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Venezia 80, le foto di tutti i vincitori!

Venezia 80, le foto di tutti i vincitori!

Ecco tutti i vincitori di Venezia 80, l’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Yorgos Lanthimos, Peter Sarsgaard, Matteo Garrone, Michaela Ramazzotti, Pablo Larrain e molti altri.

La Giuria di VENEZIA 80, presieduta da Damien Chazelle e composta da Saleh Bakri, Jane Campion, Mia Hansen-Løve, Gabriele Mainetti, Martin McDonagh, Santiago Mitre, Laura Poitras  e Shu Qi dopo aver visionato i 23 film in competizione ha deciso di assegnare i seguenti premi:

  • LEONE D’ORO per il miglior film a:
    Poor Things  di Yorgos Lanthimos  (Regno Unito)
  • LEONE D’ARGENTO – Gran Premio della Giuria a:
    Aku Wa Sonzai Shinai (Il male non esiste) di Ryusuke Hamaguchi (Giappone)
  • LEONE D’ARGENTO Premio per la migliore regia a:
    MATTEO GARRONE per il film IO CAPITANO  (Italia, Belgio)
  • COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile a:
    Cailee Spaeny nel film PRISCILLA di Sofia Coppola (Stati Uniti, Italia)
  • COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a:
    Peter Sarsgaard nel film MEMORY di Michel Franco (Messico, Stati Uniti)
  • PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
    Guillermo Calderón e PABLO LARRAÍN per il film EL CONDE di Pablo Larraín  (Cile)
  • PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
    Zielona granica (Il confine verde) di Agnieszka Holland (Polonia, Rep. Ceca, Francia, Belgio)
  • PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore emergente a:
    SEYDOU SARR nel film IO CAPITANO di Matteo Garrone (Italia)

Venezia 80, le foto dal red carpet di chiusura!

Venezia 80, le foto dal red carpet di chiusura!

Si è tenuto nella serata il red carpet di chiusura di Venezia 80, l’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Sul red carpet molti dei protagonisti della serata, Yorgos Lanthimos, Peter Sarsgaard, Matteo Garrone, Michaela Ramazzotti, Caterina Murino, Pablo Larrain e molti altri.

Venezia 80: tutti i vincitori. Le Povere Creature di Yorgos Lanthimos ruggiscono

Dopo 10 giorni di feastival, proiezioni, interviste, conferenze, tappeti rossi, file e prenotazioni, si conclude la 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

La cerimonia di premiazione di Venezia 80 ha incoronato Poor Things (Povere Creaturedi Yorgos Lanthimos Leone d’Oro di quest’anno. Il film preferito dalla critica presente al Lido è stato poi il vincitore, probabilmente anche grazie a una straordinaria interpretazione di Emma Stone, che ha guidato il film alla vittoria. Una coincidenza insolita, quella tra gusti della critica e gusti della giuria, che però quest’anno ha portato a una felice unanimità di giudizio. Tra gli altri premiati, il recente premio Oscar Ryusuke Hamaguchi, Agnieszka Holland, Matteo Garrone, il suo film porta a casa ben due premi, e gli attori statunitensi Cailee Spaeny e Peter Saarsgard, entrambi vincitori a sorpresa della Coppa Volpi.

Venzia 80 – i vicnitori

CONCORSO

Leone d’Oro: Poor Things (Povere Creature), Yorgos Lanthimos
Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: Evil Does Not Exist, Ryusuke Hamaguchi
Leone d’Argento per la Regia: Matteo Garrone, Io Capitano
Premio Speciale della Giuria: Green Border, Agnieszka Holland
Migliore Sceneggiatore: Pablo Larraìn, El Conde
Coppa Volpi Migliore Attrice: Cailee Spaeny, Priscilla
Coppa Volpi Migliore Attore: Peter Saarsgard, Memory
Premio Marcello Mastroianni Miglior attore esordiente: Seydou Sarr, Io Capitano

ORIZZONTI

Miglior Film: Explanation for Everything, Gábor Reisz
Miglior Regia: Paradise is Burning, Mika Gustafson
Premio Speciale della Giuria: Una sterminata domenica, Alain Parroni
Migliore Attrice: Margarita Rosa de Francisco, El Paraiso
Migliore Attore: City of Wind, Tergel Bold-Erdene
Miglior Sceneggiatura: Enrico Maria Artale, El Paraiso
Miglior Cortometraggio: A short Trip, Erenik Beqiri

LEONE DEL FUTURO 
Luigi de Laurentiis Migliore opera prima: “Love is a Gun,” Lee Hong-chi

HORIZONS EXTRA
Premio del Pubblico: Felicità, Micaela Ramazzotti

VENEZIA CLASSICS
Miglior documentario sul cinema: Thank You Very Much, Alex Braverman
Miglior restauro: Moving, Shinji Sōmai

VENICE IMMERSIVE
Gran Premio della Giuria: Song for a Passerby, Celine Daemen
Premio Speciale della Giuria: Flow, Adriaan Lokman
Achievement Prize: Emperor, Marion Burger, Ilan Cohen

Witness – Il testimone: trama, cast e curiosità del film con Harrison Ford

Sono diversi i motivi che rendono il film del 1985 Witness – Il testimone uno dei più grandi film americani di sempre. In primo luogo vi è la sua sceneggiatura, scritta da William Kelley e Earl W. Wallace, i quali vennero per questa premiati con l’Oscar. Si tratta infatti di un epico racconto di genere thriller, che fonde elementi consolidati ad altri più innovativi, come l’ambientazione rurale e l’utilizzo della filosofia amish. Si tratta inoltre del primo film americano di Peter Weir, regista ricordato per celebri film come L’attimo fuggente e The Truman Show. Infine, a rendere grande il film vi sono le interpretazioni dei suoi protagonisti, e in particolare quella di Harrison Ford.

La storia di Witness – Il testimone trae ispirazione da un episodio della serie Gunsmoke, che proprio Kelley e Wallace avevano scritto. I due diedero così vita ad una prima stesura della sceneggiatura di circa 182 pagine, poi ridotte affinché il film potesse durare circa due ore. Il progetto, però, rimase a lungo nel limbo. Il produttore Edward S. Feldman, infatti, faticò a trovare uno studios interessato a questo. La Fox, ad esempio, liquidò la cosa affermando che loro non producevano film rurali. Fu infine la Paramount ad acquisire i diritti per il film, che divenne da subito uno dei maggiori successi dell’anno e ancora oggi è ricordato come un grande esempio di cinema che coniuga alla perfezione scrittura e visivo.

A fronte di un budget di 12 milioni di dollari, il film arrivò ad incassarne ben 68 in tutto il mondo. Un risultato particolarmente notevole, che portò il titolo a diventare uno dei grandi protagonisti della sua stagione. Ottenne 8 nomination ai premi Oscar, vincendo quello per la miglior sceneggiatura e per il miglior montaggio. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Witness – Il testimone: la trama del film

La storia ha inizio nel momento in cui il piccolo Samuel Lapp, membro della comunità amish insieme a sua madre Rachel, diventa il testimone di un omicidio. Sul caso interviene il detective John Book, il quale cerca di ottenere dal bambino quante più informazioni possibili. Questi però è ancora scioccato dall’accaduto e non riesce che a dar vita a pochi vaghi ricordi circa l’aspetto degli assassini. Per evitare che madre e figlio si allontanino o vengano perseguiti, Book decide di trascorre del tempo con loro. Portato Samuel in centrale per degli accertamenti, il bambino scorge però la foto di un uomo che riconosce come l’assassino: si tratta del tenente della narcotici James McFee.

Sorpreso e sconcertato dalla cosa, Book decide di indagare a riguardo. Si rivolge allora al suo capo, Paul Schaeffer, aggiornandolo sugli sviluppi dell’indagine. Così facendo, però, capisce che dietro a quell’omicidio si nasconde un’operazione molto più grande e pericolosa. Per proteggere sé stesso, Samuel e sua madre, Book è così costretto a rifugiarsi nella comunità amish, dove dovrà concepire un modo per difendersi e risolvere quel caso. Coloro che hanno motivo per mettere a tacere quella storia non tarderanno infatti a manifestarsi, intenzionati ad uccidere ogni testimone possibile.

Witness - Il testimone cast

Witness – Il testimone: il cast del film

L’attore Harrison Ford dà qui vita ad uno dei suoi personaggi più memorabili, il detective John Book. Egli si interessò alla parte quando il film era ancora sprovvisto di una produzione, e la sua presenza contribuì affinché gli studios si proposero di sostenere il film. Per prepararsi al ruolo, egli decise inoltre di spendere diverso tempo presso il dipartimento della omicidi della polizia di Philadelphia. Così facendo ebbe modo di apprendere il mestiere e risultare più realistico nella sua interpretazione. Questa venne particolarmente lodata, e per la prima volta Ford ottenne una nomination all’Oscar come miglior attore. Ancora oggi si tratta della sua unica candidatura. Per il ruolo di Samuel, il bambino amish, venne invece scelto l’attore Lukas Haas. Questi si era reso noto grazie al film Testament, e proprio vedendolo in questo il regista decise di affidargli l’importante ruolo in Witness – Il testimone.

L’attrice Kelly McGillis, che l’anno dopo reciterà in Top Gun, ottenne invece la parte di Rachel Lapp. Un ruolo, questo, per il quale vennero condotti numerosi e infruttuosi provini. Per prepararsi al suo personaggio, questa si trasferì a vivere in una comunità amish, dove imparò a svolgere le principali attività. Ebbe inoltre modo di perfezionare il suo accento, così da renderlo più simile a quello dei locali. Ad interpretare Paul Schaeffer e James McFee vi sono invece gli attori Josef Sommer e Danny Glover. Quest’ultimo è principalmente noto per il suo ruolo da co-protagonista nella saga di Arma Letale. Nel film si ritrova infine anche l’attore Viggo Mortensen, nei panni di uno degli agricoltori della comunità. Per lui si è trattato del primo film della sua carriera, e venne scelto per via del suo volto, giudicato particolarmente adatto a rappresentare uno dei membri della comunità.

Witness – Il testimone: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Witness – Il testimone è infatti disponibile nel catalogo di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 9 settembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

GdA 20° edizione: vince Vampire humaniste cherche suicidaire consentant

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È vampiresco, romantico e ironico il film vincitore del GdA Director’s Award della ventesima edizione, la horror comedy Vampire humaniste cherche suicidaire consentant (Humanist Vampire Seeking Consenting Suicidal Person) di Ariane Louis-Seize.

Erano ben quattro i film sui vampiri alla 80ª Mostra del Cinema”, dicono Giorgio Gosetti e Gaia Furrer, rispettivamente delegato generale e direttrice artistica delle Giornate, “La vittoria del nostro film canadese è il segno dei nostri tempi. Ariane Louis-Seize usa il mondo dei vampiri con intelligenza e ironia come pretesto per raccontare l’empowerment femminile, per parlare di empatia e di quei sentimenti che riporteranno l’umanità nel mondo, tema che ricorre in tanti film del nostro ventesimo anno”.

Il dramma belga sulla violenza di genere Quitter la nuit (Through the night) di Delphine Girard vince il Premio del Pubblico mentre a guadagnarsi il Label Europa Cinemas è Photophobia (Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina) di Ivan Ostrochovský e Pavol Pekarčík, che raccontano la quotidianità durante la guerra in Ucraina attraverso gli occhi di due bambini.

Si conclude così l’avventura di questi primi vent’anni delle Giornate degli Autori, iniziata con l’immagine firmata da Anna Franceschini, in cui il marmo di una statua si contrappone alla leggerezza giocosa di una figura femminile vestita in rosso.

La sezione autonoma e indipendente della Mostra del Cinema di Venezia promossa dalle associazioni ANAC e 100autori ha accolto il pubblico nella splendida Sala Perla, appena rinnovata. Dieci i film presentati in concorso, cinque dei quali diretti da donne. Per la prima volta, tre di queste sono arrivate in finale per il GdA Director’s Award: oltre a Vampire humaniste cherche suicidaire consentant diretto da Ariane Louis-Seize, nella riunione finale dei cinefili europei del progetto 27 Times Cinema si sono contesi il premio Melk di Stefanie Kolk e Quitter la nuit di Delphine Girard. I film eventi speciali erano sette. Peter Sargaard nei panni di un giornalista borghese all’epoca della pandemia dell’influenza Spagnola (1918), è protagonista e co-produttore del film di chiusura delle Giornate, l’americano Coup! di Austin Stark e Joseph Schuman.

La Casa degli Autori, a pochi passi dal Palazzo del Cinema e dalla laguna che guarda Venezia, ha ospitato per il terzo anno consecutivo una programmazione ricca di film e appuntamenti. A cominciare dalle Notti Veneziane, presentate in Sala Laguna: realizzate in accordo con Isola Edipo e co-dirette da Gaia Furrer e Silvia Jop, hanno visto l’alternarsi di otto film, tra finzione e cinema del reale. La stessa sala ha ospitato cinque Proiezioni Speciali a cominciare da Nina dei Lupi di Antonio Pisu.

Ben ventisei sono stati gli eventi trasversali alla programmazione dei trentatré film delle Giornate, dalle presentazioni di progetti futuri come il Venice Kids (Enzo D’Alò testimonial speciale) alle anticipazioni come quella della serie YOLO – You Only Love Once prodotta da QMI. Si sono alternate attività votate all’approfondimento e alla formazione. Fra gli altri: il Premio Bookciak, Azione! in pre-apertura delle Giornate, le Masterclass in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, l’incontro Me too 2023: le donne alla conquista di un cinema libero in collaborazione con 100autori e Isola Edipo.

Lo Spazio della Regione del Veneto ha ospitato gli incontri Miu Miu Women’s Tales con le registe Antoneta Alamat Kusijanović e Ava DuVernay, le attrici Maggie Gyllenhaal e Danica Curcic e la costumista Catherine Martin, intervistate da Penny Martin.

Tantissimi gli ospiti che si sono alternati nelle due settimane della Mostra alle Giornate per accompagnare i loro film o partecipare ad incontri con il pubblico del Lido. Tra questi, attori, registi, sceneggiatori e artisti come Isabelle Huppert, Luca Guadagnino, Shirin Neshat, Peter Sarsgaard, Billy Magnussen, Lola Dueñas, Kasia Smutniak, Salvatore Esposito, Teona Strugar Mitevska, Hiam Abbass, Céline Sciamma, Monia Chokri, Donatella Finocchiaro, Chiara Civello, Tommaso Ragno, Maya Sansa, Sergio Rubini, Sandra Ceccarelli, Ana Torrent, Sara Ciocca, Ludovica Martino,  Giovanni Caccamo.

La Villa, il luogo fondativo delle Giornate, è stato anche quest’anno uno spazio animato ed esclusivo grazie al cultural promoter Francesco Marchetti e alla collaborazione con The Hollywood Reporter Roma, Main Media partner delle Giornate. Nel corso di dieci intensi giorni sono stati con noi, tra gli altri, Michael Mann, Sofia Coppola, Adam Driver, Patrick Dempsey, Priscilla Presley, Pier Francesco Favino, Matt Dillon, Anna Ferzetti, Caterina Murino, Raul Bova, Rocío Morales, Stefano Sollima.

I 5 minuti migliori dei 10 film DC più odiati in assoluto

I 5 minuti migliori dei 10 film DC più odiati in assoluto

L’uscita nelle sale di Acquaman e il Regno Perduto metterà un punto al DCEU così come lo conosciamo, che passerà in quell’occasione il testimone al nuovo Universo DC di James Gunn e Peter Safran, già in opera per Superman: Legacy. L’era del DCEU sta perciò tramontando e, se si dà una breve occhiata a quel che è stato, compreso lo Snyderverse, purtroppo molto del successo che si sperava di ottenere da queste produzioni non si è mai concretizzato con film d’eccellenza. Nonostante i prodotti del franchise siano stati spesso oggetto di controversia, sono comunque stati portatori di alcuni momenti davvero buoni, i quali ne hanno incrementato (seppur di poco) il valore. Parliamo di scene, di minuti in cui si è potuto assistere a qualcosa di avvincente e determinante, di inserti in cui tutto funziona, e molti di questi in realtà sono presenti nei film DC più odiati. Ma quali sono?

Suicide Squad

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Uno dei film che ha reso meno contenti i fan della DC, tanto che poi James Gunn ha dovuto rimetterci mano nel 2021, è stato Suicide Squad, uscito nel 2016 sotto la regia di David Ayer. Nonostante non sia fra i migliori prodotti del franchise, la pellicola presenta comunque una sequenza molto accattivante, in cui vediamo il team di supercattivi sentirsi finalmente una squadra. In quell’occasione la Suicide Squad si unisce per difendere Rick Flag affinché non venga ucciso da Amanda Waller; è proprio lì che ci viene mostrato un autentico lavoro di squadra, di un gruppo che può unire ufficialmente le forze e affrontare diversi nemici.

Lanterna Verde

Lanterna Verde film

Se qualcuno ancora si domanda quale sia uno dei peggiori film nati dai fumetti DC, la risposta è una: Lanterna Verde. Lo stesso Ryan Reynolds, che interpreta Hal Jordan, alias Lanterna Verde, ha ammesso non essere poi un così valido prodotto. Nonostante questo, la pellicola ha una scena molto valida al suo interno, ed è quella che vede protagonista un combattimento fra l’eroe e Parallax. La battaglia fra i due inizia sulla Terra prima di passare allo spazio, dove poi le cose diventano molto fumettistiche. Lanterna Verde usa il sole per distruggere Parallax, attaccando a sé due getti fatti di costrutti energetici per sfuggire all’attrazione gravitazionale della stella in fiamme. Alla fine sferra un gigantesco pugno di energia verde che spedisce il villain dritto nel sole. Un momento memorabile.

Wonder Woman 1984

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Fra i personaggi più amati della DC va menzionata Diana Prince, alias Wonder Woman. Se il primo film sull’amazzone è stato apprezzato dal pubblico, il secondo, Wonder Woman 1984, non ha purtroppo avuto la stessa fortuna. Molte sono state le critiche mosse al film, dalla storia in sé fino alla “resurrezione” di Chris Pine nei panni di Steve Trevor. Nonostante questo, obiettivamente la pellicola presenta anche dei momenti avvincenti, ma il migliore fra questi è il combattimento con Cheetah. La scena dello scontro sembra uscire proprio dalle pagine del fumetto, enfatizzata in particolar modo dall’armatura dorata dell’eroina, che aggiunge emozione alla sequenza.

Shazam! Furia degli dei

Shazam! Furia degli Dei

Un altro film non particolarmente acclamato come invece ci si aspettava è stato Shazam! Furia degli dei. Su questo, però, ci sono due correnti: la prima è quella di chi pensa sia il film più divertente tratto da un fumetto della DC, la seconda è di chi crede che l’interpretazione di Zachary Levi sia troppo sciocca, tanto da abbassarne la qualità. Nonostante questo, in Shazam! Furia degli dei, il combattimento tra Shazam e Kalypso, con il suo drago, è il motivo principale per cui vale la pena vederlo. Dopo un intenso tira e molla, Shazam vola dritto contro il drago con il bastone del mago, invocando un grande tuono magico. Nel salvare la situazione, però, muore Billy Batson, che viene poi rianimato da… Wonder Woman!

Birds Of Prey

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Margot Robbie nei panni di Harley Quinn è stata più che formidabile, non si può negare. Con Birds of Prey, film che la vede (finalmente) protagonista, il DCEU è riuscito a introdurre personaggi femminili iconici dei fumetti DC, lei compresa s’intende, portando una ventata di divertimento. Nonostante avesse del potenziale, la classificazione R del film e la sua uscita in concomitanza con la pandemia hanno finito per influenzare la sua corsa al botteghino, gettando la pellicola nel dimenticatoio. Seppur quindi non abbia avuto la visibilità che gli spettava, non possiamo comunque dimenticare alcune delle emozionanti action scene presenti in Birds of Prey. Un esempio? Lo scontro di Harley Quinn alla stazione di polizia. Nella sequenza vediamo la protagonista salvare da sola Cassandra Cain in un’avvincente coreografia di combattimento, accompagnata da una smagliante fotografia.

Black Adam

Black Adam 2

Black Adam, film del 2022 diretto da Jaume Collet-Serra, doveva presentarsi come un grande successo. Così però non è stato, pur contenendo, nella scena post-credits, il grosso cameo di Superman, il quale aveva fatto pensare a un futuro più roseo. Nonostante il film non abbia eccelso, al suo interno si possono contare alcune scene meritanti attenzione. Una fra queste riguarda lo scontro di Black Adam con la Justice Society of America. La sua lotta contro i membri della JSA, Doctor Fate, Hawkman, Cyclone e Atom Smasher ha permesso al pubblico di vedere la Justice Society of America lavorare come una squadra, con i loro poteri che si completano a vicenda per tentare di sconfiggerlo.

The Flash

The Flash 10 implicazioni finale film

Quando a giugno è uscito The Flash, il film non è stato accolto da tutti allo stesso modo: una delle ragioni risiedeva nelle vicende legali che vedevano coinvolto il suo protagonista principale, Ezra Miller, mentre altre riguardavano la grande quantità di cameo presenti, soprattutto alla fine nella SpeedForce, di cui non si è apprezzata la resa in CGI. Nonostante questo, The Flash non può dirsi una pellicola non riuscita, anzi, rispetto a tante altre è una di quelle più solide sotto tanti punti di vista. Pur avendo perciò delle sbavature, il film presenta una scena molto suggestiva e ben fatta: parliamo dello scontro fra l’Eroe Scarlatto, la sua versione alternativa, Batman e Supergirl contro il Generale Zod e il suo esercito. Ci sono molti momenti emozionanti durante la battaglia, ma le morti improvvise di Batman e Supergirl mettono in ombra tutto il resto per il loro essere tragiche e scioccanti.

Superman Returns

Superman Returns film

Nel corso del tempo, sono tanti gli attori che hanno dato volto e fisicità a Superman cinematograficamente, e fra questi non si può dimenticare Brandon Routh in Superman Returns. Nonostante il film non possa considerarsi fra i più graditi, vanta una scena che potrebbe in realtà essere la migliore dell’eroe DC in live-action e riguarda la scena di salvataggio dell’aereo. L’azione è molto simile a quella descritta nei fumetti, e il senso di urgenza permea in ogni beat, fino al momento in cui Superman non riesce a gestire finalmente la situazione e mettere il velivolo in sicurezza, parlando poi con calma ai passeggeri che ha appena tratto in salvo.

Justice League

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Il DCEU è stato, come ben sappiamo, un franchise molto travagliato e sfortunato. Uno dei film che più ne ha risentito è Justice League. Zack Snyder lasciò il progetto in seguito alla morte della figlia, e i dirigenti della DC scelsero Joss Whedon per subentrare e fare alcuni reshoots. Questo portò all’eliminazione di gran parte della visione di Snyder, che poi si è potuta vedere in Justice League di Zack Snyder del 2021, nettamente migliore. Nonostante la pellicola ne abbia risentito, non eccellendo come avrebbe dovuto, presenta alcuni momenti significativi. Il più memorabile riguarda il combattimento fra Superman e la Justice League, nel quale si palesa tutta la potenza dell’eroe kryptoniano che, in quel momento, non si sta più trattenendo. Una delle scene più impattanti ed emozionanti, che, seppur brevemente, hanno alzato l’asticella dell’intero film.

Batman v Superman: Dawn of Justice

Batman v superman film a fumetti

Arriviamo al film probabilmente meno ben accolto da pubblico e fan, dal quale il DCEU ha poi tentato un cambio di rotta salvo poi arenarsi definitivamente. Si tratta di Batman v Superman: Dawn of Justice il quale, a causa dei suoi problemi interni, ha scatenato diverse reazioni a catena, le quali hanno portato alla nascita del nuovo Universo DC. Pur essendo il più malvisto, contiene comunque una scena degna di nota, con protagonista Batman che uccide diversi mercenari nel violento combattimento nel magazzino. Seppur assistere all’uccisione di qualcuno da parte di un eroe come Batman sia tutto fuorché normale (quelle immagini sono state definite anche fra le più inquietanti e dark del franchise), la sequenza ha fatto diventare il Batman di Ben Affleck il miglior combattente nella storia del Cavaliere Oscuro in live-action. E per essere stato un film travagliato e controverso, non è una cosa da poco.

Festival di Venezia 2023: i look e gli abiti più belli visti sul red carpet

Il giorno tanto atteso è arrivato, anche se lo sciopero e la protesta Writers guild on strike in America continua, comunque si è dato inizio alla 80esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Dopo la rinuncia da parte di Luca Guadagnino con il suo attesissimo Challengers, si è optato per un lungometraggio italiano con per protagonista Pierfrancesco Favino. Sul primo red carpet di quest’anno sul Lido si è visto soprattutto attori e attrici connazionali e la giuria presieduta dal regista Damien Chazelle ma anche delle top model che falcano le passerelle di tutto il mondo. L’elenco non segue un ordine di preferenza.

Jessica Chastain

Jessica Chastain
Jessica Chastain sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Jessica Chastain durante il tappeto rosso di Memory ha mostrato come si veste una vera diva di Hollywood. L’attrice Premio Oscar era più splendente che mai con la sua chioma leggermente ondulata ramata al vento e l’abito bronze realizzato per lei dalla casa di moda Gucci.

Maggie Gyllenhaal e Peter Sarsgaard

Maggie Gyllenhaal e Peter Sarsgaard
Maggie Gyllenhaal e Peter Sarsgaard sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Maggie Gyllenhaal dopo aver partecipato agli eventi collaterali di Miu Miu Women’s Tales è tornata al Lido di Venezia sempre accompagnato dal compagno di vita Peter Sarsgaard. La coppia era perfetta sul red carpet di Memory, lei in un lungo abito nero con cristalli e lui in completo doppio petto blu con camicia bianca.

Micaela Ramazzotti

Micaela Ramazzotti
Micaela Ramazzotti sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Micaela Ramazzotti a Venezia in veste di protagonista del suo primo film da regista Felicità sul red carpet serale del quinto giorno ha optato per un look maschile. L’attrice dopo l’abito lungo e femminile di Armani ha deciso di cambiare genere indossando un completo nero tre pezzi con blazer doppiopetto.

Levante

Levante
Levante sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La cantante Levante ha optato per un vestito lungo nero fino ai piedi con spalline fini che valorizzano le spalle e il collier in argento al collo. Quest’abito risulta tra i più sensuali visti in quest’anno merito degli inserti ai lati e il tocco sul fondoschiena del pizzo.

Alba Rohrwcher

Alba Rohrwacher
Alba Rohrwacher sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attrice italiana torna per una seconda volta sul red carpet e l’occasione e’ l’anteprima di Hors-Saison in cui recita interamente in lingua francese. Il white dress scelto da Alba Rohrwacher è un omaggio all’antica Grecia, discreto e femminile che racchiude l’idea di Dior secondo la stilista Maria Grazia Chiuri.

Caterina Murino

Caterina Murino
Caterina Murino sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’ultimo red carpet di venezia 80 della Madrina è stato all’insegna del blu elettrico. Caterina Murino, come alla Cerimonia d’apertura, ha indossato una creazione firmata Giorgio Armani Privè. Il vestito della serata di chiusura è formato da una gonna ampia e un bustier romantico con profonda scollatura a cuore.

Cailee Spaeny

Cailee Spaeny
Cailee Spaeny sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Cailee Spaeny dopo il bianco e le perle dell’anteprima di Priscilla per il suo secondo carpet veneziano ha scelto il nero e il velluto. La giovane attrice che ha vinto la Coppa Volpi ha sfoggiato un vestito di Alessandra Rich  dal taglio tubolare con spalline sottili ma reso audace dal corpetto cut out e con al centro una spilla preziosa a forma di ragno.

Pilar Fogliati

Pilar Fogliati
Pilar Fogliati sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attrice italiana alla Mostra del cinema di Venezia nella serata di Domenica era tra i numerosi ospiti dell’edizione di quest’anno del FILMING ITALY BEST MOVIE AWARD. Pilar Fogliati ha sorpreso tutti scegliendo un delizioso vestito corto blu, nero e verde con fantasie floreali geometriche.

Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino
Pierfrancesco Favino sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attore italiano torna a sfilare per un secondo film in cui è in concorso quest’anno cioè Adagio di Stefano Sollima. Pierfrancesco Favino questa volta ha optato per un classico completo ma color melanzana.

Matteo Paolillo

Matteo Paolillo
Matteo Paolillo sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Matteo Paolillo sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.itMatteo Paolillo cioè Edoardo in Mare Fuori era forse tra i più attesi dal pubblico tra le tante stelle italiane del FILMING ITALY BEST MOVIE AWARD. Il giovane attore ha mostrato a tutti come si può osare con un completo audace pur rimanendo elegantissimo. Il suo look era firmato Dolce & Gabbana.

Cailee Spaeny

Cailee Spaeny
Cailee Spaeny red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La giovane star di Priscilla sul red carpet dell’anteprima mondiale del nuovo film di Sofia Coppola ha sfoggiato un look prezioso grazie ad una cascata di perline bianche. L’attrice infatti era incantevole e delicata con un lungo white dress firmato Miu Miu .

Sofia Coppola

Sofia Coppola
Sofia Coppola red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La regista e figlia d’arte di Francis Ford Coppola ha mostrato la vera essenza dell’eleganza firmata ovviamente in Chanel. Sofia Coppola si è presentata sul tappeto rosso con una raffinata tunica nera con la parte alta del vestito “vedo non vedo”  di seta.

Jacob Elordi

Jacob Elordi
Jacob Elordi red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Jacob Elordi non è solo un bellissimo, altissimo e talentoso giovane attore ma anche uno dei più stilosi e attento alla moda. Sul red carpet di Priscilla, in cui interpretata Elvis, si è presentato con uno smoking nero Valentino con giacca doppiopetto con una graziosa clip a forma di farfalla.

Caterina Murino

Caterina Murino
Caterina Murino red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La Madrina di Venezia 80 torna anche per la sesta serata sulla passerella del Lido e sceglie Moschino. Caterina Murino ha sfoggiato un abito lungo monospalla bicolore bianco e nero.

Isabelle Huppert

Isabelle Huppert
Isabelle Huppert sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attrice francese a Venezia con il film Sidonie Au Japon ha sfilato sul red carpet più importante della quarta serata quello di Maestro. Isabelle Huppert per l’occasione glamour ha indossato un abito Balenciaga di paillettes argentati lungo fino a toccare a terra.

Carla Bruni

Carla Bruni
Carla Bruni sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Quest’anno Carla Bruni è approdata al Lido dopo aver conquistato tutti sulla Croisette di Cannes a Maggio. Una delle top model più belle e iconiche di sempre ha sfoggiato sul red carpet di Venezia 80 un lungo abito nero con uno spacco vertiginoso firmato Valentino.

Saverio Costanzo e Alba Rohrwcher

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Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il regista Saverio Costanzo per la premiere del suo lungometraggio in concorso Finalmente l’alba ha sfilato con la sua compagna Alba Rohrwacher in Dior. Una delle coppie più importanti del nostro cinema italiano si sono mostrati al pubblico perfetti e coordinati in nero. Il tocco di classe sono di certo i guanti i neri dell’attrice che nel film interpreta la diva indimenticabile Alida Valli.

Alice Pagani

Alice Pagani
Alice Pagani sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La giovane attrice italiana Alice Pagani ha sfilato sul tappeto rosso della terza serata di Venezia 80 con un lungo abito azzurro pastello di Antonio Marras. Il look è stato completa con bracciali e anello di Tiffany & Co. e un nuovo taglio di capelli corto e scalato che richiama molto la moda anni Novanta.

Barbara Palvin

Barbara Palvin
Barbara Palvin sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La celebre modella testimonial di Armani Beauty ha voluto onorare sul red carpet di Poor Things con la sua frangetta Brigitte Bardot ma anche Pamela Anderson. L’abito nero indossato ovviamente è una creazione di Re Giorgio.

Matilde Gioli

Matilde Gioli
Matilde Gioli sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Matilde Gioli lascia per una sera il camice da medico di Doc – Nelle tue mani con un outfit dark vedo non vedo. L’attrice italiana ha sorpreso tutti con questo modello aderente fin dal collo fino ai piedi in tessuto nero velato con lustrini ovviamente di Giorgio Armani.

Mads Mikkelsen

sul red carpet di Venezia 80 - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it
sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il protagonista di The Promised Land ha indossato un completo della maison Zegna di cui è testimonial. Mads Mikkenlson era perfetto e affascinante con questo smoking bicolore con giacca e papillon in bianco e pantaloni neri.

Olga Kurylenko

Olga Kurylenko
Olga Kurylenko sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attrice ucraina ha sfoggiando un lungo vestito nero in crepe di seta con doppio che fa parte della collezione Cruise 2023/2024 di Chanel. Olga Kurylenko ha abbinato il tutto con anelli e orecchìni in oro bianco e diamanti. 

Caterina Murino

Caterina Murino
Caterina Murino sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La Madrina di quest’anno l’attrice Caterina Murino ha scelto di sfoggiare un look total red per il carpet della Cerimonia d’apertura di Venezia 80. Ovviamente per onorare l’eccellenza italiana ha in indossato un principesco vestito firmato Giorgio Armani Prive’ Fall 2014. Lo stesso abito per è già stato indossato da Allison Williams durante la serata di premiazione dei Golden Globe Awards 2015.

Luca Guadagnino

Luca Guadagnino
Luca Guadagnino sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis ©

Il regista italiano, che riceverà il Premio SIAE Andrea Purgatorio durante la cerimonia d’inaugurazione di Venezia 80 ha sfoggiato un completo nero. Il particolare di questo look molto classico con camicia bianca è decisamente la spilla di diamanti firmata Cartier. Luca Guadagnino ha deciso per questo red carpet di parlare il “ Pradese “ di Miuccia dalla testa ai piedi.

Paola Turani

Paola Turani
Paola Turani sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’influencer bergamasca per l’anteprima di Comandante ha sfilato sul tappeto rosso con un abito da vera diva. Paola Turani per l’importante occasione ha optato per un un lungo abito sinuoso bianco firmato Zuhair Murad.

Silvia D’Amico

Silvia D'amico abito
sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’unica protagonista donna del film Comandante ha incantato tutti con un elegantissimo abito di Giorgio Armani. Silvia D’Amico per concludere ha scelto i gioielli di Leo Pizzo.

Damien Chazelle e Olivia Hamilton

Damien Chazelle e Olivia Hamilton
Damien Chazelle e Olivia Hamilton sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il capo della Giuria Damien Chazelle durante il suo primo red carpet veneziano di quest’anno ha indossato un classico smoking di Giorgio Armani. Lo stesso stilista italiano è anche quello che ha firmato l’abito nero della compagna del regista cioè l’attrice Olivia Hamilton.

Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino
Pierfrancesco Favino sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attore italiano Pierofrancesco Favino per l’anteprima del suo film si è presentato in un completo senza cravatta ma elegantissimo di Saint Laurent.

Mia Hansen-Løve

Mia Hansen-Løve
Mia Hansen-Løve sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La regista di Un bel mattino che fa parte della Giuria ha deciso di presentarsi con una creazione francese, come lei, di Chanel. Forse un azzardo e poco adatto per un red carpet ma rispettiamo la scelta della semplicità e della classe parigina di Mia Hansen-Løve. 

Shu Qi

Shu Qi
Shu Qi sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attrice cinese Shu Qi e parte della Giuria durante la prima sera era tra le più eleganti firmata Alberta Ferretti. Il suo è stato decisamente l’abito più complesso ma decisamente tra le meglio vestite della prima giornata di Venezia 80.

Jane Campion

Jane Campion
Jane Campion sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La regista neozelandese anche le una delle componenti della Giuria internazionale si è affidata totalmente a Dior. Bello il blazer nero e anche la borsetta firmata ma i sandali purtroppo non si possono vedere. Comunque a parte i piedi Jane Campion sei sempre la migliore.

Caterina Murino

Caterina Murin
Caterina Murino sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Per il secondo red carpet la Madrina Caterina Murino di Venezia 80 ha scelto non più il rosso ma un candido bianco. Un abito firmato Versace composto da un bustier e una gonna in cady di seta bianca.

Mara Sattei

Strametti
Mara Sattei sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La cantante vista quest’anno a Febbraio in gara a Sanremo 2023 ha stregato con un look nude dal richiamo Mermaidcore. Ospite dell’anteprima di Ferrari Mara Sattei era perfetta con il lungo abito dalle spalline sottili di Emporio Armani.

Benedetta Porcaroli

Benedetta Porcaroli
Benedetta Porcaroli sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La giovane attrice Benedetta Porcaroli si è presentata sul red carpet di Enea avvolta in una distesa di raso rosso fiammante firmata Prada. Elegante e moderna con un lungo strascico e un fiocco geometrico sul retro, decisamente il tocco di classe, l’hanno resa la più sofisticata di questo festival.

Franz Rogowski

sul red carpet di Venezia 80 - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it
Franz Rogowski sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’attore tedesco protagonista di Lubo per il red carpet dell’anteprima del film ha osato un look davvero spettacolare. Franz Rogowski, considerato da molti il Joaquin Phoenix europeo sia per la bellezza e per il talento, ha sorpreso tutti con uno smoking nero ma che possiede dei pantaloni palazzo che danno l’effetto di una lunga gonna pantalone. Audace e decisamente elegantissimo che rompe gli schemi del gender.

Valentina Belle’

Valentina Bellè sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Valentina Belle’ per il tappeto rosso di Lubo ha mostrato un look davvero sofisticato che valorizza la sua silhouette. L’attrice italiana ha scelto un abito nero e lungo da vera femme fatale avvolgente e monospalla di Saint Laurent. Per chiudere il perfetto outfit gli orecchini firmati Pomellato.

Anais Demoustier 

Anaïs Demoustier
Anaïs Demoustier sul red carpet di Venezia 80 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Anais Demoustier ha portato un po’ di colore sulla passerella del Lido di Venezia. L’attrice francese di Daaaaaali! ha sfoggiato un abito giallo con ricami neri di Prada che possiede una scollatura vertiginosa a V con i capelli in un raccolto naturale spettinato ad arte.

Io Capitano di Matteo Garrone vince il Leoncino d’Oro di Agiscuola

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Si è tenuta venerdì 8 settembre alle ore 17.15 presso la Sala Italian Pavilion dell’Hotel Excelsior la cerimonia di premiazione del Leoncino d’Oro istituito da AGISCUOLA e promosso da A.G.I.S., A.N.E.C. e David di Donatello – Accademia del Cinema Italiano, alla presenza di Lucia Borgonzoni (Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura), Roberto Cicutto (Presidente La Biennale),

Alberto Barbera (Direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica), Andrea Del Mercato (Direttore Generale La Biennale), Luigi Lonigro (Presidente Unione Editori e Distributori Cinematografici). Hanno fatto gli onori di casa: Francesco Giambrone (Presidente Agis), Mario Lorini (Vicepresidente AGIS e Presidente ANEC), Piera Detassis (Presidente Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello), Paolo Merlo, Presidente Comitato provinciale Unicef Padova.

Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, ha dichiarato: “Il cinema come strumento per coltivare passione e talento dei nostri giovani, la chiave per svilupparne senso critico e sensibilità, è l’obiettivo che il Ministero della Cultura si prefigge di raggiungere attraverso l’attività di formazione delle nuove generazioni al linguaggio audiovisivo. Lo stesso spirito con cui da ben 35 anni si rinnova questo appuntamento che vede proprio i ragazzi nella parte dei protagonisti, uno dei più attesi della Mostra del Cinema di Venezia. Un’emozione avervi partecipato”.

Giunto alla 35° edizione, il Leoncino è divenuto nel tempo uno dei premi collaterali più importanti e significativi della Mostra del Cinema di Venezia. Anche quest’anno il gruppo di giovani giurati provenienti da tutta Italia ha assegnato – in seguito ad un accordo siglato con il Comitato Italiano per l’UNICEF – il prestigioso premio Segnalazione Cinema For UNICEF, riconoscimento istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso la Mostra sin dal 1980.

Nel corso della cerimonia di premiazione, è stato assegnato il Premio Leoncino d’Oro della 80. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia al film Io Capitano di Matteo Garrone con la seguente motivazione:

“Un’odissea moderna che scuote nel profondo le coscienze. Una magistrale trasposizione in immagini di eventi di cui troppo spesso non abbiamo consapevolezza. Per il coraggio di una regia che sa perseguire idee ambiziose nonostante le immense difficoltà, per la verità nell’interpretazione, per la potenza di un racconto a metà tra sogno e realtà, in grado di trasmettere un messaggio universale di resistenza e solidarietà. Per queste ragioni, il Leoncino d’Oro dell’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia va a ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone.”

La giuria ha assegnato la Segnalazione Cinema For UNICEF al film Green Border di Agnieszka Holland con la seguente motivazione:

“Un’opera che riesce ad analizzare con crudo realismo le conseguenze della guerra e delle crisi geopolitiche. Un film corale che pone sotto una luce inedita la paura e l’incertezza di sopravvivere di un’umanità in fuga. Per aver presentato, attraverso una regia dinamica e onesta, l’incomunicabilità, l’impotenza e la frustrazione davanti ai meccanismi del potere che strappano il futuro ai bambini. Per queste ragioni la Segnalazione Cinema for UNICEF della 80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia va a ‘Zielona Granica’ di Agnieszka Holland.”

I vincitori del Leoncino d’Oro Agiscuola

  • 1989 SCUGNIZZI di Nanni Loy
  • 1990 UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA di Jane Campion
  • 1991 LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE di Terry Gilliam
  • 1992 UN CUORE IN INVERNO di Claude Sautet
  • 1993 FILM BLU di Krzysztof Kieslowski
  • 1994 PRIMA DELLA PIOGGIA di Milcho Manchewski
  • 1995 L’UOMO DELLE STELLE di Giuseppe Tornatore
  • 1996 HOMMES FEMMES: MODE D’EMPLOI di Claude Lelouch
  • 1997 OVOSODO di Paolo Virzì
  • 1998 GATTO NERO GATTO BIANCO di Emir Kusturica
  • 1999 JESUS’ SON di Alison MacLean
  • 2000 I CENTO PASSI di Marco Tullio Giordana
  • 2001 ABRIL DESPERAÇADO di Walter Salles
  • 2002 L’UOMO DEL TRENO di Patrice Leconte
  • 2003 BUONGIORNO, NOTTE di Marco Belloccio
  • 2004 BINJIP – FERRO 3 di Kim Ki-duk
  • 2005 SIMPATHY FOR LADY VENGEANCE di Park Chan-Wook
  • 2006 EJPHORIJA (Euphoria) di Ivan Vyrypaev
  • 2007 THE DARJEELING LIMITED di Wes Anderson
  • 2008 IL PAPA’ DI GIOVANNA di Pupi Avati
  • 2009 CAPITALISM: A LOVE STORY di Michael Moore
  • 2010 LA VERSIONE DI BARNEY di Richard J. Lewis 2011 CARNAGE di Roman Polaski
  • 2012 PIETA’ di Kim ki-Duk
  • 2013 SACRO GRA di Gianfranco Rosi
  • 2014 BIRDMAN di Alejandro G. Inarritu
  • 2015 L’ATTESA di Piero Messina
  • 2016 NA MLIJEČNOM PUTU (On the Milky Road) di Emir Kusturica
  • 2017 THE LEISURE SEEKER (Ella & John) di Paolo Virzì
  • 2018 WERK OHNE AUTOR (OPERA SENZA AUTORE) di Florian Henckel von Donnersmarck,
  • 2019 IL SINDACO DEL RIONE SANITA’ di Mario Martone
  • 2020 NUEVO ORDEN di Michel Franco
  • 2021 FREAKS OUT di Gabriele Mainetti
  • 2022 THE WHALE di Darren Aronofsky

Il Leoncino d’Oro Agiscuola si inserisce appieno nel quadro delle attività dell’Agiscuola, il cui scopo principale è quello di avvicinare i giovani al cinema e al teatro intesi come momenti e mezzi di formazione, accanto agli altri linguaggi iconico-verbali propri di una scuola che ormai non può più essere tradizionale e tradizionalista ma che deve aprire le porte a nuove esperienze e sollecitazioni sociali, pedagogiche e didattiche.

Le associazioni coinvolte A.G.I.S., A.N.E.C. e David di Donatello – Accademia del Cinema Italiano nel progetto Leoncino d’Oro lavorano nel corso dell’intero anno per offrire cultura visiva e cinematografica agli studenti italiani, il pubblico del futuro, e supportano l’idea di un sempre maggiore impegno, anche pubblico, nell’ambito educational e formativo.

Call My Agent – Italia 2: prima foto, Sabrina Impacciatore madrina del Festival di Venezia

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Un arrivo da star al Lido per Sabrina Impacciatore, acclamata come “madrina della Mostra” e sbarcata, davanti al muro dei fotografi delle grandi occasioni e in compagnia del direttore artistico della Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia, Alberto Barbera, all’iconico imbarcadero dell’Excelsior, nella più classica delle “cartoline” dal Festival del cinema. È la scena che ha sorpreso centinaia di fan, increduli, assiepati sopra l’iconico pontile dell’hotel, in attesa dei grandi protagonisti annunciati della manifestazione. Nominata agli Emmy Awards, l’attrice che ha guadagnato, nell’ultimo anno, le luci della ribalta internazionale sarà la madrina della Mostra nella finzione cinematografica di CALL MY AGENT – ITALIA, la serie Sky Original remake del cult Dix pour cent che nel 2024 tornerà su Sky e in streaming su NOW con i nuovi episodi.

Riprese in corso al Lido di Venezia quindi, da cui arrivano le primissime foto di scena, per la nuova stagione della serie sul dietro le quinte del mondo dello spettacolo italiano, che ha spostato il set da Roma a Venezia, nei luoghi simbolo della Mostra e quindi del nostro cinema, per un episodio che sarà un vero e proprio omaggio allo storico Festival, celebrato in un curioso e suggestivo gioco di cinema nel cinema, di rimandi fra realtà e finzione.

«“Call My Agent – Italia” è una vera e propria lettera d’amore per il cinema, i suoi riti e i suoi protagonisti. È quindi davvero una grande emozione e insieme un grande orgoglio poter girare anche al Festival di Venezia, nel tempio del cinema italiano, la seconda stagione di una serie di così grande successo», ha dichiarato Nils Hartmann, EVP Sky Studios per l’Italia e la Germania.

La serie su segreti, manie, vizi e virtù dei protagonisti del nostro showbiz è prodotta da Sky Studios e da Palomar, scritta da Lisa Nur Sultan – con Federico Baccomo e Dario D’Amato – e diretta da Luca Ribuoli.

La nuova stagione promette di tornare a divertire svelando nuovi aspetti del dietro le quinte del mondo dello spettacolo. Luci e ombre, humour e glamour. Al centro ancora le vicissitudini della CMA, la Claudio Maiorana Agency, immaginaria agenzia di spettacolo con sede a Roma, e le disavventure dei suoi soci, sempre alle prese con le carriere dei più grandi protagonisti dello showbiz e pronti a nuove sfide: un nuovo capo, storie d’amore inaspettate, tormenti imprevisti e tante nuove, straordinarie, special guest. Oltre a Sabrina Impacciatore, nei panni di loro stessi saranno Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, Gabriele Muccino e Gian Marco Tognazzi, Claudio Santamaria, Serena Rossi e Davide Devenuto, ed Elodie, a dare filo da torcere, con le loro tragicomiche vicende fra lavoro e vita privata, agli agenti e ai loro assistenti.

Quanto al cast principale, tornano sul set tutti i protagonisti della prima stagione: Michele Di Mauro (Studio Battaglia, I delitti del BarLume), Sara Drago (La grande abbuffata, Jezabel, S/HE), Maurizio Lastrico (America Latina, Fedeltà, Don Matteo) e Marzia Ubaldi (I predatori, Suburra – La serie, L’allieva) riprendono i ruoli di Vittorio, Lea, Gabriele ed Elvira, talentuosi, instancabili e appassionati agenti di alcuni fra i più grandi nomi del mondo dello spettacolo italiano. E i loro assistenti: Monica interpretata da Sara Lazzaro (Doc – Nelle tue mani, 18 regali, Volevo fare la rockstar), Pierpaolo (Francesco RussoL’Amica Geniale, A Classic Horror Story) e Camilla (Paola BurattoBang Bang Baby). Tornano sul set anche Kaze nel ruolo di Sofia, la receptionist dell’agenzia, edEmanuela Fanelli nei panni di una delle attrici più “stravaganti” della CMA, Luana Pericoli, ancora alle prese con il suo “attore preferito”, Corrado Guzzanti.

SCREAM VI da oggi su SKY e NOW

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SCREAM VI da oggi su SKY e NOW

Dopo il successo al box office, arriva su Sky SCREAM VI, ultimo avvincente capitolo della saga horror che ha reso famosa in tutto il mondo la spaventosa maschera di Ghostface, in prima tv da sabato 9 settembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K. 

In questo nuovo capitolo, dopo gli ultimi omicidi di Ghostface, i quattro sopravvissuti si lasciano alle spalle Woodsboro e iniziano un nuovo capitolo a New York. Melissa Barrera (“Sam Carpenter”), Jasmin Savoy Brown (“Mindy Meeks-Martin”),Mason Gooding (“Chad Meeks-Martin”), Jenna Ortega (“Tara Carpenter”), Hayden Panettiere (“Kirby Reed”) e Courteney Cox (“Gale Weathers”) tornano a ricoprire i loro ruoli, questa volta insieme a Jack Champion, Henry Czerny, Liana Liberato, Dermot Mulroney, Devyn Nekoda, Tony Revolori, Josh Segarra e Samara Weaving. Il film è diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, già alla guida del precedente film del franchise, ed è scritto da James Vanderbilt, Guy Busick e Kevin Williamson.

SCREAM VI – Sabato 9 settembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K per i clienti Sky Q o Sky Glass con pacchetto Sky Cinema e con servizio opzione Sky HD/Sky Ultra HD attivo.

Cinecittà: rinascita completata, una nuova era industriale

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Cinecittà: rinascita completata, una nuova era industriale

Nel 2021 Cinecittà annunciava l’inizio di una nuova era industriale e produttiva per gli Studi cinematografici. Ora quell’annuncio vede una conferma di numeri e produzioni che attestano l’avvenuto consolidamento industriale e di mercato per Cinecittà.Cinecittà è tornata pienamente competitiva e attrattiva a livello nazionale e per le produzioni estere. È tornata a essere quella che il mondo conosce: un luogo dove si concentra il cinema, l’audiovisivo, la creatività, i grandi nomi. Cinecittà è di nuovo al centro del talento, la casa della creatività mondiale che accoglie le storie e quanti hanno il talento per raccontarle.

I numeri di Cinecittà

Alcuni numeri: quest’anno Cinecittà ha approvato il bilancio di esercizio per il 2022 con un utile netto di oltre 1,8 milioni, un risultato positivo in anticipo di un anno sulle previsioni del piano industriale 2022-2026, con un fatturato di 39 milioni, più che raddoppiato rispetto al 2021.

Come nel 2022, il 2023 registra un’ottima occupazione di tutti i teatri di posa nel corso dell’anno, impegnati in film, serie televisive e spot, per il 70% di produzione internazionale. Un totale di oltre 50 produzioni, che portano ogni giorno negli Studiun indotto di migliaia di lavoratori. La nuova Cinecittà al centro del mercato, che ospita produzioni globali, firmate da grandi autori, talent, professionalità, che viaggiano sugli schermi di tutto il mondo, è un evidente volano del Made in Italy con ricadute positive sull’ecosistema economico e occupazionale.

Titoli e star a Cinecittà

Un frutto emblematico di questa curva positiva si registra in uno dei principali appuntamenti cinematografici internazionali, la Mostra del cinema di Venezia, dove quattro film presenti nel Concorso ufficiale sono stati girati a Cinecittà: Comandante di Edoardo De Angelis, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, Adagio di Stefano Sollima, Enea di Pietro Castellitto, titoli di ambizione produttiva e creativa internazionale.

Tra i nomi del cinema che Cinecittà ha ospitato negli ultimi mesi ci sono Luca Guadagnino, Anthony Hopkins, Daniel Craig, Angelina Jolie, Saverio Costanzo, Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Charlize Theron, Uma Thurman, Denzel Washington, Roland Emmerich, Edoardo De Angelis, Willem Dafoe, Salma Hayek, Luca Marinelli,  Joe Wright, Kasia Smutniak, Marco Bellocchio, Lily James, Joe Keery, Nanni Moretti, Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Edward Berger, Stefano Sollima, Adam Driver, Gabriele Salvatores, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Luca Zingaretti.

Joe Wright sul set di M il figlio del secolo © Andrea Pirrello

Tra gli altri titoli delle produzioni più recenti o in partenza a Cinecittà, THOSE ABOUT TO DIE di Roland Emmerich con Anthony Hopkins, i due film di Luca Guadagnino, QUEER con Daniel Craig e il già pronto CHALLENGERS con Zendaya,  inuovi lavori di Gabriele Mainetti con Marco Giallini, e di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino,  THE FIRST OMEN di Richard Donner con Bill Nighy, C’È ANCORA DOMANI di e con Paola Cortellesi,  a cui si aggiungono quelli di prossima uscita: WITHOUT BLOOD di Angelina Jolie, con Salma Hayek, DOMINA 2 di David Evans e Sallie Aprahamian con Kasia Smutniak, Matthew McNulty e Claire Forlani, CONCLAVE di Edward Berger con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow e Isabella Rossellini, M. IL FIGLIO DEL SECOLO di Joe Wright con Luca Marinelli, RIPLEY di Steven Zaillian con Andrew Scott e Dakota Fanning, THE DECAMERON di Michael Uppendahl con Leila Farzad, Saoirse-Monica Jackson e Tony Hale, THE OLD GUARD 2 di Victoria Mahoney con Charlize Theron e Uma Thurman.

AFFIDABILITÀ, PROFESSIONALITÀ, ACCESSIBILITÀ 

Produzioni globali che sono atterrate negli studi di via Tuscolana grazie all’affidabilità, le alte professionalità, una location invidiabile, e un aggiornamento tecnologico promosso con il nuovo Piano industriale. Come per l’eccellenza del T18, lo smart stage con ledwall per riprese virtuali tra i più grandi d’Europa, per ricreare ambientazioni di ogni tipo. Uno strumento inaugurato nel 2022, già usato con piena soddisfazione da Roland Emmerich, Angelina Jolie, Joe Wright e Pietro Castellitto. In pieno funzionamento anche i Lumina, il complesso di studi guidato da Cinecittà per rispondere alla crescente richiesta di produzioni. I teatri Lumina sono stati pensati anche per lavori unscripted, show televisivi ed eventi come la serata dei David di Donatello 2023. Uno strumento in più che Cinecittà offre alle produzioni, come la linea di business basata sul recycling e il reselling delle scenografie, modalità di riutilizzo dei grandi impianti scenici, che consente di abbattere alcune voci di budget, con una virtuosa pratica green. Un’organizzazione che permette a Cinecittà di continuare a puntare su una crescente accessibilità che consenta a tutte le produzioni, di tutti i generi di audiovisivo, di trovare gli spazi di cui hanno necessità per i loro progetti.

Joe Wright M il figlio del secolo © Andrea Pirrello
Joe Wright sul set di M il figlio del secolo © Andrea Pirrello

L’ATTENZIONE INTERNAZIONALE

Il nuovo corso di Cinecittà nell’ultimo anno ha suscitato l’attenzione e l’interesse dei media di tutto il mondo, con un ritorno di una importante visibilità sulle testate internazionali: dalla prima pagina del New York Times ad articoli sul Guardian e il Sunday Times, solo per citare i più importanti quotidiani statunitensi e inglesi, ai reportage da Giappone e Cina e alle principali riviste di settore, il ritorno delle star di tutto il mondo negli studi di Roma è stato seguito con grande partecipazione a dimostrazione del fatto che Cinecittà è tornata a essere uno dei brand italiani più noti a livello internazionale.

IL PNRR

 Il consolidamento di mercato dovuto al Piano industriale dell’azienda si accompagna in parallelo al percorso del Piano Cinecittà contenuto nel PNRR, un progetto ambizioso per sviluppare nel 2026 gli Studi in termine di capacità produttiva, avanguardia tecnologica e sostenibilità ambientale.

Sul PNRR Cinecittà è in linea con l’attuazione del cronoprogramma degli interventi previsto dai target europei: sono stati pubblicati entro dicembre 2022 i bandi di gara per la realizzazione dei nuovi teatri e la ristrutturazione degli esistenti; entro giugno 2023 sono stati firmati tutti i contratti con le società assegnatarie, nei tempi previsti. Sono state rispettate le procedure e le tempistiche necessarie al raggiungimento del target del 30 giugno 2026 che prevede la conclusione dell’investimento. In particolare, il piano porterà alla costruzione di 5 nuovi teatri di posa, alla ristrutturazione di 4 teatri esistenti, alla razionalizzazione del backlot (l’area destinata ai grandi set esterni degli Studi): nel 2026 Cinecittà avrà 25 teatri attivi e unaumento di oltre il 60% della capacità produttiva. Inoltre la ristrutturazione e l’efficientamento di tutti i teatri; il potenziamento digitale degli interi stabilimenti e l’ampliamento dei servizi a supporto delle produzioni.

Lo sguardo sul futuro prevede anche l’attenzione di Cinecittà per il clima e l’ambiente. L’azienda si è dotata di un programma dedicato, ‘Cinecittà REgeneration’, una serie di misure e policy basate su principi scientifici e standard internazionali, con lo scopo non solo di ridurre progressivamente l’impatto ambientale, e raggiungere le zero emissioni nette, ma anche quello più ambizioso di implementare un approccio circolare e rigenerativo. L’iniziativa economica e produttiva coincide con le esigenze ambientali. In tal senso Cinecittà per i prossimi anni si vuole porre come modello per tutta l’industria creativa e per una via green e sostenibile alla produzione di audiovisivo. Un approccio sostenibile, che tocca anche il tema dell’inclusività perché non esistano ostacoli di nessun genere al racconto di ogni genere di visione.

Gran Turismo in anteprima nei The Space Cinema

Gran Turismo in anteprima nei The Space Cinema

Arriva nei The Space Cinema il film ispirato ad una storia vera e tratto dal videogioco cult che ha entusiasmato un’intera generazione: Gran Turismo. Gli spettatori potranno vederlo in anteprima lunedì 11 settembre presso i multisala del circuito a Cerro Maggiore, Rozzano, Vimercate, Parma Campus, Roma – Parco de’ Medici, Napoli, Belpasso e Sestu.

Gran Turismo diretto da Neill Blomkamp e interpretato da Orlando Bloom, racconta la storia di Jann Mardenborough, un adolescente appassionato del celebre videogioco di corse automobilistiche. Jann ha un sogno: possedere una vera auto da corsa e diventare un pilota professionista. Un sogno difficile da realizzare per un adolescente di umili origini. La sua occasione arriva grazie a un contest in cui i migliori giocatori di Gran Turismo si sfidano su vere auto da corsa. Jann viene, infatti, notato dal manager Danny Moore che lo affida a un allenatore, Jack Salter, ex pilota che farà di Jann il grande campione che merita di essere.

Per assistere all’anteprima di Gran Turismo è possibile acquistare i propri biglietti sul sito ufficiale di The Space Cinema al seguente link: https://www.thespacecinema.it/film/2023/gran-turismo-la-storia-di-un-sogno-impossibile. Oppure via App ufficiale The Space Cinema.

Venezia 80, le foto dal red carpet di Memory con Jessica Chastain

Si è tenuta ieri sera la premiere di Memory (recensione), il nuovo film di Michel Franco presentato in concorso a Venezia 80, l’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Sul red carpet il regista accompagnato dal cast composto da Jessica Chastain, Peter Sarsgaard, Brooke Timber. Presente anche l’attrice e regista Maggie Gyllenhaal che ha accompagnato il marito Peter Sarsgaard.

In merito al film Memory, i regista ha commentato: “Volevo girare un film sulle persone che, per un qualsiasi motivo, si perdono nelle maglie della società. La loro incapacità, o riluttanza, a conformarsi alle aspettative è spesso radicata in fatti che esistono soltanto nei loro ricordi. A volte però è la marginalizzazione stessa a offrire una via di fuga dalle ombre del passato, una possibilità di costruire una vita nel presente. Memory si chiede se sia davvero possibile fuggire da tali ombre“.

In Memory Sylvia è un’assistente sociale, con una vita semplice e organizzata tra la figlia, il lavoro, le riunioni degli Alcolisti Anonimi. Tutto va in pezzi quando Saul l’accompagna a casa dopo una riunione tra ex compagni di scuola: l’incontro inaspettato sconvolgerà entrambi, perché apriranno la porta al passato.

38° Settimana Internazionale della Critica (SIC), tutti i vincitori

La Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 09 settembre 2023), ha assegnato oggi, venerdì 8 settembre, i premi della 38esima edizione.

La giuria internazionale composta da BalojiAva Cahen Bianca Oana ha assegnato il Gran Premio IWONDERFULL a “Malqueridas” di Tana Gilbert. Questa la motivazione: Perché il suo soggetto è vertiginoso, perché il suo approccio formale è magistrale, un gesto radicale che fa rivivere il fuori campo e ci mostra solo i dettagli, l’immagine sfocata, i pixel rubati.Narrativa e set-up sono asservite alle testimonianze. La regista ci mette accanto alle donne incarcerate, senza esprimere alcun giudizio sul loro valore, e questo è un prodigio della licenza poetica del cinema.”

Sempre “Malqueridas” si aggiudica il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, assegnato da un’apposita commissione di esperti composta da Matteo Berardini, Marco Contino, Raffaella Giancristofaro, con la seguente motivazione: “Per l’articolato processo di post produzione, attraverso il quale si dà forma cinematografica a immagini clandestine del vissuto, altrimenti inaccessibile, di un carcere femminile. Questo è un film-dispositivo che rende fruibile il materiale di partenza in bassa definizione, rispettandolo. Una scelta tecnica antiestetizzante e dal chiaro valore politico.”

A “Hoard” di Luna Carmoon va il Premio del Pubblico The Film Club con una percentuale di gradimento di 4.5/5.00 e il Premio Circolo del Cinema di Verona, assegnato da una giuria under 35 composta da Luca Fron, Federico Mango, Alessia Origano, Lorenzo Zampini, Marika Zandanel con la seguente motivazione: Ci avete chiesto di sporcarci, di inghiottire le nostre sicurezze e sovvertire in modo radicale la nostra concezione di rifiuto. A quel punto abbiamo capito: solo sprofondando le mani in una discarica di oggetti, ricordi ed emozioni, questo accumulo si può trasformare in una casaIl Premio Circolo del Cinema al film più innovativo della Settimana Internazionale delle Critica va a Hoard, di Luna Carmoon.”

La giuria internazionale ha inoltre assegnato una menzione speciale a Saura Lightfoot Leon per il suo ruolo nel film “Hoard” di Luna Carmoon e ad Ariane Labed, tra i protagonisti del film “Le Vourdalak” di Adrien BeauQueste le motivazioni: “Siamo rimasti stupefatti dal carisma e dal talento dell’attrice protagonista di Hoard, Saura Lightfoot Leon, e volevamo rendere omaggio al suo brillante debutto.”
“La sua presenza ci pervade ancora. La giuria desidera evidenziare la performance di Ariane Labed in The Vourdalak per la sua precisione, grazia e compostezza e per aver ritratto un personaggio femminile emarginato con forza e dignità.”

Nell’ambito dell’ottava edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) la giuria, composta da tre professionisti dell’industria cinematografica – Nicoletta Romeo, Eddie Bertozzi, Matteo Tortone -, ha selezionato i seguenti vincitori tra i sette cortometraggi in concorso:

Premio Miglior Cortometraggio “Las memorias perdidas de los árboles” di Antonio La Camera con la motivazione: “Per aver immaginato un’esperienza sensoriale, un viaggio allucinogeno, una vertigine psichedelica. Ma soprattutto per averci condotto attraverso un’esplorazione emotiva intensa, che commuove e meraviglia, trascendendo il dato di natura fino al cuore umanissimo della sofferenza e della perdita.”

Premio Migliore Regia “La linea del terminatore” di Gabriele Biasi con la motivazione: “Per la ricerca formale con cui l’autore realizza un’opera in cui la selezione di materiali d’archivio pubblici e privati, accostando la preparazione spirituale ed emotiva a viaggi lontani e dentro di sé, veicola una visione coerente e poetica di un cinema ricercato e soprattutto umano.”

Premio Miglior Contributo Tecnico “We Should All Be Futurists” di Angela Norelli con la motivazione: “Attraverso una meticolosa ricerca dei materiali d’archivio, un testo pungente, un’ironia e una comicità coinvolgenti, propone un ribaltamento della retorica bellicista e machista, costruendo un racconto fulmineo e leggero di una liberazione individuale.”

“Termina un’edizione della SIC straordinariamente vitale. Siamo entusiasti dell’accoglienza che i nostri film hanno ricevuto, delle presenze in sala, dell’attenzione che la stampa e la critica ci hanno dedicato, del calore, della comunità che si sta creando attorno alla Settimana Internazionale della Critica. È stato bello sentire il pubblico, le reazioni, il dibattito che si è spontaneamente generato attorno alle nostre proposte. Sentiamo la responsabilità del nostro compito: quello di scoprire nuovi talenti e di dare spazio al cinema del futuro. Un cinema vario, che osserva il presente con sguardo inedito, fresco ed estremamente consapevole. Anche i premi assegnati dalle diverse giurie confermano un indirizzo che intendiamo mantenere: deciso, politico, vivace anche nella forma”, commenta così questa edizione il Delegato Generale Beatrice Fiorentino.

“Una 38esima edizione della Settimana Internazionale della Critica che lascia il segno per la presenza di pubblico entusiasta alle nostre proiezioni, le scoperte di nuovi talenti, anche grazie alla sezione Sic@Sic che organizziamo insieme a Cinecittà, e per la grande partecipazione agli eventi ospitati dalla Casa della Critica, che per il secondo anno ha ospitato critici, autori e rappresentanti dell’industria ogni giorno. Chiudiamo in bellezza, sabato 9 settembre, con “Passione critica”, il documentario prodotto dal SNCCI grazie al sostegno della DGCA del MiC che racconta la nostra storia.” dichiara Cristiana Paternò, Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).

Domani, sabato 9 settembre, alle ore 11:30 verrà presentato alla Sala Perla del Palazzo del Casinò “Passione Critica” di Simone Isola, Franco Montini e Patrizia Pistagnesi. Prodotto dal Sindacato nazionale critici cinematografici (SNCCI), con il contributo della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, il documentario è una Proiezione speciale ed evento congiunto dell’80. Mostra insieme alla Settimana Internazionale della Critica e alle Giornate degli Autori.

A seguire, alle ore 14:00, in Sala Perla si terranno, per tutti gli accreditati, le proiezioni del cortometraggio e del lungometraggio vincitori del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica.

Venezia 80, le foto dal red carpet di Hors-Saison (Out Of Season) con Guillaume Canet

Si è tenuta nel tardo pomeriggio di oggi la premiere di Hors-Saison (Out Of Season), diretto da Stéphane Brizé e presentato in concorso a Venezia 80, l’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Sul red carpet il regista accompagnato dal cast composto da Guillaume Canet, Alba Rohrwacher, Sharif Andoura, Lucette Beudin.

In merito al film il regista ha commentato: “Avevo già realizzato diversi film che affrontavano i devastanti meccanismi finanziari delle multinazionali, quando è sopravvenuto il Covid. Quell’esperienza di isolamento ha obbligato tutti noi a “mettere in pausa” le attività. In quanto individui che esistono in gran parte attraverso la propria funzione sociale, probabilmente siamo stati tutti profondamente scossi dalla sconcertante precarietà dell’esistenza. I miei personaggi riflettono quel momento di vertigine. Un uomo e una donna arrivano alla logica conclusione delle decisioni che hanno preso quando si sono separati quindici anni prima. Volevo soffermarmi sul momento in cui si rimugina sulle scelte mai fatte, o fatte in modo sbagliato, sugli incontri mancati o sprecati, sulle porte mai aperte, sugli appuntamenti mancati, sui momenti della vita in cui abbiamo deciso di imboccare una strada invece di un’altra. Domande segrete e ossessionanti che ci poniamo tutti, potenti o meno, conosciuti o sconosciuti, uomini e donne“.

Nel film Mathieu vive a Parigi, Alice in una piccola località di mare nella Francia occidentale. Lui è un famoso attore in procinto di compiere cinquant’anni, lei un’insegnante di piano sulla quarantina. Innamorati quindici anni fa, successivamente separati. Il tempo è passato. Ciascuno ha preso la propria strada e le ferite si sono lentamente rimarginate. Quando Mathieu va in una spa per cercare di superare la malinconia che lo attanaglia, si imbatte in Alice.

Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron): il teaser trailer del film di Hayao Miyazaki

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Ecco il trailer di Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron), il nuovo film di Hayao Miyazaki, presentato al Toronto International Film Festival e atteso nelle sale italiane il 1 gennaio 2024 distribuito da Lucky Red.

Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) ha debuttato in Giappone il 14 luglio 2023, dove è stato distribuito con una minuscola campagna di marketing, lasciando i fan completamente all’oscuro di cosa sarebbe stato il film che stavano per vedere. 

Le immagini condivise non danno grandi suggerimenti su quello che sarà la storia del film, ma per adesso sappiamo che Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron)  racconterà la storia di Mahito Maki, un ragazzino che scopre una misteriosa torre abbandonata che lo mette in contatto con un fantastico nuovo mondo insieme a un airone parlante. Maki è chiaramente presente nella prima immagine, mentre abbraccia un personaggio femminile il cui volto è oscurato, mentre l’airone è presumibilmente lo stesso raffigurato nell’immagine finale.

Il film è ispirato al libro How Do You Live?, titolo originale del film, ma piuttosto che essere un adattamento del libro stesso, è il libro che appare effettivamente nel film in possesso di Maki. Il film sembra condividere molti temi importanti cari a Miyazaki, come il sentimento contro la guerra, l’idea di un mondo fantastico che esiste accanto al nostro e le difficoltà di essere un bambino, rendendolo una degna conclusione (?) della sua carriera cinematografica.

Jack Reacher – Punto di non ritorno: trama, cast e sequel del film

Tra i tanti celebri personaggi portati al cinema da Tom Cruise negli ultimi anni, uno dei più apprezzati è quello dell’agente Jack Reacher. Dopo essere stato protagonista di Jack Reacher – La prova definitiva, del 2012, questo è tornato sul grande schermo nel 2016 con il sequel Jack Reacher – Punto di non ritorno (qui la recensione). Diretto da Edward Zwick, celebre per i film L’ultimo samurai e Blood Diamond, il film di genere action thriller dà così vita a nuove avventure legate all’investigatore militare del titolo, ovviamente di nuovo interpretato da Cruise, qui impegnato anche nel ruolo di produttore. Come il precedente, anche questo nuovo capitolo si basa su un romanzo omonimo.

Punto di non ritorno, scritto da Lee Child, è il diciottesimo libro della serie con protagonista Jack Reacher, nonché uno dei più apprezzati tra tutti. Consapevoli del successo di questo, i produttori della Paramount Pictures decisero di adattare questo come sequel, ignorando dunque ancora una volta l’ordine cronologico dei libri, scritti comunque come storie a sé stanti. con un budget di 60 milioni di dollari, il film si affermò nuovamente come un concentrato di azione e adrenalina, elementi immancabili si vi è Cruise come protagonista. Tuttavia, il film mancò di replicare il successo del suo predecessore una volta giunto in sala.

Jack Reacher – Punto di non ritorno ha infatti raccolto globalmente solo 162 milioni di dollari, cifra nettamente inferiore rispetto a quella del primo titolo. Ciò non indica però una scarsità di qualità della pellicola, la quale offre sequenze d’azione particolarmente al di sopra della media. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Jack Reacher – Punto di non ritorno: la trama del film

Le vicende del film hanno inizio quando il maggiore Susan Turner viene incastrata da un misterioso nemico che si muove nell’ombra. L’ex investigatore militare Jack Reacher corre dunque in suo aiuto, assolutamente certo dell’innocenza della Turner. Nel corso delle sue ricerche, Reacher arriva ad imbattersi nell’ex prostituta Candace Dutton. Questa ha intenzione di intraprendere una causa per dimostrare che Reacher è il padre biologico di sua figlia Samantha. Mentre cerca indagare su quello che la donna sa, Jack si vede formalmente accusato di un omicidio e trattenuto in cella. In prigione, però, Reacher ha modo di incontrare la Turner, salvandola dall’attentato di due pericolosi sicari.

Dopo essere fuggiti di prigione, i due colleghi scoprono che il nemico sta spiando Samantha e decidono di portarla con loro a New Orleans, dove si recano in cerca del testimone chiave Daniel Prudhomme. Grazie all’aiuto di un complice, Jack scopre che Prudhomme fa parte della Parasource, un’organizzazione militare che sta cercando di insabbiare degli assassini. A capo delle operazioni c’è lo spietato James Harkness, che ha intenzione di rapire Samantha per usarla contro Reacher. Fermarlo diventerà allora una vera e propria corsa contro il tempo, che solo l’indomito agente potrà riuscire a compiere. Prima, però, dovrà comprendere quale reale complotto sta prendendo forma nell’ombra.

Jack Reacher - Punto di non ritorno cast

Jack Reacher – Punto di non ritorno: il cast del film

La scelta di Tom Cruise, inizialmente, aveva scontentato i fan del personaggio. Questi indicavano un’eccessiva differenza di statura tra come Reacher è descritto nei libro e l’attore. Dopo averlo visto all’opera nel primo film, però, l’attore venne lodato per la sua interpretazione, avendo dimostrato di possedere il carisma giusto per il personaggio. Anche per questo secondo film, l’interprete ha richiesto di eseguire personalmente tutte le spericolate acrobazie previste dal copione, tra cui quelle che lo vedono alla guida di automobili. Proprio per la sua devozione al personaggio e al film, l’attore è nuovamente stato indicato come la vera fonte d’attrattiva del titolo, a cui ha saputo conferire grande carattere.

Accanto a lui, nei panni dell’agente Susan Turner vi è l’attrice Cobie Smulders, meglio nota per aver interpretato Robin nella serie comedy How I Met Your Mother. Motivata da Cruise, questa decise di allenarsi per circa otto settimane al fine di poter eseguire personalmente tutte le scene previste per il suo personaggio, comprese quelle più complesse e pericolose. L’attrice si è inoltre esercitata nelle arti marziali al fine di poter risultare più realistica nei combattimenti. Nel film sono poi presenti gli attori Aldis Hodge nei panni del capitano Espin e Austin Hébert in quelli del testimone Daniel Prudhomme. Sabrina Gennarino è l’ex prostituta Candace Dutton, mentre Danika Yarosh interpreta Samantha. L’attore Robert Knepper, infine, è presente nei panni dello spietato James Harkness.

Il sequel di Jack Reacher – Punto di non ritorno, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

A causa dello scarso incasso ottenuto dal film, nettamente al di sotto delle aspettative dei produttori, il terzo capitolo previsto è stato annunciato come un progetto cancellato. Al suo posto è invece in programma una serie reboot per Amazon Prime Video. Mentre di questa non si hanno più notizie, nel luglio del 2020 il regista Christopher McQuarrie, che aveva diretto il primo film dedicato a Reacher, ha aggiornato i fan sullo stato dell’eventuale terzo film della trilogia. Stando alle sue dichiarazioni, questi starebbe lavorando insieme a Cruise sullo sviluppo di un terzo film, sperando di convincere i produttori. Questo terzo capitolo, inoltre, dovrebbe presentare temi e toni particolarmente più cupi rispetto ai primi due.

In attesa di poter vedere questo eventuale sequel, è possibile fruire di Jack Reacher – Punto di non ritorno grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Questo è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play Tim Vision, Amazon Prime Video e Netflix. Su quest’ultima piattaforma il film è attualmente al 4° posto nella Top 10 dei film più visti su Netflix. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo.

Fonte: IMDb

DI4RI seconda stagione, il trailer e il poster

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DI4RI seconda stagione, il trailer e il poster

Netflix rilascia il trailer dei primi 7 episodi della seconda stagione di DI4RI, la serie italiana Netflix di successo per ragazzi creata da Simona Ercolani, prodotta da Stand By Me, che saranno disponibili in Italia dal 14 settembre, e prossimamente in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.

Le nuove immagini sono accompagnate dalle note di “CASTELLO DI SABBIA” (Columbia Records/Sony Music Italy), il nuovo singolo di LDA, artista in gara tra i Big della 73^ edizione del Festival di Sanremo con “Se poi domani”. Disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali da oggi venerdì 8 settembre, “Castello di sabbia”, colonna sonora perfetta per la fine dell’estate e per i nuovi inizi, sarà la sigla della seconda stagione di DI4RI.

Nei nuovi episodi ritroviamo i protagonisti che ora fanno parte della 3°D: Pietro (Andrea Arru), Livia (Flavia Leone), Isabel (Sofia Nicolini), Daniele (Biagio Venditti), Monica (Federica Franzellitti), Giulio (Liam Nicolosi), Mirko (Pietro Sparvoli) e Arianna (Francesca La Cava). A loro si aggiunge la new entry Bianca (Fiamma Parente), una ragazza talentuosa e solare che si trova da subito benissimo con il gruppo di amici di suo cugino Giulio.

Nel cast della serie, che vede la partecipazione di Pow3r e di Luciano Spinelli, anche Emily Shaqiri (Katia) e Gabriele Taurisano (Roby). La serie, scritta da Simona Ercolani, con Mariano Di Nardo, Livia Cruciani, Serena Cervoni, Maria Sole Limodio, Flavio Nuccitelli, Angelo Pastore, è diretta da Alessandro Celli.

La trama di DI4RI seconda stagione

Che cosa è successo ai ragazzi della 2°D dopo l’occupazione? Saranno rimasti in classe insieme nella scuola di Marina Piccola? E Livia avrà perdonato Pietro dopo aver scoperto della scommessa? La seconda stagione di DI4RI riparte dalle risposte a queste domande e dall’arrivo di un nuovo personaggio, quello di Bianca, la cugina di Giulio, una ragazza talentuosa e solare che saprà integrarsi nel gruppo con la sua vitalità e la capacità di capire gli altri.

In questa seconda stagione i nostri protagonisti affronteranno il loro terzo e ultimo anno di medie. Un anno indimenticabile e carico di sfide, che si chiuderà con la prima prova importante della loro vita, l’esame di terza media, e con una scelta determinante: che cosa fare dopo? Se ognuno dovrà prendere la propria strada, l’amicizia sopravviverà alla separazione?

Anche in questa stagione il racconto dei protagonisti rompe la quarta parete e si rivolge direttamente allo spettatore: ogni episodio si concentra su uno dei nove protagonisti, raccontando le dinamiche scolastiche attraverso il suo punto di vista e, allo stesso tempo, affrontando con taglio moderno e realistico la sua storia personale che diventa tematica e universale. I temi affrontati sono diversi: la ribellione, l’ansia per il proprio futuro, l’affermazione di sé, il bullismo femminile, il senso di appartenenza ad un gruppo, l’accettazione dei nuovi partner dei genitori, l’amore e l’amicizia. La verità e il realismo con cui sono state raccontate le storie e le emozioni dei ragazzi durante la prima stagione saranno il punto di forza anche della seconda.

Explanation for Everything: recensione del film di Gábor Reisz #Venezia80

Ci sono solo due tipi di persone: i patrioti e i traditori. È ciò che viene pronunciato con veemenza verso la fine di Explanation for Everything, il film di produzione ungherese diretto da Gábor Reisz e presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Un film che, a partire da un episodio apparentemente banale e particolare, si apre al racconto di un paese intero, l’Ungheria, e del suo popolo segnato da traumi storici e scissioni interne. Quella proposta da Reisz, dunque, è l’occasione per confrontarsi con il concetto di identità nazionale, un tema che può suscitare riflessioni universali e sulle quali è sempre bene interrogarsi.

Explanation for Everything, i conflitti di un popolo

Nell’anniversario della Guerra d’Indipendenza del 1848, una delle celebrazioni più importanti dell’Ungheria, è consuetudine indossare una spilla della nazionalità composta dai colori della bandiera, e la percezione di ciò è diventata anche una questione politica. Le spille della nazionalità mostrate dalla fazione nazionalista durante gli eventi e le manifestazioni di partito hanno cambiato parecchio il significato di questo simbolo negli ultimi 20 anni. Mentre un tempo rappresentava l’indipendenza ungherese e un’affinità con il nostro Paese, oggi chiunque lo indossi è considerato a favore della nazione, e chiunque non lo indossa è contro di essa.

Alla luce di ciò, la vicenda narrata si svolge in estate, a Budapest. Abel, studente liceale, cerca di concentrarsi sugli esami finali, mentre si sta rendendo conto di essere perdutamente innamorato di Janka, la sua migliore amica. A sua volta, Janka è però innamorata, non corrisposta, di Jakab, professore di storia, sposato, che ha avuto in passato un diverbio con il padre conservatore di Abel. Le tensioni di una società polarizzata vengono inaspettatamente a galla quando l’esame di storia di Abel si risolve in uno scandalo nazionale, dovuto proprio alla presenza della spilla della nazionalità sulla giacca del ragazzo.

Un avvincente racconto a più voci

Data la complessità e la delicatezza del tema trattato, Reisz e la sua co-sceneggiatrice Éva Schulz scelgono di affrontare la questione tra più punti di vista. Abbiamo quello del giovane Abel, una sorta di vittima degli eventi, quello del suo professore Jakab, che rivendica la sua contrarietà al significato della spilla e ciò che essa rappresenta, e quello del padre di Abel, ferocemente nazionalista. Si costruisce così un racconto a più voci con l’intenzione di sostenere equamente le convinzioni e le tesi di ogni parte in causa. Il regista sta infatti bene attento a non propendere né per l’una né per l’altra, mostrando piuttosto quella che per lui è la più grave conseguenza di questo conflitto.

Per Reisz, infatti, a morire in questo scontro è la comunicazione, la possibilità di un popolo di confrontarsi civilmente su questioni così importanti della propria identità nazionale. Seguiamo allora i protagonisti nel loro incastrarsi sempre di più in una situazione che va ben oltre le loro possibilità e che comprende un intero popolo, il quale diventa partecipe dello scontro generatori tra Abel e Jakab in quanto si riconosce nelle questioni sollevate. C’è dunque quasi un intento documentaristico da parte del regista, che cerca con la sua macchina da presa di avvicinarsi il più possibile ai personaggi, catturare la loro verità e i loro pensieri, restituendo la varietà e verità di un popolo.

Explanation for Everything Gáspár Adonyi-Walsh

Dal particolare all’universale, un racconto di grande importanza

Non mancano in realtà anche i casi in cui il regista sembra dilungarsi eccessivamente su alcune sottotrame o aspetti della vicenda che, pur donando colore e caratterizzazione ai personaggi e alla storia, rischiano di dilungare di troppo i tempi. Explanation for Everything dura infatti due ore e mezza piene, un minutaggio importante che non rende il film di facile fruizione. Un lavoro di rifinitura su buona parte della prima ora di racconto avrebbe dunque non solo ridotto la durata dell’opera ma anche reso più incalzante il ritmo e conferito maggior forza al racconto.

Perché è proprio quando poi si entra nella seconda parte del film, quando dunque la vicenda si fa più definita ed ogni dialogo, ogni scena, punta alla sua valorizzazione, che Explanation for Everything acquista grande valore. Ci si trova così di fronte ad un film importante, che partendo dal particolare arriva a parlare dell’universale, in un modo simile a quanto fatto dal film L’insulto, presentato nel concorso della Mostra del Cinema di Venezia nel 2017. Il film di Reisz può però benissimo anche oltrepassare i confini ungheresi per essere declinato ad altre realtà, spingendo appunto a riflettere su cosa definisca un patriota e cosa un traditore. Ecco allora la sua grande forza, il suo valore come opera cinematografica.

Venezia 80: le foto dal red carpet di Woman of (Kobieta z)

Venezia 80: le foto dal red carpet di Woman of (Kobieta z)

Si è tenuta nel tardo pomeriggio di oggi la premiere di Woman of (Kobieta z), diretto da Małgorzata Szumowska e Michał Englert e presentato in concorso a Venezia 80, l’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Sul red carpet il regista accompagnato dal cast.

In merito al film, il regista ha commentato: “Kobieta z… è un film davvero importante per noi, frutto di tanti anni di lavoro e infiniti incontri con persone transgender, persone di tutte le età che vivono in Polonia da molti anni, e che gentilmente si sono fidate di noi e hanno condiviso le loro storie. Aniela – che nel suo faticoso percorso verso la libertà ha vissuto come uomo per quasi metà della sua vita in una cittadina di provincia – ci è sembrata un simbolo, una metafora della transizione della Polonia, riflesso di una società che in passato si era unita per far crollare il regime comunista. Quella stessa società oggi favorisce la polarizzazione delle opinioni, ed è riluttante ad accettare convinzioni che in altre parti del mondo sono ormai da tempo diventate norme sociali”.

“Il titolo del film è un esplicito riferimento al nostro maestro, Andrzej Wajda (L’uomo di ferro, L’uomo di marmo). In un momento in cui lo spazio del cinema viene sempre più occupato dai social media, abbiamo sentito il bisogno di raccontare la straordinaria storia di Aniela, ponendo domande e inserendo gli elementi classici del genere cinematografico cui il film appartiene. In Kobieta z… appaiono varie persone transgender, che recitano in ruoli trans e cis, mentre molti appartenenti alla comunità LGBTQ+ hanno fatto parte del team di produzione. Speriamo che il film aiuti a comprendere cosa significhi essere trans, e accresca il sostegno a leggi che garantiscano una vita sicura. Il film non vuole giudicare nessuna delle posizioni presentate; il suo elemento più significativo è l’umanità che traspare dalla commovente storia dei protagonisti, seguiti con rispetto dalla nostra macchina da presa“.

Il film Woman of (Kobieta z)

Sullo sfondo della trasformazione della Polonia nel passaggio dal comunismo al capitalismo, Kobieta z… attraversa quarantacinque anni della vita di Aniela Wesoły, raccontando il suo percorso alla ricerca della libertà come donna trans. La protagonista affronta difficoltà in famiglia e situazioni complicate nell’ambiente dove vive. Quali scelte dovrà fare Aniela per diventare chi è veramente?

Hors Saison: recensione del film di Stéphane Brizé #Venezia80

Hors Saison: recensione del film di Stéphane Brizé #Venezia80

Ultimo film del concorso ufficiale di Venezia 80, Hors Saison di Stéphane Brizé è il nuovo progetto del regista francese sull’audacia e sulla paura di fallire, di non essere all’altezza delle sfide cui la vita ci pone davanti. Un film su una storia che sta per finire, un momento in cui preferiamo rischiare  piuttosto che impedirci di dire o fare qualcosa e in cui un uomo e una donna ritrovatisi dopo tanti anni devono fare spazio a ciò che è essenziale. Due caratteri che, finalmente, si dicono la verità, per rimanere gli stessi, forse migliorandosi assieme.

Hors Saison: fuori stagione, ma insieme

La trama del film di Brizé ruota attorno a Mathieu (Guillaume Canet), che vive a Parigi, e ad Alice (Alba Rohrwacher) residente in una piccola località di mare nella Francia occidentale. Lui è un famoso attore in procinto di compiere cinquant’anni, lei un’insegnante di piano sulla quarantina, innamoratisi quindici anni prima e successivamente separati. Ora, il tempo è passato: ciascuno ha preso la propria strada e le ferite si sono lentamente rimarginate. Almeno fino a quando Mathieu va in una spa per cercare di superare la malinconia che lo attanaglia, e si imbatte in Alice.

I personaggi di Hors Saison sono mossi da un sentimento comune ai caratteri che Brizé analizza neu suoi film: la disillusione. Sono personaggi che credevano in qualcosa, avevano una certa idea dell’uomo e del mondo, che poi è mutata a seguito di un tradimento o di un abbandono, tanto nel contesto lavorativo quanto in quello famigliare.

Hors Saison (2023)

Un dialogo sofferente, ma anche ironico

L’esperienza della pandemia, con tutte le conseguenze che ne sono scaturite, fa da sfondo all’arco dei personaggi di Hors Saison. Un isolamento che ha obbligato tutti noi a “mettere in pausa” le nostre azioni, destabilizzante perchè ci ha messo di fronte alla precarietà dell’esistenza, un sentimento intercettato anche da Mathieu e Alice. Un hotel morbosamente calmo, una città di mare fuori stagione le cui strade sono praticamente vuote, diventano il luogo privilegiato per il ricordo interiore dei nostri personaggi. La scrittura di Brizé si sofferma sui momenti in cui rimuginiamo sulle scelte che non abbiamo mai fatto, o che abbiamo fatto male, sugli incontri che abbiamo mancato o che abbiamo sfruttato male, sulle porte che non abbiamo mai aperto.

In maniera molto intelligente, il regista francese prende le distanze dalla sofferenza sociale e dagli struggimenti interiori dei due personaggi tramite il filtro dell’ironia. Giocando sulla discrepanza tra il suo stato d’animo e la spa asettica in cui si trova, sul fatto che è un attore famoso e deve apparire sempre felice, Mathieu si interroga, dubita di se stesso, ha le stesse preoccupazioni e prova la stessa vertigine di chiunque altro, anche se non sembrerebbe autorizzato a farlo. D’altra parte, il fatto che gli altri siano così convinti che lui sia felice grazie al suo successo – un’idea che lui stesso è costretto a promuovere – aggiunge un ulteriore strato di ironia al suo malessere.

Dall’altra parte, Alice, il personaggio di Alba Rohrwacher, non è mai stata in grado di realizzare ciò che desiderava di più nella sua vita professionale, tuttavia non è diventata acida o mordace. Conserva il suo segreto dentro di sé, contemporaneamente la sua bellezza e la sua tragedia. Ha rinunciato ai suoi sogni, mascherando la sua angoscia  dietro un sorriso educato, rifiugiandosi in un’altra vita con un uomo che la ama e non le farà mai male: sta proteggendo se stessa. Tuttavia, quando conosce Mathieu, è come se la solitudine fosse stata finalmente spezzata e senta il bisogno di condividere la scena con qualcuno, pur in maniera atipica: Hors Saison non è un film in cui si litiga, piuttosto i cui personaggi avvertono il tempo che passa e che non cercano di sedursi a vicenda. Sono due persone che non hanno cercato di ritrovarsi, che sono felici di rivedersi quando se ne presenta l’occasione e che non nutrono odio l’uno per l’altro.

La narrazione di Brizé è tesa anche perché lo spettatore sa qualcosa del dolore di entrambi senza che se lo mostrino a vicenda. Hors Saison è un film di evocazioni più che di spiegazioni in cui, allo stesso tempo, tutto deve essere sempre chiaro tra i personaggi, lasciando spazi vuoti per l’immaginazione dello spettatore.

Quentin Tarantino: 7 misteri dei suoi film che non verranno mai risolti

Quentin Tarantino è uno dei registi più completi che operano nel cinema da diverso tempo. Uno di quelli con la capacità di tenere dentro una sala un pubblico molto eteorgeneo, poiché regala sempre storie stratificate, capaci di essere decodificate a livelli, in base al tipo di spettatore che si è. Ogni sua pellicola contiene perciò una trama – nella maggior parte dei casi – definita e completa, piena di omaggi e reference ai grandi generi, come il western o le arti marziali. Ciò non vuol dire però che le sue opere non siano esenti da misteri o piccole lacune. È capitato, in alcuni suoi film, che qualche personaggio venisse lasciato in sospeso, oppure qualche dettaglio del racconto non trovasse soluzione o svelamento. Considerato poi che il regista non fa sequel (Kill Bill è un’eccezione), ci sono alcune narrazioni rimaste indefinite, le quali contribuiscono ad alimentare teorie e domande dei fan. Di seguito, tutti i misteri che non verranno mai risolti.

Il periodo di Vincent e Vic Vega ad Amsterdam

LE IENE

Per quelli che non lo sapessero, alcuni film di Quentin Tarantino hanno fra loro dei collegamenti. Quello che potrebbe considerarsi il più famoso riguarda Vic Vega, alias Mr. Blonde di Le iene (primo lungometraggio del regista) e Vincent Vega di Pulp Fiction. Mentre dirigeva Bastardi senza gloria, a Tarantino venne l’idea di produrre una pellicola che avesse come protagonisti proprio i due fratelli, intitolata Double V Vega, la quale doveva fungere da crossover/spin-off tra i due film sopracitati. La storia avrebbe seguito i Vega nel loro periodo trascorso ad Amsterdam, di cui si ha un accenno proprio in Pulp Fiction. In una scena, infatti, Vincent dice di essere appena tornato dalla città olandese, nella quale stava facendo qualcosa per il suo capo, Marsellus Wallace. Purtroppo, però, Double V Vega fu cancellato dal regista, indi per cui quel periodo rimane un mistero.

Hugo Stiglitz: perché i nazisti non lo riconoscono?

Bastardi senza gloria

Uno dei film più soddisfacenti di Quentin Tarantino non può che essere Bastardi senza gloria. Il regista, come sempre d’altronde, fornisce una sua versione sul periodo del nazismo, quasi come se fosse un “what if…”, portando sullo schermo una folle squadra di sicari con l’obiettivo di uccidere quanti più nazisti possibili. Essa è capitanata da Aldo Raine, il quale ad un certo punto recluta un ex soldato dell’esercito tedesco, Hugo Stiglitz. Del suo background sappiamo che Stiglitz ha ucciso 13 ufficiali della Gestapo, ma invece di essere ucciso a sua volta, viene rispedito a Berlino e imprigionato come esempio per gli altri soldati. Il volto di Stiglitz, perciò, appare su tutti i giornali e questo lo rende, in un certo senso, famoso. Soprattutto per i tedeschi. Perciò risulta abbastanza strano il fatto che non venga riconosciuto da nessuno quando entra nella taverna Wicki e Hicox per incontrare Bridget von Hammersmark, dato che è piena di soldati nazisti.

La figlia di Vernita Green si vendicherà?

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Quentin Tarantino ama il mash-up di generi e gli omaggi al grande cinema, e tutti i film ne sono prova. Kill Bill: Vol.1 (ma anche il Vol. 2) è l’esempio perfetto. Il regista gioca molto sia con il western, regalando inquadrature memorabili, che con il Kung Fu, di cui la protagonista, Black Mamba, ne conosce ogni mossa. Al centro delle due pellicole c’è una donna, chiamata anche La Sposa, in cerca di vendetta contro coloro che volevano ucciderla il giorno delle nozze. È questo il motore della storia, che spinge Black Mamba a intraprendere un viaggio alla ricerca “dei suoi sicari”. La prima con cui si confronta è Vernita, con la quale inizia una lotta a suon di coltelli, interrotta ad un certo punto dalla figlia della prima, Nikki. Vernita cerca in quell’occasione di uccidere la Sposa con una pistola nascosta nei cereali, salvo poi venire uccisa da quest’ultima che, proprio davanti alla figlia, le ficca un coltello nel petto. Nikki, perciò, è testimone dell’atroce atto commesso, tanto che ad un certo punto Black Mamba le si avvicina dicendole che, quando sarà cresciuta, quasi certamente vorrà vendicarsi della morte della madre. Se Kill Bill Vol. 3 avesse visto la luce, una delle sue linee narrative sarebbe potuta essere questa, ma non essendo mai stato realizzato non si saprà mai.

Che fine fa Elle Driver?

Kill Bill Vol.2 Elle Driver

Passiamo a Kill Bill Vol. 2 e prendiamo in analisi il combattimento fra Elle Driver e Black Mamba. Proprio come nel caso di Vernita, anche lei è un suo bersaglio. Le due donne si affrontano nella roulotte di Budd, altro obiettivo della Sposa, e la sequenza costruita da Quentin Tarantino è più che fenomenale. Sappiamo che entrambe sono state addestrate da Pai Mei, indi per cui il loro scontro è uno dei più avvincenti ed emozionanti (quanto è suggestiva la scena in cui la Sposa le strappa l’altro occhio?). Vinta la battaglia, Black Mamba lascia la rivale nel dolore e nelle urla, e neanche da sola. Il serpente che Elle Driver ha usato per uccidere Budd è ancora lì, e potrebbe essere un pericolo anche per lei. Solo attraverso i titoli di coda ci viene data la conferma che il suo destino rimane sconosciuto, e non essendoci, come dicevamo, un Kill Bill Vol. 3, anche questo rimarrà un mistero.

Che fine fa Mr. Pink?

Le iene Mr Pink

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a Le iene. Fra i rapinatori che riescono a tornare al magazzino dopo la sparatoria iniziale c’è Mr. Pink (a cui dà pelle e voce Steve Buscemi) il quale, in seguito allo stallo messicano tra Eddie, Joe Cabot e Mr. White, in cui sembrano tutti morti, riesce a prendere i diamanti e scappare. Dopodiché si sente Mr. Pink avere un diverbio con la polizia fuori dal magazzino, tutto in fuori campo, ma lo spettatore alla fine non conoscerà il suo destino. Viene colpito? Arrestato? Muore? Il dubbio nascente ha fatto sì che si creasse una teoria secondo la quale Mr. Pink sarebbe il cameriere di Jack Rabbit Slim in Pulp Fiction, sempre interpretato da Buscemi.

Hans Landa riconosce Shosanna al ristorante?

Hans Landa

La prima opening di Bastardi senza gloria può considerarsi una delle migliori fra i film di Quentin Tarantino. In una campagna francese, Hans Landa, dopo una conversazione spinosa con il proprietario, uccide una famiglia ebrea nascosta sotto le tavole di legno dell’abitazione. L’unica che riesce a scappare è Shosanna che, guardata da lontano dal colonnello tedesco, la si vede correre incontro alla libertà con le lacrime agli occhi. Dopo alcuni anni, la donna assume un’altra identità, prendendo il nome di Emmanuel Mimieux. Un giorno, corteggiata da un soldato nazista, Fredrick Zoller, si imbatte in Hans Landa quando il primo la porta in un ristorante per incontrare Joseph Goebbels, il quale vuole che il loro nuovo film venga proiettato in anteprima nel cinema di Shosanna, ereditato dagli zii. La tensione comincia a crescere quando ad un certo punto Landa inizia a fissarla nel bel mezzo di una conversazione, affermando subito dopo di aver dimenticato cosa stesse per domandare. Questo momento, insieme ad altri dettagli come, ad esempio, l’ordinazione del colonnello di un bicchiere di latte per la donna, hanno portato il pubblico a chiedersi se l’avesse o meno riconosciuta. Purtroppo, però, rimarrà sempre un mistero.

Cosa c’era nella valigetta di Pulp Fiction?

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Concludiamo con il mistero forse più grosso e intrigante dei film di Quentin Tarantino, contenuto in Pulp Fiction: il contenuto della valigetta di Marsellus. Nelle due occasioni in cui viene aperta, da essa esce solo una luce arancione, e noi spettatori possiamo solo vedere le reazioni dei personaggi sullo schermo, che ne restano ipnotizzati. Purtroppo, però, il regista non ha mai rivelato cosa ci fosse al suo interno e, ancora una volta, questo ha dato modo di specularci sopra. Alcune teorie sostengono che ci fossero i gioielli della rapina de Le iene, altri invece hanno pensato che ci fosse Dio. Il regista, pur ammettendo che la valigetta fosse un MacGuffin, non è mai riuscito a spegnere la curiosità sul suo contenuto.

Io Capitano vince il Premio Francesco Pasinetti assegnato dal SNGCI

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Va a Io Capitano di Matteo Garrone (Venezia 80) il Premio Francesco Pasinetti assegnato a Venezia, come tradizione, dai Giornalisti Cinematografici (SNGCI) che lo hanno scelto tra tutti i film italiani presentati in concorso e nelle diverse sezioni della Mostra 2023.

Lo annuncia il Direttivo del Sindacato sottolineando l’importanza della sperimentazione e della ricerca di una selezione veneziana generalmente ricca di novità ma soprattutto l’alta qualità delle sei proposte italiane in concorso. Scelte che confermano, con l’avvio di una produzione decisamente più ambiziosa e in grado di dialogare di più con i mercati internazionali, anche l’impegno del cinema più autoriale di voler recuperare il rapporto col pubblico.

LA MOTIVAZIONE

Io Capitano è un film importante, di straordinaria potenza emotiva e visiva. Racconto di formazione e insieme cronaca, anche intima, di un viaggio verso il sogno che diventa dramma e violenza, offre allo spettatore la visione di una realtà per la prima volta svelata dal cinema attraverso due protagonisti che conquistano per la purezza del loro sguardo.

Il racconto in lingua originale aggiunge verità e continue emozioni in un film che fa riflettere e appassiona e che merita un’attenzione speciale anche per le difficoltà di integrare la macchina del cinema con la realtà nell’incontro con un mondo mai raccontato così da vicino.

Io Capitano è un film di Matteo Garrone, scritto da Garrone, Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri. Una coproduzione internazionale Italia Belgio, una produzione Archimede con Rai Cinema e Tarantula con Pathé, Logical Content Ventures con il supporto del Ministero della Cultura, con la partecipazione di Canal+, Ciné+ in coproduzione con TRBF (Belgian Television), Voo-Be Tv e Proximus, ha già iniziato il suo viaggio nelle sale cinematografiche ieri, 7 settembre distribuito da 01 Distribution.

Monarch: Legacy of Monsters: il teaser trailer della serie Apple Tv+

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Apple TV+ ha svelato il primo teaser di Monarch: Legacy of Monsters, l’attesissima serie di dieci episodi in arrivo il 17 novembre. Basata sul Monsterverse della Legendary e interpretata da Kurt Russell, Wyatt Russell, Anna Sawai, Kiersey Clemons, Ren Watabe, Mari Yamamoto, Anders Holm, Joe Tippett ed Elisa Lasowski, Monarch: Legacy of Monsters farà il suo debutto con i primi due episodi, seguiti da un episodio ogni venerdì, fino al 12 gennaio.

Dopo la fragorosa battaglia tra Godzilla e i Titani che ha raso al suolo San Francisco e la scioccante rivelazione che i mostri sono reali, Monarch: Legacy of Monsters segue la vicenda di due fratelli che ricalcano le orme del padre per scoprire il legame della loro famiglia con l’organizzazione segreta nota come Monarch. Gli indizi li conducono nel mondo dei mostri e, infine, nella tana del coniglio dell’ufficiale dell’esercito Lee Shaw (interpretato da Kurt Russell e Wyatt Russell), in un arco temporale che va dagli anni ’50 fino a mezzo secolo dopo, quando la Monarch è minacciata da ciò che Shaw sa. La drammatica saga – che abbraccia tre generazioni – rivela segreti sepolti e i modi in cui eventi epici e sconvolgenti possono riverberarsi nelle nostre vite.

Prodotto dalla Legendary Television, Monarch: Legacy of Monsters è co-sviluppata e prodotta esecutivamente da Chris Black e Matt Fraction. Matt Shakman dirige i primi due episodi e funge da produttore esecutivo insieme a Joby Harold e Tory Tunnell, per conto di Safehouse Pictures, Andy Goddard, Brad Van Arragon e Andrew Colville. Hiro Matsuoka e Takemasa Arita producono esecutivamente per conto della Toho Co., Ltd., proprietaria del personaggio di Godzilla. La Toho ha concesso i diritti alla Legendary per “Monarch: Legacy of Monsters” come naturale conseguenza del loro rapporto a lungo termine con il franchise cinematografico.

Il Monsterverse di Legendary Entertainment è un epico universo di intrattenimento con storie interconnesse che riuniscono le più titaniche forze della natura della cultura popolare. Il pubblico assiste alla più grande battaglia per la sopravvivenza dell’umanità, in lotta per salvare il nostro mondo da una nuova realtà catastrofica: i mostri dei nostri miti e delle nostre leggende sono reali. Iniziato nel 2014 con “Godzilla” e proseguito con “Kong: Skull Island” del 2017, “Godzilla: King of the Monsters” del 2019 e “Godzilla vs. Kong” del 2021, il Monsterverse ha accumulato quasi due miliardi di dollari ai botteghini di tutto il mondo ed è in continua espansione, con l’attesissimo sequel “Godzilla x Kong: The New Empire”.

La serie si aggiunge all’offerta in espansione di Apple TV+ di dramedy sulla costruzione del mondo, tra cui la serie di successo globale “Silo”; “Foundation”, basata sui pluripremiati romanzi di Isaac Asimov e creata da David S. Goyer; “Invasion”, la serie fantascientifica dei produttori Simon Kinberg e David Weil, nominati agli Oscar® e due volte agli Emmy, e altro ancora.

Jessica Chastain presenta Memory a Venezia: “Il film va oltre i cliché”

Memory è il film del regista messicano Michel Franco in Concorso a Venezia 80. Il tema centrale del film che da anche il titolo al lungometraggio è ovviamente la memoria che fa da filo conduttore tra le storie: “Non sapevo di stare girando un film sulla memoria fin quando non l’ho finito. Mentre scrivevo e facevo ricerche ho realizzato che il concetto della memoria continuava a ritornare in tutte le pagine ed è poi il titolo che ho dato al film”, ha iniziato Michel Franco. La memoria viene trattata in tutte le sue forme, anche quando si tratta di perdita di memoria e in particolare della demenza. “La mia più grande paura è perdere la memoria, la mia mente. Se non sai chi sei, sei sempre te stesso ma se non ti ricordi da dove vieni è quella la cosa che mi fa più spaventare”, continua il regista.

Jessica Chastain e Peter Sarsgaard in Memory

Memory tratta della demenza che colpisce il personaggio di Peter Sarsgaard. L’attore si è commosso oggi parlando di suo zio che soffriva di CTE (encefalopatia traumatica cronica) ed è morto durante la Covid. “Si tratta di una persona che è stata molto importante nella mia vita, quindi ho sentito come una cosa magica il fatto che mi sia stato chiesto di interpretare qualcuno che ha avuto la demenza – a 52 anni, mio zio l’ha avuta a 48… Il suo spirito di positività e amore e grazia e perdono, anche fino alla fine. Ho pensato che fosse bellissimo“.

Jessica Chastain ha dichiarato di essere stata colpita dalla sceneggiatura di Memory e “dall’assenza di qualsiasi cliché. Mi ha commosso molto la storia di questa donna che ha vissuto il trauma della sua vita davanti a sé… e questo l’ha chiusa al mondo. In sostanza, ha smesso di vivere. È stato bellissimo assistere al suo viaggio per imparare a vivere di nuovo“.

Lo sciopero

Ero molto nervosa all’idea di venire“, ha detto la Chastain, che indossava la maglietta nera in supporto allo sciopero SAG-AFTRA, rivelando che “in realtà alcune persone del mio team mi avevano sconsigliato di farlo. Sono molto consapevole di quanto sono fortunato. È una professione meravigliosa quella che possiamo svolgere come attori. Ci viene fatto credere di dover stare zitti per proteggerci. E spesso ci viene detto e ricordato quanto dovremmo essere grati. Questo è l’ambiente che, a mio avviso, ha permesso che gli abusi sul posto di lavoro restassero incontrollati per molti decenni. Ed è anche l’ambiente che ha imposto ai membri del mio sindacato contratti ingiusti”, continua l’attrice premio Oscar.

Sono qui perché la SAG-AFTRA è stata esplicitamente chiara sul fatto che il modo di sostenere lo sciopero è quello di postare sui social media, camminare sui picchetti e lavorare e sostenere i progetti di accordo interinale. È quello che il nostro consiglio nazionale e la nostra leadership ci hanno chiesto di fare. E quando i produttori indipendenti, come quelli qui presenti, firmano questi accordi provvisori, fanno sapere al mondo e all’AMPTP che gli attori meritano un compenso equo, che le protezioni dell’AI devono essere implementate e che ci deve essere una condivisione dei ricavi dello streaming”, conclude.

Woman Of: recensione del film di Malgorzata Szumowska e Michal Englert #Venezia80

Con il titolo originale di Kobieta Z, Malgorzata Szumowska e Michal Englert presentano il loro film in Concorso a Venezia 80. Una storia di accettazione e identificazione in tre atti, metaforici, dove la protagonista Aniela si mette a nudo. Woman Ofquesto il titolo internazionale, ripercorre quattro decenni di storia a partire da un momento molto particolare vissuto in Polonia durante la guerra. Un racconto ampio e commovente che ha richiesto molti anni di lavoro e di incontri con persone transgender.

Protagonista è Aniela (Małgorzata Hajewska-Krzysztofik), che ha vissuto per quasi la metà della sua vita come un uomo in una città di provincia e nel film compie il suo faticoso viaggio verso la libertà. Lo stesso viaggio e transizione che affronta diversi cambiamenti passando dal comunismo alla dipendenza dalla Russia alla libertà. La città diventa lo specchio di questi protagonisti in Woman Of, che sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.

Woman Of, la trama

Ambientato nel contesto della trasformazione della Polonia dal comunismo al capitalismo, Woman Of ripercorre 45 anni di vita di Aniela Wesoły, che vive più della metà della sua vita adulta in una città polacca provinciale come uomo. Il viaggio di Aniela alla ricerca della libertà personale come donna trans rivela difficoltà nel matrimonio e nella genitorialità, relazioni familiari tese e atteggiamenti complicati nel suo ambiente, che la pongono costantemente in situazioni impossibili. Quali scelte dovrà fare Aniela? Sarà pronta a sacrificare tutto per diventare chi è veramente?

Nel racconto di Malgorzata Szumowska e Michal Englert la vita Aniela è divisa in tre atti. Cresciuto durante la guerra il giovane Andrej è stato scartato dall’esercito per lo smalto ai piedi ma fino alla mezza età questa cosa non lo aveva colpito quanto avrebbe dovuto. O forse più che altro non sapeva come gestire la cosa. Andrej sposa Iza, una giovane donna di cui si innamora perdutamente e all’istante. Nel primo atto si ripercorrono dunque velocemente le scene del loro corteggiamento e matrimonio fino ad arrivare a una inquadratura fissa, dove tutti sono di spalle e festeggiano il compleanno di Andrej. “Esprimi un desiderio”, sempre lo stesso per 45 anni.Woman of film

Identificazione

Attraversando varie fasi della vita di Aniela passiamo anche per tappe storiche importati in Polonia. Mentre lo schermo segna come data il 1989 vediamo che anche Andrej inizia a cambiare: il periodo di forte libertà dato dalla caduta del Muro di Berlino porta alla luce il vero io di Andrej. Contestualmente però i rapporti con la moglie, prima focosi, iniziano a spegnersi. Non siamo ancora entrati nel secondo atto, siamo ancora alla fase di negazione e rassegnazione dove Aniela lotta contro sé stessa per trovare la sua vera identità. In questo caso cercherà il parere di tutti i medici per capire cosa c’è di sbagliato in lei, come possono aiutarla. Non riscontrando nulla che non va inizia così una prima fase di accettazione da parte di Andrej verso la sua nuova identità che è ancora offuscata ai suoi occhi.

Cresciuto negli anni della guerra, quando i sentimenti e le pulsioni andavano represse, la nuova fase della vita di Andrej si apre dunque alla sperimentazione. Mentre cerca di esplorare la sua nuova identità nella privacy di casa sua Andrej ruba gli indumenti della moglie e di nascosto davanti lo specchio cerca sé stessa. E si vede. Si riconosce. Inizia la transizione in un periodo in cui ancora in Polonia tutto quello che usciva fuori dai ranghi canonici veniva associato alla schizofrenia.

Diventare autentici

Il percorso di transizione è iniziato e così anche Aniela attraversa il secondo atto della sua vita. Un atto di consapevolezza del proprio corpo. Il cambiamento avviene anche tra le mura domestiche perché Woman Of non si adatta alle norme sociali di una famiglia tradizionale perché Aniela non si sente a casa propria nel suo Paese, lo stesso che ha delle regole rigidissime sulle pratiche di transizione. E ancora una volta la storia si riflette simbolicamente nella storia della Polonia quando il film riflette su quanto possa essere difficile comprendere un mondo in rapida evoluzione.

Un film che sicuramente farà discutere per i temi trattati e per la presenza così forte di questa Polonia ancora così indietro cercando di opporsi all’introduzione di cambiamenti che da tempo sono diventati la norma in altre parti del mondo. Così una volta superato il nuovo millennio entriamo nel terzo atto della vita di Aniela, quella della completa accettazione e ritorno alla situazione di partenza. Come un viaggio dell’eroe, la situazione si ristabilizza ma inevitabilmente i personaggi ne escono cambiati. La moglie e la famiglia imparano ad accettare la nuova identità di Aniela che non ha più desideri da esprimere al suo compleanno perché ha già tutto quello che ha sempre desiderato.

Hors Saison: tra disillusione e amore nel film di Stéphane Brizé

Hors Saison: tra disillusione e amore nel film di Stéphane Brizé

L’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia sta per giungere al termine e quest’oggi il regista francese Stéphane Brizé ha presentato in anteprima alla stampa il suo nuovo film Hors Saison. La trama di questo suo nuovo progetto ruota attorno a Mathieu (Guillaume Canet), che vive a Parigi, e ad Alice (Alba Rohrwacher) in una piccola località di mare nella Francia occidentale. Lui è un famoso attore in procinto di compiere cinquant’anni, lei un’insegnante di piano sulla quarantina. Innamorati quindici anni fa, successivamente separati. Il tempo è passato. Ciascuno ha preso la propria strada e le ferite si sono lentamente rimarginate. Quando Mathieu va in una spa per cercare di superare la malinconia che lo attanaglia, si imbatte in Alice.

Brizé ha svelato come mai, dopo essersi cimentato con vari film d’impianto sociale, si sia dedicato a un film sull’amore: “La stessa domanda mi era stata posta prima della trilogia Avevo gia affrontato tematiche sentimentali esistenziali, il rapporto madre figlia, ad esempio, come tutti gli esseri umani sono fatti di fasi diverse nella vita e sento il bisogno di raccontare fasi diverse a seconda del tempo che passa. Ho condiviso lo stato d’animo dei miei personaggi nel provare una profonda disillusione, che mi ha molto provato sia sul piano emotivo che fisico e sentivo la necessita di respirare come loro. Tutti noi abbiamo vissuto l’esperienza di una pandemia che ha costretto noi esseri umani, portati naturalmente al movimento, a stare fermi, chiusi nelle noste case, a fare i conti con quesiti esistenziai che ci hanno dato un senso di vertigine. Un momento della vita molto vero che io ho sentito la necessita di raccontare“.

In Hors Saison, è evidente che il regista ha apportato modifiche stilistiche rispetto alla maniera in cui è abituato a girare, pensando alla macchina a spalla dei film della trilogia: “Il film è fatto anche dai movimenti della macchina da presa e si prestava a una fissità delle inquadrature che sono comunque di formato diverso, campi molto larghi e personaggi piccoli rispetto al contesto in cui si trovano, quasi a deridere le loro vicissitudini umane“, ha spiegato.

Alba Rorhwacher ha invece ricordato il suo primo incontro con la sceneggiatura del film: “Quando ho letto la sceneggiatura la storia mi ha molto coinvolto: ho trovato un’aderenza nel modo in cui lui scriveva con la mia vita. Mi ha coninvolta, fatto piangere e ridere allo stesso momento. Il copione era molto potente e poi, durante questo film, ho incontrato un grandissimo regista con una visione molto precisa di quello che raccontava e io mi sono totalmente affidata nelle sue mani perche sentivo che erano delle mani che mi potevano reggere. Io che ho paura, sempre, non ho avuto paura. I confini miei si sono confusi con quelli del personaggio in totale armonia. La ricerca di Stéphane è la ricerca di una verità che io raramente trovo nel mio lavoro, mi è sembrato un miracolo e mi sono perduta. Anche Guillaume si è perduto nel lavoro di Stéphane e questo è il miracolo che accade nel nostro mestiere, raramente, per cui io dico ‘ecco perche lo faccio’“.

L’attrice ha poi raccontato come è stato lavorare assieme a Guillaume Canet: “Guillaume è un’anima gentile, abbiamo fatto un viaggio assieme dentro le mani di Stéphane. Ricordo la sua pazienza, il suo sguardo sempre attento, quando ieri ho rivisto il film mi ha straziato il ritratto che ha fatto del suo personaggio, la grazia con cui con poco ha raccontato questo residuo interiore enorme per lui e cosi quasi sciocco per altri. Ci siamo entrambi affidati a Stéphane e siamo diventati quello che lui ci ha chiesto di diventare. Quando succede questo è un qualcosa di unico che poi rimane nel lavoro. Io ieri ho guardato questo lavoro per la prima volta e ne ho riconosicuto la grandezza del processo lavorativo in quello che è diventato il film“.

Infine, Brizé si è esposto su una tematica attualissima e che rispecchia anche l’atmosfera in cui la trama del suo film prende piede: gli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA: “Trovo assolutamente straordinario questo sciopero in un paese che fatica ad avere una rappresentaza sindacale, il fatto che un’industria come quella dello spettacolo si blocchi in un paese come gli Stati Uniti è un qualcosa di straordinario. Valgono tutte le regole di qualsiasi sciopero, anche Alba e io siamo operai artigiani nella scrittura e nella recitazione. Chiaro che diventa uno sciopero spettacolare perchè coinvolge un’azione che è emblematica della mercificazione del nostro mondo, affondata da in criterio di reddittività e profitto, ed è un’aberrazione che ha raggiunto livelli insostenibili. Siamo di fronte sicuramente uno sciopero potente, ci vuole coraggio come in tutte le altre forme di sciopero. Il mio sogno sarebbe che questo sciopero arrivasse a coinvolgere il mondo intero e tutti i settori industriali del capitalismo“.

Daaaaaali!, recensione del film di Quentin Dupieux #Venezia80

Daaaaaali!, recensione del film di Quentin Dupieux #Venezia80

Un regista che definiremmo “surrealista” come Quentin Dupieux, paradossalmente, firma con Daaaaaali! il suo film più riflessivo, seppur stravagante dal punto di vista formale e narrativo. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, Daaaaaali! è un “non-film” sul padre del surrealismo Salvador Dalí, in cui l’impossibilità di raccontare la vita dell’artista si fonde perfettamente con la tendenza di Dupieux a sminuzzare il racconto cinematografico, a rielaborarne le forme e sregolarlo. Nel cast, Anaïs Demoustier, Gilles Lellouche, Édouard Baer, Jonathan Cohen, Pio Marmaï, Didier Flamand, Romain Duris.

Daaaaaali!: un’intervista impossibile

Nel corso di Daaaaaali! seguiamo una giornalista senza nome (interpretata da Anaïs Demoustier) che vuole intervistare quest’artista poliedrico, con l’intenzione di girare un film sulla sua vita e le sue idee. Tuttavia, ogni incontro, ogni tentativo di far parlare il maestro si rivela inutile: scappa l’artista e scappa anche il film, proponendosi come un loop infinito, una caccia al tesoro senza meta che dà le vertigini: Dalí è ovunque e in nessun luogo. Il film di Quentin Dupieux è un racconto che indaga la figura di Dalì più che altro come genio della comunicazione, oltre il Dalì artista, rifacendosi direttamente al modo in cui egli cercava costantemente di sfuggire alla sua immagine giocando con essa.

Ci troviamo davanti a un non-film su Dalí per un uomo che non avrebbe mai voluto e non è mai stato possibile incasellare: Dalí come un’utopia scomparsa, sia come uomo che come artista, appartenente a un modo in cui l’arte occupa una posizone centrale, gli artisti sono sulle pagine dei giornali e in televisione. Non hanno paura di essere provocatori, assurdi, anche imbarazzanti. Tuttavia, l’arte è scomparsa dalla nostra vita moderna e Dalí rimane un ricordo del subconscio potenziato. È stato uno dei primi artisti ad assumere e promuovere la sua libertà come forma d’arte. C’è una sorta di sincerità nella sua follia, Dalì non rispetta nessuna regola, cerca, inventa, a volte fallisce, ma sempre in maniera inedita: un modus operandi che rispecchia in qualche modo anche quello di Dupieux, che cerca di avvicinarsi a questo aspetto di laboratorio nel suo personale parco giochi cinematografico. Evocando Dalí, Dupieux si è concesso il diritto di lasciare che l’inconscio prendesse il controllo della scrittura. Daaaaaali! è un film molto scritto, molto strutturato ma libero dalla necessità di “raccontare“: un film che si metamorfizza, in cui l’immagine racconta la storia.

Jonathan Cohen come Dalì nel film Daaaaaali! (2023)

Si può ancora parlare di surrealismo?

La giornalista senza nome (Anaïs Demoustier) si definisce normale, abbastanza noiosa, eppure sarà l’interlocutrice di una figura straordinaria che, vessandola e sminuendo il suo lavoro, la porrà sul gradino dell’attenzione, qualcosa a cui non era mai stata abituata. Dalìmuore di sete“, sete di vita e sete egocentrica di un artista vanesio oltre ogni limite. Si fa attendere, ci mette ore a percorre il corridoio dell’hotel in cui verrà intervistato dal personaggio della Demoustier, perché la sua figura non si adatta a nessun tempo e luogo in cui siano presenti altre persone.

Quello di Quentin Dupieux è un Salvador Dalì mutaforma, che non sopporta che gli venga fatto perdere tempo, lo stesso concetto su cui ha plasmato gran parte delle sue opere più conosciute. A un certo punto farà tutto al contrario, andrà avanti e indietro nel tempo per cercare di trattenere la sua immagine, fermarla nel tempo, come la firma con cui si appropria di un dipinto non suo pensando che basti a identificarla per sempre come “un Dalì“.

Emerge l’idea che il surrealismo non abbia più significato nel mondo attuale: all’epoca di Dalí era una battaglia, un desiderio di cambiare il mondo, un modo di guardarlo in modo diverso. Oggi, il termine “surreale” si è sostituito o amalgamato a tanti altri per definire qualcosa di fuori dagli schemi o che fatichiamo a comprendere. Daaaaaali! è un gioco, un esperimento, un tentativo di fare cinema in modo diverso, un modo di evocare Dalí e rifiutarsi di prendere le cose troppo sul serio, nel tentativo di proporre l’arte nel suo aspetto più fisico e irrazionale.

Avengers: Secret Wars, Sam Raimi sarebbe la scelta numero uno per dirigere il film

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I Marvel Studios devono ancora annunciare un regista per quello che potrebbe rivelarsi il più grande film del MCU di tutti i tempi, Avengers: Secret Wars, ma una nuova voce ora sostiene che Kevin Feige potrebbe affidare la regia di quel titolo ad un regista dietro un recente sequel del MCU. Un precedente rapporto indicava infatti che lo studio starebbe cercando registi con una certa esperienza per garantire che i prossimi progetti, estremamente ambiziosi, siano in mani sicure. Tra i nomi ad oggi fatti spiccano Jon Favreau (Iron Man) e Ryan Coogler (Black Panther).

Si dice che anche il regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, Destin Daniel Cretton, che dirigerà Avengers: The Kang Dynasty, sia tenuto in grande considerazione. Tuttavia, secondo ComicBookMovie.com, Sam Raimi, regista di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è ad ora emerso come la “migliore scelta” dello studio per il film conclusivo della Multiverse Saga. Il sequel di Doctor Strange è infatti stato accolto con recensioni piuttosto buone (73% su Rotten Tomatoes) e, sebbene si sia rivelato un po’ controverso tra i fan dell’MCU, ha incassato oltre 950 milioni di dollari in tutto il mondo.

Naturalmente, Raimi è noto per aver anche diretto la trilogia originale di Spider-Man, ancora oggi considerata in modo estremamente positivo tra i fan. Non ci sono però ancora conferme a riguardo, mentre sappiamo che lo sceneggiatore di Doctor Strange nel Multiverso della Follia Michael Waldron è stato assunto per scrivere la sceneggiatura alla fine dell’anno scorso, ma non abbiamo idea di quanti progressi siano stati fatti da allora, e una voce recente indicava che in realtà egli si sia separato dal progetto.

L’attore Danny Masterson condannato a 30 anni di carcere per stupro

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Come riportato da Variety, l’attore Danny Masterson è stato condannato a 30 anni di carcere dopo essere stato giudicato colpevole di stupro all’inizio di quest’anno. Masterson, meglio conosciuto per aver recitato nella sitcom di successo della Fox “That 70’s Show” e in “The Ranch” di Netflix, stava da tempo affrontando una potenziale condanna da 30 anni all’ergastolo, cosa che si è poi concretizzata.

L’attore, che sostiene la sua innocenza, è stato condannato per due delle tre accuse di stupro forzato lo scorso maggio. Masterson è stato accusato di aver violentato tre donne nella sua casa di Hollywood Hills tra il 2001 e il 2003, durante il periodo in cui era in “That 70’s Show“. La giuria lo ha dunque condannato per aver violentato due donne nel 2003, ma non è riuscita a raggiungere un verdetto su un’accusa del novembre 2001 che coinvolgeva un’ex fidanzata, sebbene i giurati abbiano votato a favore della condanna.

Entrambi i processi hanno inoltre gettato luce sulla Chiesa di Scientology, di cui Masterson è membro, con il verdetto che ha dunque segnato una sorprendente caduta per uno dei membri più importanti di Scientology. Tutte e tre le vittime erano a loro volta membri della chiesa al momento delle aggressioni, ma da allora hanno dichiarato di non farne più parte.

Le tre hanno inoltre affermato – sia durante la sentenza che nelle testimonianze – che la chiesa le ha dissuase dal denunciare Masterson alla polizia. I pubblici ministeri hanno sostenuto durante tutto il processo che Masterson aveva approfittato della sua posizione nella chiesa per violentare le donne senza timore di ripercussioni e che la chiesa proibiva alle donne di rivolgersi alla polizia per denunciare una violenza sessuale.

Dopo la sentenza, l’avvocato di Masterson ha detto ai giornalisti fuori dal tribunale che intende presentare appello contro la sua condanna. “Gli errori che si sono verificati in questo caso sono sostanziali e sfortunatamente hanno portato a verdetti non supportati da prove“.