Gandja Monteiro ha
diretto gli ultimi due episodi di Agatha
All Along e ora ha condiviso su Instagram nuove foto e
video dal dietro le quinte di alcuni momenti chiave del finale.
Dopo aver ricevuto una ricarica di
potere da Wiccan (Joe Locke) nell’episodio 8,
Agatha Harkness (Kathryn Hahn) decide
egoisticamente di lasciare “Teen” al suo destino, ma quando lui le
chiede del suo defunto figlio, Nicholas Scratch, la strega cambia
idea e prende il posto di Billy Maximoff baciando Rio Vidal, alias
Morte, (Aubrey Plaza) dando così la sua vita per
la sua.
L’episodio finale si concentra sul
passato di Agatha e sull’accordo che ha stretto con Morte per dare
a Nicholas qualche anno di vita. Alla fine, torniamo ai giorni
nostri, con il fantasma di Harkness che appare a Billy e assume il
ruolo della sua “guida spirituale” mentre partono alla ricerca di
suo fratello Tommy.
Ecco di seguito alcune foto e video
dal set dell’ultimo episodio di Agatha All Along:
Con Avengers:Doomsday pronto a iniziare la
produzione nel giro di pochi mesi, ci stiamo preparando a un sacco
di voci sui piani dei Marvel Studios per questo film e il suo
seguito, Avengers: Secret
Wars che si avvia verso il nuovo
anno.
Ci sono già molti rumors online su
entrambi i progetti; in questo momento sembra che Doomsday metterà
i più potenti eroi di Terra 616 contro Doctor Doom prima che un
gruppo di personaggi multiversali si riunisca nel sequel ambientato
a Battleworld.
È stato anche affermato che
Spider-Man di Andrew Garfield avrà un ruolo
importante in Secret Wars, con Peter
Parker di Tom Holland attualmente previsto come
protagonista di Doomsday.
Oggi,
@MyTimeToShineH ha commentato una GIF di loro e del
lanciatore di ragnatele di Tobey Maguire dicendo:
“Saranno costretti a scontrarsi in Secret Wars“.
Questa potrebbe essere (un’altra)
fortunata supposizione o un indizio che Secret
Wars sarà meno un adattamento della storia del 2015 e più
simile alla versione degli anni ’80 che sappiamo i fratelli
Russo adoravano da bambini e che desiderano ardentemente
adattare. In questo, The Beyonder costringe eroi e
cattivi a combattere, anche se siamo sicuri che si possa dare una
svolta multiversale al concetto.
I film sui supereroi spesso ricevono
critiche molto negative dai veterani di Hollywood. Sebbene il
genere continui a riscuotere un incredibile successo, sono stati
anni difficili. I Marvel Studios hanno prodotto i loro primi
film “marci” e qualche flop al botteghino. Meno si parla degli
ultimi giorni del DCEU, meglio è e quando si tratta di Sony… beh,
ha fatto anche cose buone, nonostante i costanti disastri…
Oggi, l’icona
Tom Hanks ha condiviso la sua opinione
sull’ascesa e le recenti difficoltà dei film sui fumetti. La
star di Toy Story e Forest Gump
sostiene che la familiarità di questi personaggi significa che non
ci fanno più provare le stesse sensazioni di una volta. Di
conseguenza, il pubblico ora chiede di più al genere e vuole storie
più forti da abbinare a tutte le scene d’azione appariscenti.
Ecco cosa ha detto Tom
Hanks: “Il fatto è che in realtà sta incontrando lo
stato dell’arte. Non importa il commercio. Lo stato attuale
dell’industria. La cosa grandiosa che è accaduta è stata… ricordate
che negli anni ’70 e ’80 hanno provato a fare versioni televisive
di Capitan America e Spider-Man e persino Batman. Il Batman di Adam
West. Non esisteva la tecnologia per farlo sembrare come nei
fumetti. Ora sì. Puoi fare qualsiasi cosa. Probabilmente potresti
dire che il Superman di Christopher Reeve è stato il primo ad
andarci vicino perché la tecnologia all’avanguardia proprio lì ha
permesso la rimozione dei fili. “Crederai che un uomo possa volare”
e, sai cosa, lo abbiamo fatto tutti quando l’abbiamo visto. È stato
davvero straordinario.”
Tom Hanks dice la sua sui film basati sui
fumetti di supereroi
“Penso che ora ci stiamo godendo
il lusso della ricchezza perché puoi far accadere qualsiasi cosa
sullo schermo. Stiamo tornando al concetto, “Ok, è vero, ma qual è
la storia”. Senza dubbio, ho già usato questa analogia prima,
quindi mi scuso, puoi prosciugare il lago Michigan e riempirlo di
orologi a cucù e formare un drago a tre teste che sputa fuoco e
distrugge la città di Chicago. Puoi farlo, ma a che scopo? Qual è
la storia e cosa dirà di noi?”
“Penso che ci sia stato un
periodo di tempo, e anch’io la pensavo così, in cui vedevamo questi
fantastici film, sia DC che MCU, per vedere queste versioni
migliori di noi stessi. ‘Dio, a volte mi sento come un X-Man. Sono
confuso come Spider-Man. Sono arrabbiato come Batman e amo il mio
paese tanto quanto Capitan America. Vorrei emulare tutti quei
ragazzi.’ Penso che abbiamo percorso quella strada e abbiamo avuto
probabilmente 20 anni, 15 anni, per esplorare quel genere di cose e
ora penso che siamo in un luogo evolutivo di, ‘E qual è la storia?
E qual è il tema? E il punto di questo film qual è?'”
“È una bella sfida per qualsiasi
regista, potrebbe semplicemente non atterrare nella sala circolare
per l’industria. L’industria dice spesso, ‘Beh, questo funziona e
funzionerà di nuovo.’ Il pubblico è molto più avanti. Vedono ciò
che è familiare e dicono, ‘L’ho già visto. Cosa c’è dopo?’ Non è
solo roba strabiliante, è qual è la storia? Raccontami di me. Siamo
in un territorio nuovo.”
Quel nuovo territorio è qualcosa che
stiamo vedendo i Marvel Studios tentare di esplorare
con titoli come Fantastic Four: First Steps e Agatha All Along.
Venom, ad esempio, è stato un
successo nel 2018 perché ha offerto qualcosa di nuovo; una folle
buddy comedy con Tom Hardy che si abitua a
condividere il suo corpo con un alieno. Due film dopo, l’interesse
per il franchise è calato perché sia i fan che gli spettatori
vogliono di più.
A
Tom Hanks è stato anche chiesto se ha incontrato
Kevin Feige o James
Gunn. “No. No, penso sia perché… non sono nel loro
campo. Non sono contrario, immagino, ma allo stesso tempo… te lo
dico subito, il mio piatto è piuttosto pieno. Ho un sacco di cose
che sogno e che cerco di realizzare”.
Vedremo
Tom Hanks al cinema nel 2025 in Here di Robert Zemeckis.
In occasione del Lucca Comics & Games è
stato presentato al pubblico Generazione Fumetto, il documentario di
Omar Rashid che racconta l’opera e il lavoro di
sette superstar del fumetto contemporaneo attraverso un racconto in
prima persona.
Ecco le nostre interviste a Giacomo
Bevilacqua, fumettista di A panda piace e
Il suono del mondo a Memoria, tra le voci protagoniste del
film, e a Omar Rashid, ideatore, sceneggiatore e
regista. Generazione Fumetto arriverà al cinema nel
2025.
Ecco i character poster e il poster di Generazione Fumetto
1 di 8
Poster di Generazione
Fumetto
Rita Petruccioli
Giacomo Bevilacqua
Mirka Andolfo
Zerocalcare
Maicol & Mirco
Sio
Sara Pichelli
Lucca Comics & Games è
stato la prima tappa fondamentale per il lancio nazionale del
documentario, inoltre, durante i giorni della manifestazione si è
svolta la fase conclusiva del progetto di Generazione
Fumetto che ha visto portare a compimento il
documentario nella sua integrità: durante la manifestazione sono
stati girati gli ultimi preziosi materiali per il montaggio
definitivo del documentario con riprese live realizzate nei luoghi
del community event e che hanno visto protagonisti i numerosi fan e
appassionati di fumetto e non solo presenti a Lucca.
Generazione Fumetto esplora il mondo di
questo universo immaginario attraverso interviste ad alcuni degli
artisti più rappresentativi e seguiti del panorama italiano,
diversi per stili e background, ma tutti nati negli anni ’80 e che
sono stati in grado di utilizzare il proprio lavoro come veicolo di
espressione personale, critica politica e sociale e identità
individuale: Mirka Andolfo, Giacomo
Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara Pichelli, Maicol & Mirco,
Sio e Zerocalcare.
Ci sono giochi molto popolari che,
proprio per la loro natura e le loro caratteristiche, si crede
siano inadattabili per il cinema. Tuttavia, sono diversi i casi in
cui tale credenza è stata smentita, a partire dal recente successo
di Barbie, ma si possono citare
anche i film di Transformers e
G.I. Joe – La nascita dei
Cobra. Naturalmente, si tratta di film che principalmente
si rifanno ai personaggio o alle regole di base del gioco per
adattarli poi ad un racconto originale che vada bene per il cinema.
È questo il caso anche del gioco Battaglia Navale,
portato al cinema nel 2012 come film di fantascienza dal titolo Battleship
(qui
la recensione).
Diretto da Peter
Berg, noto per film d’azione adrenalinici come
Spencer Confidential, Hancock o Red Zone – 22 miglia di
fuoco, il film offre dunque un’esperienza cinematografica
basata sulle regole del gioco, portate però nella realtà.
Battleship è dunque più di un semplice adattamento
di un gioco da tavolo, ma è un’opera cinematografica che riesce a
trasformare un concetto apparentemente semplice in un’esperienza
coinvolgente e appassionante. La sua combinazione di azione,
effetti speciali e complessi personaggi lo distingue dunque come un
film d’intrattenimento completo perfetto per gli appassionati del
genere.
Alla sua uscita in sala il film non
ha fatto registrare incassi particolarmente soddisfacenti, ma resta
in ogni caso un lungometraggio che offre esattamente ciò che
promette: un’avventura spettacolare e avvincente. Con il tempo,
poi, è stato in parte rivalutato dagli amanti del genere. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e molto altro. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Dopo essere entrate in contatto con
una forma di vita extraterrestre tecnologicamente avanzata, cinque
astronavi aliene penetrano nel nostro sistema solare, mettendo in
campo tre navi da guerra. In quello stesso istante, però, ci sono
già altre imbarcazioni militari che si stanno esercitando in mare
nei loro paragi. Tra queste, la nave capitanata dal marine
Alex Hopper, che si troverà allora a dover
fronteggiare la flotta aliena. L’obiettivo sarà impedire agli
invasori di comunicare al loro pianeta le coordinate ed evitare
così la tanto temuta invasione, distruggendo poi quanti si sono ad
ora introdotti sul pianeta terra. Al largo delle Hawaii, la
battaglia feroce e decisiva tra umani e alieni deciderà dunque il
destino dell’umanità.
Il cast di attori e gli alieni del film
Peter Berg voleva
ingaggiare la cantante Rihanna per il ruol del
ottufficiale Cora Raikes dopo aver visto la sua intervista a
Diane Sawyer in seguito alle percosse subite
dall’allora fidanzato Chris Brown. Berg era
convinto che se la cantante poteva essere grado di gestire
un’intervista così complicata, poteva altresì essere un’ottima
attrice. Tuttavia, per questo film, Rihanna si è affermata come la
decima cantante a vincere un Razzie Awards come Peggior attrice al
suo film di debutto. Protagonista maschile del film è invece
Taylor Kitsch,
nel ruolo del tenente comandante Alex Hopper.
Accanto a loro ritroviamo poi
Alexander
Skarsgård nei panni del comandante Stone Hopper,
Liam Neeson in
quelli del Vice Ammiraglio Terrance Shane e Brooklyn
Decker nei panni di Samantha “Sam” Shane. Gli attori
Rami Malek e
Jesse Plemons
interpretano invece rispettivamente il Tenente Hill e Jimmy “Ordy”
Ord. Per prepararsi al ruolo di marinai nel film, gli attori si
sono sottoposti a un campo di addestramento di un mese con veri
Navy Seals, che ha comportato un intenso allenamento fisico,
esercitazioni con armi da fuoco e simulazioni tattiche.
Per quanto riguarda gli alieni
presenti nel film, questi sono noti come Reggenti. Si tratta di
una specie di mammiferi alti dalle sembianze umanoidi, dotati di
tute corazzate scure con riflessi bronzo-oro sopra una tuta
attillata. Hanno quattro dita su ogni mano, orecchie minuscole,
occhi verdi con pupille simili, facce piatte, una setola simile a
quella di un porcospino sul mento e occhi verdi con riflessi dorati
che sono estremamente sensibili alla luce intensa. I Reggenti non
vivono sulla superficie del loro pianeta natale, ma piuttosto nelle
sue profondità, in grotte ed edifici fatti di roccia. Tuttavia,
possono avventurarsi fuori alla luce della sera.
Grazie al successo ottenuto con il
franchise di Transformers, il compositore Steve
Jablonsky è stato scelto per la colonna sonora ufficiale.
La colonna sonora contiene composizioni originali di Jablonsky e
vede la partecipazione del chitarrista rock Tom
Morello dei Rage Against the Machine. Tra
i brani composti dai due si sono in particolare affermati quelli
intitolati The Aliens, The Art of War, Super Battle e
Thug Fight. Nel film sono però presenti anche altri brani,
non originali, che arricchiscono ulteriormente la narrazione.
Eccoli di seguito:
Stone Temple
Pilots – “Interstate Love Song”
Billy Squier –
“Everybody Wants You”
Henry Mancini –
“The Pink Panther Theme”
Lucky Clark – “My
Lai”
The Black Keys –
“Gold on the Ceiling”
Citizen Cope –
“One Lovely Day”
Dropkick Murphys –
“Hang ‘Em High”
Carl Perkins –
“Blue Suede Shoes”
AC/DC – “Hard as a
Rock”
ZZ Top – “I Gotsta
Get Paid”
Royal Philharmonic
Orchestra – “Waltz: On the Beautiful Blue Danube”
AC/DC –
“Thunderstruck”
Band of Horses –
“The Funeral”
Creedence Clearwater
Revival – “Fortunate Son”
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Battleship grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes,
Tim Vision, Netflix e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
4 novembre alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Prima di approdare alla regia nel
2014 con Brick
Mansion, Camille Delamarre ha “imparato”
il mestiere in qualità di montatore di due celebri registi francesi
legati tra loro come Olivier Megaton e Luc Besson.
Nel 2015 ha poi diretto The Transporter Legacy, per poi tornare alla regia di
un lungometraggio solo nel 2023 con Assassin Club.
Film in cui si esplora la figura del sicario pronto a ritirarsi ma
costretto a svolgere un ultimo incarico, dinamica alla base anche
di film come Gemini
Man e Killer Elite.
Co-produzione tra Stati Uniti e
Italia, Assassin Club parte da questa premessa per
includere poi all’interno del proprio racconto un complesso
complotto internazionale, che costringe il protagonista ad una
corsa contro il tempo per poter salvare la vita propria e quella
altrui. Un film dunque particolarmente dinamico e ricco di colpi di
scena, perfettamente in linea con quelli realizzati da Megaton e
Besson, come
Io vi troverò,
Colombiana e Anna.
Per gli appassionati di questo
genere, dove lo spionaggio si mescola con l’azione nuda e cruda, è
dunque questo un titolo da non perdere. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Assassin Club. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori, alle
location e al suo finale. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Henry Golding e Sam Neill in Assassin Club. Cortesia di Eagle
Pictures.
La trama di Assassin Club
Il film è ambientato nel mondo delle
spie internazionali e dei sicari, e Morgan Gaines
è il migliore tra loro. Nonostante tutti i suoi successi, Morgan ha
però deciso di ritirarsi, ma deve onorare un ultimo ingaggio. È
stato infatti assunto per assassinare sei persone in diversi angoli
del pianeta. Ma quello che sembrava un lavoro alla sua portata si
complica all’improvviso e si rivela potenzialmente letale anche per
lui. Morgan scopre che dietro alla sua missione si nasconde in
realtà un diabolico piano ordito da una mente misteriosa.
Oltre a lui, anche le altre sei
persone designate come sue prede sono in realtà altrettanti sicari,
incaricati, all’insaputa degli altri, di uccidersi l’un l’altro,
Morgan compreso. Inizia così una corsa per la sopravvivenza,
durante la quale Morgan dovrà non solo cercare di difendersi dagli
altri assassini, ma anche tentare di smascherare chi si nasconde
dietro questa operazione, con l’obiettivo di salvare sé stesso e i
propri “colleghi”.
Il cast di attori e le location del film
Ad interpretare Morgan Ganes vi è
l’attore Henry Golding, noto per i film
Crazy & Rich,
Last Christmas e
Snake Eye: G. I. Joe – Le origini. Accanto a lui, nel
ruolo di Sophie, vi è invece l’attrice Daniela
Melchior, vista in The Suicide Squad. Completano il cast Sam Neill nel ruolo di Caldweel, Noomi Rapace in quello di Falk/Agente Vos e
Jimmy Jean-Louis in quello dell’ispettore Leon. Si
ritrovano poi nel cast anche gli attori italiani Gabriele
Rossi nel ruolo di Pablo Martinez, Bruno
Bilotta in quello di Lesek, Massimo
Rosa nel ruolo di Demir e Claudio Del
Falco nel ruolo di Ryder.
Come anticipato, il film è una
co-produzione tra Stati Uniti e Italia e molte sono le scene girate
nel Bel Paese e più precisamente a Torino e
Verolengo, piccolo comune facente parte della
città metropolitana di Torino, entrambi dunque
in Piemonte. Le due città sono state
utilizzate anche per essere raffigurate nel film al posto di altri
capitali europee
come Roma, Parigi, Praga
e Porto. Nel film si ritrova dunque la Fontana
dei Mesi al Valentino e il parco Dora, Galleria San
Federico e piazza Cln, i palazzi barocchi e gli esterni
della Rai di via Verdi. Per replicare Parigi, Po
“interpreta” la Senna, mentre la Mole viene camuffata da Tour
Eiffel.
Henry Golding e Daniela Melchior in Assassin Club. Cortesia di
Eagle Pictures.
Il finale del film
Il finale agrodolce
di Assassin Club lascia Morgan e Sophie a
vivere insieme la vita dei loro sogni, ma con la minaccia
incombente che Falk sia ancora viva e in cerca di vendetta. Morgan
non è consapevole del potenziale pericolo, ma deve rimanere vigile
per proteggere se stesso e i suoi cari da qualsiasi danno futuro. È
possibile che Morgan debba nascondersi o adottare altre misure di
sicurezza per garantire la propria incolumità. Potrebbe anche dover
mantenere un profilo basso ed evitare di attirare l’attenzione su
di sé. È chiaro però che la vita di Morgan non sarà più la stessa
dopo gli eventi del film.
Assassin Club Parte 2, si farà?
Dato questo finale aperto, c’era da
attendersi un sequel, che però ad oggi non è ancora stato
confermato. Considerato lo scarso riscontro economico e le
recensioni negative ottenute dal film, è lecito presumere che non
ci sarà mai un secondo capitolo. Se tuttavia i produttori dovessero
decidere di realizzare comunque un Assassin Club2, a quel punto sarà possibile scoprire come
prosegue lo scontro tra Morgan e Falk, certamente intenzionata a
vendicarsi dopo gli eventi del primo film.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Assassin Club grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes, Tim Vision, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 4
novembre alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Nel 2009 il regista Tim
Smit pubblicò su YouTube il cortometraggio “What’s in the Box?”, che
attualmente conta 2,7 milioni di visualizzazioni. Il video, della
durata di 9 minuti, è diventato virale dopo che diverse riviste di
videogiochi ne hanno parlato, ritenendo che fosse collegato alla
serie di videogiochi Half-Life. 8 anni dopo, tuttavia,
riprendendo quel suo lavoro ed ampliandolo, Smit ha debuttato alla
regia con il lungometraggio Kill Switch – La guerra dei
mondi, basato proprio sulle premesse del
cortometraggio.
Scritto poi da Charlie
Kindinger e Omid Nooshin, il film si
configura dunque come un’avventura di
fantascienza che porta alla scoperta di una realtà in cui si
affrontano temi come il consumo delle risorse, lo sfruttamento
energetico e la necessità di trovare soluzioni ambientalmente
sostenibili per tali problematiche. Ancora una volta, dunque,
questo genere di film affronta dinamiche molto attuali, sulle quali
sarebbe bene riflettere tra un colpo di scena e l’altro.
Per gli appassionati di questo
genere di racconti, ad ogni modo, questo rimane un titolo poco
conosciuto ma meritevole di essere riscoperto. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Kill Switch – La guerra dei mondi. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e ad altre curiosità ancora. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Dan Stevens e Bérénice Marlohe in Kill Switch – La guerra dei
mondi. Cortesia di Saban Film.
La trama di Kill Switch – La guerra dei
mondi
In un futuro non troppo lontano, la
società energetica Alterplex Energy Corporation crea Echo, un mondo
parallelo da cui si può ottenere energia pura e illimitata
attraverso un dispositivo chiamato Torre. Protagonista del film è
Will Porter, un ex pilota e fisico della NASA, ora
alla ricerca disperata di denaro. Con sua sorpresa, finisce per
essere assunto proprio dalla misteriosa Alterplex. A causa di un
malfunzionamento della struttura, però, strane anomalie e morti
inspiegabili iniziano a verificarsi in tutto il pianeta, scatenando
ben presto il panico.
L’ex pilota viene dunque incaricato
di viaggiare attraverso il portale per rimettere le cose a posto.
Disposto a tutto pur di salvare la sua famiglia e l’intera umanità,
Will dovrà usare un marchingegno chiamato “Redivider” per
bilanciare il trasferimento di potere e stabilizzare l’energia tra
i due universi paralleli, prima che uno dei due collassi per sempre
e spazi via la vita nella sua totalità.
Il cast di attori
Ad interpretare il protagonista,
Will Porter, vi è l’attore Dan Stevens, celebre per aver recitato nei
film La
bella e la bestia e Abigail,
ma anche nella serie Legion. Accanto a lui, nel ruolo di
Abigail Vos vi è invece l’attrice Bérénice
Marlohe. Completano il cast Tygo Gernandt
nel ruolo di Michael, Charity Wakefield in quello
di Mia Porter, Gijs Scholtenvan
Aschat nel ruolo di Reynard e Bas Keijzer
in quello di Bektman. Completano il cast Mike
Libanon nel ruolo di Hugo e Mike Reus in
quello del Dr. Klintsen
Dan Stevens e Charity Wakefield in Kill Switch – La guerra dei
mondi. Cortesia di Saban Film.
Il significato di Kill Switch
Il titolo del film – Kill
Switch – è un’espressione con cui ci si riferisce ad
dispositivo di arresto di emergenza, che forza dunque lo
spegnimento di una data apparecchiatura con l’obiettivo di
preservarne l’integrità e salvandola da un blocco potenzialmente
letale. È sostanzialmente ciò che viene chiesto di fare al
protagonista, chiamato a scollegare il dispositivo che collega i
due mondi prima che questi possano giungere ad un punto di non
ritorno senz’altro letale. A partire da questo obiettivo, il film
si configura anche come una metafora sullo sfruttamento
dell’energia e i tentativi di ricavarla in modi che non contemplano
un suo utilizzo più sano.
Altre curiosità sul film
Kill Switch è
dunque un’espressione piuttosto popolare, utilizzata come titolo
anche da altre opere, come il film del 2008 con protagonista
Steven Seagal, o il libro di Penelope
Douglas dal titolo L’errore che rifarei. Kill
switch. Devil’s night series. Vi è però anche un videogioco
del 2004 dal titolo Kill Switch, sviluppato e
distribuito da Namco, in cui il giocatore veste i panni di un
soldato la cui memoria è stata cancellata e che viene inviato da
una misteriosa organizzazione in varie zone del globo per scatenare
un nuovo conflitto mondiale.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire
di Kill Switch – La guerra dei mondi grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Apple iTunes, Tim Vision e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 4
novembre alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Continuano le riprese sul set di
Peaky
Blinders, l’atteso film che chiuderà la saga di
Tommy Shelby e dei suoi familiari disgraziati. Con
Cillian Murphy, che torna a interpretare il
protagonista, nel film ci sarà Barry Keoghan, che da poco abbiamo visto nella
prima foto ufficiale dal film che lo ritrae, ma
anche Rebecca
Ferguson, che interpreterà un personaggio sconosciuto,
al momento.
Il premio Oscar Cillian Murphy tornerà nel ruolo iconico di
Tommy Shelby, leader dell’omonima famiglia di gangster di
Birmingham. La produzione del film inizierà entro la fine
dell’anno.
I dettagli sul film non sono ancora
stati resi noti. Tuttavia, in un’intervista a Esquire, l’ideatore
StevenKnight ha lasciato intendere di
avere un’idea generale della trama, che ruoterà intorno a due
storie. Preferisce lasciare che sia il film stesso a guidare la
direzione narrativa. Si prevede che il film esplorerà la nuova
generazione di personaggi pur rimanendo legato agli Shelby, con
Thomas Shelby che avrà un ruolo centrale. Ecco cosa ha detto sulla
regia del film:
“Il film so esattamente di cosa
parla.E so quali sono le due storie che racconterà.Come si svolgerà la storia, non lo so.Quello che
succederà dopo, voglio che dipenda dal film.Per quanto ne
sappiamo, qualcuno salterà fuori – credo di sapere chi sarà.Nella sesta serie stiamo introducendo la nuova generazione, che
farà parte di ciò che accadrà nel film.Credo che si tratti
di trovare quegli attori che, quando li guardi, pensi: “Ecco,
questo è il futuro””.Ecco il futuro”.
Restate sintonizzati per ulteriori
aggiornamenti su Peaky
Blinders, la cui produzione inizierà il mese
prossimo. Tutte le stagioni di Peaky Blinders sono
disponibili su Netflix.
In occasione del Lucca Comics & Games è
stato presentato al pubblico Generazione Fumetto, il documentario di
Omar Rashid che racconta l’opera e il lavoro di
sette superstar del fumetto contemporaneo attraverso un racconto in
prima persona.
Presso l’Auditorium del Suffragio
fan e appassionati hanno potuto assistere allo special screening
dei primi 40 minuti del documentario in anteprima assoluta, seguito
da un panel dedicato all’approfondimento a cui hanno preso parte i
fumettisti Rita Petruccioli, Giacomo Bevilacqua
e Maicol & Mirco.
L’appuntamento è stato anche
l’occasione per svelare in anteprima la locandina
del documentario, un poster corale accompagnato da 7
character poster unici disegnati per mano di Mirka
Andolfo, Giacomo Bevilacqua, Rita Petruccioli, Sara Pichelli,
Maicol & Mirco, Sio e Zerocalcare e che
rappresentano la visione a fumetti che ogni artista ha di se stesso
con il tratto caratteristico che lo contraddistingue.
Ecco i character poster e il poster di Generazione Fumetto
1 di 8
Poster di Generazione
Fumetto
Rita Petruccioli
Giacomo Bevilacqua
Mirka Andolfo
Zerocalcare
Maicol & Mirco
Sio
Sara Pichelli
Lucca Comics & Games è
stato la prima tappa fondamentale per il lancio nazionale del
documentario, inoltre, durante i giorni della manifestazione si è
svolta la fase conclusiva del progetto di Generazione
Fumetto che ha visto portare a compimento il
documentario nella sua integrità: durante la manifestazione sono
stati girati gli ultimi preziosi materiali per il montaggio
definitivo del documentario con riprese live realizzate nei luoghi
del community event e che hanno visto protagonisti i numerosi fan e
appassionati di fumetto e non solo presenti a Lucca.
Una collaborazione
speciale quella realizzata con Lucca Comics & Games di cui la
produzione Valmyn è orgogliosa e che trova in essa
affinità di intenti e passioni comuni, oltre ad un enorme bagaglio
culturale fatto di impegno e dedizione. Generazione
Fumetto racconta un mondo, quello del fumetto, che
negli ultimi 10 anni è editorialmente esploso ed è diventato da
arte di nicchia, o addirittura considerata “minore”, a fenomeno in
ascesa e mainstream, e lo vuole raccontare non solo agli
appassionati del genere ma anche a chi di fumetto sa poco ed è
incuriosito da questo medium, fatto di immagini e testo, semplice e
complesso allo stesso tempo.
Generazione Fumetto esplora il mondo di
questo universo immaginario attraverso interviste ad alcuni degli
artisti più rappresentativi e seguiti del panorama italiano,
diversi per stili e background, ma tutti nati negli anni ’80 e che
sono stati in grado di utilizzare il proprio lavoro come veicolo di
espressione personale, critica politica e sociale e identità
individuale: Mirka Andolfo, Giacomo Bevilacqua, Rita
Petruccioli, Sara Pichelli, Maicol & Mirco, Sio e
Zerocalcare.
Generazione Fumetto permette di
avvicinarsi ai fumettisti non solo come artisti talentuosi e unici,
ma anche come persone con passioni, sogni, valori forti e
particolarità: le interviste sono avvenute prima nelle loro
abitazioni, per coglierli nella loro quotidianità e osservarli
durante le fasi operative del processo creativo, per poi spostarsi
nelle fumetterie di fiducia, dove gli artisti hanno condiviso
opinioni, fonti di ispirazione e motivazioni, creando un dialogo
virtuale anche con altri nomi del mondo del fumetto italiano e
internazionale.
Ma il viaggio non si limita ai soli
artisti; il documentario fa conoscere da vicino anche le loro
fanbase, i loro editori, gli specialisti, i curatori e le figure di
maggiore spicco di questo mondo/industria che, quasi unico nel
panorama culturale e letterario, ogni anno accresce la sua
influenza e popolarità, rendendo il fumetto uno dei linguaggi
fondamentali per raccontare il nostro presente.
Sinossi del film:Generazione Fumetto è un documentario intimo e approfondito che
esplora l’evoluzione, l’influenza e le prospettive del fumetto
italiano contemporaneo. Partendo da 7 artisti emblematici della
nuova generazione – Zerocalcare, Giacomo Bevilacqua (Keison),
Michael Rocchetti (Maicol & Mirco), Simone Albrigi (Sio), Mirka
Andolfo, Sara Pichelli e Rita Petruccioli – il film indaga lo
status del fumetto come linguaggio artistico, la sua evoluzione, il
suo impatto sulla cultura, e le possibili traiettorie
future.
Generazione
Fumetto è prodotto da Valmyn di
Alessandro Tiberio, in collaborazione con Lucca Comics & Games. Dopo il
passaggio a Lucca verrà distribuito prossimamente al cinema con
Valmyn.
È stato pubblicato dal
Mail Online, un primo sguardo alla star di TwistersGlen Powell nei panni di Ben Richards di
The
Running Man. Il personaggio è stato
originariamente interpretato da Arnold Schwarzenegger nel classico del 1987
che, come questo film, è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen
King.
Il regista di Scott Pilgrim vs. the World,
Edgar Wright, dirige questo nuovo film che ha
riunito un cast impressionante, tra cui
Josh Brolin,
Lee Pace, Katy O’Brian, Emilia Jones e Michael Cera.
Nessuno di loro era presente sul set (almeno non ancora).
Che cosa mostrano queste foto? Come
potrete vedere seguendo il link nel post X qui sotto, Powell è
stato avvistato in costume presso l’iconica Battersea Power Station
di Londra. Vestito con un ensemble ispirato agli anni ’80, è
circondato da auto ispirate a quel periodo e da guardie in uniforme
che richiamano l’ambientazione da stato di polizia di
The Running Man.
È stato mostrato anche un
personaggio mascherato in fuga, anche se non è chiaro chi sia.
Guardando attentamente le foto condivise dal giornale si può notare
anche il logo del remake.
Glenn Powell is seen on set for The Running
Man for the first time as Edgar Wright’s remake of the Arnold
Schwarzenegger classic takes over Battersea Power Station https://t.co/1tJIGng715
“È stato molto divertente
per me, perché l’altro giorno ho cercato ‘Edgar Wright’ nella mia
e-mail, scrivendo ‘Edgar’”, ha detto Powell del progetto
all’inizio di quest’anno. “Abbiamo fatto avanti e indietro
su cose relative alla sceneggiatura, ed è così divertente.Il mondo che Edgar ha sviluppato in questa storia è
semplicemente scandaloso.È così
bello”.
“E davvero, siamo entrambi
grandi fan del libro di Stephen King, e sarà un personaggio
fantastico.Sono così entusiasta.Ma ho cercato nella mia e-mail, e ho cercato Edgar Wright
nella mia e-mail, ed è venuto fuori:Nel 2008,
quando mi sono trasferito a Los Angeles, ho inviato al mio agente
una lista di registi con cui avrei voluto lavorare e Edgar Wright è
letteralmente al primo posto”.
E ha aggiunto: “Sono un uomo
Edgar Wright.E quindi il fatto di poter lavorare
con lui in questo momento è davvero una figata”.
Siamo nel 2025 e il reality è
arrivato al punto che le persone sono disposte a scommettere la
propria vita in cambio della possibilità di ottenere enormi
ricchezze. Ben Richards è disperato. Ha bisogno di soldi per curare
la malattia della figlia. La sua ultima possibilità è partecipare a
un gioco a premi chiamato The Running Man.
L’uscita di The Running
Man è prevista per il 21 novembre 2025.
Rimanete sintonizzati per gli aggiornamenti non appena li
avremo!
Ecco il poster di Napoli
– New York, il nuovo film di Gabriele
Salvatores con Pierfrancesco Favino, Dea Lanzaro,
Antonio Guerra,Omar Benson Miller, Anna Ammirati,
Anna Lucia Pierro con la partecipazione di
Tomas Arana, Antonio Catania con un soggetto di
Federico Fellini e Tullio
Pinelli.
Il film sarà distribuito in Italia
da 01 Distribution a partire dal 21 novembre.
Il poster di Napoli – New York
La trama di Napoli – New York
Nell’immediato dopoguerra, tra
le macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e
Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a
vicenda. Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave
diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina
emigrata mesi prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti
italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli
sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare
casa.
La Sony Pictures aveva detto
chiaramente che Venom: The Last
Dance sarebbe stato la parte finale di una
trilogia e, sebbene il film sembrasse concludere la storia di Eddie
Brock e del suo amico simbionte (pur lasciando aperta la porta per
altri film, ovviamente), ora potremmo sapere come lo studio ha
intenzione di continuare il franchise. Secondo lo scooper Daniel Richtman, è in fase di sviluppo un film
sull’agente Venom.
Nei fumetti, l’Agente Venom era
l’ex bullo di Peter Parker diventato amico di Eugene “Flash”
Thompson, che si è legato al Simbionte Venom dopo aver perso le
gambe per servire il suo paese. Tony Revolori interpreta
attualmente Flash nei film di Spider-Man,
ma The Last Dance potrebbe averci dato
un’idea di come la Sony intenda introdurre una nuova versione del
personaggio.
Se non avete ancora visto Venom:The Last Dance, siete avvisati di importanti
spoiler da questo punto in poi.
Mentre Venom si sacrifica per
impedire a Knull di invadere il pianeta, vediamo uno degli Xenofagi
mangiare le gambe di uno dei soldati di Strickland, il cui cognome
è indicato come Thompson. Poi, nella scena post-credits, vediamo
uno scarafaggio vicino a una fiala rotta che in precedenza era
stata usata per ospitare un capannone virale del simbionte.
Anche se lo studio potrebbe
decidere di ignorare questa impostazione (non sarebbe la prima
volta) e scegliere un’origine diversa per il prossimo ospite di
Venom, sembra probabile che prima o poi verrà scritturata una nuova
versione di Flash Thompson per continuare le
avventure del Protettore Letale nella SSU.
Tutto quello che c’è da sapere su
Venom: The Last Dance con Tom
Hardy
In Venom: The
Last Dance, Tom Hardy torna a vestire i panni di Venom,
uno dei personaggi più grandi e complessi della Marvel, per l’ultimo
film della trilogia. Eddie e Venom sono in fuga. Braccati da
entrambi i loro mondi e con la rete che si stringe, il duo è
costretto a prendere una decisione devastante che farà calare il
sipario sull’ultimo ballo di Venom e Eddie.
Il film è interpretato da
Tom Hardy,
Chiwetel Ejiofor,
Juno Temple, Peggy Lu, Alanna Ubach, Stephen Graham e
Rhys Ifans. Kelly Marcel dirige una sceneggiatura da
lei scritta, basata su una storia di Hardy e Marcel. Il film è
prodotto da Avi Arad, Matt Tolmach, Amy Pascal, Kelly Marcel, Tom
Hardy e Hutch Parker. Venom:The Last
Dance è uscito nelle sale il 24 ottobre.
Laurent Geslin è un
fotografo naturalista di fama mondiale che per
nove anni ha monitorato immergendosi nella natura, le linci
euroasiatiche. La lince, per chi non lo sa, è un
predatore fondamentale per l’ecosistema
forestale, poiché la sua presenza aiuta a mantenere
l’equilibrio naturale, minacciata sempre di più da fattori come i
cambiamenti climatici e l’attività umana. Il documentarista alla
fine ha realizzato un film intitolato Le linci
selvagge che è stato presentato in anteprima durante
il Locarno
Film Festival 2021.
Cosa racconta Le linci
selvagge
Nel corso del 19° secolo, la
lince euroasiatica è stata sterminata ed è
scomparsa dall’Europa occidentale. Cinquant’anni fa, il predatore
però è stato reintrodotto nelle montagne della Svizzera.
La lince è un animale fiero, bellissimo, con
indole schiva, solitario, ma nonostante la protezione garantita a
livello nazionale ed europeo, la specie resta comunque a rischio.
Le sue peculiarità fisiche sono i ciuffi di peli sulle
punte delle orecchie e il manto
che assume varie gradazioni di colore a seconda del territorio di
appartenenza. Il pelo delle linci per esempio è più chiaro nei
paesi del nord e diventa più scuro man mano che si procede verso
sud. Anche se è un felino usa il mimetismo per
difendersi dai pericoli dell’ambiente circostante, ma anche per
ingannare le sue prede, come caprioli o camosci.
Questo fiero predatore, conosciuto
anche con il nome di
gattopardo o lupo del Cerviere,
ha un comportamento che ricorda un po’ quello di altri
animali notturni delle foreste europee, preferendo
prevalentemente uscire nelle ore serali e dedicarsi alla vita
sociale solo durante il periodo degli accoppiamenti. Il fotografo
francese ha seguito, per un lungo periodo, il ciclo della vita di
una famiglia di linci euroasiatiche, documentando
gli eventi cruciali come la nascita dei cuccioli, l’apprendimento
della caccia e la difesa del territorio ma anche quella dagli
uomini. Questo documentario, girato tra le montagne della Giura e
commentato da Geslin stesso, si apre a fine Inverno dove due linci
che si incontrano per riprodursi.
Il film inizia durante la stagione
degli amori, quando il maschio della specie “canta” per attirare la
femmina, che risponde ad essa. Proseguendo passano alcuni mesi e
arriva la Primavera con il risveglio degli animali
dal letargo, la rinascita con i suoi primi
germogli sulle piante e l’apparizione della lince femmina
in dolce attesa alla ricerca di una tana per partorire. Passa
un’altra stagione e si rivede la lince madre con ben tre piccoli
gattini, ovviamente questo è un docufilm con animali selvaggi
in cui è facile trovare la morte quando sei un cucciolo. Purtroppo
durante il racconto due membri della famiglia delle linci vanno
incontro a un triste destino. Uno dei tre cuccioli viene ucciso da
un bracconiere e l’altro a sette mesi muore investito da una
macchina. Il documentario si conclude con la femmina piccola
cresciuta, l’unica sopravvissuta, pronta per trovare un compagno e
continuare la specie.
Un film che contribuisce alla
ricerca
Guardando quest’opera prima
di Laurent Geslin si nota fin da
subito che chi c’è dietro la telecamera è una persona esperta e
appassionata di questo straordinario animale. Uno degli aspetti che
meglio lo mostra è quando c’è proprio l’impressione, che la lince
stia guardando dritto nell’obiettivo e questo è merito del regista
che ormai li conosce bene questi straordinari predatori europei. Il
regista comunque non si concentra solo sulla lince ma mostra anche
tutti gli altri animali che in qualche modo diventeranno, forse,
possibili prede o semplicemente abitano nello stesso habitat
naturale.
Le linci selvagge
si racchiude benissimo nel genere dei documentari dedicati alla
natura incontaminata e alla difficile convivenza
tra esseri umani e animali selvaggi. Per concludere questo docufilm
è tutt’ora il primo dedicato interamente alle linci, ci sono quelli
sui leoni, ghepardi, giaguari e altri grandi felini, ma niente sui
gattopardi.
Disney+ ha diffuso un nuovo
trailer di Star Wars: Skeleton Crew, la serie originale
in live-action targata Lucasfilm con protagonista Jude Law nei panni di un misterioso
personaggio (“Jod”) le cui vere intenzioni sono avvolte nel
mistero.
Star
Wars: Skeleton Crew segue il viaggio di
quattro ragazzi che fanno una misteriosa scoperta sul loro pianeta
natale, apparentemente sicuro, per poi perdersi in una galassia
strana e pericolosa. Trovare la strada di casa – incontrando
improbabili alleati e nemici – sarà un’avventura più grande di
quanto abbiano mai immaginato.
La serie è interpretata da
Jude Law, Ravi Cabot-Conyers, Ryan Kiera Armstrong, Kyriana
Kratter, Robert Timothy Smith, Tunde Adebimpe, Kerry Condon e Nick
Frost. Gli episodi sono diretti da Jon Watts, David
Lowery, i Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), Jake Schreier,
Bryce Dallas Howard e Lee Isaac Chung.
Jon Watts e Christopher
Ford sono i capo sceneggiatori oltre ad essere gli
executive producers insieme a Jon Favreau, Dave Filoni, Kathleen
Kennedy e Colin Wilson. Chris Buongiorno, Karen Gilchrist e
Carrie Beck sono i co-executive producer, mentre Susan McNamara e
John Bartnicki sono i produttori.
Dopo Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
non sappiamo ancora cosa riserva il futuro per Scarlet
Witch, interpretata da Elizabeth Olsen, nel MCU. Il personaggio potrebbe essere
morto sotto il Monte Wundagore, ma la sua storia non è
sicuramente finita e ci sono molti posti all’interno del multiverso
che possono veder spuntare dal nulla Wanda Maximoff.
Se si deve credere ai recenti scoop
online, un film di Scarlet Witch è all’orizzonte ormai da
molto tempo. Agatha All Along, intanto, ha
stabilito che Wanda è “andata”, ma ha deliberatamente evitato di
usare la parola “morta”, il che aggiunge molte sfumature alla
dichiarazione. Durante una recente sessione di domande e risposte
in una convention, è stato chiesto a
Elizabeth Olsen se ci fossero delle particolari trame
che le piacerebbe adattare nel MCU. La sua risposta ha attirato
l’attenzione dei fan sui social media.
“Beh, onestamente, se dovessi
dirvi esattamente cosa vorrei, penso che forse rovinerei
qualcosa”, ha detto l’attrice. “Kevin Feige ci chiede
sinceramente cosa vogliamo fare con il personaggio e poi lo fa
[ride], quindi non so se posso condividere… Voglio solo
tornare”.
Questo è probabilmente il
più grande indizio di Olsen su un ritorno e immaginiamo che
apparirà nei prossimi film di Avengers prima di
diventare protagonista di un progetto che probabilmente includerà
le apparizioni di Visione, Agatha Harkness, Wiccan
e Speed.
La conoscenza del Multiverso da
parte di Wanda potrebbe essere cruciale per come si svolgeranno
Doomsday e Secret Wars e ci sono già voci online
sul fatto che potrebbe cadere nelle grinfie del Dottor Doom.
I Marvel Studios devono essere consapevoli di
quanto i fan siano rimasti insoddisfatti dal modo in cui la storia
di Scarlet Witch si è svolta in Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
quindi prima troveranno il modo di farla tornare per rettificare il
torto, prima sarà meglio per tutti..
Tra i più noti attori della storia
del cinema, Al Pacino ha contribuito al
cambiamento cinematografico perpetuato a partire dagli anni
sessanta. La sua filmografia è esemplare, avendo collaborato ad
alcuni dei più importanti film della storia e con i maggiori autori
e attori di sempre. Ad oggi Pacino rimane uno dei più grandi attori
sulla piazza, capace di regalare sempre nuove iconiche
interpretazioni.
2. Ha recitato anche per la
televisione. Pacino è principalmente noto per i suoi ruoli
cinematografici e in generale si è sempre concentrato di più sul
cinema. In alcune occasioni, però, ha recitato anche per la
televisione. Nel 1968, agli inizi della sua carriera, ha recitato
nell’episodio 2×05 di N.Y.P.D., per poi tornare sul
piccolo schermo solo nel 2003 per la miniserie Angels in
America. Nel 2010 recita nel film TV You Don’t Knwo Jack –
Il dottor morte, mentre nel 2013 è protagonista del film
Phil Spector e nel 2018 di Paterno. Tra il 2020 e
il 2023 è stato il protagonista di Hunters,
serie Amazon nel quale interpreta Meyer Offerman.
3. È stato anche regista,
produttore e sceneggiatore. In più di un’occasione Pacino
si è cimentato come regista, realizzando quattro film di cui è
stato anche sceneggiatore e produttore. Questi sono Riccardo
III – Un uomo, un re (1996), Chinese Coffee (2000),
Babbleonia (2007) e
Wilde Salomé (2011). Ha poi prodotto anche film non suoi
come The Local Stigmatic (1990) e The Humbling
(2014).
4. Ha diversi progetti in
arrivo. Pacino non sembra per nulla intenzionato a
ritirarsi dal mondo della recitazione e nel 2025 lo vedremo nel
horror The Ritual, recitando accanto a Dan Stevens, mentre tra gli altri progetti in
programma vi sono il thriller Captivated, dove interpreta
Saro Mammoliti e Lear Rex, dove interpreta re Lear.
Ulteriori progetti a cui ha partecipato sono Killing Castro,
Assassination, Easy’s Waltz e Billy Knight. È poi tra
i protagonisti di In the Hand of Dante, con Oscar Isaac, Gal Gadot e Gerard Butler.
Al Pacino in Scarface
5. Ha avuto problemi alle
vie nasali. Secondo l’attore, uno dei ruoli che più
ricorda con affetto è quello di
Tony Montana in Scarface. Per
prepararsi a questo ruolo, Pacino ha dovuto sottoporsi a diverse
lezioni di addestramento fisico e ha dovuto sottostare a diverse
condizioni, finendo anche per rovinarsi. Un esempio? Il suo
personaggio è un gran cocainomane e, anche se sul set venne
utilizzato probabilmente del latte in polvere, ciò provocò delle
conseguenza al naso del protagonista: l’attore infatti, dichiarò di
aver avuto dei problemi al naso conseguenti alle riprese del
film.
Al Pacino è Michael Corleone ne
Il Padrino
6. I produttori non lo
volevano per il ruolo. In Il Padrino l’attore
interpreta Michael Corleone, il figlio di Don Vito Corleone,
interpretato da MarlonBrando. Tuttavia la
produzione non voleva che a ricoprire il ruolo fosse Pacino, poiché
lo consideravano ancora troppo sconosciuto e affidargli un ruolo
simile sarebbe stato un azzardo. Il regista Francis Ford
Coppola tuttavia si impuntò, e riuscì a convincere tutti
di quanto l’attore fosse perfetto per la parte.
7. Ha avuto numerose
relazioni. Nel corso degli anni Pacino non si è mai
sposato, ma ha avuto numerose relazioni con attrici famose, tra cui
Jill Clayburgh, Tuesday Weld,
Marthe Keller, Carol Kane,
Diane Keaton, Penelope Ann
Miller e Madonna. Dal 2008 al 2018 è
stato sentimentalmente legato all’attrice argentina Lucila
Solà. È stato poi legato all’attrice israeliana
Meital Dohan fino a febbraio 2020. Ha inoltre
avuto quattro figli, Julie Marie (1989), nata da
una relazione con l’insegnante di recitazione Jan
Tarrant, e dei gemelli Olivia Rose e
Anton James, avuti nel 2001 dall’attrice
Beverly D’Angelo. All’età di 83 anni, diventa
padre di Roman, nato il 15 luglio 2023 dalla
compagna Noor Alfallah, con la quale terminerà il
legame nel settembre dello stesso anno.
Al Pacino si racconta in Sonny Boy
8. Ha scritto
un’autobiografia. Nel 2024 esce l’autobiografia Sonny
Boy, in cui Al Pacino ripercorre la sua vita, raccontando della
propria infanzia segnata dalla povertà, i primi ruoli a teatro, il
difficile rapporto col successo conseguito a Il padrino, la
vita privata e gli eccessi, fino ad arrivare al figlio avuto a 83
anni. Un libro dunque imperdibile per tutti i fan dell’attore
desiderosi di conoscere ogni dettagli della sua vita.
Al Pacino ha origini italiane ma non parla l’italiano
9. Ha origini
italiane. Pacino fa parte di quel gruppo di personalità
del cinema con forti origini italiane. Egli è infatti figlio di
Salvatore Pacino (1922-2005), un venditore porta a
porta di polizze assicurative, i cui genitori, Alfio
Pacino e Giuseppa Latteri, erano
originari di San Fratello (Messina), e di Rose
Gelardi (1919-1962), una casalinga, i cui genitori invece
erano di Corleone (Palermo). Nonostante queste origini, Pacino non
parla l’italiano, anche se ha dovuto imparare a pronunciare alcune
battute in tale lingua per i film di Il padrino.
L’età e l’altezza di Al Pacino
10. Al Pacino è nato a New
York,negli Stati Uniti, il 25 aprile
1940. L’altezza complessiva dell’attore è di 170
centimetri.
Agatha
All Along ha concluso la sua prima (e
probabilmente unica) stagione questa settimana e la showrunner
Jac
Schaeffer ha condiviso alcuni dettagli interessanti su
alcune cose che non sono entrate a far parte della serie
finita.
Durante una chiacchierata
approfondita con The Ringer-Verse, Schaeffer ha
rivelato che originariamente voleva riportare sullo schermo un
sorprendente personaggio di She-Hulk: Attorney at Law per renderlo parte della
congrega improvvisata di Agatha.
“[Volevamo] portare Madisynn
sulla Strada delle Streghe, ma non ha funzionato. Era una decisione
forzata.”
Per quanto She-Hulk si sia rivelata
divisiva, la maggior parte delle persone concorda sul fatto che
l’episodio con il debutto di Madisynn (due N, una Y, ma non è
dove pensi) King è stato molto divertente.
La ragazza festaiola interpretata
dall’attrice Patty Guggenheim è rimasta coinvolta
negli affari di Jennifer Walters dopo il suo incontro con l’ex
studente di Kamar-Taj diventato mago Donny Blaze.
Dopo essere stata chiamata come testimone, stringe amicizia con
Wong (Benedict Wong), prima di tornare nella
divertente scena post-credits dell’episodio armata di cocktail e
spoiler sui Soprano.
Madisynn è rapidamente diventata una
delle preferite dai fan e gli spettatori hanno iniziato a
“shippare” lei e lo Stregone Supremo (“MadWong”) nella speranza che
potessero apparire di nuovo insieme nell’MCU in futuro. Mentre ciò deve
ancora accadere, Maddie ha recentemente fatto il suo debutto nei
fumetti Marvel in What If… Venom numero
#3, e sembra che la sua relazione con “Wongers” sia ancora
forte.
Alla luce dello sviluppo e della
conclusione di Agatha
All Along, sappiamo che la decisione di lasciare
fuori Madisynn è stata quella giusta, ma chissà se in futuro il
personaggio riapparirà in qualche modo.
Sono passati
trent’anni da quando Pulp
Fiction, cult indiscusso di Quentin Tarantino, è arrivato per la prima
volta al cinema. Presentato in anteprima mondiale al Festival
di Cannes, dove ha vinto il premio più prestigioso, il
film ha ottenuto poi 7 nomination agli Oscar, vincendo quello
per la migliore sceneggiatura originale ed ha
avuto un’enorme fortuna commerciale.
Appuntamento al cinema il 18-19-20 novembre per
vedere sul grande schermo la versione restaurata del film, per
danzare di nuovo con John Travolta e Uma Thurman sulle note di
You Never Can Tell di Chuck Berry e rivivere le avventure
di personaggi entrati in maniera indelebile nell’immaginario
collettivo: dai gangster Vincent Vega (John
Travolta) e Jules Winnfield (Samuel
L. Jackson) alla conturbante moglie del boss Mia
Wallace (Uma
Thurman), al pugile Butch Coolidge (Bruce
Willis), l’indimenticabile “risolutore” Mister Winston
Wolf (Harvey Keitel), i ladri Ringo “Zucchino” e
Yolanda “Coniglietta” (Tim Roth e Amanda Plummer),
e poi ancora il capitano Koons (Christopher
Walken), Buddy Holly (Steve Buscemi) e lo
stesso Quentin Tarantino… Un cast stellare per un titolo che ha
fatto la storia del cinema degli anni Novanta.
Uno dei film più
citati e amati di sempre, un mix di azione, violenza e humour mai
visti prima, un successo planetario che con il suo stile
rivoluzionario e con il suo linguaggio originale ha consacrato
Tarantino come star del cinema dopo lo strepitoso esordio con
Le Iene.
Jessica Rabbit non
è cattiva, è solo che la disegnano così… lo sappiamo. Ma il
regista di Chi ha incastrato Roger Rabbit Robert
Zemeckis ritiene che le curve della femme fatale
dei cartoni animati potrebbero essere un po’ troppo pericolose per
la Disney.
Chi non ha mai visto il classico
ibrido live-action/animazione del 1988, potrebbe rimanere sorpreso
da quanti contenuti audaci siano stati ammessi in un film con
classificazione PG. Ci sono rapimenti, voyeurismo, uso di droghe,
un cattivo davvero terrificante (il giudice Doom di
Christopher Lloyd) e l’omicidio piuttosto orribile
di una simpatica scarpa a cartoni animati che ha traumatizzato
un’intera generazione di bambini.
Nonostante questo, Zemeckis ritiene
che la moglie notoriamente seducente di Roger, Jessica
Rabbit (doppiata da Kathleen Turner), sia
la ragione principale per cui non abbiamo ancora visto un
sequel.
Durante un’intervista per
l’Happy Sad Confused Podcast, al regista è stato chiesto
di un potenziale seguito di
Chi ha incastrato Roger Rabbit. “C’è una buona
sceneggiatura [per un sequel] alla Disney, ma ecco il punto: la
Disney attuale non farebbe mai Roger Rabbit oggi. Non possono fare
un film con Jessica.”
Zemeckis ha aggiunto che
la sceneggiatura in questione, scritta dagli sceneggiatori
originali Peter S. Seamen e Jeffrey
Price, semplicemente “non vedrà mai la luce del
giorno, per quanto sia bella. Voglio dire, guarda cosa hanno fatto
a Jessica al parco a tema. L’hanno avvolta in un trench, sai”.
Zemeckis ha continuato spiegando come è riuscito a ottenere il via
libera per il primo film in primo luogo. “Siamo stati in grado
di farlo proprio nel momento in cui la Disney era pronta a
ricostruirsi”, ha detto. “Eravamo lì quando è arrivato
quel nuovo regime, ed erano pieni di energia e volevano farlo.
Continuavo a dire, e lo dico sinceramente, ci credo, ‘Sto facendo
Roger Rabbit nel modo in cui credo che lo avrebbe fatto Walt
Disney’. Il motivo per cui lo dico è che Walt Disney non ha mai
fatto nessuno dei suoi film per bambini. Li ha sempre fatti per
adulti. Ed è quello che ho deciso di fare con Roger
Rabbit.”
Probabilmente Zemeckis ha ragione a
pensare che la Disney di oggi non sia in grado di realizzare un
personaggio come Jessica così come è intesa essere nella mente del
creatore, la speranza è comunque l’ultima a morire!
La trama di Chi ha
incastrato Roger Rabbit
“L’investigatore privato sfortunato
Eddie Valiant (Bob Hoskins) viene assunto dal
produttore di cartoni animati R.K. Maroon (Alan
Tilvern) per indagare su uno scandalo di adulterio che
coinvolge Jessica Rabbit (Kathleen Turner), la
moglie sensuale della più grande star di Maroon, Roger Rabbit
(Charles Fleischer). Ma quando Marvin Acme
(Stubby Kaye), presunto amante di Jessica e
proprietario di Toontown, viene trovato assassinato, il malvagio
giudice Doom (Christopher Lloyd) giura di
catturare e distruggere Roger.”
Dopo la presentazione al
Giffoni Film Festival e alla Festa di Roma, nell’ambito di Alice
nella Città,
Il ragazzo dai pantaloni rosa è pronto per arrivare in
sala, dal 7 novembre con Eagle Pictures, preceduto da una
serie di proiezioni per le scuole che mirano a diffondere nella
maniera più accurata e “educativa” possibile il messaggio del
film.
Ma di cosa parla Il
ragazzo dai pantaloni rosa e come mai viene proiettato per le
scuole?
Il
film racconta la drammatica storia vera di Andrea
Spezzacatena, l’adolescente che decise di togliersi la vita
perché vittima di bullismo a scuola. Fu il primo caso del genere in
Italia che portò al suicidio di un minorenne: per
questo è importante che il film arrivi a quante più persone
possibile, giovani ma non solo, poiché la testimonianza e la
rappresentazione di una storia così ingiusta possano diventare
strumenti di sensibilizzazione, affinché non ci siano più ragazzi
che vengano trattati come è stato trattato Andrea. Soprattutto
affinché chi si trova nella situazione di Andrea non si senta
più così tanto solo da non avere intorno persone a cui
chiedere aiuto.
La storia vera
Il film, diretto da
Margherita Ferri, racconta di Andrea, l’adolescente vittima
di bullismo. Basato sul libro Andrea, Oltre il Pantalone
Rosa, edito da Graus e scritto dalla mamma del ragazzo,
Teresa, il film ci accompagna nella vita di un ragazzino
sensibile, con una madre e un padre presenti e attenti, che
tuttavia non sono riusciti a proteggere il figlio dal dolore e
dalla paura. Per questo, adesso Teresa ha dedicato la sua vita a
raccontare la storia del figlio, per aiutare altri ragazzi e i loro
genitori a non sentirsi soli.
Cosa significano i
“pantaloni rosa”?
Secondo le storia
raccontata prima nel libro e poi nel film, un giorno Andrea si
presentò a scuola con dei pantaloni stinti, erano rossi, ma un
lavaggio sbagliato li aveva fatti diventare rosa. Questa scelta di
indossare comunque i pantaloni per andare a scuola aveva generato
grande ilarità e commenti pungenti da parte dei compagni che
arrivarono addirittura a creare una pagina Facebook con quello che
è ora il titolo del film. Solo dopo la tragica fine del figlio, che
aveva condiviso con lei la password del suo account, Teresa scoprì
l’esistenza della pagina diffamatoria, identificata poi come il
primo scalino di una parabola discendente di dolore e solitudine
che Andrea cominciò a percorrere in solitudine, fino a quel tragico
20 novembre 2012, quando si tolse la vita, poco dopo il suo
quindicesimo compleanno.
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa – Samuele Carrino – Cortesia di Eagle
Pictures
Chi era Andrea
Spezzacatena?
Un ragazzo
apparentemente solare, Andrea aveva ottimi voti a scuola e un bel
rapporto coi genitori. Quando fu trovato senza vita, la famiglia e
la comunità rimasero doppiamente sconvolti, non solo per
l’irrimediabilità del gesto, ma anche perché arrivava da un ragazzo
che apparentemente sembrava molto sereno. Un mistero, insomma, che
trovò una spiegazione solo quando sua madre, dopo la sua morte,
entrò nel suo profilo Facebook e ricostruì l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di
bullismo e cyberbullismo, a scuola.
Il film Il ragazzo
dai pantaloni rosa
Il film, narrato in
prima persona dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a
pensare di non avere altra via d’uscita e
rappresenta un potente monito sulla pericolosità di parole e di
gesti che possono sembrare scherzi innocui, addirittura simpatici,
da parte di chi li perpetra con leggerezza.
Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Nel cast del film
troviamo Claudia Pandolfi nei panni di Teresa Manes, la mamma di
Andrea, e Corrado Fortuna che invece interpreta il papà del
ragazzo. Il protagonista che dà il volto ad Andrea è il
giovane Samuele Carrino, mentre Andrea Arru,
volto amatissimo dal pubblico giovane, è Christian, il bullo
della scuola. Reduce dal successo di Inside Out
2, in cui presta la voce alla protagonista, Sara
Ciocca completa il cast nei panni di Sara, la migliore amica di
Andrea.
Arisa per la
colonna sonora
A impreziosire di
emozione e significato Il ragazzo dai pantaloni rosa
c’è “Canta Ancora”,
canzone inedita che Arisa scrisse per sua madre e che
nel film diventa una lettera che Andrea dedica a Teresa. Il brano,
che si può ascoltare già nel trailer e accompagna l’uscita del
film, fa parte della colonna sonora ufficiale. Diretto dalla
regista Margherita Ferri (Zen – Sul ghiaccio sottile
prodotto da Biennale College, Bang Bang Baby) e prodotto da Eagle
Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto
Proia, Il ragazzo dai pantaloni rosa uscirà il 7
novembre distribuito da Eagle Pictures.
Nel penultimo episodio di Agatha
All Along, è stato rivelato che la Strada delle
Streghe è stata creata da Billy Maximoff.
Tuttavia, abbiamo anche scoperto che Agatha
Harkness era responsabile di aver legato
Jennifer Kale, facendole recuperare quei poteri perduti quando
il loro legame è stato spezzato.
L’ultima volta che abbiamo visto
Jen, è emersa dalle profondità di Westview ed è volata via.
Parlando con Collider, Sasheer
Zamata ha raccontato cosa avrebbe pensato il suo
personaggio della rivelazione che la Strada non era reale. “Lei
se ne va e basta. Se ne va e basta dalla Strada e dice, ‘Me ne vado
da qui.’ Penso che sarebbe furiosa se scoprisse che Teen, tra tutte
le persone, ha fatto passare tutti in quell’inferno”, ha
spiegato l’attrice. “Tipo, non dovevamo farlo? Ma forse ci
troverebbe una sorta di conforto perché ha ottenuto ciò che
voleva.”
“Ha fatto la Strada per riavere
indietro i suoi poteri, e poi li ha riottenuti, quindi in un certo
senso ne è valsa la pena. Ha fatto esattamente quello che dovresti
fare quando fai la Strada. Nessun altro ha fatto la Strada perché
la Strada in realtà non esiste, o almeno la Strada che crediamo di
aver visto”, ha continuato Zamata. “Ma sì, penso che si
incazzerebbe e alla fine probabilmente penserebbe che ne è valsa la
pena per riavere indietro i suoi poteri”.
Jennifer Kale sopravvive alla prima stagione di Agatha All
Along
Kale non è certo uno dei personaggi
più noti dei fumetti, quindi non è chiaro dove andrà dopo. È
possibile che il fatto che abbia riacquistato i suoi poteri dovesse
essere la fine dell’arco narrativo di questo personaggio, ma con i
Marvel Studios che gettano le basi per una
serie di progetti soprannaturali, un suo ritorno non è sicuramente
escluso.
I fan dei fumetti conosceranno i
legami dell’eroina con i Midnight Sons e Zamata ha accennato a quel
team-up quando le è stato chiesto del suo futuro nell’MCU. “Non lo so. Può andare
ovunque! Mi piacerebbe vederla andare ovunque. Mi piacerebbe vedere
di più della sua storia passata. Mi piacerebbe vedere il suo
futuro. Troverà una nuova congrega, un nuovo team di persone con
cui lavorare? Riconsacrerà la sua vita alla guarigione delle
persone?”
“Mi piacerebbe vedere
dove andremo dopo questo, è stato lasciato così aperto. Amo
interpretare questo personaggio così tanto, e penso che le persone
abbiano amato vederla ottenere la sua ricompensa. Mi piacerebbe che
la vedessimo usare effettivamente il potere che ha
riconquistato.”
Il finale di Agatha All Along ha preparato il
terreno a Billy e Agatha per intraprendere una nuova serie di
avventure insieme, mentre il resto della congrega è caduto. Con
questo in mente, il film Midnight Sons, di cui si vocifera da tempo,
sarebbe sicuramente il passo successivo naturale per Jen.
John Wick si è sempre distinto, ma è
stato solo con John Wick:
Capitolo 2 che il franchise è stato completamente
definito. Guidata da Keanu Reeves, la serie di film racconta la
storia dell’ex assassino John Wick, che lavora per assicurarsi la
possibilità di andare in pensione. Dopo che il suo cane viene
ucciso dal figlio di un mafioso, l’ex sicario torna dalla pensione
per uccidere tutti coloro che hanno una parvenza di coinvolgimento
nella morte del suo animale. Da allora il franchise si è
trasformato in un enorme colosso, incassando oltre 1 miliardo di
dollari nei quattro film. Le uscite di John Wick includono
anche diversi spin-off, alcuni dei quali in fase di sviluppo, tra
cui Ballerina
di Ana de Armas.
In un’intervista con Screen
Rant, il regista Chad Stahelski ha parlato
del processo di trasformazione del primo film in un enorme
franchise. Sebbene siano stati riservati per la prima uscita, molti
degli elementi unici dell’universo sono stati sviluppati durante la
pianificazione di John Wick: Capitolo Due. Poiché
inizialmente non si aspettavano di essere chiamati per un sequel,
Stahelski e
Keanu Reeves hanno lavorato insieme per realizzare
un’ambientazionedavvero
“strana”.
Guardate la sua spiegazione completa qui sotto:
Hanno pensato: “Beh, quanto
possono essere strani, e noi faremo quello che possiamo, e
probabilmente è buono solo per un altro”.Ci hanno
dato un guinzaglio piuttosto lungo.E poi è stato
come se io e Keanu fossimo tornati insieme e ci fossimo detti:
“Oh!Beh, non sappiamo proprio cosa fare”.Ci siamo riuniti con Derek Kolstad e il n. 2 è stato il
momento in cui abbiamo capito tutto.
Ci è venuta l’idea che c’è un
Continental in ogni città.Derek aveva avuto l’idea dei
marcatori.Poi ho pensato: “Beh, fanculo.Se vogliamo
andare così in profondità, allora facciamo il Signore degli
Anelli, creiamo un mondo fantastico e iniziamo a
modellarlo così”…
Per quanto riguarda la storia
vera e propria, John Wick 1 è stato fantastico.È il mio
preferito, ovviamente, ma solo dopo John Wick 2 ci è stato
chiesto.Keanu aveva chiamato e aveva detto: “Ehi, la
Lionsgate mi ha appena chiamato.Vogliono farne un
altro”.E io: “Davvero, così?”.E lui: “Sì”.Alla fine abbiamo scoperto quanto era andato bene e io e Keanu
siamo tornati e abbiamo detto: “Ok, lo faremo, ma lo faremo
a modo nostro.Diteci solo qual è la cifra
e noi la troveremo, ma non potete, perché faremo una cosa strana e
non vogliamo alcuna supervisione”.
John Wick 2 ha cambiato
completamente il franchise
Il film originale presentava alcuni
degli elementi che avrebbero definito il franchise. Il Continental
era presente, tanto che le regole restrittive dell’hotel erano già
in vigore. Tuttavia, solo nel secondo capitolo del 2017
Stahelski avrebbe introdotto i marcatori del giuramento di sangue,
gli altri
Continental e le varie ambientazioni internazionali che Wick
avrebbe iniziato a esplorare. Mentre il primo film ha
certamente mostrato le acrobazie e le coreografie che
avrebbero riflesso l’unicità del franchise, gli altri tropi sono
stati introdotti solo in seguito.
Così come Wick corre dei rischi
ogni volta che prende di mira un membro dell’Alta Tavola, il
regista corre un rischio serio introducendo così tanti elementi
bizzarri nel franchise. John Wickin origine era solo un thriller, quindi
l’introduzione di un sotterraneo criminale così complicato
rischiava di allontanare completamente il pubblico di base, che non
era venuto per una produzione simile al Signore degli
Anelli. Tuttavia, è stata la decisione giusta che ha distinto
il franchise dai suoi contemporanei, come Taken, The
Equalizer e Jack Reacher.
Cosa hanno significato i
cambiamenti del sequel per John Wick
Il primo film non richiedeva certo
un sequel. Ha concluso perfettamente la storia del protagonista e
ha dato un senso di conclusione che ha soddisfatto la maggior parte
degli spettatori. Il seguito, tuttavia, ha trasformato uno
standalone in un gigante del cinema. Con John Wick: Capitolo 5 confermato e
diversi spin-off in fase di sviluppo, la sua crescita è continua.
Non c’è necessariamente una fine in vista per l’universo in rapida
crescita. Tutto ciò deriva dalle innovazioni introdotte da
Stahelski e Reeves nel sequel originale.
IN COPERTINA: Chad Stahelski arriva alla premiere di Los Angeles
di ‘John Wick: Chapter 4’ della Lionsgate – Foto da
imagepressagency via Depositphotos.com
Sharon Stone, diva assoluta del grande schermo
e Matthew Broderick, uno degli attori più
rappresentativi della sua generazione, saranno presenti al
42° Torino Film Festival. Le due star planetarie
presenteranno in sala due fra i loro più celebri
film e riceveranno il prestigioso premio “Stella
della Mole”, il riconoscimento cinematografico che viene
assegnato a figure di spicco del cinema internazionale.
Con Sharon Stone il pubblico del TFF sarà
catapultato nelle atmosfere western di Pronti a
morire di Sam Raimi, film da lei anche co-prodotto,
in cui interpreta una pistolera bella e letale a fianco di Gene
Hackman e di due attori, a quel tempo emergenti, che avrebbero
lasciato il segno, Leonardo Di Caprio e Russell Crowe.
Matthew Broderick,
che arriverà a Torino accompagnato dalla moglie, l’attrice Sarah
Jessica Parker, racconterà al pubblico il suo rapporto con Marlon
Brando vissuto durante le riprese di Il Boss e la
Matricola, di cui è stato il giovane co-protagonista
e che sarà proiettato all’interno della retrospettiva dedicata a
Brando.
Il Torino Film
Festival è realizzato dal Museo Nazionale del
Cinema di Torino e si svolge con il contributo del
Ministero della Cultura Direzione Generale Cinema e Audiovisivo,
Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San
Paolo, Fondazione CRT.
Mentre lo sviluppo del sequel
inizia finalmente ad accelerare, Melissa Barrera condivide un aggiornamento
entusiasmante su Finché morte non ci separi 2 (Ready or
Not 2). Il film originale, scritto da
Guy Busick e R. Christopher Murphy e diretto da
Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett di Radio
Silence, ruotava intorno a una sposa la cui famiglia di suoceri la
caccia durante la prima notte di nozze come parte di un rituale
satanico per mantenere la loro ricchezza. Dopo che si era parlato
di un seguito all’inizio del 2024, nell’ottobre dello stesso anno è
stato
confermato che Finché morte non ci separi 2 (Ready or
Not 2)stava andando
avanti con il ritorno dell’intero team creativo, compresa la star
Samara Weaving.
Durante una recente intervista con
ComicBook.com per il suo monster rom-com Your
Monster, alla Barrera è stato chiesto della possibilità di
riunirsi con i Radio Silence per Finché morte non ci separi
2 (Ready or Not 2)dopo la
loro collaborazione in Abigail. Sebbene l’attrice abbia
sottolineato di non aver avuto alcuna conversazione ufficiale con i
Radio Silence in merito alla partecipazione al sequel dell’horror,
sa“qualcosa” di
ciò che verrà dal film e ha espresso la sua eccitazione
per il ritorno del team dopo che inizialmente era stato preso in
considerazione un altro regista per il film. Scoprite cosa ha detto
la Barrera qui sotto:
Non l’ho fatto.Sono
molto emozionata perché l’ultima volta che ho parlato con loro di
Ready or Not, non avevano intenzione di dirigerlo.Quindi
sono molto felice che siano tornati a bordo perché chi meglio di
loro può farlo?È una storia molto emozionante.So
qualcosa del secondo film ed è molto bello.
Cosa significano le
dichiarazioni di Barrera per Finché morte non ci separi 2
(Ready or Not 2)
Il fatto che la Barrera abbia detto
di aver avuto un’intuizione su Finché morte non ci separi 2
(Ready or Not 2)l’ultima volta che
ha parlato con Radio Silence, sembra indicare che questo sia
avvenuto durante il ciclo di stampa di Abigail.
L’horror-commedia sui vampiri è uscito ad aprile, mentre le notizie
che Adam Robitel di Escape Room era in trattative per
dirigere il sequel risalgono a marzo, il che sarebbe in
linea con la tipica tempistica in cui gli studios e i talent
organizzano interviste ed eventi per promuovere una nuova uscita un
mese prima.
Tuttavia, la possibilità di un
crossover tra Abigail e Finché morte non ci separi
2 (Ready or Not 2) è stata ventilata sin
dall’uscita del primo film, in particolare grazie
all’Easter egg di un membro della famiglia Le Domas di
quest’ultimo film che viene visto nella villa del film sui
vampiri. I fan del genere horror hanno anche condiviso le
loro speranze che Barrera e Weaving facciano squadra dopo che
quest’ultimo è stato l’assassino d’apertura di Scream
VI, mentre i minori, ma modesti, incassi di
Abigail hanno portato altri a sperare che il personaggio
del primo continui nel sequel.
Uno dei pochi ostacoli che si
frappongono alla possibilità di un corretto incrocio tra
Abigail e Finché morte non ci separi 2 (Ready
or Not 2)è rappresentato dai
diversi studios che detengono i diritti di ciascun film. Sebbene
Radio Silence e Vinson Films abbiano prodotto entrambi i film, la
Universal ha distribuito il primo mentre Fox Searchlight ha
distribuito il secondo, il che probabilmente richiede una
certa commistione tra gli studios per includere Joey di Barrera nel
prossimo sequel. Ciò non ha impedito a Barrera di nutrire
la speranza di lavorare con Weaving, condividendo quanto segue con
Screen Rant a maggio:
Sì, dobbiamo fare un film con
entrambi.Mi piacerebbe molto.L’ho incontrata mentre
stava girando Scream VI, ma non ero nemmeno sul set mentre lei
girava, perché l’intero inizio è stato girato separatamente.Ho avuto una settimana di ferie e sono tornata in Messico.Ma sì, è incredibile, è un’attrice straordinaria e una mia
grande amica.E anche di Matt e Tyler, quindi sarebbe
fantastico.
Attenzione! Questo articolo
contiene SPOILER per l’episodio 7 di The
Penguin
L’episodio
7 di The Penguin presenta diversi Easter egg e
riferimenti, in una puntata che racconta l’infanzia del
protagonista Oz Cobb (Colin
Farrell). Non solo il passato di Oz viene esplorato
con alcune verità molto oscure, ma l’episodio include anche alcune
morti importanti. C’è anche una decisione critica che capovolge
l’intero conflitto di Pinguino con Sofia Gigante (Cristin
Milioti), poiché riferimenti chiave e flashback sono
presenti in tutto questo nuovo episodio.
Nell’episodio 7, la madre di Oz Cobb
è stata rapita da Sofia Gigante e Salvatore Maroni (Clancy
Brown). Dopo alcune rivelazioni significative sul passato
oscuro di Oz da bambino e un importante confronto con Sal, Oz ora
deve vedersela con Sofia Gigante che diventa ancora più instabile e
pericolosa di quanto non fosse già. Ecco 13 Easter egg e
riferimenti ai fumetti DC che sono stati individuati nel corso
dell’episodio 7 di The Penguin, in attesa del finale di
stagione.
“Islands In The Stream” – Dolly
Parton e Kenny Rogers
Ritornano alla première di
Penguin
Durante la sequenza di flashback
ambientata 34 anni prima degli eventi odierni dello show DC nel
2022, si può sentire “Islands in the Stream” di
Dolly Parton e Kenny Rogers provenire dal
giradischi di Francis Cobb. Questa non è la prima volta che una
canzone di Dolly Parton entra nella colonna sonora
di The Penguin. Non solo “9 to 5” è stata
ascoltata sull’autoradio di Penguin nella première dello show, ma è
anche servita come traccia dei titoli di coda per il primissimo
episodio della serie. Pertanto, l’apparente amore di Francis per
Dolly Parton spiega probabilmente perché “9 to 5”
fosse in riproduzione nell’auto di Pinguino.
La gamba di Oz
Un problema fisico risalente alla
sua infanzia
The Penguin Episodio 7 – cortesia Max
Assistiamo a un flashback che ci
riporta all’infanzia di Oz. Il giovane può essere visto indossare
un tutore per la gamba. Ciò conferma che la “gamba storta” di Oz è
una condizione in corso, piuttosto che qualcosa che gli è capitato
nel corso della vita durante la sua carriera da gangster a Gotham.
Allo stesso modo, ciò significa anche che il soprannome “Pinguino”
che gli è stato dato a causa della sua andatura lo ha probabilmente
accompagnato per tutta la vita, distinguendolo anche dai suoi
fratelli Jack e Benny.
Rex Calabrese fa finalmente il suo
debutto con Penguin
Dopo essere stato più volte citato
nello show DC
The Penguin Episodio 7 – cortesia Max
Dopo i numerosi riferimenti fatti
nei precedenti episodi di The
Penguin, Rex Calabrese della DC fa finalmente il suo
debutto live-action nelle sequenze di flashback dell’episodio 7.
Noto anche come “The Lion” nei fumetti originali, Rex era
l’eroe di Oz e che alla fine assunse il giovane come suo autista,
dando inizio alla carriera di Oz come gangster a Gotham City.
Nell’episodio viene anche mostrata l’auto dorata di Rex, che Oz in
precedenza chiamava “carrozza”. Il flashback conferma anche che
Francis ha svolto una probabile contabilità illecita per Rex come
secondo lavoro.
Trolley Coin
Stessa moneta trovata da Oz
nell’episodio 5 di Penguin
The Penguin Episodio 7 – cortesia Max
Giocando nei tunnel abbandonati del
sistema di tram sotto Crown Point, il giovane Oz trova una moneta
del tram mentre cerca i suoi fratelli Jack e Benny. Questa è
probabilmente la stessa moneta del tram che l’adulto Oz ha trovato
tra le cose di sua madre durante l’episodio
5 di Penguin, spingendolo a riscoprire i tunnel che sono
diventati la nuova base operativa perfetta per il suo impero della
droga.
Come colpo di scena davvero
inquietante, viene rivelato che il giovane Oz ha rinchiuso i suoi
fratelli in un tunnel di scarico durante una tempesta. Lasciandoli
annegare e tornando a casa per stare con sua madre, l’implicazione
è che Oz non ha mai detto nulla di ciò che è successo a Jack e
Benny, dal momento che era geloso di dover condividere l’amore di
sua madre. Questa porta di scarico è la stessa che Oz adulto
osserva pensosamente nell’episodio 5. Inoltre, questo stesso tunnel
salva ironicamente la vita al Pinguino dopo che Sofia invia un’auto
bomba per far saltare in aria la base operativo di Oz.
Beetlejuice
Uscito nel 1988 (un anno prima del
primo film di Batman di Burton)
Quando Francis chiede a
Oz dove sono i suoi fratelli, lui afferma che sono andati al cinema
a vedere Beetlejuice del 1988, diretto da
Tim Burton e interpretato da Michael
Keaton nel ruolo del fantasma. Vale la pena sottolineare
che Batman di Burton è uscito l’anno successivo,
nel 1989, con Keaton nel ruolo di Bruce Wayne, la stessa iterazione
del Cavaliere Oscuro che combatte il Pinguino di Danny
DeVito in Batman – Il Ritorno del 1992.
Allo stesso modo, il sequel di Burton Beetlejuice
Beetlejuice è appena uscito nelle sale a settembre di
quest’anno. Tenendo presente questo, ci si dovrebbe chiedere quali
film abbia fatto Burton invece dei film di Batman in questo
universo.
Il film preferito di Oz spiega
molto
Cappello a cilindro di
Fred Astaire (1935)
Top Hat – Fred Aister
Mentre metteva in scena un film con
sua madre, si scopre che il film preferito del giovane Oz è
Cappello a cilindro del 1935 con Fred
Astaire. Viene mostrato mentre balla il tip tap indossando
un cappello a cilindro, un cappotto con il collo ampio e tenendo un
cane al guinzaglio, i collegamenti tra lo stile di Fred Astaire in
questo film e le rappresentazioni originali di The
Penguin nelle pagine della DC Comics non sono difficili da
ignorare. Lo stesso episodio 7 si intitola Top Hat, ovvero il
titolo originale del film in questione, forse a oggi il miglior
riferimento ai fumetti DC della serie.
“Ginger F***ing Rogers”
(Anche lei in Cappello a
Cilindro)
Top Hat – Fred Aister, Ginger Rogers
Tenuta nella villa dei Falcone come
prigioniera di Sofia, Francis dice a Sofia che dopo che suo figlio
l’avrà uccisa, ballerà il tip tap sulla sua tomba “come Ginger
f***ing Rogers“. Attrice iconica della Hollywood classica,
Ginger Rogers è stata la frequente co-protagonista
di Fred Astaire, anche in Cappello a
cilindro del 1935.
“Ti ho preso! Ti ho preso!”
Rimando all’inseguimento del
Pinguino con la Batmobile
Colin Farrell in The Penguin episodio 7 – Cortesia di
Max
Sebbene Salvatore Maroni finisca per
morire di infarto mentre combatte contro Oz Cobb, il Pinguino si
comporta comunque come se avesse sconfitto il boss della
criminalità di Gotham con le sue mani. Allo stesso modo, Oz dice
ripetutamente al cadavere di Maroni di averlo preso. Questa scena
rimanda le premature celebrazioni del Pinguino in The
Batman, quando crede di essere sfuggito al Crociato
Incappucciato e dice la stessa cosa durante il loro inseguimento in
auto, solo per essere immediatamente ribaltato dalla Batmobile del
Cavaliere Oscuro.
L’anello di Salvatore Maroni
Appartiene finalmente al
Pinguino
The Penguin Episodio 7 – cortesia Max
Il Pinguino toglie anche l’anello di
Salvatore dal suo cadavere e se lo mette al dito
nell’episodio 7 di The Penguin. Carmine Falcone ha
preso l’anello quando ha denunciato il traffico di droga di Maroni
prima degli eventi di The Batman. Poi, suo figlio
Alberto Falcone ha preso l’anello dopo che l’Enigmista ha ucciso
Carmine. Mentre Oz ha preso l’anello dopo aver ucciso Alberto e lo
ha restituito a Maroni come segno di buona fede. Ora ha di nuovo
l’anello in suo possesso. Si tratta di un simbolo, che suggerisce
che l’ascesa del Pinguino al vertice degli inferi di Gotham è quasi
completa.
“È quello che pensi?”
Sofia usa le parole esatte di
Carmine di 10 anni prima
Cristin Milioti in The Penguin episodio 7 – Cortesia di
Max
Sofia Gigante visita Brookside per
incontrare la giovane Gia Falcone, che dice di aver visto la
maschera antigas nella borsa di Sofia, la notte in cui ha gassato
la famiglia. Tuttavia, Sofia usa le stesse tattiche e le parole
esatte che suo padre ha usato quando Sofia sospettava che Carmine
avesse ucciso sua madre dieci anni prima, fingendosi scioccata dal
fatto che Gia potesse pensare che fosse capace di fare qualcosa di
così orribile. Occupandosi di Gia e dei suoi sospetti, questa
interazione spezza Sofia, che decide di smettere di giocare la sua
partita allo stesso modo di suo padre. Scegli invece di creare un
nuovo modus operandi, cercando soltanto una vendetta assoluta su
Oz.
Monroe’s Jazz Club
Dove Oz portò sua madre a
ballare
The Penguin Episodio 7 – cortesia Max
Portando Francis in quello che un
tempo era il Monroe’s Jazz Club, l’episodio 7 di The Penguin torna
indietro ancora una volta a quando Francis finalmente lascia la sua
stanza dopo la morte di Jack e Benny e porta Oz a ballare, quella
sera lei gli fa promettere di darle tutto ciò che merita. Un
ricordo a cui ha fatto riferimento per la prima volta un Oz adulto
nell’episodio 2 di The Penguin, il fatto che Sofia
ora ne sappia abbastanza per portare Francis da Monroe nel presente
non promette certamente nulla di buono per Oz. Sarebbe
assolutamente tragico se Francis venisse uccisa a causa di Oz nello
stesso posto in cui, da ragazzo, aveva promesso di darle tutto.
Detective Marcus Wise
Porta il Pinguino a Sofia
Gigante
Craig Walker è Marcus Wise The Penguin – Cortesia di
HBO
Dopo essere sopravvissuto
all’esplosione dell’autobomba che ha distrutto le attività la sua
base operativa e un intero isolato di Crown Point, uno stordito Oz
Cobb viene trovato dal detective
Marcus Wise, il poliziotto corrotto che Sofia ha assunto
nell’episodio 2 di The Penguin che è corrotto
anche nei fumetti originali della DC. Sembra che Sofia abbia
assunto di nuovo Marcus per portarlo da lei al Monroe’s per un
confronto finale nell’imminente
finale di The Penguin. Sarà molto emozionante vedere come Oz
intende salvare sia se stesso che sua madre dall’ira di Sofia.
Dopo che la produzione del film si
è finalmente conclusa, è stato rivelato il budget di
Mission:Impossible 8.
Il prossimo capitolo della serie d’azione guidata da Tom Cruise doveva inizialmente essere la
seconda parte della storia in due parti Dead
Reckoning e girare in contemporanea con l’uscita del
2023, ma i piani sono cambiati a causa dei ritardi di COVID-19.
Dopo aver iniziato le riprese all’inizio del 2022,
Mission:Impossible 8 ha subito ulteriori ritardi
a causa dello sciopero SAG-AFTRA del 2023, tra cui un ritardo di
quasi un anno nell’uscita e il cambiamento del titolo da Dead
Reckoning Part Two all’attuale stato senza titolo.
L’Hollywood Reporter ha recentemente riportato la
notizia che Cruise era in fase di sviluppo per un sequel di
Giorni di tuono dopo Top
Gun:Maverick”, dopo il successo del film. La
notizia includeva anche la rivelazione che il budget di
Mission:Impossible
8“si starebbe
avvicinando ai 400 milioni di dollari”, con fonti che
indicano che la mole di finanziamenti è dovuta ai vari ritardi di
produzione e agli scioperi di Hollywood del 2023. Ciò renderebbe il
prossimo film il più costoso del franchise, eclissando il
precedente record di Mission:Impossible –
Dead Reckoning con 291 milioni di dollari.
Cosa significa per Mission:Impossible 8
Anche se i vari ritardi nella
produzione hanno certamente senso per l’alto budget del film,
la domanda ora diventa seMission:Impossible
8riuscirà a fare di più che recuperare
quelle finanze. Nonostante abbia ottenuto alcune delle
migliori recensioni del franchise, Dead Reckoning è
diventato memorabilmente la prima delusione al botteghino della
serie, incassando poco meno di 600 milioni di dollari a fronte di
un budget di produzione di 291 milioni di dollari che, se associato
al marketing e alle sale, è stato inferiore al punto di pareggio
dichiarato di 600 milioni di dollari.
Tra
Mission:Impossible – Dead Reckoning e
Transformers
One e Rise
of the Beasts, la Paramount si è trovata in un
periodo di incertezza al botteghino. Anche se la forza
combinata di A Quiet Place:Day One e Smile
2 li hanno tenuti in positivo, quando si tratta di produzioni
a tre cifre, non hanno avuto un successo da Top
Gun:Maverick nel 2022.
Il fatto che Mission:Impossible 8 abbia un budget così elevato, spiega
anche il motivo per cui la Paramount starebbe pensando di farne
l’ultimo film. Cruise e lo sceneggiatore/regista
Christopher McQuarrie sono stati riluttanti a confermarlo, anche se
il primo non solo ha un’agenda fitta di impegni, ma ha anche
firmato un accordo di first look con la Warner Bros. all’inizio di
quest’anno. Tenendo conto di tutti questi elementi,
Mission:Impossible 8 potrebbe essere il punto di
svolta per il futuro del franchise.
Adam Driver e
Anne Hathaway faranno coppia per Paper
Tiger, un film poliziesco del regista James
Gray. L’ultimo film di Gray, Armageddon Time, è stato interpretato
anche dalla Hathaway e nel 2022 è stato brevemente premiato. Il
film più recente di Hathaway è il film d’amore di Prime VideoThe Idea
of You, mentre Driver è apparso nel discusso Megalopolis
di Francis Ford Coppola. Entrambi gli attori sono noti per aver
combinato progetti minori con grandi franchise: Hathaway ha
recitato in The Dark Knight Rises e Driver ha fatto parte
dell’universo di Star
Wars.
Secondo The Hollywood Reporter, Driver e Hathaway reciteranno
accanto alla star di SuccessionJeremy Strong in Paper Tiger. Il film
è incentrato su due fratelli i cui legami vengono messi
alla prova quando rimangono coinvolti in un piano con la mafia
russa. I ruoli degli attori non sono stati specificati,
anche se sembra probabile che Driver e Strong interpreteranno i due
fratelli. Paper Tiger ha iniziato ad
assicurarsi i dettagli della produzione e della distribuzione, con
CAA Media Finance che si occuperà della distribuzione negli Stati
Uniti e Leone Film Group che gestirà le vendite internazionali.
Oltre a dirigere, Gray ha scritto anche la sceneggiatura. La
produzione dovrebbe iniziare all’inizio del 2025, anche se
non è ancora stata stabilita una data di uscita.
La collaborazione tra Driver e
Hathaway in Paper
Tigerpreannuncia un’interessante
aggiunta al genere poliziesco. Il film, che si muove tra le
tumultuose relazioni tra due fratelli coinvolti in uno scenario
pericoloso, allude a temi ricchi come la lealtà, la
moralità e la complicazione dei legami familiari. Gray,
noto per la sua narrazione ricca di sfumature in progetti
precedenti come Ad Astra
e Armageddon Time, è pronto ad approfondire questi temi
insieme alla posta in gioco psicologica ed emotiva che accompagna
la vita del crimine.
La comprovata versatilità della
Hathaway suggerisce che porterà una prospettiva unica al film. Ci
si aspetta che l’interazione tra lei e Driver aumenti il dramma e
l’energia del film, attirando probabilmente il pubblico per
assistere alla loro dinamica. Paper Tiger offre a entrambi
gli attori l’opportunità di mettere in mostra il proprio
talento in una narrazione ad alta tensione, e potrebbe
migliorare l’impatto complessivo del film.
L’attore Jude Law ripensa al suo ruolo in Captain
Marvel e rivela che avrebbe voluto fare di più
nei panni del cattivo Yon-Rogg del MCU. Nel 2019, Captain Marvel ha introdotto il
Vendicatore titolare accanto ai Kree e agli Skrull. L’antagonista
principale di Captain Marvel è il comandante Kree
Yon-Rogg, che si rivolta contro la sua apprendista Carol Danvers e
cerca di eliminare gli Skrull. Carol Danvers sconfigge Yon-Rogg
alla fine di Capitan Marvel, ma sceglie di
risparmiargli la vita per inviare un avvertimento all’Intelligenza
Suprema.
Parlando con Variety, Jude Law spiega che voleva
esplorare più a fondo il suo ruolo di Captain Marvel . Law avrebbe
voluto che Yon-Rogg“fosse più
arcuato” e avrebbe voluto“poter fare più leva sull’umorismo”.
L’attore spiega anche che, sebbene l’addestramento per gli stunt
sia accurato, i costumi rendono la performance fisica un compito
difficile. Leggete i commenti completi di Law qui sotto:
“Non credo che si potesse
ottenere molto di più da Yon-Rogg”, dice Law.“Per me è
stato il massimo della Marvel”.
“È stata davvero una bella
esperienza.Avrei voluto potermi divertire un po’ di più con
la parte.Volevo che fosse più arcuato.Volevo che
fosse più umoristico.Inoltre, quelle tute sono difficili da
muovere perché sono di gomma spessa.Si va al campo stunt
per un paio di mesi, dove si fanno tutte queste prove di
combattimento e si impara a fare tutte queste cose.Poi
indossi la tuta e pensi: “Oh! Non riesco a toccarmi le dita dei
piedi!Come farò a fare tutte queste cose con questo coso
addosso?“ Ma poi lo capisci”.
Cosa significano le
dichiarazioni di Jude Law su Captain Marvel
L’interesse di Jude Law per uno
Yon-Rogg più sviluppato evidenzia un problema comune agli
antagonisti del MCU. Se da un lato i Marvel Studios hanno introdotto cattivi
complessi e famosi come il Loki di Tom Hiddleston, il Green Goblin di Willem Dafoe e il Thanos di
Josh Brolin, dall’altro il MCU ha presentato cattivi con un
grande potenziale e un ottimo casting, ma con apparizioni piuttosto
insignificanti e un addio prematuro. Cattivi come Yon-Rogg
di Jude Law, Malekith di Christopher Eccleston e Kaecilius di Mads
Mikkelsen avrebbero potuto essere personaggi popolari con archi
cinematografici unici. Purtroppo, erano tutti antagonisti
unici.
Il regista Ridley Scott elogia 2001: Odissea nello spazio come
un’impresa straordinaria, definendo l’innovativa rappresentazione
dell’intelligenza artificiale del regista Stanley Kubrick sia
visionaria che cautelativa. Scott, celebre regista noto per
film di fantascienza influenti come
Blade Runner e Alien, e per il prossimo
Il
Gladiatore II, è da tempo un fan di
2001. È noto per i suoi effetti visivi rivoluzionari e
spesso è considerato uno dei più grandi successi della storia del
cinema. 2001 esplora il rapporto dell’umanità con la
tecnologia, incentrandosi su HAL 9000, un’intelligenza artificiale
che diventa disonesta e mette a rischio la sopravvivenza del suo
equipaggio spaziale in un viaggio straziante verso Giove.
In una recente intervista con
Collider, Ridley Scott ha spiegato la
sua ammirazione per uno dei suoi film preferiti di sempre,
sottolineando in particolare come2001preveda il ruolo complesso
che l’IA potrebbe avere nella società. La rappresentazione
di Kubrick dell’IA prefigura un futuro in cui un’intelligenza
artificiale avanzata potrebbe potenzialmente prendere il controllo
in modi che l’umanità potrebbe faticare a prevenire. Per Scott, il
film rimane un risultato sia cinematografico che filosofico che
invita alla cautela quando l’umanità espande i confini della
tecnologia, sottolineando la rilevanza duratura di 2001:
Odissea nello spazio a più di cinque decenni dalla sua uscita.
Leggi qui la citazione completa:
Penso che Kubrick abbia fatto un
film che predetermina tutto di 50 anni con l’IA.Ha fatto
2001 [Odissea nello spazio].2001 è un atto di genio perché
ci avverte di cosa accadrebbe se permettessimo all’IA di entrare
nel nostro universo.Prenderà il sopravvento e basterà
spegnere i cellulari per creare il caos.Potrebbe spegnerli
per divertimento.Se devo progettare un’IA, dirò: “Ok, il
primo lavoro che devi fare è progettare un’altra IA più
intelligente di te”.Quando avrai finito, saremo nella merda
fino al collo.
Cosa significa l’elogio di
Ridley Scott per 2001: Odissea nello spazio
La venerazione di Scott per
2001: Odissea nello spazio è una
testimonianza del suo status eterno di profonda meditazione
sull’intelligenza artificiale e sulla sua capacità di superare il
controllo umano. La creazione da parte di Kubrick di HAL 9000,
l’intelligenza artificiale di bordo che inizia a sovvertire i
comandi dei piloti della missione e a mettere in pericolo
l’equipaggio umano, è diventata da allora un simbolo ammonitore del
potenziale dell’intelligenza artificiale di essere più un danno che
un aiuto all’evoluzione umana. Le osservazioni di Scott riflettono
la sua convinzione che 2001 non sia solo un film con
risultati visivi impareggiabili per l’epoca, ma un monito
culturale, uninvito a considerare seriamente le
implicazioni del potenziamento dell’intelligenza
artificiale.
2001 di Kubrick ha aperto
la strada al concetto di IA con intenzioni potenzialmente
disallineate rispetto al benessere dell’umanità, un tema
oggi centrale nelle moderne narrazioni fantascientifiche e nel
discorso tecnologico. Il rispetto di Scott per
2001 come capolavoro predittivo si allinea con la cauta
posizione della sua filmografia nei confronti dell’IA, che risuona
in particolare in opere come Blade Runner, che esplora questo rapporto attraverso
la lente dei replicanti – esseri bioingegnerizzati progettati per
servire gli umani – che possiedono emozioni e desideri propri.
Accade molto spesso che si decida
di portare sul grande schermo vicende realmente avvenute ma
cambiandole quel tanto che basta da rendere le opere ad esse
dedicate come “liberamente ispirate”. È il caso di
La ragazza di Stillwater, il film diretto nel 2021 da
Tom McCarthy, premio Oscar per Il caso Spotlight, che si ispira chiaramente a una
delle vicende di cronaca più discusse degli ultimi anni, quella
dell’omicidio di Meredith Kercher, di cui la
statunitense Amanda Knox è stata erroneamente
accusata. Tale storia viene però qui arricchita e trasformata,
senza che ciò influisca sulle riflessioni che la storia vera
solleva.
Presentato al Festival
di Cannes, il film parte da queste premesse per
raccontare però anche la determinazione di un padre nel voler
salvare sua figlia, andando contro ostacoli apparentemente
insormontabili.
La ragazza di Stillwater offre dunque un racconto
ricco di pathos e tensione, che fa leva su emozioni primarie per
coinvolgere lo spettatore. Il risultato è poi stato apprezzato da
un ampio numero di spettatori e critici, anche se numerose sono
state anche le polemiche sollevate in nome della veridicità storica
e del ritratto che si offre dei suoi protagonisti.
Grazie ora al suo passaggio
televisivo, il film è senza dubbio un titolo da non perdere per gli
appassionati di questo tipo di racconti, ma anche per chi vuole
scoprire di più su una vicenda particolarmente controversa degli
ultimi anni. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a
La ragazza di Stillwater. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla storia vera dietro il film.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
La trama e il cast di La
ragazza di Stillwater
Protagonista del film è
Bill Baker, un trivellatore di petrolio
dell’Oklahoma che viaggia fino a Marsiglia, in Francia, per
incontrare sua figlia Allison, che non vede da
anni. La ragazza, infatti, si trova in prigione a causa di un
omicidio di cui si dichiara innocente. Per lei, Bill si troverà a
dover affrontare un sistema legale sconosciuto, molte barriere
culturali e linguistiche, ma soprattutto personali per tentare di
scagionare il sangue del suo sangue. È durante la missione
salvifica di Allison che l’uomo imparerà un senso di empatia fino
ad allora sconosciuto.
Ad interpretare Bill Baker vi è
l’attore Matt Damon, il quale per prepararsi al ruolo
si è immerso nella cultura dei “roughnecks” del petrolio
dell’Oklahoma. Sua figlia Allison è invece interpretata da Abigail Breslin, attrice divenuta celebre
grazie al film Little Miss Sunshine. Accanto a loro,
recitano Camille Cottin nel ruolo di Virginie e
Lilou Siavaud nel ruolo di Maya, mentre
Idir Azougli è Akim, ragazzo che Allison indica
come il vero assassino. Completano il cast Deanna
Dunagan nel ruolo di Sharon, William
Nadylam in quello di Patrick e Anne Le Ny
in quello di Leparq.
La storia vera dietro il film
Sebbene la struttura portante di
La ragazza di Stillwater sia, come anticipato,
liberamente ispirata al caso di Amanda Knox, sono
state prese molte libertà per aumentare l’effetto drammatico della
storia. Per questo motivo, è giusto analizzare quali parti del film
sono basate sui fatti reali e quante sono state inventate per scopi
drammatici. Innanzitutto, a parte il crimine centrale che dà
origine alla trama del film, ben poco di
La ragazza di Stillwater è vero. In primo luogo,
il caso di omicidio in cui è stata coinvolta Amanda Knox si è
svolto a Perugia, in Italia, e non a Marsiglia, in Francia, dove è
ambientato il film.
In secondo luogo, la famiglia Knox
è originaria di Seattle, Washington, non di Stillwater, Oklahoma.
Inoltre, Bill Baker è raffigurato nel film come un operaio edile i
cui valori del Midwest definiscono la sua personalità dura. Nella
realtà, il padre di Amanda, Curt Knox, era il
vicepresidente delle finanze dei grandi magazzini Macy’s di Seattle
e conduceva uno stile di vita molto diverso dalla sua controparte
immaginaria. Sebbene questi dettagli geografici e socioeconomici
possano sembrare insignificanti rispetto alla condanna per omicidio
di Amanda, è importante notare che lo scontro culturale che Bill
sperimenta nel film non è mai stato un fattore nella vita
reale.
Infatti, a detta di tutti, Curt
Knox non si è mai recato in Italia per far uscire Amanda di
prigione, come invece fa Bill in Francia. Il suo intero viaggio
oltreoceano e la sua incapacità di adattarsi alla vita e al sistema
legale in Francia sono stati inventati per il film per riformulare
la storia attraverso la prospettiva di un padre vendicativo. In
realtà, entrambi i genitori di Amanda sono stati costretti ad
attendere il verdetto del processo per omicidio in America. I
genitori di Amanda le hanno dato sostegno finanziario e morale per
combattere i suoi problemi legali all’estero, ma l’intera storyline
che coinvolge Bill che prende in mano le questioni legali in
Francia non è mai accaduta a Curt in Italia.
Tornando alla storia vera, nel 2007
la ventenne Knox si recò a Perugia, in Italia, per studiare
all’estero. Lì viveva con altre tre donne in un appartamento con
quattro camere da letto, tra cui la vittima dell’omicidio,
Meredith Kercher. Dopo essere tornata a casa con
il fidanzato Raffaele Sollecito e aver trovato
sangue in bagno e la porta della camera di Meredith chiusa a
chiave, la Knox ha chiamato la polizia. Dopo essersi
involontariamente implicata nel crimine, la Knox fu arrestata e
condannata per l’omicidio della Kercher. Ha poi trascorso quattro
anni in un carcere italiano nonostante abbia sempre sostenuto la
propria innocenza.
Durante ulteriori indagini sul caso
Knox, fu trovato il DNA di un giocatore di rugby di nome
Rudy Guede (personaggio del tutto rimosso da
La ragazza di Stillwater. Guede fu interrogato e
ammise di essere stato presente sulla scena del crimine, ma affermò
di non aver ucciso Meredith. Tuttavia, una delle maggiori libertà
drammatiche che il film si prende riguarda la fantasiosa trama in
cui Bill rapisce e tortura un uomo di nome Akim (Idir Azougli), che
crede essere il colpevole. In realtà, il padre di Amanda non ha mai
rapito e torturato Guede o altri sospettati di omicidio.
L’espediente hollywoodiano è stato probabilmente creato per
aumentare la posta in gioco di un action-thriller drammatico.
Sebbene
La ragazza di Stillwater salti i laboriosi processi e
le temporanee assoluzioni per snellire gli eventi per motivi di
tempo, il finale del film aderisce parzialmente ai fatti del caso
Knox. È vero che, dopo aver scontato quattro anni in un carcere
italiano, è stata scagionata grazie al test del DNA che ha
dimostrato la colpevolezza di Guede. Dopo otto anni di processi, di
cui quattro di carcere, Amanda Knox è stata definitivamente assolta
dalla Corte di Cassazione nel 2015. Questo differisce drasticamente
dal
finale del film, che rivela che Allison ha assunto Akim per
“far fuori” Lina dal suo appartamento.
L’equivoco portò Akim a uccidere
Lina, cosa che Allison non aveva mai voluto. Nella realtà, Amanda
non ha mai partecipato all’ingaggio di Guede per uccidere la
Kercher. Da quando è tornata a Seattle dopo la sua prigionia
italiana, la Knox ha completato la sua laurea e da allora è
diventata autrice di diversi libri, tra cui Waiting to Be
Heard: A Memoir. La Knox è poi diventata anche un’attivista
che ha sostenuto l’Innocence Project, un’associazione no-profit che
si occupa di difendere le persone accusate ingiustamente di
reati.
Il trailer di La ragazza
di Stillwater e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire
di La
ragazza di Stillwater grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 9
agosto alle ore 21:20 su Canale
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