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No Time to Die: il trailer ufficiale del nuovo Bond

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No Time to Die: il trailer ufficiale del nuovo Bond

È stato diffuso un nuovo trailer ufficiale italiano di No Time to Die, il prossimo film dedicato al franchise di James Bond che vedrà protagonista Daniel Craig.

SINOSSI di No time to Die

In No Time To Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.

Diretto da Cary Joji Fukunaga, l film vedrà protagonisti un cast d’eccezione composto da Daniel CraigLéa SeydouxRalph FiennesRami MalekNaomie HarrisBen WhishawJeffrey WrightAna De Armas, Rory Kinnear, Dali Benssalah, Billy Magnussen, David Dencik e Lashana Lynch.

MCU: i 10 personaggi secondari più sottovalutati

MCU: i 10 personaggi secondari più sottovalutati

Il MCU è pieno zeppo di personaggi memorabili, anche se i personaggi principali del franchise possono variare da film a film. Tuttavia, almeno fino ad oggi, i personaggi principali sono stati sicuramente i Vendicatori e Thanos. Nuovi personaggi come Black Panther e Captain Marvel diventeranno certamente personaggi ancora più centrali, ora che Iron Man e Captain America non ci sono più. Tuttavia, c’è anche un altro gruppo di personaggi che opera più nell’ombra ma che contribuisce ugualmente a avanti la storia. Parte del motivo per cui il MCU ha avuto così tanto successo è che anche molti dei personaggi secondari dinamici e interessanti. In effetti, come portato alla luce da Screen Rant, molti di questi personaggi meritano più attenzione, perché spesso ampiamente (e ingiustamente) sottovalutati.

Maria Hill

Anche se Maria Hill è apparsa in molti film del MCU nel corso degli anni, a cominciare da The Avengers del 2012, il suo personaggio non è mai stato sviluppato a dovere, né esplorato realmente in profondità.

È un personaggio che piace a molti fan, oltre ad essere estremamente intelligente e capace. È un peccato che le sue origini e il suo background non siano stati approfonditi di più nei vari film, anche perché era uno dei pochi personaggi femminili durante i primi anni di vita del franchise.

Peggy Carter

Peggy Carter è un altro personaggio che molti fan amano e che non ha mai avuto davvero la sua grande occasione. Nonostante abbia ottenuto una serie tv a lei dedicata, lo show è stato cancellato dopo soltanto due stagioni (senza considerare che le serie Marvel non hanno mai avuto lo stesso impatto dei film).

Il modo in cui la sua trama è stata gestita nei vari film non ha mai reso davvero giustizia al personaggio. Avengers: Endgame ha finito per “sbarazzarsi” dello sviluppo del personaggio e del suo passato assicurandosi semplicemente cnhe Steve Rogers potesse finalmente vivere la sua vita insieme a lei. Per una donna così pionieristica, forte e tosta, è stato un vero peccato.

Sif

Sif è un altro personaggio che è apparso in alcuni dei primi film del MCU e poi è scomparso dalla circolazione. Era un personaggio con tantissimo potenziale, che sfortunatamente non ha avuto lo sviluppo e lo spazio che si meritava.

Le sue abilità di guerriera la rendevano affascinante e sarebbe stato fantastico vederla interagire con più personaggi oltre a quelli dell’universo di Thor

Pepper Potts

Purtroppo, molti dei personaggi di questa lista sono donne, e questo perché per molti anni il MCU ha avuto personaggi femminili incredibili che – purtroppo – non hanno avuto abbastanza tempo a disposizione sullo schermo. Pepper Potts è chiaramente una donna di grande talento con capacità di leadership. Quando ha iniziato a gestire le Stark Industries, è stata una cosa grandiosa per l’azienda.

Tuttavia, la maggior parte delle sue scene nei film ruotano attorno alla sua relazione con Tony Stark, e per lo più viene concepita come un semplice interesse amoroso. In realtà, questo personaggio ha molto più potenziale di quanto visto sullo schermo. 

Loki

Se prendiamo in considerazione il fandom della Marvel, Loki potrebbe non sembrare un personaggio sottovalutato, poiché è davvero molto amato da tantissime persone. È anche uno dei pochi personaggi in questa lista che avrà la sua serie su Disney+, quindi ci sarà sicuramente l’opportunità di esplorare ancora di più la storia il personaggio.

Tuttavia, trattandosi di un personaggio tanto interessante quanto quello di suo fratello, siamo certi che avrebbe merito molto più spazio al cinema.

Hela

Hela è l’unico personaggio di questa lista ad essere un cattivo a tutti gli effetti, e anche lei è apparsa soltanto in un film. Tuttavia, ha avuto un bel impatto sull’intero universo e sull’immaginario dei fan.

È stata uno degli antagonisti più coinvolgenti del MCU e la performance di Cate Blanchett ha decisamente elevato la caratura del personaggio. È un peccato che le dinamiche familiari tra Hela, Thor e Loki non siano state esplorate di più…

Maria Rambeau

Maria Rambeau è un personaggio che è apparso solo in un film, ed è probabile che potrebbe non apparire nei futuri film di Captain Marvel. Tuttavia, si spera che lo sarà. In qualità di pilota straordinario e madre single, è un personaggio con cui è molto facile identificarsi e che ha il potenziale necessario per essere uno dei non-eroi più avvincenti di sempre.

A molti fan è piaciuta molto anche la relazione tra Maria e Carol Danvers, e pensano che abbia più senso trasformare tale rapporto in una relazione LGBTQ+ rispetto a quello tra Carol e Valkyria.

Bucky Barnes

Bucky Barnes è un altro personaggio che ha un gran numero di fan. È sicuramente uno dei personaggi preferito dal fandom e sarà anche co-protagonista di una prossima serie tv in arrivo su Disney+.

Tuttavia, almeno fino ad oggi, Bucky non ha avuto lo spazio o lo sviluppo sullo schermo che meritava. Il personaggio è ancora potenzialmente avvincente, dato il suo passato con Steve  Rogers e quello che gli ha fatto l’HYDRA, ma ciò non toglie che già in passato avrebbe meritato un’attenzione ancora maggiore.

James “Rhodey” Rhodes

Rhodey è un personaggio di colore, e sappiamo quanto i Marvel Studios abbiano faticato nel corso degli anni in materia di “inclusione”. Anche se Rhodey è un personaggio affascinante, considerato soprattutto il suo background militare e la sua relazione con Tony Stark, viene scelto principalmente per il ruolo di aiutante.

Ci sono molte cose sulla sua storia e sulla sua personalità che avrebbero potuto essere sviluppate e sfruttate ai fini narrativi in maniera diversa.

Shuri

In Black Panther, Shuri è uno dei principali membri del cast, ma è apparsa a malapena negli ultimi due film degli Avengers. Si spera che questo cambierà nei film futuri e non solo in Black Panther 2.

La sua energia vitale, il suo senso dello stile, il suo ironico senso dell’umorismo e il fatto che sia la persona più intelligente del MCU, la rendono un personaggio molto affascinante, che merita assolutamente di essere approfondito in futuro.

Letitia Wright dice addio a Chadwick Boseman, sarà lei la nuova Black Panther?

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Anche Letitia Wright ha condiviso il suo tributo a Chadwick Boseman, a ormaicinque giorni dall’annuncio della sua prematura morte a causa di un cancro al colon. L’attrice, che in Black Panther interpreta Shuri, la geniale sorella minore di T’Challa, ha condiviso un video molto toccante, in cui parla del suo dolore di sorella per la perdita di un fratello.

Ecco di seguito il video:

https://www.instagram.com/p/CEnRJPMBPT6/

Al di là della bellezza e delicatezza di questo ricordo, Wright potrebbe essere al centro di un rinnovato interesse per i Marvel Studios, visto che potrebbe essere proprio lei ad occupare il posto lasciato vuoto da Boseman. Di fronte al rifiuto di scegliere un nuovo attore per il ruolo, lo Studio potrebbe infatti rivolgersi proprio a Letitia/Shuri, visto che nei fumetti è lei che ad un certo punto assume il ruolo di Regina del Wakanda e Black Panther del suo popolo.

Al momento possiamo immaginare che la produzione del sequel di Black Panther sia stata messa completamente in fermo, con un lavoro di riscrittura che sarà necessario alla luce delle tristi novità.

Dwayne Johnson e la sua famiglia hanno avuto il Coronavirus

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Dwayne Johnson e la sua famiglia hanno avuto il Coronavirus

Dwayne Johnson è soltanto l’ultima star di Hollywood in ordine di tempo a cui è stato diagnosticato il COVID-19. Tom Hanks e Rita Wilson sono state le prime celebrità a risultare positive al virus. Anche se all’epoca non erano negli Stati Uniti, il virus era già in agguato a Hollywood. Idris Elba è stata la star successiva a risultare positiva, e con il passare del tempo il numero di casi è aumentato, con tantissime altre star (tra cui anche Bryan Cranston) risultate tutti positivi al virus.

The Rock ha iniziato la sua carriera come star della WWE ed in poco tempo è diventato uno degli attori più richiesti di Hollywood. Ha preso parte alla longeva saga di Fast and Furious, ha doppiato Maui nel classico Disney Oceania ed è stato protagonista del riavvio del franchise di Jumanji. Tra i prossimi progetti dell’attore figurano anche l’attesissimo Black Adam, cinecomic DC in arrivo al cinema il prossimo anno, e l’action thriller Red Notice in cui reciterà al fianco di Ryan Reynolds e Gal Gadot.

Dwayne Johnson ha annunciato la sua diagnosi di COVID-19 attraverso un post su Instagram. Ha filmato un video di 11 minuti in cui spiega che lui, sua moglie e le sue due figlie sono risultati positivi al virus un paio di settimane fa. Ha rivelato che, sebbene sia stato uno dei momenti più difficili che abbia mai dovuto affrontare, adesso lui e tutta la sua famiglia si sono completamente ripresi. Mentre lui e sua moglie presentavano sintomi gravi, le sue due figlie avevano solo una leggera tosse. L’attore ha spiegato di aver contratto il virus da alcuni amici di famiglia e ha ricordato ai fan di restare vigili, poiché il virus è ancora in circolazione.

I fan hanno naturalmente mostrato tutto il loro sostegno attraverso i commenti. Il video ha raggiunto oltre 1,3 milioni di visualizzazioni e non c’è da stupirsi, considerato che The Rock è una celebrità amata non solo per il suo lavoro ma anche, e soprattutto, per la sua personalità. Per vedere il video, cliccate sull’immagine di seguito:

The Boys 2: recensione della serie Amazon Prime Video

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The Boys 2: recensione della serie Amazon Prime Video

Dal 4 settembre The Boys 2 sarà disponibile su Amazon Prime Video con i primi tre episodi della seconda stagione di The Boys e con i restanti cinque distribuiti uno a settimana, ogni venerdì. Si tratta di un appuntamento temuto e atteso dai fan di Butcher e di Patriota, che tornano a capeggiare le rispettive fazioni, facendo i conti con un profondo cambiamento.

Perché se al primo giro era stata una vera scoperta, travolgente, scorretta, violenta e volgare, al secondo giro Eric Kripke non fa sconti e alza l’asticella, regalandoci innanzitutto una serie di dinamiche nuove, approfondite, che non si adeguano assolutamente a quanto già visto (ma lo elevano) e in secondo luogo approfondisce, modifica, fa crescere i personaggi che già conoscevamo, inserendoli in situazioni nuove, soprattutto alla luce dei fatti visti in chiusura del primo ciclo.

The Boys 2, decostruzione di due leader

La serie si apre sul funerale di Translucent, che era stato brutalmente ucciso dai Boys e che gli aveva messo contro i Sette. Patriota dal canto suo cerca di prendere il comando della Vought, tentando di occupare il vuoto lasciato da Madelyn. Tuttavia si troverà a confrontarsi con due personaggi nuovi davvero difficili da fronteggiare: da una parte il minaccioso Stan Edgar, amministratore delegato dell’azienda che lo tiene per il guinzaglio e gli ricorda il suo ruolo di puro oggetto di marketing all’interno dell’organizzazione; dall’altra arriva nel gruppo, a sostituire Translucent, Stormfront, sfrontata, irriverente e affascinante nuova “eroina” che gli renderà la vita complicata.

Per quanto riguarda Butcher, a inizio serie viene creduto disperso, ma non tarda a riprendere il suo posto trai Boys, che nel frattempo si erano dati alla clandestinità. Tuttavia la sua scoperta che la moglie è ancora viva e il conseguente venir meno della sua motivazione principale di odio nei confronti dei Sette, lo spinge a ridimensionare anche il suo atteggiamento, diventando leggermente più ragionevole e riflessivo, senza però perdere un briciolo della sua sanguinosa violenza. In questo processo gli viene in soccorso Hughie, che nella prima stagione era stato un protagonista vittima degli eventi, maldestro e forse un po’ fuori posto. Adesso, il giovane si impegnerà ad occupare con “onore” il suo posto nei Boys, scalando anche le vette del comando e diventando un pari di Butcher, quando in precedenza ne era stato una sorta di allievo.

Il politicamente scorretto come impegno… politico

La serie a fumetti di Garth Ennis Darick Robertson trova un suo secondo adattamento, un seguito naturale alla prima stagione di grande successo di The Boys, un proseguimento più grande, più maturo, più approfondito, ma anche più violento, scorretto, sgradevole, senza la minima traccia di eroismo, politicamente scorretto, non solo per ciò che mostra, ma anche perché in un’epoca di timore e di grandissima (a volte eccessiva) attenzione a ciò che si racconta e si dice, The Boys 2, più che mai, non fa sconti e mette su piazza tutti gli argomenti di maggiore attualità sociale e politica, sbattendo in faccia allo spettatore razzismo, sessismo, violenza, nazionalismo.

Questo fa di The Boys 2 non solo una serie politicamente scorretta, ma una serie politica, civile e tutt’altro che poco attenta o superficiale. La serie di Kripke ci mostra il mondo come potrebbe essere se smettessimo di tentare di combattere tutto ciò che crediamo sbagliato, ci mostra l’apologia, portata all’estremo, di vizi sistemici della nostra società, che esistono e che poco a poco si cerca di sradicare. E insieme a questo importantissimo valore sociale, la serie è anche intrattenimento puro, ma solo per i forti di stomaco.

The Batman: Robert Pattinson ha sempre avuto l’approvazione di Nolan

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Il tour promozionale di Tenet si sta rivelando l’occasione perfetta per la stampa di provare a carpire quante più dichiarazioni possibili sugli argomenti più svariati da parte di Christopher Nolan. Dopo aver discusso del suo futuro con i cinecomics, adesso il regista ha commentato anche la scelta di Robert Pattinson come protagonista di The Batman, essendo l’attore tra i membri del cast del suo ultimo film e avendo Nolan, in passato, diretto un’intera trilogia dedicata al Cavaliere Oscuro.

Intervistato da Entertainment Tonight, Christopher Nolan si è detto entusiasta del lavoro sicuramente straordinario che Pattinson farà come nuovo Crociato di Gotham, parlando di come le varie iterazioni sul grande schermo contribuiscano a mantere sempre viva la natura del personaggio: “Una delle prime cose che ho imparato quando andai a parlare con la DC Comics prima di Batman Begins è che il personaggio di Bruce Wayne prospera proprio grazie alle varie riletture. Ogni generazione dà vita alla sua versione di Batman ed è questo che permette di mantenere sempre vivo e aggiornato il suo mito e la sua leggenda.”

Parlando invece del casting di Robert Pattinson, Nolan ha spiegato che fin da subito, quindi prima ancora di vedere le prime immagini ufficiali del film di Matt Reeves, sapeva che l’attore avrebbe dato vita ad una nuova interessante iterazione del personaggio. Come faceva a saperlo? Gli è bastato lavorare con lui sul set di Tenet: “Avendo lavorato con Robert posso dire con assoluta certezza che può fare qualsiasi cosa si metta in testa di fare. Non potrei essere più eccitato di così nello scoprire cosa farà con Batman.”

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Thor: Love and Thunder, Natalie Portman in Australia per le riprese?

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Natalie Portman è arrivata in Australia, presumibilmente per iniziare a girare Thor: Love and Thunder. L’attrice premio Oscar ha fatto il suo debutto nel MCU nel 2011 con il primo Thor diretto da Kenneth Branagh, per poi tornare nei panni di Jane Foster in Thor: the Dark World del 2013. Il personaggio è stato poi assente in Thor: Ragnarok del 2017 (nonostante sia poi apparso brevemente in Avengers: Endgame del 2019).

Adesso, la Portman tornerà nell’universo del Dio del Tuono, anche se in un ruolo molto diverso, poiché in Love and Thunder il suo personaggio diventerà ufficialmente Mighty Thor. L’idea che Jane diventasse il nuovo Thor è presa direttamente dai fumetti, dove il personaggio si ammalò di cancro e ricevette assistenza da Asgard, dimostrandosi degna di brandire il Mjolnir. In uno dei più grandi plot twist dei fumetti, ogni volta che Jane prendeva in mano il martello e si trasformava in Thor, i suoi trattamenti contro il cancro venivano invertiti, aggiungendo un pesante elemento di conflitto alla sua situazione.

Il ruolo di Portman come nuovo Thor in Love and Thunder è stato ufficializzato nel 2019, ma da allora non ci sono stati grandi aggiornamenti in merito alla trama del film. Adesso, però, il Daily Mail riferisce che l’attrice premio Oscar è arrivata con la sua famiglia in Australia, e pare che sia proprio per iniziare a lavorare sul film, anche se al momento non esiste ancora nessuna conferma in merito, né sappiamo quando le riprese inizieranno ufficialmente.

In Thor: Love and Thunder si parlerà anche della malattia di Jane Foster?

Ad oggi non sappiamo se Love and Thunder affronterà apertamente il tema del cancro al seno di Jane Foster, come accaduto nei fumetti. Tempo fa, in merito alla questione, Taika Waititi aveva dichiarato: “Non lo sappiamo. Quell’arco narrativo nei fumetti è stato di grande ispirazione e ha influenzato le prime bozze della sceneggiatura. Ma alla Marvel, cambiamo sempre tutto. Potrei dire una cosa adesso, e tra due anni sarebbe completamente l’opposto, addirittura quella cosa potrebbe non esistere più. Continuiamo a scrivere  anche in fase di post-produzione.”

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Dune: Denis Villeneuve non è soddisfatto della versione di Lynch

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Dune: Denis Villeneuve non è soddisfatto della versione di Lynch

Denis Villeneuve, il regista del prossimo adattamento cinematografico di Dune, ha ammesso di non essere totalmente soddisfatto della versione realizzata da David Lynch nel 1984. Prima che venisse confermata la nuova trasposizione del celebre romanzo sci-fi di Frank Herbert, il film di Lynch è stato per più di trent’anni l’unico adattamento destinato al grande schermo di quell’opera.

In molti ricorderanno che la produzione della versione di Lynch fu particolarmente travagliata, e che il film venne non solo stroncato dalla critica ma accolto negativamente anche dal pubblico. Di recente lo stesso Lynch ha ammesso di non ricordare con particolare affetto il suo adattamento. Nel 2000 il romanzo è stato adattato per il piccolo schermo (la miniserie Dune – Il destino dell’universo), ma da allora nessuno ha più cercato di destreggiarsi con il complicato materiale originale partorito dalla mente di Herbert.

Per anni molti si sono chiesti se il romanzo originale non fosse semplicemente “infilmabile”, fino a quando non è stato confermato che Denis Villeneuve, regista di Sicario, Arrival e Blade Runner 2049, avrebbe diretto un nuovo adattamento della colossale opera fantascientifica. In una recente intervista con Empire, è stato proprio il regista ha spiegare perché ha accettato di dirigere la nuova traspozione.

Nel corso dell’intervista, Villeneuve ha ammesso di non essere totalmente soddisfatto del modo in cui Lynch ha interpretato la storia, nonostante sia un grandissimo fan del regista: “Sono un grande fan di David Lynch. È un maestro. Quando ho visto il suo Dune ricordo l’eccitazione e la gioia, ma la sua visione… devo ammettere che ci sono parti che amo e altri elementi che non mi fanno sentire propriamente a mio agio. Diciamo che non sono mai stato totalmente soddisfatto da quel film. Ecco perché ho sempre pensato tra me e me: ‘C’è bisogno di un altro film basato su quel film… c’è bisogno di una sensibilità diversa’.”

Dune e i vari tentativi di portare il romanzo al cinema nel corso degli anni

Considerando quanto sia amato e al tempo stesso intricato il romanzo originale di Herbert, è facile capire perché Lynch e diversi altri registi nel corso degli anni non siano mai riusciti a trasformare l’esperienza sul grande schermo in qualcosa di davvero soddisfacente. In effetti, il divario lungo circa 36 anni tra l’adattamento di David Lynch e il nuovo riavvio di Denis Villeneuve in arrivo a Dicembre è pieno di storie di personalità del mondo di Hollywood che non sono mai riuscite a catturare davvero l’essenza del romanzo. Sarà riuscito nell’ardua impresa Villeneuve? Purtroppo, lo scopriremo soltanto una volta che il film verrà distribuito al cinema… 

CORRELATE:

In DuneTimothée Chalamet interpreterà il protagonista Paul Atreides, nato sul pianeta Caladan dal matrimonio fra il duca Leto Atreides I e la sua concubina Lady Jessica. Nel cast anche Javier BardemZendayaOscar IsaacRebecca FergusonStellan SkarsgardDave Bautista, Charlotte Rampling Jason Momoa. Ricordiamo che il film arriverà nelle sale americane il 18 Dicembre 2020.

Venezia 77: intervista a Luigi Lo Cascio per Lacci

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Venezia 77: intervista a Luigi Lo Cascio per Lacci

Ecco la nostra intervista a Luigi Lo Cascio, protagonista di Lacci, il nuovo film di Daniele Luchetti, presentato in apertura alla settantasettesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Con lui, nel film, ci sono protagonisti Alba RohrwacherLaura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi.

Lacci, il film

Napoli, primi anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo di Domenico Starnone, per il “New York Times” uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film di Daniele Luchetti.

Lacci sarà proiettato mercoledì 2 settembre, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia, nella serata di apertura della 77. Mostra. Prodotto da IBC Movie con Rai CinemaLacci è scritto da Domenico StarnoneFrancesco Piccolo e Daniele Luchetti.

Daniele Luchetti nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da regista, Domani accadrà (1988), che vince il David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il successivo Il portaborse (1991) è il suo primo grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al festival di Cannes e vince il David di Donatello per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore protagonista. Successivamente dirige La scuola (1995), I piccoli maestri (1998) e Mio fratello è figlio unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo Scamarcio, che viene presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard e si aggiudica 5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes nel 2010, questa volta in concorso, con il film La nostra vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.

Lacci, la recensione

Christopher Nolan: “Il mio lavoro con la DC è finito”

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Christopher Nolan: “Il mio lavoro con la DC è finito”

Il regista e sceneggiatore Christopher Nolan, attualmente nelle nostre sale con la sua ultima fatica Tenet, ha confermato che la sua esperienza con i film di supereroi si è ufficialmente conclusa. Dopo i due Batman diretti negli anni ’90 da Joel Schumacher, Batman Begins di Nolan ha non solo riavviato le avventure del Crociato di Gotham sul grande schermo, ma in larga parte anche rivoluzionato il genere supereroistico al cinema.

Ancorando il personaggio di Bruce Wayne alla realtà, Nolan ha indubbiamente contribuito ad inaugurare l’era moderna dei cinecomics, facendo in qualche modo da pioniere rispetto a tutto ciò che è poi arrivato dopo. Il cavaliere oscuro è ancora oggi considerato uno dei più grandi film tratti dai fumetti di tutti i tempi, anche se dopo la fine della sua trilogia dedicata all’iconico personaggio DC, il regista britannico non è mai più stato coinvolto in alcun progetto legato all’universo dei fumetti (fatta eccezione per L’uomo d’acciaio di Zack Snyder, dove figura in quanto autore del soggetto).

In una recente intervista con Geeks of Color, Christopher Nolan e John David Washington hanno discusso dell’ultimo sconvolgente film del regista, Tenet. Verso la fine dell’intervista, a Washington è stato chiesto un commento in merito al fatto che molti fan vorrebbero vederlo nei panni di Lanterna Verde e se fosse effettivamente disponibile ad universi al DCEU. A quel punto Washington si è girato verso Nolan e ha esclamato: “Chiedetelo a lui”, ipotizzando un possibile film sul personaggio diretto proprio dal regista, che si è limitato a rispondere così alla provocazione dell’attore: “Credo che i miei giorni con la DC siano finiti. Tuttavia, John sarebbe una scelta davvero eccellente.”

HBO Max sta attualmente sviluppando una serie tv dedicata a Lanterna Verde, mentre alla Warner Bros. dovrebbe essere ancora in cantiere un film dedicato al Corpo delle Lanterne Verdi. Entrambi i progetti mirano a rilanciare il franchise dopo che il film di Ryan Reynolds del 2011 è stato stroncato sia dai fan che dalla critica. Anche se i personaggi del film e della serie non sono ancora essere scelti, Washington potrebbe davvero essere una scelta interessante per un eroe come John Stewart.

Nonostante la sua carriera sia ancora agli inizi, John David Washington ha già dimostrato di essere un attore di grande talento grazie al suo ruolo nella serie Ballers e nel film BlacKkKlansman di Spike Lee, grazie al quale ha anche ricevuto una nomination ai Golden Globes.

Quentin Tarantino: 10 cose che non sai sul regista

Quentin Tarantino: 10 cose che non sai sul regista

Considerato uno dei registi più influenti della sua generazione, Quentin Tarantino ha contribuito in modo inequivocabile a ridefinire il cinema degli ultimi tre decenni, pur avendo diretto soltanto nove lungometraggi. Con le sue opere ha portato all’ennesima potenza il postmodernismo, dando vita a nuovi linguaggi e tecniche oggi di estrema popolarità.

I dialoghi iperrealistici, la violenza eccessiva, la non linearità della narrazione e il citazionismo sono tra i suoi principali marchi di fabbrica. Il tutto condito da quell’estetica pulp che da sempre contraddistingue il suo cinema. Ogni suo nuovo film è atteso come un vero e proprio evento, che non manca di dividere critica e pubblico, ma suscitando sempre e comunque emozioni forti.

Ecco 10 cose che non sai di Quentin Tarantino.

Quentin Tarantino Pulp Fiction

Quentin Tarantino: la sua filmografia

10. Ha scritto e diretto film estremamente famosi. Tarantino debutta al cinema nel 1992 con il film Le iene, dove dirige gli attori Steve Buscemi e Tim Roth. La consacrazione arriva però nel 1994 con Pulp Fiction, con John Travolta e Samuel L. Jackson, che gli vale la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Successivamente dirige l’episodio L’uomo di Hollywood del film Four Rooms, e poi Jackie Brown (1997), Kill Bill: Volume 1 (2003), Kill Bill: Volume 2 (2004), Grindhouse – A prova di morte (2007), con Kurt Russell, Bastardi senza gloria (2009), con Brad Pitt, Django Unchained (2012), con Jamie Foxx e Christoph Waltz, The Hateful Eight (2015) e C’era una volta a… Hollywood (2019), con Leonardo DiCaprio e Margot Robbie.

9. È solito comparire in dei cameo nei suoi film. Tarantino è noto anche per compiere dei cameo da attore all’interno dei suoi film. Ciò avviene sin dal suo primissimo titolo, Le iene, dove ricopre il ruolo di Mr. Brown, uno dei membri della banda criminale destinato a fare una brutta fine. Il suo cameo più noto è però quello di Jimmie Dimmick in Pulp Fiction, il quale si lancia in un divertente monologo che lascia trasparire tutte le nevrosi del personaggio. Celebre è anche la sua breve apparizione in Django Unchained, dove viene letteralmente fatto esplodere dal protagonista. Infine, in Bastardi senza gloria appare come uno dei nazisti a cui i protagonisti hanno fatto lo scalpo.

8. Ha vinto due premi Oscar. Tarantino è unanimemente apprezzato per le sue sceneggiature, da sempre caratterizzate da una scrittura brillante, dialoghi complessi e un’originale reinvenzione dei generi. Non sorprende dunque che egli abbia vinto ben due Oscar per la miglior sceneggiatura originale, rispettivamente per Pulp Fiction e Django Unchained. Tarantino vanta poi altre due nomination nella medesima categoria, per Bastardi senza gloria C’era una volta a… Hollywood, tre candidature come miglior regista e una per il miglior film.

Quentin Tarantino dirige Pulp Fiction

7. Rifiutò grandi progetti per poter lavorare al film. In seguito al successo di Le iene, Tarantino era diventato una vera e propria celebrità. Ogni produttore voleva lavorare con lui, e in diversi gli offrirono la regia di titoli poi divenuti grandi successi. Tra questi, Tarantino avrebbe potuto dirigere Speed e Man in Black. Egli, tuttavia, non riteneva affini a sé tali storie e preferì ritirarsi ad Amsterdam per poter lavorare in pace ad una sua sceneggiatura originale. In breve, diede vita a Pulp Fiction. Tale film gli portò ancor più fortuna del primo, e lo consacrò come uno dei registi più affermati e talentuosi della scena indipendente americana.

6. Cercò in tutti i modi di convincere Uma Thurman a recitare nel film. Per il ruolo di Mia Wallace, tra i più importanti del film, Tarantino aveva in cima alla sua lista delle preferenze l’attrice Uma Thurman. Questa, tuttavia, inizialmente rifiutò il ruolo, non convinta del progetto. Disperato, Tarantino la contattò telefonicamente, leggendole personalmente l’intera sceneggiatura. L’attrice, a quel punto, si convinse della qualità del progetto, e finì con l’accettare la parte. Questa si rivelò poi una delle sue interpretazioni più famose e universalmente acclamate.

Quentin Tarantino: chi è sua moglie

5. Ha sposato una cantante. Da sempre molto riservato riguardo la propria vita sentimentale, Tarantino ha tuttavia annunciato, nel giugno del 2017, il proprio fidanzamento ufficiale con la cantante israeliana Daniella Pick. I due si erano conosciuti nel 2009, quando il regista si trovava in Israele per promuovere il suo nuovo film, Bastardi senza gloria. La coppia giunge poi al matrimonio nel novembre del 2018, con una cerimonia ebraica. Pochi mesi dopo, nell’agosto del 2019, hanno invece annunciato di aspettare il loro primo figlio, Leo, nato poi il 22 febbraio del 2020. Attualmente la coppia risiede a Tel Aviv, in Israele.

Quentin Tarantino è su Instagram?

4. Non possiede un profilo social. Negli anni Tarantino ha più volte dichiarato di non essere un grande fan dei social network e simili, confermando di non possedere alcun account di questo tipo. Su Instagram, tuttavia, è possibile trovare diverse fan page dedicate a lui e al suo cinema. La più popolare di queste è seguita da ben 559 mila persone, e tra gli oltre 554 post è possibile ritrovare sia immagini o video tratti dai suoi film, come anche retroscena, curiosità, immagini dal set o ancora di eventi di gala a cui Tarantino ha personalmente preso parte.

Quentin Tarantino: il suo patrimonio

3. Possiede un ricco patrimonio. Nonostante abbia diretto soltanto nove film, la popolarità di Tarantino è talmente tanta che ha permesso a questi di diventare dei grandissimi successi di botteghino. Occorre però calcolare che egli non si è limitato a tale attività, occupandosi anche di scrivere sceneggiature per film diretti da altri, come anche di produrre opere di alcuni suoi amici registi. La sua grande influenza nell’industria lo ha così portato anno dopo anno a maturare un patrimonio sempre più consistente. Oggi questo è stimato intorno alla cifra di 120 milioni di dollari.

Quentin Tarantino: ha origini italiane

2. È da sempre molto legato all’Italia. Tarantino è noto anche per il suo grande apprezzamento nei confronti del cinema italiano degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, e ha indicato gli autori Sergio Leone, Mario Bava e Lucio Fulci come suoi grandi idoli e fonti di ispirazione. Molti dei suoi film dimostrano infatti un grande debito nei confronti di questi e altri celebri registi del Bel Paese. Egli stesso, inoltre, vanta delle origini italiane. Suo padre Tony, infatti, era figlio di immigrati, i quali provenivano dalla Campania, e più precisamente da Portici e Castellammare di Stabia.

Quentin Tarantino: età e altezza

1. Quentin Tarantino è nato a Knoxville, nel Tennessee, Stati Uniti, il 27 marzo del 1963. Il regista è alto complessivamente 185 centimetri.

Fonte: IMDb

Gloria Guida: 10 cose che non sai sull’attrice

Gloria Guida: 10 cose che non sai sull’attrice

Icona della commedia sexy all’italiana, l’attrice Gloria Guida ha conquistato il cuore degli italiani nel corso di tutti gli anni Settanta, ottenendo un notevole successo anche all’estero. Grazie alla sua bellezza, alla sua spontaneità e alle sue buone capacità recitative è entrata a far parte dell’immaginario collettivo, distinguendosi in particolare per il ruolo della liceale.

Ecco 10 cose che non sai di Gloria Guida.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Gloria Guida biografia

Gloria Guida: la sua biografia

10. Aveva intrapreso una carriera da cantante. Prima di diventare una celebre attrice del panorama nazionale, la Guida aveva avuto modo di compiere i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo come cantante. Iniziò infatti a 17 anni, nel 1972, partecipando alla manifestazione canora Un disco per l’estate, grazie a cui ottenne una prima popolarità. Dopo aver avuto modo di incidere qualche singolo, come L’uomo alla donna non può dire di no e Cuore, fatti onore, si candida per partecipare al Festival di Sanremo del 1973, non venendo però ammessa. Tale evento la spinge probabilmente a dedicarsi più alla carriera cinematografica, tralasciando quella musicale.

9. Ha abbandonato le scene. Dopo circa un decennio di attività cinematografica, l’attrice decide di rinunciare al grande schermo, concentrandosi invece sul teatro. Ben presto, tuttavia, annuncia il totale abbandono delle scene. Questo avviene in seguito al suo matrimonio, e la Guida afferma che tale decisione è stata da lei presa anche per poter avere più tempo di dedicarsi alla figlia. Tornerà soltanto nel 2009 in televisione per recitare nella serie Fratelli Benvenuti. Dal 2018, invece, ha intrapreso l’attività di conduttrice di programmi come Le ragazze e L’Attesa.

Gloria Guida: la sua filmografia

8. Ha recitato in celebri film italiani. Il debutto cinematografico avviene per lei grazie ai film La ragazzina e La minorenne, entrambi del 1974. Negli anni successivi, acquista sempre più popolarità grazie a titoli come Quell’età maliziosa (1975), Blue Jeans (1975), La novizia (1975), e La liceale (1975), che la consacra definitivamente. Reciterà poi anche in Il medico… la studentessa (1976), Scandalo in famiglia (1976), L’affittacamere (1976), Il triangolo delle Bermude (1978), La liceale nella classe dei ripetenti (1978), Avere vent’anni (1978), Travolto dagli affetti familiari (1978), L’infermiera di notte (1979), La liceale seduce i professori (1979), La liceale, il diavolo e l’acquasanta (1979), Fico d’India (1980), Bollenti spiriti (1981), La casa stregata (1982) e Sesso e volentieri (1982).

7. Ha preso parte ad alcune produzioni televisive. Dopo aver abbandonato il grande schermo, l’attrice ha particolarmente diradato le proprie presenze nel mondo dello spettacolo, comparendo solo a teatro e in alcune produzioni televisive. La prime di queste fu la commedia Se devi dire una bugia dilla grossa, del 1986. Nel 1988, invece, recita nelle due puntate che compongono la miniserie comica Festa di Capodanno. Dopo di ciò, si ritira dalle scene per tornarvi, come anticipato, soltanto nel 2009 con Fratelli Benvenuti, dove recita nel ruolo di Doris, moglie del protagonista Lorenzo, interpretato dall’attore Massimo Boldi.

Gloria Guida e Lino Banfi

6. Ha recitato in alcuni film con il noto attore. Quello della commedia sexy è un genere che ha visto avvicendarsi diversi nomi noti del cinema italiano. Tra questi vi è Lino Banfi, che ha avuto modo di recitare insieme alla Guida in diverse occasioni. La prima di queste fu per il film L’affittacamere, dove l’attore interpreta il futuro sposo della sorella della Guida, in un susseguirsi di imprevisti comici e piccanti. I due hanno poi nuovamente condiviso la scena in La liceale nella classe dei ripetenti, dove Banfi stavolta è il padre di lei, e in La liceale seduce i professori, dove i due attori sono invece legati dalla parentela zio-nipote. Hanno infine recitato insieme anche in L’infermiera di notte, replicando dinamiche già viste nei precedenti film.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Gloria Guida Johnny Dorelli

Gloria Guida e Johnny Dorelli

5. È sposata con il noto cantante e attore. Grazie allo spettacolo teatrale Accendiamo la lampada, del 1979, la Guida ha modo di conoscere il noto attore e cantante Johnny Dorelli, con il quale intraprende una lunga relazione. Dal loro amore nascerà poi la figlia Guendalina, per la quale la Guida deciderà di abbandonare le scene e dedicarsi alla famiglia. La coppia, infine, si sposerà ufficialmente soltanto nel 1991. Nel corso degli anni, hanno sempre mantenuto un velo di riservatezza sulla loro vita privata, evitando l’ingresso indesiderato del gossip in essa.

4. Hanno recitato insieme in alcuni film. Dopo essersi conosciuti sul palcoscenico di un teatro, i due hanno poi avuto modo di recitare insieme nel film Bollenti spiriti, del 1981, dove recitano nel ruolo di due eredi di uno stesso castello, trovandosi così a doverlo condividere malvolentieri. Il secondo titolo è invece Sesso e volentieri, basato su diversi episodi dove i due attori interpretano vari personaggi. La coppia ha infine avuto l’occasione di ritrovarsi anche sul set della miniserie Festa di Capodanno, uno degli ultimi titoli in cui ha recitato l’attrice.

Gloria Guida è su Instagram

3. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 26,5 mila persone. All’interno di questo, con un totale di oltre 900 post, la Guida è solita condividere numerose immagini relative alla propria quotidianità, tra curiosità e momenti di svago. Non mancano poi anche post relativi ai suoi nuovi lavori in televisione, come anche ricordi della sua passata carriera da attrice degli anni Settanta. Variegato e colorato, l’attrice ha sempre dimostrato una grande attenzione al proprio profilo, mantenendolo continuamente aggiornato.

Gloria Guida: oggi

2. È una conduttrice. A partire dal decennio appena trascorso la Guida è tornata ad essere un volto popolare della televisione italiana, prendendo da prima parte a programmi come Io canto, Lasciami cantare!, e Tale e quale show, dove ha avuto modo di impersonare le cantanti Patty Pravo, Raffaella Carrà, Arisa e Noemi. In seguito, ha collaborato come inviata per il programma Verissimo, mentre dal 2018 al 2019 ha condotto Le ragazze, dove si proponevano eventi della storia italiana raccontati attraverso il punto di vista di donne diverse per estrazione sociale e culturale.

Gloria Guida: età e altezza

1. Gloria Guida è nata a Merano, in Trentino-Alto Adige, Italia, il 19 novembre 1955. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Star Wars IX: John Boyega difende J.J. Abrams e spara a zero sulla Disney

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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker è stato preso di mira dai fan per molte ragioni diverse, ma il modo in cui il film ha trattato personaggi come Finn (John Boyega) e Rose (Kelly Marie Tran) è stato sicuramente al centro delle polemiche più accese. In molti hanno lamentato il modo in cui l’arco narrativo di Finn si sia concluso, mentre per quanto riguarda Rose, il suo ruolo è stato relegato ad un vero e proprio cameo rispetto all’episodio precedente, forse in risposta ad alcuni fan della saga che non avevano mostrato particolare interesse per il personaggio.

Adesso, in una lunga intervista a cuore aperto con GQ, John Boyega ha difeso il regista J.J. Abrams, ma ha riconosciuto che il suo personaggio è stato messo da parte nonostante sia sempre stato considerato una parte fondamentale del franchise: “Dovete lasciare in pace il mio amico”, ha dichiarato l’attore riferendosi al regista. “Non sarebbe nemmeno dovuto tornare per cercare di rimediare ai loro casini. Spesso ti lasci coinvolgere in alcuni progetti e sai già che non ti piacerà tutto. Quello che direi alla Disney è di non prendere un personaggio di colore soltanto per questioni di marketing e venderlo come più importante di quello che effettivamente è all’interno di un franchise dove poi verrà messo da parte. Non va bene. Lo dico apertamente.”

“Sapevate cosa fare con Daisy Ridley, sapevate cosa fare con Adam Driver”,ha continuato Boyega. “Sapevate cosa fare con tutti gli altri personaggi, ma quando si è trattato di Kelly Marie Tran, quando si è trattato di John Boyega… avete mandato a f*****o tutto. Cosa volete che dica?”

John Boyega parla della sua esperienza sul set di Star Wars

“Quello che vogliono che tu dica è: ‘Mi è piaciuto farne parte. È stata una grande esperienza’. Accetterò di dire una cosa del genere soltanto quando mi ritroverò a far parte di esperienze che possano veramente definirsi fantastiche”, ha ammesso senza mezzi termini l’attore. “Hanno dato tutte le sfumature ad Adam Driver, tutte le sfumature a Daisy Ridley. Siamo onesti! Daisy lo sa. Adam lo sa. Lo sanno tutti. Non sto dicendo nulla di nuovo.”

Sicuramente, le dichiarazioni di Boyega in merito alla sua esperienza con il franchise di Star Wars non possono lasciare indifferenti, anche se non è la prima volta che l’attore si scaglia apertamente contro la saga. Tuttavia, è innegabile che diversi personaggi di questa nuova trilogia abbiano ricevuto trattamenti diversi rispetto ad altri. Che sia stata esclusivamente colpa dello studio o in parte anche responsabilità di J.J. Abrams e Chris Terrio (co-autore della sceneggiatura), questo forse non lo sapremo mai…

Lucasfilm e il regista J.J. Abrams uniscono ancora una volta le forze per condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia lontana lontana con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.

Il cast del film comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, con Ian McDiarmid Billy Dee Williams.

Melissa Leo: 10 cose che non sai sull’attrice

Melissa Leo: 10 cose che non sai sull’attrice

Con una carriera iniziata in televisione e proseguita al cinema, l’attrice Melissa Leo ha conquistato ruolo dopo ruolo sempre maggiori attenzioni e onori. A partire dal nuovo millennio, in particolare, ha avuto modo di partecipare ad una serie di importanti titoli che ne hanno messo in luce la versatilità e il talento, portandola ai massimi riconoscimenti dell’industria. Ad oggi l’attrice continua ad essere particolarmente impegnata, divisa tra produzioni di vario genere, e sempre pronta a dimostrare nuove sfumature del proprio talento.

Ecco 10 cose che non sai di Melissa Leo.

Melissa Leo The Fighter

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Melissa Leo: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Il debutto cinematografico dell’attrice avviene nel 1985 con il film Prostituzione, di cui è protagonista. Negli anni successivi, però, si dedica prevalentemente alla televisione, e tornerà a recitare in un film di rilievo soltanto nel 2003 con 21 grammi, con Sean Penn. Successivamente, prende parte a titoli come Le tre sepolture (2005), di Tommy Lee Jones, The Cake Eaters (2007), Frozen River – Fiume di ghiaccio (2008), Sfida senza regole (2008), con Robert De Niro, Stanno tutti bene (2009) e The Fighter (2010), con Christian Bale, con cui si consacra. Negli anni seguenti, è invece nel cast di Flight (2012), Attacco al potere (2013), Oblivion (2013), con Tom Cruise, Prisoners (2013), The Equalizer (2014), La grande scommessa (2015), Snowden (2016), La donna più odiata d’America (2017) e The Equalizer 2 – Senza perdono (2018), con Denzel Washington.

9. Ha preso parte a note produzioni televisive. Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, la Leo ha recitato prevalentemente in ruoli di rilievo per la televisione, affermandosi in particolare per le serie I ragazzi della prateria (1989-1990) e Homicide, dove recita dal 1993 al 1997 nel ruolo di Kay Howard. Terminata la serie, l’attrice ha ripreso a dedicarsi anche al cinema, dove ha ottenuto importanti risultati. Negli anni, tuttavia, non ha mancato di tornare sul piccolo schermo per serie e film come Treme (2010-2013), con John Goodman, Mildred Pierce (2011), Wayward Pines (2015), All the Way (2016), con Bryan Cranston, I’m Dying Up Here (2017-2018), e Un volto, due destini (2020).

8. Ha numerosi progetti futuri. Attualmente la Leo è più impegnata che mai, divisa tra numerosi film di prossima uscita che le permetteranno di imporsi nuovamente nell’industria e presso il grande pubblico. Il primo di questi titoli è il crime Body Brokers, con l’attore Frank Grillo. A seguire, sarà nell’action comedy Thunder Force, con Melissa McCarthy, nel thriller Measure of Revenge, nel drammatico Coast, nell’action Ida Red, in Shelter con Zazie Beetz, e nel drammatico Always on My Mind.

Melissa Leo e gli Oscar

7. Ha vinto il prestigioso premio. Nel 2011 l’attrice ottiene alcuni tra i maggiori riconoscimenti dell’industria per il ruolo di Alice Ward, madre del protagonista, in The Fighter. Tra questi, viene candidata come miglior attrice non protagonista al premio Oscar, che poi infine vince, consacrando la propria carriera. La Leo, inoltre, non era alla sua prima nomination, essendo già stata candidata nel 2008 come attrice protagonista per il film Frozen River – Fiume di ghiaccio, ma in quell’occasione venne sconfitta da Kate Winslet.

6. Il suo discorso è rimasto memorabile. Nel salire sul palco a ritirare il premio, l’attrice si è dimostrata particolarmente emozionata e sconvolta, a tal punto da rimanere inizialmente senza parole. Il silenzio viene tuttavia poi interrotto da quello che sarebbe diventato uno dei discorsi più memorabili di quell’edizione. In preda all’emozione, infatti, la Leo non si contiene ed esclama “When I watched Kate two years ago, it looked so f***ing easy”, riferendosi alla vittoria della Winslet l’anno in cui erano entrambe candidate. L’imprecazione genera immediatamente grandi risate e apprezzamenti per l’onesta, facendo della Leo la star della serata.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Melissa Leo Prisoners

Melissa Leo in The Fighter

5. Non si sentiva giusta per la parte. Nel film The Fighter, l’attrice interpreta il ruolo della madre dei due personaggi principali. Tuttavia, inizialmente, la Leo non era sicura di accettare la parte, poiché si considerava troppo giovane per questa. L’attrice, infatti, aveva soltanto 11 e 14 anni in più ai due attori protagonisti. Il regista riuscì però a tranquillizzarla a riguardo, affermando che grazie al trucco e alle luci avrebbe potuto tranquillamente sembrare la vera madre dei due. Dopo alcuni test, la Leo si convinse del risultato e accettò la parte che poi l’avrebbe portata all’Oscar.

4. È sempre rimasta nel personaggio. Attrice devota e pronta a tutto per dar vita ai propri personaggi, la Leo decise di rimanere nei panni di Alice Ward anche durante le pause tra le riprese. Ciò le permise di calarsi meglio nel ruolo, prendendo confidenza con il suo modo di pensare, muoversi e agire. Aggirandosi tra le location con anche i costumi del personaggio indosso, l’attrice venne spesso scambiata dai residenti locali per la vera Alice Ward, a dimostrazione di quanto la mimesi attuata dalla Leo fosse estremamente fedele e realistica.

Melissa Leo in Prisoners

3. Si è trasformata fisicamente per il ruolo. Nel thriller Prisoners, l’attrice interpreta il ruolo di Holly Jones, zia di Alex, sospettato del rapimento alla base del film. La Leo, che è solita cercare di trasformarsi quanto più possibile per calarsi meglio nei panni dei propri personaggi, richiese di poter indossare una parrucca grigia, e si fece inoltre preparare dai costumisti un posteriore in gommapiuma che potesse darle un aspetto più goffo. Inoltre, per caratterizzare ulteriormente la trasandatezza del personaggio, impedì che gli occhiali indossati venissero puliti alla fine di ogni giornata, così da mantenere quello sporco naturale.

Melissa Leo: chi è suo marito?

2. È molto riservata sulla propria vita personale. L’attrice è tanto devota all’arte della recitazione quanto legata alla propria privacy, da lei sempre difesa. Della sua vita al di fuori delle scene, infatti, si sa molto poco. Attualmente, non è infatti dato sapere se l’attrice abbia o meno una relazione in corso, e ad ogni modo non sembra essere sposata. L’unica notizia riguardo alla propria vita sentimentale è quella che l’ha vista legata per un breve tempo all’attore John Heard, con il quale ha avuto un figlio nel 1987.

Melissa Leo: età e altezza

1. Melissa Leo è nata a New York, Stati Uniti, il 14 settembre del 1960. L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.

Fonte: IMDb

Frozen: curiosità, canzoni e personaggi dei film Disney

Frozen: curiosità, canzoni e personaggi dei film Disney

Tutto ebbe inizio nel 2013, quando la Disney rilasciò nei cinema di tutto il mondo il film Frozen, diretto da Chris Buck e Jennifer Lee. In breve tempo, fu chiaro che tale titolo era destinato a diventare un prodotto di proporzioni colossali, che avrebbe dato vita ad uno dei franchise più imponenti dell’ultimo decennio. Con il trionfo agli Oscar, dove ottenne il premio al miglior film d’animazione e alla miglior canzone originale, Frozen si affermò come uno dei più grandi successi animati di sempre, dando così il via alla sua solida fortuna.

Amato e ricercato ovunque, oggi Frozen è un brand espansosi ai videogiochi, alle attrazioni da parco giochi, ai libri, giocattoli, fumetti, e vanta una lunga serie di cortometraggi, serie animate e musical. La musica, infatti, è un elemento centrale del film, e le canzoni in esso contenuto sono oggi tra le più ascoltate e vendute di sempre. Dopo anni di attesa, infine, nel 2019 è arrivato al cinema il sequel ufficiale, Frozen II – Il segreto di Arendelle, che ha ulteriormente aumentato i consensi intorno a sé.

Con un budget complessivo di 300 milioni di dollari, i due film hanno infranto numerosi record al momento della loro uscita, affermandosi tra i titoli più visti del loro rispettivo anno. L’incasso complessivo a livello mondiale è di 2,7 miliardi di dollari, e ciò li ha portati ad essere tra i film d’animazione e non più redditizi di sempre, riuscendo nell’impresa tutt’altro che semplice di superare il miliardo di dollari a testa. Dato un simile successo, è lecito aspettarsi altri sequel cinematografici per il futuro, ma in attesa che questi vengano annunciati è bene prepararsi sui primi due scoprendo le loro origini e le loro curiosità.

Frozen: la trama dei film

Frozen – Il Regno di Ghiaccio (2013)

Frozen personaggi

Protagoniste di Frozen – Il Regno di Ghiaccio sono Elsa e Anna, principesse del regno di Arendelle. La prima delle due sorelle possiede lo strabiliante dono di manipolare il ghiaccio, ma tale potere si rivela particolarmente pericoloso, e in seguito ad un incidente i reali decidono di confinare la piccola lì dove non può nuocere a nessuno. Anni dopo però, i due regnanti muoiono improvvisamente, ed Elsa è chiamata a salire al trono. Durante la festa dell’incoronazione, Anna si invaghisce del principe Hans e accetta la frettolosa proposta di sposarlo. Le rimostranze di Elsa scatenano una furibonda lite tra le sorelle e la neo regina perde nuovamente il controllo dei suoi poteri, gettando Arendelle in un rigido e nevoso inverno.

Fuggita per paura di quanto causato, Elsa si esilia nuovamente in un castello di ghiaccio da lei costruito. È qui che Anna dovrà recarsi, nel disperato tentativo di placare l’ira della sorella e riportare la tranquillità nel regno. Affidata la reggenza temporanea ad Hans, la giovane intraprende il rischioso viaggio, durante il quale si imbatterà nell’umano Kristoff, nella renna Sven e nel pupazzo di neve Olaf. Mentre è concentrata sulla sorella, però, Anna non sa che rimasto nel regno Hans trama malvagi piani alle sue spalle. Riappacificarsi con la sorella e comprendere l’una i bisogni dell’altra sarà l’unico modo per far tornare tutto alla tranquillità.

Frozen II – Il segreto di Arendelle (2019)

Frozen canzoni

Con Frozen II – Il segreto di Arendelle ci si trova a 3 anni dagli eventi del precedente film, e il regno di Arendelle sembra finalmente aver ritrovato la pace. Elsa ha ormai imparato a controllare i suoi straordinari poteri, mentre Anna ha trovato in Kristoff l’amore della sua vita. Improvvisamente però, la tranquillità del regno viene ad essere turbata da una nuova minaccia, proveniente stavolta dal passato. Elsa, infatti, si trova ad essere richiamata da un canto misterioso proveniente dalla foresta e che solo lei riesce a sentire.

Prima che possa rendersene conto, quella voce risveglia in lei poteri nascosti e antichissimi, legati ad alcuni misteriosi spiriti che avevano già avuto a che fare tempo addietro con la sua famiglia. Improvvisamente, una serie di maledizioni si imbattono sul regno. Le due sorelle, in compagnia dei loro amici, dovranno così risolvere il mistero legato alla morte dei loro genitori. Pronti a dirigersi a Nord, dove si trova il regno dominato dall’autunno, il gruppo non ha la minima idea di quali segreti li aspettano. Per Elsa, infatti, è giunto il momento di sapere da dove deriva il suo incredibile potere.

Frozen: i personaggi e i doppiatori

Come si deduce dalla trama dei film, la protagonista assoluta dei film è Elsa, regina di Arendelle riservata e dal traumatico passato. Dotata del potere di controllare il ghiaccio, questo si è a lungo rivelato una maledizione per lei, fino a quando non ha imparato a controllarlo grazie all’amore. La sorella minore, Anna, ha invece un carattere particolarmente in contrasto con quello di Elsa. Lei è forte, coraggiosa e determinata, devota all’avventura e all’amore, che infine troverà in Kristoff. Questi, orfano sin da bambino, è cresciuto scontroso e rozzo insieme ai troll che lo hanno allevato. Il suo è però un cuore d’oro, che verrà sciolto proprio da Anna. A loro si affiancano la renna Sven, fedele compagna di Kristoff, e il pupazzo di neve parlante Olaf, buffo, ingenuo ma molto tenero.

A doppiare questi personaggi sono stati chiamati alcuni nomi celebri di Hollywood. Kristen Bell è infatti la voce originale di Anna, che in italiano è invece doppiata dall’attrice Serena Rossi. Per il ruolo di Elsa la Disney ha invece scelto la cantante Idina Menzel, doppiata da Serena Autieri per la lingua italiana. Il personaggio di Kristoff ha invece la voce di Jonathan Groff, mentre celebre è il doppiaggio del pupazzo Olaf, che se in inglese vanta la voce di Josh Gad, in italiano ha quella del comico Enrico Brignano. Nel primo film, inoltre, è possibile udire la voce di Alan Tudyk nei panni del Duca di Weselton. Per il sequel, invece, oltre alle voci fin qui citate si sono aggiunte quelle di Evan Rachel Wood per il personaggio di Iduna e quella di Sterling K. Brown per il ruolo di Mattias.

Frozen: le origini della storia e le differenze con la fiaba originale

La storia di Frozen è basa sulla fiaba La regina delle nevi, scritta nel 1844 dal danese Hans Christian Andersen. Questi è noto in particolare per essere stato l’autore di racconti come La principessa sul pisello, Mignolina, La sirenetta, Il brutto anatroccolo e La piccola fiammiferaia. Dalle sue opere, incentrate su tematiche come il diverso e il doppio, sono state tratte diverse trasposizioni cinematografiche, tra cui in ultimo quella di Frozen. Realizzare tale film, tuttavia, non fu affatto semplice per il celebre studios. Walt Disney aveva intenzione di realizzarne un film già negli anni Quaranta, ma alla fine il progetto venne sempre rinviato. Ciò  anche a causa degli eredi di Andersen, non disposti a cedere i diritti.

Pur riuscendo infine ad ottenere il permesso di realizzare il film, la Disney si trovò a stravolgere non poco la storia raccontata in La regina delle nevi. La trama originale, infatti, ruota intorno al personaggio di Gerda, una bambina che intraprende un viaggio per salvare l’amato Kay dalle grinfie della Regina delle Nevi, la quale ha ipnotizzato il giovane. Nel film Frozen, invece, tutto ruota intorno al legame tra le due sorelle, completamente inesistente nel racconto di Andersen. I produttori del film, inoltre, scrissero il personaggio della regina delle nevi, poi chiamato Elsa, affinché avesse una propria redenzione finale, discostandosi così dalla crudeltà dell’originale.

Per la Disney, infatti, era necessario aggiungere complessità al personaggio di Elsa, che si afferma così con il non essere la solita principessa di turno. Ella è infatti sia antagonista che protagonista, e attraverso il percorso che la porta dall’uno all’altro valore dà luogo ad uno dei temi fondamentali del film, ovvero l’accettazione di sé stessi. La studios ha poi proseguito con l’aggiungere gli altri personaggi principali precedentemente citati, arricchendo il racconto di elementi comici e sentimentali. Tali differenze, se anche allontanano il film dalla sua fonte letteraria, hanno permesso di dar vita a soluzioni narrative più soddisfacenti per il mezzo cinematografico, nonché ad una storia in linea con i valori della Disney.

Frozen: le canzoni dei film e dove trovare questi in streaming

I due film di Frozen sono diventati celebri grazie alle canzoni presenti al loro interno. Tali brani, cantati esclusivamente dallo stesso cast di doppiatori, hanno infatti la funzione di contribuire alla descrizione dei personaggi e del loro stato d’animo. Il più celebre di tutti, nonché motivo portante della serie, è certamente Let It Go. Tale brano ha poi vinto il premio Oscar alla miglior canzone originale. Anche il sequel del 2019 ha conosciuto particolare popolarità grazie ai nuovi brani presentati, tra cui Into the Unknown, candidato anch’esso nella medesima categoria degli Oscar senza però riportare la vittoria.

Per gli appassionati dei due film, o per chi volesse vederli per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla loro presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. I due film di Frozen sono infatti presenti nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Sono inoltre disponibili su Disney+, piattaforma ufficiale dello studios. Per vederli, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarli in totale comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb, ScreenRant

 

 

Jeanine Mason: 10 cose che non sai sull’attrice

Jeanine Mason: 10 cose che non sai sull’attrice

Prima di diventare la nota attrice televisiva che è oggi, Jeanine Mason si è guadagnata una grande fama come ballerina. Tale attività le ha così permesso di ottenere una grande popolarità, che l’ha infine portata a comparire in alcune celebri serie della TV statunitense. Giovane, carismatica e ricca di talenti, la Mason sembra decisa a volersi affermare come uno dei volti di punta della sua generazione, e grazie ai ruoli fino ad ora ricoperti ciò sembra un traguardo sempre più prossimo.

Ecco 10 cose che non sai di Jeanine Mason.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Jeanine Mason Grey's Anatomy

Jeanine Mason: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in alcuni noti film. Divenuta una celebrità sul piccolo schermo, l’attrice debutta per la prima volta al cinema con il thriller Default, con protagonista David Oyelowo, dove ricopre il ruolo di Marcela. Nel 2016 torna sul grande schermo con l’action The Archer, mentre negli anni seguenti si concentra prevalentemente su ruoli televisivi. Tornerà però al cinema nel 2020 figurando tra i protagonisti di El Empantanado: The MuddyDolly Parton’s Christmas on the Square. 

9. È nota per i suoi ruoli televisivi. Sin da giovanissima, la Mason prende parte ad alcuni episodi di note serie come CSI – Scena del crimine (2011), Hollywood Heights – Vita da popstar (2012), A passo di danza (2013), La vita segreta di una teenager americana (2013), Diario di una nerd superstar (2014) e On Kings and Prophets (2016). Nel 2017 ottiene maggior popolarità come attrice recitando nel ruolo della dottoressa Sam Bello in Grey’s Anatomy, accanto a Ellen Pompeo e Chandra Wilson. Nel 2018 termina il suo ruolo nella serie ed entra a far parte di Roswell, New Mexico, con protagonista Nathan Parsons.

Jeanine Mason in So You Think You Can Dance

8. Ha vinto il celebre programma di ballo. All’età di 18 anni, nel 2009, l’attrice ha partecipato alla quinta stagione del programma televisivo So You Think You Can Dance, dove si afferma grazie alle sue performance versatili e particolarmente carismatiche. La giovane era infatti cresciuta in una famiglia particolarmente appassionata di ballo, che le ha permesso di prendere lezioni sin dall’età di tre anni. Settimana dopo settimana, la Mason ha scalato la classifica, fino ad arrivare infine alla vittoria del programma. Ciò le ha permesso di ottenere grande popolarità a livello nazionale, iniziando così a ricevere numerose richieste per partecipazioni a programmi e serie TV.

7. Ha stabilito due importanti record. Con la sua vittoria del programma, la Mason non ha soltanto guadagnato grande popolarità, ma ha anche stabilito due importanti record all’interno del programma. Lei è infatti la più giovane vincitrice nella storia dello show, ma anche la prima vincitrice di origini cubane. Entrambi i suoi genitori, infatti, sono di origine cubana e l’attrice si è sempre dichiarata particolarmente orgogliosa di poter contribuire a portare ulteriore diversità all’interno del mondo dello spettacolo.

Jeanine Mason e Beau Mirchoff

6. Ha avuto una relazione con l’attore. Grazie alla serie Diario di una nerd superstar, la Mason ha modo di conoscere l’attore Beau Mirchoff, con il quale intraprende una relazione. I due si sono nel tempo dichiarati molto innamorati, condividendo in diverse interviste ciò che amano l’uno dell’altro. Ad oggi, tuttavia, non è chiaro se i due stiano ancora insieme. Secondo alcune fonti, infatti, la coppia si sarebbe separata già da diversi anni ormai, ma essendo molto riservati a riguardo i due non hanno mai lasciato che si parlasse troppo della cosa.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Jeanine Mason Nathan Parsons

Jeanine Mason in Grey’s Anatomy

5. Ha recitato nella celebre serie medical drama. A partire dalla quattordicesima stagione, con l’episodio Ain’t That a Kick in the Head, l’attrice ha fatto la sua comparsa nella serie Grey’s Anatomy nel ruolo della dottoressa Sam Bello. In breve il suo personaggio diventa particolarmente amato e centrale nella storia della stagione. La Mason reciterà poi in tutto in dodici episodi tra il 2017 e il 2018, facendo la sua ultima apparizione nell’episodio Judgment Day, ventesimo della quattordicesima stagione.

4. Ha lasciato la serie. Divenuta ormai particolarmente celebre, all’attrice viene offerto un ruolo da protagonista nella nuova serie Roswell, New Mexico. Per tale motivo, l’attrice ha reso noto che non sarebbe tornata a far parte del cast di Grey’s Anatomy, terminando il suo ruolo con la fine della quattordicesima stagione. Il suo addio ha generato malcontento negli spettatori, i quali si erano ormai affezionati al suo personaggio. Ma la Mason non ha dato segni di ripensamento, lasciando poi il ruolo come anticipato.

Jeanine Mason e Nathan Parsons in Roswell, New Mexico

3. È la protagonista della serie. In Roswell, New Mexico, l’attrice interpreta Liz Ortecho, un ingegnere biomedico di ritorno nella città del titolo. Qui si imbatterà in una sua vecchia fiamma, Max, interpretato dall’attore Nathan Parsons, che scoprirà essere un alieno sotto copertura. Per lei, a quel punto, si apriranno le porte di un mondo molto più grande e strano del previsto. Per l’attrice si tratta del primo vero ruolo da protagonista, e la Mason ha dichiarato di sentirsi particolarmente a suo agio nel ruolo, e di sentirsi sempre più fiduciosa nelle proprie capacità attoriali.

Jeanine Mason è su Instagram

2. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 186 mila persone. All’interno di questo, la Mason è solita condividere post relativi alla propria quotidianità, tra momenti di svago, curiosità o luoghi da lei visitati. Non mancano inoltre anche diverse immagini o video riguardo al proprio lavoro da interprete. Grazie a questi, infatti, l’attrice promuove ulteriormente il proprio lavoro, permettendo ai fan di rimanere costantemente aggiornati sui suoi progetti.

Jeanine Mason: età e altezza

1. Jeanine Mason è nata a Miami, in Florida, Stati Uniti, il 14 gennaio del 1991. L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.

Fonte: IMDb

EST – Dittatura Last Minute: Oliver Stone per la presentazione del film

Sarà il grande regista più volte premio Oscar Oliver Stone a tenere a battesimo al Lido EST – Dittatura Last Minute – il nuovo film di Antonio Pisu di Genoma Films in programma oggi come film di apertura della Sezione non competitiva “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori” alla selezione delle Giornate degli Autori. In occasione della presentazione del film e della proiezione ufficiale, Oliver Stone presenterà anche la sua autobiografia “Cercando la luce” edito da La Nave di Teseo.

Il produttore e attore del film Paolo Rossi Pisu ha organizzato la presenza di Oliver Stone nel suo lungo tour che lo ha portato in giro per l’Italia a scoprire le bellezze del nostro paese e a partecipare a eventi culturali nelle Marche, a Roma, a Bassano e infine ora a Venezia, dove EST – Dittatura Last Minute debutta ufficialmente in attesa di arrivare in sala il prossimo autunno.

EST – Dittatura Last Minute è un originale road-movie ambientato nel 1989 alla vigilia della caduta del muro, tratto da una storia vera e girato tra il Cesenate e la Romania. Il film è scritto e diretto da Antonio Pisu (che ritorna alla regia dopo la sua opera prima Nobili Bugie) e prodotto da Genoma Films di Paolo Rossi Pisu, e in collaborazione con Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, autori del libro “Addio Ceausescu” da cui è tratta la sceneggiatura. La storia nasce appunto da un’idea degli stessi Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi che nel 1989, giovani ventiquattrenni dal grande entusiasmo, intrapresero con un amico il viaggio raccontato nel film. Il ruolo del protagonista è affidato a Lodo Guenzi – voce e chitarra de Lo Stato Sociale nonché diplomato all’accademia di Arte Drammatica Nico Pepe – che con il film EST – Dittatura Last Minute fa il suo esordio sul grande schermo. Al suo fianco gli altri due attori esordienti Matteo Gatta e Jacopo Costantini. Il film è stato realizzato con il sostegno della Regione Emilia Romagna.

Gli Eterni: per la regista è stato importante spingersi oltre Endgame

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The Hollywood Reporter ha pubblicato una lunga intervista a Chloe Zhao, la regista dell’attesissimo film Marvel dedicato a Gli Eterni. L’intervista include anche una serie di chiarazioni del presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, il quale ha descritto il tono del film di Zhao come “affascinante”, rivelando che uno dei motivi per cui lo studio ha deciso di procedere con lo sviluppo del film è stata proprio la visione e le idee portate dalla regista.

Dal canto suo, Zhao ho spiegato: “Ho radici nella cultura manga molto forti e profonde. Ho portato un po’ di questa influenza anche ne Gli Eterni. E non vedo l’ora di spingere ancora di più l’acceleratore su quel ‘matrimonio’ tra Oriente e Occidente”. Sembra quindi che la regia avesse grandi ambizioni in merito al suo film: “Dove possiamo spingerci dopo Avengers: Endgame? Non sto facendo questo film soltanto da regista, ma lo sto facendo anche da fan.”

Nonostante alcuni registi si siano scontrati con i Marvel Studios in passato, Chloe Zhao ha spiegato di aver avuto tutta la libertà creativa necessaria durante la realizzazione de Gli Eterni, attribuendo a Feige e allo studio il merito di aver saputo correre dei rischi e di fare qualcosa di diverso: ciò include, ovviamente, anche la prima relazione LGBTQ+ del MCU.

“In qualche modo è sempre stato inerente alla storia e alla composizione dei diversi tipi di Eterni”, ha spiegato Kevin Feige. “Penso che sia estremamente ben fatto e non vedo l’ora che il livello di inclusione nei nostri film futuri non sia  più un argomento”. Il film vanta anche un cast alquanto diversificato, e questo è stato molto importante per Zhao quando ha deciso di raccontare la storia di questi personaggi.

La regista de Gli Eterni sui personaggi: “È importante che il pubblico li veda come individui.”

“Volevo che riflettesse il mondo in cui viviamo”, ha spiegato la regista. “Ma volevo anche mettere insieme un cast che si sentisse come un gruppo di disadattati. Voglio che alla fine del film il pubblico non pensi: ‘Quest’attore è di questa etnia, quell’attore è di quella nazionalità’. Voglio che invece pensi: ‘Questa è una famiglia’. Non pensi a ciò che rappresentano. Li vedi semplicemente come individui.”

CORRELATE:

Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12 febbraio 2021.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.

Il figlio di Philip Seymour Hoffman protagonista del nuovo film di Paul Thomas Anderson

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È THR a rivelare che il protagonista del nuovo film di Paul Thomas Anderson sarà Cooper Hoffman, nientemeno che il figlio di Philip Seymour Hoffman, collaboratore e amico del regista, scomparso prematuramente nel 2014.

Per molto tempo non si è saputo niente del film se non che era ambientato negli anni ’70 e raccontava di un giovane protagonista, uno studente delle superiori che è anche un attore bambino di successo. Ora sappiamo che il figlio diciassettenne dell’attore vincitore dell’Oscar è stato scelto per questo ruolo.

Recentemente è stato rivelato che anche Benny Safdie, uno dei fratelli Safdie, che ha intervistato Anderson lo scorso anno in un ampio podcast, si era unito al film. THR aggiunge anche ulteriori dettagli, incluso il fatto che il film senza titolo è fondamentalmente una storia di formazione, ma coinvolgerà più trame, il che dà credito al paragone con Altman.

THR dice che il personaggio di Cooper Hoffman, che sarà comunque il protagonista, apparirà in più storie, proprio come accade in Magnolia, ma con un personaggio più centrale rispetto agli altri. Alana Haim della band pop di Los Angeles Haim – Anderson ha girato molti dei loro video musicali – è stata recentemente avvistata sul set del film.

Philip Seymour Hoffman è apparso in cinque dei film di Anderson, tra cui Hard Eight, Boogie Nights, Ubriaco d’amore, The Master e Magnolia.

Fonte

Amants con Stacy Martin in concorso a Venezia 77

Amants con Stacy Martin in concorso a Venezia 77

Sarà presentato oggi in concorso a Venezia 77 Amants, il film francese diretto da Nicole Garcia con protagonisti Pierre Niney, Stacy Martin, Benoît Magimel. La pellcila è prodotta da Les Films Pelléas, (Philippe Martin, David Thion), France 3 Cinéma, Mars Films, Véronique et François Mallet, LDRP, Impala, Victoire Newman, Pauline’s Angel.

La trama

Lisa e Simon sono inseparabili. Sono innamorati l’uno dell’altra da quando erano adolescenti. Capita una tragedia, provocata dalle attività criminali di Simon. Egli è in pericolo e fugge. Senza Lisa. Lei aspetta invano notizie da lui. Tre anni dopo, è sposata con Leo quando le loro strade si incrociano nuovamente su un’isola nell’Oceano Indiano.

Amants, il commento del regista

Lisa e Simon sono giovani, belli e innamorati. Quasi troppo bello per essere vero. Ma sulla loro strada c’è la morte, che distrugge l’idillio. È un incidente, ma Simon non chiama i servizi di emergenza. Come il Lord Jim di Conrad, Simon fugge in un remoto angolo della Terra; spera di mettere a tacere il senso di colpa ma questo lo segue, gli dà la caccia e lo divora, impedendogli una vita normale. Tre anni dopo, incontra per caso Lisa nell’Oceano Indiano, nell’albergo dove lui lavora e dove lei è ospite insieme al ricchissimo marito, Léo Redler. Lisa, alla fine, è l’unica che riesce a sfuggire alla stretta di questa favola cupa.

Oggi Pedro Almodóvar a Venezia 77 con il corto THE HUMAN VOICE

Oggi Pedro Almodóvar a Venezia 77 con il corto THE HUMAN VOICE

Arriva alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, l’acclamato regista spagnolo Pedro Almodóvar a presentare il suo corto THE HUMAN VOICE  con protagonista Tilda Swinton.

Una donna guarda passare il tempo accanto alle valigie del suo ex amante (ci si aspetta che l’uomo ritorni a prenderle, invece non arriverà mai) e a un cane irrequieto che non capisce di essere stato abbandonato dal padrone. Due esseri viventi affrontano l’abbandono. Nei tre giorni di attesa, la donna esce in strada solo una volta, per acquistare un’ascia e una latta di benzina, e passa da uno stato d’animo all’altro: dall’impotenza alla disperazione e alla perdita di controllo. Si trucca, indossa vestiti eleganti come se dovesse andare a una festa, medita di buttarsi dal balcone, finché il suo ex amante non le telefona. Lei però ha perso conoscenza, ha preso un mix di tredici pillole e non può rispondere. Il cane le lecca il viso fino a quando la donna si risveglia. Dopo una doccia fredda, tornata in sé grazie a un caffè nero come i suoi pensieri, il telefono squilla di nuovo e questa volta riesce a rispondere. L’unica voce però è la sua: quella dell’uomo non si sente mai. All’inizio la donna finge di essere calma e di comportarsi in modo normale, ma è sempre sul punto di esplodere contro l’ipocrisia e la meschinità dell’altro. The Human Voiceè una lezione morale sul desiderio, anche se la protagonista si trova proprio sull’orlo dell’abisso. Il rischio è una parte fondamentale dell’avventura di vivere e di amare. Il dolore è molto presente nel monologo; come ho detto all’inizio, il film descrive lo smarrimento e l’angoscia di due esseri viventi tormentati per la mancanza del loro padrone.

Venezia 77: intervista a Daniele Luchetti per Lacci

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Venezia 77: intervista a Daniele Luchetti per Lacci

Ecco la nostra intervista a Daniele Luchetti in occasione della sua presenza a Venezia 77, dove, in apertura della Mostra, ha presentato Lacci, il suo ultimo film con protagonisti Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi.

Lacci, il film

Napoli, primi anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando Aldo si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Un tradimento, il dolore, una scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli innamorati e quella dei disamorati. Dal romanzo di Domenico Starnone, per il “New York Times” uno dei 100 migliori libri del 2017, il nuovo film di Daniele Luchetti.

Lacci sarà proiettato mercoledì 2 settembre, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia, nella serata di apertura della 77. Mostra. Prodotto da IBC Movie con Rai CinemaLacci è scritto da Domenico StarnoneFrancesco Piccolo e Daniele Luchetti.

Daniele Luchetti nasce a Roma nel 1960. La Sacher Film produce il suo primo film da regista, Domani accadrà (1988), che vince il David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il successivo Il portaborse (1991) è il suo primo grande successo di critica, ottiene un’ottima accoglienza al festival di Cannes e vince il David di Donatello per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore protagonista. Successivamente dirige La scuola (1995), I piccoli maestri (1998) e Mio fratello è figlio unico (2007), protagonisti Elio Germano e Riccardo Scamarcio, che viene presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard e si aggiudica 5 David di Donatello. Luchetti torna a Cannes nel 2010, questa volta in concorso, con il film La nostra vita interpretato da Elio Germano che sulla Croisette si aggiudica il Premio per la migliore interpretazione maschile. Il film ottiene inoltre tre David di Donatello incluso quello per il miglior regista. Il film più recente di Luchetti è Momenti di trascurabile felicità, realizzato nel 2019.

Lacci, la recensione

Lacci, recensione del film di Daniele Luchetti #Venezia77

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Lacci, recensione del film di Daniele Luchetti #Venezia77

Apre Venezia 77 in Concorso il nuovo film di Daniele Luchetti, Lacci, basato sul romanzo di Domenico Starnone, che ha collaborato all’adattamento insieme a Francesco Piccolo e allo stesso regista. Il lavoro di adattamento non cambia la sostanza del racconto, ma ne sciupa il mistero, l’indefinitezza, che del romanzo rappresentavano forse la parte migliore.

La storia racconta di Aldo e Vanda, una coppia con due bambini piccoli apparentemente ordinaria e felice. Solo che Aldo ha tradito Vanda e glielo confessa in un impeto di sincerità che gli costerà la tranquillità domestica. Viene cacciato di casa e incomincia una storia con la giovane Lidia, lontana dalla moglie e dai figli. Proprio il desiderio di rivederli, insieme ad una ferma presa di posizione della nuova fiamma, spingeranno Aldo a tornare da Vanda e dai suoi figli. Tuttavia alcune cose non si aggiustano e la vita non sempre regala sorprese, ma qualche volta va avanti ad oltranza, perché nessuno ha la forza o la volontà di arrabbiarsi e combattere.

I lacci che legano, i lacci che soffocano

I lacci tengono le scarpe ai piedi, legarli è un gesto che in genere ci insegnano i nostri genitori, un gesto di cura e attenzione (con i lacci sciolti è facile cadere), quasi un rito di passaggio. Spesso i lacci non sono solo quelli delle scarpe, quelli fisici, ma sono figurati, sono legami che non sempre fanno bene, non sempre sono tenuti insieme dall’amore, qualche volta è l’inerzia, altre la paura. E sono proprio questi lacci qui che interessano a (Starnone prima e poi a) Luchetti.

Il regista conduce un racconto puntuale, avanti e indietro nel tempo, fornendoci un resoconto a singhiozzi di una separazione e poi riconciliazione, tornando ogni volta sui suoi passi e regalandoci di volta in volta un pezzetto di racconto in più. Attraverso questo movimento su e giù nel tempo impariamo a conoscere i protagonisti, Aldo e Vanda, due anime profondamente infelici, bloccatesi reciprocamente in un matrimonio in cui entrambi hanno smesso di parlasi ma in cui entrambi sentono la necessità di credere ancora, nonostante il male che si faranno fino alla fine dei loro giorni.

I “panni sporchi” si lavano con nei primi piani

lacci Venezia 77
Set of “Lacci” by Daniele Luchetti. in the picture Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Giulia De Luca and Joshua Cerciello.
Photo by Gianni Fiorito

Daniele Luchetti sceglie di raccontare queste emozioni complesse con primissimi piani, concedendosi pochissimo spazio all’aperto ma preferendo gli interni di case, stanze e appartamenti, in cui “si lavano i panni sporchi” e in cui avviene poi la vera tragedia, quella quotidiana della sopportazione a tutti i costi, del logorio e dell’infelicità. Ad una buona parte di film che sceglie questo linguaggio frammentato ma teso a comporre un quadro completo, Lucchetti aggiunge una chiusura che cede alla necessità di spiegare e giustificare le azioni. Sono i figli di Aldo e Vanda, ormai adulti, a raccontarsi, quasi a declamarle da un palco, le ragioni e le conseguenze delle scelte dei genitori, il tutto, di nuovo, in un appartamento di famiglia che preferirebbero vendere piuttosto che occupare.

Il cast di Lacci

Protagonisti di Lacci sono Alba Rohrwacher e Laura Morante, che interpretano Vanda, e Luigi Lo Cascio e Silvio Orlando, che invece sono Aldo. Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno interpretano i figli adulti e disincantati, protagonista dell’ultimo atto del film. Tutti e quattro gli attori che interpretano la coppia sono perfettamente calati nei loro ruoli e se nella versione giovane dei protagonisti Rohrwacher dimostra di avere una marcia in più, per la controparte avanti con gli anni è Silvoio Orlando a brillare, con un monologo urlato di sconforto, stanchezza e frustrazione che racconta meglio di ogni altro momento del film il suo personaggio. Menzione d’onore va a Linda Caridi, che interpreta la vivace e bellissima Lidia, amante e poi compagna di Aldo, che conferma il magnetismo, l’eleganza e la dolcezza visti in Ricordi? dello scorso anno.

Lacci racconta una storia comune, come ce ne sono tante, lo fa con sincerità e spietatezza, mantenendo sempre il controllo sull’emozione, senza lasciarsi andare troppo ai toni drammatici in cui sarebbe facile trascendere, ma cede nel finale all’esigenza di prendere una posizione, di spiegare i personaggi e le loro azioni.

The Upside – Sempre amici, recensione del film con Bryan Cranston

Dopo il grande successo del francese Quasi amici – Intouchables di Olivier Nakache e Éric Toledano, che nel 2011 conquistò critica e pubblico di tutto il mondo con la sua favola vera, divertente e commovente, di dolore, amicizia e integrazione, è arrivato The Upside – sempre amici, versione americana della pellicola targata 2017 e diretta da Neil Burger. Doveva essere distribuito in Usa da marzo 2018, ma essendo prodotto dalla Lantern Entertainment di Harvey Weinstein – assieme alla STX Film, Escape Artists Productions e Amazon Studios –  ha risentito del noto scandalo che lo ha investito e la sua uscita è stata posticipata a gennaio 2019. Ha ottenuto buoni incassi in patria, mentre in Italia è disponibile su Prime Video da aprile 2019.

La trama di The Upside

Il canovaccio attorno a cui si sviluppa il film è ben noto. Il ricco aristocratico Philippe, Bryan Cranston, è tetraplegico. Frustrato dalla malattia e mai ripresosi dal dolore per la morte della moglie, assume come badante un giovane uomo di colore, Dell, Kevin Hart, che viene dalla periferia ed è in libertà vigilata. All’inizio non è facile trovare un’intesa tra due mondo così diversi, ma pian piano i due scoprono i reciproci lati positivi. Sarà Dell a convincere Philippe a riprendersi la propria vita, nonostante la disabilità, e a coltivare i piaceri che ancora gli si offrono. Mentre Philippe spingerà Dell a investire su ciò che conta davvero per lui e ad avere più fiducia in sé stesso, concedendogli una seconda possibilità.

La storia vera all’origine di The Upside

The Upside, come il suo predecessore, è ispirato alla vera storia del duca Philippe Pozzo di Borgo – direttore della nota azienda produttrice di champagne Pommery, rimasto paralizzato dopo un incidente in parapendio – e del suo aiutante Abdel Sellou, da lui stesso narrata nel libro Il diavolo custode, edito in Italia da Ponte alle Grazie. Anche Sellou ha voluto raccontare questa grande amicizia dal suo punto di vista nel libro Mi hai cambiato la vita, Salani Editore.

The Upside, un remake che tiene testa all’originale

Due sono gli interrogativi principali che si pongono nell’accingersi alla visione del film. Il primo è se e quanto fosse necessaria una riproposizione del film in versione Usa, dal punto di vista del pubblico, dal momento che sulla speranza dei produttori di bissare quello che è stato un enorme successo in termini economici e di popolarità non vi sono dubbi. In altri termini, riesce The Upside ad aggiungere qualcosa, un elemento proprio, originale, che possa suscitare l’interesse del pubblico, scrollandosi di dosso il rischio di essere una copia pedissequa? Oppure, se non aggiunge originalità, riesce a mantenersi vitale e godibile, commovente e divertente, profondo e leggero come lo era stato l’originale? È insomma all’altezza dell’originale?

Quasi amici  contava sulla bravura di un attore solido come François Cluzet, una vera sicurezza del cinema francese, e sulla comicità di Omar Sy. La strana coppia funzionava e trascinava lo spettatore tra risate e commozione con un ritmo coinvolgente, regalando alla Francia uno dei suoi migliori incassi di sempre. The Upside resta fedele all’originale ma non lo fa rimpiangere. Riesce a dedicare ai rapporti umani quella cura che è l’essenza del film e che non sempre è facile trovare nel cinema americano. Non si trasforma in una commedia meccanica, che mira solo alla risata. In diversi momenti si ride di gusto, ma lo si fa in modo intelligente e mai gratuito. L’incontro-scontro tra il mondo dei bianchi, rappresentato dal ricco Philippe e quello dei neri, simboleggiato da Dell, due mondi opposti che si scoprono complementari, è nell’America di oggi uno sprone all’integrazione e un buon punto di partenza per una riflessione. 

Il cast di The Upside

Se il film riesce a mantenere la sua verve e la sua complessità è merito di un buon cast, a partire da Bryan Cranston  – premiato con Emmy e Golden Globe per la sua interpretazione di Walter White nella serie televisiva Breaking Bad e candidato all’Oscar per L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo – che dà prova di duttilità e grande sensibilità nell’interpretare Philippe, combattuto fra l’attaccamento alla vita, la frustrazione dell’immobilità e il dolore per la scomparsa della moglie, che lo portano a lasciarsi andare. Kevin Hart –Scary Movie 3, Jumanji: Benvenuti nella giungla, Una spia e mezzo –  da attore comico dà vita a divertenti siparietti, specie quando è alle prese con le diavolerie da ricchi che popolano il mondo di Philippe. Quello che forse non ci si aspetta è che si dimostri all’altezza anche dei momenti più profondi, mostrando nuove sfaccettature del suo talento.

A completare il cast Nicole Kidman, che col suo aspetto esile e diafano interpreta in modo misurato la apparentemente rigida ma sensibile Yvonne, segretaria personale di Philippe. Julianna Margulies è Lily, con cui Philippe ha una relazione epistolare, mentre Tate Donovan è l’antipatico Carter.

La colonna sonora e l’omaggio ad Aretha Franklin

Infine, uno spazio va dedicato alla colonna sonora. Quale modo migliore per rappresentare l’incontro tra due mondi distanti, se non con due tradizioni musicali totalmente differenti? Questo era un tratto distintivo di Quasi Amici e resta tale anche in The Upside. Lì c’erano la musica classica e contemporanea di Mozart, Bach, Vivaldi e Ludovico Einaudi  a illustrare i gusti di Philippe, il suo mondo sofisticato e aristocratico da un lato; il funk  e il degli Earth, Wind & Fire dall’altro, a dare voce al mondo di Driss. Qui Philippe è un amante dell’opera, la Turandot e altri classici, del canto lirico di Luciano Pavarotti, mentre l’idolo di Dell è “la Regina del Soul”, Aretha Franklin, all cui memoria il film è dedicato. Nessuno dei due protagonisti sopporta la musica dell’altro, finché i due riescono a trovare una mediazione anche in questo. L’importante traguardo è suggellato dal finale del film, visivamente molto suggestivo e musicalmente affidato proprio alla calda e potente voce di Aretha Franklin che vola sulle note di un classico dell’opera. Le musiche originali del film sono di Rob Simonsen.

Venezia 77: Tilda Swinton dichiara il suo amore al cinema e chiude “Wakanda Forever”

Il Leone d’Oro alla carriera, Tilda Swinton, ha incantato il pubblico della Sala Grande di Venezia 77 con il suo discorso di ringraziamento, una vera e propria dichiarazione d’amore al cinema. Salendo sul palco, l’attrice premio Oscar ha esordito dicendo che prima di salire sul quel palco pensava a due cose, “la prima è cosa il cinema significa per me, la seconda era come essere in grado di accettare questo riconoscimento con una faccia seria.”

Ha poi continuato dicendo: “Il cinema è il mio posto felice, la mia vera patria. La sua amicizia è l’albero genealogico del mio cuore. I nomi sulla lista di coloro che hanno ricevuto questo onore, nel frattempo, sono i nomi dei miei maestri. Sono gli anziani della mia tribù. I poeti della lingua che amo sopra gli altri. Canto le loro canzoni nella vasca da bagno. Sono il ragazzaccio da film punk che fa l’autostop alla stazione per arrivare ai piedi delle vette dei loro successi.”

Dopo aver poi detto che si sente solo all’inizio della sua carriera, l’attrice ha concluso: “Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il tappeto magico sta volando ancora e sempre sarà: il miglior equipaggiamento protettivo personale possibile per l’anima. Viva Venezia. Cinema cinema cinema. Wakanda Forever. Nient’altro che amore.”

Qui il discorso completo e l’intera cerimonia.

Anna Foglietta: intervista alla madrina di Venezia 77

Anna Foglietta: intervista alla madrina di Venezia 77
Ecco il nostro incontro con Anna Foglietta, premiata attrice italiana e madrina della settantasettesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Ecco il discorso di Anna Foglietta in apertura di Venezia 77:

Buonasera a tutti e benvenuti alla 77esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Una edizione speciale che già di diritto entrerà nella storia. Innanzitutto perché ha sfidato le insidie dell’incertezza grazie a un piano di sicurezza studiato nei minimi particolari. La partecipazione attiva del pubblico, chiamato responsabilmente a collaborare, dimostrerà che oggi in Italia si può fare cultura senza correre rischi.

Questa edizione è stata voluta con forza e tenacia dal direttore Alberto Barbera, e sostenuta e supportata da tutti i direttori dei maggiori festival europei, e dal nuovo Presidente della Biennale Roberto Cicutto, al quale voglio fare il mio personale in bocca al lupo.

La Mostra d’arte cinematografica sta per aprirsi, e si svolgerà nei giorni previsti; teatro, musica e danza hanno mantenuto i loro programmi salvo qualche inevitabile cambiamento. Architettura ed arte seppure rinviate al 2021-2022 sono comunque presenti nella mostra al Padiglione Centrale dei Giardini che racconta la Storia della Biennale che proprio nel 2020 compie 125 anni. Nel più rocambolesco dei contesti mondiali, a Venezia anche quest’anno sono arrivati film da ogni angolo della terra, quei film che parlano di noi, delle differenze che ci arricchiscono, dei cambiamenti che ci travolgono: ci avreste mai creduto?

Abbiamo tutti pensato che non appena avessimo ricominciato ad annusare la libertà saremmo tornati ad abbracciarci più forte che mai e che ogni gesto che fino ad allora reputavamo scontato sarebbe diventato il gesto per sempre. Ancora siamo in un limbo, in una terra di mezzo dove la paura ci impedisce di realizzare quello che davvero vorremmo, però guardiamoci intorno… stiamo nuovamente condividendo un’esperienza culturale e stiamo respirando, pur se filtrata, la stessa aria per vivere insieme e in sicurezza un festival innovativo che rimarrà nella storia come un modello che ci insegna che le cose, se ci si crede veramente, si possono fare.

Che bel verbo…fare…ci ho ragionato tanto in questo tempo sospeso. Fare è proprio una bella cosa, propositiva, concreta, autentica. Questa estate ho conosciuto un anziano signore, un contadino dignitoso come un dio, un uomo con gli occhi piccoli e vivaci e le mani segnate dalla sua storia che mi ha insegnato in maniera precisa l’importanza del fare senza perdersi in chiacchiere. Quest’uomo buono è stato come un faro per me, un simbolo vivente di un’Italia che lavora e che senza dire una parola invita all’onestà, che attraverso l’esempio esorta a fare senza porsi ulteriori interrogativi perché già nell’agire ci sono tutte le risposte, e quindi la felicità. Mi ha fatto capire che nel mio paese di persone che fanno ce ne sono eccome, ed io di loro e a loro voglio parlare. A quella Italia fatta di sguardi attenti, di etica e tradizione, di passione per la propria natura. Sentiamo un richiamo antico che riecheggia dentro di noi accendendo un fuoco fatto di sentimenti veri, una voce esplodere irrompere e dirci “Sei vivo!”. Nonostante tutto quello che accade e che tenta di trascinarci verso un baratro quella voce lotta e grida che siamo vivi. Noi siamo vivi, e esserlo significa tornare ad Essere Umani, significa lottare affinché ci sia sempre una valida e onorevole alternativa all’abbrutimento intellettuale, all’anarchia del lecito, alla visione unilaterale del reale.

Noi artisti in questo siamo non solo facilitati, ma anche legittimati a cercare soluzioni: è il nostro lavoro. E la nostra grande responsabilità è quella di tradurre tutto questo in una lingua universale che tutti possano comprendere.

Prendersi cura del pianeta e non solo del nostro giardino, aiutare l’infanzia e non solo i nostri figli, creare opportunità di benessere per tutti, e non solo per noi stessi. Il valore del nostro essere umani sta proprio nel grado di empatia che riponiamo nelle nostre azioni.

Questo è stato l’anno degli invisibili e l’arte si è fatta più volte vostra portavoce, ed allora io, anche da questo importantissimo palco, intendo rivolgervi il mio più sentito grazie. Grazie a tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato e lavoreranno per Venezia 77: anche se non godete mai dei riflettori della ribalta, siete la vera linfa e il vero motore del Festival… siete come dei pionieri! GRAZIE.

Grazie Venezia, una città che ha sofferto particolarmente, una città che è un riferimento per il mondo e che ogni essere umano dovrebbe avere il diritto di visitare almeno una volta nella vita. Ma il grazie più forte di tutti vorrei rivolgerlo a tutti i medici, paramedici, staff sanitari, farmacisti e tecnici, che hanno vissuto un incubo neanche lontanamente paragonabile al nostro. E vorrei abbracciare forte tutti i familiari delle vittime del Covid 19. Siete nel nostro cuore.

È stata dura, lo è ancora adesso. Ma il futuro non è scritto. E forse questa volta abbiamo non solo la facoltà ma anche il dovere di immaginarlo, e poi di costruirlo, il mondo che verrà.

Waiting for the Barbarians: il trailer del film con Mark Rylance

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Waiting for the Barbarians: il trailer del film con Mark Rylance

Ecco il trailer di Waiting for the Barbarians, il film diretto da Ciro Guerra con Mark RylanceJohnny Depp e Robert Pattinson.

Dopo aver entusiasmato pubblico e critica alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2019, dove è stato presentato in concorso, arriva nelle sale italiane l’atteso Waiting for the Barbarians del regista e sceneggiatore colombiano Ciro Guerra (che nel 2015 ha diretto Embrace of the Serpent, primo film colombiano della storia ad essere candidato agli Oscar come Miglior Film Straniero).

Waiting for the Barbarians – leggi la recensione

Basato sul pluripremiato romanzo “Aspettando i Barbari” dell’autore Premio Nobel J. M. Coetzee, che ne firma anche la sceneggiatura, il film racconta la storia della crisi di coscienza di un Magistrato che si ribella al regime. Il cast stellare è composto da Mark Rylance (Premio Oscar come Miglior attore non protagonista per Il ponte delle spie di Steven Spielberg, nonché vincitore di tre Tony Awards, due Olivier Award e due BAFTA), Johnny Depp (tre volte nominato agli Oscar come Miglior Attore Protagonista per La maledizione della prima lunaNeverland – Un sogno per la vita e Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street) e Robert Pattinson (protagonista della saga cult Twilight e dei film Bel Ami – Storia di un seduttore e Come l’acqua per gli elefanti, nonché prossimo Batmannell’attesissimo film di Christopher Nolan), affiancati da Gana Bayarsaikhan (Ex Machina, Wonder Woman) e Greta Scacchi (La ragazza nella nebbia, Presunto innocente, I protagonisti). Prodotto e distribuito da Iervolino EntertainmentWaiting for the Barbarians sarà al cinema dal 24 settembre.

Andrea Iervolino ha così dichiarato: “Dopo l’uscita del film in Usa e Canada, siamo molto felici che il nostro film veda la luce anche in Italia, grazie alla collaborazione con il circuito UniCi e la distribuzione in circa 100 sale. Il film vanta la partecipazione di un cast stellare dal grande talento incorniciato nella raffinata e potente regia di Ciro Guerra e la straordinaria fotografia del Premio Oscar Chris Menges. Il film, di nazionalità italiana, da valore aggiunto a questo progetto che, non solo è stato girato anche in Italia, ma vanta maestranze nostrane di tutto rispetto come Jacopo Quadri al montaggio, Domenico Sica alla scenografia e Carlo Poggioli ai costumi, solo per citarne alcuni. L’Italia ha bisogno di avere un respiro internazionale, perché merita di ritornare ad essere la culla del cinema e io sono contento di poter dare il mio contributo affinché questo possa accadere molto presto.”

La trama di Waiting for the Barbarians

Il Magistrato, amministratore di un isolato insediamento di frontiera al confine di un impero senza nome, è in attesa di andare in pensione con l’arrivo del Colonnello Joll, il cui compito è di riferire sulle attività dei “barbari” e sulla situazione di sicurezza al confine. Joll inizia a condurre una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei “barbari” per mano del Colonnello e la tortura di una giovane donna “barbara” portano il Magistrato a una crisi di coscienza e a un atto di ribellione.

The New Mutants, la recensione del film con Anya Taylor-Joy

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The New Mutants, la recensione del film con Anya Taylor-Joy

The New Mutants potrebbe passare alla storia come il film più sfortunato di sempre, ma è più facile che nell’opinione pubblica finisca per essere preso a paragone dalla futura cinematografia supereroistica come uno dei punti più bassi che il genere abbia mai toccato. Il film di Josh Boone è finalmente al cinema e questo rappresenta un traguardo incredibile, considerato che è sopravvissuto ad un drastico posticipo a causa di reshoot che poi non sono mai stati fatti, ad una fusione di proporzioni epiche, quella che ha visto la Disney assorbire la Fox, e addirittura ad una pandemia, con annesso lockdown mondiale.

Nonostante le difficoltà e l’opinione genericamente negativa che già accompagnava il film, questa recensione di The New Mutants punterà ed evidenziare quali sono gli aspetti positivi di un film, basato sui fumetti, ma che condensa in sé innumerevoli generi cinematografici.

La storia di The New Mutants

Il film è ambientato interamente all’interno di un ospedale, una struttura che, secondo gli occupanti, è una clinica in cui la Dottoressa Reyes aiuta i giovani pazienti a controllare i loro poteri. Rahen, Illyana, Sam, Robert e Danielle, i cinque pazienti adolescenti, non sono infatti malati, ma sono giovani mutanti che, con la pubertà, non vedono cambiare solo il loro corpo e i loro impulsi, ma scoprono anche di dover fare i conti con delle abilità fino a quel momento ignorate. Tuttavia, i cinque ragazzi presto capiranno che quella struttura non è quello che sembra e che solo unendo le loro forze potranno riuscire ad affermare se stessi, la loro personalità ed a recuperare la libertà che è stata loro negata.

Fratelli delle storie fondative degli X-Men perché ideati da Chris Claremont, i Nuovi Mutanti a fumetti prendono vita in una versione riveduta e corretta, proprio perché sarebbe molto difficile riadattare in maniera fedele per il cinema le innumerevoli storie, personaggi, intrecci e vicende che i fumetti impiegano anni a raccontare. Josh Boone sceglie quindi una sua squadra, formata da Wolfsbane, Magik, Cannonball, Sunspot e Mirage, e la inserisce in una storia costruita ad hoc, che ovviamente prende diversi spunti dalle pagine a fumetti, non ultima la storia di Demon Bear.

The New MutantsUna mescolanza di generi

Come accennato, il film è difficilmente definibile in un solo genere, sebbene sia etichettato come cinecomic nell’accezione canonizzata del termine, ovvero film che ripropone le avventure di supereroi dei fumetti. In realtà The New Mutants è in parti uguali un thriller, un horror, un escape movie, una storia di formazione, psicologica e sessuale, e di amicizia, un action, soprattutto nell’atto finale, una storia a lieto fine. Questo grande miscuglio di temi e toni rende il film sbilanciato, con un primo atto troppo lungo e lento rispetto ad un finale precipitoso che affretta alcune trame e lascia disorientati.

Il pregio principale di The New Mutants è costituito dal casting. Giovani, talentuosi, molto diversi gli uni dagli altri, i protagonisti del film danno spessore e grande cuore ad ognuno dei loro personaggi. Maisie Williams, Anya Taylor-Joy e Charlie Heaton, i più famosi del gruppo, sono senza dubbio coloro che attirano maggiormente l’attenzione. Williams si conferma, al di fuori della bolla di Game of Thrones, una interprete molto sensibile, nonostante la giovane età; Taylor-Joy lascia sicuramente il segno, aiutata anche da un fisico e da tratti somatici originali e catalizzanti; Heaton riesce, anche con un ruolo non predominante a tratteggiare un adolescente spaventato e ferito, ricordando nei tratti e nelle movenze l’intensità che era appartenuta a River Phoenix.

Non sono però da meno i due protagonisti meno noti, Henry Zaga che fa della prorompenza fisica il suo strumento principale, e Blu Hunt, interprete intensa di un personaggio inquieto che è a tutti gli effetti il cuore propulsore della storia. Alice Braga (Dottoressa Reyes) svolge il suo compito con diligenza, mettendosi però al servizio di quelli che sono i veri protagonisti.

La ricerca di un posto nel mondo

Nonostante qualche problema di ritmo ed una storia sin troppo semplice e lineare, la forza di The New Mutants è la forza dei mutanti Marvel in generale, che siano essi forti e affermati X-Men o ragazzi alle prime armi che non conoscono ancora la loro mutazione: la profonda umanità di ogni personaggio, l’affannosa ricerca di un posto nel mondo, la difesa di se stessi e la fratellanza che si crea tra ogni personaggi. Sono soli, abbandonati e spaventati, ma capiscono che insieme possono essere una famiglia.

In fin dei conti è questo il messaggio più bello e più politico che questo tipo di personaggi ha sempre portato nel mondo, e seppure in una maniera zoppicante ed incerta, dopo diversi buchi nell’acqua dell’ultima produzione Fox dedicata a questi personaggi, con The New Mutants Josh Boone riesce a restituirne lo spirito, supportato da un ottimo cast e dal validissimo materiale di partenza.

DCEU: il Multiverso è la strada giusta per redimere i personaggi DC al cinema

L’uscita di L’Uomo d’Acciaio nel 2013 è servita da trampolino di lancio per il DCEU, nel tentativo di creare un universo di supereroi interconnesso su modello del già avviato MCU. Come sappiamo, a causa di una progettualità traballante e di film che non si sono rivelati i successi sperati, il progetto dell’universo condiviso DC si è schiantato sul flop di Justice League.

Questa situazione ha portato la Warner a fermare le macchine e a resettare il suoi programmi. La recente ondata di film targati DC ha settato un altro tipo di tono e scopo per questi eroi, con Aquaman, Shazam, Wonder Woman e Birds of Prey che si sono costruiti un percorso del tutto isolato e personale. Infine, Joker di Todd Phillips ha settato un livello completamente differente di racconto e scopo.

Non è chiaro in che modo The Batman, che arriverà nel 2021, si adatterà alla narrativa in corso del DCEU, alla luce delle informazioni disponibili sul film che suggeriscono fortemente delle ambientazioni in un universo alternativo. L’annunciato ritorno del Batman di Michael Keaton in The Flash ha persino complicato le cose agli occhi dei fan. Ancora, sebbene non si preveda che influenzerà interamente il DCEU, l’imminente uscita della Justice League Snyder Cut presenta molte possibilità interessanti per il franchise. È possibile che l’uscita della versione di Snyder del film possa rimettere in pista i progetti precedenti.

C’è una crescente convinzione che la prossima strategia della DC sia quella di abbracciare l’idea di molteplici realtà e versioni dei loro personaggi. E le notizie emerse dal DC FanDome non hanno fatto altro che confermare questa ipotesi, per non parlare delle esperienze televisive di Crisis on Infinite Earths dell’Arrowverse, in cui ha fatto capolino anche Ezra Miller.

Cameo di Ezra Miller in Crisis ha dato il via all’idea del Multiverso DC

L’anno scorso, Crisis On Infinite Earths di CW ha messo in scena un crossover ambizioso come mai prima d’ora, con tutti gli eroi dell’Arrowverse che uniscono le forze contro l’Anti-Monitor per salvare il multiverso. Oltre alla posta in gioco sconvolgente della missione, il crossover in 5 parti ha anche mostrato camei a sorpresa e interazioni di incarnazioni passate degli eroi DC, stabilendo senza ombra di dubbio che ogni proprietà DC live-action (film e TV) esiste su più Terre. Eppure, la più grande sorpresa di Crisis si è rivelata essere il cameo del Flash di Ezra Miller durante la parte 4 del crossover.

Durante la scena iconica, Miller-Flash ha finalmente incontrato la versione di Grant Gustin del Velocista Scarlatto, uno scambio che è diventato il momento più discusso dell’epopea. Il cameo di Miller ha confermato che il DCEU fa parte del multiverso più ampio stabilito nelle serie dell’Arrowverse, dimostrando che la DC sta adottando un approccio unico utilizzando la sua divisione TV per piantare i semi per il futuro del franchise.

È interessante notare che il famoso cameo di Miller si è rivelato essere un’aggiunta (speciale) dell’ultimo minuto. Dopo aver terminato la produzione per Crisis; il creatore dell’Arrowverse Marc Guggenheim ha raccontato che il capo della Warner Bros. Peter Roth ha chiesto espressamente se Miller potesse essere presente nel crossover. Questa richiesta suggerisce che l’inclusione di Miller in Crisis non si basa esclusivamente sul fan service, ma piuttosto fa parte di un piano più ampio che va avanti.

Il cameo di Miller non solo è stato un momento emozionante, ma ha anche anticipato ciò che l’eroe ha fatto dopo gli eventi di Justice League. Sulla base della rapida conversazione tra i due velocisti, Barry Allen di Miller è ancora in giro con il Cyborg di Ray Fisher, e sembra che i due eroi stiano esplorando da soli il concetto di multiverso. Lo sguardo confuso di Miller Flash suggerisce che non è nemmeno consapevole dell’esistenza di mondi alternativi. Questa esperienza potrebbe essere ulteriormente esplorata nel suo prossimo film da solista.

Il cameo ha anche rivelato che il Velocista Scarlatto di Miller non ha ancora adottato il nome di “Flash”, aprendo così la strada al film DCEU per riconoscere gli eventi del crossover Crisis. Alla luce di ciò, questo segnerà la prima volta che gli eventi che sono emersi nella divisione TV faranno finalmente parte del canone dei film.

In molti modi, il coinvolgimento di Miller in Crisis on Infinite Earths dell’Arrowverse ha fornito un’opportunità per il DCEU di esplorare una strada senza precedenti di narrazione attraverso il multiverso, e la buona notizia è che questa è solo la punta dell’iceberg.

Un cameo in Crisis di CW aveva anticipato il coinvolgimento nel DCEU di Michael Keaton

A parte il cameo di Miller, Crisis di CW aveva una sfilza di cameo che mettevano a confronto gli interpreti di personaggi DC del passato accanto a quelli del presente. Tra queste ci sono state le apparizioni speciali dei personaggi in Titans e Doom Patrol del DC Universe, Superman di Tom Welling da Smallville, Superman di Brandon Routh da Superman Returns e un cameo a sorpresa di Lucifer di Tom Ellis. Tuttavia, c’è stato un cameo velocissimo che potrebbe chiarire il ritorno di Michael Keaton nel DCEU come Cavaliere Oscuro.

Durante i momenti di apertura del crossover, è stato mostrato un montaggio di Terre alternative che include un’apparizione del giornalista Alexander Knox (Robert Wuhl) dal Batman di Tim Burton. Ambientato in Earth-89 (che è un ovvio cenno all’anno in cui il film è stato presentato in anteprima), Knox è stato visto tenere in mano un numero della Gotham Gazette con il titolo “Batman Captures Joker” prima che la scena presentasse uno scorcio dell’iconico Bat-Segnale. Ciò suggerisce che il Crociato Incappucciato di Keaton sia andato a dare la caccia al Joker di Jack Nicholson per la seconda volta in un punto successivo del loro universo.

La scena può essere anche soltanto un divertente Easter Egg per i fan irriducibili di Batman, ma le prove suggeriscono che è qualcosa che ha un significato più importante. La rivelazione del ritorno di Keaton nei panni di Batman per il DCEU suggerisce che il cameo di Wuhl in Crisis è stato anche un set-up per il ritorno dell’attore. Il piano multiverso di DCEU è stato davvero in lavorazione per tutto questo tempo?

Flashpoint offre una lavagna pulita per il DCEU (con l’aiuto del multiverso)

I giorni di incertezza per il DCEU stanno finendo? Nelle scorse settimane, il franchise ha trovato nuova linfa con l’annuncio dell’arrivo della Justice League Snyder Cut e con il DC FanDome. Una delle principali conclusioni a seguito delle cose mostrate durante l’evento è proprio quella che il multiverso è in cantiere. Mentre il multiverso è stato ben esplorato dal punto di vista dell’Arrowverse, il DCEU sta cercando di introdurre il concetto a un pubblico più ampio, a partire da The Flash che nel 2022 dovrebbe aprire la strada. Impostato per affrontare la trama di Flashpoint Paradox dai fumetti, The Flash cercherà di reinventare il DCEU portando anche il concetto di multiverso nel processo.

Il multiverso offre anche l’opportunità di rivisitare le precedenti interpretazioni live-action degli eroi DC, recuperando le loro avventure dopo gli eventi del loro film. Dopo che Batman di Keaton ha finito di aiutare Flash, il suo eventuale ritorno potrebbe potenzialmente creare la trama di Batman Beyond a lungo vociferata. A rendere più interessante la vicenda sarà anche il cameo del Batman di Ben Affleck. Inoltre, Superman di Brandon Routh, che è stato protagonista di Crisis di CW, ora ha l’opportunità di tornare sul grande schermo per aiutare a esplorare la trama di Kingdom Come incentrata sull’Uomo d’Acciaio. Queste sono solo potenziali trame che possono essere ulteriormente esplorate nel DCEU.

Con il multiverso a portata di mano, il nuovo corso del DCEU offre lo spazio a trame inesplorate dalla vasta libreria dei DC Comics di essere al centro della scena e allo stesso tempo di percorrere nuove strade per il franchise.

Tenet: 10 curiosità dal dietro le quinte del film

Tenet: 10 curiosità dal dietro le quinte del film

L’enigmatico ma ipnotico Tenet è l’ultimo action ad alta concezione partorito in modo fantastico dalla mente brillante di Christopher Nolan. Il film combina inversioni del tempo e fantascienza a sequenze di spionaggio alla James Bond per regalare al pubblico un turbinio di emozioni senza sosta dall’inizio alla fine. Dal suo arrivo in sala, il film si è guadagnato la fama di essere alquanto “confusionario”, richiedendo approfondimenti e potenziali rewatch per comprendere appieno i concetti con cui Nolan chiede al pubblico di districarsi. Screen Rant ha raccolto 10 interessanti curiosità direttamente dal backstage di uno dei film più attesi di questa difficile annata cinematografica:

Il livello di segretezza della produzione

La segretezza che ha circondato la produzione di Tenet era, in effetti, l’unica cosa che il pubblico sapeva dell’ultima attesissima fatica di Christopher Nolan. Ci è voluto un po’ di tempo prima che venisse rilasciato il primo trailer ufficiale, che comunque non aveva rivelato al tempo di cosa avrebbe effettivamente trattato il film.

Probabilmente, la trama del film ha iniziato ad acquisire un senso soltanto quando è stato rilasciato il trailer finale poco prima dell’uscita nelle sale internazionali lo scorso 26 Agosto. Tuttavia, questa totale segretezza ha avuto un impatto anche sul cast. Ad esempio, a Sir Michael Caine è stato permesso di leggere solo una parte della sceneggiatura (quella relativa al suo personaggio), mentre le star del film, John David Washington e Robert Pattinson, hanno potuto leggere la sceneggiatura completa soltanto nelle stanze della Warner Bros., in totale isolamento.

Il cast ha dovuto recitare davvero “al contrario”

Per farla breve, Tenet esplora il concetto di “inversione”, il che significa che determinati  raccontati nel film eventi si svolgono al contrario. Ciò è particolarmente evidente grazie al montaggio finale, quando in alcune sequenze certi attori parlano al contrario o si muovono al contrario, mentre altri parlano e agiscono senza alcuna opposizione temporale.

Per alcune scene, gli attori hanno dovuto effettivamente imparare a recitare determinate coreografie o a pronunciare determinate battute della sceneggiatura al contrario. Kenneth Branagh, in particolare, ha dovuto imparare a pronunciare al contrario le sue battute con l’accento tipicamente russo del suo personaggio.

Robert Pattinson ispirato a Christopher Hitchens

Il personaggio di Robert Pattinson in Tenet – Neil – è uno dei più importanti del film. La performance dell’attore sembra essere ispirata alla figura di James Bond, con Neil che si rivela un agente segreto assai gentile e sofisticato.

Tuttavia, ciò che è davvero interessante è che Pattinson non ha usato James Bond come ispirazione diretta per il suo personaggio. Come modello principale per Neil, l’attore ha usato il compianto giornalista e scrittore britannico Christopher Hitchens.

Effetti pratici e stunt al 100%

Con il miglioramento della tecnologia e della CGI negli ultimi due decenni, è diminuita anche la necessità di effetti pratici, con gli studi cinematografici che hanno optato sempre più per la computer grafica a causa dei suoi metodi più economici e rapidi per produrre gli effetti desiderati.

Tuttavia, per Tenet, Christopher Nolan ha scelto che il suo film fosse realizzato interamente con effetti pratici, rifiutandosi di utilizzare il green screen durante la produzione del film. Ciò non sorprende, data l’irriducibile preferenza di Nolan per gli effetti pratici e l’utilizzo del lavoro digitale solo quando assolutamente necessario.

Un progetto in cantiere da 20 anni

Anche se Nolan ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura di Tenet solo circa sei anni fa, le idee alla base del film erano presenti nella mente del regista da oltre 20 anni. Chiunque abbia visto il film avrà sicuramente notato che queste idee sono state elaborate per diverso tempo, dal momento che lo stesso si basa chiaramente su un delicato equilibrio tra fantascienza e realtà scientifica.

La quantità di ricerche necessarie affinché Tenet avesse una sua veridicità ha richiesto diversi anni per essere completata, per non parlare della piena comprensione e condensazione di tutti questi elementi in un film che potesse comunque essere considerato un blockbuster.

Un vero aereo è stato fatto esplodere

Uno dei momenti certamente memorabili del film deriva dal piano del personaggio di Neil di far schiantare un aereo. La scena stessa appare incredibile, come se, ai fini del film, un vero aereo si fosse schiantato contro un edificio. Il motivo per cui sembra così reale è che in realtà… lo era!

Inizialmente, Christopher Nolan avrebbe utilizzato le miniature per realizzare la scena, ma si è reso conto che sarebbe stato più economico acquistare semplicemente un aereo in disuso e farlo schiantare contro un edificio reale. Questa non è la prima volta che Nolan demolisce un aereo per un suo film: era già successo per l’indimenticabile apertura de Il cavaliere oscuro – Il ritorno, dove Bane organizza una fuga a mezz’aria.

Il titolo originale

Il palindromico titolo Tenet aiuta a legarsi perfettamente al concetto del film, con l’inversione che è l’elemento chiave che il pubblico deve capire per comprendere appieno la trama e le azioni del film.

Tuttavia, il film non ha sempre portato quel titolo di Tenet. Il titolo provvisorio del film, “Merry Go Round” (traducibile come “Buona corsa”), rifletteva per certi versi la trama del film in modo abbastanza descrittivo, ma mancava del semplice impatto derivato dal definitivo Tenet.

Uno dei film più costosi della storia

Inutile dire che Christopher Nolan è uno dei registi più celebrati che lavorano a Hollywood oggi. Di conseguenza, qualunque cosa il regista voglia, la riesce ad ottenere. Quindi, nonostante sia un film originale (che sono generalmente più economici dei franchise e della saga), lo studio ha dato a Nolan un enorme budget di 205 milioni di dollari per la realizzazione del film.

Si tratta di un budget enorme per un film originale, cosa che ha reso Tenet uno dei film più costosi di tutti i tempi. Sebbene film come Avengers: Endgame hanno ricevuto budget ancora più elevati, in quel caso era molto più probabile che il film si potesse rivelare un successo al box office, proprio perché legato ad grande franchise. Il fatto che ad un film originale sia stato assegnato tale budget mostra quanto la Warner Bros. apprezzi le capacità di Nolan e creda nel suo potenziale.

La massima accuratezza scientifica

In sostanza, Tenet è un film di fantascienza che ovviamente si basa più sull’immaginazione che sulla scienza. Tuttavia, nonostante ciò, Christopher Nolan voleva comunque che il suo film fosse fondato su una sorta di realismo scientifico.

Per ottenere questa accuratezza o almeno la maggiore plausibilità possibile, Nolan ha chiesto al fisico Kip Thorne di leggere la sceneggiatura e di offrire un aiuto nell’elaborazione dei concetti tirati in ballo . Inutile dire che il contributo di un vero genio accademico ha dato a Tenet un proprio vantaggio sul piano del realismo.

Il personaggio di Kat

La protagonista femminile di Tenet, Kat, è straordinariamente interpretata da Elizabeth Debicki. Alcuni direbbero che il ruolo era perfetto per lei, ma ciò che è interessante è che il pubblico non è l’unico a pensarlo. A quanto pare, il ruolo di Kat è stato scritto pensando proprio all’attrice.

Il ruolo di Kat è stato offerto a Debicki direttamente da Christopher Nolan, ma l’attrice ha insistito comunque per sostenere un provino in modo da sincerarsi di essere la persona giusta per la parte. La scelta di Nolan è avvenuta quando la sua storica produttrice (nonché moglie) Emma Thomas ha insistito perché riscrivesse la parte di Kat proprio per Debicki dopo averla vista in Widows – Eredità criminale.

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