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Tutta la luce che non vediamo: trailer della miniserie Netflix di Shawn Levy

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Netflix ha diffuso il trailer di Tutta la luce che non vediamo, la rivoluzionaria miniserie in 4 episodi, tratta dall’omonimo romanzo best seller e vincitore del Premio Pulitzer di Anthony Doerr, diretta da Shawn Levy e scritta da Steven Knight.

Tutta la luce che non vediamo sarà presentata in anteprima il 30 ottobre, in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma, con una proiezione accessibile del primo episodio fruibile da persone con disabilità sensoriali grazie all’audiodescrizione e ai sottotitoli. Un secondo screening in anteprima per i fan si terrà il 1° novembre a Lucca Comics & Games, prima dell’arrivo, solo su Netflix dal 2 novembre.

Al centro della storia la protagonista Marie-Laure LeBlanc, una ragazza francese cieca il cui coraggio e la cui speranza faranno da contraltare alla violenza e alla distruzione della guerra. Marie-Laure è interpretata dalle attrici esordienti Aria Mia Loberti (scoperta da Levy in un casting globale a cui hanno partecipato attrici cieche e ipovedenti) e Nell Sutton (Marie-Laure da giovane). Al loro fianco Louis Hofmann (Werner), il vincitore agli Emmy Award e candidato all’Oscar Mark Ruffalo (Daniel LeBlanc), Lars Eidinger( Von Rumpel), il vincitore del Golden Globe e candidato agli Emmy Hugh Laurie (zio Etienne), Marion Bailey (Madame Manec).

La miniserie è prodotta da Shawn Levy, Dan Levine e Josh Barry per 21 Laps Entertainment, la casa di produzione dietro al fenomeno globale Stranger Things, al film candidato agli Oscar Arrival, alla serie Netflix di successo Tenebre e Ossa, e ai film Free Guy e The Adam Project. Anche Steven Knight è produttore esecutivo, mentre Joe Strechay (See, The OA) è produttore associato e consulente per la cecità e l’accessibilità.

La trama di Tutta la luce che non vediamo

Tratta dal romanzo vincitore del Premio Pulitzer, Tutta la luce che non vediamo è una miniserie che segue la storia di Marie-Laure, una ragazza francese cieca, e di suo padre, Daniel LeBlanc, che fuggono dalla Parigi occupata dai tedeschi con un diamante leggendario per impedire che finisca nelle mani dei nazisti. Braccati senza sosta da un crudele ufficiale della Gestapo che vuole impossessarsi della pietra preziosa per il suo interesse personale, Marie-Laure e Daniel trovano presto rifugio a St. Malo, dove vanno a vivere con uno zio solitario che diffonde le trasmissioni clandestine per la resistenza. In questa cittadina sul mare una volta idilliaca, il percorso di Marie-Laure incrocia inevitabilmente quello di un’improbabile anima gemella: Werner, un adolescente brillante arruolato dal regime di Hitler per rintracciare le trasmissioni illegali, che invece possiede un legame segreto con Marie-Laure e con la sua fiducia nell’umanità e la sua speranza. Intrecciando abilmente le vite di Marie-Laure e Werner nel corso di un decennio, Tutta la luce che non vediamo racconta la storia dell’incredibile potere dei legami tra le persone, un faro di luce che può guidarci anche nei tempi più bui.

Only Murders in the Building: Disney annuncia la quarta stagione

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Only Murders in the Building: Disney annuncia la quarta stagione

Disney+ ha annunciato che Only Murders in the Building, la popolare serie originale comedy prodotta da 20th Television, è stata rinnovata per una quarta stagione. L’attesissimo finale della terza stagione, acclamata dalla critica, è ora disponibile su Disney+.

La notizia arriva dopo il successo della terza stagione, che vede tra i protagonisti Meryl Streep, plurivincitrice dei premi Oscar ed Emmy, e il candidato ai Golden Globe Paul Rudd. A loro si aggiungono le star Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez. La serie è sempre stata accolta con favore dalla critica e ha ottenuto numerose nomination e vittorie ai premi, tra cui le nomination agli Emmy della seconda stagione per Outstanding Comedy Series, Outstanding Lead Actor in a Comedy Series e molti altri. Tutte e tre le stagioni di Only Murders in the Building sono Certified Fresh su Rotten Tomatoes.

Only Murders in the Building nasce dai co-creatori e scrittori Steve Martin e John Hoffman (Grace and Frankie, Looking). Martin e Hoffman sono i produttori esecutivi insieme a Martin Short, Selena Gomez, il creatore di This Is Us Dan Fogelman e Jess Rosenthal. La terza stagione vede Charles, Oliver e Mabel (interpretati da Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez) indagare su un omicidio dietro le quinte di uno spettacolo di Broadway. Ben Glenroy (Paul Rudd) è una star di film d’azione di Hollywood il cui debutto a Broadway viene interrotto da una morte prematura. Aiutato dalla co-protagonista Loretta Durkin (Meryl Streep), il trio si imbarca nel caso più difficile che abbia mai affrontato, mentre il regista Oliver tenta disperatamente di rimettere insieme il suo spettacolo. Su il sipario!

Box office: Paw patrol primo in classifica!

Box office: Paw patrol primo in classifica!

Al box office del fine settimana appena concluso si ritrovano tante nuove uscite nelle sale che hanno attirato l’attenzione del pubblico di tutte le età! Primo classificato è Paw Patrol: il super film: si tratta di una pellicola animata sequel di Paw patrol: il film, e basato sulla serie animata ideata da Keith Chapman. Il cartone animato incassa €320.132.

Al secondo posto ritroviamo invece Assassinio a Venezia, primo classificato al box office per due settimane consecutive. La pellicola con Kenneth Branagh e Michelle Yeoh è il terzo capitolo della serie cinematografica di adattamento dei romanzi sull’investigatore Hercule Poirot, scritti da Agatha Christie. Assassinio a Venezia raggiunge un incasso di €289.524, a fronte di un totale di quasi 6 milioni e mezzo di euro.

Terzo classificato è Talk to me, inquietante horror sovrannaturale diretto dai fratelli Philippou. La pellicola, nei cinema dal 28 settembre, ha incassato nel week end €209.204, a fronte di un totale che supera già i 700 mila.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto si ritrovano rispettivamente The Creator e Asteroid City, entrambi nelle sale dal 28 settembre. The creator, pellicola fantascientifica e narrante una realtà distopica, incassa €163.639, mentre Asteroid City, l’attesissima nuova opera di Wes Anderson con un vasto cast di stelle di Hollywood, raggiunge un incasso di €156.320. Al sesto posto si stabilisce Oppenheimer, pellicola biografica diretta da Christopher Nolan, che raggiunge un guadagno di €147.790, a fronte di un totale di poco più di 27 milioni di euro.

Settimo ed ottavo classificato sono Io Capitano, pellicola drammatica e di tematiche attuali diretta da Matteo Garrone, e Gran Turismo: la storia di un sogno impossibile, tratta da una storia vera. Io Capitano incassa €146.605 a fronte di un totale di quasi 2 milioni e mezzo dalla sua prima uscita nelle sale il 7 settembre, dopo la presentazione al Festival del cinema di Venezia; mentre Gran Turismo raggiunge un incasso di €122.018.

Ultimi due classificati sono rispettivamente The Palace, nuova pellicola del noto regista Roman Polanski, e The Nun 2. Nonostante si tratti del suo primo week end in sala, The Palace non ottiene dei buoni risultati al box office: il film incassa €62.889, mentre The Nun 2 raggiunge un incasso di €62.147, a fronte di un totale di più di 6 milioni e mezzo dalla sua uscita il 6 settembre.

Lupin parte 3: recensione dei primi due episodi della serie su Netflix

Arriva il 5 ottobre su Netflix Lupin parte 3. Sopra i tetti di Parigi volteggia ancora Assane Diop, o forse dovremmo dire Arsenio Lupin. Perché da quando il padre, Babakar, gli ha regalato il libro contenente la storia del ladro gentiluomo, Assane si muove nel crepuscolo francese, ma anche in pieno giorno, ispirandosi al personaggio letterario nato dalla penna di Maurice Leblanc. Ecco perché la storia su cui si fa luce, come ci annunciava la prima parte di Lupin nel non troppo lontano 2021, “non è quella di un ladro qualunque”.

Omar Sy torna a indossare la svolazzante giacca nera, e riprende il ruolo dell’affascinante ladro per questa terza parte che si preannuncia avvincente e dal gusto piccantino. Dove l’inganno e la truffa rimangono il motore principale di una fabula che però non lascia mai indietro la sua tematica portante: la famiglia. Prodotto da Gaoumont, il terzo atto – questa volta composto da ben 7 episodi (in questa recensione parleremo solo dei primi due visionati in anteprima) – è pronto a sbarcare su Netflix dal 5 ottobre, e andrà ad arricchire uno già scoppiettante catalogo autunnale.

Lupin parte 3, la trama

Intanto, dove eravamo rimasti? Nel finale dell’episodio dieci, Hubert Pellegrini viene arrestato dalla polizia dopo essere stato accusato pubblicamente di tutti i suoi crimini davanti a una platea gremita di gente. Assane, però, non può comunque ritenersi un uomo libero, poiché ancora ricercato. Per uscire di scena si traveste da pompiere e usa la folla per farsi strada. L’episodio si conclude con Assane di nuovo in fuga dopo essere stato riconosciuto da una pattuglia, e gli ultimi minuti lo vedono salutare Claire e suo figlio Raul, prima di scomparire nel nulla. Ora Assane è in clandestinità, e al momento vive a Marsiglia. Vorrebbe però poter vivere tranquillo e non dover sempre scappare e per farlo inizia a pensare ad un ultimo, grosso colpo. Torna così a Parigi per mettere a punto un nuovo piano: grazie al furto della perla nera, potrà ottenere soldi a sufficienza per costruirsi una vita in campagna. Per farlo, però, deve anche far sì che la polizia non lo cerchi più. Studiato lo stratagemma perfetto, Diop lo applica con l’aiuto del suo fidato amico Benjamin, ma alla fine tutto salta quando torna una figura importante dal proprio passato: la madre. Cosa farà, adesso, Assane?

Un racconto nuovo

A differenza del secondo capitolo che doveva chiudere un primo corposo arco narrativo, la terza parte di Lupin si avvia con un racconto inedito, che va staccandosi, almeno nei due episodi iniziali, dalle linee narrative precedenti. Una scelta che con molta probabilità vuole suggerire l’impegno da parte dello show di rinnovarsi e rinfrescarsi, per evitare di saturarsi con dinamiche risolte e approfondite negli altri due atti. La decisione risulta saggia, ma non fa cambiare di tono allo show: l’action dalle sfumature thriller resta la base per una narrazione che “inaugura” nuovi percorsi sempre più difficili, in cui il ladro gentiluomo deve barcamenarsi rinunciando, di conseguenza, ai propri sogni. Assane dovrà infatti prendere alcune importanti decisioni, per impedire che, ancora una volta, la sua famiglia corra dei pericoli. Innanzitutto, una delle note positive riscontrate in queste prime puntate riguarda alcune soluzioni narrative.

Pur essendo la macro-storia in gran parte prevedibile, con plot twist a volte deboli, a volte sorprendenti, chi conosce il cinema non potrà fare a meno di collegare alcuni momenti a delle scene tratte da un film cult di Quentin Tarantino. Senza addentrarci in nessuno spoiler, possiamo affermare che almeno un paio di scene ricorderanno degli inserti di Kill Bill con protagonista La Sposa. Che la reference sia voluta o meno non lo sappiamo, ma coglierla è stato inevitabile. Oltre questo, lo svelamento dei trucchi del ladro, di cui scopriamo la messa in pratica con un riavvolgimento del nastro e un montaggio dinamico, continua a regalare le sequenze migliori dello show. Non c’è dubbio poi che Omar Sy abbia tutte le capacità per sorreggere sulle proprie spalle un personaggio carismatico, astuto e intelligente come Assane Diop, e di certo se a livello diegetico funziona e piace, il merito va in particolar modo al suo interprete, in grado di catalizzare l’intera attenzione su di lui.

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La famiglia: il tallone d’Achille di Assane

Le prime due puntate di Lupin parte 3 definiscono anche in quale cornice andranno a svolgersi le vicende dell’intera stagione. Se in precedenza ad essere sullo sfondo c’era la vendetta di Assane per l’incastro del padre Babakar, adesso entra a piede dritto una seconda figura genitoriale, quella della madre, pronta a sconvolgere i piani di un figlio che non vede da ben 25 anni. Lo show prova a non lasciare niente in sospeso e con il supporto dei flashback, operazione già compiuta nella seconda parte, riusciamo a comprendere meglio quale sia il rapporto (difficile e doloroso) fra lei e Assane. L’intento sembra essere quello di voler esplorare il loro legame arrivando fino alle sue radici, e siamo quasi sicuri che gli episodi successivi scaveranno più a fondo in queste particolari problematiche famigliari. Che andranno a riempire i tasselli mancanti del puzzle inerente al suo passato.

È dunque evidente che la serie francese abbia ancora molto da voler raccontare e, se si chiude un occhio su alcuni passaggi troppo intuibili della sceneggiatura, la terza parte di Lupin, o meglio i suoi primi due episodi, hanno tutte le carte in regola per intrattenere al meglio. Non uno show complesso o esente da difetti, da guardare sempre senza troppe pretese, ma che sa ancora come divertire e coinvolgere il suo pubblico. Perché sa dove puntare. Una volta che si riesce a empatizzare con Assane, è impossibile non seguirlo con entusiasmo e affetto nelle sue spericolate imprese. Delle sue “follie” alla Lupin, in fondo, non si è mai sazi.

The Nun 2, spiegazione del finale: cosa succede a Valak l’immortale?

Valak è tornato! Il terrificante demone che ha infestato il franchise horror di maggior incasso di tutti i tempi, l’universo di Conjuring, torna per The Nun 2. Questo segna l’ottavo capitolo di questo franchise, dopo tre film di Conjuring, tre film di Annabelle e il suo diretto predecessore, The Nun del 2018. Il film riporta in scena la Suor Irene di Taissa Farmiga, eroina e protagonista del primo film. La suora vive ora in un convento in Francia, circa quattro anni dopo gli eventi inquietanti e traumatizzanti del primo film. Il personaggio di Farmiga viene incaricato dai vertici della Chiesa cattolica di indagare su morti brutali e spaventose di figure chiave della Chiesa, deve affrontare di nuovo Valak, e si spera che questa volta sia per sempre. Scopriamo, infatti, cosa succede a Valak e come finisce il film.

Cosa succede in The Nun 2?

The Nun 2 foto

Suor Irene vive ora felicemente in un nuovo convento in Francia. Ha mantenuto la sua fede salda, anche se ha visto tenebre che le sue consorelle non potevano nemmeno immaginare. Lega un solido legame con Suor Debra (Storm Reid), che a differenza sua non ha la fede ben salda alla causa. Mentre tutto questo accade, vediamo Frenchie che lavora come custode di un collegio femminile, sempre in Francia. Frenchie trascorre le sue giornate dedicandosi al giardinaggio e alle attenzioni per la madre di Sophie, Kate (Anna Katherine Popplewell), che è un’insegnante della scuola. Vediamo che qualcosa di oscuro si sta facendo strada nella scuola e Frenchie ha qualcosa a che fare con questo, intenzionalmente o inconsapevolmente. Un bambino che sta facendo una consegna in una casa vicina si imbatte infatti poi in una Frenchie apparentemente posseduta e vediamo Valak stesso vestito da suora, che attacca ferocemente il bambino.

Suor Irene riceve allora la visita di un cardinale della Chiesa che la mette al corrente di queste inspiegabili e raccapriccianti morti di suore, sacerdoti e altri rappresentanti della Chiesa, che sembrano essere tutti suicidi. Hanno capito inoltre che queste morti stanno avvenendo sempre più a ovest, il che significa che qualsiasi oscurità stia causando tutto ciò, si sta dirigendo verso la Francia. A Irene viene ordinato di indagare sul demone e di capire cosa vuole.

Chi è Valak e che cosa vuole?

the nun Horror Night

Suor Irene e Debra si recano in una cittadina francese dove è avvenuta l’ultima morte inspiegabile. Un sacerdote si è dato fuoco e solo un ragazzo l’ha visto. Il ragazzo dà alle sorelle il rosario del sacerdote e loro notano che il simbolo su di esso è lo stesso di una delle immagini delle altre morti. Si recano agli archivi cattolici dove viene detto che questo simbolo si riferisce a Santa Lucia, patrona dei ciechi che fu uccisa dai pagani. Irene capisce che Valak vuole gli occhi sacri di Lucia, che ora si trovano in un monastero. Tuttavia, non si tratta più di un monastero, ma di un collegio femminile! Irene e Debra si recano al collegio proprio mentre Frenchie è sempre più posseduta. Irene è già convinta che Valak sia all’interno di Frenchie, poiché sa che stava lavorando in una delle altre aree quando è avvenuta una morte legata a Valak.

Suor Irene sconfigge Valak in The Nun 2?

Taissa Farmiga The Nun 2

È il momento della resa dei conti finale. Irene e Debra sono in missione per trovare gli occhi di Santa Lucia, ma devono tenere a bada Frenchie posseduto da Valak. Suor Debra esce a tenerlo d’occhio, mentre Kate, Sophie e Suor Irene cercano gli occhi di Santa Lucia. Sophie racconta loro della diceria della scuola secondo cui se il sole illumina la vetrata della cappella con una certa angolazione, l’occhio della capra sulla finestra diventa rosso, segnalando la presenza del diavolo. Irene segue l’occhio rosso della capra e trova gli occhi, ma subito vengono tutti attaccati da Valak.

Come finisce The Nun 2?

The Nun

Dopo che Valak/Frenchie mette a terra Kate e Irene, Sophie corre sul campanile con gli occhi di Santa Lucia per tenerli lontani. Mentre Sophie li tiene in mano, essi iniziano magicamente a illuminarsi, cosa che sembra far arrabbiare Valak. Valak/Frenchie insegue Sophie, facendo crollare l’intero campanile. Irene e Debra corrono ad aiutare Sophie e c’è un richiamo all’inizio del film, quando Irene dice a Debra che la sua fede arriverà nel momento in cui ne avrà più bisogno, e così è! Scopriamo anche che la madre di Irene le è stata portata via perché anche lei aveva delle visioni. Insieme a Lorraine, il film lascia intendere che queste tre donne sono discendenti di Santa Lucia. Le due suore pregano insieme mentre Valak va in fiamme. Ma come sappiamo il demone non è morto.

Tuttavia, c’è una sorta di lieto fine in The Nun 2. Il potere della fede delle suore sembra separare Valak da Frenchie, che appare come nuovo. Tuttavia, è probabile che Valak si trovi ancora all’interno di Frenchie, ma che si sia solo assopito. Sappiamo già che Frenchie/Maurice viene esorcizzato dai Warrens di The Conjuring, quindi questo non sarà il suo ultimo ballo con il diavolo. La scena finale vede Frenchie ammirare i pomodori che ha piantato nel suo giardino dai semi che gli ha dato Suor Irene. Esce dall’inquadratura mano nella mano con Kate e Sophie, una famiglia felicemente e reciprocamente traumatizzata. Suor Irene lo guarda soddisfatta, ma con un barlume di preoccupazione sul volto.

Sky Studios e Cattleya annunciano le serie prequel su Romanzo Criminale e Gomorra

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Sky Studios e Cattleya – parte di ITV Studios – sono al lavoro sui prequel di due delle loro serie più iconiche e rappresentative, in Italia e a livello internazionale: Romanzo Criminale e Gomorra, due saghe, due veri e propri brand che hanno scritto alcune delle pagine più entusiasmanti e di successo della serialità italiana.

La origin story di Romanzo Criminale – La serie si concentrerà sugli anni precedenti all’ascesa della Banda della Magliana: una storia di criminalità romana che si colloca prima delle vicende raccontante nelle due stagioni della serie ma che si aggancia ai suoi personaggi. A bordo del progetto anche per il prequel, il “padre” della serie storica Giancarlo De Cataldo, magistrato, autore del romanzo omonimo (edito da Einaudi) da cui la serie madre è tratta nonché del soggetto di serie.

Torna anche la più internazionale delle serie TV italiane, Gomorra, venduta in oltre 190 territori nel mondo. Al quinto posto nella classifica del New York Times fra le serie TV non americane più importanti del decennio 2010-2020, la serie Sky Original ispirata dal bestseller di Roberto Saviano continuerà il suo viaggio su scala globale con un prequel che racconterà l’ascesa criminale del boss Pietro Savastano, da quando era solo un ragazzo di strada fino a diventare il più importante e spietato boss di Napoli. Alla scrittura del progetto, ancora una volta, Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli.

Nils Hartmann, EVP Sky Studios per l’Italia, ha dichiarato: «”Romanzo Criminale” e “Gomorra” hanno riscritto le regole della serialità italiana. Di più: se la fiction si è fatta serie TV, in Italia, è stato proprio grazie a Romanzo che ha aperto una strada nuova e mai battuta prima, e a Gomorra che, forte di quell’esempio, ha percorso quella stessa strada per andare ancora più lontano. Con Cattleya li abbiamo immaginati e quindi prodotti mettendo in campo valori produttivi tipicamente cinematografici fino ad allora impensabili per un prodotto TV, perché potessero trovare posto fra i migliori titoli hollywoodiani ed europei. Parlando la lingua della miglior serialità internazionale, attraverso un racconto di genere universale hanno conquistato milioni di fan in tutto il mondo, facendo emergere talenti all’epoca perlopiù quasi esordienti, oggi vere e proprie star della TV e del cinema italiani. Con questi due nuovi progetti andremo ad espandere i mondi di queste due storie amatissime, tornando alle nostre origini più identificative ma con un occhio rivolto al futuro».

Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya: «”Romanzo” e “Gomorra” hanno rivoluzionato il racconto per immagini italiano (televisivo ma anche cinematografico), e fanno ormai parte del canone internazionale della nuova serialità, che sembra essere il romanzo del terzo millennio. Tornare alle origini di Romanzo e Gomorra significa esplorare nuove possibilità di racconto, sempre tra epica e realismo e con sguardo sempre contemporaneo, anche dal punto di vista dello stile. È quindi un ritorno, ma con la stessa voglia di innovare».

Criminal Record: le prime immagini del nuovo thriller con il premio Oscar Peter Capaldi

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Oggi Apple TV+ ha svelato le prime immagini di Criminal Record, il nuovo thriller poliziesco in otto episodi con protagonisti il vincitore dell’Oscar e del BAFTA Peter Capaldi (“Doctor Who”, “The Thick of It”) e la candidata al Laurence Olivier Award e al Critics Choice Award Cush Jumbo (“The Good Wife“, “The Good Fight”, “The Beast Must Die”) nei panni di due detective impegnati in un braccio di ferro su un caso di omicidio di alto profilo. Criminal Record farà il suo debutto su Apple TV+ con i primi due episodi il 12 gennaio 2024, seguiti da nuovi episodi ogni venerdì fino al 23 febbraio.

Dal candidato al premio BAFTA Paul Rutman (“Vera”, “Indian Summers”), “Criminal Record” è una potente dramedy ambientata nel cuore della Londra contemporanea. Una telefonata anonima porta due brillanti detective a confrontarsi su un vecchio caso di omicidio: lei è una giovane donna all’inizio della sua carriera, lui un uomo ben inserito e determinato a proteggere la sua reputazione. La serie tocca questioni razziali, fallimenti istituzionali e la ricerca di un punto d’incontro in una Gran Bretagna polarizzata.

Al fianco di Peter Capaldi nel ruolo dell’ispettore capo Daniel Hegarty e di Cush Jumbo in quello del sergente June Lenker, nel cast di Criminal Record ci sono anche Charlie Creed-Miles (“King Arthur – Il potere della spada”, “Wild Bill”), Dionne Brown (“Queenie”), Shaun Dooley (“Official Secret – Segreto di Stato”, “The Woman in Black”, “1921 – Il mistero di Rookford”), Stephen Campbell-Moore (“La rapina perfetta”, “Masters of the Air”), Zoë Wanamaker (“Harry Potter e la pietra filosofale”, “Marilyn”), Rasaq Kukoyi (“Andor”, “His House”), Maisie Ayres, Aysha Kala (“The Undeclared War”), la vincitrice del BAFTA TV Award Cathy Tyson (“Help”) e Tom Moutchi (“Famalam”, “Attenti a quelle due”).

Criminal Record è prodotta per Apple TV+ da Tod Productions e STV Studios, e prodotta esecutivamente dalla vincitrice del BAFTA Scotland Award Elaine Collins (“Shetland”, “Vera”), Rutman, Capaldi e Jumbo. La serie è diretta dal vincitore del premio BAFTA Jim Loach (“Save Me Too”, “Oranges and Sunshine”) e da Shaun James Grant (“The Devil’s Hour”).

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 378 vittorie e 1.573 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar® come Miglior film a “CODA”.

Saga del Multiverso: 9 eroi che potrebbero impugnare il Mjolnir

Saga del Multiverso: 9 eroi che potrebbero impugnare il Mjolnir

Con la Saga del Multiverso del MCU in pieno svolgimento e con il ritorno del Mjolnir, ci si chiede ancora una volta chi tra gli attuali eroi possa essere degno di brandirlo. Il leggendario martello di Thor è riuscito a consolidarsi come figura centrale del MCU nel corso degli anni, con la Saga dell’Infinito che è culminata in uno dei più grandi momenti del MCU, quando Steve Rogers ha evocato Mjolnir nella sua mano. Senza una voce propria, tuttavia, il valore di ogni eroe attuale del MCU è sempre in discussione finché non lo dimostrano.

La clausola di “valore” di Mjolnir nel MCU è un argomento scottante, con teorie che abbondano sulle specifiche di chi può soddisfare i criteri. Tuttavia, incrociando tutti coloro che sono stati in grado di brandire il martello finora e confrontandoli con gli attuali eroi della Saga del Multiverso, non è impossibile ipotizzare chi altro potrebbe essere in grado di farlo. Per quanto riguarda gli eroi della Saga del Multiverso del MCU, ce ne sono parecchi: scopriamoli assieme.

Carol Danvers

Captain Marvel Brie LarsonCapitan Marvel, oltre a essere incredibilmente potente, è una delle candidate favorite per guidare i nuovi Vendicatori, un ruolo precedentemente ricoperto dallo stesso Capitan America. Sebbene Carol Danvers non abbia ancora fatto nulla che le precluda la possibilità di impugnare il Mjolnir, c’è tutto il tempo per affermare il suo valore sia nel brandire il Mjolnir che nel conquistare la lealtà della nuova squadra degli Eroi più potenti della Terra. Anche se una Capitan Marvel che brandisce il Mjolnir sarebbe uno spettacolo terrificante per qualsiasi avversario sfortunato, è difficile immaginare come potrebbe effettivamente rafforzare il suo già potente arsenale di poteri.

Visione Bianca

Visione Bianca è attualmente un enigma: l’ultima volta si è visto proclamare di essere la vera Visione prima di spiccare il volo per iniziare la propria serie Disney+. Tuttavia, sono stati proprio i suoi ultimi istanti prima di scomparire a mettere Visione Bianca in lizza per diventare un possibile eroe della Saga del Multiverso degno di brandire Mjolnir. Visione si è già dimostrato all’altezza durante Avengers: Age of Ultron, dopo aver impugnato il martello con facilità, e poiché Visione Bianca è sia il corpo originale di Visione che la sua coscienza, è logico che Visione Bianca possa brandire Mjolnir. Questa probabilmente costituirà una questione centrale che riguarda la sua vera identità nella sua prossima serie in solitaria.

Valchiria

In quanto attuale Re di Asgard, Valchiria sarebbe un successore adatto a brandire Mjolnir, che Odino una volta descrisse come “un compagno adatto a un Re”. Dall’essere una potente valchiria alla caduta in disgrazia fino a diventare il sovrano della Nuova Asgard, il viaggio di Valchiria, spesso ignorato, ricorda quello di Thor, con l’unica differenza che non ha ancora tentato di impugnare il Mjolnir, almeno sullo schermo. Se Valchiria riuscisse a impugnare il martello in una scena culminante, potrebbe davvero contribuire a completare il suo arco narrativo e ad affermare definitivamente Brunnhilde come uno dei protagonisti del MCU.

Peter Quill

Trovandosi spesso a fare da tramite per il sollievo comico, è facile dimenticare quanti traumi Quill abbia sopportato, per poi uscirne come un vero eroe disposto a compiere l’ultimo sacrificio in più di un’occasione. Essendo un mezzo umano senza superpoteri distinguibili dopo la morte del padre, Ego, Quill ha faticato a venire a patti con la potente presenza di Thor tra i Guardiani quando si sono incontrati per la prima volta. Ora che Quill ha raggiunto un nuovo livello di maturità, sarebbe soddisfacente vederlo seppellire l’ascia di guerra brandendo il martello, ma evitando di sbatterlo in faccia al suo ex rivale. Sostituire il suo scettro con il Mjolnir sarebbe il modo perfetto per concludere la sua intera carriera nel MCU.

Axl Heimdallson

In Thor: Love and Thunder, Axl ha dimostrato di essere molto promettente, assumendo una posizione coraggiosa contro Gorr il Macellatore di Dei e assumendo un ruolo di guida quando è stato rapito insieme agli altri bambini asgardiani. Ha dimostrato di essere più che in grado di essere all’altezza della nobile eredità paterna e vederlo raccogliere il Mjolnir come risultato del suo valore sarebbe una soddisfacente rivendicazione della sua potenziale posizione di leader della gioventù asgardiana. In qualità di potenziale giovane Vendicatore, Axl ha tutte le possibilità di far arrivare Mjolnir alla nuova generazione di Vendicatori.

Okoye

Vera guerriera disposta a sacrificare tutto per il suo popolo, c’è poco di ciò che Thor mostra che Okoye non rispecchi. È difficile immaginare che lo stemma del Mjolnir non si applichi a Okoye, che ha dimostrato più volte di essere ferocemente leale, estremamente potente e quasi incurante di perdere la vita per servire gli altri. Sebbene sia un personaggio minore nel MCU, vedere Okoye raccogliere il Mjolnir aiuterebbe a illustrare l’importanza della dedizione dei mortali al dovere e del sacrificio in nome di ciò che è giusto.

Sam Wilson

Thunderbolts Sam Wilson Captain America-in-Falcon And The Winter SoldierSe si deve credere a Steve Rogers, che ha avuto decenni per riflettere sulla decisione di chi dovesse portare lo scudo, non c’è motivo di pensare che anche Sam Wilson non sia degno di portare Mjolnir come il suo predecessore. Falcon and the Winter Soldier hanno fatto di tutto per stabilire l’idoneità di Sam a portare lo scudo rispetto ad altri candidati, con lo scudo che ora funge da simbolo evidente del suo bel carattere. Basti dire che tutto ciò che Mjolnir ha visto in Steve Rogers, molto probabilmente lo vede anche in Sam Wilson.

Peter Parker

Dalla sua ostinata ricerca della “cosa giusta da fare” al sacrificio enorme alla fine di No Way Home, Peter è quasi troppo qualificato per brandire Mjolnir a questo punto. Anche se ha rischiato di crollare quando ha cercato di vendicare la morte di zia May, il Peter Parker della Saga del Multiverso ha raggiunto uno zenit nella sua maturità e nello sviluppo del personaggio. Forse la sua prima apparizione con lo scudo di Cap in mano è stata un’abile prefigurazione della sua ascesa come sostituto di Steve Rogers e successivo detentore del Mjolnir. In ogni caso, vedere Spidey che combina la sua corsa in ragnatela con potenti colpi di martello sarebbe sicuramente uno spettacolo stupefacente.

Loki

Tom Hiddleston Loki MCUSarebbe una conclusione davvero toccante per l’arco di redenzione di Loki se si concludesse con lui finalmente degno come suo fratello di brandire il Mjolnir. La serie di Loki sta facendo miracoli per la sua eredità, posizionandolo come un vero e proprio eroe nonostante abbia causato molta morte e distruzione per il proprio ego pochi istanti prima di essere preso dalla TVA. Ora Loki è una figura fondamentale nella Saga del Multiverso – avendo valorosamente cercato di fermare la genesi di Kang come arcicattivo – e il suo valore cresce di episodio in episodio. Sostituire il suo scettro con il Mjolnir sarebbe il modo perfetto per concludere la sua intera carriera nel MCU.

Loki: le prime reazioni anticipano una seconda stagione “che soddisferà i fan di ogni tipo”

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La seconda stagione di Loki dei Marvel Studios arriverà questo venerdì 6 su Disney+, ma nell’attesa sono ora spuntate online le prime reazioni  ai primi quattro (di sei) episodi. Cuore di questa seconda stagione saranno i tentativi del Dio dell’Inganno (Tom Hiddleston) di preservare la Sacra Linea Temporale dalle incursioni di nuove e minacciose varianti di Colui che Rimane (Jonathan Majors), aiutato in questo dal fedele Mobius (Owen Wilson), il tutto mentre cerca anche di ritrovare Sylvie (Sophia DiMartino).

La maggior parte delle reazioni emerse sui social media sono per lo po’ più positive, con molti che hanno acclamato questa seconda stagione di Loki come la migliore serie MCU uscita di recente su Disney+ (un attributo che in realtà sembra venire riproposto per la maggior parte delle serie Marvel). Tra i commenti più positivi si ritrovano ad esempio quello di Brandon Davis, che per afferma: “La seconda stagione di Loki spacca. I primi 4 episodi sono un misterioso e affascinante viaggio nel tempo”.

Hunter Bolding, That Hashtag Show, scrive invece che “la stagione 2 di Loki è un grande ritorno alla forma per le serie Marvel. Dopo alcuni passi falsi, l’MCU ci regala una stagione trascendente che soddisferà i fan di ogni tipo”. Rohan Patel, di ComicBookMovie, si allinea a questi pareri, riportando che “la seconda stagione di Loki è fantastica! Punta più in alto, offrendo risultati più alti. Ogni episodio è migliore del precedente, con colpi di scena sbalorditivi”.

Non sono però mancati anche dei pareri meno entusiasti di questi, con Germain Lussier che afferma: “Sono rimasto molto deluso dai primi episodi della seconda stagione di Loki. Non si sente la posta in gioco, le storie non sono poi così interessanti e l’energia essenziale ed eccitante della prima stagione se n’è andata“. O ancora, Sam Hargrave di The Direct che scrive di come la nuova stagione non sia “all’altezza della prima. La storia è meno interessante e ha meno direzione negli episodi iniziali”.

Di seguito, ecco tutti gli altri pareri sulla seconda stagione di Loki emersi nelle ultime ore online:

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https://twitter.com/eric_ital/status/1709056933112484211?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1709056933112484211%7Ctwgr%5E27310dd2e1eb7806fae4dbfc452eaf9dd28c1d7b%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Ftv%2Fmarvel%2Floki%2Floki-season-2-reactions-are-in—find-out-what-critics-are-saying-about-the-first-4-episodes-a205972

https://twitter.com/amxndareviews/status/1709058761132769322?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1709058761132769322%7Ctwgr%5E27310dd2e1eb7806fae4dbfc452eaf9dd28c1d7b%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Ftv%2Fmarvel%2Floki%2Floki-season-2-reactions-are-in—find-out-what-critics-are-saying-about-the-first-4-episodes-a205972

https://twitter.com/ScorpioloYT/status/1709055930082509000?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1709055930082509000%7Ctwgr%5E27310dd2e1eb7806fae4dbfc452eaf9dd28c1d7b%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Ftv%2Fmarvel%2Floki%2Floki-season-2-reactions-are-in—find-out-what-critics-are-saying-about-the-first-4-episodes-a205972

Loki 2, tutto quello che sappiamo sulla seconda stagione

Loki 2 sarà la “prima seconda stagione in assoluto” dei Marvel Studio e tornerà a raccontare le imprese  del Dio dell’Inganno e dei suoi tentativi di preservare l’integrità del Multiverso. La sinossi ufficiale rilasciata dalla Disney recita: “la seconda stagione di Loki riprende all’indomani dello scioccante finale di stagione, quando Loki si ritrova coinvolto in una battaglia per l’anima della Time Variance Authority. Insieme a Mobius, Hunter B-15 e a una squadra di personaggi vecchi e nuovi, Loki naviga in un Multiverso in continua espansione e sempre più pericoloso alla ricerca di Sylvie, Judge Renslayer e Miss Minutes per comprendere su cosa significhi possedere il libero arbitrio e uno scopo glorioso“.

Tom Hiddleston interpreterà naturalmente il Dio dell’inganno, mentre è confermato anche il ritorno di Owen Wilson e Sophia DiMartino, così come l’arrivo della new entry Ke Huy Quan, reduce dalla vittoria dell’Oscar per Everything Everywhere All at Once. Jonathan Majors tornerà invece nel ruolo di Kang, anche se il suo personaggio non viene citato nel sinossi. La seconda stagione di Loki, infatti, dovrebbe fornire agli spettatori maggiori indizi su quello che sarà il suo futuro nell’MCU. Il debutto della nuova stagione è previsto su Disney+ per il 6 ottobre.

Napoleon: un nuovo video svela la performance di Joaquin Phoenix

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Napoleon: un nuovo video svela la performance di Joaquin Phoenix

Sony Pictures ha rilasciato un nuovissimo video di Napoleon per il prossimo dramma biografico sulla guerra di Ridley Scott. Nel video, Scott rivela perché ha arruolato il premio Oscar Joaquin Phoenix  per il ruolo principale del comandante militare francese. Il video anticipa l’autentica e appassionata interpretazione da protagonista di Joaquin Phoenix, mentre la candidata all’Oscar Vanessa Kirby parla di com’è girare con l’ attore Beau Is Afraid. Napoleon  uscirà nelle sale è previsto per il 23 novembre.

Napoleon: il cast del film con Joaquin Phoenix

Accanto a Phoenix, Napoleon vede Vanessa Kirby nei panni dell’imperatrice Joséphine, Tahar Rahim nei panni di Paul Barras, Ben Miles nei panni di Caulaincourt, Ludivine Sagnier nei panni di Theresa Cabarrus, Matthew Needham nei panni di Lucien Bonaparte, Youssef Kerkour nei panni del maresciallo Davout, Phil Cornwell nei panni di Sanson ‘The Bourreau, Edouard Philipponnat nei panni dello zar Alessandro, Paul Rhys nei panni di Talleyrand, John Hollingworth nei panni del maresciallo Ney, Gavin Spokes nei panni di Moulins e Mark Bonnar nei panni di Jean-Andoche Junot.

Ridley Scott dirige da una sceneggiatura di David Scarpa. Il film è una produzione congiunta tra la produzione di Apple Studios e Scott Free Productions. Ridley Scott e Joaquin Phoenix producono insieme a Kevin Walsh e Mark Huffam mentre Michael Pruss e Aidan Elliott sono i produttori esecutivi. Napoleon racconta l’epica ascesa e caduta dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, interpretato dal premio Oscar Joaquin Phoenix e diretto dal leggendario regista Ridley Scott. Il film ripercorre l’inarrestabile scalata al potere di Bonaparte attraverso la burrascosa relazione con il suo unico vero amore, Giuseppina, mostrando le visionarie strategie politiche e militari del grande condottiero in alcune delle scene di battaglia più realistiche e spettacolari mai realizzate.

La Fortuna è in un altro biscotto: clip dal film – Il redentore di Valdivia

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La Fortuna è in un altro biscotto è un’inedita dark comedy girata in Liguria, attraversando la costa di ponente e quella di levante e toccando numerosi comuni tra cui Santa Margherita Ligure, Rapallo, Vado Ligure, Savona, Genova, Imperia e molte altre province. La Fortuna è in un altro biscotto, opera prima del regista ligure Marco Placanica, esce al cinema il 5 ottobre distribuito da Ahora! Film.

https://www.youtube.com/watch?v=Jln9uAMOenQ

La Fortuna è in un altro biscotto, la trama

Sullo sfondo degli affari che muovono una provincia portuale, Leo, un giovane orfano, prova a mantenere in vita l’attività̀ ereditata dal padre, malgrado la persecuzione di uno strozzino: Tonino Paffone, proprietario di un mediocre ristorante asiatico e aspirante intermediario nell’import-export per conto della malavita cinese. Leo è disposto a tutto pur di non perdere l’attività̀ di famiglia, persino rubare. La vittima prescelta per il furto è Manfredo Collini, facoltosissimo imprenditore, collezionista d’arte e aspirante sindaco nella lista “Famiglia Unita”. Ma il destino vuole che Federico, il figlio di Collini, e Virginia, la figlia di Tonino, abbiano una relazione.

L’esorcista – Il credente: nuovo video svela la preparazione del cast al film

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È stato rivelato un nuovissimo video di L’esorcista – Il credente (The Exorcist: Believer) per il prossimo sequel horror della Universal Pictures. Presenta il regista David Gordon Green con alcuni membri del cast principale, mentre discutono di com’è stato girare l’intenso climax del film. La featurette fornisce filmati dietro le quinte dell’attesissimo climax del sequel, che potrebbe comportare uno scontro tra i genitori e il demone che possiede le ragazze. Mostra Leslie Odom Jr. e il resto del cast che provano attentamente la sequenza emotiva, mentre Green li guida attraverso la sua visione. Dai un’occhiata alla featurette di L’esorcista – Il credente (The Exorcist: Believer):

Quello che sappiamo sul film L’esorcista – Il credente (The Exorcist: Believer)

Dalla morte della moglie incinta in un terremoto haitiano 12 anni fa, Victor Fielding ha cresciuto da solo la loro figlia Angela“, si legge nella sinossi. “Ma quando Angela e la sua amica Katherine scompaiono nel bosco, per poi ritornare tre giorni dopo senza alcun ricordo di ciò che è successo loro, si scatena una catena di eventi che costringerà Victor ad affrontare il punto più basso del male e, nel suo terrore, e disperazione, cerca l’unica persona viva che ha già assistito a qualcosa di simile: Chris MacNeil.

L’esorcista – Il credente (The Exorcist: Believer) è il seguito diretto del film horror originale, adattato dal romanzo di William Peter Blatty. David Gordon Green  dirigerà il film da una sceneggiatura che sta scrivendo insieme a Scott Teems, Danny McBride e Peter Sattler. Il film vede il ritorno della vincitrice dell’Oscar Ellen Burstyn, a cui si uniranno Leslie Odom Jr., Ann Dowd, Raphael Sbarge e Jennifer Nettles, con le nuove arrivate Lidya Jewett e Olivia Marcum. Il sequel è prodotto da Jason Blum, David Robinson e James Robinson, con Green, McBride, Couper Samuelson e Stephanie Allain come produttori esecutivi. È una coproduzione tra Blumhouse e Morgan Creek Production.

Blue Beetle in streaming sulle principali piattaforme!

Blue Beetle in streaming sulle principali piattaforme!

Dalla Warner Bros. Pictures arriva Blue Beetle (recensione), il film che segna il debutto sul grande schermo del supereroe della DC diretto da Ángel Manuel Soto, il protagonista è Xolo Maridueña nel ruolo che dà il  titolo al film, Blue Beetle, e in quello del suo alter ego, Jaime Reyes.

Il neolaureato Jaime Reyes torna a casa pieno di aspirazioni per il suo futuro ma scoprirà da subito che non è proprio come l’ha lasciata. Mentre cerca il suo scopo nel mondo, il destino fa sì che Jaime si ritrovi inaspettatamente in possesso di un’antica reliquia di biotecnologia aliena: lo Scarabeo. Jamie viene improvvisamente scelto dallo Scarabeo come suo ospite simbiotico e dotato di un’incredibile armatura capace di poteri straordinari e imprevedibili. Il suo destino cambierà per sempre e Jamie si trasformerà nel Supereroe Blue Beetle.

Al fianco di Maridueña (“Cobra Kai”) troviamo, Adriana Barraza (“Rambo: Last Blood”, “Thor”) nel ruolo della nonna di Jaime, Nana, Damían Alcázar (“Narcos”, “Narcos: Mexico”) in quello di suo padre, Raoul Max Trujillo (i film di “Sicario”, “Mayans M.C.”) come Carapax, con il Premio Oscar Susan Sarandon (“Monarch”, “Dead Man Walking”) come Victoria Kord e George Lopez (le saghe di “Rio” e “I Puffi”) nel ruolo di suo zio Rudy. Nel cast anche Elpidia Carrillo (“Mayans M.C.”, la saga di “Predator”) nel ruolo della madre, Bruna Marquezine (“Maldivas”, “God Save the King”) in quello di Jenny Kord, Belissa Escobedo(“American Horror Stories”, “Hocus Pocus 2”) nel ruolo della sorella di Jaime, Milagro, e Harvey Guillén (“What We Do in the Shadows”) che interpreta il Dott.Sanchez.

Soto (“Charm City Kings”, “The Farm”) dirige da una sceneggiatura di Gareth Dunnet-Alcocer (“Miss Bala”), basata sui personaggi DC. John Rickard e ZevForeman sono i produttori e Walter Hamada, Galen Vaisman e Garrett Grant sono i produttori esecutivi.

Il team creativo del regista che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Pawel Pogorzelski (“Midsommar”, “Hereditary”), lo scenografoJohn Billington (“Bad Boys for Life”), il montatore Craig Alpert (“Deadpool 2”, “The Lost City”), la costumista candidata all’Oscar Mayes C. Rubeo (“Jojo Rabbit”, i film di “Thor”), il supervisore agli effetti visivi Kelvin McIlwain (“The Suicide Squad”, “Aquaman”) e il compositore Bobby Krlic (“Midsommar”, la serie “Snowpiercer”). Una presentazione Warner Bros. Pictures, una produzione Safran Company, “Blue Beetle” è stato dstribuito nelle sale cinematografiche italiane da Warner Bros. Pictures.

La Casa dei Fantasmi in streaming dall’11 ottobre su Disney+

La Casa dei Fantasmi in streaming dall’11 ottobre su Disney+

Disney ha annunciato che La Casa dei Fantasmi, il film di successo ispirato alla classica attrazione del parco a tema, arriverà l’11 ottobre in streaming su Disney+ e sarà disponibile anche in digitale. La divertente avventura da brividi, che ha debuttato nelle sale italiane il 23 agosto, è diretta da Justin Simien ed è interpreta da un cast stellare che include LaKeith Stanfield, Tiffany Haddish, Owen Wilson, Danny DeVito, Rosario Dawson, Chase W. Dillon e Daniel Levy, con Jamie Lee Curtis e Jared Leto nel ruolo di The Hatbox Ghost.

L’11 ottobre i fan potranno anche aggiungere il film alla loro collezione digitale, quando La Casa dei Fantasmi sarà disponibile per l’acquisto presso tutti i principali rivenditori digitali, compresi Prime Video, Apple TV, Google Play & Rakuten TV, con esclusivi contenuti bonus dietro le quinte.  Casa dei Fantasmi racconta di una donna e di suo figlio che si rivolgono a un variegato gruppo di cosiddetti esperti spirituali per aiutarli a liberare la loro casa da intrusi soprannaturali. Il film è prodotto da Dan Lin e Jonathan Eirich, mentre Nick Reynolds e Tom Peitzman sono i produttori esecutivi.

Tex Week: una settimana con il ranger alla rinascente di Milano

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Tex Week: una settimana con il ranger alla rinascente di Milano

Tizzoni d’inferno! Sembra ieri ma sono passati 75 anni da quando, il 30 settembre 1948, debuttava in edicola il primo albo a striscia di Tex, il personaggio creato da Gianluigi Bonelli e realizzato graficamente da Aurelio Galleppini, destinato a diventare il più amato eroe del fumetto italiano e uno dei più longevi del fumetto mondiale.

Sergio Bonelli Editore celebra questo prestigioso traguardo in compagnia di Rinascente con la “Tex Week”: una settimana speciale dedicata al Ranger che si svolgerà presso la Rinascente Milano Piazza Duomo dal 3 al 9 ottobre per festeggiare un’icona capace di travalicare i confini del suo tempo, esaltare la bellezza della vita on the road, superare le frontiere e coinvolgere generazioni di lettori con le sue infinite storie.

Racconta Davide Bonelli, presidente di Sergio Bonelli Editore: “Quest’anno il nostro Tex compie 75 anni. Per questo vogliamo festeggiarlo con una settimana di iniziative, allestimenti ed eventi speciali dedicati a lui, proprio qui, a Milano, nella città di Sergio Bonelli Editore.  Assieme agli amici di Rinascente, appassionati di fumetti e preparatissimi sul mondo del Ranger e dei suoi pard, abbiamo pensato di offrire a tutti i fan di Aquila della Notte un’esperienza del tutto nuova, che speriamo possa conquistarli. L’augurio mio e di tutta la redazione di via Buonarroti è che durante la Tex Week chiunque visiti la Rinascente di piazza Duomo possa, per 7 giorni, sentirsi a Casa di Tex e celebrare con lui un compleanno sul sentiero dell’avventura. Il Ranger è un eroe sempre in viaggio. Il suo dura da 75 anni ma, come dimostrano i tantissimi lettori di ogni età, è un viaggio appena iniziato, come per ogni anniversario che si rispetti”.

Aggiunge Pierluigi Cocchini, AD di Rinascente: ““Siamo particolarmente orgogliosi di ospitare la Milano Tex Week e festeggiare i 75 anni del più famoso fumetto italiano: Rinascente Milano Duomo è il medium ideale per un magnifico take over dedicato ad Aquila della Notte e ai suoi famosissimi pard. Tex è stato il mio primo fumetto e ricordo perfettamente le bellissime sensazioni nell’attesa di una nuova uscita, nell’odore della carta fresca di stampa, nelle stupende storie che mi trascinavano nel mitico mondo del far west: desideravo “essere” Tex Willer, non solo leggerlo. Da adulto le emozioni continuano come e più di allora: mai avrei pensato che Tex potesse campeggiare fiero nelle 8 vetrine della Rinascente, occupare l’AIR SNAKE con i prodotti celebrativi dedicati, caratterizzare come un saloon il bar del piano basement ed organizzare un emozionante party in una delle più belle location al mondo: le terrazze di Rinascente Duomo. TEX, insieme al vecchio cammello KIT CARSON, il figlio KIT, l’iconico TIGER JACK e naturalmente gli indiani Navajos, stanno per invadere Milano. Occhio, potrebbero aggirarsi in città anche El Morisco, la Tigre Nera, Jim Brandon, Capitan Barbanera, Tom Devlin, Lefty, El Muerto e quei tizzoni d’inferno di Mefisto e Yama: nei prossimi giorni, prevedo frequenti scazzottate e lunghe cavalcate nella Monument Valley. Tanti auguri, incredibile satanasso!”.

Festa del Cinema di Roma: tre nuovi film in programma

Festa del Cinema di Roma: tre nuovi film in programma

Tre nuovi titoli entrano nel programma della Festa del Cinema 2023. Li annuncia la Direttrice Artistica Paola Malanga, con Gian Luca Farinelli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, Direttrice Generale, Francesca Via Nella sezione Grand Public sarà presentato Gonzo Girl, film che segna l’esordio alla regia di Patricia Arquette, attrice di culto premiata con l’Oscar nel 2015 per Boyhood di Richard Linklater e interprete per cineasti come Tony Scott (Una vita al massimo), Tim Burton (Ed Wood) e David Lynch (Strade perdute). Gonzo Girl è ispirato all’omonimo romanzo autobiografico di Cheryl Della Pietra in cui la scrittrice racconta la sua folle esperienza come assistente di Hunter S. Thompson (l’autore di Paura e disgusto a Las Vegas), il padre del cosiddetto “gonzo journalism”, stile che combina elementi di giornalismo convenzionale, impressioni personali e artifici narrativi. Protagonisti di Gonzo Girl sono Willem Dafoe e Camila Morrone. 

La sezione Storia del Cinema ospiterà American Badass: A Michael Madsen Retrospective di Dominique Milano. Il documentario ripercorre la carriera di Michael Madsen dall’esordio sul grande schermo in film come Wargames – Giochi di guerra e Il migliore, passando per il successo di Thelma & Louise di Ridley Scott per giungere alle sue interpretazioni in alcuni capolavori di Quentin Tarantino come Le Iene, la saga di Kill Bill e The Hateful Eight. Il lungo viaggio alla scoperta dei suoi film, più di centosettanta, è reso possibile anche grazie alle testimonianze di tutti coloro che hanno lavorato con lui, fra i quali lo stesso Tarantino, John Travolta, Ron Perlman, Charlie Sheen e Daryl Hannah.

Nella sezione Freestyle si terrà l’anteprima di Lucio Amelio di Nicolangelo Gelormini. Lucio Amelio ha rappresentato una figura fondamentale per la scena artistica internazionale: è stato lui che nel 1980 ha messo Andy Warhol – il maggior esponente della pop art americana – in contatto con l’artista tedesco Joseph Beuys; ed è stato lui che, solo pochi mesi dopo questo memorabile incontro, ha riunito i più famosi artisti visivi del mondo nella sua città natale, Napoli, colpita dalle conseguenze di un terribile terremoto. Attraverso le interviste dirette e il materiale d’archivio, il documentario indaga lo spirito cangiante di Lucio Amelio: da un lato l’anfitrione devoto agli artisti, il pioniere delle nuove correnti del Novecento, il propugnatore delle teorie e il centro del dibattito poetico; dall’altro il businessman e genio partenopeo che ha colto le occasioni e letto la realtà per conquistare il mondo con Napoli e far conquistare Napoli dal mondo.

GONZO GIRL di Patricia Arquette, Stati Uniti, 2023, 107’

Cast: Willem Dafoe, Camila Morrone, Patricia Arquette, Elizabeth Lail, Ray Nicholson, Leila George, James Urbaniak – All’inizio degli anni ’90 Aley, giovane aspirante scrittrice che si guadagna da vivere come barista, accetta di assistere Walker Reade, il padre del giornalismo gonzo (quello in cui giocano un ruolo decisivo e innovativo le percezioni personali dell’autore) nella stesura del suo nuovo romanzo, che è in panne. Ambientato nella casa dello scrittore tra le Montagne Rocciose e ispirato al romanzo in cui Cheryl Della Pietra racconta la sua esperienza con Hunter S. Thompson (l’autore di Paura e disgusto a Las Vegas), l’esordio nella regia di Patricia Arquette (bionda icona di fine millennio con Una vita al massimo, Strade perdute, Boyhood, la serie Medium e tanti altri) è immerso nel caos, negli eccessi, nel carattere “bigger than life” di Reade (Willem Dafoe), delle donne che lo circondano (Camila Morrone è Aley, Arquette la segretaria), di amici, manager, editori. Sulfureo, ricorda il cinema USA anni ’70. 

AMERICAN BADASS: A MICHAEL MADSEN RETROSPECTIVE di Dominique Milano, Stati Uniti, 2022, 84’ | Doc |

La prima volta che si fece notare, tutto sommato, era un brav’uomo, anche se non aveva capito niente della sua compagna Louise (Thelma & Louise, 1991). Ma un anno dopo, nel 1992, ecco lo psicopatico rilassato e molleggiato che balla Stuck in the Middle With You degli Stealers Wheel con un rasoio in mano, pronto a colpire il poliziotto legato a una sedia nell’hangar di Le iene: indimenticabile, folle Mr. Blonde, il grande Michael Madsen, volto imperscrutabile e corpo dirompente in altri film di Tarantino (la saga di Kill BillHateful Eight) e non solo. Il documentario di Dominique Milano ne ripercorre la carriera, attraverso i suoi film (più di centosettanta) e le testimonianze di tutti quelli che hanno lavorato con lui. 

LUCIO AMELIO di Nicolangelo Gelormini, Italia, 2023, 75’ | Doc |

Lucio Amelio ha rappresentato una figura fondamentale per la scena artistica internazionale: è stato lui che nel 1980 ha messo Andy Warhol – il maggior esponente della pop art americana – in contatto con l’artista tedesco Joseph Beuys; ed è stato lui che, solo pochi mesi dopo questo memorabile incontro, ha riunito i più famosi artisti visivi del mondo nella sua città natale, Napoli, colpita dalle conseguenze di un terribile terremoto. In quell’occasione, i più grandi nomi dell’arte mondiale hanno rappresentato la tragedia e dato il loro apporto alla ricostruzione, creando il documento di un’epoca: la mostra “Terrae Motus”. Amelio è stato il deus-ex-machina e il genio, il mago che ha reso possibile l’impossibile.

DCU: James Gunn anticipa altri annunci ora che lo sciopero della WGA è terminato

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Il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, ha recentemente comunicato ai fan del franchise di aspettarsi ulteriori annunci riguardanti l’Universo DC ora che lo sciopero della Writers Guild of America è terminato. Rispondendo a un fan su Threads, Gunn ha infatti rivelato che dovrebbe ora essere in grado di condividere nuove notizie sulla DCU. “Non so nemmeno a che punto siamo con il tutto, dato che non ho potuto parlare con gli sceneggiatori mentre era in corso lo sciopero“, ha spiegato.

Anche se sono molto soddisfatto del risultato, lo sciopero è stato sicuramente una vera scossa nel processo, quindi dovrò vedere a che punto siamo con i vari progetti nelle prossime due settimane. Ma sì, immagino che usciranno più notizie in un futuro non troppo lontano.“, ha poi aggiunto il regista, il cui Superman: Legacy atteso in sala per l’11 luglio 2025 aprirà ufficialmente il DCU. Con lo sciopero degli attor ancora in corso, gli annunci di Gunn potrebbero riguardare presumibilmente la presenza di determinati registi e/o scrittori per i progetti ad ora annunciati.

Al momento, la maggior parte dei progetti DCU confermati è ancora senza un regista/sceneggiatore, eccetto per Superman: Legacy scritto e diretto dallo stesso Gunn, Swamp Thing scritto e diretto da James Mangold e The Brave and the Bold diretto da Andy Muschietti. Non resta dunque che attendere le prossime settimane per scoprire quali annunci Gunn intende fare e quali sorprese ha dunque in serbo per il suo chiacchieratissimo riavvio del DC Universe al cinema.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Omar Sy: 10 cose che non sai sull’attore

Omar Sy: 10 cose che non sai sull’attore

Da ormai più di un decennio, Omar Sy è uno dei più popolari attori francesi in attività, dimostratosi capace anche di oltrepassare i confini nazionali per prendere parte a prestigiosi progetti di produzione statunitense. È così arrivato a guadagnare una grandissima popolarità presso pubblici diversi, che lo apprezzano per il suo naturale talento nel passare dalla commedia al dramma, senza dimenticare anche gli altri generi, fornendo sempre interpretazioni di alto livello.

Ecco 10 cose che forse non sai di Omar Sy.

Omar Sy: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. Il primo film in cui Sy ha recitato è stato La Tour Montparnasse (2001), per poi prendere parte a diversi film francesi fino a Troppo amici (2009) e Quasi amici – Intouchables (2011), che lo consacrano a livello internazionale. Da quel momento ha recitato in film come Due agenti molto speciali (2012), Mood Indigo – La schiuma dei giorni (2013), X-Men – Giorni di un futuro passato (2014), Samba (2014), Jurassic World (2015), Il sapore del successo (2015), Mister Chocolat (2016), Inferno (2016), Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse (2016), Wolf Call – Minaccia in alto mare (2019), Il richiamo della foresta (2020), Il principe dimenticato (2020), Jurassic World – Il dominio (2022) e Io sono tuo padre (2022). Dal 2021, invece, per Netflix ricopre il ruolo di protagonista nella serie Lupin.

2. Ha lavorato come doppiatore. Un’altra attività che Sy porta avanti da anni è quella del doppiaggio. Ha infatti dato voce – nelle edizioni francesi – a personaggi dei film Surf’s Up – I re delle onde (2007), Bolt – Un eroe a quattro zampe (2008), Arthur e la vendetta di Maltazard (2009), Mune – Il guardiano della luna (2015), Angry Birds – Il film (2016), Il viaggio di Norm (2016), Sahara (2017), Arctic – Un’avventura glaciale (2019) e Soul (2020). Ha poi dato voce al Transformers Hot Rod in Transformers – L’ultimo cavaliere (2017).

3. È anche sceneggiatore e produttore. Oltre a lavorare come attore, Sy ha avuto modo anche di partecipare in qualità di scrittore ad alcune sceneggiature. Ciò è avvenuto per la serie comedy Omar et Fred (2001), per il film televisivo La vraie vie d’Omar & Fred (2009) e per la serie SAV de emissions (2010-2012). È poi invece stato produttore per i film Samba, Il viaggio di Yao (2018) e per Io sono tuo padre. Ha infine svolto il ruolo di produttore artistico per alcuni episodi della serie Lupin.

Quasi Amici
Omar Sy in Quasi amici

 

 

Omar Sy in Quasi amici

4. Il personaggio è stato modificato per lui. Per il film Quasi amici, sebbene il “Driss” nella vita reale fosse un giovane algerino chiamato Abdel, i registi Éric Toledano e Olivier Nakache hanno cambiato la nazionalità del personaggio in senegalese, poiché si erano divertiti a lavorare con Omar Sy in Troppo amici, e volevano davvero che interpretasse la parte. Anche Sy, in ogni caso, ha vissuto l’esperienza di vivere nelle povere periferie francesi, proprio come Driss, immedesimandosi dunque subito nel personaggio.

5. Ha vinto un prestigioso riconoscimento. Grazie alla sua interpretazione di Bakari “Driss” Bassari in Quasi amici, Sy si è consacrato come uno dei più brillanti attori francesi della sua generazione, arrivando inoltre a vincere l’ambito premio César (l’Oscar francese) come Miglior attore. In quell’edizione, quella del 2012, egli vinse il premio battendo il candidato più favorito, ovvero Jean Dujardin per The Artist, il quale per la sua interpretazione in quel film ha invece vinto il premio Oscar.

Omar Sy in Io sono tuo padre

6. Inizialmente doveva ricoprire un altro ruolo. Ambientato durante la prima guerra mondiale, il film racconta di un padre che si arruola nell’esercito francese per stare con il figlio diciassettenne, reclutato contro la sua volontà. Il progetto è rimasto per anni in attesa di essere realizzato e inizialmente Sy avrebbe dovuto interpretare il ruolo del figlio. Con il passare degli anni l’attore divenne però troppo vecchio per il ruolo, meditando dunque di abbandonare il film. Alla fine, però, accettò di assumere il ruolo del padre.

Omar Sy Io sono tuo padre
Omar Sy in Io sono tuo padre

Omary Sy in Lupin

7. Conosceva il personaggio. Nella serie Netflix Lupin, Sy interpreta Assane Diop, un uomo che cerca di vendicare la morte del padre ispirandosi alle avventure di Arsenio Lupin. L’attore ha dichiarato che naturalmente conosceva il personaggio di Lupin prima di recitare nella serie, specificando però che il suo primo vero incontro con Lupin si è verificato grazie al Giappone, ai manga e alla serie d’animazione ispirata a Lupin lì realizzate.

8. Era interessato a raccontare Lupin oggi. Nell’approcciarsi al progetto, Sy ha affermato che ciò che lo interessava di più era costruire un personaggio attraverso cui poter esaltare le caratteristiche e le problematiche del suo contesto storico, proprio come avveniva con il personaggio di Maurice Leblanc. Ha così spinto affinché si sviluppasse un protagonista attraverso cui far emergere temi come la lotta di classe nella Francia dei nostri giorni.

Omar Sy: chi è sua moglie

9. È sposato. Il 5 luglio 2007, dopo dieci anni di relazione, Sy ha sposato Hélène, madre dei suoi cinque figli, a Tremblay-sur-Mauldre. Hélène gestisce CéKeDuBonheur, un’organizzazione no-profit che sostiene i reparti pediatrici degli ospedali francesi, e Siyah Organics, un’azienda senegalese-americana di integratori alimentari biologici. La famiglia risiedeva a Montfort-l’Amaury, un comune dell’Île-de-France, ma dal 2012 si è trasferita a Los Angeles.

Omar Sy: età e altezza dell’attore

10. Omar Sy è nato il 20 gennaio 1978, a Trappes, Francia. L’attore è alto 1,90 metri.

Fonte: IMDb

Daniel Radcliffe ricorda l’attore Michael Gambon

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Daniel Radcliffe ricorda l’attore Michael Gambon

Daniel Radcliffe ha recentemente reso omaggio a Michael Gambon, l’attore che ha interpretato Silente nella seconda metà della serie di Harry Potter e che è morto la scorsa settimana. Intervenendo durante l’annuale Business of Broadway Breakfast di Variety, Radcliffe ha parlato brevemente di Gambon e ha elogiato l’attore. Radcliffe ha detto che non hanno mai parlato del loro amore per il teatro, nonostante entrambi abbiano una lunga storia nel mondo di Broadway. Invece, ha detto Daniel Radcliffe, i due parlava spesso di altri hobby.

“La cosa meravigliosa di Michael è che non era un attore con cui si parlava di recitare“, ha detto Daniel Radcliffe. “La sua vera passione era restaurare le pistole da duello italiane del XIX secolo.” Daniel Radcliffe ha continuato sottolineando che la capacità di Michael Gambon di passare da un’emozione all’altra è stata incredibile, sottolineando che “sa di dare il meglio di sé quando è più giocoso. La sua capacità di commuoversi non era seconda a nessuno“, ha continuato l’attore.

Michael Gambon ha avuto una prolifica carriera di attore

Michael Gambonn è morto la scorsa settimana all’età di 82 anni. Per molti pubblici più giovani, sarà ricordato soprattutto per aver interpretato Albus Silente nella serie di Harry Potter. Tuttavia, Gambon ha avuto anche una prolifica carriera di attore nei teatri e sul palco. La sua prima interpretazione professionale fu una produzione del 1962 dell’Otello di William Shakespeare. Successivamente è stato assunto dalla National Theatre Company di Laurence Olivier e ha poi recitato in numerose altre opere di Shakespeare, tra cui Amleto e Macbeth. Ha vinto tre Olivier Awards nel corso della sua carriera ed è stato nominato per un Tony Award nel 1997.

Anche il debutto cinematografico di Gambon è stato Otello, uscito nel 1965 e diretto da Olivier. Ha continuato a recitare negli anni ’70 e ’80, recitando infine in film come The Insider del 1999, Sleepy Hollow del 1999, Open Range del 2003 e Le avventure acquatiche con Steve Zissou del 2004, tra molti altri. Gambon ha assunto il ruolo di Albus Silente dopo che Richard Harris, che interpretava il personaggio nei primi due film di Harry Potter, è morto nel 2002. Dopo la sua prima interpretazione come Silente in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban del 2004, Gambon ha continuato a riprendere il ruolo di Albus Silente per il resto del franchise fino all’ultimo capitolo è Harry Potter e i Doni della Morte – Parte II del 2011.

Killers of the Flower Moon: un nuovo video presenta l’Ernest Burkhart di Leonardo DiCaprio

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La Paramount Pictures ha pubblicato un altro video di Killers of the Flower Moon, il prossimo film drammatico di Martin Scorsese, con protagonisti i collaboratori di lunga data Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. L’uscita del film nei cinema è prevista per il 19 ottobre, distribuita in Italia da 01 Distribution, seguita dal suo debutto su Apple TV+ in una data successiva non ancora annunciata.

Il nuovo contributo mette in risalto il personaggio di Ernest Burkhart interpretato da  Leonardo DiCaprio, che viene incaricato da suo zio di sposare la Mollie Kyle di Lily Gladstone nel tentativo di corteggiarla per la ricchezza della sua famiglia. Prende in giro le cose orribili che è disposto a fare per soldi e come ciò influenzerà il suo rapporto con sua moglie. Guarda il video di Killers of the Flower Moon qui sotto:

Killers of the Flower Moon, il film

Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A Star is BornLeonardo DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche Brendan Fraser e John Lithgow.

Killers of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga data Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio Oscar Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone, Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi, William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy, Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.

Il mondo dietro di te: teaser trailer del film con Julia Roberts e Mahershala Ali

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Netflix ha diffuso il teaser trailer di Il mondo dietro di te, il nuovo film Originale Netflix diretto da Sam Esmail con protagonisti Julia Roberts e Mahershala Ali in arrivo dall’8 dicembre su Netflix.

Una vacanza di famiglia viene sconvolta da due estranei sopraggiunti nel cuore della notte per sfuggire a un cyberattacco che diventa sempre più terrificante, obbligando tutti a venire a patti con il proprio ruolo in un mondo prossimo al collasso.

La trama di Il mondo dietro di te

In questo thriller apocalittico dal premiato sceneggiatore e regista Sam Esmail (Mr. Robot), Amanda (il premio Oscar Julia Roberts) e il marito Clay (il candidato agli Oscar Ethan Hawke) affittano una casa di lusso per un fine settimana con i figli Archie (Charlie Evans) e Rose (Farrah Mackenzie). La vacanza viene subito sconvolta dall’arrivo di notte di due sconosciuti: G.H. (il premio Oscar Mahershala Ali ) e la figlia Ruth (Myha’la), che li informano di un misterioso cyberattacco e vogliono rifugiarsi nella casa di cui dicono di essere i proprietari. Le due famiglie fanno il punto del disastro che incombe e che diventa sempre più terrificante, obbligandoli a venire a patti con il loro ruolo in un mondo prossimo al collasso. Il film è tratto dal romanzo – candidato ai National Book Award – di Rumaan Alam, Il mondo dietro di te, ed è prodotto da Esmail Corp e Red Om Films. La produzione esecutiva è di Higher Ground Productions.

Apple TV+ ha svelato il trailer di Messi Meets America

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Apple TV+ ha svelato il trailer di Messi Meets America

Oggi Apple TV+ ha svelato il trailer di Messi Meets America, il nuovo documentario in sei parti che racconta il dietro le quinte di questo nuovo capitolo della carriera da record di Messi. Dopo oltre vent’anni indimenticabili di eccellenza calcistica, primati inarrivabili raggiunti tra Barcellona e Paris Saint-Germain, e dopo aver vinto la Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 con la nazionale di calcio argentina, Leo Messi ha preso una decisione epocale che ha cambiato per sempre il volto del calcio in Nord America, unendosi alla Major League Soccer e all’Inter Miami CF. Grazie a un accesso senza precedenti a Messi e alla sua nuova famiglia dell’Inter Miami CF, “Messi Meets America” porta gli spettatori dietro le quinte della vita e della carriera del più grande giocatore mai sceso in campo, osservandolo condurre la sua nuova squadra alla conquista del titolo in Coppa di Lega e oltre.

Dal record di sold out registrato in tutta l’America a una velocità impressionante, all’incredibile gol vincente segnato all’ultimo minuto della sua prima partita, ai momenti trascorsi con i suoi compagni di squadra dell’Inter Miami CF, la serie racconta l’immersione di Leo in America, la trasformazione dell’Inter Miami CF e, soprattutto, l’impatto che sta attualmente avendo sul calcio in Nord America, mentre la “Messi Mania” attraversa l’intero continente.

Messi Meets America è prodotto esecutivamente dal vincitore dell’Emmy Tim Pastore (“Free Solo – Sfida estrema”, “Jane”), dai vincitori dell’Emmy e del Tony Award Patrick Milling Smith e Brian Carmody, e dal vincitore dell’Emmy Matt Renner (“Free – Sfida estrema”, “Limitless con Chris Hemsworth“) di SMUGGLER Entertainment, insieme a Scott Boggins (“The Circus”, “24/7”). La serie è prodotta per Apple da SMUGGLER Entertainment e realizzata in associazione con la Major League Soccer.

Reptile: la spiegazione del finale del film Netflix

Reptile: la spiegazione del finale del film Netflix

Uno dei generi più popolari su Netflix è senza dubbio quello del thriller. Solo di recente, titoli come Fair Play, Il morso del coniglio, Infiesto o Paradise si sono affermati come tra i più visti di questo genere sulla piattaforma. Ad essi si aggiunge ora anche Reptile (qui la recensione), debutto alla regia di un lungometraggio di Grant Singer, il quale si era però già distinti per aver diretto diversi video musicali e un film documentario, Shawn Mendes: In Wonder (2020). Con questo suo primo film di fiction, Singer porta ora lo spettatore a confrontarsi con un caso dove le apparenze non fanno che ingannare nel corso dell’intero racconto.

Il film, una storia originale che ma presenta alcune somiglianze con l’omicidio irrisolto dell’agente immobiliare canadese Lindsay Buziak, presenta infatti una situazione apparentemente canonica, la quale va però poi ad arricchirsi di sempre più dettagli ed elementi che spingono a mettere in discussione quanto fino a quel momento visto. Per tutti gli appassionati di questo genere, Reptile è dunque il film da vedere in questo momento, che oltre alla sua storia ambigua offre anche interpretazioni di ottimo livello da parte di interpreti eccezionali.

Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Per chi ha già visto il film o per chi non teme gli spoiler, si entrerà poi nel dettaglio del racconto per una spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le procedure da seguire per poter vedere Reptile in streaming su Netflix.

Reptile Benicio del Toro Alicia Silverstone

La trama e il cast di Reptile

Il racconto del film si svolge in una tranquilla città del New England, dove però un giorno una giovane agente immobiliare di nome Summer viene assassinata. I principali indiziati sono tre: Will Grady, collega e fidanzato della vittima; Sam Gifford, il suo ex con cui era ancora sposata e che fa lo spacciatore; e infine Eli Phillips, un uomo inquietante e dai comportamenti ossessivi nei confronti di Will. Il caso si rivela particolarmente complesso e viene dunque affidato al detective Tom Nichols, il quale però nel tentativo di arrivare alla verità, si troverà a dover mettere dura prova tutte le sue certezze.

Ad interpretare il protagonista, vi è l’attore premio Oscar Benicio del Toro, il quale ha anche partecipato al processo di scrittura del film, venendone dunque accreditato come co-sceneggiatore. Accanto a lui, nel ruolo di sua moglie Judy vi è invece l’attrice Alicia Silverstone. Summer è interpretata dall’attrice italiana con cittadinanza statunitense Matilde Lutz, mentre i sospettati Will, Sam ed Eli sono rispettivamente interpretati da Justin Timberlake, Karl Glusman e Michael Pitt. Recitano poi nel film gli attori Eric Bogosian nei panni del capitano di polizia Robert Allen e Domenick Lombardozzi in quelli dell’agente Wally.

Justin Timberlake nei panni di Will Grady in Reptile. Cr. Daniel McFadden/Netflix ©2023

La spiegazione del finale di Reptile e il significato del titolo

Il finale del film offre una risposta alla domanda “Chi ha ucciso Summer?”, lasciando però volutamente irrisolte alcune questioni, così da fornire allo spettatore un finale ambiguo sui cui riflettere e cercare di costruirsi una propria opinione. Ma andiamo con ordine. Nel terzo atto di Reptile, viene rivelato che Summer è stata uccisa da Will per impedirle di parlare all’FBI di una truffa che coinvolge ogni livello del dipartimento di polizia a cui fa capo Nichols. La cosa viene allo scoperto quando Nichols inizia a trovare sospetto Summer vendesse case per un’agenzia immobiliare senza però ricevere alcuna commissione per le vendite.

Queste vendite facevano infatti parte di un piano di riciclaggio di droga architettato dall’agente Wally e dalla maggior parte della polizia del dipartimento. Summer aveva però iniziato a chiamare l’FBI per prepararsi a dire loro la verità sul fatto che la White Fish era una società di comodo ma Will, scoprendo cosa aveva intenzione di fare, la uccide prima che possa rivelare quel sistema corrotto. Nichols scopre infine la truffa quando riconosce un pacco di eroina sequestrato nella proprietà dell’ex marito di Summer come lo stesso apparso in un’altra operazione antidroga.

Ben presto deduce quindi che Summer era l’intermediario dei Grady e che una telefonata da lei fatta all’FBI era un tentativo di informare sul suo ragazzo e sua madre, senza coinvolgere il dipartimento di polizia, a sua volta complice. Scoprendo ciò, Nichols può dunque procedere alla risoluzione del caso, smontando il giro di riciclaggio che Summer aveva cercato di denunciare. Nei momenti finali del film, dunque la sessione di golf di Grady viene interrotta dai federali, che lo arrestano e pongono fine alla vicenda una volta per tutte.

Alla luce di ciò, perché il film si chiama Reptile? La risposta ce la fornisce lo stesso regista, che ha dichiarato che “nel film i personaggi vengono introdotti come una cosa e si rivelano essere qualcos’altro. Si verifica una mutazione della loro pelle e dunque Reptile, rettile, sembrava una metafora appropriata“. Allo stesso tempo, come qualsiasi cosa abbia che sangue freddo, questi personaggi-rettili risultano essere degli abili strateghi, capaci di operare in modo malvagio senza la minima preoccupazione morale.

Il trailer di Reptile e come vedere il film su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Reptile unicamente grazie alla sua presenza nel catalogo di Netflix, dove attualmente è al 2° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nella piattaforma.

Fonti: IMDb, Netflix

Allison Janney: 10 cose che non sai sull’attrice

Allison Janney: 10 cose che non sai sull’attrice

Ad alcuni il nome Allison Janney potrà non dire molto, ma è bene sapere che si parla di una delle più talentuose attrici della sua generazione, che vanta una lunga carriera ricca di titoli di successo tra cinema e TV, oltre ad innumerevoli premi di grande prestigio vinti, tra cui un Oscar. Negli ultimi anni Janney ha poi conosciuto una sempre maggior popolarità anche grazie ad opere più commerciali che le hanno permesso di farsi conoscere presso un pubblico sempre più vasto. Ruolo dopo ruolo, inoltre, l’attrice continua a dimostrare di essere un puro talento della recitazione.

Ecco 10 cose che forse non sai di Allison Janney.

Allison Janney: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. L’attrice ha iniziato a recitare per il cinema negli anni Novanta, apparendo in film come Wolf – La belva è fuori (1994), Miracolo nella 34ª strada (1994), Celebrity (1998) e American Beauty (1999). In seguito ha preso parte a film come The Hours (2002), Hairspray – Grasso è bello (2007), Juno (2007), The Help (2011), Una bugia di troppo (2012), Professore per amore (2014), Tammy (2014), La ragazza del treno (2016) e Tonya (2017), grazie a cui si consacra. In seguito ha recitato in Ma (2019), Bombshell – La voce dello scandalo (2019), To Leslie (2022), Lou (2022) e The Creator (2023).

2. È nota per alcune popolari serie TV. Oltre che al cinema, Janney si è dedicata molto anche alla televisione, recitando in diverse celebri serie TV. In particolare si ricorda la sua partecipazione a West Wing – Tutti gli uomini del Presidente (1999-2006), grazie alla quale ha ottenuto grande popolarità, vincendo importanti premi. Ha in seguito preso parte in qualità di guest star ad episodi di serie quali Due uomini e mezzo (2007), Lost (2010), Masters of Sex (2013-2016) e Il metodo Kominsky (2019). Un’altra serie per cui è nota è però Mom, dove ha recitato dal 2013 al 2021.

3. È anche doppiatrice. Nel corso del tempo l’attrice ha però avuto modo di recitare non solo in carne ed ossa davanti la macchina da presa, ma anche con la semplice voce, partecipando al doppiaggio di diversi film animati. Ha infatti doppiato il personaggio Diva in Alla ricerca di Nemo (2003), Gladys Sharp in La gang del bosco (2006), Mrs. Grunion in Mr. Peabody e Sherman (2014), Madge Nelson in Minions (2015) e di nuovo Diva in Alla ricerca di Dory (2016). Nel 2019 ha invece fornito la propria voce al personaggio Margaux Needler in La famiglia Addams.

Allison Janney Tonya
Allison Janney in Tonya

Allison Janney in Mom

4. È l’unico membro del cast a recitare in ogni episodio. Nella popolare serie Mom, l’attrice ricopre il ruolo di Bonnie Plunkett, madre della protagonista Christy, con la quale ha però un rapporto piuttosto complicato. La serie si compone di 8 stagioni per un totale di 170 episodi, con Janney che compare in ognuno di essi, senza averne mai saltato uno. Ciò fa di lei l’unico membro del cast di Mom ad aver recitato in ogni episodio, un traguardo che neanche l’iniziale protagonista, Anna Faris, interprete di Christy può vantare, avendo lasciato la serie alla fine della settima stagione.

5. Per la sua interpretazione ha ricevuto importanti riconoscimenti. Grazie alla sua interpretazione, Janney ha potuto guadagnare ancor più popolarità e riconoscimenti di quelli fino a quel momento già in suo possesso.  Ha infatti vinto due Primetime Emmy Awards consecutivi come Miglior attrice non protagonista in una serie comedy nel 2014 e 2015, venendo poi nominata nel 2016 nella medesima categoria, mentre nel 2017 e nel 2018 è stata nominata come Miglior attrice protagonista in una serie comedy.

Allison Janney in Lost

6. È apparsa in un episodio della celebre serie. Nel maggio del 2010 l’attrice è apparsa nel quattordicesimo episodio della sesta stagione della serie televisiva ABC Lost, interpretando la madre adottiva di Jacob e dell’Uomo in nero. Si tratta di un personaggio quantomai misterioso e importante ai fini della comprensione del finale della serie. La stessa Janney ha in seguito ammesso di essere rimasta confusa dalla natura del suo personaggio e dal finale stesso di Lost, pur avendo avuto un ruolo attivo nella definizione di esso.

Allison Janney Lou film 2022
Allison Janney in Lou

Allison Janney in Lou

7. Lou è il film che attendeva da tempo. Nel corso della sua carriera Janney si è distinta per interpretazioni molto diverse in opere altrettanto diverse. Eppure, quando le è stato proposto di recitare da protagonista nel thriller d’azione Lou, l’attrice ha capito di aver atteso quel tipo di progetto da molto tempo. Questo perché il film le ha dato l’occasione di cimentarsi con un vero e proprio ruolo d’azione, con un personaggio di poche parole ma azioni concrete. Per il ruolo, si è inoltre addestrata nel combattimento e nell’uso di armi da fuoco.

Allison Janney, premio Oscar per Tonya

8. Ha vinto un Oscar. Nel film Tonya, dedicato alla vita dell’omonima pattinatrice su ghiaccio, l’attrice interpreta la madre di Tonya, LaVona, ruolo scritto appositamente per Janney. L’interprete ha in seguito dichiarato di essersi approcciata a tale personaggio cercando di non giudicarlo. Questo è stato per lei il ruolo più complesso della sua carriera, richiedendole una caratterizzazione particolarmente complessa. L’interpretazione le è però valsa la sua prima nomination all’Oscar, da lei poi vinto come Miglior attrice non protagonista.

Allison Janney ha un marito?

9. Non si è mai sposata. Come da lei affermato, l’attirce non si è mai stata sposata e non ha figli. “Non ho mai avuto l’istinto di avere figli e sono in pace con ciò“, ha infatti dichiarato. Nel tempo Janney è stata legata ad alcune personalità dello spettacolo, come l’attore Richard Jenik, ma nessuna di queste relazioni ha mai spinto l’attrice a compiere il passo verso l’altare. Ad oggi, invece, non è noto se sia impegnata o meno in una nuova relazione.

Allison Janney: età e altezza dell’attrice

10. Allison Janney è nata il 19 novembre del 1959, Boston, Massachusetts, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1,83 metri.

Fonti: IMDb, Variety

Talk To Me: divieto VM 18 dalla commissione del MIC dopo il successo al box office di apertura

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Continua a far parlare di sé la pellicola horror fenomeno dell’anno Talk to Me , diretta dagli emergenti  e talentuosi gemelli Danny e Michael Philippou. Fresco del suo ottimo primo weekend in sala in Italia in ben 250 copie grazie a Midnight Factory, Talk to Me  è stato vietato ai minori di 18 anni dalla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche incaricata dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura.

Le emozioni forti e le scene disturbanti, unite ad un’atmosfera angosciante e inquietante che caratterizzano il film hanno evidentemente impressionato la Commissione a tal punto da reputarlo non adatto ai minori perché “la violenza è mostrata in maniera esplicita e insistita in numerose scene e può essere pericolosa per gli individui; inoltre, essendo mostrata e contestualizzata nell’ambito di un gruppo di amici che si divertono di fronte al pericolo che corrono alcuni di essi, tale violenza può generare emulazione ed apparire come desiderabile”. Da qui la decisione di alzare il divieto per la visione ai maggiorenni.

Plaion Pictures, che distribuisce in Italia il film attraverso la propria etichetta horror Midnight Factory, ha appreso con stupore la nuova richiesta di classificazione e annuncia che intende fare ricorso. Commenta la direttrice marketing Frida Romano: “Ci dispiace che al pubblico più giovane venga in questo modo negata la possibilità, attraverso un film di intrattenimento horror, di fruire di temi importanti e di crescita, che sono indirizzati invece proprio agli adolescenti”.

Nel weekend intanto sono stati numerosi gli spettatori che hanno scelto di recarsi nei cinema a vedere Talk to Me, che si posiziona primo tra le nuove uscite, con la media copia più alta (2.996 euro), conquistando la seconda posizione assoluta al box office nel fine settimana e totalizzando a oggi un totale di incasso pari a 737.081 euro per 94.000 spettatori.

Un esordio che lascia decisamente il segno per Talk to Me, che – dopo aver conquistato critica e pubblico negli Stati Uniti –  anche in Italia si conferma come un prodotto cinematografico di alta qualità ed estremamente efficace nel portare a termine la sua missione di terrificare lo spettatore, ma allo stesso tempo di trasmettere con originalità e freschezza valori e tematiche profonde e di attualità.

Talk to Me è nelle sale italiane (con divieto VM 18) con Midnight Factory, etichetta horror di Plaion Pictures.

Talk To Me, la trama

Un gruppo di giovani amici scopre come evocare i demoni facendo uso di un’antica mano imbalsamata, finché uno di loro si spinge troppo oltre aprendo irrimediabilmente le porte al mondo degli spiriti. Perseguitato così da visioni soprannaturali, il gruppo si trova inconsapevolmente al centro di una possessione devastante che porterà a porsi una domanda importante: meglio fidarsi dei vivi o dei morti?

Nowhere: la vera storia dietro al film Netflix

Nowhere: la vera storia dietro al film Netflix

Negli ultimi anni le produzioni spagnole, grazie soprattutto alle piattaforme streaming, si sono moltiplicate, anche per via del grande successo ottenuto in termini di critica e pubblico. Titoli come La casa di carta, Dalla mia finestra: Al di là del mare, Élite, Fenómenas – Indagini occulte o Tin & Tina sono solo alcuni degli esempi più noti di come la produzione – di film o serie TV – spagnola abbia invaso gli schermi di tutto il mondo. Dalla penisola iberica, è ora arrivato sul Netflix un altro titolo immediatamente divenuto un grande successo, ovvero il thriller Nowhere.

A dirigerlo vi è il regista Albert Pintó, già distintosi per aver diretto un episodio della serie La casa di carta (il settimo della quinta stagione) e alcuni episodi della serie Sky Rojo, entrambe disponibili su Netflix. Con Nowhere egli dà invece vita ad un thriller claustrofobico, che pone la protagonista in una situazione al limite eppure non irrealistica. Il film si basa infatti su vere testimonianze di quanti si sono trovati in situazioni simili e così facendo offre non solo una visione ricca di suspence ma che invita anche lo spettatore a porsi nei panni di coloro che quelle condizioni le hanno vissute davvero.

Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location utilizzate. Si entrerà nel dettaglio del racconto per svelare se esso sia o meno ispirato ad una storia vera. Infine, si elencheranno anche le procedure da seguire per poter vedere Nowhere in streaming su Netflix.

La trama e il cast di Nowhere

Protagonista del film è Mia, una giovane donna incinta che vive con suo marito Nico in un Paese sotto dittatura e in guerra. Con l’obiettivo di far nascere la loro figlia in un posto migliore, la coppia decide di scappare da quel contesto. Durante la fuga, però, i due vengono separati con la forza e Mia si nasconde in un container di una nave mercantile. Quando poi il container viene scaraventato in acqua da una violenta tempesta e finisce alla deriva, Mia si trova a dover tentare di sopravvive a quelle condizioni estreme e apparentemente senza via di fuga.

Ad interpretare Mia vi è l’attrice Anna Castillo, attrice spagnola nota per le serie Club Super 3, Amar en tiempos revueltos e Estoy vivo, ma anche per i film Open Arms – La legge del mare e Girasoles silvestres. Sulla sua performance, svolta per lo più in solitaria, si basa naturalmente buona parte del film.  Accanto a lei, nel ruolo del marito Nico, vi è invece Tamar Novas, noto per i film Mare dentro e Gli abbracci spezzati. Recitano poi nel film Tony Corvillo nel ruolo di Gil, Mariam Torres in quelli di Lucia e Irina Bravo in quelli di Angela.

Nowhere Anna Castillo

Le location di Nowhere: ecco dove è stato girato il film

Nowhere è stato girato interamente in Spagna, in particolare nella provincia di Tarragona, sede di numerosi siti Patrimonio dell’Umanità (Acquedotto di Ferreres, monastero cistercense di Poblet, il Santes Creus e la vicina Vila-Seca, tanto per citarne alcuni). Questa offre anche una vista pittoresca sul mare aperto, il quale si è rivelato ideale per una produzione come questa, prevalentemente ambientata in mare aperto. In particolare, il porto di Tarragona e le zone circostanti sono stati trasformati in set cinematografici per diverse sequenze cruciali girate proprio sul posto.

Per ritrarre Tarragona come un paese totalitario, invece, la troupe ha ridipinto diverse strade e quartieri della provincia. Per quanto riguarda le scene del container che coinvolgono la protagonista, queste sembrano essere state registrate all’interno di un set costruito su un palcoscenico di uno degli studi cinematografici situati nella provincia di Tarragona e nei suoi dintorni. D’altra parte, le riprese aeree ed esterne del container che galleggia in mezzo al mare aperto sarebbero state effettuate da qualche parte nel Mar Mediterraneo.

Nowhere storia vera

La vera storia dietro Nowhere

La risposta a sé Nowhere sia ispirato ad una storia vera in particolare è no, ma sebbene il film non sia basato su di un preciso evento o su specifiche persone, la sceneggiatrice Indiana Lista ha rivelato di essersi ispirata alle esperienze di vita reale degli immigrati per formare la trama di base del racconto. Ciò è stato poi ribadito da Pintó nel corso di un’intervista, dove ha dichiarato che Lista conosceva una coppia di migranti messicani che hanno tentato di attraversare la frontiera nascondendosi all’interno di container e camion.

Per scrivere il film sono dunque poi stati intervistati i migranti e le loro storie hanno in parte ispirato quella proposta dal film. Pintó ha inoltre rivelato che il team di produzione ha studiato le rotte del traffico di esseri umani in Guatemala, Honduras, El Salvador e Nicaragua durante le ricerche per la sceneggiatura del film. Il regista ha anche notato che i naufragi sono comuni in Spagna e che la drammaticità di tali incidenti è stata incorporata nella sceneggiatura del film.

Sebbene la narrazione sia dunque fortemente influenzata da numerosi reali incidenti ed esperienze personali dei migranti, il film è però ambientato in un ambiente distopico del tutto immaginario, dove la protagonista, Mia, e suo marito devono fuggire da un paese totalitario in guerra. Il film non specifica le circostanze di questa guerra, ed è solo vagamente implicito che il paese in guerra sia la Spagna. Di conseguenza, in ogni caso, gli eventi sociopolitici che fanno da sfondo alla storia sono del tutto fittizi.

Il trailer di Nowhere e come vederlo in streaming su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Nowhere unicamente grazie alla sua presenza nel catalogo di Netflix, dove attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nella piattaforma.

Fonte: IMDb

I Leoni di Sicilia: trailer della serie serie originale italiana Disney+

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Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale della serie originale italiana I Leoni di Sicilia con il nuovo singolo di Laura Pausini, l’artista italiana più premiata del mondo, reduce dalla vittoria di un Golden Globe, una nomination agli Oscar e in attesa di ricevere il prestigioso riconoscimento di Persona dell’Anno 2023 dalla Latin Recording Academy, nell’anno del suo trentennale di carriera, alle porte di un nuovo album di inediti e del suo decimo tour mondiale. Il singolo “Durare”, uscito il 15 settembre, è una potente ballad dedicata all’amore che scorre insieme alle varie tappe di due vite che si fondono in una sola, e sarà la end credit song di tutti gli otto episodi della serie, saga familiare tratta dall’omonimo bestseller di Stefania Auci.

Il brano sarà inoltre disponibile anche nella sua versione spagnola, intitolata “Durar”, selezionando l’audio degli episodi in spagnolo. “Conoscevo il libro di Stefania Auci” – racconta Laura Pausini – “e trovo sia meraviglioso il lavoro fatto da Paolo Genovese, gli sceneggiatori, gli attori e tutta la produzione, per trasformarla in una saga così avvincente. Sono veramente felice che la serie sia accompagnata dal mio brano, Durare. Credo ci sia un forte legame col significato del testo, la storia di questa famiglia è fatta di legami, relazioni intense, che resistono al passare del tempo e si fortificano. Racconta di passione e di testardaggine, coppie che credono nella possibilità di inventare un proprio destino, un futuro, una vita, avverando così i loro sogni. ‘Una vita pensata ed una da pensare insieme, una da inventare, una da impazzire e una da durare’. Questo è esattamente ciò che canto e trovo si sposi perfettamente con il mondo de ‘I Leoni di Sicilia’ ”.

I Leoni di Sicilia debutterà il 25 ottobre in esclusiva su Disney+ in Italia con i primi quattro episodi, mentre i restanti quattro saranno disponibili a partire dal 1° novembre. I Leoni di Sicilia sarà disponibile su Hulu negli Stati Uniti, su Star+ in America Latina e su Disney+ in tutti gli altri territori. La nuova serie originale italiana Disney+ sarà presentata in anteprima alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Dal regista Paolo Genovese, che ne è anche produttore creativo, la serie in otto episodi è prodotta da Francesco e Federico Scardamaglia per Compagnia Leone Cinematografica e da Raffaella Leone e Marco Belardi per Lotus Production, una società Leone Film Group. I Leoni di Sicilia è una serie scritta da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo.

I Leoni di Sicilia è l’avvincente storia della famiglia Florio. I fratelli Paolo e Ignazio sono due piccoli commercianti di spezie fuggiti da una Calabria ancorata al passato e in cerca di riscatto sociale. In Sicilia s’inventano un futuro, dove a partire da una bottega malmessa danno vita a un’attività florida che il giovane figlio di Paolo, Vincenzo, con le sue idee rivoluzionarie, trasformerà poi in un impero. Tuttavia, a travolgere la vita di Vincenzo, e quella di tutta la famiglia, è l’arrivo dirompente di Giulia, una donna forte e intelligente, in contrasto con le rigide regole della società del tempo. I Leoni di Sicilia è un’epopea fatta di amore, famiglia, successi, guerre e rivoluzioni, che si svolge nella Sicilia dell’Ottocento fino all’Unità d’Italia del 1861.

La serie è interpretata da Michele Riondino nel ruolo di Vincenzo Florio, Miriam Leone in quello di Giulia Portalupi, Donatella Finocchiaro in quello di Giuseppina, Vinicio Marchioni nei panni di Paolo Florio, Eduardo Scarpetta nel ruolo di Ignazio Florio (figlio di Vincenzo), Paolo Briguglia in quello di Ignazio Florio, Ester Pantano nel ruolo di Giuseppina giovane e Adele Cammarata in quello di Giovanna D’Ondes.

Foe: recensione del film di Garth Davis

Foe: recensione del film di Garth Davis

Una delle componenti necessarie perché la fantascienza distopica funzioni è l’attenzione ai dettagli che la rendano credibile, ovvero dettagli magari anche non percepiti che, se mancanti, possano distrarre l’attenzione dello spettatore costretto a quel punto alla ricerca di verosimiglianza. Foe, il nuovo film Garth Davis – il suo precedente Lion con Nicole Kidman e Dev Patel ha addirittura ottenuto la nomination all’Oscar come miglior film dell’anno – dimostra immediatamente di non possedere questo requisito importante, se non addirittura fondamentale.

Foe si apre infatti con la didascalia che setta la storia nel Midwest americano, mentre in nemmeno cinque minuti di film ci si rende perfettamente conto che il film è stato girato nelle immense pianure dell’Australia. Trattandosi principalmente di raccontare una storia d’amore e della sua complessità, qualsiasi ambientazione che desse il senso di desolazione che i due protagonisti stanno vivendo sarebbe andata bene. Perché dunque sceglie di dare un setting preciso per poi smentirsi spudoratamente con le immagini stesse? Il Midwest americano è ben sedimentato nell’immaginario cinematografico mondiale, no?

Un melodramma “arricchito” dal genere

Questo chiaro errore di sottovalutazione è purtroppo soltanto il primo di una serie di difetti che il film targato Amazon evidenzia nel corso del proprio sviluppo. Adattamento del romanzo omonimo scritto da Ian Reid, Foe possiede il fardello che tanto cinema cosiddetto “alto” oggi possiede. Ovvero l’utilizzo di un genere per “arricchire” teoricamente quello che è in tutto e per tutto un melodramma amoroso, con il risultato di rendere l’intera operazione macchinosa, spesso confusa e peggio di tutto grondante retorica.

In un momento in cui il cinema a stelle e strisce e non soltanto si sta impegnando nella ricerca di una narrazione maggiormente veritiera del rapporto uomo-donna nel mondo contemporaneo – riguardo questo argomento vi rimandiamo alla recensione del notevole Fair Play in uscita su Netflix il 6 ottobre – il film di Davis al contrario cade dentro paludose schematicità nel mettere in scena l’insoddisfazione della protagonista, proponendo al pubblico un discorso che, senza voler fare spoiler, a nostro avviso alla fine diventa forse anche fuorviante.

Foe, una fantascienza gratuita

La sceneggiatura di Foe avrebbe funzionato molto meglio se si fosse allora concentrata sul lato sci-fi della storia e sulle sue implicazioni etiche, questione che se anche tentata viene soffocata dalla messa in scena di Davis che invece punta esplicitamente a farne un melodramma d’autore. A questo punto la componente di fantascienza si fa realmente inutile, anzi appesantisce l’operazione con una serie di spunti narrativi che non migliorano la trama né rendono i personaggi maggiormente profondi o interessanti.

In questa confusione totale di intenti e idee su come realizzarli i due attori principali Saoirse Ronan e Paul Mescal possono fare davvero poco per salvare la situazione. Se però l’attore molto apprezzato in All of Us Strangers, anch’esso presentato a questa edizione del New York Film Festival, riesce a tratti a rendere denso il ruolo di Junior, la sorpresa negativa di Foe arriva purtroppo dall’attrice già candidata per ben quattro volte all’Oscar prima di raggiungere i trent’anni.

Ronan si “rifugia” dentro un repertorio di istrionismo minimalista per cercare di interpretare una Hen che risulta fin dal principio una figura femminile schematica, sia nella sua insoddisfazione esistenziale che nel modo in cui cerca di combatterla. Una figura sviluppata senza spessore, che speriamo davvero rappresenti per la Ronan una scelta sbagliata, un incidente di percorso in una carriera che vorremmo sempre all’altezza delle sue grandi doti di attrice, dimostrate fin dai tempi di Espiazione.

Questo nuovo lungometraggio di Garth Davis si presenta come un prodotto confuso nella progettazione e approssimativo nella realizzazione. Un film di fantascienza distopica che invece fantascienza proprio non è. Perché allora non scegliere la via della semplicità e raccontare una storia d’amore e di incomprensione, di passione e frustrazione? Un interrogativo a cui Foe e i suoi realizzatori proprio non hanno saputo rispondere.

Superman: Legacy: 8 modi in cui il film potrebbe essere influenzato dai fumetti

Con l’avvicinarsi della fine del vecchio mondo DC, James Gunn ha suscitato entusiasmo per il film che darà il via al nuovo universo, Superman: Legacy, rivelando le principali influenze fumettistiche alla base del progetto. In un paio di tweet, Gunn ha indicato Superman for All Seasons e All-Star Superman come le principali influenze del nuovo progetto su Superman. Pubblicati rispettivamente nel 1998 e nel 2005, sono due delle pubblicazioni di Superman più singolari e al contempo meglio accolte, il che è un segnale promettente per le prospettive di Superman: Legacy. Tenendo conto di ciò, si possono facilmente trarre alcune ipotesi dal fatto che queste storie a fumetti sono state apparentemente scelte come colonna portante del film per dare il via al DCU.

Superman: Legacy sarà probabilmente colorato e vivace

Superman Legacy

Visti i precedenti di James Gunn con i film di supereroi, una delle rivelazioni meno sorprendenti di Superman: Legacy potrebbe essere la rappresentazione di un Universo DC più colorato e vivace. Le influenze fumettistiche di Gunn lo confermano, dato che la vivace grafica di Superman for All Seasons e All-Star Superman è particolarmente degna di nota. Si tratterebbe di una gradita boccata d’aria fresca per il supereroe, la cui uscita più recente è stata decisamente tenue per quanto riguarda la tavolozza dei colori, nonostante abbia sfoggiato una nuova versione del costume ampiamente apprezzata.

La tuta adotterà uno stile classico

Superman Legacy eredità Henry Cavill

Mentre il costume di Superman in Man of Steel della DC è popolare, l’iconico ensemble della vecchia scuola riapparirà probabilmente in Superman: Legacy, dato che entrambe le influenze fumettistiche di Gunn presentano il costume in tutta la sua gloria classica. Questo si sposerà bene con un universo più colorato, dato che la vibrante tuta rosso-blu di Superman dovrebbe essere sorprendente. Continuerà la tendenza dei film su Superman, iniziata fin dai primi giorni con una rappresentazione dell’armatura fedele ai fumetti, a differenza delle numerose iterazioni dell’armatura di Batman viste nelle sue varie uscite sul grande schermo.

Lex Luthor potrebbe avere un ruolo centrale

SUPERMAN PRESIDENTE LUTHOR

In entrambe le influenze fumettistiche, l’arcinemico di Superman, Lex Luthor, svolge un ruolo fondamentale, fungendo persino da voce narrante in una delle puntate di Superman For All Seasons. In quella stessa pubblicazione, Lex Luthor combatte essenzialmente contro Superman per il controllo di Metropolis, un’azione che lui definisce “una storia d’amore”. Non sarebbe sorprendente, visti i precedenti dei film di Superman, che Luthor apparisse ancora una volta in un ruolo di cattivo centrale. Anche se il ruolo non è ancora stato scelto, la conferma di Corenswet come Superman ha dato maggior credito alla voce che Nicolas Hoult potrebbe interpretare Lex Luthor.

Superman: Legacy potrebbe contenere le 12 fatiche di Superman

Anche se Gunn ha dichiarato che Superman: Legacy non sarà un adattamento del fumetto All-Star Superman, ciò non significa che non prenderà in prestito dalle sue pagine. Non adattare il fumetto è probabilmente la cosa migliore, perché introdurre sul grande schermo solo una delle 12 fatiche di Superman introdurrà una posta in gioco eccezionalmente alta, dato che include imprese come creare la vita, rispondere alla Domanda senza risposta e sconfiggere la morte. Tuttavia, sarebbe sicuramente un inizio col botto per il DC, vista l’importanza delle 12 fatiche.

Superman: Legacy sarà probabilmente più divertente

David-Corenswet-superman

Una critica di lunga data nel vecchio universo DC è stata la sua tendenza a privilegiare motivi cupi e tristi, in netto contrasto con l’approccio più spensierato del MCU a circostanze altrettanto tumultuose. Superman in All-Star Superman, in particolare, mostra un carattere molto più gioviale rispetto alle recenti rappresentazioni cinematografiche, anche di fronte alle terribili circostanze in cui si trova. Inoltre, sarebbe in linea con la capacità di Gunn di iniettare umorismo nei franchise di supereroi, come dimostrano Guardiani della Galassia e Suicide Squad. Questo renderà rinfrescante la nuova interpretazione di Clark Kent, che potrebbe anche lasciarsi sfuggire una o due battute mentre si accinge a salvare Metropolis dalla prima minaccia del DCU.

L’umanità di Clark Kent potrebbe essere esplorata più a fondo

Superman-legacy-film-2025

Gran parte delle precedenti iterazioni di Clark Kent si sono concentrate sui suoi poteri divini e su quanto siano miseri i mortali al confronto. Superman For All Seasons contrasta questa tendenza concentrandosi sull’umanità di Clark Kent, sui suoi tentativi di affrontare le lotte e le relazioni umane e sulla sua volontà di fornire assistenza a Metropolis. Peter Safran ha già confermato i piani per Superman: Legacy, così come la scelta di un Clark Kent più giovane, che probabilmente dovrà fare i conti con i suoi poteri.

Superman: Legacy potrebbe spingersi verso la fantascienza

Superman vola attorno alla terra

Uno degli aspetti più singolari di All-Star Superman è il suo tema fantascientifico: trascorre molto tempo nello spazio, esplora i viaggi nel tempo e presenta persino la stella artificiale Solaris. Si tratta di una strada ben battuta da Gunn, che ha affrontato con abilità i crossover tra supereroi e fantascienza nel suo incarico con Guardiani della Galassia. Il sole gioca un ruolo importante nella storia di Superman e in particolare in All-Star Superman, dove essenzialmente condanna a morte l’eroe titolare, anche se è estremamente improbabile che il nuovo universo DC si apra con questa linea di trama.

Superman: Legacy darà priorità alle relazioni e alla storia

Mentre Man of Steel vedeva Superman radere al suolo Metropolis nella sua tumultuosa lotta con Zod, Superman: Legacy si concentrerà più probabilmente sulla storia di Superman e sulle relazioni che intrattiene con figure centrali come Lois Lane. Entrambe le influenze fumettistiche citate da James Gunn danno priorità al rapporto di Clark Kent con la sua famiglia, i suoi colleghi e i suoi amici, compresi alcuni strazianti momenti finali con Lois in All-Star Superman. Anche Lana Lang potrebbe avere un ruolo più importante in Superman: Legacy, dato il suo ruolo di primo piano in Superman for All Seasons e nella prima vita di Clark Kent.

20 Days in Mariupol: recensione del documentario di Mstyslav Chernov

Un fortissimo scroscio di applausi ha interrotto il silenzio assordante durato tutti i 99 minuti della proiezione pomeridiana del documentario 20 Days in Mariupol diretto da Mstyslav Chernov – con il supporto del collega di una vita Evgeniy Maloletka – presentato durante Mondovisioni, la rassegna di documentari su attualità, diritti umani e informazione (all’interno della quale è stato presentato anche Praying for Armageddon) curata da CineAgenzia per il Festival di Internazionale a Ferrara, che si è svolto nella città dell’Emilia-Romagna dal 29 settembre al 1 ottobre.

Film, continua a filmare

Filma, continua a filmare”, queste sono le parole che vengono ripetute più spesso all’interno di 20 Days in Mariupol. Continua a filmare, perché il mondo ha bisogno di sapere quello che sta accadendo qui; continua a filmare perché i colpevoli di questo scempio vedano gli occhi di chi stanno uccidendo; continua a filmare affinché non ci si volti dall’altra parte. A pronunciare queste frasi sono militari, civili, medici che esortano i giornalisti dietro le videocamere per paura che ad un certo punto essi smettano, per pudore, per l’orrore, per il dubbio che la testimonianza sfoci in voyeurismo e pornografia del dolore. Ma in questo caso non c’è scelta, e lo sanno bene i reporter di The Associated Press, infatti non si esimono mai dal puntare i loro obiettivi in direzione di donne incinte col bacino frantumato, bambini neonati in arresto cardiaco, ragazzi di neanche vent’anni con le gambe esplose mentre giocavano a pallone per la città prima di un raid aereo improvviso.

Mstyslav e Evgeniy sono gli unici due giornalisti rimasti nella città di Mariupol durante tutti i primi venti giorni dell’assedio, quindi le immagini che ci vengono proposte all’interno del doc le abbiamo viste e riviste, sui giornali, in TV, sui social media. Ma mai in questo modo, non con questa forza narrativa ed emotiva, mai con questa devastante percezione di mancanza di senso. Significativa in questo caso è l’immagine di una donna che non riesce più a reggersi in piedi dopo aver appreso che suo figlio di appena 18 mesi non ce l’ha fatta, che i medici non sono riusciti a rianimarlo. La donna sostenuta dal marito urla verso il cielo “Perché? Perché?” Non riesce a darsi una spiegazione a tutto quel male e a quel dolore.

I due reporter si trovano più volte in situazioni di pericolo, sono costretti a nascondersi nelle case, nei seminterrati, si trovano schiacciati contro le pareti assieme a decine di persone sfollate, assistono in prima persone all’attacco scellerato contro un ospedale che ospitava un reparto maternità. Eppure non si tirano mai indietro, sono pronti, sempre pronti a rialzarsi, a gettarsi ancora più dentro al pericolo, forse nella speranza di far arrivare quelle riprese, quelle foto, questo documentario, alle persone responsabili di quello scempio e far balenare in loro l’idea che basta così, che non c’è motivo di fare ancora peggio. Ovviamente, come sappiamo, quel momento, ad oltre un anno dallo scoppio del conflitto, non è ancora arrivato.

20 Days in Mariupol recensione

Radiografia di una guerra

Vedere 20 Days in Mariupol è come essere gettati in prima persona nell’orrore della guerra. Lo spettatore non può far altro che guardare, guardare e ancora guardare. Non c’è neanche il tempo di pensare, di immagazzinare tutte quelle informazioni. Da un certo punto in poi gli occhi diventano pesanti, hai la testa che ronza e sei teso come se anche tu fossi in pericolo di vita. Vorresti che la cosa finisse presto o che ci fosse un lieto fine. Ma come i due giornalisti di AP hanno continuato a filmare, lo spettatore non può far altro che guardare. E così come se lo chiedono i due reporter, anche chi guarda comodamente seduto sulla poltrona del cinema si chiederà, posso fare di più? Ci si sente inutili e in colpa. Si vorrebbe riuscire a fare di più. Ed è dura, è veramente dura.

La guerra è come una radiografia, fa vedere l’interno degli esseri umani. Chi è buono diventa più buono, chi è cattivo, diventa più cattivo” afferma uno dei medici dell’ospedale da campo della città e 20 Days in Mariupol riesce in un compito ancora più difficile, ci consegna una radiografia della guerra. Uno scenario agghiacciante, immagini fortissime, le voci delle persone che sono state vittime di quell’inferno; tutto, ogni momento, lascia con un senso di vuoto e di tristezza senza precedenti.

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