È stato diffuso un nuovo trailer
ufficiale italiano di No Time
to Die, il prossimo film dedicato al franchise di
James
Bond che vedrà protagonista Daniel
Craig.
SINOSSI di No time to
Die
In No Time To
Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo
essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene
però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico
ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per
liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più
insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso
villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.
Il MCU è pieno zeppo di
personaggi memorabili, anche se i personaggi principali del
franchise possono variare da film a film. Tuttavia, almeno fino ad
oggi, i personaggi principali sono stati sicuramente i Vendicatori
e Thanos. Nuovi personaggi come Black Panther e Captain Marvel diventeranno certamente
personaggi ancora più centrali, ora che
Iron Man e
Captain America non ci sono più. Tuttavia, c’è anche un altro
gruppo di personaggi che opera più nell’ombra ma che contribuisce
ugualmente a avanti la storia. Parte del motivo per cui il MCU ha avuto così tanto
successo è che anche molti dei personaggi secondari dinamici e
interessanti. In effetti, come portato alla luce da
Screen Rant, molti di questi personaggi meritano più
attenzione, perché spesso ampiamente (e ingiustamente)
sottovalutati.
Maria Hill
Anche se Maria Hill è
apparsa in molti film del MCU nel corso degli anni, a
cominciare da The Avengers del 2012, il suo personaggio non è mai
stato sviluppato a dovere, né esplorato realmente in
profondità.
È un personaggio che piace a molti
fan, oltre ad essere estremamente intelligente e capace. È un
peccato che le sue origini e il suo background non siano stati
approfonditi di più nei vari film, anche perché era uno dei pochi
personaggi femminili durante i primi anni di vita del
franchise.
Peggy Carter
Peggy Carter è un altro
personaggio che molti fan amano e che non ha mai avuto davvero la
sua grande occasione. Nonostante abbia ottenuto una serie tv a lei
dedicata, lo show è stato cancellato dopo soltanto due stagioni
(senza considerare che le serie Marvel non hanno mai avuto lo
stesso impatto dei film).
Il modo in cui la sua trama è stata
gestita nei vari film non ha mai reso davvero giustizia al
personaggio. Avengers: Endgame ha finito per “sbarazzarsi” dello
sviluppo del personaggio e del suo passato assicurandosi
semplicemente cnhe Steve Rogers potesse finalmente vivere la sua
vita insieme a lei. Per una donna così pionieristica, forte e
tosta, è stato un vero peccato.
Sif
Sif è un
altro personaggio che è apparso in alcuni dei primi film del
MCU e poi è scomparso dalla
circolazione. Era un personaggio con tantissimo potenziale, che
sfortunatamente non ha avuto lo sviluppo e lo spazio che si
meritava.
Le sue abilità di
guerriera la rendevano affascinante e sarebbe stato fantastico
vederla interagire con più personaggi oltre a quelli dell’universo
di Thor.
Pepper Potts
Purtroppo,
molti dei personaggi di questa lista sono donne, e questo perché
per molti anni il MCU ha avuto personaggi femminili
incredibili che – purtroppo – non hanno avuto abbastanza tempo a
disposizione sullo schermo. Pepper Potts è chiaramente una donna di
grande talento con capacità di leadership.Quando ha iniziato a gestire le Stark Industries, è stata una
cosa grandiosa per l’azienda.
Tuttavia, la maggior
parte delle sue scene nei film ruotano attorno alla sua relazione
con Tony Stark, e per lo più viene concepita come un semplice
interesse amoroso. In realtà, questo personaggio ha molto più
potenziale di quanto visto sullo schermo.
Loki
Se prendiamo in
considerazione il fandom della Marvel, Loki potrebbe non sembrare
un personaggio sottovalutato, poiché è davvero molto amato da
tantissime persone. È anche uno dei pochi personaggi in questa
lista che avrà la sua serie su Disney+, quindi ci sarà sicuramente
l’opportunità di esplorare ancora di più la storia il
personaggio.
Tuttavia, trattandosi di un
personaggio tanto interessante quanto quello di suo fratello, siamo
certi che avrebbe merito molto più spazio al cinema.
Hela
Hela è l’unico personaggio
di questa lista ad essere un cattivo a tutti gli effetti, e anche
lei è apparsa soltanto in un film. Tuttavia, ha avuto un bel
impatto sull’intero universo e sull’immaginario dei fan.
È stata uno degli antagonisti più
coinvolgenti del MCU e la performance di
Cate Blanchett ha decisamente elevato la caratura del
personaggio. È un peccato che le dinamiche familiari tra Hela, Thor
e Loki non siano state esplorate di più…
Maria Rambeau
Maria Rambeau è un
personaggio che è apparso solo in un film, ed è probabile che
potrebbe non apparire nei futuri film di Captain
Marvel. Tuttavia, si spera che lo sarà. In qualità di
pilota straordinario e madre single, è un personaggio con cui è
molto facile identificarsi e che ha il potenziale necessario per
essere uno dei non-eroi più avvincenti di sempre.
A molti fan è piaciuta molto anche
la relazione tra Maria e Carol Danvers, e pensano che abbia più
senso trasformare tale rapporto in una relazione LGBTQ+ rispetto a
quello tra Carol e Valkyria.
Bucky Barnes
Bucky Barnes è un altro
personaggio che ha un gran numero di fan. È sicuramente uno dei
personaggi preferito dal fandom e sarà anche co-protagonista di una
prossima serie tv in arrivo su Disney+.
Tuttavia, almeno fino ad oggi, Bucky
non ha avuto lo spazio o lo sviluppo sullo schermo che meritava. Il
personaggio è ancora potenzialmente avvincente, dato il suo passato
con Steve Rogers e quello che gli ha fatto l’HYDRA, ma ciò
non toglie che già in passato avrebbe meritato un’attenzione ancora
maggiore.
James “Rhodey” Rhodes
Rhodey è un personaggio di
colore, e sappiamo quanto i Marvel Studios abbiano faticato nel corso
degli anni in materia di “inclusione”. Anche se Rhodey è un
personaggio affascinante, considerato soprattutto il suo background
militare e la sua relazione con Tony Stark, viene scelto
principalmente per il ruolo di aiutante.
Ci sono molte cose
sulla sua storia e sulla sua personalità che avrebbero potuto
essere sviluppate e sfruttate ai fini narrativi in maniera
diversa.
Shuri
In Black
Panther, Shuri è uno dei principali membri del cast, ma è
apparsa a malapena negli ultimi due film degli Avengers. Si spera
che questo cambierà nei film futuri e non solo in Black Panther
2.
La sua energia vitale, il suo senso
dello stile, il suo ironico senso dell’umorismo e il fatto che sia
la persona più intelligente del MCU, la rendono un personaggio
molto affascinante, che merita assolutamente di essere approfondito
in futuro.
Anche Letitia
Wright ha condiviso il suo tributo a Chadwick
Boseman, a ormaicinque giorni dall’annuncio della
sua prematura morte a causa di un cancro al colon. L’attrice,
che in Black Panther interpreta Shuri, la geniale
sorella minore di T’Challa, ha condiviso un video molto toccante,
in cui parla del suo dolore di sorella per la perdita di un
fratello.
Ecco di seguito il video:
https://www.instagram.com/p/CEnRJPMBPT6/
Al di là della bellezza e
delicatezza di questo ricordo, Wright potrebbe essere al centro di
un rinnovato interesse per i Marvel Studios, visto che potrebbe essere
proprio lei ad occupare il posto lasciato vuoto da Boseman. Di
fronte al rifiuto di scegliere un nuovo attore per il ruolo, lo
Studio potrebbe infatti rivolgersi proprio a Letitia/Shuri, visto
che nei fumetti è lei che ad un certo punto assume il ruolo di
Regina del Wakanda e Black Panther del suo popolo.
Al momento possiamo immaginare che
la produzione del sequel di Black Panther sia
stata messa completamente in fermo, con un lavoro di riscrittura
che sarà necessario alla luce delle tristi novità.
Dwayne Johnson è soltanto l’ultima star di Hollywood
in ordine di tempo a cui è stato diagnosticato il COVID-19.
Tom Hanks e Rita Wilson sono
state le prime celebrità a risultare positive al virus. Anche se
all’epoca non erano negli Stati Uniti, il virus era già in agguato
a Hollywood. Idris Elba è stata la star successiva a
risultare positiva, e con il passare del tempo il numero di casi è
aumentato, con tantissime altre star (tra cui anche Bryan Cranston) risultate tutti positivi al
virus.
The Rock ha iniziato la sua carriera
come star della WWE ed in poco tempo è diventato uno degli attori
più richiesti di Hollywood. Ha preso parte alla longeva saga di
Fast and Furious, ha doppiato Maui nel classico Disney
Oceania ed è stato protagonista del riavvio del franchise
di Jumanji. Tra i prossimi progetti dell’attore figurano
anche l’attesissimo Black
Adam, cinecomic DC in arrivo al cinema il prossimo
anno, e l’action thriller Red Notice in cui reciterà al
fianco di Ryan Reynolds e Gal Gadot.
Dwayne Johnson ha annunciato la sua diagnosi di
COVID-19 attraverso un post su Instagram.
Ha filmato un video di 11 minuti in cui spiega che lui, sua moglie
e le sue due figlie sono risultati positivi al virus un paio di
settimane fa. Ha rivelato che, sebbene sia stato uno dei momenti
più difficili che abbia mai dovuto affrontare, adesso lui e tutta
la sua famiglia si sono completamente ripresi. Mentre lui e sua
moglie presentavano sintomi gravi, le sue due figlie avevano solo
una leggera tosse. L’attore ha spiegato di aver contratto il virus
da alcuni amici di famiglia e ha ricordato ai fan di restare
vigili, poiché il virus è ancora in circolazione.
I fan hanno naturalmente mostrato
tutto il loro sostegno attraverso i commenti. Il video ha raggiunto
oltre 1,3 milioni di visualizzazioni e non c’è da stupirsi,
considerato che The Rock è una celebrità amata non solo per il suo
lavoro ma anche, e soprattutto, per la sua personalità. Per vedere
il video, cliccate sull’immagine di seguito:
Dal 4 settembre The
Boys 2 sarà disponibile su Amazon Prime Video con i primi tre
episodi della seconda stagione di The
Boys e con i restanti cinque distribuiti uno a
settimana, ogni venerdì. Si tratta di un appuntamento temuto e
atteso dai fan di Butcher e di Patriota, che tornano a capeggiare
le rispettive fazioni, facendo i conti con un profondo
cambiamento.
Perché se al primo giro era stata
una vera scoperta, travolgente, scorretta, violenta e volgare, al
secondo giro Eric Kripke non fa sconti e alza
l’asticella, regalandoci innanzitutto una serie di dinamiche nuove,
approfondite, che non si adeguano assolutamente a quanto già visto
(ma lo elevano) e in secondo luogo approfondisce, modifica, fa
crescere i personaggi che già conoscevamo, inserendoli in
situazioni nuove, soprattutto alla luce dei fatti visti in chiusura
del primo ciclo.
The Boys 2, decostruzione di due leader
La serie si apre sul funerale di
Translucent, che era stato brutalmente ucciso dai Boys e che gli
aveva messo contro i Sette. Patriota dal canto suo cerca di
prendere il comando della Vought, tentando di occupare il vuoto
lasciato da Madelyn. Tuttavia si troverà a confrontarsi con due
personaggi nuovi davvero difficili da fronteggiare: da una parte il
minaccioso Stan Edgar, amministratore delegato dell’azienda che lo
tiene per il guinzaglio e gli ricorda il suo ruolo di puro oggetto
di marketing all’interno dell’organizzazione; dall’altra arriva nel
gruppo, a sostituire Translucent, Stormfront, sfrontata,
irriverente e affascinante nuova “eroina” che gli renderà la vita
complicata.
Per quanto riguarda Butcher, a
inizio serie viene creduto disperso, ma non tarda a riprendere il
suo posto trai Boys, che nel frattempo si erano dati alla
clandestinità. Tuttavia la sua scoperta che la moglie è ancora viva
e il conseguente venir meno della sua motivazione principale di
odio nei confronti dei Sette, lo spinge a ridimensionare anche il
suo atteggiamento, diventando leggermente più ragionevole e
riflessivo, senza però perdere un briciolo della sua sanguinosa
violenza. In questo processo gli viene in soccorso Hughie, che
nella prima stagione era stato un protagonista vittima degli
eventi, maldestro e forse un po’ fuori posto. Adesso, il giovane si
impegnerà ad occupare con “onore” il suo posto nei Boys, scalando
anche le vette del comando e diventando un pari di Butcher, quando
in precedenza ne era stato una sorta di allievo.
Il politicamente scorretto come impegno… politico
La serie a fumetti di Garth
Ennis e Darick Robertson trova
un suo secondo adattamento, un seguito naturale alla prima stagione
di grande successo di The
Boys, un proseguimento più grande, più maturo, più
approfondito, ma anche più violento, scorretto, sgradevole, senza
la minima traccia di eroismo, politicamente scorretto, non solo per
ciò che mostra, ma anche perché in un’epoca di timore e di
grandissima (a volte eccessiva) attenzione a ciò che si racconta e
si dice, The Boys 2, più che mai, non fa sconti e
mette su piazza tutti gli argomenti di maggiore attualità sociale e
politica, sbattendo in faccia allo spettatore razzismo, sessismo,
violenza, nazionalismo.
Questo fa di The Boys
2 non solo una serie politicamente scorretta, ma una serie
politica, civile e tutt’altro che poco attenta o superficiale. La
serie di Kripke ci mostra il mondo come potrebbe essere se
smettessimo di tentare di combattere tutto ciò che crediamo
sbagliato, ci mostra l’apologia, portata all’estremo, di vizi
sistemici della nostra società, che esistono e che poco a poco si
cerca di sradicare. E insieme a questo importantissimo valore
sociale, la serie è anche intrattenimento puro, ma solo per i forti
di stomaco.
Il tour promozionale di Tenet si sta rivelando l’occasione perfetta
per la stampa di provare a carpire quante più dichiarazioni
possibili sugli argomenti più svariati da parte di Christopher Nolan. Dopo aver discusso del suo
futuro con i cinecomics, adesso il regista ha commentato anche
la scelta di Robert Pattinson come protagonista di
The
Batman, essendo l’attore tra i membri del cast del suo
ultimo film e avendo Nolan, in passato, diretto un’intera trilogia
dedicata al Cavaliere Oscuro.
Intervistato da
Entertainment Tonight, Christopher Nolan si è detto entusiasta del
lavoro sicuramente straordinario che Pattinson farà come nuovo
Crociato di Gotham, parlando di come le varie iterazioni sul grande
schermo contribuiscano a mantere sempre viva la natura del
personaggio: “Una delle prime cose che ho imparato quando andai
a parlare con la DC Comics prima di Batman Begins è che il
personaggio di Bruce Wayne prospera proprio grazie alle varie
riletture. Ogni generazione dà vita alla sua versione di Batman ed
è questo che permette di mantenere sempre vivo e aggiornato il suo
mito e la sua leggenda.”
Parlando invece del casting di
Robert Pattinson, Nolan ha spiegato che fin da
subito, quindi prima ancora di vedere le prime immagini ufficiali
del film di Matt
Reeves, sapeva che l’attore avrebbe dato vita ad una
nuova interessante iterazione del personaggio. Come faceva a
saperlo? Gli è bastato lavorare con lui sul set di
Tenet: “Avendo lavorato con Robert posso dire con assoluta
certezza che può fare qualsiasi cosa si metta in testa di fare. Non
potrei essere più eccitato di così nello scoprire cosa farà con
Batman.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Natalie Portman è arrivata in Australia,
presumibilmente per iniziare a girare Thor: Love
and Thunder. L’attrice premio Oscar ha fatto il suo
debutto nel MCU nel 2011 con il primo Thor
diretto da Kenneth Branagh, per poi tornare nei panni di Jane
Foster in Thor: the Dark World del 2013. Il personaggio è stato
poi assente in Thor: Ragnarok del 2017 (nonostante sia poi apparso
brevemente in Avengers:
Endgame del 2019).
Adesso, la Portman tornerà
nell’universo del Dio del Tuono, anche se in un ruolo molto
diverso, poiché in Love and
Thunder il suo personaggio diventerà ufficialmente Mighty
Thor. L’idea che Jane diventasse il nuovo Thor è presa direttamente
dai fumetti, dove il personaggio si ammalò di cancro e ricevette
assistenza da Asgard, dimostrandosi degna di brandire il Mjolnir.
In uno dei più grandi plot twist dei fumetti, ogni volta che Jane
prendeva in mano il martello e si trasformava in Thor, i suoi
trattamenti contro il cancro venivano invertiti, aggiungendo un
pesante elemento di conflitto alla sua situazione.
Il ruolo di Portman come nuovo Thor
in Love and
Thunder è stato ufficializzato nel 2019, ma da allora non
ci sono stati grandi aggiornamenti in merito alla trama del film.
Adesso, però, il
Daily Mail riferisce che l’attrice premio Oscar è arrivata con
la sua famiglia in Australia, e pare che sia proprio per iniziare a
lavorare sul film, anche se al momento non esiste ancora nessuna
conferma in merito, né sappiamo quando le riprese inizieranno
ufficialmente.
In Thor: Love and Thunder si
parlerà anche della malattia di Jane Foster?
Ad oggi non sappiamo se
Love and Thunder
affronterà apertamente il tema del cancro al seno di Jane Foster,
come accaduto nei fumetti. Tempo fa, in merito alla questione,
Taika Waititi aveva dichiarato: “Non lo
sappiamo. Quell’arco narrativo nei fumetti è stato di grande
ispirazione e ha influenzato le prime bozze della sceneggiatura. Ma
alla Marvel, cambiamo sempre tutto.
Potrei dire una cosa adesso, e tra due anni sarebbe completamente
l’opposto, addirittura quella cosa potrebbe non esistere più.
Continuiamo a scrivere anche in fase di
post-produzione.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir
stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Denis
Villeneuve, il regista del prossimo adattamento
cinematografico di Dune,
ha ammesso di non essere totalmente soddisfatto della versione
realizzata da David
Lynch nel 1984. Prima che venisse confermata la nuova
trasposizione del celebre romanzo sci-fi di Frank
Herbert, il film di Lynch è stato per più di trent’anni
l’unico adattamento destinato al grande schermo di quell’opera.
In molti ricorderanno che la
produzione della versione di Lynch fu particolarmente travagliata,
e che il film venne non solo stroncato dalla critica ma accolto
negativamente anche dal pubblico. Di recente
lo stesso Lynch ha ammesso di non ricordare con particolare
affetto il suo adattamento. Nel 2000 il romanzo è stato adattato
per il piccolo schermo (la miniserie Dune –
Il destino dell’universo), ma da allora nessuno ha più cercato
di destreggiarsi con il complicato materiale originale partorito
dalla mente di Herbert.
Per anni molti si sono chiesti se il
romanzo originale non fosse semplicemente “infilmabile”, fino a
quando non è stato confermato che Denis
Villeneuve, regista di Sicario, Arrival e
Blade Runner
2049, avrebbe diretto un nuovo adattamento della colossale
opera fantascientifica. In una recente intervista con
Empire, è stato proprio il regista ha spiegare perché ha
accettato di dirigere la nuova traspozione.
Nel corso dell’intervista,
Villeneuve ha ammesso di non essere totalmente soddisfatto del modo
in cui Lynch ha interpretato la storia, nonostante sia un
grandissimo fan del regista: “Sono un grande fan di David
Lynch. È un maestro. Quando ho visto il suo Dune ricordo
l’eccitazione e la gioia, ma la sua visione… devo ammettere che ci
sono parti che amo e altri elementi che non mi fanno sentire
propriamente a mio agio. Diciamo che non sono mai stato totalmente
soddisfatto da quel film. Ecco perché ho sempre pensato tra me e
me: ‘C’è bisogno di un altro film basato su quel film… c’è bisogno
di una sensibilità diversa’.”
Dune e i vari tentativi di portare
il romanzo al cinema nel corso degli anni
Considerando quanto
sia amato e al tempo stesso intricato il romanzo originale di
Herbert, è facile capire perché Lynch e diversi altri registi nel
corso degli anni non siano mai riusciti a trasformare l’esperienza
sul grande schermo in qualcosa di davvero soddisfacente. In
effetti, il divario lungo circa 36 anni tra l’adattamento di
David
Lynch e il nuovo riavvio di Denis
Villeneuve in arrivo a Dicembre è pieno di storie di
personalità del mondo di Hollywood che non sono mai riuscite a
catturare davvero l’essenza del romanzo. Sarà riuscito nell’ardua
impresa Villeneuve? Purtroppo, lo scopriremo soltanto una volta che
il film verrà distribuito al cinema…
Napoli, primi
anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo
si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono
ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed
infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una
scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli
innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo
di Domenico Starnone, per il “New York Times”
uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film
di Daniele Luchetti.
Lacci sarà proiettato
mercoledì 2
settembre, nella Sala
Grande del Palazzo del
Cinema al Lidodi
Venezia, nella serata di apertura della 77.
Mostra. Prodotto da IBC
Movie con Rai
Cinema, Lacci è
scritto da Domenico
Starnone, Francesco
Piccolo e Daniele Luchetti.
Daniele Luchetti
nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da
regista, Domani accadrà (1988), che vince il
David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il
successivo Il portaborse (1991) è il suo primo
grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al
festival
di Cannes e vince il David di Donatello per la miglior
sceneggiatura e per il miglior attore protagonista. Successivamente
dirige La scuola (1995), I piccoli
maestri (1998) e Mio fratello è figlio
unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo
Scamarcio, che viene presentato a Cannes nella sezione Un Certain
Regard e si aggiudica 5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes
nel 2010, questa volta in concorso, con il film La nostra
vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si
aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il
film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il
miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti
di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.
Il regista e sceneggiatore Christopher Nolan, attualmente nelle nostre
sale con la sua ultima fatica
Tenet, ha confermato che la sua esperienza con i film di
supereroi si è ufficialmente conclusa. Dopo i due Batman diretti
negli anni ’90 da Joel Schumacher,
Batman Begins di Nolan ha non solo riavviato le
avventure del Crociato di Gotham sul grande schermo, ma in larga
parte anche rivoluzionato il genere supereroistico al cinema.
Ancorando il personaggio di Bruce
Wayne alla realtà, Nolan ha indubbiamente contribuito ad inaugurare
l’era moderna dei cinecomics, facendo in qualche modo da pioniere
rispetto a tutto ciò che è poi arrivato dopo. Il cavaliere oscuro è ancora oggi considerato
uno dei più grandi film tratti dai fumetti di tutti i tempi, anche
se dopo la fine della sua trilogia dedicata all’iconico personaggio
DC, il regista britannico non è mai più stato coinvolto in alcun
progetto legato all’universo dei fumetti (fatta eccezione per
L’uomo d’acciaio di Zack Snyder,
dove figura in quanto autore del soggetto).
In una recente intervista con
Geeks of Color, Christopher Nolan e John David Washington hanno discusso
dell’ultimo sconvolgente film del regista,
Tenet. Verso la fine dell’intervista, a Washington è stato
chiesto un commento in merito al fatto che molti fan vorrebbero
vederlo nei panni di Lanterna Verde e se fosse
effettivamente disponibile ad universi al DCEU. A quel punto
Washington si è girato verso Nolan e ha esclamato: “Chiedetelo
a lui”, ipotizzando un possibile film sul personaggio diretto
proprio dal regista, che si è limitato a rispondere così alla
provocazione dell’attore: “Credo che i miei giorni con la DC
siano finiti. Tuttavia, John sarebbe una scelta davvero
eccellente.”
HBO Max sta attualmente sviluppando
una serie tv dedicata a Lanterna Verde, mentre alla Warner Bros.
dovrebbe essere ancora in cantiere un film dedicato al Corpo delle
Lanterne Verdi. Entrambi i progetti mirano a rilanciare il
franchise dopo che il film di Ryan Reynolds del 2011 è stato stroncato sia
dai fan che dalla critica. Anche se i personaggi del film e della
serie non sono ancora essere scelti, Washington potrebbe davvero
essere una scelta interessante per un eroe come John Stewart.
Nonostante la sua carriera sia
ancora agli inizi, John David Washington ha già dimostrato di
essere un attore di grande talento grazie al suo ruolo nella serie
Ballers e nel film BlacKkKlansman di Spike Lee, grazie al quale
ha anche ricevuto una nomination ai Golden Globes.
Considerato uno dei registi più
influenti della sua generazione, Quentin Tarantino
ha contribuito in modo inequivocabile a ridefinire il cinema degli
ultimi tre decenni, pur avendo diretto soltanto nove lungometraggi.
Con le sue opere ha portato all’ennesima potenza il postmodernismo,
dando vita a nuovi linguaggi e tecniche oggi di estrema
popolarità.
I dialoghi iperrealistici, la
violenza eccessiva, la non linearità della narrazione e il
citazionismo sono tra i suoi principali marchi di fabbrica. Il
tutto condito da quell’estetica pulp che da sempre contraddistingue
il suo cinema. Ogni suo nuovo film è atteso come un vero e proprio
evento, che non manca di dividere critica e pubblico, ma suscitando
sempre e comunque emozioni forti.
9. È solito comparire in
dei cameo nei suoi film. Tarantino è noto anche per
compiere dei cameo da attore all’interno dei suoi film. Ciò avviene
sin dal suo primissimo titolo, Le iene, dove ricopre il
ruolo di Mr. Brown, uno dei membri della banda criminale destinato
a fare una brutta fine. Il suo cameo più noto è però quello di
Jimmie Dimmick in Pulp Fiction, il quale si lancia in un
divertente monologo che lascia trasparire tutte le nevrosi del
personaggio. Celebre è anche la sua breve apparizione in Django
Unchained, dove viene letteralmente fatto esplodere dal
protagonista. Infine, in Bastardi senza gloria appare come
uno dei nazisti a cui i protagonisti hanno fatto lo scalpo.
8. Ha vinto due premi
Oscar. Tarantino è unanimemente apprezzato per le sue
sceneggiature, da sempre caratterizzate da una scrittura brillante,
dialoghi complessi e un’originale reinvenzione dei generi. Non
sorprende dunque che egli abbia vinto ben due Oscar per la miglior
sceneggiatura originale, rispettivamente per Pulp Fiction
e Django Unchained. Tarantino vanta poi altre due
nomination nella medesima categoria, per Bastardi senza
gloria e C’era una volta a…
Hollywood, tre candidature come miglior regista e una per
il miglior film.
Quentin Tarantino dirige Pulp
Fiction
7. Rifiutò grandi progetti
per poter lavorare al film. In seguito al successo di
Le iene, Tarantino era diventato una vera e propria
celebrità. Ogni produttore voleva lavorare con lui, e in diversi
gli offrirono la regia di titoli poi divenuti grandi successi. Tra
questi, Tarantino avrebbe potuto dirigere Speed e Man
in Black. Egli, tuttavia, non riteneva affini a sé tali storie
e preferì ritirarsi ad Amsterdam per poter lavorare in pace ad una
sua sceneggiatura originale. In breve, diede vita a Pulp
Fiction. Tale film gli portò ancor più fortuna del primo, e lo
consacrò come uno dei registi più affermati e talentuosi della
scena indipendente americana.
6. Cercò in tutti i modi di
convincere Uma Thurman a recitare nel film. Per il ruolo
di Mia Wallace, tra i più importanti del film, Tarantino aveva in
cima alla sua lista delle preferenze l’attrice Uma
Thurman. Questa, tuttavia, inizialmente rifiutò il ruolo,
non convinta del progetto. Disperato, Tarantino la contattò
telefonicamente, leggendole personalmente l’intera sceneggiatura.
L’attrice, a quel punto, si convinse della qualità del progetto, e
finì con l’accettare la parte. Questa si rivelò poi una delle sue
interpretazioni più famose e universalmente acclamate.
Quentin Tarantino: chi è sua
moglie
5. Ha sposato una
cantante. Da sempre molto riservato riguardo la propria
vita sentimentale, Tarantino ha tuttavia annunciato, nel giugno del
2017, il proprio fidanzamento ufficiale con la cantante israeliana
Daniella Pick. I due si erano conosciuti nel 2009, quando il
regista si trovava in Israele per promuovere il suo nuovo film,
Bastardi senza gloria. La coppia giunge poi al matrimonio
nel novembre del 2018, con una cerimonia ebraica. Pochi mesi dopo,
nell’agosto del 2019, hanno invece annunciato di aspettare il loro
primo figlio, Leo, nato poi il 22 febbraio del 2020. Attualmente la
coppia risiede a Tel Aviv, in Israele.
Quentin Tarantino è su
Instagram?
4. Non possiede un profilo
social. Negli anni Tarantino ha più volte dichiarato di
non essere un grande fan dei social network e simili, confermando
di non possedere alcun account di questo tipo. Su Instagram,
tuttavia, è possibile trovare diverse fan page dedicate a lui e al
suo cinema. La più popolare di queste è seguita da ben 559 mila
persone, e tra gli oltre 554 post è possibile ritrovare sia
immagini o video tratti dai suoi film, come anche retroscena,
curiosità, immagini dal set o ancora di eventi di gala a cui
Tarantino ha personalmente preso parte.
Quentin Tarantino: il suo
patrimonio
3. Possiede un ricco
patrimonio. Nonostante abbia diretto soltanto nove film,
la popolarità di Tarantino è talmente tanta che ha permesso a
questi di diventare dei grandissimi successi di botteghino. Occorre
però calcolare che egli non si è limitato a tale attività,
occupandosi anche di scrivere sceneggiature per film diretti da
altri, come anche di produrre opere di alcuni suoi amici registi.
La sua grande influenza nell’industria lo ha così portato anno dopo
anno a maturare un patrimonio sempre più consistente. Oggi questo è
stimato intorno alla cifra di 120 milioni di dollari.
Quentin Tarantino: ha origini
italiane
2. È da sempre molto legato
all’Italia. Tarantino è noto anche per il suo grande
apprezzamento nei confronti del cinema italiano degli anni
Sessanta, Settanta e Ottanta, e ha indicato gli autori
Sergio Leone, Mario Bava e
Lucio Fulci come suoi grandi idoli e fonti di
ispirazione. Molti dei suoi film dimostrano infatti un grande
debito nei confronti di questi e altri celebri registi del Bel
Paese. Egli stesso, inoltre, vanta delle origini italiane. Suo
padre Tony, infatti, era figlio di immigrati, i quali provenivano
dalla Campania, e più precisamente da Portici e Castellammare di
Stabia.
Quentin Tarantino: età e
altezza
1. Quentin Tarantino è nato
a Knoxville, nel Tennessee, Stati Uniti, il 27 marzo del
1963. Il regista è alto complessivamente 185 centimetri.
Icona della commedia sexy
all’italiana, l’attrice Gloria Guida ha
conquistato il cuore degli italiani nel corso di tutti gli anni
Settanta, ottenendo un notevole successo anche all’estero. Grazie
alla sua bellezza, alla sua spontaneità e alle sue buone capacità
recitative è entrata a far parte dell’immaginario collettivo,
distinguendosi in particolare per il ruolo della liceale.
Ecco 10 cose che non sai di
Gloria Guida.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Gloria Guida: la sua
biografia
10. Aveva intrapreso una
carriera da cantante. Prima di diventare una celebre
attrice del panorama nazionale, la Guida aveva avuto modo di
compiere i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo come
cantante. Iniziò infatti a 17 anni, nel 1972, partecipando alla
manifestazione canora Un disco per l’estate, grazie a cui
ottenne una prima popolarità. Dopo aver avuto modo di incidere
qualche singolo, come L’uomo alla donna non può dire di no
e Cuore, fatti onore, si candida per partecipare al
Festival di Sanremo del 1973, non venendo però ammessa. Tale evento
la spinge probabilmente a dedicarsi più alla carriera
cinematografica, tralasciando quella musicale.
9. Ha abbandonato le
scene. Dopo circa un decennio di attività cinematografica,
l’attrice decide di rinunciare al grande schermo, concentrandosi
invece sul teatro. Ben presto, tuttavia, annuncia il totale
abbandono delle scene. Questo avviene in seguito al suo matrimonio,
e la Guida afferma che tale decisione è stata da lei presa anche
per poter avere più tempo di dedicarsi alla figlia. Tornerà
soltanto nel 2009 in televisione per recitare nella serie
Fratelli Benvenuti. Dal 2018, invece, ha intrapreso
l’attività di conduttrice di programmi come Le ragazze e
L’Attesa.
Gloria Guida: la sua
filmografia
8. Ha recitato in celebri
film italiani. Il debutto cinematografico avviene per lei
grazie ai film La ragazzina e La minorenne,
entrambi del 1974. Negli anni successivi, acquista sempre più
popolarità grazie a titoli come Quell’età maliziosa
(1975), Blue Jeans (1975), La novizia (1975), e
La liceale (1975), che la consacra definitivamente.
Reciterà poi anche in Il medico… la studentessa (1976),
Scandalo in famiglia (1976), L’affittacamere
(1976), Il triangolo delle Bermude (1978), La liceale
nella classe dei ripetenti (1978), Avere vent’anni
(1978), Travolto dagli affetti familiari (1978),
L’infermiera di notte (1979), La liceale seduce i
professori (1979), La liceale, il diavolo e
l’acquasanta (1979), Fico d’India (1980),
Bollenti spiriti (1981), La casa stregata (1982)
e Sesso e volentieri (1982).
7. Ha preso parte ad alcune
produzioni televisive. Dopo aver abbandonato il grande
schermo, l’attrice ha particolarmente diradato le proprie presenze
nel mondo dello spettacolo, comparendo solo a teatro e in alcune
produzioni televisive. La prime di queste fu la commedia Se
devi dire una bugia dilla grossa, del 1986. Nel 1988, invece,
recita nelle due puntate che compongono la miniserie comica
Festa di Capodanno. Dopo di ciò, si ritira dalle scene per
tornarvi, come anticipato, soltanto nel 2009 con Fratelli
Benvenuti, dove recita nel ruolo di Doris, moglie del
protagonista Lorenzo, interpretato dall’attore Massimo
Boldi.
Gloria Guida e Lino Banfi
6. Ha recitato in alcuni
film con il noto attore. Quello della commedia sexy è un
genere che ha visto avvicendarsi diversi nomi noti del cinema
italiano. Tra questi vi è Lino
Banfi, che ha avuto modo di recitare insieme alla
Guida in diverse occasioni. La prima di queste fu per il film
L’affittacamere, dove l’attore interpreta il futuro sposo
della sorella della Guida, in un susseguirsi di imprevisti comici e
piccanti. I due hanno poi nuovamente condiviso la scena in La
liceale nella classe dei ripetenti, dove Banfi stavolta è il
padre di lei, e in La liceale seduce i professori, dove i
due attori sono invece legati dalla parentela zio-nipote. Hanno
infine recitato insieme anche in L’infermiera di notte,
replicando dinamiche già viste nei precedenti film.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Gloria Guida e Johnny Dorelli
5. È sposata con il noto
cantante e attore. Grazie allo spettacolo teatrale
Accendiamo la lampada, del 1979, la Guida ha modo di
conoscere il noto attore e cantante Johnny
Dorelli, con il quale intraprende una lunga relazione. Dal
loro amore nascerà poi la figlia Guendalina, per la quale la Guida
deciderà di abbandonare le scene e dedicarsi alla famiglia. La
coppia, infine, si sposerà ufficialmente soltanto nel 1991. Nel
corso degli anni, hanno sempre mantenuto un velo di riservatezza
sulla loro vita privata, evitando l’ingresso indesiderato del
gossip in essa.
4. Hanno recitato insieme
in alcuni film. Dopo essersi conosciuti sul palcoscenico
di un teatro, i due hanno poi avuto modo di recitare insieme nel
film Bollenti spiriti, del 1981, dove recitano nel ruolo
di due eredi di uno stesso castello, trovandosi così a doverlo
condividere malvolentieri. Il secondo titolo è invece Sesso e
volentieri, basato su diversi episodi dove i due attori
interpretano vari personaggi. La coppia ha infine avuto l’occasione
di ritrovarsi anche sul set della miniserie Festa di
Capodanno, uno degli ultimi titoli in cui ha recitato
l’attrice.
Gloria Guida è su Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 26,5 mila persone. All’interno
di questo, con un totale di oltre 900 post, la Guida è solita
condividere numerose immagini relative alla propria quotidianità,
tra curiosità e momenti di svago. Non mancano poi anche post
relativi ai suoi nuovi lavori in televisione, come anche ricordi
della sua passata carriera da attrice degli anni Settanta.
Variegato e colorato, l’attrice ha sempre dimostrato una grande
attenzione al proprio profilo, mantenendolo continuamente
aggiornato.
Gloria Guida: oggi
2. È una
conduttrice. A partire dal decennio appena trascorso la
Guida è tornata ad essere un volto popolare della televisione
italiana, prendendo da prima parte a programmi come Io canto,
Lasciami cantare!, e Tale e quale show, dove ha avuto
modo di impersonare le cantanti Patty Pravo, Raffaella Carrà, Arisa
e Noemi. In seguito, ha collaborato come inviata per il programma
Verissimo, mentre dal 2018 al 2019 ha condotto Le
ragazze, dove si proponevano eventi della storia italiana
raccontati attraverso il punto di vista di donne diverse per
estrazione sociale e culturale.
Gloria Guida: età e altezza
1. Gloria Guida è nata a
Merano, in Trentino-Alto Adige, Italia, il 19 novembre
1955. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è stato preso di mira
dai fan per molte ragioni diverse, ma il modo in cui il film ha
trattato personaggi come Finn (John
Boyega) e Rose (Kelly
Marie Tran) è stato sicuramente al centro delle
polemiche più accese. In molti hanno lamentato il modo in cui
l’arco narrativo di Finn si sia concluso, mentre per quanto
riguarda Rose, il suo ruolo è stato relegato ad un vero e proprio
cameo rispetto all’episodio precedente, forse in risposta ad alcuni
fan della saga che non avevano mostrato particolare interesse per
il personaggio.
Adesso, in una lunga intervista a
cuore aperto con
GQ, John Boyega ha difeso il regista
J.J. Abrams, ma ha riconosciuto che il suo personaggio
è stato messo da parte nonostante sia sempre stato considerato una
parte fondamentale del franchise: “Dovete lasciare in pace il
mio amico”, ha dichiarato l’attore riferendosi al regista.
“Non sarebbe nemmeno dovuto tornare per cercare di rimediare ai
loro casini. Spesso ti lasci coinvolgere in alcuni progetti e sai
già che non ti piacerà tutto. Quello che direi alla Disney è di non
prendere un personaggio di colore soltanto per questioni di
marketing e venderlo come più importante di quello che
effettivamente è all’interno di un franchise dove poi verrà messo
da parte. Non va bene. Lo dico apertamente.”
“Sapevate cosa fare con Daisy
Ridley, sapevate cosa fare con Adam Driver”,ha continuato
Boyega. “Sapevate cosa fare con tutti gli altri personaggi, ma
quando si è trattato di Kelly Marie Tran, quando si è trattato di
John Boyega… avete mandato a f*****o tutto. Cosa volete che
dica?”
John Boyega parla della sua
esperienza sul set di Star Wars
“Quello che vogliono che tu dica
è: ‘Mi è piaciuto farne parte. È stata una grande esperienza’.
Accetterò di dire una cosa del genere soltanto quando mi ritroverò
a far parte di esperienze che possano veramente definirsi
fantastiche”, ha ammesso senza mezzi termini l’attore.
“Hanno dato tutte le sfumature ad Adam Driver, tutte le
sfumature a Daisy Ridley. Siamo onesti! Daisy lo sa. Adam lo sa. Lo
sanno tutti. Non sto dicendo nulla di nuovo.”
Sicuramente, le dichiarazioni di
Boyega in merito alla sua esperienza con il franchise di Star Wars non possono lasciare indifferenti,
anche se non è la prima volta che l’attore si scaglia apertamente
contro la saga. Tuttavia, è innegabile che diversi personaggi di
questa nuova trilogia abbiano ricevuto trattamenti diversi rispetto
ad altri. Che sia stata esclusivamente colpa dello studio o in
parte anche responsabilità di
J.J. Abrams e Chris Terrio
(co-autore della sceneggiatura), questo forse non lo sapremo
mai…
Lucasfilm e il
regista J.J.
Abrams uniscono ancora una volta le forze per
condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia
lontana lontana con Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran,
con Ian McDiarmid e Billy
Dee Williams.
Con una carriera iniziata in
televisione e proseguita al cinema, l’attrice Melissa
Leo ha conquistato ruolo dopo ruolo sempre maggiori
attenzioni e onori. A partire dal nuovo millennio, in particolare,
ha avuto modo di partecipare ad una serie di importanti titoli che
ne hanno messo in luce la versatilità e il talento, portandola ai
massimi riconoscimenti dell’industria. Ad oggi l’attrice continua
ad essere particolarmente impegnata, divisa tra produzioni di vario
genere, e sempre pronta a dimostrare nuove sfumature del proprio
talento.
Ecco 10 cose che non sai di
Melissa Leo.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Melissa Leo: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. Il debutto cinematografico dell’attrice
avviene nel 1985 con il film Prostituzione, di cui è
protagonista. Negli anni successivi, però, si dedica
prevalentemente alla televisione, e tornerà a recitare in un film
di rilievo soltanto nel 2003 con 21 grammi,
con Sean
Penn. Successivamente, prende parte a titoli come
Le tre sepolture (2005), di Tommy Lee
Jones, The Cake Eaters (2007), Frozen
River – Fiume di ghiaccio (2008), Sfida senza regole
(2008), con Robert De
Niro, Stanno tutti bene (2009) e The Fighter
(2010), con Christian
Bale, con cui si consacra. Negli anni seguenti, è
invece nel cast di Flight (2012),
Attacco al
potere (2013), Oblivion
(2013), con Tom
Cruise, Prisoners
(2013), The Equalizer (2014), La grande
scommessa (2015), Snowden
(2016), La donna più odiata d’America (2017) e The
Equalizer 2 – Senza perdono (2018), con Denzel
Washington.
9. Ha preso parte a note
produzioni televisive. Tra gli anni Ottanta e gli anni
Novanta, la Leo ha recitato prevalentemente in ruoli di rilievo per
la televisione, affermandosi in particolare per le serie I
ragazzi della prateria (1989-1990) e Homicide, dove
recita dal 1993 al 1997 nel ruolo di Kay Howard. Terminata la
serie, l’attrice ha ripreso a dedicarsi anche al cinema, dove ha
ottenuto importanti risultati. Negli anni, tuttavia, non ha mancato
di tornare sul piccolo schermo per serie e film come Treme
(2010-2013), con John
Goodman, Mildred Pierce (2011), Wayward
Pines (2015), All the Way (2016), con Bryan
Cranston, I’m Dying Up Here (2017-2018), e
Un volto, due destini (2020).
8. Ha numerosi progetti
futuri. Attualmente la Leo è più impegnata che mai, divisa
tra numerosi film di prossima uscita che le permetteranno di
imporsi nuovamente nell’industria e presso il grande pubblico. Il
primo di questi titoli è il crime Body Brokers, con
l’attore Frank
Grillo. A seguire, sarà nell’action comedy Thunder
Force, con Melissa
McCarthy, nel thriller Measure of Revenge,
nel drammatico Coast, nell’action Ida Red, in
Shelter con Zazie
Beetz, e nel drammatico Always on My
Mind.
Melissa Leo e gli Oscar
7. Ha vinto il prestigioso
premio. Nel 2011 l’attrice ottiene alcuni tra i maggiori
riconoscimenti dell’industria per il ruolo di Alice Ward, madre del
protagonista, in The Fighter. Tra questi, viene candidata
come miglior attrice non protagonista al premio Oscar, che poi
infine vince, consacrando la propria carriera. La Leo, inoltre, non
era alla sua prima nomination, essendo già stata candidata nel 2008
come attrice protagonista per il film Frozen River – Fiume di
ghiaccio, ma in quell’occasione venne sconfitta da Kate
Winslet.
6. Il suo discorso è
rimasto memorabile. Nel salire sul palco a ritirare il
premio, l’attrice si è dimostrata particolarmente emozionata e
sconvolta, a tal punto da rimanere inizialmente senza parole. Il
silenzio viene tuttavia poi interrotto da quello che sarebbe
diventato uno dei discorsi più memorabili di quell’edizione. In
preda all’emozione, infatti, la Leo non si contiene ed esclama
“When I watched Kate two years ago, it looked so f***ing
easy”, riferendosi alla vittoria della Winslet l’anno in cui
erano entrambe candidate. L’imprecazione genera immediatamente
grandi risate e apprezzamenti per l’onesta, facendo della Leo la
star della serata.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Melissa Leo in The Fighter
5. Non si sentiva giusta
per la parte. Nel film The Fighter, l’attrice
interpreta il ruolo della madre dei due personaggi principali.
Tuttavia, inizialmente, la Leo non era sicura di accettare la
parte, poiché si considerava troppo giovane per questa. L’attrice,
infatti, aveva soltanto 11 e 14 anni in più ai due attori
protagonisti. Il regista riuscì però a tranquillizzarla a riguardo,
affermando che grazie al trucco e alle luci avrebbe potuto
tranquillamente sembrare la vera madre dei due. Dopo alcuni test,
la Leo si convinse del risultato e accettò la parte che poi
l’avrebbe portata all’Oscar.
4. È sempre rimasta nel
personaggio. Attrice devota e pronta a tutto per dar vita
ai propri personaggi, la Leo decise di rimanere nei panni di Alice
Ward anche durante le pause tra le riprese. Ciò le permise di
calarsi meglio nel ruolo, prendendo confidenza con il suo modo di
pensare, muoversi e agire. Aggirandosi tra le location con anche i
costumi del personaggio indosso, l’attrice venne spesso scambiata
dai residenti locali per la vera Alice Ward, a dimostrazione di
quanto la mimesi attuata dalla Leo fosse estremamente fedele e
realistica.
Melissa Leo in Prisoners
3. Si è trasformata
fisicamente per il ruolo. Nel thriller Prisoners,
l’attrice interpreta il ruolo di Holly Jones, zia di Alex,
sospettato del rapimento alla base del film. La Leo, che è solita
cercare di trasformarsi quanto più possibile per calarsi meglio nei
panni dei propri personaggi, richiese di poter indossare una
parrucca grigia, e si fece inoltre preparare dai costumisti un
posteriore in gommapiuma che potesse darle un aspetto più goffo.
Inoltre, per caratterizzare ulteriormente la trasandatezza del
personaggio, impedì che gli occhiali indossati venissero puliti
alla fine di ogni giornata, così da mantenere quello sporco
naturale.
Melissa Leo: chi è suo
marito?
2. È molto riservata sulla
propria vita personale. L’attrice è tanto devota all’arte
della recitazione quanto legata alla propria privacy, da lei sempre
difesa. Della sua vita al di fuori delle scene, infatti, si sa
molto poco. Attualmente, non è infatti dato sapere se l’attrice
abbia o meno una relazione in corso, e ad ogni modo non sembra
essere sposata. L’unica notizia riguardo alla propria vita
sentimentale è quella che l’ha vista legata per un breve tempo
all’attore John Heard, con il quale ha avuto un figlio nel
1987.
Melissa Leo: età e altezza
1. Melissa Leo è nata a New
York, Stati Uniti, il 14 settembre del 1960. L’attrice è
alta complessivamente 163 centimetri.
Tutto ebbe inizio nel 2013, quando
la Disney rilasciò nei cinema di tutto il mondo il
film Frozen, diretto da Chris
Buck e Jennifer Lee. In breve tempo, fu
chiaro che tale titolo era destinato a diventare un prodotto di
proporzioni colossali, che avrebbe dato vita ad uno dei franchise
più imponenti dell’ultimo decennio. Con il trionfo agli Oscar, dove
ottenne il premio al miglior film d’animazione e alla miglior
canzone originale, Frozen si affermò come uno dei più
grandi successi animati di sempre, dando così il via alla sua
solida fortuna.
Amato e ricercato ovunque, oggi
Frozen è un brand espansosi ai videogiochi, alle
attrazioni da parco giochi, ai libri, giocattoli, fumetti, e vanta
una lunga serie di cortometraggi, serie animate e musical. La
musica, infatti, è un elemento centrale del film, e le canzoni in
esso contenuto sono oggi tra le più ascoltate e vendute di sempre.
Dopo anni di attesa, infine, nel 2019 è arrivato al cinema il
sequel ufficiale, Frozen II – Il segreto di Arendelle, che
ha ulteriormente aumentato i consensi intorno a sé.
Con un budget complessivo di 300
milioni di dollari, i due film hanno infranto numerosi record al
momento della loro uscita, affermandosi tra i titoli più visti del
loro rispettivo anno. L’incasso complessivo a livello mondiale è di
2,7 miliardi di dollari, e ciò li ha portati ad essere tra i film
d’animazione e non più redditizi di sempre, riuscendo nell’impresa
tutt’altro che semplice di superare il miliardo di dollari a testa.
Dato un simile successo, è lecito aspettarsi altri sequel
cinematografici per il futuro, ma in attesa che questi vengano
annunciati è bene prepararsi sui primi due scoprendo le loro
origini e le loro curiosità.
Frozen: la trama dei film
Frozen – Il Regno di Ghiaccio
(2013)
Protagoniste di Frozen – Il Regno di
Ghiaccio sono Elsa e Anna, principesse del regno di
Arendelle. La prima delle due sorelle possiede lo strabiliante dono
di manipolare il ghiaccio, ma tale potere si rivela particolarmente
pericoloso, e in seguito ad un incidente i reali decidono di
confinare la piccola lì dove non può nuocere a nessuno. Anni dopo
però, i due regnanti muoiono improvvisamente, ed Elsa è chiamata a
salire al trono. Durante la festa dell’incoronazione, Anna si
invaghisce del principe Hans e accetta la frettolosa proposta di
sposarlo. Le rimostranze di Elsa scatenano una furibonda lite tra
le sorelle e la neo regina perde nuovamente il controllo dei suoi
poteri, gettando Arendelle in un rigido e nevoso inverno.
Fuggita per paura di quanto
causato, Elsa si esilia nuovamente in un castello di ghiaccio da
lei costruito. È qui che Anna dovrà recarsi, nel disperato
tentativo di placare l’ira della sorella e riportare la
tranquillità nel regno. Affidata la reggenza temporanea ad Hans, la
giovane intraprende il rischioso viaggio, durante il quale si
imbatterà nell’umano Kristoff, nella renna Sven e nel pupazzo di
neve Olaf. Mentre è concentrata sulla sorella, però, Anna non sa
che rimasto nel regno Hans trama malvagi piani alle sue spalle.
Riappacificarsi con la sorella e comprendere l’una i bisogni
dell’altra sarà l’unico modo per far tornare tutto alla
tranquillità.
Frozen II – Il segreto di
Arendelle (2019)
Con Frozen II – Il
segreto di Arendelle ci si trova a 3 anni dagli eventi del
precedente film, e il regno di Arendelle sembra finalmente aver
ritrovato la pace. Elsa ha ormai imparato a controllare i suoi
straordinari poteri, mentre Anna ha trovato in Kristoff l’amore
della sua vita. Improvvisamente però, la tranquillità del regno
viene ad essere turbata da una nuova minaccia, proveniente stavolta
dal passato. Elsa, infatti, si trova ad essere richiamata da un
canto misterioso proveniente dalla foresta e che solo lei riesce a
sentire.
Prima che possa rendersene conto,
quella voce risveglia in lei poteri nascosti e antichissimi, legati
ad alcuni misteriosi spiriti che avevano già avuto a che fare tempo
addietro con la sua famiglia. Improvvisamente, una serie di
maledizioni si imbattono sul regno. Le due sorelle, in compagnia
dei loro amici, dovranno così risolvere il mistero legato alla
morte dei loro genitori. Pronti a dirigersi a Nord, dove si trova
il regno dominato dall’autunno, il gruppo non ha la minima idea di
quali segreti li aspettano. Per Elsa, infatti, è giunto il momento
di sapere da dove deriva il suo incredibile potere.
Frozen: i personaggi e i
doppiatori
Come si deduce dalla trama dei
film, la protagonista assoluta dei film è Elsa, regina di
Arendelle riservata e dal traumatico passato. Dotata del potere di
controllare il ghiaccio, questo si è a lungo rivelato una
maledizione per lei, fino a quando non ha imparato a controllarlo
grazie all’amore. La sorella minore, Anna, ha
invece un carattere particolarmente in contrasto con quello di
Elsa. Lei è forte, coraggiosa e determinata, devota all’avventura e
all’amore, che infine troverà in Kristoff. Questi,
orfano sin da bambino, è cresciuto scontroso e rozzo insieme ai
troll che lo hanno allevato. Il suo è però un cuore d’oro, che
verrà sciolto proprio da Anna. A loro si affiancano la renna
Sven, fedele compagna di Kristoff, e il pupazzo di
neve parlante Olaf, buffo, ingenuo ma molto
tenero.
A doppiare questi personaggi sono
stati chiamati alcuni nomi celebri di Hollywood. Kristen Bell
è infatti la voce originale di Anna, che in italiano è invece
doppiata dall’attrice Serena
Rossi. Per il ruolo di Elsa la Disney ha invece scelto
la cantante Idina
Menzel, doppiata da Serena Autieri
per la lingua italiana. Il personaggio di Kristoff ha invece la
voce di Jonathan Groff, mentre celebre è il
doppiaggio del pupazzo Olaf, che se in inglese vanta la voce di
Josh Gad, in italiano ha quella del comico
Enrico Brignano. Nel primo film, inoltre, è
possibile udire la voce di Alan
Tudyk nei panni del Duca di Weselton. Per il sequel,
invece, oltre alle voci fin qui citate si sono aggiunte quelle di
Evan Rachel
Wood per il personaggio di Iduna e quella di
Sterling K. Brown per il ruolo di Mattias.
Frozen: le origini della storia e
le differenze con la fiaba originale
La storia di Frozen è basa
sulla fiaba La regina delle nevi, scritta nel 1844 dal
danese Hans Christian Andersen. Questi è noto in
particolare per essere stato l’autore di racconti come La
principessa sul pisello, Mignolina, La
sirenetta, Il brutto anatroccolo e La piccola
fiammiferaia. Dalle sue opere, incentrate su tematiche come il
diverso e il doppio, sono state tratte diverse trasposizioni
cinematografiche, tra cui in ultimo quella di Frozen.
Realizzare tale film, tuttavia, non fu affatto semplice per il
celebre studios. Walt Disney aveva intenzione di
realizzarne un film già negli anni Quaranta, ma alla fine il
progetto venne sempre rinviato. Ciò anche a causa degli eredi
di Andersen, non disposti a cedere i diritti.
Pur riuscendo infine ad ottenere il
permesso di realizzare il film, la Disney si trovò a stravolgere
non poco la storia raccontata in La regina delle nevi. La
trama originale, infatti, ruota intorno al personaggio di Gerda,
una bambina che intraprende un viaggio per salvare l’amato Kay
dalle grinfie della Regina delle Nevi, la quale ha ipnotizzato il
giovane. Nel film Frozen, invece, tutto ruota intorno al
legame tra le due sorelle, completamente inesistente nel racconto
di Andersen. I produttori del film, inoltre, scrissero il
personaggio della regina delle nevi, poi chiamato Elsa, affinché
avesse una propria redenzione finale, discostandosi così dalla
crudeltà dell’originale.
Per la Disney, infatti, era
necessario aggiungere complessità al personaggio di Elsa, che si
afferma così con il non essere la solita principessa di turno. Ella
è infatti sia antagonista che protagonista, e attraverso il
percorso che la porta dall’uno all’altro valore dà luogo ad uno dei
temi fondamentali del film, ovvero l’accettazione di sé stessi. La
studios ha poi proseguito con l’aggiungere gli altri personaggi
principali precedentemente citati, arricchendo il racconto di
elementi comici e sentimentali. Tali differenze, se anche
allontanano il film dalla sua fonte letteraria, hanno permesso di
dar vita a soluzioni narrative più soddisfacenti per il mezzo
cinematografico, nonché ad una storia in linea con i valori della
Disney.
Frozen: le canzoni dei film e dove
trovare questi in streaming
I due film di Frozen sono
diventati celebri grazie alle canzoni presenti al loro interno.
Tali brani, cantati esclusivamente dallo stesso cast di doppiatori,
hanno infatti la funzione di contribuire alla descrizione dei
personaggi e del loro stato d’animo. Il più celebre di tutti,
nonché motivo portante della serie, è certamente Let It
Go. Tale brano ha poi vinto il premio Oscar alla miglior
canzone originale. Anche il sequel del 2019
ha conosciuto particolare popolarità grazie ai nuovi brani
presentati, tra cui Into the Unknown, candidato
anch’esso nella medesima categoria degli Oscar senza però riportare
la vittoria.
Per gli appassionati dei due film,
o per chi volesse vederli per la prima volta, è possibile fruirne
grazie alla loro presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. I due film di Frozen
sono infatti presenti nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Sono inoltre disponibili su
Disney+, piattaforma ufficiale dello
studios. Per vederli, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarli in totale
comodità e al meglio della qualità video.
Prima di diventare la nota attrice
televisiva che è oggi, Jeanine Mason si è
guadagnata una grande fama come ballerina. Tale attività le ha così
permesso di ottenere una grande popolarità, che l’ha infine portata
a comparire in alcune celebri serie della TV statunitense. Giovane,
carismatica e ricca di talenti, la Mason sembra decisa a volersi
affermare come uno dei volti di punta della sua generazione, e
grazie ai ruoli fino ad ora ricoperti ciò sembra un traguardo
sempre più prossimo.
Ecco 10 cose che non sai di
Jeanine Mason.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Jeanine Mason: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in alcuni
noti film. Divenuta una celebrità sul piccolo schermo,
l’attrice debutta per la prima volta al cinema con il thriller
Default, con protagonista David Oyelowo,
dove ricopre il ruolo di Marcela. Nel 2016 torna sul grande schermo
con l’action The Archer, mentre negli anni seguenti si
concentra prevalentemente su ruoli televisivi. Tornerà però al
cinema nel 2020 figurando tra i protagonisti di El
Empantanado: The Muddy e Dolly Parton’s Christmas on
the Square.
9. È nota per i suoi ruoli
televisivi. Sin da giovanissima, la Mason prende parte ad
alcuni episodi di note serie come CSI – Scena del crimine
(2011), Hollywood Heights – Vita da popstar (2012), A
passo di danza (2013), La vita segreta di una teenager
americana (2013), Diario di una nerd superstar (2014)
e On Kings and Prophets (2016). Nel 2017 ottiene maggior
popolarità come attrice recitando nel ruolo della dottoressa Sam
Bello in Grey’s Anatomy, accanto a Ellen
Pompeo e Chandra
Wilson. Nel 2018 termina il suo ruolo nella serie ed
entra a far parte di Roswell, New
Mexico, con protagonista Nathan
Parsons.
Jeanine Mason in So You Think You
Can Dance
8. Ha vinto il celebre
programma di ballo. All’età di 18 anni, nel 2009,
l’attrice ha partecipato alla quinta stagione del programma
televisivo So You Think You Can Dance, dove si afferma
grazie alle sue performance versatili e particolarmente
carismatiche. La giovane era infatti cresciuta in una famiglia
particolarmente appassionata di ballo, che le ha permesso di
prendere lezioni sin dall’età di tre anni. Settimana dopo
settimana, la Mason ha scalato la classifica, fino ad arrivare
infine alla vittoria del programma. Ciò le ha permesso di ottenere
grande popolarità a livello nazionale, iniziando così a ricevere
numerose richieste per partecipazioni a programmi e serie TV.
7. Ha stabilito due
importanti record. Con la sua vittoria del programma, la
Mason non ha soltanto guadagnato grande popolarità, ma ha anche
stabilito due importanti record all’interno del programma. Lei è
infatti la più giovane vincitrice nella storia dello show, ma anche
la prima vincitrice di origini cubane. Entrambi i suoi genitori,
infatti, sono di origine cubana e l’attrice si è sempre dichiarata
particolarmente orgogliosa di poter contribuire a portare ulteriore
diversità all’interno del mondo dello spettacolo.
Jeanine Mason e Beau Mirchoff
6. Ha avuto una relazione
con l’attore. Grazie alla serie Diario di una nerd
superstar, la Mason ha modo di conoscere l’attore Beau
Mirchoff, con il quale intraprende una relazione. I due si
sono nel tempo dichiarati molto innamorati, condividendo in diverse
interviste ciò che amano l’uno dell’altro. Ad oggi, tuttavia, non è
chiaro se i due stiano ancora insieme. Secondo alcune fonti,
infatti, la coppia si sarebbe separata già da diversi anni ormai,
ma essendo molto riservati a riguardo i due non hanno mai lasciato
che si parlasse troppo della cosa.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Jeanine Mason in Grey’s
Anatomy
5. Ha recitato nella
celebre serie medical drama. A partire dalla
quattordicesima stagione, con l’episodio Ain’t That a Kick in
the Head, l’attrice ha fatto la sua comparsa nella serie
Grey’s Anatomy nel ruolo della dottoressa Sam Bello. In
breve il suo personaggio diventa particolarmente amato e centrale
nella storia della stagione. La Mason reciterà poi in tutto in
dodici episodi tra il 2017 e il 2018, facendo la sua ultima
apparizione nell’episodio Judgment Day, ventesimo della
quattordicesima stagione.
4. Ha lasciato la
serie. Divenuta ormai particolarmente celebre, all’attrice
viene offerto un ruolo da protagonista nella nuova serie
Roswell, New Mexico. Per tale motivo, l’attrice ha reso
noto che non sarebbe tornata a far parte del cast di Grey’s
Anatomy, terminando il suo ruolo con la fine della
quattordicesima stagione. Il suo addio ha generato malcontento
negli spettatori, i quali si erano ormai affezionati al suo
personaggio. Ma la Mason non ha dato segni di ripensamento,
lasciando poi il ruolo come anticipato.
Jeanine Mason e Nathan Parsons in
Roswell, New Mexico
3. È la protagonista della
serie. In Roswell, New Mexico, l’attrice
interpreta Liz Ortecho, un ingegnere biomedico di ritorno nella
città del titolo. Qui si imbatterà in una sua vecchia fiamma, Max,
interpretato dall’attore NathanParsons, che scoprirà essere un alieno sotto
copertura. Per lei, a quel punto, si apriranno le porte di un mondo
molto più grande e strano del previsto. Per l’attrice si tratta del
primo vero ruolo da protagonista, e la Mason ha dichiarato di
sentirsi particolarmente a suo agio nel ruolo, e di sentirsi sempre
più fiduciosa nelle proprie capacità attoriali.
Jeanine Mason è su Instagram
2. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 186 mila persone. All’interno
di questo, la Mason è solita condividere post relativi alla propria
quotidianità, tra momenti di svago, curiosità o luoghi da lei
visitati. Non mancano inoltre anche diverse immagini o video
riguardo al proprio lavoro da interprete. Grazie a questi, infatti,
l’attrice promuove ulteriormente il proprio lavoro, permettendo ai
fan di rimanere costantemente aggiornati sui suoi progetti.
Jeanine Mason: età e altezza
1. Jeanine Mason è nata a
Miami, in Florida, Stati Uniti, il 14 gennaio del 1991.
L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.
Sarà il grande regista più volte
premio Oscar Oliver Stone a tenere a battesimo al Lido
EST
– Dittatura Last Minute – il nuovo film di Antonio
Pisu di Genoma Films in programma oggi come film di
apertura della Sezione non competitiva “Notti Veneziane – L’Isola
degli Autori” alla selezione delle Giornate degli Autori. In
occasione della presentazione del film e della proiezione
ufficiale, Oliver Stone presenterà anche la sua autobiografia
“Cercando la luce” edito da La Nave di Teseo.
Il produttore e attore del film
Paolo Rossi Pisu ha organizzato la presenza di Oliver Stone
nel suo lungo tour che lo ha portato in giro per l’Italia a
scoprire le bellezze del nostro paese e a partecipare a eventi
culturali nelle Marche, a Roma, a Bassano e infine ora a Venezia,
dove EST – Dittatura Last Minute debutta ufficialmente in
attesa di arrivare in sala il prossimo autunno.
EST
– Dittatura Last Minute è un originale road-movie
ambientato nel 1989 alla vigilia della caduta del muro, tratto da
una storia vera e girato tra il Cesenate e la Romania. Il film è
scritto e diretto da Antonio Pisu (che ritorna alla regia
dopo la sua opera prima Nobili Bugie) e prodotto da
Genoma Films diPaolo Rossi Pisu, e in collaborazione
con Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, autori del libro
“Addio Ceausescu” da cui è tratta la sceneggiatura. La
storia nasce appunto da un’idea degli stessi Maurizio Paganelli e
Andrea Riceputi che nel 1989, giovani ventiquattrenni dal grande
entusiasmo, intrapresero con un amico il viaggio raccontato nel
film. Il ruolo del protagonista è affidato a Lodo Guenzi –
voce e chitarra de Lo Stato Sociale nonché diplomato all’accademia
di Arte Drammatica Nico Pepe – che con il film EST
– Dittatura Last Minute fa il suo esordio sul grande
schermo. Al suo fianco gli altri due attori esordienti Matteo
Gatta e Jacopo Costantini. Il film è stato realizzato
con il sostegno della Regione Emilia Romagna.
The Hollywood Reporter ha pubblicato una lunga intervista a
Chloe Zhao, la regista dell’attesissimo film
Marvel dedicato a Gli Eterni. L’intervista
include anche una serie di chiarazioni del presidente dei Marvel StudiosKevin
Feige, il quale ha descritto il tono del film di Zhao
come “affascinante”, rivelando che uno dei motivi per cui
lo studio ha deciso di procedere con lo sviluppo del film è stata
proprio la visione e le idee portate dalla regista.
Dal canto suo, Zhao ho spiegato:
“Ho radici nella cultura manga molto forti e profonde. Ho
portato un po’ di questa influenza anche ne Gli Eterni. E non vedo
l’ora di spingere ancora di più l’acceleratore su quel ‘matrimonio’
tra Oriente e Occidente”. Sembra quindi che la regia avesse
grandi ambizioni in merito al suo film: “Dove possiamo
spingerci dopo Avengers: Endgame? Non sto facendo questo
film soltanto da regista, ma lo sto facendo anche da fan.”
Nonostante alcuni registi si siano
scontrati con i Marvel Studios in passato,
Chloe Zhao ha spiegato di aver avuto tutta la
libertà creativa necessaria durante la realizzazione de Gli Eterni, attribuendo
a Feige e allo studio il merito di aver saputo correre dei rischi e
di fare qualcosa di diverso: ciò include, ovviamente, anche la
prima relazione LGBTQ+ del MCU.
“In qualche modo è sempre stato
inerente alla storia e alla composizione dei diversi tipi di
Eterni”, ha spiegato Kevin
Feige. “Penso che sia estremamente ben fatto e non
vedo l’ora che il livello di inclusione nei nostri film futuri non
sia più un argomento”. Il film vanta anche un cast
alquanto diversificato, e questo è stato molto importante per Zhao
quando ha deciso di raccontare la storia di questi personaggi.
La regista de Gli Eterni sui
personaggi: “È importante che il pubblico li veda come
individui.”
“Volevo che riflettesse il mondo
in cui viviamo”, ha spiegato la regista. “Ma volevo anche
mettere insieme un cast che si sentisse come un gruppo di
disadattati. Voglio che alla fine del film il pubblico non pensi:
‘Quest’attore è di questa etnia, quell’attore è di quella
nazionalità’. Voglio che invece pensi: ‘Questa è una famiglia’. Non
pensi a ciò che rappresentano. Li vedi semplicemente come
individui.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
È THR a rivelare che il
protagonista del nuovo film di
Paul Thomas Anderson sarà Cooper
Hoffman, nientemeno che il figlio di Philip
Seymour Hoffman, collaboratore e amico del regista,
scomparso prematuramente nel 2014.
Per molto tempo non si è saputo
niente del film se non che era ambientato negli anni ’70 e
raccontava di un giovane protagonista, uno studente delle superiori
che è anche un attore bambino di successo. Ora sappiamo che il
figlio diciassettenne dell’attore vincitore dell’Oscar è stato
scelto per questo ruolo.
Recentemente è stato rivelato che
anche Benny Safdie, uno dei fratelli Safdie, che
ha intervistato Anderson lo scorso anno in un ampio podcast, si era
unito al film. THR aggiunge anche ulteriori dettagli, incluso il
fatto che il film senza titolo è fondamentalmente una storia di
formazione, ma coinvolgerà più trame, il che dà credito al paragone
con Altman.
THR dice che il personaggio di
Cooper Hoffman, che sarà comunque il protagonista,
apparirà in più storie, proprio come accade in Magnolia, ma con un
personaggio più centrale rispetto agli altri. Alana
Haim della band pop di Los Angeles Haim – Anderson ha
girato molti dei loro video musicali – è stata recentemente
avvistata sul set del film.
Philip Seymour Hoffman è apparso in
cinque dei film di Anderson, tra cui Hard Eight,
Boogie Nights, Ubriaco d’amore, The Master e
Magnolia.
Sarà presentato oggi in concorso a
Venezia 77 Amants, il film francese diretto da
Nicole Garcia con protagonisti Pierre
Niney, Stacy Martin, Benoît Magimel. La pellcila è
prodotta da Les Films Pelléas, (Philippe Martin, David Thion),
France 3 Cinéma, Mars Films, Véronique et François Mallet, LDRP,
Impala, Victoire Newman, Pauline’s Angel.
La trama
Lisa e Simon sono inseparabili. Sono
innamorati l’uno dell’altra da quando erano adolescenti. Capita una
tragedia, provocata dalle attività criminali di Simon. Egli è in
pericolo e fugge. Senza Lisa. Lei aspetta invano notizie da lui.
Tre anni dopo, è sposata con Leo quando le loro strade si
incrociano nuovamente su un’isola nell’Oceano Indiano.
Amants, il commento del
regista
Lisa e Simon sono giovani, belli e innamorati. Quasi troppo bello
per essere vero. Ma sulla loro strada c’è la morte, che distrugge
l’idillio. È un incidente, ma Simon non chiama i servizi di
emergenza. Come il Lord Jim di Conrad, Simon
fugge in un remoto angolo della Terra; spera di mettere a tacere il
senso di colpa ma questo lo segue, gli dà la caccia e lo
divora, impedendogli una vita normale. Tre anni dopo, incontra per
caso Lisa nell’Oceano Indiano, nell’albergo dove lui lavora e dove
lei è ospite insieme al ricchissimo marito, Léo Redler. Lisa,
alla fine, è l’unica che riesce a sfuggire alla stretta di
questa favola cupa.
Una donna guarda
passare il tempo accanto alle valigie del suo ex amante (ci si
aspetta che l’uomo ritorni a prenderle, invece non
arriverà mai) e a un cane irrequieto che non capisce di essere
stato abbandonato dal padrone. Due esseri viventi affrontano
l’abbandono. Nei tre giorni di attesa, la donna esce in strada solo
una volta, per acquistare un’ascia e una latta di benzina, e passa
da uno stato d’animo all’altro: dall’impotenza alla disperazione e
alla perdita di controllo. Si trucca, indossa vestiti eleganti come
se dovesse andare a una festa, medita di buttarsi dal balcone,
finché il suo ex amante non le telefona. Lei però ha
perso conoscenza, ha preso un mix di tredici pillole e non
può rispondere. Il cane le lecca il viso fino a quando la
donna si risveglia. Dopo una doccia fredda, tornata in
sé grazie a un caffè nero come i suoi pensieri, il
telefono squilla di nuovo e questa volta riesce a rispondere.
L’unica voce però è la sua: quella dell’uomo non si sente
mai. All’inizio la donna finge di essere calma e di comportarsi in
modo normale, ma è sempre sul punto di esplodere contro
l’ipocrisia e la meschinità dell’altro. The Human
Voiceè una lezione morale sul desiderio, anche se la
protagonista si trova proprio sull’orlo dell’abisso. Il rischio
è una parte fondamentale dell’avventura di vivere e di amare.
Il dolore è molto presente nel monologo; come ho detto
all’inizio, il film descrive lo smarrimento e l’angoscia di due
esseri viventi tormentati per la mancanza del loro padrone.
Napoli, primi
anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo
si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono
ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed
infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una
scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli
innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo
di Domenico Starnone, per il “New York Times”
uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film
di Daniele Luchetti.
Lacci sarà proiettato
mercoledì 2
settembre, nella Sala
Grande del Palazzo del
Cinema al Lidodi
Venezia, nella serata di apertura della 77.
Mostra. Prodotto da IBC
Movie con Rai
Cinema, Lacci è
scritto da Domenico
Starnone, Francesco
Piccolo e Daniele Luchetti.
Daniele Luchetti
nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da
regista, Domani accadrà (1988), che vince il
David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il
successivo Il portaborse (1991) è il suo primo
grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al
festival
di Cannes e vince il David di Donatello per la miglior
sceneggiatura e per il miglior attore protagonista. Successivamente
dirige La scuola (1995), I piccoli
maestri (1998) e Mio fratello è figlio
unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo
Scamarcio, che viene presentato a Cannes nella sezione Un Certain
Regard e si aggiudica 5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes
nel 2010, questa volta in concorso, con il film La nostra
vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si
aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il
film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il
miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti
di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.
Apre
Venezia 77 in Concorso il nuovo film di
Daniele Luchetti, Lacci, basato sul romanzo di Domenico
Starnone, che ha collaborato all’adattamento insieme a
Francesco Piccolo e allo stesso regista. Il lavoro
di adattamento non cambia la sostanza del racconto, ma ne sciupa il
mistero, l’indefinitezza, che del romanzo rappresentavano forse la
parte migliore.
La storia racconta di Aldo e Vanda,
una coppia con due bambini piccoli apparentemente ordinaria e
felice. Solo che Aldo ha tradito Vanda e glielo confessa in un
impeto di sincerità che gli costerà la tranquillità domestica.
Viene cacciato di casa e incomincia una storia con la giovane
Lidia, lontana dalla moglie e dai figli. Proprio il desiderio di
rivederli, insieme ad una ferma presa di posizione della nuova
fiamma, spingeranno Aldo a tornare da Vanda e dai suoi figli.
Tuttavia alcune cose non si aggiustano e la vita non sempre regala
sorprese, ma qualche volta va avanti ad oltranza, perché nessuno ha
la forza o la volontà di arrabbiarsi e combattere.
I lacci che legano, i lacci che
soffocano
I lacci tengono le scarpe ai piedi,
legarli è un gesto che in genere ci insegnano i nostri genitori, un
gesto di cura e attenzione (con i lacci sciolti è facile cadere),
quasi un rito di passaggio. Spesso i lacci non sono solo quelli
delle scarpe, quelli fisici, ma sono figurati, sono legami che non
sempre fanno bene, non sempre sono tenuti insieme dall’amore,
qualche volta è l’inerzia, altre la paura. E sono proprio questi
lacci qui che interessano a (Starnone prima e poi a) Luchetti.
Il regista conduce un racconto
puntuale, avanti e indietro nel tempo, fornendoci un resoconto a
singhiozzi di una separazione e poi riconciliazione, tornando ogni
volta sui suoi passi e regalandoci di volta in volta un pezzetto di
racconto in più. Attraverso questo movimento su e giù nel tempo
impariamo a conoscere i protagonisti, Aldo e Vanda, due anime
profondamente infelici, bloccatesi reciprocamente in un matrimonio
in cui entrambi hanno smesso di parlasi ma in cui entrambi sentono
la necessità di credere ancora, nonostante il male che si faranno
fino alla fine dei loro giorni.
I “panni sporchi” si lavano con nei
primi piani
Set of “Lacci” by Daniele Luchetti. in the picture Luigi Lo Cascio,
Alba Rohrwacher, Giulia De Luca and Joshua Cerciello.
Photo by Gianni Fiorito
Daniele Luchetti
sceglie di raccontare queste emozioni complesse con primissimi
piani, concedendosi pochissimo spazio all’aperto ma preferendo gli
interni di case, stanze e appartamenti, in cui “si lavano i panni
sporchi” e in cui avviene poi la vera tragedia, quella quotidiana
della sopportazione a tutti i costi, del logorio e dell’infelicità.
Ad una buona parte di film che sceglie questo linguaggio
frammentato ma teso a comporre un quadro completo, Lucchetti
aggiunge una chiusura che cede alla necessità di spiegare e
giustificare le azioni. Sono i figli di Aldo e Vanda, ormai adulti,
a raccontarsi, quasi a declamarle da un palco, le ragioni e le
conseguenze delle scelte dei genitori, il tutto, di nuovo, in un
appartamento di famiglia che preferirebbero vendere piuttosto che
occupare.
Protagonisti di Lacci sono Alba Rohrwacher e
Laura Morante, che interpretano Vanda, e
Luigi Lo Cascio e
Silvio Orlando, che invece sono Aldo. Adriano
Giannini e
Giovanna Mezzogiorno interpretano i figli adulti
e disincantati, protagonista dell’ultimo atto del film. Tutti e
quattro gli attori che interpretano la coppia sono perfettamente
calati nei loro ruoli e se nella versione giovane dei protagonisti
Rohrwacher dimostra di avere una marcia in più, per la controparte
avanti con gli anni è Silvoio Orlando a brillare, con un monologo
urlato di sconforto, stanchezza e frustrazione che racconta meglio
di ogni altro momento del film il suo personaggio. Menzione d’onore
va a Linda Caridi, che interpreta la vivace e
bellissima Lidia, amante e poi compagna di Aldo, che conferma il
magnetismo, l’eleganza e la dolcezza visti in
Ricordi? dello scorso anno.
Lacci racconta una storia comune, come ce ne
sono tante, lo fa con sincerità e spietatezza, mantenendo sempre il
controllo sull’emozione, senza lasciarsi andare troppo ai toni
drammatici in cui sarebbe facile trascendere, ma cede nel finale
all’esigenza di prendere una posizione, di spiegare i personaggi e
le loro azioni.
Dopo il grande successo del francese
Quasi amici – Intouchables di
Olivier Nakache e Éric Toledano,
che nel 2011 conquistò critica e pubblico di tutto il mondo con la
sua favola vera, divertente e commovente, di dolore, amicizia e
integrazione, è arrivato The Upside – sempre
amici, versione americana della pellicola targata
2017 e diretta da Neil Burger. Doveva essere
distribuito in Usa da marzo 2018, ma essendo prodotto dalla
Lantern Entertainment di Harvey
Weinstein – assieme alla STX Film, Escape Artists
Productions e Amazon Studios – ha
risentito del noto scandalo che lo ha investito e la sua uscita è
stata posticipata a gennaio 2019. Ha ottenuto buoni incassi in
patria, mentre in Italia è disponibile su Prime Video da aprile 2019.
La trama di The
Upside
Il canovaccio attorno a cui si
sviluppa il film è ben noto. Il ricco aristocratico Philippe,
Bryan Cranston, è tetraplegico. Frustrato
dalla malattia e mai ripresosi dal dolore per la morte della
moglie, assume come badante un giovane uomo di colore, Dell,
Kevin Hart, che viene dalla periferia ed è in
libertà vigilata. All’inizio non è facile trovare un’intesa tra due
mondo così diversi, ma pian piano i due scoprono i reciproci lati
positivi. Sarà Dell a convincere Philippe a riprendersi la propria
vita, nonostante la disabilità, e a coltivare i piaceri che ancora
gli si offrono. Mentre Philippe spingerà Dell a investire su ciò
che conta davvero per lui e ad avere più fiducia in sé stesso,
concedendogli una seconda possibilità.
La storia vera all’origine
di The Upside
The
Upside, come il suo predecessore, è ispirato alla
vera storia del duca Philippe Pozzo di Borgo –
direttore della nota azienda produttrice di champagne Pommery,
rimasto paralizzato dopo un incidente in parapendio – e del suo
aiutante Abdel Sellou, da lui stesso narrata nel
libro Il diavolo custode, edito in Italia da Ponte alle
Grazie. Anche Sellou ha voluto raccontare questa grande amicizia
dal suo punto di vista nel libro Mi hai cambiato la vita,
Salani Editore.
The
Upside, un remake che tiene testa
all’originale
Due sono gli interrogativi
principali che si pongono nell’accingersi alla visione del film. Il
primo è se e quanto fosse necessaria una riproposizione del film in
versione Usa, dal punto di vista del pubblico, dal momento che
sulla speranza dei produttori di bissare quello che è stato un
enorme successo in termini economici e di popolarità non vi sono
dubbi. In altri termini, riesce The
Upside ad aggiungere qualcosa, un elemento proprio,
originale, che possa suscitare l’interesse del pubblico,
scrollandosi di dosso il rischio di essere una copia pedissequa?
Oppure, se non aggiunge originalità, riesce a mantenersi vitale e
godibile, commovente e divertente, profondo e leggero come lo era
stato l’originale? È insomma all’altezza dell’originale?
Quasi
amici contava sulla bravura di un attore solido
come François Cluzet, una vera sicurezza del
cinema francese, e sulla comicità di Omar Sy. La
strana coppia funzionava e trascinava lo spettatore tra risate e
commozione con un ritmo coinvolgente, regalando alla Francia uno
dei suoi migliori incassi di sempre. The Upside
resta fedele all’originale ma non lo fa rimpiangere. Riesce a
dedicare ai rapporti umani quella cura che è l’essenza del film e
che non sempre è facile trovare nel cinema americano. Non
si trasforma in una commedia meccanica, che mira solo alla risata.
In diversi momenti si ride di gusto, ma lo si fa in modo
intelligente e mai gratuito. L’incontro-scontro tra il
mondo dei bianchi, rappresentato dal ricco Philippe e quello dei
neri, simboleggiato da Dell, due mondi opposti che si scoprono
complementari, è nell’America di oggi uno sprone all’integrazione e
un buon punto di partenza per una riflessione.
Il cast di The
Upside
Se il film riesce a
mantenere la sua verve e la sua complessità è merito di un buon
cast, a partire da Bryan Cranston – premiato
con Emmy e Golden Globe per la sua interpretazione di Walter White
nella serie televisiva Breaking Bad e
candidato all’Oscar per L’ultima parola – La vera
storia di Dalton Trumbo – che dà prova di duttilità e
grande sensibilità nell’interpretare Philippe, combattuto fra
l’attaccamento alla vita, la frustrazione dell’immobilità e il
dolore per la scomparsa della moglie, che lo portano a lasciarsi
andare. Kevin Hart –Scary Movie 3,
Jumanji: Benvenutinella
giungla, Una spia e mezzo – da attore comico dà
vita a divertenti siparietti, specie quando è alle prese con le
diavolerie da ricchi che popolano il mondo di Philippe. Quello che
forse non ci si aspetta è che si dimostri all’altezza anche dei
momenti più profondi, mostrando nuove sfaccettature del suo
talento.
A completare il cast Nicole
Kidman, che col suo aspetto esile e diafano interpreta in
modo misurato la apparentemente rigida ma sensibile Yvonne,
segretaria personale di Philippe. Julianna
Margulies è Lily, con cui Philippe ha una relazione
epistolare, mentre Tate Donovan è l’antipatico
Carter.
La colonna sonora e
l’omaggio ad Aretha Franklin
Infine, uno spazio va dedicato alla
colonna sonora. Quale modo migliore per rappresentare l’incontro
tra due mondi distanti, se non con due tradizioni musicali
totalmente differenti? Questo era un tratto distintivo di
Quasi Amici e resta tale anche in
The Upside. Lì c’erano la musica classica
e contemporanea di Mozart,
Bach,Vivaldi e
Ludovico Einaudi a illustrare i gusti di
Philippe, il suo mondo sofisticato e aristocratico da un lato; il
funk e il degli Earth, Wind & Fire
dall’altro, a dare voce al mondo di Driss. Qui Philippe è un amante
dell’opera, la Turandot e altri classici, del canto lirico
di Luciano Pavarotti, mentre l’idolo di Dell è “la
Regina del Soul”, Aretha Franklin, all cui memoria
il film è dedicato. Nessuno dei due protagonisti sopporta la musica
dell’altro, finché i due riescono a trovare una mediazione anche in
questo. L’importante traguardo è suggellato dal finale del film,
visivamente molto suggestivo e musicalmente affidato proprio alla
calda e potente voce di Aretha Franklin che vola sulle note di un
classico dell’opera. Le musiche originali del film sono di
Rob Simonsen.
Il Leone d’Oro alla carriera,
Tilda Swinton, ha incantato il pubblico della
Sala Grande di Venezia 77 con il suo discorso di
ringraziamento, una vera e propria dichiarazione d’amore al cinema.
Salendo sul palco, l’attrice premio Oscar ha esordito dicendo che
prima di salire sul quel palco pensava a due cose, “la prima è
cosa il cinema significa per me, la seconda era come essere in
grado di accettare questo riconoscimento con una faccia
seria.”
Ha poi continuato dicendo: “Il
cinema è il mio posto felice, la mia vera patria. La sua amicizia è
l’albero genealogico del mio cuore. I nomi sulla lista di coloro
che hanno ricevuto questo onore, nel frattempo, sono i nomi dei
miei maestri. Sono gli anziani della mia tribù. I poeti della
lingua che amo sopra gli altri. Canto le loro canzoni nella vasca
da bagno. Sono il ragazzaccio da film punk che fa l’autostop alla
stazione per arrivare ai piedi delle vette dei loro
successi.”
Dopo aver poi detto che si sente
solo all’inizio della sua carriera, l’attrice ha concluso:
“Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il tappeto magico
sta volando ancora e sempre sarà: il miglior equipaggiamento
protettivo personale possibile per l’anima. Viva Venezia. Cinema
cinema cinema. Wakanda Forever. Nient’altro che amore.”
Ecco il discorso di Anna
Foglietta in apertura di Venezia 77:
Buonasera a tutti e benvenuti alla
77esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia.
Una edizione speciale che già di
diritto entrerà nella storia. Innanzitutto perché ha sfidato le
insidie dell’incertezza grazie a un piano di sicurezza studiato nei
minimi particolari. La partecipazione attiva del pubblico, chiamato
responsabilmente a collaborare, dimostrerà che oggi in Italia si
può fare cultura senza correre rischi.
Questa edizione è stata voluta con
forza e tenacia dal direttore Alberto Barbera, e sostenuta e
supportata da tutti i direttori dei maggiori festival europei, e
dal nuovo Presidente della Biennale Roberto Cicutto, al quale
voglio fare il mio personale in bocca al lupo.
La Mostra d’arte cinematografica sta
per aprirsi, e si svolgerà nei giorni previsti; teatro, musica e
danza hanno mantenuto i loro programmi salvo qualche inevitabile
cambiamento. Architettura ed arte seppure rinviate al 2021-2022
sono comunque presenti nella mostra al Padiglione Centrale dei
Giardini che racconta la Storia della Biennale che proprio nel 2020
compie 125 anni. Nel più rocambolesco dei contesti mondiali, a
Venezia anche quest’anno sono arrivati film da ogni angolo della
terra, quei film che parlano di noi, delle differenze che ci
arricchiscono, dei cambiamenti che ci travolgono: ci avreste mai
creduto?
Abbiamo tutti pensato che non appena
avessimo ricominciato ad annusare la libertà saremmo tornati ad
abbracciarci più forte che mai e che ogni gesto che fino ad allora
reputavamo scontato sarebbe diventato il gesto per sempre. Ancora
siamo in un limbo, in una terra di mezzo dove la paura ci impedisce
di realizzare quello che davvero vorremmo, però guardiamoci
intorno… stiamo nuovamente condividendo un’esperienza culturale e
stiamo respirando, pur se filtrata, la stessa aria per vivere
insieme e in sicurezza un festival innovativo che rimarrà nella
storia come un modello che ci insegna che le cose, se ci si crede
veramente, si possono fare.
Che bel verbo…fare…ci ho ragionato
tanto in questo tempo sospeso. Fare è proprio una bella cosa,
propositiva, concreta, autentica. Questa estate ho conosciuto un
anziano signore, un contadino dignitoso come un dio, un uomo con
gli occhi piccoli e vivaci e le mani segnate dalla sua storia che
mi ha insegnato in maniera precisa l’importanza del fare senza
perdersi in chiacchiere. Quest’uomo buono è stato come un faro per
me, un simbolo vivente di un’Italia che lavora e che senza dire una
parola invita all’onestà, che attraverso l’esempio esorta a fare
senza porsi ulteriori interrogativi perché già nell’agire ci sono
tutte le risposte, e quindi la felicità. Mi ha fatto capire che
nel mio paese di persone che fanno ce ne sono eccome, ed io di loro
e a loro voglio parlare. A quella Italia fatta di sguardi attenti,
di etica e tradizione, di passione per la propria natura. Sentiamo
un richiamo antico che riecheggia dentro di noi accendendo un fuoco
fatto di sentimenti veri, una voce esplodere irrompere e dirci “Sei
vivo!”. Nonostante tutto quello che accade e che tenta di
trascinarci verso un baratro quella voce lotta e grida che siamo
vivi. Noi siamo vivi, e esserlo significa tornare ad Essere Umani,
significa lottare affinché ci sia sempre una valida e onorevole
alternativa all’abbrutimento intellettuale, all’anarchia del
lecito, alla visione unilaterale del reale.
Noi artisti in questo siamo non solo
facilitati, ma anche legittimati a cercare soluzioni: è il nostro
lavoro. E la nostra grande responsabilità è quella di tradurre
tutto questo in una lingua universale che tutti possano
comprendere.
Prendersi cura del pianeta e non
solo del nostro giardino, aiutare l’infanzia e non solo i nostri
figli, creare opportunità di benessere per tutti, e non solo per
noi stessi. Il valore del nostro essere umani sta proprio nel grado
di empatia che riponiamo nelle nostre azioni.
Questo è stato l’anno degli
invisibili e l’arte si è fatta più volte vostra portavoce, ed
allora io, anche da questo importantissimo palco, intendo
rivolgervi il mio più sentito grazie. Grazie a tutte le donne e gli
uomini che hanno lavorato e lavoreranno per Venezia 77: anche se
non godete mai dei riflettori della ribalta, siete la vera linfa e
il vero motore del Festival… siete come dei pionieri! GRAZIE.
Grazie Venezia, una città che ha
sofferto particolarmente, una città che è un riferimento per il
mondo e che ogni essere umano dovrebbe avere il diritto di visitare
almeno una volta nella vita. Ma il grazie più forte di tutti vorrei
rivolgerlo a tutti i medici, paramedici, staff sanitari, farmacisti
e tecnici, che hanno vissuto un incubo neanche lontanamente
paragonabile al nostro. E vorrei abbracciare forte tutti i
familiari delle vittime del Covid 19. Siete nel nostro cuore.
È stata dura, lo è ancora adesso.
Ma il futuro non è scritto. E forse questa volta abbiamo non solo
la facoltà ma anche il dovere di immaginarlo, e poi di costruirlo,
il mondo che verrà.
Ecco il trailer di Waiting
for the Barbarians, il film diretto da Ciro Guerra con
Mark Rylance, Johnny
Depp e Robert
Pattinson.
Dopo aver entusiasmato pubblico e
critica alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia 2019, dove è stato presentato in concorso,
arriva nelle sale italiane l’atteso Waiting for
the Barbarians del regista e sceneggiatore
colombiano Ciro Guerra (che nel 2015 ha
diretto Embrace of the Serpent, primo film colombiano
della storia ad essere candidato agli Oscar come Miglior Film
Straniero).
Basato sul pluripremiato romanzo
“Aspettando i Barbari” dell’autore Premio Nobel J. M.
Coetzee, che ne firma anche la sceneggiatura, il film
racconta la storia della crisi di coscienza di un Magistrato che si
ribella al regime. Il cast stellare è composto da Mark
Rylance (Premio Oscar come Miglior attore non protagonista
per Il ponte delle spie di Steven Spielberg, nonché vincitore
di tre Tony Awards, due Olivier Award e due BAFTA), Johnny
Depp (tre volte nominato agli Oscar come Miglior
Attore Protagonista per La maledizione della prima
luna, Neverland – Un sogno per la
vita e Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di
Fleet Street) e Robert
Pattinson (protagonista della saga
cult Twilight e dei film Bel Ami –
Storia di un seduttore e Come l’acqua per gli
elefanti, nonché prossimo Batmannell’attesissimo film
di Christopher Nolan), affiancati da Gana
Bayarsaikhan (Ex
Machina, Wonder Woman) e Greta
Scacchi (La ragazza nella nebbia, Presunto
innocente, I protagonisti). Prodotto e distribuito da
Iervolino Entertainment, Waiting for the
Barbarians sarà al cinema dal 24 settembre.
Andrea Iervolino ha
così dichiarato: “Dopo l’uscita del film in Usa e Canada, siamo
molto felici che il nostro film veda la luce anche in Italia,
grazie alla collaborazione con il circuito UniCi e la distribuzione
in circa 100 sale. Il film vanta la partecipazione di un cast
stellare dal grande talento incorniciato nella raffinata e potente
regia di Ciro Guerra e la straordinaria fotografia del Premio Oscar
Chris Menges. Il film, di nazionalità italiana, da valore aggiunto
a questo progetto che, non solo è stato girato anche in Italia, ma
vanta maestranze nostrane di tutto rispetto come Jacopo Quadri al
montaggio, Domenico Sica alla scenografia e Carlo Poggioli ai
costumi, solo per citarne alcuni. L’Italia ha bisogno di avere un
respiro internazionale, perché merita di ritornare ad essere la
culla del cinema e io sono contento di poter dare il mio contributo
affinché questo possa accadere molto presto.”
La trama di Waiting for the Barbarians
Il Magistrato, amministratore di un
isolato insediamento di frontiera al confine di un impero senza
nome, è in attesa di andare in pensione con l’arrivo del Colonnello
Joll, il cui compito è di riferire sulle attività dei “barbari” e
sulla situazione di sicurezza al confine. Joll inizia a condurre
una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei “barbari”
per mano del Colonnello e la tortura di una giovane donna “barbara”
portano il Magistrato a una crisi di coscienza e a un atto di
ribellione.
The
New Mutants potrebbe passare alla storia come il film
più sfortunato di sempre, ma è più facile che nell’opinione
pubblica finisca per essere preso a paragone dalla futura
cinematografia supereroistica come uno dei punti più bassi che il
genere abbia mai toccato. Il film di Josh Boone è
finalmente al cinema e questo rappresenta un traguardo incredibile,
considerato che è sopravvissuto ad un drastico posticipo a causa di
reshoot che poi non sono mai stati fatti, ad una fusione di
proporzioni epiche, quella che ha visto la Disney assorbire la Fox,
e addirittura ad una pandemia, con annesso lockdown mondiale.
Nonostante le difficoltà e
l’opinione genericamente negativa che già accompagnava il film,
questa recensione di The
New Mutants punterà ed evidenziare quali sono gli
aspetti positivi di un film, basato sui fumetti, ma che condensa in
sé innumerevoli generi cinematografici.
La storia di The New
Mutants
Il film è ambientato interamente
all’interno di un ospedale, una struttura che, secondo gli
occupanti, è una clinica in cui la Dottoressa Reyes aiuta i giovani
pazienti a controllare i loro poteri. Rahen, Illyana, Sam,
Robert e Danielle, i cinque pazienti
adolescenti, non sono infatti malati, ma sono giovani mutanti che,
con la pubertà, non vedono cambiare solo il loro corpo e i loro
impulsi, ma scoprono anche di dover fare i conti con delle abilità
fino a quel momento ignorate. Tuttavia, i cinque ragazzi presto
capiranno che quella struttura non è quello che sembra e che solo
unendo le loro forze potranno riuscire ad affermare se stessi, la
loro personalità ed a recuperare la libertà che è stata loro
negata.
Fratelli delle storie fondative
degli X-Men perché ideati da Chris
Claremont, i Nuovi Mutanti a fumetti
prendono vita in una versione riveduta e corretta, proprio perché
sarebbe molto difficile riadattare in maniera fedele per il cinema
le innumerevoli storie, personaggi, intrecci e vicende che i
fumetti impiegano anni a raccontare. Josh Boone
sceglie quindi una sua squadra, formata da Wolfsbane,
Magik, Cannonball, Sunspot e Mirage, e la
inserisce in una storia costruita ad hoc, che ovviamente prende
diversi spunti dalle pagine a fumetti,
non ultima la storia di Demon Bear.
Una mescolanza di
generi
Come accennato, il film è
difficilmente definibile in un solo genere, sebbene sia etichettato
come cinecomic nell’accezione canonizzata del termine, ovvero film
che ripropone le avventure di supereroi dei fumetti. In realtà
The
New Mutants è in parti uguali un thriller, un
horror, un escape movie, una storia di formazione,
psicologica e sessuale, e di amicizia, un action, soprattutto
nell’atto finale, una storia a lieto fine. Questo grande miscuglio
di temi e toni rende il film sbilanciato, con un primo atto troppo
lungo e lento rispetto ad un finale precipitoso che affretta alcune
trame e lascia disorientati.
Il pregio principale di The
New Mutants è costituito dal casting. Giovani, talentuosi,
molto diversi gli uni dagli altri, i protagonisti del film danno
spessore e grande cuore ad ognuno dei loro personaggi.
Maisie Williams, Anya Taylor-Joy e Charlie
Heaton, i più famosi del gruppo, sono senza dubbio coloro
che attirano maggiormente l’attenzione. Williams si conferma, al di
fuori della bolla di Game of Thrones, una
interprete molto sensibile, nonostante la giovane età; Taylor-Joy
lascia sicuramente il segno, aiutata anche da un fisico e da tratti
somatici originali e catalizzanti; Heaton riesce, anche con un
ruolo non predominante a tratteggiare un adolescente spaventato e
ferito, ricordando nei tratti e nelle movenze l’intensità che era
appartenuta a River Phoenix.
Non sono però da meno i due
protagonisti meno noti, Henry Zaga che fa della
prorompenza fisica il suo strumento principale, e Blu
Hunt, interprete intensa di un personaggio inquieto che è
a tutti gli effetti il cuore propulsore della storia. Alice
Braga (Dottoressa Reyes) svolge il suo compito con
diligenza, mettendosi però al servizio di quelli che sono i veri
protagonisti.
La ricerca di un posto nel
mondo
Nonostante qualche problema di ritmo
ed una storia sin troppo semplice e lineare, la forza di The
New Mutants è la forza dei mutanti Marvel in generale, che siano essi
forti e affermati X-Men o ragazzi alle prime armi che non conoscono
ancora la loro mutazione: la profonda umanità di ogni personaggio,
l’affannosa ricerca di un posto nel mondo, la difesa di se stessi e
la fratellanza che si crea tra ogni personaggi. Sono soli,
abbandonati e spaventati, ma capiscono che insieme possono essere
una famiglia.
In fin dei conti è questo il
messaggio più bello e più politico che questo tipo di personaggi ha
sempre portato nel mondo, e seppure in una maniera zoppicante ed
incerta, dopo diversi buchi nell’acqua dell’ultima produzione Fox
dedicata a questi personaggi, con The
New MutantsJosh Boone riesce a
restituirne lo spirito, supportato da un ottimo cast e dal
validissimo materiale di partenza.
L’uscita di L’Uomo d’Acciaio nel 2013 è servita
da trampolino di lancio per il DCEU, nel tentativo di creare un
universo di supereroi interconnesso su modello del già avviato
MCU. Come sappiamo, a causa di una
progettualità traballante e di film che non si sono rivelati i
successi sperati, il progetto dell’universo condiviso DC si è
schiantato sul flop di Justice League.
Questa situazione ha portato la
Warner a fermare le macchine e a resettare il suoi programmi. La
recente ondata di film targati DC ha settato un altro tipo di tono
e scopo per questi eroi, con Aquaman, Shazam, Wonder Woman e Birds of Prey che si sono
costruiti un percorso del tutto isolato e personale. Infine, Joker
di Todd Phillips ha settato un livello completamente differente di
racconto e scopo.
Non è chiaro in che modo The
Batman, che arriverà nel 2021, si adatterà alla narrativa in
corso del DCEU, alla luce delle informazioni disponibili sul film
che suggeriscono fortemente delle ambientazioni in un universo
alternativo. L’annunciato ritorno del Batman di Michael Keaton in The
Flash ha persino complicato le cose agli occhi dei
fan. Ancora, sebbene non si preveda che influenzerà interamente il
DCEU, l’imminente uscita della Justice League Snyder Cut presenta
molte possibilità interessanti per il franchise. È possibile che
l’uscita della versione di Snyder del film possa rimettere in pista
i progetti precedenti.
C’è una crescente convinzione che la
prossima strategia della DC sia quella di abbracciare l’idea di
molteplici realtà e versioni dei loro personaggi. E le notizie
emerse dal DC FanDome non hanno fatto altro che confermare questa
ipotesi, per non parlare delle esperienze televisive di Crisis on
Infinite Earths dell’Arrowverse, in cui ha fatto capolino anche
Ezra Miller.
Cameo di Ezra Miller in Crisis ha
dato il via all’idea del Multiverso DC
L’anno scorso, Crisis On
Infinite Earths di CW ha messo in scena un crossover ambizioso come
mai prima d’ora, con tutti gli eroi dell’Arrowverse che uniscono le
forze contro l’Anti-Monitor per salvare il multiverso. Oltre alla
posta in gioco sconvolgente della missione, il crossover in 5 parti
ha anche mostrato camei a sorpresa e interazioni di incarnazioni
passate degli eroi DC, stabilendo senza ombra di dubbio che ogni
proprietà DC live-action (film e TV) esiste su più Terre. Eppure,
la più grande sorpresa di Crisis si è rivelata essere il cameo del
Flash di Ezra Miller durante la parte 4 del
crossover.
Durante la scena iconica,
Miller-Flash ha finalmente incontrato la versione di Grant Gustin
del Velocista Scarlatto, uno scambio che è diventato il momento più
discusso dell’epopea. Il cameo di Miller ha confermato che il DCEU
fa parte del multiverso più ampio stabilito nelle serie
dell’Arrowverse, dimostrando che la DC sta adottando un approccio
unico utilizzando la sua divisione TV per piantare i semi per il
futuro del franchise.
È interessante notare che il famoso
cameo di Miller si è rivelato essere un’aggiunta (speciale)
dell’ultimo minuto. Dopo aver terminato la produzione per Crisis;
il creatore dell’Arrowverse Marc Guggenheim ha
raccontato che il capo della Warner Bros. Peter Roth ha chiesto
espressamente se Miller potesse essere presente nel crossover.
Questa richiesta suggerisce che l’inclusione di Miller in Crisis
non si basa esclusivamente sul fan service, ma piuttosto fa parte
di un piano più ampio che va avanti.
Il cameo di Miller non solo è stato
un momento emozionante, ma ha anche anticipato ciò che l’eroe ha
fatto dopo gli eventi di Justice League. Sulla base della rapida
conversazione tra i due velocisti, Barry Allen di Miller è ancora
in giro con il Cyborg di Ray Fisher, e sembra che
i due eroi stiano esplorando da soli il concetto di multiverso. Lo
sguardo confuso di Miller Flash suggerisce che non è nemmeno
consapevole dell’esistenza di mondi alternativi. Questa esperienza
potrebbe essere ulteriormente esplorata nel suo prossimo film da
solista.
Il cameo ha anche rivelato che il
Velocista Scarlatto di Miller non ha ancora adottato il nome di
“Flash”, aprendo così la strada al film DCEU per riconoscere gli
eventi del crossover Crisis. Alla luce di ciò, questo segnerà la
prima volta che gli eventi che sono emersi nella divisione TV
faranno finalmente parte del canone dei film.
In molti modi, il coinvolgimento di
Miller in Crisis on Infinite Earths dell’Arrowverse ha fornito
un’opportunità per il DCEU di esplorare una strada senza precedenti
di narrazione attraverso il multiverso, e la buona notizia è che
questa è solo la punta dell’iceberg.
Un cameo in Crisis di CW aveva
anticipato il coinvolgimento nel DCEU di
Michael Keaton
A parte il cameo di
Miller, Crisis di CW aveva una sfilza di cameo che mettevano a
confronto gli interpreti di personaggi DC del passato accanto a
quelli del presente. Tra queste ci sono state le apparizioni
speciali dei personaggi in Titans e Doom Patrol del DC
Universe, Superman di Tom Welling da Smallville, Superman di
Brandon Routh da Superman Returns e un cameo a sorpresa di Lucifer
di Tom Ellis. Tuttavia, c’è stato un cameo velocissimo che potrebbe
chiarire il
ritorno di Michael Keaton nel DCEU come Cavaliere
Oscuro.
Durante i momenti di apertura del
crossover, è stato mostrato un montaggio di Terre alternative che
include un’apparizione del giornalista Alexander Knox
(Robert Wuhl) dal Batman di Tim Burton. Ambientato in
Earth-89 (che è un ovvio cenno all’anno in cui il film è stato
presentato in anteprima), Knox è stato visto tenere in mano un
numero della Gotham Gazette con il titolo “Batman Captures Joker”
prima che la scena presentasse uno scorcio dell’iconico
Bat-Segnale. Ciò suggerisce che il Crociato Incappucciato di Keaton
sia andato a dare la caccia al Joker di Jack Nicholson per la
seconda volta in un punto successivo del loro universo.
La scena può essere anche soltanto
un divertente Easter Egg per i fan irriducibili di Batman, ma le
prove suggeriscono che è qualcosa che ha un significato più
importante. La rivelazione del ritorno di Keaton nei panni di
Batman per il DCEU suggerisce che il cameo di Wuhl in Crisis è
stato anche un set-up per il ritorno dell’attore. Il piano
multiverso di DCEU è stato davvero in lavorazione per tutto questo
tempo?
Flashpoint offre una lavagna pulita
per il DCEU (con l’aiuto del multiverso)
I giorni di incertezza per
il DCEU stanno finendo? Nelle scorse settimane, il franchise ha
trovato nuova linfa con l’annuncio dell’arrivo della Justice League Snyder Cut e con il DC
FanDome. Una delle principali conclusioni a seguito
delle cose mostrate durante l’evento è proprio quella che il
multiverso è in cantiere. Mentre il multiverso è stato ben
esplorato dal punto di vista dell’Arrowverse, il DCEU sta cercando
di introdurre il concetto a un pubblico più ampio, a partire da
The
Flash che nel 2022 dovrebbe aprire la strada.
Impostato per affrontare la trama di Flashpoint
Paradox dai fumetti, The Flash cercherà di reinventare il
DCEU portando anche il concetto di multiverso nel processo.
Il multiverso offre anche
l’opportunità di rivisitare le precedenti interpretazioni
live-action degli eroi DC, recuperando le loro avventure dopo gli
eventi del loro film. Dopo che Batman di Keaton ha finito di
aiutare Flash, il suo eventuale ritorno potrebbe potenzialmente
creare la trama di Batman Beyond a lungo
vociferata. A rendere più interessante la vicenda sarà anche il
cameo del Batman di Ben Affleck. Inoltre, Superman di
Brandon Routh, che è stato protagonista di Crisis
di CW, ora ha l’opportunità di tornare sul grande schermo per
aiutare a esplorare la trama di Kingdom Come
incentrata sull’Uomo d’Acciaio. Queste sono solo potenziali trame
che possono essere ulteriormente esplorate nel DCEU.
Con il multiverso a portata di mano,
il nuovo corso del DCEU offre lo spazio a trame inesplorate dalla
vasta libreria dei DC Comics di essere al centro della scena e allo
stesso tempo di percorrere nuove strade per il franchise.
L’enigmatico ma ipnotico Tenet è l’ultimo action ad alta concezione
partorito in modo fantastico dalla mente brillante di Christopher Nolan. Il film combina inversioni
del tempo e fantascienza a sequenze di spionaggio alla James
Bond per regalare al pubblico un turbinio di emozioni senza
sosta dall’inizio alla fine. Dal suo arrivo in sala, il film si è
guadagnato la fama di essere alquanto “confusionario”, richiedendo
approfondimenti e potenziali rewatch per comprendere appieno i
concetti con cui Nolan chiede al pubblico di districarsi.
Screen Rant ha raccolto 10 interessanti curiosità direttamente
dal backstage di uno dei film più attesi di questa difficile annata
cinematografica:
Il livello di segretezza della produzione
La segretezza che ha
circondato la produzione di Tenet era, in effetti, l’unica cosa che il pubblico
sapeva dell’ultima attesissima fatica di
Christopher Nolan. Ci è voluto un po’ di tempo prima che
venisse rilasciato il primo trailer ufficiale, che comunque non
aveva rivelato al tempo di cosa avrebbe effettivamente trattato il
film.
Probabilmente, la trama del film ha
iniziato ad acquisire un senso soltanto quando è stato rilasciato
il trailer finale poco prima dell’uscita nelle sale internazionali
lo scorso 26 Agosto. Tuttavia, questa totale segretezza ha avuto un
impatto anche sul cast. Ad esempio, a Sir
Michael Caine è stato permesso di leggere solo una parte della
sceneggiatura (quella relativa al suo personaggio), mentre le star
del film,
John David Washington e
Robert Pattinson, hanno potuto leggere la sceneggiatura
completa soltanto nelle stanze della Warner Bros., in totale
isolamento.
Il cast ha dovuto recitare davvero
“al contrario”
Per farla breve, Tenet esplora il concetto di “inversione”, il che
significa che determinati raccontati nel film eventi si
svolgono al contrario. Ciò è particolarmente evidente grazie al
montaggio finale, quando in alcune sequenze certi attori parlano al
contrario o si muovono al contrario, mentre altri parlano e
agiscono senza alcuna opposizione temporale.
Per alcune scene, gli attori hanno
dovuto effettivamente imparare a recitare determinate coreografie o
a pronunciare determinate battute della sceneggiatura al contrario.
Kenneth Branagh, in particolare, ha dovuto imparare a
pronunciare al contrario le sue battute con l’accento tipicamente
russo del suo personaggio.
Robert Pattinson ispirato a Christopher Hitchens
Il personaggio di
Robert Pattinson in Tenet – Neil – è uno dei più importanti del film. La
performance dell’attore sembra essere ispirata alla figura di James
Bond, con Neil che si rivela un agente segreto assai gentile e
sofisticato.
Tuttavia, ciò che è davvero
interessante è che Pattinson non ha usato James Bond come
ispirazione diretta per il suo personaggio. Come modello principale
per Neil, l’attore ha usato il compianto giornalista e scrittore
britannico Christopher Hitchens.
Effetti pratici e stunt al 100%
Con il miglioramento della
tecnologia e della CGI negli ultimi due decenni, è diminuita anche
la necessità di effetti pratici, con gli studi cinematografici che
hanno optato sempre più per la computer grafica a causa dei suoi
metodi più economici e rapidi per produrre gli effetti
desiderati.
Tuttavia, per Tenet,
Christopher Nolan ha scelto che il suo film fosse realizzato
interamente con effetti pratici, rifiutandosi di utilizzare il
green screen durante la produzione del film. Ciò non sorprende,
data l’irriducibile preferenza di Nolan per gli effetti pratici e
l’utilizzo del lavoro digitale solo quando assolutamente
necessario.
Un progetto in cantiere da 20 anni
Anche se Nolan ha iniziato
a lavorare alla sceneggiatura di Tenet solo circa sei anni fa, le idee alla base del
film erano presenti nella mente del regista da oltre 20 anni.
Chiunque abbia visto il film avrà sicuramente notato che queste
idee sono state elaborate per diverso tempo, dal momento che lo
stesso si basa chiaramente su un delicato equilibrio tra
fantascienza e realtà scientifica.
La quantità di ricerche necessarie
affinché Tenet avesse una sua veridicità ha richiesto diversi
anni per essere completata, per non parlare della piena
comprensione e condensazione di tutti questi elementi in un film
che potesse comunque essere considerato un blockbuster.
Un vero aereo è stato fatto esplodere
Uno dei momenti certamente
memorabili del film deriva dal piano del personaggio di Neil di far
schiantare un aereo. La scena stessa appare incredibile, come se,
ai fini del film, un vero aereo si fosse schiantato contro un
edificio. Il motivo per cui sembra così reale è che in realtà… lo
era!
Inizialmente,
Christopher Nolan avrebbe utilizzato le miniature per
realizzare la scena, ma si è reso conto che sarebbe stato più
economico acquistare semplicemente un aereo in disuso e farlo
schiantare contro un edificio reale. Questa non è la prima volta
che Nolan demolisce un aereo per un suo film: era già successo per
l’indimenticabile apertura de Il
cavaliere oscuro – Il ritorno, dove Bane organizza una
fuga a mezz’aria.
Il titolo originale
Il palindromico titolo Tenet aiuta a legarsi perfettamente al concetto
del film, con l’inversione che è l’elemento chiave che il pubblico
deve capire per comprendere appieno la trama e le azioni del
film.
Tuttavia, il film non ha sempre
portato quel titolo di Tenet. Il titolo provvisorio del film,
“Merry Go Round” (traducibile come “Buona
corsa”), rifletteva per certi versi la trama del film in modo
abbastanza descrittivo, ma mancava del semplice impatto derivato
dal definitivo
Tenet.
Uno dei film più costosi della storia
Inutile dire che
Christopher Nolan è uno dei registi più celebrati che lavorano
a Hollywood oggi. Di conseguenza, qualunque cosa il regista voglia,
la riesce ad ottenere. Quindi, nonostante sia un film originale
(che sono generalmente più economici dei franchise e della saga),
lo studio ha dato a Nolan un enorme budget di 205 milioni di
dollari per la realizzazione del film.
Si tratta di un budget enorme per un
film originale, cosa che ha reso Tenet uno dei film più costosi di tutti i tempi.
Sebbene film come Avengers:
Endgame hanno ricevuto budget ancora più elevati, in quel
caso era molto più probabile che il film si potesse rivelare un
successo al box office, proprio perché legato ad grande franchise.
Il fatto che ad un film originale sia stato assegnato tale budget
mostra quanto la Warner Bros. apprezzi le capacità di Nolan e creda
nel suo potenziale.
La massima accuratezza scientifica
In sostanza, Tenet è un film di fantascienza che ovviamente si
basa più sull’immaginazione che sulla scienza. Tuttavia, nonostante
ciò,
Christopher Nolan voleva comunque che il suo film fosse fondato
su una sorta di realismo scientifico.
Per ottenere questa accuratezza o
almeno la maggiore plausibilità possibile, Nolan ha chiesto al
fisico Kip Thorne di leggere la sceneggiatura e di offrire un aiuto
nell’elaborazione dei
concetti tirati in ballo . Inutile dire che il contributo di un
vero genio accademico ha dato a Tenet un proprio vantaggio sul piano del realismo.
Il personaggio di Kat
La
protagonista femminile di Tenet, Kat, è straordinariamente interpretata da
Elizabeth Debicki. Alcuni direbbero che il ruolo era perfetto
per lei, ma ciò che è interessante è che il pubblico non è l’unico
a pensarlo. A quanto pare, il ruolo di Kat è stato scritto pensando
proprio all’attrice.
Il ruolo di Kat è
stato offerto a Debicki direttamente da
Christopher Nolan, ma l’attrice ha insistito comunque per
sostenere un provino in modo da sincerarsi di essere la persona
giusta per la parte. La scelta di Nolan è avvenuta quando la sua
storica produttrice (nonché moglie) Emma Thomas ha insistito perché
riscrivesse la parte di Kat proprio per Debicki dopo averla vista
in
Widows – Eredità criminale.