Walt Disney Italia
ha diffuso il nuovissimo trailer di Onward – Oltre la Magia, il
nuovo atteso film di Disney Pixar.
Ambientato in un immaginario mondo
fantastico, il nuovo lungometraggio d’animazione Disney e Pixar
Onward – Oltre la Magia diretto da Dan Scanlon e
prodotto da Kori Rae, che hanno già firmato l’acclamato
Monsters University del 2013, arriverà nelle sale italiane
il 5 marzo 2020.
Onward – Oltre la Magia: la trama
Ispirato ad alcune esperienze personali vissute dal regista
insieme a suo fratello,Onward – Oltre la Magia
racconta la storia di due fratelli: Ian e Barkley, elfi
adolescenti, lanciano un incantesimo nel giorno del sedicesimo
compleanno di Ian per fare apparire magicamente il loro padre (o
almeno metà di lui) fino alle sue distintive calze viola. I due si
imbarcheranno poi in una straordinaria avventura per scoprire se
nel mondo esista ancora un po’ di magia.
La grandezza e il successo di una
saga senza tempo come Star
Wars risiedono anche nelle numerose influenze che i
film hanno ricevuto dalla mitologia classica e dalle varie
religioni, pescando dalla tradizione degli archetipi letterari e di
storie che non tramonteranno mai.
Ecco allora di seguito tutti i più
importanti riferimenti scovati nel franchise di George Lucas da
Episodio VII ad oggi:
1Il coro greco e gli altri riferimenti
al teatro ellenico
Nell’antico teatro greco, alcuni
personaggi/archetipi compaiono in ogni opera come l’eroe, il
guerriero, il mentore, la fanciulla e così via, ma altri
ricompaiono a fasi alterne e si riconoscono per i loro tratti
specifici. Nei film di Star Wars, Lucas li ha utilizzati per
formare il cosiddetto coro greco, ovvero quei
personaggi che commentano le azioni dei protagonisti (vedi C-3PO,
R2-D2 o Jar-Jar Binks).
Adattamento dell’omonimo e popolare
romanzo per ragazzi, Colpa delle
stelle è arrivato nelle sale cinematografiche nel
2014 con la regia di Josh Boone. In breve, la
pellicola è diventata un grande successo in tutto il mondo,
ottenendo ottimi riscontri di pubblico anche in Italia, dove è
arrivata a guadagnare oltre 5 milioni di euro. A livello mondiale
l’incasso ammonta ad oltre 300 milioni di dollari, a fronte di un
budget di soli 12. Il merito va anche ai due giovani e apprezzati
protagonisti, che hanno saputo attrarre numerosi spettatori verso
questa storia d’amore e di lotta contro un destino avverso.
Tutto nasce dal romanzo pubblicato
nel 2012 da John Green, divenuto in breve tempo un
vero e proprio best seller, apprezzato tanto da un pubblico giovane
quanto da uno più adulto. In particolare, critica e lettori sono
concordi nell’indicare come elementi di successo del libro il suo
trattare in modo leggero temi delicati come quello della malattia.
Così facendo, Green ha offerto un nuovo punto di vista a riguardo,
narrato attraverso personaggi complessi e intriganti. Per il titolo
del romanzo, l’autore si è ispirato al primo atto, scena 2, del
Giulio Cesare di William Shakespeare, in
cui Cassio dice a Bruto: “la colpa, caro Bruto, non è delle
nostre stelle, ma nostra, se siamo dei subalterni“.
Colpa delle stelle: la trama e il
cast del film
Protagonisti del film sono Hazel e
Gus, due giovani adolescenti, anticonformisti e dallo spiccato
spirito sarcastico. Conosciutisi durante le riunioni in un gruppo
di sostegno per malati di cancro, i due si innamoreranno
irrimediabilmente l’uno dell’altro, decidendo di vivere la loro
storia nonostante le avversità che il destino porrà sul loro
cammino. Nel timore che le rispettive malattie possano separarli, i
due iniziano a condividere tutte le loro passioni, tra cui il libro
preferito di Hazel, intitolato Un’afflizione imperiale,
scritto da Peter Van Houten. Desiderosi di incontrare quest’ultimo,
i due partiranno verso una nuova avventura, coronando la loro
storia d’amore. La malattia di Gus, tuttavia, si ripresenterà
inesorabile, complicando il loro rapporto.
Nel ruolo dei due ragazzi
protagonisti vi sono gli attori Shailene
Woodley e Ansel
Elgort. I due, già piuttosto noti prima del film,
hanno con questo consacrato la loro popolarità. Nello stesso anno
hanno inoltre recitato insieme nel film Divergent,
primo capitolo di una trilogia proseguita con Insurgent
(2015) e Allegiant
(2016). In questa recitavano nel ruolo di due fratelli, passando
invece ad essere amanti in Colpa dellestelle. La
loro amicizia è stata di aiuto a ciò, permettendogli di ottenere
un’ottima chimica di coppia. Per dar vita ai loro personaggi,
l’attrice ha inoltre affinché Elgort leggesse il libro da cui è
tratto il film, e di cui lei è una grande fan. L’attore, che non
sembrava ritenere necessaria la lettura, si convinse infine a farlo
per lei, pur di non deluderla.
Particolarmente desiderosa di far
parte del progetto, la Woodley scrisse numerose e-mail al regista e
allo scrittore del romanzo, affermando di essere pronta a qualunque
cosa pur di far parte del progetto. Green, inizialmente, non
credeva che l’attrice fosse adatta per il ruolo, ma dopo aver
assistito al provino si ricredette immediatamente, affermando di
essere stato profondamente commosso dalla sua dedizione. Per la
parte, inoltre, la Woodley decise di tagliarsi realmente i capelli
per il ruolo di Hazel, rifiutandosi di indossare una parrucca.
L’attrice ha poi donato i propri capelli all’ospedale locale,
permettendo così di realizzare con questi una parrucca per i
bambini malati. Completano il cast anche gli attori Laura
Dern, nel ruolo della madre di Hazel, e Willem
Dafoe, nel ruolo del burbero scrittore Van Houten.
Colpa delle stelle: la vera storia
che ha ispirato il romanzo
Benché riadattata per poter
diventare un romanzo prima e un film poi, la storia di Colpa
delle stelle si basa sulla vera amicizia che legava Green ad
una giovane ragazza malata di cancro. Questa è Esther Earl, nata
nel 1994, a cui all’età di 12 anni venne diagnosticato un cancro
alla tiroide. La ragazza visse il periodo della malattia con grande
coraggio, aprendo un canale YouTube dove parlava della propria
malattia e della propria vita con essa. In breve, divenne una
piccola celebrità sul Web, fino al momento della sua scomparsa. La
ragazza si spense infatti il 25 agosto del 2010, all’età di 16
anni.
Esther e Green si conobbero nel
2009, ad un evento dedicato alla saga di Harry Potter. Lo
scrittore si trovava lì per assistere ad un’esibizione del
fratello, mentre la ragazza era presente in quanto fan della saga
fantasy. L’attenzione di Green fu catturata dalla bombola
d’ossigeno che lei portava dietro con sé, e i due iniziarono così a
parlare stringendo amicizia. I due intrapresero poi una fitta
corrispondenza, scambiandosi novità, curiosità e qualunque altra
cosa accadesse nelle loro vite. In seguito alla scomparsa della
ragazza, per elaborare il lutto Green decise di rimettere mano al
romanzo che stava scrivendo, trasformando radicalmente la storia
affinché prendesse maggiormente spunto dalla vicenda di Esther.
Lo scrittore ha infatti raccontato
che ciò che più lo ha ispirato nello scrivere il libro è stata
l’empatia e la vitalità di Esther, la quale affrontava sempre con
il sorriso la sua difficile situazione. Green non voleva però
appropriarsi della sua storia, decidendo perciò di costruirne una
che avesse solo dei piccoli riferimenti alla giovane. Il
personaggio di Hazel, ad esempio, presenta solo alcune somiglianze
superficiali con Esther. Tra queste vi sono il tipo di cancro e la
necessità di girare con le bombole d’ossigeno. L’autore è inoltre
convinto del fatto che se non avesse incontrato la ragazza, non
avrebbe mai potuto scrivere una storia del genere, dedicando quindi
a lei tutto il suo successo.
Colpa delle stelle: le canzoni, le
frasi, il trailer del film e dove vederlo in streaming
La storia d’amore tra i due
protagonisti è caratterizzata dal alcuni popolari brani, che
caratterizzano il film e la sua malinconica atmosfera. Tra questi
si annoverano Simple As This di Jake
Bugg, All I Want dei Kodaline,
Let Me In dei Grouplove, Wait
degli M83, No One Ever Loved di
Lykke Li e What You Wanted dei
OneRepublic. A firmare il brano portante del film
è poi il celebre cantautore britannico Ed Sheeran.
La sua All of the Stars si afferma come la canzone che
meglio descrive i due protagonisti e il loro struggente amore. Si
tratta di una ballata romantica, ricca del talento popolare
cantante che riconferma con questo brano il proprio successo tra le
giovani generazioni.
Per gli amanti del film, o per chi
volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Colpa delle stelle è
infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google
Play, Apple iTunes e Infinity. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Il film è celebre anche per via di
alcune frasi divenute simbolo del difficile amore tra i due
protagonisti. Grazie a queste, gli spettatori hanno potuto
affezionarsi ancor di più a loro e alle loro emozioni, sentendole
come proprie. Ecco allora alcune delle frasi più belle presenti nel
film:
– Sono innamorato di te, e non
sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere di dire cose
vere. Sono innamorato di te, e so che l’amore non è che un grido
nel vuoto, e che l’oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e
che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in
polvere, e so che il sole inghiottirà l’unica terra che avremo mai,
e sono innamorato di te! (Gus)
– Puoi scegliere di non soffrire
in questo mondo, però puoi scegliere per chi soffrire. E a me piace
la mia scelta, spero che ad Hazel piaccia la propria.
(Gus)
– Mi sono innamorata di te come
quando ci si addormenta: piano piano poi… Profondamente.
(Hazel)
– Se vuoi vedere l’arcobaleno,
devi sopportare la pioggia. (Hazel)
– È questo il problema del
dolore. Esige di essere sentito. (Gus)
Nota principalmente per il ruolo di
Hannah Baker nella serie televisiva Tredici, l’attrice
Katherine Langford ha fatto parlare di sé anche
grazie ad altri ruoli, tanto in televisione quanto al cinema, che
hanno contribuito ad accrescere la sua celebrità. Ad oggi la
Langford è una giovane promessa della recitazione, divisa tra
prodotti più mainstream e altri di natura più indipendente e
autoriale.
Ecco 10 cose che non sai di
Katherine Langford.
Katherine Langford: i suoi
film
1. Ha debuttato al cinema
con una commedia sentimentale. L’attrice appare per la
prima volta sul grande schermo nel 2018 con il film Tuo,
Simon, dove interpreta il ruolo di Leah. Nel 2019 recita
invece nel film Cena con delitto – Knives Out, dove recita
accanto agli attori Jamie Lee Curtis,
Michael Shannon,
Daniel Craig,
Chris Evans
e Ana de
Armas.
2. È celebre per un ruolo
televisivo. L’attrice è divenuta famosa grazie al ruolo di
Hannah Baker, la protagonista della serie NetflixTredici, dove la Langford ha
recitato nelle prime due stagioni.
Katherine Langford è su
Instagram
3. Ha un proprio account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 14,5 milioni.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie
scattate in momenti di svago, ma anche immagini promozionali dei
suoi progetti da attrice e anche foto tratte dalle premiere a cui
prende parte.
Katherine Langford e Josephine
Langford
4. Ha una sorella
minore. L’attrice ha una sorella più piccola,
Josephine Langford, la quale è anche lei
un’attrice, nota per aver recitato nel film After (2019) e
nella serie TV Into the Dark (2019).
Katherine Langford: il suo
fisico
5. È un’amante dello
sport. Nel tempo libero dalla recitazione, l’attrice ama
nuotare, tanto da aver frequentato nuoto agonistico ai tempi del
liceo. Proprio per la sua costante attività fisica, l’attrice ha
sempre sfoggiato un fisico che ha destato le attenzioni dei fan,
attratti dalla sua grande sensualità.
Katherine Langford in Avengers:
Endgame
6. Era presente in una scena
del film. L’attrice aveva ottenuto un piccolo cameo nel
film Avengers:
Endgame, dove appariva come la figlia cresciuta di Tony
Stark, la quale rifletteva con il padre circa il suo sacrificio. La
scena tuttavia è stata eliminata dal montaggio finale del film.
7. Sarà possibile vederla
nel film grazie a Disney+. Sulla piattaforma
Disney+, in arrivo in Italia il 31
marzo 2020, sarà possibile trovare la scena in cui compare anche
l’attrice, e che aggiunge un’ulteriore nota drammatica al
sacrificio di Tony Stark, alias Iron Man.
Katherine Langford in Tredici
8. Non ha letto il libro da
cui è tratta la serie. L’attrice ha ammesso di non aver
letto il libro di cui la serie Tredici è la trasposizione
prima di ottenere la parte di Hannah Baker. La Langford ha poi
recuperato la mancanza nel tempo trascorso tra il conferimento del
ruolo e l’inizio delle riprese.
9. Ha dovuto recitare con un
accento diverso dal suo. Nata in Australia, l’attrice
nell’interpretare il ruolo di Hannah Baker ha dovuto fingere un
accento americano, ben differente da quello usato da lei
normalmente.
Katherine Langford età e
altezza
10. Katherine Langford è
nata a Perth, in Australia, il 29 aprile 1996. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 166 centimetri.
Attrice divenuta celebre solo negli
ultimi anni, grazie ad alcuni ruoli in film di successo,
Toni Collette si è affermata per la sua grande
versatilità, che l’ha portata a recitare tanto in film di genere
horror quanto in commedie e blockbuster. Particolarmente apprezzata
dalla critica, la Collette ha ora occasione di farsi conoscere
anche da un pubblico più vasto, grazie a numerosi progetti in
programma per il futuro.
Ecco 10 cose che non sai
sull’attrice.
Toni Collette: i suoi film e le
serie TV
1.È
diventata celebre grazie ad un ruolo horror. Il debutto
cinematografico dell’attrice arriva nel 1994, con il film Le
nozze di Muriel. Successivamente partecipa a film come Tre
amici, un matrimonio e un funerale (1996), Velvet
Goldmine (1998), Il sesto senso (1999), About a
Boy – Un ragazzo (2002), The Hours (2002), Little
Miss Sunshine (2006), Fight Night – Il vampiro della porta
accanto (2011), Hitchcock
(2012), Non buttiamoci giù (2014), Krampus – Natale
non è sempre Natale (2015) e in Hereditary – Le radici
del male (2018), con cui diventa celebre ad un più ampio
pubblico. Recita poi in Velvet Buzzasaw (2019) e Cena
con delitto – Knives Out (2019), dove recita accanto agli
attori Jamie Lee Curtis,
Chris Evans, Michael Shannon,
Daniel Craig
e Ana de
Armas.
2. Ha recitato anche in
televisione. Dopo aver recitato in alcuni episodi di
diverse serie TV, l’attrice appare anche tra i protagonisti di
United States of Tara (2009-2011), Hostages
(2013-2014), Wanderlust (2018) e Unbelievable
(2019).
3. Ha ricoperto il ruolo di
produttrice. Nel corso degli all’anni l’attrice si è
distinta anche come produttrice di alcuni dei suoi progetti da
interprete. Tra questi si annoverano United States of Tara,
Wanderlust e il film Hereditary – Le radici del
male.
Toni Collette è su Instagram
4. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram, dove ha un profilo seguito da 102 mila persone.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie
scattate in momenti di svago, ma anche immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete.
Toni Collette e Dave Galafassi
5. È sposata con un
musicista. L’attrice è sposata dal 2003 con il musicista
Dave Galafassi, batterista della band “Toni
Collette & the Finish”, di cui l’attrice è cantante. Con il marito,
la Collette ha avuto due figli, nati rispettivamente nel 2008 e nel
2011.
Toni Collette in Il sesto
senso
6. Interpreta la madre del
protagonista. Nel film Il sesto senso, diretto da
M. Night Shyamalan e con protagonista
Bruce Willis, l’attrice ricopre il ruolo di Lynn
Sear, la madre del piccolo Cole Sear, la quale è ignara del segreto
del figlio, che scoprirà soltanto a fine film.
7. Non si era resa conto che
il film fosse un horror. L’attrice ha dichiarato di
essersi sentita talmente tanto coinvolta emotivamente dal film e
dalla sua storia, da non essersi praticamente resa conto che si
trattasse di un film horror.
Toni Collette e gli Oscar
8. Ha ricevuto una
nomination ai premi Oscar. Nel 2000 la Collette riceve una
nomination come miglior attrice non protagonista ai premi Oscar per
il suo ruolo nel film Il sesto senso.
Toni Collette in Hereditary – Le
radici del male
9. Non voleva fare il
film. L’attrice aveva detto al suo agente di non voler più
prendere parte a film cupi e dai toni horror, ma dopo aver letto la
sceneggiatura di Hereditary – Le radici del male ha
affermato di averla amata così tanto da non poter rinunciare al
ruolo.
Toni Collette età e altezza
10. Toni Collette è nata a
Sydney, in Australia, il 1 novembre 1972. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 173 centimetri.
Senza scendere nel particolare, è
arrivata almeno la conferma sulla data di inizio riprese, a quanto
pare fissata intorno alla metà del 2020, periodo in cui il pubblico
tornerà in sala per lo standalone prequel di Vedova
Nera con Scarlett Johansson.
Durante il panel dell’evento
Hemsworth ha inoltre spiegato di non aver letto la sceneggiatura di
Waititi ma che il team del regista, con i Marvel Studios, “ci
stanno lavorando duramente e sono piuttosto entusiasti all’idea di
offrire ai fan qualcosa di fresco e nuovo.“
“Avendo lasciato Thor alla fine
di Endgame, ci si sono aperte una serie di opportunità e percorsi
da affrontare che cambieranno drasticamente il personaggio, e
questa cosa è davvero entusiasmante“, continua la star
australiana.
È stato confermato che quella che
vedremo in Thor: Love
And Thunder non sarà semplicemente una Thor
“femmina” ma Jane Foster nelle vesti di Mighty
Thor, nome della celebre run scritta da Jason
Aaron in cui l’eroina impugna il Mjolnir al posto del Dio
del Tuono.
Vi ricordiamo che la trasformazione
di Jane Foster in Potente Thor coincide con il periodo più buio
della sua vita: suo marito e suo figlio muoiono infatti in un
incidente d’auto e, come se non bastasse, le viene stato
diagnosticato un cancro al seno. Essere Mighty
Thor porta ovviamente dei vantaggi, perché ogni volta che
Jane cambia “pelle” il suo corpo viene ripulito da tutte le
tossine, ma mentre Thor si offre di aiutarla con la magia
asgardiana, l’eroina rifiuta qualsiasi trattamento.
Taika Waititi
tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto The Mighty Thor, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Attore dalla lunga carriera,
Richard E. Grant ha lavorato tanto al cinema
quanto in televisione, ottenendo più volte numerosi riconoscimenti
da parte di critica e pubblico. Estremamente versatile, l’attore si
è distinto nel corso degli anni attraverso generi e ruoli sempre
diversi, sino ad ottenere in tarda età la consacrazione con il
ruolo nel film Copia originale, che gli ha fatto
guadagnare la sua prima nomination agli Oscar.
Ecco 10 cose che non sai di
Richard E. Grant.
Richard E. Grant: i suoi film
1. Ha recitato in numerosi
lungometraggi. La carriera cinematografica dell’attore ha
inizio nel 1987, con il film Shakespeare a colazione.
Successivamente recita in film di rilievo come Henry e
June (1990), I protagonisti (1992), Dracula di
Bram Stoker (1992), L’età dell’innocenza (1993),
Ritratto di signora (1996), Spice Girls – Il film
(1997) Gosford Park (2001), Sacro e profano
(2008), Lo schiaccianoci in 3D (2009), The Iron
Lady (2011), Jackie
(2016), Logan – The
Wolverine (2017), Come ti ammazzo il
bodyguard (2017), Lo schiaccianoci e i
quattro regni (2018), Copia
originale (2018) e Star
Wars: L’ascesa di Skywalker (2019).
2. Ha recitato anche in
televisione. Nel corso della sua carriera l’attore è
apparso anche in numerosi episodi di diverse serie TV, e tra le più
celebri si annoverano Miss Marple (2007), Doctor
Who (2012-2013), Downton Abbey (2014), Il Trono
di Spade (2016) e Una serie di sfortunati
eventi (2019).
Richard E. Grant è su
Instagram
3. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 77,2 mila persone.
All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie
scattate in momenti di svago, con colleghi o amici, ma sono
particolarmente presenti anche immagini promozionali dei suoi
progetti da interprete.
Richard E. Grant in Downton
Abbey
4. Ha recitato nella celebre
serie britannica. L’attore è comparso nella quinta
stagione della serie Downton Abbey nell ruolo di Simon
Bricker, storico dell’arte che si reca ad Abbey per osservare un
dipinto appartenente alla famiglia Grantham.
Richard E. Grant in Il Trono di
Spade
5. Ha ricoperto un ruolo
nella sesta stagione. Nel corso della sua carriera
l’attore è anche entrato a far parte del cast di Il Trono di
Spade, ricoprendo il ruolo di Izembaro nella sesta stagione
della serie. Il personaggio è l’attore principale di una compagnia
teatrale, protagonista dell’opera The Gate, da lui anche
scritta.
Richard E. Gran in Doctor Who
6. Ha doppiato il
protagonista nella versione animata. Nel 2003 l’attore
presta la sua voce al personaggio del Dottore nella serie animata
Doctor Who: Scream of the Shalka. Nel 2012 Grant sarebbe
poi apparso nello speciale natalizio della serie live-action.
Richard E. Grant in Una serie di
sfortunati eventi
7. Ha recitato nella serie
Netflix. L’attore ha preso parte alla terza
e ultima stagione della serie Una serie di sfortunati
eventi, nel ruolo nominato come “Uomo con la barba ma senza
capelli”, recitando in tre episodi accanto all’attore protagonista
Neil Patrick Harris.
Richard E. Grant in Copia
originale
8. Per il suo ruolo nel film
ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar. Nel 2018
l’attore riceve il plauso universale della critica per la sua
interpretazione di Jack Hock nel film biografico Copia
originale, nel quale affianca l’attrice Melissa
McCarthy. Per il ruolo l’attore viene nominato a numerosi
premi, tra cui figura la nomination come miglior attore non
protagonista ai premi Oscar, la prima nella carriera
dell’attore.
Richard E. Grant in Star Wars
9. Interpreterà uno dei
villain del film. L’attore si è rifiutato di rivelare
dettagli circa il suo ruolo nel film Star Wars: L’ascesa di
Skywalker. Grant ricoprirà ad ogni modo il personaggio del
Generale Pryde, facente parte del gruppo di villain principali del
film.
Richard E. Grant età e altezza
10. Richard E. Grant è nato
a Mbabane, nell’allora Swaziland britannico, il 5 maggio
1957. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.
Grazie al volume
Avengers: Endgame– The
Art of The Movie (imprenscindibile per qualsiasi fan
dell’universo cinematografico Marvel) siamo in grado di dare uno
sguardo ravvicinato a tutte quelle scene e personaggi scartati
dalla versione finale del film, riprodotti sotto forma di concept
dagli artisti che hanno lavorato all’epico capitolo campione di
incassi.
Di seguito trovate le immagini e le relative descrizioni:
1L’epica entrata in scena di Captain
Marvel
Concludiamo con l’ultimo artwork tratto da
Avengers: Endgame – The Art of the Movie che ci rivela un
ingresso in scena molto più epico ed entusiasmante di
Captain Marvel durante il terzo atto del film.
L’eroina scende a terra una volta distrutta la nave di Thanos e
viene successivamente protetta da Pepper Potts e altri
eroi.
“Sapevamo dal fotogramma chiave disegnato
da Andy Park che ci sarebbe stato un momento in cui tutte le donne
avrebbero lavorato insieme, quindi stavo cercando di pensare a una
sequenza in cui l’arrivo di Carol potesse funzionare“, ha
raccontato l’illustratore Jackson Sze. “Essendo
intergalatticamente potente, Captain Marvel doveva aiutare i
Vendicatori distruggendo la nave di Thanos“.
Dopo i due trailer e qualche spot,
ecco arrivare online la prima clip ufficiale tratta da
Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, il capitolo
conclusivo della nuova trilogia che sbarcherà nelle nostre sale tra
meno di un mese.
La scena ci mostra gli scagnozzi del
Primo Ordine che inseguono Rey, Poe Dameron, Finn, C-3PO e
Chewbacca e l’aspetto più interessante sembrerebbe la tecnologia
dei mezzi di trasporto degli stormtrooper probabilmente sviluppata
negli anni che trascorrono dagli eventi di Gli Ultimi Jedi
ad Episodio IX.
A quanto pare le guardie potranno
volare, lanciate dai loro mezzi di trasporto su due ruote. Piccoli
frammenti di questa sequenza erano stati già inseriti nel trailer,
e ora capiamo finalmente da chi stavano scappando i nostri
eroi.
Potete dare uno sguardo alla clip qui sotto.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker,
un toccante video festeggia i 40 anni della saga
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Dopo l’annuncio ufficiale della
data di uscita e le prime indiscrezioni su Black
Adam, è già tempo di pensare a quale direzione di
trama prenderà il film con Dwayne Johnson nei
panni del supereroe DC e, soprattutto, in che modo si legherà
all’universo cinematografico di Man of Steel, Aquaman e Wonder Woman.
Quali personaggi potrebbe
incontrare il guerriero egiziano potenziato dal mago Shazam?Con chi
si scontrerà sul grande schermo? Una risposta, seppur parziale e
aleatoria prova a darla il produttore Hiram Garcia (che di recente
ha lavorato con Johnson in Jumanji: The Next Level)
alimentando le voci su un eventuale ritorno di Henry
Cavill:
“Penso che l’universo DC sia
meraviglioso e siamo aperti a tutto. Abbiamo grandi aspirazioni a
riguardo, e siamo amici di Henry, come Dwayne. E stiamo parlando di
un grande marchio di fumetti…Ho sempre adorato l’idea di un futuro
incontro tra Black
Adam e Superman, quindi chi
può dirlo? Insomma, Black
Adam contro Superman è davvero un’idea figa. Sarebbe
davvero potente“.
“Il mantello è nell’armadio. È
ancora mio. […] Non me ne starò qui silenziosamente al buio mentre
arrivano tutte queste voci. Non ho rinunciato al ruolo.” ha
dichiarato in una
recente intervista Cavill. “Devo ancora dare tanto a Superman.
Ci sono tante storie da raccontare. Tanti approfondimenti del
personaggio in cui voglio tuffarmi. Voglio rappresentare i fumetti.
È importante per me. C’è tanta giustizia che Superman si merita. Lo
status è: vedrete”.
Black Adam: il film introdurrà la
Justice Society nel DCEU
Black
Adam, affidato alla regia di Jaume
Collet-Serra (Run all night, The Shallows),
arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021, con le
riprese che partiranno a Luglio 2020, come confermato nei mesi
scorsi dallo stesso Johnson.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il
supereroe e la sua nemesi, Black
Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua
origin story. E come annunciato nei mesi scorsi, i piani
per portare al cinema uno standalone con Johnson sono ancora
vivi, e a quanto pare il film dovrebbe ispirarsi ai lavori
di Geoff Johns dei primi anni Duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato a Black
Adam.” aveva raccontato l’attore in un video. “Questo
personaggio è un antieroe, o villain, e non vedo l’ora di
interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è nel mio DNA da
oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un anno e non
potrei essere più eccitato all’idea“.
Accantonato (momentaneamente) il
progetto su Gambit, Channing
Tatum è pronto a misurarsi con un altro cinecomic e
lavorerà all’adattamento di The Maxx, il
fumetto cult creato da Sam Kieth, insieme a Roy Lee. La notizia è
stata diffusa nelle ultime ore dall’Hollywood Reporter, menzionando
il coinvolgimento delle rispettive case di produzione dei due, Free
Association e Vertigo Entertainment con i registi Reid Carolin e
Peter Kiernan.
Per quanto riguarda il testo
originale, The Maxx viene pubblicato nei primi anni
Novanta da Image Comics, rivoluzionaria casa editrice che ha
contribuito a lanciare artisti di successo del calibro di Jim Lee,
Todd McFarlane, Rob Liefeld e molti altri.
Diverso da qualsiasi
tradizionale supereroe e lontano da ogni stereotipo di genere, Maxx
vive le sue avventure in due realtà differenti: la prima è quella che lo vede
vagabondare come senza tetto nei quartieri degradati di una
metropoli, mentre la seconda è la terra selvaggia dell’outback
australiano dove combatte strane creature al fianco di
un’affascinante ragazza della giungla (Jungle Queen).
Tra le altre creazioni di Kieth
ricordiamo il fumetto DC The Sandman, che ha lanciato la
carriera di Neil Gaiman ed è diventato uno dei testi più acclamati
di tutti i tempi, e svariate storie di Wolverine per Marvel Comics Presents .
Da The
Maxx sono stati tratte serie animate di cui una di 13
episodi prodotta da MTV, che ha consolidato il suo status di culto
tra i fan, vincendo addirittura un Annie Award per la migliore
serie animata.
Su Channing Tatum e il futuro di
Gambit, gli ultimi aggiornamenti suggeriscono che potrebbe
esserci ancora una speranza per il personaggio creato da Chris
Claremont e Jim Lee nel 1990 (esordì sulle pagine di Uncanny X-Men
n.226), e a suggerirlo sono state le parole di Simon
Kinberg, produttore e regista di Dark
Phoenix.
Vi ricordiamo che per quanto
riguarda Gambit, già quattro anni fa Rupert
Wyatt (L’alba del pianeta delle scimmie)
venne contattato per dirigere il film, e all’epoca si fece anche il
nome di Lea Seydoux come possibile
protagonista femminile nei panni di Bella Donna Boudreaux; poi, a
settembre 2015, fu lo stesso Wyatt ad abbandonare definitivamente
lo sviluppo e altri registi come lui, tra cui Doug
Liman e Gore Verbinski,
lasciando Gambit nelle mani del destino.
Come riportato dall’Hollywood
Reporter, Legendary Pictures ha ufficialmente rimandato la data di
uscita nelle sale di Godzilla vs Kong,
evento crossover che metterà l’uno contro l’altro due famosi mostri
e che arriva dopo i capitoli Godzilla (2014), Kong:
Skull Island (2017) e Godzilla: King of the
Monsters.
Lo studio, di comune accordo con
Warner Bros., distribuirà il film non più il 13 marzo 2020, ma il
20 novembre 2020. Al timone del progetto rimane
Adam Wingard mentre nel cast figureranno Julian Dennison, Brian
Tyree Henry, Alexander Skarsgard e Demian Bichir.
L’ultimo capitolo del franchise,
Godzilla: King of Monsters, è stato diretto da
Michael Dougherty e vede nel
cast Millie Bobby Brown(Stranger
Things), Vera
Farmiga. Bradley Whitford, Thomas
Middleditch, O’Shea Jackson Jr., Ken
Watanabe e Sally Hawkins.
Dopo il successo globale di
Godzilla e Kong: Skull
Island è arrivato nei cinema allargando la trama
dell’universo cinematografico nato dalla collaborazione di Warner
Bros. Pictures e Legendary Pictures. Il film racconta infatti
l’epico scontro tra Godzilla e alcuni dei mostri più popolari nella
storia della cultura pop seguendo gli eroici sforzi dell’agenzia
cripto-zoologica Monarch di combattere questa batteria di mostri
giganteschi.
Si apre nel segno della
memoria la 29a edizione del Noir in Festival in
programma a Como e Milano dal 6 al 12 dicembre con la direzione di
Giorgio Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (delegato IULM): il
festival ricorda gli 80 anni di Batman, cavaliere nero nato dalla
graphic novel e diventato icona cinematografica, grazie al tratto
di Lorenzo De Felici che firma l’immagine dell’anno e poi svela i
segreti di un classico anomalo del genere come The Third
Man di Carol Reed con Joseph Cotten, Alida Valli e Orson
Welles che 70 anni fa vinceva il Grand Prix al Festival di Cannes.
Sono due estremi del genere, da un lato il fantasy, dall’altro la
scena storica tra spionaggio, corruzione e guerra fredda che
indicano bene come il campo d’azione del genere debba essere
guardato con occhi diversi, nell’ottica dell’ibridazione e del
rinnovamento.
“A quest’idea – dicono
Marina Fabbri e Giorgio Gosetti – si ispira tutto il programma
dell’anno, costruito sulla doppia suggestione della tradizione e
degli sconfinamenti, con un legame più forte di sempre tra cinema e
letteratura, storia e cronaca, a cominciare dal vincitore del
Raymond Chandler Award, Jonathan Lethem, nuova stella della
letteratura post-moderna americana, premiato a Como la sera del 7
dicembre e poi protagonista di un incontro con i lettori domenica 8
dicembre a Milano”.
I sei film in concorso per il
cinema, giudicati da una giuria tutta al femminile composta
dall’attrice Lucia Mascino, dalla regista
Patricia Mazuy e dalla produttrice/festival
manager Mira Staleva portano in primo piano la
“nuova onda” del cinema sudamericano con il cileno
Araña di Andrés Wood, il brasiliano
Bacurau di Kleber Mendonça Filho e
Juliano Dornelles, l’argentino 4X4 di
Mariano Cohn, film giocati su registri molto diversi – dal pamphlet
civile alla fantascienza distopica alla commedia nera – ma tutti
fortemente collegati da uno sguardo politico che rilancia uno degli
aspetti distintivi dell’idea di narrazione in noir. Insieme a
questi Dear Agnes di Daniel Alfredson,
l’ultimo film della trilogia svedese di “Intrigo” ideata da Håkan
Nesser (ospite d’onore per la letteratura), il coreano
The Beast di Lee Jeong-ho (remake di un
classico del polar come “36 Quai des Orfèvres”), il sorprendente
cinese Il lago delle oche selvatiche di
Diao Yinan, rivelazione all’ultimo festival di Cannes.
Altrettanto compatta la squadra
degli autori letterari che forniscono a quest’edizione la “spina
dorsale” di una rassegna in grande trasformazione: autori affermati
come Giancarlo de Cataldo, Gianrico
Carofiglio, Maurizio De Giovanni,
Donato Carrisi (tutti da tempo strettamente legati
anche al cinema e alla serialità televisiva), talenti emergenti
come Piernicola Silvis o Andrea
Purgatori, incursori di grandissima qualità come
Antonio Moresco e Guido Vitiello,
outsider inattesi come Gino Vignali. E
naturalmente i cinque finalisti del Premio Giorgio Scerbanenco che
si contendono il titolo di autore italiano noir dell’anno.
In parallelo con la letteratura,
anche il cinema italiano mette in gara i suoi finalisti della
stagione con il Premio Caligari promosso da IULM
in accordo con il Noir in Festival: sono sei i film italiani che
saranno visti e giudicati dalla grande giuria popolare presente
all’Auditorium IULM di Milano. Tra questi anche qui domina la
varietà e l’idea di trasformazione del genere tra il labirinto
kafkiano di Donato Carrisi e il road movie di
Guido Lombardi, il realismo di Renato De
Maria e Claudio Giovannesi e la dark
comedy di Vincenzo Alfieri, la graphic novel
diventata cinema di Igort. Fino all’omaggio fuori
concorso che sottolinea il valore de Il Traditore,
l’ultimo lavoro di Marco Bellocchio, insignito da
IULM della Laurea Honoris Causa negli stessi giorni del Festival a
Milano.
Tra gli eventi speciali in
programma: l’anteprima della nuova serie svedese
Stokholm Requiem dai romanzi di Kristina
Ohlsson (in onda su LaF a gennaio), l’edizione completa
della trilogia Intrigo di Daniel
Alfredson da Håkan Nesser, per la prima volta in Italia;
il Premio Svizzeretto assegnato al
produttore-regista Claudio Bonivento, vero
“maverick” del cinema italiano; l’omaggio di Antonietta De
Lillo a un altro grande outsider del genere come Lucio
Fulci; la conversazione con Andrea Purgatori sulla
“nuova guerra fredda” raccontata da un giornalista
(“Atlantide”), scrittore (Quattro piccole ostriche),
sceneggiatore (Il muro di gomma); il doppio incontro con
Adrian Wootton che racconta il rapporto col cinema di Graham Greene
e intervista Angela Allen, unico testimone vivente
del set di The Third Man; la Giornata dedicata a
Giorgio Scerbanenco giornalista, realizzata
insieme al Master in Giornalismo IULM; il premio alla carriera a un
maestro anche del noir come Bertrand Tavernier; le
ormai tradizionali “Pillole in Luce” che quest’anno hanno per tema
le grandi (e piccole) rapine; una mostra organizzata in
collaborazione con Astorina su un altro importante protagonista del
fumetto, questa volta tutto italiano, che si aggirerà per villa
Olmo nei giorni comaschi di festival: Diabolik, il
personaggio nato dalla penna delle sorelle Giussani, di cui vestirà
i panni Luca Marinelli nel nuovo film dei Manetti bros., in uscita
nel 2020.
Infine la collaborazione con AGICI
(Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti) che
per il secondo anno sceglie il nostro festival come partner di
riferimento e quest’anno organizza a Como, dal 6 all’8 dicembre, il
suo evento nazionale MICI19 dedicato alla produzione audiovisiva di
genere e alle prospettive di internazionalizzazione
transfrontaliera con la collaborazione della Ticino Film
Commission.
Reso possibile dal sostegno della
Direzione Generale Cinema del MiBACT, dalla coproduzione con
l’Università IULM di Milano, dall’impegno di Istituto Luce –
Cinecittà, SIAE e Associazione Amici di Como, dalla collaborazione
con il Comune di Como, il Noir in Festival conferma anche questa
volta la vitalità di un genere che è ormai indiscusso punto di
riferimento del nostro tempo.
Come ufficializzato nei mesi scorsi,
Spider-Man rimarrà
nell’Universo Cinematografico Marvel grazie al nuovo accordo
siglato da Sony e Marvel Studios dopo in estate era
stata confermata la rottura del contratto di co-produzione; dunque
il personaggio sarà protagonista di un terzo capitolo standalone
(uscita prevista il 16 luglio 2021) e comparirà in un altro
cinecomic del franchise.
Ma quali sono le previsioni per il
futuro dell’arrampicamuri? Ecco qualche idea:
1Morirà in Avengers 5
Al
momento non abbiamo né un annuncio né una data di uscita ufficiali
per l’ipotetico quinto film degli Avengers, anche se Kevin Feige ha affermato di avere un’idea ben
chiara di quale sarà la line-up di supereroi da schierare. Alcuni
sostengono che la trama del film si baserà sui fumetti di
“Secret Wars“, e questo significherebbe raccontare
la morte di Spider-Man…
Se escludiamo dalla lista Nick Fury,
Iron
Man è il personaggio ad aver ottenuto più presenze
nell’universo cinematografico Marvel (dieci, per l’esattezza),
contanto la sua trilogia solista e il suo ruolo nei film corali
come Avengers:
Endgame. L’ultimo capitolo del franchise a lui dedicato
risale al 2013, anno di uscita di Iron Man 3, e secondo quanto
rivelato da Christopher Markus e Stephen
McFeely (sceneggiatori di Infinity War e molti
altri), c’è una ragione dietro la scelta dello studio di non
realizzare il quarto episodio.
“Che ti piacciano o meno tutti i
24 film, il capitale che la Marvel ha costruito gli ha permesso di
fare cose come mettere un procione e un albero in un cinecomic,
giusto? Con qualsiasi altro studio, il pubblico avrebbe già avuto
il suo Iron Man 4. Ma hanno deciso di non farlo per correre il
rischio e provare cose nuove, come puntare un seme nel terreno e
vedere come sarebbe andata a finire togliendo i personaggi dal
tavolo. Per noi è una scelta audace, ed egoisticamente è stato
davvero fantastico per noi“.
“Ogni storia ha bisogno di una
fine, perché altrimenti perde significato“, hanno continuato
Markus e McFeely nell’intervista con Vanity Fair. “La fine è
ciò che cementa tutto, e questo significa togliere le persone dal
tabellone, finire i loro archi. Se Tony fosse uscito vivo da
Endgame, con Iron Man 4 che lo aspettava, forse sarebbe stato di
troppo…“.
Iron Man è tornato
per l’ultima volta sullo schermo in Avengers:
Endgame, film che Disney e Marvel Studios
lanceranno ufficialmente alla prossima campagna per gli Oscar
(proprio come fatto lo scorso anno con Black Panther).
Vero evento del decennio, il
cinecomic è riuscito in un’impresa che sembrava impossibile:
ricapitolare un discorso narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man
riunendo sul grande schermo tutti i personaggi del Marvel Universe.
Gli incassi hanno premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Dopo il lungo e sentito endorsement
di Michael Moore e il
complimenti di Martin Scorsese, un
altro grande autore del cinema americano ha espresso il suo
giudizio positivo su Joker,
cinecomic campione di incassi e vincitore del Leone d’oro a
Venezia. Stavolta le lodi arrivano da Michael
Mann, che in una lettera (riportata da Indiewire)
scrive:
“Amo questo film. Penso che sia
brillante e non solo il miglior film di Todd
[Phillips], ma anche entusiasmante perché si trova su una
frontiera. Ed è qui che di solito succedono cose molto buone. La
sceneggiatura di Todd e Scott [Silver] ha quella rilevanza che si
verifica quando il lavoro è autentico e non derivativo. Ho trovato
Arthur Fleck, il clown, allo stesso tempo inquietante e commovente
[…]
[…] È sia un bambino vittima
che un perpetratore adulto. Entrambi sono veri, come nel caso della
maggior parte degli schizofrenici. E il fatto che entrambi siano
veri è qualcosa di scomodo. Ci troviamo in uno stato di fuga. È per
questo che Arthur e l’impatto del film sono così fortemente legati
alla memoria. Costruire tutto questo e avere un impatto così
potente è un risultato difficile. Congratulazioni, Todd!“.
Joker
diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin Phoenix, Zazie
Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais ed è
arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e
racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione
nel criminale che tutti conosciamo.
Da sempre solo in mezzo alla folla,
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda
su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre
che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in
un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in
definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata
dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
“Ho amato il Joker di The Dark
Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide
Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack
Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei
possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del
crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro.
“Negli Stati Uniti, i fumetti
sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni
dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in
futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla
vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha
commentato il regista nell’intervista con Variety.
Archiviato l’incredibile successo al
botteghino di Deadpool, la
Fox ha subito iniziato i lavori per il sequel e, contrariamente
alle aspettative, il regista Tim Miller si
chiamato fuori dal progetto lasciando il franchise. Le ragioni di
questa scelta sono state rivelate da Miller stesso in una recente
intervista, e quanto pare sarebbero da attribuire al controllo
creativo del protagonista Ryan
Reynolds.
“Era diventato chiaro che Ryan
[Reynolds] voleva avere il pieno controllo del franchise. Puoi
lavorare in quel modo come regista, anche abbastanza bene, ma io
non posso. Non mi dispiace avere un dibattito, ma se non riesco a
vincere, non voglio giocare. E non credo che tu possa negoziare
ogni decisione creativa, ce ne sono troppe da prendere. Siccome
Ryan è il volto del franchise, ed è stato di gran lunga il
componente più importante di questo, se decide di controllarlo,
allora lo controllerà.“
“Sono sempre stato
bravo a lasciar perdere” ha proseguito Miller, menzionando
l’esperienza avuta sul set di Terminator,
“Sono una persona premurosa, ma quando arrivo al punto di dover
prendere una decisione sono molto bravo a lasciarmi tutto alle
spalle. Ricordo ancora quella riunione alla Fox in cui tutto è
apparso evidente e ho detto: “Ho capito. Me ne vado, così voi
potrete fare ciò di cui c’è bisogno”.
In verità, non è mai stato un
segreto che Ryan Reynolds abbia avuto un ruolo pratico nel rendere
Merc the Mouth un pilastro Marvel sin dalla sua prima
apparizione in X-Men Origins: Wolverine. Ha contribuito a produrre
Deadpool ed è stato sia produttore che co-sceneggiatore di Deadpool
2. E Ryan Reynolds è anche attivo dietro le quinte aiutando a far
decollare Deadpool 3. Dire che il franchising è un progetto
di passione sarebbe un eufemismo.
Vi ricordiamo che Deadpool
continuerà il suo viaggio cinematografico insieme ai Marvel Studios
(dopo la recente fusione tra Disney e Fox), e secondo quanto
riportato dal sito HN Entertainment, il team di produzione sarebbe
già al lavoro su Deadpool 3, terzo
capitolo del franchise.
Questo perché la casa di Topolino ha
appena presentato una nuova divisione della società chiamata Finger
Gun Productions LLC, e diverse fonti sostengono che il nome possa
riferirsi proprio alle prossime avventure di Wade Wilson. Sarà
davvero così? Dobbiamo aspettarci un annuncio ufficiale nei
prossimi giorni?
A confermare l’ingresso dell’eroe
nel MCU era stato Alan Horn, presidente di Walt
Disney Studios, durante il CinemaCon di Las Vegas, rassicurando il
pubblico accorso al panel che presto arriverà un altro titolo della
serie di film con Ryan
Reynolds.
George Lucas non ha
mai nascosto la sua delusione nei confronti del corso della nuova
trilogia di Star
Wars inaugurata da Il Risveglio della
Forza, capitolo diretto da J.J. Abrams, e di
recente era stata la presidente della Lucasfilm Kathleen
Kennedy a commentare le
critiche dell’amico e collaboratore di lunga data. Anche il
regista, tornato dietro la macchina da presa di Episodio IX:
L’Ascesa di Skywalker, ha voluto dire la sua in
merito in un’intervista con il Rolling Stone manifestando stima e
comprensione nei confronti di Lucas:
“Provo solo gratitudine per
George. Probabilmente è una cosa complicata per lui. Decidere che
venderai questa cosa che hai creato, che era il tuo bambino, a
chiunque…deve essere più complicato che firmare un assegno e
sorriderne. Ma è stato incredibilmente gentile e super
generoso.“
Abrams ha poi continuato: “È
venuto da me, e ci siamo incontrati quando abbiamo iniziato a
lavorare sul nuovo film parlando di tonnellate di idee e storie
diverse, perché volevamo sentire da lui ciò che era importante. E
non abbiamo fatto altro che cercare di aderire ad alcuni aspetti
fondamentali della storia. Non è stata una cosa difficile da
provare e da fare. E ancora, è stato davvero gentile. Quindi sono
solo grato. Vorrei che Il Risveglio della Forza
fosse il suo film preferito di tutti i tempi? Sì, volevo solo fare
bene per lui.“
“Credo sia stato difficile per
George, all’inizio, e che in qualche modo avesse capito quanto
sarebbe stato difficile” aveva dichiarato la
Kennedy. “J.J. Abrams [il regista di Episodio
VII] venne da noi con tanto entusiasmo e riverenza nei confronti di
Star Wars e George, e all’epoca doveva trovare ciò che nella storia
poteva essere personale per lui. Ha dovuto farlo suo. Ogni regista
che entra in un film deve creare qualcosa di proprio, trovarsi
all’interno della narrazione. E poi questa scoperta diventerà un
punto di vista diverso. E penso che sia tutto ciò a cui George ha
reagito male.“
L’ultimo capitolo della nuova
trilogia, Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, è stato diretto da J.J.
Abrams e arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Insieme ai film su Batman, Blade e
gli X-Men, la trilogia di Spider-Man di
Sam Raimi è forse il primo vero esempio di
franchise di successo tratto da fumetti che anticipava l’era dei
Marvel Studios. Senza quei
cinecomic non avremmo mai avuto la capacità di capire a fondo
l’universo cinematografico Marvel, perché hanno davvero impostato
il modello per le storie sull’origine dei supereroi.
Ecco di seguito 10 cose che forse non sapevate sulla
trilogia:
1Tobey Maguire non aveva mai letto i
fumetti prima di essere scelto come protagonista
Lo
stesso Tobey Maguire ha ammesso che prima di
firmare il contratto per la trilogia non aveva mai letto un fumetto
di Spider-Man in vita sua. Ciò che lo spinse ad accettare non fu
quindi il materiale di partenza, ma la sceneggiatura di Sam Raimi e
il lavoro drammatico che avrebbe dovuto affrontare.
A meno di un mese dall’arrivo nelle
sale di Star Wars: L’Ascesa
di Skywalker, la lucasfilm ha voluto omaggiare i
fan dell’universo di Guerre Stellari diffondendo uno speciale e
commovente video che celebra i quarant’anni della saga
ripercorrendo tutti i momenti più importanti dall’uscita di Una
nuova speranza ad oggi.
Con Episodio IX infatti si
conclude un ciclo durato tre trilogie e nove appassionanti capitoli
in cui abbiamo assistito al racconto epico di una famiglia tra
tradimenti, avventure, battaglie e riconciliazioni e che è riuscito
a influenzare non soltanto la cultura pop come pochi altri
franchise nella storia, ma anche la vita di milioni di persone.
Come spiegato dal regista
J.J. Abrams, il film spingerà le barriere della
narrazione fuori dal quadro, dove la scrittura non è mai arrivati
prima e l’approccio è stato quello di un bambino entusiasta
rimettersi in gioco, senza sottovalutare la responsabilità di un
compito così importante, nel suo caso maggiore perché torna dopo la
pausa di Episodio VIII affidato
a Rian Johnson.
Qui sotto potete dare uno sguardo alla featurette.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova
trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star
Wars: Il Risveglio della Forza. “Tutti noi amiamo
disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams
– Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli
Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra
attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica.
Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo
trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia
in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato
insieme per Episodio VII.”
Dopo aver dato uno sguardo alle
versioni alternative
di Doctor Strange in Infinity War, ecco arrivare online
alcuni concept inediti di Avengers:
Endgame in cui vediamo i look originariamente
pensati per due personaggi chiave del film, ovvero Vedova
Nera e Occhio di Falco, in particolare
per i momenti ambientati dopo il ritorno post-schiocco a cinque
anni dalla Decimazione di Thanos.
Nelle immagini che trovate qui sotto
ci sono varie idee di sviluppo sul costume di Ronin, l’identità
assunta da Clint Barton nei cinque anni che trascorrono dalla morte
della sua famiglia al ritorno nei Vendicatori, e su quello di
Natasha Romanoff, molto più interessante e complesso di quello
ottenuto nel film, con tanto di maschera e cappuccio che
suggeriscono una potenziale trasformazione in Ronin al
femminile.
“Tante donne del team Marvel ci hanno pregato di non
uccidere Occhio di Falco, di non strappare anche
lui dalla vita di Natasha. Sicuramente avremmo avuto una
conversazione molto diversa se Clint l’avesse messa da
parte.“, hanno spiegato di recente i
due sceneggiatori parlando della scena della morte di su
Vormir.
“E’ come se Natasha salti sulla
granata. Siamo davvero orgogliosi di quel momento. Non abbiamo
rimpianti. L’unico rammarico è che non arrivi alla fine del secondo
atto e che non abbiamo potuto contemplare il suo lutto perché
avevamo un’altra ora di film da gestire…Purtroppo questo è il
rovescio della medaglia“.
Film evento del decennio,
Avengers: Endgame è riuscito in
un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man riunendo sul grande schermo
tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato
lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Celebre “Scream Queen” del cinema,
Jamie Lee Curtis è diventata una vera e propria
icona grazie al film Halloween, affermandosi poi anche
come attrice drammatica e comica, dimostrando di saper spaziare tra
i generi. Negli anni ha così ricoperto una grande varietà di ruoli,
ricevendo in più occasioni l’apprezzamento di critica e pubblico.
L’attrice non ha tuttavia dimenticato le proprie origini, tornando
più volte a confrontarsi con il genere che l’ha resa celebre:
l’horror.
Ecco 10 cose che non sai su
Jamie Lee Curtis.
Jamie Lee Curtis: i suoi film
1. Ha esordito al cinema con
un famoso film horror. L’attrice debutta sul grande
schermo nel 1978 con il celebre film Halloween, dove
interpreta la protagonista. Grazie al successo del film, la Curtis
recita poi in numerose pellicole horror come Fog
(1980), Non entrate in quella casa (1980) e
Il signore della morte (1981), per poi approdare alla
commedia con Una poltrona per due (1983). Successivamente
recita in celebri film come Terrore in sala (1985), Un
pesce di nome Wanda (1988), Blue Steel – Bersaglio
mortale (1990), Papà, ho trovato un amico (1991),
True Lies (1994), Halloween – 20 anni dopo
(1998), Il sarto di Panama (2001), Halloween – La
resurrezione (2002), Quel pazzo venerdì (2003),
Beverly Hills Chihuahua (2008), Veronica Mars – Il
film (2014), per poi riprendere il ruolo di Laurie Strode nel
film Halloween
(2018). Nel 2019 è tra i protagonisti del film Cena con delitto
– Knives Out.
2. Ha recitato in
televisione. Nel corso della sua carriera l’attrice recita
in alcuni episodi di celebri serie TV come Colombo (1977),
Operazione sottoveste (1977-1978), Charlie’s
Angels (1978), Anything but Love (1989-1992), New
Girl (2012-2015) e Scream Queens (2015-2016), nel
ruolo di Cathy Munsh.
3. Ha ricoperto il ruolo di
produttrice. L’attrice ha indissolubilmente legato la
propria carriera alla saga di Halloween, ricoprendo anche il ruolo
di produttrice per la nuova trilogia in lavorazione, composta da
Halloween (2018), Halloween Kills (2020) e
Halloween Ends (2021).
Jamie Lee Curtis ha un marito e dei
figli
4. È sposata con l’uomo dei
suoi sogni. Dopo averlo visto recitare nel film This
Is Spinal Tap, l’attrice si innamorò perdutamente dell’attore
Christopher Guest. Secondo alcune fonti, la Curtis
disse più volte che avrebbe tanto desiderato sposarlo, facendolo
poi effettivamente nel dicembre del 1984. La coppia non ha avuto
figli propri, ma nel 1986 ha adottato due bambini, di nome Annie e
Thomas.
Jamie Lee Curtis in Una poltrona
per due
5. Il film segno un salto di
carriera per l’attrice. Fino al 1983 la Curtis era apparsa
soltanto in film di genere horror. Il regista John
Landis la scelse quindi per il suo primo ruolo comico nel
film Una poltrona per due, dove interpreta la prostituta
dal cuore d’oro di nome Ophelia. Per l’attrice, ritrovatasi a
recitare accanto ad Eddie
Murphy e Dan Aykroyd, fu l’occasione
per compiere un vero e proprio salto di carriera.
Jamie Lee Curtis in True Lies
6. Ha avuto modo di
dimostrare la sua sensualità. Nel film True Lies,
diretto da James Cameron con Arnold
Schwarzenegger, l’attrice dà vita ad un inaspettato
spogliarello, con cui dimostra di essere dotata di una grande
sensualità e di un fisico particolarmente curato e attraente, dalle
forme ben diverse da quelle classiche delle star hollywoodiane.
Jamie Lee Curtis in Halloween
7. Era convinta l’avrebbero
licenziata. Dopo il primo giorno di riprese del film
Halloween, l’attrice era così insoddisfatta della sua
performance che era sicura sarebbe stata licenziata e sostituita.
Quando ricevette la chiamata del regista John
Carpenter, l’attrice si vide invece sommersa di
congratulazioni da parte del regista, particolarmente soddisfatto
del suo lavoro.
8. Jake Gyllenhaal l’ha
convinta a riprendere il ruolo. L’attrice è la madrina
dell’attore Jake
Gyllenhaal, il quale ha personalmente convinto la
Curtis a riprendere il ruolo di Laurie Strode nel film sequel del
2018.
Jamie Lee Curtis: ha una madre
celebre
9. Anche sua madre è celebre
per un ruolo horror. La Curtis è la figlia dell’attrice
Janet Leigh, divenuta celebre per il ruolo di
Marion Crane nel film del 1960 Psycho,
diretto da Alfred Hitchcock, per il quale fu anche
nominata come miglior attrice non protagonista ai premi Oscar.
Jamie Lee Curtis età e altezza
10. Jamie Lee Curtis è nata
a LosAngeles, in California, Stati
Uniti, il 22 novembre 1958. L’altezza complessiva dell’attrice è di
170 centimetri.
Frida. Viva la vida il docu-film dedicato alla rivoluzionaria
artista messicana presentato oggi al 37° Torino Film
Festival – Sezione Festa Mobile e nelle sale italiane solo
il 25, 26 e 27 novembre.
A condurre lo spettatore alla
scoperta dei due volti della pittrice, seguendo un fil rouge
costituito dalle lettere, i diari e le confessioni private di
Frida, l’attrice e regista Asia Argento.
FRIDA. VIVA LA VIDA: trailer
Frida Kahlo è l’artista che più di
ogni altra è riuscita a costruire una potente autobiografia
per immagini, capace di raccontare con intensità la sua
storia: il dolore fisico, il dramma dell’amore tradito e degli
aborti, l’impegno politico. Frida è diventata, dopo la sua morte,
un’icona pop in grado di raccogliere centinaia di migliaia di
visitatori nelle mostre a lei dedicate e di ispirare libri,
fumetti, canzoni, film e persino sfilate di moda.
Ma chi era davvero Frida? E quanta
energia e vitalità sprigionano le sue tele anche quando raccontano
il dolore e la sofferenza?
FRIDA. VIVA LA
VIDA, il docu-film diretto da Giovanni
Troilo, prodotto da Ballandi
Arts e Nexo Digital, in
collaborazione con Sky Arte, propone un viaggio in
sei capitoli alla ricerca di Frida, nel cuore del Messico, tra
cactus, scimmie, cervi e pappagalli, alternando interviste
esclusive, documenti d’epoca, ricostruzioni suggestive e
opere della stessa Kahlo, tra cui gli autoritratti
più celebri (da quello con Diego Rivera del 1931 alle Due
Frida del 1939, da La colonna spezzata del 1944 al
Cervo ferito del 1946).
FRIDA. VIVA LA VIDA, la trama
Il film documentario mette in luce
le due anime di Frida Kahlo (1907-1954): da una parte l’icona,
simbolo del femminismo contemporaneo, dall’altra l’artista libera
nonostante le costrizioni di un corpo martoriato. Colpita dalla
poliomielite a sei anni e vittima di un incidente stradale che la
lascerà invalida a diciotto, Frida convisse sempre con dolori
atroci che la perseguitarono fino alla morte. Ciononostante, grazie
alla sua pittura ma anche ai suoi scritti, al suo modo di vestire,
al suo stile inconfondibile, nel corso degli anni la Kahlo è
diventata un modello di riferimento capace di influenzare artisti,
musicisti, stilisti. La sua importanza ha superato perfino la sua
grandezza grazie all’intensità e la determinazione con cui ha
affrontato una vita segnata dalla sofferenza. Il dolore, pur
essendo materia essenziale del suo lavoro, non basta infatti a
spiegare le ragioni di un’affermazione tanto estesa e unanime:
nelle opere di Frida c’è un legame perenne anche con la forza
interiore e l’amore, con l’energia vitale della sua terra e dei
suoi colori.
Sarà l’attrice e regista
Asia Argento a condurre lo spettatore alla
scoperta dei due volti della pittrice, seguendo un fil
rouge costituito dalle parole della stessa Frida: lettere,
diari e confessioni private. Lo spettatore scoprirà come l’opera
della pittrice affondi le sue radici nella pittura tradizionale
dell’800, nei retablos messicani, oltre che nell’arte e
nell’impegno di uomini del suo tempo, dal compagno di una vita,
Diego Rivera, a Trotsky. Del resto, dopo la rivoluzione del 1910,
il Messico aveva provato a riscoprire le proprie origini attraverso
l’iconografia pre-colombiana in cui anche Frida esplorò l’identità
degli opposti: dolore e piacere, tenebre e luce, luna e sole, la
vita nella morte e la morte nella vita. Ripercorrere la vita di
Frida Kahlo significherà così cercare il punto di contatto tra la
sofferenza delle vicende biografiche e l’amore incondizionato per
l’arte.
Nel documentario sarà possibile
vedere per la prima volta fotografie, vestiti e altri oggetti
personali di Frida conservati negli archivi del Museo Frida Kahlo
normalmente non accessibili al pubblico, oltre alle stampe
originali delle fotografie scattate da Graciela Iturbide durante
l’apertura del bagno di Frida nel 2004.
Ci saranno poi le testimonianze e
gli interventi di esperti e artisti: Hilda Trujillo, che dal 2002
dirige il Museo Frida Kahlo, uno dei tre musei più visitati di
Città del Messico che sorge nella Casa Azul che fu dimora della
pittrice, e il Museo Anahuacalli; la fotografa messicana Graciela
Iturbide; il muratore e operaio Alfredo Vilchis, divenuto artista
quasi per caso dipingendo miniature; la fotografa Cristina Kahlo,
pronipote di Frida; l’insegnate d’arte del Wellesley College e
curatore aggiunto di arte latinoamericana al Davis Museum James
Oles; Carlos Phillips, amministratore delegato del Museo Frida
Kahlo, dell’Anahuacalli di Diego Rivera e del Museo Dolores Olmedo;
la ballerina Laura Vargas.
Sette anni fa The Dark Knight
Rises (in Italia tradotto con Il ritorno del
cavaliere oscuro) chiudeva in gran stile la trilogia su Batman
di Christopher Nolan iniziata con Batman
Begins e proseguita con Il cavaliere
oscuro, cambiando per sempre il modo di approcciare il
genere.
Ecco di seguito 10 cose che, forse, non sapevate sul dietro le
quinte dei tre film:
1Joker doveva apparire nel capitolo
finale della trilogia
La
tragica morte di Heath Ledger ha completamente
scombinato i piani originali della Warner Bros, che inizialmente
aveva previsto il ritorno del Joker anche nel
terzo e conclusivo capitolo della trilogia, continuando a
raccontare la sua storia mentre Bane saliva al potere.
Todd Phillips è
tornato a commentare la notizia sul presunto
sequel di Joker e sul suo
ritorno dietro la macchina da presa insieme a Joaquin
Phoenix, protagonista del film campione di incassi al
box office e vincitore del Leone d’oro alla recente Mostra di
Venezia.
Negli ultimi giorni infatti,
diverse testate americane come Deadline, Hollywood Reporter e
Variety sembravano aver confermato l’avvio del progetto al quale
avrebbe lavorato il regista e che Phillips, in seno alla Warner
Bros., avrebbe firmato un altro titolo legato all’universo dei
fumetti DC, opzionando i diritti di un personaggio.
La smentita è arrivata
poche ore dopo, spiegando che “non c’è stata alcuna seria
discussione in merito. Non c’é nessun accordo con Joaquin e non c’è
neanche un accordo con me e lo sceneggiatore.”
Queste invece le parole del regista in una chiacchierata con
Indiewire:
“Ecco la vera verità sul
sequel. Io Joaquin e ne abbiamo parlato, mentre giravamo per il
mondo con i dirigenti della Warner Bros tra Toronto, Venezia e
altre città, e ovviamente ci siamo seduti a cena chiedendoci se
avessimo pensato a qualcosa…Ma per quanto riguarda i contratti, non
c’è niente di concreto per noi nemmeno per scrivere il sequel, e
non hanno nemmeno contattato Joaquin per essere nel film. Accadrà?
Ancora una volta, penso che l’articolo sia stato nel migliore dei
casi anticipatorio.“
Joker
diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin Phoenix, Zazie
Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais ed è
arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e
racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione
nel criminale che tutti conosciamo.
Da sempre solo in mezzo alla folla,
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda
su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre
che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in
un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in
definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata
dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
“Ho amato il Joker di The Dark
Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide
Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack
Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei
possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del
crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro.
“Negli Stati Uniti, i fumetti
sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni
dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in
futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla
vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha
commentato il regista nell’intervista con Variety.
Inserita nei contenuti extra del
cofanetto Infinity Saga Collector’s Edition (edizione speciale che
festeggia i primi undici anni di universo cinematografico Marvel), una scena inedita e
tagliata da Avengers:
Infinity War ci mostra uno scambio emozionante
tra Vedova Nera e Hulk, i due
personaggi che avevamo lasciato alla fine di Age of Ultron
innamorati e costretti a separarsi.
Natasha Romanoff e Bruce Banner si
ritrovano infatti nel Wakanda in questa sequenza relativa alla
versione originale del film in cui avremmo assistito al “risveglio”
del gigante di giada e alla distruzione della Hulkbuster durante il
combattimento con Cull Obsidian.
Tempo fa gli sceneggiatori di
Infinity War e Endgame
Christopher Markus e Stephen McFeely avevano spiegato che rientrava
nei loro obiettivi affrontare la storia d’amore irrisolta tra
Natasha e Bruce, solo apostrofata grazie ad un piccolo gioco di
sguardi e parole per favorire la narrazione collettiva di tutti gli
altri supereroi e il viaggio esistenziale di Thanos.
Film evento del decennio,
Avengers: Endgame è riuscito in
un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man riunendo sul grande schermo
tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato
lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Le possibilità di vedere al cinema
un sequel di Hobbs &
Shaw, primo spin-off del franchise di Fast &
Furious con protagonisti Dwayne “The Rock”
Johnson e Jason
Statham sono molte, e a quanto pare la Universal
potrebbe essere già al lavoro sulla seconda avventura dei due
agenti segreti come dichiarato dal produttore Hiram Garcia.
Ovviamente lo studio è estremamente
soddisfatto dalle prestazioni del blockbuster al box office, capace
di incassare 758 milioni di dollari in tutto il mondo diventando
l’ottavo film di maggior incasso del 2019, e come spiegato da
Garcia, le conversazioni sul sequel sono in corso da tempo.
“Ne stiamo parlando, perché
siamo rimasti così contenti di come è andato al botteghino. Lo
studio era davvero felice e ci sono state tante conversazioni
riguardanti le future direzioni di trama per i personaggi.
Ovviamente ora la priorità è Fast & Furious 9, che sta per uscire
nelle sale, e sono sicuro che otterrà grandi numeri“.
Diretto da David
Leitch (Deadpool 2) e scritto da Chris Morgan, il
film ha visto protagonisti insieme a Johnson e Statham anche
le new entry Vanessa Kirby e Idris
Elba.
Dopo otto film che hanno
incassato quasi 5 miliardi di dollari in tutto il mondo, la serie
cinematografica Fast & Furious presenta ora
il suo primo film che non è un capitolo della stessa, ma una nuova
storia indipendente con Dwayne
Johnson e Jason Statham che tornano nei
loro ruoli di Luke Hobbs e Deckard Shaw in Fast
& Furious – Hobbs & Shaw.
Da quando il corpulento
veterano del dipartimento di polizia Hobbs (Johnson), fedele agente
del Diplomatic Security Service americano, e il fuorilegge Shaw
(Statham), ex membro delle forze speciali britanniche, si sono
affrontati per la prima volta nel film Fast & Furious
7 del 2015, i due si sono scambiati battute e non si sono
risparmiati colpi bassi nel tentativo di annientarsi a vicenda.
Ma quando l’anarchico
Brixton (Idris Elba), cyber-geneticamente potenziato,
ottiene il controllo di una insidiosa arma biologica che potrebbe
modificare per sempre l’umanità – e riesce a surclassare una
brillante e indomita agente del MI6 (Vanessa
Kirby della serie TV The Crown), che
oltretutto è la sorella di Shaw – questi due nemici giurati saranno
costretti ad allearsi per annientare l’unico cattivo che potrebbe
essere ancor più cattivo di loro.
Come apice narrativo delle prime tre
fasi dell’universo cinematografico Marvel e del percorso dei sei
Vendicatori originali, Avengers:
Endgame ha messo il punto sul destino dei
personaggi riservando a due di loro un triste epilogo (Iron Man e
Vedova Nera), e agli altri la speranza di un futuro ancora da
scrivere. Captain America sceglie il “pensionamento”, e
Thor la speranza di una nuova vita, e a quanto
pare è sempre stato nei piani dei due sceneggiatori riservare un
trattamento diverso per l’eroe interpretato da Chris
Hemsworth.
Intervistati da Vanity Fair,
Christopher Markus e Stephen McFeely hanno dichiarato che sarebbe
stato troppo facile chiudere il film con un classico e drammatico
“bagno di sangue”, ma che si è preferito lasciare uno spiraglio di
ottimismo grazie alla sopravvivenza di Hulk, Occhio di Falco e,
appunto, Thor:
“Quando abbiamo scritto Endgame
non sapevamo ancora che Thor sarebbe tornato in un quarto capitolo
del suo franchise [Love and Thunder], ma sapevamo
che questo personaggio aveva sacrificato e perso tantissimo. Non
sarebbe stato bello ucciderlo nel finale, così sì è deciso di
renderlo ragionevolmente contento di se stesso e del suo peso
attuale.“
Di tutti i membri del team,
l’asgardiano è quello che ha subito i cambiamenti più radicali sia
in termini di estetica che di carattere. Dall’essere un erede al
trono infantile si è trasformato in un eroe degno di impugnare il
Mjolnir, ha affrontato Thanos e sconfitto i suoi demoni interiori,
e per far sì che il suo arco fosse soddisfacente, per Markus e
McFeely era necessario “uscire” indenne dalla battaglia di
Endgame:
“Alcune persone che avrebbe
dovuto perdere peso, ma quello è stato uno di quei momenti per
riflettere su quanta paura avesse Thor. Ed è giusto aver chiuso con
lui ancora grasso. C’è una gioia nel lasciarlo andare senza meta
verso le estremità dell’universo.“
Un anno dopo la folle corsa agli
Oscar di Black Panther (il
primo cinecomic della storia ad essere candidato nella categoria
Miglior Film capace di conquistare ben tre statuette) Disney e
Marvel Studios lanciano ufficialmente la campagna a sostegno di
Avengers:
Endgame.
Film evento del decennio, è riuscito
in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man riunendo sul grande schermo
tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato
lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Arriva ancora una volta da Matt
Reeves la conferma del casting di un altro attore per The Batman, il
film che riavvierà le avventure del crociato di Gotham al cinema
con Robert Pattinson nei panni di Bruce
Wayne: secondo il tweet del regista infatti, John
Turturro sarà il volto del boss mafioso Carmine
Falcone.
Introdotto nei fumetti nel corso
della trama di Batman: Anno Uno del 1987,
questo personaggio si presenta come un potente criminale
soprannominato “The Roman”, con cui il vigilante di Gotham avrà a
che fare durante i primi anni della sua carriera da protettore
della città. Il ruolo di Falcone diventa particolarmente importante
in Batman: The Long Halloween, dove vede
assassinati i membri della sua famiglia da un serial killer di nome
Holiday.
Al cinema è stato già adattato in
Batman Begins e interpretato da Tom Wilkinson, e nella
serie Gotham grazie all’attore John Doman, oltre ad essere
apparso nelle serie animate Batman: Year One, Justice League Action e in vari
videogiochi.
Come riportato negli ultimi giorni,
Andy Serkis sarà Alfred e Colin
Farrell sarebbe in trattative per interpretare Oswald
Chesterfield aka Pinguino in The Batman.
Se arriverà la firma decisiva, l’attore raggiungerà nel cast
Zoe Kravitz (la nuova Catwoman dell’universo DC),
Jeffrey Wright (commissario Jim Gordon) e
Paul Dano (Enigmista).
HN Entertainment ha suggerito che le
riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di
Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di
Batman v Superman: Dawn of
Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel
Wonder Woman 1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già
fissata al 25 giugno 2021.
“The Batman esplorerà un caso di
detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone
iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere
nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il
mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di
Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.
Nasce dalla collaborazione
tra Circuito Cinema
Genova e IIT – Istituto Italiano di
Tecnologia la rassegna
cinematografica C’è Tanta Scienza In
Fondo. Sei appuntamenti
tra cinema e scienza sostenuti
dal MIBACT – Direzione Generale
CINEMAeAUDIOVISIVO, Coop
Liguria e con la collaborazione
dell’Università di Studi di Genova.
La rassegna, qui alla sua prima
edizione dopo un esperimento pilota nel genovese, si propone di
esplorare quattro grandi temi della ricerca
scientifica, Computational
Sciences, Lifetech, Nano
Materials e Robotics, attraverso le parole
degli scienziati dell’ IIT e le immagini della rassegna
cinematografica studiata da Circuito Cinema Genova, lungo un
percorso itinerante tra Genova (Cinema Sivori), Milano (Anteo
Palazzo del Cinema) e Roma (Cinema Quattro Fontane).
La volontà è quella di svelare al
pubblico le scoperte e
gli ambiti di studio dell’IIT, che
quotidianamente affronta importanti sfide per trovare soluzioni e
strategie scientifiche che possano migliorare la qualità della vita
attraverso azioni migliorative nell’ambito medico,
tecnico-lavorativo e ambientale.
Sarà lo
scienziato Alessio Del Bue, ricercatore
nell’ambito dell’intelligenza artificiale e della Computer
Vision, a introdurre martedì 26 novembre a
Genova Do you trust this
computer? l’opera di Chris
Paine che esplora il modo in cui l’Intelligenza
Artificiale, ben anticipata dalla fantascienza, stia iniziando a
ridefinire la nostra relazione di fiducia con i computer. Quanto
velocemente sta accelerando questa tecnologia e che promesse ci dà?
Può davvero costituire una “minaccia esistenziale”? E soprattutto,
saremo in grado di controllare ciò che abbiamo creato?
Si continuerà
con Oceani, il mistero della plastica
scomparsa, il film di Vincent
Perazio che ci mette davanti a un’angosciante
consapevolezza: solo l’1% della plastica che fluttua negli oceani
raggiunge le coste o rimane intrappolata nei ghiacci artici. Cosa
succede al restante 99%? Se ne sa ancora troppo poco, ma questa
sorta di buco nero lascia intravedere un dramma ecologico. Non
essendo biodegradabile la plastica non scompare, si rompe in
microparticelle tossiche che stanno dando vita a un nuovo
ecosistema: la plastisfera. A discuterne con gli spettatori,
rispettivamente a Milano lunedì 2 dicembre, a Genova
il 3 dicembre e Roma il 9 dicembre,
gli scienziati dell’IIT Giacomo
Tedeschi, Giulia
Saurato e Marco Contardi, tutti
e tre impegnati nell’ambito delle smart
materials, materiali intelligenti nati in laboratorio
come le bioplastiche 100% biodegradabili realizzate a partire dagli
scarti della lavorazione vegetale o la spugna che grazie alle
nanotecnologie è in grado di separare l’olio dall’acqua
selettivamente e potrebbe essere utilizzata nei casi di sversamenti
di petrolio in mare.
Per gli altri due appuntamenti a
Genova, Enrico Mingo, tra i ricercatori del
team del robot Centuro, un robot,
ispirato come forma alla figura della mitologia greca, costruito
per supportare l’uomo in situazioni d’emergenza e in ambienti
ostili, il 10
dicembre introdurrà Alita – l’angelo
della battaglia, il film di Robert
Rodriguez, storia di un cyborg senza alcun ricordo della
sua vita precedente, fatta eccezione per l’incredibile
addestramento nelle arti marziali memorizzato dal suo corpo, che
finisce col diventare una spietata cacciatrice di taglie, sulle
tracce dei peggiori criminali del mondo. Mentre il 17
dicembre il pubblico incontrerà Daniele
Pucci, tra i ricercatori che lavorano su iCub, il robot
umanoide con le sembianze di un bambino creato in IIT e diffuso in
tutto il mondo con 40 esemplari. iCub, grazie ai sensori con i
quali è equipaggiato, è in grado di vedere l’ambiente che lo
circonda, riconoscere oggetti e persone ed imparare
dall’esperienza. Il ricercatore introdurrà la visione
di Ad Astra, ultima fatica
di Games Grey, presentato alla scorsa
edizione della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia, con Brad
Pitt nei panni di un’astronauta in viaggio fino all’estremo
limite del sistema solare per trovare suo padre, da tempo disperso,
per cercare di svelare un mistero che minaccia la sopravvivenza del
nostro intero pianeta.
Per ogni appuntamento dalle
ore 20.00 si terranno gli incontri accompagnati da un
aperitivo scientifico in cui i ricercatori dell’IIT racconteranno
al pubblico le loro scoperte, e a seguire alle ore
21.00 la proiezione dei film in lingua originale con
sottotitoli in italiano. La rassegna comprende anche proiezioni
rivolte alle scuole secondarie di II grado, in collaborazione
con Circuito Cinema Scuole.