Home Blog Pagina 797

Avengers: Endgame, Robert Downey Jr. non voleva girare l’iconico finale di Iron Man

0

L’arco narrativo di Tony Stark/Iron Man nel MCU si è concluso in maniera tragica, nonostante il sacrificio compiuto dall’eroe alla fine di Avengers: Endgame abbia assunto un significato davvero speciale, soprattutto in riferimento a tutta la storia pregressa del supereroe.

Tuttavia, pare che inizialmente Robert Downey Jr. non fosse molto d’accordo a girare l’iconica scena in cui il suo personaggio, poco prima di schioccare le dita, pronuncia in maniera audace le parole: “Sono Iron Man”, in risposta a Thanos che, in precedenza, aveva esclamato di essere “ineluttabile”.

Nel taglio originale di Endgame, Iron Man non avrebbe dovuto pronunciare alcuna battuta in quel momento. Tuttavia, mentre i Russo stavano lavorando al montaggio, hanno ritenuto giusto che l’eroe pronunciasse di nuovo una delle sue frasi più iconiche (che si ricollega direttamente al primo film del 2008, quando Tony Stark rivelò la sua identità di supereroe al mondo intero).

All’epoca, era trascorso già un po’ di tempo dalla conclusione delle riprese principali. Per quanto, quando Downey Jr. è stato informato delle riprese aggiuntive e della “nuova” battuta, inizialmente non era intenzionato a pronunciarla. Il motivo è stato spiegato dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige e dal co-regista di Endgame Anthony Russo nel libro di recente pubblicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe” (via ComicBook).

Kevin Feige: “All’inizio, quando ha scoperto che volevamo tornare sul set e girare una nuova versione di quello che è probabilmente il momento più emozionante dell’interno film, Robert era contrario.”

Anthony Russo: “Non è una cosa sulla quale è facile raggiungere un compromesso. È stato difficile far orientare di nuovo Robert all’interno della scena. È stato difficile per lui capire, nello specifico, a che punto della narrazione eravamo. Quando ti chiudi in sala di montaggio e lavori giorno e notte al suo film, arriva un momento in cui il materiale lo conosci a memoria. L’hai davvero esplorato da ogni punto di vista possibile. Tuttavia, non significa che non si possano avere nuove idee. A quel punto, eravamo davvero sicuri di ciò che cui quella scena aveva bisogno.”

Avengers: Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile 2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel cast del film – tra gli altri – figurano Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris Hemsworth e Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Kevin Feige non ha mai avuto dubbi sul ritorno di Alfred Molina nel MCU

0

Il leggendario regista Sam Raimi farà il suo ritorno nell’Universo Marvel il prossimo anno grazie a Doctor Strange in the Multiverse of Madness, con alcuni dei personaggi che aveva già portato sul grande schermo nella sua trilogia di Spider-Man che faranno il loro ingresso nel MCU grazie all’attesissimo Spider-Man: No Way Home.

Il Doctor Octopus di Alfred Molina e il Green Goblin di Willem Dafoe sono già stati confermati, e siamo sicuri al 99,9% che rivedremo anche il Peter Parker di Tobey Maguire. Tuttavia, chi abbiamo effettivamente visto in azione nel primo trailer di No Way Home è stato proprio il Doc Ock di Molina, personaggio che l’attore aveva già interpretato in Spider-Man 2 del 2004, diretto appunto da Raimi.

In una recente intervista con Empire, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha parlato di come sono stati scelti i cattivi che dovevano apparire nei film del MCU dedicati alle avventure dell’Uomo Ragno. Feige ha specificato che l’intento è sempre stato quello di far debuttare personaggi che non erano mai apparsi prima sul grande schermo, come Avvoltoio o Mysterio.

Tuttavia, quando si è parlato del ritorno di Octopus, il produttore ha confermato che non avrebbe mai sostituito Alfred Molina, anche se la sceneggiatura avesse richiesto una rivisitazione del personaggio, dal momento che considera la sua iterazione di Doc Ock assolutamente perfetta.

“Volevamo davvero rivisitare cattivi che erano già apparsi in precedenza? No, volevamo portare Avvoltoio, Mysterio e altri personaggi che non avevamo mai visto al cinema prima d’ora”, ha spiegato Feige. “Ricordo però di aver pensato: ‘Come potremmo riproporre Doc Ock con un altro attore?’. Alfred Molina era perfetto. Quindi alla fine decisi che, semmai l’avessimo riportato indietro, sarebbe stato comunque lui, in un modo o nell’altro.”

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

Indiana Jones 5, foto dal set: ecco Phoebe Waller-Bridge e Harrison Ford

0

Dal set siciliano di Indiana Jones 5, arrivano nuove foto della produzione che vede coinvolto Harrison Ford, ancora nei panni del professor Jones. Questa volta, al suo fianco, c’è Phoebe Waller-Bridge, attrice e autrice molto premiata che sta continuando la sua scalata di Hollywood, dopo il successo di Fleabag, per Amazon Prime Video.

Ecco di seguito gli scatti:

ECCO INVECE UN VIDEO

Cosa sappiamo di Indiana Jones 5

James Mangold (Logan – The Wolverine) sarà il regista di Indiana Jones 5 al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni. Nel cast, oltre a Harrison Ford, ci sarà anche Phoebe Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in primavera.

Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

Planet Hulk: perché la Marvel non ha mai pensato a un film?

0
Planet Hulk: perché la Marvel non ha mai pensato a un film?

La trama di Planet Hulk ha attraversato i fumetti dedicati all’iconico Gigante di Giada tra l’aprile del 2006 e il giugno del 2007, ideata dallo scrittore Greg Pak e dagli artisti Carlo Pagulayan e Aaron Lopresti. Quella storyline si concentra sull’atterraggio di Hulk sul pianeta alieno di Skaar, con l’alter ego di Bruce Banner che si ritrova poi a guidare una rivoluzione di gladiatori.

Fin dall’uscita del fumetto, Planet Hulk è sempre stata considerata una delle migliori trame legate ad Hulk, con la maggior parte dei fan che ha sempre chiesto a gran voce che quella storyline venisse adattata in un lungometraggio. Tuttavia, a causa dei complicati diritti sul personaggio, ancora non è stato possibile realizzare un nuovo film da solista interamente dedicato al Gigante Verde (cosa che probabilmente non accadrà mai). Tuttavia, alcuni elementi della trama di Planet Hulk sono stati combinati all’interno di Thor: Ragnarok di Taika Waititi, come i personaggi di Korg e Miek, ma anche la versione gladiatore di Hulk.

All’interno del libro di recente pubblicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe“, scritto da Tara Bennett e Paul Terry, viene rivelato che uno dei maggiori ostacoli nell’adattare la trama di Planet Hulk è stato, in realtà, il piccolo ruolo che ha Bruce Banner all’interno della storia. Nel libro, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha affermato: “Non abbiamo mai nemmeno preso in considerazione l’idea di adattare Planet Hulk, perché, per quanto il fumetto sia fantastico, Bruce Banner non fa parte di Planet Hulk.”

A quanto pare, a Joss Whedon venne addirittura chiesto di cambiare il finale di Avengers: Age of Ultron in modo che i fan non avessero la sensazione che nel futuro del MCU ci potesse essere proprio un film basato su Planet Hulk. ComicBook riporta la dichiarazione completa di Feige contenuta nel libro: “Ho detto: ‘Joss, non possiamo farlo. La gente penserà che stiamo cercando di adattare Planet Hulk. Così hanno chiesto a Whedon di cambiare parte dei dialoghi e dire che l’avevano perso mentre era ancora sulla Terra, e hanno poi sostituito il cielo stellato realizzato attraverso i VFX con il blu dell’atmosfera terrestre.”

Roma FF 16: Open Arms – La legge del mare vince il Premio del Pubblico FS

0

Open Arms – La legge del mare edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il film vincitore del “Premio del Pubblico FS”, in collaborazione con il Gruppo FS Italiane, Official Sponsor della Festa, è stato votato dagli spettatori della prima replica dei film della Selezione Ufficiale attraverso l’APP ufficiale e il sito www.romacinemafest.it.

Luca Torchia, Chief Communication Officer di FS Italiane, ha consegnato il “Premio del Pubblico FS” ad Aldo Lemme, Head of Theatrical Distribution di Adler Entertainment che distribuirà il film in Italia.

Mediterráneo (Open Arms – La legge del mare) è una produzione spagnola di Lastor Media, Fasten Films, Arcadia Motion Pictures, Cados Producciones con la casa di produzione greca Heretic.

MEDITERRÁNEO | MEDITERRANEO: THE LAW OF THE SEA | OPEN ARMS – LA LEGGE DEL MARE

di Marcel Barrena, Spagna, Grecia, 2021, 111’

Cast: Eduard Fernández, Dani Rovira, Anna Castillo, Sergi López, Àlex Monner, Melika Foroutan

Autunno 2015. Due bagnini spagnoli, Òscar e Gerard, colpiti dalla straziante fotografia di un bambino annegato nel Mediterraneo, vanno nell’isola di Lesbo, dove scoprono una realtà sconvolgente: ogni giorno migliaia di persone rischiano la vita cercando di solcare il mare con imbarcazioni precarie, per fuggire dalla miseria e dalle guerre che affliggono i loro Paesi d’origine. Ma la cosa più sconcertante è che nessuno sta svolgendo attività di salvataggio. Insieme a Esther, Nico e agli altri membri della loro squadra, Òscar e Gerard lotteranno per compiere il lavoro disatteso dalle autorità e per portare a migliaia di persone l’aiuto di cui hanno estremo bisogno. Dalla storia vera di Òscar Camps, il fondatore di Open Arms.

NOTE DI REGIA per Open Arms – La legge del mare

Nel settembre del 2015 il mondo tremò davanti alla foto di Aylán Kurdi, un bambino senza vita su una spiaggia del Mediterraneo. A Òscar Camps, bagnino di Badalona, quell’immagine ha cambiato la vita. Convinse il suo amico Gerard Canals ad andare a Lesbo per vedere cosa stava accadendo. Quello che era iniziato come un viaggio di due giorni divenne una missione che si protrasse per mesi e che, a oggi, ha salvato la vita a più di 60.000 persone. Dopo aver visto quella foto, Òscar lasciò tutto per salvare molta gente da morte certa e denunciare quanto stava avvenendo. Io che cosa potevo fare? Non sono un bagnino, ma potevo fare un film che desse visibilità a ciò che stava succedendo a sole due ore di aereo da casa nostra. Per quattro anni abbiamo lavorato a Lesbo per conoscere in prima persona la situazione e dare forma a un progetto in cui abbiamo affrontato l’inimmaginabile. Abbiamo girato nei veri uffici dei soccorritori di Open Arms. Abbiamo ricostruito il campo profughi di Moria e assunto come comparse centinaia di rifugiati. Né il film né io abbiamo le risposte per porre fine a ciò che accade nel Mediterraneo, ma possiamo fare da megafono perché nessuno dimentichi quel che avviene sulle nostre coste.

Niccolò Ammaniti al Linea d’Ombra Festival: “Il mio primo film sarà un horror siciliano”

0

Il XXVI Linea d’Ombra Festival a Salerno si è aperto con il primo grande ospite di questa edizione, in presenza finalmente, e che già nel primo giorno di proiezioni e incontri ha segnato il tutto esaurito per tutti gli appuntamenti. 

Niccolò Ammaniti, scrittore, sceneggiatore, regista, si è aperto con il pubblico che ha gremito la Sala Pasolini di Salerno al 100% della capienza, durante la conversazione condotta dal direttore artistico Boris Sollazzo, introdotta dal presidente e fondatore del festival Peppe D’Antonio.

Niccolò Ammaniti ha ripercorso gran parte della sua carriera, quella letteraria che molto presto si è intrecciata con il cinema e poi quella da regista, legata a due serie televisive di grande successo internazionale, Il miracolo e Anna. E proprio dal romanzo da cui poi ha tratto la serie parte Ammaniti per raccontarsi.

Dopo avere finito di scrivere Anna mi sono accorto che avevo perso interesse nello scrivere, mi sono chiuso, non vedevo e non sentivo nessuno, e così per la prima volta in vita mia ho deciso di rivolgermi a uno psichiatra che semplicemente mi ha detto che dovevo vedere gente, fare cose nuove, solo che avevo allontanato tutti. Allora mi è venuta in mente una cosa che mi disse una volta Marco Risi, che stare sul set è bello perché hai un sacco di amici che paghi per stare con te. Ed è quello che ho fatto con Il miracolo, ho detto subito a tutta la troupe che dovevano essere miei amici, la mia famiglia, decidere di fare il regista è stata una necessità umana mediata da una sceneggiatura di cui tu racconti a ognuna delle persone che lavorano con te una verità parziale”.

Parlando di Marco Risi, Ammaniti ha ricordato l’esperienza de L’ultimo capodanno, primo film tratto da un suo racconto. “Fu un’esperienza bellissima, Marco mi permise di stare sempre sul set e li ho capito l’importanza che nel cinema hanno i luoghi. Una notte stavamo girando a Corso Francia, una grande strada di Roma trafficatissima, una strada che non può chiudere e che invece era stata chiusa per un film. Lì ho capito la potenza del cinema”.

Purtroppo il film fu un disastro al box office, “non ci andò veramente nessuno, tanto che con Marco andammo da una maga, perché eravamo convinti che qualcuno avesse fatto il malocchio al film. Allora andammo da questa maga della Maglianella, di cui avevano parlato a Marco dicendogli che era fenomenale. Ma non funzionò neanche quello”.

Un altro incontro molto importante per Niccolò Ammaniti fu quello con Bernardo Bertolucci. “Io e te è stato il primo romanzo che ho pensato avrei potuto anche dirigere. Ma quando Bernardo manifestò il suo interesse ho immediatamente rinunciato”.

Cosa che non fece con Il miracolo, “la prima volta che non ho avuto il desiderio di scrivere il romanzo prima di far diventare questa storia qualcos’altro, perché non sarei stato in grado di rendere il sangue che sgorga da questa madonna sulla pagina, servivano le immagini”. Una serie che gli ha insegnato il mestiere della regia “sbagliando tanto, sin dal primo giorno, quando ho fatto delle inquadrature bruttissime e poi ho voluto fare una scena alla Michael Cimino che era una schifezza”.

Tutte cose però che hanno fatto cresce l’Ammaniti regista, come dimostrato nella serie successiva, Anna, tratta dal suo romanzo che si è dimostrato in qualche modo profetico e da cui lo stesso regista è stato travolto.

Quando ci hanno detto che avremmo dovuto interrompere le riprese per il Covid non volevo accettare la cosa, sulla nave che da Palermo mi riportava a Roma ero da solo, ho pensato che sarebbe stata una scena clamorosa. Durante il lockdown la mia preoccupazione era che i bambini crescessero troppo, quando ci vedevamo su Zoom glielo dicevo ‘non crescete’”.

Niccolò Ammaniti è ripartito, e dal pubblico di Linea d’Ombra e da Boris Sollazzo si è congedato con due grandi notizie. La prima, di cui già si sapeva qualcosa, è che dopo sette anni è tornato a scrivere un romanzo.

Scrivere libri è una cosa fantastica, ti permette ti stare nella mente dei tuoi personaggi a lungo, cosa che in una serie e al cinema non puoi fare, perché devi dare spazio all’azione. Quindi mi sto divertendo, e dopo il gran culo che mi sono fatto sul set mi sono anche detto adesso me ne sto a casa, comodo, con i miei cani, a scrivere. Il titolo del romanzo sarà La vita intima”.

La seconda è che dopo due serie, è arrivato il momento di fare un film. “Non subito, voglio prima finire la prima stesura del romanzo, ma il film è già scritto. Non posso dire niente, se non che si tratterà di un horror, siciliano, che ruoterà attorno alla mitologia di quella terra”.

La prima giornata di Linea d’Ombra ha anche tenuto a battesimo il lungometraggio italiano inserito nel concorso Passaggi d’Europa, The Grand Bolero, di Gabriele Fabbro, con protagoniste Lidia Vitale e Ludovica Mancini, un piccolo grande film che racconta una passione tra due donne durante il lockdown attraverso una storia ricca di suggestioni visive e sonore che è stata molto apprezzata dal pubblico che si è poi intrattenuto con il regista, le protagoniste, il produttore e la scenografa in un appassionato Q&A dopo la proiezione.

Linea d’Ombra continua domenica 24 ottobre con Roberto Andò, che racconterà al pubblico il suo cinema e le sue storie, a partire da Il bambino nascosto, il film con Silvio Orlando, tratto dal romanzo omonimo dello stesso regista, che è stato presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che arriverà nei cinema il 4 novembre.

E poi lunedì 25 ottobre grande attesa per l’arrivo di Valeria Golino, per parlare con l’attrice e regista di un anno per lei ricco di soddisfazioni, con tanti film e il ritorno negli Stati Uniti al fianco di due star come Reese Witherspoon e Jennifer Aniston, nella serie prodotta da Apple Tv+ The Morning Show, un’interpretazione che potrebbe darle molte soddisfazioni nella award season.

Petite Maman vince il premio di Alice nella Città 2021 #RFF16

0
Petite Maman vince il premio di Alice nella Città 2021 #RFF16

Petite Maman di Céline Sciamma vince il Premio come miglior film Alice nella Città 2021. La giovane giuria, composta da 30 ragazzi provenienti da tutta Italia, ha scelto di attribuire il riconoscimento al “delicato, elegante, profondo e poetico” film della regista francese per la sua “capacità di coinvolgere emotivamente e di trasportare lo spettatore, all’interno di un viaggio immersivo e nostalgico, in un mondo che fa della purezza e della semplicità i suoi punti di forza”.

“Voglio ringraziare la giuria del festival – dichiara Céline Sciammaper aver realizzato il sogno del film: una sala cinematografica piena di ragazze e ragazzi. A loro voglio dire grazie. Grazie per l’emozione, per la sensibilità, per la curiosità. Come dicono le parole della canzone del film: il mio cuore è nei vostri cuori, i vostri cuori sono nel mio cuore”.

Da sempre attenta al mondo dei giovanissimi e al tema dell’identità femminile, Sciamma è tornata con Petite Maman alle atmosfere di Tomboy, uno dei suoi film più amati, dimostrando ancora una volta una sensibilità fuori dal comune. Il film ha per protagonista Nelly, una bambina di otto anni che dopo la morte della nonna passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco, si imbatte per caso in un’altra bambina che sta costruendo una capanna di legno e con cui nasce un rapporto speciale: la nuova amica si chiama proprio Marion…

Grazie a una storia che molti critici hanno accostato alla fantasia di Miyazaki, Petite Maman ha saputo gli spettatori con la sua riflessione commossa sulla memoria, l’amicizia e la famiglia. Il film, che rappresenta la prima collaborazione tra Teodora e MUBI, è uscito al cinema il 21 ottobre e sarà in streaming in esclusiva su MUBI nel 2022.

American Rust: recensione della serie creata da Dan Futterman

American Rust: recensione della serie creata da Dan Futterman

Dopo aver visto le prime tre puntate della miniserie creata da Dan Futterman (candidato all’Oscar per gli script di A sangue freddo – Capote e Foxcatcher, entrambi di Bennett Miller) appare chiaro che lo scopo principale di American Rust sia quello di mettere in scena le condizioni tutt’altro che agiate in cui versa oggi una buona parte del Nord Est degli Stati Uniti. Tale intenzione si sovrappone alla trama principale dello show, cercando un equilibrio tra melodramma e thriller che pende fin troppo in favore del primo genere.

American Rust, la trama

Dal momento che l’ambientazione dello show trasmesso in America da Showtime è dunque fondamentale, un contesto storico-sociale è del tutto necessario. Il set principale della storia adattata dal romanzo di Philipp Meyer è Buell, cittadina del sud della Pennsylvania. Ovvero nel mezzo della cosiddetta “Rust Belt” (Cintura di Ruggine), territorio che in particolar modo dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva sviluppato una fiorente economia basata sull’industria pesante, salvo poi essere stata “abbandonato” a se stesso a partire dalla fine degli anni ‘70. Il decennio successivo ha costretto larga parte dei cittadini alla disoccupazione, causando di conseguenza povertà, abuso di droghe, criminalità. È in questo clima di desolazione che si muovono i personaggi di American Rust: protagonista della serie è Del Harris, uomo di legge che deve catturare l’assassino di un suo ex-collega dal passato tutt’altro che integerrimo. Il principale indiziato è il giovane Billy Poe, figlio della donna con cui proprio Harris vorrebbe costruire il proprio futuro. Il dilemma è quindi semplice: fare il proprio dovere diretto verso la ricerca incondizionata del colpevole oppure “pilotare” le indagini in modo da deviare l’attenzione lontano dal ragazzo?

American Rust - Ruggine Americana

Il giallo è un pretesto

Fin dall’episodio pilota si può chiaramente intuire che in American Rust l’ossatura del giallo è poco più di un pretesto: il solo fatto che l’episodio venga costruito come un lungo flashback rivela quanto Futterman e il regista John Dahl – anni fa diresse il notevole ma sfortunato Il giocatore con Matt Damon ed Edward Norton – siano maggiormente interessati alla rappresentazione del contesto rispetto allo sviluppo della trama. L’interesse che American Rust suscita nello spettatore sta principalmente nella rappresentazione dell’umanità lasciata indietro in cittadine come Buell: la desolazione economica e soprattutto umana che lo show mette in scena possiede un realismo malinconico capace di non scivolare mai in atteggiamento pietistico.

Personaggi e figure in chiaroscuro, sconfitte dal tempo o dalle vicissitudini di una vita fatta di stenti, si alternano a momenti in cui la vitalità e la voglia di affermare il proprio valore colpiscono nel profondo, come in una bella sequenza di matrimonio nel secondo episodio. La rappresentazione sentita e partecipe di tale umanità non riesce però a distogliere l’attenzione dal fatto che il meccanismo di detection riguardante l’omicidio, ovvero il catalizzatore della trama, in realtà funziona a stento: le indagini si sviluppano con un meccanismo narrativo estremamente lento e tutto sommato poco interessante. I potenziali indiziati del crimine vengono sviluppati come personaggi stranamente inconsistenti, che nel corso degli episodi diventano sempre più stereotipati sia nelle azioni che nei meccanismi psicologici. E tale mancanza di presa emotiva sulla vicenda della soluzione del puzzle alla lunga mina l’efficacia degli episodi stessi.

American Rust - Ruggine Americana Jeff Daniels

Jeff Daniels merita la visione

Se American Rust merita comunque uno sguardo è senza dubbio per le interpretazioni corpose di alcuni attori del cast principale: prima di tutto il protagonista Jeff Daniels, capace di tratteggiare un Del Harris piegato dalla stanchezza e da un passato doloroso che tenta comunque di svolgere il proprio lavoro con la dignità rimasta. L’attore amato qualche anno fa nella serie The Newsroom creata da Aaron Sorkin lavora in questo caso con i mezzitoni e le sfumature del ruolo in maniera magistrale. Accanto a lui un altro “veterano” come Bill Camp – il quale ha ottenuto la consacrazione sul piccolo schermo con una miniserie poderosa quale The Night Of – contribuisce a impreziosire American Rust insieme alla sempre efficace Maura Tierney. Insomma, se scoprire il colpevole in questo show non sembra poi così avvincente o anche necessario, rimane comunque la soddisfazione di vedere all’opera attori di bravura consumata. 

Manhunter – Frammenti di un omicidio: trama, cast e curiosità sul film

Con Il silenzio degli innocenti Hannibal Lecter è diventato uno dei personaggi più iconici del cinema, merito anche dell’interpretazione da Oscar di Anthony Hopkins. Protagonista poi anche di diverse opere successive al film del 1991, Lecter era in realtà già apparso sul grande schermo nel 1986 con il celebre film Manhunter – Frammenti di un omicidio (dove il cognome viene però modificato in Lektor), diretto dal maestro del cinema d’azione Michael Mann (suoi sono acclamati film come Heat – La sfida, Insider – Dietro la verità e Collateral). Questo film ha così gettato le basi per una vera e propria mitologia, riadattando i canoni del genere per dar vita a nuove forme di paura e tensione.

Oltre ciò, Manhunter si presenta però come un’opera più complessa di quanto potrebbe sembrare in apparenza. Non si tratta della classica storia di sfida tra detective e serial killer, poiché questo rapporto è arricchito da una serie di elementi che rendono i due personaggi a loro modo speculari, entrambi figli di una società malsana che li circonda. Caratterizzati dai colori blu e verde, ricorrenti in tutto il film, i due personaggi anticipano quella sfida tra bene e male riscontrabile anche in Heat, dove però i confini tra questi due valori vengono spesso ad essere poco definiti.

Con Manhunter, Mann suggerisce dunque di come per poter catturare un serial killer, occorra esserlo a propria volta. Poco apprezzato al momento della sua uscita, quest’opera è oggi un cult imperdibile e da riscoprire in ogni suo aspetto, tanto narrativo quanto tecnico e visivo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al libro, alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il libro da cui è tratto il film

Il film di Mann, di cui egli è anche sceneggiatore oltre che regista, è tratto dal romanzo del 1981 Red Dragon, scritto da Thomas Harris. Si tratta del primo libro a contenere il personaggio di Hannibal Lecter e gli altri divenuti poi popolari con i film. Harris, da sempre appassionato delle storie dedicate a serial killer, si documentò molto prima di scrivere la propria, incontrando agenti dell’FBI e apprendendo da loro tutto ciò che c’èra da sapere su queste personalità. Scritto in quasi totale isolamento in un monolocale di circa 3.5 metri quadrati, il libro divenne poi un successo straordinario, incontrando da subito l’interesse di Hollywood.

Per il primo adattamento, quello di Manhunter, si decise tuttavia di modificare il titolo poiché Red Dragon poteva far pensare ad un film di arti marziali. Nel 2002, tuttavia, è stato realizzato un nuovo adattamento del romanzo, stavolta con il titolo di Red Dragon. Nel tempo trascorso tra i due film, però, Harris aveva pubblicato anche due sequel del suo romanzo, rispettivamente Il silenzio degli innocenti e Hannibal. Entrambi furono poi adattati negli omonimi film, usciti nel 1991 e nel 2001. Con questa trilogia Harris si concentrò sempre di più sulla figura di Hannibal Lecter, rendendolo il personaggio iconico che oggi tutti conosciamo.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: la trama del film

Protagonista del film è l’ex agente Will Graham, ora andato in pensione anticipata dopo aver subito gravi ferite fisiche e psichiche in seguito ad uno scontro con il serial killer cannibale Hannibal Lektor. Sapendo ora il criminale dietro le sbarre di una prigione di massima sicurezza, Graham può godersi il suo meritato riposo insieme alla moglie Molly e al figlio Kevin, cercando di dimenticare quanto accadutogli. La comparsa di un nuovo assassino, che si fa chiamare Dente di Fata, scuote profondamente la sua tranquillità. Il killer si è infatti affermato per il suo commettere spaventose stragi durante le notti di plenilunio, dove giovani coppie con bambini sono sterminate secondo macabri rituali.

Gli ex datori di lavoro di Graham non tardano a chiedergli di tornare in azione per dedicarsi al caso, in quanto solo lui conosce talmente bene la mente criminale da poterla anticipare. Non sapendo resistere all’offerta, Graham decide infine di dedicarsi a questo nuovo caso. Il suo metodo investigativo, però, richiede di immedesimarsi nella parte dell’assassino, il che è ora per lui estremamente gravoso sul piano emotivo. Per poter riuscire a portare a termine quel caso, l’agente si vedrà dunque costretto a rivolgersi alla persona di cui più ha terrore al mondo: Hannibal Lektor. Così facendo, Graham entra però in una spirale di perdizione, nella quale finirà per essere coinvolta anche la sua famiglia.

Manhunter - Frammenti di un omicidio cast

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il cast del film

Ad interpretare il protagonista, Will Graham, vi è l’attore William Petersen, noto in particolare per il ruolo di Gil Grissom in CSI – Scena del crimine. Per prepararsi al ruolo l’attore ha lavorato insieme al dipartimento di polizia di Chicago per apprendere quanto necessario sul mesterie. Ha poi anche avuto modo di approfondire l’impatto che i casi più disturbanti hanno sulla psiche degli agenti. Grazie a queste informazioni ha potuto dare un’interpretazione credibile del personaggio. Per il ruolo di Hannibal Lektor è invece stato scelto l’attore Brian Cox. Egli ha poi dichiarato di essersi ispirato per la propria interpretazione al serial killer Peter Manuel, evidenziando come per questo tipo di personaggi non esistano i concetti di giusto e sbagliato.

L’attrice Kim Greist è Molly, la moglie del protagonista, mentre Stephen Lang è Freddy Lounds. La candidata all’Oscar Joan Allen interpreta Reba McClane, una donna cieca particolarmente centrale nella storia. Per il suo ruolo l’attrice si è preparata camminando bendata per le strade di New York. Infine, nei panni del serial killer Dente di Fata vi è l’attore Tom Noonan. Per tutto il tempo delle riprese egli rimase nei panni del personaggio, chiedendo che nessuno degli attori che interpretavano le sue vittime avesse contatti con lui e che il resto dei presenti gli si rivolgesse con il nome del personaggio. Secondo molte testimonianze questo suo comportamento ha generato una forte tensione sul set, accentuando la paura nei suoi confronti.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente Manhunter – Frammenti di un omicidio non è presente su nessuna delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è però presente nel palinsesto televisivo di sabato 23 ottobre alle ore 23:30 sul canale Iris. Parallelamente, si potrà vederlo sulla piattaforma Mediaset Play, in modo del tutto gratuito.

Fonte: IMDb

Lamb – recensione del film con Noomi Rapace #RFF16

Lamb – recensione del film con Noomi Rapace #RFF16

Al suo esordio da regista, lo sceneggiatore e curatore di effetti speciali Valdimar Jóhannsson sceglie la svedese Noomi Rapace come protagonista di Lamb. È lei a traghettare lo spettatore in un universo quasi primordiale nella sua semplicità, a veicolare una riflessione sulla volontà umana di sottomettere la natura alle proprie esigenze e l’illusione di poterne uscire indenni. Premio per l’originalità al Festival di Cannes 2021.

Lamb, la trama 

In mezzo alla natura islandese vive una coppia di allevatori di ovini, Maria, Noomi Rapace, e Ingvar, Hilmir Snær Guđnason. Un giorno accade un fatto inaspettato, che ha del soprannaturale: una delle loro pecore partorisce un agnellino per metà umano. Che fare col piccolo, anzi, con la piccola? Maria non ha dubbi: alleverà la creatura come la figlia che non ha potuto crescere. Lei e Ingvar, infatti, hanno perso la loro figlia Ada in tenera età e non si sono più ripresi da quel lutto. Per Maria l’arrivo di questa creatura è un segno del destino, un’opportunità di ritrovare la felicità, a cui non è disposta a rinunciare. Ma quanto durerà e quale sarà il suo prezzo? 

Lamb, un racconto oscuro sulla volontà dell’uomo di piegare la natura ai propri scopi

Mai come in questo ultimo anno e mezzo si è avuta l’occasione di riflettere sul rapporto che ci lega alla natura di cui siamo parte. Con la pandemia ci si è resi più che mai conto di quanto l’uomo sia fragile e impotente di fronte alla natura, nonostante si sforzi continuamente di governarla e indirizzarla secondo i propri scopi. Si è riflettuto sui danni che questa manipolazione arreca alla natura stessa e sulla necessità di tornare a vivere in equilibrio con essa. È proprio questo il punto nodale di Lamb.  Cosa accade quando l’uomo forza la natura a proprio piacimento, anziché rispettarla? Come è opportuno guardare ad essa? È una nemica da sconfiggere, o piuttosto un’alleata da salvaguardare? Verrebbe spontaneo propendere per la seconda opzione, ma, come dimostra il film, nella realtà non è così facile come si potrebbe pensare. Le due spinte opposte sono ancora più evidenti proprio per il tipo di vita che la coppia di protagonisti conduce.

In quanto allevatori, infatti, sono tra coloro che più conoscono la natura, gli animali e i loro ritmi. Vivono a stretto contatto con loro ogni giorno e sembrano attenti e scrupolosi nel prendersi cura del gregge. Ma quando Maria intravede la possibilità di soddisfare un suo bisogno e riparare così, in un certo senso, a un torto subito dalla natura stessa con la perdita della figlia, non esita a stravolgerne l’equilibrio. Il tema del lutto è infatti l’altro cardine del film. la perdita, e in particolare di quella che appare più innaturale tra tutte: la perdita di un figlio. Così difficile da elaborare che può essere devastante. Nel caso dei protagonisti, sembra averli svuotati completamente. Maria è la più battagliera e cerca con tutte le sue forze qualcosa per aggrapparsi ancora alla vita, lo trova nella piccola agnellina-umana. Ingvar sembra più rassegnato, ma la segue.

Maria e Ingvar sono quasi simbolo dell’umanità intera. Il regista li mostra immersi in un mondo di cui sembrano i soli abitanti. Colpisce, infatti, l’assenza di scambi, di relazioni umane, fatta salva l’incursione del fratello di Ingvar, Petur, interpretato da Björn Hlynur Haraldsson. Un’assenza che l’ambientazione nella campagna islandese, tra montagne innevate e ampie distese erbose, non basta a giustificare, inducendo a pensare a una precisa scelta stilistica. I protagonisti paiono esemplificare, nella visione di Jóhannsson, l’atteggiamento umano di fronte al mondo.

Tra thriller, favola e fumetto, una fusione non riuscita

Volendo parlare di generi, si potrebbe dire che Lamb sia un thriller che si mescola con la favola e il fumetto. Il regista afferma di essersi ispirato ai racconti popolari islandesi e di  aver attinto al folklore del suo paese. L’espediente della creatura metà uomo e metà animale, però, rimanda più a un fumetto o a una favola, sia concettualmente, che fisicamente. Anche se il regista ha cercato di usare il più possibile il vero agnello per rendere realistico il personaggio, infatti, la bambina-pecorella ha spesso l’aspetto artefatto di un oggetto animato, specie se deve muoversi. D’altro canto, è il regista stesso a dire che il film ha iniziato a prendere forma da una graphic novel.

L’inserimento di questo elemento in un contesto che vuole essere realistico e anche crudo per certi versi, stride, non solo per la discrepanza tra gli stili, ma anche perchè risulta un espediente un po’ troppo semplice per lo spettatore adulto. Rimanda infatti al mondo infantile, pur trattandosi di un film duro, drammatico ed evidentemente non destinato ai più piccoli. Esso allontana chi guarda, non lo coinvolge, dandogli una sensazione di messinscena, provocando straniamento. L’idea della creatura soprannaturale avrebbe reso forse meglio se questa, ad esempio, non fosse stata mostrata, ma soltanto evocata, lasciando la possibilità di immaginare. 

L’elemento soprannaturale e il modo in cui viene accolto portano una nota inquietante. Nella seconda parte del film ci sono diversi indizi che creano suspense, alimentata anche dall’atmosfera visivamente cupa: nebbie, tempo grigio, vento, pioggia. Questo però non basta a rendere il lavoro avvincente. 

Delle molte strade possibili per parlare del complesso rapporto uomo-natura, ivi compresa quella documentaristica, che negli ultimi anni ha dato più di una soddisfazione – basti pensare, ad esempio a un lavoro come Genesis 2.0 di Christian Frei e Maxim ArbugaevJóhannsson sceglie forse la meno adatta, creando un crossover tra generi troppo azzardato, che non convince, nonostante il  premio per l’originalità ricevuto a Cannes. 

Distribuito da Wanted Cinema, Lamb arriverà nelle sale a marzo 2022.

Mothering Sunday, recensione del film con Josh O’Connor #RFF16

Mothering Sunday, recensione del film con Josh O’Connor #RFF16

Mothering Sunday è l’ultima opera di Eva Husson. La regista francese è al suo terzo lungometraggio: passata dal Toronto International Film Festival con Bang Gang A Modern Love Story del 2015 e da Cannes nel 2018 con Girls of the Sun e con il film in questione, in questi giorni approda anche a Roma alla 16esima Festa del Cinema, facendoci immergere in atmosfere sospese e fluttuanti direttamente nelle campagne inglesi del 1924.

Mothering Sunday, la trama

Mothering Sunday racconta infatti della giovane domestica Jane Fairchild (Odessa Young) che presta servizio in casa dei ricchi coniugi Niven: gentili, specialmente il marito (Colin Firth), ma anche malinconici e silenziosi, specialmente la moglie – una Olivia Colman ammusonita quasi come in La Favorita – i quali hanno un rapporto d’amicizia molto stretto con altre due coppie, gli Sheringhan e gli Hobday.

Uno dei figli degli Sheringham, Paul (Josh O’Connor), ha una relazione intima ma clandestina con Jane. E sarà parzialmente attorno a questi attimi, sguardi, tocchi, che tutto il film di Eva Husson incentrerà i suoi primissimi piani e i suoi sospiri.

Come in un flusso di coscienza, che prende il via da una memoria emotiva vivida e ancora pulsante, traspare da ogni sequenza che l’origine della storia sia un romanzo (omonimo, scritto nel 2016 da Graham Swift), e sono molto ricche le impressioni che suscita, la facile capacità con cui attraverso ogni inquadratura è immediata la sensazione di trovarsi nella dimensione intima dei ricordi di qualcuno.

Senz’altro, quel che si può chiaramente ammettere, è che Eva Husson sappia regalare la soggettività di Jane, anche se non sempre con la dovuta continuità. A catturare delle immagini che la regista costruisce, è la fotografia tinta di luci delicate e sognanti, unitamente al volto ninfeo di Jane, sul quale i piani stringono sempre tantissimo, così come su quello del suo amante Paul, nei suoi sorrisi tirati e quasi plastici, proprio come se fossero estratti da vecchie foto.

È interessante lo sviluppo narrativo che va avvolgendosi attorno al personaggio di lei, sempre di più, chiarificando quale sia davvero l’obiettivo della regista e su chi voglia veramente puntare il riflettore.

Husson ha a cuore la fisicità della giovinezza, e si compiace nel ritrarre i corpi, nelle loro linee acerbe ma che si gettano nella vita, con incoscienza e spudoratezza. Quasi ad invidiarne l’inconsapevole potenziale, ne racconta l’incontinenza dei desideri, a qualunque costo.

Mothering Sunday va alternandosi in tre fasi distinte della vita di Jane e, da una all’altra, la maturazione della sua femminilità cambia in maniera evidente, anche se in modo solo accennato.

Probabilmente ciò che manca di fronte ad un’estetica così curata, è la parte più semplicemente narrativa, nella quale conoscere ciò che ha davvero abitato i sentimenti e i pensieri della protagonista.

È sicuramente affascinante la vaghezza continua del tratto stilistico che, appunto, scivola anche sul piano della storia e che riesce ad essere comunque esaustiva nel dire, dopotutto, quale sia il senso di un cuore più volte spezzato ma che non smette di battere. Ma l’effetto, d’altra parte, è quello di passare senza lasciare veramente una traccia, se non un sospiro, il soffio di un vento di ricordi che scompigliano un po’ i capelli e nulla di più. Nelle intenzioni sarebbe stata molto più incisiva l’immagine che Husson avrebbe voluto veicolare sulla crescita di una donna nell’arco della sua vita, iniziata, tra l’altro, in un orfanotrofio.

Poco male. Mothering Sunday riesce a salvarsi egregiamente in tutti i casi per merito della grazia attraverso la quale descrive le cose. E l’arguzia – consapevole o no – sta nel fatto che l’arte maneggiata in modo superficiale può, sì, durare il tempo che trova, ma non per questo ammaliare di meno.

Zlatan: recensione del film su Zlatan Ibrahimović #RFF16

Zlatan: recensione del film su Zlatan Ibrahimović #RFF16

Nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma arriva il momento del film Zlatan, il biopic in cui il regista svedese Jens Sjögren disegna il suo ritratto di uno dei giocatori più amati del calcio moderno: Zlatan Ibrahimović. Se lo scorso anno con  Mi chiamo Francesco Totti, documentario di Alex Infascelli, la Festa ha reso omaggio al talento del capitano giallorosso, oggi lo fa con Ibrahimovic, portando sul grande schermo un racconto di formazione e di riscatto.

Zlatan, la trama 

Zlatan, Dominic Andersson Bajraktati, è un bambino la cui famiglia è immigrata in Svezia dai Balcani. Vive in periferia con la madre, Merima Dizdarević, e i due fratelli. È un bambino irrequieto e problematico, soprattutto a scuola, dove la madre è spesso convocata dalla preside. È allergico alla disciplina e si mette spesso nei guai. Quando però i suoi piedi incontrano un pallone, non lo lasciano più. Inizia a giocare sui campetti vicino casa e poi entra nelle squadre locali, fino ad arrivare, anni dopo, nelle giovanili della squadra svedese Malmö FF. Ma il suo problema è ancora la disciplina, il rigore, il rispetto delle regole. Zlatan, Granit Rushiti, vuole solo giocare e fare gol e mostra scarso spirito di squadra. Perciò viene ripreso spesso dall’allenatore. Ormai è un adolescente ed è andato a vivere col padre, Cedomir Glisović, un uomo senza mezzi, che si lascia andare e non si occupa di lui, lo lascia a sé stesso. Nonostante la sfiducia altrui e un ambiente familiare problematico, Zlatan continua il suo percorso, che lo porta sempre più in alto, fino ad approdare all’Ajax. La sua carriera, però, decollerà davvero solo quando riuscirà a mettere tutto il suo desiderio di rivalsa al servizio del gioco e della squadra.

Zlatan, la strada del calciatore fino al successo senza troppo coinvolgimento

zlatan granit rushitiIl regista Jens Sjögren – con un passato da chef, conduttore tv, attore – racconta Ibrahimović senza fare un’agiografia e senza dare alcun giudizio sul giocatore. Compone un classico racconto di formazione e di riscatto, articolato in un susseguirsi di flashback e flashforward. Disegna la parabola ascensionale del giocatore tenendo sempre al centro sia il talento, che il non essere accettato, il sentirsi sempre additato per il suo comportamento. Un problema caratteriale che gli viene dalla sua formazione umana, dalla famiglia, dalle privazioni, dallo spirito di rivalsa che cova e trasforma in aggressività. Sjogren sceglie la forma filmica piuttosto che la documentaristica, dà il suo taglio al lavoro, concentrandosi sui momenti che lo interessano, ovvero le fasi che precedono il grande successo, poiché, come si dice nei titoli di coda: “il resto è storia del calcio”.

I due ragazzi che interpretano Ibrahimović nelle varie fasi della sua formazione, prima Dominic Andersson Bajraktati e poi Granit Rushiti, offrono buone interpretazioni e nel cast è presente anche l’italiano Emmanuele Aita, nel ruolo del procuratore sportivo Mino Raiola. Ciò che manca in Zlatan non è tanto la tecnica registica, quanto la capacità di creare empatia, coinvolgimento, di emozionare davvero il pubblico. Forse perché Sjögren si mantiene troppo a distanza, preoccupato di mantenere un equilibrio, anzichè andare più a fondo nel personaggio.

Il racconto procede lineare, come una classica storia di formazione e riscatto, che parte da una famiglia disagiata come ce ne sono tante. Una storia in cui la voglia di riuscire e di essere accettati è più forte delle difficoltà. Ciò che manca è qualcosa che emozioni davvero, che vada al di là dell’interesse per il personaggio in sé, della curiosità di sapere chi è Ibrahimović e da dove viene. Qualcosa che faccia sentire vicino lo spettatore. Così il film avrebbe potuto coinvolgere anche i non tifosi, i non appassionati di calcio e coloro che non amano o non conoscono Zlatan Ibrahimović. Zlatan sarà nelle sale dall’11 novembre, distribuito da Lucky Red e Universal Pictures.

Marvel Universe: le conseguenze dei posticipi della Fase 4

Marvel Universe: le conseguenze dei posticipi della Fase 4

I posticipi nelle uscite dei prossimi film Marvel Studios (e Disney) annunciati nei giorni passati hanno dato un profilo nuovo alla Fase 4 del MCU, oltre ad avere delle conseguenze per l’universo condiviso e per i fan che non sono mai sazi di storie Marvel sul grande schermo. Ecco di seguito le principali conseguenze dei posticipi delle uscite dei film Marvel Studios della Fase 4:

C’è chi vince e c’è chi perde

Non abbiamo ancora finito con il 2021, ma comunque, guardando al 2023, ci sono stati alcuni grandi cambiamenti nei piani dei Marvel Studios.

L’attesissimo ritorno di Kang il Conquistatore si verificherà molto più tardi rispetto al previsto, dato lo slittamento dell’uscita di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Passando dal 17 febbraio al 28 luglio 2023, il film con Scott Lang torna nel mese che è già stato testimone delle sue uscite in sala, e quindi sembra un buon auspicio.

Tuttavia, lo studio ha tolto due “Untitled Marvel Movie” dal programma, quindi quei titoli misteriosi non ci saranno più né il 28 luglio né il 6 ottobre. Tra i lati positivi però che ora c’è un nuovo film misterioso ad occupare lo slot del 3 novembre 2023. Sarà Deadpool 3 o Blade? Aspettiamo degli annunci ufficiali.

The Marvels spostato al 2023

The Marvels riunirà Captain Marvel, Ms. Marvel e Spectrum, ma è stato spostato dall’11 novembre 2022 al 17 febbraio 2023, che una volta era occupata dal sequel di Ant-Man e The Wasp.

La serie TV Ms. Marvel doveva essere distribuita su Disney+ entro la fine dell’anno, ma recenti report hanno indicato che potrebbe scivolare alla prossima estate. Ora, c’è un divario sufficiente tra la serie stessa e il ritorno di Kamala Khan. Di conseguenza, i fan occasionali avranno l’opportunità di aggiornarsi sulla sua introduzione prima di quella che promette di essere una squadra epica per i tre supereroine.

The Marvels è l’unico film a passare da un anno all’altro, ma è solo una differenza di pochi mesi. Vale anche la pena notare che Captain Marvel è diventato un blockbuster da 1 miliardo di dollari nel febbraio 2019 (che il secondo mese dell’anno porti bene?).

Doctor Strange 2 non affronterà più The Batman

doctor strange 2L’uscita di Doctor Strange in the Multiverse of Madness era originariamente prevista per il 25 marzo 2022, poche settimane dopo l’uscita di The Batman. Mentre l’ultimo reboot del Crociato Incappucciato guadagnerebbe la maggior parte del suo incasso al botteghino in quei primi due fine settimana, non ci sarebbe stato modo di evitare il fatto che l’adattamento DC avrebbe, seppure di poco, danneggiato l’incasso del sequel di Doctor Strange.

È stato saggio da parte dei Marvel Studios rimandare questa puntata cruciale della Fase 4 di sei settimane, e il 6 maggio è sembrata una data adatta. Quella era la data di uscita originale di Thor: Love and Thunder, che invece uscirà nei cinema l’8 luglio. Black Panther: Wakanda Forever, nel frattempo, si sposta dal 29 luglio all’11 novembre.

E il 2024?

Fantastici QuattroAl momento abbiamo solo un film del 2024 prenotato dai Marvel Studios e arriverà il 16 febbraio di quell’anno. Cosa sarà? Onestamente, le possibilità sono infinite, con Blade e Deadpool 3 in pole position per quella data (Deadpool ha aperto con numeri enormi in quel periodo dell’anno, nel 2016).

È interessante notare che una recente voce ha suggerito che Fantastic Four e Nova dovrebbero iniziare la produzione nel 2023 e questo lascia la porta spalancata a entrambi i film per un debutto nel 2024.

Ha perfettamente senso che i Fantastici Quattro arrivino nei cinema nel 2024. In tutto questo, non possiamo non considerare il fatto che essendo diretto sempre da Jon Watts, lo stesso di Spider-Man, e considerato che aspettiamo anche un altro film sul tessi ragnatele, avrebbe perfettamente senso che i Fantastici Quattro vengano girato dopo la nuova avventura di Peter Parker.

Guardiani della Galassia Vol. 3 non è stato rimandato

Guardiani della Galassia Vol. 3 non è stato menzionato nel mega annuncio dei posticipi di Marvel e Disney, ma James Gunn ha confermato che arriverà come previsto il 5 maggio 2023.

Le riprese iniziano molto presto e Gunn ha rivelato di aver iniziato a scegliere attori (incluso il già annunciato Will Poulter nei panni di Adam Warlock) per almeno una dozzina di ruoli diversi. Chris Pratt ha recentemente condiviso il suo look da Star-Lord sui social media, anche se in seguito abbiamo appreso che si tratta del look per la giostra del parco a tema Disney World, “Cosmic Rewind”. Le riprese per questo Vol. 3 e per lo speciale di Natale verranno girate contemporaneamente. Avremmo dovuto già vedere il trequel ormai, ma il breve litigio di Gunn con la Disney, il suo periodo nel DCEU alla guida di The Suicide Squad e il COVID hanno rallentato le cose.

9 problemi che interesseranno sia il DCEU che l’MCU

9 problemi che interesseranno sia il DCEU che l’MCU

Come sappiamo, spesso e volentieri i fan si divertono a confrontare il DCEU e il MCU elogiandone i pregi; eppure ci sono alcune aree in cui entrambi gli universi di fumetti vanno incontro ad alcuni problemi: vediamo assieme quali.

Essendo le due colonne portanti dei contenuti a fumetti, non è una sorpresa che il Marvel Cinematic Universe e il DC Extended Universe siano abitualmente messi a confronto – e che la Marvel sembri uscirne vincitrice. Ad Iron Man, e al conseguente lancio del MCU, è spesso riconosciuto il merito di aver portato il genere supereroistico al livello attuale (anche se la serie di film originali degli X-Men ha sicuramente parte del merito), i suoi film sono indubbiamente i più lodati, e il suo universo sembra spesso più coeso e attentamente pianificato.

Bilanciare l’accessibilità e un universo espanso

Uno dei più grandi problemi a cui si va incontro col passare del tempo è la capacità di mantenere i singoli film attraenti e accessibili ai nuovi fan – che non hanno visto tutti i film precedenti, e che potrebbero non volerli recuperare nella loro globalità. Ognuno dei film di questi universi ha qualche connessione con gli altri, specialmente per quanto riguarda il MCU. Fare quindi in modo che questi film stiano in piedi da soli e costruiscano un universo più grande allo stesso tempo, non è un’impresa da poco.

Al momento, sembra che la Marvel stia facendo un lavoro ragionevole nel mantenere molti film accessibili e collegati, ma il DCEU sta riuscendo meglio ad affrontare questo problema, potenzialmente perché il loro universo è ancora più piccolo. Tuttavia, l’istituzione di un multiverso DC aiuta, e con Loki che ora introduce un multiverso MCU, questo potrebbe diventare più facile da gestire anche per la Marvel.

Stanchezza da supereroe

MCU vs DCEU foto 2Mentre non c’è dubbio che i film di supereroi siano ancora incredibilmente popolari, e le cifre del box office non mostrano un grande calo della loro popolarità (tenendo conto dell’effetto della pandemia), è ancora vero che, con la crescita del genere supereroistico, il pubblico ambisce a più di una semplice super-storia.

Le semplici origin-story che portano a grandi combattimenti sono meno popolari dei film dalla narrazione più globale, e ora che la maggior parte dei personaggi di punta dei fumetti ha avuto almeno un film dedicatogli, sia la Marvel che la DC devono scavare più a fondo nei loro archivi e usare personaggi meno conosciuti per continuare ad espandere il loro universo.

Il problema dei villain

MCU vs DCEU foto 3Sia la Marvel che la DC sono note per avere un “villain problem“, con cattivi che non sono così coinvolgenti, ben caratterizzati o stratificati come gli eroi. La Marvel è stata criticata per i cattivi bidimensionali che vengono facilmente uccisi, mentre la DC ha un problema simile con cattivi dimenticabili e mal adattati. Doomsday, in particolare, è stato poco gradito sia dai fan che dalla critica, mentre altri film come Aquaman e Suicide Squad hanno cattivi a malapena presenti, cui il pubblico fa fatica ad interessarsi.

Sia la Marvel che la DC trarrebbero beneficio da un minor numero di cattivi usa e getta, che vengono uccisi alla prima entrata in scena, e dalla creazione di archi di più film per i loro eroi e cattivi. I fumetti, naturalmente, lo fanno bene, e i cattivi hanno storie e racconti interessanti tanto quanto gli eroi – qualcosa che dovrebbe tradursi meglio sul grande schermo.

Mancanza di diversità tra i protagonisti supereroi

MCU vs DCEU foto 4La Marvel ci ha messo quasi un decennio di uscite costanti per produrre finalmente un film di supereroi al femminile (Captain Marvel), e mentre la DC è stata molto più veloce con l’uscita di Wonder Woman, entrambi gli universi sono principalmente guidati da personaggi maschili bianchi etero. Naturalmente, parte di questo può essere considerato un problema con il materiale di partenza, dato che molti dei più grandi nomi dei fumetti sono eroi maschi bianchi, ma questa è ancora un’area che deve essere affrontata in entrambi gli universi.

Fortunatamente, le cose stanno cambiando per entrambi – dopo Captain Marvel, la Marvel ha rilasciato il tanto atteso film su Vedova Nera, così come Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli. Nell’universo DC, Harley Quinn e Wonder Woman sono due grandi pilastri del franchise, anche se i fan vorrebbero vedere più supereroi POC prendere il comando nei cosiddetti solo films (oltre Aquaman, interpretato dal nativo hawaiano Jason Momoa).

Problemi di continuità narrativa

EDWARD NORTON HULKUn problema che è quasi garantito con franchise così grandi è quello della continuità narrativa – specialmente quando cattivi più grandi e crisi minacciano la Terra. Diventa sempre più difficile mantenere ogni dettaglio e linea temporale accurata, e spiegare perché i supereroi non si sono uniti ai grandi combattimenti dei film precedenti. Inoltre, l’abbandono di attori, come Ben Affleck in Batman, o l’originale Hulk di Edward Norton può causare problemi di continuità e coerenza per i fan.

La Marvel e la DC stanno iniziando a giocare con i multiversi, il che aiuterà molto a risolvere questo problema, dato che le nuove storie potranno semplicemente svolgersi su una Terra diversa. La DC è anche significativamente meno preoccupata di una stretta continuità nel modo in cui lo è stata la Marvel, cosa che i fan sono felici di accettare. Tuttavia, alcune crepe stanno ancora iniziando a mostrarsi, con situazioni come il prossimo film degli Eternals che dovranno spiegare le ragioni per cui queste potenti figure sono mancate durante la battaglia con Thanos – ragioni che, probabilmente, appariranno un po’ inconsistenti.

Lotte creative tra registi e dirigenti

JUSTICE LEAGUE DCEUCon franchise così grandi, e così tanti registi e attori che lavorano per un unico universo, non è una sorpresa che ci siano alcuni problemi di comunicazione e di collaborazione. Che si tratti della causa tra Scarlett Johansson e la Disney sull’uscita online di Black Widow, la pressione per la Snyder Cut, o il licenziamento e la riassunzione di James Gunn per Guardians of the Galaxy, ci sono stati molti scontri dietro le quinte per questi mondi.

Questo non crea sempre problemi per il pubblico, naturalmente – e nel caso di Gunn, ha portato alla sua disponibilità a creare The Suicide Squad e ciò può essere considerato solo una buona cosa – ma molte volte, lo fanno. Problemi di differenze creative possono portare a film frammentati o confusi, svolte di trama abbandonati e adattamenti deludenti. Naturalmente, questi sono problemi che non si limitano solo ai film di supereroi, ma la dimensione di questi progetti spesso esacerba l’effetto.

Una visione coerente

shazam wonder woman La DC e la Marvel sembrano aver adottato approcci molto diversi al problema di cercare di mantenere una visione coerente in un enorme universo collegato. Mentre la Marvel mantiene una stretta presa sulla sua visione creativa e produce film e serie TV che hanno lo stesso tocco essenziale, la DC ha scelto di creare una serie di film di cui si percepisce la diversità di fattura. I film della Justice League di Snyder sono molto più tristi, scuri e grintosi dell’audace giocosità di Suicide Squad e Shazam, per esempio.

Tuttavia, entrambi gli approcci hanno anche le loro insidie. Mantenendo uno stile così chiaro e coerente da un film all’altro, la Marvel limita il suo pubblico a coloro che amano lo stile leggero e colorato dei film d’azione (non che i loro incassi siano danneggiati da questo!). La DC, nel frattempo, ha creato un universo che è canonicamente collegato, ma che sembra disarticolato.

Riunire le proprietà esistenti

venom tony starkLa Marvel certamente ha faticato più della DC in questo, infatti solo recentemente è stata in grado di riconquistare i diritti degli X-Men, Spider-Man e dei Fantastici Quattro in modi diversi. Tuttavia, anche la DC ha a che fare con il decidere se ripiegare o meno sui popolarissimi personaggi dell’Arrowverse o su altri film targati DC. In entrambi i casi, il multiverso viene in soccorso ancora una volta, con questi franchise che scelgono di spiegare le varie discrepanze con reboot più morbidi, universi differenti e altro. Naturalmente, la Marvel deve ancora portare ufficialmente a bordo i mutanti, ma con Loki che conduce nel Multiverso della Follia, si presume che questo sarà il modo per farlo.

Ritardi COVID

mcu vs dceu covid problemsSicuramente non limitata ai film di supereroi, la pandemia di COVID-19 ha portato scompiglio nelle uscite cinematografiche e, di conseguenza, nelle cifre del box office. The Suicide Squad, nonostante sia stato il film DC più visto sulla HBO, è stato un flop al botteghino, non riuscendo a recuperare il budget di produzione. Black Widow, nonostante fosse un film che i fan aspettavano da anni, è stato rilasciato su Disney+, violando il contratto e portando a una causa legale e a numeri deludenti al botteghino. Mentre Shang-Chi ha dato risultati leggermente migliori, è chiaro che i ritardi e le interruzioni nelle riprese e nel rilascio avranno avuto un impatto significativo su entrambi gli universi, e che il vere conseguenze durature saranno chiaramente percepibili solo negli anni a venire.

Una notte da dottore: recensione del film con Frank Matano #RFF16

Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella Città, Una notte da dottore porta sulla scena un’inedita coppia comica: Diego Abatantuono e Frank Matano. Dottore della guardia medica il primo e fattorino il secondo, in una commistione di ruoli, i due sono i protagonisti di avventure e disavventure notturne per le strade di Roma, tra pazienti problematici e clienti arroganti. Con apparente leggerezza, il regista Guido Chiesa (Cambio tutto, Ti presento Sofia) esplora a fondo la vita dei lavoratori notturni.

Una notte da dottore: la trama

Nel film Una notte da dottore, Pierfrancesco Mai (Diego Abatantuono) è una guardia medica di 65 anni che, con mille acciacchi e poco entusiasmo, si muove in macchina di notte per visitare i pazienti. Mario (Frank Matano) è un fattorino di Deliveroo spiritoso e affezionatissimo alla bici che gli permette di fare consegne tra le strade di Roma. La vite dei due collidono, letteralmente: Pierfrancesco investe con la sua auto Mario. Il rider fortunatamente ne esce illeso, ma con la bici inutilizzabile. Dal canto suo, dopo l’urto, il medico si ritrova bloccato con la schiena. Dopo l’incontro-scontro, nessuno dei due è più in grado di fare il proprio lavoro autonomamente. L’unica soluzione sembra essere quella di unire le forze. Pierfrancesco propone un accordo: Matano potrà usare l’auto di Abatantuono per le sue consegne, ma in cambio dovrà fingersi dottore. Visitando guidato dalle sue dritte, guadagnerebbe dai salatissimi prezzi della guardia medica. Mario, inizialmente dubbioso, accetta e i due partono all’avventura nella notte romana. Affrontano così pazienti ipocondriaci, clienti di Deliveroo arroganti, donne partorienti, in un viaggio non solo fisico che a poco a poco esplora le storie di due personaggi a prima vista inconciliabili. Tra scambi di identità e mansioni illegali, riuscirà la coppia a concludere il turno notturno senza fare danni?

I personaggi di Una notte da dottore

Una notte da dottore mostra la vicinanza degli opposti. Pierfrancesco è anziano, insofferente per il dolore alla schiena ma anche infastidito dalle persone. Scorbutico e chiuso in sè stesso, riesce ad essere acidamente ironico parlando senza peli sulla lingua. Per le sue visite frettolose, colleziona critiche dai pazienti, ma comunque guadagna banconote su banconote. Mario invece è giovane, entusiasta e vivace, malgrado l’arroganza con cui è trattato dai ristoratori e dai clienti. Nonostante la sua gentilezza, fatica a ricevere anche qualche moneta di mancia.

Unendosi, i due personaggi riescono a migliorarsi, ritrovando uno un figlio, l’altro un padre.  La coppia funziona e riesce a strappare continue risate. Abatantuono, nei panni del medico di origini milanesi, scocciato e cinico, non risparmia freddure e battute taglienti. Matano, nel ruolo di fattorino di Caserta dall’animo solare ma poco ambizioso, porta sulla scena un’ironia più ingombrante e focosa, quasi da giullare di corte.

Gli altri personaggi danno ancora più colore a Una notte da dottore: non manca l’oste della taverna romana un po’ rude, il paziente anziano in vestaglia, il cliente bruttino ma ricco e arrogante. Caratteri forse un po’ troppo stereotipati, ma comunque necessari ad animare le situazioni tragicomiche vissute dai protagonisti.

Tra le strade romane

La Roma che vediamo in Una notte da dottore non è quella dei luoghi turistici. Il film si svolge quasi interamente di notte: originale la scelta di ambientazioni buie e poco illuminate per la maggior parte del film. In un collage variegato, si passa dal minuscolo set nell’abitacolo dell’auto, alle eccentriche abitazioni dei pazienti: case popolari e affollate si mescolano a loft e palazzi nobiliari dalle enormi stanze. Non mancano le immagini di Roma inquadrata dall’alto, come le riprese con i droni dei vicoli e delle piazze deserte nelle ore più buie. Il lavoro sulla fotografia di Emanuele Pasquet (Sul più bello) è indubbiamente approfondito, anche se tratti un po’ esasperato.

Una comicità che lascia spazio alla critica sociale e ai momenti drammatici

Una notte da dottore porta in primo piano non poche tematiche sociali. Guido Chiesa esplora approfonditamente il mestiere del medico. In Una notte da dottore c’è la critica al mondo delle guardie mediche, preso in giro ed estremizzato nei suoi difetti: prezzi altissimi e medici poco attenti che affrontano pazienti di ogni tipo, da quelli ipocondriaci a quelli realmente in condizione di emergenza. Anche il settore delle consegne a domicilio viene messo in primo piano: fattorini non assicurati, maltrattati e presi in giro. Non mancano nel film i momenti commoventi: le riflessioni sui rapporti di Pierfrancesco e di Mario con le rispettive famiglie potrebbero far scendere qualche lacrima.

Una notte da dottore è la ricetta della tipica commedia italiana di oggi: c’è l’ironia, il discorso sulla famiglia, gli stereotipi nazionali e regionali, la critica sociale al ”sistema Italia”, senza escludere l’attimo strappalacrime. Un film che si lascia piacevolmente guardare, leggero ma non troppo superficiale, perfetto da vedere in famiglia. Una notte da dottore è prodotto da Colorado Film in collaborazione con Medusa film. Qui il link del trailer ufficiale. Il film uscirà nelle sale italiane giovedì 28 ottobre 2021.

Per Salma Hayek Gli Eterni “Sono quelli giusti al momento giusto”

0

Dopo le rivelazioni di Angelina Jolie  che ha ammesso il vero motivo del perché ha scelto Eternals per entrare a pieno titolo in un cinecomics anche Salma Hayek ha rivelato il perché della scelta di interpretare un ruolo di supereroi. Molti di voi non sapranno che a differenza della Jolie a Salma Hayek non era mai stato offerto un ruolo da supereroina prima di Eternals e proprio per questo ha definito  il suo personaggio di Ajak e Gli Eterni “quelli giusti” e “al momento giusto”.

La Hayek ha continuato a lodare la regista Chloé Zhao e ha messo in evidenza la famiglia “eclettica” che ha creato con il film, dicendo: Adoro il regista. Penso che sia molto significativo che sia avvenuto in questo momento, che posso essere nei miei 50 anni ed essere un supereroe, ed essere arabo-messicano ed essere un supereroe, ed essere parte di questa famiglia eclettica. Quando la Hayek si è unito al film, c’era solo la Jolie che aveva firmato in quel momento, il che ha reso l’attrice eccitata. Perché le mie più grandi aspettative su Angie, sul regista, sulla nostra piccola famiglia che abbiamo creato, sul film stesso – è una di quelle rare occasioni in cui continui a essere sorpreso in modo positivo, e continua a crescere“.

Eternals, il film

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Gal Gadot non vede l’ora di vedere la Catwoman di Zoe Kravitz

0
Gal Gadot non vede l’ora di vedere la Catwoman di Zoe Kravitz

Dopo Jason Momoa anche un’altra protagonista dell’universo DC esprime la sua ammirazione per la Catwoman di Zoë Kravitz che ha infiammato tutti nel primo trailer ufficiale di The Batman rilasciato settimana scorsa. Infatti Gal Gadot ha espresso la sua eccitazione per la performance di Zoë Kravitz nei panni di Catwoman nell’attesissimo The Batman. La modella divenuta A-lister di Hollywood ha recitato nel DCEU come Diana Prince/Wonder Woman in 5 film, incluso il recente remix di Zack Snyder’s Justice League. I film di Wonder Woman di Gadot sono stati elogiati come impressionanti film di supereroi guidati da donne, non come i film del passato dove appare invece Catwoman,che invece sono stati estremamente deludenti come la Catwoman di Halle Berry nei primi anni 2000.

La nuova attrice che veste i panni felini di Selina Kyle è Zoë Kravitz. La star di Rough Night apparirà come il gatto ladro antieroina in The Batman di Matt Reeves ; il prossimo reboot della DC, con il nuovo Bruce Wayne interpretato Robert Pattinson. Kravitz fa seguito alle iconiche Catwomen precedenti tra cui Eartha Kitt, Michelle Pfeiffer e Anne Hathaway. La nuova Selina Kyle sembra essere una ladra gatto più semplice e low-tech, che si ritroverà ancora una volta coinvolta in una faida romantica con il crociato incappucciato.

In un’intervista con Variety, Gal Gadot ha commentato l’arrivo della Catwoman di Kravitz all’universo DC. Dopo aver visto il secondo trailer l’attrice ha rivelato” Lei [Kravitz] sembra incredibile“. Gal Gadot ha poi elogia l’attrice come una donna di talento  prima di affermare che è “ così felice di avere un’altra donna come compagna. Ha poi continuato: “Io amo Zoe. Sembra incredibile. È una dolce a metà. È una donna di talento e sono così felice di avere un’altra donna come compagna”.

The Batman, il film

The Batman uscirà nei cinema il 4 marzo 2022, in Italia sarà disponibile dal 3 marzo. Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

La trama di The Batman

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Eternals, Angelina Jolie su Thena “È quello che volevo essere”

0
Eternals, Angelina Jolie su Thena “È quello che volevo essere”

Mentre cresce l’attesa per la premiere italiani dell’attesissimo Eternals, il nuovo film Marvel Studios che sarà il film di chiusura della Festa del Cinema di Roma, oggi una delle protagoniste, Angelina Jolie ha rivelato nel corso di un’intervista il vero motivo del perché ha accetto il ruolo, e perché proprio il personaggio di Thena. Angelina Jolie ha già affrontato personaggi noti di universi prima, specialmente nell’adattamento videoludico di Lara Croft: Tomb Raider e ha detto che è stato “bello combattere di nuovo” per Eternals. Come molti di voi già sapranno lei ha rifiutato molto ruoli di cinecomics in passato!L’attrice ha continuato dicendo che era stata contattata per ruoli di supereroi in passato, ma è stato solo quando è stato offerto a Thena che l’ha considerata davvero, dicendo che la parte le ha fatto desiderare di far parte di qualcosa di più grande: 

Thena… rappresentava davvero questa famiglia di cui volevo far parte. Quando ho capito cosa sarebbe stato questo film e chi era questo gruppo, cosa avrebbe rappresentato questo gruppo e quanto fosse inclusivo e diversificato, ho sentito che sarebbe dovuto essere sempre così. È quello che volevo essere, e capire la mia parte era secondario; capire chi sarei stato. Volevo solo far parte di questa famiglia. E mi fido di questa regista.”

Eternals, il film

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Star Wars: Ahsoka, Hayden Christensen nel cast

0
Star Wars: Ahsoka, Hayden Christensen nel cast

Il sito americano THR ha annunciato che l’attore Hayden Christensen è entrato a far parte del cast di di Star Wars: Ahsoka, l’annunciata serie basata sull’universo di Star Wars.

Hayden Christensen riprenderà il suo ruolo di Anakin Skywalker, alias Darth Vader, in Ahsoka, l’ultima serie live-action di Star Wars di Lucasfilm e Disney+. Rosario Dawson interpreta il personaggio preferito dai fan di Ahsoka Tano, un sopravvissuto Jedi Knight popolare nel lato dell’animazione di Star Wars che ha fatto il suo debutto live-action nella seconda stagione di The Mandalorian. I dettagli della trama vengono mantenuti ai confini dell’Orlo Esterno, ma è noto che Dave Filoni, il detentore della spada laser di lunga data di Star Wars, sta scrivendo la serie e producendo esecutivamente con Jon Favreau. La produzione dovrebbe iniziare all’inizio del 2022.

Star Wars: Ahsoka

Star Wars: Ahsoka è l’annunciata serie tv dell’universo di Star Wars e spin-off di The Mandalorian per Lucasfilm per Disney+ La serie è incentrata sulle avventure di Ahsoka Tano personaggio interpretato da Rosario Dawson. Uno spin-off di “The Mandalorian”.

Barbie ha trovato il suo Ken: Ryan Gosling nel film con Margot Robbie

0

Ryan Gosling sarà Ken nel film su Barbie con Margot Robbie. L’attore è nella fase finale delle trattative con Warner Bros e Mattel per interpretare il ruolo del personaggio nel film diretto da Greta Gerwig, e co-sceneggiato da Noah Baumbach.

Robbie seguirà il film anche come produttrice, con la sua LuckyChap Entertainment, che è reduce dal grande successo agli Oscar dello scorso anno per Una donna promettente. I produttori di Barbie includono anche Tom Ackerley e Josey McNamara di LuckyChap; Robbie Brenner e Ynon Kreiz di Mattel; e David Heyman.

I piani per adattare la storia di Barbie per il grande schermo hanno subìto alcune battute d’arresto negli ultimi anni, ma quando Robbie, Gerwig e Baumbach si sono imbarcati nel progetto rispettivamente nel 2018 e nel 2019, le cose sono andate a gonfie vele. Secondo quanto riportato da Variety, Barbie avrebbe dovuto iniziare la produzione all’inizio del 2022 presso i Leavesden Studios di WB a Londra, con un’uscita nelle sale prevista per il 2023.

Marvel rivela finalmente i piani originali per il Mandarino in Iron Man

0

Il piano originale dei Marvel Studios per il Mandarino in Iron Man del 2008 è stato finalmente rivelato. Il primo film del MCU ha messo lo studio in condizioni di realizzare il miglior film possibile con Tony Stark come unico protagonista, il che significava cambiare i piani in corso d’opera. Quando Iron Man è stato originariamente concepito, il piano era che il principale antagonista dei fumetti di Stark, il Mandarino appunto, fosse il cattivo principale. Questa decisione ha fatto sì che il personaggio di Obadiah Stane fosse poi un cattivo secondario, che sarebbe potuto eventualmente diventare un problema nel corso della storia, ma alla fine la Marvel ha deciso che era meglio lasciare il Mandarino fuori dal film di Jon Favreau.

L’MCU può anche aver cancellato i piani per inserire il personaggio in Iron Man, ma il desiderio che fosse nell’universo non è mai stato abbandonato. Questo alla fine ha portato i Marvel Studios a utilizzare il personaggio come parte di una complessa mistificazione in Iron Man 3. Il film ha proposto Ben Kingsley come mandarino solo per rivelare che era un attore fallito e ubriaco assunto da Aldrich Killian per interpretare la parte di un terrorista globale. La Marvel alla fine ha rivelato in All Hail the King One-Shot che il “vero mandarino” esisteva nel mondo Marvel, da qualche parte. Abbiamo dovuto aspettare Shang-Chi e La leggenda dei dieci anelli per vedere che questo vero Mandarino era in realtà il personaggio interpretato egregiamente da Tony Leung, che ha dato giustizia a questo grande villain dei fumetti nel film con Simu Liu.

I piani originali per il Mandarino

L’interpretazione Leung ha fatto valere l’attesa, ma sappiamo che il vero Mandarino poteva comparire già molto prima nel Marvel Cinematic Universe. Come parte di The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe, il produttore Jeremy Latcham ha rivelato il ruolo originale cancellato del Mandarino nel MCU. Il personaggio cinematografico è stato concepito per essere il principale cattivo di Iron Man e un rivale di Tony Stark. Mandarino aveva un edificio proprio accanto a quello delle Stark Industries e voleva ottenere le invenzioni di Stark per sé. La storia “pazza terribile” e “deludente” di Latchman vedeva il Mandarino praticare un foro sotto l’edificio delle Stark Industries che gli avrebbe permesso di rubare la tecnologia di Tony.

L’incapacità iniziale della Marvel di dare spazio e dignità a questo personaggio al cinema ha poi funzionato per il meglio. Se si fosse seguito lo spunto di Latchman, la storia del Mandarino sarebbe stata completamente diversa da quella mostrata in Shang-Chi, poiché probabilmente non sarebbe stato il padre di Shang-Chi né un conquistatore di secoli.

Linea d’Ombra Festival: Niccolò Ammaniti primo ospite

0
Linea d’Ombra Festival: Niccolò Ammaniti primo ospite

Salerno. Sarà Niccolò Ammaniti il primo ospite della 26esima edizione di Linea d’Ombra. Con Boris Sollazzo, direttore artistico con Peppe D’Antonio del festival, lo scrittore e regista romano, ripercorrerà la parabola ascendente della sua carriera raccontandosi in prima persona. L’incontro, in programma alle ore 20 alla Sala Pasolini, potrà essere seguito anche in diretta streaming a questo link.

L’arrivo dei giurati che seguiranno in presenza il festival è attesto per le ore 16. La prima sezione, CortoEuropa, accenderà il grande schermo della Sala Pasolini alle ore 18; alle 18.30 negli spazi della Sala Menna ci saranno le prime proiezioni di VedoAnimato; alle 19 al Piccolo Teatro di Portacatena ci saranno i documentari in concorso per LineaDoc mentre alle 20 nella sala Menna si ritornerà al futuro con la proiezione di Blade Runner di Ridley Scott (Usa, Hong Kong / 1982 / 124’), il film sarà introdotto da Michelle Grillo, dottoranda, specializzata in Social Media. Il progetto realizzato in collaborazione con il DISPS UNISA. Alle 21 il Piccolo Teatro di Porta Catena ospiterà la sezione CortoEuropa con film che arrivano dall’Inghilterra, dalla Germania, dall’Ungheria, dalla Francia e dalla Finlandia. A chiudere la prima giornata di proiezioni alle 21.30 nella Sala Pasolini per la sezione Passaggi d’Europa sarà “The Grand Bolero”. Sarà presente l’attrice Ludovica Mancini. Interverranno da remoto il regista Gabriele Fabbro e l’attrice Lidia Vitale.

Sono più di 100 i film in concorso per questa edizione 2021 di Linea d’Ombra Festival, selezionati tra i circa 1500 iscritti giunti da 77 paesi.  Tra i film in concorso, 34 sono diretti da registe donne. Il festival è dedicato a Patrick Zaki.

LINEA D’OMBRA 2021, IL FESTIVAL È ANCHE ON LINE. Quest’anno sarà possibile seguire il festival sia in presenza che online, attraverso la piattaforma streaming www.netfest.org/ldo che consentirà di visionare i film delle sezioni CortoEuropa, VedoAnimato e VedoVerticale, disponibili gratuitamente per 48 ore a partire dall’orario indicato in programma, nel limite dei posti virtuali disponibili. I film delle sezioni Passaggi d’Europa e LineaDoc saranno disponibili gratuitamente ed in modalità streaming, nel limite dei posti disponibili. Ciascun titolo sarà trasmesso solo all’orario indicato in programma. Tutte le opere sono presentate in versione originale con sottotitoli in italiano. Gli incontri con gli autori delle opere in concorso e con gli ospiti saranno trasmessi in streaming sulla piattaforma web e sulla pagina Fb ufficiale del festival. Registrandosi alla piattaforma si potrà entrare a far parte della Giuria Open del festival.

Linea d’Ombra Festival XXVI edizione è un’iniziativa promossa dall’Associazione SalernoInFestival e realizzata con il contributo e il patrocinio della Direzione generale Cinema e audiovisivo – Ministero della Cultura, della Regione Campania con la Film Commission Regione Campania, del Comune di Salerno. Main Sponsor: Fondazione Cassa Rurale Battipaglia – Banca Campania Centro, Nexsoft S.p.A. Altro ente sostenitore: Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana. Altri sponsor: Allianz Salerno Mare – Mario Parrilli srl, Rotary Salerno Rotary Salerno 1949 a.f.

Yes Man: trama, cast e curiosità del film con Jim Carrey

Yes Man: trama, cast e curiosità del film con Jim Carrey

Cosa succederebbe se ci si trovasse a dover dire di sì ad offerta, richiesta e situazione più varia? È ciò che accade in Yes Man, commedia del 2008 diretta da Peyton Reed, oggi noto per essere il regista di Ant-Man. Interpretato dall’iconico Jim Carrey, il film in questione si concentra sulla vita di un uomo particolarmente scontento e scontroso che si ritrova a dover dire di sì ad ogni situazione che gli si presenta, generando eventi sempre più imprevedibili, sia nel bene che nel male. Con questo lungometraggio, inoltre, Carrey si è riconfermato uno dei maestri della comicità americana, capace di divertire spettatori di ogni età.

La storia qui narrata è liberamente ispirata all’omonimo romanzo pubblicato dal comico Danny Wallace nel 2006. Questi aveva infatti deciso di assumere come sfida personale quella di dire più sì nel corso della sua quotidianità. Egli ha così dato vita ad un esperimento lungo un anno, durante il quale ha pronunciato la magica affermazione ogni volta che gli si presentava l’occasione. Il risultato di ciò è poi confluito nel succitato romanzo, divenuto in breve un vero e proprio successo editoriale. Non passò infatti molto prima che gli studios cinematografici si interessassero alla cosa, ritrovando in tale vicenda il potenziale per una grande commedia.

Arrivato infine in sala, il film si è affermato a sua volta per gli ottimi risultati ottenuti. A fronte di un budget di circa 70 milioni di dollari, Yes Men è arrivato a guadagnarne ben 223 in tutto il mondo. Apprezzato dalla critica e dal pubblico, il quale ha permesso al film di ottenere anche diversi riconoscimenti durante la stagione dei premi, il film è ancora oggi un brillante esempio di commedia ricca di buoni valori e profonde riflessioni. Prima di lanciarsi in una visione di tale titolo può però essere opportuno approfondire ulteriormente alcune curiosità relative alla trama e al cast. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò e molto altro.

Yes Men: la trama del film

Protagonista del film è l’agente di prestito bancario Carl Allen, il quale è da poco stato lasciato da sua moglie. Tale vicenda lo ha portato ad avere una visione sempre più negativa della vita, non trovando più in questa nuovi stimoli per andare avanti. Carl, inoltre, è arrivato al punto di rifuggire intenzionalmente tutti i tentativi che i suoi amici Pete e Rooney fanno per cercare di tirarlo in mezzo a situazioni strampalate. La spenta routine dell’uomo cambia però improvvisamente nel momento in cui il suo collega Nick Lane gli suggerisce di andare a seguire un seminario sull’autostima, dove si incoraggia a dire “sì” ad ogni cosa.

Inizialmente scettico, Carl decide tuttavia di seguire quanto appreso durante l’incontro, con inaspettate conseguenze. Ben presto, infatti, egli riscopre le gioie della vita, spendendo più tempo insieme ai suoi amici, praticando nuove attività e conoscendo nuove persone. Tra queste vi è Allison, una giovane cantante con la passione per la fotografia in movimento. Incantato dalla personalità bizzarra della ragazza, Carl inizia a sviluppare un certo sentimento nei suoi confronti, ma non sa se a spingerlo verso di lei sia un reale desiderio o il dover dire di sì a tutto. I guai non tarderanno così ad arrivare, e Carl si troverà a comprendere che non si può sempre di sì.

Yes Man: il cast del film

Grande protagonista del film è l’attore Jim Carrey, tornato a recitare in una commedia dopo il thriller Number 23. Nell’imbattersi nella sceneggiatura di Yes Man, egli si dichiarò da subito particolarmente interessato al progetto, convinto del suo potenziale comico. Carrey spese così diverso tempo insieme al regista per costruire il giusto tono, che includesse sia il divertimento ma anche momenti più seri e riflessivi. Totalmente devoto al ruolo, l’attore decise a sua volta di dire sì a tutto durante la realizzazione del film, prendendo realmente lezioni di chitarra e di coreano. Egli decise inoltre di interpretare personalmente alcune scene particolarmente complesse, come quella del bungee jumping. Nella scena in cui in un bar si scontra con una cameriera, invece, Carrey cadde male a terra, finendo con il rompersi tre costole.

Accanto a lui nel film si ritrova poi l’attrice Zooey Deschanel nei panni di Allison. A sua volta nota per diverse commedie romantiche come anche per la serie New Girl, l’attrice si trovò qui a dover prendere parte ad una sequenza in moto. La sua controfigura era infatti impossibilitata a partecipare, e l’attrice dovette salire realmente sul mezzo. Sono poi presenti gli attori Bradley CooperDanny Masterson interpretano rispettivamente Peter e Rooney, i due migliori amici di Carl. Il celebre Terence Stamp è invece Terrence Bundley, l’uomo che introdurrà Carl al concetto dello “yes man”. John Michael Higgins è invece Nick, il collega del protagonista che gli suggerirà di seguire tale seminario. Infine, il noto caratterista Rhys Darby è presente nei panni di Norman, strampalato capo di Carl.

Yes Man cast

Yes Man: il significato del film, le sue frasi, il trailer e dove vederlo in streaming e in TV

Oltre ad essere una brillante commedia, Yes Men spinge attraverso il suo protagonista e quanto gli capita a riflettere su sé stessi e il modo in cui si conduce la propria vita. Carl, che all’inizio della storia è un uomo chiuso in sé stesso, si preclude ogni possibile novità che la vita potrebbe ancora riservargli. Ci vorrà una terapia d’urto per poterlo far uscire dalla sua condizione e permettergli di comprendere che non è mai troppo tardi per concedersi qualcosa di nuovo e inaspettato. Naturalmente il film non manca di mostrare come un’eccessiva tendenza all’apertura verso il mondo circostante può allo stesso modo comportare seri rischi e pericoli. Occorre dunque trovare il giusto equilibrio, variabile da persona a persona, per potersi godere con positività tutto ciò che la vita offre.

È possibile vedere o rivedere tale film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in reteYes Man è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 22 ottobre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Un film come Yes Man, infine, possiede della frasi davvero indimenticabili che aiutano a riflettere sul senso della vita. Tra una risata e un’emozione, è infatti possibile fermarsi a riflettere su quanto raccontato e chiedersi quanto di ciò che si è visto e sentito si rispecchia nella propria vita. Ecco, dunque, qualche esempio:

  • Io voglio che voi invitiate il “sì” nella vostra vita, perché il “sì”, a sua volta, vi risponderà sì! Quando voi dire sì, entrate nella sfera del possibile! (Terrence Bundley)
  • Il “sì” porta sempre a qualcosa di buono! (Carl Allen)
  • Senti ma chi se ne frega, il mondo è un parco giochi. Uno lo sa da ragazzino, ma poi strada facendo tutti se lo scordano. (Allison Renee)
  • Tu dici no alla vita, quindi non stai vivendo. (Terrence Bundley)

Fonte: IMDb

Incontro ravvicinato con Alfonso Cuarón #RFF16

Il direttore artistico della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda, nel presentarlo lo ha definito “un maestro del cinema contemporaneo” e il regista messicano Alfonso Cuarón – autore di capolavori come Gravity e Roma -ha ricambiato con un sentito omaggio al nostro cinema, sia classico, che contemporaneo, con qualche sorpresa. Il format degli incontri è ormai è collaudato. L’ospite è chiamato a scegliere una serie di film che ritiene significativi e a commentarne brevi sequenze. In questo caso, i film scelti sono tutti italiani perché, dice Monda: “Alfonso ama il nostro cinema. […] Gli avevo chiesto di selezionare cinque film. […] Alla fine sono diventati dodici” dedicati sia al cinema contemporaneo che al cinema classico italiano. Cuarón conferma: “Il cinema italiano è fertile, vastissimo, diversissimo. ,[…] Fuori dall’Italia tanti registi sono quasi dimenticati. A Londra, dove vivo, si ha accesso solo ai grandi maestri: Fellini, Antonioni, Pasolini, Visconti. Il regista aggiunge: “Da che ho memoria, ho sempre amato il cinema”. E rivela il suo primo incontro col grande schermo: “E’ stato il film Disney La spada nella roccia. […] Mi piacciono ancora i fim Disney, ma ora c’è una nuova sensibilità e il nuovo mondo Pixar ha rinnovato il modo di fare animazione, perciò è diffcile”.

Segue una carrellata che parte dal ricordo del primo incontro col cinema italiano, con Ladri di biciclette : “Avevo otto anni, una sera ero con mio cugino, i genitori erano fuori e in tv guardavamo i programmi per adulti. Annunciarono Ladri di biciclette e pensai fosse un film d’azione. Ma quando l’ho visto, è stata una esperienza diversa. […] È stato il punto di partenza verso la curiosità per un altro tipo di cinema rispetto a quello d’avventura a cui ero abituato”.

Poi vengono proposte le clip scelte e commentate da Alfonso Cuarón. Si parte con Padre padrone dei fratelli Taviani:e per Cuaron non poteva essere altrimenti. Il regista spiega perché: “Questo nella mia vita è un film fondamentale. Lo vidi in Messico quando uscì. Conoscevo già tanto cinema italiano. Ma Padre padrone ha una qualità specifica e con questa scelta voglio onorare i fratelli Taviani” Segue un lungo applauso a Paolo Taviani, presente in sala, che Cuarón definisce “il maestrissimo”. Poi il regista messicano prosegue: “C’è una tradizione enorme al cinema che per me è un mistero. Non ho capito il processo di creazione di questo tipo di film. […] Nei film dei fratelli Taviani c’è un’umanità profonda, ma anche un apporccio mitico, e anche una disciplina marxista, ma senza retorica”.

La seconda clip è tratta da I Nuovi Mostri, con il grande Alberto Sordi. “Questa scelta è una scusa per parlare dei grandi registi italiani di commedia: Monicelli, Risi, Scola, Lattuada in un certo qual modo. In quel periodo c’erano tanti film a episodi. La specificità della commedia all’italiana è che parla di tante cose. C’è la gioia della commedia, ma anche un’osservazione sociale, con Monicelli, c’è la malinconia della vita, una critica al carattere italiano, fortissima. […] Inoltre, il cast di  comici qui è impressionante. Questi cast sono unici al mondo. […] Poi, questo tipo di commedia è diventata una celebrazione di questi personaggi, piuttosto che una critica”. Qui arriva la rivelazione che non ti aspetti: “Oggi, ad esempio, un regista di commedia che mi piace è Checco Zalone, è un maestro, peccato non sia qui!

E’ poi la volta di un altro grande regista italiano, purtroppo spesso dimenticato, afferma Cuarón. Si tratta di Marco Ferreri con il suo Dillinger è morto, del 1969. Cuaron lo definisce “Uno dei registi più sovversivi del cinema. Sovversivo come Godard, ma con l’assurdo di Bunuel, con una diagnosi così precisa della società, del maschio. La sua osservazione è assolutamente attuale. Ha lavorato in Italia, Spagna, Francia. Però c’è gente che non conosce Ferreri. Le sue due prime commedie erano accademiche. Con questo film, invece, ha deciso di essere un amateur, e si è permesso tutto. Da lì in poi ha sempre continuato in questo  percorso. In Ciao maschio […] come in molti altri film di Ferreri, è tutto un casino. Però è divertente”. E alla domanda se oggi un cinema commerciale, ma sovversivo allo stesso tempo, sia possibile risponde così: “Credo che oggi tutto sia possibile, anche un cinema così. È una questione di chi lo fa. Quando ti imbatti in un lavoro di Ferreri è impossibile non guardarlo. È come un incidente nel traffico, non riesci a girarti dall’altra parte, è provocatorio”.

Si passa poi a Salvatore Giuliano di Francesco Rosi. Antonio Monda ricorda come Martin Scorsese tre anni fa scelse la stessa scena del film selezionata oggi da Cuarón, emblematica del dolore della madre di Giuliano di fronte al cadavere del figlio, e Cuaron sottolinea: “E’ l’unico momento in cui si vede in faccia il protagonista. Per il resto, il film è una mitologia di Salvatore Giuliano e dell’impatto di una vita. Non è solo sua madre, ma La madre. Rappresenta tutte le madri del mondo che piangono. E’ la Pietà”. Coglie poi l’occasione per parlare di quelli che definisce “gli eroi del cinema italiano. Quelli che lavorano al di là della telecamera. Qui, ad esempio, il direttore della fotografia era Gianni Di Venanzo, ma ce ne sono tanti, è una lista vastissima. […] E’ una costante nel cinema italiano”. E ricorda lo sceneggiatore Tonino Guerra, il montatore Ruggero Mastroianni, definendoli “grandi artisti del cinema”.

L’uomo meccanico di André Deed, del 1921, a Cuarón interessa perchè gli permette di parlare del cinema muto italiano e in particolare di quello futurista, anche se, dice, “questo non ne è proprio un esempio preciso, ma ha quel sapore. Il regista è francese, ma lavorava in Italia. E’ interessante perchè è il primo esempio del robot nel cinema. […] è un precursore, un robot che diventa un pericolo per la gente. È Terminator 70 anni prima […] Inoltre, è un film divertente, d’azione.” Quando gli si chiede come si ponga di fronte agli artisti e ai cineasti che, come i Futuristi, vicini alle idee del Fascismo che si sarebbe di lì a poco affermato, hanno idee anche molto lontane dalle sue, così risponde: “Anche se le idee di tanti artisti sono opposte alle mie, non per questo non posso ammirare il loro lavoro. È diverso quando l’arte è un elmento propagandistico, allora non è più arte, è propaganda. L’artista deve essere un riflesso delle sue convinzioni”.

Della produzione di un regista come Monicelli, maestro della commedia all’italiana, Cuarón sceglie invece un film drammatico, forse il meno noto del regista, che non ebbe grande fortuna al botteghino: I compagni, del 1963. “È uno dei film più belli di Monicelli. C’è la malinconia verso la vita, […] poi c’è il passaggio del tempo che pure è importante in Monicelli. E’ un film politico intelligente e non propagandistico, perchè il centro del film è l’umnità, non il discorso ideologico, ma quello umanitario”. La scelta diventa l’occasione per parlare di Marcello Mastroianni, protagonista insieme a Renato Salvatori. “Il bello di Mastroianni come attore è che sembra che tutto sia facile per lui. È uno di quegli attori che senti amico, lo conosci subito. Ecco perchè può rischiare di fare anche personaggi un po’ ambigui, perchè lo spettatore non lo giudica mai”. “E’uno dei miei attori preferiti di tutta la storia del cinema. In spagnolo si dice “delicioso” […] Per Mastroianni era importante il processo del fare il cinema. Non guardava al film. […] L’importante era la gioia di lavorare nel cinema. Questo mi dicono di lui. Ecco perchè tutto in lui è pieno di vita, ogni suo personaggio”.

Si passa poi a C’eravamo tanto amati , capolavoro  di Ettore Scola, regista, ma anche grande sceneggiatore. “Scola è un cineasta che amo, con una carriera molto varia. Il suo primo film è più vicino alla commedia. Mentre qui ha cominciato a combinare melodramma e commedia. Questo è un film in cui il passaggio del tempo è importante. È il più bello su questo tema. […] E’ un film sulla disillusione e la caduta degli ideali”. Sul passaggio del tempo, Cuarón cita anche  è La meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana : “Un altro film che mi piace molto”.

Parlare di Scola non può che essere l’occasione per parlare di sceneggiatura in Italia e delle sue specificità rispetto ad esempio alla sceneggiatura americana: “Quello italiano è un melodramma più realista rispetto a quello americano, un melodramma il cui cemento è la relatà, il contesto sociale. Credo anche che quella di Scola fosse un’epoca troppo ideologizzata. È chiaro che quasi tutti i registi dell’epoca si sono schierati da una parte in questo dialogo ideologico. Ma non per questo hanno fatto film ideologici. […] Il centro della sceneggiatura italiana è l’umanità. Anche la ricerca formale di Scola è interessante. La transizione al colore ne fa parte. Poi ha fatto film quasi musicali, più stilizzati”.

Il regista messicano non poteva poi non scegliere La dolce vita di Federico Fellini, a seguito del quale, per omaggiare Cuarón, è stata montata una clip dal suo film Roma. É l’occasione per rivelare: “Ho utilizzato in tutta la sequenza della spiaggia in Roma, il vento di Fellini. Il vento che c’è in Amarcord, La dolce vita, La nave va, è quello che c’è in questa sequenza di Roma. Per me e per tutti i registi che veramente sono tali Fellini è fondante del cinema moderno. […] E’ un maestro di forma, di tecnica, con una preoccupazione particolare rivolta alla donna, quasi un ossessione”.

Si passa poi a cineasti contemporanei, il primo dei quali è Michelangelo Frammartino con Le quattro volte. A chi chiede che idea di narrazione ci sia in un film come questo, Cuaron risponde con una provocazione: “La narrativa è il veleno del cinema. Il cinema può esistere senza musica, senza attori, senza colore, suono, storia, ma non senza la macchina da presa e il tempo. Frammartino è un maestro dell’osservazione del tempo e del flusso dell’esistenza in questo tempo. Questo mi sembra uno dei film più importanti del secolo. È un film misterioso per me, come Padre padrone. Non capisco come si possa fare un film di questo tipo. Qual è l’approccio creativo, come lo ha costruito. La narrativa si può trovare dappertutto, […] ma non è questo l’importante. A volte la storia è come il filo per stendere i panni: il filo li sostiene, ma l’importante sono i panni, il personaggio, il tempo, un tema”.

Cuarón sceglie anche Emanuele Crialese, presente in salsa, con Respiro: “Emanuele è grande. Ha preso la lezione del cinema itlaiano degli anni ’40, ’50 e ’60 e poi ha fatto qualcosa di suo. Se guardi la prima parte della scena, potrebbe sembrare il primo Visconti, o Rossellini. […] Poi diventa un’esplosione di Crialese puro. È un cinema più moderno, astratto, ma funziona perchè è ancorato a una realtà, non solo di contesto, ma emozionale. Ho una profonda ammirazione pr il suo cinema”.

Anche Valeria Golino presente in sala, è apprezzata da Cuarón, sia come attrice che come regista. “Una delle registe moderne più importanti” la definisce il cineasta messicano, che sceglie il suo Miele: “Questo film è stato una sorpresa per me. Ha una sicurezza come regista, si fida del momento, della sua onestà. … Ciò che lo spettatore guarda sembra quasi succedere realmente. […]  Qui la tecnica c’è, ma non si vede, non è ostruttiva. La tecnica è parte del linguaggio del cinema, ma qui, pur essendo perfetta, sparisce. Il personaggio è in primo piano. Il film è senza sentimentalismo, senza retorica.”

Infine, ultima scelta del regista è un’altra donna: Alice Rohrwacher con Lazzaro Felice, in cui Cuaron riconosce l’impronta dei  fratelli Taviani. Ma la capacità di Rohrwacher è stata quella di riuscire a metabolizzare la lezione dei maestri e poi esprimersi con la propria voce: “È quella che lo rende importante. […] Cerca la bontà dell’umanità con una preoccupazione riguardo al dolore sociale

Così si conclude l’incontro con Alfonso Cuarón, un regista che ha saputo mostrarsi umile e riconoscente della lezione che egli stesso ha appreso da tanto cinema italiano, all’interno del quale ha operato scelte interessanti, spesso non consuete, per illuminare aspetti per lui fondamentali, ricordando non solo grandi registi e attori, ma anche coloro che lavorano dietro le quinte: dagli sceneggiatori, ai montatori, ai direttori della fotografia, ai costumisti e riconoscendo all’Italia la sua grande tradizione anche in questo campo.

Disney+: tutte le novità di novembre, in arrivo il Disney+ Day

0
Disney+: tutte le novità di novembre, in arrivo il Disney+ Day

Il Disney+ Day sta arrivando! La celebrazione globale del 12 novembre regalerà ai fan nuovi contenuti di Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic, e Star, insieme a una speciale presentazione dedicata a Disney+ con anticipazioni dei titoli in arrivo.  Dopo il debutto del primo episodio della diciottesima stagione di Grey’s Anatomy su Disney+, disponibile dal 27 ottobre, l’iconico medical drama continuerà anche a novembre con un nuovo episodio ogni mercoledì. 20 anni di 24… il 2 novembre saranno passati vent’anni da quando Jack Bauer ha fatto il suo debutto sugli schermi, combattendo i nemici per l’Unità antiterrorismo di Los Angeles. Festeggia l’anniversario dell’iconica serie con tutte le stagioni ora in streaming su Disney+

CELEBRA IL DISNEY+ DAY!

Il 12 novembre, agli abbonati di Disney+ verrà riservato un intrattenimento speciale durante il Disney+ Day, un evento rivolto ai fan che includerà notizie dell’ultima ora, immagini in anteprima, nuovi trailer, clip esclusive e che vedrà la partecipazione anche dei creatori e delle star di Disney+. I fan potranno finalmente vedere sulla piattaforma streaming Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli e Jungle Cruise, così come tanti altri contenuti in anteprima di tutti i brand: tra questi uno speciale che celebra le origini e l’eredità del leggendario cacciatore di taglie di Star Wars, Boba Fett, uno speciale che celebra il Marvel Cinematic Universe con uno sguardo emozionante verso il futuro, e tanto altro ancora compresi i titoli di seguito…

Shang- Chi e la leggenda dei dieci anelli: In streaming dal 12 novembre

Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliL’ultimo blockbuster targato Marvel Studios vede protagonista Simu Liu nel ruolo di Shang-Chi, un giovane supereroe che deve confrontarsi con il passato che pensava di essersi lasciato alle spalle e con suo padre, leader della pericolosa organizzazione dei Dieci Anelli. Il film è interpretato anche da Awkwafina nei panni dell’amica di Shang- Chi, Katy, Meng’er Zhang, Fala Chen e Florian Munteanu, con Michelle Yeoh nel ruolo di Ying Nan e Tony Leung in quello di Xu Wenwu.

Hawkeye: i primi due episodi in streaming dal 24 novembre

Hawkeye è la nuova serie originale Marvel Studios ambientata nella New York City del post blip, dove l’ex Vendicatore Clint Barton/Hawkeye (Jeremy Renner) ha una missione apparentemente semplice: tornare dalla sua famiglia in tempo per Natale. Ma quando si presenta una minaccia dal suo passato, Hawkeye si allea suo malgrado con Kate Bishop (Hailee Steinfeld), un’abile arciera di ventidue anni nonché sua grande fan, per smascherare una cospirazione criminale. Il cast della serie include anche Vera Farmiga, Fra Fee, Tony Dalton, Zahn McClarnon, Brian d’Arcy James e l’esordiente Alaqua Cox nel ruolo di Maya Lopez. La serie è diretta da Rhys Thomas e dal duo di registi Bert e Bertie.

JUNGLE CRUISE in streaming dal 12 novembre

La nuova avventura Disney Jungle Cruise è una divertente ed emozionante corsa lungo il Rio delle Amazzoni con Dwayne Johnson ed Emily Blunt nei panni dello spericolato capitano Frank Wolff e di un’intrepida ricercatrice, la dottoressa Lily Houghton. Da Londra, in Inghilterra, Lily parte per la foresta amazzonica e recluta Frank per guidarla lungo il corso del fiume con La Quila, la sua barca diroccata ma affascinante. Lily è determinata a scoprire un antico albero con straordinarie capacità curative, in grado di cambiare il futuro della medicina. Durante questa epica ricerca, l’improbabile duo incontra innumerevoli pericoli e forze soprannaturali, nascosti nell’ingannevole bellezza della rigogliosa foresta pluviale. Ma quando vengono svelati i segreti dell’albero perduto, la posta in gioco per Lily e Frank diventa sempre più alta e il loro destino e quello dell’umanità sono appesi a un filo.

HOME SWEET HOME ALONE – MAMMA, HO PERSO L’AEREO: In streaming dal 12 novembre

Max Mercer è un ragazzo dispettoso e pieno di risorse che è stato lasciato a casa mentre la sua famiglia è in Giappone per le vacanze. Così, quando una coppia sposata che cerca di recuperare un cimelio dal valore inestimabile mette gli occhi sulla casa della famiglia Mercer, tocca a Max proteggerla dagli intrusi… e farà di tutto per tenerli fuori. Ne deriveranno delle peripezie esilaranti ed epiche, ma nonostante il caos assoluto, Max si renderà conto che non c’è davvero nessun posto come la propria “casa dolce casa”. Nel cast del film anche Ellie Kemper, Rob Delaney, Archie Yates, Aisling Bea e tanti altri.

Dopesick – Dichiarazione di Dipendenza, la miniserie: i primi due episodi in streaming dal 12 novembre

Dagli executive producer Danny Strong e Michael Keaton che è anche protagonista della serie, Dopesick – Dichiarazione di Dipendenza esamina come una sola azienda abbia innescato la peggiore epidemia di tossicomania della storia americana. La serie porta gli spettatori nell’epicentro della lotta americana contro la dipendenza da oppioidi, dai consigli di amministrazione di Big Pharma a una comunità mineraria della Virginia in difficoltà, fino ai corridoi della DEA. Contro ogni probabilità, gli eroi riusciranno a farsi strada in una corsa intensa e avvincente per abbattere le forze delle multinazionali, causa di questa crisi, e i loro alleati. La serie è ispirata al libro best-seller del New York Times scritto da Beth Macy.

IL MONDO SECONDO JEFF GOLDBLUM in streaming dal 12 novembre

Jeff Goldblum è tornato – ed è curioso come sempre. In questa seconda stagione de Il mondo secondo Jeff Goldblum, Jeff scopre sorprendenti segreti che si nascondono dietro una nuova serie di argomenti. Mentre incontra un nuovo cast di personaggi fantastici formato da fan appassionati ed esperti che svelano nuove tecnologie che cambiano la vita, Jeff scopre come questi argomenti abbiano plasmato il mondo in cui viviamo.

INTRECCI DEL PASSATO in streaming dal 12 novembre

Allegra sogna di entrare nella compagnia teatrale Eleven O’ Clock e diventare la protagonista di “Freaky Friday”, lo spettacolo che ha reso famosa sua nonna molti anni prima. Sua nonna, Cocò, è una leggenda vivente del teatro musicale e ha una relazione complicata con Caterina, la madre di Allegra. La vita di quest’ultima cambia drasticamente quando trova un braccialetto misterioso in casa che la porta indietro al 1994, l’anno in cui Caterina aveva la sua stessa età e stava iniziando la carriera all’interno della compagnia Eleven O’ Clock mentre viveva all’ombra di Cocò (ormai all’apice della sua carriera). Riuscirà Allegra a cambiare il passato?

SPIN in streaming dal 12 novembre

Rhea scopre la sua passione nel creare dei remix che fondono le ricche trame della sua cultura sud asiatica e il mondo che la circonda. La sua vita ruota attorno al suo eclettico gruppo di amici, al club di informatica dopo la scuola, al ristorante indiano della sua famiglia e alla stessa famiglia multigenerazionale e molto unita. Tutto cambia quando si innamora dell’aspirante DJ Max e il suo entusiasmo per la musica, perso da tempo, si riaccende. Rhea scopre di avere un dono naturale per creare beat e produrre musica, ma deve trovare il coraggio di seguire il suo vero talento interiore.

GREY’S ANATOMY 18

Vincitrice del Golden Globe Award nel 2007 per la migliore serie drammatica e nominata per diversi Emmy®, tra cui Miglior Serie Drama, Grey’s Anatomy è considerata una delle serie televisive più popolari del nostro tempo. Il medical drama, giunto alla sua diciottesima stagione, segue Meredith Grey e il team di medici del Grey Sloan Memorial che si trovano ad affrontare quotidianamente decisioni di vita o di morte. I protagonisti cercano conforto l’uno nell’altro e, a volte, più di una semplice amicizia. Insieme scoprono che nella medicina e nelle relazioni non tutto può essere bianco o nero.

Alec Baldwin, le prime parole: “Shock e tristezza”

0
Alec Baldwin, le prime parole: “Shock e tristezza”

L’attore Alec Baldwin ha rilasciato le prime parole dopo il tragico evento che l’ha visto protagonista sul set di SUN. Come molti di voi sapranno l’attore durante le riprese ha sparato dei colpi sul set uccidendo Halyna Hutchins e ferendo il regista del film. Il regista Joel Souza è fuori pericolo e ha lasciato già l’ospedale. Ecco quello che ha detto attraverso un post pubblicato su Twitter:

Non ci sono parole per trasmettere il mio shock e la mia tristezza riguardo al tragico incidente che ha tolto la vita ad Halyna Hutchins, una moglie, una madre e una nostra collega ammiratissima. Sto cooperando pienamente con le indagini della polizia per scoprire come sia potuta avvenire questa tragedia. Sono anche in contatto con suo marito, offrendo il mio sostegno a lui e alla sua famiglia. Il mio cuore è spezzato per suo marito, per loro figlio e per tutti quelli che conoscevano e amavano Halyna.

L’incidente

L’incidente è avvenuto sul set di Rust, un film indipendente che l’attore stava girando al Bonanza Creek Ranch, un popolare luogo di produzione a sud di Santa Fe. Hutchins, 42 anni, è stata trasportata in elicottero all’ospedale dell’Università del New Mexico ad Albuquerque, dove è morta. Souza, 48 anni, è stato portato in ambulanza al Christus St. Vincent Regional Medical Center di Santa Fe, dove è in cura per le ferite riportate, secondo l’ufficio dello sceriffo della contea di Santa Fe.

La morte di Hutchins è stata confermata dall’ufficio dello sceriffo e dall’International Cinematographers Guild, Local 600. “Abbiamo ricevuto la notizia devastante questa sera, che uno dei nostri membri, Halyna Hutchins, il direttore della fotografia di una produzione chiamata Rust nel New Mexico, è morto per le ferite riportate sul set”, hanno detto John Lindley, il presidente della gilda, e Rebecca Rhine, il direttore esecutivo, in una dichiarazione. “I dettagli non sono chiari in questo momento, ma stiamo lavorando per saperne di più e supportiamo un’indagine completa su questo tragico evento. Questa è una perdita terribile e piangiamo la scomparsa di un membro della famiglia della nostra Gilda”.

10 curiosità su Batman e Catwoman che solo i veri fan sanno

10 curiosità su Batman e Catwoman che solo i veri fan sanno

Per decenni, la storia d’amore tra Bruce Wayne e Selina Kyle ha intrattenuto i fan della DC. I due si sono separati e riuniti numerose volte, dato che le rispettive nature opposte ne hanno costantemente ostacolato la loro felicità, perciò i fan continuano a chiedersi se alla coppia spetterà mai un fatidico happy ending.

Nel corso degli anni, Selina è stato ciò di più vicino al “vero amore” che Bruce abbia mai conosciuto. Tuttavia, la loro storia d’amore è stata piena di bugie, promesse non mantenute e sentimenti non espressi. Il pubblico mainstream sa molto della relazione appassionata, ma destinata a fallire di questi due; tuttavia, molti dettagli sono noti solo ai fan di lunga data dei fumetti.

Sono più simili di quanto si pensi

10 fatti su batman e catwoman 1Catwoman e Batman formano uno dei rapporti più significativi e intensi nei fumetti dedicati all’eroe. Le loro migliori storyline li vedono unirsi proprio grazie alle loro sorprendenti somiglianze. Sono entrambi persone profondamente imperfette e ferite che pensano di stare meglio da sole e allontanano coloro che si preoccupano per loro.

Nella maggior parte delle backstory di Catwoman, è proprio Batman ad ispirarne la nascita della maschera criminale. Entrambi i personaggi hanno diverse turbe psichiche, notoriamente esplorate nel sequel di Tim Burton del 1992, Batman Returns. Ironicamente, le loro somiglianze sono anche l’ostacolo che li tiene separati, dato che entrambi ammettono che i loro problemi di fiducia sono troppo gravi per permettere una relazione sana.

Vite amorose contorte

10 fatti su batman e catwoman 2Nella maggior parte delle versioni della storia di Bruce, Selina Kyle è il suo interesse amoroso più significativo. Ha anche una notevole storia d’amore con Talia al Ghul; infatti, Bruce, Selina e Talia formano uno dei triangoli amorosi più famosi dei fumetti. Batman ha altre relazioni, compresa una storia d’amore con Wonder Woman, ma Selina e Talia sono le partner più conosciute.

Per quanto riguarda Selina, le informazioni che riguardano la sua vita sentimentale sono abbastanza limitate. Nei fumetti ha due interessi amorosi cruciali oltre a Batman: Slam Bradley, un poliziotto sotto copertura, e Eiko Hasiwa, l’erede di una famiglia criminale giapponese. A un certo punto, ha anche una breve relazione con Nightwing, ma meno si parla di questa storia particolare, meglio è.

Sono stati fidanzati diverse volte

10 fatti su batman e catwoman 8Nel corso della loro storia insieme, Batman e Catwoman hanno avuto diversi fidanzamenti. Alcuni sono falliti, ma alcuni sono sfociati nel matrimonio. La prima volta che si fidanzarono fu durante la Golden Age, mentre lei agiva sotto la falsa identità di Elva Barr, e Bruce usciva con lei solo per confermare i suoi sospetti che lei fosse Catwoman. Questa storia particolarmente problematica peggiorò ulteriormente, considerando che Bruce stava uscendo con Linda Page all’epoca.

In Terra-2, Bruce e Selina si fidanzano, si sposano, hanno una figlia e vivono felici e contenti finché la morte non li separa. In Rebirth di Tom King, Bruce e Selina della Terra Uno si fidanzano e si sposano, portando ad un finale agrodolce ma soddisfacente.

Catwoman potrebbe essere il primo nemico che Batman combatte

catwoman 7Batman ha da sempre avuto a che fare con nemici dalla caratterizzazione interessante: Catwoman è uno di quelli più ricorrenti, e potrebbe essere in realtà anche il primo con cui abbia mai combattuto. Nel corso di Batman: Year One di Frank Miller, Bruce Wayne va per la prima volta in missione di sorveglianza senza il suo costume da Batman.

Mentre si trova nel quartiere a luci rosse di Gotham, incontra la prostituta adolescente Holly Robinson e rifiuta le sue avances. Questo porta ad una rissa dove alla fine combatte contro la dominatrice Selina Kyle: entrambi rimangono impressionati dalle rispettive abilità, ma la lotta finisce quando la polizia gli spara, portandolo via.

Catwoman ha rubato la Batmobile di Bruce

10 fatti su batman e catwoman 6Nei fumetti di Tom King, in particolare nel Batman Annual #2, vengono descritti i primi giorni della relazione tra Selina e Bruce. Nella storyline, Catwoman irrompe nella Batcaverna e ruba la Batmobile, guidandola per tutta Gotham e facendola schiantare contro un negozio. Questo conduce allo scontro (o meglio caccia vicendevole) tra lei e Batman, che culmina in una confessione d’amore nel suo appartamento.

Durante le loro interazioni nella storia, i due imparano a conoscersi, comprendendo quanto siano simili. Si aiutano a vicenda ad abbattere i propri muri, fino ad iniziare una relazione impegnata e onesta.

Cuore di Hush

10 fatti su batman e catwoman 5I fan generalmente considerano Hush uno degli archi superiori di Batman degli anni 2000. Il villain Hush ritorna nella storyline The Heart of Hush del 2008, un tie-in dell’evento Batman R.I.P., in cui prende di nuovo di mira Batman, concentrandosi sulle persone a lui più vicine. Rapisce Catwoman, le rimuove chirurgicamente il cuore e la lascia collegata a una macchina cardiopolmonare.

Hush permette una certa esplorazione della psiche notoriamente danneggiata di Bruce. Hush è uno dei nemici più pericolosi del Cavaliere Oscuro, che dovrà essere bravo – ancora una volta – a tirare fuori il meglio da sé stesso. Quando Selina si riprende  Bruce riafferma il suo amore per lei, ma il suo bisogno di vendetta contro Hush crea di nuovo un divario tra loro.

Helena Wayne

helena wayneSelina e Bruce hanno una figlia su Terra-2, Helena Wayne. Questa si allena con suo padre per servirlo in futuro come successore, diventando così anche uno dei tanti eroi ad assumere il mantello di Robin. Helena assiste alla morte del padre quando l’edificio in cui si trova esplode.

Alla fine rimane bloccata sulla Terra Uno dopo essere entrata in un boomdotto insieme a Supergirl. Mentre è lì, ruba denaro dalla Wayne Enterprises e si fa una nuova vita assieme a Kara. Assume poi il mantello di Cacciatrice, diventando la prima eroina DC ad operare con questa identità.

E’ la paura che li fa mettere assieme

batman e catwoman 3In The Brave and The Bold #197, un morente Bruce Wayne inizia a scrivere la sua autobiografia. Dichiara il capitolo che descrive in dettaglio la sua relazione con Selina come il più importante e racconta come i due si sono innamorati. Durante una battaglia contro lo Spaventapasseri, Batman viene colpito dal gas della paura. Va a cercare Catwoman e chiede il suo aiuto per rintracciare Scarecrow.

Durante la loro indagine, i due legano e si rendono conto di essere notevolmente simili. Alla fine si confessano a vicenda le loro identità e iniziano una relazione. La storia suggerisce che i due sono rimasti insieme fino alla morte di lei, e Bruce scrive nella sua autobiografia che la ricorda “piena di amore e di gioia“.

I tetti sono il luogo del loro amore

batman e catwoman sui tettiNella narrazione di Rinascita e dopo aver abbandonato brevemente il suo personaggio di Catwoman, Selina ritorna nelle proprie vesti e viene arrestata per gli omicidi di duecento terroristi. Batman viene coinvolto, determinato a provare la sua innocenza. Riesce a farla uscire di prigione per una notte, per aiutarla in una delle sue missioni.

Una volta concluso il lavoro, i due passano un'”ultima” notte insieme, facendo anche l’amore su un tetto. Alla fine, Batman scopre che Catwoman si è presa la colpa degli omicidi per salvare la sua amica Holly Robinson. La lealtà di Selina nei confronti di Holly le impedisce di confessare la verità, ma sa che Batman non avrà mai pace finché non dimostrerà la sua innocenza.

Dal primo all’ultimo bacio

batman e catwoman dal primo all'ultimo bacioBatman Annual #2 di King mostra ai lettori un futuro in cui Bruce e Selina si sposano, hanno una figlia, Helena, e si accasano. La storia li presenta come un’anziana coppia quando lui riceve una diagnosi fatale. Il numero descrive i loro ultimi giorni insieme ed esplora il dolore e la rassegnazione di Selina nel perderlo.

In un meta-riferimento alla reputazione mainstream di Batman, il Bruce di questa storia menziona che probabilmente esiste una linea temporale in cui non ha mai sposato Selina ed è rimasto solo e isolato, ossessionato dalla sua missione. Alla fine del numero, Batman muore, circondato da Selina e dagli altri membri della Bat-Famiglia. Lei lo saluta dicendogli: “Buonanotte, Bat. Ti amo“, poi trova un biglietto all’interno della Batmobile che recita: “Anch’io ti amo, Cat. Dal primo all’ultimo bacio“. È un modo adorabile per concludere la loro storia d’amore e uno dei pochi casi in cui la loro storia ha un finale definitivo.

Anni da cane, recensione del film di Fabio Mollo #RFF16

Anni da cane, recensione del film di Fabio Mollo #RFF16

Anni da cane è il primo film Amazon Original prodotto in Italia. Diretto da Fabio Mollo, è stato presentato quest’anno alla Festa del Cinema a Roma nella sezione Alice nella Città, ed è il terzo lungometraggio per il regista. Gli altri due erano stati Il sud è niente del 2013 e Il padre d’Italia del 2017 di cui Mollo aveva anche curato la sceneggiatura. Anni da cane, invece, parte da una scrittura di Mary Stella Brugiati e Alessandro Bosi e si tratta di un cambio di rotta, per alcuni versi, dello stile che il regista aveva adottato in precedenza.

Anni da cane, la trama

La storia parla di Stella (l’incredibile Aurora Giovinazzo di Freaks Out di Gabriele Mainetti) che sta per compiere sedici anni, ma che in realtà è fermamente convinta siano centododici, e che quindi ogni suo anno sia da moltiplicare per sette, come si fa con i cani.

Anni da cane si apre con questa spiegazione fatta in voice over, con un’inquadratura capovolta che fa quasi pensare che Stella sia appartenente ad un altro modo e che abbia dei poteri speciali. Come in Freaks Out, dopotutto. E invece no. Di qui a poco si parte con un teen movie con tutti i crismi e full optional.

Stella, stante l’idea che stia per morire, stila una lunga lista di cose da fare prima che ciò accada (perché, secondo lei, senz’altro accadrà) e lo presenta alla sua fedele – e a lei totalmente dedita – amica Nina (Isabella Mottinelli). Si recando dunque ad una festa in maschera, con costumi ovviamente ridicoli ma perfettamente confezionati, al termine della quale Stella dovrà spuntare dall’elenco la voce “dare il primo bacio”. Lì conoscerà altri due elementi cardine della commedia adolescenziale: il migliore amico gay che si unirà subito e incondizionatamente al duo di giovinette, e l’inaspettato ragazzo carino ma che non se la tira: Giulio l’uno (Luca Vannuccini) e Matte l’altro (Federico Cesari).

Al tutto uniamo una mamma dolce e disponibile, ma sola e disarmata (Sabrina Impacciatore), e Achille Lauro che fa un’ospitata nel ruolo di se stesso e canta in anteprima il suo nuovo pezzo Io e te.

Uno stile consolidato ma scimiottato

Il film di Fabio Mollo ha dalla sua che punta, lanciandosi di pancia, su uno stile estetico e strutturale ormai consolidato, se non fosse che lo scimmiotta. L’abbigliamento anni ’80 è ormai rientrato in campo da più di cinque anni che, in termini di mercato, è un tempo lunghissimo. Ciò non significa che abbia esaurito il suo potere attrattivo, tutt’altro, ma certamente non può essere la leva squillante su cui basare dei modelli liceali. Tanto più che lo scheletro dei personaggi e dei loro profili è a sua volta scarno e totalmente aderente a quanto visto per anni tra i corridoi di centinaia di high schools foderate dagli iconici armadietti di metallo. E chiaramente il problema non è certo attingere dal passato o dall’attualità, bensì non elaborarli oppure perdersi per strada nel tentativo di provarci.

Aurora Giovinazzo su tutti

Infatti potrebbe essere tutto riassunto con un maldestro effetto della scrittura di una storia che non è stata adeguatamente sistemata in corso di esecuzione visiva per cercarne un’armonia e profondità narrative. Gli attori sono bravi, non fosse altro per la recente prova di alcuni di loro, su tutti, appunto, Aurora Giovinazzo. Ed è sorprendente osservare quanto poco richieda per un interprete sembrare scadente quando è impreciso quello che gli viene richiesto.

Ad ogni modo le intenzioni sono state davvero le migliori: il soggetto e la trama in sé sono efficaci, così come le tematiche accennate, e lo sviluppo avrebbe potuto generare un gran bel prodotto, anche alla luce di tutti i vantaggi estetici – i ragazzi funzionano veramente tutti. Ma così non è andata, e se ne prende tristemente atto. Anni da cane è su Amazon Prime dal 22 ottobre.

Eternals, più uno sci-fi che un film di supereroi, secondo il produttore

0

Il produttore di Eternals, Nate Moore, ha parlato del motivo per cui il film è più assimilabile a una storia di fantascienza che a un film di supereroi. Screen Rant ha visitato il set nel gennaio del 2020 nel suo ultimo giorno di riprese. Lì, la rivista on-line è stato in grado di intervistare alcuni membri del cast e della troupe, e Moore è stato tra questi.

Il produttore ha spiegato che il film si cimenta nel racconto dell’eternità, dell’immortalità, che è un aspetto interessante ma che viene raccontato meglio con il linguaggio dello sci-fi piuttosto che con quello dei cinecomic veri e propri. Questo non toglie che il film sia d’azione, sia divertente e coinvolgente e che sia in grado di appassionare i fan, ma per la produzione era un buon modo di ragionare sul post-Avengers.

Eternals, il film

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Ambulance, il trailer del nuovo film di Michael Bay con Jake Gyllenhaal

0

La Universal ha diffuso il primo trailer ufficiale del prossimo thriller action/heist di Michael Bay Ambulance, che sembra essere uno dei film più esplosivi del 2022.

Il film è interpretato dal candidato all’Oscar Jake Gyllenhaal (Spider-Man: Far From Home; Zodiac), il vincitore del Primetime Emmy Yahya Abdul-Mateen II (The Matrix: Resurrections; Watchmen) e Eiza González (Baby Driver; Bloodshot) nel ruoli principali. Gyllenhaal e Abdul-Mateen II interpretano fratelli adottivi che stanno tentando la più grande rapina nella storia di Los Angeles, mentre Gonzalez interpreta un EMT che i due prendono in ostaggio.

Il trailer arriva poche settimane dopo il suo debutto iniziale al CinemaCon, dove è stato accolto abbastanza favorevolmente, ed è lecito ritenere che il film potrebbe finire per sorprendere al botteghino a metà febbraio, anche se dovrà far fronte alla competizione con  Uncharted.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità