Uscirà il 9 gennaio e punta a far
discutere Hammamet, il nuovo film di
Gianni Amelio che racconta gli ultimi mesi di vita
di Bettino Craxi, nella città tunisina che ne ha
visto la morte. Ad interpretare il segretario del PSI è stato
chiamato Pierfrancesco Favino, che dopo
aver vestito i panni di Tommaso Buscetta ne
Il
Traditore di Marco Bellocchio,
torna a trasformarsi in una delle personalità più importanti della
Storia d’Italia.
“Non considero Craxi una star
– esordisce Amelio – lo considero un politico, sul quale è
calato da decenni un silenzio assordante, ingiusto. Le opinioni si
esprimono anche quando sono in disaccordo. Si può criticare anche
in modo non fazioso. Ho voluto fare un film non sul Craxi degli
anni ’80, ma su quello della fine del secolo scorso. Prendo in
esame 6 – 7 mesi della sua vita e racconto la sua agonia, quella di
un uomo di potere che ha perso il potere e va verso la
morte.”
Una visione inedita rispetto ad un
personaggio che ha sempre creato dibattito e discussioni, essendo
stato protagonista di una delle pagine più nere della politica
italiana.
Secondo Gianni
Amelio, Craxi “non si è messo in salvo, ad Hammamet.
Lì lui coltiva rimpianti, rimorsi, desideri, è un uomo macerato
fino all’auto-distruzione. Lui muore in Tunisia, ma se gli avessero
dato la possibilità di essere operato da qualche altre parte,
chissà… è un uomo che è andato verso la morte, e lo racconto in
modo evidente.”
Superstar del film, protagonista
intorno al quale ruota tutta la storia è Pierfrancesco Favino:
“Senza Favino, il film non sarebbe mai nato – ha chiarito il
regista – Sfido chiunque altro al mio posto a trovare un altro
attore che potesse fare il personaggio del Presidente come lo ha
fatto lui.”
Per interpretare Craxi, Favino si è
sottoposto a lunghe ore di make up che lo hanno completamente
trasformato. Il colpo d’occhio è impressionante, il lavoro mimetico
egregio, lo stile e il talento dell’attore romano messi a dura
prova da un ruolo tanto impegnativo: “Spesso è il trucco che ti
dà la chiave. Lavoravamo 5 ore e mezza ogni giorno e siamo arrivati
a un rituale, quando mi mettevo le sopracciglia e gli occhiali,
quello era il momento in cui, come nel teatro No giapponese, si
attraversa il ponte verso l’oblio di sé. Piano piano, tutte le
mattine e le notti passate insieme, era questo il momento in cui si
apriva quella porta. La maschera, molto spesso, ti consente di
toccare qualcosa di molto più profondo che altrimenti non si
sarebbe toccato.”
Nel film è presente un personaggio
apparentemente misterioso, un personaggio che non viene indagato ma
che si delinea soltanto per il suo confronto con il protagonista.
Interpretato da Luca Filippi, si tratta di Fulvio, figlio di
Vincenzo Balzamo. “Affrontando gli ultimi mesi
di vita di un ex leader, avevo bisogno di un antagonista per
ragioni drammaturgiche, ho scelto di metterci un personaggio che
fosse il figlio di chi in vita aveva sempre cercato di mettere sul
chi vive lo stesso protagonista. Ci sono tanti nodi da sciogliere,
e questo personaggio in qualche modo cerca le risposte e instaura
con il Presidente un rapporto speciale.”
Ma nella realtà e nel film, Bettino
Craxi era un latitante o esule?
“Nessuno dei due – risponde
Amelio – Un latitante si nasconde, la legge non sa dove si
trova. Provenzano è stato latitante per molto tempo. Di Craxi si
conosceva persino il numero di telefono. Giornalisti che lo
intervistavano, politici, amici, cantanti che lo avvisavano che
sarebbero passati. Non è nemmeno un esule, visto che su di lui
pendevano condanne passate in giudicato. Era un contumace: ovvero
qualcuno che dovrebbe andare in tribunale e non si
presenta.”
Il lavoro di Pierfrancesco
Favino è stato anche quello di costruire il privato di un
uomo che naturalmente conosceva solo nell’aspetto privato:
“Conoscevo il politico, la figura pubblica, ma non l’uomo
privato, ed è questo che io ho ricercato, quello che mi ha
interessato. Dovendo fare lui, cerco di assumere il suo punto di
vista, anche perché è l’unica cosa che posso fare, non essendo
politico né magistrato. Mi tengo stretta la mia prospettiva da
attore.
(…) Penso che, questo film
sicuramente non nasconde il rapporto padre/figlia, che ovviamente
mi ha portato a pensare a me come padre e a me come figlio. Ho
sentito che stavamo toccando la fine di una generazione di uomini
che avevano, nei confronti della propria intimità ed emotività, un
rapporto molto complesso, a cui era stato insegnato che mostrare la
propria emotività ai figli era segno di grande debolezza. Non si
faceva. Questa leadership familiare ti lascia da solo. Al di là di
ogni merito o demerito, Craxi si sentiva paterno verso l’Italia, si
sentiva molto italiano come appartenenza alla bandiera. Credo che
questa sua paternità l’abbia molto sentita, e quella leadership ti
lascia profondamente solo. Quelle sono le emozioni con le quali ho
empatizzato per interpretarlo.”
Hammamet,
di Gianni Amelio, con Pierfrancesco
Favino esce in sala il 9 gennaio, distribuito in 450 copie
da 01 Distribution.
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