Un attore precedentemente scelto per
il riavvio di Blade dei
Marvel Studios ha confermato di non essere più
coinvolto nel prossimo progetto della Fase 6 del MCU. Dopo anni di voci su un
riavvio di Blade,Kevin Feige dei
Marvel Studios ha finalmente
confermato lo sviluppo del progetto nel 2019 e ha rivelato che
l’acclamato attore Mahershala Ali interpreterà il
personaggio principale, nonostante la sua interpretazione di
Cottonmouth in Luke Cage della Marvel Television. Da allora,
tuttavia, la tumultuosa produzione di Blade è
stata afflitta da ritardi, scioperi, abbandoni e riscritture, il
che significa che il progetto ora non dovrebbe essere distribuito
prima del 7 novembre 2025, due anni dopo la data di uscita
originale del 2023.
Anche se la produzione di
Blade sembra finalmente fare progressi, l’attore
Aaron Pierre ha parlato con Variety durante la
55esima edizione dei NAACP Image Awards e ha confermato di non
essere più coinvolto nel progetto. Pierre, che è salito alla
ribalta con ruoli nella serie Syfy della DC Krypton, The
Underground Railroad e Old di M.
Night Shyamalan, era stato scelto per un ruolo non
rivelato in Blade nel febbraio 2022. Ma ha
osservato che, “con l’evolversi del progetto, [lui è] non ne fa
più parte”, suggerendo che il personaggio di Pierre è stato
omesso durante una delle varie riscritture. “All’inizio c’erano
conversazioni. Man mano che il progetto si è evoluto, non ne faccio
più parte.” ha dichiarato.
Blade, tutto quello che
sappiamo sul film
Del nuovo Bladee
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film
Blade, Blade II e Blade: Trinity, dove ad
interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes.
La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo
tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello
estetico che di carisma.
Il Bladedi
Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui
compare anche l’attore Kit Harington e
la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in
Blade. Con il periodo di riprese annunciato, è solo
questione di tempo prima che inizio ad arrivare ulteriori notizie
sul film, sia per quanto riguarda il cast sia per quanto riguarda
il look del protagonista e dell’opera in sé. Dovrebbe arrivare in
sala il 7 novembre 2025.
Michael Keaton non ha altro che elogi per la
sua co-protagonista in Beetlejuice
2,
Jenna Ortega. Il sequel dell’iconica commedia
soprannaturale del 1988 Beetlejuice del regista
Tim Burton, Keaton riprendere il ruolo del suo
“bioesorcista” accanto alle sue co-protagoniste originali
Winona Rydere Catherine
O’Hara. Ortega, che in precedenza ha lavorato con Burton
in Mercoledì di
Netflix, apparirà nel ruolo di Astrid Deetz, la
figlia di Lydia Deetz di Ryder. Altre nuove aggiunte al cast
includono anche
Monica Bellucci e Willem
Dafoe.
Parlando con Entertainment Tonight, Keaton ha
inondato di elogi la sua giovane co-protagonista, citando la sua
capacità di identificare e lavorare con il tono unico del film.
Descrivendola come una persona “davvero speciale”, i commenti
dell’attore fanno eco alle lodi di Burton per la stella nascente
che aveva precedentemente descritto come “un talento molto
speciale”. “Oh cavolo, è brava, ce l’ha fatta, sai? Ha il tono
giusto. Si è presentata e ha capito immediatamente quale fosse il
tono e si è infilata come fa ogni giorno. Lei è davvero
speciale.”
Beetlejuice, uscito nel 1988, era interpretato
da
Michael Keaton,
Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones,
Alec Baldwin e Geena Davis. Quel film è incentrato su una
coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e
dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti
della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto
un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre
73 milioni di dollari, rendendo Burton particolarmente celebre ad
Hollywood. Non si hanno invece ad ora dettagli sulla trama di
Beetlejuice 2, ma sappiamo che il film uscira nelle sale
il 6 settembre 2024.
Il regista
Todd Haynes presenta il suo film “May
December” con un video-collegamento in
streaming. Per assistere alla diretta
l’appuntamento è al cinema America (via Colombo 11
– Genova, tel. 010 4559703) giovedì 21 marzoore 21.15, il primo giorno di programmazione.
Candidato agli Oscar per la Migliore sceneggiatura
originale, è interpretato da
Natalie Portman,
Julianne Moore, Charles Melton e Cory Michael
Smith. Ripercorre la storia di uno
scandalo, in cui due donne si fronteggiano come in
un gioco di specchi. Elizabeth (Portman) è un’attrice di successo
che si trasferisce temporaneamente a casa di Gracie Atherton-Yoo
(Moore), la donna che dovrà interpretare in un biopic. Anni prima
Gracie si era trovata al centro di uno scandalo di cui avevano
parlato tutti i mass media:moglie e madre
esemplare in una cittadina del sud degli Stati Uniti,
a 36 anni aveva iniziato una relazione extraconiugale
conJoe Yoo (Melton), un
tredicenne di origine coreana. La relazione era uscita
allo scoperto e Gracie aveva lasciato marito e figlio per vivere
alla luce del sole la sua storia con Joe, sfidando la
disapprovazione dell’ex marito e del figlio, nonché della comunità
di Savannah. Joe e Gracie si erano sposati, avevano avuto
tre figli e avevano continuato a vivere nella loro
cittadina proclamando il loro vero amore. L’arrivo di Elizabeth
però farà da cartina di tornasole di tutti i problemi rimossi da
Grace, che sfoggia un sorriso costante e un’inesauribile capacità
di apparire indenne da quello scandalo.
Haynes scava a
fondo nella psicologia complessa di Gracie, che
gradualmente manifesta una sempre più inquietante
incapacità di cogliere l’anomalia della sua
situazione, e di rendersi conto che il suo sentimento per
Joeha sfiorato il terreno pericoloso della
manipolazione. Moore dissemina il film di tanti
piccoli indizi della distorsione percettiva di
Gracie, da una “zeppola” infantile che va e viene a una gestualità
nervosa che rivela una compulsione al controllo (soprattutto di
sé), offrendo al pubblico una prova d’attrice e
l’attenzione a non schierarsi dalla parte del comune sentire
attratto dalla tentazione di etichettare per semplificare.
Il Marvel Cinematic Universe
potrebbe presto vedere il ritorno di Wong, nonostante non si sappia
ancora su un possibile Doctor Strange 3. Wong è il
nuovo Stregone Supremo del MCU, interpretato da
Benedict Wong, che abbiamo visto l’ultima volta in
She Hulk, ma anche in verisone animata negli
universi alternativi di What If… ?
Parlando con ComicBook.com, Benedict
Wong ha anticipato che il ritorno di Wong nel MCU avverrà nel prossimo futuro.
Controlla la citazione completa qui sotto: “Non posso davvero
dirlo. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta. Qualcosa si
profila. Qualcosa si profila.”
Potrebbe essere interessante cercare
di capire dove si andrà a finire con questo personaggio che, fino a
questo momento, è stato trai minori del MCU ma che potrebbe avere
potenzialità importanti, dato il rapporto di subordinazione che lo
lega a Doctor Strange e che, in teoria, dovrebbe ancora avere il
suo terzo film per chiudere la sua prima trilogia.
Duncan Idaho di
Jason Momoa potrebbe tornare per Dune:
Parte Tre. Idaho è apparso per la prima volta in
Dune del
2021, diretto da Denis Villeneuve, che è tornato a
dirigere la seconda parte. Duncan era un guerriero che servì il
Duca Leto della Casa Atreides e divenne un caro amico e alleato
dell’erede della Casa, Paul. Dopo che l’Imperatore si rivoltò
contro Leto e la sua famiglia, Duncan combatté fino alla morte per
proteggere Paul e sua madre.
Anche se Duncan è morto durante il
tragico finale di Dune, Momoa potrebbe presto tornare nel
franchise. Durante un’intervista con Men’s Health,
Jason Momoa ha lasciato intendere che avrà un
ruolo da svolgere nel futuro di Dune. Tuttavia, ha
rifiutato di condividere troppo perché temeva di finire nei guai
con i produttori.
“Sarebbe un buon futuro adesso
se Duncan Idaho potesse avere una specie di… Sai cosa avevamo? Oh
cavolo, in realtà non posso dirlo. Mi metterò nei guai. Fanculo.
Beh, c’era qualcosa di davvero interessante nel film che non era
presente nel primo, ed è stato piuttosto epico… proverò a
riprenderlo. Proverò a recuperarlo nel terzo.”
La morte di Duncan Idaho è stata
resa esplicita in Dune. Il
personaggio si sacrifica per permettere a Paul e a sua madre di
scappare dalle potenti forze dei Sardaukar.Anche se ne uccide
molti, alla fine viene sopraffatto. Ogni speranza di salvare Duncan
viene cancellata, poiché Paul fugge per unirsi ai Fremen. Il ruolo
del personaggio come di ultimo difensore della Casa Atreides sembra
quindi esaurito.
Nei libri di Frank Herbert,
tuttavia, il ruolo di Duncan Idaho non termina nell’originale Dune.
Sebbene non si sia unito al cast di Dune – Parte
Due, Duncan dovrebbe tornare in Dune
Messiah, che costituirà la maggior parte della trama di
Dune: Parte Tre. Duncan viene riportato in vita
come ghola, un clone di un individuo deceduto. Il ghola possiede
tutti i ricordi delle loro vite precedenti, ma quei ricordi sono
difficili da recuperare e possono richiedere tempo e un metodo
specializzato per svilupparsi.
È stato distribuito oggi il trailer
di Gloria! film d’esordio
di Margherita Vicario, presentato in concorso
ufficiale al 74. Festival Internazionale del
Cinema di Berlino e al cinema dall’11 aprile con 01
Distribution.
L’anteprima italiana sarà invece
ospitata dal Bifest di Bari. Nel cast Galatea Bellugi, Carlotta
Gamba, Veronica Lucchesi (La Rappresentante di Lista), Maria
Vittoria Dallasta, Sara Mafodda, Paolo Rossi, Elio (Elio e le
storie tese), Natalino Balasso, Anita Kravos, Vincenzo Crea, Jasmin
Mattei. Firmano la sceneggiatura Anita Rivaroli e Margherita
Vicario mentre le musiche del film sono composte dalla stessa
Vicario con il produttore musicale Dade.
Gloria!, la trama
Ambientato in un istituto femminile
nella Venezia di fine ‘700, Gloria! racconta la storia di Teresa,
una giovane dal talento visionario, che, insieme a un gruppetto di
straordinarie musiciste, scavalca i secoli e sfida i polverosi
catafalchi dell’Ancien Régime inventando una musica ribelle,
leggera e moderna. Pop!
Gloria! è una produzione tempesta
con Rai Cinema, in coproduzione con tellfilm (Svizzera), con il
contributo di MIC – Ministero della Cultura, Direzione Generale
Cinema e Audiovisivo, con il supporto di Ufficio Federale della
Cultura Svizzero (UFC), con il contributo della Regione Friuli
Venezia Giulia – FVG Film Commission e della Ticino Film
Commission. Al Cinema dall’11 aprile con 01 Distribution. Prodotto
da Valeria Jamonte, Manuela Melissano e Carlo Cresto-Dina,
coprodotto da Katrin Renz. Sul set del film, tempesta, ha adottato
EcoMuvi, il disciplinare internazionale di sviluppo sostenibile per
la certificazione delle produzioni audiovisive.
La nuova commedia romantica di
Netflix,
Irish Wish – Solo un desiderio, diretta da
Janeen Damian, riporta sullo
schermo l’attrice Lindsay Lohan, stavolta alle
prese con un’avventura che si tinge anche di elementi fantasy.
Romanticismo e magia si fondono infatti in questo film incentrato
sul riconoscere ciò di cui si ha bisogno e di come non sempre
questo coincida con ciò che si vorrebbe. Per Netflix e Lohan si tratta della seconda
collaborazione dopo l’accordo stretto nel 2022, che ha così
permesso all’attrice di tornare a recitare da protagonista dopo
anni di assenza. Per lei, inoltre, questo accordo ha rappresentato
la possibilità di lavorare su di un genere molto apprezzato.
“Il motivo per cui sono entrata
in sintonia con Netflix, con Christina Rogers e con le persone
coinvolte in Falling
for Christmas e con l’operazione cinematografica, – ha
dichiarato l’attrice in un’intervista – è che mi
sembrava che i film comici-romantici si fossero un po’ dispersi e
mi mancavano molto. Questo era il mio forte quando ho iniziato a
recitare e quando stavo diventando adolescente e mi stavo facendo
strada. Voglio davvero riportarli in auge nel miglior modo
possibile. Anche la scoperta di sé da parte delle donne nei film
credo sia una cosa fantastica, in un modo allegro, divertente e
spensierato. Mi manca molto e loro erano d’accordo con me, ed è su
questo che si concentra la nostra attenzione”.
Dopo Falling
for Christmas arriva dunque questo
Irish Wish – Solo un desiderio, subito divenuto uno
dei film più visti del momento sulla piattaforma. Coniugando i
canoni del genere ad alcuni elementi fantasy e alla riscoperta e
rivalutazione di sé della protagonista, si anima infatti un film
che non mancherà di conquistare gli appassionati di questo genere.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a
Irish Wish – Solo un desiderio. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
La trama e il cast di Irish Wish –
Solo un desiderio
Maddie è una
giovane redattrice e aspirante scrittrice, che lavora per
Paul, il quale però spesso si prende il merito del
suo lavoro. Nonostante ciò, Maddie lo considera l’uomo della sua
vita. Quando però Paul si fidanza con la sua migliore amica
Emma, Maddie, pochi giorni prima delle nozze, si
troverà ad esprimere il desiderio di trovare il vero amore. Con sue
grande sorpresa, si risveglia in una realtà parallela dove proprio
Paul è il suo promesso sposo. Proprio quando il suo sogno sembra
dunque realizzarsi, Maddie capisce però che spesso ciò che si
desidera non è ciò di cui si ha bisogno e che la sua anima gemella
è invece una persona completamente diversa. Ma per accettarlo,
dovrà affrontare un viaggio ricco di ostacoli e lezioni da
imparare.
Ad interpretare Maddie vi è
l’attrice Lindsay Lohan, celebre per aver recitato
in film come Genitori in trappola, Quel pazzo venerdì e
Mean Girls. Lohan ha dichiarato che il viaggio di Maddie
verso l’indipendenza e l’amore per sé stessa ha risuonato
profondamente con lei. Per il film, Lohan si è inoltre cimentata
personalmente in alcuni stunt. Per l’attrice, per metà irlandese da
parte di padre, Irish
Wish – Solo un desiderio è il primo film girato in
Irlanda. Accanto a lei, nel ruolo di Paul recita l’attore
Alexander Vlahos, mentre Elizabeth
Tan è l’amica Emma e Ayesha Curry è
Heather. L’attore Ed Speelers, infine, noto per
essere stato il protagonista di Eragon,
è James.
Le location del film: ecco dove è stato girato
Le riprese di
Irish Wish – Solo un desiderio hanno avuto luogo a
Dublino e Wicklow, ma anche
nella piazza della città di Westport e al
Clarence Hotel. Killruddery House
è invece stata la location cinematografica della “Casa Kennedy” nel
film, il luogo in cui sono state girate molte scene di giardino,
tra cui lo stagno di ninfee e il frutteto di mele, e l’aranciera è
stata la location delle scene del matrimonio. I luoghi più belli
sono però quelli di Lough Tay, un piccolo ma
panoramico lago situato in una proprietà privata sulle montagne di
Wicklow, e delle scogliere diMoher, impressionanti e suggestive scogliere a
picco sul mare situate vicino al villaggio di
Doolin, utilizzate anche per il film Harry Potter e il principe
mezzosangue.
Nel finale diIrish
Wish – Solo un desiderio Maddie impara che ciò che
vuole e ciò di cui ha bisogno sono due cose diverse. Anche se vuole
Paul, lui non è mai stato la persona giusta per
lei. I due sono infatti del tutto incompatibili ed vogliono
entrambi cose diverse. Per questo motivo, capisce di non poter
stare con Paul e questa decisione viene costruita in modo
subliminale per tutta la durata del film, dalle loro discussioni
sulla pubblicazione dei libri fino al loro matrimonio. Maddie e
Paul non sono mai stati destinati a stare insieme e il loro
matrimonio è la dimostrazione ultima di quanto sarebbe stato
sbagliato il loro rapporto se si fossero messi insieme in modo
naturale invece che con la magia.
Allo stesso tempo, Maddie comprende
come quel suo desiderio sia stato fonte di puro egoismo,
ritenendosi lei la persona giusta per Paul invece di
Emma. Inoltre, si accorge di non essersi fatta
scrupoli nell’impedire la felicità di quest’ultima, sottraendole la
persona giusta per lei. Maddie, infine, si rende conto di aver
ferito una delle sue amiche più care, intervenendo sul suo destino.
È così desiderosa di sistemare le cose che crea allora il suo
stesso vento magico con le mani. Un atto di disperazione per cui
Santa Brigida esaudisce il suo nuovo desiderio,
annullando tutto ciò che è accaduto dal momento del primo desiderio
in poi. A quel punto, parte alla ricerca di James,
sapendo che è ciò che vuole e di cui ha bisogno
Il finale di
Irish Wish – Solo un desiderio offre quindi un chiaro
messaggio: ciò di cui le persone hanno bisogno e ciò che le persone
vogliono spesso sono in contraddizione tra loro. Maddie desiderava
Paul da tempo, ma aveva bisogno di ritrovare la fiducia in se
stessa. Aveva bisogno di abbracciare il suo valore professionale
come scrittrice e redattrice. Aveva bisogno di una relazione con
qualcuno che la vedesse per quello che è veramente, invece di
vederla come un oggetto. Paul, invece, impara che non può
approfittarsi degli altri e che deve smettere di prendersi il
merito del lavoro altrui. In definitiva, Santa Brigida e il vento
d’Irlanda sono semplicemente il veicolo con cui Maddie e gli altri
personaggi apprendono questi importanti messaggi sulla vita,
sull’amore e sul valore di sé.
Il trailer di Irish Wish – Solo un
desiderio e come vedere il film in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di
Irish Wish – Solo un desiderio unicamente grazie alla
sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 3° posto della Top 10 dei
film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità
video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti
nel catalogo.
Sopravvissuti è il debutto alla
regia di Guillaume
Renusson. Il film ha più di un collegamento diretto
con l’Italia perché arriva nelle sale il 21 marzo come vincitore
del RIFF (Rome Indipendent Film Festival 2023) il festival
cinematografico indie nostrano che celebra nuovi artisti. Ma per i
Sopravvissuti con Denis
Menochet c’è anche un collegamento di trama e
narrativa con l’Italia poiché il film si colloca tra le Alpi
italiane e francesi con anche la collaborazione di Luca
Terracciano. Categorizzato nel genere thriller, il film di Renusson
racconta uno spaccato di cronaca moderna, un racconto di un
viaggio, non solo metaforico, crudo e reale. In 93 minuti la
pellicola, porta a compimento quel viaggio fatto di lunghi
silenzi.
Sopravvissuti, la trama
Distribuito da No.Mad Entertainment,
il regista Guillaume Renusson descrive la condizione dei
sopravvissuti in un modo crudo e violento. Si scontra con i moti
reazionali, con l’odio nei confronti di chi è diverso da noi che si
tramuta in collera e vendetta. E poi c’è un altro tipo di
condizione quella di Samuel (Denis Menochet,
As Bestas) che vive relegato nel lutto e nel senso di
colpa per la morte della moglie. Il suo viaggio con Chehreh
(Zar Amir Ebrahimi) lo aiuterà ad andare avanti ed
espiare in un certo senso il peso sul cuore per questa perdita.
Quella di Samuel e Chehreh è una storia di aiuto reciproco:
entrambi sono sopravvissuti ma a due dolori diversi.
Il coinvolgimento emotivo che lega
entrambi i protagonisti finisce per fare da collante alla storia
stessa: Samuel decide di aiutarla, di salvarla da chi non la vuole
e la rifiuta, una banda di cattivi cacciatori di immigrati
clandestini che insegue i due per tutto i film cercando in tutti i
modi di porre fine al loro viaggio, alla loro salvezza. Infatti, in
Sopravvissuti avviene il canonico viaggio dell’Eroe, o forse meglio
dell’Eroina, dove una serie di pericoli mettono bastoni tra le
ruote a Chehreh ma alla fine grazie a Samuel riuscirà a trovare la
strada verso la libertà.
Messaggio politico
Nella trama di
Sopravvissuti siamo tutti protagonisti. Magari
abbiamo subito un lutto che ci ha segnato come Samuel e la figlia,
oppure siamo in fuga da qualcosa (che sia anche da noi stessi) come
Chehreh. Il messaggio politico che si cela dietro il film di
Renusson è chiaro fin da subito, eppure questo film è stato girato
dopo il COVID-19, nel gennaio 2021, quando ancora le guerre erano
lontane dalla cronaca. Renusson però porta sul grande schermo il
conflitto e un sentimento di repressione, da parte dei tre villain,
più attuale che mai. Dall’altro però scopriamo un sentimento più
puro: aiutare il prossimo senza riserve.
Samuel vede in Chehreh un po’ di sua
moglie, che non è riuscito a salvare. Alla fine, infatti, sarà
proprio la moglie a salvare entrambi, come un aiutante nascosto. I
documenti trovati da Samuel nella loro baita in montagna saranno
fondamentali a Chehreh per attraversare i confini. Scopriamo così
anche perché Samuel ha cercato in tutti i modi di aiutarla: c’è una
somiglianza lampante tra Chehreh e la moglie che l’uomo portando a
compimento la sua missione conclude così il viaggio. Entrambi come
sopravvissuti e come esseri umani.
Dopo il suo “debutto” come
Spider-Woman in Madame Web, è stato chiesto a
Sydney Sweeney se vorrebbe o meno
apparire nell’universo cinematografico Marvel. Sweeney aveva già
commentato il flop del film con una risposta sezza: “Sono stata
appena ingaggiata come attrice, quindi ero coinvolta nell’avventura
a prescindere da qualsiasi cosa sarebbe successa“, ma è chiaro
che i fan vorrebbero vederla, questa volta davvero, in azione.
In un’intervista con Comic Book, a Sweeney è stato
chiesto cosa pensasse dell’idea di tornare nei panni di Julia
Cornwall, alias Spider-Woman, in un progetto Marvel con la sua collega
Zendaya, che interpreta Michelle Jones-Watson nel
MCU. Anche se per ora potrebbe non
esserci nessuno di questi piani in cantiere, Sydney Sweeney si è
detta più che favorevole all’idea di partecipare a un progetto
Marvel, se l’avesse vista recitare
accanto alla sua co-protagonista di Euphoria. “Oh mio Dio, sì, sarebbe
fantastico” ha dichiarato.
8 anni dopo essere stato scelto per
interpretare il Commissario Gordon in Justice
League di Zack Snyder,
JK Simmons ha rivelato la verità su un mito che
circola sulla sua trasformazione per il film DCEU. Simmons è stato
scelto per il ruolo del Commissario Jim Gordon nel marzo 2016
mentre Snyder cercava di espandere l’allora fiorente universo
condiviso della DC dopo le uscite di L’Uomo d’Acciaio e Batman v Superman. Gordon era
stato il pezzo mancante e il lavoro di Simmons nei film Marvel di Spider-Man lo rendeva
predisposto a questo tipo di progetti.
Nel 2017, un’immagine di Simmons è
apparsa su Instagram, in cui si poteva notare una importante
trasformazione fisica per il ruolo, con inevitabili reazioni che
indicavano un Gordon molto muscolare in Justice
League. Alla fine però, la versione di Gordon di
JK Simmons è stata più o meno quella di sempre,
senza nessuno spazio per i bicipiti allenati visti nell’immagine.
Dopo anni, Simmons ha messo le cose in chiaro, confermando che non
c’è mai stata alcuna intenzione di trasformare il suo corpo per il
personaggio di Jim Gordon nella timeline DCEU.
“Ecco il problema dell’essere
presi per Justice League. Avevo fatto un film intitolato
I’m Not Here, guarda caso, scritto e diretto da mia moglie.
Interpretavo un personaggio emaciato, pensa a L’Uomo senza sonno, e
avevo perso un sacco di peso, avevo perso 35 chili. Così, quando
tornai in palestra con il mio amico, Aaron Williamson, e cominciai
a ingrassare proteine e a impazzire nella buona vecchia Gold’s Gym
a Laurel Canyon, lui ha scattato qualche foto quando ero davvero
carico e al massimo delle mie forze in quel periodo, mi ha chiesto
se mi sarebbe piaciuto se l’avesse postata su Instagram. Non sapevo
cosa fosse Instagram, non sapevo niente. Questo è successo qualche
anno fa. E io gli ho detto che poteva farlo.
E poi tre, quattro mesi dopo, all’improvviso, qualcuno lo
ripubblica e ricevo messaggi da 30 amici nello stesso giorno, ‘Che
diavolo? Whoa, amico, quella foto, blah, blah, blah.’ E la stampa
se ne è accorta e ha detto, poiché stavo per fare Justice League di
Zack Snyder, il presupposto era che mi stavo allenando per il film.
Ma se ci pensi, il commissario Gordon indossa un trench per tutto
il film. Quindi non importa come siano i suoi bicipiti, è stata
solo una coincidenza con me che cercavo di recuperare la mia
lontana giovinezza atletica e cercavo di mantenermi in forma e dare
a mia moglie un po’ di piacere per gli occhi.”
Dopo Justice
League e la seguente Snyder’s Cut,
JK Simmons sarebbe dovuto tornare nei panni di Gordon
nei film cancellato su Batgirl.
La Piccola Bottega degli Orrori riceverà
un secondo reboot cinematografico che sarà firmato dal regista di
GremlinsJoe Dante e dal
produttore originale Roger Corman. Il re dei film
di serie B Corman realizzò il film originale a basso budget nel
1960, con il leggendario Jack Nicholson come parte
del cast. La Piccola Bottega degli Orrori (come
era ufficialmente intitolato il film) ha poi avuto una seconda vita
grazie a un adattamento musicale teatrale e, nel 1986, a una
versione cinematografica di quel musical, con Rick
Moranis. Chris Evans era stato
recentemente associato al progetto, salvo poi una sospensione
dovuta allo scoppio della pandemia. Il progetto è stato poi
accantonato.
Ora, un altro progetto di riavvio
per La Piccola Bottega degli Orrori è in
lavorazione con un titolo che sembra specificare un’ambientazione
nel tempo: La Piccola Bottega degli Orrori di
Halloween, con una squadra di tutto rispetto: alla
produzione Roger Corman, produttore
originale, mentre alla regia Joe Dante. Presentato
come una rivisitazione destinata a lanciare un franchise, il film è
stato scritto dallo sceneggiatore di Gremlins 2,
Charles S. Haas.
L’iconico supereroe, Nova, si sta
finalmente preparando per unirsi al Marvel Cinematic Universe. Un
dirigente dei Marvel Studios conferma i piani per
portare il personaggio sul grande schermo in live-action. Uno degli
eroi che molti aspettavano di vedere apparire nell’MCU è Nova, dopo il debutto dei
Nova Corps durante le fasi precedenti (in
Guardiani della Galassia). Mentre l’MCU si espande con nuovi eroi e
cattivi, Nova continua ad essere uno dei personaggi che i fan
sperano di vedere rappresentato in futuro.
In una nuova intervista con ComicBook.com, Brad
Winderbaum, responsabile della televisione, dello
streaming e dell’animazione dei Marvel Studios, ha
confermato la voce secondo cui Richard Rider,
alias Nova, sarebbe effettivamente uno dei
prossimi personaggi del MCU. Sottolineando che sono in
“uno sviluppo davvero iniziale” di un progetto per il
personaggio, Winderbaum ha confermato che sperano di vedere Rider
alla guida di una serie o di film MCU.
“Adoriamo Nova. Siamo davvero
nelle prime fasi dello sviluppo di Nova. Abbiamo un nuovo sistema
dietro le quinte ai Marvel Studios. Adesso siamo più
come uno studio tradizionale. Stiamo sviluppando più di quanto
effettivamente produrremo. Ci sono piani per sviluppare Nova.
Anch’io amo Nova. Adoro anche Rich Rider. Spero che arrivi sullo
schermo. C’è sempre una grande confusione e spesso devi lottare per
vedere realizzate certe cose, ma mi piacerebbe vedere uno
spettacolo dei Nova un giorno.”
Nel 2021 alla domanda se i fan non
vedono l’ora di vedere Richard Rider e/o Sam Alexander in un film o
in qualsiasi altro progetto imminente del MCU, Kevin Feige ha risposto con un “Beh,
sì e sì” – “Il tempismo è relativo,
giusto?” Ha continuato. “Penso di aver
parlato di Doctor Strange otto anni prima che uscisse il
film. Quindi, il ‘potenziale immediato’ è relativo. Ma chiaramente,
non stiamo rifuggendo dalla fine cosmica della narrazione proprio
nel punto debole della Nova. Corps e Nova stesso.”
Nei fumetti, i Novas sono i
detentori del Nova Corps. Esistono molte classifiche diverse
all’interno del Nova Corps e anche diversi tipi di Nova. Richard
Rider detiene i titoli “Gold-Dome” e Centurion e Sam Alexander
detiene rispettivamente i titoli Supernovas e Centurion.
Sam è l’attuale Nova, un adolescente
che usa l’elmo e si unisce agli Avengers. Richard Rider è stato
creato da Marv Wolfman, Joe Sinnott e John Buscema ed è apparso per
la prima volta in Nova #1 del 1976 . Sam
Alexander, nel frattempo, è stato creato da Jeph Loeb e Ed
McGuinness, apparendo per la prima volta in Point One
#1 nel 2011. Chissà quale NOVA vedremo!
Lo stunt double di Din Djarin di
The Mandalorian, Brendan
Wayne, ha identificato l’amata relazione tra Din Djarin e
Grogu come la ragione dietro al titolo del prossimo film di
Star
Wars, The
Mandalorian & Grogu.
Sebbene siano stati diffusi pochi
dettagli riguardo al prossimo film dedicato al Mandaloriano e a
Grogu, l’annuncio, al posto dell’attesa stagione 4 di The
Mandalorian, è stato accolto con sorpresa. Ora, il duo
arriverà sul grande schermo, con una storia ambientata subito dopo
il finale della terza stagione di The Mandalorian,
durante la quale Din Djarin adotta formalmente Grogu, lo assunse
come suo apprendista mandaloriano e si offre di assistere la Nuova
Repubblica.
In un’intervista esclusiva con
Screen Rant, Brendan
Wayne, stunt double di Din Djarin di The
Mandalorian, ha parlato di quanto sia stata significativa
la connessione sullo schermo tra Grogu e Din Djarin per il pubblico
di Star Wars. Wayne ha spiegato: “Il titolo sembra parlare di
una relazione di cui tutti ci siamo innamorati, penso che
seguiranno quella linea.”
The Mandalorian & Grogu,
tutto quello che sappiamo sul film
The
Mandalorian & Grogu inizierà la produzione
quest’estate a Los Angeles. Jon Favreau è produttore esecutivo insieme a
Filoni e Kennedy, che ha descritto la “nuova storia” come “perfetta
per il grande schermo”. Con Pedro Pascal nel ruolo del cacciatore di
taglie con l’elmetto Din Djarin, The
Mandalorian ha segnato la prima serie televisiva di Star
Wars in live-action quando è stata lanciata su Disney+ nel
novembre 2019. Nel 2023 è andata in onda la terza stagione, che si
è conclusa con l’insediamento di Din e Grogu – il suo apprendista
mandaloriano e figlio adottivo – sul pianeta Nevarro, un tempo
privo di vegetazione.
È lì che Din diventa un sicario
della neonata Nuova Repubblica, stringendo un patto con il Capitano
Carson Teva (Paul Sun-Hyung Lee), ranger di
Adelphi, per dare la caccia ai resti imperiali ancora fedeli
all’Impero caduto. “Sono entusiasta di quello che stiamo
facendo in questo momento, ma il film, credo, sarà grandioso“,
ha dichiarato recentemente Filoni, sceneggiatore, regista e
produttore di The
Mandalorian, a ET. “Con Jon al timone, sarà
fantastico, e lui ha studiato così bene Star Wars ora, quindi ha
una grande stenografia e amo collaborare con lui. Sono entusiasta
di condividere il futuro di quello che stiamo facendo“.
Adattare i supereroi e i loro
iconici costumi per il grande schermo genera spesso reazioni
contrastanti, tuttavia qualche volta le reazioni negative sono
molto più numerose di quelle positive e uno dei compiti più
difficili del prossimo DCU sarà regalare ai fan dei costumi che
possano soddisfare le loro esigenze e risultare credibili e
funzionali sul grande schermo.
Guardando a quanto fatto dal DCEU,
non tutti i costumi hanno avuto l’approvazione dei fan, con molte
critiche riservate anche a quelli più riusciti (ricorderete la
questione delle “mutande” del Superman di Henry Cavill). Ecco di seguito quei costumi
che il prossimo DCU può migliorare e rendere più accettabili per
le nuove incarnazioni dei personaggi dei fumetti.
La CGI di Cyborg non era
credibile
L’apparizione di Cyborg in
Justice
League non ha reso i fan felici, soprattutto a causa
di un rendering CGI che rendeva il design del costume già
stravagante ancora meno credibile. Un corpo composto quasi
interamente da macchinari ultraterreni sarà sempre difficile da
rendere in modo convincente, soprattutto quando è mappato su un
attore reale, ma il DCU non deve essere così pesante in termini di
tecnologia.
La nuova versione di Cyborg potrebbe
trarre vantaggio da questa lezione, scegliendo un insieme di CGI
unita a effetti pratici che ricordano i fumetti in cui le sue
caratteristiche robotiche erano per lo più limitate agli arti e
alla testa.
L’armatura di Flash non sembrava
aerodinamica
Di tutta la Justice
League, Flash e Cyborg sono stati i personaggi che
esteticamente hanno deluso di più i fan. La prima tuta di Flash era
una specie di armatura tenuta insieme che sfidava le forze della
velocità contro cui corre l’eroe, la sua seconda super tuta, quella
presentata in The
Flash, rappresentava un miglioramento rispetto
all’armatura in Justice
League, ma era ancora una volta determinata da una CGI
scadente che il DCU dovrebbe migliorare evitandola del tutto.
Nonostante Lanterna Verde di Ryan
Reynolds stabilisca lo standard più basso delle tute nel
DCEU, la CGI usata in quel modo invesivo è una lezione che il
DCU non può non aver assimilato.
L’ultimo costume di Batman
Il design elegante e
discreto della prima apparizione di Batman nel DCEU ha lasciato il
posto a un confuso insieme di imbottiture simili a plastica e un
inspiegabile diaframma a rete nelle prime scene di The
Flash. Il mandato di Ben Affleck nei panni di Batman è rimasto
impantanato in reazioni contrastanti, ma tra i punti salienti su
cui molti erano d’accordo c’erano i suoi primi costumi di Batman.
Purtroppo, da qui in poi le cose sono andate peggiorando per il
Crociato Incappucciato fino a quando la sua ultima apparizione in
The
Flash ha opportunamente offuscato la sua eredità.
Gran parte degli elogi rivolti al
costume originale di Batman sono dovuti al suo design in gran parte
fedele ai fumetti. Si tratta di qualcosa da cui il DCU, che ha intitolato il suo film d’esordio su
Batman
The Brave and the Bold, come il fumetto, potrebbe
facilmente trarre vantaggio, dato che il Bruce Wayne di quel
fumetto sfoggia un look classico.
El Diablo potrebbe apparire più
spaventoso
La prima uscita nel DCEU
per la Suicide
Squad è stata criticata per molte ragioni, anche se il
design dei costumi era generalmente accettabile. Nonostante ciò, il
look di El Diablo avrebbe potuto beneficiare di
immagini più sgargianti rispetto ai tatuaggi facciali e di un
guardaroba più interessante. Una versione di El Diablo dei fumetti,
comparativamente, sfoggiava un trucco monocromatico con teschio
molto più minaccioso con occhi rossi luminosi per aumentare il
fattore paura. Un poncho e due pistole aiutano a completare uno
stile che il DCU può utilizzare per prendere le distanze dalla
versione del DCEU e per mettere in scena un look più
memorabile.
Killer Croc può essere reso più
selvaggio
Similmente a El Diablo,
l’outfit di Killer Croc lasciava molto a desiderare. Sebbene il
design del suo personaggio fosse sorprendente, il DCEU ha perso
l’opportunità di creare uno dei cattivi più terrificanti nei film
di supereroi. Si tratta di qualcosa che la serie di videogiochi
Batman: Arkham ha sfruttato con gusto, e il
DCU potrebbe seguirne l’esempio rinunciando alla
versione umaniode di Killer Croc nel DCEU al posto di un enorme
cattivo capace di spezzare Batman in due con le sue sole
mascelle.
Il costume di Shazam sembrava
uscito da un cartone animato
Shazam e la sua famiglia
sono esempi di eroi del DCEU i cui costumi non erano male ma che
hanno margini di miglioramento se e quando appariranno nel riavvio
del DCU. Sebbene il super costume indossato nel primo
film fosse adeguatamente sgargiante, i rigonfiamenti progettati per
dare l’idea del super fisico del personaggio erano difficili da
ignorare. I costumi di Shazam! Furia
degli Dei sono migliorati, ma in compenso è andata
sacrificata la perte relativa ai colori sgargianti. La DCU potrebbe trovare una buona via di
mezzo per il gruppo in qualsiasi prossima uscita.
Le Birds of Prey possono incarnare
un’estetica da supereroe
Birds of Prey è uno dei
film DCEU più apprezzati ma non è stato immune alle critiche, le
quali sono state spesso rivolte ai costumi distintivi delle
protagoniste che potevano renderle iconiche ma che sono stati
trattati come rivestimenti abbastanza anonimi. Sono scelte che la
DCU può correggere nel caso in cui Birds of Prey riapparisse in un film futuro,
dato il track record accurato di James
Gunn nei fumetti. La reattività di Gunn alle critiche
e alle opinioni dei fan implica che vorrebbe che le Birds of Prey indossassero i loro straordinari
super costumi invece di un tipico, anche se luminoso,
guardaroba.
Harley Quinn può avventurarsi nel
territorio classico
Anche se gran parte di ciò
che ha reso il ruolo di Harley Quinn di Margot Robbie così iconico è stato il suo
look, come evidenziato dalla sua incredibile popolarità tra i
cosplayer, il personaggio è intrinsecamente malleabile, avendo
cambiato aspetto più volte dal suo debutto come spalla di Joker
nella serie animata di Batman del 1992. Se Margot Robbie non riprenderà il ruolo nel
DCU, sostituirla sarà un compito arduo. Eppure è
con il variegato guardaroba di Harley Quinn che il DCU può sfruttare un’occasione d’oro.
Scegliere una nuova Harley Quinn
potrebbe essere più semplice se il DCU scegliesse di rappresentarla in una delle sue
prime sembianze. Nella serie animata e in diverse serie di fumetti,
Harley Quinn somigliava più a un arlecchino che a qualsiasi stile
successivo, e questo potrebbe creare una nuova interpretazione
memorabile del personaggio.
Peacemaker ora può illuminarsi
Il costume di Peacemaker in Suicide
Squad e nella sua serie è una riproduzione fedele
dell’originale originale ed è vistosamente ridicolo come dovrebbe
essere. Dato che le sue apparizioni dal vivo sono arrivate con la
supervisione di James Gunn – il co-CEO dei DC
Studios e principale fornitore del futuro della DCU – lo stesso Gunn potrebbe migliorare il
proprio lavoro nelle apparizioni future del personaggio. Ciò non va
oltre il regno delle possibilità, poiché Gunn potrebbe voler
reinventare e migliorare l’aspetto di Peacemaker mentre continua a
svilupparne la storia nella seconda stagione della serie.
Il costume di Robin può essere
molto più luminoso
Sebbene il costume da
supereroe di Robin fosse l’unica parte del
personaggio apparsa nel DCEU, aveva comunque una resa deludente. Il
giovane aiutante di Batman è spesso raffigurato come la controparte
dai colori vivaci dell’oscuro Cavaliere di Gotham, il cui costume è
uno sgargiante mix di rosso, giallo e verde. Nel DCEU, tuttavia, il
suo costume appare spento di qualsiasi colore.
È difficile che lo stesso accada nel
DCU, che probabilmente rappresenterà Damian Wayne
in uno stile simile alla sua apparizione nel fumetto
The Brave and the Bold. Quando si tratta di Robin nei
film live-action, il DCU ha un compito molto complicato grazie al
disservizio che le interpretazioni precedenti del personaggio hanno
riservato al Ragazzo Meraviglia.
Al primo contatto fisico tra
Anne Hathaway e Nicholas
Galitzine in The
Idea of You – un leggero tocco delle mani – il
pubblico alla première mondiale del film al SXSW ha perso
completamente la testa. Nel momento in cui gli attori si baciavano,
i sussulti, le grida e gli applausi erano assordanti.
Dopo la proiezione, Anne
Hathaway è stata sopraffatta dall’emozione mentre saliva
sul palco per una sessione di domande e risposte post-proiezione al
Paramount Theatre di Austin. “Non riesco a parlare”, ha
detto al pubblico, in lacrime. “Ti amo!” ha gridato un fan
e Hathaway ha risposto: “Vi amo così tanto. Non avete idea del
dono che ci avete appena fatto con la vostra reattività,
dimostrandovi così connessi ad ogni piccola sfumatura di questo
film. Non dimenticherò mai questa proiezione”.
“Per qualche ragione, parliamo
delle storie di formazione come di qualcosa che ti accade nella
prima parte della tua vita, e non so voi, ma mi sento come se
continuassi a fiorire”, ha continuato. “Così, quando Cathy
[Schulman] e Gabrielle [Union] mi hanno offerto così generosamente
la parte, sono stata entusiasta di dire di sì”.
"I love you so much!" Anne Hathaway is in
tears at the SXSW premiere of "The Idea of You." pic.twitter.com/OGsUXhIr3D
Tratto dall’omonimo e acclamato
romanzo, The
Idea of You è incentrato su Solène (Anne
Hathaway), una madre single quarantenne che inizia
un’inaspettata storia d’amore con il ventiquattrenne Hayes Campbell
(Nicholas Galitzine), il cantante degli August
Moon, la boy band più in voga del pianeta. Costretta ad
accompagnare la figlia adolescente al Coachella Music Festival,
dopo che il suo ex ha rinunciato all’ultimo minuto, Solène incontra
casualmente Hayes, con cui fin dal primo momento scocca
un’innegabile scintilla. I due intraprendono un’appassionata
relazione, ma non passa molto tempo prima che lo status di
superstar di Hayes ponga delle inevitabili sfide alla loro storia e
che Solène si renda conto di come la vita sotto i riflettori di lui
potrebbe essere più di quanto si aspetti.
Hugh Jackman ha interpretato Wolverine per la
prima volta in X-Men del 2000 e, nonostante abbia
detto addio al ruolo in Logan 17 anni dopo, è
pronto a riprenderlo in Deadpool e
Wolverine, in uscita quest’estate.
Probabilmente poi tornerà in
Avengers: Secret Wars, segnando il suo addio
definitivo al personaggio. I Marvel Studios riavvieranno quindi il
franchise degli X-Men, ma a questo punto sarà
arrivato il momento di un nuovo James “Logan” Howlett. Chi potrebbe
essere il degno erede di Jackman? Ecco qualche proposta:
Jeremy Allen White si è fatto conoscere
interpretando Philip “Lip” Gallagher in Shameless, ma da allora ha ottenuto ampi
consensi – e una lunga lista di premi – per il suo lavoro nella
serie FX, The Bear.
Potreste averlo visto di recente
anche in Warrior – The Iron Claw al fianco di
Zac Efron, e la fisicità che ha mostrato ha fatto
intendere che potrebbe essere un ottimo Wolverine. L’attore emana
l’aura di un outsider e, a giudicare dalla sua campagna
pubblicitaria di Calvin Klein, è fisicamente imponente quanto
Jackman.
Jared Keeso
Come
Wolverine, Jared Keeso è canadese e già
questo lo potrebbe rendere la scelta preferita per dare vita a
questo personaggio sullo schermo in maniera accurata rispetto ai
fumetti. Meglio conosciuto per i suoi ruoli come Wayne nella serie
comica Letterkenny e come Ben Chartier nella serie
drammatica 19-2, Keeso ha ricevuto il plauso della
critica per le sue interpretazioni, in particolare nella prima
serie, che ha anche co-creato, scritto e interpretato. Ciò gli è
valso numerosi premi e nomination, consolidando la sua reputazione
di attore versatile e di talento.
Come Jackman prima di lui, sarebbe
una scelta inaspettata per interpretare Logan, ma il fatto che non
sia un nome familiare andrebbe a suo favore. Tanto per cominciare,
non si trascinerebbe alcun bagaglio al ruolo e potrebbe
consolidarsi come una star del cinema proprio mentre interpreta
questo personaggio.
Dacre Montgomery
Dacre
Montgomery è maturato parecchio rispetto al suo
periodo in Stranger Things e quel ruolo lo ha
visto ricevere elogi per aver offerto un ritratto incredibilmente
avvincente del suo personaggio. Si è anche confrontato con l’azione
nello sfortunato film Power Rangers. È chiaro che
per lui c’è un ruolo importante da qualche parte all’orizzonte, e
Wolverine potrebbe benissimo essere quello.
L’attore australiano ha solo 29 anni
e potrebbe impiegare anni a far suo Logan attraverso una
moltitudine di progetti cinematografici e televisivi. I Marvel Studios vorranno sicuramente
sfruttare la popolarità di Wolverine e affidare questo compito a
una star emergente non sarebbe una brutta cosa.
Sì, lo sappiamo… però qui vogliamo
suggerire che Hugh Jackman potrebbe ancora interpretare il
Wolverine del MCU. Come notato, l’attore
riprenderà il suo ruolo in Deadpool e
Wolverine e Avengers:
Secret Wars, ma perché tutto deve finire qui?
Si prevede che quest’ultimo film
riavvierà gradualmente l’MCU, quindi perché non avere questo
nuovo franchise degli X-Men guidato dal ritorno di
Jackman? Se non altro, questo sarebbe un modo intelligente per
rilanciare i film degli X-Men e coinvolgere immediatamente i fan
occasionali nel seguire di nuovo la storia della squadra.
Daniel Radcliffe
Daniel
Radcliffe è riuscito a reinventare se stesso da quando
è uscito dal franchise di Harry Potter in cui interpretava il
protagonista. Anche se probabilmente non è la persona giusta per
interpretare Wolverine, non possiamo negare che il suo potenziale
casting sia intrigante.
Abbiamo visto la fisicità
dell’attore britannico sullo schermo e, a patto che riesca a
cogliere il fisico di Logan e la presenza intimidatoria, il fatto
che Radcliffe non sia altissimo potrebbe aiutarlo a entrare bene
nei panni dell’X-Man. Ci sono già voci che Radcliffe apparirà in
Deadpool e
Wolverine come variante di Logan e, se ciò
accadesse, la scelta potrebbe da una parte aprire le porte al
casting ufficiale, e dall’altra, come accaduto con il Mr. Fantastic
di John Krasinski, chiudere la porta a questo casting.
Taron Egerton
Taron
Egerton è diventato una star grazie al suo lavoro nei
film di Kingsman, ma da allora ha dimostrato il
suo talento versatile in film come Rocketman e
Tetris. È stato a dir poco fenomenale anche in
Black Bird di Apple
TV+. L’attore gallese sarebbe fantastico nei panni di Wolverine
dell’MCU e ha l’aspetto giusto e un
talento recitativo più che sufficiente per eguagliare, e osiamo
dire superare, ciò che Hugh Jackman ha messo sul tavolo nei
panni di questo iconico mutante.
Il problema principale qui è che
Egerton ha detto che non vuole il ruolo, quindi a meno che i
Marvel Studios non riescano a
convincerlo, questo rimarrà poco più che un cast di fan!
Dafne Keen
Non a tutti piacerà
questo suggerimento, ma è il caso di prenderlo in
considerazione. Jackman è diventato sinonimo di Wolverine e
non sarà facile per nessun attore seguire le sue orme iconiche.
Quindi, perché non fare qualcosa di completamente diverso e rendere
Laura Kinney la Wolverine principale del MCU? Non si tratterebbe di uno
swapp gender, ma come ben sappiamo di un personaggio differente che
comunque ha a che fare con Wolverine.
X-23 sarebbe semplicemente la
Wolverine di questo mondo condiviso e un membro degli X-Men al
posto dell’originale. Dafne
Keen ha interpretato Laura in Logan
e, crescendo, ha dimostrato di avere un talento fantastico. Perché
non lasciare che sia lei a assumere il comando per un po’?
Con l’annunciato Jurassic
World 4, il franchise legato ai dinosauri iniziato nel
1993 con Jurassic Park di Steven Spielberg è pronto ad entrare in una
nuova era. Ancora non ci sono molte notizie riguardanti questo
nuovo film, la cui uscita in sala è prevista per il 2025 e che si
dice sarà un sequel di Jurassic
World – Il dominio, presentando però personaggio e –
probabilmente – un contesto diversi. Ad oggi sappiamo solo che
Gareth Edwards (regista di
Godzilla,
Rogue One: A Star Wars Story e The
Creator) dirigerà il film e che lo studios vorrebbe
Scarlett Johansson come protagonista. Se c’è
una cosa che Jurassic
World 4 dovrebbe però offrire ai fan, è un nuovo
dinosauro come principale minaccia. Se il T-Rex è
stato alla base dei primi due Jurassic Park, mentre in
Jurassic Park III si aveva lo Spinosaurus
e in Jurassic
Word – Il dominio il Carnotaurus, è ora
giunto il momento di introdurre un nuovo predatore.
Carcharodontosaurus
Il
Carcharodontosauro è generalmente considerato uno
dei più grandi dinosauri carnivori, insieme al T.
Rex e allo Spinosaurus. È difficile
stabilire quale fosse il più grande, perché esistono diversi
esemplari che raccontano storie diverse, ma Carcharodontosaurus era
sicuramente tra i predatori più temibili. Il suo nome si ispira
allo squalo bianco e riflette la letalità dei suoi denti. I
dinosauri di Jurassic
World 4 potrebbero essere più grandi che mai e avere
un Carcharodontosauro adulto che sostituisca o rivaleggi con il T.
Rex sarebbe un modo coraggioso per iniziare la nuova era.
Tyrannotitan
Sebbene il nome lo faccia sembrare
simile al T. Rex, il Tyrannotitan era un parente
stretto del Carcharodontosaurus. Tuttavia, il Tyrannotitan era
paragonabile al T. Rex in termini di dimensioni e di ferocia dei
suoi denti seghettati. Tyrannotitan era anche un cugino di
Giganotosaurus, uno dei dinosauri di Jurassic
World – Il Dominio. Giganotosaurus si è dimostrato un
degno avversario per T. Rex, quindi Tyrannotitan potrebbe essere
altrettanto intimidatorio in Jurassic
World 4. I fossili di Tyrannotitan sono stati scoperti
in quello che oggi è il Sud America e risalgono a milioni di anni
prima che T. Rex camminasse sulla Terra, ma i due dinosauri
condividono alcune sorprendenti somiglianze.
Oxalaia
Oxalaia era
imparentato con lo Spinosaurus e condivideva con lui molti
attributi fisici. Entrambi i dinosauri avevano grandi vele sul
dorso e denti simili a quelli di un coccodrillo, che indicano che
probabilmente mangiavano molto pesce. È probabile che Oxalaia si
nutrisse anche di piccoli dinosauri e mammiferi, quindi gli esseri
umani potrebbero essere facilmente presenti nel menu. Spinosaurus è
stato uno dei più famosi sostituti del T. Rex del franchise di
Jurassic Park e Oxalaia potrebbe essere altrettanto
terrificante in Jurassic
World 4. Entrambi i dinosauri sono a loro agio sia
sulla terra che in acqua, il che conferisce loro una dimensione
completamente nuova che il T. Rex non ha.
Concavenator
Il Concavenator era
un dinosauro carnivoro vissuto all’inizio del Cretaceo. I suoi
resti sono stati scoperti in Spagna e la sua strana colonna
vertebrale lo ha immediatamente reso famoso. Non c’è una risposta
definitiva allo scopo delle vertebre allungate. Potrebbe essere
stata utilizzata per disperdere il calore o per comunicare con
altri individui, oppure potrebbe aver sviluppato una gobba come
quella di un cammello per medesimi motivi. Mostrare il Concavenator
in Jurassic
World 4 permetterebbe al franchise di avanzare le
proprie teorie e porterebbe l’attenzione su un dinosauro
affascinante che non è famoso come il T. Rex.
Deinosuchus
Il Deinosuchus non
era tecnicamente un dinosauro, ma il franchise di Jurassic
World ha già incluso diversi altri terrificanti animali
preistorici che non sono dinosauri. Mosasaurus e
Quetzalcoatlus sono stati tra le creature più
spaventose della trilogia di Jurassic
World, ma nessuno dei due era un dinosauro. Il Deinosuchus
era un coccodrillo preistorico che poteva raggiungere i 35 piedi di
lunghezza, superando i moderni coccodrilli e alligatori. I
paleontologi hanno teorizzato che il Deinosuchus potesse predare
dinosauri di grandi dimensioni, per cui un gruppo di esseri umani
sarebbe stato poco più di uno spuntino leggero. Potrebbe persino
abbattere un T. Rex o altri dinosauri di grandi dimensioni in
Jurassic
World 4.
Mapusaurus
Il Mapusaurus era
uno dei più grandi teropodi che abbiano mai camminato sulla Terra.
Era leggermente più piccolo del T. Rex, ma i suoi denti e il suo
cranio dimostrano che era anche un potente predatore. Diversi
esemplari di Mapusaurus sono stati trovati in un letto di ossa in
Argentina, il che potrebbe indicare che si trattava di animali
sociali che cacciavano insieme come i lupi o i leoni. Se Jurassic
World 4 approfondirà questa teoria, potrebbe esserci
un gruppo di grandi teropodi che cacciano gli umani come una
squadra intelligente, come i Velociraptor. Non sarebbero grandi
come il T. Rex, ma la loro cooperazione li renderebbe ancora più
pericolosi.
Deinocheirus
Con il suo grande becco da anatra,
il Deinocheirus non ha certo l’aspetto
intimidatorio di un T. Rex, ma l’apparenza inganna. Le armi più
pericolose del Deinocheirus sono probabilmente gli artigli, non i
denti. Simile a un Therizinosaurus, che appare in
Jurassic
World – Il Dominio, Deinocheirus aveva artigli
estremamente lunghi all’estremità delle braccia. Il Deinocheirus
non aveva un morso molto forte, ma essere colpiti da quegli artigli
sarebbe fatale. La sua minaccia sarebbe diversa da quella di un T.
Rex, ma con stime di dimensioni paragonabili, potrebbe comunque
sovrastare gli esseri umani di Jurassic
World 4.
Shantungosaurus
Lo Shantungosaurus
è diverso dagli altri dinosauri di questo elenco perché era un
erbivoro. Questo non lo rende un sostituto molto intimidatorio del
T-Rex, ma sarebbe incredibile vederlo combattere contro uno di
questi nel prossimo Jurassic
World 4. Scoperto originariamente a Shandong, in Cina,
lo Shantungosaurus presenta alcuni adattamenti che lo rendono un
teropode-killer ideale. Può facilmente superare in dimensioni anche
gli esemplari più grandi di T. Rex e i suoi grandi artigli
potrebbero essere armi pericolose. Mettere un massiccio erbivoro
contro il T. Rex sarebbe un nuovo emozionante combattimento tra
dinosauri per il franchise di Jurassic
World.
Cryolophosaurus
Il Cryolophosaurus
è stato uno dei primi dinosauri carnivori conosciuti, vissuto
nell’attuale Antartide all’inizio del Giurassico. Sebbene fosse
probabilmente l’apice dei predatori del suo ecosistema, il
Cryolophosaurus non era paragonabile al T. Rex in termini di
dimensioni, ma la sua corporatura più snella lo rendeva
probabilmente molto più veloce sulle brevi distanze. Il
Cryolophosaurus potrebbe essere un incrocio tra un T. Rex e un
Velociraptor nell’universo di Jurassic
World 4, abbinando le dimensioni alla velocità. La sua
caratteristica cresta cranica sarebbe inoltre un elemento visivo di
grande impatto, che lo differenzierebbe dal T-Rex.
Maip
Maip non assomiglia
molto a un dinosauro, ma potrebbe essere proprio ciò di cui il
franchise di Jurassic
World ha bisogno nella sua nuova era. I film fino ad oggi
realizzati sono infatti stati oggetto di critiche per i suoi
dinosauri, con esperti che suggeriscono che le rappresentazioni non
sono scientificamente accurate. Il Maip è stato scoperto solo nel
2019, quindi la sua inclusione potrebbe essere un ottimo modo per
portare Jurassic
World 4 all’avanguardia della paleontologia. Di Maip
si sa molto poco, ma probabilmente era un po’ più piccolo del T.
Rex. Attualmente la scienza conosce un solo esemplare di Maip,
quindi è possibile introdurlo come avversario senza preoccuparsi
troppo della sua somiglianza con il vero dinosauro.
Kalavria
è un viaggio cinematografico coinvolgente che mescola mitologia,
storia e realtà contemporanea, offrendo una profonda riflessione
sull’identità, la ricerca di sé e la resilienza umana. Presentato
in anteprima al Bif&st 2024, il docufilm ci
trasporta nelle terre suggestive della Calabria, dove il
protagonista, un naufrago senza memoria interpretato da Ivan Franek, si immerge in un viaggio interiore alla
scoperta di chi è veramente.
La narrazione si sviluppa
attraverso una serie di incontri con viandanti contemporanei e
figure mitologiche, che gradualmente svelano le sfumature del
passato del protagonista e i riflessi del mito greco nella vita
quotidiana. Questo percorso di rinascita e riscoperta è guidato
dalla generosità e dalla saggezza dei personaggi che il
protagonista incontra lungo il suo cammino, trasformandolo non solo
in un individuo consapevole di sé, ma lo rendono anche consapevole
di essere parte di una connessione più ampia con la storia e la
mitologia.
Cristina
Mantis ha saputo porre l’accento l’importanza della storia
invisibile equiparandola alla realtà che accade sotto i nostri
occhi, rendendo così la compenetrazione tra le epoche e i tempi ai
margini del mondo la chiave narrativa principale del racconto.
Attraverso il personaggio del naufrago, che si risveglia sulle
coste della Calabria, il documentario, che si trasforma in film di
finzione e poi torna a essere racconto documentario, ci porta in un
viaggio di riappropriazione di sé, trasformando il luogo di
Kalavria non solo in una terra fisica, ma in uno spazio dove
l’anima trova nutrimento.
Kalavria, sospensione
tra storia e mito
L’umanità è un tema
centrale del film, riflesso nei volti e nelle storie dei personaggi
che popolano le antiche case Kodra di Civita e le rovine di Africo.
La voce celestiale del griot africano Badara Seck aggiunge una
stratificazione spirituale molto intensa, ribadendo il messaggio
centrale del documentario: in un mondo alla deriva, solo l’umano
può salvare l’umano.
Dove il film svela una
certa ingenuità di messa in scena è nei momenti in cui la natura
selvaggia e incontaminata della Calabria si fa scenario di incontri
con la mitologia, nella personificazione di personaggi quali con
Circe nella Torre di Fiuzzi a Praia a Mare. Anche
la storia della Magna Grecia fa capolino dalle
rovine di Sibari e di Locri, aggiungendo al racconto
documentaristico e mitologico un ulteriore livello di profondità:
la Storia.
Sembra riduttivo parlare
di documentario in merito a Kalavria, perché la forma
cinematografica si fa mutevole e stratificata, seguendo il percorso
accidentato dello splendido Ulisse/Ivan Franek: è
un viaggio emozionante attraverso la storia, la mitologia e
racconta il modo che l’uomo trova di abitare un luogo che diventa
sinonimo di se stesso.
Uno degli aspetti più affascinanti e
ricorrenti nei film thriller è la sfida che si genera tra il serial
killer di turno e il detective incaricato di individuarlo. Titoli
come Seven e Zodiac (entrambi
diretti da David Fincher) sono tra i più celebri e
iconici a riguardo. Un altro film, meno fortunato ma ugualmente con
elementi di interesse, è The Watcher, uscito nel
2000 per la regia di Joe Charbanic e scritto
da Darcy Meyers, Clay Ayers e David
Elliott. Anche questo lungometraggio (da non confondere
con la serie NetflixThe
Watcher,
tratta da una storia vera) ripropone dunque il binomio citato,
macchiando però i suoi protagonisti di una serie di dettagli che li
rendono meno stereotipati del previsto.
Al momento della sua uscita, però,
il film mancò di affermarsi come un successo al pari di altri
titoli simili. Pur con un incasso di circa 47 milioni di dollari,
The Watcher ne era costati 33, e non riuscì dunque
ad ottenere un guadagno significativo. A frenare l’interesse del
pubblico e della critica vi furono anche una serie di controversie
legali, relative al coinvolgimento diKeanuReeves – apparentemente avvenuto senza il suo
consenso -, che non fecero nascere il film sotto una buona stella.
Pur con i suoi difetti e limiti, The Watcher è
però interessante da riscoprire anche solo per il cast che lo
compone, che vede alcuni noti interpreti in ruoli a loro
inediti.
Per gli appassionati di questo
genere di pellicole, dunque, The Watcher è un
titolo da riscoprire, capace di offrire una serie di notevoli
risvolti e colpi di scena. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del suo finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo
La trama di The Watcher
Protagonista del film è Joel
Campbell, agente dell’FBI che
da tempo convive con un profondo senso di colpa. Questo si è
generato nel momento in cui, dopo aver condotto lunghe ricerche se
di un serial killer, non è tuttavia arrivato in tempo per impedire
che questi uccidesse una giovane donna innocente. È stato proprio
questo evento a spingerlo a trasferirsi a Chicago, nel tentativo di
dimenticare quanto avvenuto. Non solo non è però riuscito in ciò,
ma ha anche sviluppato una serie di emicranie emotive, che lo
costringono ad affidarsi alle cure della terapista Polly
Beilman.
La nuova vita che Joel si è
ritagliato viene però inaspettatamente raggiunta dal suo passato
nel momento in cui l’assassino David Griffin torna
a prendersi gioco di lui. L’uomo si è infatti a sua volta spostato
a Chicago, ed ha ripreso ad uccidere con il suo metodo di sempre.
Dopo aver rapito una vittima di sesso femminile, invia le foto di
questa a Joel, dandogli solo un breve lasso di tempo per trovarla
prima che venga uccisa. L’agente Mike Ibby chiede
a Joel di collaborare al caso, ma questi desidera tenersene alla
larga. Ben presto, però, capirà di non potersi più tirare
indietro.
The Watcher: il cast del film
Ad interpretare il ruolo dell’agente
Joel Campbell vi è l’attore James Spader.
Noto per i film Sesso, bugie e videotape, Secretary e
Avengers: Age of Ultron,
dove dà la voce proprio al robotico villain, egli è oggi meglio
conosciuto per il ruolo di Raymond Reddington nella serie The
Blacklist. Nei panni di Polly Beilman, la sua terapista, vi è
invece la premio Oscar Marisa Tomei,
oggi nota per essere la nuova zia May nei film di
Spider-Man del Marvel Cinematic Universe. L’attore
Ernei Hudson, ricordato per il ruolo di Winston
Zeddemore nei due film di Ghostbusters, è invece l’agente
Mike Ibby.
Nel ruolo del serial killer David
Griffin si ritrova invece Keanu Reeves,
qui alle prese con un inedito ruolo da cattivo. Divenuto
famosissimo l’anno prima grazie a Matrix, egli si ritrovò
a dover recitare in The Watcher contro la sua volontà.
Reeves ha infatto dovuto accettare il ruolo perché un suo amico
aveva falsificato la sua firma sul contratto e un rifiuto avrebbe
dunque causato problemi legali. In cambio della sua partecipazione,
egli ottenne però di essere libero dal non partecipare alla
promozione del film. Ulteriore contrasto con la produzione nacque
però quando il suo ruolo, originariamente un semplice cameo, è
stato espanso senza però che lo stipendio variasse.
La spiegazione del finale e la storia vera dietro il film
La svolta nelle indagini di Campbell
arriva quando l’assassino gli chiede di incontrarlo. Quando i due
si trovano faccia a faccia, l’omicida rivela al detective di avere
in ostaggio la dottoressa Beilman e di essere disposto a portarlo
da lei. Durante il viaggio, Griffin spiega che considera Campbell
un “buon amico” e che entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro.
L’assassino porta poi Campbell al magazzino, dove però lo mette
fuori combattimento e lo lega mentre inizia a strangolare la
Beilman. Campbell riesce però a distrarlo dicendogli “grazie”.
Quando Griffin chiede a Campbell di ripetere quello che ha appena
detto, Campbell lo fa e procede a pugnalarlo al collo con una penna
prima di sparargli alla spalla con un fucile a doppia canna.
Campbell libera a quel punto la
Beilman e si salvano entrambi mentre il magazzino esplode,
uccidendo Griffin. Quando Campbell e la dottoressa Beilman sono al
sicuro, lui si avvicina al cadavere carbonizzato di Griffin e lo
guarda per assicurarsi che sia morto definitivamente. Quel “grazie”
da lui pronunciato, però, sembra essere autentico, in quanto pur
avendolo trascinato in una spirale di orrore e dolore, Campbell
sembra riconoscere che quel perverso gioco gli ha dato un motivo
per cui vivere e continuare a cercarlo, evitando così di
sprofondare nei sensi di colpa e, potenzialmente, nella morte. Per
quanto riguarda la vicenda del film, invece, questa non è
basata su alcunastoria vera, ma è puro
frutto della fantasia degli sceneggiatori.
The Watcher: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Watcher è
infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato16 marzo alle
ore 21:20 sul canale Rai 4.
Presentato al Bif&st
2024, Kalavria è il nuovo film di
Cristina Mantis, un documentario, ma anche un
viaggio alla scoperta di una affascinante terra di confine, dove il
passato e presente si fondono. Ne abbiamo parlato con Ivan
Franek, il protagonista di questa specie di Odissea, in
cui lui, Ulisse/naufrago, sbarca su queste terre e le
attraversa.
-Il personaggio
del naufrago è un protagonista, ma anche un narratore. Proprio come
Ulisse nell’Odissea, che ha vissuto le sue avventure, ma le
racconta anche. Che tipo di preparazione ha richiesto questo
duplice ruolo?
Mi sono messo
completamente nelle mani di Cristina Mantis, la
regista. La preparazione più importante è stata quella di liberarmi
di tutto quello che c’era intorno a me, di spogliarmi
metaforicamente e mettermi a nudo. Essere vuoto per poter
accogliere e capire, per poter comunicare con le persone e cercare
se stessi, una condizione invisibile, dentro di me.
-Il film è
ambientato in Calabria, terra di confine. Ma nel film stesso si
dice che il confine tra le terre non esiste, perché per ogni
periferia del mondo, c’è un confine che si sposta più in là.
Soprattutto nei territori in cui passato e presente si incontrano.
Secondo te cosa c’è di tanto misterioso e affascinante in questi
luoghi?
Penso che ci sia
un’energia del tempo che si è fermato. La natura nel suo essere
rimasta selvaggia e le persone in cui ci vivono che sono come le
radici di quella terra., queste persone che ho incontrato lì fanno
parte di questa terra, come l’ultimo brigante, o la signora dei
gabbiani, tutti personaggi che ho incontrato in questo viaggio. I
confini non esistono, la Terra è unica. Il mare non è un
confine.
-Sei reduce da
I Tre Moschettieri, produzione molto ricca e sontuoso. Kalavria
invece è molto piccolo come progetto. Come scegli i progetti a cui
partecipare?
Sicuramente il
copione e il tema che affronta la storia sono elementi importanti.
A volte voglio semplicemente lavorare con un regista in
particolare, come è capitato con Besson. Ma mi piace molto
affrontare diversi tipi di cinema e diversi generi. Sono tornato da
poco da Praga, c’è un giovane regista francese che sta finendo la
scuola di cinema e ha bisogno di un attore che interpreti il
diavolo che tenta una novizia. Mi è piaciuto il soggetto e il
progetto e ho accettato. Mi piace molto lavorare con i
giovani perché sono molto curiosi e pieni di buona volontà. Ma se
un copione non mi piace rifiuto. Non sono mai i soldi a
condizionare le mie decisioni.
-Gli attori sono
un po’ come Ulisse: sono curiosi e girano il mondo. Ma l’eroe
omerico ha poi il forte desiderio di tornare a casa. È così anche
per gli attori?
Sì, è così anche per
gli attori. Devo dire che io ho tre posti che posso chiamare casa,
sono posti dove sono i miei cari, dove ho sempre piacere di
tornare, in Repubblica Ceca, in Francia e qui a Roma. Per me è casa
ogni posto dove posso tornare e dove ci sono i miei affetti. È come
se avessi tre vite in tre Paesi diversi, e poi c’è il quarto, che è
una mia dimensione. Per me sono tre posti importanti e dove è un
piacere tornare.
L’attrice di Harry
PotterMiriam Margolyes mantiene la sua
posizione secondo cui la serie è per bambini. Margolyes è nota per
aver interpretato la Professoressa Sprout nella
serie. L’attrice è apparsa in due film del franchise, Harry
Potter e la camera dei segreti nel 2002 e Harry
Potter e i Doni della Morte: Parte 2 nel 2011.
Ora, l’attrice torna a commentare il
fatto che i fan di Harry Potter siano troppo grandi per il
franchise. In un video di abcnews_au, Margolyes ha detto che “se ti
sono cadute le palle, allora è ora di dimenticarsene”. Ha sostenuto
di pensare che “è per i bambini” piuttosto che per gli adulti,
generando forti risate da parte degli intervistatori adulti e
decisamente fan della serie. Poi ha articolato dicendo “no sul
serio” e “È stato 25 anni fa, crescete!” Ha
incoraggiato gli adulti a dare un’occhiata a Dickens piuttosto che
a Harry Potter.
Questo commento arriva dopo un’altra
recente dichiarazione da parte di Margolyes. È stato in questa
dichiarazione che l’attrice ha detto che “è per bambini” e che
“si preoccupa per i fan di Harry Potter“. Pur sostenendo
di ritenere che la serie sia “meravigliosa” e di esserne “molto
grata”, afferma che “è finita”.
L’affermazione di Margolyes potrebbe
risultare offensiva nei confronti di un’enorme percentuale dei fan
di Harry Potter. Il primo libro della serie è
stato pubblicato nel 1997 e l’ultimo film nel 2011. Questo lasso di
tempo significa che più generazioni sono cresciute con i libri e/o
i film di Harry Potter che costituiscono una parte importante della
nostra cultura pop. Sebbene deridere i fan di Harry Potter, che
sono ovunque e hanno qualsiasi età non sembra una mossa molto
saggia, il discorso di Miriam Margolyes punta
piuttosto il dito sull’infantilizzazione del pubblico, che invece
può rappresentare un problema nello sviluppo culturale della
società contemporanea.
Il discorso di accettazione di
Jonathan Glazer per La
Zona di interesse agli Oscar 2024 ha suscitato
reazioni negative e una risposta da parte del produttore del film.
Diretto da Glazer, La
Zona di interesse è un film che racconta la storia del
comandante nazista Rudolf Höss e della sua famiglia, che stanno
costruendo la propria vita idilliaca proprio accanto al campo di
concentramento di Auschwitz, dove ogni giorno vengono commesse
atrocità. La
Zona di interesse è stato nominato a cinque
Oscar, vincendo per il miglior film internazionale e il miglior
suono. Il discorso di Glazer per il riconoscimento del miglior
lungometraggio internazionale, tuttavia, ha suscitato polemiche
quando il regista ha accennato al conflitto in corso in
Palestina.
Mentre alcuni esprimono il loro
sostegno alle parole di Glazer, altri trovano che il parallelo
tracciato dal regista tra l’Olocausto e i giorni nostri sia, nella
migliore delle ipotesi, allarmante. Secondo il podcast Unholy, tale
dissenso sul discorso proviene anche dal produttore esecutivo di
La
Zona di interesse, Danny Cohen. Cohen
ha condannato il discorso, dicendo:
“È davvero importante
riconoscere che [il discorso ha] sconvolto molte persone e molte
persone si sentono arrabbiate per questo. E francamente capisco
quella rabbia. Penso che molte persone nella comunità ebraica che
mi hanno contattato abbiano ritenuto che fosse un film
straordinario e molto importante e, in quanto tale, racconta una
storia dell’Olocausto e costituisce una parte molto importante
dell’educazione sull’Olocausto. E penso che siano rimasti sconvolti
dalla sensazione che questo sia stato confuso con quello che sta
succedendo ora [a Gaza], indipendentemente dal fatto che questa
fosse l’intenzione di Jonathan o meno.
Semplicemente sono in disaccordo
con Jonathan su questo. Il mio sostegno a Israele è incrollabile.
La guerra e la continuazione della guerra sono responsabilità di
Hamas, un’organizzazione terroristica genocida, che continua a
detenere e abusare di ostaggi e che non usa i suoi tunnel per
proteggere i civili innocenti di Gaza, ma li usa per nascondersi e
permettere ai palestinesi di morire. Penso che la guerra sia
tragica e terribile e che la perdita di vite civili sia terribile,
ma di questo biasimo Hamas. E qualsiasi discussione sulla guerra
senza dirlo manca del contesto adeguato che ogni discussione
dovrebbe avere.
Ascolta, è il suo film. Può
stare lì e scegliere le sue parole e va bene. È una persona forte e
sono sicuro che resterà al suo fianco. Ma per me non era il momento
giusto, non aveva abbastanza contesto ed era una distrazione da una
grande opera d’arte. Ma si sa, Jonathan è davvero qualcuno che
lascia che sia il suo lavoro a parlare. Quindi sono molto più
favorevole a che sia il film a parlare rispetto a quello che dici
in TV in 30 secondi in un ambiente riscaldato.
Nel suo discorso di ringraziamento,
Glazer ha detto: “Il nostro lavoro è stato
rivolto non al raccontare cosa hanno fatto allora, ma a cosa
facciamo oggi. Il film mostra dove la disumanizzazione porta al suo
peggio. Ha plasmato tutto il nostro passato e il nostro presente.
In questo momento siamo qui come uomini che rifiutano la loro
ebraicità in un olocausto dirottato da un’occupazione che ha
portato al conflitto per così tante persone innocenti. Che si
tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in
corso a Gaza – tutte vittime di questa disumanizzazione, come
possiamo resistere?”.
Dodici anni dopo che la Disney ha
acquistato la Lucasfilm da George
Lucas, la House of Mouse ha confermato che soltanto con il
franchise di Star
Wars ha realizzato quasi 12 miliardi di
dollari di profitti. Nell’ottobre 2012, la Disney ha
acquisito Lucasfilm per 4,05 miliardi di dollari.
Da allora, c’è stato un flusso costante di contenuti di Star Wars,
inizialmente sul grande schermo e più recentemente su Disney+. Ora, la Disney ha rivelato la
reale portata dei profitti realizzati.
Un nuovo report della Securities & Exchange Commission
rivela che la Disney ha guadagnato quasi 12 miliardi di dollari
solo da Star Wars: 2,9 volte il costo
dell’acquisizione. Va notato che questo non è puro profitto,
ovviamente; i singoli progetti avevano i propri costi di
produzione, marketing e distribuzione. Tuttavia, dà un’idea di
quanto successo abbia avuto Star Wars.
Star Wars è uno dei franchise più
grandi al mondo ed è importante capire che i film rappresentano
solo una parte della sua redditività. Oltre alle entrate derivanti
dal botteghino e dalla distribuzione in tutto il mondo,
Star Wars apporta anche enormi profitti alla
Disney attraverso licenze, merchandising e collegamenti. C’è una
gamma in continua espansione di libri di Star Wars, con ristampe e
audiolibri di materiale classico di Legends; Star Wars LEGO è un
marchio di successo a sé stante; e ci sono anche tutti gli altri
oggetti da collezione. Tutto ciò contribuisce alla redditività del
franchising.
Va notato, tuttavia, che è molto
difficile calcolare la redditività di un franchise moderno che
prospera sullo streaming. Disney+ dipende da un flusso costante
di contenuti originali per mantenere gli abbonati, il che significa
che il valore dei vari programmi TV Disney+ di Star Wars è incerto.
The Mandalorian, in particolare, è stato il programma
televisivo di punta di Disney+. Ciò che è certo, però, è
che Star Wars si è rivelato un successo per la Disney. Ci sono
stati inciampi lungo il cammino, tuttavia, la Disney può ritenersi
soddisfatta della redditività e ottimista per il futuro.
Michael Keaton
parla del suo momento istant iconic
agli Oscar 2024, in cui Danny DeVito e
Arnold Schwarzenegger lo hanno riconosciuto tra il
pubblico come Batman. Quest’anno Keaton è tornato a vestire i
panni di Batman in The
Flash, e mentre DeVito e Schwarzenegger hanno
presenziato agli Oscar 2024 in una divertente reunion di I Gemelli,
hanno anche ricordato che entrambi sono stati dei villain del
franchise dell’Uomo Pipistrello.
Solo pochi giorni dopo la cerimonia
degli Academy Awards, Michael Keaton
è apparso al Jimmy Kimmel Live (tramite DC Film News) dove gli è stato
chiesto del momento tra lui, Schwarzenegger e DeVito, mentre si
divertivano Batman contro il Pinguino (in Batman Il
Ritorno) e Mr. Freeze (in Batman & Robin)
a “confronto”.
“La cosa bella, se non vi
dispiace dirlo io stesso, è stata che ho portato con me un ascot,
[come un] cambio di guardaroba, perché ho pensato: “Se devo farlo,
lo farò alla Bruce Wayne” un po’. Immaginavo che la gente mi
vedesse sul palco, bel tocco, no?”
Michael Keaton admits to “Bruce Wayne it up”
for The
Batman bit at the Oscars.
Yet another reason why he’ll always be BATMAN forever.
Mark Wahlberg anticipa il suo ruolo da cattivo
nel film Flight Risk, un thriller di prossima
uscita diretto da Mel Gibson. Il film segue la
storia di un maresciallo dell’aeronautica che trasporta un
fuggitivo su un aereo attraverso le terre selvagge dell’Alaska su
un piccolo aereo e inizia a sospettare che il pilota non sia chi
dice di essere. Oltre a Wahlberg, Flight Risk vede
protagonisti Michelle Dockery, Topher
Grace e Monib Abhat.
Parlando con Collider, Wahlberg elogia
il tempo trascorso lavorando al film, dicendo che ama “lavorare
con persone che hanno un grande talento” come Gibson. In
termini di personaggio, Wahlberg ha descritto il ruolo come “lo
stronzo più pazzo che tu abbia mai visto”.“È stato
fenomenale. Davvero, essendo io una spugna e amando lavorare con
persone che hanno un grande talento e poter semplicemente guardarlo
ed essere uno studente per circa 20 giorni è stato straordinario.
Interpreto lo stronzo più pazzo che tu abbia mai visto. Non
interpreto un cattivo dai tempi di Fear. È fuori scala.”
Wahlberg interpreta il pilota in Flight Risk,
il personaggio che inizialmente è un personaggio positivo ma poi
gradualmente esce allo scoperto. Un pilota mal intenzionato rende
naturalmente il film, tutto ambientato sull’aereo, una storia di
sopravvivenza, poiché il pilota ha il controllo sulla sicurezza dei
suoi passeggeri.
Come menzionato da Wahlberg,
interpretare un cattivo è atipico per lui. Ha fatto la sua prima
incursione in territorio di villain nel 1996, interpretando un
amante ossessivo in Fear.
William Shatner,
l’originale Capitano James T. Kirk di Star Trek ha solo grandi
elogi per Chris Pine e Paul Wesley, che
hanno assunto il ruolo di Kirk nel film di JJ
Abrams e Star Trek: Strange New
Worlds. Shatner rimane
incredibilmente prolifico anche se si avvicina al suo 93esimo
compleanno, e gli oltre 70 anni di carriera nel mondo
dell’intrattenimento sono raccontati nel nuovo affascinante
documentario, William Shatner: You Can Call Me
Bill. Diretto da Alexandre O. Philippe
(The People Vs. George Lucas), il film ovviamente,
approfondisce i suoi pensieri e sentimenti riguardo al Capitano
Kirk, il suo ruolo più famoso.
In un’intervista esclusiva con
Screen Rant per promuovere
You Can Call Me Bill e le sue proiezioni a partire
dal 20 marzo, a William Shatner è stato chiesto
cosa pensasse di Chris Pine e Paul Wesley, i
suoi successori nel ruolo di James T. Kirk. “Sono
meravigliosi. Vorrei solo avere un bell’aspetto come loro, e quelli
del loro genere, come attori. Sono entrambi meravigliosi.” ha
detto.
La star di Ms. Marvel, Iman Vellani, spiega perché vorrebbe far parte
degli X-Men mentre i Mutanti Marvel si preparano a unirsi
all’universo cinematografico della Casa delle Idee. In una recente
intervista con Comic Book, Vellani
ha parlato un po’ del futuro di Ms. Marvel e di cosa le
piacerebbe vedere dopo. Quando all’attrice di The
Marvels è stato chiesto di quale squadra nel MCU avrebbe voluto far parte,
Vellani ha spiegato come le piacerebbe essere negli
X-Men, condividendo quanto segue:
Sul grande schermo? X-Men. Non
penso che sia una cattiva risposta. Penso che gli X-Men siano
fantastici, e questo la contrassegna semplicemente come una mutante
legittima e tutti gli oppositori non possono più dire di
no.
Alla fine di Ms.
Marvel, la serie che l’ha vista protagonista, Kamala
Khan si è rivelata essere una mutante, cosa che sicuramente sarà
sfruttata nel MCU. Il personaggio è astato anche
co-protagonista di The Marvels, film non proprio
fortunato del MCU, ma potrebbe comparire anche in
Young Avengers, oltre che ovviamente nel prossimo
adattamento per il cinema degli X-Men.
Si è appena conclusa nella
suggestiva cornice di Monopoli la ventiquattresima edizione del
Sudestival, il festival della Città di Monopoli, progetto
dell’Associazione Culturale Sguardi, fondato e diretto da
Michele Suma. Il festival è espressione dell’Apulia
Cinefestival Network, afferisce all’AFIC ed è componente della Rete
dei Festival dell’Adriatico. Il Sudestival è il punto di
riferimento del cinema italiano di qualità in Puglia, grande
schermo delle opere prime del cinema italiano, della recente
produzione di DOC e di cortometraggi italiani, che si svolge nella
splendida cornice della città di Monopoli.
Il festival, divenuto in ben
ventiquattro edizioni il punto di riferimento per le opere prime e
seconde della produzione nazionale di qualità, ha contato
quest’anno cinque sezioni e dieci premi, includendo una
retrospettiva dedicata a Giuliano Montaldo e la presenza di
numerosi ospiti.
Nella serata conclusiva di venerdì
15 marzo, presso il Teatro Radar di Monopoli, si sono svolte le
premiazioni delle diverse sezioni a cura delle Giurie presenti.
Prima della consegna dei premi il pubblico ha avuto il piacere di
guardare il cortometraggio Ballatoio N. 5 di
Chiara de Angelis, a cui è stato conferito il Premio
Raffaella Carrà all’interno del Pop Corn Festival 2023.
Il festival, che si tiene ogni anno a Porto Santo Stefano Monte
Argentario, è gemellato con il Sudestival e diretto da Francesca
Castriconi, che sarà presente in sala.
La Giuria Cinema Nazionale
Lungometraggi del Sudestival, presieduta dal regista Giorgio
Diritti e composta dai registi Claudio Cupellini,
Alessandro Aronadio e Annarita Ciccone e dalla
regista e attrice Michela Andreozzi, ha assegnato il
prestigioso FARO D’AUTORE della Città di Monopoli e il PREMIO SANTA
TERESA RESORT per il miglior lungometraggio a Come pecore in
mezzo ai lupi di Lyda Patitucci, aggiungendo una
MENZIONE SPECIALE a Castelrotto di Damiano
Giacomelli. È stato Profondo Argento di Steve
della Casa e Giancarlo Rolandi ad aggiudicarsi il PREMIO GIURIA
CINEMA NAZIONALE “ALBERGO DIFFUSO” come miglior Doc, grazie alla
giuria composta dalla presidente Viviana Del Bianco (N.I.C.E.) e
dai giornalisti Michele Sancisi e Alessandro Boschi, mentre il
PREMIO RETE DEI FESTIVAL DELL’ADRIATICO al miglior cortometraggio è
andato a Un bacio di troppo di Vincenzo
Lamagna.
La Giuria Giovani del Sudestival,
nata ventiquattro anni fa grazie all’impegno del Polo Liceale
“Galilei-Curie” di Monopoli, ha assegnato il PREMIO “MONHOLIDAY”
per il miglior lungometraggio a Roma Blues di
Gianluca Manzetti e il PREMIO al miglior documentario a
Posso entrare? An ode to Naples di Trudie
Styler.Argonuts – Missione
Olimpo di David Alaux si è invece aggiudicato
il PREMIO GIURIA KIDS SUDESTIVAL SCHOOL per il miglior
film d’animazione.
Il PREMIO GIURIA DEL PUBBLICO
“9CENTO – ALBEA” per il miglior lungometraggio è andato a
Doppio passo di Lorenzo Borghini, mentre il
PREMIO CD D’ARGENTO “GIANNI LENOCI” è stato assegnato a
Luca Hobu Gaigher per la colonna sonora di
Gli ospiti di Svevo
Montasio, grazie alla Giuria composta dal regista
documentarista Francesco Conversano (presidente), dal
maestro Giampaolo Schiavo, direttore del Conservatorio “Nino
Rota” di Monopoli e compositore, e dai maestri Paolo
Carlomè, docente di composizione, Daniela Nasti, docente
di Teoria Ritmica e percezione musicale e compositrice, e Paolo
Vivaldi, docente di Composizione per la Musica applicata alle
immagini. Il PREMIO APULIA FILM COMMISSION “CARLO DELLE PIANE” alla
miglior sceneggiatura, assegnato dagli sceneggiatori Salvatore
De Mola e Antonella Gaeta con la presidenza diAnna
Crispino Delle Piane, è stato assegnato a Valerio Cilio e
Gianluca Leoncini per Denti da squalo di
Davide Gentile.
Infine, ma non meno importante, il
PREMIO SUDESTIVAL 2024 “BUONA LA PRIMA!” è andato all’attrice e
regista Margherita Buy presente in sala per la proiezione
della sua opera prima, Volare.
Come riportato da THR, gli eroi della DC noti
come Teen Titans, nati come spalla
adolescente delle loro controparti più famose e iconiche, avranno
il loro film in live-action presso i DC Studios guidati da James Gunn e Peter Safran. La
divisione della Warner Bros. Discovery ha incaricato Ana
Nogueira di scrivere la sceneggiatura del progetto.
L’assunzione fa entrare ulteriormente l’attrice e drammaturga, ora
diventata anche sceneggiatrice, nella famiglia DC, visto che sta
già scrivendo
Supergirl: Woman of Tomorrow per lo studios.
Nogueira era nota per la sua
attività di attrice, che comprendeva una partecipazione a The
Vampire Diaries della CW e crediti in show come The
Michael J. Fox Show e la recente serie di Starz
Hightown. Tuttavia, ha anche costruito una fiorente carriera
di scrittrice e la sua opera Which Way to the Stage ha
debuttato off-Broadway nel 2022. Nel novembre 2023 è stato rivelato
che sta scrivendo Supergirl della DC, un film standalone
incentrato sulla cugina kryptoniana di Superman. Teen
Titans sarà dunque per lei un secondo importante lavoro
all’interno dei DC Studios.
In ogni caso, si tratterà del primo
gruppo di supereroi DC ad ottenere un proprio progetto in
live-action. Come noto, infatti, la serie Creature
Commandos in arrivo nell’autunno di quest’anno sarà un
progetto d’animazione, mentre ad oggi non ci sono piani noti per un
ingresso della Justice League nel DC
Universe. La conferma di un film sui Teen
Titans, inoltre, arriva
circa un mese dopo che voci su tale progetto erano iniziate a
circolare, con Gunn che si era divertito a non confermare né
smentire. Sarà ora interessante scoprire quali personaggi
comporranno il gruppo, con il Damian Wayne di
The Brave and the Bold che ad oggi sembra essere il
nome più probabile.
I Teen Titans sono stati introdotti
per la prima volta a metà degli anni Sessanta e comprendevano
Robin, Kid Flash,
Aqualad e Wonder Girl. Altri
adolescenti, come Speedy, la spalla di
Green Arrow, si unirono alle avventure in seguito.
Questi fumetti avevano un inclinazione per giovani e non furono
considerati un grande successo fino al rilancio degli anni ’80 da
parte di Marv Wolfman e George
Perez. Con l’aggiunta di Beast Boy e
delle nuove creazioni Cyborg,
Raven e Starfire che si uniscono
al gruppo, The New Teen Titans diventa un successo enorme
e il fumetto più venduto della DC.
La serie fece maturare i personaggi,
definì personalità e relazioni, introdusse veri e propri
arcinemici, con molti temi e idee che ancora oggi si riverberano
nei fumetti e in altre forme di narrazione in tempi moderni.
L’opera è stata rinnovata più volte con varie configurazioni di
personaggi, vecchi e nuovi. Attualmente la DC Comics pubblica
Titans, con la classica combinazione degli anni ’80, ma
con i personaggi non più adolescenti.
I Teen Titans sono
poi diventati un franchise mediatico dal successo inaspettato
grazie a Teen Titans Go!, un’interpretazione comica e
spesso metaforica della DC. La serie animata è andata in onda per
otto stagioni su Cartoon Network, con quasi 400 episodi. Dalla
serie è stato tratto anche un lungometraggio, Teen Titans Go! To the Movie, uscito nelle sale nel
luglio 2018. I personaggi sono poi apparsi anche nei videogiochi,
tra gli altri media.
Dal 14 marzo è al
cinema il film
Race for Glory: Audi vs. Lancia (qui
la recensione), diretto da Stefano Mordini
(Pericle
il nero, La scuola cattolica) e da lui sceneggiato insieme
a Filippo Bologna (Perfetti
sconosciuti) e Riccardo Scamarcio, anche produttore del film.
In questa pellicola si racconta l’edizione 1983 del Campionato del
mondo di rally, dove il team manager della Lancia Cesare Fiorio portò la casa
automobilistica ad ottenere un’importantissima vittoria. Come
riportato anche nel film, però, la vicenda narrata è liberamente
ispirata a quella storia vera, a cui si apportano alcune modifiche.
Di seguito, invece, scopriamo come si è svolto quel campionato
approfondendo dunque la vera storia dietro
Race for Glory: Audi vs. Lancia.
La trama e il cast del film
Nel Campionato del mondo di rally
del 1983, la Lancia e il suo team manager, Cesare
Fiorio, rischiano una sconfitta certa contro il
formidabile rivale Roland Gumpert e il suo team
Audi, tecnologicamente superiore e composto da figure come il
campione finlandese, Hannu Mikkola. Ma con cuore,
passione e capacità da fuoriclasse, Fiorio riesce a mettere insieme
una squadra insolita, convincendo anche il campione Walter
Röhrl a guidare per la Lancia. Utilizzando tutti i trucchi
a sua disposizione e piegando le regole, Fiorio si addentra in
territori pericolosi, dentro e fuori la pista, per una vittoria che
sembra essere impossibile.
Ad interpretare Cesare
Fiorio nel film vi è l’attore Riccardo Scamarcio, anche sceneggiatore e
produttore di
Race for Glory: Audi vs. Lancia. Nel ruolo di
Roland Gumpert vi è invece Daniel Brühl, noto per aver interpretato Niki
Lauda in Rush. Volker Bruch interpreta invece
il pilota della Lancia Walter Röhrl, mentre
Gianmaria Martini interpreta il pilota dell’Audi
Hannu Mikkola. Sono poi presenti nel film
l’attrice Katie Clarkson-Hill nel ruolo di
Jane McCoy, del team Lancia, e Esther
Garrel in quello della pilota Audi Michèle
Mouton. Giorgio Montanini è il meccanico
della Lancia Ennio, mentre Haley
Bennett interpreta la giornalista che intervista
Fiorio.
Riccardo Scamarcio in una scena di Race for Glory. Photo credit:
Margherita Mirabella
La storia vera dietro Race for Glory: Audi vs. Lancia
Il Campionato del mondo rally del
1983 è passato alla storia per una sfida epocale: quella di Audi
contro Lancia. Trazione integrale contro posteriore, quattro ruote
motrici contro due, tecnologia all’avanguardia contro tradizione
meccanica. Una data in particolare segna un prima e un dopo nel
mondo del rally: il 7 ottobree 1983, giorno in cui
la Lancia vince, con due gare di anticipo, il suo quinto mondiale
costruttori nella tappa di Sanremo. L’auto protagonista di questa
impresa sportiva è la 037, presentata nel 1982 in occasione della
59esima edizione del Salone delle automobile di Torino e oggi
riconosciuta come una delle vetture che hanno segnato un’epoca
indelebile.
Già dalla stagione del 1981 Audi
sfruttava la trazione integrale. Quella a quattro ruote motrici era
sicuramente un’auto più pesante, ma con un forte vantaggio di
trazione su tratti scivolosi come neve, ghiaccio e terra, di cui il
mondiale rally è ricco. Per il Campionato del 1982 il team manager
Cesare Fiorio cerca però di contrastare tale gap
tecnico, in quanto – come si racconta in
Race for Glory: Audi vs. Lancia – la Lancia non
disponeva ancora di questa tecnologia. Nel Campionato di
quell’anno, la squadra della Lancia si compone di Walther
Röhrl, oggi venerato come uno dei più grandi piloti di
rally di tutti i tempi, Markku Alén,
Attilio Bettega e Miki
Biasion.
L’Audi, dal suo canto, si presenta
come campione del mondo costruttori in carica, con una squadra
perfettamente callaudata e tre piloti velocissimi: Hannu
Mikkola, Michèle Mouton e Stig
Blomqvist. La prima tappa è quella di
Montecarlo, dove è entra subito in gioco
l’inventiva di Fiorio. In un’alternanza di fondi innevati,
ghiacciati e asciutti, montare pneumatici adeguati può fare la
differenza. Consapevole di non poter competere nei tratti con meno
aderenza, Fiorio sfrutta una lacuna del regolamento, ordinando il
cambio gomme al variare delle condizioni di fondo, proprio come
mostrato in
Race for Glory: Audi vs. Lancia. In questo modo le 037
riescono a domicare sull’asciutto ed essere ugualmente competitive
su neve e ghiaccio.
Katie Clarkson-Hill e Riccardo Scamarcio in una scena di Race for
Glory: Audi vs. Lancia. Photo Credit: Matteo Leonetti
Una mossa che determina
un’incredibile doppietta da parte di Röhrl e Alén. Fiorio,
lavorando di strategia, decide di non presentarsi alla seconda
tappa in Svezia, dove le Lancia sarebbe state
certamente svantaggiate. In Portogallo, però, la
sfida ricomincia ma in questo caso a trionfare sono i tedeschi
dell’Audi per via di alcuni problemi tecnici sofferti dal team
Lancia. Al Safari Rally, la Lancia racimola poi
solo qualche punto ma è in Corsica che vengono
ottenuti i maggiori risultati, con tutte le prime quattro posizioni
conquistate dalla Lancia, mentre le Audi non riescono a
classificarsi a causa di problemi tecnici e incidenti.
Si passa poi in
Grecia, dove sia la Mouton che Mikkola sono
costretti al ritiro per via di problemi al motore. Anche in questo
caso, dunque, la Lancia conquista le prime posizioni, replicando
poi nella tappa successiva in Nuova Zelanda.
Vengono così messe a segno tre importanti vittorie di fila,
ottenute su terreni apparentemente sfavorevoli alla 037 e la sua
trazione posteriore. Il team Audi, tuttavia, riesce a rifarsi in
Argenina, occupando l’intero podio, e in
Finlandia – dove Röhrl decide di non andare –
aggiudicandosi le prime due posizioni. In quest’ultima gara la 037
arriva terza.
Alla gara a
Sanremo, la sfida è al suo culmine. In questo
luogo iconico dell’automobilismo alla Lancia basta un buon podio
per vincere il Campionato costruttori. Per l’intero circuito il
testa a testa tra Lancia e Audi è dunque serrato, ma verso la fine
le 037 recuperano e portano a segno – come mostrato in
Race for Glory: Audi vs. Lancia – un successo
straordinario: ben quattro Lancia arrivano nelle prime cinque
posizioni, con Alén, Röhrl e Bettega che occupano tutto il podio.
Con questo risultato, la Lancia conquista matematicamente il titolo
costruttori, con ben due gare di anticipo ed entrando ufficialmente
nella leggenda.
Dopo le ultime tappe in
Costa d’avorio e Gran Bretagna,
l’Audi si aggiudica però il Campionato piloti. La Lancia 037 è
inoltre ricordata come l’ultima vettura da rally a trazione
posteriore a vincere un Campionato del mondo. Per quanto riguarda
Fiorio, che in carriera ha vinto ben 10 titoli mondiali costruttori
(sette con Lancia e tre con Fiata), dal 1989 al 1991 ricopre il
ruolo di direttore sportivo della Ferrari in
Formula 1, passando poi per alcune stagioni alla Ligier, alla Forti
e alla Minardi. Dopo il ritiro collabora come opinionista per la F1
con la Rai e con TELE+, ma si dedica anche alla gestione di una
masseria a Ceglie Messapica in Puglia.