carcere di frontiera
alla fine della prima stagione prigioniero nel suo stesso regno. La
serie sarà disponibile in tutti i paesi in cui Sky è presente. Il
distributore internazionale è Fremantle.
La trama de Il Re –
Seconda stagione
Bruno Testori è ora un detenuto nel
suo stesso carcere, quando Gregorio Verna, capo dei servizi
segreti, fa cadere le sue accuse e lo reintegra nel ruolo di
direttore. In cambio deve far parlare un detenuto, il magistrato
Vittorio Mancuso, accusato dell’omicidio di una dipendente della
Slimpetroil Spa, rinomata compagnia energetica di bandiera,
scoprendo perché si sia macchiato di quel delitto prima che l’uomo
testimoni davanti a un GIP. Quando Bruno comincia a sospettare la
sua innocenza e a temere che i servizi lo stiano usando, decide di
vederci chiaro. Sarà l’inizio di una battaglia per la verità il cui
prezzo da pagare si rivelerà altissimo.
La cast di Il Re – Seconda
stagione
Accanto a Luca Zingaretti nel ruolo
del direttore Bruno Testori, tornano Isabella Ragonese (Lei mi parla
ancora, Rocco
Schiavone, Il padre d’Italia) che interpreta di
nuovo Sonia Massini, ora comandante delle guardie penitenziarie del
San Michele, Anna Bonaiuto (Loro,
Napoli
velata, Mio fratello è figlio unico) ancora nei
panni del pubblico ministero che indaga sulla rete di illeciti e
connivenze che fanno capo a Testori, Laura Lombardo, che nella
nuova stagione verrà “promossa e trasferita” in un altro tribunale
proprio per colpa sua, e Barbora Bobulova
(Scialla!, Cuori puri, Cuore sacro) che
nei nuovi episodi sarà di nuovo l’ex moglie del personaggio
interpretato da Zingaretti, un’agente dei servizi che lavora nel
reparto cybersicurezza. Torna anche Alida Baldari
Calabria nei panni della giovanissima figlia di Bruno.
New-entry nel cast di questa
stagione sono Fabrizio Ferracane
(L’Arminuta, Il Traditore, Anime nere)
nei panni di Gregorio Verna, a capo dei servizi segreti,
Thomas Trabacchi (Nico, 1988, Amori
che non sanno stare al mondo, Romanzo di una strage)
in quelli di un magistrato detenuto al San Michele, Vittorio
Mancuso, Caterina Shulha (Smetto quando
voglio, Hotel Gagarin, L’uomo del labirinto)
che sarà Claudia Agosti, l’avvocatessa di Mancuso, e
Stefano Dionisi (Tre Piani,
1993, Il Grande Gioco) nei panni di un detenuto
del carcere che diventa presto amico di Testori.
Presentato nella sezione Un Certain
Regard del 74º Festival di
Cannes e premiato al Sundance Film Festival 2022, arriva in
esclusiva su Sky After Yang, film
targato Sky Original con protagonista
Colin Farrell, martedì 29 novembre alle 21.15 su Sky
Cinema Uno, in streaming solo su NOWe disponibile
on demand.
Scritto, diretto e montato
dal regista e videoartista Kogonada e basato sul
raccontoSaying Goodbye to Yang di Alex
Weinstein, After Yang è un toccante racconto di
ambientazione Sci-Fi, che scava però nel profondo dei rapporti
umani. Protagonista della pellicola è Colin Farrell, con lui nel cast anche Jodie Turner-Smith, Justin H
Min e la giovanissima Malea Emma
Tjandrawidjaja.
La trama del film
In un futuro prossimo, gli androidi
hanno sembianze umane e vivono al fianco degli esseri umani,
facendo loro da aiutanti. Nella famiglia di Jake (Colin Farrell), che vive con la moglie Kyra
(Jodie Turner-Smith) e la loro figlia Mika (Malea Emma
Tjandrawidjaja), c’è una sola intelligenza artificiale di nome Yang
a cui tutti loro sono affezionati, in particolar modo la piccola di
casa.
Quando Yang smette di funzionare
correttamente, Jake cerca un modo per ripararlo. Durante questo
processo, Jack scopre che la vita gli sta passando davanti,
riconnettendosi con sua moglie e sua figlia e ponendosi domande
nuove sull’amore e la perdita.
Presentato nel corso della 40esima
edizione del Torino Film Festival, Napoli
Magica, il nuovo film diretto e interpretato da Marco D’Amore evento speciale al cinema
il 5, 6 e 7 dicembre distribuito da Vision Distribution.
Napoli Magica è un film Sky Original,
prodotto da Sky e Mad Entertainment in collaborazione con Vision
Distribution. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio.
Cosa cerchi in Napoli quando la
abiti da sempre o quando la visiti per la prima volta? Perché la
sua anima è così diversa dalle altre? Dove risiede la sua magia?
Marco D’Amore vuole scoprirlo e per farlo
esiste un unico modo: deve attraversarla e perdersi per trovare
l’inaspettato incanto. Bisogna scavare la pietra di tufo dei suoi
sottofondi per disseppellire i suoi misteri e le sue leggende, i
suoi spiriti, le voci antiche, i suoi fantasmi e i suoi miti. Il
dedalo di cunicoli scavati per tremila anni è tomba dei segreti su
cui poggia l’intera città. E poi dalla realtà si passa alla favola,
e così in Napoli Magica i luoghi iconici – il cimitero delle
Fontanelle, Castel dell’Ovo, la cappella del Cristo Velato, le
Catacombe di San Gaudioso – prendono vita mentre i volti della
gente incontrata in strada si contrappongono ai personaggi del mito
(la sirena Parthenope, il munaciello, le anime pezzentelle,
Pulcinella).
In questo viaggio, la città assume
forme e contorni nuovi suscitando sentimenti contrastanti, in un
continuo gioco di opposti. Napoli è uno sguardo o un’infinità di
vedute, come se la si osservasse dalle alture dei colli che la
circondano, o dai sotterranei che la trapassano o infine,
attraverso gli occhi di tutte le anime che fino ad ora l’hanno
abitata in superficie o nelle sue cavità. Napoli Magica dà del “tu”
al mistero e attende risposte mai rivelate dagli oracoli.
NAPOLI MAGICA è un film Sky
Original. Una produzione Sky e
Mad Entertainment in collaborazione con
Vision Distribution. Soggetto e sceneggiatura di
Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio. Regia di Marco D’Amore.
Prodotto per Sky da Roberto Pisoni, Dino Vannini, Gaia Pasetto.
Prodotto per Mad Entertainment da Luciano Stella, Maria
Carolina Terzi, Lorenza Stella, Carlo Stella
Prima di Anche
io, il cinema americano ci ha abituato da decenni alla
visione di film che mettono in scena le meccaniche del giornalismo
investigativo. Gli esempi maggiormente valevoli di questo
sottogenere sono titoli blasonati quali Tutti gli uomini del presidente di
Alan J. Pakula, Zodiac di David Fincher e
Il caso Spotlight di Tom
McCarthy, vincitore dell’Oscar come miglior film nel
2015.
Anche io, tutto comincia con Harvey
Weinstein
Incentrato sull’inchiesta
che le giornaliste del New York TimesJodi
Kantor e Megan Twohey portarono avanti
riguardo gli abusi sessuali perpetrati da Harvey
Weinstein, She Said appartiene senza
dubbio a questa categoria, ma in maniera altrettanto evidente
l’accostamento ai titoli prima citati finisce qui. Diretto da Maria
Schrader, il film non possiede infatti gli elementi che hanno reso
memorabili tali lungometraggi del passato, primo tra tutti
l’equilibrio tra necessità di intrattenimento e ricerca di una
veridicità nell’esposizione del racconto.
Anche io
infatti cerca con molti, forse troppi accorgimenti, di catturare
l’empatia dello spettatore, scivolando suo malgrado nel melodramma
quando una messa in scena più ‘asciutta” avrebbe probabilmente
funzionato meglio allo scopo. I primi dieci, quindici minuti del
film sono sfortunatamente la parte più debole dell’operazione,
quella che a conti fatti setta il tono della stessa: in particolar
modo un uso invasivo della musica intesa a sottolineare la tensione
a cui vanno incontro le due protagoniste risulta fortemente
controproducente, arrivando a creare un senso di confusione sia nel
tono scelto per la vicenda che nel genere, in quanto lo scorse
sembra forse più consono al thriller.
Cosa che Anche
io proprio non è, né vuole essere. Una volta superato
un inizio non equilibrato il film oggettivamente migliora,
assestandosi su una sceneggiatura discretamente strutturata seppur
non esente da una certa approssimazione nella delineazione dei
personaggi. Per rendere infatti la Kantor e la Twohey maggiormente
bidimensionali vengono aggiunti alla storia piccoli quadri
familiari che però non riescono realmente nell’intento, aggiungendo
alla vicenda principale sottotrame che appesantiscono una
narrazione la quale avrebbe dovuto durare meno delle quasi due ore
e un quarto finali.
Allo stesso modo le due
figure principali in più di una scena non riescono a sfuggire dalla
trappola dello stereotipo: se infatti il personaggio interpretato
da Zoe Kazan rimane sempre la giornalista gentile
e alle prime armi, quello di Carey Mulligan possiede invece lo charme e la
durezza del reporter con esperienza. Almeno in un paio di casi le
due figure diventano caratterizzazione invece che personalità
delineata con acutezza, e questo nuoce alla loro credibilità:
perché ad esempio la Twohey deve costantemente scoppiare in lacrime
ogni volta che riceve una buona notizia?
Una sottolineatura non
necessaria che continua a trascinare inutilmente il tono verso il
melodrammatico. Figure che non aiutano di certo la
Kazan e la
Mulligan ad esprimere il meglio delle loro qualità di attrici,
Ma se la seconda risulta comunque efficace in virtù della sua
presenza scenica sempre carismatica, la Kazan non riesce a dotare
il suo ruolo di spessore, apprendo in più di un’occasione un
pulcino fuor d’acqua. In ruoli di contorno anche attori consumati
come Patricia Clarkson e André
Braugher non brillano.
Anche io meritava più lucidità
Pensando al tema trattato
e alla sua importanza Anche io avrebbe dovuto
essere un film costruito e realizzato con assai maggiore lucidità,
attraverso scelte soprattutto di regia ben definite. E questo
riporta necessariamente al lavoro della Schrader, cineasta che
tende sempre in maniera ostentata verso la ricerca di empatia
attraverso musiche, flashback e momenti ad effetto non
particolarmente richiesti. E almeno una sequenza, quella in cui
Harvey Weinstein si presenta nella sede del New York Times con il
suo entourage per difendersi dalle accuse, sarebbe dovuta essere
eliminata visto che poi al fine della progressione narrativa non
fornisce alcun reale contributo.
Anche io
fallisce nel compito di fornire allo spettatore uno sguardo preciso
e lucido su una delle inchieste giornalistiche – da non confondere
con quella di Ronan Farrow – che portò alla fine
degli abusi criminali di Weinstein. L’importanza di raccontare i
fatti rimane inalterata e vitale. Quanto al modo in cui la vicenda
è stata portata sul grande schermo, i dubbi su un prodotto così
fragile sembrano più che legittimi.
La due volte candidata all’Oscar
Carey Mulligan (Una Donna Promettente, An Education) e
Zoe Kazan (la serie Il Complotto contro l’America, The
Big Sick – Il matrimonio si può evitare… l’amore no) protagoniste
di Anch’io,
nel quale interpretano le reporter del New York Times Megan Twohey
e Jodi Kantor, che insieme hanno raccontato una delle storie più
importanti di una generazione. Una storia che ha infranto decenni
di silenzio sul tema degli abusi sessuali avvenuti a Hollywood e
che ha cambiato per sempre la cultura americana. Anch’io è
diretto dalla vincitrice dell’Emmy Maria Schrader (la serie
Unorthodox) ed è scritto da Rebecca Lenkiewicz, sceneggiatrice del
film vincitore del premio Oscar Ida.
Dai produttori vincitori degli
Academy Award di
12 anni schiavo,
Moonlight,
Minari, Selma – La strada per la libertà e La grande scommessa
e dal produttore candidato all’Oscar di Zero Dark Thirty e American
Hustle – L’Apparenza inganna, il film è tratto dall’inchiesta del
New York Times di Jodi Kantor, Megan Twohey e Rebecca Corbett e dal
bestseller del New York Times “She Said: Breaking the Sexual
Harassment Story That Helped Ignite a Movement” di Jodi Kantor e
Megan Twohey.
Testimonianza del potere del
giornalismo investigativo, Anche Io racconta il viaggio di reporter
e redattori impegnati nell’incessante ricerca della verità e mette
in luce il coraggio di coloro che sono sopravvissute e di chi ha
scelto di farsi avanti per fermare un predatore seriale. Insieme,
il loro impegno e la loro forza d’animo hanno dato vita a una
conversazione nazionale, hanno contribuito a riportare alla luce il
movimento #MeToo e alimentato una riflessione sul sistema che lo
aveva reso possibile.
Anch’io
vede nel cast anche la candidata all’Oscar Patricia
Clarkson (Shutter Island, Schegge di April), dal vincitore
dell’Emmy Andre Braugher (Homicide, Thief – Il
professionista), dalla vincitrice del Tony Award Jennifer
Ehle (Zero Dark Thirty, Orgoglio e Pregiudizio) e dalla
candidata all’Oscar Samantha Morton (Minority
Report, In America – Il sogno che non c’era).
A quattro anni da
Suspiria,Luca Guadagnino torna nel
Concorso veneziano con Bones and All. Anche
questa volta il regista palermitano si confronta con un testo
preesistente, il romanzo omonimo di Camille
Deangelis e sceglie di tornare a lavorare con Timothée Chalamet, che lui stesso aveva
lanciato nell’Olimpo di Hollywood con Chiamami col tuo nome. Accanto a lui, la
folgorante Taylor Russel.
Bones and All, la trama
Maren è una ragazza con
un segreto. Ha difficoltà a farsi spazio in un mondo che non riesce
ad accogliere la sua particolarità, è sola e senza meta, fino a
quando non incontra Lee, un ragazzo come lei, solitario e insolito.
Con lui Maren troverà una casa e cercherà di capire chi è,
affrontando la cattiveria del mondo con la paura e la purezza che
ha solo l’adolescenza.
Luca
Guadagnino ama raccontare i giovani e l’idea di un
coming of age narrato con la sua sensibilità sembra quanto
di più canonico possa esserci nella sua filmografia. Bones and All
è un felice incontro tra le immagini sanguinolente di
Suspiria e il racconto di formazione sentimentale
di Chiamami col tuo nome, tutto raccontato on the
road, a bordo di un furgone che potrebbe fermarsi da un momento
all’altro ma che è tutto ciò di cui hanno bisogno le due anime
perse che ci sono dentro.
Cercare il proprio spazio
Attraverso pericoli e
insidie, Maren e Lee sgomitano per trovare il loro spazio. Lei in
particolare cerca la sua radice, l’origine del suo male, l’evento
scatenante a cui attribuire quella diversità così disturbante e
invalidante che solo nel confronto con Lee sembra diventare
sopportabile. Chalamet e Russel sono il cuore pulsante della
storia, ma chi veramente rimane impresso negli incubi dello
spettatore è il personaggio interpretato magistralmente da
Mark Rylance, Sully. Un orco cattivo, o forse
un’altra solitudine in cerca di conforto che però non rientra nel
cerchio magico di Maren e Lee, non senza un’imposizione che spezza
l’alchimia trai due giovani.
Guadagnino riesce a
trovare un equilibrio perfetto tra la bellezza dei paesaggi
americani, le proporzioni eleganti delle sue inquadrature, la
bellezza un po’ stropicciata dei suoi protagonisti e la cattiveria,
la bruttezza del mondo, tanto che in alcuni ritratti il regista
sembra omaggiare un immaginario à la Garth Ennis,
con la sua umanità rifiutata e emarginata.
Trovarsi, riconoscersi, contenersi
Fuor di metafora,
Bones and All racconta anche il riconoscersi
di due anime perse, il ritrovarsi e l’amarsi nonostante tutto,
perché ci si riconosce dentro l’altro e se ne capiscono le ragioni,
anche di fronte a contingenze terribili e confessioni indicibili.
Amarsi “fino all’osso” e accettare tutto, abbracciandolo e
facendoci i conti, sempre.
Peccato però per la
colonna sonora del film, che nei lavori di Luca
Guadagnino è sempre molto ispirata e che qui appare un po’
troppo pigra, soprattutto per quello che riguarda i pezzi
originali, rispetto a quanto realizzato in precedenza, soprattutto
con
Suspiria.
Bones and All è un coming of age che
emoziona profondamente, accoglie e coccola, nonostante immagini
violente e disturbanti, ma che si prende anche la responsabilità di
raccontare una dura verità: è difficile abbracciare e capire a
fondo la diversità, e probabilmente solo tra simili esiste la
comprensione autentica e totale.
Con il film del 1995
Casinò, il regista premio Oscar Martin
Scorsese firma quello che è considerato l’ultimo
capitolo di una trilogia sulla mafia, iniziata con Mean
Streets e proseguita con Quei bravi ragazzi. Per
dar vita a questo nuovo epico racconto, egli si affida ai suoi
attori più ricorrenti: Robert De
Niro e JoePesci. Nasce così uno dei suoi titoli più
importanti degli anni Novanta, tutt’oggi ricordato per i suoi
personaggi, la regia e i contenuti come sempre controversi. La
storia si basa infatti su una vicenda reale, ambientata nel mondo
della criminalità organizzata e dei suoi loschi traffici.
Fonte di ispirazione è infatti il
libro Casino: Love and Honor in Las Vegas, scritto e
pubblicato nel 1995 da Nicholas Pileggi, il quale
ha poi collaborato alla sceneggiatura del film insieme allo stesso
Scorsese. Questo è la biografia delle attività criminali dei
mafiosi Frank “Lefty” Rosenthal e Anthony “The Ant” Spilotro. I due
diedero vita ad una vera e propria fortuna nel mondo dei casinò
della Las Vegas degli anni Ottanta. Lo stesso Rosenthal collaborò
poi al film in qualità di supervisore alla storia, assicurandosi
che venisse raccontata la realtà dei fatti. Questi fornì infatti
una serie di informazioni altrimenti introvabili, ottenendo in
cambio di poter incontrare De Niro, di cui era da sempre un
fan.
Le riprese si rivelarono poi
particolarmente impegnative, prevedendo una grande quantità di
location e ricostruzioni storiche. Per Scorsese era infatti
fondamentale riuscire a trasmettere l’atmosfera che si poteva
respirare nei veri casinò dove avvennero i fatti qui narrati. Al
momento dell’arrivo in sala, Casinò si rivelò poi uno dei
maggiori successi economici del regista, apprezzato proprio per il
grande lavoro svolto sull’epoca. A fronte di un budget di circa 52
milioni di dollari, il titolo arrivò ad incassarne globalmente
circa 116, con ulteriori 20 milioni derivati dalle vendite per
l’home-video. Il film si affermò poi anche durante la stagione dei
premi, guadagnando nomination ai Golden Globe e agli Oscar.
Casinò: la trama del
film
Protagonista del film è Sam
Rothstein, soprannominato “Asso” poiché estremamente bravo
con le scommesse. Grazie alla sua fortuna con queste, egli riesce a
rendere particolarmente ricco il suo boss, Remo
Gaggi. Per ripagarlo, questi gli affida la gestione di un
casinò di nuova apertura a Las Vegas, il Tangiers. In
breve tempo, con la complicità di Phillip Green,
egli riesce ad ottenere straordinari profitti, che non mancano di
attirare anche attenzioni indesiderate. Per controllare gli affari
di Sam, Gaggi gli affianca Nicky Santoro. Questi,
tuttavia, si rivela ancor più spregiudicato negli affari, e con i
suoi metodi barbari rischia di compromettere i traffici illeciti
tanto difficilmente costruiti da Sam. Le preoccupazioni di questo,
però, vengono momentaneamente alleviate dall’incontro con
Ginger McKenna.
La donna diventa da subito il
principale interesse di Sam, che le chiede di sposarlo. Mentre egli
è impegnato da un punto di vista sentimentale, Nicky continua a
gestire il casinò, facendosi però notare dalla legge. Per i due
uomini hanno così inizio una serie di problemi che potrebbero in
breve tempo distruggere tutta la popolarità faticosamente
acquistata negli anni. Nel tentativo di gestire le indagini dei
federali, i due dovranno cercare di riuscire a gestire la complessa
situazione e i loro illeciti. A sgretolarsi non è però soltanto la
fortuna economica di Sam. Anche il suo matrimonio inizia ad andare
in pezzi, con inevitabili ripercussioni anche sulle altre sue
attività. Per la prima volta nella sua vita, Asso avrà così la
sensazione di essere stato abbandonato dalla sua infallibile
fortuna.
Casinò: il cast del
film
Come sempre, Scorsese si affida ad
un gruppo di fidati attori per i ruoli più importanti, mentre si
circonda di una serie di interpreti meno noti ma ugualmente
caratteristici per i personaggi di minor rilievo. Nel ruolo del
protagonista Sam Rothstein si ritrova Robert De
Niro. Per prepararsi al ruolo l’attore intraprese come
sempre delle lunghe ricerche. Ad aiutarlo particolarmente, però, fu
la possibilità di incontrare la vera personalità su cui il suo
personaggio si basava. Frank Rosenthal si dichiarò infatti
disponibile ad incontrare l’attore, suggerendogli spunti e dettagli
per la sua interpretazione. Accanto a lui si ritrova l’amico
Joe Pesci, che con il ruolo di Nicky Santoro dava
vita ad un nuovo personaggio insensibile e violento.
Per il ruolo di Ginger Scorsese
scelse invece l’attrice Sharon
Stone, con la quale non aveva mai lavorato prima.
Ottenere la parte non fu però facile per l’attrice. Molti dei suoi
tentativi di incontrare il regista sfumarono per problemi di varia
natura, e dopo aver infine sostenuto un provino non ebbe notizie
per mesi. Quando ormai credeva di aver perso l’occasione, venne
ricontattata dalla produzione, la quale le comunicava che aveva
ottenuto il ruolo. L’attrice lavorò poi molto sul suo personaggio,
suggerendo modifiche estetiche e caratteriali, e la sua
interpretazione venne apprezzata a tal punto da farle guadagnare
una nomination all’Oscar, l’unica del film. In Casinò
vi è poi anche James Woods nei panni del pappone
Lester Diamons, mentre Frank Vincent ricopre
quelli di Frank Marino, braccio destro di Nicky.
Casinò: la vera storia
dietro al film
Seppur romanzata, come si è già
accennato quella narrata nel film è una storia vera, realmente
avvenuta tra i casinò di Las Vegas. Protagonista delle reali
vicende è Frank Rosenthal, classe 1929, il quale
grazie ai suoi successi nel gioco d’azzardo ottenne l’affidamento
dei casinò Stardust, Fremont e Hacienda. Egli si distinse per le
sue idee brillanti e particolarmente vincenti, come il far inserire
una sala scommesse all’interno di questi locali. Lo Stardust, in
particolare, divenne sotto la sua supervisione uno dei centri di
gioco d’azzardo più rinomati al mondo. Le cose prendono per
Rosenthal una brutta piega a partire dal 1976. In quell’anno,
infatti, le autorità scoprono che egli gestiva questi casinò senza
una regolare licenza.
A partire da qui egli viene
coinvolto in una serie di processi, durante i quali si guadagna il
soprannome di “Lefty”, ovvero mancino. Con la reputazione ormai
distrutta, Rosenthal sopravvive ad un attentato nel 1982 ed ebbe
modo di sposarsi con Geraldine McGee, dalle quale però divorzierà
tragicamente nei primi anni Ottanta. La sua carriera termina
definitivamente nel momento in cui nel 1988 il giudice Joseph
Pavlikowski inserisce il suo nome nel libro nero, di fatto
bandendolo da ogni casinò del Nevada. Sconfitto, egli si trasferì a
Miami, dove poté comunque continuare a scommettere con successo su
eventi sportivi. Dopo essere stato coinvolto nella lavorazione del
film di Scorsese, Rosenthal morì nella nota città della Florida nel
2008, all’età di 79 anni.
Casinò: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente, il film
Casinò è attualmente presente solamente sulla piattaforma
Now, relativa a Sky. Per vederlo è pertanto
sottoscrivere un abbonamento ad essa per poter fruire del film come
anche di ogni altri titolo presente nel catalogo. In alternativa, è
possibile guardarlo in televisione grazie alla sua programmazione
nel palinsesto. Il film sarà infatti trasmesso in TV
domenica 27 novembre alle ore
21:15 sul canale Cielo.
Nel 2016 il celebre regista
Walter Hill, noto per film cult come I
guerrieri della notte e Driver l’imprendibile, porta
al cinema Nemesi, il suo nuovo
lungometraggio. Al centro della storia di questo vi è la guerra
aperta tra due donne, le quali sono legate da un passato omicidio.
L’evolversi del loro odio reciproco acquisisce però risvolti
particolarmente inaspettati, portando il film intero a diventare un
cult istantaneo. Merito di ciò sono anche le interpretazioni delle
attrici protagoniste, le quali apportano il loro carisma all’intero
progetto.
La sceneggiatura del film venne
scritta per la prima volta nel 1978, conquistando da subito Hill,
il quale affermò di essere rimasto particolarmente attratto
dall’audacia della storia e delle sue tematiche. Inizialmente
intitolato Tom Boy, il progetto attraversò però una lunga
gestazione, prevalentemente poiché il regista non era convinto di
come rendere credibili determinati snodi narrativi. Lasciando
passare del tempo, egli maturò così nuove idee, che riprese infine
per l’ultima stesura, dalla quale è poi nato il film.
Prodotto con un budget
particolarmente ridotto, attestato al di sotto dei 3 milioni di
dollari, il film ottenne poi una distribuzione limitata nei cinema
statunitensi, dove arrivò però a guadagnare circa 200 mila dollari.
Con il mercato dell’home-video, Nemesi si è infine
affermato come un titolo dal buon successo, suscitando la curiosità
di spettatori amanti del thriller come anche dei film cosiddetti
“B-Movie”. Sono diverse le curiosità legate al titolo, e
proseguendo qui nella lettura si potranno scoprire le principali
tra queste.
Nemesi: la trama del
film
Il film racconta la storia di un
sicario di nome Frank Kitchen, il quale viene
assoldato per uccidere il fratello di una brillante chirurga
estetica, di nome Rachel Jane. Una volta compiuta
la missione, però, Frank si trova a dover fare i conti proprio con
la dottoressa. Questa si vendica catturando il sicario e praticando
su di lui un intervento di riassegnazione di genere. Al suo
risveglio, Frank è dunque costretto a confrontarsi con la sua nuova
condizione, dotato ora di un corpo femminile. Ciò lo porta anche a
subire una crudele tortura psicologica, per la quale è costretto a
ridefinirsi come donna pur di non impazzire.
Lo spietato assassino, però, avverte
anche degli inaspettati benefici, e trova nel nuovo corpo una forza
prima sconosciuta. Egli inizia così ad escogitare un piano per
vendicarsi di quanto subito, andando a ricercare proprio la
dottoressa Jane. Nel suo percorso, però, Frank avrà bisogno di
allenati per proteggersi dai nemici più inaspettati. Capirà infatti
ben presto che arrivare a colpire la dottoressa è più difficile del
previsto, e che anche lei dal canto suo non resterà con le mani in
mano. La guerra tra le due donna è dunque aperta, e la pietà non
sembra affatto essere un elemento contemplabile.
Nemesi: il cast del
film
Per dar vita ai due ruoli femminili
principali, il regista Hill si è assicurato la partecipazione di
due tra le più note attrici del genere d’azione. Grazie a loro ha
così permesso al film di acquisire ulteriore prestigio, nonché il
carisma necessario per far colpo sugli spettatori. Nella parte del
sicario Frank Kitchen, che da uomo si ritrova a diventare donna, si
ha dunque l’attrice Michelle
Rodriguez. Per lei si tratta del primo ruolo da
protagonista assoluta dai tempi di Girlfight, il film che
la rese celebre. Negli anni si è però affermata grazie alla saga di
Fast & Furious.
Per poter assumere i panni del personaggio protagonista di
Nemesi, la Rodriguez si è trovata a doversi sottoporre ad
un lungo allenamento fisico, con il fine di poter sfoggiare un
fisico atletico e adatto ad eseguire le spericolate acrobazie
previste.
Accanto a lei, nel ruolo della
chirurga Rachel Jane vi è invece la candidata all’Oscar Sigourney
Weaver. Celebre per il suo ruolo nell’horror Alien, l’attrice ha
qui dato vita ad un nuovo complesso personaggio all’interno del
genere thriller. Per tale ruolo, ha in seguito raccontato di aver
tratto parziale ispirazione dal personaggio interpretato in
Copycat – Omicidi in
serie, anche se lì figurava come protagonista buona.
L’attore Tony Shalhoub è invece presente nei panni
del dottor Ralph Galen, il medico che conduce l’intervista alla
dottoressa Jane. Anthony LaPaglia, celebre per la
serie Senza traccia, è invece il sicario Honest John
Hartunian, assoldato dalla Jane per catturare Frank Kitchen. Nel
film, infine, sono presenti anche gli attori Terry
Chen nei panni del dottor Lin, e Paul
McGillion in quelli di Paul Winscott.
Nemesi: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di Nemesi grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Il film è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato
26novembre alle ore
00:00 sul canale TV8.
A due anni dalla sua
opera prima 7 ore per farti innamorare, Giampaolo Morelli torna dietro – e davanti –
la macchina da presa per una commedia formalmente distopica con cui
chiudere in bellezza l’anno iniziato con il C’era una volta il
crimine dello scorso marzo. In questo caso, questo nuovo
Falla girare sarà disponibile su Amazon Prime dal 25
novembre, per allietare un periodo critico per molti e avvicinarsi
al Natale con leggerezza e qualche ottimo consiglio.
Falla girare: un
futuro sempre meno stupefacente
Intanto, di rilassarsi,
di allontanare i pensieri cupi e le ansie, che sembrano
attanagliare anche il mondo del futuro nel quale si svolge
l’indagine del reporter dell’Impertinente sull’aumento dei suicidi.
Tutto nascerebbe dal virus – forse creato in laboratorio, in Cina –
che ha portato alla scomparsa della marijuana e all’estinzione di
tutte le piantine di Cannabis… tranne due. Un esemplare femmina,
conservato in Vaticano, e uno maschio, apparso per caso nella villa
che l’influencer Natan ha acquistato da un losco figuro.
Una premessa surreale, a
cavallo tra il fanta-action e L’erba di
Grace, che si sviluppa in una commedia molto
particolare, che guarda a Rain Man e a
I soliti ignoti, e vive di
continui strappi, trovate e siparietti. Caratteristiche che la
inseriscono in un genere che dopo una premessa crime sfiora a
tratti il demenziale, pur con l’ambizione di affrontare in maniera
trasversale un tema fondamentale come quello della ricerca e del
diritto alla felicità.
La felicità è un
sistema complesso
Una direttrice non
banale, che va al di là del semplice effetto ‘stupefacente’ cui si
ammicca, ma che sembra aver bisogno di essere continuamente
ricordata, dagli stessi scombinati eroi in scena e agli spettatori,
travolti dal continuo succedersi di svolte narrative, nuovi
personaggi e situazioni critiche. Un caos organizzato che risponde
all’evidente intenzione di giocare con i modelli del cinema
d’azione e d’avventura (con Morelli che si toglie persino lo sfizio
di affrontare tre cattivi con le armi consentite dal ruolo), ma che
in alcuni momenti sconta brusche frenate ed eccessive concessioni
alla parodia.
Non quando si sceglie di
attingere alla tradizione della comicità più popolare, al limite
della barzelletta, anche politicamente scorretta (ma cinesi e
napoletani saranno i primi a riderne), che paradossalmente paga di
più di certe battute meno originali – sugli stereotipi legati al
social marketing e all’immagine del giornalismo che qualcuno sembra
avere davvero – o quasi dovute a una moderna sensibilità neo
femminista. Per fortuna, del film e nostra, dove non arrivano la
scrittura e il montaggio ci pensa la banda di impavidi composta dai
Jackal, Giovanni Esposito e
Michele Placido… con Leopoldo
Mastelloni in versione boss.