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Léa Seydoux ritiene difficile essere una donna a Hollywood: “Perdi la tua libertà”

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Léa Seydoux è una delle attrici di punta del suo paese d’origine, la Francia, ma nel tempo è passata con successo anche a Hollywood in franchise come James Bond (“Spectre” e “No Time To Die“) e “Dune” (dove ricopre il ruolo di Lady Margot Fenring). Ma la Seydoux ha recentemente dichiarato ad Harper’s Bazaar U.K. che trova molto più facile essere un’attrice in Europa che non in America.”L’industria americana, la trovo dura nei confronti delle donne“, ha detto la Seydoux. “Per le donne è difficile invecchiare. Non voglio avere paura di non essere desiderabile o di perdere il mio contratto. In America è una questione economica, e quando diventa una questione di soldi si perde la libertà”.

Non mi sento a mio agio con il fatto che si debbano spuntare tutte le caselle. Essere una donna sullo schermo è più facile in Europa“. “Ho più libertà perché sono un’attrice europea, il che mi si addice“, ha continuato la Seydoux. “Non cerco di essere popolare, cerco solo di divertirmi. In America devi conformarti. Ma non voglio adattarmi al sistema, voglio che il sistema si adatti a me!“. Léa Seydoux ha anche aggiunto che “è difficile per una persona che non è totalmente americana essere protagonista di un film di Hollywood” e che lei “prende quello che trova” in termini di ruoli nei grandi film dello studio.

L’attrice non rigetta però del tutto il suo lavoro negli Stati Uniti e aveva comunque dichiarato a IndieWire nel 2022 che uno dei motivi per cui le è piaciuto venire a Hollywood a fare film è perché “sento che in America le persone hanno più immaginazione“. “Mi sono stati offerti film molto, molto lontani da quello che ho fatto e ho pensato: “Oh. Interessante”. Mi piace sentire che posso adattarmi. Per me, questo è molto esotico“, ha aggiunto all’epoca. “Faccio i film che vorrei vedere. È l’unico modo che scelgo“. Attualmente, Léa Seydoux è al cinema con Dune – Parte Due (qui la nostra recensione).

Timothée Chalamet punta al “Musical Cinematic Universe” con il suo Bob Dylan e l’Elvis di Austin Butler

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In una recente intervista con NME, durante la promozione di Dune – Parte Due (qui la nostra recensione), Timothée Chalamet ha dichiarato di volere che l’Elvis Presley di Austin Butler (visto in Elvis) appaia nel prossimo film di James Mangold su Bob Dylan, A Complete Unknown, dove Chalamet sarà chiamato ad interpretare proprio il celebre cantautore premio Nobel. “Non vedo l’ora che arrivi quel film“, ha detto Butler a proposito del progetto su Dylan. “Vorrei essere sul set tutti i giorni per vedere la magia che accade“.

Vorrei che ci fossi anche tu!“. Ha risposto Chalamet. “C’è un personaggio di Elvis nel biopic su Johnny Cash [Quando l’amore brucia l’anima, con Joaquin Phoenix]. È davvero breve, molto breve, ma desideravo che potessimo creare un Musical Cinematic Universe“. “Ho scrutato il cervello di Austin senza sosta, ma mi sento – lasciamo che il mio film esca prima di essere così fortunato da essere incluso con Austin, ha fatto un lavoro così fenomenale“, ha poi detto Chalamet, quando gli è stato chiesto se lui e Butler hanno avuto conversazioni l’uno con l’altro sull’interpretazione di leggende della musica.

Ma mi sento orgoglioso anche di questo, perché sono due artisti che – non posso parlare dal punto di vista di Elvis, ma nel profondo della tradizione Bob Dylan aveva un enorme rispetto per Elvis e la Sun Records“. Chissà se un progetto di questo tipo potrebbe effettivamente prendere vita in futuro, considerando anche il successo riscontrato dai film Bohemian Rhapsody (Queen), Rocketman (Elton John) e Bob Marley – One Love (Bob Marley). Per ora, Chalamet e Butler possono essere visti mentre condividono la scena in Dune – Parte Due, attualmente in sala.

Timothée Chalamet sarà Bob Dylan in A Complete Unknown

Il biopic su Bob Dylan, intitolato A Complete Unknown, sarà diretto da James Mangold. Avrà come protagonista Timothée Chalamet nel ruolo della stella del folk e vedrà anche la partecipazione di Elle Fanning nel ruolo dell’artista e interesse amoroso di Dylan, Sylvie Russo. Edward Norton interpreterà invece il ruolo del musicista Pete Seeger. A Complete Unknown si concentrerà sui giorni di maggiore trasformazione della carriera di Dylan. Seguendo il giovane cantante folk e la sua chitarra per le strade e i palcoscenici di New York nel 1965, quando Dylan sostituì la sua acustica con un’elettrica e portò un nuovo sound nel settore.

Anche la storia d’amore tra Dylan e Russo sarà collegata al film, dato che i due erano apparentemente inseparabili durante questo periodo della loro vita e si servivano l’un l’altro come muse. Possiamo aspettarci che una buona parte del film si concentri sulla creazione e sull’uscita del quinto album di Dylan, Bringing It All Back Home, perché è stato allora è salito davvero alla ribalta con il brano classico “Like a Rolling Stone“.

Road to Oscar 2024: il Miglior Film

Road to Oscar 2024: il Miglior Film

Leggende della storia del cinema, autori alla loro opera prima, interpreti ambiziosi, film ad alto budget, campioni di incassi, bizzarre esternazioni di cinema europeo, l’orrore della Storia e del quotidiano, l’umanità perduta che si stringe e si aiuta. I dieci titoli nominati agli Oscar 2024 nella categoria più ambita, quella di Miglior Film, rappresentano raramente così bene lo stato dell’industria e della contemporaneità.

Anche se la stagione dei premi di quest’anno, che si concluderà la notte tra il 10 e l’11 marzo 2024, sembra indicare una rotta di navigazione che punta dritta al cuore dell’esplosione atomica di Oppenheimer, la Road to Oscar 2024 al Miglior Film è estremamente interessante ricca da raccontare, e quindi ecco di seguito i dieci titoli di categoria.

I nominati per il Miglior Film agli Oscar 2024

American Fiction

American Fiction recensioneArrivato in Italia direttamente su Prime Video lo scorso 27 febbraio, American Fiction è uno di quei film di cui Oltreoceano si parla già dallo scorso autunno. Adattamento di Cancellazione, di Percival Everett (che torna in Italia dal 15 marzo dopo essere andato fuori catalogo da anni), il film è un’opera prima dello sceneggiatore Cord Jefferson e si avvale di uno degli attori più sottostimati di Hollywood che, grazie alla sua interpretazione del protagonista Monk, ha finalmente entrato nel cono di luce della ribalta e ha ottenuto la sua prima nomination agli Oscar: Jeffrey Wright.

Il film è forse l’outsider di categoria, dal momento che pur avendo ricevuto 5 nomination (attore protagonista, non protagonista, film, colonna sonora e sceneggiatura adattata), è una sorta di meta storia sul valore del racconto e della rappresentazione nella società statunitense contemporanea. Partendo da un presupposto geniale e splendidamente portato sullo schermo, American Fiction annacqua la sua propulsione iniziale e si adegua su toni della commedia degli equivoci, banalizzando poi il brillante incipit. Nonostante questo, il film è comunque arricchito dalle performance nominate e da una scrittura, anch’essa nominata, briosa e intelligente. Le speranze di portare a casa un premio sono quasi nulle, ma per questo titolo sembra già importante essere in compagnia dei contendenti di categoria.

Anatomia di una caduta

ultime novità di ottobre anatomia di una caduta Efa 2023A ragione il colpo di fulmine di Hollywood per il cinema europeo di quest’anno, Anatomia di una caduta ha cominciato la sua marcia trionfale al Festival di Cannes 2023, dove ha conquistato la Palma d’Oro e ha stregato tutti, tranne i francesi, a quanto pare, che come film scelto per concorrere nella cinquina del miglior film internazionale hanno scelto The Taste of Things di Trần Anh Hùng. Non sono quindi finiti nella cinquina dove fa capolino l’Italia con Io Capitano di Matteo Garrone, ma il film di Justine Triet ha fatto comunque una gran bella figura con le sue cinque nomination. Oltre che per il Miglior Film, concorre infatti per la migliore sceneggiatura (premio che ha virtualmente già in tasca a questi Oscar 2024 e che replicherebbe il successo dei Golden Globes), per il montaggio, per la regia (Triet è l’unica donna in cinquina) e per la Migliore Attrice protagonista, la splendida Sandra Huller.

Saggio antropologico, thriller procedurale, indagine sulle relazioni di coppia, sulla verità e la menzogna, che oscilla tra il dramma e l’ironia, Anatomia di una caduta è sicuramente uno dei migliori film dell’anno, che dovrà “accontentarsi” del premio alla sceneggiatura e forse potrà insidiare il riconoscimento al montaggio di Oppenheimer per come Triet ha costruito il ritmo della sua storia in maniera sapiente e raffinata. Sicuramente la presenza del film francese in categoria è un segnale e una conferma importante: il cinema che arriva all’Academy non è più soltanto fatto di grandi opere ad alto budget, ma il cinema indipendente e europeo arriva sempre con maggiore frequenza a questi livelli di Hollywood. E questo permette agli Oscar di fotografare meglio il nostro tempo.

Barbie

Barbie-Margot-Robbie-Ryan-Gosling-Greta-GerwigA proposito di fotografie del nostro tempo, la commedia che ha sbaragliato la concorrenza al box office della scorsa stagione arriva al Dolby Theatre con ben otto candidature ma con poche speranze di vittoria se non nella categoria dedicata alla migliore canzone originale, in cui concorre con due titoli, I’m just Ken e What I was Made For?. Il film è stato suo malgrado la pietra dello scandalo all’indomani dell’annuncio delle nomination, dal momento che né Margot RobbieGreta Gerwig hanno ricevuto le nomination agli Oscar 2024 sperate (per la Migliore Attrice protagonista e per la regia), nonostante il fatto che entrambe siano nominate per il Miglior Film (Robbie è anche produttrice) e per la Migliore Sceneggiatura adattata che Gerwig ha firmato insieme a Noah Baumbach.

Ebbene, la satira politica contro il patriarcato in un mondo di perfezione di plastica che ha fatto battere il cuore a milioni di spettatori e ha animato dibattiti e infervorato le conversazioni della critica e del pubblico si è sgonfiata, arrivando ad assumere le giuste dimensioni di fenomeno di costume, enorme successo al box office e commedia brillante che soprattutto nella prima parte spara i suoi colpi migliori. Molto difficile che riesca a battere la concorrenza del suo “nemico” naturale, Oppenheimer, che invece sembra avviato come un proiettile verso il gradino più alto di Hollywood.

The Holdovers – lezioni di vita

The Holdovers lezioni di vita recensioneSe c’è una cosa che Alexander Payne sa fare è raccontare la delicatezza dell’animo umano anche nelle situazioni più ruvide. E così il suo The Holdovers è un film destinato a rimanere sul fondo del cuore, a riscaldare e fare compagnia, a far sperare che esiste a questo mondo un posto per tutti. Il film arriva al Dolby Theatre con cinque nomination e molto probabilmente porterà a casa il premio a Da’Vine Joy Randolph per la migliore attrice non protagonista agli Oscar 2024. L’interpretazione di Randolph è effettivamente il collante tra le varie esistenze che vengono messe alla prova nella storia e, come una madre e sorella, riesce a dare calore a questa insolita famiglia di fortuna che rappresenta il cuore pulsante della storia.

Il percorso di The Holdovers è cominciato al Telluride Film Festival 2023, dove ha da subito sciolto il cuore degli spettatori e ha continuato a raccogliere consensi sia in sala, dove ha performato bene, anche da noi, quando è arrivato a metà gennaio 2024, sia nel corso della stagione dei premi, che ha affrontato da grande protagonista, grazie soprattutto alla citata Randolph e a Paul Giamatti, vero e proprio sfidante di Cillian Murphy per il premio al migliore attore protagonista. È davvero difficile prevedere se il film di Payne riuscirà a spuntarla in qualche altra categoria, ma è certo che è il feel good movie che contribuisce a rendere vario e completo il panorama cinematografico di questo stellare anno di cinema.

Killers of the Flower Moon

Gli anni 20 killers-of-the-flower-moon TOP 10
Cortesia di 01 Distribution & RaiCinema

Siede comodamente nell’Olimpo del cinema e della sua Storia, tuttavia questo non lo rende pigro. Martin Scorsese è tornato alla regia dopo il denso e significativo The Irishman e si è avventurato lì dove non era ancora mai stato: il western. Ma in quanto maestro del gangster movie, Scorsese decide di girare un film ibrido che per ambientazione abbraccia le storie della fondazione americana e per sviluppo e trama è invece un vero e proprio mob-movie con tanto di Robert De Niro che riesce a guadagnare l’ennesima nomination agli Oscar.

Se dovessimo parlare esclusivamente in termini di grandezza di visione e di bellezza cinematografica, Killers of the Flower Moon è il film che avrebbe portato a casa qualsiasi statuetta. Questo non accadrà. Le sue dieci nomination sono comunque un’attestazione di stima e merito da parte dell’Academy, che in fin dei conti però potrebbe assegnare al film di Scorsese soltanto un premio, quello a Lily Gladstone per la sua interpretazione di Mollie Kyle, se Emma Stone glielo concedesse. Con o senza premi, il film dimostra ancora una volta che Scorsese è uno dei più grandi registi viventi, capace di guizzi di creatività che menti più fresche e giovani si sognano, con uno stile sontuoso e solido, sempre alla ricerca di territori nuovi da scoprire e raccontare, senza mai giocare in difesa, senza mai risparmiarsi.

Maestro

Maestro Bradley Cooper
Cr. Jason McDonald/Netflix © 2023.

Quando arrivò in rete il primo trailer di A Star is Born, nel giugno del 2018, uno dei primi cartelli del breve video recitava “dal regista Bradley Cooper”. Non senza un pizzico di presunzione, Cooper dava per assodato di poter essere già riconosciuto come un regista, o forse è quello che hanno pensato bene di fare coloro che erano addetti alla promozione del film. Fatto sta che il film uscito ha reso onore all’attore/regista, dal momento che il film con Lady Gaga è più che dignitoso. Ma il sentiero era stato tracciato e ora Bradley Cooper è a tutti gli effetti un autore. Che si sforza tanto di fare bella figura con i grandi di Hollywood. E questo sforzo si vede.

Maestro, il biopic dedicato al grande Leonard Bernstein, è il frutto di uno sforzo enorme di Bradley Cooper che scrive, dirige, produce e recita e cerca in tutti i modi di farsi prendere sul serio dai suoi colleghi del mondo del cinema. Purtroppo questa sua infantile ambizione a farsi bello agli occhi dei grandi offusca quello che poteva essere davvero un’esperimento interessante, dal momento che la vita di Bernstein, artistica e personale, è stata davvero intrigante. Cooper non riesce ad approfondire nessuna delle due, sacrificando al suo ego pure la straordinaria Carey Mulligan, che nel film interpreta sua moglie e che brilla, nonostante tutto. Il film ha raccolto molte nomination in questa stagione dei premi, comprese sette candidature agli Oscar 2024. Potrebbe riuscire a conquistare la statuetta per il miglior trucco, per… un naso.

Oppenheimer

cillian-murphy-oppenheimer-2-1È il film dell’anno. L’incursione di Christopher Nolan nel biopic è sicuramente il titolo che ha destato maggiore interesse e meraviglia in questa stagione dei premi, e le sue 13 nomination agli Oscar confermano che è stato il preferito anche dall’Academy. Il film che racconta la vita di J. Robert Oppenheimer, l’uomo che ha inventato la bomba atomica, è esso stesso un ordigno, o meglio è così che Nolan lo ha costruito. Da sempre appassionato di meccanismi mentali, temporali e spaziali, il regista di Memento ha de-costruito ancora una volta la linearità del tempo, raccontando i piani sovrapposti dell’esistenza del suo protagonista, dall’euforia della scoperta alla atterrita consapevolezza di aver creato un meccanismo di morte.

Nella sua visione globale e totalizzante, Nolan potrebbe davvero aver realizzato un film che parla alla contemporaneità, raccontando l’uomo che deve fare i conti con le proprie ambizioni e con le conseguenze delle proprie azioni. Oppenheimer è effettivamente il film che potrebbe portare a casa il massimo riconoscimento agli Oscar 2024, quello con maggiori possibilità di vincere, così come il suo regista e probabilmente i suoi attori. In caso le cose dovessero andare così, sarebbe un trionfo annunciato ma non certo immeritato.

Past Lives

Past Lives recensione filmCome American Fiction, anche Past Lives è un’opera prima che ha stregato il pubblico statunitense e che ha fatto lo stesso nell’istante in cui è arrivato in Italia. Presentato in pompa magna al Sundance dello scorso anno, è arrivato nelle sale del nostro Paese il 14 febbraio, un perfetto film di San Valentino, volendo banalizzare, ma anche una riflessione delicata e toccante sulle distanze, il cercarsi e il rincorrersi. Celine Song si destreggia con eleganza e intuizione tra una sceneggiatura toccante e solida e una regia piena di idee e molto raffinata.

Dei dieci titoli di categoria, è forse il film che è arrivato a questa nomination con maggiore sorpresa, sebbene le sue speranze di portare a casa un premio siano riposte maggiormente nella categoria per la migliore sceneggiatura originale. È infatti probabile che il segreto di questo film, tanto amato persino da Guillermo Del Toro che lo ha citato tra i suoi preferiti di quest’anno, risieda proprio nella sapienza riversata nella scrittura: ogni scelta e azione è equilibrata, ogni significato reso denso dai silenzi e dagli sguardi. Past Lives è un inizio promettente che mette Song sotto i riflettori e ci fa aspettare con ansia la sua prossima storia per il grande schermo.

Povere Creature!

Povere Creature! filmDopo le 10 candidature agli Oscar per La Favorita, Yorgos Lanthimos conferma la sua storia d’amore con l’Academy e sale a 11 nomination per Povere Creature! Il film ha conquistato il mondo al suo esordio, quando a settembre del 2023 ha conquistato il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia. Sulla scena pubblica si è comportando altrettanto bene, riscontrando anche un grande successo di pubblico. Si dice che il film racconti la stessa storia di Barbie, ma con il sesso. Nel film Bella Baxter è proprio come una delle bambole Mattel che però fa anche esperienza della carne e annichilisce i suoi creatori, tutti uomini, uccide il patriarcato e trova la sua via di donna libera. Non una lettura sbagliata, ma incompleta per il percorso che compie il personaggio di Emma Stone nella mente di Lanthimos (e di Alasdair Gray, autore dell’omonimo romanzo da cui il film è tratto).

Ridurre il percorso di Bella a una mera esplorazione del suo corpo e della sua sessualità sarebbe come banalizzare il percorso esplorativo che compie la donna. Il principio che guida le sue azioni è la curiosità: la sua mente acuta da esploratrice la spinge a portare avanti una ricerca completa e totale dell’esperienza e del sapere umano, a partire dal primo territorio di scoperta di cui ognuno di noi dispone, ovvero il proprio corpo. E così prosegue, intercettando nel suo percorso la filosofia, le relazioni, il viaggio, il piacere altrui e, alla fine, persino il male incarnato dal marito della sua vita precedente. Lanthimos arricchisce questo percorso dritto e chiaro con una messa in scena caratteristica, di costumi distintivi e della costruzione di un mondo senza tempo che accoglie Bella, ovvero Emma Stone, il cuore pulsante del film, e, insieme a Lily Gladstone, è senza dubbio la favorita alla statuetta per la migliore interpretazione femminile.

La Zona di Interesse

Oscar la zona d'interesse jonatan glazerSi tratta forse del film più importante arrivato al Dolby Theatre quest’anno. Con cinque nomination, tra cui quella di Migliore film internazionale, Migliore regia, Migliore sceneggiatura e Miglior sonoro, La Zona di Interesse potrebbe essere uno dei maggiori vincitori della notte del 10 marzo. Se nella categoria principale ha davvero poche speranze, il film di Glazer ha buone probabilità di portare a casa il premio al Migliore film internazionale e ha discrete chance anche per la sceneggiatura e per il sonoro, vero cuore del film, un’opera d’arte a se stante di composizione di piani e umori in un film in cui il non visto è evocato perfettamente dai rumori che arrivano da fuori campo, da oltre il muro.

Il film racconta la quotidianità del male, la sua banalità, il modo in cui una famiglia di una SS vive la sua prossimità a un campo di sterminio come se fosse un luogo come un altro. Il problema di sterminare gli ebrei diventa una necessità per fare carriera, i fumi dei forni uno scomodo inconveniente, i residui di cenere nell’adiacente fiume un fastidio da evitare, la ricerca di metodi più efficaci di sterminio un modo diretto verso una promozione sicura, l’angolino di paradiso addossato al muro di cemento che nasconde l’orrore un privilegio da custodire. Con un punto di vista particolare e sperimentale, Jonathan Glazer conferma il suo occhio indagatore sul mondo e purtroppo anche su una contemporaneità che ha perso la memoria del passato e sembra sempre più propensa a continuare a discriminare e innalzare muri.

Chi vincerà l’Oscar 2024 al Miglior Film?

Oppenheimer Cillian MurphyLa corsa all’Oscar 2024 per il Miglior Film non sarà una gara particolarmente avvincente, semplicemente perché Oppenheimer di Christopher Nolan è il film che non sembra avere rivali. Dai Golden Globes ai PGA, passando per i BAFTA, il biopic sul padre della bomba atomica ha fatto un percorso pulito e l’appuntamento al Dolby Theatre lo vedrà probabilmente trionfare. Trai film che potrebbero avere delle possibilità di ostacolare la sua scalata a Hollywood ci potrebbe essere forse La Zona di Interesse, oppure un colpo di coda di Povere Creature!.

Non dovremo aspettare ancora molto per avere l’esito delle votazioni dell’Academy. L’appuntamento è con Jimmy Kimmel, al Dolby Theatre la notte tra il 10 e l’11 marzo 2024, in Italia in diretta su RaiUno.

Sean Gunn rompe il silenzio sull’interpretare Maxwell Lord nel DCU

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Sean Gunn, che nell’MCU ha fornito i movimenti per Rocket e ha interpretato Kraglin, è ora pronto a seguire suo fratello James Gunn e debuttare nel DC Universe. Qui egli ha in realtà già ben tre ruoli, in quanto è la voce di Weasel e GI Robot in Creature Commandos, ma il ruolo più importante sarà quello di Maxwell Lord, anche se l’attore sembra non poter ancora effettivamente confermare che si tratti di questo personaggio. “L’altro che hai menzionato – che non sono sicuro di poter ancora tecnicamente menzionare pubblicamente, anche se ovviamente la voce è uscita – tutto ciò che posso dire è che quel personaggio è un po’ più radicato nell’essere“, ha detto Gunn in una chiacchierata con ScreenRant.

Molto più radicato, ovviamente, come essere umano. Quindi è un personaggio che affronterò in modo più tradizionale“. Gunn ha parlato anche degli altri due ruoli che sta interpretando nel DCU, affermando di essere “ben attrezzato” per destreggiarsi tra più personaggi in qualsiasi momento. “E persino io, che sono un attore molto caratterista, ho fatto tanti tipi di cose diverse e strane. Quindi, oltre ai tre personaggi che hai citato, ho tre diversi film indipendenti che sto facendo, a partire dalla prossima settimana e nel corso dei prossimi mesi. Quindi ci sono un sacco di personaggi che sto cercando di gestire, tutti“, ha aggiunto Gunn.

Ha poi fatto un paragone tra Weasel e GI Robot, dicendo che il primo è quasi tutto recitato fisicamente, mentre il secondo dipende molto dalla sua voce. “Ma per la DC in particolare, una delle cose che rende tutto più facile è che i personaggi di Creature Commandos sono animati, ma anche se fossero in live action, come abbiamo visto con Weasel, c’è ancora la CGI, sarebbero personaggi in CGI“, ha continuato. “Anche GI Robot è ovviamente un robot. Weasel, sì, grugnisce e cose del genere, ma si tratta soprattutto di movimenti. GI è quasi completamente incentrato sulla voce. Quindi sono un po’ diversi l’uno dall’altro. E si trovano in una zona molto lontana dello spettro dei personaggi dell’universo“.

Sean Gunn sarà in Creature Commandos

La serie animata Creature Commandos, composta da 7 episodi, sarà trasmessa in streaming su Max e avrà come protagonisti David Harbour  nel ruolo di Eric Frankenstein/Mostro di Frankenstein, Indira Varma nel ruolo della Sposa, Zoe Chao nel ruolo della Dott.ssa Nina Mazursky, Alan Tudyk nel ruolo del Dottor Phosphorus, Sean Gunn nel ruolo di Weasel  e Frank Grillo nel ruolo di Rick Flag Senior. Steve Agee riprenderà il suo ruolo in Peacemaker, John Economos. È prevista anche la partecipazione di Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller. Recentemente James Gunn ha rivelato di considerare La sposa di Indira Varma come il personaggio principale della serie. Ha anche aggiunto che non sta dirigendo alcun episodio, ma ha diretto le sessioni di registrazione di ciascun attore.

Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, anticipati nuovi dettagli sul film

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Ancora non sappiamo quando verrà distribuito in sala Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, inizialmente previsto per questo aprile ma poi rinviato a data da destinarsi per permettere ulteriori lavori sul film. Tuttavia, gli account dei social media di Spider-Man: Across the Spider-Verse (qui la recensione) hanno iniziato a stuzzicare i fan riguardo la trama di questo atteso terzo film. L’account del film ha infatti twittato “Miles Morales contro Miles G. Morales” con entrambi i loro loghi uno accanto all’altro. Come i fan ricorderanno, la variante “malvagia” di Morale ha fatto la sua comparsa nel finale del film, anticipando dunque un suo ruolo più esteso nel prossimo capitolo.

Con questo post, dunque, i fan sono portati a pensare che Spider-Man: Beyond the Spider-Verse esplorerà il conflitto tra queste due varianti molto diverse di Miles Morales. Alla fine dell’ultimo film era abbastanza chiaro che non si poteva ragionare con il giovane Prowler. Quindi, l’unico modo per tornare a casa e salvare tutto da La Macchia è una grande battaglia. Dal punto di vista tematico, questo è perfetto per i film dello Spider-Verse. Ognuno di essi affronta infatti il tema dell’identità a modo suo. Il Multiverso attira molta attenzione, ma in realtà questi film sono storie di Miles Morales che si ritaglia la propria identità in mezzo a un mare di persone simili a lui.

In effetti, Spider-Man: Across the Spider-Verse insiste ancora di più su questi temi, evidenziando il tema dell'”evento canonico“. Non c’è spazio per le variazioni tra gli Spider-Man, perché gli elementi costitutivi di come nascono devono essere preservati così come sono. Miles Morales si oppone a tutto questo, tendando di trovare un alternativa al verificarsi di certi eventi.  Ora, con il destino del multiverso in gioco, Miles dovrà sconfiggere una versione di sé stesso che ha trovato un modo diverso di portare avanti il mantello. Ciò che rende il nostro eroe l'”Ultimate Spider-Man” potrebbe essere proprio la sua capacità di colorare fuori dalle righe. Ne sapremo di più quando Spider-Man: Beyond the Spider-Verse arriverà nelle sale.

Cosa sappiamo di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse?

Il film che precede Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, Spider-Man: Across the Spider-Verse, è uscito all’inizio di quest’anno. È stato diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson. Il film presenta le voci di Shameik Moore nel ruolo di Miles Morales, Hailee Steinfeld nel ruolo di Gwen Stacy, Jake Johnson nel ruolo di Peter B. Parker, Issa Rae nel ruolo di Spider-Woman, Daniel Kaluuya nel ruolo di Spider-Punk, Karan Soni nel ruolo di Spider-Man India, Oscar Isaac nel ruolo di Spider-Man 2099, Jason Schwartzman nel ruolo di The Spot, Brian Tyree Henry nel ruolo di Jefferson Davis, Luna Lauren Velez nel ruolo di Rio Morales, Greta Lee nel ruolo di Lyla, Andy Samberg nel ruolo di Scarlet Spider e altri ancora.

Spider-Man: Across the Spider-Verse è stato prodotto da Phil Lord, Chris Miller, Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg con Alonzo Ruvalcaba. Aditya Sood, e il regista del primo film, Peter Ramsey, alla produzione esecutiva. Il film non ha ancora una data di uscita. L’uscita era inizialmente prevista per il 29 marzo 2024, ma è stata tolta dal calendario.

Tótem – Il mio sole, recensione del film di Lila Avilés

Tótem – Il mio sole, recensione del film di Lila Avilés

Tótem – Il mio sole, dal 7 marzo nelle sale italiane con Officine Ubu, è la nuova pellicola della regista messicana Lila Avilés, una storia febbrile e sorprendente in cui l’universo dell’infanzia, della famiglia, del femminile e del soprannaturale convivono in modo magistrale. Pur possedendo sempre uno sguardo e una personalità molto specifici, riecheggia una tradizione a cui appartengono voci così diverse e ambivalenti come quelle della peruviana Claudia Llosa e delle argentine Lucrecia Martel e Lucía Puenzo, costruendosi a partire da e attraverso questi quattro vortici concomitanti che si avvicinano e si respingono costantemente.

Tótem – Il mio sole, la trama: vita e morte attraverso gli occhi di Sol

Tótem – Il mio sole racconta una giornata nella vita di Sol (Naíma Sentíes) e della sua famiglia allargata di cugini, zie, zii e amici nella cornice della casa (e dello studio) del nonno, dove si festeggia il compleanno del padre, che vive lì. Il giovanissimo Tona (Mateo García Elizondo) è in pessime condizioni fisiche, vittima di quello che sembra essere un cancro fulminante, ed è chiaro che non gli resta molto da vivere, che quello che si sta preparando è più un addio che altro. Fa fatica ad alzarsi dal letto, non vuole farsi vedere così (nemmeno dalla figlia), ma la sua presenza/assenza assorbe e mette in ombra tutto ciò che c’è al di fuori della stanza buia dove viene accudito da Cruz (Teresita Sánchez), una donna gentile che lo assiste.

Tuttavia l’azione si svolge, per la maggior parte, fuori dalla stanza, mentre i parenti di Tona preparano la festa in questione – cucinando, bruciando cose, affrontando problemi personali, ricevendo aiuti inaspettati e insoliti e continuando a lavorare. In uno stile di caos e cacofonia da famiglia allargata, ciò che accade in quella casa assume un tono di comicità assurda e a volte persino nonsense, con situazioni nervose ed esilaranti, ma sempre oscurate dalla tacita evidenza della morte.

Il sole in una stanza

Sol, nel frattempo, andrà per la sua strada, rimanendo un’ansiosa osservatrice della situazione. Non le è permesso vedere il padre, la madre è al lavoro, gli zii sono persi nel loro universo e lei vaga da sola per la casa rovistando negli stivali, ponendosi domande esistenziali al cellulare, toccando (e rompendo) cose, facendosi compagnia con gli insetti, i molluschi e le altre piccole creature che circolano per la casa. Quando la festa inizierà, sarà l’unica a non voler partecipare; oppure lo farà, ma a modo suo.

Tótem – Il mio sole è un complicato arazzo di personaggi ed emozioni contrastanti, un ritratto duro ma a tratti umoristico di una famiglia che affronta a modo suo una situazione difficile e angosciante. Utilizzando una cornice chiusa per dare la sensazione di oppressione e confinamento di questa situazione, Avilés riesce a far interagire una dozzina di personaggi senza abusare di tagli di montaggio o spiegazioni arzigogolate: sono tutti situati a distanze diverse sullo stesso piano, tutti parte della stessa esperienza.

Seguendo le vicissitudini della bambina protagonista (Naíma Sentiés), Avilés pone la macchina da presa all’altezza della piccola, come se contemplasse il mondo spettrale che la circonda con un certo distacco e smarrimento, come hanno fatto recentemente Céline Sciamma e Laura Wandel. Rituali, purificazioni, feste, travestimenti grotteschi, terapie quantistiche, talismani e semi di tamarindo si susseguono attorno al singolare ritratto di una famiglia in cui anche animali e insetti hanno un’importanza simbolica fondamentale.

Totem - Il mio Sole Lila Avilés

La verità di una figlia

Lo sguardo di Sol – o “Solecito“, come lo chiamano le zie – esprime tutto. In mezzo al caos familiare, alla paura, al nervosismo, all’impotenza e persino a una festa imminente, gli occhi della bambina rivelano la gigantesca tristezza che circonda e ingloba tutto. A sette anni sembra sapere di più, negare di meno e supporre in maniera più convinta che a suo padre, Tona, resta poco tempo da vivere e che non c’è motivo di festeggiare, per quanto dietro ai festeggiamenti del suo compleanno ci siano delle buonissime intenzioni. Vuole solo vedere suo padre, stare con lui, abbracciarlo, parlare degli animaletti che ama e dei quadri che lui realizza; approfittare di quelli che intuisce essere pochi momenti condivisi tra loro, quei minuti rubati al tempo che rimarranno impressi nella sua memoria per il resto della vita.

Sebbene lo sguardo di Sol in Tótem – Il mio sole sia anche quello della regista, Avilés non giudica gli atteggiamenti degli altri personaggi: ognuno affronta o meno la situazione con le risorse che ha o che gli mancano. E se Sol può provare distanza e persino una certa incomprensione nei confronti di ciò che vede intorno a sé, la cinepresa sa che alla fine sono tutti lì con lo stesso obiettivo e scopo: abbracciare Tona, festeggiarlo, sostenerlo, stare con lui e ringraziarlo per le esperienze che hanno condiviso. È questa nobiltà e generosità di spirito che nutre questo sorprendende film. Si affronta la morte come si può, non sempre come si vuole: Avilés lo capisce e lo trasmette perfettamente.

Barbie: Greta Gerwig non esclude un possibile sequel

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Barbie: Greta Gerwig non esclude un possibile sequel

La regista di Barbie, Greta Gerwig, è tornata a parlare della possibilità di un sequel. Come riportato da Variety, urante la presentazione di Women of the Year di Time, la regista ha infatti dichiarato che: “Se trovo la risacca, allora lo facciamo. Se non trovo una risacca, non c’è più niente da fare“. Una risposta che lascia dunque poco all’interpretazione, ma la Warner Bros. Discovery sarà sicuramente molto motivata a trovare una storia che spinga a un secondo film. “È qualcosa che ho amato moltissimo fare“, ha aggiunto. “E ho amato così tanto il mondo che abbiamo costruito e tutti gli attori e l’idea di poter stare di nuovo con quel gruppo di persone è molto eccitante“.

La mia stella polare è ‘Cosa amo profondamente? Cosa mi interessa davvero? Qual è la storia che c’è sotto questa storia?“. Gerwig si è chiesta ad alta voce. “E penso che con ‘Barbie’, la storia che c’era sotto era che io amavo Barbie. Ricordo che andavo da Toys R Us e guardavo le Barbie e mi piacevano i loro capelli. Mi piaceva tutto di loro e mia madre non era convinta. E trovo che sia questa la storia, questa la storia generazionale… Cerco sempre di trovare questi risvolti“. Per il momento, tuttavia, non sembrano esserci piani per un sequel e con Gerwig impegnata sui film di Le Cronache di Narnia, potrebbe eventualmente volerci un po’ prima di pensare ad un ritorno a Barbieland.

Chi c’era nel film di Barbie?

Barbie è stato diretto da Greta Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando così il film di maggior incasso del 2023. Il film è interpretato da Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell, Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.

Film anni 2000: tutti i migliori titoli da vedere

Film anni 2000: tutti i migliori titoli da vedere

Gli anni Novanta hanno consolidato la volontà degli studios di realizzare film estremamente ambiziosi, capaci di affermarsi come campioni di incassi. I blockbuster, insieme a tutte le novità tecniche nate in questo decennio hanno poi conosciuto ulteriore sviluppo negli anni 2000. Gli ultimi vent’anni sono infatti stati caratterizzati dai grandi film, in particolare dai cosiddetti cinecomic basati sui supereroi. Sono però molti anche i film più “piccoli”, che hanno dimostrato la volontà di raccontare storie nuove e in modi originali. Tra grandi autori, nuovi registi e novità a non finire, ecco un elenco dei migliori film anni 2000 da vedere.

 

Migliori film anni 2000 americani

Film anni 2000 americani

Come anticipato, gli anni Duemila si sono più che mai caratterizzati per opere molto diverse tra loro, da grandi blockbuster ricchi di effetti speciali a film indipendenti che esulano dai canoni hollywoodiani, passando ovviamente per importanti film d’autore affermatisi tra i più grandi capolavori della storia del cinema. Ecco i migliori film anni 2000 americani da vedere:

  • Il gladiatore (2000). Il generale romano Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, ha condotto ancora una volta i suoi legionari alla vittoria, ed ora spera di poter tornare alla sua famiglia. Ma il sovrano Marco Aurelio, oramai vecchio e stanco, gli chiede di assumere il comando dell’impero dopo la sua morte. Ridley Scott dirige Russell Crowe in questo kolossal contemporaneo, che ha il merito di aver fatto rinascere l’amore nei confronti di questi film epici.
  • Il Signore degli Anelli (2001-2003). Un giovane hobbit e un variegato gruppo, composto da umani, un nano, un elfo e altri hobbit, partono per un delicata missione, guidati dal potente mago Gandalf. Devono distruggere un anello magico e sconfiggere il malvagio Sauron. Peter Jackson cambia per sempre il genere fantasy d’avventura con l’adattamento in trilogia cinematografica del celebre romanzo di Tolkien. Un’opera monumentale, ancora oggi ineguagliata per traguardi artistici.
  • Lost in Translation (2003). Bob, star in declino di Hollywood, è a Tokyo per fare un pubblicità ad un whisky e, rinchiuso nel lussuoso hotel dove soggiorna, fa amicizia con Charlotte, di molti anni più giovane di lui. Sofia Coppola porta Bill Murray e Scarlett Johansson a perdersi per le strade di Tokyo, raccontando la solitudine dell’essere umano e il suo desiderio di instaurare rapporti che possano salvare dal sopraggiungere di questa.
  • Million Dollar Baby (2004). Frankie, coriaceo allenatore di boxe, prende la giovane e talentuosa Maggie sotto la sua ala e la trasforma di una atleta da competizione. Clint Eastwood trionfa di nuovo agli Oscar con questo film incentrato sulle seconde occasioni della vita e sul tentare il tutto per tutto prima che sia finita. Un racconto denso di emozioni, che sorprende fino all’ultimo.
  • I segreti di Brokeback Mountain (2005). Durante l’estate del 1963, due cowboy, Ennis e Jack, si incontrano in un ranch nel Wyoming in attesa di trovare un ingaggio per i pascoli estivi. Conoscendosi, danno vita ad un amore impossibile. Ang Lee dirige Heath Ledger e Jake Gyllenhaal in un’opera d’amore tra le più belle e struggenti degli ultimi vent’anni, colpendo dritto al cuore dello spettatore.
  • Il petroliere (2007). Ambientata in Texas nei primi anni del commercio petrolifero, è questa una storia che tratta di famiglia, avidità, religione ed oro nero. Indicato come uno dei migliori film del XXI Secolo, Il petroliere è un film ricco di elementi di pregio, dalla regia alla fotografia, dalle scenografie all’interpretazione di Daniel Day-Lewis premiato agli Oscar. Il suo Daniel Plainview è infatti considerato uno dei personaggi più complessi e straordinari mai comparsi sul grande schermo.
  • Avatar (2009). Tra i più importanti registi di fantascienza di sempre, James Cameron torna al cinema con un film ambiziosissimo, che porta lo spettatore sulla splendida Pandora, un terra incontaminata ma minacciata dall’essere umano. In attesa dei suoi quattro sequel in arrivo, Avatar è un film da rivedere per godere al meglio di tutte le prodezze tecnologiche, visive ed emotive concepite dal suo regista.
  • Bastardi senza gloria (2009). Francia, Seconda Guerra Mondiale: un gruppo di soldati americani di origine ebraica viene paracadutato sul suolo francese per una missione speciale. L’intenzione del gruppo è anche quella di uccidere il maggior numero possibile di tedeschi. Per riuscire nell’impresa, i soldati si avvaloreranno anche di una serie di armi non convenzionali. Quentin Tarantino riscrive gli esiti della Seconda guerra mondiale in un’opera tanto dissacrante quanto epica.
  • The Social Network (2010). Pochi anni dopo aver creato Facebook nella sua stanza del dormitorio di Harvard, Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg, è diventato un miliardario, ma il suo grande successo lo sta portando a problemi sia personali sia legali. Il regista di celebri thriller come Seven e Zodiac realizza con The Social Network uno dei suoi film più apprezzati, capace di riflettere non solo sulla realizzazione del più celebre dei social, ma anche sull’odierna capacità di comunicare.
  • Inception (2010). Come complicare al massimo la trama di un film d’azione lo sa bene Christopher Nolan, in un film che gioca con la mente e con la realtà. Dom Cobb è un ladro con la capacità di rubare segreti dall’inconscio delle persone, attraverso i loro sogni. Un lavoro che gli ha portato molto, ma che gli ha tolto tutto quello che ama. La possiblità di redimersi arriverà con una missione apparentemente impossibile: innestare un’idea nella mente di una persona.
  • The Tree of Life (2011). Il difficile percorso di crescita del figlio di un uomo autoritario e una donna remissiva. Palma d’oro a Cannes. Terrence Malick vince la palma d’oro a Cannes con questo film ricco di elementi esistenzialisti e riflessioni sulla vita. The Tree of Life abbraccia il micro e il macrocosmo per raccontare l’evoluzione e la crescita in un mondo dominato dalla forza della natura e dall’amore per la natura.
  • Lei (2013). A Los Angeles, il sensibile e solitario Theodore, uno scrittore di lettere d’amore, intraprende una relazione sentimentale con Samantha, il sistema operativo del suo computer dalla suadente voce femminile. Tra fantascienza e dramma, il film di Jonze interpretato da Joaquin Phoenix e Scarlett Johansson è una potente riflessione sui rapporti umani, sulla loro natura e sulla sempre più difficile comprensione dei propri sentimenti in un mondo tanto connesso e tecnologico.
  • Boyhood (2014). La vita di una famiglia ordinaria e delle vicende che li coinvolgono nell’arco di dodici anni. Mason e sua sorella Samantha passano dall’infanzia all’età adulta confrontandosi con le conseguenze della separazione dei loro genitori. Girato nell’arco di dodici anni, Boyhood è il capolavoro artistico di Richard Linklater, regista da sempre attento al trascorrere del tempo, alla crescita e al catturare i più sinceri istanti di vita.
  • Mad Max: Fury Road (2015). Nella ricerca della propria terra natale, una donna si rivolta contro un tiranno in un’Australia postapocalittica. In suo aiuto accorrono un gruppo di prigioniere, un fanatico e un vagabondo di nome Max. Al festival di Cannes ha ricevuto una standing ovation, e si è aggiudicato sei Oscar, diventando il film australiano con più statuette in assoluto. Ad oggi è da molti considerato il miglior film d’azione mai realizzato. Nel cast, Tom Hardy e Charlize Theron.
  • Il ponte delle spie (2015). James Donovan è un avvocato di Brooklyn che si trova coinvolto al centro della guerra fredda, quando deve negoziare il rilascio di Francis Gary Powers, pilota che è stato catturato dopo l’abbattimento del proprio aereo spia sopra la Russia. Steven Spielberg realizza uno dei suoi film più belli del nuovo millennio, dimostrando ancora una volta perché egli è indiscutibilmente il miglior storyteller del mondo.
  • Arrival (2016). Tratto dal racconto Story of Your Life, di Ted Chiang, il film ha per protagonista una filologa interpretata da Amy Adams chiamata a stabilire un dialogo con alcune forme extraterrestri giunte sulla terra. Da questi tentativi di comunicazione verranno alla luce scoperte che rivoluzioneranno per sempre tanto la vita della protagonista quanto quella dell’intera umanità. Un capolavoro.
  • La La Land (2016). Un musicista jazz e un’aspirante attrice si innamorano mentre sono entrambi impegnati a inseguire le proprie ambizioni e i propri sogni, ma le cose cambiano non appena cominciano a raggiungere il successo. Vincitore di 6 premi Oscar, questo film è un atipico musical incentrato sull’amore e il successo, magnificamente diretto, interpretato e tanto ricco di colori quanto di vita e passioni.
  • Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017). La madre di una ragazza assassinata scrive un controverso messaggio su alcuni cartelloni pubblicitari, aprendo una contesa che vede coinvolti lo stimato capo della polizia e un pericoloso poliziotto. Osannato come uno dei migliori film degli ultimi anni, è il capolavoro di McDonagh, incentrato sul lutto e il perdono. Un dramma estremamente potente, forte di una sceneggiatura impeccabile e interpretazioni da Oscar di Frances McDormand e Sam Rockwell.
  • C’era una volta a… Hollywood (2019). Rick Dalton, attore televisivo di telefilm western in declino, e la sua controfigura Cliff Booth cercano di ottenere ingaggi e fortuna nell’industria cinematografica al tramonto dell’età dell’oro di Hollywood. Quentin Tarantino realizza un film dedicato al cinema e ad un periodo preciso dell’industria, dopo il quale nulla sarebbe più stato come prima. Un’opera ricca di riferimenti, suggestioni e riflessioni.
  • The Irishman (2019). La storia di Frank Sheeran, veterano di guerra e camionista, divenuto un sicario al soldo della malavita di Filadelfia e assoldato per uccidere il popolare sindacalista Jimmy Hoffa. Attraverso i suoi occhi si ripercorrono cinquant’anni di storia americana. Opera crepuscolare sul mondo dei gangster statunitensi, il film di Scorsese è un vero e proprio canto del cigno di un epoca ormai appartenente al passato, con personaggi un tempo iconici ormai ridotti alla più totale solitudine. Con protagonisti Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, The Irishman è uno dei più importanti film di Netflix.

Film anni 2000 adolescenziali per ragazzi e ragazze

Film anni 2000 ragazzi

Il cinema per ragazzi ha nel tempo donato al grande pubblico grandi capolavori che, con sfumature diverse, hanno saputo affrontare tematiche quotidiane nella vita di ogni ragazzo e ragazza. Dall’amicizia al rapporto con i genitori, dal desiderio alla paura di crescere, dai primi amori fino ai primi dolori che formano il carattere. Di seguito, ecco i migliori film anni 2000 adolescenziali per ragazzi e ragazze:

  • Juno (2007). Un’adolescente incinta decide di dare il neonato in adozione, ma le cose si complicano dopo che la scelta cade su una coppia benestante. Interpretato da Elliot Page (all’epoca Ellen), il film è da subito divenuto un grande cult, tanto per la sua sceneggiatura brillante quanto per le interpretazioni e le tematiche trattate.
  • Easy Girl (2010). Olive, una normale adolescente, racconta una piccola bugia in merito alla propria vita sessuale. Quando il pettegolezzo si diffonde tra gli studenti, la giovane viene improvvisamente investita da una enorme popolarità. Emma Stone è la protagonista di questo divertente film, che ha contribuito significativamente a renderla la star del cinema che è oggi.
  • Scott Pilgrim vs. The World (2010). Scott Pilgrim è un chitarrista disoccupato che incontra la ragazza dei suoi sogni, Ramona Flowers. Per conquistare totalmente il cuore della giovane Scott deve però affrontare i suoi diabolici sette ex fidanzati, decisi a ucciderlo. Interprato da uno spassoso Michael Cera, il film è non solo uno dei migliori adattamenti da un fumetto mai realizzato, ma anche un film per ragazzi ricco di tutti gli ingredienti giusti per divertire ed emozionare.
  • Colpa delle stelle (2014). Hazel e Gus sono due amici molto particolari. I due adolescenti, entrambi anticonformisti e dallo spiccato spirito sarcastico, si conoscono durante le riunioni in un gruppo di sostegno per malati di cancro e si innamorano l’uno dell’altra. Interpretato da Ansel Elgort e Shailene Woodley, il film è uno dei più popolari di genere romantico per ragazzi degli ultimi anni.
  • Captain Fantastic, di Matt Ross (2016). Ben e la moglie hanno scelto di crescere i propri figli nel cuore di una foresta del Nord America, evitando loro ogni contatto con la tecnologia e con la civiltà moderna. Un tragico evento, però, è destinato a cambiare le cose. Interpretato da Viggo Mortensen, questo film riflette sul ruolo dei genitori e propone percorsi educativi lontani dagli stereotipi del mondo globalizzato.

Film anni 2000 italiani

Film anni 2000 italiani

Anche l’Italia non è stata da meno negli ultimi vent’anni, regalandoci dagli anni 2000 ad oggi numerosi film di grande importanza. Dalle nuove opere di autori affermati sino alla comparsa di nuovi registi distintisi per ambizioni e idee. Incentrati sulla società italiana o portatori di storie che esulano dai canoni, ecco i migliori film anni 2000 italiani:

  • La stanza del figlio (2001). Un padre psicoanalista, una madre dolce e affettuosa, due figli adolescenti: legami familiari attraversati dalle luci e dalle ombre di una vita vissuta insieme. Finché l’irruzione del dolore non mette alla prova anche gli affetti più profondi. Nanni Moretti vince la palma d’Oro a Cannes con questo drammatico ritratto di una famiglia a pezzi e di come sia difficile gestire il dolore.
  • La finestra di fronte (2003). Giovanna si ritrova in casa un uomo molto anziano che ha completamente perso la memoria. Cercando di ricostruire la sua identità, scopre, piano piano, che lei stessa ha smarrito il ricordo dei propri sentimenti e delle proprie passioni. La finestra di fronte ha consacrato il regista Ferzan Ozpetek, oggi uno dei più apprezzati del panorama italiano.
  • Le conseguenze dell’amore (2004). Ogni uomo ha il suo segreto inconfessabile. Ma Titta Di Girolamo ne ha più di uno, il che spiega perché un uomo di cinquant’anni viva da otto in una camera d’albergo di un’anonima cittadina della Svizzera italiana. Opera seconda di Paolo Sorrentino, Le conseguenze dell’amore è anche uno dei suoi film più apprezzati.
  • Gomorra (2008). Quattro vicende raccontano la presa della camorra sulla vita delle persone: quella del sarto Pasquale, quelle dei piccoli criminali Marco e Ciro e degli imprenditori Franco e Roberto, e quella del piccolo Totò, vittima di uno spietato sistema. Matteo Garrone adatta per il grande schermo il romanzo di Roberto Saviano, offrendo un cupo ritratto di vicende fin troppo attuali.
  • La grande bellezza (2013). Roma si offre indifferente e seducente agli occhi meravigliati dei turisti: è estate e la città splende di una bellezza inafferrabile e definitiva. Jep Gambardella ha sessantacinque anni e la sua persona sprigiona un fascino che il tempo non ha potuto scalfire. È un giornalista affermato, che si muove tra cultura alta e mondanità in una capitale che non smette di essere un santuario di meraviglia e grandezza. Paolo Sorrentino trionfa agli Oscar con questo film che racconta Roma in tutta la sua bellezza e decadenza.
  • Il giovane favoloso (2014). La storia di Giacomo Leopardi, bambino prodigio rinchiuso in una casa che è una biblioteca mentre la propria voglia di conoscere il mondo lo porta a viaggiare con la mente e l’immaginazione. A ventiquattro anni lascia Recanati per entrare nell’alta società, ma il poeta non riesce ad adattarsi alla nuova vita. Mario Martone dirige Elio Germano nei panni di Leopardi, combinando la vita del poeta con le sue poesie e il loro valore eterno.
  • Non essere cattivo (2015). La periferia di Roma negli anni Novanta è un luogo dove dominano l’edonismo, le macchine di lusso e la cocaina. In questo scenario difficile, due ragazzi, Vittorio e Cesare si sostengono a vicenda nel tentativo di raggiungere il successo. Quando il primo riesce a trovare un lavoro, anche l’amico viene coinvolto immediatamente nell’affare. L’ultimo film di Claudio Caligari è un ritratto duro e al tempo stesso dolce di un contesto sociale e di un’amicizia per la vita.
  • A Ciambra (2017). Pio ha solo quattordici anni, ma già non vede l’ora di diventare adulto. Il suo punto di riferimento è Cosimo, il fratello maggiore. Quando questi scompare, Pio ha la possibilità di dimostrare tutta la sua maturità. Prodotta da Martin Scorsese, l’opera seconda di Jonas Carpignano è un coming of age che porta a conoscere nuovi aspetti di una comunità verso cui vigono innumerevoli pregiudizi.
  • Dogman (2018). Marcello, toelettatore di cani, commette piccoli crimini per Simoncino, un ex pugile che terrorizza il quartiere. Gli abusi del criminale, però, spingono l’uomo a prendere in mano la situazione. Premiato a Cannes per la miglior interpretazione, quella di Marcello Fonte, il film è una fiaba dark come solo Matteo Garrone sa realizzarne.
  • Il traditore (2019). Le vicende del criminale Tommaso Buscetta, primo pentito di mafia, che consentì ai giudici Falcone e Borsellino di comprendere l’organizzazione di Cosa Nostra e di portarne i capi in tribunale. Marco Bellocchio firma uno dei suoi film più belli e importanti, dirigendo Pierfrancesco Favino qui alle prese con una delle sue interpretazioni migliori.

Film anni 2000 su Netflix

Film anni 2000 Netflix

Nel giro di pochi anni le piattaforme streaming si sono affermate come il miglior strumento dove poter recuperare un film o una serie TV di proprio interesse. Nei vasti cataloghi di questi servizi si possono infatti ritrovare titoli di ogni tipo, dai grandi classici fino ad opere più recenti, da grandi blockbuster fino ai film più piccoli e indipendenti. Qui di seguito, si propongono alcuni dei tanti film anni 2000 presenti su Netflix:

  • American Psycho (2000). La vita di Patrick Bateman, un broker di Wall Street, dalla vita apparentemente normale ma che nasconde un’incontrollabile sete di sangue. Christian Bale è il protagonista di questo cult degli anni Duemila, in cui si propone l’altra faccia di un’America apparentemente ordinata e controllata.
  • Il Gladiatore. Diretto da Ridley Scott e interpretato da Russell Crowe, questo epico dramma racconta la storia di un generale romano tradito che cerca vendetta come gladiatore.
  • Le pagine della nostra vita (The Notebook), dramma romantico americano del 2004 diretto da Nick Cassavetes. Allie ha il morbo di Alzheimer e vive in una casa di cura. Ogni giorno, l’anziano Duke le legge lo stesso libro. Si tratta del diario di una storia d’amore ambientata nella Carolina del Sud negli anni 40.
  • Il diario di Bridget Jones. Bridget ha 32 anni e decide che è il momento giusto per prendere in mano la propria vita. Inizia a scrivere un romanzo che tiene sempre sul comodino e sul quale scrive di tutto, amore, sesso e uomini.
  • Espiazione. Inghilterra, 1935, è il giorno più caldo dell’anno. Briony Tallis e la sua famiglia conducono una vita agiata e serena, fino a quando una falsa accusa distrugge il rapporto tra la sorella maggiore di Briony e il fidanzato.
  • Memorie di una geisha (Memoirs of a Geisha) è un film del 2005 diretto da Rob Marshall, basato sull’omonimo romanzo di Arthur Golden e prodotto dalla Amblin Entertainment di Steven Spielberg. Nel 2006 ha vinto tre Oscar.
  • Una notte da leoni (The Hangover) è un film del 2009 diretto da Todd Phillips. Scritto da Jon Lucas e Scott Moore, e con Todd Phillips e Daniel Goldberg come produttori esecutivi, il film fu prodotto dalla Warner Bros. Productions e dalla Legendary Pictures. Vi figurano attori come Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Justin Bartha e Heather Graham. Il film ha vinto il Golden Globe come miglior film commedia o musicale nel 2010.
  • Mr. & Mrs. Smith (2005). Due sposi dalla vita piuttosto banale non sanno di essere entrambi assassini professionisti ingaggiati da due diverse associazioni criminali. Quando entrambi ricevono l’incarico di assassinare la medesima persona, la situazione si fa esplosiva.
  • Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind) è un film del 2004 diretto da Michel Gondry con protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet.
  • The Wolf of Wall Street (2013). New York, anni 80. Eccessi e corruzione segnano la curva discendente della brillante carriera di Jordan Belfort, un ambizioso broker in grado di guadagnare migliaia di dollari al minuto e di spenderne altrettanti in droga e futilità. Martin Scorsese dirige Leonardo DiCaprio in questo film ricco di adrenalina sull’ascesa e declino di un uomo specchio del suo tempo.
  • Storia di un matrimonio, di Noah Baumbach (2019). Un regista teatrale e la moglie attrice, un tempo felicemente sposati, intraprendono un lungo ed estenuante divorzio, che li pone di fronte ai loro limiti e alle necessarie rinunce con cui dovranno fare i conti. Interpretato da Adam Driver e Scarlett Johansson, il film è considerato il capolavoro di Baumbach. Un potente dramma che affronta in modo estremamente sincero e crudo la separazione e ciò che essa comporta, tanto nei suoi aspetti più evidenti quanto in quelli più privati. Un film tanto bello quanto doloroso.
  • Ocean’s Eleven. Un remake del classico del 1960, questo film diretto da Steven Soderbergh segue un gruppo di ladri che pianificano una rapina ai casinò di Las Vegas.
  • Million Dollar Baby. Diretto da Clint Eastwood, questo dramma sportivo racconta la storia di una giovane pugile determinata a diventare campionessa, con Hilary Swank nel ruolo principale.

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Furiosa: Chris Hemsworth condivide una nuova foto del suo personaggio

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In attesa di poter vedere Furiosa: A Mad Max Saga, film prequel di Mad Max: Fury Road che esplora le origini del personaggio Furiosa (interpretato nel titolo del 2015 da Charlize Theron), Chris Hemsworth ha condiviso un’altra immagine del suo personaggio villain, dove lo si può ritrovare seduto su una moto chopper custom dall’aspetto folle, nel bel mezzo del deserto, con un lungo e fluente mantello bianco drappeggiato sulle spalle da vero e proprio signore della guerra. “Puoi correre ma non puoi nasconderti”, scrive Hemsworth nel post, che si può vedere qui di seguito.

Furiosa, quello che sappiamo sul film

In Furiosa Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi ufficiale recita: mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.

Taylor-Joy ha rivelato che il film è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

Bambi: Sarah Polley lascia la regia del film

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Bambi: Sarah Polley lascia la regia del film

L’adattamento live-action di Bambi della Disney avrebbe perso la sua regista. The Wrap riporta infatti che la premio Oscar Sarah Polley non dirigerà più la nuova versione del film, anche se i motivi non sono stati chiariti. La notizia arriva sulla scia delle dimissioni del presidente dei Walt Disney Motion Picture Studios Sean Bailey, annunciate alla fine del mese scorso. Secondo il rapporto, Bailey è stato il principale responsabile degli sforzi della Disney per realizzare adattamenti in live-action di vari classici. Tuttavia, la partenza di Bailey mette in discussione lo stato di alcuni progetti live-action che erano in cantiere, tra cui Bambi.

Lo scorso giugno era stato riferito che la Polley, vincitrice della sceneggiatura di Women Talking, era in trattative per dirigere Bambi, mentre il film stesso era stato annunciato come in fase di sviluppo all’inizio del 2020. Come noto, questo remake in live action dovrebbe aggiornare la storia per renderla più facilmente comprensibile dai bambini, riportando così la storia del giovane cervo colpito da una tragedia che conta tra i suoi amici del bosco il coniglio Thumper e una puzzola di nome Flower. Il film animato della Disney, uscito nel 1942, è stato tratto dal romanzo di Felix Salten del 1923.

Il remake della Disney Bambi è ancora in fase di sviluppo

Annunciata a gennaio 2020, la nuova versione di Bambi attualmente non ha una data di uscita. Ora che la Polley sembra dunque fuori dal progetto, non è noto se e di quanto il film potrà subire ritardi. Lindsey Anderson Beer era stata incaricata di scrivere il remake, ma ha dovuto poi lasciare il ruolo per via di altri impegni. Dovrebbe però rimanere accreditata come sceneggiatrice, insieme ai nuovi arrivati Geneva Robertson-Dworet, Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster. Questo remake, inoltre, dovrebbe esser concepito come un musical con canzoni di Kacey Musgraves. Chris Weitz, Paul Weitz e Andrew Miano sono i produttori.

In viaggio con Eugene Levy: la seconda stagione dall’8 Marzo su Apple TV+

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In viaggio con Eugene Levy, la seconda stagione della serie di viaggi condotta e prodotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy, torna domani, 8 marzo, su Apple TV+.

Dopo aver affrontato alcune delle sue paure più grandi nel corso della prima stagione, Eugene Levy esce ancora una volta dalla sua zona di comfort. Questa volta si imbarca in un viaggio “imperdibile” per ogni giramondo che si rispetti: un grande tour dell’Europa. La seconda stagione in sette parti segue Levy nel suo viaggio dal nord al sud del continente. Lungo il percorso, si imbatte in splendide gemme locali nascoste, scopre il suo albero genealogico e cerca di ampliare il suo palato sperimentando le specialità del posto.
Unitevi a lui nel viaggio di una vita che non sapeva di dover fare.

Gli episodi di In viaggio con Eugene Levy 2

Episodio 1 – Svezia: Midsommar – Festa di mezza estate (uscita 8 marzo) 
Eugene dà il via alla sua epica avventura con una celebrazione festosa, si esercita a chiamare le alci e scende in kayak uno dei fiumi più lunghi del Paese.

Episodio 2 – Scozia: Il Paese di mia madre (uscita 8 marzo)
Il passato incontra il presente: Eugene esplora la sua emozionante storia familiare a Glasgow e vive come un reale nello splendido castello di Candacraig.

Episodio 3 – Francia: I segreti di Saint-Tropez (uscita15 marzo)
Eugene ha un assaggio di glamour con Joan Collins, amplia il suo palato con le ostriche e si cimenta nell’arte dell’apicoltura in Provenza.

Episodio 4 – Germania: Health Resort (uscita 22 marzo)
Fuori dai sentieri battuti, a Sylt, Eugene esplora un mondo di benessere, con tanto di bagni di fieno e digiuno al rifugio olistico Lanserhof.

Episodio 5 – Italia: La Dolce Vita (uscita 29 marzo)
Eugene approfondisce la conoscenza del suo paese europeo preferito da visitare. In programma: la caccia al tartufo, la raccolta del vino e le giostre.

Episodio 6 – Grecia: Island-Hopping nell’Egeo (uscita: 5 aprile) 
Sulla piccola isola di Milos, Eugene riflette sul valore della famiglia quando fa amicizia con una coppia padre-figlio che vive il proprio sogno.

Episodio 7 – Spagna: Avventure in Andalusia (uscita: 12 aprile)
Il viaggio di Eugene si conclude in Spagna, dove incontra l’icona del calcio Héctor Bellerín e si gode l’epica sfida tra Real Betis e Sevilla FC.

Captain America: Jeff Wadlow ha proposto un film con Will Smith o Dwayne Johnson

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La carriera del regista Jeff Wadlow ha fortemente risentito dell’insuccesso di Kick-Ass 2, ma prima di quel momento era un nome molto quotato all’interno di Hollywood, coinvolto in molti progetti di alto profilo, tra cui X-Force e Masters of the Universe, ma nessuno di essi è stato realizzato. Oltre questi, a quanto pare, c’era anche la volontà da parte del regista di realizzare un film su Captain America per i Marvel Studios. Durante una recente intervista con Alex Zane, condividendo la sua speranza di fare prima o poi un altro film di supereroi, il regista ha rivelato quanto sarebbe stata diversa la sua interpretazione di Steve Rogers.

Assolutamente. Ucciderei – ucciderei – per fare un grande film di supereroi“, ha dichiatato Wadlow. “Ci sono andato molto vicino in alcuni casi. Dopo l’uscita di Iron Man nel 2008, ho chiamato il mio manager e gli ho detto: “Devi farmi entrare alla Marvel. Non so cosa faranno in seguito, ma quel film ha cambiato le carte in tavola, voglio entrare e propormi‘”. “All’epoca pensavo che non avrebbero mai fatto un film su Capitan America nemmeno tra un milione di anni. Così ho proposto un film su Capitan America… Inutile dire che credo che la mia proposta fosse troppo lontana dalle loro intenzioni“.

Parte della mia tesi era che Capitan America non doveva essere un bianco biondo. È un’idea ariana“, ha aggiunto. “Capitan America dovrebbe assomigliare a Will Smith o a un wrestler di nome The Rock“. Alla fine avevano progetti diversi, ma al 100% avrei ucciso per fare un grande film di supereroi“. Come noto, i Marvel Studios avevano già altri piani per Captain America, poi arrivato al cinema nel 2011 con il biondo Chris Evans come protagonista. Il resto, come si suol dire, è storia.

Primadonna debutta su SKY in occasione della Giornata internazionale della donna

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In occasione della Giornata internazionale della donna arriva in prima TV su Sky Primadonna, il film vincitore del concorso Panorama Italia ad Alice nella Città 2022, opera prima della giovane regista Marta Savina.

La pellicola racconta una storia di coraggio ed emancipazione e, nonostante sia ambientata negli anni Sessanta del secolo scorso, tocca temi ancora del tutto attuali, come la privazione della libertà femminile e il diritto all’autodeterminazione. In una Sicilia arcaica e legata alle tradizioni, che la regista ha vissuto in prima persona, prendono vita personaggi profondamente legati al territorio selvaggio e impervio dei Monti Nebrodi, dove i paesi conservano ancora un sapore fuori dal tempo, e proprio questa dimensione di “atemporalità” infonde al film la forza di parlare al pubblico contemporaneo.

Nel cast, oltre a Claudia Gusmano nei panni di Lia, la protagonista, troviamo Fabrizio Ferracane, Francesco Colella, Manuela Ventura e Thony. Il film, prodotto da Virginia Valsecchi, Medset Film, Moreno Zani e Malcom Pagani, è una coproduzione Capri Entertainment e Medset Film in associazione con Tenderstories e in collaborazione con Rai Cinema, Vision Distribution e Sky.

La trama di Primadonna

Sicilia, anni Sessanta. Lia ha 21 anni, va a lavorare la terra con il padre, anche se lei è “femmina” e dovrebbe stare a casa a prendersi cura delle faccende domestiche con la madre. Lia è bella, caparbia e riservata, ma sa il fatto suo. Il suo sguardo fiero e sfuggente attira le attenzioni del giovane Lorenzo Musicò, figlio del boss del paese. Quando lo rifiuta, l’ira di Lorenzo non tarda a scatenarsi e il ragazzo si prende con la forza quello che reputa di sua proprietà. Ma Lia fa ciò che nessuno si aspetterebbe mai: rifiuta il matrimonio riparatore e trascina Lorenzo, e i suoi complici, in tribunale.

Superman: James Gunn rivela specifiche ispirazioni per il film

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Superman: James Gunn rivela specifiche ispirazioni per il film

Alla fine dello scorso gennaio, i DC Studios hanno presentato il loro programma del nuovo DCU, intitolato “Chapter 1: Gods and Monsters“. Da allora James Gunn ha tenuto aggiornati i fan sulle sue piattaforme di social media, ma gli scioperi della WGA dello scorso anno hanno sicuramente rallentato lo slancio del DCU. I fan sono ansiosi di ricevere nuovi aggiornamenti e il San Diego Comic-Con di quest’anno si configura di certo come l’occasione giusta per condividere novità sui progetti in arrivo, sui casting, su progetti futuri ancora da sviluppare e magari qualche dettagli su Superman, le cui riprese sono finalmente iniziate.

Tutto ciò è possibile che si verifichi al SDCC, anche se Gunn ha ora fatto sapere che non prenderà parte all’evento, motivando la cosa semplicemente con un “starò girando“, lasciando dunque intendere che anche per il periodo del SDCC sono previste delle riprese a cui in quanto regista non può sottrarsi. Tuttavia, Gunn ha anche risposto a chi gli chiedeva quali sono le sue fonti di ispirazione per il film su Superman – oltre ai film diretti tra gli anni Settanta e Ottanta da Richard Donner – condividendo il seguente post sui suoi social network:

Gunn non ha offerto ulteriori spiegazioni per queste immagini ma, al di là dei fumetti da cui sono tratte, sembrano anticipare un Superman malinconico, molto riflessivo su quello che è il suo ruolo, ma anche un Superman attento agli altri e legato ai propri cari. Sembra dunque che Gunn stia traendo maggiormente ispirazione dalle prime versioni del personaggio, non considerando dunque quanto fatto negli ultimi anni (e negli ultimi film) con esso.

Cosa sappiamo sul nuovo Superman?

Superman racconta la storia del viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

Superman avrà come protagonisti anche Rachel Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a Isabela Merced nel ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister Terrific, Nathan Fillion in quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in quello di Metamorpho.

Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi The Authority e María Gabriela de Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo film su Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora stato confermato.

Red: recensione del nuovo film Pixar di Domee Shi

Red: recensione del nuovo film Pixar di Domee Shi

In ognuno di noi c’è una creatura selvaggia, proprio come il regista Spike Jonze ha dimostrato con il suo bellissimo film del 2009 Nel paese delle creature selvagge. In quell’occasione, il piccolo protagonista Max si trovava a confrontarsi con delle mostruose incarnazioni delle sue emozioni, le quali gli apparivano tanto più indomabili e incomprensibili quanto più in lui si verificava quel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Nel nuovo film della Pixar, intitolato Red e diretto dalla regista Domee Shi (già celebre per il cortometraggio Bao, premiato con l’Oscar), si affronta proprio questa stesso argomento. La differenza è che la creatura selvaggia della ragazzina protagonista, Mei, non è esterna a lei, bensì ne è un tutt’uno.

Il titolo originale del film, Turning Red (letteralmente “diventare rossi”), descrive meglio il processo di trasformazione con cui la giovane Mei deve confrontarsi. Appena tredicenne, la protagonista vede infatti la propria quotidianità completamente stravolta quando un’antica benedizione (ora considerata maledizione) di famiglia la colpisce. Questa prevede infatti che per ogni emozione forte provata, la ragazza si trasformi in un gigantesco e adorabile panda rosso. Una creatura che presenta però anche numerosi lati spiacevoli, che rendono la vita di Mei un inferno. Sbarazzarsi di questo problema diventa dunque per lei un imperativo, specialmente considerando l’imminente concerto della sua boy band preferita, a cui insieme alle sue amiche non vuole assolutamente mancare.

Rosso come la pubertà, rosso come l’emozione

Come per il succitato film di Jonze, anche nel caso di Red la “creatura selvaggia” è naturalmente una metafora. La regista ha affermato di aver scelto il panda rosso poiché è questo un colore che si sposa perfettamente con il periodo della pubertà, caratterizzata da emozioni come l’imbarazzo, la rabbia e l’amore. Il rosso è dunque il colore di cui improvvisamente si tinge la vita di Mei, spaventata dal cambiare del suo corpo e dalle emozioni sempre più forti che non sa riconoscere o gestire. Il racconto è dunque interamente basato sui tentativi della protagonista di relazionarsi con la sua nuova situazione e con quanti le sono intorno e cercano di aiutarla.

Come avveniva già nel precedente film Pixar Luca, nel quale a sua volta si ritrova tanto una trasformazione quanto la fotografia di un momento di passaggio da un’età ad un’altra, anche in Red ci si imbatte dunque nelle situazioni tipiche dell’ingresso nell’adolescenza. Dalle prime cotte per i ragazzi agli scontri con i compagni di classe, dal fortissimo legame con le amiche del cuore alle incomprensioni con i propri genitori. In particolar modo la madre, Ming Lee (che ha in originale la voce di Sandra Oh) è quantomai centrale nel film. La regista considera infatti Red anche un racconto sul rapporto madre-figlia. La Shi si concentra sull’offrire il punto di vista di entrambe, portando lo spettatore ora a mettersi nei panni di una ora in quelli dell’altra.

Così facendo, al di là della metafora resa progressivamente forse fin troppo didascalica, Red si concentra sulla forza delle relazioni tra i suoi personaggi, dando a queste il potere di essere davvero salvifiche. La Pixar, come noto, è sempre stata lodata per la grande capacità di far sciogliere il cuore gli spettatori con titoli come Wall-E, Up o i più recenti Coco e Onward – Oltre la magia. Proprio quest’ultimo titolo nasce dall’esigenza del regista di rapportarsi con la scomparsa del padre quando egli era solo un bambino. Similmente, Red è per ammissione della Shi basato su sue vere esperienze personali. Purtroppo, ciò non impedisce al film di risultare piuttosto freddo proprio a livello emotivo.

Red recensione
Mei e sua madre Ming Lee in un’immagine del film Red

Red: la recensione del film

Risulta complesso stabilire se la freddezza lasciata da Red sia causata dalla difficoltà per una certa tipologia di spettatore a immedesimarsi nella protagonista o da mancanze narrative del film. È anche vero che, maschi o femmine che sia, tutti hanno attraversato le stesse trasformazioni che Mei sperimenta e dunque tutti dovrebbero provare un certo trasporto verso un racconto di queste. Ciò purtroppo avviene raramente, con la conseguenza di rendere incostante l’attenzione nei confronti di quanto si sta guardando. La fortuna di Red è però quella di essere un film della Pixar e dunque estremamente curato sotto ogni aspetto visivo. I colori, i personaggi, le scenografie, ogni cosa è come sempre fonte di grande stupore per la grandissima quantità di dettagli, più o meno visibili ad un primo sguardo.

Particolarità in più che Red vanta è delle tecniche di animazione sensibilmente differenti rispetto a quelle tipiche della Pixar. Il film presenta infatti un gusto orientaleggiante, che in più occasioni ricorda l’ultimo film realizzato dal giapponese Studio Ghibli, ovvero Earwig e la Strega. Da questo punto di vista, la presenza della regista e delle sue inclinazioni stilistiche sono certamente un elemento che permette al film di distinguersi. Come un po’ era avvenuto per Encanto, il 60° classico della Disney, ci si trova dunque di fronte ad un film che sa come stupire l’occhio, ma un po’ meno il cuore. L’elemento che senza dubbio più di ogni altro riesce a scaldare quest’ultimo è però proprio il panda rosso, così ben realizzato da poter far avvertire allo spettatore tutta la sua coccolosità, rendendolo davvero irresistibile.

Drive-Away Dolls: recensione del film di Ethan Coen

Drive-Away Dolls: recensione del film di Ethan Coen

Quando si ha a che fare con un duo di registi dallo stile fortemente distintivo, si può essere portati a chiedersi se certe loro caratteristiche siano proprie di entrambi o se siano da attribuire all’uno o all’altro. Per quanto riguarda i fratelli Joel e Ethan Coen, sappiamo che entrambi condividono il gusto per il grottesco, per l’umorismo nero, per i personaggi sopra le righe ma anche per la profonda drammaticità di certe situazioni. Quando hanno annunciato una pausa nella loro collaborazione, è però inevitabilmente sorta la curiosità di scoprire in che modo la rispettive personalità si sarebbero manifestate negli annunciati progetti in solitaria. Con Drive-Away Dolls, diretto da Ethan, abbiamo ora una prima risposta.

Primo lavoro da regista per il Coen più giovane, che lo ha anche scritto a quattro mani insieme alla moglie Tricia Cooke, questo si presenta come un compendio delle cifre stilistiche per cui i due fratelli sono conosciuti, con una però forte prevalenza di umorismo grottesco se non talvolta anche demenziale. Con Drive-Away Dolls siamo infatti dalle parti di Burn After Reading o di Ave, Cesare!, con un tono dunque leggero e scanzonato che accompagna un buddy movie che è anche road movie e che, tra elementi di assurdità e nonsense per cui si chiede allo spettatore di stare al gioco, arriva a svelarsi come un’opera più che godibile.

Drive-Away Dolls Geraldine Viswanatha Margaret Qualley
Geraldine Viswanatha e Margaret Qualley in una scena di Drive-Away Dolls.

La trama di Drive-Away Dolls

Protagoniste di questa folle pellicola sono Jamie (Margaret Qualley), una ragazza del Texas, lesbica e dallo spirito estremamente libero, da poco tornata single a seguito dell’ennesimo tradimento; e la sua timida e rigida amica Marian (Geraldine Viswanathan), che ha invece un disperato bisogno di ritrovare la felicità e, secondo Jamie, anche finire a letto con una donna. In cerca di un nuovo inizio, le due si avventurano in un improvvisato viaggio con un auto a noleggio verso Tallahassee, ma le cose precipitano rapidamente quando scoprono che nel portabagagli c’è una valigetta dal contenuto estremamente importante e che un gruppo di ambigui personaggi sono alle loro calcagna per cercare di recuperarla.

Ethan Coen è un regista divertito che diverte

Come si accennava, gli elementi propri del cinema dei Coen ci sono tutti: personaggi sopra le righe – su cui spicca la personalità larger than life di Jamie -, una catena di imprevisti ed equivoci e anche quella comicità spesso illogica che però proprio per questo diverte. Ethan Coen ambienta inoltre il film nel 1999 e vi fa così confluire volentieri anche tutta un’altra serie di caratteristiche proprie di un certo cinema di quel decennio, tra elementi queer, pulp e da film indie. Impossibile non riconoscere certi omaggi al cinema di Quentin Tarantino, da precise inquadrature alla scrittura di certi personaggi, come anche alla celebre valigetta di Pulp Fiction. Coen dunque si sbizzarrisce e si diverte, adottando anche soluzioni estetiche ardite con cui omaggia l’estetica dei B-Movies e riuscendo a trasmettere il proprio entusiasmo.

Drive-Away Dolls si svela quindi come compendio di un’epoca e del suo cinema, collocando tutto ciò in un racconto volutamente esile, privo di particolari sovrastrutture ma che prendendo a piene mani da certi stereotipi si concentra sul lavorare all’interno di essi per ricavarne qualcosa di nuovo. Jamie e Marian non sono infatti altro che una strana coppia, l’estroversa casinara e l’introversa amante della lettura, ma per entrambe nel corso del racconto si sviluppano situazioni che permettono una loro non banale evoluzione. La bravura e la generosità di Qualley e Viswanathan permette inoltre di far sì che gli angoli dei rispettivi stereotipi vengano smussati, restituendo due personaggi a cui ci si affeziona subito.

Drive-Away Dolls Geraldine Viswanatha Margaret Qualley Beanie Feldstein
Geraldine Viswanatha, Margaret Qualley e Beanie Feldstein in una scena di Drive-Away Dolls.

Le irresistibili protagoniste di Drive-Away Dolls

Se Drive-Away Dolls è il film divertente e riuscito che è, il merito va dunque anche alle due protagoniste. Margaret Qualley, che già negli ultimi anni si è fatta notare tra C’era una volta a… Hollywood e la miniserie Maid, si confronta stavolta con un personaggio difficile, continuamente sopra le righe ma da lei caratterizzato nella misura in cui non risulta né fastidioso né irrealistico. Geraldine Viswanathan, vista invece in Giù le mani dalle nostre figlie e nella serie Miracle Workers, è al contrario chiamata a lavorare in sottrazione, in opposizione alla strabordante fisicità della sua co-protagonista, riuscendo ad evitare il rischio di venirne oscurata infondendo tanta umanità e fragilità nella rigidità di Marian.

E mentre attorno a loro si alternano cameo di Pedro Pascal e Matt Damon, la nevrotica ex di Jamie (interpretata da una sempre magnifica Beanie Feldstein), l’esilarante pedinamento di due loschi ceffi, sequenze psichedeliche in cui fa capolino Miley Cyrus e sesso saffico a gogo, si arricchisce sempre di più il rapporto che le lega e che conferisce una nota di dolcezza e sensualità a tutte le assurdità e il nonsense che Drive-Away Dolls offre. Probabilmente un racconto di questo tipo potrebbe non essere da tutti ben accetto, ma come già visto succedere nella filmografia dei Coen, si chiede qui di sospendere la propria reticenza o incredulità, abbandonandosi ad un viaggio coinvolgente proprio per svincolato da ogni regola.

Sofia Boutella sulle recensioni negative di Rebel Moon: “Mi hanno davvero ferito”

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Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco (qui la recensione), la prima parte di un film in due parti diretto da Zack Snyder, ha avuto un incredibile successo su Netflix, ottenendo 23,9 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni di uscita e diventando il nono miglior film della piattaforma per il 2023. Un grande risultato, considerando che è stato rilasciato verso la fine dell’anno. Tuttavia, la critica non è stata clemente: il film ha infatti ottenuto un indice di gradimento del 21% sul sito aggregatore Rotten Tomatoes. Il punteggio delle recensioni del film è stato in media di 3,2 su 5.

Un risultato che sembra aver avuto un impatto negativo sull’attrice protagonista, Sofia Boutella, la quale durante un’intervista con Vulture ha dichiarato che: “Ho sempre pensato di essere perfettamente in grado di incassare questi colpi, ma poi ho letto le critiche che si sono abbattute su Rebel Moon e mi hanno davvero ferito“. Ha poi aggiunto: “E sarò onesta al riguardo. Mi sento come se lo stessi sostenendo per tutti coloro che tenevano così tanto a questo progetto, ed è questo che mi ha colpito. Non il mio aspetto. Semmai sono stata abbastanza fortunata e la gente ha apprezzato il mio lavoro, ma il film è stato criticato”.

Mi ha colpito molto per tutti coloro che hanno messo tanto cuore, lacrime e sudore in questo progetto. È difficile vedere qualcosa che viene demolito a tal punto. Sono orgogliosa di averne fatto parte e se non ci sarà più Rebel Moon, sarà una parte molto importante della mia vita che difenderò per sempre“. La seconda parte, Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, arriverà su Netflix il 19 aprile e il futuro della saga potrebbe essere deciso dall’accoglienza di questo seguito. In estate arriveranno però anche le Director’s cut vietate ai minori, che potrebbero ottenere maggiori consensi. Ad ora, dunque, il futuro di Rebel Moon è abbastanza protetto.

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La trama di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco con Sofia Boutella

La sinossi del film recita: dopo essersi schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.

Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che le truppe nemiche arrivino ad annientarli.

Star Wars: in corso il casting per due apprendisti Jedi e un villain

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Da quando la prima stagione di Ahsoka si è conclusa, lo scorso ottobre, è calato il silenzio sul fronte di Star Wars, che ormai dal 2019 non bazzica il grande schermo. Tuttavia, come noto, la Lucasfilm ha all’orizzonte diversi progetti cinematografici e televisivi che espanderanno ulteriormente il franchise, e ora abbiamo alcuni aggiornamenti intriganti da parte dell’affidabile insider Daniel Richtman proprio sul più misterioso e atteso tra questi: il decimo capitolo ad oggi noto come Star Wars: New Jedi Order.

Questo, come noto, questo vedrà Daisy Ridley riprendere il suo ruolo di Rey Skywalker, con un racconto che, stando a quanto fino ad oggi riportato, dovrebbe svolgersi 15 anni dopo gli eventi di L’ascesa di Skywalker e narrare dei tentativi di Rey di addestrare una nuova generazione di Jedi. Ora, secondo Richtman, la Disney e la regista Sharmeen Obaid-Chinoy starebbero attualmente effettuando il casting per tre ruoli principali: due apprendisti Jedi di Rey e un villain senza nome.

Secondo quanto riferito, il film sarà girato nel Regno Unito alla fine di quest’anno e non dovrebbe essere il primo film di una nuova trilogia, come si era detto in precedenza, ma una storia a sé stante. I dettagli specifici della trama non sono ancora stati resi noti, ma l’intenzione è quello di portare il film in sala nel 2026 è decisivo che la produzione si svolga a cavallo tra il 2024 e il 2025. Per cui, in vista di quel momento verranno certamente rilasciate maggiori informazioni che permetteranno di fare ulteriore chiarezza su questo progetto.

Cosa sappiamo su Star Wars: New Jedi Order?

L’anno scorso, Daisy Ridley ha condiviso un aggiornamento rivelando che Lucasfilm le ha parlato solo di un nuovo film dedicato a Rey, con la porta aperta eventualmente per altre storie ambientate in questo periodo della storia di Star Wars.

“Conosco la trama di un film. Questo non vuol dire che sia solo quella, ma è quello che mi è stato detto. E immagino che sarà il prossimo film, credo. Voglio dire, ancora una volta, non so, dopo gli scioperi e tutto il resto, quanto velocemente tutto ricomincerà. Ma sì, per ora conosco la storia di un film e credo che la gente sarà molto eccitata”.

Gli unici dettagli confermati su questo progetto di Star Wars, ancora senza titolo, sono che sarà diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e sarà ambientato 15 anni dopo gli ultimi eventi della Saga degli Skywalker. Ci riuniremo a Rey e seguiremo la storia della ricostruzione del Nuovo Ordine Jedi e dei poteri che si ergono per abbatterlo. Il ritorno di Rey ci porterà il più lontano possibile dalla Saga degli Skywalker nel “canone” e si spera che possa rispondere a molte delle domande persistenti che avevamo dopo aver visto la trilogia sequel.

Tuttavia, visto quanto è stata divisiva, è molto probabile che si discosti da quanto visto in quel film per affermare Rey come donna a sé stante (quindi, potremmo finire per dire addio a Rey “Skywalker”).

Zack Snyder sull’esperienza di Justice League, sui fan “tossici”, sulla violazione di Batman e altro ancora

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Zack Snyder, regista di Rebel Moon, è stato ospite dell’ultimo episodio di The Joe Rogan Experience e il divisivo regista ha discusso una serie di argomenti, tra cui alcuni dei suoi progetti basati sulla DC.

Zack Snyder ha parlato delle sue esperienze di lavoro su Justice League e Batman V Superman: Dawn of Justice, e di come l’insistenza degli studios per fargli fare determinati tagli gli abbia fatto guadagnare la reputazione di “uomo delle Director’s cut”. Ha anche menzionato che ha trovato molto difficile ottenere una classificazione PG-13 per Justice League e Batman V Superman: Dawn of Justice perché alla commissione di classificazione semplicemente non “piaceva l’idea di Batman e Superman che combattevano“.

Parlando di BATMAN, Snyder interviene nel dibattito sulla “regola del non uccidere” dell’iconico eroe della DC Comics. “Se non metti alla prova la moralità del personaggio, allora è morto. Non può evolversi, non può muoversi, può solo rispondere a domande che non infrangono il canone, e questo non è il modo di trattare questi personaggi leggendari“.

Zack Snyder si sofferma anche sulle percezioni negative della sua fanbase e, pur riconoscendo che c’è un elemento tossico, ne elogia la passione e il fatto che hanno salvato delle vite raccogliendo più di 600.000 dollari per l’American Foundation for Suicide Prevention dopo che sua figlia Autumn si è tolta la vita. Potete vedere il video completo qui sotto, e abbiamo anche alcuni spezzoni più brevi.

Dune – Parte Due: Tim Blake Nelson ha il “cuore spezzato” per il taglio delle sue scene

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Dune – Parte Due (qui la nostra recensione) è stato accolto con recensioni estremamente positive e dato anche l’ottimo riscontro al box office la possibilità che Dune – Parte Tre diventi realtà è ora molto più alta. Il terzo film potrebbe poi essere l’occasione per portare in scena un personaggio inizialmente presente anche in Dune – Parte Due ma poi rimosso al momento del montaggio. Si tratta del Conte Hasimir Fenring, l’assassino e consigliere dell’Imperatore, marito di Lady Fenring (Léa Seydoux), interpretato dall’attore Tim Blake Nelson.

Proprio l’attore ha ora dichiarato di essere rimasto deluso dall’essere stato tagliato dal film e parlando con Movieweb ha dichiarato che: “Non credo di essere autorizzato a dire quale fosse la scena. Lo lascio fare a Denis, se vorrà parlarne. Mi sono divertito molto a girarla. E poi ha dovuto tagliarla perché pensava che il film fosse troppo lungo. Mi ha spezzato il cuore, ma non c’è rancore. Mi è piaciuta molto quest’esperienza e non vedo l’ora di fare qualcos’altro con lui, e sicuramente abbiamo intenzione di farlo“.

Dato il ruolo più importante di Fenring nei libri di Dune successivi al primo, è possibile che Nelson possa avere una seconda possibilità in Dune – Parte Tre. Come noto, Villeneuve ha dichiarato che non concepisce il concetto di director’s cut o di rilascio delle scene tagliate. Per lui, se qualcosa di girato non viene inserito nel film è da considerarsi morto, senza possibilità di futura pubblicazione. Probabilmente, dunque, non vedremo mai le scene con protagonista Nelson, ma il suo personaggio potrebbe comunque comparire ancora nel racconto.

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Tutto quello che c’è da sapere su Dune – Parte Due

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert. Dune – Parte due è uscito nei cinema il 28 Febbraio 2024. Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

Shōgun buon esordio a livello globale

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Shōgun buon esordio a livello globale

Shōgun (recensione), la serie evento di FX composta da 10 episodi – un’epica saga di guerra, passione e potere ambientata nel Giappone feudale e basata sul romanzo bestseller di James Clavell – ha ottenuto 9 milioni di visualizzazioni* a livello globale al suo debutto su Disney+ e Hulu, sulla base dei primi sei giorni di disponibilità in streaming, garantendosi così la prima posizione tra le serie scripted di General Entertainment a livello mondiale.

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Negli Stati Uniti, Shōgun si posiziona al primo posto tra le premiere FX su Hulu, appena davanti alla seconda stagione di The Bear, grazie all’audience accumulata da Hulu su Disney+. A livello internazionale, Shōgun è al primo posto tra le serie di general entertainment, superando così la prima stagione di The Kardashians. I primi tre episodi diShōgun sono ora disponibili in streaming e i nuovi debutteranno ogni martedì fino al 23 aprile. Il prossimo episodio, “Il recinto a otto pareti”, arriverà martedì 12 marzo su Hulu negli Stati Uniti, Star+ in America Latina e Disney+ in tutti gli altri territori.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. Insieme a Cosmo Jarvis, nel ruolo di John Blackthorne, la serie si avvale di un acclamato cast giapponese – un fatto senza precedenti per una produzione americana – che include il produttore Hiroyuki Sanada nel ruolo di Lord Yoshii Toranaga, Anna Sawai nei panni di Toda Mariko, Tadanobu Asano in quelli di Kashigi Yabushige, Hiroto Kanai nel ruolo di Kashigi Omi, Takehiro Hira nei panni di Ishido Kazunari, Moeka Hoshi in quelli di Usami Fuji; Tokuma Nishioka  interpreta Toda Hiromatsu, Shinnosuke Abe è Buntaro, Yuki Kura è Yoshii Nagakado, mentre Yuka Kouri interpreta Kiku e Fumi Nikaido è Ochiba no Kata.

Deadpool & Wolverine: un attore di X-Men 3 si è rifiutato di fare un cameo

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Non è un segreto che ci siano molti camei in programma per Deadpool e Wolverine (alcuni confermati, altri ancora vociferati) e sembra ormai certo che i Marvel Studios e il regista Shawn Levy stiano pianificando di riportare in scena molti più personaggi dell’ormai defunto franchise degli X-Men di quanto si pensasse. Hugh Jackman, come noto, tornerà nei panni di Wolverine, ma il recente trailer ha rivelato che anche Aaron Stanford riprenderà il suo ruolo di Pyro, si vocifera che potrebbero comparire anche Halle Berry (Tempesta), James Marsden (Ciclope), Famke Janssen (Jean Grey) e altri ancora.

Un attore di un film degli X-Men dell’era Fox, tuttavia, ha reso noto che non si unirà alla film, e non perché non gli sia stato chiesto. Si tratta di Vinnie Jones, noto per aver ricoperto il ruolo di Juggernaut in X-Men: Conflitto finale, il quale parlando con Yahoo! ha rivelato di aver ricevuto l’offerta di fare un cameo in Deadpool & Wolverine ma che a seguito di brevi trattative ha infine declinato l’invito. “Mi hanno appena chiesto di fare Deadpool, il nuovo film che sta per uscire“, ha detto Jones. “Ho parlato con il regista e gli ho detto: “È un dramma indossare quella tuta, mentalmente e fisicamente“.

È stato un dramma anche dal punto di vista mentale, perché ci sei dentro e non puoi fare nulla tutto il giorno. Puoi solo bere da una cannuccia. Quindi, non siamo riusciti a trovare un accordo per Deadpool, ma, voglio dire, Deadpool è il mio film preferito di tutti i tempi, più o meno. Volevo davvero farlo, ma non avevano il budget per mettermi nella tuta“. Se dunque ora si ha la conferma che Juggernaut non comparirà nel film, non resta che attendere la sua uscita in sala per scoprire se gli altri nomi di cui si vocifera vi avranno effettivamente preso parte o meno.

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Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

Ricatto d’amore: tutte le curiosità sul film con Sandra Bullock

Ricatto d’amore: tutte le curiosità sul film con Sandra Bullock

L’attrice Sandra Bullock ha preso parte nel corso della sua carriera a film di diverso genere, dal drammatico Il momento di uccidere al thriller Formula per un delitto, dal biografico The Blind Side – con cui ha vinto l’Oscar – al fantascientifico Gravity e fino all’horror Bird Box. Ha dunque dimostrato di saper variare e affrontare anche film di diverso tenore, ma quando si pensa a lei probabilmente la prima cosa che viene in mente è il genere della commedia romantica. Un amore tutto suo, Ladri per amore o Piovuta dal cielo sono solo alcuni dei titoli di questo tipo a cui ha partecipato, ma il più grande successo in tale genere rimane probabilmente Ricatto d’amore (qui la recensione).

Realizzato nel 2009 per la regia di Anne Fletcher, già autrice di titoli simili come 27 volte in bianco e Fuga in tacchio a spillo, questo film propone la classica formula della commedia romantica con due protagonisti che non si sopportano costretti a stare insieme per un determinato motivo. Si generano così incomprensioni, situazioni esilaranti e, a lungo andare, sentimenti veri. Non si punta dunque ad offrire una chissà quale novità nel genere, ma la presenza di determinati elementi ha reso questo film un grande successo, tra i quali si ritrovano la grande sintonia tra i due protagonisti e l’appartenenza ad un tipo di commedia “vietata ai minori” ormai sempre meno praticata.

Un titolo simile recentemente uscito? Tutti tranne te (qui la recensione), a sua volta affermatosi come un film campione d’incassi. Se dunque si è appassionati di questo genere di commedie irriverenti e scorrette, dove però alla fine i sentimenti prevalgono sempre, Ricatto d’amore è il film giusto da vedere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Ricatto d’amore. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove è stato girato il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Ricatto d'amore cast

La trama e il cast di Ricatto d’amore

Protagonista del film è Margaret Tate, pezzo grosso dell’editoria che lavora a New York. Essendo canadese, la donna corre però il rischio di essere rimpatriata forzatamente per via della sua Visa scaduta. Per aggirare il problema, Margaret dichiara impulsivamente di essere fidanzata con il suo assistente, Andrew Paxton, con il quale si sposerà a breve. C’è solo un piccolo problema: Andrew odia Margaret, che lo ha tormentato per anni, e si dice disposto ad aiutarla stando al gioco con l’ufficiale del servizio immigrazione solo a patto che lei lo promuova. I due si troveranno così costretti ad una convivenza forzata, ognuno per propri motivi.

L’attrice Sandra Bullock ricopre il ruolo di Margaret Tate, il quale era inizialmente stato offerto a Julia Roberts. Nel ruolo di Andrew Paxton vi è invece Ryan Reynolds, il quale conosceva ed era amico di Bullock già da diversi anni prima di questo film. I due, però, inizialmente si sono sentiti a disagio nel girare la loro scena di nudo, ma piano piano hanno iniziato a trovarsi a loro agio in quella situazione, nonostante a volte le loro protezioni cadessero. La Bullock ha dichiarato poi in un’intervista di non avere alcun problema con la nudità: “Questo film ha bisogno della mia nudità per essere divertente“.

Recitano poi nel film Malin Åkerman nel ruolo di Gertrude, ex fidanzata di Andrew, Craig T. Nelson nel ruolo di Joe Paxton, il padre di Andrew, che possiede le aziende di famiglia che dominano la città di Sitka e Mary Steenburgen nel ruolo di Grace Paxton, madre di Andrew. Betty White, invece, è Annie, la nonna di Andrew. L’attrice, però, ha quasi rifiutato il suo ruolo nel film perché le riprese le avrebbero imposto di trascorrere dieci settimane lontano dal suo golden retriever. Denis O’Hare ricopre invece il ruolo di Mr. Gilbertson, l’agente dell’immigrazione che indaga sul caso di Margaret

Ricatto d'amore location

Dove è stato girato? Ecco le location del film

Buona parte del racconto si svolge in Alaska, dove vive la famiglia di Andrew e dove egli si reca con Margaret proprio per presentarla ai suoi parenti. Anche se la maggior parte del film è dunque ambientato a Sitka, in Alaska, le riprese in realtà hanno avuto luogo a Rockport, nel Massachusetts. Naturalmente, ciò ha significato che parte della città è stata soggetta ad alcuni cambiamenti, necessari per renderla più simile a Sitka. Tra i principali luoghi in cui si sono svolte le riprese vi sono l’edificio Motif Number One sul Bradley Wharf, l’Haskins Building e il quartiere centrale di Rockport. La scena del matrimonio è invece stata girata in una casa vittoriana a tre piani del XX secolo nella città di Manchester-by-the-Sea.

Ricatto d’amore 2: ci sarà un sequel?

Come saprà chi ha visto il film, il finale lasciava aperte alcune possibilità per la realizzazione di un sequel, ma negli anni non si è mai parlato di tale possibilità. Ad oggi, dunque, è da escludere la realizzazione di un sequel. Tuttavia, il grande successo di Ricatto d’amore ha portato alla realizzazione di diversi remake, tra cui uno cinese e diversi indiani. Il primo di questi è stato coprodotto da Walt Disney Pictures e Linmon Pictures, e diretto da Yee Chin-yen. Esistono invece tre remake indiani: uno in lingua malayalam dal titolo My boss; uno in lingua kannada intitolato Software Ganda; e uno in lingua tamil intitolato sandakkari.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Ricatto d’amore grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 26 febbraio alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Justice League: tutto quello che c’è da sapere sul film di Zack Snyder

Cuore di tutto il DC Extended Universe, ovvero il racconto sul grande e piccolo schermo dei supereroi della DC Comics, è il film Justice League (qui la recensione). Diretto nel 2017 da Zack Snyder, il film avrebbe dovuto rappresentare il primo apice di quanto fino a quel momento raccontato dai film L’uomo d’acciaio, Batman v Superman e Wonder Woman. Il risultato, come noto, fu però tutt’altro che entusiasmante e Justice League si affermò non solo come un considerevole flop al box office ma anche come un film fortemente limitato dai suoi numerosi problemi produttivi.

Durante la sua realizzazione, infatti, Snyder si è visto costretto ad abbandonare il progetto in seguito alla morte della figlia, lasciando al regista Joss Whedon (che per la Marvel aveva diretto i primi due Avengers) la gestione della post-produzione e la regia delle ultime riprese restanti. Tale cambio di regista ha naturalmente portato il film ad avere aspetti dissonanti al proprio interno, con Whedon che si è particolarmente discostato dalla versione di Snyder anche attraverso alcune riscritture della sceneggiatura avvenute a riprese già in corso. Justic League, insomma, ha sofferto di numerosi drammi produttivi che ne hanno fatto un’opera particolarmente debole.

Con il tempo, il film è stato parzialmente rivalutato da una buona fetta di fan, ma gli viene oggi di gran lunga preferita la Zack Snyder’s Justice League, ovvero la versione poi portata a compimento nel 2021 da Snyder e fedele ai suoi piani originali per il film. Ora che il DCEU è prossimo alla sua definitiva conclusione, riscoprire tale film può comunque essere un motivo di ulteriore dibattito su ciò che ha funzionato o meno di esso. Di Justice League vengono infatti generalmente lodati il suo tono meno cupo rispetto ai precedenti film DC e alcune sequenze d’azione. Elementi che ne fanno un film visivamente affascinante sotto certi punti di vista.

La trama e il cast di Justice League

Dopo gli eventi di Batman v Superman, il miliardario Bruce Wayne rivaluta la scelta di lottare in solitaria e decide di fare squadra con un composito gruppo di supereroi. Si allea così con la principessa delle amazzoni Wonder Woman, il velocissimo Flash, il sovrano di Atlantide  Aquaman e Victor Stone, l’ex atleta rivestito di componenti meccaniche che si è guadagnato per questo il soprannome di Cyborg. Con la squadra così al completo, guidata da Batman, le forze della Justice League sono pronte a difendere il pianeta da un attacco di proporzioni catastrofiche rappresentato da Steppenwolf, inviato sulla terra dal divino Darkseid con lo scopo di conquistarla in suo nome. Ben presto, però, il defunto Superman si rivelerà indispensabile ai fini della riuscita della missione.

Ad interpretare i supereroi qui elencati vi sono Ben Affleck nei panni di Batman, che riprende da Batman v Superman, mentre Henry Cavill torna ad interpretare Superman. Gal Gadot riprende il ruolo di Wonder Woman dopo averla interpretata nel suo film da solista, mentre Jason Momoa fa il suo debutto ufficiale come Aquaman. Ezra Miller interpreta Flash, mentre Ray Fisher è Cyborg, ed ha interpretato il personaggio quasi completamente attraverso l’uso della motion capture. Recitano poi nel film gli attori Amy Adams nei panni di Lois Lane, Jeremy Irons in quelli di Alfred Pennyworth e J. K. Simmons come James Gordon. L’attore Ciaran Hinds è invece l’interprete di Steppenwolf.

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Justice League vs Zack Snyder’s Justice League: dai combattimenti a Steppenwolf, ecco le differenze tra le due versioni

Ma quali sono le differenze esistenti tra il film Justice League arrivato in sala nel 2017 e la Zack Snyder’s Justice League? Innanzitutto, la durata. La prima versione del film dura infatti appena due ore, con molto del materiale girato da Snyder tagliato in fase di montaggio. Il regista lo ha però poi recuperato, dando vita alla sua versione della durata di quasi quattro ore. Altra significativa differenza la si ritrova nei colori. Per alleggerire i toni del film, Joss Whedon ha concepito delle inquadrature molto più colorate e luminose. Al contrario, Zack Snyder ha impiegato un drago di colore molto più sottile e ad alto contrasto, in modo da conferire al suo film dei toni più levigati e naturali. La versione di Snyder è poi suddivisa in sei capitoli, seguiti da un epilogo.

Altra differenza la si ritrova poi nelle scene di combattimento, ovviamente molto più lunghe e approfondite nella versione di Snyder, in grado così di regalare allo spettatore tutta l’adrenalina e l’emozione che il film distribuito in sala non possedeva. È poi differente l’aspetto del villain Steppenwolf, che Snyder ricostruisce così come lo aveva inizialmente immaginato, più possente e spaventoso. Il personaggio era infatti stato reso meno inquietante per il film del 2017, nella speranza di non spaventare i più piccoli. Sempre rimanendo in ambito villain, la versione di Snyder mostra molto di più di Darkseid, raccontandone origini e obiettivi. Oltre a lui, nella Zack Snyder’s Justice League sono presenti altri personaggi in più, tra cui il Joker di Jared Leto.

Differenze si ritrovano anche nella resurrezione di Superman. Nel film del 2017 Whedon ha trasformato la decisione di resuscitare Superman in un momento di conflitto tra i membri della squadra (prendendo ispirazione da quanto visto nei suoi The Avengers e Avengers: Age of Ultron). Nella Snyder Cut, invece, la decisione avviene con mutuo consenso, dopo che Cyborg ha spiegato le capacità della Scatola Madre. A differenza del taglio cinematografico, il team decide di portare avanti la sua decisione all’interno del Wayne Aerospace Hangar, e non nella Batcaverna. Altre differenze esistenti tra le due versioni sono qui elencate!

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Justice League: il sequel mai realizzato

Parallelamente all’arrivo in sala di Justice League, i DC Studios fissarono l’uscita di un suo sequel al 14 giugno 2019. Tuttavia i risultati tutt’altro che entusiasmanti sia a livello di critica che di pubblico a cui il film è andato incontro una volta distribuito in sala, hanno frenato i piani per la realizzazione di un suo sequel. Con il tempo, tale seguito è infine stato cancellato e i DC Studios hanno preferito concentrarsi su progetti stand-alone come Wonder Woman 1984, Aquaman e The Flash. Ora che il DCEU è stato ufficialmente dichiarato “morto” in favore del DC Universe di James Gunn e Peter Safran, è chiaro che Justice League non avrà mai un sequel. Si può dunque unicamente sperare in un nuovo film dedicato alla celebre squadra, che sappia rendere giustizia ad essa.

Il trailer di Justic League e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Justice League grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 6 marzo alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Jurassic World: ecco dove sarà girato il nuovo film

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Jurassic World: ecco dove sarà girato il nuovo film

NBCUniversal ha confermato che il suo nuovo film Jurassic World 4 sarà girato quest’anno presso i propri Sky Studios Elstree nel Regno Unito.

Con una data di uscita già fissata per luglio 2025, le nostre fonti si aspettano che le riprese del film di successo inizieranno quest’estate, anche se ciò non è stato confermato dallo studio.

Il mese scorso abbiamo riferito che il regista di GodzillaRogue One e The Creator Gareth Edwards era in trattative finali per dirigere il film Jurassic World 4, che sarà una nuova interpretazione dell’era giurassica con  i membri del cast di Jurassic World, Chris Pratt e Bryce Dallas Howard che non dovrebbero tornare, né gli attori della trilogia originale Jeff Goldblum, Laura Dern e Sam NeillDavid Koepp ha scritto la sceneggiatura.

La conferma delle riprese del film Jurassic World 4 agli Sky Studios è arrivata dalla società sorella della Universal, Sky, che oggi ha annunciato gli aggiornamenti del governo britannico sul credito d’imposta locale e sulle tariffe commerciali.

Il nuovo film Jurassic World 4 diventerà il terzo film importante girato negli Sky Studios della Universal – dopo Wicked e Paddington 3 – uscito lo scorso anno. Si prevede che il film sarà girato anche in altre destinazioni globali: la maggior parte dei film della serie sono stati girati alle Hawaii, anche se non è stata confermata come destinazione. I precedenti film di Jurassic World erano stati girati a Pinewood nel Regno Unito, ma questo non sarà girato lì.

Secondo fonti dello studio, il precedente film Jurassic World ha generato più di 2.000 posti di lavoro e una spesa di 180 milioni di sterline nel Regno Unito. Tuttavia, la composizione dell’equipaggio di questa puntata, e anche la sua fattibilità, potrebbero essere messe in discussione se uno sciopero IATSE e Teamsters dovesse svolgersi quest’estate.

Il nuovo film Jurassic World 4 sarà prodotto da Steven Spielberg attraverso Amblin Entertainment, Frank Marshall e Patrick Crowley produrranno attraverso Kennedy-Marshall. Il vicepresidente esecutivo dello sviluppo della produzione Sara Scott e il direttore creativo dello sviluppo della produzione Jacqueline Garell supervisioneranno il progetto per la Universal.

Dana Strong, CEO di Sky Group, ha dichiarato oggi in merito al credito d’imposta e ai cambiamenti delle tariffe commerciali del Regno Unito: “Siamo lieti che il Cancelliere abbia deciso oggi di tagliare le tariffe commerciali degli studi televisivi e cinematografici, fornendo sgravi fiscali vitali per consentire al Regno Unito di livello mondiale settore della produzione cinematografica e televisiva per continuare a prosperare. L’annuncio di oggi dà fiducia al settore, sbloccando opportunità di lavoro e fornendo allo stesso tempo una base stabile per gli investimenti di domani nel Regno Unito, come la nostra proposta per Sky Studios Elstree North e le riprese di Jurassic 4 di NBCUniversal ”.

Cosa sappiamo di Jurassic World 4?

Sebbene non siano ancora state rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic World, la scrittura della sceneggiatura da parte di Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993 di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del 1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.

Anche l’assunzione di Edwards fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film presentano immagini CGI mozzafiato. The Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla metà di quello di un tipico film del MCU, il che suggerisce che Jurassic World potrebbe avere una delle migliori CGI del franchise di sempre.

Le informazioni sulla trama possono essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori informazioni sulla trama di Jurassic World, ma anche sugli attori principali che comporranno il cast.

Superman: una foto dietro le quinte anticipa la Fortezza della Solitudine del DCU

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È stata rivelata una nuova foto dietro le quinte di Superman, che offre ai fan uno sguardo al set del film DC Studios in Norvegia.

Il regista James Gunn ha parlato con Svalbardposten (tramite Deadline ) delle riprese del film DC Universe in Norvegia. Il regista ha spiegato che la prima scena di Superman che va alla Fortezza della Solitudine è stata girata e che le Svalbard si sono rivelate il posto migliore per filmare queste scene.

Abbiamo girato le prime scene [alle Svalbard], che mostrano Superman in fuga verso la Fortezza della Solitudine”, ha dichiarato Gunn (via VG ). “Volevamo un posto che fosse bello e che desse la sensazione di essere nel mezzo dell’Artico, quindi abbiamo esaminato diversi posti nel mondo. Ma ci sono state molte cose che ci hanno fatto vendere le Svalbard rispetto ad altri posti”.

Superman racconta la storia del viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

Cosa sappiamo sul nuovo Superman?

Superman avrà come protagonisti anche Rachel Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a Isabela Merced nel ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister Terrific, Nathan Fillion in quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in quello di Metamorpho.

Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi The Authority e María Gabriela de Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo film su Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora stato confermato.

Non sappiamo ancora con esattezza come questi altri supereroi si inseriranno nella storia, ma James Gunn ha precedentemente rivelato che la doppia vita di Superman

Supersex: recensione della serie su Rocco Siffredi con Alessandro Borghi

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Il primo annuncio di Supersex aveva gettato una pruriginosa curiosità sul pubblico di Netflix e trai fan di Alessandro Borghi, un po’ meno eccitazione invece tra quelli di Rocco Siffredi, che hanno seguito e seguono il porno attore e la sua filmografia con passione e dedizione. Sì, perché provare a raccontare la vita di Siffredi era una sfida complicata, ci si sarebbe scontrati con lo snobismo, la chiusura mentale, la difficoltà di messa in scena, tutta una serie di ostacoli che in casa Netflix sono stati affrontati e superati, con risultati alterni.

Supersex, la storia di Rocco Siffredi

Supersex racconta di Rocco Tano, della sua infanzia e adolescenza a Ortona, della sua giovinezza a Parigi, dove, in compagnia di un fratello adorato e forse un po’ temuto, Tommaso, scopre la sua strada, capisce che quei vicoli bui e peccaminosi di Pigalle, nascondono posti segreti, dove lui può finalmente essere se stesso ed esercitare il suo superpoteri, quello del sesso. La serie è dunque una biografia che, tenendosi ai margini del mondo del porno, che Siffredi ha rivoluzionato e condizionato, racconta il ragazzo e l’uomo, i suoi timori, il prezzo che ha pagato per le sue scelte, il suo cammino verso l’immortalità.

La serie Netflix, composta da sei episodi e disponibile dal 6 marzo sulla piattaforma, prova dunque a gettare uno sguardo intimo sulla vita del celebre Siffredi, con Saul Nanni e Alessandro Borghi che si dividono il compito di mettere in scena poteri e debolezze di un uomo speciale. La serie, scritta da Francesca Mainieri e diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, ambisce quindi a raccontare un retroscena mai narrato, e in qualche modo a dare un cuore e uno spirito a un uomo percepito sempre e solo di carne.

Da un grande potere derivano grandi responsabilità

Con questa premessa, è chiaro che non bisogna aspettarsi da Supersex un Boogie Nights all’italiana. La serie tocca solo le sponde del mondo del porno, ne racconta le difficoltà e le asprezze, e tende a mettere al centro della storia Rocco e il suo superpotere. Proprio così: che ci si riferisca alle dimensioni, alla libido, al desiderio, all’inclinazione, alla capacità di performare a comando, gli autori della serie scelgono di parlare di queste caratteristiche di Siffredi come di un superpotere. Il che inevitabilmente implica responsabilità e quindi un prezzo da pagare.

I supereroi compiono grandi imprese, è vero, ma sono anche sempre lacerati tra ciò che è giusto fare, ciò che desiderano fare e ciò che invece devono fare proprio perché investiti del potere di cambiare le cose e “salvare gli innocenti”. Un Rocco Siffredi novello Spider-Man, dunque, che deve decidere se salvare New York (seguendo quindi la sua vocazione) o salvare Mary Jane (prendersi cura degli affetti personali). Una cosa non può coesistere con l’altra, la serie dimostra questo, e forse anche la vita di Siffredi e di altre pornostar più o meno famose. Questa scelta, assolutamente legittima e comprensibile, arriva in un momento di grande esposizione mediatica del pornodivo, che sembra impegnato in un lungo processo di rivalutazione della sua immagine pubblica per cercare di scrollarsi di dosso uno stigma sociale che, nella società contemporanea, arriva insieme a determinate scelte di vita e di professione.

Questo punto di vista, questa tesi si avvale enfaticamente di enfasi e toni drammatici, raccontando la lotta interiore del giovane Rocco che a poco a poco abbandona Tano (nome di battesimo) per abbracciare Siffredi, il nome con cui è diventato un’icona.

Supersex Alessandro Borghi
Supersex. Alessandro Borghi as Rocco in episode 106 of Supersex. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Un’occasione mancata

Ci saranno tantissime recensioni di Supersex che sottolineano quanto la serie Netflix, che offre un altissimo valore produttivo, dalle scenografie alle musiche fino ai costumi e location, riesca a dare un volto umano e complesso a quello che tutti considerano soltanto una macchina del sesso, si spenderanno moltissime parole per decantare la bravura del cast: Alessandro Borghi e Saul Nanni sono assolutamente incredibili e con loro anche Adriano Giannini e Jasmine Trinca, davvero in stato di grazie nei ruoli di Tommaso e Lucia. Tutte osservazioni giuste e dovute a chi si è speso davvero tanto, emotivamente e fisicamente, per mettere in scena una storia così straordinaria e anche drammatica.

Ma la scelta di virare sul dramma umano fa perdere alla produzione una possibilità preziosissima. Si parla di sesso, si parla di relazioni aperte, di amore libero, di promiscuità eppure lo si fa sempre sotto la lente del dramma, addirittura con tocchi di thriller. Mai viene menzionata la gioia, la bellezza, il divertimento che può portare una relazione tanto libera e appagante con il proprio corpo. Il pornoattore è veicolo di drammi personali (di nuovo, sacrosanti e centrali nella storia), ma non appare mai soggetto attivo delle proprie scelte e in questo modo il sesso e l’erotismo diventano ossessione, qualcosa da gestire, da incanalare, da domare e che porta sofferenza.

Provare a essere provocatori e offrire un ritratto più leggero, senza cancellare per forza le ombre di una vita, avrebbe potuto forse davvero offrire uno sguardo meno giudicante sul mondo del porno. Ma forse autori e spettatori non sono ancora pronti a questo tipo di libertà.

Prendiamo quindi per buona questo punto di vista: la storia di questo ragazzo di Ortona che con il suo superpotere ha lasciato un segno nella storia del mondo, ha combattuto contro i suoi demoni e alla fine, almeno a giudicare da quello che dice Rocco Siffredi, quello vero, ha trovato l’equilibrio e l’amore, per la sua compagna, per la sua famiglia e per se stesso.

Supersex
Supersex. (L to R) Linda Caridi as Tina, Alessandro Borghi as Rocco in episode 105 of Supersex. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 15 e 16

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Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 15 e 16

Dopo la messa in onda degli episodi 13 e 14 che abbiamo recensito qui, oggi vi svegliamo le anticipazioni dei nuovi episodi di terza stagione della serie tv DOC – Nelle tue mani che andranno in onda questa sera giovedì 07 Marzo, in prima serata su Rai 1. Ecco le anticipazioni dell’episodio quindicesimo e sedicesimo e gran finale di stagione, che si intitolano rispettivamente “Quello che si deve fare” e “Liberi”.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 15, “Quello che si deve fare”

Marzo 2011. Andrea è costretto a fare i conti con la malattia di Agnese, ma un’inaspettata notizia dall’America riaccende le speranze. In ospedale il neo-primario viene messo invece in difficoltà da un caso dalla diagnosi difficile, che costringerà qualcuno a un terribile compromesso. Nel frattempo, a Lorenzo viene affidato il signor Gianfranco, un paziente arrivato da una RSA a cui è stato prescritto un medicinale in dosi eccessive.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 16 “Liberi”

In reparto è arrivato il momento della verità. Mentre Federico affronta il suo ultimo giorno all’Ambrosiano e Martina prende una decisione che lascia di stucco il resto della squadra, Doc deve fare i conti con la verità che Agnese gli ha raccontato e che l’ha costretto a cambiare prospettiva sul suo passato. È convinto che non possa andare peggio di così almeno fino a quando viene ricoverato l’uomo responsabile di tutto. Il suo peggior nemico.

DOC – Nelle tue mani è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC – Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor Andrea Fanti (Luca Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o quasi) ritenevano perduti per sempre.

DOC – Nelle tue mani, la serie

DOC – Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction

Nel cast di DOC – Nelle tue mani Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti, Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio, Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4), Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo Oleotto (ep. 11-16).

Le riprese della serie si sono svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location ospedaliera il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.

The Idea of You: trailer del film con Anne Hathaway

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The Idea of You: trailer del film con Anne Hathaway

Tratto dall’omonimo e acclamato romanzo, The Idea of You è incentrato su Solène (Anne Hathaway), una madre single quarantenne che inizia un’inaspettata storia d’amore con il ventiquattrenne Hayes Campbell (Nicholas Galitzine), il cantante degli August Moon, la boy band più in voga del pianeta. Costretta ad accompagnare la figlia adolescente al Coachella Music Festival, dopo che il suo ex ha rinunciato all’ultimo minuto, Solène incontra casualmente Hayes, con cui fin dal primo momento scocca un’innegabile scintilla. I due intraprendono un’appassionata relazione, ma non passa molto tempo prima che lo status di superstar di Hayes ponga delle inevitabili sfide alla loro storia e che Solène si renda conto di come la vita sotto i riflettori di lui potrebbe essere più di quanto si aspetti.

The Idea of You, con Anne Hathaway, dal 2 maggio disponibile in tutto il mondo su Prime Video.

Regia di Michael Showalter
Sceneggiatura di Michael Showalter e Jennifer Westfeldt, basato sul libro di Robinne Lee
Prodotto da Cathy Schulman, Gabrielle Union, Anne Hathaway, Robinne Lee, Eric Hayes, Michael Showalter, Jordana Mollick
Executive producers Douglas S. Jones, Jason Babiszewski, Jennifer Westfeldt,
Kian Gass
Con Anne Hathaway, Nicholas Galitzine, Ella Rubin, Annie Mumolo, Reid Scott, Perry Mattfeld, Jordan Aaron Hall, Mathilda Gianopoulos, Raymond Cham Jr., Jaiden Anthony, Viktor White, Dakota Adan
Genere Romantic Drama
Durata 115 Minutes

Torino Film Festival: tutte le novità della 42° edizione

Torino Film Festival: tutte le novità della 42° edizione

Il Torino Film Festival è sempre stato e resta un festival cinefilo e autoriale, una mostra e un concorso di film dallo spirito libero, originale, fresco, indipendente, graffiante. Questa edizione del TFF – diretta da Giulio Base – è in continuità con il passato e al tempo stesso stringe l’occhio alle nuove generazioni, capaci di vivere, interpretare e condividere quell’anima forte e di ricerca che il TFF ha sempre avuto e portato avanti.

“Il suo entusiasmo si tocca con mano. Lo abbiamo già visto e sono convinta che ne avremo prova ancora nei prossimi mesi: Giulio Base si dedicherà a questa nuova avventura con tutta la passione che da sempre nutre per il cinema, custodendo l’eredità del festival e contribuendo con le sue idee a dare ulteriore lustro e slancio a una rassegna che in Italia e dall’estero è vista come uno degli appuntamenti più attesi nel mondo del cinema. Puntare sui giovani, una chiave vincente” commenta il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni. 

“Il festival di Giulio Base mantiene saldo il timone sull’anima fondante del TFF ma sicuramente saprà stupirci con delle importanti novità, interpretandolo con le sue tante anime di autore, regista, attore e produttore – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Lo ha dimostrato sia nel suo progetto presentato in occasione del bando e lo confermerà, ne sono sicuro, anche da oggi in avanti. Non posso che augurare buon lavoro a lui e a tutta la squadra”.

“Mancano otto mesi al prossimo Torino Film Festival ma già si delineano le linee principali di questa edizione, nato dai giovani e per i giovani, e che ai giovani deve continuare a rivolgersi, utilizzando anche i nuovi linguaggi del cinema e le sue evoluzioni – dichiara Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Resta un festival originale e indipendente, legato al territorio ma al tempo stesso capace di intercettare i grandi cambiamenti della critica cinematografica internazionale”.

“Ho visto nascere il Torino Film Festival, che allora si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani, ho respirato l’aria di quegli anni anche se ancora giovane, sono stato testimone del fermento e del cambiamento sociale e culturale nella Torino di inizio anni ’80 – racconta Giulio Base, direttore artistico del Torino Film Festival. L’ho seguito a distanza negli anni e ora essere qui è per me molto emozionante. Il 42° TFF l’ho costruita pezzo per pezzo, annodando idee, pensieri, contatti e desideri per dar vita a quella trama che è sicuramente uno dei sogni della mia vita”.

Torino Film Festival: tutte le novità della 42° edizione

INAUGURAZIONE

L’apertura del 42TFF avrà luogo il 22 novembre 2024 nella splendida cornice del Teatro Regio, una serata di charme che vedrà la proiezione di un film in anteprima internazionale e ospiti di livello nazionale e internazionale.

IL PROGRAMMA E LE SEZIONI 

La 42° edizione del Torino Film Festival sarà divisa in 6 sezioni per un totale di 120 film. Quattro le sezioni competitive: il concorso principale (16 film in anteprima mondiale o internazionale), il concorso documentari (16 titoli in anteprima italiana, senza distinzione tra italiani e internazionali), il concorso cortometraggi (24 titoli in anteprima europea, senza distinzione fra produzioni italiane o straniere) e il “leopardiano” Zibaldone (24 titoli in uno spazio totalmente libero ed eterogeneo, con titoli di ogni genere, senza nessun vincolo di durata, di formato, di data o di anteprima e prevederà un premio del pubblico). Due le sezioni non competitive: il fuori concorso (16 titoli) e la retrospettiva dedicata a Marlon Brando (24 titoli). 

LA SQUADRA 

La squadra è composta da giovani già con numerose esperienze alle spalle. Tre uomini e tre donne, con età compresa tra i 22 e i 32 anni, scelti perché capaci di raccontare e intercettare visioni, sguardi e linguaggi dei loro coetanei, senza però rinnegare il passato. Si rendono così, in qualche modo, intermediari e garanti nel preservare e mantenere vivo quello spirito originale e fresco che ha da sempre caratterizzato il TFF. I selezionatori del 42TFF sono, in ordine alfabetico, Davide Abbatescianni, Martina Barone, Ludovico Cantisani, Elvira Del Guercio, Veronica Orciari e Davide Stanzione.

MARLON BRANDO

Il grande omaggio a Marlon Brando (del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita) comprende 24 titoli che ne ripercorrono la carriera dagli esordi del 1950 fino a una delle ultime interpretazioni del 1996. Carismatico e dotato di grande talento, Brando ha interpretato ruoli molto diversi tra loro, imponendo uno stile recitativo lontano dai canoni dell’epoca e che ha contribuito a consacrarlo come uno dei mostri sacri della storia del cinema.

Anche il manifesto della 42°edizione del TFF è dedicato Marlon Brando, ritratto nel 1972 sul set del controverso “Ultimo Tango a Parigi” diretto da Bernardo Bertolucci. È una delle rare foto in cui guarda direttamente dentro l’obiettivo, uno scatto complice e sornione, che seduce e mostra, senza mezzi termini, sua inarrivabile bellezza. (Ph. Eva Sereny / Iconic Images).

ACCESSIBILITÀ

Da quest’anno il TFF si impegna a essere anche un festival accessibile. Con l’associazione “+ Cultura Accessibile” si è deciso che tre titoli della retrospettiva dedicata a Marlon Brando saranno resi accessibili non solo alle disabilità motorie (lo sono già tutte le sale utilizzate) ma anche a quelle sensoriali e cognitive.

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