Si
intitola L’Effetto Dorothy il pilot che
dal 15 marzo è disponibile su Raiplay. Progetto bizzarro, che
annuncia, anzi promette una storia esilarante e originale, è
realizzato in co-produzione da Rai Fiction,
Movimenti Production ePremio Solinas.
Protagonista della puntata, realizzata in forma di
mockumentary, è Ninni Bruschetta, nei
panni del Professor Gaspare Maria Dorotei, un
docente dell’università di Pisa, che opera nel distaccamento di
Volterra e che con un gruppo di ricercatori sta portando avanti una
ricerca che viene documentata in video.
La location è quella del
dipartimento di Psicologia Cognitiva, un caos organizzato in cui il
gruppo di ricercatori cerca, senza successo, dei volontari per il
loro esperimento, mentre una dottoranda cerca di mettersi in
contatto con Dorotei per entrare a far parte del team. Il
professore però è completamente assorbito da questa troupe,
misteriosamente finanziata dal Belgio, che lo segue in ogni
anfratto del dipartimento e che intende realizzare un documentario
sulle loro metodologie. Così la ricerca vera e propria ricade nelle
mani dei suoi collaboratori. L’obiettivo?
Dimostrare che gli esseri umani sono sempre pronti a cogliere
segnali primordiali, anche quando impegnati in attività
logiche.
L’Effetto Dorothy, un
pilot da ridere
L’idea, semplice e
brillante, si fonde alla perfezione con l’esecuzione, in
particolare modo degli interpreti guidati da Bruschetta, che
incarna perfettamente l’essenza dell’eccentrico psicologo
evoluzionista, regalando al pubblico momenti di comicità pura con i
suoi improvvisi picchi di entusiasmo demenziale. Trascinato da lui,
il cast nel suo complesso si distingue per la capacità di mettere
in scena in maniera credibile le varie sfumature delle diverse
personalità “da ricercatori”. Il risultato è un microcosmo
eccentrico e irresistibile.
Alla regia,
Valerio Attanasio dimostra di possedere e
padroneggiare il linguaggio del mockumentary, forma
cinematografica portata all’attenzione del grande pubblico da
progetti illustri, come il Borat di Sacha
Baron Cohen, e che si presta perfettamente alla comicità
che il pilot propone.
L’Effetto
Dorothy è un’esperienza televisiva di grande
intrattenimento, capace di mescolare i piani del reale e
dell’assurdo con grande armonia e questa componente, unita alla
bontà del cast e al colpo di scena finale, fanno montare la
curiosità di scoprire cosa succederà dopo.
Per anni si è tentato di portare
Thor sul grande schermo, ma nessuno sembra
essere mai riuscito a trovare una soluzione. Almeno fino a quando i
Marvel Studios non hanno deciso che era giunta
l’ora di realizzare un Cinematic Universe e che Thor doveva
assolutamente farne parte. Ciò ha portato alla scelta di Chris Hemsworth come interprete del divino
supereroe e il resto è storia. Prima che ciò avvenisse, però, anche
il prolifico scrittore di fumetti fantasy Neil
Gaiman era stato arruolato per fornire una sua
versione del personaggio, sviluppando però una serie animata.
“Molto tempo fa – intorno al
2006 – mi è stato chiesto di creare un cartone animato su Thor, e
mi sono entusiasmato, e il brief era che doveva essere ambientato
prima del film su Thor“, spiega il creatore di The
Sandman. “Ho fatto un’immersione profonda in Thor, ho
riletto tutto ciò che Jack Kirby aveva disegnato, ho ideato
un’intera forma di storia che si è protratta per alcune stagioni,
mostrando il giovane Loki che passa dall’adorazione dell’eroe suo
fratello maggiore al passaggio ai cattivi”.
“E poi mi hanno detto che non mi
era permesso di far sì che nessuno dei personaggi fosse in alcun
modo diverso da come era nel film Thor“, ha aggiunto Gaiman,
“così ho detto no grazie e mi sono fermato“. I Marvel Studios hanno iniziato a
sviluppare il film sul Dio del Tuono nello stesso periodo in cui
Iron Man era in fase di sviluppo e probabilmente
l’idea era dunque quella di realizzare una serie prequel che
potesse meglio introdurre il personaggio. L’idea, come noto, è poi
stata accantonata a prescindere dal coinvolgimento o meno di
Gaiman.
Nel corposo ventaglio delle offerte
Rai, le fiction in costume – che posano lo sguardo
su alcune delle figure più importanti e influenti che hanno
edificato la Storia italiana e la sua cultura – hanno da sempre un
ruolo di rilievo nel palinsesto. Lo dimostra il programma stilato
dall’emittente per la nuova stagione 2024, nel
quale spiccano produzioni in cui figurano identità del calibro di
Mameli e
Margherita Hack, a cui ora si va aggiungendo un’altra
rappresentate essenziale: Alda Merini.
La poetessa più amata sul suolo
italico, che ha fatto appassionare intere generazioni a quell’arte
fatta di parole intrise di scalpitanti emozioni, diventa epicentro
del film di Roberto
Faenza, Folle d’amore – Alda
Merini, il cui titolo rimanda all’istante a uno
specifico libro dell’autrice, Folle, folle, folle di amore per
te, seppur sia liberamente ispirato a un altro, Perché ti
ho perduto, di Vincenza Alfano. Scritto a
quattro mani dallo stesso regista, insieme a Lea Tafuri, e con la
consulenza di Arnoldo Mosca Mondadori, Ambrogio Borsani e Paolo
Miloni,
il film si fissa saldamente sul volto e lo sguardo di tre
attrici, Sofia D’Elia, Rosa Diletta
Rossi e Laura Morante, ognuna delle quali con l’arduo
compito di interpretare (senza cadere nella mera imitazione) una
gigante quanto complessa Merini nelle diverse fasi della sua
vita.
Folle d’amore – Alda Merini, la
trama
Sigaretta tenuta sempre fra delle
labbra, ricordando un po’ Oriana Fallaci, capelli
bianchi, sorriso accennato. Un manto di fumo ne avvolge il viso
oramai rugoso, testimonianza di un tempo passato forse un po’
troppo duramente. Alda Merini si presenta al
pubblico già anziana, che legge le sue poesie davanti ad alcuni
interessati spettatori, ma solo uno è davvero rapito dal flusso dei
suoi versi: Aldo Mosca Mondadori. La osserva, incantato, poi compra
al prezzo di 3.500 lire tre dei libri. Inizia così un’amicizia che
rimarrà storica, essenziale per gli ultimi anni di vita della
poetessa: Mondadori, molto giovane, diventa il suo più stretto
confidente. Lo porta a casa, gli offre il caffè, comincia a
raccontare la sua storia, riavvolgendo come un nastro che un po’
stride e s’inceppa una vita oramai andata, della quale porterà i
segni per sempre. Diverse immagini compongono la sua adolescenza,
con l’iniziazione alle poesie, poi passano all’età adulta,
arrivando al matrimonio con Ettore Carniti e il successivo
internamento, grazie al quale i suoi scritti diventeranno sublimi.
Per poi tornare di nuovo al suo presente, dove è oramai una penna
consolidata e apprezzata. Tuffi indietro e salti nel presente sono
la composizione di Folle d’amore – Alda Merini, il
dipinto, ma anche la cronaca, di una donna che è riuscita a fare
del suo dolore una potente arte.
Ph.MariaVernetti-L.-Morante-600×600
Un biopic che non osa
Portare sullo schermo Alda
Merini non doveva essere un’impresa semplice. Era una
donna ingombrante, che riempiva tutti gli spazi in cui
andava, anche solo tramite il potere delle sue opere, e
far conoscere la sua storia – di un’artista, in fondo, dannata –
richiedeva tempi maggiori e un’attenzione in più alle sue
sfaccettature, sia umane che artistiche. Ma per essere
decodificabile per il vasto pubblico Rai di riferimento, la scelta
ricade sempre sulla commemorazione della persona, in un’operazione
puramente celebrativa, per non rischiare, in un certo senso, di
mancarle di rispetto. E allora il risultato è quello di esporre, in
modo didascalico e compatto, le parentesi più salienti della sua
esistenza, rimanendone però distanti.
L’approccio del regista è
amorevole ma al tempo stesso timido, non incisivo e
coinvolgente, eppure più sezioni della sceneggiatura avevano il
potenziale per trasformare Folle d’amore – Alda
Merini in un affresco della poetessa ribelle intimo e
accurato, che avrebbe potuto scavare nella profondità del suo animo
tormentato e della sua arte per darne una rappresentazione inedita
e intrigante. Con un montaggio discontinuo, su cui primeggiano
flashback che si focalizzano su tre specifici periodi, Faenza
mostra solo la superficie di una donna stratificata, che farà
dell’amore la sua ragione per vivere e comporre, e invece di osare
e sviscerare meglio gli anni dolorosi ma fondamentali del manicomio
– luogo che le si rivelò fertile per la sua creatività tanto da
essere determinante per la stesura di La Terra Santa,
definito poi uno dei suoi capolavori – sceglie di virare verso un
resoconto stretto della sua vita, offrendone un compendio
sbrigativo.
Un peccato, poiché da quando viene
internata la storia è piena di spunti su cui sarebbe stato bello
riflettere e indagare. E che avrebbero fatto comprendere meglio il
suo innato dono, andando alla radice del suo talento, a quegli
impulsi provenienti dalla sua folle e vitale mente che lei usò per
lenire le ferite e non sprofondare nell’oscurità. Nonostante una
struttura narrativa poco incalzante, la bravura e la generosità di
Laura Morante e Rosa Diletta Rossi nel darsi totalmente per il
ruolo sollevano quanto basta le sorti di Folle d’amore
– Alda Merini, del quale quantomeno se ne
ricorderanno le affettuose e impegnate performance. Per di più
Morante sembra voler omaggiare Alda Merini, e come dice lei stessa,
evocare, attraverso piccoli gesti che siano continui sospiri, il
modo di tenere la sigaretta e nascondersi dietro la nuvola di fumo,
o piegare le labbra.
Noah Baumbach sta
componendo un gran bel cast per il suo prossimo film, ancora senza
titolo, per Netflix. La moglie Greta
Gerwig prenderà infatti parte come attrice a tale
progetto, tornando dunque a recitare per Baumbach dopo il
recente White
Noise. Oltre a lei, si uniscono al cast Jim
Broadbent, Jamie Demetriou, Lars
Eidnger, Grace Edwards, Patsy
Ferran, Isla Fisher, Thaddea Graham,
Josh Hamilton, Eve Hewson,
Stacy Keach, Nicôle Lecky,
Emily Mortimer, Louis Partridge,
Alba Rohrwacher, Charlie
Rowe, Parker Sawyers, Kyle
Soller e Patrick Wilson.
Tutti questi nomi si aggiungono ai
già annunciati George Clooney, Adam Sandler, Laura Dern, Billy Crudup e Riley Keough.
Al momento i dettagli sulla trama sono vaghi, a parte il fatto che
si tratta di un “divertente ed emozionante film di formazione
sugli adulti“. Una descrizione che sembra rimandare a film di
Baumbach come Giovani si diventa. Oltre ad occuparsi della regia,
Baumbach è anche autore della sceneggiatura insieme a Emily
Mortimer e produce il film insieme a Amy
Pascal e David Heyman.
Baumbach, come noto, ha attualmente
un contratto di esclusiva con Netflix e in precedenza ha realizzato
The Meyerowitz
Stories, in cui ha recitato anche Sandler, nonché
il film candidato agli OscarStoria di un
matrimonio, con Adam Driver e
Scarlett
Johansson. Sarà ora interessante scoprire come gestirà
un così ricco cast, per quello che è lecito immagine come un film
corale. Al momento non è noto quando avranno inizio le riprese, ma
potrebbero benissimo avere luogo nei prossimi mesi. In ultimo, la
presenza come attrice di Greta
Gerwig non dovrebbe intralciare il suo attuale lavoro
sui film di Le Cronache di Narnia, anch’essi
prodotti e distribuiti da Netflix e
le cui riprese avranno inizio nel corso di quest’anno.
L’anno scorso è stato rivelato che
la Sony sta procedendo con una serie televisiva live-action di
Spider-Man Noir apparentemente destinata a
Prime Video. Questa serie fa parte del piano
dello studio di espandere il mondo del supereroe sul piccolo
schermo. Oren Uziel (The Lost
City) è stato scelto come sceneggiatore e produttore
esecutivo del progetto, mentre Steve Lightfoot di
The Punisher è stato aggiunto come co-showrunner lo scorso
dicembre. I due stanno dunque attualmente sviluppando
Spider-Man Noir insieme ai produttori di Spider-Man: Across the Spider-VersePhil
Lord e Christopher Miller e alla storica
produttrice del franchise di Spider-ManAmy
Pascal.
Naturalmente, il progetto non sarà
la prima volta che questa particolare versione di Spider-Man appare
sui nostri schermi. Il personaggio era infatti già comparso nel
film animato del 2018 Spider-Man:
Un nuovo universo, con Nicolas Cage come suo doppiatore. Di recente
si era vociferato che proprio Cage avrebbe potuto assumere i panni
del personaggio in questo progetto live-action e in un’intervista
con Collider, l’attore ha confermato
di aver avuto colloqui con Sony Pictures per riprendere tale
ruolo.
“Beh, posso dire che abbiamo
parlato. Non è un segreto che io ami il personaggio“, ha
rivelato l’attore. “Penso che il personaggio offra un’altra
sorta di mash-up. Posso combinare le mie interpretazioni preferite
dell’epoca d’oro, cioè Robinson, Cagney, Bogart, con un personaggio
che è, credo, ampiamente considerato come il capolavoro di Stan
Lee“. “Lo vedo come una sorta di incursione in un mash-up
di pop art, una specie di Lichtenstein junghiano, un mash-up di
Bogart e Cagney, ma non c’è ancora nulla di definitivo“, ha
continuato Cage. “Si tratta solo di conversazioni“.
Spider-Man Noir: tutto quello che
sappiamo sulla serie
In precedenza è stato riferito che
la serie, ancora senza titolo, seguirà un supereroe più anziano e
provato nella New York degli anni Trenta. Persone a conoscenza del
progetto hanno dichiarato al trade che la serie sarà ambientata in
un universo proprio e che il personaggio principale non sarà Peter
Parker, il che significa che Cage interpreterebbe un altro
Spider-Man. Lo show dunque potrebbe non reinventare il mondo di
Peter con uno sfondo noir. Tuttavia, la possibile presenza di
Nicolas Cage che interpreta Spider-Man
promette già così di essere un’attrazione enorme
È ufficialmente in corso la
lavorazione di Superman,
l’attesissimo reboot di James Gunn
sull’uomo d’acciaio della DC. La produzione del film live-action è
iniziata alla fine del mese scorso e Gunn ha già condiviso un primo
sguardo al logo del costume che sarà indossato dal supereroe di
David Corenswet, oltre a una manciata di
dettagli sulla produzione del film. È già stato confermato che sono
state girate le sequenze per la Fortezza della Solitudine del
protagonista in Norvegia, e proprio da lì Gunn ha ora condiviso un
nuovo dietro le quinte di questi ambienti.
In un recente post sui social media,
infatti, Gunn ha condiviso dei video del paesaggio delle
Svalbard, in Norvegia, ripresi con il suo iPhone.
Anche se molto probabilmente queste riprese non saranno inserite in
Superman, forniscono un’idea dell’estetica che i fan possono
aspettarsi quando il film debutterà nel 2025. “Ho girato le
prime scene, quando Superman fugge verso la fortezza di
ghiaccio“, ha dichiarato recentemente Gunn al giornale
norvegese Svalbardposten. “Volevamo un posto che fosse bello e
che desse la sensazione di essere nel mezzo dell’Artico, quindi
abbiamo esaminato diversi posti nel mondo. Ma ci sono stati molti
elementi che ci hanno convinto a preferire le Svalbard agli altri
luoghi“.
“Superman racconta la storia del
viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con
la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville,
Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del
film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e
dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo
che vede la gentilezza come antiquata.” Il film uscirà al
cinema l’11 luglio 2025.
Superman avrà
come protagonisti anche Rachel
Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e
Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a
Isabela Merced nel
ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister
Terrific, Nathan Fillion in
quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in
quello di Metamorpho.
Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare
l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler
Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy
Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi
The Authority e María Gabriela de
Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di
Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la
Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo
film su
Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora
stato confermato.
Si sviluppa come un gioco
di specchi di ammirevole precisione Manhunt, la
nuova miniserie di Apple TV+
creata da Monica Beletsky e ispirata dal libro di
James L. SwansonManhunt: The 12-day Chase for
Lincoln’s Killer. Il riflesso che impressiona maggiormente è
quello della ricostruzione meticolosa di un tragico evento passato
al fine di raccontare anche, anzi forse soprattutto, il
presente.
Manhunt, l’indagine sul passato per raccontare il
presente
Perché in
Manhunt molti dei temi trattati e alcuni dei
personaggi sviluppati posseggono una loro attualità tristemente
inquietante. Primo tra tutti John Wilkes Booth, una psicologia
delineata in maniera profondamente contemporanea nella sua sete di
gloria, nel bisogno di essere ricordato come un “eroe” pur
attraverso un atto vile e sanguinoso come l’assassinio del
Presidente Abraham Lincoln. Una figura che
aggrappandosi a ideali ultraconservatori e razzisti impersona con
pienezza la piaga del fanatismo che sfocia nella violenza. Dietro
questo personaggio storico l’occhio attento dello spettatore può
riconoscere l’identikit di molti, troppi giovani che negli ultimi
anni hanno impugnato un’arma e l’hanno usata contro indifesi
seminando morte e terrore.
Ma la serie non si limita
soltanto alla problematizzazione di un personaggio, rappresentando
al tempo stesso come questo tipo di psicologia possa diventare
strumento di morte se manipolata a dovere da menti che hanno invece
un piano ben preciso, quello volto alla destabilizzazione della
democrazia e dei suoi valori liberali. Ed ecco allora che
Manhunt diventa anche discorso altrettanto preciso
sul potere della persuasione, sulla logica del potere economico
prima ancora che politico, sulla presenza di una vasta porzione di
cittadini americani che, allora come oggi, crede nella
disuguaglianza come valore fondante della società civile. Insomma,
quella aperta dalla Guerra Civile e dal successivo assassinio di
Lincoln è una ferita che a conti fatti non si è mai davvero
rimarginata, e Manhunt lo mostra e spiega con enorme efficacia.
Lili Taylor e Hamish Linklater in “Manhunt”, disponibile dal 15
marzo 2024 su Apple
TV+.
Un gioco di specchi
Il secondo gioco di
specchi, altrettanto convincente anche se contenuto dentro la
finzione drammaturgica del prodotto, è quello tra Booth e il
protagonista di Manhunt, ovvero il Segretario di
Guerra Edwin Stanton che si incaricò della caccia
all’uomo ben conscio che in gioco ci fosse molto di più
che il semplice assicurare alla giustizia il carnefice di Lincoln.
Se come già scritto Booth incarna la violenza razzista e bigotta,
Stanton è al contrario un personaggio che fin dal primo episodio si
fa depositario sobrio eppure vibrante di tutti i migliori valori,
anche quando deve calpestarli per arrivare a ottenere il proprio
scopo. Perché sempre e comunque per lui l’unico obiettivo che conta
è la difesa di un progetto che porterà la pace nel Paese. Quella
vera, non soltanto come antitesi della guerra ma intesa anche come
pace sociale, civile, in poche parole umana. Stanton è una figura
tratteggiata con poche, poderose pennellate, che lascia parlare le
proprie azioni (decisioni) per delinearsi scena dopo scena,
episodio dopo episodio fino a farsi indimenticabile.
Superlativi Tobias Menzies e Anthony
Boyle
E qui per forza di cose
entra in gioco il terzo gioco di riflessi, che coinvolge due attori
superlativi quali Tobias Menzies e Anthony
Boyle. Il primo, consumato caratterista infatti
dipinge Stanton con una stringatezza di mezzi degna delle grandi
prove d’attore, capace di esprimere tutto con uno sguardo o una
parola trattenuta invece che lasciata andare. Al contrario Boyle
esprime l’energia isterica di Booth lasciando trasparire la sua
reale mancanza di appigli psicologici ed emotivi, esplicitando con
sorprendente profondità una figura che diventa in fondo anch’essa
vittima delle menzogne che propone. Se avete ammirato la
compostezza umanissima con cui Boyle ha interpretato Harry
Crosby nella recentissima miniserie Masters of the Air sempre per Apple TV+,
la prova quasi straripante offerta in Manhunt si
rivela ancora più convincente. Da segnalare poi la presenza nel
cast di altri nomi di lusso quali Hamish Linklater, Patton
Oswalt e soprattutto la sempre efficace Lili
Taylor, attrice/icona del cinema indipendente anni ‘90 che
possiede sempre un posto d’onore nel nostro cuore cinefilo.
In sette puntate studiate
e realizzate con una meticolosità narrativa,
Manhunt costruisce un ponte fin troppo solido tra
passato e presente, mostrandoci con chiarezza quanto gli Stati
Uniti siano una nazione ancora alle prese con enormi problemi
interni, fratture sociali e civili non sanate, e fattore ancora
peggiore una spinta sotterranea alla destabilizzazione interna oggi
come ieri capace di scuotere un Paese evidentemente ancora
spaccato. Una miniserie imperdibile.
Patton Oswalt in “Manhunt”, disponibile dal 15 marzo 2024 su Apple
TV+.
Netflix ha
svelato il trailer dell’adattamento live-action del leggendario
manga City
Hunter, che proporrà una versione moderna e aggiornata
del manga ambientata nelle affollate strade di Shinjuku.
“Quando il partner di Ryo, Makimura, viene ucciso, Ryo e la
sorella di Makimura, Kaori, uniscono le forze per scoprire la
verità“, si legge nella sinossi ufficiale ad oggi rilasciata.
Diretto da Yuichi Satoh e interpretato da
Ryohei Suzuki, il film sarà disponibile in
streaming in tutto il mondo a partire da giovedì 25 aprile
2024, naturalmente solo su Netflix.
City Hunter: quello che c’è da sapere sul manga
City Hunter è un
manga shōnen scritto e disegnato da Tsukasa Hōjō,
pubblicato in Giappone sulla rivista Weekly Shōnen Jump di Shūeisha
dal febbraio 1985 al novembre 1991. In Italia è stato pubblicato da
Star Comics dal gennaio 1996 al marzo 1999 sulla collana Starlight,
successivamente è stato ristampato dalla Panini Comics. Una serie
anime, prodotta da Sunrise, è stata trasmessa in Giappone su
Yomiuri TV dall’aprile 1987 all’ottobre 1991 ed è andata in onda
anche in Italia dal gennaio 1997 sull’emittente televisiva Italia
7. Conta 140 episodi, divisi in quattro serie.
Proprio di recente al cinema era
stato portato anche il film anime City Hunter: Angel Dust, che bilancia
perfettamente il divertimento con una narrazione dalla forte
componente narrativa. Il pubblico ha ritrovato infatti in questo
film l’esilarante chimica fra Ryo e Kaori, da sempre fonte di
risate assicurate, ma avrà anche l’occasione di scavare nel passato
del protagonista. In questa avventura, lo sweeper si trova infatti
ad affrontare la sua battaglia più grande, in quello che è l’inizio
dell’epica conclusione del manga originale.
Ecco il trailer italiano di The Crow – Il
Corvo, il nuovo adattamento del graphin novel di
James O’Barr, diretto da Rupert
Sanders e con protagonisti
Bill Skarsgård e FKA Twigs.
Bill Skarsgård (IT, John Wick 4) è
The Crow – Il Corvo, il leggendario e iconico
personaggio della graphic novel di James O’Barr, rivisitato in
questa nuova versione cinematografica diretta da Rupert Sanders.
Eric Draven (Skarsgård) e Shelly Webster (FKA
twigs), legati da un amore profondo, vengono brutalmente
uccisi, da una banda di criminali. Di fronte alla possibilità di
salvare Shelly, il suo unico vero amore, sacrificando se stesso,
Eric intraprende una vendetta feroce e senza pietà contro i loro
assassini, viaggiando attraverso il mondo dei vivi e dei morti
determinato a rimettere a posto le cose. The Crow – Il Corvo è in
arrivo prossimamente solo al cinema.
La narrazione del regista Tim Burton era così forte nell’originale
Beetlejuice – Spiritello porcello che nessuno
si è mai chiesto quale fosse la storia del personaggio principale,
ma la star Michael Keaton ha recentemente accennato al
fatto che l’imminente sequel Beetlejuice
2 fornirà informazioni sul background del Fantasma.
Data la tendenza degli studios negli ultimi anni a dare a qualsiasi
personaggio iconico o franchise una origin story, questo
potrebbe causare qualche preoccupazione tra i fan devoti di
Beetlejuice, ma sembra che il retroscena su di lui sarà minimo e
riguarderà solo i motivi a partire dai quali si scatena questo
sequel.
“La cosa bella di interpretare
Beetlejuice è che non si può mai dire: ‘Beh, il mio personaggio non
lo farebbe’. Farebbe qualsiasi cosa, il che è stato davvero
fantastico da interpretare“, ha recentemente condiviso
Michael Keaton al Jimmy Kimmel
Live! “Tuttavia, nel secondo film, che vi dico essere molto
bello, Tim mi propone un’idea. Ammetto che inizialmente ho pensato:
‘Oh, ok. Non lo so, buona fortuna”. Quindi c’è una specie di
retroscena, che è una specie di sorpresa per tutti“.
Beetlejuice, uscito nel 1988, era interpretato
da
Michael Keaton,
Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones,
Alec Baldwin e Geena Davis. Quel film è incentrato su una
coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e
dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti
della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto
un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre
73 milioni di dollari, rendendo Burton particolarmente celebre ad
Hollywood. Non si hanno invece ad ora dettagli sulla trama di
Beetlejuice 2, ma sappiamo che il film uscira nelle sale
il 6 settembre 2024.
I braccialetti dell’amicizia sono
pronti mentre ci prepariamo per sospendere le nostre vite per tre
ore e mezza: il concerto di Taylor Swift, Eras Tour
(Taylor’s Version), è su
Disney+ da oggi 15 marzo. Più che un concerto è un’esperienza a
360° che fa vivere allo spettatore da casa le emozioni del suo show
filmato nelle date di Los Angeles lo scorso anno. Questo perché in
realtà il suo tour non è finito anzi è appena cominciato. Dopo sei
date a Singapore la cantante si prenderà questi mesi di pausa per
far uscire un nuovo album, The Tortured Poets Department,
e tornerà con nuove date e questa volta tocca all’Europa, tocca a
noi.
Le Ere di Taylor Swift
L’intro del concerto di
Taylor Swift i fan lo conoscono a memoria perché è
frutto di tanti piccoli pezzi di sue canzoni che rimandano a un
album. Ma Swift fa molto di più perché il suo è un vero e proprio
viaggio tra i suoi più grandi successi, alcuni dei quali sta
facendo ancora più suoi ri registrando i vecchi album a causa di
una controversia con il suo vecchio agente e la casa discografica.
All’appello manca ancora Reputation e Taylor
Swift, quest’ultimo è il suo primo album che l’ha consacrata
al mondo e ai fan. Il concerto, infatti, inizia proprio con la
Lover Era, il primo album che Swift scrive dopo la controversia ed
è anche metaforico. Proprio la prima canzone con cui si consacra al
suo pubblico nelle date del tour è Miss Americana & the
Heartbreak Prince.
Metaforico perché “Miss
Americana” è il titolo dell’ultimo documentario della cantante
(su Netflix) dove racconta per la prima volta a
cuore aperto il suo momento di down che l’ha costretta a ritirarsi
per un po’ dalle scene. E da quella canzone e da quell’album
(scritto e dedicato al suo ormai ex fidanzato, l’attore Joe
Alwyn) che ricomincia la sua scalata verso la vetta, e
fin ora tutto ciò che Swift ha toccato si è trasformato in oro.
Il film concerto
L’Eras Tour non è il primo concerto
di Swift a diventare un film concerto. Su Netflix,
infatti, era presente fino a poco tempo fa il Reputation Tour, ma
questo ha nettamente un sapore e una durata differenti. Con le sue
tre ore e mezza la cantante è riuscita a riempire ogni stadio in
cui è andata (e andrà) ma anche le sale cinematografiche. In
America il film è stato proiettato prima in sala e solo dopo è
arrivato in home video.
La creazione di Taylor
Swift si è trasformata in un momento interattivo al
cinema, che prevede invece di godere della visione seduti e in
silenzio. I video diventati poi virali dei fan che ballavano e
ricreavano le coreografie del concerto hanno scaldato le sale
cinematografiche per le date evento creando sicuramente un
precedente.
L’acustic session
Se la scaletta dell’Eras Tour non ha
più segreti per i fan, per la parte acustica invece ci sono sempre
grandi sorprese. In ogni concerto de 2023, infatti, Taylor Swift
sceglie due canzoni delle sue varie Ere e decide di fare due
performance semplici dove suona il piano e la chitarra. In questa
versione digitale di Disney+ sono quattro le canzoni
acustiche: Death by a Thousand Cuts (da Lover),
Cardigan (da folklore), Maroon e You’re on
Your Own, Kid (da Midnight), Our Song (da Taylor
Swift) e I Can See You (da Speak Now). Sono dei momenti
dove la cantante si prende anche del tempo per parlare e raccontare
il processo creativo delle canzoni che ha scritto o che sta
scrivendo, è un momento a tu per tu con il suo pubblico. La cosa
che rendeva unica questo momento era proprio l’espediente usato da
Swift: una volta performate quelle canzoni non erano ripetibili in
altre date dell’Eras Tour, a meno che non fossero dell’ultimo album
Midnight.
Questo è stato parzialmente
stravolto, la sessione acustica ovviamente rimane ma nei concerti
europei (e quindi anche nella doppia data di Milano, 13 e 14
luglio) cambierà. Adesso la sessione prevede i mashup tra le sue
canzoni che la cantante si diverte a mescolare tra le sue ere
diventando sempre più originale e mai banale. Sarà una doppia
sorpresa per i futuri fan perché potrebbe davvero capitare
qualsiasi cosa.
Il prossimo Universo DC di James Gunn e Peter Safran
darà una nuova impronta al mito di Batman, con l’aiuto del film di
prossima uscita
The Brave and the Bold. Gli aggiornamenti sul nuovo
reboot di Batman per il grande schermo sono fino ad oggi stati
pochi, soprattutto a causa degli scioperi di Hollywood dello scorso
anno, ma questo non ha impedito ai fan di speculare a lungo sul
film. Un nuovo rapporto di
The Hollywood Reporter potrebbe però fornire un piccolo
dettaglio sulla lavorazione di questo atteso film, soprattutto per
quanto riguarda il suo attuale regista, Andy
Muschietti, già autore di The
Flash.
Il rapporto annuncia Nocturna, una
nuova etichetta horror che Andy e sua sorella e partner di
produzione Barbara Muschietti stanno creando
presso Skydance. Il rapporto afferma che, sebbene i Muschietti
“stiano sviluppando un film su Batman intitolato The Brave and the Bold presso i DC
Studios, il duo non si è ancora impegnato a realizzare il loro
prossimo film“. Sebbene non si possa sapere cosa riservi il
futuro, queste nuove informazioni suggeriscono alcune interessanti
possibilità. Con la recente conferma del rinvio di The
Batman – Parte 2 all’ottobre del 2026, ciò potrebbe
significare che
The Brave and the Bold potrebbe non uscire prima del
2027, per dare respiro a entrambi i film.
Ciò significa che Muschietti
potrebbe avere tutto il tempo di dirigere un altro film prima di
dedicarsi a Batman e Robin. Inoltre, non è del tutto escluso che il
film possa avvalersi di un nuovo regista, se la programmazione di
Muschietti e i piani dei DC Studios dovessero cambiare. Sebbene
Muschietti fosse stato accostato al film per la prima volta nel
giugno del 2023, pochi giorni prima del difficile debutto di
The
Flash nelle sale, è stato successivamente riferito che non
aveva “alcun impegno formale” con il film durante lo
sciopero della Writers Guild of America dello scorso anno, e che
stava dando la priorità alla serie prequel di It, Welcome
to Derry una volta terminati gli scioperi.
Tutto quello che sappiamo su
The Brave and the Bold
Parlando l’anno scorso dei piani dei
DC Studios per
The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è
l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di
Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo
l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato
cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo
figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato
sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di
Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi
giorni“. Il co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, ha aggiunto:
“Ovviamente si tratta di un lungometraggio che vedrà la
presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’ allargata, proprio
perché riteniamo che siano stati lasciati fuori dalle storie di
Batman al cinema per troppo tempo“.
Venom è in tendenza
grazie alle ultime indiscrezioni della Marvel. Il noto scooper
Daniel Richtman sostiene infatti che, sebbene
il prossimo Venom: The
Last Dance sarà l’ultimo film da solista di Tom Hardy nei panni di Eddie Brock, potrebbe
non essere la fine del personaggio. Le sue fonti indicano che
Kevin Feige è aperto a trovare un posto per
Hardy e il suo simbionte nel MCU. Naturalmente, le voci sui
social media riportano che i fan vorrebbero vedere Venom in
Avengers: Secret Wars. Come se non bastasse, bisogna
ricordarsi che dopo
Spider-Man: No Way Home c’è ancora una versione di
quella sostanza nera che si aggira per il MCU, per cui non resta che
attendere e scoprire cosa il futuro riserverà al personaggio.
Tutto quello che sappiamo su
Venom: The Last Dance
Venom: The Last Dancesegue i successi
al botteghino consecutivi di Venom: La furia di
Carnage del 2021 (502 milioni di dollari a
livello globale) e Venom
del 2018 (856 milioni di dollari a livello globale). Kelly
Marcel, che ha scritto i primi due film, dirigerà e
scriverà il trequel.
Tom Hardy ha
menzionato Marcel nel suo post, scrivendo “Voglio menzionare
molto brevemente quanto sia orgoglioso della mia regista, compagna
di sceneggiatura e cara amica Kelly Marcel. Vederti prendere il
timone di questo film mi riempie di orgoglio, è un onore. Fidati
del tuo istinto, il tuo istinto è sempre perfetto. Prima classe: ti
appoggio.”
A parte il ritorno di Tom Hardy nei
panni del giornalista Eddie Brock e del suo inconsapevole aiutante
e parassita Venom, la trama del terzo capitolo è
stata tenuta nascosta. Juno Temple e Chiwetel Ejiofor si sono uniti al cast in
ruoli non rivelati. Abbiamo visto l’ultima volta Venom/Eddie Brock
nei titoli di coda di
Spider-Man: No Way Home del 2021, ma non è chiaro
quale dei personaggi dell’Universo Marvel di Sony – che
include
Morbius, Kraven Il
Cacciatore e Madame
Web, tra gli altri – potrebbe comparire in
Venom: The Last
Dance.
Nonostante l’accoglienza non proprio
stellare di Wonder
Woman 1984, la regista Patty Jenkins
era pronta a tornare per dirigere Wonder
Woman 3 e, secondo quanto riferito, aveva anche
completato la sceneggiatura. Le cose sono però cambiate quando (o
prima, a seconda di chi si vuole credere) James Gunn e Peter Safran
sono diventati co-CEO dei DC Studios, e il trequel è stato
accantonato. Secondo un rapporto, il piano iniziale era di portare
avanti il progetto sotto la bandiera del DCU, ma in realtà è stata la Jenkins a decidere
di ritirarsi dopo aver “ricevuto delle note sul trattamento che
aveva presentato allo studio“.
Sembra che i vertici della WB non
fossero del tutto convinti della sua proposta, che si diceva
contenesse “problemi di arco caratteriale che rivaleggiavano
con quelli di Wonder Woman 1984“. Poco dopo, la
Jenkins è intervenuta sui social media per smentire la notizia.
“Non ho mai abbandonato“, ha scritto la regista su Twitter
all’epoca. “Ero aperta a considerare qualsiasi cosa mi venisse
chiesta. Ho capito che non c’era nulla che potessi fare per portare
avanti il progetto in quel momento. La DC è ovviamente sommersa dai
cambiamenti che deve fare, quindi capisco che queste decisioni
siano difficili in questo momento“. Tuttavia, la Jenkins è ora
tornata sull’argomento, ribadendo che il suo viaggio con Wonder
Woman è finito “per il momento, più facilmente per
sempre“.
“Non sono interessati a fare
nessuna Wonder Woman per il momento“, ha poi aggiunto,
parlando al podcast Talking Pictures. “Non è un compito facile, con
quello che sta succedendo alla DC. James
Gunn e Peter Safran devono seguire il loro cuore nei loro
progetti. Non so cosa abbiano in mente di fare o perché, quindi
capisco che si tratta di un lavoro importante e che devono seguire
il loro cuore e fare quello che hanno in mente“. Al momento
non ci sono piani per un’incarnazione di Wonder Woman nel primo
capitolo del DCU, ma è in fase di sviluppo una serie
intitolata Paradise Lost che si
concentrerà su “una storia tipo Game of Thrones su
Themyscira“.
Non ci sono notizie certe riguardo
ciò che sarebbe stato incluso in Wonder
Woman 3, ma secondo l’insider @CanWeGetSomeToast il film
sarebbe stato ambientato ai giorni nostri, successivamente agli
eventi di Justice League e al cameo di Diana in
The Flash. Secondo quanto riferito,
altri personaggi DC, incluso il Batman di Ben Affleck, sarebbero apparsi nel film.
Questi sono solo dettagli non ufficialmente confermati, ma
l’ambientazione contemporanea sembra decisamente probabile,
considerando che il primo film si svolge durante la Seconda guerra
mondiale e il suo sequel passa poi al 1984. Ciò avrebbe permesso di
raccontare Wonder Woman nel presente, comprendendo anche i rapporti
con i suoi colleghi supereroi.
Come
riportato lo scorso novembre, Black Mirror è
stato rinnovato per una settima stagione (qui
la recensione della sesta), mentre apprendiamo ora che tornerà
su Netflix nel 2025. La settima
stagione sarà composta da sei episodi e includerà anche un sequel
dell’episodio USS Callister, che aveva come
protagonisti Cristin Milioti e Jesse Plemons. “Robert Daly è morto, ma
per l’equipaggio della USS Callister i problemi sono appena
iniziati“, è stato annunciato giovedì per la serie antologica
di Charlie Brooker.
In quell’episodio Jesse Plemons interpreta Daly. Cristin
Milioti (Nanette Cole), Jimmi Simpson
(Walton), Michaela Coel (Shania) e Billy
Magnussen (Valdack) fanno invece parte del talentuoso
equipaggio della USS Callister. Questi attori non sono stati
annunciati (ufficialmente) per questo episodio sequel, anche se la
logline suggerisce un loro probabile ritorno. USS
Callister presentava anche un cameo vocale di
Aaron Paul (nel ruolo di Gamer691) e un cameo non
accreditato di Kirsten Dunst (moglie di Plemons),
che era solo un’impiegata a caso della Callister.
Non resta a questo punto che
attendere di scoprire su cosa si concentreranno gli altri 5 episodi
e quali attori li interpreteranno. A partire dalle ultime stagioni
la tendenza è infatti sempre stata quella di avere come
protagonisti diversi celebri nomi di Hollywood. La notizia di una
settima stagione di Black Mirror è emersa nel corso di un evento di
Netflix all’UK Next.
Black Mirror è
la serie antologica ambientata per lo più in distopie del prossimo
futuro, che ha attraversato molte iterazioni da quando è stata
inizialmente lanciata su Channel 4 nel Regno Unito nel 2011. Lo
spettacolo ha ricevuto un aumento di budget quando si è poi
trasferito su Netflix nel
2016. Ogni episodio riflette sul rapporto tra uomo e tecnologia e
su come questo legame possa facilmente portare a risultati
disturbanti e perversi. Il creatore della serie Charlie Brooker è produttore
esecutivo e funge da showrunner. Bisha K. Ali è
produttore esecutivo insieme a Jessica Rhoades e
Annabel Jones, di cui è produttore indipendente
Broke & Bones.
Mentre The
Bear (qui
la recensione della seconda stagione) è attualmente in
produzione per la terza stagione, alcune fonti hanno confermato a
Variety che FX sta già
preparando la quarta stagione, che sarà girata
subito dopo la terza. Per quest’ultima si punta ad una première
a giugno di quest’anno su Hulu, e nelle ultime
settimane sono trapelate diverse foto del cast intento a girare a
Chicago. Al momento non è chiaro se tale rinnovo può stare a
significare che la quarta stagione di The Bear
sarà anche l’ultima.
In ogni caso, la terza stagione di
The
Bear è pronta a cavalcare lo slancio della trionfale
stagione dei premi, che ha visto
Jeremy Allen
White,
Ayo
Edebiri e Ebon
Moss-Bachrach trionfare ai Primetime Emmy, dove il
creatore Christopher Storer ha vinto anche il
premio per la Migliore serie comedy, oltre che per la regia e la
scrittura. White e Edebiri hanno vinto anche i Golden Globes e i
SAG Awards, tra gli altri riconoscimenti ottenuti per la seconda
stagione. C’è dunque molta attesa per la nuova stagione e i fan
saranno certamente felici di sapere che c’è già altro all’orizzonte
per questi personaggi.
“L’ultima stagione ha seguito
Carmen ‘Carmy’ Berzatto, Sydney Adamu e Richard ‘Richie’ Jerimovich
mentre lavoravano per trasformare il loro lugubre locale di panini
in un posto di livello superiore“, si legge nella logline.
“Mentre riducono il ristorante all’osso, la squadra intraprende
un viaggio di trasformazione, ognuno costretto a confrontarsi con
il passato e a fare i conti con chi vuole essere in
futuro“.
Già prima del primo teaser trailer,
sapevamo che in Deadpool &
Wolverine ci sarebbero stati diversi camei (alcuni
sono stati confermati, altri sono ancora oggetto di indiscrezioni).
In particolare, si è parlato di diversi cameo della squadra
originale degli X-Men del franchise della 20th Century Fox. L’anno
scorso, delle false foto sul set hanno ad esempio ingannato il
popolo di Internet facendo credere che Ciclope (interpretato da
James Marsden) sarebbe apparso nel film con un
costume fedele a quello dei fumetti.
Ora però, proprio James Marsden – mentre promuoveva il suo
ultimo film, Knox Goes Away – ha rivelato durante
un’intervista con The Playlist che le riprese di
Sonic
3 si sono svolte proprio vicino al set di Deadpool &
Wolverine: “In realtà abbiamo appena finito“,
ha detto l’attore, parlando del film del terzo film dedicato al
celebre riccio blu. “Eravamo vicini al set di Deadpool a
Pinewood. Sì, questo è un po’… umm… un po’ un vaso di
Pandora“. Un affermazione che, pur non confermando nulla,
sembra lasciar intendere che facilmente Marsden abbia avuto modo di
far un salto sul set per effettuare un cameo.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Il prossimo film della Universal, il
blockbuster ad oggi noto come Jurassic
World4, sta iniziando a prendere
piede: dopo essersi assicurato i servizi del regista Gareth
Edwards (The Creator,
Godzilla,
Rogue
One: A Star Wars Story), il team sarebbe in trattative
iniziali con un’ex star della Marvel. Secondo The Insneider, a Scarlett Johansson sarebbe stato offerto il
ruolo di protagonista in questo sequel, le cui riprese dovrebbero
iniziare quest’estate.
Al momento non sono disponibili
ulteriori dettagli e le trattative sono presumibilmente ancora
nelle prime fasi, ma sembra che Scarlett Johansson abbia già incontrato
sia Edwards che il produttore Frank Marshall,
quindi tutto sembra procedere nella giusta direzione, anche se
dovremo aspettare per vedere se accetterà effettivamente la loro
offerta. Con il CinemaCon proprio dietro l’angolo, è probabile che
la Universal punti a fare un annuncio più formale del casting
durante quell’evento, soprattutto se le telecamere saranno in
funzione nei prossimi mesi.
Sebbene non siano ancora state
rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic
World 4, la scrittura della sceneggiatura da parte di
Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del
franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993
di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del
1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto
il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di
Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel
potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.
Anche l’assunzione di Gareth
Edwards fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe
accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla
del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è
certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film
presentano immagini CGI mozzafiato. The
Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX
straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla
metà di quello di un tipico film del MCU, il che
suggerisce che Jurassic
World 4potrebbe avere una delle
migliori CGI del franchise di sempre.
Le informazioni sulla trama possono
essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso
aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude
con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il
prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi
personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è
comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori
informazioni sulla trama di Jurassic
World 4, ma anche sugli attori principali che
comporranno il cast. Il film è previsto in sala per il 2
luglio 2025.
Presentato fuori concorso al
Torino Film Festival 2023, il film
Folle d’amore – Alda Merini porta sul piccolo
schermo la vicenda umana di una delle più apprezzate poetesse della
letteratura italiana, la cui vita è stata tanto avventurosa quanto
tormentata. Diretto da Roberto Faenza (I giorni
dell’abbandono, I Viceré,
Un giorno questo dolore ti sarà utile), il film è
liberamente ispirato al libro Perché ti ho perduto di
Vincenza Alfano, e propone dunque sì una biografia
di Alda Merini, concentrandosi però sui momenti salienti della sua
vita, per farla conoscere come donna e madre prima ancora che come
poetessa.
Il film è dunque un’occasione da non
perdere, per riscoprire non solo una delle principali figure
letterarie della storia italiana ma anche una donna capace di
superare ogni dolore grazie all’arte. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Folle d’amore – Alda Merini. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori, alle location e alla
storia vera di Alda Merini. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Foto di Maria Vernetti.
La trama e il cast di Folle d’amore – Alda Merini
Alda Merini, ormai
settantenne, ha avuto una vita estremamente travagliata. La
malattia fisica e mentale ha lasciato segni sul suo corpo ma non ha
alterato il suo profondo talento per la scrittura. La poetessa si
lascia così andare al ricordo della sua gioventù, nel secondo
dopoguerra, quando è un’adolescente con una sensibilità spiccata e
il dono di scrivere poesie che la madre, donna severa, non
comprende e che il padre non incoraggia abbastanza. La sua
ossessione per la poesie diventa ben presto un’ossessione, fino a
quando non trova l’occasione di farsi strada nel mondo letterario,
ottenendo anche le prime pubblicazioni. Da quel momento ha per lei
inizio una vita di passioni, dolori e arte.
Ad interpretare la poetessa
Alda Merini vi è l’attrice Laura Morante, mentre Alda da giovane e da
adolescente è interpretata rispettivamente da Rosa Diletta
Rossi e Sofia D’Elia. Federico
Cesari, noto per il ruolo di Martino nella serie Skam Italia, interpreta qui Arnoldo Mosca
Mondadori. Nel ruolo del marito di Alda, Ettore
Carniti, vi è invece Luca Cesa, mentre
completano il cast Mariano Rigillo nel ruolo di
Michele Pierri, Alessandro Fella
in quello dello scrittore Giorgio Manganelli e
Giorgio Marchesi in quello del dottor
Enzo Gabrici. Ludovico Succio,
invece, è il critico Giacinto Spagnoletti, che si
innamorerà delle poesie della Merini intraprendendo con lei un
rapporto lavorativo.
Le location dove è stato girato il film
Benché le vicende si svolgano a
Milano, il capoluogo lombardo è stato interamente
ricostruito a Torino, sia per ambientazioni
esterne che per gli interni. È il caso, per esempio, della
Chiesa dello Spirito Santo al posto della
Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio,
luogo del matrimonio della giovane Merini con Ettore Carniti nel
1954. Degna di nota è poi anche la ricostruzione
dell’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano,
dove la donna allora trentenne rimase dal 1961 al 1972, interamente
riprodotto presso la Certosa reale di
Collegno.Altre località scelte sono la Pasticceria
Abrate, gli edifici di corso Vercelli e
via del Fortino, la villa “Il
Gibellino”, il Caffè Elena e il
Collegio San Giuseppe.
Foto di Maria Vernetti.
La storia vera della poetessa Alda Merini
Nata nel 1931, dell’infanzia di
Alda Merini si conosce quello che lei stessa
scrisse in brevi note autobiografiche in occasione della seconda
edizione dell’Antologia dello Spagnoletti: “ragazza sensibile e
dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai
suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo
studio fu sempre una mia parte vitale“. Il rapporto
conflittuale lo ha in particolare con la madre, Emilia
Painelli, contraria alle aspirazioni letterarie della
figlia. Il sogno di Alda di proseguire gli studi viene però
infranto quando le viene negato l’accesso al liceo classico.
Tuttavia, attraverso una sua insegnante delle medie entrò in
contatto con Giacinto Spagnoletti, il quale
divenne la sua guida, valorizzandone il talento.
Da quel momento si susseguono le
pubblicazioni, ma anche le delusioni amorose. Giorgio
Manganelli, suo primo grande amore conosciuto presso il
circolo di Spagnoletti, la abbandona. Nel 1953 sposa però
Ettore Carniti, che la lascerà però vedova nel
1983. È questo per lei un periodo molto difficile, di silenzio e di
isolamento, dovuto all’internamento nell’Ospedale Psichiatrico
“Paolo Pini”, che va dal 1964 fino al 1972, accompagnato anche da
un declino dell’interesse del mondo letterario nei suoi confronti.
Si risposa nel 1984 con Michele Pierri e
lentamente riprende la sua attività di poetessa, che la porterà
negli anni a dar vita a numerose pubblicazioni e ad una sua nuova
giovinezza letteraria. Si spegne poi il 1º novembre 2009, all’età
di 78 anni, a causa di un tumore osseo.
Quando esce in streaming e su Rai 1
Folle d’amore – Alda Merini
Il film è presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 14 marzo alle ore
21:25 sul canale Rai 1. Di
conseguenza, sarà poi presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Molto spesso si tende a dare per
scontata la vita e le meraviglie che offre ogni giorno. Solo quando
si comprende di avere un tempo più limitato del previsto ci si
accorge di quel che ci si stava perdendo, ritrovando la spinta
giusta per dare valore alle cose davvero importanti, prima che
possa essere troppo tardi. Su questo principio si fonda il film
tedesco Io rimango qui, diretto nel 2020 da
André
Erkau. Tratto da un libro a sua volta ispirato ad una
vicenda reale, il film propone uno struggente racconto d’amore che
ha come nemici la malattia e l’inesorabile scorrere del tempo.
Ce ne sono numerosi di
film romantici con queste premesse o in ogni caso basati su
storie d’amore tanto appassionanti quanto strazianti: da Il sole a mezzanotte a Vicinoall’orizzonte, da La scelta – The Choice al celebre Colpa delle
stelle. Si tratta di
film capaci di far piangere anche più coriaceo degli
spettatori, in quanto fanno leva su una serie di sentimenti ed
emozioni universali a cui è difficile restare estranei. Io
rimango qui, però, è ancor più appassionante in quanto
propone appunto una storia vera, cosa che rende il tutto ancor più
struggente.
Per gli appassionati del genere si
tratta dunque di un titolo da non perdere, che sè è vero può
lasciare una nota di malinconia, allo stesso tempo ci ricorda di
quanto sia preziosa la vita e di quanto meriti di essere vissuta al
massimo delle proprie possibilità. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Io rimango qui. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Io rimango qui
La vita di Steffi
non potrebbe essere più perfetta: è giovane, nel pieno di una
bellissima storia d’amore e ha in programma un viaggio con
destinazione Parigi. Se non fosse che a pochi giorni dalla
partenza, dopo una serie di controlli medici, una diagnosi le
cambierà per sempre la vita: scopre infatti di non avere più molto
tempo a disposizione. Ma Steve, un ragazzo che
conosce a malapena, classico “bad boy”, si offre di accompagnarla
comunque a Parigi. Senza ulteriori indugi, all’insaputa di tutti e
con un’auto rubata, i due partono per un incredibile viaggio che
Steffi non scorderà mai.
L’attrice Sinje
Irslinger ricopre il ruolo della protagonista, Steffi,
mentre MaxHubacher, noto per i
film Treno di notte per Lisbona e Mario,
interpreta Steve. Completano poi il cast Heike
Makatsch e Til Schweiger nei ruoli di Eva
e Frank Pape, rispettivamente madre e padre di Steffi. Schweiger è
noto per il personaggio di Hugo Stiglitz in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Nuala
Bauch è la sorella Lola, mentre Jürgen
Vogel, noto per il film L’onda, interpreta il
padre di Steve. L’attrice Jasmin Gerat è
Tammy, mentre Benno Fürmann ricopre il ruolo di
Jupp, Dietmar Bär quello di Armin e
Jonas Holdenrieder quello di Fabian. Inka
Friedrich è invece la Dottoressa Sahms.
La storia vera dietro il film e il libro da cui è tratto
Il film Io rimango
qui, come anticipato, è ispirato ad una storia vera,
quella di Steffi Pape, giovane di 16 anni che poco
dopo essersi diplomata di avere un cancro all’ultimo stadio e solo
un altro anno di vita ancora a disposizione. Figura chiave nel
percorrere questo suo viaggio attraverso la malattia è stato suo
padre Frank Pape, il quale ha esortato la figlia a
tenere un diario personale delle sue vicende. Molto di quanto
scritto dalla giovane è poi confluito nel libro di memorie
pubblicato da Frank in seguito alla scomparsa di Steffi. Questo è
intitolato God, You’re Such a Prick!, il
cui titolo riprende una frase ironica che la stessa Steffi si era
fatta tatuare: “Dio, non si fanno queste cose!”.
Rispetto a questo romanzo e alla
storia vera di Steffi, però, il film si prende alcune libertà,
principalmente per motivi di narrazione cinematografica. Nella
realtà, ad esempio, Steffie non è andata a Parigi come invece
accade in Io rimango qui. La ragazza, invece,
aveva stretto un forte legame con il suo cavallo Luna ed ha
trascorso con lei le sue ultime settimane di vita. Un’altra
differenza riguarda la chemioterapia. Steffi nel film decide
infatti di partire quando scopre la diagnosi, senza iniziare la
terapia. Nella realtà, invece, la giovane aveva subito intrapreso
questo percorso.
Nel film, poi, Steffi scopre di
avere il cancro quando inizia il percorso per entrare nella polizia
ed effettua un controllo medico. Nella realtà, invece, la ragazza
era preoccupata per un raffreddore che non voleva saperne di andar
via, decidendosi così a fare un controllo. Un’altra differenza
riguarda poi l’età della protagonista. La vera Steffi non aveva 16
anni, bensì 15, e a differenza di quanto narrato nel film non ha
fatto in tempo a diplomarsi, portata via prima dalla
malattia. Io rimango qui, dunque, rielabora
la sua vicenda per farle assumere maggiormente i contorni di una
storia romantica, dove però il messaggio rimane
invariato: sognare, vivere, amare.
Il trailer di Io rimango qui e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Io
rimango qui grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 14
marzo alle ore 21:20 sul canale
Rai 2.
Gli eroi più potenti del
Marvel Cinematic Universe
si sono riuniti per la prima volta in TheAvengers del 2012 per
combattere Loki e i Chitauri. Tre anni
dopo, si sono scontrati con Ultron prima di
riunirsi di nuovo per combattere Thanos e il suo Ordine Nero
per salvare l’universo nella saga dell’infinito
In
Avengers: The Kang Dynasty e Avengers:
Secret Wars, ci aspettiamo che nuove squadre di questi
eroi si scontrino con Kang il Conquistatore e le sue numerose
varianti. Oltre a questo, però, ci sono innumerevoli cattivi dei
fumetti che non hanno ancora fatto il loro debutto sul grande
schermo.
Alcuni dei personaggi qui elencati
sono relativamente oscuri e sarebbe meglio se fossero impostati
come cattivi secondari; altri, invece, hanno il potenziale per
essere un grande cattivo simile ai sinistri nemici sopra
menzionati. Per scoprire quali sono i cattivi della
Marvel Comics che vorremmo vedere nel
franchise dei Vendicatori, cliccate sui pulsanti “Avanti” qui
sotto.
Conte Nefaria
Il Conte Nefaria è stato creato
dallo scrittore Stan Lee e dall’artista Don Heck
ed è apparso per la prima volta in Avengers #13 del 1965.
Il vero nome del ricco aristocratico italiano è Luchino
Nefaria e, sebbene inizialmente non possedesse capacità
sovrumane innate, utilizzò la sua vasta ricchezza, la sua
intelligenza e le sue risorse per diventare una formidabile
minaccia.
In seguito ha acquisito una serie di
poteri, tra cui forza sovrumana, velocità, resistenza, volo e
proiezione di energia. Possiede anche la capacità di assorbire e
manipolare l’energia ionica, il che lo rende un degno avversario
degli Eroi più potenti della Terra.
Il Conte Nefaria è stato coinvolto
in varie attività criminali, tra cui estorsioni, furti e dominio
del mondo, e diremmo che è un cattivo adatto a combattere i
Vendicatori del MCU. Oltre a governare
un’organizzazione criminale internazionale nota come Maggia, anche
sua figlia, Madame Masque, è una forza con cui fare i conti.
Korvac
Michael Korvac,
spesso conosciuto semplicemente come Korvac, è stato creato dallo
scrittore Jim Shooter e dall’artista George Pérez, debuttando sulle
pagine di Giant-Size Defenders #3 nel 1975. Tecnico
informatico di una realtà alternativa del 31° secolo, Korvac è
stato trasformato in un cyborg dalla razza aliena nota come
Badoon.
Dopo aver acquisito immensi poteri e
conoscenze, si è disilluso sulla sua umanità e ha cercato di
ascendere alla divinità viaggiando indietro nel tempo fino
all’Universo Marvel del XX secolo. Capace di
assorbire e manipolare l’energia cosmica, ha spinto i Vendicatori
al loro limite.
Una delle storie più importanti di
Korvac è stata la “Saga di Korvac”, che si è sviluppata su vari
titoli Marvel, tra cui
Avengers e Thor. Nel corso di
questa storia, la ricerca della divinità da parte di Korvac ha
portato a un enorme scontro con i più potenti eroi della Terra, e
questa è una storia che ci piacerebbe vedere riprodotta sullo
schermo.
U-Foes
Questi ragazzi non potrebbero mai
essere protagonisti di un film sui Vendicatori, ma gli U-Foes hanno
ancora il potenziale per essere una grande minaccia secondaria che
finalmente mette la squadra di eroi del MCU contro un gruppo di cattivi.
Per chi se lo stesse chiedendo, questo gruppo è stato creato dallo
scrittore Bill Mantlo e dall’artista Sal Buscema
per The Incredible Hulk #254 del 1980.
Gli U-Foes acquisirono i loro poteri
in seguito a un incidente simile a quello che trasformò
Bruce Banner in Hulk. In origine erano membri
dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti; tuttavia, di stanza in
una base missilistica nel deserto del New Mexico, tentarono di
sabotare un test gamma per scopi personali.
Il piano fallì e si trasformarono in
Vector, Vapor, Ironclad e X-Ray. Anche se non sono esattamente
bravi in quello che fanno, un film che si apre con gli U-Foes che
prendono a botte gli Eroi più potenti della Terra sarebbe un modo
divertente per stabilire la prossima iterazione di questa
squadra.
Grey Gargoyle
Un altro cattivo che forse è meglio
conservare come minaccia secondaria per la squadra, Grey Gargoyle
ha infatti molto potenziale sullo schermo. Dopo aver debuttato in
Journey into Mystery #107 dello scrittore Stan Lee e
dell’artista Jack Kirby, l’ex chimico Paul Pierre Duval si è
inavvertitamente concesso la capacità di trasformare in pietra
tutto ciò che tocca.
Nonostante i suoi sinistri poteri,
il Gargoyle Grigio è spesso ritratto come una figura tragica. Le
sue trasformazioni sono temporanee e cerca una soluzione permanente
alla sua condizione. D’altra parte, le sue attività criminali sono
guidate dal desiderio di ricchezza, potere e riconoscimento
piuttosto che dalla pura cattiveria, quindi non è così
simpatico.
Ci piacerebbe vedere un cattivo come
questo contrapposto a personaggi del calibro di Thor e Hulk,
soprattutto perché potrebbe ribaltare le sorti dei Vendicatori
mettendo fuori gioco alcuni dei loro più importanti esponenti. Ha
anche un legame con i Maestri del Male, di cui parleremo più
avanti.
Morgan Le Fay
Apparsa per la prima volta nel 1955
sulle pagine di Black Knight #1, Morgan Le
Fay è stata ideata dallo scrittore Stan Lee e dall’artista
Joe Maneely. Potente maga legata all’antica Britannia e alla
leggenda arturiana, la cattiva cerca il potere e il dominio sia sul
regno mistico che su quello terrestre.
Uno degli avversari magici più
importanti affrontati dai Vendicatori, ha avuto diverse storie di
origine nel corso degli anni, ma è tipicamente ritratta come un’ex
apprendista di Merlino le cui ambizioni e la cui brama di potere la
portano spesso su un sentiero oscuro.
Le Fay è nota per la sua padronanza
della magia nera, che le garantisce un’ampia gamma di abilità, tra
cui incantesimi, teletrasporto, telecinesi e manipolazione della
realtà. Nel MCU, ci piacerebbe vederla emergere
come una minaccia mistica per gli Eroi più potenti della Terra,
ancora più formidabile di
Scarlet Witch!
Graviton
Portato in vita per la prima volta
sulla pagina dallo scrittore Jim Shooter e dall’artista Sal Buscema
in The Avengers #158 del 1977, Franklin Hall era un fisico
canadese che ha acquisito i suoi poteri in seguito a un incidente
che ha coinvolto un dispositivo gravitazionale sperimentale da lui
creato.
Il corpo di Hall è stato infuso di
particelle gravitoniche, che gli hanno conferito la capacità di
manipolare la gravità a piacimento, ed è persino in grado di
manipolare il campo gravitazionale della Terra. È troppo simile a
Magneto? Dipenderà dall’esecuzione, ma senza
dubbio merita di meglio di quello che abbiamo visto in Agents of S.H.I.E.L.D.
Tipicamente raffigurato come un
antagonista megalomane e altamente intelligente che si crede
superiore all’umanità, è un altro cattivo attorno al quale non
costruiremmo necessariamente un film e lo faremmo invece unire a
una certa squadra di supercriminali che spinge i Vendicatori ai
loro limiti…
Masters of Evil
È difficile credere che non abbiamo
mai visto i Vendicatori del MCU scontrarsi con un’altra
squadra, ma forse i Marvel Studios stanno risparmiando per il
debutto sul grande schermo dei Maestri del Male, Masters of
Evil. Il gruppo si è riunito per la prima volta in
Avengers #6 nel 1964 e ha annoverato tra le sue fila alcuni dei più
grandi cattivi dell’Universo Marvel.
Forse l’iterazione più nota dei
Masters of Evil era guidata dal Barone Zemo.
Questa versione della squadra comprendeva cattivi come il Cavaliere
Nero, Melter, l’Uomo Radioattivo e Incantatrice, ma anche Ultron e
il Dottor Octopus hanno guidato le loro versioni.
Abbiamo visto gli Eroi più potenti
della Terra affrontare alieni e cyborg, quindi una battaglia con
alcuni supercattivi terrestri vecchio stile sarebbe benvenuta. I
Marvel Studios potrebbero anche
riportare in vita alcuni nemici familiari del passato come Namor,
l’Avvoltoio e Teschio Rosso.
The Beyonder
Ideato dallo scrittore Jim Shooter e
dall’artista Mike Zeck, Beyonder è apparso per la prima volta
in Secret Wars #1 nel 1984 e ci aspettiamo che faccia
sentire la sua presenza in Avengers: Secret Wars tra qualche anno.
Tuttavia, pensiamo che meriti qualcosa di più di una semplice
variante di Kang il Conquistatore.
Un essere enigmatico e virtualmente
onnipotente che esiste al di fuori dell’Universo Marvel convenzionale, è
caratterizzato dal suo vasto potere cosmico e dalla sua curiosità
sulla natura dell’esistenza. In sostanza, è l’incarnazione del
Regno dell’Oltre, una dimensione al di là del Multiverso
conosciuto.
Che trasporti i supereroi e i
supercriminali del MCU su un pianeta lontano chiamato
Battleworld per farli combattere tra loro o che serva semplicemente
come minaccia cosmica, ci sono molte direzioni in cui portare il
Beyonder. E, come già detto, speriamo che non sia solo un altro
Kang quando appare per la prima volta.
Kinds
of Kindness, la prossima collaborazione tra il regista
Yorgos Lanthimos e Emma Stone, debutterà nei cinema quest’estate.
Searchlight, lo studio indipendente che
distribuisce il film, ha aggiunto il titolo al calendario delle
uscite il 21 giugno.
Anche se la trama rimane nascosta,
Kinds of Kindness è un film antologico che
riunisce Stone con i suoi co-protagonisti di Povere
Creature! Willem Dafoe e Margaret
Qualley, così come con l’attore di La favorita Joe
Alwyn. Jesse Plemons, Hong Chau e
Hunter Schafer completeranno il cast.
Lanthimos ha scritto la
sceneggiatura insieme a Efthimis Filippou, con il
quale ha co-sceneggiato alcuni dei suoi lavori precedenti,
The Lobster, Killing of a Sacred
Deer e Dogtooth. Il film, originariamente
intitolato And, è stato girato a New Orleans alla
fine del 2022.
Kinds of Kindness è
la quinta collaborazione tra Stone e Lanthimos, che si sono appena
riuniti per Povere
Creature!, che è valso a Emma Stone
un secondo Oscar come migliore attrice. Quel film, anch’esso
distribuito da Searchlight, ha vinto quattro Academy Awards in
totale.
Stone e Lanthimos hanno lavorato
insieme anche nel 2018 per La Favorita e nel
cortometraggio Bleat. Sono già in trattative per
organizzare il loro sesto film, un remake della commedia fantasy
sudcoreana Save the Green Planet.
L’attrice francese Juliette Binoche è diventata la nuova
presidentessa della European Film Academy, in sostituzione della
regista polacca Agnieszka Holland. L’organismo ha affermato
che Binoche è stata proposta all’unanimità dai membri del consiglio
dell’EFA dopo che Holland aveva espresso il
desiderio di dimettersi nel 2024. Il ruolo del Presidente dell’EFA
è onorario e riveste un potere simbolico per l’ente con sede a
Berlino e rappresenta più di 4.600 professionisti del cinema in
tutta Europa.
Ingmar Bergman è
stato il primo presidente ed è stato originariamente scelto dai 40
membri fondatori dell’Accademia nel 1989. Binoche assumerà
formalmente il ruolo il 1 maggio 2024, dopo che la maggioranza dei
4.600 membri della European Film Academy avrà dato il proprio voto
di approvazione fino alla fine di aprile 2024.
Agnieszka Holland
ha palesato la sua decisione di dimettersi questa primavera,
esprimendo il desiderio di dedicare completamente il suo tempo alla
realizzazione di film. In una dichiarazione condivisa con tutti i
membri dell’Academy in 52 paesi europei, l’attuale presidente del
consiglio di amministrazione Mike Downey e il CEO dell’Academy
Matthijs Wouter Knol hanno dichiarato: “Vogliamo onorare il
desiderio di Agnieszka Holland e comprendere appieno che le
responsabilità oltre al cinema, per quanto stimolanti e importanti,
possono a volte ostacolare la creazione artistica. Una decisione
come questa è anche quella che ci fa capire quanto dobbiamo al
lavoro di Agnieszka Holland per la nostra istituzione”.
“A nome della European Film
Academy, vorremmo ringraziarla per il suo straordinario supporto,
forza e forte visione in tutte le funzioni che ha svolto
all’interno della struttura dell’Accademia. Senza questo, il lavoro
svolto negli ultimi anni non sarebbe stato lo stesso e sicuramente
non sarebbe stato altrettanto piacevole”.
Ecco disponibile il
trailer del film Fabbricante di lacrime, in uscita
il 4 aprile 2024 solo su Netflix,
dall’omonimo romanzo di Erin Doom, uno dei più
importanti casi letterari degli ultimi tempi. Fabbricante di
lacrime, edito da Magazzini Salani, è stato
infatti il libro più venduto in Italia nel 2022. Nel cast, accanto
ai protagonisti Caterina Ferioli (Nica) e
Simone Baldasseroni (Rigel), anche Nicky
Passarella (Billie) e Alessandro Bedetti
(Lionel).
Fabbricante di
lacrime è una produzione Colorado Film ed è prodotto da
Iginio Straffi e Alessandro Usai. Il film è scritto da Eleonora
Fiorini e Alessandro Genovesi, che ne è anche il regista.
Fabbricante di
lacrime, la trama
Tra le mura del Grave,
l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una
leggenda: quella del Fabbricante di Lacrime, un misterioso
artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce
che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica
è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo
sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno
avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la
famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica
non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche
Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo
che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è
intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è
dotato di una bellezza in grado di ammaliare.
Anche se Nica e Rigel sono
uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra
impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di
combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per
l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda.
Al Fabbricante non puoi
mentire e loro dovranno trovare il coraggio di accettare quella
forza che li attrae che si chiama amore.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di ritrovo
per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e pericolosa
che influenza e minaccia lo stile di vita unico del gruppo
originario.
The Bikeriders, interpretato da Austin Butler,
Jodie Comer, Tom Hardy e Norman Reedus, racconta la storia di un
club di motociclisti del Midwest, i Vandals, e le vite dei suoi
membri.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di
ritrovo per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e
pericolosa che influenza e minaccia lo stile di vita unico del
gruppo originario.
Lionsgate ha diffuso il primo
trailer di The
Crow, il nuovo adattamento del graphin novel di
James O’Barr, diretto da Rupert
Sanders e con protagonisti
Bill Skarsgård e FKA Twigs.
Le prime immagini del film avevano
generato parecchie polemiche, dal momento che il look del
protagonista è molto diverso rispetto a quello che nel 1994 era
stato adottato da Brandon Lee che insieme a
Alex Projas aveva portato sul grande schermo la
storia di Eric Draven. Le immagini del trailer mostrano chiaramente
che si tratta di una rilettura molto diversa del fumetto originale,
che forse potrebbe essere più adatta al pubblico di oggi.
Rupert Sanders,
regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost
in the Shell, firma la regia del film che, come detto,
sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un
remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere
stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio
durante le riprese.
Molti ritengono che quel film
diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di
adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film
uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in
Steelbook. The
Crow sarà interpretato anche da Danny Huston,
Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger
in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto
la sceneggiatura.
The
Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La
sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e
Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i
demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la
possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso,
Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro
assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a
posto le cose sbagliate“.
In un’intervista in podcast
Talking Pictures, la regista Patty Jenkins ha
dichiarato di essere tornata a lavorare al film
Rogue Squadron, appartenente all’universo di Star Wars ma fino ad oggi noto per essere stato
cancellato. Il progetto era stato annunciato come un film di che
avrebbe seguito una squadra di piloti di X-wing e sarebbe dovuto
uscire dopo Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Tuttavia, la data di
uscita prevista per il dicembre 2023 è passata e il titolo non è
stato incluso nemmeno nell’elenco dei prossimi film di Star Wars annunciato alla
Star Wars Celebration 2023. Tutti gli indizi indicavano dunque
che il progetto era stato cancellato, ma, secondo la regista, non è
così.
Jenkins ha rivelato che attualmente
“deve” una bozza del film a Star
Wars. Questo suggerisce non solo che
Rogue Squadron è ancora potenzialmente in arrivo in
futuro, ma anche che si stanno facendo progressi. Ecco quanto
dichiarato dalla Jenkins: “Quando ho lasciato Star Wars per
fare Wonder Woman 3, pensavo che magari sarei tornata
su Star Wars dopo quello. Abbiamo fatto un accordo di quel tipo,
l’abbiamo avviato, ma pensavo che avrei fatto Wonder Woman prima.
[…] Quello non si è più concretizzato, così la Lucasfilm e io ci
siamo detti: dobbiamo dare concretezza a quest’accordo. E l’abbiamo
fatto appena prima degli scioperi“.
“Ora devo produrre una stesura
del film e vedere cosa succede. Chi lo sa? Hanno altri registi che
stanno lavorando, al momento io sono tornata su Rogue Squaron e
vedremo cosa succederà. Dobbiamo sviluppare qualcosa che renda
molto contenti entrambi. Star Wars è bellissimo, sono bellissime le
emozioni che suscita, i temi che mette in gioco, specialmente nel
momento in cui siamo. Star Wars arrivava dalla Seconda Guerra
Mondiale, no? Nasce da una metafora, parli con metafore, mi spiego?
Ho sempre voluto fare un film sui piloti militari. È un mio
sogno“, ha concluso la regista.
Cosa è successo al Rogue Squadron di Patty Jenkins?
Nel gennaio del 2021 era stato
riportato da Patty Jenkins che il trattamento
della storia per
Rogue Squadron era quasi completo. Il film avrebbe
dovuto essere incentrato su una nuova generazione di piloti di
caccia stellari che si guadagnano le ali e rischiano la vita in
un’avventura da brivido ad alta velocità che spinge i confini e
sposta la saga nell’era futura della galassia. Uno spin-off,
dunque, la cui uscita in sala era fissata al dicembre 2023, ma nel
settembre 2022 la Disney ha rimosso il film dal
suo programma di uscita, lasciando in sospeso il suo destino.
Secondo un rapporto datato all’anno
precedente, la Jenkins e la Lucasfilm non sono
stati in grado di arrivare ad un accordo su una sceneggiatura per
il suo film in programma Rogue
Squadron, con la regista che Jenkins ha poi virato su
altri progetti che aveva pianificato, incluso l’attesissimo
Wonder Woman 3 a Warner Bros Discovery. Quando poi
anche quest’ultimo progetto è stato cancellato, la regista si è
ritrovata apparentemente senza progetti tra le mani. Ora, però,
dalle sue parole si evince che
Rogue Squadron non è mai stato realmente cancellato e
che potrebbe in futuro arrivare sul grande schermo.
Negli ultimi sei mesi, Nicolas Cage ha espresso
confusione e frustrazione per il suo cameo come Superman in
The
Flash. Questa settimana, in un’intervista rilasciata a
Deadline in occasione del SXSW,
l’attore ha invece espresso indifferenza al pensiero di tornare a
recitare per un cinecomic, dopo essere stato Ghost
Rider per ben due film. “Tornerei al genere dei
fumetti?“. si è chiesto Cage, prima di continuare con un
tiepido: “direi, mai direi mai“. Non si tratta però di
un’approvazione entusiasta di quest’idea, con Cage che si è detto
intenzionato a voltare pagina rispetto a quel mondo.
“Si è parlato molto di questo.
La mia collezione di fumetti diventa virale rapidamente, in modo
esponenziale, e mi sembra che in qualche modo abbia eclissato ciò
che leggo davvero“, ha dichiarato l’attore, “come “Il
cappotto” di Nikolai Golgol o Herman Hesse. È come se fossi ancora
bloccato a 12 anni, con il NyQuil e i biscotti al limone e
l’Incredibile Hulk n. 72“. “Dai, sono cresciuto. Non sono
più così. Il che non vuol dire che non lo apprezzi. Lo apprezzo. E
probabilmente sarò ancora disponibile a interpretare qualcosa, ma
per il momento non ci penso proprio“.
Nicolas Cage, da Pig ad
Arcadian: gli ultimi film dell’attore
Le scelte cinematografiche di Cage
negli ultimi anni – Pig, Renfield,Dream Scenario e Arcadian, che Cage era ad Austin per promuovere –
hanno rispecchiato questa mentalità. A gennaio l’attore ha
dichiarato a Deadline che intende essere più selettivo sui suoi
progetti in futuro. “Sarò più severo e rigoroso con i film che
faccio. Forse ne farò uno all’anno o uno ogni due anni, non lo
so“, ha detto. Ma in ogni caso non esclude un ritorno ai film
di fumetti e supereroi. Infatti, uno dei film che sarebbe
entusiasta di realizzare è il sequel di una delle sue uscite più
amate in questo genere.
“Sto dicendo che se arrivasse
qualcosa che ritengo abbia una certa popolarità, una certa
scintilla, che forse potrebbe essere divertente per la gente
rivisitare, come un Face/Off 2 o Ghost Rider, questo è un altro
discorso. Ma questo non significa andare a cercare un materiale
nuovo di zecca e provare qualcosa di diverso“. Non è dunque
escluso che l’attore possa un giorno tornare ad indossare i panni
di un qualche personaggio dei fumetti, ma al momento la cosa non
sembra essere nei suoi piani.
La Blumhouse torna al cinema alla fine
dell’inverno 2024 con un
nuovo horror dal titolo esplicativo,
Imaginary, diretto dal regista di Fantasy Island, Jeff Wadlow
che firma anche la sceneggiatura insieme a Greg Erb e Jason
Oremlan. Jason Blum, l’artefice della società
dalle uova d’oro di Hollywood, è reduce dall’incredibile successo
di
Five Nights at Freddy’se ora ci riprova a sbancare
il box office con un orsacchiotto dall’apparenza innocua ma dalla
sinistra presenza, con questo film.
Un tempo, i film horror
avevano schemi molto semplici. Un susseguirsi di spaventi, l’uno
dietro l’altro in un’escalation di salti dalla poltrona. Un film
era bello anche nella semplicità della sua premessa: stalker a
piede libero, fantasma in soffitta, non andare in cantina etc.
Oggi, dopo il successo di film
horror come
Insidious o
Conjuring, quello stesso schema semplice non basta
più. No, ora sono concentrati a costruire dei meccanismi molto più
complessi, dinamiche impegnate e piene di convoluzioni. Invece di
immediati spaventi a raffica, ci sono ostacoli da superare per
costruire un mondo che di semplice ha ben poco.
Imaginary ruota
attorno a una bambina, Alice (Pyper Braun), che
nel seminterrato della sua nuova casa scopre un vecchio orsetto di
nome TEDDY, che diventa il suo amico immaginario. Ma, naturalmente,
TEDDY non è solo il suo morbido ripieno: è una presenza sinistra
con una vita propria. In tempi passati (cioè prima che i film di
“Conjuring” diffondessero l’eccesso di complicazioni
dell’horror), Imaginary sarebbe stato uno
spettacolo su un giocattolo che porta scompiglio facendo cose
malvagie. Sarebbe stato il “Ted”
di Seth MacFarlane in chiave horror.
Ora, però, quella storia di base non
è sufficiente. Deve essere stratificata con orpelli che contaminano
l’horror con i generi più disparati. Alice ha un amico immaginario,
ma anche la sua matrigna, Jessica (DeWanda Wise),
che ha vissuto nella stessa casa fino a cinque anni. La famiglia,
che comprende anche la sorella di Alice, la monella Taylor
(Taegen Burns), e il padre delle due ragazze, Max
(Tom
Payne), un musicista rock hipster, sono tornati a
vivere qui e la prima cosa che notano sono i disegni con cui
Jessica ha ricoperto le pareti da bambina. La ragazza è diventata
un’artista, un’autrice-illustratrice di libri bestseller per
bambini, ma quei disegni, oltre ad alcuni criptici messaggi
scarabocchiati, contengono indizi sul grande mistero. Così come un
personaggio dei libri di Jessica, Simon il ragno (il nemico di
Molly, Millipede), che prende vita come un incubo oversize.
La perdita del dono della sintesi
nell’horror contemporaneo
La nuova narrazione dunque non solo
perde la compente più efficace della narrazione, ovvero la
semplicità, ma anche il dono della sintesi. La storia del cinema
dell’orrore è stracolma di esempi eccellenti di narrazione che fa
della sintesi il maggior “effetto speciale”. Basti pensare agli
schemi dietro a horror di successo come Nightmare e Halloween e il suo protagonista Michael Mayers presto tornerà a spaventarci
tutto
sul piccolo schermo.
In questo contesto produttivo che
mira a costruire film eccessivamente complessi si inserisce
Imaginary, un film godibile che non si accontenta
di spaventare ma ambisce a radicare la sua complessa macchinazione
in dinamiche sociali e traumi familiari. Se nell’evoluzione
generale della narrazione questo elemento conferisce al film un
espediente solido, al tempo stesso lo espone al punto più debole
della pellicola: i dialoghi. L’eccessiva radicazione
nell’introspezione dei personaggi conduce il film su binari a
tratti troppo enfatizzati che mostrano gli evidenti limiti della
scrittura.
Piuttosto che far parlare troppo
spesso i personaggi, i narratori avrebbero dovuto radicare
maggiormente la storia di Imaginary in un
sentimento fondato sulla psicologia che lega i bambini agli
amici immaginari che si inventano, tralasciando alcune scene
tipiche da ghoststory che poco rendono in termini di paura in un
contesto del genere.
Se da un lato la debolezza del film
è la dinamica familiare poco approfondita, l’aspetto più
marcatamente fantasy e soprannaturale del film è l’elemento che
conferisce alla pellicola un buon finale, che serve a unire i punti
e a regalarci un quadro non troppo esaustivo di tutta la storia
alla base di Imaginary. Il mondo immaginato nel
finale del film fa ovviamente eco ad altri mondi visti sia al
cinema che in film della BLUMHOUSE, su tutti l’oltretomba di
Insidious. Tuttavia grazie ad elementi molto
evocativi e ad un suggestivo utilizzo del colore, il mondo
immaginario del film legato ad elementi tipici dell’infanzia di
ogni bambini ci regalano momenti di puro godimento orrorifico.
Tuttavia, si sa di essere nelle mani
di un professionista del cinema horror quando compare Betty
Buckley, con occhiali oversize e capelli raccolti da donna
di mezza età della periferia medio-americana, e con un sorrisetto
invadente, nei panni di Gloria, l’impicciona vicina di casa che
faceva da babysitter a Jessica quando era piccola. È grazie a
questo personaggio che Jessica riesce a tornare indietro alla sua
infanzia e a portarci in questo mondo degli amici immaginari che è
probabilmente la parte migliore del film.
Dune – Parte
Due (qui
la nostra recensione) è al cinema dal 28
febbraio è sta continuando ad ottenere ottimi riscontri di
critica e
di incassi. Il film, come noto, è una fedele trasposizione
delle ultime due parti del romanzo di Frank
Herbert, anche se apporta alcune significative modifiche.
La più importante tra queste è probabilmente quella legata al
personaggio di Alia Atredies (Anya
Taylor-Joy), la sorella minore di Paul Atredies
(Timothée
Chalamet). Mentre Alia nasce durante il salto
temporale di diversi anni presente nel libro e gioca un ruolo
importante nell’atto finale come una giovane bambina, in
Dune –
Parte Due non è invece ancora nata e gli unici momenti
a lei dedicati sono le conversazioni dal grembo con la madre
Jessica Atredies (Rebecca
Ferguson), oltre a un flash forward su di lei da
adulta.
In una recente intervista con
Inverse, il co-sceneggiatore di
Dune –
Parte Due, il co-sceneggiatore Jon
Spaihts ha parlato di questa decisione, sostenendo che è
stata presa per una serie di motivi. “Eravamo un po’ diffidenti
nei confronti di quella bambina parlante, come fosse una
distrazione nel mezzo del film“, ha detto Spaihts. “È una
cosa difficile da realizzare su pellicola. Permettere un lasso di
tempo così lungo avrebbe inevitabilmente raffreddato le passioni
della Prima Parte. Se la morte di Duke Leto fosse avvenuta anni e
anni fa, si sarebbe attenuato il trauma persistente che tutti i
personaggi stavano provando. Volevamo che il calore della loro
passione fosse fresco e che le loro ferite fossero
fresche“.
“Jessica parla dunque con una
specie di fantasma dentro di lei e cammina nel mondo dei Fremen in
un apparente stato di follia, parlando con qualcuno che non c’era.
E ci è piaciuto molto il dramma di questa situazione. Il regista
Denis Villeneuve era impegnato nella sfida visiva di rappresentare
questo piccolo adulto prematuro nell’utero, avvolto in una luce
rosa perlacea e fluttuante in un fluido“. Questo nuovo film si
svolge infatti solo pochi mesi dopo gli eventi del precedente
lungometraggio, ma è estremamente probabile che Alia Atreides possa
affermarsi come un personaggio centrale e presente in scena in
Dune – Parte Tre.
“Questo film successivo
esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a
Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta
contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si
legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra
l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta
di prevenire un futuro terribile che solo lui può
prevedere.”
Dune: Parte
Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che
ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo
romanzo di fantascienza Dune
del 1965 di Frank Herbert. Il secondo capitolo continuerà la storia
di Dune: Parte
Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è
stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre
402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165
milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze
per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su
larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.