Home Blog Pagina 105

Daredevil: Rinascita – Stagione 2, anche Charlie Cox afferma che non sarà l’ultima

0

All’inizio di questa settimana, un video di un mese fa in cui Charlie Cox si riferiva alla seconda stagione di Daredevil: Rinascita come alla stagione “finale” della serie è diventato rapidamente virale sui social media. Il suo co-protagonista, Vincent D’Onofrio, ha poi cercato di chiarire la situazione, rassicurando che la prossima non sarà l’ultima stagione. Ora è però lo stesso Cox a smentire il rumor.

Questo fine settimana, l’attore era infatti presente all’evento For the Love of Fantasy a Londra, in Inghilterra, e Comicbookmovie è riuscita ad avere un breve scambio con l’attore il quale oltre a denire “fantastica” la prossima stagione, ha poi risposto con un secco “No, non credo proprio” alla domanda se sarà anche l’ultima. Con questa ulteriore rassicurazione, ora non resta che attendere di vedere i nuovi episodi e di scoprire in quali direzioni porteranno l’iconico Daredevil.

LEGGI ANCHE: 

La trama e il cast di Daredevil: Rinascita

In Daredevil: Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie, lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione. Entrambi torneranno nella Stagione 2.

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

La prima stagione è disponibile su Disney+.

Il regista di Locked – In Trappola difende i remake Hollywoodiani

0

David Yarovesky arriverà al cinema in Italia il prossimo 20 agosto, quando Eagle Pictures distribuirà Locked – In Trappola, remake del film argentino 4×4. “Sono un grande fan dei remake“, ha spiegato il regista nel corso di un’intervista.

Locked cerca la sua strada, con diversi punti di divergenza tra lui e l’originale, ma se guardate i due trailer uno dopo l’altro, si notano anche alcune inquadrature quasi identiche. Quando gli è stato chiesto in cosa volesse discostarsi dall’originale, David Yarovesky ha esordito dicendo: “Penso che i registi originali abbiano fatto un lavoro incredibile. Soprattutto con le risorse che avevano. Ho adorato quello che hanno fatto”. È interessante notare che Yarovesky non ha guardato 4×4 prima di aver letto la sceneggiatura di Locked: “Volevo essere davvero mirato e specifico nel modo in cui mi sono concesso di guardarlo“.

“Sono un grande fan dei remake”, ha detto il regista, prima di aggiungere che la critica a una Hollywood non originale è “la visione più ovvia del pianeta Terra… se si va più a fondo, si capisce che ogni singolo film è un remake. Che ogni film che vedi è stato presentato come un qualcosa che incontra qualcos’altro. E se parli con un regista, ti dirà: ‘Oh, ti piace quella scena? Io sto solo facendo questo qui’“.

“Ti piace il finale di Brightburn?” Yaravosky ha continuato: “Beh, è il finale di Jurassic Park. L’ho rubato a Steven Spielberg e non è bello come Jurassic Park, ma quella è stata la mia ispirazione ed è quello che è. E alcuni dei miei film preferiti sono reboot. Certo, ce ne sono alcuni che non mi piacciono, ma da Cape Fear di Scorsese a La mosca di Cronenberg, a L’alba dei morti viventi di James Gunn”.

Locked si discosta dall’originale

Ma Locked non è solo un reboot. “C’è l’ambientazione, c’è la premessa, ci sono un paio di momenti che sono sicuramente un omaggio all’incredibile lavoro svolto dai precedenti registi”, ha spiegato Yarovesky, “e c’erano cose che amavo ma che non sarebbero state fedeli al film che stavo girando. E dovevo raccontare la mia storia”.

In fondo, il regista è stato ispirato dalla sua esperienza di vita: “Quando ero più giovane, qualcuno è entrato in casa e mi ha rubato la Xbox. Non è un grosso problema, ma quando è successo a me, per me sono stati un sacco di soldi e mi sono sentito una vittima. Non volevo entrare in quella parte della casa perché mi sembrava qualcosa di [brutto]. Potevo incanalare ciò che provavo in quel momento e pensare: ‘E se riuscissi a catturare quel tizio in una scatola? Come andrebbe a finire davvero, e quanto sarebbe teso?'”.

La trama di Locked – In Trappola

Eddie è un piccolo criminale di città, abituato a colpire in fretta e sparire nel nulla. Ma stavolta sbaglia bersaglio. Quando forza un SUV apparentemente abbandonato, si ritrova intrappolato in un incubo tecnologico: porte che non si aprono, vetri blindati, nessuna via di uscita. È solo l’inizio.

Dietro tutto questo c’è William, un uomo che non crede nella giustizia delle leggi, ma in quella spietata e personale che si esercita nell’ombra. Intrappolato nel veicolo, Eddie dovrà lottare contro il tempo, contro i propri demoni, e contro un nemico che conosce ogni sua mossa. Un thriller ad alta tensione, claustrofobico e adrenalinico, dove ogni secondo conta e la redenzione non è contemplata.

Frammenti di Luce: recensione del film di Rúnar Rúnarsson

È strano svegliarsi il giorno dopo aver perso qualcuno di importante nella propria vita. Non sembra possibile che quest’ultima, che il mondo intero, possano andare avanti mentre c’è chi rimane indietro, strappato all’affetto dei suoi cari senza che si possa mai davvero essere pronti per questo momento. Ciò che resta è un vuoto impossibile da colmare, con cui si può solo imparare a convivere sapendo che sarà sempre difficile trovare le parole per spiegarlo, comprenderlo, accettarlo. Il film Frammenti di Luce (titolo italiano di Ljósbrot) tenta di fare proprio questo, raccontare l’irracontabile: quel senso di lutto capace di far sentire smarriti come nient altro al mondo.

Il regista islandese Rúnar Rúnarsson presenta questo suo nuovo lungometraggio nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2024. Anche nei suoi precedenti lavori egli affrontato momenti spartiacque nella vita dell’essere umano: dalla riconciliazione di un uomo con i suoi figli e la moglie al capezzale di quest’ultima (Volcano, 2011) allo stravolgimento nella vita di un adolescente al momento del suo trasferirsi dalla città ad un piccolo villaggio (Passeri, 2015). Ma anche con i suoi cortometraggi Two Birds (2008) e Anna (2009), Rúnarsson ha ribadito il suo interesse nei confronti del passaggio da un’età ad un’altra, con tutte le speranze e le paure che tale trasformazione porta con sé.

La trama di Frammenti di Luce

Protagonista del film è Una (Elín Hall), studentessa di arti performative e membro di una band in cui vi è anche il suo amico Diddi (Baldur Einarsson). Ma tra di loro c’è ben più che una semplice amicizia. I due si sono innamorati e vivono quel loro amore con l’intensità di cui solo i giovani sono capaci. Sono però costretti a tenere segreto il loro rapporto, in quanto Diddi è in realtà fidanzato con Klara (Katla Njálsdóttir), dalla quale però è pronto a separarsi. Proprio durante il viaggio con cui intende raggiungerla per annunciarle la fine del loro rapporto, un terribile incidente lo strappa alla vita. Per Una, Klara e i loro amici ha così inizio la giornata più lunga della loro vita, durante la quale dovranno fare i conti con quella scomparsa.

Whet the Light Breaks Elín Hall
Elín Hall è Una in When the Light Breaks. Foto di © Compass Film

Quando la luce si spezza

Il racconto di Frammenti di Luce si svolge nell’arco di 24 ore, iniziando con un tramonto e terminando con quello del giorno successivo. Un intervallo temporale nel quale la vita dei protagonisti cambia per sempre in modi inaspettati. Dalle risate e dalle tenerezze iniziali si passa agli occhi gonfi di lacrime, alla voce rotta e a quella sensazione di cuore in pezzi che puo rivelarsi molto più concreta di quel che si potrebbe pensare. Per Una, in particolare, si manifesta anche un sentimento di estraneità, proprio per via di quel suo segreto che sembra ora destinato a rimanere per sempre tale.

Rúnarsson sottolinea questo suo stato d’animo seguendola con la macchina da presa sempre alle sue spalle, negandoci in più occasioni il suo volto quasi come volesse proteggerla dagli sguardi indagatori del pubblico. Nei suoi occhi rossi si nasconde quella verità che deve essere protetta. Queste premesse narrative potrebbero far pensare ad un inevitabile confronto tra le due ragazze ma più si procede nella visione più diventa chiaro come l’intento del regista non sia quello di giungere ad un climax di questo tipo, bensì mostrare come un comune dolore possa permettere di appianare ogni divergenza in virtù di un reciproco sostengo.

È così che in Frammenti di Luce si susseguono una serie di scenari con cui i giovani protagonisti cercano di venire a patti con quel dolore, sfogandosi come loro possibile. Che sia bevendo in onore dell’amico scomparso o danzando fino allo stremo, il regista li raffigura sempre con un’innocenza disarmante, che porta a chiedersi come sia possibile che ragazzi così giovani debbano confrontarsi con qualcosa di così grande e spaventoso. Ma è solo un’altra domanda a cui non c’è risposta, per cui non resta che lasciarsi andare e abbracciare l’ignoto.

Whet the Light Breaks Elín Hall Katla Njálsdóttir
Katla Njálsdóttir (sulla sinistra) è Klara e Elín Hall (sulla destra) è Una. Foto di © Compass Film

Cosa resta di chi se ne va

Frammenti di Luce cerca dunque di catturare uno stato d’animo e riproporlo sul grande schermo e l’impressione è che, seppur non porti a compimento tutte le sue idee, riesca in ogni caso a restituire il dolore e la paura dei suoi protagonisti. Nel raccontarli, il regista riesce a farlo grazie ad una serie di immagini e battute che difficilmente non faranno scattare nello spettatore la molla dell’immedesimazione. Si ricerca dunque un senso alla morte, ancora oggi incomprensibile e inaccettabile, specialmente nel momento in cui ci costringe a confrontarsi su ciò che resta – in noi o nel mondo – di chi se ne va.

Come si diceva, non tutte le situazioni proposte da Rúnarsson si risolvono o sembrano apportare ulteriore valore al racconto, ma grazie anche alla breve durata del film e alla bravura dell’attrice Elín Hall, silenziosa e profondamente espressiva, si segue con attenzione quest’opera “piccola” intenzionata a parlare di cose grandi. L’aspetto più bello, però, è il fatto che il regista riesca ad affrontare un argomento pesante come questo con quella grazia e quella tenerezza che sembrano essere due dei possibili ingredienti per superare la morte.

28 anni dopo: The Bone Temple, reazioni molto positive al test screening del sequel

0

Il mese scorso si è tenuta la prima proiezione di prova di 28 anni dopo: The Bone Temple di Nia DaCosta, e le prime reazioni suggeriscono che potremmo trovarci di fronte a qualcosa di sorprendentemente forte. I resoconti del pubblico indicano che durante il film ci sono stati diversi applausi. Uno spettatore che aveva amato il primo film (qui la nostra recensione) ha detto: “Pensavo che la prima parte fosse eccezionale, ma questa l’ha superata”.

LEGGI ANCHE: 28 anni dopo: la spiegazione del sorprendente colpo di scena

Jack O’Connell, reduce da I Peccatori, è già stato candidato come “miglior cattivo dell’anno” e la dinamica centrale è essenzialmente un duello tra O’Connell e il custode delle ossa interpretato da Ralph Fiennes, il dottor Ian Kelson, che ha un ruolo più importante rispetto al primo film e offre una performance “ancora migliore”. La sceneggiatura, scritta da Alex Garland, è descritta come “impressionante”, in particolare il terzo atto, che secondo quanto riferito ha suscitato una reazione fortemente positiva da parte dei partecipanti quando la narrazione ha preso una svolta audace.

Un insider ha lasciato intendere che c’è una sequenza nell’atto finale di cui si parlerà per gran parte del 2026. Dal punto di vista cinematografico, è stato detto che il sequel adotta un approccio più tradizionale rispetto al suo predecessore. A differenza del primo film, non ci sono prove che iPhone o telecamere portatili abbiano dominato la produzione; al contrario, DaCosta avrebbe abbracciato uno stile di ripresa più classico.

Come noto, se 28 anni dopo: The Bone Temple – in uscita a gennaio 2026 – avrà il giusto successo in termini economici, ciò permetterà la realizzazione del terzo capitolo, che sarà nuovamente diretto da Danny Boyle e vedrà il ritorno di Cillian Murphy come protagonista a tutti gli effetti. Se queste prime reazioni al secondo capitolo saranno confermate, il sequel avrà la possibilità di riscattare il franchise agli occhi di quei fan delusi dal primo film, ma anche di convincere potenzialmente la Sony a impegnarsi nel capitolo finale della trilogia.

Leggi anche: 28 Anni Dopo: The Bone Temple – conferma, data di uscita e tutto quello che sappiamo

Locked – In Trappola: il SUV “protagonista” è stato venduto per finanziare il film

0

“Eravamo in costante difficoltà finanziaria”. Così il regista di Locked – In Trappola, David Yarovesky, ha spiegato durante un’intervista per promuovere il suo film, in uscita in Italia il 20 agosto con Eagle Pictures.

Il film ha avuto diversi problemi e ritardi di produzione, che hanno anche determinato il cambio di attore protagonista (da Glen Powell a Bill Skarsgård), ma queste difficoltà non hanno scoraggiato Yarovesky, che ha fatto davvero di tutto affinché il suo film vedesse la luce.

“Fare film indipendenti [è] molto, molto, molto, molto, molto difficile”, ha detto Yarovesky dopo aver spiegato il destino toccato all’altro protagonista di Locked, il SUV Dolus personalizzato. Il regista ha raccontato quanto sia stata dura la realizzazione di questo film a causa di un budget e di una tempistica di produzione ridotti, dicendo: “Eravamo in costante difficoltà finanziaria per riuscire a girarlo. Dovevamo girarlo in 19 giorni. È stata una sfida continua. E credo che i produttori abbiano venduto l’auto per continuare a finanziare il film”.

L’auto è stata venduta durante la post-produzione, quindi le riprese erano già terminate, ma Yarovesky ha condiviso un punto importante che ha detto ai produttori: “Ho detto loro: ‘Questa cosa varrà molto di più dopo l’uscita del film'”, ma, sfortunatamente, “avevamo bisogno di più soldi. Era così difficile”.

La trama di Locked – In Trappola

Eddie è un piccolo criminale di città, abituato a colpire in fretta e sparire nel nulla. Ma stavolta sbaglia bersaglio. Quando forza un SUV apparentemente abbandonato, si ritrova intrappolato in un incubo tecnologico: porte che non si aprono, vetri blindati, nessuna via di uscita. È solo l’inizio.

Dietro tutto questo c’è William, un uomo che non crede nella giustizia delle leggi, ma in quella spietata e personale che si esercita nell’ombra. Intrappolato nel veicolo, Eddie dovrà lottare contro il tempo, contro i propri demoni, e contro un nemico che conosce ogni sua mossa. Un thriller ad alta tensione, claustrofobico e adrenalinico, dove ogni secondo conta e la redenzione non è contemplata.

Superman: il sequel potrebbe arrivare in sala nel 2027

0

La Warner Bros. sembra voler accelerare i tempi riguardo il prossimo film con Superman e dopo che James Gunn aveva già detto a THR che il sequel sarebbe “entrato in produzione non molto lontano da oggi”, arrivano ora due aggiornamenti che suggeriscono progressi significativi. Secondo l’insider EmpireCity Box Office, la Warner Bros. starebbe infatti già puntando a un inizio della produzione all’inizio del 2026, con una data di uscita fissata per luglio 2027 per il sequel descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”.

La trama rimane segreta, anche se le speculazioni vanno da una collaborazione tra Superman e Supergirl a una storia che coinvolge The Authority. Superman (qui la nostra recensione) ha ottenuto buoni risultati per la Warner Bros., ottenendo recensioni positive (83% su Rotten Tomatoes) e incassando 333 milioni di dollari sul mercato interno, per un totale globale di 583 milioni di dollari, nonostante i risultati più modesti all’estero. Il film è uscito in VOD, dove potrebbe dar vita ad altri significativi traguardi.

Guardando al futuro, Supergirl arriverà nei cinema la prossima estate, Clayface inizierà le riprese a settembre e anche Wonder Woman sarebbe in fase avanzata. Sembra dunque che il sequel di Superman sarà il prossimo film in programma per la DCU. Ad oggi, Gunn ha affermato unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va notato che questo è per adulti, non per bambini, ma Superman conduce a questo show e poi abbiamo l’ambientazione di tutto il resto della DCU in questa stagione di Peacemaker, è incredibilmente importante”. Non resta dunque che attendere maggiori informazioni su questo prossimo progetto.

Avengers: Doomsday, emergono rumor di scontri sul set e richieste di Robert Downey Jr.

0

Le riprese di Avengers: Doomsday sono ancora in corso nel Regno Unito da aprile e, sebbene nelle ultime settimane le cose siano state piuttosto tranquille (le foto dal set sono cessate quando le riprese si sono spostate al chiuso), ciò non significa che dietro le quinte tutto stia procedendo senza intoppi. Durante l’episodio di questa settimana di The Hot Mic, lo scooper Jeff Sneider ha condiviso ciò che ha sentito riguardo alle riprese e in particolare per quanto riguarda la star Robert Downey Jr. e ciò che ha portato la Marvel/Disney a pianificare tre settimane di riprese aggiuntive.

Secondo Sneider, il piano originale era quello di utilizzare una controfigura per molte delle scene di Downey, finché l’attore non ha deciso che semplicemente non funzionava. “Avevano un controfigura per il corpo e uno per il viso, e Robert stava fuori dalla scena leggendo le battute. A quanto pare, dopo due o tre settimane, ha detto: ‘Non funziona. Voglio girare tutto con me nel costume’”. Sneider ha anche sentito dire che “molto testosterone e molto ego” hanno portato a una certa “disfunzione” sul set di Avengers: Doomsday.

Le disfunzioni di cui ho sentito parlare sul set sono seconde solo a quelle dei film Fast and Furious. Voglio dire, abbiamo menzionato un incidente dietro le quinte all’inizio di quest’anno di cui non volevo entrare nei dettagli, e probabilmente qualcuno lo ha reso più drammatico di quanto non fosse in realtà, ma… sì, penso che, ancora una volta, ci sia molto testosterone e molto ego su quel set. Molte persone pensano di sapere quale sia la strada migliore da seguire. Alla fine, però, conta solo la strada di una persona, ed è quella di Robert Downey Jr.“.

Naturalmente nessun set cinematografico è privo di tensioni, ma Snider riporta anche che uno scontro tra due attori in particolare è diventato così acceso che alcune scene che coinvolgevano i loro rispettivi personaggi hanno dovuto essere modificate o eliminate del tutto dalla sceneggiatura. Si tratta di rumor non confermati, che ad ogni modo non dovrebbero intaccare il programma di riprese del film, il cui arrivo in sala è fissato al 18 dicembre 2026.

Josh Dallas: 10 cose che non sai sull’attore

Divenuto celebre grazie ad una nota serie TV, l’attore Josh Dallas ha negli anni guadagnato sempre più consensi, affermandosi per la sua versatilità e il suo carisma. I suoi fan hanno poi potuto ritrovarlo anche sul grande schermo, come interprete in un noto cinecomic del Marvel Cinematic Universe.

Ecco 10 cose che non sai su Josh Dallas.

Josh Dallas Ginnifer Goodwin

Josh Dallas: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in un noto film di supereroi. Dopo alcuni piccoli ruoli nei film 80 Minutes (2008), The Boxer (2009) e The Descent Part 2 (2009), Dallas ottiene una buona popolarità ricoprendo il ruolo di Fandral nel film Thor (2011), recitando accanto agli attori Chris Hemsworth, Tom Hiddleston e Natalie Portman. L’anno seguente è invece nel cast di Red Tails, accanto ad attori come Bryan Cranston e Michael B. Jordan.

9. È noto per i suoi ruoli televisivi. Particolarmente attivo in televisione, Dallas ha negli anni partecipato ad alcuni episodi di serie come Doctor Who (2008), Hawaii Five-0 (2010), e CSI – Scena del crimine (2010). Dal 2011 diventa celebre dando vita ai personaggi David Nolan e Principe Azzurro nella serie C’era una volta, dove recita accanto a Jennifer Morrison e Colin O’Donoghue. Dal 2018 recita invece nella serie Manifest, nel ruolo di Ben Stone. Nel doppiaggio è il Frantic Pig in Zootopia (2016). In carriera conta anche guest spot in Doctor Who, CSI: Crime Scene Investigation e Hawaii Five-0.

8. Ha doppiato un personaggio in un noto film d’animazione. Nel 2016 Dallas dà vita alla sua prima prova come doppiatore, partecipando al film Zootropolis, vincitore dell’Oscar come miglior film d’animazione. Qui l’attore ha dato voce al personaggio del maiale fioraio, esibendosi accanto ad attori come Jason Bateman e Idris Elba.

Josh Dallas è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 853 mila persone. All’interno di questo, egli è solito condividere proprie foto personali, scattate in momenti di svago quotidiano. Non mancano però anche foto di curiosità a lui legate o con fini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Josh Dallas e Ginnifer Goodwin

6. Ha sposato una sua collega. Dopo due anni di relazione, nel 2014 Dallas rende noto il suo matrimonio con l’attrice Ginnifer Goodwin, nota per il personaggio di Biancaneve nella serie C’era una volta. Proprio sul set di questa si sono incontrati e innamorati i due attori, che hanno poi dato vita a due figli, nati rispettivamente nel 2014 e nel 2016.

Josh Dallas Thor

Josh Dallas in Thor

5. Si è ispirato ad un noto attore. Per prepararsi al ruolo di Fandral in Thor, Dallas ha raccontato di aver tratto ispirazione dall’attore Errol Flynn, sia per il suo fascino che per la sua abilità di spadaccino. Ha poi aggiunto di non essere stato a conoscenza del fatto che la fonte di ispirazione per il personaggio nei fumetti fosse proprio Flynn.

4. Ha dovuto rinunciare al ruolo. La prima scelta per il ruolo di Fandral fu l’attore Zachary Levi, il quale tuttavia non poté accettare per via di altri impegni. La parte fu allora affidata al semi sconosciuto Dallas, che ottenne così una buona popolarità. Nel momento in cui questi, per via della serie C’era una volta, non poté riprendere il ruolo per il sequel, la parte fu riassegnata a Levi.

Josh Dallas in C’era una volta

3. È tornato per il gran finale. Dopo che l’attore aveva lasciato il suo ruolo al termine della sesta stagione, è stato richiamato un’ultima volta nella parte per il gran finale della settima stagione. L’attore ha dichiarato di essere stato entusiasta di poter concludere la serie così come era iniziata, dando il degno finale alla storia del proprio personaggio.

2. Il suo personaggio sarebbe dovuto comparire in modo diverso. Originariamente, gli ideatori della serie avevano previsto che il personaggio interpretato da Dallas comparisse soltanto attraverso dei flashback, poiché morto tempo prima. Tuttavia, data la grande chimica instauratasi tra l’attore e la Goodwin, decisero di riscrivere il tutto permettendogli di comparire nel tempo presente.

Josh Dallas: età e altezza

1. Josh Dallas è nato a Louisville, nel Kentucky, Stati Uniti, il 18 dicembre 1978. L’attore è alto complessivamente 185 centimetri.

Fonte: IMDb

 

The Madison: lo spin-off di Yellowstone è stato rinnovata per la seconda stagione prima del del debutto

0

Lo spin-off di Yellowstone, The Madison, è pronto per il rinnovo della seconda stagione prima ancora che la prima venga trasmessa, dimostrando un primo segno di fiducia nella serie. L’impero Paramount di Taylor Sheridan, in continua espansione, continuerà a crescere con numerosi spin-off di Yellowstone, e The Madison sarà il primo. Michelle Pfeiffer sarà la protagonista della serie, che seguirà una famosa famiglia newyorkese che si trasferisce nel Montana.

Ora, prima ancora che The Madison venga trasmesso, la serie è già stata rinnovata per una seconda stagione, secondo Deadline. Durante un evento stampa della Paramount, che è nel mezzo di una grande fusione, i vertici dell’azienda non hanno avuto che elogi per Sheridan, che hanno chiaramente definito il fondamento della produzione streaming di Paramount+. La nuova stagione sarà girata, almeno in parte, nell’enorme centro di produzione di Sheridan in Texas.

Di Sheridan, dirigenti come Cindy Holland, presidente di Paramount Direct-to-Consumer, dicono: “Oggi su Paramount+ abbiamo una base davvero solida, che è l’universo di Taylor Sheridan”. Nel frattempo, il CEO di Paramount David Ellison definisce Sheridan “un genio unico con un curriculum perfetto”.

Cosa significa questo per Madison e Taylor Sheridan

Il rinnovo anticipato di The Madison conferma sicuramente che l’universo televisivo di Sheridan è l’iniziativa di streaming di maggior successo della Paramount. Anche se la serie di punta Yellowstone è ormai terminata, la saga continua in varie forme, come gli spin-off interconnessi 1883 e 1923 già andati in onda. The Madison non è l’unico progetto in cantiere, però.

Ce ne sono almeno altri quattro in fase di sviluppo, con un quinto spin-off segreto di Yellowstone apparentemente in programma. Per quanto riguarda The Madison, non sorprende che la Paramount abbia fiducia nella serie. Essa rappresenta una nuova opportunità per il franchise, mettendo in evidenza il concetto di “pesce fuor d’acqua” quando i cittadini di città si trasferiscono in uno stato rurale. È inoltre interpretata da un cast stellare, con Patrick J. Adams, Matthew Fox, Amiah Miller e altri che affiancheranno la Pfeiffer.

Spider-Man: Brand New Day, Sadie Sink è stata avvistata a Londra per le riprese

0

Le riprese di Spider-Man: Brand New Day si sono ufficialmente concluse a Glasgow, in Scozia, e la produzione si sposterà ora a Londra. Non sappiamo ancora quando riprenderanno le riprese, ma sappiamo che sia Jon Bernthal (Frank Castle/Punisher) che Sadie Sink sono attualmente nel Regno Unito per prepararsi a girare le loro scene. Il personaggio interpretato dalla Sink è ancora segreto, ma online sta ora circolando una foto dell’attrice di Stranger Things che potrebbe darci un’idea più chiara del ruolo che interpreterà.

Non condivideremo la foto qui poiché è stata scattata senza il permesso della Sink (non sarà difficile trovarla), ma l’attrice ha ancora i suoi capelli rossi naturali. Ad oggi i rumor indicano che la Sink potrebbe interpretare un personaggio tra Jean Grey, Jackpot, Mary Jane Watson, Mayday Parker, Gwen StacyGatta Nera e altri. La nuova foto potrebbe escludere Stacy o altri personaggi che non hanno i capelli rossi ed è improbabile che l’attrice possa indossare una parrucca per il ruolo.

Finora, gli unici dettagli ufficiali sul personaggio di Sink che sono stati rivelati sono che interpreterà una donna “acuta e dallo spirito libero” che ha un “passato misterioso”. Speriamo di vedere Sink sul set nel corso della prossima settimana e di poter finalmente avere maggiori informazioni su chi interpreterà.

LEGGI ANCHE:

Quello che sappiamo su Spider-Man: Brand New Day

Ad oggi, una sinossi generica di Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.

Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.

L’improbabile alleato potrebbe dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal recentemente annunciato come parte del film – in una situazione già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi contro la vera minaccia di turno.

Di certo c’è che il film condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Il film è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal. Michael Mando è stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento di Charlie Cox.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

Mayor Of Kingstown – Stagione 4: nuove foto rivelano il nuovo personaggio dalla star dei Soprano

0

Sulla scia dell’annuncio della data di uscita della serie, un’immagine della quarta stagione di Mayor of Kingstown ha presentato un nuovo importante personaggio. Il thriller poliziesco di Hugh Dillon e Taylor Sheridan ha riscosso un grande successo nelle tre stagioni già trasmesse, ottenendo un consenso sempre maggiore da parte della critica e registrando costantemente ottimi ascolti per Paramount+.

La terza stagione di Mayor of Kingstown è stata memorabile perché è stata la prima produzione importante di Jeremy Renner dopo il suo incidente quasi mortale con uno spazzaneve. La stagione ha visto Mike, interpretato da Renner, impegnato a mantenere la pace quando una serie di esplosioni ha sconvolto la città, trovandosi ad affrontare la minaccia più grande di sempre con la crescente influenza della mafia russa sulla città.

Pochi mesi dopo l’uscita della terza stagione, Paramount+ ha rinnovato Mayor of Kingstown per la quarta stagione. Il cast ha visto l’aggiunta di diversi personaggi chiave, tra cui Edie Falco, veterana de I Soprano, e Lennie James di Fear the Walking Dead, mentre l’uscita del prossimo capitolo è prevista per la fine del 2025.

In concomitanza con l’annuncio del ritorno il 26 ottobre, Paramount+ ha svelato una serie di nuove immagini della quarta stagione di Mayor of Kingstown. Le immagini presentano il personaggio di Edie Falco, Nina Hobbs, in un paio di interazioni tese con il personaggio titolare interpretato da Jeremy Renner, così come il nuovo mafioso interpretato da Lennie James, Frank Moses, e le cose che vanno storte all’interno della prigione. Guarda le immagini nella galleria qui sotto:

Cosa significano queste immagini per la quarta stagione di Mayor of Kingstown

Come dimostrano le immagini della quarta stagione, molti dei morti della terza stagione avranno un seguito, anche se non necessariamente senza intoppi per Mike. Per cominciare, il nuovo personaggio di Falco, la direttrice della prigione, sembra partire con il piede sbagliato con Mike, dato che prende il posto di Kareem dopo che questi è stato pugnalato e ucciso dai detenuti.

James, nel frattempo, sembra prendere il posto della mafia russa dopo che Mike si è finalmente sbarazzato di loro e ha ucciso Milo nel finale della terza stagione con il suo personaggio Frank Moses. Come James ha anticipato a ScreenRant, Moses “lavorerà con e contro Mike” nel suo tentativo di affermare il proprio potere nella zona.

Un’altra delle anticipazioni più importanti delle immagini della quarta stagione di Mayor of Kingstown è il periodo di detenzione di Kyle. La terza stagione si è conclusa con il suo arresto dopo aver sparato a Robert, con Mike che non è riuscito a convincere Evelyn, interpretata da Necar Zadegan, a concedergli clemenza. Considerando la sua tristezza nel finale della terza stagione, sembra probabile che Mike avrà più di una visita emotiva con il fratello minore.

Le immagini suggeriscono anche che Mike non è l’unico a sperare di liberare Kyle, come dimostra l’immagine di Evelyn che incontra Ferguson, interpretato da Hugh Dillon. Essendo un personaggio notevolmente più testardo, è possibile che Ferguson adotti un approccio meno diplomatico di Mike nel tentativo di riabilitare il nome del fratello minore dei McClusky.

Io sono nessuno: Bob Odenkirk ha idee per altri due sequel

0

Bob Odenkirk, protagonista di Io sono nessuno 2 (qui la nostra recensione), ha anticipato alcune idee per ulteriori sequel dopo questo nuovo capitolo attualmente al cinema. In esso, Odenkirk riprende il ruolo di Hutch Mansell che cerca di ripagare il proprio debito dopo aver distrutto una banca russa, mentre lotta per conciliare la vita familiare.

La serie è diventata un punto di riferimento nel genere d’azione, grazie al suo mix di umorismo nero, scene di combattimento crude e l’eroismo improbabile di Hutch, interpretato da Odenkirk. L’umorismo alla John Wick lo rende un’aggiunta perfetta al genere, come dimostra il punteggio di Rotten Tomatoes dell’81% ottenuto da Io sono nessuno 2 al suo debutto, lasciando molti a chiedersi se ci saranno altri sequel. Ora, in un’intervista con ScreenRant, Bob Odenkirk ha dunque affrontato la questione se ci saranno degli Io sono nessuno 3 4.

L’attore ha rivelato: “ho alcune idee per un terzo e un quarto film. Adoro questo viaggio di una famiglia, le tensioni comuni che si percepiscono e il modo in cui tutto questo si trasforma in una visione grandiosa. È un’esplosione operistica e cinematografica, ma allo stesso tempo si segue il tema del rapporto tra padri e figli e delle persone che cercano di controllare la propria rabbia ma finiscono per perdere il controllo. È qualcosa che si può seguire attraverso i diversi capitoli della vita di una famiglia. Ma vedremo!”

Cosa significa questo per il franchise di Io sono nessuno

Il finale di Io sono nessuno ha preparato il terreno per Io sono nessuno 2, permettendo a Hutch di liberarsi dall’interrogatorio dopo una misteriosa telefonata, oltre a stuzzicare l’interesse per un’avventura con Harry e David armati di pistole, presumibilmente oltre confine. Tuttavia, il sequel non ha affrontato in dettaglio nessuno di questi punti della trama, lasciando il pubblico ancora un po’ all’oscuro. Ci sono dunque molte potenziali trame che altri due film potrebbero esplorare, e l’entusiasmo di Odenkirk per i futuri capitoli è molto promettente.

Io sono nessuno 2 non ha però una scena post-crediti come il suo predecessore, quindi al momento non c’è alcun accenno a un terzo film. Tuttavia, i suoi commenti e l’attuale accoglienza positiva del film suggeriscono che potrebbero esserci futuri capitoli per continuare il franchise. Tutto dipenderà probabilmente dagli incassi di questo primo sequel, che se avrà il giusto riscontro economico potrebbe spingere i produttori a dare il via libera per ulteriori seguiti.

Scary Movie 6: Regina Hall e Anna Faris torneranno per il reboot

0

Scary Movie 6 vedrà la partecipazione di due star originali del film del 2000 che ha dato il via alla serie. Il film, in uscita nelle sale il 12 giugno 2026, sarà come al solito una parodia slasher che fungerà però da reboot per il franchise. I fratelli Wayans torneranno a scrivere e produrre insieme a Rick Alvarez e reciteranno anche nei panni di Shorty e Ray, affiancati da Dave Sheridan, che tornerà nel ruolo dell’agente Duffy.

Ora, Deadline ha confermato che Regina Hall e Anna Faris riprenderanno i loro ruoli di Brenda e Cindy. Le due star hanno espresso il loro entusiasmo nel tornare a vestire i panni dei personaggi che hanno interpretato nell’originale Scary Movie e per la reunion con i fratelli Wayans. “Non vediamo l’ora di riportare in vita Brenda e Cindy e di ritrovarci con i nostri grandi amici Keenen, Shawn e Marlon, tre uomini per cui moriremmo letteralmente (nel caso di Brenda, di nuovo)”.

Cosa significa il ritorno di Brenda e Cindy per Scary Movie 6

Michael Tiddes, collaboratore di lunga data dei fratelli Wayans, dirigerà Scary Movie 6, la cui produzione inizierà a ottobre. Sebbene la maggior parte dei dettagli rimanga sconosciuta, Sheridan ha già confermato che Ghostface tornerà nel franchise. A lui si uniranno dunque sia Hall che Faris, che hanno già recitato nei primi quattro capitoli della serie Scary Movie.

Il personaggio di Cindy Campbell interpretato da Faris è basato su Sidney Prescott, interpretato da Neve Campbell nel film originale di Scream, mentre Brenda è principalmente una parodia di Maureen Evans in Scream 2 e Martha Meeks in Scream 3. Il ritorno delle due attrici indica anche che Scary Movie 6 probabilmente continuerà a utilizzare la serie Scream come fonte di ispirazione principale e base narrativa. D’altra parte, negli ultimi anni sono stati distribuiti numerosi film horror.

Dal ritorno di Final Destination a Terrifier 3 e Scream 6, ci sono molti film che i fratelli Wayans possono prendere in giro. Lo Scary Movie del 2000 ha stabilito un record di incassi al botteghino tra i film horror vietati ai minori, incassando 42,5 milioni di dollari durante il suo primo weekend. Al termine della sua permanenza nelle sale, il film aveva incassato oltre 896 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando uno dei film horror vietati ai minori di maggior successo di sempre. Il ritorno di Hall e Faris rende quindi la reunion in Scary Movie 6 ancora più significativa, aumentando le sue potenzialità di successo.

Isla Johnston in trattative per essere Giovanna d’Arco per Baz Luhrmann

0

Sembra che Baz Luhrmann abbia trovato l’eroina protagonista per il suo film epico della Warner Bros Giovanna d’Arco. Secondo Deadline, il regista sarebbe infatti in trattative preliminari con Isla Johnston per interpretare la celebre guerriera francese. L’attrice, ancora poco nota, è ricordata in particolare per La regina degli scacchi, dove ha interpretato la versione giovane del personaggio di Beth Harmon, ruolo che ha segnato la svolta nella carriera di Anya Taylor-Joy. Johnston ha poi recitato anche nelle serie Invasion Life After Life.

Quello di Giovanna d’Arco è un ruolo particolarmente ambito tra le giovani attrici. Come noto, la vera figura storica fu bruciata sul rogo nel 1400 dopo aver guidato le truppe nell’assedio di Orléans e aver insistito per l’incoronazione di Carlo VII come re di Francia durante la Guerra dei Cent’anni. È considerata la santa patrona della Francia. Luhrmann, che torna così al cinema con questo progetto dopo l’acclamato Elvis, sta dunque preparando il film e ha ristretto il campo a un piccolo gruppo di giovani prima di scegliere Johnston. Al momento l’attrice ha ricevuto l’offerta, e questa è sicuramente un’opportunità che potrebbe lanciare ulteriormente la sua carriera.

Il regista ha scritto la sceneggiatura con Ava Pickett, una drammaturga che ha recentemente condotto la prima lettura della sceneggiatura per la maggior parte dei team della Warner Bros, dalla produzione al marketing e alla pubblicità. Ciò è avvenuto allo Chateau Marmont, nella sala dove un tempo fu letta ad alta voce la prima bozza di Gioventù bruciata per i dirigenti della Warner Bros. La partner di Luhrmann per il design, Catherine Martin, ha supportato Pickett con una presentazione visiva.

Ryan Reynolds in Avengers: Doomsday, ma Deadpool non si unirà alla squadra – Rumors

0

All’inizio di questa settimana, Ryan Reynolds ha fatto impennare le speculazioni condividendo un logo degli Avengers vandalizzato con dei graffiti, e ora abbiamo la conferma che Deadpool tornerà effettivamente nell’MCU per Avengers: Doomsday.

THR riporta che Reynolds riprenderà il ruolo del Mercenario Chiacchierone nell’attesissimo film evento dei Marvel Studios, ma non indosserà effettivamente il costume dei più potenti eroi della Terra. “Fonti dicono a Heat Vision che sì, Deadpool apparirà in Avengers: Doomsday. (Non aspettatevi però che si unisca effettivamente al team degli Avengers.)”

Sebbene un articolo di questo tipo venga solitamente considerato “ufficiale”, nulla è veramente confermato finché non intervengono i Marvel Studios o la Disney. Oltretutto, sono emerse anche voci contrastanti sul presunto ritorno di Reynolds nei panni del Mercenario Chiacchierone.

Secondo Deadline, “Fonti ci dicono di non aver visto Reynolds sul set a Londra e che non apparirà nei prossimi due film degli Avengers”. Riferendosi al criptico post su Instagram della star di Deadpool e Wolverine pubblicato all’inizio di questa settimana, il giornale scrive che Ryan Reynolds si stava “solo divertendo” e che “l’ha fatto un fan, Reynolds l’ha notato ed è stato incuriosito a pubblicarlo“.

The Wrap, tuttavia, confuta tale notizia con informazioni provenienti da fonti interne. Stanno riportando che “non abbiamo ancora visto l’ultima apparizione di Deadpool, e lo rivedremo in ‘Avengers: Doomsday'”.

È interessante notare che l’articolo sottolinea che “nessuno lo ha ancora dichiarato pubblicamente“, il che implica che l’accordo non è ancora stato finalizzato e che The Hollywood Reporter potrebbe aver anticipato la notizia riportando il ritorno di Reynolds. Questo potrebbe anche spiegare perché la notizia sia stata inclusa nella sua newsletter Heat Vision piuttosto che in un articolo completo.

Reynolds probabilmente tornerà in Avengers: Doomsday, soprattutto dopo l’anticipazione di Thor nella TVA. Il film trarrebbe beneficio dalla presenza di un certo numero di star, e sembra probabile che l’attore sarà incluso nel prossimo annuncio del cast.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd / Ant-Man, Simu Liu / Shang-Chi, Tom Hiddleston / Loki, Lewis Pullman / Bob-Sentry, Florence Pugh / Yelena, Danny Ramirez / Falcon, Ian McKellen / Magneto, Sebastian Stan / Bucky, Winston Duke / M’Baku, Chris Hemsworth / Thor, Kelsey Grammer / Beast, James Marsden / Cyclops, Channing Tatum / Gambit, Wyatt Russell / U.S. Agent, Vanessa Kirby / Sue Storm, Rebecca Romijn / Mystique, Patrick Stewart / Professor X, Alan Cumming / Nightcrawler, Letitia Wright / Black Panther, Tenoch Huerta Mejia / Namor, Pedro Pascal / Reed Richards, Hannah John-Kamen / Ghost, Joseph Quinn / Johnny Storm, David Harbour / Red Guardian, Robert Downey Jr. / Doctor Doom, Ebon Moss-Bachrach / La Cosa, Anthony Mackie / Captain America.

Quentin Tarantino ha scartato The Movie Critic perché troppo simile a C’era una volta a… Hollywood

0

Quentin Tarantino ha finalmente spiegato perché ha abbandonato il progetto di dirigere The Movie Critic, che sarebbe stato il suo decimo film e – se manterrà la promessa fatta anni fa di smettere di dirigere lungometraggi una volta raggiunto questo traguardo – anche l’ultimo. “Non ero molto entusiasta di drammatizzare ciò che avevo scritto durante la pre-produzione, in parte perché sto utilizzando le competenze che ho acquisito con C’era una volta a Hollywood di ‘Come possiamo trasformare Los Angeles nella Hollywood del 1969 senza utilizzare la CGI?” ha spiegato il regista in una conversazione sulla sua carriera nel podcast Church of Tarantino, registrato a Los Angeles nel suo caffè Pam’s Coffy.

CORRELATO: Quentin Tarantino non girerà più “The Movie Critic”

Era qualcosa che dovevamo realizzare. Dovevamo riuscirci. Non era sicuro che ci saremmo riusciti. … ‘The Movie Critic’, non c’era nulla da capire. Sapevo già, più o meno, come trasformare Los Angeles in un’epoca passata. Era troppo simile all’ultimo“. Tarantino ha anche spiegato che The Movie Critic era ambientato nel 1977 e che era stato inizialmente concepito come una serie TV di otto episodi, un progetto che aveva anticipato essere in lavorazione nel 2022. Ha anche chiarito che la storia del film non aveva nulla a che fare con C’era una volta a… Hollywood, nonostante le voci che il progetto fosse un seguito narrativo.

Brad Pitt era stato scritturato per un ruolo da protagonista, il che aveva portato a ipotizzare che la star avrebbe ripreso il ruolo di Cliff Booth. Tarantino ha però affermato che non c’erano personaggi in comune tra le due storie, anche se ha definito The Movie Critic un “sequel spirituale”. Ha anche suggerito che potrebbe tornare sul progetto se dovesse cambiare idea, dato che è già stato scritto. “Il fatto è che The Movie Critic mi piace davvero molto. Ma quando l’ho realizzato mi sono posto una sfida: ‘Riuscirò a prendere la professione più noiosa del mondo e trasformarla in un film interessante?’”, ha detto Tarantino.

Chi vorrebbe vedere una serie TV su un fottuto critico cinematografico? Chi vorrebbe vedere un film intitolato The Movie Critic? Questa era la sfida. Se riesco davvero a realizzare un film o una serie TV su qualcuno che guarda film in modo interessante, sarà un successo. E penso di esserci riuscito”, ha concluso il regista. Al momento però, non ci sono piani per un possibile sviluppo di questo suo progetto, su cui rimane ancora oggi un certo grado di mistero riguardo a ciò che avrebbe potuto proporre al pubblico, sebbene qualche informazione fosse stata condivisa da Paul Schrader.

Il regista ha poi continuato dicendo che ha iniziato a lavorare a Le avventure di Cliff Booth, il vero sequel di C’era una volta a… Hollywood, poco dopo aver abbandonato The Movie Critic. La produzione Netflix, che ora è in fase di riprese a Los Angeles, è scritta e prodotta da Tarantino, ma la regia è di David Fincher. Nel frattempo, Tarantino ha in programma di mettere in scena uno spettacolo teatrale nel West End di Londra nel 2026, prima di lavorare al suo decimo (e presumibilmente ultimo) lungometraggio.

È un po’ folle ascoltare i podcast e sentire tutti questi psichiatri dilettanti fare psicoanalisi come se sapessero di cosa stanno parlando, di cosa mi sta succedendo, di quanto io sia spaventato, va bene, dal mio decimo film”, ha detto Tarantino, lanciandosi in un’imitazione dei suoi fan speculativi. “‘Oh mio Dio! Oh mio Dio! Sono così fragile riguardo alla mia eredità. Cosa sta succedendo? Sono paralizzato dalla paura!’ Non sono paralizzato dalla paura. Fidatevi di me“.

LEGGI ANCHE:

Locked – In Trappola vs 4×4: cosa cambia dal thriller argentino

0

Il nuovo Locked – In Trappola (regia di David Yarovesky, con Anthony Hopkins e Bill Skarsgård) riprende l’idea di 4×4 (2019), cult argentino di Mariano Cohn: un ladro entra in un SUV e resta intrappolato dal proprietario, che lo punisce a distanza. Ma il remake non è un copia-incolla: aggiorna tono, tecnologia e morale della storia.

Ambientazione e tono

4×4 colloca la vicenda in un quartiere benestante di Buenos Aires, con un realismo asciutto e un taglio da pamphlet sull’insicurezza urbana. Locked americanizza il contesto e inserisce punte di humor nero nel confronto a distanza tra carnefice e vittima.

Il proprietario: medico “giustiziere” vs vigilante sadico

4x4 film 2019

Nel film originale il proprietario è Enrique Ferrari, ginecologo malato terminale che rivendica la propria “giustizia” privata; nel remake diventa William (Hopkins), un vigilante che orchestra la trappola con freddezza quasi ludica. Cambia quindi la cornice etica: nel remake il tema del vigilantismo è più esplicito.

La trappola tecnologica

4×4 punta su blindatura, isolamento acustico e controllo climatico. Locked alza l’asticella: sedili elettrificati, comandi remoti più aggressivi e un finto brand auto (“Dolus”, dal latino “inganno”) che racconta un mondo high-tech su misura del carceriere.

Messa in scena e performance

Nel remake il “duetto” è più teatrale: Skarsgård quasi sempre solo in macchina, Hopkins perlopiù in voice-over (registrato in anticipo), per un gioco al massacro psicologico diverso dall’originale.

Struttura e finale (senza spoiler)

Le due versioni divergono nelle svolte finali e nel “messaggio” morale: Locked modifica la traiettoria dell’ultimo atto e il giudizio sui personaggi, prendendo le distanze dal finale di 4×4. (Senza spoiler: il remake sceglie una chiusura più “programmatica”.)

Il sottotesto

4×4 nasce per provocare il dibattito su sicurezza e colpa sociale; Locked conserva il nucleo ma privilegia tensione di genere e spettacolo in chiave one-location, con tocchi di dark comedy.

Remake fedele al concept, Locked – In Trappola aggiorna linguaggio e gadget, accentua il profilo vigilante del proprietario e rifinisce il duello attoriale. Per chi ha amato 4×4, è interessante vedere come cambia la morale quando passa attraverso un filtro più pop e hi-tech. (Uscita italiana: 20 agosto, Eagle Pictures).

Fonte: EW, RT, SR

C’era una volta in America: la spiegazione del finale del film

Considerato il capolavoro di Sergio Leone, il film gangsteristico del 1984 C’era una volta in America è un’epopea del tempo, che salta continuamente avanti e indietro tra le versioni dei suoi personaggi durante tre periodi distinti della loro vita: giovani ladruncoli nel 1918, gangster incalliti nei primi anni ’30 e uomini anziani, ormai fuori dal giro, nel 1968. Il film offre uno sguardo ampio e brutale sull’esperienza degli immigrati e sul sogno americano, con protagonisti molto più anti-eroi che eroi. Eppure, il film fu stroncato al momento della sua uscita in America, vittima dei tagli imposti dallo studio che lo sottrassero al controllo di Leone e lo ridussero quasi della metà per la distribuzione negli Stati Uniti.

Il resto del mondo ebbe qualcosa di più vicino alla visione originale del regista, un film tentacolare della durata di circa quattro ore. Gli Stati Uniti hanno ricevuto la versione “demo”, che ha influenzato la reazione del pubblico per decenni e ha lasciato gli spettatori completamente confusi da ciò che avevano visto. Questo potrebbe essere vicino a ciò che Leone intendeva, ma non in senso positivo. Il finale originale del film, la “visione di Leone”, sovrappone infatti una coppia di misteri, ma lascia al pubblico il compito di determinare le risposte, insieme al modo in cui potrebbero combaciare o divergere. In questo approfondimento andiamo dunque ad esplorare il finale del film.

Qual è l’impostazione del finale di C’era una volta in America?

C'era una volta in America cast
© 1984 Warner Bros.

Innanzitutto, qualche cenno sul contesto. Il personaggio che rappresenta il punto di vista del pubblico durante tutto il film è il gangster Noodles Aaronson (Scott Tiler, poi Robert De Niro). Dopo aver formato una banda con il suo amico Max (Rusty Jacobs, poi James Woods) quando erano ancora dei ragazzini in ascesa nel Lower East Side, Noodles viene arrestato per aver accoltellato un boss locale. Quando viene rilasciato, la banda è diventata un’organizzazione di contrabbando di successo. Tuttavia, il loro successo è di breve durata, poiché l’impero crolla dopo l’abrogazione del Proibizionismo pochi anni dopo.

Noodles viene convinto dalla fidanzata di Max, Carol (Tuesday Weld), a denunciare la banda per un reato minore, che li manderà in prigione per un periodo più breve, ma ridurrà il rischio di conseguenze più gravi. Il piano fallisce, però, e Max e Noodles litigano, con Noodles che mette KO Max prima dell’arrivo della polizia. Quando riprende conoscenza, scopre che i suoi amici sono tutti morti in una sparatoria con la polizia. Fugge, allevia il suo dolore nella fumeria d’oppio che il pubblico ha visto per la prima volta nella scena iniziale del film e scappa a Buffalo, dove vive nascosto.

O almeno così è, finché qualcuno del suo passato lo trova nel 1968. Viene così a sapere che Max ha inscenato la propria morte con l’aiuto della polizia e ha trascorso gli ultimi 30 anni facendo carriera nel sindacato dei camionisti con l’identità di Christopher Bailey, arrivando a ricoprire la carica di Segretario al Commercio degli Stati Uniti. Ma ora Max si è fatto dei nemici tra le persone sbagliate e ha contattato Noodles per ucciderlo prima che lo facciano i camionisti.

C'era una volta in America colonna sonora
James Caan e Robert De Niro in C’era una volta in America © 1984 Warner Bros.

Cosa accade a Max alla fine del film

È qui che entra in gioco il primo dei due misteri del film. Noodles rifiuta l’incarico; per lui, Max è morto insieme al resto della banda, e questa è un’altra persona alla quale non deve nulla. Lascia la casa di Bailey, ma Max lo segue nell’oscurità. Mentre Max cammina verso di lui, un camion della spazzatura passa tra i due uomini e, quando riparte, Max non si vede più. La telecamera segue invece il camion, mostrando la parte posteriore dove una lama rotante trita e compatta i rifiuti. L’immagine del camion che fa il suo lavoro sembra decisamente un po’ suggestiva.

Qualcuno che ha già assunto il suo amico per ucciderlo e che è stato respinto potrebbe cogliere la prossima occasione disponibile per fare il lavoro da solo. O forse il camion faceva parte di un complotto per assassinarlo e Max non aveva scelta. Ma sono possibili anche altre alternative. Max potrebbe essere fuggito, o forse non era nemmeno Max. Secondo Cinephilia & Beyond, lo stesso Woods non sapeva cosa fosse successo al suo personaggio alla fine. Leone, per preservare l’ambiguità, avrebbe girato la scena con una controfigura di Woods invece che con l’attore.

Quanto di C’era una volta in America potrebbe essere stato un sogno di Noodles?

La domanda potrebbe essere irrilevante. La sequenza finale del film, dopo che Noodles assiste alla scomparsa di Max, torna a un Noodles più giovane nella fumeria d’oppio dopo la “morte” dei suoi amici negli anni ’30. Egli assume la droga e il film si conclude con un sorriso beato che gli illumina il volto. Una teoria, avanzata nel tempo sostiene che questo potrebbe essere il giovane Noodles che capisce cosa sta facendo Max e decide di partecipare al suo piano. Un’altra teoria, più diffusa, sostiene invece che Noodles immagina ciò che vediamo nel film e il sorriso sia dovuto all’essersi accorto di aver solo sognato quel drammatico futuro.

La sequenza suggerirebbe quindi che tutto ciò che è accaduto dopo che Noodles è entrato nel covo – la sua fuga a Buffalo, il suo ritorno a New York, l’ascesa di Max alla ribalta e la sua imminente caduta – sia stato il prodotto di un sogno indotto dall’oppio. La versione di Noodles di un lieto fine è che il suo amico sopravviva abbastanza a lungo da rivelare un tradimento durato 30 anni, per poi tornare sotto il potere di Noodles facendo quella richiesta. Forse l’ambiguità del destino finale di Max è l’indecisione di Noodles. Non è sicuro di volere che il suo amico sopravviva o meno; sa solo che non vuole essere lui a ucciderlo.

Robert De Niro in C'era una volta in America
Robert De Niro in C’era una volta in America © 1984 Warner Bros.

Elementi a favore e contrari alla Teoria del Sogno

Gli oppositori della teoria del sogno citano il fatto che la sequenza del 1968 include vari anacronismi: la musica dei Beatles, la televisione, e riferimenti alla guerra del Vietnam, gli hippy nella stazione che discutono su Jimi Hendrix, che ovviamente non esistevano nel 1933 e quindi Noodles non sarebbe stato in grado di sognarli. E asseriscono inoltre che filmare le sequenze successive sotto forma di sogno avrebbe annullato l’effetto tematico e psicologico del film.

I sostenitori affermano invece che varie scene avvalorano la teoria del sogno: per esempio il telefono che squilla ossessivamente nella mente di Noodles è il sintomo di una allucinazione ossessiva provocata dall’oppio ed egli viene immediatamente soccorso da un inserviente della fumeria che gli passa nuovamente la pipa facendolo immergere nuovamente nella storia. Inoltre il film inizia con la musica di God Bless America e nella scena finale corrispondente, le automobili che sfilano cariche di gente che festeggia sono veicoli del 1930 e suonano la stessa canzone.

Alla fine del film, il sorriso di Noodles viene quindi interpretato come il sollievo, nell’accorgersi di aver solo sognato, anche se Noodles sorride poco dopo aver iniziato a fumare oppio. Poco prima della sua morte nel 1989, Sergio Leone tenne una lezione al Centro sperimentale di cinematografia; in questo intervento, il regista affrontò anche la teoria del sogno e spiegò che Noodles, grazie all’oppio, ha una visione del suo futuro. Specificò che si trattava ovviamente di una sua personale lettura del film e che ognuno è invece libero di attribuirgli il significato che preferisce.

Il killer della metropolitana: la spiegazione del finale del film

Il racconto originale di Clive Barker Macelleria mobile di mezzanotte è stato pubblicato per la prima volta nel 1984 come racconto di apertura del Volume I di “The Books of Blood”, una raccolta di racconti brevi dell’autore. Nel 2008, il regista Ryuhei Kitamura e lo sceneggiatore Jeff Buhler hanno adattato questo scritto in un lungometraggio dal titolo Il killer della metropolitana (inizialmente noto come Prossima fermata: l’inferno). Il film vede Bradley Cooper nel ruolo di Leon, un fotoreporter americano trasferitosi a New York City che si imbatte in un sottobosco abitato da mostri e verità spaventose. Nel corso di questo articolo andiamo ad approfondire tale finale, cercando di fornirne una spiegazione più elaborata.

Cosa bisogna ricordare della trama di Il killer della metropolitana

La trama del film è leggermente ampliata rispetto a quella del racconto breve, come è necessario per adattarla alla durata di un lungometraggio. Nel film, Cooper interpreta Leon, un fotografo desideroso di abbandonare il lavoro commerciale per produrre opere d’arte più crude e pericolose. Una gallerista (Brooke Shields) lo critica per la sua eccessiva prudenza, così Leon inizia a frequentare zone pericolose, nella speranza di fotografare qualcosa di squallido o criminale. Proprio come nel racconto originale, circolano leggende su un serial killer che vive nella metropolitana e infesta i treni a tarda notte.

Leon diventa ossessionato dai crimini della malavita newyorkese, che lo conducono nelle viscere della metropolitana. Il film di Kitamura aggiunge anche un nuovo personaggio, la fidanzata di Leon, Maya (Leslie Bibb), che odia il fatto di stare perdendo il suo ragazzo a causa di uno strano, nuovo e oscuro impulso. Proprio come il racconto breve, il film parla della devozione per New York City e della squallida lealtà che i suoi cittadini sembrano possedere. Leon diventa ossessionato dallo svelarne i segreti. Quando finalmente assiste al killer Mahogany che uccide delle persone e appende i loro cadaveri a ganci da macellaio, Leon è affascinato quanto disgustato.

Bradley Cooper in Il killer della metropolitana
Bradley Cooper in Il killer della metropolitana

Il killer della metropolitana è, come si potrebbe prevedere, un po’ più articolato. Il racconto breve non è così complicato da poter essere comodamente inserito nella struttura di un film in tre atti, quindi ci sono lunghe parti in cui Cooper sprofonda nella follia, così come segmenti dedicati al serial killer in cui Mahogany uccide diversi pendolari. Il pubblico vede anche cosa fa Mahogany durante il giorno. Sembra che lavori come macellaio (ovviamente) e che, con una scelta bizzarra, si tagli costantemente enormi verruche e foruncoli dalla pelle.

Cosa succede alla fine di Il killer della metropolitana?

Dopo aver seguito Mahogany fino a tarda notte, le terrificanti teorie di Leon trovano conferma quando assiste all’omicidio brutale delle sue vittime da parte dello psicopatico in giacca e cravatta, che le conserva appendendole a dei ganci nella carrozza. Il muto con il martello cattura poi il testimone oculare, che mette fuori combattimento, lasciando Leon svenuto. Durante questo periodo, il fotografo entra e esce dalla scena dove vede delle mani molto poco umane che controllano il suo corpo, per poi svegliarsi nel mattatoio di Mahogany con strani segni incisi sul petto.

Intanto, la fidanzata di Leon, Maya, è comprensibilmente preoccupata per il comportamento del suo ragazzo e condivide la sua recente ossessione con il loro amico Jurgis (Roger Bart). Insieme, decidono di rintracciare la casa di Mahogany e di introdursi alla ricerca di qualche indizio. Qui i due scoprono però una quantità inutile di strumenti affilati e attrezzi nella sua casa, insieme a barattoli contenenti i noduli cutanei di Mahogany che lui ha rimosso e conservato. Anche se non viene mai spiegato, questo, insieme ai suoi occasionali attacchi di tosse con sangue, suggerisce che Mahogany non è più l’assassino numero uno che era un tempo e che sta indebolendosi.

Dopo essere sfuggita per un pelo all’incontro con il martello di Mahogany, Maya va direttamente alla polizia per denunciare che a New York c’è un serial killer che uccide le sue vittime nella metropolitana. Il detective Hadley (Barbara Eve Harris) però non le crede e continua a dare l’impressione che non ci sia nulla di cui preoccuparsi, stabilendo che non è affatto così e che lei sa però più di quanto lasci trasparire. Hadley, infatti, è pienamente consapevole di ciò che sta accadendo. Dopo essere stata minacciata con una pistola da Maya, consiglia alla sopravvissuta di Mahogany di prendere il treno di mezzanotte dove troverà il suo amico Jurgis.

Vinnie Jones in Il killer della metropolitana
Vinnie Jones in Il killer della metropolitana

Con Maya che si avventura freneticamente verso l’ignoto, Leon adotta un approccio più tattico e si equipaggia come Machete per affrontare Mahogany di persona. Attraverso il tunnel segreto che collega il macello alla metropolitana, si avventura armato fino ai denti. Insieme, Leon e Maya attraversano il treno, dove trovano Jurgis appeso a dei ganci insieme ad altre vittime. Tra Mahogany e Leon scoppia una battaglia in cui i due lottano con le unghie, i denti e gli arti mozzati per sopravvivere. Alla fine, Leon ha la meglio e getta Mahogany dal treno prima che raggiunga l’ultima fermata, assicurandosi che tornerà sicuramente per un ultimo spavento.

Il minaccioso Conduttore, una sorta di supervisore di Mahogany, saluta Maya e Leon, che consiglia ai suoi passeggeri di “allontanarsi dalla carne”, spingendoli a fuggire dal treno mentre creature mostruose salgono a bordo per divorare i cadaveri portati a loro. Camminando attraverso la stazione abbandonata, i due notano poi mucchi di ossa e resti di un mondo che risale a secoli fa, prima che abbia inizio la battaglia finale tra Mahogany e Leon. Con Maya priva di sensi, Leon pugnala il suo nemico al collo con una delle tante ossa disponibili, lasciando l’uomo-mostro a sorridere con la bocca piena di sangue.

Con il suo ultimo respiro, Mahogany pronuncia una sola parola, “benvenuto”, accompagnando Leon in un nuovo terrificante viaggio. Lottando per riprendersi da una vittoria agrodolce, le speranze di Leon di mettersi in salvo vengono infrante quando il Conduttore rivela che questi atti orribili sono stati compiuti per tenere a bada orrori ancora peggiori dal mondo in superficie. I mostri che hanno appena dato sfogo alla loro fame sono qui da molto prima che venisse costruita la metropolitana, e i corpi sono un’offerta sacrificale per mantenere lo status quo. Con la posizione ora vacante, il Conduttore nomina Leon, prima strappandogli la lingua, poi rimuovendo il cuore di Maya e mostrandolo al suo ragazzo mentre lei muore.

È una dimostrazione grafica del livello a cui Leon è stato degradato. Senza un cuore affine da amare e costretto al silenzio per sempre, Leon ha perso tutto. La scena finale mostra dunque Hadley che consegna i vecchi orari a un Mahogany ancora sconosciuto, che si rivela essere un alias per la lunga serie di serial killer. Dopo essere saliti sul treno e aver capito che stiamo assistendo alla prima morte mostrata all’inizio del film, vediamo che Leon è stato nominato nuovo Macellaio della Metropolitana con una serie di nuovi cadaveri da consegnare prima che il treno parta lungo i binari.

And Just Like That, spiegazione del finale: il significato della grande scelta romantica di Carrie

ATTENZIONE: seguono spoiler importanti per l’episodio 12 della terza stagione di And Just Like That, “Party of One“.

È ufficiale: l’epica saga di Carrie Bradshaw si è conclusa con il finale di serie di And Just Like That. In un annuncio a sorpresa del 1° agosto, lo showrunner Michael Patrick King ha annunciato che la terza stagione di And Just Like That sarebbe stata l’ultima, con un finale in due parti.

Nel dodicesimo e ultimo episodio della terza stagione, “Party of One“, Miranda vede la sua perfetta festa del Ringraziamento andare in fumo quando quasi tutti i personaggi principali di And Just Like That si tirano indietro. Anthony deve dire a Giuseppe cosa pensa del loro fidanzamento; Seema sta incontrando la famiglia di Adam e loro non festeggiano il Ringraziamento; Charlotte e LTW vogliono entrambe delle tranquille cene in famiglia dopo anni tumultuosi.

Rimane Carrie Bradshaw. Dopo che la storia d’amore di Carrie con Duncan è finita e il suo editor le chiede di dare al protagonista del suo romanzo un epilogo “felice” (ovvero in coppia), la nostra eroina si rende conto che vivere una vita solitaria potrebbe essere il suo lieto fine, dopotutto. La serie sequel di Sex and the City è stata decisamente divisiva, ma quel finale è favoloso e merita di essere approfondito.

Carrie Bradshaw non è sola: è per conto suo

Party of One” è un titolo appropriato per il finale di serie di And Just Like That, con Carrie che inizia l’episodio andando a mangiare da sola in un ristorante con camerieri robot, solo per scoprire che un membro del personale (umano) le piazza un bambolotto di fronte per non costringerla a mangiare da sola. In altre parole, riecheggiando i sentimenti del suo editor secondo cui essere soli è tragico.

Questo è un concetto con cui Carrie si confronta da quasi 30 anni, da quando Sex and the City è andato in onda per la prima volta. La differenza fondamentale, come spiega Carrie a Charlotte, è che la trentenne Carrie pensava che sarebbe finita con un uomo, mentre la cinquantenne si sta rendendo conto che il suo finale potrebbe essere “solo io”.

È emozionante rendersi conto che le nostre vite potrebbero finire in modo completamente diverso da come le abbiamo immaginate, e Carrie ne è davvero commossa. Ma durante la terza stagione di And Just Like That, Carrie ha imparato, attraverso la sua relazione disfunzionale con Aidan, che l’amore romantico non è sempre sufficiente e che merita tutto, anche se è lei a darselo da sola.

Quindi, Carrie Bradshaw non è destinata a invecchiare con Big, a vivere in un palazzo di Gramercy con Aidan e i suoi figli o a diventare una coppia letteraria di successo con Duncan, ma da sola, non lo è. Se lo fosse, non passerebbe l’intero pomeriggio del Ringraziamento a consegnare torte a tutti i suoi amici. Carrie è il collante che tiene tutti insieme.

Ecco perché è significativo che sia l’unica del gruppo di amici di And Just Like That a partecipare alla disastrosa cena del Ringraziamento di Miranda. Carrie è cresciuta così tanto da quando era un’amica (talvolta) pessima in Sex and the City, perché anche se avesse avuto un uomo nella sua vita, sarebbe stata lì.

In effetti, l’unica lamentela di Carrie riguardo alla cena è il tentativo di Charlotte di farle conoscere Mark. Non è solo che Carrie non sia attratta da Mark, è che nel corso del suo epico viaggio iniziato con lei nel 1998, Carrie ha capito di essere veramente felice da sola.

Negli ultimi momenti di And Just Like That, vediamo Carrie non con un uomo o con le sue amiche, ma in un posto molto familiare: il suo portatile. È lì che riscrive l’epilogo per l’eroina del suo romanzo affinché rifletta il suo, e dove abbraccia il messaggio non solo di And Just Like That, ma anche di Sex and the City, secondo cui la relazione più favolosa di tutte è quella con se stessi.

La spiegazione della schifosa cena del Ringraziamento di Miranda

Dopo due stagioni di naufragi, Miranda sta finalmente vivendo la sua vita migliore nella terza stagione di And Just Like That, vivendo in un nuovo appartamento chic e godendosi una nuova brillante relazione con Joy, e vuole organizzare una grande festa del Ringraziamento per festeggiare. Purtroppo, il suo piano va letteralmente a rotoli.

Questa cena avrebbe dovuto rispecchiare la sontuosa serata che Carrie ha organizzato nel suo vecchio appartamento nel finale della seconda stagione di And Just Like That. Ma con tutte le cancellazioni, Miranda si è ritrovata con Carrie, Mark, Brady, la madre del bambino non ancora nato di Brady, Mia, e i due amici di Mia, Silvio ed Epcot – i suoi genitori erano dei “fantasmi Disney”.

Le cose vanno di male in peggio per questo eterogeneo gruppo, e i festeggiamenti serali si concludono con un tacchino crudo e l’intolleranza al formaggio, radicata da tempo, di Epcot che fa traboccare il water. È senza dubbio la scena più disgustosa dell’intera storia del franchise di Sex and the City.

Miranda è decisamente la vittima principale di And Just Like That. Ecco un avvocato un tempo tosto e la voce del pubblico di Sex and the City, ridotto a trame umilianti e orribili interessi amorosi, dal vilipeso Che Diaz a una suora appiccicosa. Ora, nel finale di And Just Like That, è a terra a pulire la cacca.

Non è una valutazione ingiusta. Ma Miranda ha dimostrato furtivamente la sua cattiveria per tutta la terza stagione di And Just Like That, dimostrando costantemente di essere ancora la più matura dei personaggi. Quelle che un tempo sarebbero state grandi litigi con Carrie sono ora discussioni tranquille. Mentre Steve si infuria con Brady per aver messo incinta Mia, Miranda mantiene la calma, anche quando dentro di sé sta impazzendo.

La serie ha finalmente dato a Miranda un interesse amoroso che merita in Joy. Hanno davvero una delle relazioni più sane in And Just Like That, e Miranda è capace di essere coraggiosamente onesta con Joy riguardo al suo alcolismo e di mollare tutto, inclusa la sua preziosa cena del Ringraziamento, per stare con Joy quando il suo cane ha un’emergenza.

La vita è una questione di prospettiva, ed è facile pensare che Miranda abbia avuto uno dei peggiori finali di And Just Like That. Ma non sta piangendo per il pavimento del suo bagno distrutto né sta diventando nonna del bambino del suo sfortunato ventenne. Invece, si gode una fetta di torta con l’amore della sua vita, e in cima al mondo. Ed è quello che la nostra Miranda merita.

Le donne di And Just Like That sono tutt’altro che spose che arrossiscono

Sarebbe un torto a Carrie Bradshaw e alle sue amiche se il finale di And Just Like That non includesse un evento glamour, e con la sua sfarzosa sfilata di abiti da sposa, di certo non delude. Carrie, Charlotte, Seema e LTW partecipano e, mentre ammirano gli splendidi abiti, discutono le loro opinioni sul matrimonio, un tema centrale in And Just Like That e Sex and the City.

Mentre Carrie confessa di essersi voluta sposare perché si sentiva “scelta”, alla fine presta più ascolto a Seema, che esprime le sue preoccupazioni sulla sua relazione con Adam. Nella scena precedente, Adam respinge con veemenza l’idea del matrimonio. Sua madre, uno spirito libero, a cui era molto legato, non si è mai sposata, e per lui è solo un pezzo di carta.

Questo turba Seema, che era cresciuta pensando che si sarebbe sposata, un sogno che ha portato con sé fino all’età adulta. Eppure, non è affranta dalla ferma posizione di Adam. Piuttosto, esamina chi è, quanta strada ha fatto e cosa ha con Adam. Il suo finale da favola con lui potrebbe sembrare diverso, ma è comunque un lieto fine. (È anche d’aiuto il fatto che Adam in seguito rassicuri Carrie – e noi – quanto sia impegnato con Seema.)

Mentre Seema esamina il futuro e Carrie il passato, Charlotte e LTW vivono il presente a volte poco romantico di matrimoni a lungo termine. LTW ha dovuto badare alle emozioni di Herbert per tutta la stagione, mettendosi in secondo piano per questo, mentre l’operazione alla prostata di Harry ha reso la sua vita sessuale e quella di Charlotte inesistente.

Entrambe le loro trame della terza stagione di And Just Like That, come quella di Miranda, sono state frustranti, soprattutto con Charlotte a volte ridotta a una caricatura. Ma la loro reciproca confessione che, sapendo cosa sanno del matrimonio, rifarebbero tutto da capo, è rivelatrice. In definitiva, And Just Like That non sapeva davvero cosa fare con loro perché sono così felici.

Il vero significato del finale di And Just Like That

Molti fan di Sex and the City hanno lamentato la nota amarognola del debutto di And Just Like That con la morte di Big, ma è appropriato che la serie sia iniziata con il dolore, perché il vero significato del suo finale è l’accettazione. Per essere chiari, questo non significa accettare meno di quanto si meriti – se così fosse, Carrie sarebbe ancora con Aidan. Significa accettare i colpi di scena della vita e celebrarne la bellezza.

Nel montaggio finale della serie, la ridicola macchina per il karaoke di Miranda fa un ritorno trionfale mentre Carrie, tornata dal Ringraziamento, mette su “You’re the First, the Last, My Everything” di Barry Manilow, e vediamo i modi meravigliosi in cui i personaggi di And Just Like That hanno abbracciato l’accettazione.

Anthony è un personaggio originale di Sex and the City che ha avuto una trama ridicola in And Just Like That, quindi è appropriato che il suo finale lo veda colpito in faccia da Giuseppe. Ma la scena alla fine mostra l’accettazione da parte di Anthony del fatto che, sì, avere un compagno più giovane può significare dover affrontare qualche comportamento infantile, ma alla fine c’è ancora vero amore tra loro.

È stato un momento dolce quando Charlotte e Harry hanno immediatamente cambiato i loro piani per il Ringraziamento perché finalmente sono riusciti a fare l’amore per la prima volta dopo mesi, reso ancora più romantico dal fatto che Charlotte aveva già accettato che ciò potesse non essere possibile.

Il montaggio mostra ancora di più la sua accettazione quando dice a Rock di aver cancellato le foto in cui erano vestiti da bella ragazza nella recita scolastica. Nell’episodio precedente Charlotte aveva faticato a intravedere il figlio che pensava di avere, ma sarà sempre prima di tutto una madre amorevole e celebrerà il figlio che ha.

Una scena esilarante all’inizio del finale di serie mostrava LTW non solo accettare la sua cotta lavorativa per Marion, ma chiuderla bruscamente. Nel frattempo, il suo riaccettare Herbert nei momenti belli e in quelli brutti lo ha risvegliato alla consapevolezza che hanno una vita meravigliosa, e finalmente dimostra apprezzamento a Lisa offrendosi volontario per pulire la cena del Ringraziamento.

Miranda e Seema

Le loro vite non avrebbero potuto andare diversamente da come si aspettavano, con la prima che diventava sobria e futura nonna e la seconda che mangiava una torta senza glutine con la sua anima gemella, che non sposerà mai. Ma entrambe hanno accettato i loro percorsi imprevedibili e non potrebbero essere più felici.

Poi c’è Carrie Bradshaw. And Just Like That si conclude con il suo assolo di danza a casa sua, con addosso uno splendido abito rosa che ricorda il tutù che indossava nei titoli di testa di Sex and the City, mentre celebra la splendida accettazione di essere la sua prima, la sua ultima, il suo tutto.

Operazione Speciale: Lioness, il thriller d’azione di Taylor Sheridan rinnovato per la terza stagione

0

Operazione Speciale: Lioness, opera del famoso sceneggiatore e regista Taylor Sheridan, tornerà probabilmente su Paramount+ per un’altra stagione esplosiva. La serie d’azione con un cast stellare ha dominato lo streaming per mesi, ma ci è voluto altrettanto tempo perché i fan ricevessero notizie positive sulla terza stagione.

Secondo Deadline, Paramount+ si sta preparando a rinnovare Operazione Speciale: Lioness per una tanto attesa terza stagione. Zoe Saldaña ha firmato per tre stagioni, ma secondo il report il ritardo è stato causato da Nicole Kidman, che ha dovuto concludere un nuovo accordo con la piattaforma di streaming dopo essere apparsa nelle prime due stagioni. Ora, secondo quanto riferito, la Paramount si sta preparando a girare Operazione Speciale: Lioness nella sua nuova struttura di produzione di 450.000 piedi quadrati a Fort Worth, in Texas. Alla serie piena di star si aggiungerà un’altra produzione Sheridan in Texas, uno spin-off di Yellowstone con Michelle Pfeiffer e Patrick J. Adams.

La seconda stagione di Lioness è stata trasmessa in anteprima su Paramount+ il 27 ottobre 2024. La serie segue Saldaña nei panni di Joe, il leader del programma Lioness, in prima linea nella guerra al terrorismo della CIA. Oltre a Saldaña e Kidman, la serie vede protagonisti Morgan Freeman, Dave Annable, Jill Wagner, LaMonica Garrett, James Jordan, Austin Hébert, Jonah Wharton, Thad Luckinbill e Hannah Love Lanier. Leggi la sinossi ufficiale della seconda stagione:

Nella seconda stagione, mentre la lotta della CIA contro il terrorismo si avvicina sempre più a casa, Joe (Saldaña), Kaitlyn (Kidman) e Byron (Kelly) reclutano una nuova agente Lioness per infiltrarsi in una minaccia precedentemente sconosciuta. Con la pressione che aumenta da tutte le parti, Joe è costretta a confrontarsi con i profondi sacrifici personali che ha fatto come leader del programma Lioness.

Jennifer Lawrence ha cercato di dissuadere Emma Stone dal tagliarsi i capelli per il suo nuovo progetto

0

Emma Stone non ha mai evitato l’impegno totale, e lo dimostra nel suo prossimo film Bugonia. In uscita il 24 ottobre 2025, Bugonia è un remake del film cult sudcoreano Save the Green Planet! e segue il rapimento di una potente CEO di un’azienda farmaceutica (Stone) da parte dei teorici della cospirazione Jesse Plemons e Aidan Delbis, convinti che sia un’aliena.

Dalla sua interpretazione da Oscar in La La Land alla sua inquietante trasformazione in Povere Creature, Emma Stone ha dimostrato la sua dedizione ai ruoli. Tuttavia, per il prossimo thriller fantascientifico di Yorgos Lanthimos, la Stone ha portato le cose a un livello completamente diverso, rasandosi i capelli davanti alla telecamera per una scena cruciale, cosa che l’amica Jennifer Lawrence ha cercato di dissuaderla.

In un’intervista con Vogue, Emma Stone ha parlato apertamente delle riprese di Bugonia, parlando dell’esperienza “emozionante” in cui i rapitori le rasano la testa sul sedile posteriore di una Range Rover rubata. Mentre Stone ha affermato che “non c’è sensazione migliore al mondo“, soprattutto perché è stata lei a dover rasare per prima la testa del regista Lanthimos, l’idea di perdere i capelli è stata sconvolgente.

Emma Stone ha riflettuto sulla perdita di capelli di sua madre durante le cure per il cancro al seno, affermando di ricordare di aver pensato: “Ha fatto davvero qualcosa di coraggioso. Io mi sto solo rasando la testa”. Sorprendentemente, la madre di Stone era apparentemente “gelosa” della sua trasformazione. Tuttavia, anche Jennifer Lawrence ha scritto a Vogue riguardo all’impegno dell’amica, descrivendo dettagliatamente le sue riserve iniziali. “Non volevo davvero che si rasasse la testa. Avevo già vissuto il taglio di capelli alla Billie Jean King. Onestamente, era bellissima. Ce l’ha fatta.”

La testa rasata di Emma Stone ha aiutato molto il film

Il momento in cui Emma Stone si rasa i capelli non è solo un’azione scioccante, ma mette in mostra il tipo di vulnerabilità fisica ed emotiva che gli attori raramente si lasciano andare a meno che non apprezzino davvero un ruolo e un regista. Bugonia segna la quarta collaborazione di Stone con il regista Lanthimos, e sembra esserci molta fiducia tra i due artisti, il che potrebbe riflettersi nell’interpretazione di Stone.

È interessante notare che la dedizione di Stone ha fatto scalpore anche dietro le quinte, come ricorda la reazione di Jesse Plemons, parafrasando: “Eccoci qui: Emily si è rasata la testa. Meglio che la cosa vada bene”. Di conseguenza, Bugonia sarà probabilmente un’altra esperienza insolita, inquietante, ma ricca di contenuti cinematografici da parte di Lanthimos, ed Emma Stone ci sta mettendo tutto, ancora una volta.

Locked – In Trappola: il regista parla dell’importanza della location del film

0

In una lunga intervista rilasciata a ScreenRant, il regista di Locked – In Trappola, David Yarovesky ha rivelato perché il film è stato girato nel quartiere Gastown di Vancouver, un luogo in preda alla gentrificazione. La posizione dell’auto è stata voluta e decisa con cognizione di causa, secondo quanto ha spiegato il regista.

Il quartiere Gastown di Vancouver è una delle destinazioni più attraenti della città, sia per i turisti che per la gente del posto… così come per le troupe cinematografiche in visita. Hastings Street, in particolare, suscitava un interesse poetico per Yarovesky: “[È] un posto dove c’è molto dolore. È quasi come Skid Row a Los Angeles. È un posto tosto, e non credo di aver mai visto niente di simile prima”.

La location di Locked racconta il senso del film

Ma è stata proprio la contraddizione ad attrarre Yarovesky. “Gli appartamenti e i condomini lì sono davvero costosi”, ha detto il regista, “È la parte alla moda della città, e ci sono questi ristoranti gastronomici incredibili. Il mio ristorante preferito a Vancouver è a Gastown”. Il regista ha persino raccontato di aver visto un tossicodipendente con una siringa nel braccio appoggiato al muro fuori da quel ristorante: “E poi entri, ed è un bel ristorante elegante, e la gente si diverte un mondo. Ho pensato: ‘Oh mio Dio, questo è letteralmente il dialogo morale del film'”.

“Il primo assistente alla regia ci ricordava ogni giorno che c’è molto dolore in questa zona e il nostro obiettivo è non aggiungerne alcuno. Abbiamo passato molte difficoltà non solo per girare lì, ma per avere un’influenza positiva su quella città e cercare di restituire qualcosa dove potevamo. Abbiamo collaborato con i referenti locali per essere qualcosa di positivo nella zona. Il film è un film divertente, ma a volte girarlo è stato pesante”.

Locked – In Trappola arriva nelle sale italiane il prossimo 20 agosto, distribuito da Eagle Pictures.

Ron Howard ha rivelato il consiglio che George Lucas gli ha dato per il film su Han Solo

0

Ron Howard rivela i consigli che George Lucas gli diede quando lo assunse per sostituire Lord e Miller alla regia di Solo: A Star Wars Story. La Disney licenziò i registi originali del film di Solo quando il film era già in gran parte ultimato, affidando al candidato all’Oscar Howard l’incarico di eseguire ampie riprese aggiuntive per adattare il tono del film.

Ron Howard fece il suo lavoro come richiesto dalla Disney, realizzando un film indipendente su Han Solo che incassò 393 milioni di dollari in tutto il mondo con un budget enorme di 250 milioni di dollari, una performance profondamente deludente dal punto di vista dello studio.

Sette anni dopo aver firmato il primo film di Star Wars a non avere successo al botteghino, Howard ha ripensato all’esperienza, affrontando i problemi che lo studio ha avuto con la regia di Lord e Miller e rivelando il consiglio ricevuto dal creatore del franchise, Lucas (tramite Vulture):

Ho guardato alcuni filmati montati e ho capito cosa li infastidiva. C’era uno studio a cui piaceva la sceneggiatura così com’era e voleva un film di Star Wars, ma c’era una disconnessione iniziale a livello di tono, e non erano convinti che quello che Phil e Chris stavano facendo funzionasse in modo efficace. Non potevo giudicare perché non avevo visto abbastanza materiale per saperlo. Ma loro ne erano sicuri.

Una volta ho detto: “Ok, penso di poter fare questa sceneggiatura, e credo di aver capito cosa volete da questa sceneggiatura”, e loro hanno risposto: “Vorremmo rigirarne parecchie”. Ho guardato l’intero film e poi ho sottolineato alcuni aspetti che ho trovato fantastici. E Phil e Chris sono stati incredibilmente gentili durante tutto il processo. Stavano solo vedendo due film diversi. Così sono entrato, mi sono divertito un mondo, ma non c’è niente di personale in quel film. È comunque un peccato. Non vedo l’ora di vedere il prossimo film di Phil e Chris.

Ron Howard ha rivelato il consiglio che George Lucas gli ha dato per Solo:

Gli ho parlato una volta all’inizio, quando stavo ancora pensando di farlo. Non era attivo sui film, ma mi ha detto: “Non dimenticare: è per ragazzi di 12 anni”.

La Disney è stata costretta a cambiare completamente la sua strategia per Star Wars dopo il flop del film, mettendo un freno ai film indipendenti sulle origini e annunciando una politica contro il recasting di personaggi iconici del franchise.

Lo stesso Howard ha sempre detto di essersi divertito a realizzare Solo e di essere soddisfatto del prodotto finito, ma pensa che forse l’approccio basato sulla storia delle origini fosse sbagliato, come ha dichiarato a NME nel 2022:

Forse è l’idea che sia troppo nostalgico. Che tornare indietro e rivisitare la storia delle origini di un personaggio amato potrebbe non essere ciò che i fan cercavano. Ho adorato il modo in cui è stato accolto dal pubblico, cosa di cui sono stato testimone.

Locked – In Trappola: l’uscita di Glen Powell ha cambiato completamente il film

0

In uscita il 20 agosto con Eagle Pictures, Locked – In Trappola è un nuovo thriller che vede protagonista Bill Skarsgård alle prese con Anthony Hopkins in un nuovo bizzarro ruolo da cattivo.

Tuttavia, il regista del film, David Yarovesky, ha raccontato che il film doveva avere un altro protagonista: Glen Powell“Non è un segreto che Glen Powell abbia preso parte al film a un certo punto. Lo stavamo modellando attorno a lui, e poi ha abbandonato perché il nostro film continuava a essere ritardato. Siamo un film indipendente“, ha detto Yarovesky, “Non è stato uno studio a darci il via libera. Abbiamo dovuto andare avanti con le nostre forze e chiedere soldi per riuscire a realizzarlo, e quindi non siamo riusciti a farlo in tempo”.

Locked è stato plasmato su misura per Bill Skarsgård dopo l’addio di Powell

Locked – In Trappola è nato da una sceneggiatura di Michael Arlen Ross che “mi ha coinvolto, [e] coinvolto Sam (Raimi, che ha prodotto il film)”, ha detto Yarovesky. Ma il processo di scrittura non si è concluso lì: “Il piano era che, una volta trovato un attore, avremmo modellato il personaggio attorno a quella persona. E quando ho incontrato Bill, ho visto qualcosa. Ho visto da qualche parte, in profondità in una dimensione alternativa, un personaggio che sarebbe potuto diventare. E poi ho esagerato alcuni aspetti, ma ho tirato fuori quella cosa da Bill, ed ecco chi è Eddie”.

Il lato positivo di tutto questo è stato che Bill Skarsgård, che non era disponibile quando il film è stato inizialmente proposto, si era liberato dopo tutto il tempo che il film era stato in attesa di poter partire. Chi vedrà Locked probabilmente avrà molta difficoltà a vedere Powell nel ruolo che Skarsgård ha poi interpretato, ma Yarovesky ha commentato dicendo: “Non sarebbe stato il ruolo che avete visto”.

Marvel Zombies: anticipata l’uscita su Disney+

0

Collider ha rivelato che lo spin-off di What If…? della Marvel Animation, Marvel Zombies, arriverà su Disney+ prima del previsto, il 24 settembre anziché il 3 ottobre. Il sito ha anche incontrato lo showrunner e regista Bryan Andrews per discutere della serie di quattro episodi, scoprendo che la Marvel Studios aveva preso in considerazione l’idea di distribuirla come film, idealmente destinato allo streaming piuttosto che alle sale cinematografiche.

Pensavamo che sarebbe stato un film, del tipo: ‘Oh, dovremmo distribuirlo come film. Dovremmo semplicemente fare un film’”, ha spiegato. “Ma sono emerse alcune cose, alcuni problemi che ci hanno costretto a dire: ‘Oh, dividiamolo. Dovremo dividerlo in quattro episodi’”. Andrews ha aggiunto: “Quindi, in sostanza, è come un mini-evento in quattro episodi, come un film diviso in quattro parti. È una sola storia. È un unico filo conduttore. Succedono un sacco di cose folli”.

Marvel Zombies ha ricevuto una classificazione TV-MA, la stessa di Daredevil: Rinascita, quando è stato annunciato per la prima volta, e Andrews ha poi spiegato cosa possono aspettarsi i fan dalla serie. Spiegando che c’è “un po’ di linguaggio volgare”, il creativo ha confermato che la classificazione è principalmente il risultato del livello di violenza e sangue presente nella serie (che è stata sviluppata prima che Deadpool & Wolverine rendesse accettabile per l’MCU l’uso di una miriade di parolacce).

Chi recita in Marvel Zombies?

Il cast confermato di Marvel Zombies include Elizabeth Olsen (Scarlet Witch), Awkwafina (Katy), David Harbour (Red Guardian), Simu Liu (Shang-Chi), Randall Park (Jimmy Woo), Florence Pugh (Yelena Belova), Hailee Steinfeld (Occhio di Falco), Dominique Thorne (Ironheart), Iman Vellani (Ms. Marvel), Hudson Thames (Spider-Man) e Todd Williams in un ruolo misterioso.

Per quanto riguarda la trama, sappiamo solo che “Scarlet Witch che sarà “in prima linea nella nuova serie come una potente avversaria”. Verrà chiamata la Regina Morta, mentre Okoye “fungerà da cattiva secondaria e sarà a capo di un esercito di non morti, seguendo gli ordini di Scarlet Witch”.

Jessica Alba torna su Netflix con una commedia corale al femminile

0

La Lady Metalmark Entertainment di Jessica Alba ha concluso un accordo con Netflix per una commedia corale per sole donne, ancora senza titolo, classificata come “vietata ai minori”, che vedrà la stessa Alba protagonista e produttrice insieme alla sua partner Tracey Nyberg. Il progetto, come riportato da Deadline, nasce da un’idea originale, ispirata ai ritiri aziendali a cui Alba ha partecipato nel corso degli anni in qualità di imprenditrice. Madison Vanderberg adatterà la sceneggiatura attingendo alla sua vasta esperienza nei luoghi di lavoro femminili come giornalista per vari siti di lifestyle dedicati alle donne.

Come imprenditrice di successo, ho avuto anni di esperienza diretta con la cultura aziendale e l’ironia/assurdità che possono nascondersi tra le righe quando si è una dirigente donna”, ha detto Alba a Deadline. “Siamo rimasti entusiasti dell’approccio di Madison a questo argomento. Lei mette in risalto in modo squisito quegli elementi che sono ridicoli, creando personaggi indimenticabili che cercano di navigare nel mondo della cultura aziendale moderna, pur mantenendo la loro umanità. Netflix è il partner perfetto per questo progetto: è leader nel campo della commedia e ha coltivato molte delle comiche più forti dell’ultimo decennio”.

Alba ha creato Lady Metalmark nel 2024 con la missione di coltivare una narrazione diversificata, guidata dalle donne e culturalmente ricca attraverso il cinema, la televisione e i media digitali. Vanderberg ha invece dichiarato: “Dopo aver trascorso molti anni nei media femminili lavorando esclusivamente con e per le donne, ho colto al volo l’occasione di mettere a frutto quelle esperienze e di lavorare con Jessica e Netflix a questa commedia su una sorellanza unica di donne manager alfa”.

Questa commedia vietata ai minori riporta dunque Jessica Alba su Netflix dopo il suo lavoro di produzione e recitazione nel thriller Trigger Warning, che ha debuttato al primo posto in 67 paesi ed è stato visto oltre 91 milioni di volte in tutto il mondo. La terza stagione di Honest Renovations, una serie di successo senza copione su Roku che ha creato, prodotto e condotto insieme a Lizzy Mathis, sarà invece trasmessa per la prima volta il 14 agosto. Prossimamente, la vedremo anche recitare al fianco di Anthony Hopkins, Andy Garcia e Al Pacino nel film Maserati: The Brothers del premio Oscar Bobby Moresco.

Thunderbolts* dal 27 agosto su Disney+

0

Il film Marvel Studios Thunderbolts* arriverà su Disney+ il 27 agosto dopo la sua uscita cinematografica, accolta dalla critica con una valutazione “Certified Fresh®” pari all’88% su Rotten Tomatoes.

I Thunderbolts sono i Nuovi Avengers, una sorpresa assoluta per il pubblico: questa squadra di disadattati ed emarginati, contro ogni previsione, unisce le forze e si allea. Il film a loro dedicato, Thunderbolts*, è un’avventura ricca d’azione che ha conquistato gli spettatori con umorismo e adrenalina. La critica ha definito Thunderbolts*uno dei migliori film Marvel di tutti i tempi” (BJ Colangelo, Slashfilm) e “uno dei capitoli del Marvel Cinematic Universe più divertenti, appassionanti e sinceramente toccanti” (Ross Bonaime, Collider). Thunderbolts* arriverà su Disney+ il 27 agosto, portando tanto divertimento e azione.

I Marvel Studios riuniscono un’insolita squadra di antieroi con Yelena Belova, Bucky Barnes, Red Guardian, Ghost, Taskmaster e John Walker. Dopo essersi ritrovati nel mezzo di una trappola mortale orchestrata da Valentina Allegra de Fontaine, questi emarginati disillusi devono affrontare una missione pericolosa che li costringerà a confrontarsi con gli aspetti più oscuri del loro passato. Questo gruppo disfunzionale si distruggerà dall’interno o riuscirà a trovare redenzione e a unirsi prima che sia troppo tardi?

Spider-Man: Brand New Day, un video dal set suggerisce una battaglia con Punisher

0

Sebbene molti dettagli sulla trama di Spider-Man: Brand New Day siano ancora segreti, è noto che uno dei grandi protagonisti dell’MCU apparirà nel film è Frank Castle, alias Punisher, interpretato da Jon Bernthal e questo sarà così il primo film dell’MCU in cui apparirà il personaggio Marvel-Netflix, che finora è stato presente solo nelle serie TV.

Mentre le riprese di Spider-Man: Brand New Day sono in corso, un nuovo video dal set e una foto sono stati pubblicati online, fornendo finalmente ulteriori indizi sulla presenza di Punisher e suggerendo che Peter Parker avrà un grande scontro proprio con il violento antieroe. Il video (lo si può vedere qui) dal set offre infatti una visione ravvicinata del furgone di Punisher, con il suo logo visibile sul cofano. Nel video, l’eroe interpretato da Holland è visibile davanti al furgone di Punisher. Bernthal, tuttavia, non è visibile nel video e nella foto (la si può vedere qui).

Dato che Spider-Man e Punisher sono personaggi nettamente diversi, non sarebbe sorprendente se Spider-Man: Brand New Day mettesse Peter e Frank in contrasto quando si incontrano per la prima volta. Dato che il film uscirà dopo la seconda stagione di Daredevil: Rinascita e, molto probabilmente, dopo la Punisher Special Presentation nell’MCU, questo film sembra essere il luogo in cui si incontreranno per la prima volta.

Tuttavia, anche se all’inizio potrebbero scontrarsi, i personaggi di Bernthal e Holland sono destinati a trovare un terreno comune ad un certo punto del film, mentre affrontano chiunque sia il vero cattivo del film. Sebbene ci siano state teorie secondo cui Mister Negative sarebbe il cattivo di Spider-Man: Brand New Day, non c’è alcuna conferma su chi sia effettivamente la minaccia principale.

LEGGI ANCHE:

Quello che sappiamo su Spider-Man: Brand New Day

Ad oggi, una sinossi generica di Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.

Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.

L’improbabile alleato potrebbe dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal recentemente annunciato come parte del film – in una situazione già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi contro la vera minaccia di turno.

Di certo c’è che il film condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Il film è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal. Michael Mando è stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento di Charlie Cox.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

Boyd Holbrook al fianco di Omar Sy per Extraction di Netflix

0

Boyd Holbrook (A Complete Unknown, Narcos) è stato scelto per la nuova serie Netflix Extraction, al fianco di Omar Sy. La serie è ambientata nel mondo dell’omonima serie di film thriller d’azione, diretta dallo showrunner, sceneggiatore e produttore esecutivo Glen Mazzara e prodotta da AGBO di Joe Russo e Anthony Russo.

Negli 8 episodi del thriller d’azione Extraction, un mercenario (Omar Sy) intraprende una pericolosa missione per salvare degli ostaggi in Libia. Intrappolato tra fazioni in guerra e spietati assassini, deve affrontare scelte di vita o di morte, affrontando profonde ferite emotive. Extraction esplora il trauma, il tradimento e i conflitti morali di personaggi spinti al limite.

Boyd Holbrook interpreterà il leader della squadra di Extraction, David Ibby, in un ruolo fisso nella serie, secondo quanto riferito a Deadline da fonti vicine alla produzione.

Questa è la seconda volta che Netflix estende un franchise cinematografico originale di successo a una serie TV. La trilogia cinematografica “Tutte le volte che ho scritto ti amo” ha dato vita a una serie comica di successo, “XO, Kitty“, recentemente rinnovata per una terza stagione. Al contrario, la piattaforma di streaming ha in programma un film di “Peaky Blinders” basato sulla popolare serie TV.

Il thriller d’azione del 2020 “Extraction”, diretto da Sam Hargrave, e che in Italia si intitola Tyler Rake, è basato sulla graphic novel “Ciudad” di Ande Parks. Chris Hemsworth interpreta un mercenario australiano delle operazioni segrete che accetta una missione per salvare il figlio rapito da un boss della droga indiano a Dhaka, in Bangladesh, ma la missione va a rotoli quando viene tradito.

Un sequel, “Extraction 2“, è uscito nel 2023, con il ritorno del cast principale. Il film riporta in scena il Rake di Hemsworth, incaricato di una nuova missione: salvare la famiglia maltrattata di uno spietato gangster georgiano dalla prigione in cui sono detenuti. AGBO ha prodotto entrambi i film.

Boyd Holbrook ha recentemente interpretato il Corinzio in The Sandman di Netflix e Clement Mansell in Justified: City Primeval di FX. Prossimamente, interpreterà Brodie nella serie di Apple TV+ The Morning Show. Sul grande schermo, ha interpretato Johnny Cash nel film biografico su Bob Dylan di James Mangold, A Complete Unknown. Ha anche appena completato il lavoro sul film Espiazione, che segue un marine tormentato che cerca di riconciliarsi con i sopravvissuti di una famiglia irachena contro cui lui e la sua unità hanno sparato nel 2003. Altri crediti includono il film di Jeff Nichols The Bikeriders e Indiana Jones e The Dial of Destiny di James Mangold. Holbrook è rappresentato da WME, Range Media Partners e Yorn, Levine, Barnes.