Il network americano della
ABC ha diffuso le anticipazioni di
The
Rookie 4×01, il primo episodio della quarta
attesa stagione di The
Rookie.
In The Rookie 4×01
che si intitolerà “Life and Death”L’agente Nolan e l’intera squadra
corrono contro il tempo per localizzare Lopez dopo che è stata
rapita il giorno del suo matrimonio, non solo per salvarle la vita
ma anche per lei bambino non ancora nato, nella premiere della
quarta
attesastagione di The
Rookie, che debutterà domenica 26 settembre su
ABC.
Guest star di The Rookie 4×01 sono Camille
Guaty come Sandra “La Fiera” De La Cruz, Kamar De Los Reyes come
Detective Sgt. Ryan Caradine e Kyle Secor nei panni dell’agente Sam
Taggart. “Life and Death” è stato scritto da Alexi Hawley e diretto
da Bill Roe.
The Rookie
4×01
The Rookie 4 è la
quarta
stagione della serie tv
The Rookie creata da Alexi Hawley. The Rookie è basata
su fatti realmente accaduti, e segue John Nolan, un uomo di
quarant’anni, che diventa il debuttante più anziano del
dipartimento di polizia di Los Angeles. La serie segue John Nolan,
un uomo di quarant’anni, che si sposta dalla sua confortevole vita
in città a Los Angeles per perseguire il suo sogno di diventare un
agente del dipartimento di polizia di Los Angeles. Deve, però,
navigare nel pericoloso, umoristico e imprevedibile mondo di un
poliziotto “giovane”.
In The Rookie
4 protagonisti sono Nathan Fillion come John Nolan, Afton
Williamson come Talia Bishop, Eric Winter come Tim Bradford,
Melissa O’Neil come Lucy Chen, Richard T. Jones come Wade
Grey, Titus Makin come Jackson West, Alyssa Diaz come Angela
Lopez e Mercedes Mason come Zoe Andersen.
Il settimo episodio di What If… ? ha ufficialmente introdotto Party
Thor, ossia una versione del Dio del Tuono cresciuta come figlio
unico dopo che Odino ha restituito il neonato Loki alla sua
famiglia invece di prenderlo con sé. Come da tradizione, l’episodio
pone una serie di interrogativi alquanto interessanti, soprattutto
a causa del ritorno scioccante di un vecchio cattivo del MCU. Scopriamo grazie a Screen
Rant quali sono i principali…
Quanto è potente la madre di Thor?
La madre di Thor, Frigga, è
sempre stata un personaggio minore nel MCU, ma grazie a What If…
? abbiamo finalmente la possibilità di scoprire qualcosa in
più sul personaggio. Dopo che Odino entra nel sonno profondo e
Frigga si allontana da Asgard, Thor è libero dalla supervisione dei
genitori. Vista l’opportunità, decide di dare un party
intergalattico sulla Terra, ma quado Thor sente che Frigga sta
andando a Midgard per controllarlo e assicurarsi che stia
studiando, come sostiene, si spaventa e inizia subito a cercare di
annullare tutti i danni che ha causato al pianeta.
A questo punto, il terrore abietto
di Thor pone un quesito interessante: quanto è potente Frigga, dal
momento che è capace di generare nel figlio una tale angoscia? È
chiaro che la cosa dipende molto dall’autorità che Frigga esercita
su Thor (dopotutto, è pur sempre sua madre!), ma è possibile che
Frigga sia addirittura più forte di suo figlio che brandisce il
Mjolnir? Pochi dettagli sul passato del personaggio sono stati
rivelati nel MCU. Tuttavia, è noto che Frigga
possiede resistenza, forza e velocità tipiche di Asgard, che è
stata allevata dalle streghe e che possiede abilità magiche
estremamente potenti, alla pari di quelle di Loki (qualcosa che a
Thor stesso manca). Si tratta, quindi, di un personaggio
straordinariamente potente, anche se il MCU non ha ancora rivelato quanto
possa essere forte Frigga al suo apice.
Captain Marvel è più forte di Thor?
Una buona parte
dell’episodio 7 di What If… ? è dedicata alla battaglia
tra Captain Marvel e Thor. La lotta si estende in
tutto il mondo, con entrambi i titani che sfoggiano colpi di potere
e ferocia giganteschi. Sebbene non vinca a titolo definitivo,
tuttavia, Captain Marvel sembra piuttosto forte
contro Thor e il Mjolnir, poiché è impermeabile ai suoi attacchi
fulminei e può chiaramente eguagliare la sua forza.
Da
quando è stata introdotta per la prima volta nel MCU, Captain Marvel è stata sempre identificata
come l’Avenger più forte, e anche se il Party Thor che combatte in
quest’episodio non è certamente la versione più forte del
personaggio, il fatto che lei si scontri con il Dio del Tuono è la
prova che, se messi direttamente l’uno contro l’altro, Captain
Marvel ne uscirebbe
vincitore.
In che modo Ultron ha ottenuto le Gemme dell’Infinito?
Il momento più intrigante
del settimo episodio di What If… ? arriva proprio alla
fine, quando Thor, Jane e l’Osservatore assistono al ritorno di
Ultron, attraverso un portale aperto, che brandisce le Gemme
dell’Infinito. Sembrerebbe che questo Ultron abbia avuto origine in
una realtà completamente diversa, ma ciò non spiega necessariamente
come abbia acquisito tutte le gemme.
Di alcune, come la Gemma dello
Spazio, la Gemma della Mente e la Gemma della Realtà, Ultron
avrebbe potuto impossessarsi semplicemente con la forza, ma per
quanto riguarda le altre, come la Gemma dell’Anima e la Gemma della
Mente, è la questione è leggermente più complicata. Ultron è
potente, ma è lo è abbastanza da sconfiggere gli incantesimi di
Doctor Strange? O dell’Antico? E a cosa
dovrebbe rinunciare un’intelligenza artificiale in cambio della
Gemma dell’Anima? Si spera che i prossimi episodi di What If…
? facciano maggiore chiarezza sulla ricerca di Ultron delle
Gemme dell’Infinito.
Perché l’Osservatore è sorpreso dal ritorno di Ultron?
Ultron appare alla fine
del settimo episodio di What If… ?, e il suo ritorno
sembra sorprendere anche lo stesso Osservatore. Il presunto essere
onnisciente ha previsto e supervisionato tutto ciò che è accaduto
finora nella serie. Se Ultron avesse trascorso del tempo in altre
realtà alla ricerca delle Gemme dell’Infinito, sicuramente
l’Osservatore ne sarebbe stato consapevole.
Allora, com’è possibile che sia così
scioccato nel vedere Ultron? Forse Ultron stava bloccando la sua
visione usando il potere delle Gemme dell’Infinito? Forse stava
operando in un angolo così remoto dell’universo da essere
“invisibile” anche ai suoi occhi? O è possibile che l’Osservatore
non sia così potente come ha voluto far credere?
Quanto è potente Ultron con le Gemme dell’Infinito?
In Avengers:
Age of Ultron, il cattivo robotico era una forza da non
sottovalutare. La sua immensa intelligenza artificiale,
l’esoscheletro al vibranio e l’esercito di robot hanno richiesto
tutta la potenza dei Vendicatori per essere sconfitti, e questo
prima che possedesse anche solo una delle Gemma dell’Infinito.
Ora che in What If… ? le ha
tutte, quanto è davvero forte Ultron? Forse potrebbe non possedere
la forza fisica innata di Thanos, ma Ultron è un nemico ancora più
formidabile in termini di tattiche, pianificazione e comando delle
sue legioni. Inoltre, è molto probabile che abbia i medesimi poteri
aggiuntivi che anche Thanos ha ottenuto dalle Gemme. Ciò significa
che questa versione di Ultron con le Gemme è probabilmente ancora
più pericolosa del Thanos di Avengers:
Infinity War.
Illumination
Entertainment torna ad aggiornare sul film dedicato a
Super Mario con un lungo elenco di nomi famosi
che andranno a prestare le loro voci ai protagonisti del film
d’animazione.
Il primo nome, che ovviamente darà
voce a Mario, è Chris Pratt, al quale si affianca Anya Taylor Joy che è stata scelta per dar
voce alla Principessa Peach. Seguono a ruota Charlie
Day per Luigi, Jack Black per Bowser. Di seguito
l’elenco completo dei nomi coinvolti nel progetto della divisione
d’animazione Universal:
Chris Pratt nel ruolo di Mario
Anya Taylor-Joy nel ruolo di Peach
Charlie Day nel ruolo di Luigi
Jack Black nel ruolo di Bowser
Keegan-Michael Key nel ruolo di Toad
Seth Rogan nel ruolo di Donkey Kong
Kevin Michael Richardson nel ruolo di Kamek
Fred Armisen nel ruolo di Cranky Kong
Sebastian Maniscalco nel ruolo di Spike
L’uscita nelle sale di Super Mario Bros. è
prevista nel 2022.
Questa la trama ufficiale del gioco:
Il Regno dei Funchi è un
luogo pacifico in cui creature dalla testa a forma di fungo
chiamate Toad vivono in perfetta armonia. Questa pace viene
compromessa da Bowser il malvagio re dei Koopa Troopa e dal
suo esercito che conquista il territorio e trasforma gli abitanti
in blocchi di mattone. Successivamente rapisce la principessa del
regno Peach Toadstool, l’unica in grado di spezzare l’incantesimo
che grava sui Toad. Per molto tempo, nel Regno dei Funghi regnano
le tenebre, ma quando la notizia giunge anche ai due fratelli
italiani Mario e Luigi, questi si dirigono verso i confini del
regno per salvare la principessa. Dopo un lungo viaggio attraverso
8 mondi, Mario e Luigi riescono a raggiungere il castello di Bowser
e a sconfiggerlo in battaglia (facendolo cadere nella lava). È così
che la principessa viene salvata e il Regno dei Funghi riportato
alla pace. Dopo aver compiuto la missione, Mario e Luigi decidono
di rimanere nel Regno dei Funghi per proteggerlo da eventuali
minacce. Il rapporto tra Mario e la principessa Peach diventerà col
tempo amore.
Durante una recente intervista con
The Hollywood Reporter, Cary Fukunaga, il
regista dell’attesissimo No Time
to Die, ha avuto modo di riflettere sul ruolo della
donna nel franchise di Bond, lanciando una critica esplicita ad
alcuni dei film della saga che hanno visto come protagonista il
compianto Sean Connery, l’iconico attore a cui viene
associato, da sempre, il volto di 007.
“Era Thunderball: Operazione
Tuono, o forse Missione Goldfinger, quel film in cui il personaggio
di Sean Connery, praticamente, violenta una donna?”, ha
dichiarato Fukunaga. “Lei dice: ‘No, no, no’ e lui invece: “Sì,
sì, sì”. Oggi non andrebbe bene un cosa del genere.”
Il regista ha poi cercato di
approfondire il discorso attorno alla natura sessuale del
personaggio di 007, ammettendo che certi cambiamenti, da un punto
di vista narrativo, non possono succedere all’improvviso, ma che
No Time to
Die sarà di certo un passo verso un radicale
cambio di prospettiva.
“James
Bond non può diventare un’altra persona da un momento
all’altro”, ha spiegato Fukunaga. “Di certo può
assolutamente cambiare il mondo che lo circonda e il modo in cui
lui stesso si relaziona con il mondo. Alla fine è solo la storia di
un uomo bianco che lavora come spia, ma è comunque importante
impegnarsi per cercare di rendere i personaggi femminili molto più
che dei semplici accessori.”
In No Time
to Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica
dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere
viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio
amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La
missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si
rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle
tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa
tecnologia.
O.T. Fagbenle ha commentato la causa che
Scarlett Johansson ha intentato ai danni della
Disney in seguito all’uscita congiunta di Black
Widow nelle sale e su Disney+. Nel film, l’attore britannico
ha interpretato il ruolo di Rick Mason, amico e alleato di Natasha
Romanoff dai tempi dello SHIELD.
Parlando con
AP Entertainment, Fagbenle si è così espresso al riguardo:
“Onestamente, non sono molto informato sull’accaduto. Mi
piacerebbe parlarne con qualcuno per saperne di più, perché al
momento non sono informato. Quello che posso dire, però, è che
penso che tutti i lavoratori debbano essere pagati in maniera equa.
Onestamente, i lavoratori a cui penso sono quelli che hanno il
salario minimo… Penso, ad esempio, a quelli che lavorano nelle
fabbriche, provvedono alla realizzazione dei vestiti che indossiamo
e vengono sfruttati. Questa è la mia principale preoccupazione
quando penso ad un tipo di lavoro ingiusto.”
La causa intentata da Johansson ha
fatto scalpore alla Disney, e non solo perché l’attrice – almeno
per ora – sembra essere stata esclusa da tutti i progetti futuri
dello studio. Quando la notizia esplose, poco dopo è stato riferito
che anche Emma Stone ed Emily Blunt, protagoniste rispettivamente di
Crudelia
e Jungle
Cruise (entrambi uscite in contemporanea al cinema e su
Disney+), fossero intenzionate ad
intentare azioni legali.
La cosa non è mai avvenuta (anzi,
entrambe hanno addirittura firmato per i sequel dei rispettivi
film), e proprio di recente il CEO dello studio, Bob Chapek, ha
annunciato che in futuro
la Disney modificherà le sue politiche contrattuali per
riflettere meglio la transizione verso lo streaming e l’epoca che
stiamo ormai vivendo a seguito della pandemia di Covid-19.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Ad un certo punto, durante le
riprese di Venom: La
furia di Carnage, Woody Harrelson voleva che fosse
Andy Serkis a doppiare il personaggio di Carnage. Chi
meglio dell’attore responsabile di aver creato personaggi
indimenticabili attraverso la motion capture (basti pensare alle
saghe de Il signore degli anelli e Il pianeta delle
scimmie) avrebbe potuto assolvere l’arduo compito?
Parlando con
ComicBook, Woody Harrelson ha spiegato che, all’inizio,
il suo desiderio era che fosse proprio
Andy Serkis a prestare la voce a Carnage nel sequl di
Venom. Il celebre attore era molto nervoso all’idea di
dover doppiare il personaggio, ma fortunatamente Serkis è riuscito
a convincerlo. Nonostante le perplessità iniziali (legate
soprattutto alle aspettative che i fan nutrono nei confronti del
debutto della nemesi di Venom sul grande schermo), Harrelson ha
ammesso che alla fine è stato contento di aver prestato al
personaggio la sua voce.
“È stato fantastico. Mi è
piaciuto davvero. È strano, perché in un certo senso è come se
stessi interpretando due personaggi in uno”, ha spiegato
Woody Harrelson. “Ne abbiamo parlato molto
Tom e, ovviamente, anche con Andy Serkis, che ha diretto il film.
Io continuavo a pensare che Andy avrebbe dovuto prestare la voce al
personaggio, ma lui continuava a insistere che spettava a me farlo.
E alla fine sono contento di com’è andata. Ovviamente, ci sono
degli effetti sulla mia voce, ma in generale sono contento del
processo.”
Quello che sappiamo su Venom: La
furia di Carnage
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel
ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody
Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni
di Anne Weying, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni
di Shriek e l’attore inglese Stephen
Graham (Boardwalk Empire, Taboo). Il film
uscirà in autunno al cinema.
Netflix ha svelato i dettagli della
programmazione di “TUDUM:
Un evento globale Netflix per i fan” che si terrà sabato
25 settembre, a partire dalle ore 18:00, live sui canali YouTube di
Netflix in tutto il mondo, oltre che su Twitter, Twitch e
Facebook.
Lilly Singh presenterà la
prima ora dell’evento, durante la quale saranno trasmesse una clip
esclusiva del nuovo film Red Notice, un primo sguardo alle nuove
stagioni di Bridgerton e Ozark,
oltre ad una speciale sorpresa riguardante Stranger Things.
Parlando di “Sottosopra”,
i protagonisti di Stranger Things, Finn
Wolfhard e Caleb McLaughlin, saliranno
sul palco per condurre la seconda ora dell’evento, regalando ai fan
l’anteprima di The
Sandman, Vikings: Valhalla e della
quarta stagione di
Cobra Kai. Sarà inoltre annunciato il nuovo film
Tyler Rake, presentato un estratto esclusivo della
scena di apertura di Cowboy Bepop e ci sarà un
panel con protagoniste le star dei film d’azione targati Netflix:
Charlize Theron, Regina King, Zazie Beetz e non solo, accompagnate da
Bozoma Saint John, Chief Marketing Officer
di Netflix.
Presentatrice esclusiva
della terza ora di
TUDUM sarà Nicola
Coughlan di Bridgerton. I momenti clou saranno l’annuncio
della data di uscita della seconda stagione di Emily
in Paris con tanto di trailer in anteprima, un augurio
speciale alla nuova regina di The
Crown, una clip esclusiva tratta dal nuovo film Don’t Look Up, un dietro le quinte con il cast
di
Umbrella Academy, il lancio del trailer di
Army of Thieves, prequel Army of the Dead, e le ultime novità su
The Witcher.
Più di 145 tra le nostre
più grandi star e tra i più famosi creativi di tutto il mondo – in
rappresentanza di 100 serie, film e contenuti speciali – saliranno
sul palco virtuale per questa emozionante giornata ricca di
esclusive e anteprime.
Ispirato al primo suono
che si sente all’inizio di una serie o un film su Netflix,
TUDUM è il primo evento globale
Netflix per i fan. L’obiettivo è semplice: onorare
e intrattenere i fan Netflix di tutto il mondo.
Come guardare TUDUM
L’evento in live
streaming inizierà alle 18:00 ora italiana e sarà trasmesso sui
canali YouTube di Netflix in tutto il mondo, oltre che su
Twitter, Twitch e
Facebook. La programmazione includerà anche alcuni
speciali pre-show dedicati a serie e film coreani e indiani, ma
anche a entusiasmanti contenuti anime, a partire dalle 14:00 su
canali specifici.
Sulle base di quanto è stato
rivelato dal primo trailer ufficiale, è chiaro che tutti i fan
dell’attesissimo Spider-Man:
No Way Home non vedano l’ora di vedere un nuovo
trailer del film che magari possa rivelare ancora di più in merito
alla trama del misteriosissimo cinecomic che arriverà nelle sale a
dicembre.
Ebbene, ora sappiamo quando potrebbe
arrivare questo secondo trailer ufficiale. In base a quanto
rivelato via
Twitter da Daniel Ritchman, infatti, il nuovo trailer ufficiale
di No Way
Home (che di fatto sarebbe IL trailer ufficiale,
considerando che quello arrivato online ad agosto era il teaser)
dovrebbe fare il suo debutto a novembre, in concomitanza con la
release al cinema di Eternals
o con quella di Ghostbusters:
Legacy.
Il primo trailer di Spider-Man:
No Way Home ha battuto rapidamente il record stabilito da
Avengers:
Endgame, diventando il
trailer più visto durante le prime 24 ore. Il primo sguardo
alla terza avventura dell’Uomo Ragno ambientata nel MCU ha anche suscitato tutta una
serie di teorie all’indomani della sua uscita, con i fan che hanno
analizzato nel dettaglio il filmato, alla ricerca di easter eggs,
camei nascosti e possibili indizi sulla trama.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà
nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
The Guilty, nuovo
film di
Antoine Fuqua, è il remake dell’omonimo film danese
del 2018. Il film é stato presentato al Toronto
International Film Festival l’11 settembre 2021, sarà
distribuito limitatamente in alcune sale statunitensi dal 24
settembre e approderà su Netflix il 1
Ottobre.
The Guilty perde la freddezza claustrofobica
dell’originale
Questa versione di The
Guilty è ambientata a Los Angeles durante il culmine della
stagione degli incendi e, come rivelano alcuni rapidi flash di
cinegiornali, anche un periodo di disordini sociali. Incendi di
ogni tipo imperversano e il fumo soffoca l’aria, ma l’agente
Joe Baylor (JakeGyllenhaal) non riesce a prendere fiato: ha
un’asma furiosa e una vita personale e professionale piuttosto
turbolenta. Costretto a faticare al centro di smistamento del 911
della città – una punizione per ragioni che si rivelano lentamente
– il cattivo atteggiamento di Joe è a un punto critico.
Entra quindi in scena
Emily. Il personaggio è uno dei tanti nel film che
esiste solo come voce al telefono; i titoli di coda di Fuqua
evitano di attribuire nomi ai personaggi che chiamano la centrale,
anche se il cast di supporto stellare del film include
Riley Keough, Peter Sarsagaard, Ethan Hawke, Eli Goree e
Da’Vine Joy Randolph. Emily viene presentata
proprio come la sua controparte nel film di Moller: Joe risponde al
telefono, ma la donna singhiozzante finge di essere al telefono con
suo figlio sconvolto. Joe riesce a superare il suo terribile umore
e i suoi problemi familiari per capire cosa sta realmente
accadendo; Emily è stata rapita e non può dire molto a Joe. Il
poliziotto si mobilita quindi per cercare di risolvere un caso
apparentemente inverosimile e tentare di salvare Emily prima che
sia troppo tardi.
Dal punto di vista narrativo, le
trame delle due versioni di The Guilty si equivalgono quasi
totalmente: l’adattamento di Nic Pizzolato tende a
rimanere piuttosto vicino alla versione originale, cercando di
puntare tutto sul coinvolgimento patetico di Gyllenhaal, qui in
veste anche di produttore del film. Pizzolato tenta di aggiungere
ulteriori spunti di riflessione, come domande più profonde sul
ruolo della polizia nel mondo moderno, che contrastano tuttavia con
l’impianto da canonico thriller hollywoodiano che si viene a creare
durante la visione del film. Questo remake di The
Guilty sembra travisare completamente il minimalismo
tensivo dell’originale, proponendone una versione adrenalinica in
costante defibrillazione.
Gyllenhaal è focus
nevralgico dell’intera pellicola e convoglia l’attenzione dello
spettatore sulla mimica facciale e il controcampo visivo,
rappresentato unicamente dai supporti tecnologici: computer e linea
telefonica sono infatti gli unici mezzi di interlocuzione per Joe,
ed effettivamente permettono di acuire il crescendo tensivo della
pellicola nella stessa maniera dell’originale. Il fascino
dell’originale di Moller risiede tuttavia nell’accezione
estremamente “nordica”, serrata e altamente claustrofobica della
pellicola; la traslazione della vicenda in California dà vita
necessariamente a una patina da thriller poliziesco intrinsecamente
americano, che funziona nel complesso, ma non consta del medesimo
lavoro accurato in termini di scenografia e messa in scena
dell’originale.
The Guilty rimane nell’ombra dell’originale
La riflessione sulla colpa in senso
lato e sull’identificazione di chi sia, effettivamente, più o meno
colpevole e nei riguardi di cosa, viene meno nel remake di Fuqua.
La forza propulsiva della sceneggiatura originale risiedeva infatti
nell’analogia inizialmente suggerita tra protagonista e
l’interlocutrice femminile: entrambi impenitenti e fuggitivi,
divorati internamente dal timore generato da una colpa per loro
impronunciabile. Si tratta di personaggi attanagliati da un
presente statico, che trova in un’agorafobia degli spazi scenici la
sua rappresentazione migliore.
Ciò che ha fatto spiccare il film
originale è la sua attenzione su un caso singolare e pieno di
suspense, girato in un’unica location con un uso eccellente del
montaggio del suono, del missaggio e dell’editing, insieme a una
notevole performance del protagonista per offrire un vero senso di
suspense. The Guilty sembra invece leggermente più
interessato a creare due trame parallele: la storia di Joe e quella
del caso che sta disperatamente cercando di risolvere, creano due
linee narrative che faticano ad intersecarsi e conferire alla trama
un’organicità di fondo.
Questo va sia a vantaggio che a
svantaggio del film: da un lato, offre una grande vetrina per le
capacità recitative di Gyllenhaal, che riesce a mostrare ancora una
volta la sua duttilità attoriale nel rendere la vulnerabilità
di un uomo che lotta per venire a patti con il suo passato mentre
corre contro il tempo per salvare la vita di qualcuno. Con le
telecamere di Fuqua che seguono infatti Joe in stile documentario,
una miriade di primi piani del viso di Joe, dei suoi occhi, della
sua bocca, mentre naviga attraverso uno tsunami infinito di
chiamate d’emergenza, è evidente fin dall’inizio che Joe è sotto un
grande stress lavorativo, ma anche nella vita personale.
D’altra parte, e nell’impiegare una
parte maggiore di minutaggio indagando le “nuove” lotte di Joe,
The Guilty si allontana da ciò che ha reso
l’originale veramente efficace: perde l’attenzione sulla trama
principale e lo spettatore non può fare a meno di sentire il
distaccamento empatico dal personaggio, chiuso in problematiche
raffazzonate e poco incisive, totalmente distanti dalle riflessioni
etiche della controparte nordica.
Isla Fisher è negli
anni diventa una vera e propria icona di stile, nonché apprezzata
interprete, distintasi principalmente per i suoi ruoli comici. Non
sono tuttavia mancati negli anni anche ruoli più drammatici, che le
hanno permesso di sfoggiare una buona versatilità e riconosciute
doti interpretative.
Ecco 10 cose che non sai di
Isla Fisher.
Isla Fisher: i suoi film
1. È celebre per i suoi film
comici. L’attrice esordisce al cinema con il film The
Pool, per poi prendere parte a titoli come Scooby-Doo
(2002), I ♥ Huckabess (2004) e 2 single a nozze
(2005), con cui ottiene maggior notorietà. Dopo alcuni ruoli in
film come Matrimonio per sbaglio (2006) e Hot Rod –
Uno svitato in moto (2007), diventa celebre come protagonista
del film I Love
Shopping (2009). Dal quel momento viene chiamata per
titoli di rilievo come Il Grande
Gatsby (2013), Now You See Me – I
maghi del crimine (2013), Life of Crime – Scambio a
Sorpresa (2013), Grimsby – Attento a quell’altro
(2016), dove recita accanto agli attori Sacha Baron Cohen,
Mark Strong
e Rebel
Wilson, Le spie della porta accanto (2016),
Animali Notturni
(2016), Prendimi! (2018) e The Beach Bum
(2019).
2. Ha recitato in celebri
serie TV. Dopo aver esordito in televisione con le serie
Bay City (1993) e Paradise Beach (1993), l’attrice ottiene una
prima notorietà recitando nel ruolo di Shannon Reed nella soap
opera Home and Away (1994-1997). Successivamente
continuerà a recitare per il piccolo schermo comparendo in serie
come Oliver Twist (1999), Neighbors from Hell
(2010), Bored to Death (2011), Sofia la
principessa (2015) e in Arrested Development, dove
ricopre il ruolo di Rebel Alley in un totale di 16 episodi.
3. È stata anche
doppiatrice. In diverse occasioni l’attrice ha prestato la
propria voce per alcuni noti film d’animazione. Nel 2008 doppia
infatti il personaggio della professoressa Losà in Ortone e il
mondo dei Chi, mentre nel 2011 è la voce di Borlotta, la
protagonista femminile del film Rango, premiato con
l’Oscar al miglior film d’animazione. Nel 2012 dà invece voce al
personaggio di Dentolina in Le 5 leggende.
Isla Fisher e Sacha Baron
Cohen
4. È sposata con il noto
attore. Nel 2004 l’attrice si fidanza con Sacha
Baron Cohen, che ha poi sposato nel 2010. La coppia si è
in più occasioni distinta per l’affiatamento che li unisce, dando
vita in più occasioni a divertenti gag anche sui rispettivi social
network. La Fisher ha inoltre lavorato con il marito nel film
Grimsby – Attento a quell’altro. I due hanno inoltre avuto
tre figli, nati rispettivamente nel 2007, nel 2010 e nel 2015.
Isla Fisher e Amy Adams
5. Le due attrici vengono
spesso scambiate l’una per l’altra. Negli anni è divenuta
sempre più nota la somiglianza che intercorre tra la Fisher e
l’attrice Amy Adams. Entrambe rosse di capelli, le
due condividono anche una simile fisionomia del volto, ma la Fisher
ha scherzosamente sottolineato che la vera differenza tra di loro è
che la Adams è una nominata al premio Oscar, mentre lei no. Le due
hanno poi avuto modo di recitare nel film Animali
notturni.
Isla Fisher in I Love Shopping
6. Ha frequentato dei gruppi
speciali per prepararsi al ruolo. Per dar vita a Rebecca
Bloomwood, protagonista di I Love Shopping che manifesta
appunto un’ossessione per il continuo acquisto di abiti fino ad
indebitarsi, l’attrice ha frequentato diversi gruppi di recupero
per persone affette da tale disturbo, cercando di comprenderne le
motivazioni e la psicologia.
Isla Fisher in Scooby-Doo
7. Avrebbe potuto
interpretare uno dei protagonisti. Ancora alle prime
esperienze cinematografiche, la Fisher è stata la seconda
classificata per il ruolo di Daphne nel film live-action
di Scooby-Doo, prima che Sarah Michelle
Gellar venisse infine scelta, poiché il regista
Raja Gosnell voleva una coppia nella vita reale
per interpretare Fred e Daphne. La sua audizione ha comunque
impressionato i direttori del casting e come risultato le è stato
assegnato il ruolo di supporto di Mary Jane.
Isla Fisher in Now You See Me
8. Ha lavorato alla
caratterizzazione del suo personaggio. Nel film Now
You See Me l’attrice ricopre il ruolo di Henley, e in molti
hanno notato come per tutto il film questa indossi dei guanti. La
Fisher ha motivato tale scelta come parte di una caratterizzazione
da lei ideata. Il personaggio è stato infatti pensato come
germofobico, e per tanto indossa continuamente dei guanti.
9. Ha rischiato di
affogare. Durante le riprese di una scena dove il
personaggio interpretato dall’attrice doveva eseguire un numero di
magia all’interno di una vasca piena d’acqua, la Fisher rischiò
realmente di annegare, essendo rimasta bloccata. Tutti pensavano
stesse solamente recitando, ma il rischio era reale. L’attrice
riuscì fortunatamente a liberarsi e uscire dalla vasca.
Isla Fisher: età e altezza
10. Isla Fisher è nata a
Muscat, nell’Oman, il 3 febbraio 1976, ma è cresciuta a
Perth, in Australia. L’attrice è alta complessivamente 160
centimetri.
L’attore Eddie
Redmayne ha costruito film dopo film una carriera di
successo, arrivando ad ottenere alcuni dei maggiori riconoscimenti
dell’industria hollywoodiana. L’interprete si è poi legato anche a
film mainstream, che gli hanno permesso di ottenere una sempre più
ampia popolarità, che lo rende tra gli attori più richiesti del
momento.
2. Ha recitato per la
televisione. All’inizio della sua carriera Redmayne
partecipa ad alcune serie TV come Doctors (2003) e
Elizabeth I (2005). Ottiene in seguito il ruolo di Angel
Clare nella miniserie Tess dei D’Urberville (2008), con
protagonista l’attrice Gemma
Arterton. È poi Jack in I pilastri della
terra (2010), con Rufus
Sewell e Matthew
Macfadyen.
Eddie Redmayne, la moglie Hannah
Bagshawe e i figli Iris Mary e Luke Richard
3. È sposato. Nel
maggio 2014 l’attore annuncia di essersi fidanzato ufficialmente
con Hannah Bagshawe, con cui si frequentava dal
2012. La coppia si sposa poi nel dicembre dello stesso anno,
mantenendo una certa riservatezza a riguardo. I due hanno infatti
raramente reso pubblica la propria vita privata, facendolo solo per
annunciare la nascita dei figli, rispettivamente nel 2016
per Iris Mary Redmayne, e nel 2018 per
Luke Richard Bagshawe. Come si può notare,
Redmayne e la moglie hanno deciso di non dare ad entrambi i figli
il cognome Redmayne, facendo utilizzare anche quello della
madre.
Eddie Redmayne e gli Oscar
4. Ha vinto l’ambito
premio. Per il suo ruolo nel film La teoria del
tutto, dove interpreta il fisico Stephen Hawking, l’attore
ha ricevuto la sua prima nomination ai premi Oscar come miglior
attore. Nel corso della serata Redmayne ha poi vinto il prestigioso
premio, divenendo uno dei più giovani ad ottenere tale
riconoscimento.
5. È stato candidato una
seconda volta. L’anno dopo aver vinto il premio, Redmayne
è nuovamente tra i candidati al miglior attore per il film The
Danish Girl, dove interpreta il ruolo del primo uomo ad
essersi sottoposto ad un’operazione per il cambio di sesso. A
vincere il premio quell’anno fu tuttavia Leonardo
DiCaprio per il suo ruolo in The
Revenant.
Eddie Redmayne in La teoria del
tutto
6. Ha lavorato molto sulla
fisicità del personaggio. Per prepararsi al ruolo l’attore
ha studiato a lungo la vita del celebre scienziato, e si è dedicato
per molte ore al giorno al lavoro sul corpo, cercando di riprodurre
il degenerare della disabilità attraverso un processo di controllo
totale dei suoi muscoli. Girando in ordine non cronologico, la vera
sfida è stata per lui cercare di gestire le varie fasi della
malattia in base alle riprese previste.
7. Ha ottenuto le lodi di
Hawking. Nel vedere il film, lo scienziato Stephen Hawking
ammise che in certe scene gli sembrava di vedere sé stesso. Egli
lodò infatti la performance di Redmayne, affermando che l’attore
aveva saputo dar vita in modo estremamente preciso alle
particolarità della malattia e delle sue conseguenze sul corpo.
Eddie Redmayne in Animali
fantastici
8. Non ha dovuto sostenere
alcun provino. Forte della fama datagli dal film La
teoria del tutto, l’attore ottenne il ruolo di Newt Scamander,
protagonista del film Animali fantastici, senza bisogno di
dover sostenere alcun provino. Per la scrittrice, J.
K. Rowling, l’attore aveva infatti già dato prova di
essere perfetto per la parte con i suoi precedenti ruoli.
9. Ha avuto accesso a
dettagli segreti. Prima di intraprendere le riprese del
film, l’attore ha passato del tempo in compagnia della Rowling, la
quale gli ha rivelato dettagli particolarmente segreti e privati
della vita di Newt Scamander, al fine di permettere all’attore di
calarsi meglio nel ruolo. Redmayne ha affermato che non rivelerà
mai cosa gli fu detto.
Eddie Redmayne: età e altezza
10. Eddie Redmayne è nato a
Londra, Inghilterra, il 6 gennaio 1982. L’attore è alto
complessivamente 184 centimetri.
Ecco il nuovo trailer di Spencer,
il nuovo film di Pablo Larraín sulla vita della
principessa Diana interpretata da
Kristen Stewart. Nel cast anche Timothy Spall,
Jack Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins. Il film è stato
presentato in Concorso a
Venezia 78.
La trama di
Spencer
Il matrimonio della principessa
Diana e del principe Carlo è da tempo in crisi. Sebbene le voci di
tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di
Natale nella residenza reale di Sandringham viene decretato un
periodo di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana
conosce il gioco, ma quest’anno le cose saranno molto diverse.
Spencer immagina cosa potrebbe essere accaduto
durante quei pochi giorni decisivi.
Il commento del regista
Siamo tutti cresciuti sapendo cos’è
una favola, ma Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma e ha
ridefinito le icone idealizzate della cultura pop, per sempre.
Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non
diventare regina, ma ha scelto di costruirsi da sola la propria
identità. È una favola al contrario. Sono sempre rimasto molto
sorpreso dalla sua decisione e ho sempre pensato che deve essere
stata molto dura da prendere. Questo è il cuore del film. Volevo
approfondire il processo alla base delle scelte di Diana, mentre
oscilla tra dubbio e determinazione, scegliendo, infine, la
libertà. È stata una decisione che ha definito la sua eredità: un
lascito di onestà e umanità che rimane ineguagliato. Si è scritto
molto su Diana, c’è un’infinità di storie: di alcune si può
dimostrare il fondamento, di altre no. Abbiamo fatto molte ricerche
su di lei, sulle tradizioni del Natale della famiglia reale, e
sugli aneddoti dei fantasmi nella residenza di Sandringham.
Tuttavia, la famiglia reale è notoriamente discreta. Potrà anche
apparire in pubblico in certe occasioni, ma a un certo punto le
porte si chiudono e non c’è modo di sapere cosa stia accadendo
dietro di esse. Ciò lascia molto spazio alla fantasia; e questo è
stato il nostro lavoro. Non avevamo intenzione di fare un
docudrama: volevamo creare qualcosa prendendo degli elementi dalla
realtà e ricorrendo poi all’immaginazione per raccontare la vita di
una donna con gli strumenti del cinema. Questo è il motivo per cui
il cinema è così fantastico: c’è sempre spazio per l’immaginazione.
Nel costruire il personaggio di Diana, non volevamo solo creare una
sua replica, ma usare il cinema e i suoi strumenti per dar vita a
un mondo interiore che trovasse il giusto equilibrio tra il mistero
e la fragilità del suo personaggio. Tutto ciò che Diana vede
riflette i suoi ricordi, le sue paure, i suoi desideri e forse
anche le sue illusioni. Questi elementi attingono a qualcosa che
sta accadendo dentro di lei e mostrano una vulnerabilità
bellissima.
Durante i primi anni 2000 l’attore
Eric Bana si è affermato per i suoi ruoli in noti
film di genere, dove ha avuto modo di collaborare con noti attori e
autori. In particolare, l’interprete è rimasto memorabile nel ruolo
di Ettore, il principe troiano da lui ricoperto in Troy.
Nel corso degli anni Bana ha poi saputo
rinnovarsi, ricoprendo ruoli sempre diversi in pellicole di diverso
genere.
Ecco 10 cose che non sai di
Eric Bana.
Eric Bana: i film e le serie in cui
ha recitato
1. Ha partecipato a noti
lungometraggi. Il debutto cinematografico dell’attore
avviene nel 1997 con il film Casa dolce casa, ma raggiunge
l’apice del successo nel momento in cui partecipa ai film
Chopper (2000), Black Hawk Down (2001),
Hulk (2003), diretto da Ang
Lee, Troy (2004), dove recita accanto a
Brad
Pitt, e Munich (2005), di Steven Spielberg. Successivamente
continua a recitare in film di rilievo come Le regole del
gioco (2007), L’altra donna del re (2008),
Star Trek
(2009), Funny People (2009), Un amore
all’improvviso (2009), Hanna (2009), Lone
Survivor (2013), Liberaci dal male (2014),
L’ultima tempesta (2016), Il segreto
(2016), King Arthur – Il
potere della spada (2017) e Condannato a
combattere (2017). Nel 2020 torna poi al cinema in Chi è
senza peccato – The Dry, film crime di cui è protagonista nei
panni di Falk. Nel 2022 sarà invece tra i protagonisti del dramma
Blueback, con Mia
Wasikowska.
2. Ha preso parte a
produzioni televisive. Bana diventa inizialmente famoso
grazie alla sua partecipazione alle serie Full Frontal
(1993-1997), Eric (1997) e All Saints
(1999-2000). Diventa particolarmente noto sul piccolo schermo
grazie al ruolo di Joe Sabatini nella soap opera Something in
the Air (2000-2001), mentre negli anni successivi si dedica
esclusivamente al cinema. Torna in televisione con la serie
Dirty John, dove dal 2018 al 2019 ricopre il ruolo di John
Meehan. In questa recita accanto ad attori come Christian
Slater, Connie Britton e Juno
Temple.
3 Ha diretto un
documentario. Grande appassionato di corse
automobilistiche, nel 2009 l’attore esordisce come regista del
documentario Love the Beast, che ripercorre attraverso
testimonianze e ricordi la “storia d’amore” che ha legato Bana alla
sua prima macchina, una XB Falcon Coupé, che andò distrutta nel
2007 per via di un incidente avvenuto durante una gara di rally in
Tasmania, dove l’attore rimané fortunatamente illeso.
Eric Bana ha moglie e figli
4. È sposato. Dal
1997 l’attore è sposato con Rebecca Gleeson, di professione
pubblicitaria. Particolarmente riservata, la coppia si è negli anni
tenuta lontano dai riflettori, così come anche dai vari social
network. Di loro si sa infatti poco o nulla, se non che hanno avuto
due figli, nati rispettivamente nel 1999 e nel 2002.
Eric Bana: il suo fisico
5. È noto per la sua forma
fisica. Nei film che hanno reso celebre l’attore, questi è
anche solito mostrarsi in più occasioni a torso nudo. Bana ha così
potuto sfoggiare un’ottima forma fisica, merito dei lunghi e
intensi allenamenti svolti per poter ricoprire ruoli come quello di
Ettore o di Hulk. L’attore è infatti stato eletto in diverse
occasioni come uno tra gli uomini più sexy di Hollywood.
Eric Bana in Troy
6. È stato voluto da Brad
Pitt. Tra i motivi che hanno visto l’attore ricoprire il
ruolo di Ettore in Troy, vi è la forte volontà a riguardo
di Brad Pitt. Questi ha infatti dichiarato di aver
particolarmente apprezzato l’interpretazione di Bana in
Chopper, a tal punto da voler lavorare con lui. Sentendo
che Ettore poteva essere un ruolo adatto all’attore, Pitt richiese
che la produzione lo sottoponesse ad un provino.
7. Ha vinto una
scommessa. Sia Bana che Pitt decisero di non utilizzare
controfigure per il loro brutale scontro. Fecero piuttosto un
patto, che prevedeva che per ogni colpo reale inferto, l’attore
colpito venisse risarcito dall’altro. Alla fine, Pitt dovette
pagare al collega 750 dollari, mentre Bana non gli dovette
nulla.
Eric Bana in Hulk
8. La sua forma fisica è
stata camuffata con abiti appositi. Benché per
interpretare Hulk fosse richiesto che l’attore avesse una
muscolatura esemplare, per ricoprire i panni dello scienziato Bruce
Banner era invece necessario che questi apparisse dotato di una
corporatura normale. Per nascondere i suoi muscoli, dunque, la
costumista lavorò per procurargli abiti più larghi e formali del
dovuto.
9. Ha girato più volte le
stesse scene. Per via della volontà del regista di
realizzare numerosi split screen all’interno del film, gran parte
delle scene del film furono rigirate più volte da più angolazioni
differenti. Ciò ha posto l’attore ad un grande sforzo, fisico e di
concentrazione.
Eric Bana: età e altezza
10. Eric Bana è nato a
Melbourne, in Australia, il 9 agosto 1968. L’attore è alto
complessivamente 189 centimetri.
Nonostante i pochi titoli ancora
all’attivo, l’attrice Allison Williams si è
affermata negli ultimi anni grazie alla sua presenza scenica e alle
doti interpretative. Distintasi tanto al cinema quanto in
televisione, la Williams ha dato prova di poter affrontare
personaggi e generi sempre diversi, aspettando il momento in cui la
sua carriera possa consacrarsi definitivamente.
Ecco 10 cose che non sai di
Allison Williams.
Allison Williams: i film e le serie
in cui ha recitato
1. Ha avuto un ruolo di
rilievo in un noto film. L’attrice debutta al cinema nel
2014 con il film College Musical, dove ricopre il ruolo di
Bianca. La vera notorietà arriva però grazie a Scappa – Get
Out (2017), dove recita accanto all’attore Daniel
Kaluuya nel ruolo di Rose Armitage. Il ruolo le
permette di ottenere una maggiore visibilità, venendo poi scelta
come protagonista del film ThePerfection (2018).
Nel 2020 recita in Horizon Line, mentre attualmente è
impegnata nelle riprese del fantascientifico M3GAN.
2. Ha preso parte a
produzioni televisive. Se la filmografia dell’attrice
vanta per ora solo tre titoli per il cinema, ben più di più sono i
progetti televisivi a cui ha preso parte. Dopo aver esordito in un
piccolo ruolo nella serie American Dreams (2004),
l’attrice si fa notare nel ruolo di Kate Middleton in Will &
Kate: Before Happily Ever After (2011). Successivamente
prenderà parte a serie come Jake and Amir (2011-2012),
The Mindy Project (2013) e Girls (2012-2017),
dove diventa celebre per il ruolo di Marnie Michaels, una delle
protagoniste, recitando anche accanto a Jemima Kirke.
Recita poi in un episodio di Patrick Melrose (2018) e
Una serie di sfortunati eventi (2018-2019), dove nella
terza stagione interpreta Kit Snicket, alleata dei tre orfani
protagonisti.
Allison Williams è su
Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 900 mila persone. All’interno
di questo l’attrice è solita condividere sue foto durante momenti
di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano però anche
immagini tratte da eventi di gala a cui ha partecipato, come anche
foto e video promozionali dei suoi progetti da attrice.
Allison Williams in Scappa – Get
Out
4. È stata scelta per una
sua qualità. Parlando del personaggio della Williams, il
regista Jordan Peel ha dichiarato di aver scelto
l’attrice poiché gli ricordava la classica persona di cui ti
innamori facilmente dopo averla conosciuta. Ciò tornava
particolarmente utile ai fini del ruolo di Rose Armitage.
5. Ha faticato per calarsi
nel ruolo. L’attrice ha descritto il suo personaggio come
uno di quei cattivi per i quali non riesci a provare neanche un
briciolo di comprensione. La stessa Williams ha affermato di aver
dovuto lavorare molto su di sé per cercare di risultare realistica,
isolandosi spesso dagli altri attori per cercare di scavare in
tranquillità nella perversa mentalità del personaggio.
Allison Williams in Una serie di
sfortunati eventi
6. Ha mantenuto il segreto
sul suo personaggio. Uno dei ruoli più misteriosi
ricoperti dalla serie è quello ricoperto dalla Williams. Nel dar
vita a Kit Snicket, l’attrice sapeva quanto l’alone di mistero che
l’avvolgeva fosse fondamentale, e per questo ha evitato di rivelare
dettagli a riguardo con chiunque. All’interno della serie stessa
passa diverso tempo prima che il personaggio si riveli
realmente.
7. Non sapeva come sarebbe
evoluto il personaggio. Per mantenere il mistero sul
personaggio, all’attrice fu dato da leggere soltanto il copione
dell’ultimo episodio della seconda stagione e i primi due della
terza. L’attrice, dunque, non sapeva come sarebbe evoluto il
personaggio, scoprendolo soltanto di volta in volta, senza disporre
così di troppo tempo per lavorarci su.
8. Lavorare con Neil Patrick
Harris è stato per lei entusiasmante. L’attrice ha
dichiarato che tra i motivi che l’hanno spinta ad accettare il
ruolo vi era la possibilità di lavorare con l’attore Neil
Patrick Harris, qui nei panni del Conte Olaf. La Williams
ricorda di come rimanesse sbalordita dal processo di trasformazione
dell’attore nel proprio personaggio, provando in diverse occasioni
timore nell’interagire con lui.
Allison Williams in The
Perfection
9. È la protagonista del
film. Nel film The Perfection, rilasciato su
Netflix, l’attrice interpreta una giovane
violoncellista che darà vita ad una serie di terribili crimini pur
di ottenere il successo che desidera. L’attrice ha dichiarato di
aver accettato il ruolo dopo che leggendo la sceneggiatura questa
le ha ricordato le sensazioni malsane di Scappa – Get
Out.
Allison Williams: età e
altezza
10. Allison Williams è nata
a New Canaan, nel Connecticut, Stati Uniti, il 30 novembre
1988. L’attrice è alta complessivamente 167 centimetri.
Ecco la nostra intervista a
Don Cheadle, Sonequa Martin-Green
e Malcolm D. Lee, rispettivamente protagonisti e
regista di Space Jam:
New Legends, al cinema dal 23 settembre, distribuito
da Warner Bros.
Space Jam:
New Legends, diretto da Malcolm D.
Lee, è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che
punto possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i
propri figli. Quando LeBron James e il suo giovane
figlio Dom vengono intrappolati in uno spazio digitale da una
malvagia Intelligenza Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare
a casa sani e salvi guidando Bugs Bunny, Lola Bunny e l’intera
banda dei notoriamente indisciplinati Looney Tunes verso la
vittoria, sul campo di gioco, contro i campioni digitalizzati
dell’Intelligenza Artificiale: una super potente squadra di basket
piena di professionisti all stars mai vista prima.
Tunes contro Goons nella sfida con
la posta in gioco più alta della sua vita, che ridefinirà il legame
tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il potere di essere se
stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono le convenzioni,
sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo anche “King”
James con il loro modo di giocare. Nel cast anche Don
Cheadle, Khris Davis, Sonequa Martin-Green, Cedric Joe, Jeff
Bergman e Zendaya.
Negli ultimi anni l’attrice
britannica Jemima Kirke si è sempre più fatta
notare per i suoi ruoli, specialmente quelli ricoperti in alcune
popolari serie televisive. Sono però molte le attività che hanno
visto la Kirke impegnata, alcune delle quali anche esterne al mondo
dello spettacolo. Sempre più impegnata come vera e propria
protagonista, il suo potrebbe diventare in breve tempo uno dei nomi
e dei volti più presenti sul piccolo o grande schermo. Merito anche
di un talento straordinario e di un carisma particolarmente
evidente.
Ecco 10 cose che non sai di Jemima Kirke.
Jemima Kirke: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in diversi
lungometraggi. L’esordio sul grande schermo per l’attrice
arriva nel 2010 grazie al film Tiny Furniture, film
indipendente vincitore del premio come miglior lungometraggio
narrativo al South by Southwest. Successivamente ha recitato in
Ava’s Possessions (2015) e The Little Hours
(2017), quest’ultimo liberamente ispirato alla prima e alla seconda
novella della terza giornata del Decameron di Giovanni
Boccaccio. In questo ha modo di recitare accanto a Alison Brie,
Dave Franco e John C.Reilly. In seguito recita anche in Wild
Honey Pie! (2018), Untogether (2018), con Jamie Dornan,
All These Small Moments (2018) e Sylvie’s Love
(2020), con Tessa
Thompson.
2. È nota per alcune
celebri serie. Il primo ruolo degno di nota, che permette
all’attrice di farsi meglio conoscere dal grande pubblico, è quello
di Jessa Johansson nella serie Girl, dove recita dal 2012
al 2017. Successivamente nel 2018 ricopre il ruolo di Adelaide
nella miniserie NetflixManiac, dove recita accanto a
Jonah Hill ed
Emma Stone. Nel
2021 è invece tra i protagonisti della terza stagione di Sex
Education, sempre su Netflix. Per il 2022 è invece
attesa nei panni di Melissa in Conversations with Friends,
basata sull’omonimo romanzo di SallyRooney.
Jemima Kirke in Sex Education
3. È tra i protagonisti
della nuova stagione della serie Netflix. Attualmente
l’attrice è presente sul piccolo schermo come uno dei nuovi membri
del cast della popolare serie Netflix Sex Education. Nella
terza stagione, infatti, assume il ruolo di Hope Haddon, la nuova
preside del liceo di Moordale. Il personaggio, che inizialmente si
mostra particolarmente giovanile e aperto al libero pensiero,
acquisirà sempre più sfumature negative, divenendo una vera e
propria despota pronta a riportare l’ordine e la disciplina. Nella
serie l’attrice si trova a recitare in particolare accanto agli
attori Asa Butterfield e
Emma
Mackey.
Jemima Kirke ha dei tatuaggi
4. Ha ben 23
tatuaggi. Benché ad un primo sguardo non si noti,
l’attrice vanta sul proprio corpo un totale di 23 tatuaggi. La
maggior parte di questi, essendo piuttosto piccoli, sfuggono alla
vista. Tra quelli più celebri, tuttavia, si annoverano una
ragnatela sulla mano destra; la scritta “Rozy” sul piede sinistro;
un fiore sulla spalla sinistra; la scritta “mama” sul lato della
mano sinistra; un cuore con numeri romani sul palmo della mano
sinistra; alcuni disegni tribali sull’interno dell’avambraccio
sinistro; una tigre sull’interno dell’avambraccio sinistro e una
stella blu nell’interno dell’orecchio destro.
Jemima Kirke: chi è sua sorella
5. Anche sua sorella è
un’attrice. Figlia del batterista Simon
Kirke e della proprietaria della boutique vintage
GeminolaLorrain Dellal, la Kirke ha due
sorelle. La prima, DominoKirke
ha seguito la carriera da musicista, mentre la seconda,
Lola Kirke, è anche lei un’attrice. In
particolare, questa, è diventata celebre per i ruoli di Greta in
L’amore bugiardo – Gone Girl e di Hailey nella serie
Mozart in the Jungle. La si può però ritrovare anche in
Mistress America, Fallen e Barry Seal – Una storia
americana. Le due sorelle hanno poi recitato insieme in
Untogether.
Jemima Kirke e Michael Mosberg
6. È stata sposata con un
avvocato. La Kirke si è sempre dimostrata molto riservata
circa la propria vita privata. È però noto che nel 2009 ha sposato
l’avvocato Michael Mosberg, dal quale ha negli
anni avuto due bambini. Della coppia si è poi saputo molto poco
fino al gennaio del 2017, quando hanno annunciato la loro
separazione. Proprio questo infelice evento è stato per lei fonte
di ispirazione per dar vita ad alcuni dipinti con donne in abito da
sposa, tra cui anche un autoritratto con indosso proprio tale
tipologia di vestito.
7. Ha una nuova
relazione. A partire dal luglio del 2017, invece, la Kirke
ha una relazione con il musica e cantante australiano Alex
Cameron. Anche in questo caso l’attrice è sempre stata
molto attenta a mantenere ben distinte la sua vita pubblica da
quella privata, evitando così un’intrusione esterna in
quest’ultima. La Kirke ha poi avuto modo di dirigere alcuni
videoclip di brani scritti dal compagno. Cameron, dal canto suo, ha
invece rivelato che il suo album del 2019 Miami Memory è
fortemente influenzato e basato sulla sua relazione con
l’attrice.
Jemima Kirke è su Instagram
8. Ha un account
personale. La Kirke è presente sul social network
Instagram con un profilo personale verificato, attualmente seguito
da 515 mila persone. All’interno di questo, con oltre 200 post,
l’attrice è solita condividere immagini legate al proprio lavoro da
attrice, in particolare con i dietro le quinte di alcuni set. Non
mancano però anche immagini legate ad altre sue attività e foto
relative alla propria vita privata, con luoghi visitati, curiosità
o momenti spesi insieme agli amici e ai famigliari. In ultimo, non
mancano anche le immagini di molti dei dipinti da lei
realizzati.
Jemima Kirke: i suoi dipinti
9. È laureata in arte e
pittura. Oltre alla recitazione, un’altra grande passione
della Kirke è la pittura. Prima di intraprendere la carriera nel
mondo dello spettacolo, infatti, ha conseguito il Bachelor of Fine
Arts in pittura alla Rhode Island School of Design. Da quel momento
si è dedicata in modo piuttosto continuativo a questa sua passione,
dando anche luogo ad alcune mostre dove esporre i suoi dipinti. In
particolare, è da citarsi la mostra Sargeant’s Daughters,
dove ha mostrato ritratti di donne, alcuni a collo alto e altri a
figura intera, nei loro abiti da sposa.
Jemima Kirke: età e altezza dell’attrice
10. Jemima Kirke è nata a
Londra, in Inghilterra, il 26 aprile del 1985. L’attrice è
alta complessivamente 157 centimetri.
La
pluripremiata serie NetflixThe
Crown offrirà agli spettatori uno sguardo sulla
relazione tra Diana, la principessa del Galles e l’erede dei grandi
magazzini egiziani Dodi Al-Fayed, che si è conclusa con la loro
tragica morte.
Variety rivela che il protagonista di Il cacciatore di
aquiloni, Khalid Abdalla, è stato scelto per il ruolo di Dodi, e
che reciterà al fianco di Elizabeth Debicki
nell’attesissima quinta stagione dello show. Salim
Daw è stato scelto per interpretare il padre di Dodi, il
miliardario ed ex proprietario di Harrods Mohamed Al-Fayed. Sebbene
i produttori non stiano rivelando alcuna trama, il casting
suggerisce che gli spettatori potranno dare uno sguardo agli ultimi
mesi della vita di Diana.
La principessa ha avuto una
relazione sentimentale con Dodi, un produttore cinematografico
considerato una specie di playboy, nell’estate del 1997. La loro
breve unione ha causato una frenesia “gossippara” che si è conclusa
solo quando entrambi sono morti in un tragico incidente
automobilistico a Parigi, pochi mesi dopo, proprio per sfuggire ai
flash dei paparazzi.
Nella quinta
stagione di The
Crown Imelda Staunton entra nel ruolo della regina
Elisabetta II. L’attrice britannica raccoglierà l’eredita lasciata
da Claire Foy o
Olivia Colman. La quinta stagione è prevista per il
2022. Nel cast ci saranno anche Jonathan Pryce nei panni del
Principe Filippo, Lesley Manville in quelli della principessa
Margaret e Jonny Lee Miller come John Major.
Sono in corso in Norvegia, tra
Alesund e Fosnavag, le riprese del nuovo film Sky
Original, The Hanging Sun, una
coproduzione italo-britannica targata Sky, Cattleya e
Groenlandia.
Diretto da Francesco
Carrozzini e sceneggiato
da Stefano Bises,il
film è un thriller noir tratto dal romanzo “Sole di
mezzanotte” di Jo Nesbø. La fotografia è
di Nicolaj Bruel (Dogman,
Pinocchio).
1 di 5
Nel cast, assieme ai già
annunciati Alessandro
Borghi (Sulla mia pelle, Diavoli, Il
Primo Re, Suburra) nel ruolo di John, il
protagonista, Jessica Brown
Findlay (Brave New World,
Harlots, Hamlet) nel ruolo di Lea
e Sam Spruell (Small Axe:
Mangrove, Outlaw King – Il re
fuorilegge, Biancaneve e il cacciatore) nei
panni dei due gemelli Aaron e Nicolas, vengono annunciati
oggi Fred Schmidt (Attacco al
Potere 3, Brimstone, Mission: Impossible – Fallout) nel ruolo di Michael, il fratello
di John e il piccolo Raphael Vicas
(Grantchester), nel ruolo di Caleb, figlio di
Lea.
Con loro Peter Mullan (Riff-Raff –
Meglio Perderli che Trovarli, Braveheart- Cuore Impavido,
My Name is Joe) nei panni
di Dad, il padre di John e
Charles
Dance(Mank, Godsford Park, Il Trono di
Spade, The Imitation Game, The
Crown) che interpreta Jacob, padre di Lea.
The Hanging Sun è
un thriller noir ambientato tra le atmosfere rarefatte dell’estate
norvegese dove il sole non tramonta mai, la vita e la morte si
intrecciano, presente e passato si sovrappongono.
John (Alessandro Borghi) è in fuga.
Ha tradito un potente boss criminale. Suo padre Dad (Peter Mullan).
Per mettersi al riparo da lui e da suo fratello (Fred Schmidt),
John punta verso l’estremo Nord, e trova riparo nel fitto della
foresta, vicina a un villaggio isolato dell’estremo Nord, dove
domina la religione, il sole non tramonta mai e le persone sembrano
appartenere a un’altra epoca. Tra lui e il suo destino ci sono solo
Lea (Jessica Brown Findlay), una donna in difficoltà ma dalla
grande forza, e suo figlio Caleb (Raphael Vicas) un bambino
curioso e dal cuore puro. Mentre il sole di mezzanotte confonde
realtà e immaginazione, John dovrà affrontare il tragico passato
che lo tormenta. Anche Lea ha i suoi demoni: la morte in mare del
suo violento marito Aaron (Sam Spruell), e il sospetto da parte del
villaggio che potrebbe essere stata lei a provocare
quell’incidente.
The Hanging Sun
arriverà prossimamente al cinema e poi disponibile in prima
assoluta su Sky e NOW in Italia, Regno Unito, Irlanda, Germania e
Austria. Il distributore internazionale del film è NBCUniversal
Global Distribution per conto di Sky Studios.
Il network americano della
CBS ha diffuso il trailer di SEAL Team
5, l’annunciata quinta
stagione di SEAL
Team.
SEAL Team 5
SEAL
Team 5 è la quinta
stagione della nuova serie tv SEAL
Team creata da Benjamin Cavellper il
network americano della CBS. Nel
cast di SEAL Team 5
protagonisti David
Boreanaz interpreterà il capitano Jason Hayes, Max
Thieriot, Neil Brown Jr., A.J. Buckley, Jessica Paré e Tony
Trucks.
I Seal non saranno solo impiegati
sul suolo americano, ma anche in giro per il mondo dove
dimostreranno il loro forte patriottismo e senso di appartenenza
alla terra stelle e strisce. Lasciare figli e famiglia per partire
in missione non è mai un compito facile, ma i nostri paladini
saranno pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo per
la difesa del proprio Paese. SEAL
Teamdebutterà in America a
Settembre 2017.
Vincitore a sorpresa della Palma
d’Oro al Festival
di Cannes, Titane potrebbe purtroppo essere
semplicisticamente ricordato come il film dove la protagonista
viene messa incinta da un’automobile. Non sono in pochi ad aver
deriso questo elemento della pellicola, tra cui anche note
personalità di cinema, sminuendo però così un racconto e una
visione molto più complesse di quanto apparentemente può sembrare.
Il film diretto dalla francese Julia Docurnau,
divenuta dunque la seconda donna a vincere il principale premio di
Cannes (la prima è stata Jane Campion nel 1993 con
Lezioni di piano) è infatti un’opera che sfrutta il genere
e le sue perversioni per affrontare tematiche e dinamiche attuali e
in continuo mutamento.
Queste, di cui si parlerà meglio tra
poco, si incarnano in Alexia (Agathe
Rousselle), la quale sin da bambina adora le automobili,
specialmente dopo che un incidente d’auto con il padre le ha donato
una placca di titanio nella testa. Da qui prende vita la sua storia
e la sua follia. Cresciuta con questa particolarità, Alexia è
infatti diventata una donna gonfia di rabbia e amore represso,
elementi che la trasformano sempre più in un essere ibrido e nuovo.
Costretta a nascondersi per via di alcuni brutali crimi da lei
commessi, Alexia decide di fingersi il figlio scomparso di
Vincent (Vincent Lindon), pompiere
mentalmente problematico che non si accorge, o finge di non
accorgersi, di avere a che fare con un impostore. Dal loro
incontro, però, nascerà qualcosa di inaspettato che li porterà a
riscoprire la propria umanità.
Tra corpo e genere
Qui alla sua opera seconda, la
Docurnau si dimostra intenzionata a portare avanti elementi e
simboli già comparsi nel suo primo film, Raw, del 2016.
Indicato come uno degli horror più disturbanti degli ultimi anni,
in questo si affrontava il cannibalismo legato ad un vero e proprio
coming of age della protagonista. Il corpo, la carne e la
lacerazione di questo ritornano dunque anche in Titane,
legandosi non più solo alle trasformazioni e alla crescita
personale, ma anche, ovviamente, a quella sessuale. Alexia si
presenta dunque come il manifesto dell’ibridazione tra identità
diverse, portando avanti questo suo aspetto con una forza e una
violenza che contrasta ogni opposizione che trova sul proprio
cammino.
All’interno del film Alexia diventa
sempre più una metafora vivente per raccontare la ricerca di sé al
di là di quanto la natura voglia raccontare. Si tratta di un
personaggio che sfugge ad ogni definizione, se non per la sua
volontà di rientrare in quella di “figlio/a”. Con l’ingresso in
scena di Vincent viene infatti a consolidarsi quel rapporto
genitoriale che da una parte sembra ribadire come i legami
famigliari non siano definiti solo dalla biologia, e dall’altra
mira a proporre nuovi riflessioni proprio su queste relazioni e sul
loro valore nella società contemporanea.
Titane, come affermato anche dallo stesso
Lindon, può allora essere visto come un storia d’amore,
incentrata sulla ricerca di quegli elementi che ci rendono umani.
Elementi che nella continua ibridazione tra carne e metallo
sembrano anestetizzarsi senza però spegnersi mai. L’esplorazione
che la Docurnau fa di tutto ciò la porta dunque a proporre un’opera
ricca di temi oggi quotidianamente affrontati, ibridandoli a loro
volta in una messa in scena ultra postmoderna, tanto nella
costruzione visiva quanto nella successione di eventi e nella
costruzione dei personaggi.
Titane, la recensione del film
Alla luce di tutto ciò,
Titane si presenta dunque come un’opera conturbante sotto
più punti di vista, un esperimento a suo modo anche ostico che non
lascerà di certo indifferenti quanti vi si misureranno. Tematiche
sociali e attuali, certo, ma raccontate attraverso una miscela di
generi il cui portabandiera è quel body horror reso
tanto celebre da David
Cronenberg. Pur presentando profondi
debiti nei confronti del cinema del regista canadese, il film della
Docurnau lascia intravedere una volontà di reggersi da solo senza
il bisogno di paragoni e confronti. Titane vuole essere
un’opera autonoma, come lo è la sua protagonista, e in
molti momenti sembra avere la forza di esserlo, con un ritmo spesso
particolarmente serrato o con emozioni capaci di colpire anche nei
momenti più inaspettati.
Non mancano però anche dei momenti
di maggior incertezza, specialmente nella seconda metà del film. Da
lì in poi Titane sembra prendersi troppo sul serio,
perdendo la dirompenza che aveva fino a quel momento mostrato e
trovando in alcune ingenuità della sceneggiatura il suo principale
freno. La Docurnau, come Alexia, sembra dunque ancora alla ricerca
delle propria identità come regista, ma questo suo secondo
lungometraggio anche al netto delle pecche le permette di
affermarsi ancor di più come un nome da tenere d’occhio per il
futuro. Titane, con la sua violenza, le sue musiche, le
sue luci e i suoi personaggi fuori dal comune, è infatti ben più
che “il film dove la protagonista viene messa incinta da
un’automobile”.
Il personaggio di Peacemaker è stato sia un ero che un
cattivo in The Suicide
Squad e il prossimo anno lo ritroveremo in qualità di
protagonista dell’annunciata serie a lui dedicata che vedrà il
ritorno di John Cena e
che debutterà in esclusiva su HBO Max.
È indubbio che la serie prenderà le
mosse dalla seconda scene post-credits del film uscito nelle sale
ad agosto, ma è anche probabile che scaverà nelle origini del
personaggio. Durante un recente Q&A al TCA (via
TV Line), James Gunn ha risposto alla domanda di un
giornalista che ha insinuato che Peacemaker fosse “un ero americano
sciovinista e razzista”.
Gunn riconosce che Peacemaker sia un
eroe “problematico”, ma ha chiarito ancora una volta in merito al
processo dietro la creazioni dei suoi personaggi, ribadendo che non
ama crearne di “adorabili”, cercando di renderli invece
“il più completi possibile”, nel bene e nale male.
Peacemaker prende una serie di decisioni discutibili in The
Suicide Squad, molte delle quali saranno probabilmente
approfondite nella serie, e secondo Gunn il personaggio ha ancora
“molto da imparare”.
“Una delle cose che mi ha fatto
venire voglia di raccontare la storia di Peacemaker è che ha ancora
molto da imparare…. molto da imparare”, ha dichiarato James Gunn. “Forse non gli basterà una
sola stagione di una serie tv per imparare ancora tutte le cose che
deve imparare. Ma è proprio la sua capacità di imparare che, ai
miei occhi, lo rende più gradevole. I suoi punti deboli possono
sembrare davvero terribili, ma in alcuni dipendono solo dalla sua
ignoranza. Penso che sia una distinzione importante da
fare.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant,
King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di
tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Il personaggio di Carnage farà il
suo debutto in live-action nell’attesissimo Venom: La
furia di Carnage, e i fan non vedono l’ora di saperne
di più su di lui. Nonostante la proverbiale infamia del
personaggio, infatti, potrebbero esserci alcuni ettagli sulla sua
ricca e intricata storia nei fumetti che il pubblico mainstream
potrebbe, in realtà, non conoscere ancora.
Ha avuto più ospiti
Come altri simbionti
nell’universo Marvel, anche Carnage ha avuto più
ospiti nel corso degli anni. Il primo e più noto è, ovviamente,
Cletus Kasady, serial killer sadico e squilibrato i cui tratti
aggressivi vengono esacerbati dalla violenza del simbionte.
Sebbene Kasady sia l’ospite più noto
di Carnage, il simbionte ha legato con numerosi altri personaggi,
tra cui Eddie Brock. Altri ospiti includono il genetista Karl
Malus, lo psichiatra Tanis Nieves e persino il figlio di J. Jonah
Jameson, John Jameson. A un certo punto, Carnage si è legato
persino ad un grande squalo bianco dopo essere stato abbandonato su
un’isola deserta.
La sua infanzia è avvolta nel mistero
Gran parte delle origini di
Cletus Kasady sono avvolte nel mistero. In base ai suoi vaghi
ricordi, è nato al Ravencroft Institute da una madre con
schizofrenia paranoide, morta poco dopo il parto. Dopo aver ucciso
una donna violenta che, in realtà, poteva essere sua nonna, Cletus
è andato a vivere con un uomo (che potrebbe essere il suo padre
biologico) e sua moglie, altrettanto violenta.
Dopo
aver sperimento l’affido familiare, alla fine Cletus diede fuoco
all’orfanotrofio in cui era cresciuto, la casa per ragazzi nota
come “St. Estes”. Tutta la sua infanzia è stata una sequela di
aggressioni e torture che non hanno fatto altro che peggiora a mano
a mano che Cletus cresceva, facendo sì che sviluppasse le sue
tendenze violente e omicide.
Kasady è stato compagno di cella di Eddie Brock
Divenuto ormai un noto
serial killer, Kasady alla fine si ritrovò imprigionato a Ryker’s
Island e finì per condividere la cella con Eddie Brock. In passato,
infatti, il giornalista caduto in disgrazia si era legato al
simbionte Venom, ma si era separato da esso durante una lotta
contro il suo eterno rivale, Spider-Man.
Brock rimase inorridito da Kasady e lo
picchiò costantemente. Alla fine, Kasady si stancò e cercò di
uccidere Brock, ma Venom arrivò prima che potesse farlo. Alla fine,
la progenie di Venom ha finito per legare con Kasady, creando così
la prima iterazione di Carnage.
L’evento “Maximum Carnage”
Dopo aver perso per la
prima volta contro Spider-Man, Kasady venne mandato di nuovo a
Ravencroft. Lì divenne ancora una volta Carnage dopo che un medico
gli prelevò del sanue, consentendo la trasformazione. Infuriato
come sempre, Kasady reclutò diversi supercriminali per conquistare
New York.
L’evento, noto come “Maximum
Carnage”, è tra le trame a fumetti più note del personaggio.
Suddiviso in quattordici numeri, “Maximum Carnage” è stata una
delle prime trame che hanno cementato il posto di Carnage come una
delle principali minacce dei fumetti Marvel, unendosi ai ranghi di Green
Goblin e Doctor Octopus.
Una volta Venom ha mangiato Carnage
Dopo la sua seconda sconfitta, Kasady venne spedito in una
cella specializzata all’interno del Manhattan Correctional
Facility. Mentre era lì, ricevette la visita di Venom, che strappò
il simbionte dal suo corpo e iniziò a divorarlo.
Sia
Venom che Carnage hanno preso parte ad alcuni combattimenti
memorabili nel corso degli anni. Tuttavia, pochi sono così
indimenticabili o scioccanti come la vista di un simbionte che ne
mangia un altro. L’atto ha sancito una volta per tutte l’eterna
rivalità tra Venom e Carnage, cementandola come uno dei conflitti
più duraturi nei fumetti Marvel.
C’è stato uno Spider-Carange
Il supercriminale noto come Lo Sciacallo è uno dei nemici più
famigerati di Spider-Man. È lui il responsabile della creazione di
numerosi cloni, tra cui Ben Riley, un duplicato genetico di Peter
Parker. Per un po’, questi credette di essere il “vero” Peter
Parker e assunse persino il ruolo di Spider-Man.
Durante questo periodo, Riley incontrò Carnage, legandosi con
lui per impedirgli di ferire gli altri. La forza di volontà di
Riley si è dimostrata abbastanza, e alla fine riuscì a rispedire il
simbionte a Ravencroft. Riley tentò anche di distruggere Carnage
con un’esplosione di microonde, ma fallì, e il Simbionte alla fine
trovò la strada per tornare a Kasady.
Esistono diversi duplicati di Carnage
Carnage e Cletus Kasady
sono stati separati numerose volte nel corso della loro contorta
storia, ma alla fine si sono sempre riuniti. Di solito, si
ritrovano, ma Kasady può anche ricostruire il simbionte dai resti
presenti nel suo flusso sanguigno.
Di conseguenza, ci sono più
duplicati di Carnage nell’universo Marvel. L’esercito americano e le
corporazioni come l’Alchemax controllano alcuni di questi
duplicati, mentre lo stesso Kasady ne detiene altri.
Il legame con Osborn
Durante una delle sue
numerose separazioni da Cletus, Carnage cadde sotto il dominio di
Norman Osborn, che in quel momento si stava riprendendo da Green
Goblin e pensava che il simbionte avrebbe potuto aiutarlo. I due
strinsero un patto e, alla fine, Osborn divenne il temuto Red
Goblin.
In uno dei suoi atti più crudeli di
sempre, Osborn permise a Carnage di infettare suo nipote, Normie,
trasformandolo in Goblin Childe. Alla fine, Spider-Man separò
Carnage da Osborn, ma l’evento portò alla rottura della psiche
dell’uomo. Per quanto riguarda Normie, fu l’Alchemax ad estrargli
il simbionte, anche se una parte di Carnage rimase nascosta nel
flusso sanguigno del bambino.
Una volta ha cercato di creare uno Stato sovrano
Durante la trama di “Carnage USA”, Carnage convinse Kasady a
recarsi a Doverton, in Colorado. Una volta lì, Carnage infettò
l’intera popolazione, progettando di dichiarare Doverton lo Stato
sovrano dei simbionti.
I
Vendicatori vennero mandati in aiuto della città, ma Carnage
infettò con successo Captain America, Occhio di Falco, ma anche La
Cosa e Wolverine, mentre Spider-Man rimase l’unico eroe non
infetto. Al culmine di quella trama, Carnage prese il controllo di
un intero zoo di animali fuggiti per difendersi da Venom. Alla
fine, Carnage perse la battaglia e Scorn catturò ciò che restava
della sua massa.
Ha ricevuto un “aiuto magico” dal Darkhold
Il pubblico generalista
ricorderà il Darkhold come il libro attualmente in possesso di
Scarlet Witch nel MCU. Nei fumetti, in realtà, il
libro gioca un ruolo cruciale in diverse trame. Una volta, ha
persino alterato il simbionte Carnage con la magia soprannaturale,
dopo che il sangue di Cletus Kasady si era riversato sulle sue
pagine.
Il Darkhold ha sradicato la
debolezza di Carnage al suono, ma lo ha lasciato vulnerabile alla
magia Ctonica. La magia ha anche modificato la sua capacità di
legarsi ad un ospite, permettendogli di infettare gli altri con
propaggini di se stesso, aumentando notevolmente la sua portata.
Carnage avrebbe usato questo nuovo potere durante la trama di
“Carnage USA” e durante il suo periodo come Red Goblin.
Trai
doppiatori italiani del nuovo Space Jam:
New Legends, c’è anche Fedez. Da
appassionato d’animazione e di basket, ecco cosa ha raccontato
della sua esperienza con il doppiaggio del film Warner Bros, al
cinema dal 23 settembre.
Space Jam:
New Legends, diretto da Malcolm D.
Lee, è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che
punto possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i
propri figli. Quando LeBron James e il suo giovane
figlio Dom vengono intrappolati in uno spazio digitale da una
malvagia Intelligenza Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare
a casa sani e salvi guidando Bugs Bunny, Lola Bunny e l’intera
banda dei notoriamente indisciplinati Looney Tunes verso la
vittoria, sul campo di gioco, contro i campioni digitalizzati
dell’Intelligenza Artificiale: una super potente squadra di basket
piena di professionisti all stars mai vista prima.
Tunes contro Goons nella sfida con
la posta in gioco più alta della sua vita, che ridefinirà il legame
tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il potere di essere se
stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono le convenzioni,
sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo anche “King”
James con il loro modo di giocare. Nel cast anche Don
Cheadle, Khris Davis, Sonequa Martin-Green, Cedric Joe, Jeff
Bergman e Zendaya.
Blade
è pronto a fare il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe, e una
delle menti creative che portò il personaggio sul grande schermo
nel lontano 1998 è assolutamente eccitata all’idea. Stiamo
ovviamente parlando di David S. Goyer, il celebre autore di fumetti
che proprio grazie alla trilogia sul Diurno prodotta dalla fine
degli anni ’90 acquisì una certa fama come sceneggiatore per il
cinema.
Durante un’intervista esclusiva con
CBR,
Goyer ha rivelato di essere “elettrizzato” dal fatto che
Blade tornerà
nei cinema attraverso un’incarnazione che sarà molto diversa da
quella rappresentata nei film da lui scritti. “Adoro Blade. Non
potrei essere più eccitato all’idea che stia per arrivare sul
grande schermo un’altra versione del personaggio”, ha
spiegato. “Mahershala Ali è di certo uno degli attori più
incredibili che lavorano oggi. Sarò uno dei primi a comprare il
biglietto per andarlo a vedere al cinema.”
“Se sei un fan dei fumetti, sai
che ci sono state diverse iterazioni di Batman… quella degli anni
’40, degli anni ’50. Quella di Denny O’Neil e Neil Adams, quella di
Frank Miller… Sono tutte versioni che vivono nella memoria
collettiva e sono davvero contento che, finalmente, arrivi un altro
Blade sul grande schermo”, ha concluso.
Cosa sappiamo sul reboot di
Blade?
Bassam Tariq
(Mogul Mowgli) si occuperà della regia di Blade.
Sarà il quarto regista di colore a dirigere un film per i Marvel Studios, dopo Ryan
Googler (Black
Panther, Black Panther:
Wakanda Forever), Nia
DaCosta (The
Marvels) e Chloé Zhao (Eternals).
Negli ultimi anni, Feige sta puntando a un Universo Cinematografico
Marvel sempre più inclusivo,
aumentando la diversità non solo davanti, ma anche dietro la
macchina da presa.
Le riprese del reboot
di Blade dovrebbero
partire il prossimo anno. Al momento non è ancora stata fissata una
data di uscita ufficiale. I Marvel Studios hanno affidato
a Stacy Osei-Kuffour la sceneggiatura
del film. Osei-Kuffour ha lavorato come story editor e
sceneggiatrice per l’acclamata serie Watchmendi
HBO. Lo studio ha preso in considerazione soltanto sceneggiatori di
colore; secondo quanto riferito, Mahershala
Ali è stato direttamente coinvolto nel
processo.
Dopo essere tornato a sorpresa nei
panni di Batman in
Zack Snyder’s Justice League, Ben Affleck tornerà a vestire i panni del
Crociato di Gotham nell’attesissimo The
Flash. Abbiamo sempre saputo che l’apparente addio
dell’attore all’iconico vigilante lo avrebbe coinvolto in un ruolo
minore nel film di
Andy Muschietti, ma ora sembra proprio che non
dovremmo aspettarci più di un semplice cameo.
Secondo quanto riportato dallo
scooper
KC Walsh (via
CBM), Affleck ha trascorso poco più di una settimana sul set
del cinecomic DC. Probabilmente, nessuno si aspettava che il Batman
di Affleck avrebbe seguito il Velocista Scarlatto attraverso il
Multiverso: se la portata del coinvolgimento dell’attore dovesse
essere confermata, a quanto pare nel film assisteremo soltanto allo
scambio di poche battute tra i due personaggi.
Tuttavia, non dovrebbe sorprendere
più di tanto che il ruolo di Ben Affleck in The
Flash, alla fine, si riduca ad una fugace apparizione,
dal momento che l’attore non ha mai nascosto quanto sia stato
difficile portare il personaggio sullo schermo e quanto sia forte,
ormai, il desiderio di voltare pagina. Inoltre, non bisogna
dimenticare che fin da quando è stato annunciato il ritorno nel
film anche dell’iterazione dell’eroe da parte di Michael Keaton, si è sempre parlato di quella
versione di Batman come di quella “permanente” del DCEU.
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Non ci sarà
invece Billy Crudup, che aveva interpretato
Henry Allen (il padre di Barry) in Justice
League: l’attore verrà sostituito nella parte
da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere
ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da
Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.
Nella giornata di ieri, la Warner
Bros. ha finalmente svelato il
titolo ufficiale di Animali Fantastici 3, il terzo
attesissimo capitolo della saga prequel di Harry Potter, ossia Animali
Fantastici: I segreti di Silente. Ma a quali segreti
fa riferimento questo titolo così evocativo e misterioso?
La saga di Animali
Fantastici, nonostante sia composta da appena due capitoli, ci
ha già abituati ad una serie di colpi di scena alquanto importanti,
come ad esempio nel primo episodio, Animali Fantastici e dove trovarli, quando
abbiamo scoperto, nel finale, che il vero cattivo della storia era
il mago oscuro Gellert Grindelwald, parte della leggendaria
tradizione di Harry Potter, la cui storia nella saga principale,
tuttavia, era stata appena accennata (nello specifico ne I Doni
della Morte).
Ancora, nel sequel Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald è
stato rivelato che il potente mago Credence, un Obscurus dai poteri
fuori controllo, era in realtà Aurelius Silente, il fratello minore
di Albus mai menzionato in passato. Ovviamente, ciò ha sollevato
tutta una serie di domande in merito alla figura e alla storia di
Silente, soprattutto perché, nel sequel, Credence è stato sotto
l’influenza di Gellert Grindelwald, destinato a prendere d’assalto
l’Europa e, alla fine, ad essere sconfitto da Albus in uno dei
duelli magici più famosi della storia. Al momento non è ancora
chiaro come Credence si inserisca nel canone, ma J.K. Rowling ha già promesso che molte delle
domande lasciate da I crimini di Grindelwald troveranno una risposta
nell’attesissimo threequel.
Ne I Doni della Morte, è
stato stabilito che la storia di Albus con Grindelwald rappresenta
il suo segreto più profondo ed oscuro. Nel romanzo, Harry ha
appreso che Albus era affascinato dal carismatico Grindelwald
quando erano giovani e che la sua infatuazione aveva portato ad una
tragedia familiare. Questo, insieme al fatto che aveva stretto un
Patto Magico con lui (come si dice nel secondo film), era il motivo
per cui Albus era così riluttante ad affrontare Grindelwald durante
la sua ascesa al potere: lo amava ancora e non era sicuro di essere
abbastanza forte emotivamente da poterlo battere. È possibile che
Newt Scamander e i suoi amici scopriranno questa verità ne I
segreti di Silente, permettendo al franchise di Harry Potter di smettere di “evitare” l’omosessualità
di Albus.
Animali Fantastici: I segreti
di Silente, un titolo che può tranne in inganno?
Tuttavia, il titolo potrebbe
facilmente trarre in inganno, ed essere legato maggiormente alla
figura di Credence, e non a quella di Silente in senso stretto.
Gran parte del passato del personaggio, infatti, rimane ancora un
mistero dopo le rivelazioni di Grindewald nel secondo capitolo: la
madre e il padre di Credence sono davvero Kendra e Percival Silente
o, in realtà, è un fratellastro? Perché la sua esistenza è stata
cancellata dalla storia? E, soprattutto, in che modo la notizia che
ha un fratello di cui non ha mai saputo nulla influenzerà Albus
Silente?
Proprio come accade con i libri, è
probabile che anche il titolo ufficiale di Animali
Fantastici 3 funzioni su più livelli. Se è così, questo
potrebbe essere il film che svelerà finalmente tutta la segretezza
che circonda la famiglia e il passato di Silente. Ciò
giustificherebbe sicuramente il suo posto nella tradizione di
Harry Potter, anche se è un peccato che il focus di
questi prequel si stia allontanando sempre più da Newt Scamander e
dai suoi amici, su cui avrebbero dovuto concentrarsi in
origine.
In occasione di una recente
apparizione al San Sebastian Film Festival, Johnny Depp si è scagliato pubblicamente con
la cancel culture, problema che,
nei riguardi della sua carriera, ha come gettato una vera e propria
macchia sulla sua vita professionale.
Depp è stato uno degli attori più
richiesti e pagati di Hollywood per tantissimi anni, grazie ad una
valanga di ruoli iconici che lo hanno fatto amare dal pubblico di
tutto il mondo. Tuttavia, a causa di alcune vicissitudini personali
assai turbolente, l’immagine pubblica dell’attore ne ha fortemente
risentito, e così anche la sua carriera e la possibilità di
recitare in determinati progetti (si pensi al caso Animali Fantastici, dove l’attore è stato
sostituito dal collega Mads Mikkelsen nel ruolo di Gellert
Grindelwald).
Proprio in occasione del San
Sebastian Film Festival, dove è stato insignito del Premio Donostia
alla carriera (scelta che, ovviamente, è stata accompagnata dalle
solite polemiche), Johnny Depp ha avuto modo di riflettere sul
fenomeno della cancel culture, che ha
definito – via
Deadline – come una “corsa sfrenata verso il giudizio,
basata su ciò che in sostanza è aria inquinata.”
L’attore ha poi aggiunto: “È
talmente fuori controllo che mi permetto di dire che nessuno è al
sicuro ormai. Nessuno di voi, nessuno al di fuori di quella porta.
Nessuno è al sicuro. Basta una frase e addio: vi ritrovate senza
terra sotto i piedi. Non è successo solo a me, ma a tantissime
persone. È successo sia agli uomini sia alle donne. Purtroppo ad un
certo punto si inizia a credere che sia normale o che sia colpa
loro… Quando non lo è.”
“Non importa se un giudizio, di
per sé, si è preso qualche licenza artistica”, ha concluso
l’attore. “Quando c’è un’ingiustizia, che sia contro di te o
contro qualcuno che ami, o qualcuno in cui credi… Alzatevi in
piedi, non restate seduti a guardare. Perché hanno bisogno di
voi.”
Johnny Depp a Roma, ospite di Alice nella Città
Ricordiamo che ad ottobre Johnny Depp sarà a Roma, ospite di Alice nella Città, la sezione autonoma e
parallela della Festa del Cinema, per presentare Puffins,
la web-serie animata prodotta da Iervolino & Lady
Bacardi Entertainment e spin-off del film
d’animazione Arctic – Un’avventura glaciale.
Di recente, l’attrice Karen Gillan ha rivelato che dopo aver
letto la sceneggiatura di Guardiani
della Galassia Vol. 3 è scoppiata a piangere.
Adesso, grazie ad alcune dichiarazioni dell’attore Seth Green,
possiamo avere un’idea più chiara del motivo che, probabilmente, ha
spinto l’interprete di Nebula ad emozionarsi così tanto.
Seth Green, noto al grande pubblico
per il ruolo di Oz nella serie tv Buffy l’Ammazzavampiri,
è anche un talentuoso doppiatore (sua, ad esempio, è la voce di
Chris Griffin nella versione originale de I Griffin) e di
recente è tornato a doppiare l’iconico personaggio di Howard il Papero nella serie dei Marvel StudiosWhat If… ?, dopo avergli già prestato la voce
nei due “volumi” di Guardiani della Galassia.
Durante una recente intervista con
ComicBoook, Green non ha né confermato né smentito il suo
coinvolgimento nel Vol.
3, ma ha rivelato un dettaglio alquanto interessante a
proposito della trama. “Non so se Howard ne faccia parte, non
ne ho sentito parlare. L‘unica cosa che so è che è la
storia delle ragazze, è la storia delle sorelle, che è la storia di
Gamora e Nebula. Quindi non so se è un prequel, o se sarà
ambientato nella nuova linea temporale post-Endgame. Onestamente,
non ne so nulla.”
Il regista James Gunn ha già lasciato intendere che
Gamora sarà una parte importante del terzo film, ma a questo punto
pare che il suo rapporto con Nebula sarà il vero cuore pulsante
della storia. La Gamora originale è stata sacrificata da Thanos in
Avengers:
Infinity War e la versione che verrà reintrodotta nel
Vol.
3 è quella proveniente dal passato (precisamente dal
2014).
Stewart sembrava irremovibile sul
fatto che Logan
– The Wolverine rappresentasse la fine dell’arco narrativo
della sua iterazione del Professor X, ma da allora sono iniziate a
circolare delle voci in merito ad un possibile coinvolgimento del
personaggio in Doctor
Strange in the Multiverse of
Madness (probabilmente per contrastare la potenza
di Scarlet Witch).
Cosa potrebbe significare la
presenza del celebre attore nel sequel per l’ingresso dei mutanti
nel MCU è ovviamente un’altra
questione, ma nelle ultime ore una presunta immagine pre-vis del
film (che potete vedere cliccando
qui) sembrerebbe aver confermato che nel film di Sam Raimi potrebbe esserci anche il Charles
Xavier di Stewart.
Per chi non lo sapesse, i pre-vis,
la cosiddetta
tecnica di previsualizzazione, consente di creare un finto film
e capire ad esempio, prima di girarla, l’evoluzione di una
determinata scena. Ammesso che l’immagine leaked di Stewart sia
reale, non possiamo sapere se quello se sarà effettivamente il look
che l’attore sfoggerà per il suo ritorno nei panni dell’iconico
personaggio o se magari verrà ringiovanito attraverso la tecnica
del de-aging.
Non è la prima volta, comunque, che
si parla del possibile coinvolgimento in Doctor
Strange in the Multiverse of
Madnessdi un personaggio
appartenente al Fox-Verse: alla fine di agosto, infatti,
lo scooper Daniel Richtman aveva dichiarato: “Nel sequel di
Doctor Strange, Wanda combatterà contro un
personaggio del Fox-Verse (non mi è permesso rivelare chi è).
Potrebbe essere un combattimento decisamente superiore.”
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
L’account
Instagram della saga di Animali Fantastici ha diffuso
pochi minuti fa il titolo ufficiale di Animali Fantastici
3. Il film, in originale si chiamerà Fantastic
Beasts: The Secrets of Dumbledore, che in italiano sarà
Animali Fantastici: I Segreti di Silente. Ecco il
video annuncio del titolo del film che arriverà in sala distribuito
da Warner Bros il 15 aprile 2022.
Il titolo si mette perfettamente in
scia con quello che dovrebbe essere il naturale svolgimento dei
fatti alla luce dell’eccitante anche se discusso cliffangher con
cui si è chiuso I Crimini di Grindelwald.
Quello che sappiamo di
Animali Fantastici: I Segreti di Silente