La WB ha pubblicato in esclusiva sul
canale youtube i primi dieci minuti di Locked
Down, il film diretto da Doug Liman
(The Bourne Identity, Mr. And Mrs. Smith) con protagonisti
Anne
Hathaway(Les Misérables,
Il Diavolo veste Prada, Le Streghe) e
Chiwetel Ejiofor,(12 anni
Schiavo, Doctor Strange), arriva in Italia in
esclusiva digitale da venerdì 16 aprile,
disponibile per l’acquisto e il noleggio premium
su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play,
TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film &
TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e
Infinity.
In occasione dell’arrivo in Italia
della pellicola, diretta da Doug Liman (The Bourne
Identity, Mr. And Mrs. Smith), sul canale Youtube ufficiale di
Warner Bros. Italia sono già disponibili 10 minuti in anteprima
del film
In Locked
Down Proprio quando decidono di separarsi, Linda (Anne
Hathaway) e Paxton (Chiwetel Ejiofor) si ritrovano nel bel mezzo
della pandemia Covid-19, costretti a vivere insieme nella loro casa
londinese, a causa del lockdown obbligatorio. Sorprendentemente,
anche se non riescono ad andare d’accordo su nulla, i due trovano
una tregua quando Paxton viene assunto dall’azienda di Linda per
consegnare delle pietre preziose. In isolamento domestico a causa
del lockdown in tutto il Paese, dovendo quindi affrontare emozioni
e interazioni che avrebbero preferito evitare, vivendo le proprie
vite fuori casa, le cose raggiungono un crescendo che culminerà in
una rapina epocale da Harrods.
Uno dei pochi film ad essere stato
concepito, scritto, girato, finito e distribuito durante la
pandemia, Locked
Down è una commedia romantica con una “svolta”.
La dualità del titolo stesso gioca con la situazione in cui molti
di noi si trovano in questo momento: rinchiusi fisicamente in
un’abitazione con partner, familiari, coinquilini, ma anche
emotivamente e mentalmente bloccati in situazioni che ora siamo
costretti ad affrontare in modi che non avremmo mai immaginato. C’è
chi ha iniziato a cuocere il pane, chi si dedica al proprio lavoro,
mentre altri fanno entrambe le cose – e pianificano una rapina di
gioielli.
Scritto da Steven Knight e prodotto
da P.J. van Sandwijk, p.g.a, Alison Winter, p.g.a, Michael Lesslie,
il cast del film vede Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor, affiancati
da Stephen Merchant, Mindy Kaling, Lucy Boynton, Dule Hill, Jazmyn
Simon, con Ben Stiller e Ben Kingsley.
Mortal
Kombat uscirà nelle sale americane e su HBO Max alla
fine di questo mese, ma la stampa internazionale ha già avuto modo
di vedere l’attesissimo riavvio cinematografico del celebre
videogioco: di conseguenza, è arrivata online la prima ondata di
recensioni.
Dalla maggior parte dei critici il
film è stato accolto in maniera positiva: a ricevere il maggior
numero di elogi sono state le sequenze di combattimento, gli
effetti speciali e la dedizione che il team ha riservato nel
portare la brutale violenza e le sferzate di sangue tipiche del
gioco originale sul grande schermo.
Tuttavia, la storia in generale e lo
sviluppo narrativo di alcuni personaggi sono stati oggetti di
alcuni pareri contrastanti, ma in generale pare che i fan di MK
resteranno molto soddisfatti da questo nuovo adattamento. Di
seguito una serie di estratti da alcune delle recensioni emerse
online raccolti da
Screen Rant:
Mufaddal Fakhruddin su IGN Middle East
scrive: “Se sei un fan di Mortal Kombat, ti divertirai un mondo
poiché riuscirai a colmare le lacune grazie alla tua conoscenza
della serie videoludica e ti godrai la violenza. Ma per lo
spettatore medio, ci saranno poche ragioni per preoccuparsi della
posta in gioco. In definitiva, questo è ciò a cui si riduce il
Mortal Kombat del 2021: un solido adattamento di videogiochi pieno
di fan service per i gamer (aspettatevi un accenno al sequel nel
finale) e un decente film d’azione per tutti gli altri.”
Kervyn Cloete, Critical Hit:
“Sono uscito dal cinema completamente intrattenuto, ma anche
curioso nei confronti del prossimo capitolo, che viene
preannunciato nei momenti finale. Con un budget di soli 50 milioni
di dollari, il film non avrà problemi ad andare in pareggio. Un
sequel è quindi garantito. Speriamo che il franchise non sia
vittima di nessuna fatalità.”
James Marsh, South China Morning
Post: “Un adattamento da videogiochi allegramente violento.
Di sicuro non si tratta di un dramma con personaggi complessi o
sfaccettati. Mortal Kombat non è un film per palati fini o
esigenti. Per chi invece saprà apprezzare… è il film che fa al caso
vostro!”
A’bidah Zaid, Geek Culture: “Essendo
un film basato su un videogioco molto popolare, Mortal Kombat porta
sullo schermo con una certa efficacia l’universo originale. C’è
cura e attenzione ai dettagli. La caratterizzazione dei personaggi
è molto fedele a quella presente nei giochi. I costumi e gli stili
di combattimento sono molto vicini all’originale. Le immagini, il
sonoro, l’azione, la violenza… il film è tutto ciò che i fan
aspettano di vedere dall’adattamento del 1995.”
Sergio Pereira, Fortress: “Ci
sono alcuni problemi di ritmo e manca un vero sviluppo dei
personaggi. Il montaggio è strano, di sicuro non è stata un’impresa
facile. Eppure, il film riesce nel suo intento e alla fine vince. A
volte abbiamo semplicemente bisogno di un film in cui c’è un
personaggio che congela il sangue del suo nemico e lo usa per
pugnalarlo.”
Husain Rizvi, Khaleej Times:
“La trama principale tende ad indebolirsi durante il corso del
film. Tuttavia, le fatality, l’interpretazione di Lawson e l’inizio
di una nuova promettente era per il franchise rendeono l’esperienza
Mortal Kombat degna di essere vissuta.”
Bryan Tan, Yahoo! News
Singapore: “I fan saranno felici di sapere che si tratta di
un aggiornamento molto significativo rispetto al film del 1997, che
forse ha fatto ricorso a Word Art di Microsoft Word per le
grafiche. Dai personaggi del film, i fan potranno aspettarsi le
battute e le mosse iconiche presenti anche nel
videogame.”
La sinossi ufficiale di Mortal Kombat
In Mortal
Kombat, il campione di MMA Cole Young, abituato a
farsi picchiare per soldi, è ignaro della sua eredità—e anche del
perché l’Imperatore dell’Outworld Shang Tsung abbia mandato il suo
guerriero migliore, Sub-Zero, e altri Cryomancer ultraterreni, per
dargli la caccia. Preoccupato per la sicurezza della sua
famiglia, Cole parte alla ricerca di Sonya Blade responsabile della
Jax, Maggiore delle Forze Speciali che porta anche lei sulla pelle
lo stesso marchio del drago con cui Cole è nato. Molto
presto, si ritrova nel tempio di Lord Raiden, Antico Dio e
Protettore di Earthrealm, che assicura riparo a tutti coloro che
portano un marchio come il suo.
Qui, Cole si allena con guerrieri
esperti come Liu Kang, Kung Lao e l’implacabile mercenario Kano,
preparandosi a combattere con i più grandi campioni della Terra,
contro i nemici dell’Outworld, in una battaglia in cui è in gioco
il destino dell’universo. Riuscirà Cole ad essere abbastanza
motivato da scatenare il suo arcana—l’immenso potere
custodito nella sua anima—in tempo non solo per salvare la sua
famiglia, ma anche per sconfiggere Outworld una volta per
tutte?
Disponibile su Netflix,
Thunder Force è una commedia supereroistica con
Melissa McCarthy e Octavia Spencer protagoniste, quinta
collaborazione tra Ben Falcone, regista e
sceneggiatore del film, e la moglie McCarthy. Il film parte da
premesse interessanti, che avrebbero potuto far svettare il film in
chiave di regia, purtroppo non sviluppate però adeguatamente:
commedia, action e fantascienza tentano di compenetrarsi, in una
pellicola che non risulta altro che un pastiche di stilemi e
stereotipi di genere mischiati confusamente, in cui alcuni momenti
ben riusciti non riescono a sopperire al poco slancio del
prodotto.
Thunder Force: la trama
Nel 1983 un raggio cosmico colpisce
la Terra, mutando il dna di alcuni soggetti predisposti alla
sociopatia, i Miscredenti, donandogli alcune capacità
straordinarie. I genitori di EmilyStanton (Octavia
Spencer), genetisti di Chicago specializzati nella
ricerca sulla mutazione, vengono uccisi e così la giovane ambiziosa
e determinata decide di impegnarsi nello studio e nella ricerca con
un solo obiettivo: riuscire a sconfiggere i Miscredenti. A scuola
fa la conoscenza di Lydia (Melissa
McCarthy), con cui stringe una profonda amicizia. Il
legame tra le due cresce sempre di più fino al momento in cui
dovranno prendere decisioni importanti una volta divenute grandi,
motivo per cui si allontaneranno. Gli anni passano e Lydia,
sentendo la mancanza del legame più solido e autentico della sua
vita, decide di mettersi di nuovo sulle tracce di Emily, ormai
donna in carriera, ancora impegnata nella ricerca di un metodo per
poter sconfiggere i Miscredenti. In circostanze divertenti
inaspettate, finirà nel laboratorio di Emily, dove le verrà
iniettato involontariamente il siero della super forza, a cui
l’amica stava lavorando da tempo. A quel punto Emily prende la
seconda formula, quella dell’invisibilità, e insieme decidono di
formare le Thunder Force, un team privato contro i criminali della
città.
Thunder Force: ritmi comici non
gestiti in maniera ottimale
Il film si configura come una
commedia legata al filone dei supereroi, con la differenza che al
timone della narrazione abbiamo un duo tutto al femminile,
impegnate in prima linea nello studio, allenamento e messa in atto
dei loro poteri. La scelta di incentrare la storia su un eccentrico
duo di eroine è un aspetto positivo della sceneggiatura di Falcone,
oltretutto se aggiunto al fatto che le protagoniste sono lontane
dallo stereotipo femminile di donna impeccabile e ineccepibile.
Emily è determinata, ambiziosa , e si affermerà come una donna in
carriera, lottando per raggiungere i propri obiettivi. Lydia è più
schietta, a tratti burbera, ma piuttosto divertente e dal carattere
esuberante. Le due personalità ci vengono quindi rappresentate
pressochè agli antipodi, peccato che questa interessante dinamica
vada quasi totalmente a spegnersi nelle situazioni comiche, non
sposandosi appieno col messaggio che Ben Falcone avrebbe potuto
rendere centrale nella narrazione.
Gli scambi di dialogo, con svariati
riferimenti alla pop culture, offrono momenti esilaranti e
irriverenti, ma sono pochi quelli ben riusciti. La storia si
sviluppa in maniera piuttosto lineare e si avverte la mancanza di
colpi di scena che avrebbero potuto aggiungere un tocco di
imprevedibilità alla narrazione e aumentare il livello di tensione
associato alla posta in gioco dei personaggi.
Per quanto riguarda le dinamiche
che si instaurano tra le protagoniste, Falcone sembra intraprendere
un percorso battuto più e più volte, che si basa sulla
contrapposizione tra persona ordinaria e supereroe. Lo stereotipo
di genere sarebbe riuscito ad ergersi a prodotto originale e
umoristico, se i tempi comici fossero stati gestiti diversamente.
La chimica fra le due attrici non è incendiaria quanto il titolo
del film vorrebbe sottolineare: Octavia Spencer è costretta in un ruolo quasi
di secondo piano e alla McCarthy spetta il compito di reggere sulle
proprie spalle l’intero spalle, ma non è abbastanza. Le sequenze
con Jason Bateman sono forse le uniche esilaranti,
piene di verve e dell’intesa vincente per poter divertire lo
spettatore. Nonostante ciò, i personaggi risultano essere piuttosto
bidimensionali, senza alcuna incisiva profondità o ambiguità morale
che possa sollevare riflessioni o quesiti nello spettatore, creando
una vera e propria opposizione.
Thunder Force non riesce ad essere
più che una visione d’intrattenimento
Visivamente la pellicola cattura lo
spettatore, con alcuni effetti speciali discretamente resi sullo
schermo, pur senza una notevole originalità in sede di regia.
Thunder Force è l’ideale per una visione in
famiglia, ma non riesce a spingersi più in là di mero prodotto di
intrattenimento targato Netflix. Non c’è sinergia tra gli elementi tecnici e
narrativi alla base del film, nessun punto fermo che faccia sì che
questa alleanza tutta al femminile si distingua per coinvolgimento
e incisività. Quello che ci rimane a fine visione sono le troppe
gag comiche, che cercano di ritmare il racconto, ma risultano
ridondanti, difficili da gestire. La MacCarthy si distingue
senz’altro come attrice comica, eppure i suoi momenti comici
risultano a volte quasi di troppo, nel loro voler sfociare quasi
continuamente nell’assurdo.
Thunder Force
avrebbe avuto tutte le premesse per essere classificato come buon
film, sia da un punto di vista narrativo che di casting e
performance attoriali, eppure inciampa nella rete degli stereotipi
ancorati al genere delle narrazioni a tema supereroi; l’idea della
coppia di eroine inaspettate e indipendenti viene ridicolizzata,
scegliendo di ridurre il focus all’elemento puramente comico. Siamo
quindi di fronte a un film che deve essere considerata una commedia
leggera e godibile senza troppe pretese, leggera senza pretese, che
lascia però un po’ di disappunto rispetto alle potenzialità che il
film presenta e che non sono state sfruttate a dovere.
La serie drammatica Warrior arriverà
su HBO
Max per la sua terza stagione, ad annunciarlo è stato
Casey Bloys, Chief Content Officer, HBO e HBO Max.
Warrior 3 arriverà su HBO Max
negli USA.
Warrior 3 è stato creato ed è
prodotto da Jonathan Tropper (“Banshee”) per Tropper Ink
Productions, prodotto da Justin Lin (regista di “Star Trek Beyond”
e “Fast & Furious 9”) per Perfect Storm Entertainment, e produttore
esecutivo di Shannon Lee per Bruce Lee Entertainment.
Warrior 3: quando esce e dove
vederla in streaming
Warrior 3 uscirà nel 2022 negli USA
su HBO
Max. In Italia Warrior 3 andrà in onda su SKY. Warrior
3 in streaming sarà disponibile su NOW.
Warrior 3: la trama e il cast
Warrior
è un dramma poliziesco crudo e pieno d’azione ambientato durante le
brutali Tong Wars nella Chinatown di San Francisco alla fine del
XIX secolo e basato sugli scritti della leggenda delle arti
marziali Bruce Lee, le prime due stagioni, presentate in anteprima
su Cinemax, sono ora streaming su HBO Max tramite piattaforme
HBO.
In Warrior 3
ritorneranno Andrew Koji, Kieran Bew, Celine Buckens,
Olivia Cheng, Dianne Doan, Dean Jagger, Langley Kirkwood,
Maria-Elena Laas, Hoon Lee, Christian McKay, Dustin Nguyen (ha
anche diretto l’episodio 6), Miranda Raison, Chen Tang, Joe Taslim,
Jason Tobin, Joanna Vanderham, Tom Weston-Jones e Perry
Yung.
Casey Bloys, Chief Content Officer,
HBO e HBO Max citano: Warrior
ha introdotto gli spettatori in un mondo distinto del passato,
interpretato con azione dinamica e narrazione pertinente, con un
cast brillante guidato da Andrew Koji. Non vediamo l’ora di vedere
cosa porteranno Jonathan, Justin e Shannon nel prossimo capitolo di
questa serie su HBO Max “.
Shannon Lee, produttore esecutivo,
citazione di Bruce Lee Entertainment: “Justin, Jonathan e io siamo
rimasti entusiasti quando Warrior è stato messo su piattaforme HBO
per essere scoperto da una nuova legione di fan. Ora siamo
entusiasti e grati per l’opportunità di fare un’altra stagione, e
plaudiamo a HBO Max per aver compreso l’importanza di raccontare
questa storia e per continuare a supportare questo livello di
rappresentanza nel nostro settore. So solo che mio padre sta
sorridendo in questo momento nel vedere questo spettacolo che ha
sognato tanto tempo fa, continuando a battere le
probabilità. Abbiamo tutte le intenzioni di offrire lo stesso
alto livello di narrazione significativa e azione di Gung Fu nella
stagione 3! “
La serie è tornata per la sua
seconda
stagione di dieci episodi il 2 ottobre 2020 su
Cinemax. Salutata come “la serie d’azione più sottovalutata
del secolo” da Inverse, Vanity Fair l’ha definita una “cavalcata
affascinante e adrenalinica” che “infonde vita vivida agli aspetti
del passato americano” e The Ringer l’ha evidenziata come una
“corsa suprema “Serie con” sequenze di combattimento coreografate
in modo impressionante “.
Crediti: la seconda
stagione di Warrior è
stata prodotta per Cinemax da Perfect Storm Entertainment, Tropper
Ink Productions e Bruce Lee Entertainment; creato e prodotto
da Jonathan Tropper. Justin Lin, Danielle Woodrow e Andrew
Schneider sono stati i produttori esecutivi per conto di Perfect
Storm Entertainment. Shannon Lee è stato produttore esecutivo
di Bruce Lee Entertainment. Prodotto esecutivo da Brad Kane e
Richard Sharkey. Co-produttore esecutivo di Kenneth Lin, Evan
Endicott e Josh Stoddard.
Nella giornata di ieri è arrivato il
nuovo trailer ufficiale di Fast
and Furious 9, l’atteso nuovo capitolo della celebre
saga adrenalinica con protagonista Vin
Diesel, che arriverà nelle sale americane a giugno e
in quelle italiane quest’estate (una data ufficiale non è stata
ancora confermata).
Il nono capitolo sarà diretto da
Justin Lin, veterano del franchise che in passato
aveva già diretto numerosi episodi della saga. Il trailer diffuso
ieri ha confermato che alcuni membri dell’equipaggio di Dom Toretto
– nel trailer vediamo Tej (Ludacris) e Roman
(Tyrese Gibson) – riusciranno a volare grazie a
delle macchine concepite come veri e propri veicoli spaziali. In
una recente intervista con
THR, è stato proprio Lin a spiegare di essersi rivolto a dei
veri scienziati quando ha avuto l’idea di inserire nel film le
macchine volanti.
“Sono andato a trovare Vin, ci
siamo guardati negli occhi e abbiamo detto: ‘Va bene, è arrivato il
momento, ce lo siamo guadagnati’.”, ha spiegato il regista.
“Una volta che ci siamo presi l’impegno, ho telefonato ad un
sacco di scienziati missilistici che erano parecchio confuso dalla
nostra idea. Abbiamo dato vita ad una serie di conversazioni molto
divertenti.”
Poi ha aggiunto: “Ho parlato con
diversi scienziati per imparare a conoscere il carburante e la
fisica. Dall’altra parte continuavano a dire: ‘Aspetta, cosa? È
questo ciò che vorresti davvero fare? Lo adoro!’. Ad ogni modo, non
pensate di aver già visto tutto. Nonostante i primi due trailer
diffusi ad oggi siamo molto lunghi, ci sono ancora tante cose che
non abbiamo condiviso con voi.”
Il cast di Fast and Furious 9 e il capitolo finale della
saga
L’attrice Yvette Nicole
Brown ha rivelato che non sapeva di essere in Avengers:
Endgame, il cinecomic campione d’incassi dei Marvel Studios, diretto da
Anthony e Joe Russo uscito nel 2019.
Prima di entrare a far parte della
grande famiglia Marvel, i fratelli Russo erano conosciuti per aver
lavorato a celebri serie tv quali Arrested Development e
Community. I Russo non hanno mai dimenticato le loro
radici, e spesso hanno coinvolto nei loro progetti Marvel numerosi
attori del piccolo schermo con i quali avevano lavorato in
passato.
È il caso di Yvette Nicole
Brown, che proprio nella serie Community aveva il
ruolo di Shirley Bennett. L’attrice statunitense è apparsa
brevemente in Avengers:
Endgame interpretando una dipendente dello SHIELD
durante gli anni ’70 che scopre Steve Rogers (Chris
Evans) e Tony Stark (Robert
Downey Jr.) sotto copertura.
Ora, in una recente intervista con
ComicBook, è stata proprio Brown ha rivelare di non essersi mai
resa conto di aver preso effettivamente parte al cinecomic dei
Russo. L’attrice ha spiegato che durante le riprese credeva che la
scena sarebbe finita in Avengers:
Infinity War: soltanto dopo aver
visto Endgame ha
realizzato per quale film aveva in realtà girato il suo cameo.
“Non avrei dovuto dire a nessuno del
mio cameo, quindi ho mantenuto il segreto per circa due anni”, ha
spiegato Yvette Nicole Brown. “Abbiamo girato
la scena nel 2017, ma il film è uscito soltanto nel 2019. Stavano
girando Infinity War e Endgame contemporaneamente. Quando ho girato
la mia scena, sapevo che erano in corso le riprese del primo,
quindi ho pensato che sarei finita in Infinity War. Infatti, quando
è uscito il film e ho visto che non c’ero, ho pensato che era stata
comunque una bellissima esperienza e che avevo avuto modo di
lavorare con Chris e Robert. Ho pensato: ‘Non ha funzionato, ma va
bene lo stesso’. Quando poi ho visto Endgame insieme ai miei amici,
è arrivata la mia scena e ho pensato: ‘Ci sono!’. Era visibilmente
scioccata, come tutti gli altri. Abbiamo urlato.”
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel
cast del film – tra gli altri – figurano Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Akiva Goldsman, il
produttore de La torre
nera, ha confessato di aver numerosi rimpianti in
merito all’adattamento cinematografico dell’omonima serie di
romanzi ad opera di Stephen King, interpretato da Idris Elba al fianco del premio Oscar Matthew McConaughey.
Il film diretto da Nikolaj
Arcel e prodotto da Ron Howard avrebbe dovuto dare vita ad un
nuovo franchise cinematografico, ma a causa delle critiche
negative, alla fine Sony Pictures ha deciso di rivedere i suoi
piani. Nonostante abbia incassato 113 milioni di dollari al box
office mondiale, a fronte di un budget di soli 66 milioni, La torre
nera è stato ampiamente criticato per aver cercato di
comprimere il complesso universo creato da King nella saga
letteraria (composta da 8 romanzi) in un unico film.
Ora, in una recente intervista con
THR, il produttore e sceneggiatore Akiva
Goldsman (premio Oscar per
A Beautiful Mind) ha ammesso di essersi pentito per come
sono andate a finire le cose con La torre
nera. Goldsman avrebbe dovuto supervisionare il
progetto iniziale che prevedeva la realizzazione di un universo
formato da film e serie tv collegati tra loro. Tuttavia, questi
piani sono stati scartati a favore di un riavvio destinato al
piccolo schermo che non avrà alcun tipo di legame con il film del
2017.
Akiva Goldsman e i rimpianti
sull’adattamento de La torre nera
“Ho molti rimpianti per le parti
del film che non hanno funzionato”, ha spiegato Goldsman.
“La nostra migliore versione del film esisteva molto prima che
i crossover tra cinema e tv e lo streaming diventassero una realtà.
Sono molto legato ai libri originali che non sono finiti nella
nostra versione del 2017. Ron Howard aveva un’idea in merito a cosa
si potrebbe fare attraverso le varie piattaforme. Non riguardava il
film, ma a volte, come spesso accade, le cose semplicemente non
vanno in porto.”
Poi ha aggiunto: “Ci sono cose
del film del 2017 che mi piacciono ancora oggi, e Idris Elba ha
dato vita ad un Roland veramente incredibile. Penso che ci fossero
troppi punti di vista diversi, incluso il mio, quando si è trattato
di capire come raccontare una storia convincente sul grande
schermo. Avremmo potuto fare di meglio.”
Uno dei momenti più scioccanti della
storia del MCU è sicuramente la morte
definitiva di Loki (Tom
Hiddleston) per mano di Thanos (Josh
Brolin) durante la sequenza d’apertura di
Avengers:
Infinity War. Tuttavia, in Endgame
la sua controparte del 2012 è riuscita a sfuggire al suo destino,
insieme al Tesseract, creando una ramificazione nella linea
temporale (sarà questa versione del Dio dell’Inganno ad essere al
centro della serie
Loki, in arrivo a giungo su Disney+).
Durante una recente intervista con
Digital Spy proprio in occasione della promozione della nuova
serie dei Marvel Studios,
Tom Hiddleston ha spiegato come gli è stato
comunicato che il suo personaggio sarebbe morto all’inizio del film
di Anthony e Joe Russo. “Era
la primissima scena a cui i Russo avevano pensato”, ha
spiegato l’attore. “Me ne hanno parlato di persona, durante uno
degli incontri con Kevin Feige, che mi stava mostrando alcuni dei
primi bozzetti della storia di Thor: Ragnarok. Era maggio del
2016.”
“Quindi, prima di iniziare a
girare Ragnarok, sapevo già quale sarebbe stato il mio destino.
Nessun gioco di parole”, ha continuato Hiddleston. “Poi è
arrivato il momento. Tre giorni di riprese nel 2017, in primavera.
Sono andato ad Atlanta e tutti sul set sono stati davvero generosi
con me. Alcuni li conoscevo sin dai primissimi giorni.”
L’attore ha poi elogiato Josh Brolin, interprete di Thanos – “Non
avrebbe potuto essere più dolce” – e ha ricordato il loro
primo incontro: “In realtà, ci siamo incontrati quando sono
atterrato, prima dell’inizio delle riprese. Mi ha semplicemente
abbracciato e mi ha detto: ‘Mi dispiace, amico’. È stato un grande
giorno e un grande momento.”
In un viaggio cinematografico
decennale senza precedenti, Avengers:
Infinity War abbraccia l’intero Universo Cinematografico
Marvel e porta sul grande schermo la più grande e
fatale resa dei conti di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro
alleati dovranno essere pronti a sacrificare tutto nel tentativo di
sconfiggere il potente Thanos prima che il suo impeto di
devastazione e rovina porti alla fine dell’universo.
Bryan Hirota,
supervisore agli effetti visivi della
Snyder Cut di Justice
League, ha confermato che nel taglio di Zack Snyder è presente un riferimento a
Watchmen, il film diretto da Snyder nel 2009 e
basato sull’omonima miniserie a fumetti di Alan
Moore e Dave Gibbons.
L’easter egg in questione riguarda
la morte di Silas Stone in Justice
League e il personaggio di Jon Osterman/Dottor
Manhattan in
Watchmen. Nella versione theatrical di Justice
League, la maggior parte delle scene di Victor
Stone, alias Cyborg (Ray
Fisher), sono state rimosse. Uno dei momenti chiave
dell’arco narrativo del personaggio è senza dubbio la morte di suo
padre, Silas Stone (Joe Morton), che si sacrifica surriscaldando
una Scatola Madre in modo che suo figlio possa rintracciare
Steppenwolf. Questa scena, presente invece nella Snyder
Cut, evoca la trasformazione di Jon Osterman (Billy
Crudup) nel Dottor Manhattan in
Watchmen.
In un’intervista con
Screen Rant, Bryan Hirota, il supervisore agli
effetti visivi di Justice
League, ha parlato della
Snyder Cut e ha confermato che la somiglianza tra la morte
di Silas e quella di Jon non è una semplice coincidenza, spiegando
che Snyder e John Desjardin (il supervisore agli effetti speciali
di Watchmen) volevano che il sacrificio del padre
di Victor ricordasse vagamente la scena della nascita del Dottor
Manhattan.
“Zack e DJ pensavano che quella
scena potesse ricordare la nascita del Dr. Manhattan, quindi quella
scena è stata sicuramente usata come termine di paragone. Era
sicuramente una delle cose a cui stavamo pensando quando abbiamo
avuto l’idea. Penso che una delle poche differenze sia il fatto che
nella scena di Silas vediamo la sua pelle bollire come all’interno
di un forno a microonde, con piccoli pezzi dei suoi capelli che
prendono fuoco e cose del genere. La morte di Silas è un po’ più
disgustosa rispetto a quella di Watchmen, ma ci sono tantissime
sfumature nel mezzo.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Hunger Ward
è il nuovo lavoro di Skye Fitzgerald, regista e produttore
che da tempo si dedica ai documentari, mettendo al centro questioni
umanitarie. Questo suo nuovo film è un appassionato cortometraggio
sulla guerra civile in Yemen, colpito duramente dal conflitto,
dalla carestia e dalla fame. A soffrirne sono soprattutto i più
piccoli. Il documentario è candidato agli Oscar ed è disponibile in
prima visione assoluta, in esclusiva nazionale, dal 15 aprile su
IWonderfull, piattaforma streaming video di I Wonder
Puctures.
Storie di bambini
inHunger Ward
La Dott.ssa Aida
Aisadeeq e l’infermiera Mekkia Mahdi lavorano nei
reparti specializzati per la nutrizione artificiale di due
grandi ospedali yemeniti e ogni giorno affrontano la dura realtà di
una guerra che dura da sei anni e vede opposti l’Arabia Saudita e i
ribelli sciiti huthi, sostenuti dall’Iran. Alcune forze
occidentali, soprattutto Usa e Regno Unito, foraggiano l’Arabia
Saudita, responsabile di bombardamenti, con armi, intelligence e
supporto operativo. Gli Emirati Arabi sono alleati dei sauditi. Gli
huthi hanno progressivamente preso il controllo del paese. L’Europa
semplicemente non sembra interessarsi del conflitto. In questo
panorama, il nemico contro cui lottano quotidianamente Aida e
Mekkia, si chiama fame, malnutrizione. Ne soffrono i bambini e le
bambine che vengono portati da loro in ospedale ogni giorno,
affinché possano avere una speranza di sopravvivere. Omeima
e Abeer sono due di loro. Hanno 10 e 6 anni e sono
malnutrite. La dottoressa e l’infermiera se ne prendono cura, ma vi
sono anche tanti altri bambini, accompagnati da genitori e nonne.
Ogni bambino ha la sua storia, tutti sono accomunati dalla
malnutrizione in un paese fiaccato dal conflitto e dal pesante
embargo dell’Arabia Saudita, che impedisce l’arrivo di cibo e
medicinali. Se le due bambine ce la faranno, Aida e Mekkia non
possono dirlo, ma fanno ogni giorno del loro meglio, mentre il
paese affronta la peggiore carestia degli ultimi cento
anni.
Il cinema umanitario
di Skye Fitzgerald
Il regista Skye
Fitzgerald è
qui al terzo lavoro della sua Refugee Trilogy – trilogia dei
rifugiati – dopo50 Feet from Syria, sull’impatto civile del conflitto
in Siria, e Lifeboat, sul tema dei rifugiati e dei
migranti, anch’esso nomianto all’Oscar, per la
colonna sonora di William Campbell – Fitzgerald lo ha scelto
anche per questo nuovo lavoro. Il regista afferma di aver voluto
iniziare questa trilogia e intraprendere la strada di quello che
chiama “Cinema Umanitario” perchè, nonostante una lunga
carriera nel documentario, sia come regista che come produttore, si
è reso conto che i suoi lavori precedenti “non raggiungevano
un’audience abastanza ampia, né mettevano in moto un cambiamento
sufficiente. Così ho cambiato il mio approccio per concentrarmi su
un singolo principio fondamentale: l’empatia”. Poiché
l’empatia, prosegue, fa sì che diventi “difficile creare
barriere”. Così si arriva a Hunger
Ward.
Hunger Wardè
spietato ma urgente
Dal punto di vista dei
contenuti, Hunger Ward può essere considerato un
parente dei reportage dalla Libia di Francesca Mannocchi o
dei documenti visivi sul lavoro di organizzazioni umanitarie come
Emergency o Medici Senza Frontiere. C’è lo stesso approccio
realistico, anche crudo, la stessa urgenza e una simile capacità di
creare quell’empatia così fondamentale perchè lo
spettatore senta vicino a sé ciò che, almeno geograficamente, è
spesso molto lontano. Li accomuna la violontà di accendere i
riflettori su realtà dimenticate o rimosse dalla coscienza
dell’Occidente.
Visivamente, invece,
siamo in pieno cinema. Al netto dell’eloquenza intrinseca delle
immagini, il regista riesce a cogliere i dettagli più
significativi, quelli che dicono tutto, e li mette in risalto
grazie al lavoro d’equipe con il fotografo Jeffrey Ball e il
montatore Dan Sadowsky. Accade ad esempio, con i disegni dei
bambini sulla terrazza dell’ospedale, visibili dall’alto, che
riassumono perfettamente la loro lotta per vivere, oltre a
ricordare allo spettatore ciò che si perde, se si perde una di
quelle vite. Non solo, come dice l’infermiera, “è come perdere
un membro della famiglia”, ma si perde il futuro, la capacità
di immaginare un mondo migliore. È questo, viene da dire guardando
quei disegni, tutto ciò che dovrebbero fare quei bambini: giocare,
andare a scuola. Invece si trovano a combattere per vivere. Così
accade anche per la bilancia rudimentale che li pesa al loro
arrivo: un grosso catino appeso a una corda. Da qui arriva un
verdetto temuto, che dice quanto è grave il problema e quante
speranze di sopravvivenza ci sono. Ci sono poi gli edifici
distrutti dalle bombe, le macerie dopo un bombardamento a un
funerale. Dei presenti restano solo scarpe ammassate in un immagine
della quale è difficile trovare eguali nella memoria, a meno che
non si torni alle montagne di scarpe nei campi di concentramento
nazisti. Il grigiore del cemento domina l’ambiente.
Colpisce poi lo sguardo
delle due bambine: sembra quello rassegnato degli anziani. Sembrano
già vecchie. Abeer non sorride, non gioca. Non è retorica ma
un’associazione spontanea di idee quella con i bambinelli di molte
natività, che non sorridono mai. Hanno lo sguardo mesto e grave da
adulti anzitempo, perchè già prefigurano il proprio destino, la
morte precoce.
Di fronte alla morte,
specie quando tocca dei bambini, ci si può chiedere se sia giusto o
meno mostrarla, proporre immagini così forti. Se non possa apparire
ricattatorio nei confronti dello spettatore.
Tuttavia, i 40 minuti
duri, spietati di Hunger Ward sono da vedere per
ricordare in che contesto si vive e capire chi si vuole essere.
L’urgenza che muove il regista chiama lo spettatore alla stessa
urgenza nel decidere come porsi di fronte a un conflitto
dimenticato e a una delle peggiori crisi umanitarie del
pianeta.
Jacob Tremblay è stato scelto per recitare,
al fianco di Peter Dinklage, in Toxic
Avenger, che sarà prodotto da Legendary. Macon
Blair
è stato scelto in veste di regista del film. Sarà una
rivisitazione contemporanea della commedia d’azione a basso budget
di successo prodotta da Troma Entertainment del 1984.
The Toxic Avenger
sarà una storia che, dietro la maschera di commedia irriverente,
sul genere di Deadpool, porterà con sé contenuti
importanti, come temi ambientali, sovvertendo i canoni del genere
supereroistico hollywoodiano.
Quando un uomo qualunque in
difficoltà viene spinto in una vasca di rifiuti tossici, viene
trasformato in un mostro mutante che da emarginato, evitato dalla
gente, diventa un eroe sfortunato, mentre lotta per salvare suo
figlio, i suoi amici e la sua comunità dalle forze della corruzione
e dell’avidità. Lloyd Kaufman e Michael Herz della
Troma ricopriranno il ruolo die produttori.
Jacob Tremblay ha ricevuto una nomination ai
SAG per la sua straordinaria interpretazione in Room del 2015, al fianco della vincitrice
dell’Oscar Brie Larson, e nel 2017 ha recitato in
Wonder, film di grande successo di critica e pubblico.
È stato il protagonista della commedia di successo della Universal,
Good Boys, nel 2019.
Prossimamente,
Tremblay presterà la voce a Flounder, il
pesciolino amico di Ariel, nell’imminente adattamento live-action
della Disney de La
Sirenetta, nonché il personaggio principale del
prossimo film Disney e Pixar Luca.
Il regista John
McTiernan è celebre per i suoi film di azione con note
thriller, titoli entrati di diritto nella storia del cinema. Si
parla di opere come Predator, Trappola di cristallo, Caccia a Ottobre Rosso e
Last Action Hero. Attualmente, il suo ultimo
film, Basic, è una nuova escursione
nel genere, che va ad esplorare un misterioso caso di agente
scomparsi in una missione particolarmente pericolosa. Girato nel
2003, il film si è avvalso dunque di un regista esperto della
materia e di alcuni grandi interpreti di Hollywood. Nomi
particolarmente noti che hanno portato la pellicola ad assumere il
fascino che ancora oggi la contraddistingue.
Basic è stato scritto da
James Vanderbilt, noto anche per le sceneggiature
di film come Il tesoro dell’Amazzonia,
Zodiac, The Amazing
Spider-Man e Independence Day – Rigenerazione. Nel
dar vita al progetto, Vanderbilt rivelò l’intenzione di trarre
spunto dal film giapponese Rashomon per raccontare una
complessa storia ambientata nel mondo del narcotraffico, con punti
di vista diversi e spesso contraddittori tra loro. La storia sembrò
da subito quella giusta per McTiernan, che si interessò dunque a
portare al cinema quanto scritto dallo sceneggiatore. Con un budget
di 50 milioni di dollari, il film mancò però di affermarsi come
sperato al momento della sua uscita.
Questo arrivò infatti a guadagnare
appena 40 milioni di dollari, e anche la ricezione critica non fu
delle migliori. Basic passò così quasi inosservato,
venendo però piano piano riscoperto. Gli appassionati del genere
troveranno infatti in questo un buon racconto, con tutte le
caratteristiche del suo genere. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Basic: la trama del film
Protagonista del film è l’agente
Tom Hardy, membro della sezione narcotici noto per
le sue capacità persuasive. Uomo di grande esperienza e ingegno,
egli è chiamato ad indagare sulla scomparsa di un gruppo di uomini
durante una spedizione molto speciale. Questa era guidata dal
sergente Nathan West, di cui non si ha più
traccia. Del gruppo vengono ritrovati solo due superstiti,
Raymond Dunbar e Levi Kendall,
quest’ultimo gravemente ferito e figlio di un capo di stato
maggiore. Nessuno dei due, però, sembra disposto a collaborare con
le indagini, rifiutandosi di rivelare cosa realmente sia successo
durante la missione a Panama.
Ad accompagnare Hardy nella sua
investigazione vi è anche il capitano Julia
Osborne, la quale però sembra non apprezzare i metodi del
suo nuovo partner di lavoro. Nonostante ciò, i due dovranno
necessariamente unire le loro forze per poter sperare di risolvere
il caso. Ben presto, Hardy arriverà ad individuare una serie di
contraddizioni in quanto dichiarato dai due superstiti. Scoprire
cosa ci facesse West e il suo team nella giungla, durante un
uragano, e cosa sia realmente accaduto, diventerà una vera e
propria ossessione. Il sentimento di avvicinarsi ad un’orribile
verità, inoltre, si fa sempre più forte.
Basic: il cast del film
Ad interpretare l’agente Tom Hardy
vi è l’attore John Travolta.
Questi, che negli ultimi anni ha recitato in diversi thriller di
buon successo, ha accettato subito il ruolo con grande entusiasmo.
Ad affascinarlo, in particolare, vi erano tutte quelle
caratteristiche psicologiche e comportamentali che rendono Hardy
una personalità controversa tra bene e male. Per prepararsi al
ruolo, inoltre, l’attore ha avuto modo di seguire la routine di
alcuni agenti speciali, cercando poi di riproporre a suo modo
quanto appreso. Accanto a lui, nei panni del capitano Julia
Osborne, vi è l’attrice Connie Nielsen, celebre
per essere la regina Ippolita in Wonder Woman. Questa
accettò la parte lieta di poter dar vita ad un personaggio
femminile di particolare spessore.
Ad interpretare lo scomparso
sergente Nathan West vi è invece il celebre Samuel L.Jackson, il quale torna qui a lavorare insieme
a Travolta dopo il film Pulp Fiction. Il look
del suo personaggio è stato ispirato al regista Sergio Leone e
all’attore fu permesso di avere grande margine di improvvisazione
nelle sue battute. Ad interpretare i due sopravvissuti Raymond
Dunbar e Levi Kendal vi sono invece gli attori Brian Van
Holt e Giovanni Ribisi. Quest’ultimo,
seguendo un suo metodo recitativo, rimase sempre nella mentalità
del suo personaggio, anche durante le pause. Timothy
Daly è il colonnello Bill Styles, mentre Taye
Diggs è il misterioso Pike. L’attrice Roselyn Sanchez
è invece Nunez.
Basic: il trailer e dove vedere il
film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Basic è infatti disponibile nel
catalogo di Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma in
questione. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video. In alternativa, il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 14
aprile alle ore 21:10 sul canale
Paramount Channel.
L’invasione aliena suscita da sempre
grande timore e fascino negli spettatori di tutto il mondo. Nel
corso della storia del cinema, innumerevoli sono i film che
affrontano tale evento con punti di vista sempre diversi. Tra i
titoli più celebri dal Duemila ad oggi si annoverano La guerra dei mondi e
Ultimatum alla Terra,
mentre meno noto è L’ora
nera, diretto nel 2011 da Chris
Gorak, qui alla sua opera seconda dopo aver realizzato
Right at Your Door, a sua volta un film di genere
catastrofico. Con questo suo nuovo film il regista ha così modo di
affrontare un evento tanto celebre quanto continuamente
rinnovabile.
A produrre L’ora nera vi è
inoltre Timur Bekmambetov, regista noto in
particolare per aver diretto La leggenda del cacciatore di
vampiri. La presenza di questi, kazako naturalizzato
russo, permise di spostare il punto di vista dal classico Stati
Uniti alla Russia. Un cambio di ambientazione non da poco, che
permette al film di guadagnare una serie di elementi di originalità
di particolare fascino. Anche questo aspetto ha infatti contribuito
al successo economico del film, capace di incassare oltre 60
milioni di dollari a livello globale, a fronte di un budget di 34.
Considerato che il film è stato distribuito direttamente per il
mercato home video in molti Paesi, tra cui l’Italia, si
tratta di un risultato che conferma l’interesse nei confronti del
titolo.
Per chi non avesse ancora avuto modo
di vederlo, si tratta dunque di un film da non perdere, nonostante
i suoi difetti, i quali azi gli donano un atmosfera ancor più
insolita e accattivante. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
L’ora nera: la trama del film
Il film ha per protagonisti cinque
giovani, i quali si ritrovano ad arrivare nella capitale russa
Mosca in un momento particolarmente sfavorevole. Una tempesta
luminosa accoglie infatti Sean e
Ben, giovani imprenditori in cerca di successo
economico, come anche Natalie e
Anne, dirette in realtà verso il Nepal ma
costrette ad uno scalo imprevisto. Le due coppie di amici finiscono
così con l’incontrarsi nei locali notturni della città, dove si
imbatteranno anche in Skylar, l’uomo d’affari
svedese che ha precedentemente imbrogliato Sean e Ben. La frenetica
serata sembra essere il modo per dimenticare ogni problema e
affanno, mettendo da parte rancori e delusioni.
Eppure, ben presto questa si rivela
essere teatro per pericoli maggiori. Un improvvisa invasione aliena
ha infatti luogo quella stessa notte, portando la città al collasso
in tempi rapidi. Quello che fino a poco prima era il teatro di
divertimenti e spensieratezza, è ora divenuto luogo di morte e
paura. Composti da un’energia elettromagnetica, gli alieni uccidono
brutalmente le forme di vita terrestri facendole a pezzi, grazie al
fatto di risultare sostanzialmente invisibili agli esseri umani,
anche se gli oggetti elettrici rivelano la loro presenza. I cinque
ragazzi dovranno allora cercare di uscire vivi da quella
situazione, spostandosi di notte e cercando di arrivare in una zona
più sicura.
L’ora nera: il cast del film
Come anticipato, protagonisti del
film sono cinque ragazzi molto diversi tra loro. Il primo di questi
è Sean, interpretato dall’attore Emile Hirsch,
celebre in particolare per il film Into the Wild –
Nelle terre selvagge. Il suo compare Ben è invece
interpretato da Max Minghella, noto per la serie
The Handmaid’s Tale e regista del film Teen Spirit – A un passo dal
sogno. Graziea a questo film, i due attori sono diventati
grandi amici. Nel ruolo di Natalie si ritrova invece Olivia
Thirlby, vista anche nelle serie Goliath e
The L Word: Generation Q. La sua amica, Anne, ha il volto
di RachelTaylor, celebre come
coprotagonista della serie NetflixJessica Jones. Infine, Joel Kinnaman,
noto per film come RoboCop, Suicide Squad e The Informer,
interpreta l’uomo d’affare Skyler.
L’ora nera: le location, il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
Il film è stato realmente girato a
Mosca, dove Berkamambetov possiede una casa di produzione
cinematografica. Ciò ha permesso così di far acquisire al film
un’atmosfera sconosciuta a molti dei film di questo genere. Nella
capitale russa si sono così svolte riprese tanto nei luoghi più
noti e caratteristici, quanto in ambienti meno conosciuti o
accessibili ma altrettanto utili al film. La produzione è inoltre
andata incontro ad una sospensione di tre settimane a causa dei
forti incendi che hanno colpito la Russia nell’estate del 2010.
Questi hanno infatti generato una nube di fumo che ha impedito di
dar luogo alle riprese del film. Queste sono riprese soltanto nel
mese di settembre, costringendo ad alcuni cambiamenti nelle
location.
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. L’ora nera è infatti
disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play,
Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 14 aprile alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
A partire da lunedì 12 aprile,
Prime Video ha reso disponibile in streaming
gratuito in tutto il mondo, anche senza abbonamento Prime, il
documentario Amazon Original nominato agli Oscar Time della regista Garrett
Bradley. Per una settimana, l’intenso e potente film sarà
disponibile in streaming su Prime Video senza abbonamento Prime e
su YouTube. Se Time dovesse vincere l’Oscar, entrerebbe
nella storia: per la prima volta una regista nera vincerebbe un
Academy Award per il Miglior Documentario.
Time è il documentario più premiato dell’anno, a
partire dal debutto al Sundance Film Festival nel 2020, dove
Garrett Bradley ha vinto il Best Director award for US Documentary
Competition. Da allora, sia la regista che il film hanno continuato
a ricevere importanti riconoscimenti tra cui il Gotham Award, il
National Board of Review, il National Society of Film Critics, il
New York Film Critics Circle, Los Angeles Film Critics Association,
il Black Film Critics Circle, oltre ai premi per la regia a Doc NYC
e agli IDA Awards.
Fox Rich è una donna combattiva. Imprenditrice e madre di sei
figli maschi, ha trascorso gli ultimi vent’anni della sua vita a
battersi per ottenere il rilascio del marito, Rob G. Rich, che sta
scontando una condanna a sessant’anni di prigione per una rapina
che, in un momento di disperazione, commisero insieme agli inizi
degli anni novanta. Alternando i video-diari che Fox ha registrato
per Rob nel corso degli anni a scorci intimi della vita quotidiana
della donna, la regista Garrett Bradley tratteggia un ritratto
ipnotico della resilienza e dell’amore instancabile, elementi
necessari per riuscire a prevalere sulle infinite separazioni
imposte dal sistema carcerario degli Stati Uniti.
Time accosta filmati del passato e del presente
incorniciati dalla voce narrante di Fox e dei suoi figli capace di
restituire una prospettiva unica e intima sugli effetti a lungo
termine della reclusione: bambini che crescono senza padri, mentre
le madri sono obbligate a diventare non solo caregiver, ma
anche esperte legali. Rivela anche come le famiglie si sostengano
grazie alla speranza assoluta, una fede quasi, di riuscire un
giorno a prevalere sulla separazione creata dal complesso sistema
carcerario – come un antico retaggio di quello che un tempo era la
schiavitù. Il film con il suo bellissimo bianco e nero e con un
ritmo sinfonico conferisce valore epico alla storia di Fox e Rob –
una storia, non solo di lotta, ma anche di amore profondo e
resiliente.
Come ha fatto notare Bill Gates nelle sue Gates Notes,
http://gatesnot.es/Time-documentary, “Questo è uno dei film più
intimi che abbia mai visto. Tiene traccia di avvenimenti dal carico
emotivo quasi insostenibile. C’è una scena, verso la fine, che non
assomiglia a nient’altro abbia mai visto in un documentario… Se
Time vincesse l’Oscar quest’anno, sarebbe il primo
documentario diretto da una regista nera a ottenerlo. Il talento di
Garrett Bradley la rende sicuramente meritevole di mettere a segno
una simile pietra miliare.”
Time è diretto da Garrett
Bradley (Alone, America) e prodotto da Lauren
Domino (The Earth Is Humming, America), Kellen
Quinn (Midnight Family,Brimstone & Glory), e
Garrett Bradley. Gli executive producer sono Laurene Powell Jobs
(The Price of Free, A Thousand Cuts), Davis
Guggenheim (Waiting for ‘Superman,’ An
Inconvenient Truth – 2014 Academy Award winner for Best
Feature Documentary), Nicole Stott (Searching for Sugar
Man, Restrepo), Rahdi Taylor (Minding the
Gap, I Am Not Your Negro), e Kathleen Lingo (Walk
Run Cha Cha, 4.1 Miles). Mentre i Co-executive
producer sono Jonathan Silberberg (Paradise Lost 3:
Purgatory, “Iconoclasts”) e Shannon Dill
(Inheritance, He Named Me Malala).
Ecco il trailer di Fast and
Furious 9, il nono capitolo della saga a quattro
ruote che segna il ritorno di Dom Toretto.
La regia sarà firmata
da Justin Lin, già regista di numerosi
capitoli del franchise, mentre la release dopo un primo spostamento
all’aprile 2021(inizialmente il film sarebbe
dovuto arrivare al cinema nel 2020), è fissata al 12 luglio 2021,
solo al cinema.
Ricordiamo che il decimo capitolo
della saga è già in pre-produzione. Secondo quanto riferito, il
capitolo numero 10 della saga concluderà definitivamente la serie
principale Fast
and Furious, a seguito degli eventi che vedremo nel
nono capitolo. Questa informazione ci fa pensare che alla fine del
franchise si sia pensato più a un dittico di chiusura che a due
film separati.
Jacqueline Hoyt
(sceneggiatrice, tra le altre, di The Good Wife, The
Leftovers, CSI e di The Underground Railroad, la nuova
serie di Barry Jenkins) firmerà la serie sulla vita di
Audrey Hepburn, tratta da un soggetto scritto dal
figlio di Audrey, Luca Dotti, con Luigi Spinola che Wildside,
società del gruppo Fremantle, sta sviluppando. I produttori
esecutivi sono Mario Gianani, CEO di Wildside, del gruppo
Fremantle; Lorenzo Gangarossa con Ludovica Damiani; Luca Dotti e
Luigi Spinola.
Nello scrivere quello che è stato un
bestseller, Audrey At
Home, Luca e Luigi hanno svelato aspetti
inediti della personalità e della vita della grande attrice andando
oltre l’interprete, madre e filantropa.
Andrea Scrosati, COO di Fremantle ha
dichiarato: “Per Audrey il nostro obiettivo sarà ancora una
volta quello di produrre un contenuto nato a livello locale ma
rivolto a una platea mondiale. Credo che il team creativo riunito
dalla Wildside e il progetto stesso abbiano le caratteristiche
ideali perché questo accada”.
Il presidente dei Marvel StudiosKevin
Feige è senza dubbio uno dei motivi principali per cui il
MCU è diventato il franchise di grande successo che tutti
conosciamo. In una recente intervista con
Collider, la star di The Falcon and the Winter SoldierSebastian Stan ha ribadito il ruolo
fondamentale di Feige nei successo dei progetti passati e futuri
del MCU.
L’attore ha spiegato che ha sempre
amato lavorare con Feige, soprattutto per via dell’umiltà che lo
contraddistingue e della passione costante che mette in ogni cosa
che fa. “Penso che una delle cose di lui che sento di aver
sempre amato è quanto sia modesto e quanto sia incredibilmente
grato quando qualcosa funziona”, ha detto Stan su Feige.
“10 anni dopo, o 11… insomma, quanti ne sono passati, sento
come se quell’esuberanza infantile fosse rimasta intatta. Vedi quel
luccichio nei suoi occhi che si illumina quando parli di un
personaggio che ama… Penso che sia innamorato di quello che fa, e
penso che sia una parte importante del motivo per cui c’è una
passione costante da parte sua nel trovare sempre modi interessanti
per raccontare una storia che abbia un senso.”
Stan ha poi continuato a lodare
Feige e la propensione dei Marvel Studios a correre dei rischi per
dare maggiore profondità ai suoi personaggi: “Non lo so, ma
credo che Kevin non abbia il giusto riconoscimento che si merita.
Ho pensato che WandaVision fosse davvero geniale. E sappiamo che
Loki farà la sua stessa cosa. Anche il tono della nostra serie è
molto diverso. Poteva sembra più simile a quello dei film, perché
molto più radicato in quel tipo di narrazione, ma alla fine ciò che
è venuto fuori è questa specie di commedia con al centro questi due
personaggi. C’è un aspetto comico nel personaggio del Soldato
d’Inverno che prima non si era mai visto. Kevin Feige si circonda
delle persone migliori ed è sempre capace di far vincere l’idea
giusta. Non si tratta di ego, e questo è molto
importante”.
Il MCU è pieno di supereroi molto diversi tra
loro, ognuno con i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza.
Ad ogni modo, sono tutti eroi che – nel bene e nel male – cercano
solo di aiutare gli altri e di fare la cose giusta. Ecco le
migliori buone azioni che i principali eroi dell’universo
cinematografico Marvel hanno compiuto fino ad
ora:
Ant-Man: prendersi cura di sua figlia
Ci sono molti modi per
dimostrare di essere una brava persona che fa cose giuste. Non
sempre si tratta di sacrificare la propria vita, sebbene anche
Ant-Man fosse disposto a farlo. Una delle sue qualità più
accattivanti, che inevitabilmente lo rende un personaggio in cui è
facile identificarsi, è il fatto che fa sempre del suo meglio per
essere un buon padre per sua figlia Cassie.
Questo non vuol dire che sia
perfetto, ma la ama molto e cerca di sostenerla e di essere il
miglior padre possibile. Scott Lang è un ottimo esempio che spesso
l’importante è essere soltanto una brava persona. La cosa migliore
che fa Scott è essere, appunto, il papà di Cassie.
Hulk: trasformarsi in Smart Hulk
Più o meno a come accade
per Ant-Man, anche i momenti da eroe di Hulk sono spesso più
tranquilli, ma questo non significa che non siano importanti. Bruce
Banner fatica durante tutto il franchise a sentirsi una brava
persona che vale la pena salvare, a causa del fatto che all’inizio
non sa come controllare Hulk.
Tuttavia, impara sia come avere il
controllo su Hulk in vari modi, sia come accettare di più se stesso
e la sua nuova identità. E, anche se questi potrebbero non rendere
se paragonati ad altri momenti più spettacolri, anche amare sé
stessi è a suo modo qualcosa di eroico. Vedere Hulk trovare
finalmente la pace trasformandosi in Smart Hulk è davvero un grande
momento.
Thor: diventare il re di Asgard
Thor è ovviamente un eroe
che compie molte gesta eroiche usando prima il Mjolnir e poi lo
Stormbreaker. È sempre disposto a combattere e a mostrare il
guerriero che è in lui per proteggere gli altri, ma uno dei suoi
momenti più importanti è quando raduna il resto degli Asgardiani
dopo che Hela ha distrutto la loro terra e ha finalmente assunto il
ruolo di leader.
Sfortunatamente, Avengers:
Endgame ha in un qualche modo rivisitato questo momento,
il che è un vero peccato, dal momento che racchiude davvero il
significo dello sviluppo del personaggio di Thor nella sua intera
trilogia.
Nebula: lasciarsi Thanos alle spalle e perdonare Gamora
Anche se Nebula potrebbe non essere il cuore pulsante dei
Guardiani della Galassia, è comunque un personaggio importante. Il
suo essere cattiva, all’inizio della storia, deriva da una notevole
quantità di traumi che ha subito fin dall’infanzia e che l’hanno
resa arrabbiata e piena di dolore.
Quando è in grado di lasciarsi alle spalle Thanos e perdonare
Gamora, si tratta di qualcosa di molto importante per lei. È un
atto di eroismo sicuramente più legato alla sfera personale, ma è
piuttosto stimolante in diversi modi. Alla fine, si tratta di
rivendicare l’indipendenza e lasciare andare il
passato.
Black Panther: mostrare compassione per Killmonger
T’Challa ha tutte le caratteristiche tipiche di un grande eroe
in quanto è saggio, compassionevole e capace di adattarsi. Fa del
suo meglio per essere un buon re ed è disposto a provare a cambiare
il modo in cui vengono fatte le cose per aiutare più persone
possibili.
Tuttavia, una delle sue migliori azioni è stata quando ha
avuto compassione per Killmonger, anche dopo che questi aveva
tentato di ucciderlo più volte. Poteva comprendere il dolore che
Killmonger aveva provato e voleva provare a concedergli
misericordia, oltre che giustizia.
Captain Marvel: aiutare gli Skrull
All’inizio del film Carol,
che fa parte della Starforce, crede che gli Skrull siano cattivi.
Tuttavia, alla fine scopre che tutto ciò che ha imparato sulla
guerra era in realtà una bugia.
È in grado di adattarsi a queste
nuove informazioni e decide quindi di lavorare per proteggere gli
Skrull. Questo dimostra che è una persona che è capace di
distinguere il bene dal male e che vuole davvero proteggere le
persone innocenti.
Spider-Man: salvare i suoi compagni di classe
Spider-Man è un eroe in cui è facile identificarsi perché,
semplicemente, non è perfetto. È giovane, compassionevole e
intelligente, ma spesso si ritrova a capire le cose nel momento in
cui ne fa esperienza. Peter Parker ha fatto molte cose eroiche
finora nel MCU, ma una delle migliori è stata quando ha salvato i
suoi compagni di classe e altre persone al Washington Monument
durante Spiderman:
Homecoming.
Anche
se potrebbe non essere sopraffatto o sapere completamente cosa sta
facendo, lavorerà sempre duramente per assicurarsi di salvare vite
e fare la cosa giusta. E questo fa parte di ciò che lo rende uno
dei migliori supereroi.
Captain America: far schiantare l’aereo per
salvare vite
Ci sono molti momenti in cui Steve Rogers ha dimostrato di
essere un vero eroe, anche prima di ricevere il Siero del
supersoldato (come quando si gettò su una finta granata pensando
che sarebbe esplosa).
In effetti, è noto per tratti della sua
personalità come l’essere determinato e leale. Tuttavia, una delle
cose migliori che ha fatto e che definisce davvero il suo
personaggio è quando fa schiantare il Valkyrie nel ghiaccio per
salvare vite umane dal tesseract. Spesso è disposto a sacrificarsi
per salvare gli altri.
Vedova Nera: tenere unita la squadra
Vedova Nera non ha sempre ottenuto quanto meritava nel MCU, ma
è stato comunque un personaggio altamente eroico. Alla fine, cerca
sempre di salvare le persone a cui tiene e lavora sodo per
dimostrare di essere il migliore supereroe.
Uno
dei suoi momenti più coraggiosi nel MCU è quando si impegna per
tenere unita la squadra dopo lo Snap. Di tutti gli eroi, Nat è
quello che fa andare avanti il loro lavoro e che mantiene in
funzione il complesso dei Vendicatori, così che ci sia un posto in
cui tutti possono tornare. Agisce guidata dal cuore in questo caso
ma continua a combattere, continua a sperare, anche quando molti
degli altri eroi non lo fanno.
Iron Man: salvare l’universo usando il Guanto
dell’Infinito
Questo momento è al primo
posto in questa classifica perché non solo perché è davvero eroico,
ma anche perché è davvero memorabile. Anche se ci sono molti altri
Vendicatori bravi quanto Tony, non si può negare che questo sia
stato concepito per essere un alto momento cinematografico.
Tony ha salvato l’intero universo
sacrificando se stesso, ma ha anche dimostrato di essere disposto a
rinunciare alla sua vita per salvare gli altri nei primi film
dedicati ai Vendicatori. Tuttavia, è in questa scena finale che
Tony Stark mostra il meglio di sé e del suo vero altruismo.
Una nuova era ha
inizio!Giovedì 22 aprile si aprono
ufficialmente anche in Italia le porte de L’Alta
Repubblica. PaniniComics porta in libreria, fumetteria e negli store
online l’età dell’oro dei Jedi, il nuovo capitolo dell’universo
narrativo di StarWars, in
continua espansione tra cinema, serie tv, fumetti e romanzi.
Per celebrare al meglio questa
giornata, Panini Comics inaugura il suo canale Twitch
TV con una maratona speciale di oltre
10 ore. Il team editoriale, a partire dalle ore 12 di giovedì 22,
sarà alla guida di un viaggio nell’era dell’Alta Repubblica per
presentare al pubblico questo ciclo senza precedenti, dal piano
editoriale alla scoperta di Star
Wars, con approfondimenti a cui prenderanno parte tanti ospiti.
Alla Maratona Star Wars: L’Alta
Repubblica parteciperanno, tra gli altri – in
rigoroso ordine alfabetico – Caleel,
GiuseppeCamuncoli,
StefanoCavada,
MarcoChecchetto,
NicolaDeGobbis,
AdrianFartade,
LucaPerri, LucaRaina, ViolettaRocks, gli SlimDogs e Victorlaszlo88. Lettura
dal vivo, cucina, giochi, scienza, arte sono solo alcuni dei
momenti in cui si svilupperà la Maratona che, grazie anche
all’apporto dei creator ospiti, diventerà una vera e propria
immersione nel nuovo capitolo di una delle saghe più amate della
storia. Il palinsesto completo della giornata è disponibile sui
canali social ufficiali Panini Comics Italia.
Nell’epoca dell’Alta Repubblica la
Galassia è in pace, governata dalla leggendaria Repubblica e
protetta dai nobili e saggi Cavalieri Jedi, in un periodo di
massimo splendore. Le storie presentate in questo ciclo sono
ambientate nel 232 BBY, ben 200 anni prima degli eventi di
Episodio I, un periodo inesplorato della saga di Star
Wars. Sono tre le proposte che danno ufficialmente il via
all’atteso progetto: i romanzi La Luce dei
Jedi e Una Prova di
Coraggio e il primo numero della serie a fumetti
ambientata nell’Alta Repubblica, impreziosito da una
variant cover realizzata daGabriele
Dell’Otto.
Firmato da Charles
Soule, La Luce dei Jedi è
l’opera che pone le basi su cui si sviluppa l’intero ciclo. Prima
dell’Impero, i Jedi illuminavano la via della galassia nell’era
dell’Alta Repubblica. La pace regnava grazie a un benevolo Senato
in cui i Jedi erano un esempio di saggezza e forza. Ma anche la
luce più accecante può proiettare un’ombra, e qualcosa di molto
sinistro sta per sorgere ai margini dei confini della
Repubblica.
Prezzo: € 24,00
Pagine: 384
Rilegatura: Cartonato + sovracover
Formato: cm 16,5×24
Distribuzione: Libreria, fumetteria,
online
Una Prova di
Coraggio è il romanzo young adult di
L’Alta Repubblica scritto da JustinaIreland. Vernestra Rwoh, diventata un Cavaliere
Jedi a soli quindici anni, ha il compito di proteggere il genio
undicenne Avon Starros nel viaggio verso la stazione Starlight
Beacon. Un attentato sulla nave obbliga però i due, il suo droide
J-6 e un altro gruppo di ragazzi a un atterraggio di emergenza su
una luna boscosa. Quali pericoli si nascondono nella foresta?
Prezzo: € 20,00
Pagine: 240
Rilegatura: Cartonato + sovracover
Formato: cm 14,7×18,8
Distribuzione: Libreria, fumetteria,
online
Negli USA ha registrato oltre
250.000 copie vendute ed è diventato un evento editoriale senza
precedenti. Il primo numero della serie a fumetti L’Alta
Repubblica scritta da CavanScott e illustrata da ArioAnindito, con i colori dell’italiana
Annalisa Leoni, dedicata all’età dell’oro dei Jedi
è disponibile anche con una variant cover d’eccezione realizzata da
GabrieleDell’Otto.
Prezzo: € 3,00 (variant € 5,00)
Pagine: 32
Rilegatura: Spillato
Formato: 17X26 cm
Interni: Colori
Distribuzione: fumetteria e online
Siete pronti a entrare in una nuova
epoca inesplorata? L’appuntamento è per il 22
aprile su Twitch TV con la Maratona
Star Wars: L’Alta Repubblica e in libreria, fumetteria e su
Panini.it con i romanzi e i
fumetti di questo attesissimo ciclo.
Il MCU potrebbe finalmente
chiarire un mistero legato ai giorni di Bucky come Soldato
d’Inverno: perché l’Hydra non ha più creato supersoldati? La
risposta potrebbe essere stata anticipata in The Falcon and the Winter Soldier, in
particolare grazie all’introduzione del supersoldato segreto degli
Stati Uniti: Isaiah Bradley. La sua storia (soprattutto quella
raccontata nei fumetti) potrebbe anche spiegare perché Bradley è
stato imprigionato per decenni, come già confermato nella serie
disponibile su Disney+.
Grazie alla serie ambientata nel
MCU, il passato di Bucky come Soldato d’Inverno è stato
maggiormente delineato rispetto a quanto è stato sviluppato nella
moderna linea temporale dell’universo condiviso. Bucky era il
prodotto non solo del Siero del supersoldato concepito dall’Hydra,
ma anche del programma di condizionamento attivato in lui una volta
catturato dopo essere caduto dal treno. Gli orrori indicibili che
Bucky ha dovuto subire perché considerato un’arma devastante
dall’Hydra, lo hanno reso un essere umano instabile e vulnerabile.
Oltretutto, era diventato un grande assassino, particolarmente
efficiente, quindi l’Hydra non poteva fermarsi dopo aver sviluppato
il Siero e averlo reso una vera e propria arma vivente.
Allora, perché il Soldato d’Inverno
era l’unico supersoldato dell’Hydra nonostante avessero tra le mani
un valido Siero del supersoldato? È possibile che ci fossero dei
piani per l’esplorazione di un maggior numero di supersoldati e per
la creazione di un esercito superiore. Ma se questi stessi piani
fossero stati sventati dopo la trasformazione di Bucky? La storia
segreta di Isaiah Bradley potrebbe essere usata per spiegare questo
buco di trama: nei fumetti, Isaiah ha distrutto il programma per i
supersoldati nazisti dopo aver rubato un costume di Captain
America.
The Falcon and the Winter Soldier ha anche
anticipato come ciò è stato possibile, con Bucky che ha menzionato
di aver già incontrato Isaiah Bradley nel 1951, durante la Guerra
di Corea. Quella missione potrebbe giustificare il fatto che non
solo Bradley ha dato la caccia al Soldato d’Inverno, ma ha anche
cercato di abbattere l’intera operazione dei supersoldati
dell’Hydra.
Anche se ci sarebbe bisogno di
ulteriori episodi o di altri progetti per spiegare perché l’Hydra
ha aspettato così a lungo per sviluppare altri supersoldati, non è
così privo di logica che non l’abbia effettivamente fatto. Teschio
Rosso scomparse nel 1945, lo stesso anno in cui Steve Rogers venne
ibernato nel ghiaccio. L’Hydra venne distrutta, con alcuni
scienziati che iniziarono a lavorare con gli Stati Uniti per
evitare di collaborare con i sovietici. Inevitabilmente, ciò portò
all’infiltrazione dell’Hydra nello SHIELD, che proseguì per decenni
fino agli eventi di Captain America: The Winter Soldier.
Alla fine degli anni ’40, l’Hydra
non era già più un’entità formata. Mantenere una pretesa di
estinzione, simultanea ad un’eventuale ricostruzione, avrebbe
richiesto più attenzione di quella consentita dall’esecuzione del
programma Winter Soldier. Non si sono prove sufficienti che il
Soldato d’Inverno fosse già attivo fino a quando non venne
scongelato nel 1951 e l’infiltrazione di Zola nello SHIELD avrebbe
richiesto al dottore di nascondersi da occhi indiscreti, in modo da
adattarsi alla timeline. Inoltre, il siero di Bucky era una
variante sperimentale del prototipo, non il composto finito (ecco
perché ha perso il braccio!): sembra quindi improbabile che nel
1945 la versione di Project Rebirth ad opera dell’Hydra fosse già
attiva.
Ma nel 1951, tutto sarebbe potuto
cambiare e l’attacco di Isaiah Bradley all’Hydra e al Winter
Soldier potrebbe essere spiegato retroattivamente come un riflesso
(una conseguenza) della distruzione da parte di Bradley del
programma dei supersoldati nazisti al campo di concentramento di
Schwarzebitte e dell’assassinio del Dr. Koch dell’Hydra. Il MCU
potrebbe anche giustificare ciò come il motivo per cui Bradley è
stato incarcerato per decenni, essendo stato processato dalla corte
marziale per non aver seguito gli ordini e per essere diventato un
ladro come accaduto nei fumetti.
Questo, per lo meno,
giustificherebbe il motivo per cui l’Hydra – apparentemente – ha
interrotto i piani per sviluppare il Siero del supersoldato,
nonostante il successo del programma Winter Soldier. Mancano solo
due episodi alla fine di The Falcon and the Winter Soldier, ma
raccontare il passato di Bradley sembra non solo inevitabile ma
anche necessario, non solo come ricompensa per quello che ha dovuto
subire, ma anche come mezzo per rispondere a questo mistero legato
al Soldato d’Inverno e all’Hydra.
Debuttava dieci anni fa su HBO il
primo episodio di una serie che avrebbe in pochissimi anni segnato
un prima e un dopo nel mondo della serialità: IL TRONO DI
SPADE, dal ciclo “Cronache del ghiaccio e del fuoco”,
l’amatissima saga di George R. R. Martin.
Ecco il promo di The Iron Anniversary
Per il decimo anniversario della
serie dei record, dal 16 al 23 aprile Sky propone un canale
interamente dedicato alla saga (canale 111), SKY ATLANTIC
MARATONE – IL TRONO DI SPADE: THE IRON ANNIVERSARY: tutte
le 8 stagioni per un indimenticabile viaggio lungo 73 episodi
arricchito da interviste inedite realizzate proprio per
l’anniversario e diversi contenuti speciali, dedicati sia ai fan
che a chi vorrà scoprire la serie per la prima volta. Tutti i
contenuti di Sky Atlantic Maratone – Il Trono di
Spade: The Iron Anniversary saranno disponibili anche on
demand su Sky e in streaming su NOW.
Fra questi, una prima TV esclusiva:
The
Game of Thrones Reunion, uno speciale in due parti
condotto da Conan O’Brien e girato a Belfast durante le riprese
dell’ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade. Per
una durata complessiva di novanta minuti, lo show vedrà il cast e
la crew della serie celebrare il lungo viaggio che li ha visti
protagonisti di un fenomeno di portata mondiale, dando vita a uno
show divertente, dinamico, ricco di aneddoti, curiosità e racconti,
e che permetterà di scoprire interessanti retroscena legati a
quest’epica saga.
Fra i maggiori eventi della storia
della TV, Il Trono di Spade è culminato in un finale
seguito da addirittura 45 milioni di spettatori solo in America – e
da record anche in Italia, su Sky Atlantic, una distribuzione in
207 territori nel mondo e un incredibile esercito di fan pronti a
tutto per celebrare la serie e in trepidante attesa del primo
spin-off ufficiale della serie, quell’“House of the Dragon” che entrerà in
produzione già quest’anno.
Per i dieci anni dal debutto, il
cast de Il Trono di Spade mobiliterà i fan per chiedere
loro di contribuire a una di queste dieci nobili cause: quelle di
Women for Women International, World Central Kitchen, Conservation
International, International Rescue Committee (IRC), UNICEF,
FilmAid International, SameYou, Royal Mencap Society, National
Urban League and The Trevor Project.
SKY ATLANTIC MARATONE – IL TRONO DI SPADE: THE IRON
ANNIVERSARY, DAL 16 AL 23 APRILE AL CANALE 111 DI
SKY
“A Silvano Agosti dal nome
estivo e faunesco” è solo uno dei messaggi che si legge
all’entrata dell’Azzurro Scipioni, la sala che
Agosti ha tenuta aperta per tanti anni a due passi da San Pietro, a
Via degli Scipioni, a Roma. La stessa sala della quale a metà marzo
era stata annunciata la chiusura, ma che adesso ha una
possibilità di sopravvivenza grazie a BNL e a Bnp Paribas.
Il gruppo ha messo in atto un piano
d’azione per evitare che chiuda la sala che ha ospitato negli anni
nomi del calibro di Antonioni, Fellini, Monicelli, Scola,
Bertolucci, Bellocchio. Si tratta di un investimento su 5 anni che
permetterà alla struttura di rinnovare i locali, seguendo un piano
di restauro conservativo, di darle quindi una nuova vita e di
mettere sul tavolo nuove prospettive di sviluppo.
Il Gruppo Bnp Paribas ha dichiarato
di essere lieto “di sostenere la continuità dell’Azzurro
Scipioni, che occupa un posto importante nella vita culturale
romana ed è parte integrante della storia del grande cinema
italiano. Sono convinto che il futuro della settima arte non sarà
scritto senza i cinema. Più che mai, dobbiamo mostrare loro il
nostro sostegno collettivo e tutelare questa parte del patrimonio
cinematografico”.
In questo modo l’Azzurro
Scipioni, la sala nata nel 1983 per idea di Silvano Agosti
che lamentava la mancanza di spazi per le produzioni indipendenti,
avrà una seconda possibilità e si spera una seconda lunghissima
nuova vita.
Zachary Quinto sarebbe disposto a tornare nei
panni di Spock in un nuovo film di Star Trek.
L’attore statunitense ha raccolto l’eredità del celebre
Leonard Nimoy e ha interpretato il ruolo
dell’eminente vulcaniano Spock nella saga reboot creata da J.J. Abrams a partire dal 2009.
Dopo il flop di Star Trek:
Beyond, il franchise è caduto in una sorta di limbo.
Nonostante i successi delle serie tv Star
Trek: Discovery e
Stark Trek: Picard, sul versante cinematografico sono
mesi che continuano a susseguirsi notizie che puntualmente non
vengono mai confermate ufficialmente.
L’ultima in ordine di tempo risale a
qualche giorno fa, quando un nuovo film della saga di Star
Trek è stato ufficialmente annunciato da Paramount, che ha
fissato anche una data di uscita: 9 giugno 2023. Al momento non
sappiamo nulla di questo nuovo progetto: sarà un reboot? Un
prosieguo della saga riavviata da Abrams?
In attesa di nuovi dettagli,
Zachary Quinto ha lasciato intendere che
sarebbe disposto a vestire nuovamente i panni di Spock in un nuovo
film della saga. Tuttavia, parlando con PopCulture, l’attore
– che lo scorso anno abbiamo visto nel bellissimo The Boys
in the Band – ha ammesso di non conoscere quale sia lo
stato del franchise.
“Onestamente, non ho idea di
cosa stia succedendo con Star Trek. Ma ci vogliamo tutti un gran
bene e abbiamo amato tutti quell’esperienza. Se ci fosse la
possibilità e la conseguente disponibilità da parte di tutti, sono
certo che saremmo felici di tornare a bordo. Ma ora come ora, non
lo so. Il franchise è nelle mani di altre persone. Per quanto mi
riguarda, sono andato avanti e non ho più alcun tipo di
aspettativa. Tuttavia, non sai mai quello che potrebbe succedere.
Se dovesse accadere, sarebbe divertente.”
Zachary Quinto sulla possibilità di
interpretare Spock in una nuova serie di Star Trek
Quinto ha anche parlato della
possibilità di interpretare Spock in una futura serie destinata
magari ad un servizio di streaming: “Amo quel personaggio. Amo
quel mondo. Penso che ci siano molte possibilità a livello
narrativo in quell’universo e sarei certamente aperto a qualsiasi
tipo di conversazione, ma dipende da chi, cosa, dove, quando, come
e perché. Ma sono domande a cui mi piace rispondere in modo
specifico, senza ipotizzare. Per cui, vedremo.”
McKay sarà coinvolto nel progetto
anche in qualità di produttore insieme alla Skybound Entertainmen
di Robert Kirkman e a David Alpert, Bryan Furst e
Sean Furst. Kirman, creatore di The
Walking Dead, è autore dell’idea originale sulla quale
sarà basato il film.
Al progetto era inizialmente
collegato Dexter Fletcher, regista di
Rocketman. La sceneggiatura sarà firmata
dall’autore di Rick and Morty Ryan Ridley. Non sono
trapelati altri dettagli sulla trama del film, ma diverse fonti
sostengono che il film dovrebbe svolgersi ai giorni nostri.
Le varie iterazioni di Renfield sul grande schermo
Vi ricordiamo che nel romanzo
originale di Bram Stoker, Renfield è un
paziente ricoverato nell’ospedale psichiatrico del dottor Seward
perché si nutre in modo compulsivo di vari animali, convinto che
più ne mangerà e più vivrà a lungo. Il suo rapporto speciale con il
Conte Dracula è al centro della storia e ricorre nei vari
adattamenti, come il Dracula del 1931 (dove viene
interpretato da Dwight Frye), o il Dracula di Bram
Stoker, dove a vestirne i panni era Tom Waits.
Ricordiamo che il
MonsterVerse di Universal è in continua
espansione. Dopo il successo de L’uomo
invisibile, sono stati messi in cantiere The Wolfman con Ryan Gosling, The Invisible Woman che sarà diretto e
interpretato da Elizabeth Banks e un nuovo adattamento di
Dracula che vedrà dietro la macchina da presa
Karyn Kusama, regista statunitense nota per
aver diretto AEon Flux e Jennifer’s
Body.
Nei fumetti, così come nel MCU, la storia di Vedova
Nera è piuttosto complessa. Dopo la sua permanenza nella
Stanza Rossa, dove si è formata per diventare un’esperta assassina,
Natasah Romanoff (Scarlett
Johansson), ha preso parte a molte missioni che hanno
messo a dura prova il suo codice morale. Il suo partner, Occhio di
Falco (Jeremy
Renner), ne ha menzionata uno durante The Avengers del 2012, facendo riferimento ad una
missione a Budapest.
Anche se il passato di Nat è in gran
parte sconosciuto, durante le sue molteplici apparizioni
cinematografiche sono stati disseminati numerosi indizi in merito a
ciò che Nat ha dovuto affrontare. Ad esempio, sempre in
The Avengers, Loki (Tom
Hiddleston) schernisce Natasha ricordandole gli eventi
a cui aveva preso parte, parlando di una missione a San Paolo e di
un incendio scoppiato in un ospedale situazto in Bulgaria.
Tuttavia, la maggior parte di queste missioni non sono state
raccontate sul grande schermo, ma soltanto accennate. Ora, una
scena eliminata da Captain America: The Winter Soldier,
contribuisce ad ampliare l’oscuro passato di Natasha, tirando in
ballo altri luoghi che nel MCU non sono mai neanche stati
menzionati.
Intitolata “Widow Revelas Her Past”,
la scena ha luogo durante il culmine del film, quando Romanoff ha
deciso di rivelare lo SHIELD, l’HYDRA e i suoi stessi segreti al
mondo. In un ultimo disperato tentativo di fermarla, il capo
dell’HYDRA, Alexander Pierce (Robert
Redford), le ricorda che il mondo avrebbe saputo tutte
le cose discutibile che aveva fatto. Pierce dichiara: “Se lo
fai, niente del tuo passato resterà nascosto. Né Budapest, né
Osaka, nè il reparto pediatrico”. Proprio quest’ultimo sembra
colpire Nat nel profondo, che arriva ad esitare per un breve
momento prima di portare a termine la sua missione. Tuttavia, la
maggior parte degli eventi legati al suo passato rimangono ancora
senza una spiegazione.
Da un lato, Pierce potrebbe aver
fatto riferimento alla Stanza Rossa, dove Nat si è formata quando
era ancora una bambina. Tuttavia, avrebbe potuto facilmente
menzionare quel luogo per nome. Senza un apparente legame con i
fumetti, il reparto pediatrico sembra essere un’idea completamente
originale, partorita appositamente per il film. In realtà, una
spiegazione potrebbe essere stata data in The Avengers del 2012.
L’evoluzione di Vedova Nera: da
spia egoista a eroe altruista
Durante l’interrogatorio con Loki,
dove ha menzionato l’incendio dell’ospedale, Natasha ha una
reazione molto simile a quella avuta in
The Winter Soldier. La breve esitazione della stoica
spia significava che quell’evento aveva avuto un impatto davvero
profondo sulla sua vita. Non si sa molto in merito all’incendio
dell’ospedale, ma nel fumetto tie-in “Black Widow
Strikes” viene fatta luce su quando è accaduto in realtà.
Secondo il fumetto, Romanoff avrebbe dovuto far sembrare un
incidente quello che in realtà era un omicidio, dando fuoco,
appunto, ad un ospedale. Tuttavia, ha lasciato che alcune giovani
ragazze restassero intrappolate nell’edificio, senza riuscire a
salvarle.
Potrebbe trattarsi dello stesso
evento del reparto pediatrico a cui si riferisce Pierce, ma non ci
sono prove chiare che colleghino effettivamente i due eventi. La
storia di Natasha Romanoff include molte decisioni oscure del suo
passato che la stessa ha capito che non potevano essere evitate.
Ciò che ha reso The Winter Soldier così speciale è stato il fatto che
ha contribuito a dare a Natasha un nuovo inizio come Avenger e l’ha
spinta verso un arco narrativo grazie al quale da spia egoista è
riuscita a trasformarsi in eroe altruista.
Wyatt Russell
potrebbe aver anticipato il cameo di Chris Evans in The Falcon and the Winter Soldier. Mancano
ormai due episodi alla fine della serie ambientata nel MCU e siamo ormai entrati nel vivo
di quella che rappresenta la trama principale, ossia il peso
dell’eredità del mantello di Captain America.
Dalla scoperta dell’esistenza di
Isaiah Bradley al crollo pubblico di John Walker che ha ucciso un
membro dei Flag-Smashers, la serie ha ormai messo in discussione
tutto ciò che il pubblico credeva di sapere sull’amatissimo
supereroe. A differenza di Sam Wilson, però, John Walker non ha
alcun legame personale con Steve Rogers.
Durante una recente intervista con
BBC Radio 1, è stato chiesto a Wyatt Russell
se avesse mai incontrato Chris Evans. La risposta dell’attore è stata
la seguente: “Se ho mai incontrato Chris Evans? Credo di sì.
Non credo di averli ‘stretto la mano’, ma credo di averlo
incontrato da qualche parte e di averlo guardato negli occhi. Che
equivale più ad essere uno stalker che ad aver realmente incontrato
qualcuno. Comunque penso di sì. Dovrete solo aspettare la fine
della serie. Resterete tutti sorpresi.”
The Falcon and the Winter Soldier e
il misterioso cameo nell’episodio 5
Le parole di Russell sono molto
difficile da interpretare. Sicuramente l’attore ha lasciato
intendere che il finale della serie ci regalerà più di una
sorpresa, ma ad oggi non possiamo sapere se ciò abbia davvero
qualcosa a che fare con Chris Evans e con un suo ipotetico ritorno nel
MCU. Ricordiamo che di recente era esplosa la notizia del ritorno
dell’attore nell’universo condiviso, poi smentita sia dallo stesso
Evans che da Kevin Feige.
Tuttavia, è da tempo che si parla di
un possibile ritorno di Steve Rogers e non è escluso che Evans
possa aver girato le sue scene in gran segreto, proprio per evitare
eventuali spoiler. Inoltre, nel quinto episodio della serie – che
debutterà questo venerdì – è atteso il cameo di un personaggio che
sembra essere già noto ai fan del MCU (è
già stato confermato che non si tratterà di Black Panther).
Come al solito, non possiamo far altro che attendere la messa in
onda per scoprire come andranno realmente le cose e quali eventuali
sorprese la Marvel ha riservato ai suoi fan.
In Big Sky 1×12 che si intitolerà
“No Better Than Dogs ” Cassie e Jenny affrontano ciascuna un
pericoloso tentativo di scacciarle fuori città mentre Jerrie ha un
incontro ravvicinato con una sua pericolosa minaccia. Tornato
al ranch, Blake torna a casa, dove riceve tutt’altro che un
caloroso benvenuto. Questa non è la tipica riunione di
famiglia nel Big Sky”, MARTEDÌ 20 APRILE (10: 00-23: 00 EDT), su
ABC. (TV-14, LV) Gli episodi possono essere visualizzati anche il
giorno successivo su richiesta e su Hulu.
“No Better Than Dogs” è stato scritto da Elwood Reid e Brian
McCauley Johnson e diretto da Oliver Bokelberg. Guest di Big Sky
1×12 star Omar Metwally nei panni di Mark Lindor, Michael
Raymond-James nei panni di Blake Kleinsasser, Ryan Dorsey nei panni
di Rand Kleinsasser, Britt Robertson nei panni di Cheyenne
Kleinsasser, Michelle Forbes nei panni di Margaret Kleinsasser e
Kyle Schmid nei panni di John Wayne Kleinsasser.
Big Sky 1×12
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E.
Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà
lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di
CJ Box, “Big Sky” è prodotto da David E. Kelley, Ross
Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television Studios,
insieme a ABC Signature e Touchstone Television. Big
Sky in streaming è disponibile su Star,
il nuovo canale per adulti di Disney+.
La serie racconta degli
investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt uniscono le forze
con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny Hoyt, per cercare due
sorelle che sono state rapite da un camionista su una remota
autostrada nel Montana. Ma quando scoprono che queste non sono le
uniche ragazze scomparse nella zona, devono correre contro il tempo
per fermare l’assassino prima che un’altra donna venga rapita.
Big
Sky vede protagonisti Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Nel pomeriggio di oggi, Zack
Snyder, in compagnia di Dave Bautista, ha
presentato il primo
trailer ufficiale di Army of the Dead, il suo
nuovo film originale Netflix, uno zombie movie sui generis.
Il regista ha colto l’occasione per
togliersi qualche sassolino dalla scarpa mentre ha elogiato il
lavoro portato avanti con la piattaforma e sottintendendo quanto
invece è stato difficile lavorare con la Warner
Bros, senza però nominare lo studio.
“Con Netflix la mia esperienza è
stata fantastica, il mio team lì è stato di grande aiuto, mi hanno
supportato, sono stati collaborativi, un’esperienza meravigliosa
(…) è stata l’esperienza più gratificante per me, dallo scrivere il
film, tutto ciò che lo ha riguardato è stato divertente, il cast,
la crew, Netflix stesso, una vera gioia lavorare insieme (…) Questo
è il film e non ce n’è un altro, non ho dovuto litigare per farlo,
è stato l’opposto. Questa è la director’s cut ed e la versione
definitiva”.
Chiaramente il regista si riferisce
all’esperienza alla Warner, alludendo quindi al fatto che la sua
defezione alla regia di Justice League non è stata dovuta
solo dal lutto personale, ma anche da incomprensioni con lo studio
che gli hanno impedito, nel 2017, di portare a
termine il film.
Natalie Portman ha firmato per capitanare il
cast della prossima produzione della HBO Films The Days of
Abandonment, che altro non è che l’adattamento americano
de I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante.
Il romanzo aveva già avuto un
adattamento omonimo per il cinema, nel 2005, per opera di Roberto
Faenza. Nel film, quando Tess (Portman), una donna che ha
abbandonato i propri sogni per una vita familiare stabile, viene a
sua volta abbandonata dal marito, e il suo mondo viene
sconvolto.
Maggie Betts scriverà, dirigerà e
produrrà l’adattamento. Natalie Portman sarà produttore esecutivo
oltre a recitare insieme a Sophie Mas sotto la produzione di
MountainA. Celine Rattray e Trudie Styler di Maven Screen Media
saranno anche produttori esecutivi, così come Len Amato di Crash &
Salvage, Ferrante, Domenico Procacci di Fandango e Maria Zuckerman.
The Days of Abandonment sarà prodotto in
associazione con Medusa.
Direttamente dalla sua
casa a Los Angeles Zack Snyder ha presentato, ad
un ristretto numero di giornalisti e fan, l’entusiasmante trailer
di Army
of the Dead, il suo nuovo film in uscita il 21 maggio
su Netflix.
Il trailer è stato
introdotto da una intro moderata insieme al protagonista del film
Dave Bautista che si è detto entusiasta all’idea
di mostrare anche solo poche immagini del lavoro fatto “quando
ho sentito per la prima volta parlare del progetto non ne sapevo
molto, sapevo fosse uno zombie movie e ne ero super curioso, ma
quando ne ho parlato con Zack e mi ha spiegato come era
stratificato il personaggio e la storia, di come si fondesse tutto
con emozione, dramma, c’era cosi tanto in ballo che non vedevo
l’ora di lavorare con lui di nuovo. 300 per me è stato l’occasione
della vita, quella che ha cambiato tutto, in più adoro lavorare con
persone stimolanti dalle quali poter apprendere, in questo caso
vedere Zack all’azione e poter rubare i suoi trucchi!”.
Emozioni, dramma e humor
sembrano essere le caratteristiche di questo zombie movie con
protagonisti un insieme di strambi personaggi che vengono
ingaggiati per una rapina e si ritrovano davanti una squadra di non
morti evoluti, in grado di combattere e di ragionare. In un futuro
post apocalittico Las Vegas è stata conquistata dagli zombie che
sono decisamente diversi da come li immaginiamo. Dimenticate i
classici film che descrivono i mangiatori di umani come semplici
corpi inanimi,
stupidi e deambulanti, Army of the Dead porta la
firma di Zack Snyder e nulla è come sembra, nel
trailer possiamo addirittura vedere una tigre zombie che fa più
spavento di una vera!
Gli unici immuni a detta
del regista sono gli uccelli: “Volevo che fosse un film che
potesse contenere più generi, con uno humor asciutto, un dramma, ma
anche visualmente valido e divertente” spiega il regista, che
si lascia andare sul protagonista della pellicola lodandolo
“sono un fan di Dave da sempre, in Guardiani della Galassia il
suo personaggio era irresistibile, anche qui c’è una grande
componente di humor, ma c’c’è anche molto di più . È un padre che
deve riconnettersi con la figlia, un badass, un killer
professionista, pieno di fragilità e conflitti che soffre perché
vuole a tutti i costi salvare il suo rapporto familiare, ma al
tempo stesso è devoto alla missione e sa che deve essere un buon
leader. Il film è davvero pieno di sorprese”.
A completare il cast
Ella Purnell, Omari Hardwick, Garrett Dillagunt, Theo
Rossi, Matthias Schweighofer, Nora Arnezeder, Hiroyuki Sanada, Tig
Notaro, Raul Castillo, Huma Qureshi, Michael Cassidy e
Micheal Reid McKay.
Dal regista Zack Snyder (300,
Zack Snyder’s Justice League), Army
of the Dead è ambientato a Las Vegas dopo un’invasione
di zombie che l’ha lasciata in rovina e isolata dal resto del
mondo. Quando Scott Ward (Dave
Bautista), ex eroe della guerra contro gli zombie che ora
cucina hamburger alla periferia della città, viene avvicinato dal
boss di un casinò Bly Tanaka (Hiroyuki Sanada), riceve una proposta
incredibile: entrare nella zona di quarantena infestata dagli
zombie per recuperare 200 milioni di dollari sepolti nel caveau del
casinò prima che la città venga bombardata dal governo entro 32
ore. Spinto dalla speranza che la ricompensa possa aiutare a
spianare la strada ad una riconciliazione con la figlia Kate (Ella
Purnell), Ward accetta la sfida, mettendo insieme una squadra
sconclusionata. Maria Cruz (Ana de la Reguera), un asso della
meccanica e vecchia amica di Ward; Vanderohe (Omari Hardwick), una
macchina ammazzazombie; Marianne Peters (Tig Notaro), cinico pilota
di elicotteri; Mikey Guzman (Raúl Castillo), un influencer
stravagante e Chambers (Samantha Win), il suo ride-or-die; Martin
(Garret Dillahunt), capo della sicurezza del casinò; un audace
guerriero conosciuto come il Coyote (Nora Arnezeder) che recluta
Burt Cummings (Theo Rossi), una viscida guardia di sicurezza; e un
abile scassinatore tedesco di nome Dieter (Matthias Schweighöfer).
Scott trova un inaspettato ostacolo emotivo quando Kate si unisce
alla spedizione per cercare Geeta (Huma Qureshi), una madre
scomparsa in città. Con il ticchettio del tempo che scorre, un
caveau notoriamente impenetrabile e un’orda di zombie Alpha più
intelligenti e veloci che si avvicina, solo una cosa è certa nella
più grande rapina mai tentata: i sopravvissuti si prendono
tutto.
Army
of the Dead è diretto da Zack Snyder
(qui anche direttore della fotografia) con una sceneggiatura di
Snyder & Shay Hatten e Joby Harold, tratta da una storia di Snyder.
Il film è prodotto da Deborah Snyder, p.g.a .; Wesley Coller, p.g.a
.; Zack Snyder, p.g.a. Il film è interpretato anche da Richard
Cetrone e Michael Cassidy.