Fondato nel 1978 da Robert Redford, il Sundance Film Festival si tiene
ogni anno nello Utah come piattaforma per la presentazione e
promozione di registi indipendenti. Oggi il più grande festival di
cinema indipendente degli Stati Uniti, il Sundance ha nel tempo
lanciato le carriere di molti registi di successo, tra cui Quentin Tarantino, Christopher Nolan, i fratelli
Joel e Ethan Coen e molti altri
che sono stati nominati e hanno poi vinto l’Oscar. In vista del 40°
Sundance Film Festival, che prenderà il via il 18 gennaio, è stato
ora condotto un sondaggio per determinare la Top 10 dei film
proiettati al festival.
Secondo i risultati, è Whiplash,
il film del 2014 di Damien Chazelle, il vincitore.
Di seguito, ecco l’elenco completo dei 10 film più votati:
In honor of the 40th Edition of the Sundance
Film Festival, we asked filmmakers, critics, colleagues, and
industry members to share their personal top 10 lists.
This is their collective top 10 list of the Sundance films that
have touched their hearts and changed lives. pic.twitter.com/H0LcSogGTm
Come si può notare, la Top 10 del
Sundance è ricca di opere prime di grandi registi che hanno poi
intrapreso carriere di successo a Hollywood. Partendo dal decimo
posto, Blood Simple è stato il lungometraggio d’esordio di
Joel e Ethan Coen, che ha vinto il Gran Premio della Giuria del
festival nel 1985. Nei decenni successivi, i fratelli Coen hanno
coltivato una filmografia variegata e hanno vinto diversi premi
Oscar, tra cui quello per la migliore sceneggiatura per
Fargo e quello per il miglior film, la migliore regia e la
migliore sceneggiatura per Non è un paese per vecchi.
Richard Linklater è
l’unico regista con ben due titoli nella Top 10: Boyhood, all’ottavo posto, e Before Sunrise
al settimo. Al sesto posto c’è invece Sesso, bugie e
videotape, il primo lungometraggio di Steven Soderbergh, che ha vinto il Premio del
pubblico del festival. Sia Linklater che Soderbergh hanno nuovi
progetti che debuttano al festival proprio quest’anno,
rispettivamente Hit Man e Presence. Memento, invece, non è stato il primo film di Nolan
(che è Following del 1998), ma ha vinto il Waldo Salt
Screenwriting Award del festival. Tra i primi tre, oltre a Whiplash,
vi sono poi Get
Out e Le iene, rispettivamente le opere d’esordio di
Jordan Peele e Tarantino.
Whiplash,
come noto, è un intenso dramma su un ambizioso studente di batteria
e il suo violento istruttore. Il film ha vinto sia il Gran Premio
della Giuria che il Premio del Pubblico al Sundance ed è stato poi
premiato con tre Oscar, tra cui quello come Miglior attore non
protagonista a J. K. Simmons. Con il suo film successivo,
La La
Land, Chazelle è diventato il più giovane vincitore
dell’Oscar come Miglior regista. Whiplash può
dunque essere considerato l’esempio migliore per rappresentare il
potere del Sundance Film Festival nell’elevare i registi
indipendenti.
È passata poco più di una settimana
da quando la Lucasfilm ha annunciato i piani per
The Mandalorian & Grogu, un nuovo film di Star
Wars che avrebbe preso il posto del progetto ad oggi noto come
“New
Jedi Order” di Sharmeen
Obaid-Chinoy nel calendario delle uscite dello studio. Da
tempo ci si chiede se il film (che vedrà Daisy Ridley riprendere il ruolo di Rey
Skywalker) possa subire un ritardo, essendo rimasto coinvolto nello
sciopero della WGA dello scorso anno. Si ritiene che Damon
Lindelof abbia avuto l’idea, ma che abbia incontrato
“divergenze creative” con la Lucasfilm dopo aver scritto
la sceneggiatura insieme a Justin Brit-Gibson.
Per fare in modo che il ritorno di
Rey fosse in linea con i desideri dello studio, Kathleen
Kennedy ha dunque arruolato il creatore di Peaky BlindersSteven Knight. Da
allora, però, si sono avute solonotizie contrastanti su quanto
nuovo lavoro sia effettivamente stato svolto sul film. World of Reel ha ora condiviso
un aggiornamento che afferma che la Disney ha deciso di ritardare
questo film di Star Wars “a tempo indeterminato“. La fonte
del sito non è sicura che “New
Jedi Order” si farà presto e, ancora una volta, sembra che
la causa sia da ricercare nelle differenze creative emerse sulla
sceneggiatura.
Se questa voce deve essere vera,
vorrebbe dire che Knight ha consegnato una nuova bozza, la quale
non avrebbe però incontrato il favore della Lucasfilm. “A
peggiorare le cose, c’è la possibilità che Knight non rimanga a
bordo del progetto“, spiega il sito. “Le sue frustrazioni
sono aumentate, ha messo Star Wars in secondo piano e ora è
concentrato sulla sceneggiatura del suo film ‘Peaky Blinders’, che
dovrebbe entrare in produzione in autunno“. Tuttavia, c’è chi
ritiene che queste voci siano false. Germain Lussier di Gizmodo,
infatti, riporta che Knight non è affatto frustrato dal lavoro e
che New
Jedi Order non subirà alcun ritardo.
Si attendono conferme ufficiali da
parte della Lucasfilm, ma quanto riportato da Lussier si può
ritenere affidabile. Star
Wars: New Jedi Order non ha mai avuto una data di uscita
certa, dunque il fatto che The
Mandalorian & Grogu esca prima non implica necessariamente
il ritardo dell’altro film. Più probabilmente, il nuovo capitolo
della saga con Rey uscirà nel 2026, che è da sempre indicato come
l’anno di uscita al cinema di un nuovo film di Star Wars.
C’è certamente confusione riguardo tutti i titoli in programma e
solo la Lucasfilm, al momento debito, potrà fare chiarezza a
riguardo.
Gli ultimi beniamini dei
più piccoli a esser passati la lato oscuro sono stati Winnie the
Pooh e Topolino, ma da sempre favole e racconti popolari sono una
fonte inesauribile per il cinema horror. Dopo Babbo Natale a
Cappuccetto Rosso, stavolta il punto di partenza è il celebre
pifferaio di Hamelin (o pifferaio magico), antecedente persino ai
fratelli Grimm, sul quale Erlingur Thoroddsen
costruire il suo The Piper, nelle sale italiane
dal 18 gennaio distribuito da Vertice 360. Un film dedicato al
grande – purtroppo scomparso – Julian Sands, che nei panni di un tormentato
direttore d’orchestra rende qui l’ultima interpretazione di una
lunga carriera costellata di successi, da Urla del
silenzio e Camera con vista, a Il
pasto nudo e molti altri.
The
Piper, la trama
Proprio l’orchestra
guidata dal direttore Gustafson è al centro delle angosce e delle
brame di una serie di personaggi che vediamo nel film. Sin dal
prologo, che ci presenta l’anziana Katherine ossessionata da una
melodia incalzante e disperatamente impegnata a cercare di bruciare
una misteriosa scatola che sembra tormentarla. Invano. Senza la
composizione alla quale la donna stava lavorando, e con la sua
scomparsa, ora il concerto in programma al Virgil Hall Auditorium è
a rischio. Nel tentativo di entrare nelle grazie del direttore, è
la giovane flautista Melanie – madre single che aspira a diventare
compositrice – a promettere di completare il concerto al quale
stava lavorando la sua vecchia mentore. Ma la melodia incompleta
cui sta lavorando ha il potere di risvegliare forze malefiche e di
scatenare mortali conseguenze, una scoperta che si accompagna a
quella delle inquietanti origini della musica in questione e della
malvagia entità che ha risvegliato: il Pifferaio Magico.
L’addio a Julian Sands in The Piper
È indubbiamente un valido
motivo di interesse quello di poter ammirare lo scomparso
Julian Sands (almeno in attesa del The Last Breath che
potrebbe essere il suo ultimo film in assoluto, se e quando
uscirà), anche se non l’unico, ché la premessa di questo
Piper è intelligente e suggestiva. Almeno la premessa. Unire
musica e una fiaba delle più tradizionali e meno sfruttate è
davvero un punto di partenza da non sottovalutare in un panorama
horror che non fa che replicare sempre gli stessi modelli e figure.
Soprattutto quando ad occuparsi della parte sonora c’è un
compositore come Christopher Young, già autore
delle colonne sonore di The Grudge, The Exorcism of Emily Rose e
Sinister, tra i vari.
Scelta dettata dal dover
dare alla storia qualcosa di più di un commento musicale, vista la
centralità della “melodia maledetta” in una vicenda che rilegge la
fiaba evidenziandone e potenziandone gli aspetti più oscuri, dando
corpo al terrore che ne deriva e che travalica abbondantemente la
drammaticità insita nel testo originale, e il valore pedagogico
proprio delle favole classiche. Che in passato non era stata
raccontata spesso al cinema (dal Der Rattenfänger von Hameln
muto del 1918 a Il pifferaio di Hamelin di Jacques Demy,
fino al The Fluteman australiano del 1982), ma che l’horror
aveva già fatto sua in diverse – sempre poche – occasioni
(dall’animazione del 1985 alla versione coreana del 2015 e al
recentissimo Piper con Elizabeth
Hurley).
Un Pifferaio che non
ipnotizza
Ma si sa quanto sia
difficile rendere reali certi incubi, tradurre in immagini la paura
che nasce dalle giuste sollecitazioni del nostro inconscio, tanto
più se oggetto di una narrazione che ha regole proprie e obblighi
nei confronti della forma scelta e dello spettatore. E così, al
promettente incipit e colpevole una costruzione dei personaggi
piuttosto superficiale, la vicenda si evolve in maniera piuttosto
deludente. La – troppo – lunga attesa per una manifestazione del
maligno si risolve in una esplosiva e divertente (almeno per gli
amanti di certo horror classico, quasi vintage, considerata anche
la povertà della resa) ‘emersione’, ma la sensazione di una
gestione insufficiente di prostetica e digitale, soprattutto nei
momenti migliori, si accompagna a quella di aver dilapidato una
materia in sé molto ricca di potenziale.
Presentati in maniera
adeguata e con una regia che a tratti sembra in grado di colmare le
lacune della storia, sono comunque gradevoli i riferimenti a un
cinema d’epoca, anche al limite del gore, e noi italiani
potremmo trovare qualcosa del vecchio e tanto amato Dario Argento
proprio nelle musiche e nella rivelazione finale della melodia
incompiuta dalla povera Katherine, ma non fanno che aumentare la
frustrazione per le tante incongruenze del tessuto generale.
Molti elementi importanti
restano sullo sfondo, in primis quello delle piccole vittime
ridotte a poco più che apparizioni e che avrebbero potuto regalare
momenti inquietanti (più dell’insistenza su una palla
‘telecomandata’ che avremmo lasciato ad altri film), mentre gli
incomprensibili comportamenti di alcuni protagonisti (spesso la
vera cartina di tornasole di un horror ben costruito) danno la
misura di quanto la seconda parte del film viva solo della
necessità di avanzare nella vicenda. Fino a una conclusione sulla
quale evidentemente si puntava molto – anche a ragione, per diversi
motivi – ma che prima del finale potenzialmente aperto regala un
paio di perle sconcertanti, dalla goffaggine del pifferaio stesso,
poco a suo agio negli spazi stretti, alla miracolosa rivelazione
del talento della piccola protagonista con il flauto dolce.
Un comunicato stampa di Disney+ UK sembra confermare che
Skeleton
Crew e The Acolyte
saranno le uniche serie televisive di Star Wars in live-action che
verranno distribuite sulla piattaforma di streaming nel 2024.
Durante la Star Wars Celebration di Londra dello scorso aprile,
però, Lucasfilm aveva confermato che la seconda stagione di
Andor (qui
la recensione) sarebbe uscita nell’agosto del 2024. Questo,
ovviamente, prima che gli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA
bloccassero Hollywood per gran parte dell’estate. Sembra dunque che
l’attesa seconda stagione dedicata a Cassian Andor non uscirà prima
del 2025.
Tony Gilroy aveva
confermato di aver finito di scrivere la sceneggiatura di Andor
prima dell’inizio dello sciopero degli sceneggiatori, ma lo
sciopero degli attori ha comunque posto in stato di fermo la serie.
A fornire però un aggiornamento sullo stato effettivo delle riprese
della seconda stagione è ora proprio il protagonista Diego Luna, il quale parlando con Variety ha affermato che “ho
sette giorni di tempo. Domani torno a Londra e la finiamo“, ha
rivelato l’attore. “La prima stagione l’abbiamo girata in
circostanze molto, molto difficili. Con la pandemia e gli scioperi
di questa volta, ne varrà ancor di più la pena“.
Per quanto riguarda la possibilità
di tornare nei panni di Cassian anche dopo la conclusione della
serie, Luna ha aggiunto: “Non credo, no. Farò parte di Star
Wars perché farò sempre parte di quella famiglia, ma no, la cosa
bella di Andor è che sappiamo che ha una fine. È bello lavorare
sapendo che c’è un finale e che si può puntare a qualcosa e noi ci
stiamo arrivando“. Il 2025 sarà dunque l’anno di Andor, che
potrebbe anche essere l’unica serie in live action di Star Wars ad
arrivare su Disney+, dato che il futuro di The
Mandalorian è ancora incerto a seguito del recente
annuncio del film The
Mandalorian & Grogu.
Paul Mescal è già un attore candidato
all’Oscar con una fanbase irriducibile grazie ai suoi ruoli in
Normal People, Aftersun,
Estranei e
altri ancora, ma la sua fama esploderà sicuramente quest’autunno
quando Il Gladiatore
2 di Ridley Scott uscirà nelle sale. Mescal è il
protagonista del sequel, accanto a un cast che comprende Pedro Pascal e Denzel Washington. Come noto, Il Gladiatore del 2000
ha reso Russell Crowe uno degli attori più famosi al
mondo e gli ha fatto vincere l’Oscar come miglior attore. La
medesima cosa potrebbe ora accadere anche a Mescal, che si è detto
piuttosto spaventato di questa possibilità.
“Non so quale sarà la
differenza“, ha detto di recente l’attore al Times UK quando si è prospettata
la possibilità che la sua fama cresca ulteriormente grazie al
sequel. “Forse è un’ingenuità? È solo che più persone ti
fermeranno per strada? Sarei profondamente depresso se fosse così e
spero che non sia vero. Avrò una risposta l’anno prossimo, ma se il
film avrà un impatto sulla mia vita in questo senso, mi troverò in
una brutta situazione. Dovrei andare avanti e fare un’opera ottusa
che nessuno vuole vedere“. Paul Mescal ha dichiarato di
prendere la recitazione “molto seriamente” e di non fare
questo mestiere per la popolarità,
Motivo per cui è sconcertato dal
fatto che metriche come i follower sui social media giochino ora un
ruolo nel casting. “Mi spaventa molto. La recitazione non
dovrebbe mai essere ridotta al numero di follower su
Instagram“, ha detto. “Negli ultimi anni si parla di film
e spettacoli televisivi come di contenuti. È una parola sporca. Non
è un ‘contenuto’, è un fottuto lavoro. Non sto facendo lo snob, ma
ci sono due industrie concorrenti. Una che lavora con una mancanza
di cura e di integrità artistica. Dare i numeri, fare roba con i
follower di Instagram come fattore, qualsiasi cosa… Ma l’altra è
quella che c’è sempre stata, l’artigianato della cinematografia, la
regia, le luci e il design della produzione. Questo mantiene gli
artisti in vita“.
Sebbene i Marvel Studios non siano caduti così in basso
come alcuni vorrebbero far credere, sono stati comunque anni
difficili per il MCU. Il 2023, in particolare, è
stato segnato da qualche successo ma soprattutto da numerosi
insuccessi. In particolare le serie rilasciate non hanno
riscontrato l’interesse dei fan e portare l’universo condiviso
Marvel in streaming ha lasciato
Kevin Feige a corto di risorse, impedendogli di seguire i progetti
come avrebbe voluto. Una delle serie più controverse è senza dubbio
She-Hulk:
Attorney at Law (qui
la recensione del primo episodio), che pur avendo ricevuto un
riscontro piuttosto positivo dalla critica, ha dimostrato grossi
problemi con i VFX.
A tratti impeccabile, a tratti
abissale, la protagonista dello show è sembrata a tratti incompiuta
e le immagini non erano della qualità che ci si aspetta dai
Marvel Studios. La presenza di così tanti
personaggi in computer grafica ha poi fatto lievitare il budget
fino a 200 milioni di dollari, cosa che ha reso difficile per la
serie rientrare in tali costi. Conclusa la serie, in molti si sono
poi chiesti che ne sarà ora di She-Hulk. Per quanto c’è da
attendersi che torni in futuri progetti, sembra che tra questi non
ci sia una seconda stagione di Attorney
at Law.
Durante una recente apparizione sul
live stream Twitch di NerdIncorrect, è infatti stato chiesto a
Tatiana Maslany, protagonista della serie, se la
seconda stagione di She-Hulk:
Attorney at Law si farà. L’attrice ha così risposto:
“Non credo. Credo che abbiamo sforato il budget e la Disney ha
detto: ‘No, grazie’“. Ciò sembra confermare le convinzioni di
molti, ma in precedenza è stato riferito che She-Hulk avrà comunque
un ruolo in Captain America: Brave New World. Se ciò non dovesse
essere confermato, data l’importanza del personaggio e il suo
rapporto con
Hulk, resta comunque lecito attendersi di rivederla da qualche
parte prima o poi.
L’attore Paul Walker si è fatto un nome come
co-protagonista della serie Fast & Furious insieme a Vin Diesel, ma è poi tragicamente scomparso in
un incidente stradale nel 2013. Pur avendo recitato anche in altri
film d’azione, Walker purtroppo non ha mai avuto la possibilità di
recitare in un progetto di supereroi. Sembra però che una
possibilità di far ciò gli sia stata data, ma che Walker abbia
deciso di rifiutarla. È infatti noto che nei primi anni Duemila
l’attore era tra i papabili interpreti del progetto mai andato in
porto Superman Flyby, di
J.J. Abrams.
Sembra però che Walker fosse ben più che un semplice candidato,
bensì il primo della lista.
Nel documentario I Am Paul
Walker – recentemente trasmesso da The CW – il suo manager,
Matt Luber, e la sua controfigura, Oakley
Lehman, hanno infatti rivelato che l’attore è andato
estremamente vicino al vestire i panni di Kal-El. Come riportato da
Deadline, secondo Luber, Walker
“stava facendo un provino per Superman… credo si trattasse di
un contratto da 10 milioni di dollari e lui era il favorito“.
Lehman ha poi affermato che il suo amico di lunga data “era
pronto” e “stava pensando di farlo”.
Tuttavia, Luber ha anche aggiunto
che “sapevo che non voleva fare tre o quattro film di Superman
ed essere Superman per il resto della sua vita“. A quanto
pare, proprio l’indossare l’iconico costume di Superman durante
un’audizione fece capire a Walker che il ruolo non era adatto lui e
che quella ricca paga non gli avrebbe fatto cambiare idea. “Ho
una ‘S’, ho un mantello, stivali, calzamaglia… questo non sono io.
Me ne vado da qui. Devo andarmene.”, avrebbe detto l’attore
secondo Luber. Come noto, il progetto non si è poi concretizzato e
Superman è tornato al cinema solo con Superman
Returns, prima di divenire parte del DCEU.
L’icona di Scream,Neve Campbell, è del tutto assente nell’ultimo
capitolo ad oggi realizzato, Scream VI(qui
la recensione). La cosa è stata dovuta a dispute sulla
retribuzione e nel film la sua mancanza viene giustificata dicendo
semplicemente che ha deciso di tirarsi fuori dalle vicende legate a
Ghostface una volta per tutte. Tuttavia, l’attrice simbolo di
questa saga non esclude un suo ritorno per il prossimo capitolo,
Scream
VII. Nonostante i problemi avuti con lo studio,
la Campbell ha dichiarato a Variety che prenderebbe davvero
in considerazione l’idea di tornare nel suo ruolo più famoso,
purché si presentino le “giuste circostanze“.
“Nelle giuste circostanze? Sì.
Ho fatto una dichiarazione diversi anni fa, ed è stato il motivo
per cui non ho fatto il film all’epoca, e ho sentito il bisogno di
dire che non credo che sarei stata trattata in quel modo se fossi
stata un uomo con un franchise per 25 anni sulle spalle, e questo è
ancora valido. Quindi, se dovessero scegliere di tornare da me,
questo continuerebbe ad essere il mio punto di partenza.
Vedremo“. “Onestamente non ho idea di quali siano i loro
piani“, ha continuato poi l’attrice. “So che sono successe
molte cose intorno a questa vicenda e sono sicura che in questo
momento ci stanno girando un po’ sulla cosa“.
L’attrice si riferisce alle recenti
uscite dal cast di Scream VII delle attrici
Melissa Barrera e Jenna Ortega, come anche
all’abbandono di Christopher Landon,
inizialmente scelto come regista del nuovo capitolo. Proprio per
via di tali mancanze, i fan richiedono ancor più a gran voce il
ritorno di Sidney Prescott. “Questi film significano molto per
noi e significano molto per i fan. A volte vado a queste convention
e incontro i fan, che sono entusiasti di questi film. Li amano.
Significano molto per loro ed è così anche per i personaggi
protagonisti. Quindi, anche per il loro bene, mi piacerebbe che
continuasse“.
Considerato ancora oggi uno dei
grandi classici degli anni Ottanta, Top
Gun ha rappresentato una vera e propria svolta
per il cinema statunitense, coniugando sentimento e patriottismo.
Diretto nel 1986 da Tony Scott, fratello di
Ridley, il film prese infatti spunto dalla cultura politica di
quegli anni, dove si cercava di riaffermare la grandezza degli
Stati Uniti. Divenuto così storicamente significativo, questo fa
ormai parte dell’immaginario comune, tanto per i suoi memorabili
personaggi quanto per la bellezza di certe scene e sequenze. 36
anni dopo, è infine stato realizzato il sequel che da tempo si
prometteva e attendeva: Top Gun:
Maverick (qui
la recensione).
I primi tentativi di realizzarlo
risalgono al 2010, quando la Paramount contattò Tony Scott e il
produttore Jerry Bruckheimer per proporre loro il
progetto, oltre ovviamente a Tom Cruise, che proprio grazie a Top Gun si era consacrato. Anche dopo il suicidio di
Scott, la Paramount decise di tenere comunque in vita il progetto,
scegliendo come regista Joseph Kosinski, che
aveva già diretto Cruise in Oblivion,
per dirigere il film. Uscito infine nel 2022, questo è stato
definito “il film che ha salvato il cinema”, in quanto grazie al
suo incasso di 1 miliardo e 496 milioni a livello globale risollevò
le sale dall situazione critica in cui si trovavano a seguito della
pandemia.
Indicato poi come uno dei migliori
film del suo anno, Top Gun:
Maverick venne candidato a ben 6 premi Oscar, tra cui
Miglior sceneggiatura non originale e Miglior
film, trionfando però solo nella
categoria Miglior sonoro. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e ai velivoli utilizzati, ma anche
sull’annunciato sequel. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Top Gun: Maverick
Protagonista del film è il tenente
Pete “Maverick” Mitchell, tra i migliori aviatori
della Marina, che dopo più di trent’anni di servizio è ancora
nell’unico posto in cui vorrebbe essere, evitando la promozione che
non gli permetterebbe più di volarei. Chiamato però ad addestrare
una squadra speciale di allievi dell’accademia Top Gun per una
missione segreta, Maverick incontra qui il tenente Bradley
“Rooster”Bradshaw, figlio del suo
vecchio compagno di volo Nick“Goose”Bradshaw. Alle prese con
un futuro incerto e con i fantasmi del suo passato, Maverick si
troverà ben presto a dover affrontare le sue paure più profonde per
portare a termine una missione difficilissima.
Top Gun: Maverick, il cast
di attori e l’addestramento per il film
Come anticipato, Tom Cruise torna a vestire i panni di Pete
“Maverick” Mitchell, mentre nei panni di Bradley “Rooster” Bradshaw
vi è l’attore Miles Teller ed è stato proprio lui a
scegliere il soprannome “Rooster” per il proprio personaggio. Per
ottenere il ruolo, l’attore ha battuto la concorrenza di
Glenn Powell, che avendo però colpito
positivamente Cruisi venne poi chiamato ad interpretare Jake
“Hangman” Seresin, pilota di F/A-18E. Nel film recitano poi
anche Jennifer
Connelly nel ruolo di Penelope “Penny” Benjamin, madre
single e proprietaria di un bar di cui Pete si innamora, e Jon Hamm nei panni del viceammiraglio Beau
“Cyclone” Simpson, il comandante delle forze aeree della
Marina.
Vi sono poi Ed Harris nel
ruolo del contrammiraglio Chester “Hammer” Cain, superiore di
Maverick e capo del programma Darkstar, Lewis
Pullman nel ruolo del tenente di vascello Robert “Bob”
Floyd e Val Kilmer, che riprende il ruolo
dell’ammiraglio Tom “Iceman” Kazansky, comandante della Flotta del
Pacifico degli Stati Uniti, amico intimo ed ex rivale di Maverick.
Il ritorno di quest’ultimo non era però certo, a causa della sua
battaglia contro il cancro alla gola. Tom Cruise insistetté però
affinché Kilmer partecipasse il film, riuscendo poi ad organizzare
la cosa. Per l’attore, fu un emozione molto forte ritrovarsi sul
set accanto a Cruise.
Su insistenza di Cruise, inoltre,
nel film le riprese aeree in green screen e in CGI sono ridotte al
minimo e anche le riprese ravvicinate della cabina di pilotaggio
sono state effettuate durante vere sequenze in volo. Ciò significa
che gran parte del cast ha dovuto sottoporsi a lunghe sessioni di
addestramento alla forza G per sopportare le sollecitazioni fisiche
presenti durante i voli. Lo stesso Tom Cruise ha poi progettato
personalmente un corso di formazione aeronautica di 3 mesi per i
nuovi attori, affinché fossero pronti a gestire la guida di un
F-18.
Gli aerei presenti in Top Gun: Maverick
Per quanto riguarda gli aerei
presenti nel film, il Mustang P-51 della Seconda
Guerra Mondiale che si vede è in realtà di proprietà di Tom Cruise,
essendo egli un pilota esperto nella vita reale. In questo film,
inoltre, i piloti protagonisti non si trovano più alla guida degli
oramai datati F-14 Tomcat del film originale, ma
dei più nuovi F-18 Super Hornet. Per le riprese
del film la Marina statunitense ha poi messo a disposizione della
produzione dei periodi a bordo delle portaerei USS Abraham
Lincoln e USS Theodore Roosevelt, così
che gli attori potessero comprendere cosa significa trovarsi in
quegli ambienti. I velivoli di 5ª generazione del combattimento
aereo finale, infine, sono modellati secondo il Sukhoi
Su-57 “Felon” russo, e il prototipo ipersonico pilotato da
Maverick all’inizio del film è stato ricreato totalmente al
computer.
Top Gun 3, confermato il sequel del film
Nel maggio 2022, parallelamente
all’uscita in sala del film, Teller ha rivelato di aver proposto
alla Paramount Pictures un sequel, il cui titolo provvisorio
sarebbe stato Top Gun: Rooster, incentrato sul suo
personaggio. Nel luglio dello stesso anno, l’attore ha dichiarato
di aver effettivamente discusso con Cruise in merito a un sequel.
Da quel momento, non sono però stati forniti ulteriori
aggiornamenti, fino al gennaio 2024, quando è stato riferito che un
sequel è
effettivamente in fase di sviluppo. Ancora non si conoscono i
tempi che si prevedono per la sua realizzazione, né sono state
fornite indicazioni sul titolo o la trama. Dovrebbe però essere
garantito il ritorno di Cruise come anche di alcuni altri
personaggi visti in Maverick.
Il trailer di Top Gun:
Maverick e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Top
Gun: Maverick grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple TV, Prime Video, Netflix e
Paramount+. Per vederlo, una volta scelta
la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 16 gennaio alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
Il thriller di produzione tedesca
Cut Off è il terzo adattamento
cinematografico di un romanzo scritto da Sebastian
Fitzek, dove i primi due sono stati Das Kind e
Das Joshua-Profil. Il regista Christian Alvart ha
descritto il film come un “Sektionsthriller” (thriller
della dissezione). Per lui era infatti importante introdurre
lentamente il pubblico alle immagini dell’autopsia. Naturalmente,
per un mezzo visivo come il cinema era estremamente difficile
capire cosa fare, quanto mostrare, cosa non solo è ragionevole, ma
anche come abituare lo spettatore e come introdurle a questo
mondo.
Ecco perché Cut Off risulta
un thriller particolarmente crudo, che talvolta sfida i limiti
della sopportazione per restituire l’esperienza di disagio e orre
vissuta dai protagonisti. Per quanto riguarda le location, molte
scene del film sono state girate nella location originale di
Helgoland, mentre altre scene sono state girate a
Berlino, ad esempio in un edificio industriale
abbandonato nel quartiere di Schöneweide e in un
auditorium dell’ospedale universitario Benjamin Franklin.
Per gli amanti del genere, in cerca
di un solido thiller ricco di colpi di scena ma che sappia anche
allontanarsi da certi stereotipi hollywoodiani, Cut
Off è dunque un titolo da non perdere. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Cut Off
Protagonista del film è il professor
Paul Herzfeld, medico legale dell’ospedale
universitario Charité di Berlino. L’uomo è separato da sua moglie,
ha una figlia diciassettenne di nome Hannah che
riesce a vedere molto di rado. Particolarmente dedito al suo
lavoro, Paul sembra apprezzare il più tempo che passa con i morti
che non quello con i vivi. Durante un’autopsia sul cadavere di una
donna sfigurata e senza mascella, però, egli trova all’interno del
cranio un bossolo con un biglietto dove è scritto il numero di
cellulare di sua figlia. Sconvolto, la chiama immediatamente per
capire cosa stia succedendo, scoprendo però che Hannah è già stata
rapita da un uomo di nome Jan Erik Sadler.
Il medico viene minacciato di morte
se prova a chiamare la polizia e per salvare la propria vita e
soprattutto quella di sua figlia, dovrà fare come gli viene
richiesto. Questo è dunque per lui l’inizio di un gioco sadico
condotto dal perfido Sadler, che costringe Paul a partire per
l’Isola di Helgoland, nel Mare del Nord, dove dovrà cercare di
salvare sua figlia, oltre che a scoprire cosa vuole da lui il folle
Sadler. Paul intraprende dunque un viaggio macabro, condotto sul
filo tra la vita e la morte e che segue un percorso disseminato di
cadaveri, dove piano piano il passato tornerà a galla con verità
insospettabili.
Cut Off: il cast del film
Ad interpretare il protagonista Paul
Herzfeld vi è l’attore Moritz Bleibtreu, noto per
aver recitato anche nei film Lola corre,
Woman in Gold,
Il quinto potere e Speed Racer. L’attrice Jasna Fritzi
Bauer, vista in La scelta di
Barbara e About a Girl, interpreta invece
Linda, che si rivelerà essere un’aiutante per Paul. L’attore
Lars Eidinger, visto nei film
Rumore biancoe nella serie Tutta
la luce che non vediamo, interpreta invece il misterioso
Jan Erik Sadler, mentre Fahri Ogün Yardim
interpreta l’amico di Paul, Ender Müller. Enno
Hesse è l’aiutante del protagonista, Ingolf von Appen,
Barbara Prakopenka interpreta Hannah Herzfeld,
figlia di Paul, e Stephanie Amarell è Rebecca
Schwintowski. Klara Höfels, infine, interpreta il
giudice Friederike Töven.
Cut Off: il finale del film
Nel corso del film, Linda pratica un
autopsia sul cadavere da lei trovao all’inizio, seguendo le
istruzioni di Paul nel farlo. Trova così una capsula di plastica di
un Kinder Sorpresa nella gola del cadavere. Questa contiene una
fotografia che ritrae il giudice in pensione Friedericke Töven, che
vive a Helgoland. Quello di Töven è un nome non nuovo per Paul, in
quanto in passato ha emesso una sentenza troppo clemente nei
confronti di Sadler, che aveva violentato l’unica figlia di Jens
Marinek, collega e amico di Paul. All’epoca, Marinek aveva anche
esortato Paul a fornire una falsa testimonianza a seguito
dell’autopsia della figlia, affinché Sadler ricevesse una pena più
severa, ma Herzfeld si rifiutò di farlo.
Quando un blocco di legno fuoriesce
dal retto del ritrovato cadavere Töven, Linda nota delle coordinate
scritte su di esso, che conducono Herzfeld e il suo apprendista in
una foresta. Lì Herzfeld viene sopraffatto da Marinek, che però si
spara dopo aver ingoiato un chip. Herzfeld lo estrae e vi trvoa un
video che mostra il capo di una ditta di traslochi Philipp
Schwintowski che spiega le azioni sue e di Marinek. Sia la
figlia di Marinek, Lily, che la figlia di
Schwintowski, Rebecca, erano state rapite da
Sadler. Disperate, entrambe le ragazze si erano suicidate dopo
essere state violentate da lui. Marinek e Schwintowski decisero di
farsi giustizia da soli.
Organizzarono dunque il rapimento di
Hannah perché ai loro occhi Herzfeld, in quanto parte del sistema
giudiziario, era a sua volta responsabile della morte delle loro
figlie. Inoltre, rapirono Sadler, gli tagliarono la lingua e lo
liberarono contro il giudice, che Sadler uccise. Avevano poi
pianificato di ucciderlo, incastrandolo come “Erik” e portando
Herzfeld a scoprire il mistero. Herzfeld scopre però che Sadler è
ancora vivo e recandosi in un bunker trova lì sua figlia. Mentre
fugge su un elicottero insieme ad Hannah, Linda, Hender e Ingolf,
Sadler si manifesta ma viene scaraventato fuori dal velivo da
Herzfeld, che pone così fine alla vicenda.
Il trailer di Cut Off e
dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 16 gennaio alle ore 21:20
sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Quella degli Scarpetta-De Filippo è
stata la dinastia teatrale per eccellenza del Novecento, composta
da artisti che hanno donato nuovo prestigio al teatro napoletano,
regalando a questo opere ancora oggi amate e portate in scena.
Tutto ebbe inizio con Eduardo Scarpetta,
recentemente raccontato nel film Qui ridoio,
dove è interpretato da Toni Servillo.
Tra i suoi discendenti, invece, si sono affermati in particolare
Eduardo, Peppino e Titina
De Filippo, che sono ora stati raccontati nel nuovo film
da regista di Sergio Rubini
dal titolo
I fratelli De Filippo (qui la recensione).
Con questo nuovo lungometraggio,
presentato alla Festa del Cinema di Roma e poi al cinema dal 13 al
15 dicembre, Rubini racconta il suo amore per il teatro attraverso
le gesta di chi lo ha reso grande in Italia e nel mondo. Il film,
che si concentra sulla prima parte della vita dei fratelli De
Filippo, è inoltre particolarmente impegnato nel ricostruire il
fervido ambiente della Napoli di inizio Novecento. Tra personaggi
bislacchi e luoghi memorabili, prende così vita un racconto che va
al di là del semplice carattere biografico, ma si fa portatore di
una serie di valori umani sempre preziosi.
Il film è un ulteriore modo per
scoprire qualcosa di più su tre delle maggiori personalità del
teatro novecentesco e oltre, sulle loro ambizioni, sulle paure e
sul legame che li ha uniti. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle location utilizzate.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
I fratelli De Filippo: la trama del film
È l’inizio del Novecento, i tre
fratelli Peppino, Titina ed
Eduardo, vivono con la bella e giovane madre,
Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o
meglio si nasconde nei panni dello “zio” Eduardo
Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore e
drammaturgo del suo tempo. Scarpetta, pur non riconoscendo i tre
figli naturali, li ha introdotti fin da bambini nel mondo del
teatro. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si
spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e Peppino non
spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio” Scarpetta ha perà
trasmesso un dono speciale, che invece non è toccato al figlio
legittimo Vincenzo, anche lui attore e
drammaturgo.
Si tratta del suo grande talento,
che i tre fratelli De Filippo coltiveranno fino a farlo proprio,
dando vita ad alcuni dei più importanti traguardi del teatro
napoletano del Novecento. Il riscatto dalla dolorosa storia
familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno
accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e finalmente
realizzato, superando difficoltà e conflitti. Quella dei De Filippo
è la storia di una ferita familiare che si trasforma in arte. E di
tre giovani, che, unendo le forze, danno vita a un modo del tutto
nuovo di raccontare la realtà con uno sguardo che arriva fino al
futuro.
I fratelli De Filippo: il cast e le location del
film
Per dar vita ai tre fratelli De
Filippo, Rubini ha scelto tre attori non ancora particolarmente
noti. Mario Autore, principalmente attivo in
ambito teatrale e qui al suo primo film, interpreta Eduardo De
Filippo, mentre Domenico Pinelli, visto in
Noi e la Giulia e
Si accetano miracoli,
interpreta il fratello Peppino. Anna Ferraioli
Ravel, invece, dà volto alla sorella Titina De Filippo. Ad
interpretare la loro madre, Luisa De Filippo, vi è l’attrice
Susy Del Giudice, vista in televisione in serie
quali Don Matteo, Capri e Gomorra. Ad
interpretare il grande Eduardo Scarpetta vi è invece il celebre
Giancarlo Giannini, mentre Biagio
Izzo da volto al figlio Vincenzo Scarpetta.
La maggior parte delle riprese del
film, naturalmente, si sono svolte a Napoli. In particolare, si può
riconoscere il Teatro Sannazaro. Diverse sono però anche le scene
ambientate in altri luoghi al di fuori del capoluogo di regione,
come quelle che si svolgono alll’interno del Teatro Garibaldi di
Santa Maria Capua Vetere, comune in provincia di Caserta. Rubini
non ha però mancato di portare un po’ di set anche nella sua Puglia
e più precisamente a Manduria. Qui si sono si sono svolte delle
riprese presso la masseria Schiavoni, nell’area del ex campo
dell’aviazione lungo la provinciale Manduria – Oria.
I fratelli De Filippo: la storia vera dietro al
film
Quella dei tre fratelli De Filippo
non è un’infanzia semplice, come raccontato anche dal film Qui rido io. Il loro padre biologico è infatti il
grande attore e commediografo Eduardo Scarpetta, il quale, pur
mantenendoli e garantendo loro la possibilità di studiare, non li
riconosce mai come propri e li ritiene inferiori a quelli
legittimi. I tre, in ogni caso, hanno comunque modo di essere
introdotti all’ambiente del teatro, dal quale rimangono ben presto
affascinati. Quando però Scarpetta muore, nel 1925, i tre De
Filippo scoprono di non aver ricevuto nulla in eredità, e ciascuno
di loro sbarca il lunario come può. Stanchi di non poter esprimere
appieno il proprio potenziale, i tre iniziano a pensare di formare
una propria compagnia.
Dal 1931 finalmente il sogno dei tre
fratelli d’arte di recitare assieme diventa realtà. Eduardo fonda,
raccogliendo l’adesione dei fratelli, la compagnia del Teatro
Umoristico “I De Filippo”, che debutta con successo a Roma. La
commedia più nota di Eduardo, Natale in casa Cupiello,
portata in scena per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli il
25 dicembre 1931, segna di fatto l’avvio vero e proprio della
felice esperienza della Compagnia. Da quel momento sono molte le
opere che i tre portano insieme a teatro, ma Eduardo inizia a
sentire il bisogno di abbandonare il “provincialismo” napoletano
della compagnia.
Motivato anche dalle benevole
critiche ricevute, decide che è giunto il momento per la sua
compagnia di operare il decisivo salto di qualità per iniziare a
calcare i più prestigiosi teatri italiani. Fu decisivo in tal senso
l’incontro casuale con Luigi Pirandello. Nel biennio 1943-44 i
fratelli De Filippo calcarono le scene repubblichine, ma il 20
dicembre 1944 Eduardo recitò per l’ultima volta, al teatro Diana di
Napoli, accanto a Peppino, con il quale esplose un nuovo e fatale
diverbio. Eduardo decise quindi di fondare la nuova compagnia
teatrale che si chiamò semplicemente “Il Teatro di Eduardo”,
intraprendendo a quel punto strade diverse dai fratelli.
I fratelli De Filippo: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
I fratelli De Filippo grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Rai Play.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di martedì 16 gennaio alle
ore 21:25 sul canale Rai 1.
Joseph è un impegnativo vedovo
settantenne che passa le sue giornate in solitaria nell’incasinato
e affascinante laboratorio in cui restaura esclusivi pezzi
d’arredamento. La sua vita procede tranquilla finché
improvvisamente un giorno riceve la telefonata più dolorosa
che un genitore possa mai avere: suo figlio Emanuel e il
suo compagno Joachim sono morti in un tragico incidente aereo.
Mentre cerca di affrontare e accettare la perdita del figlio,
Joseph inizia a interrogarsi e ossessionarsi sul futuro
della bambina, non ancora nata, che i due giovani stavano
per avere grazie alla ventenne Rita, una madre surrogata nella
città di Gent, in Belgio, dove la GPA (Gestazione per Altri) è
accettata ma non ancora regolamentata giuridicamente.
Cosa ne sarà della piccola?
Riuscirà ad avere una famiglia o verrà abbandonata e
dimenticata? Con il disappunto della figlia (Maud Wyler) e dei
genitori di Joachim – questi ultimi troppo impegnati in una guerra
giudiziaria contro la compagnia aerea coinvolta nell’incidente –,
Joseph decide di partire per il Belgio in cerca della
misteriosa madre surrogata, con l’obiettivo di conoscerla
e assicurarsi che la nascitura abbia tutto l’amore che merita e che
suo figlio era pronto a darle.
È questa la commovente e profonda
storia di La Petite, il dolce e sincero dramma
francese diretto dall’audace Guillaume Nicloux (The
Nun, The End, The Lockdown Tower) e ispirato
al romanzo Le Berceau (trad. “La culla”) di Fanny
Chesnel, disponibile nelle sale italiane dal 18 gennaio
2024.
La Petite – In foto l’attore Fabrice Luchini.
Per ogni vita che va, c’è un’altra che
arriva
È davvero raro incontrare sul grande
schermo narrazioni che affrontino il complesso e
controverso tema della maternità surrogata. Se poi a
questo si aggiungono anche le difficoltà affrontate dalle coppie
LGBTQIA+, l’elaborazione della perdita di un figlio e le dinamiche
non così semplici delle famiglie allargate, allora diviene una vera
e propria sfida cinematografica. Una sfida che Nicloux ha accettato
con la storia contemporanea di Joseph,
interpretato dal talentuoso e pluripremiato Fabrice Luchini, e Rita (l’attrice belga
Mara Taquin, conosciuta in La Syndicaliste e Nothing to Fuck).
Attraverso una narrazione semplice
ed essenziale, Nicloux conduce il pubblico in un coinvolgente e
intenso viaggio di 90 minuti sull’esistenza, l’amore, la
sofferenza e la rinascita. Dopo la perdita del figlio,
Joseph si aggrappa a un fragile filo di speranza legato a
Rita, la giovane donna, apparentemente fredda e pungente,
che aveva accettato la gravidanza solo per motivi finanziari.
Empatizzare con Joseph è facile, ma affezionarsi a questo tenero
padre lo è ancor di più. Nonostante il suo complicato e infelice
rapporto con il figlio, Joseph sceglie di non affrontare il lutto
con rabbia o risentimento. Si lascia piuttosto travolgere dai
ricordi, si concede la possibilità di perdonarsi, anche se con
qualche difficoltà, e insegue l’opportunità di compiere il
suo ultimo grande atto d’amore per Emanuel.
La Petite – In foto (da sinistra a destra) Mara Taquin e Fabrice
Luchini.
Un’opera intima e delicata, ma non abbastanza
coraggiosa
Con il giusto equilibrio tra dramma
e umorismo, morte e vita, Nicloux regala al grande schermo un’opera
intima, delicata, e, soprattutto, sincera,
dall’inizio alla fine. La Petite è un
adorabile e toccante viaggio di redenzione e di
rinascita che riflette, senza riserva alcuna, sulla
complessità della vita e le sue infinite variabili.
Al di là della sua tenera e
dolceamara bellezza, però, La Petite sembra voler
restare in superficie, evitando di approfondire con
attenzione e dignità quel tema complesso di cui si fa
onorevole portavoce. Infatti, la discussione sulla maternità
surrogata per famiglie arcobaleno, pur presente, è accennata
fugacemente da poche battute sparse senza un’adeguata coerenza o
una reale importanza. Per quanto godibile, emozionante e dalle
nobili intenzioni, quindi,
la pellicola di Guillaume Niclouxmanca l’occasione di
affermarsi sul panorama cinematografico come un’opera originale,
incisiva e provocatoria; accontentandosi così di essere in
realtà un timido e labile tentativo che ha avuto timore di
spingersi troppo oltre.
Plaion
Pictures è lieta di diffondere il trailer di
Runner, l’action thriller diretto da
Nicola Barnaba (qui
la nostra intervista) e realizzato interamente da maestranze
italiane, che rende omaggio alla migliore tradizione dei film
d’azione degli anni Ottanta – come i cult movie Arma
Letale e Die Hard –
Trappola di cristallo.
Se il poster
rilasciato a inizio anno svelava la natura da eroina dell’intrepida
e combattente runner Lisa – interpretata da una tosta Matilde
Gioli (Doc – Nelle tue mani, Gli
uomini d’oro), che ha eseguito in prima persona alcuni degli
stunt più pericolosi del film- il trailer ci offre un
assaggio del legame esplosivo che si instaura tra la giovane
protagonista e il suo antagonista, lo spietato agente corrotto
dell’Interpol Bosco: un personaggio ambiguo e senza scrupoli,
guidato dal desiderio di vendetta e interpretato dal Nastro
d’argento Francesco
Montanari (già noto per i ruoli da villain e
drammatici come il Libanese in Romanzo Criminale – La
serie).
Le atmosfere
claustrofobiche di un labirintico hotel a cinque stelle isolato dal
mondo e i toni cupi della notte sono elementi perfetti per portare
a termine la tanto desiderata vendetta di Bosco, che da tempo è
sulle tracce dell’attrice Sonja, donna dal passato oscuro. Ma
qualcosa va storto… e l’uomo si trova costretto a una serrata
caccia alla giovane runner, colpevole di trovarsi nel posto
sbagliato al momento sbagliato.
Lisa, incastrata e
accusata dell’omicidio di Sonja, ritrovandosi in una frenetica
caccia all’uomo è costretta a una fuga disperata e precipitosa, in
cui dovrà ricorrere a ogni mezzo per sopravvivere e dimostrare la
propria innocenza. Grazie al suo passato da atleta, Lisa darà a
Bosco e ai suoi complici molto più filo da torcere di quanto si
aspettino. Tra corse all’ultimo respiro, acrobazie da vertigini e
colpi di scena esplosivi, in un crescendo di emozioni, la
narrazione adrenalinica di Runner terrà lo
spettatore incollato alla poltrona del cinema.
Prodotto da
Camaleo, realizzato con il contributo del
Ministero della Cultura e con il sostegno di Fondazione Calabria
Film Commission, Runner vede nel cast anche Federico Tocci,
Ilenia Calabrese, Saverio Malara, Vincenzo Scuruchi, Flora
Contrafatto e Hana Vagnerova.Per
la regia di Nicola Barnaba e con protagonisti Matilde Gioli e
Francesco Montanari, Runner sarà nei cinema italiani
dall’8 febbraio distribuito da Plaion
Pictures.
Runner, la trama
Lisa sogna di fare cinema da
quando era piccola. Messa da parte la carriera sportiva, la ragazza
ora lavora come runner su un set cinematografico, intrecciando una
relazione con Sonja, star del film. Ma l’attrice ha un passato
oscuro che torna a bussare alla sua porta. Accusata dell’omicidio
di Sonja, Lisa è costretta a scappare, inseguita dallo spietato
assassino. Lisa corre, corre per salvarsi la vita e per trovare le
prove che la scagionino incriminando il vero colpevole.
L’abbiamo vista ne
Il primo Re e in Luna Nera,
lo scorso anno in
Un’estate fa, e ora Antonia Fotaras è
pronta per diventare Claudia, la protagonista femminile di
Una Fottuta Bugia, il film di Gianluca
Ansanelli attualmente in fase di riprese tra Roma e la
Calabria. Abbiamo incontrato Antonia
Fotaras sul set romano e ci ha raccontato
dell’esperienza di interpretare una giovane malata terminale di
cancro.
“Claudia è una ragazza di 25 anni che si trova a affrontare una
delle situazioni più difficili che una persona debba
affrontare – ha spiegato Antonia Fotaras –
Parlavo con una psicologa che mi ha spiegato che l’accettare la
propria morte è una delle prove più difficili che una persona possa
affrontare. Infatti, secondo me c’è una Claudia prima e una dopo la
notizia della malattia, è come se avesse provato a rinnovare e
rivoluzionare la sua vita. Mi dà l’idea di essere una persona che
ha voglia di volare, di scappare via da tutto, e a volte ci riesce,
proprio grazie all’incontro con Pietro.”
Che tipo di
preparazione ha richiesto un ruolo del genere?
“Tanta forza con lo
stomaco e tanta ricerca. Ho letto tante interviste di ragazze
malate, terminali e non. Ho imparato a capire che momento della
vita è dalla bocca di chi vive questa situazione, ho parlato con
tante persone, anche di suicidio assistito. Ho imparato a capire le
pressioni delle persone malate, le scelte che si trovano ad
affrontare, mai semplici. Poi ho anche fatto delle ricerche sulla
classe sociale di Claudia, che è stata più leggera.”
Che aspettative
si costruiscono dentro un attore durante le riprese di un
film?
“Non ne ho la più
pallida idea, ci pensavo da più piccola. Oggi sono molto
concentrata sul lavoro da fare, non mi pongo affatto la domanda.
Certo, spero che i messaggi che cerchiamo di raccontare con questo
film coinvolgano le persone e possano arricchirle, ma non so come
andranno le cose.”
La scoperta del
cancro e l’incontro con Pietro sono due momenti fondamentali nella
vita di Claudia. In che modo la cambiano?
“È come se entrambi
gli eventi le ridiano vita, nonostante la tragicità del cancro.
Pietro, per Claudia, è come l’acqua per una pianta. Lui le dà
l’acqua e lei riesce a rivivere, a vivere ancora un po’.”
Hai avuto fino a questo
momento una carriera molto densa, anche se sei ancora molto
giovane, come scegli i progetti?
“Do sempre la
priorità alla storia. Se la storia mi piace e penso ci sia qualcosa
da scoprire, qualcosa che sia utile a me e che arricchisca le
persone che la guarderanno. Allora mi piace dire di sì, e anche le
sfide mi piacciono molto. Poi penso che un po’ li scegli tu i
ruoli, un po’ ti scelgono loro. Sono aperta a tutte le storie che
possono arricchirmi e che mi possano portare a scoprire cose nuove
di me e del mondo.”
Le riprese di Una Fottuta
Bugia dureranno 5 settimane e si snoderanno tra Roma e la
Calabria. Il film è prodotto da Play Entertainment.
In arrivo Imaginary,
un nuovo horror targato Blumhouse, produttori di Five
Nights At Freddy’s e M3GAN. Diretto da
Jeff Wadlow. Scritto da Jeff Wadlow & Greg Erb &
Jason Oremland. Prodotto da Jason Blum, Jeff
Wadlow con DeWanda Wise, Tom Payne, Taegan Burns,
Pyper Braun con Veronica Falcon e Betty Buckley
Imaginary esplora
l’innocenza degli amici immaginari, ponendo una domanda
inquietante: Sono davvero frutto dell’immaginazione dei bambini o
c’è qualcosa di più terrificante e oscuro che si nasconde?
Quando Jessica (DeWanda Wise)
torna a vivere con la sua famiglia nella casa dove è
cresciuta, la figliastra Alice (Pyper Braun) avventurandosi in
cantina, trova un orsacchiotto di peluche di nome Teddy. Fin da
subito sviluppa un inquietante attaccamento con lui, dapprima in
modo giocoso e poi sempre più sinistro. Quando il comportamento di
Alice diventa sempre più preoccupante, Jessica si rende conto che
il tenero Teddy è molto più dell’orso di peluche che lei
credeva.
In una collaborazione innovativa,
lo studio italiano di videogiochi LKA, l’editore
britannico Wired Productions e la casa di
produzione cinematografica svedese Studios
Extraordinaires hanno annunciato una partnership esclusiva
per l’adattamento cinematografico del videogioco “Martha Is
Dead“.
Ambientato nel paesaggio pittoresco
ma devastato dalla guerra della Toscana del 1944, “Martha
Is Dead” intreccia una narrazione inquietante sullo sfondo
della Seconda Guerra Mondiale. I giocatori si calano nei panni di
Giulia, una giovane donna intrappolata in un agghiacciante mistero
dopo la morte della sorella gemella Martha.
“Ogni elemento di ‘Martha Is
Dead’ è stato creato con straordinaria precisione e cura. La
complessità della narrazione è stata meticolosamente pianificata,
visualizzata e persino modellata con una qualità cinematografica in
mente“, afferma Luca Dalcò, fondatore e direttore di LKA,
scrittore e designer di “Martha Is Dead”. “Portare tutto questo
in vita come film è un sogno che si realizza“.
Celebrato per i suoi dettagli
mozzafiato e il suo realismo, “Martha Is Dead” ha
ottenuto il plauso della critica mondiale per la sua capacità di
fondere i confini tra realtà, superstizione e tragedia della guerra
in un mistero avvincente che tiene i giocatori sul filo del rasoio
fino alla fine del gioco.
“La narrazione avvincente e
l’ambientazione unica del gioco lo rendono un candidato perfetto
per un adattamento cinematografico”, afferma Leo Zullo,
amministratore delegato di Wired Productions. “Siamo entusiasti
di unire le forze con gli Studios Extraordinaires per creare
un’esperienza cinematografica di riferimento, fondendo l’arte del
gioco e del cinema in un modo senza precedenti“.
L’adattamento sarà curato da
Studios Extraordinaires, una società creativa di
André Hedetoft e Andreas Troedsson specializzata
nella realizzazione di film d’azione, horror e di fantascienza di
alto livello a partire da storie originali e giochi
straordinari.
“Martha Is Dead” è un
capolavoro narrativo, che intreccia sapientemente un avvincente
mistero di omicidio dal punto di vista di una giovane donna in un
modo che non è mai stato fatto prima“, affermano André e
Andreas di Studios Extraordinaires. “Siamo ansiosi di dare vita
a questo racconto struggente, offrendo sia ai fan che ai nuovi
arrivati un tour-de-force cinematografico, pur rimanendo fedeli
all’essenza struggente del gioco“.
Attualmente in fase di sviluppo,
l’adattamento cinematografico di “Martha Is Dead”
è stato realizzato in stretta collaborazione con Luca
Dalcò, fondatore e direttore di LKA, nonché creatore di
Martha Is Dead. André Hedetoft e Andreas
Troedsson sono impegnati nel lungometraggio come
co-registi. Oltre alla regia, André apporta ulteriori competenze in
qualità di sceneggiatore della sceneggiatura, mentre Andreas
Troedsson assume anche il ruolo di direttore della fotografia,
garantendo un adattamento visivamente straordinario e
meticolosamente realizzato.
Si intitola Una
Fottuta Bugia, il nuovo film di Gianluca
Ansanelli, le cui riprese si stanno svolgendo in queste
settimana e che vede protagonista Emanuele
Propizio (Ghiaccio,
Romantiche) nei panni di Pietro, un
giovane ex-enfant prodige squattrinato che si trova, suo
malgrado, costretto a fingersi malato di cancro per non essere
sfrattato di casa. L’incontro con Claudia, una ragazza malata
terminale, lo costringe a confrontarsi col suo castello di
bugie.
“È un ragazzo con un
bagaglio adolescenziale importante – spiega del suo Pietro
Emanuele Propizio, che abbiamo incontrato sul set – Nonostante
sia stato un enfant prodige, non si è goduto la popolarità a causa
di una situazione familiare difficile. I suoi genitori si sono
separati, non erano in buoni rapporti e poi la madre muore. La sua
infanzia è stata dolorosa per lui, e da adulto si trascina questo
dolore che si riverbera anche nell’impossibilità di riuscire a fare
l’attore. Convive con questo suo amico che come lui sta passando un
momento di grande difficoltà perché è separato con un figlio, e
quando gli arriva la lettera di sfratto, rimane incastrato in
questo piano diabolico, che lui non condividerà mai a pieno. Però
così conosce Claudia che gli cambierà la vita. Anche se lei rischia
suo malgrado di dargli un dolore ancora più grande di quelli che
lui ha già vissuto.”
Come hai lavorato
alla preparazione del personaggio?
“Ho cercato di
prendere il suo dolore inconscio, ne ho parlato tanto con
Gianluca Ansanelli, il regista, e diciamo che Pietro ha un
po’ di Emanuele. Mi sono ricordato tutte le sensazioni di quando
ero piccolo e ho cominciato a fare questo lavoro. Ha contribuito
alla preparazione sia il fatto che sono cresciuto con genitori
separati, cosa che mi ha fatto molto soffrire da piccolo, sia il
fatto che ho lavorato già da molto giovane. Con il tempo ho
imparato a capire che fare l’attore prevede per forza delle
parabole nella carriera, altrimenti si accetterebbe di tutto e io
voglio avere la possibilità di scegliere cosa fare. Ho messo
molto di Emanuele in Pietro, spero che questo impegno arrivi. La
cosa che mi diverte molto di questo personaggio è che ha un modo di
rapportarsi alle persone diverse in maniera misurata, nel senso che
è molto sensibile e percepisce come comportarsi con le persone in
base a come sono quelle stesse persone. Usa sempre la sua
delicatezza e la sua sensibilità.”
Che aspettative
si costruiscono dentro un attore durante le riprese di un
film?
“È sempre molto
difficile pensare alla riuscita del film. Mi affido sempre alla mia
esperienza, perché anche se sono relativamente giovane, più di metà
della mia vita l’ho passata sui set. Cerco di concentrarmi su
quello che devo fare più che su quello che verrà fuori. È molto
difficile per me rimanere concentrato su quello che devo fare, ma è
quello che provo a portare avanti. Cerco di stare con il
personaggio il più tempo possibile, ora so che Pietro starà con me
per due mesi e non nego che durante le riprese ho il pensiero di
quello che sarà. Cerco di affidarmi sempre al gioco di squadra, al
regista e alla troupe.”
Hai cominciato da
giovanissimo con un immediato riscontro, e ora interpreti un ex
enfant prodige. Quando hai cominciato a lavorare, ti è mai venuto
il pensiero che poi non saresti riuscito a superare te
stesso?
“All’epoca no,
pensavo solo a studiare e a migliorarmi, sono pensieri che vengono
quando sei più grande, adesso. Ma per il momento sono stato
fortunato, lavoro con una certa regolarità. La paura nasce quando
cominci da piccolo e magari poi non riesci a superare quel momento
in cui hai sempre ruoli di figlio, e poi cominciano ad offrirti i
ruoli di padre. Ecco quello è un passaggio delicato… io sono
scaramantico, non dico mai nulla, però per adesso non mi
lamento.”
Le riprese di Una
Fottuta Bugia dureranno 5 settimane e si snoderanno tra
Roma e la Calabria. Il film è prodotto da Play
Entertainment.
Di seguito, la trama del
film: Pietro (Emanuele Propizio) è un ex-enfant
prodige della pubblicità che oggi, a quasi trent’anni viene
regolarmente scartato ai provini e sbarca il lunario insegnando
teatro ai ragazzini della parrocchia. Vive in un modesto
appartamento della diocesi con Nicolas (Giampaolo
Morelli) un infermiere dall’indole casinara e
menefreghista, divorziato con moglie e figlio a carico. Quando i
due rischiano di essere sfrattati dal prete, Nicolas inventa
l’orrenda bugia che il suo inquilino è malato di cancro.
Inizialmente Pietro subisce la cosa impotente ma poi, proprio
quando decide di confessare tutto, conosce Claudia (Antonia
Fotaras), una ragazza veramente malata, che malgrado le
sue gravi condizioni di salute, sprizza vitalità da tutti i pori.
Tra i due ragazzi si crea un indissolubile legame a cui Pietro non
vuole rinunciare. Riuscirà a gestire i suoi sentimenti senza ferire
quelli di Claudia?
“Uno spettacolo che dovrebbe
tirarmi su di morale, mi fa l’effetto contrario.” –
Yannick
Il cinema, o il teatro, sono un’arte
dentro cui, come in una bolla, ci si può isolare. Pur di natura
diversa, lavorano per un medesimo compito: permettere di evadere
dalla realtà. Che sia per una storia impressa su uno schermo oppure
portata in scena su un palco con attori in carne e ossa, chi arriva
in sala vuole chiudersi alle spalle la porta che si affaccia sul
mondo reale, per pensare alle vite di altri in cui non è
protagonista coinvolto. Non sempre però lo spettatore si trova
davanti un’opera che lo aggrada, per cui prova trasporto, che è
fedele al suo genere di riferimento (ed è il motivo per cui l’ha
scelta, in base alle esigenze del momento), e che gli dà la
distrazione necessaria. Se ciò che dovrebbe offrire divertimento,
sollievo o svago restituisce la stessa noia o insoddisfazione della
propria vita, può essere molto frustrante. Oltre che deludente.
In una realtà surreale, come quella
allestita da Quentin Dupieux nella sua commedia
dell’assurdo Yannick, il pubblico ha
tutto il diritto di ribellarsi e dire la propria. Perché spesso si
tende a pensare che la funzione di un film, o nel caso della storia
del regista francese una piéce teatrale, sia solo quella di
contenere le espressioni artistiche di chi lo mette in piedi. Ma
l’arte di saper creare storie non deve far star bene solo chi la
fa, ma anche chi la riceve, proprio perché fonda il suo essere su
una comunicazione soddisfacente fra le parti. Tuttavia, se manca il
dialogo e l’impegno, come in una coppia, il disastro è assicurato.
Yannick, undicesimo lavoro di Dupieux, è stato presentato
al Locarno e
Torino Film Festival 2023, e arriva nelle sale
italiane dal 18 gennaio.
Yannick, la trama
Siamo in un teatrino della provincia
francese, dove è in corso la rappresentazione di una (brutta)
commedia intitolata Il Cornuto, che mette in scena uno dei
più classici ménage a trois: tra battute mediocri ed equivoci già
visti, sul palco due attori si contendono la protagonista. In sala
gli spettatori sono pochi, tutti abbastanza annoiati, che di tanto
in tanto ridono forzatamente. All’improvviso però, stanco di
quell’operetta, si leva la voce d Yannick, , un guardiano notturno
che ha fatto “quarantacinque minuti di treno e quindici a piedi per
essere lì”, oltre ad essersi preso un giorno di ferie, e non
accetta di star guardando una piecé scarsa e scontata. Nessun colpo
di scena, nessun brillante dialogo, niente di quello portato in
scena lo entusiasma, anzi aggrava il suo stato d’animo già
abbattuto, quando lui era andato a teatro proprio per stare meglio.
Dopo una serie di battibecchi con gli attori, Yannick, deluso dalla
loro performance, ne prende il controllo per rivoluzionarla e
creare qualcosa di davvero divertente. Dimostrando quanto spesso,
chi non dovrebbe esserlo, si rivela essere migliore di chi è
esperto. Semplicemente perché ci crede fino in fondo.
Dupieux: dalla parte dello
spettatore
Dalla prima inquadratura in 4:3, una
chiara falsa soggettiva, Dupieux imprigiona il suo
pubblico, sia intradiegetico che extradiegetico, nello spazio del
piccolo teatro. Con questa scelta di formato, sentirsi più
vicini – e intimi – agli spettatori in sala, a Yannick e agli
attori sul palco diventa quasi automatico, e sottrarsi a quel
processo di identificazione è pressoché impossibile. Dupieux mette
regia e sceneggiatura a favore di spettatore, trasformando così
Yannick in una riflessione su come possa
sentirsi che inizia dall’incipit, e porta avanti con frenesia di
montaggio e dialoghi calzanti fino all’exploit finale. Con
insolenza e una buona dose di umorismo ed eccesso, il
regista si schiera dalla parte dello spettatore, spesso
lasciato nell’ombra, a cui non viene data la rilevanza che merita,
parlando a nome suo e dei suoi diritti.
Nella maggior parte dei casi questi
deve infatti accettare ciò che ha di fronte – che può essere
insipido, scialbo, spento – senza replicare. Eppure non si pensa
mai alla responsabilità che ha un autore nei suoi confronti. Per
essere meritevole di lode, lui, deve curare la sua opera fino in
fondo, volerle bene, valorizzarla, essere presente quando viene
messa in scena – senza abbandonarla a se stessa come invece accade
per la commedia teatrale nel film. Perché una specifica piéce (in
questo caso ci si rivolge ai compiti di una commedia) come dice
Yannick deve far stare bene, e non buttare giù di morale ancor di
più. Come dimostrerà poi in seguito, per riuscire in qualcosa
bisogna avere in primis il carburante della passione, ma
soprattutto non trattare il lavoro – e l’arte – con superficialità
e inerzia. Perché se non siamo i primi a credere nel nostro
operato, non possiamo pretendere che lo facciano gli altri. E
neanche che a loro, in quanto spettatori, vada bene tutto così come
viene proposto.
James McAvoy commenta le possibilità di
tornare nei panni di Charles Xavier nell’universo cinematografico
Marvel. McAvoy ha interpretato la
seconda versione di Charles Xavier della serie X-Men di casa Fox,
in contrapposizione al Magneto di Michael
Fassbender. L’ultima volta che James
McAvoy ha interpretato il Professor X è stata in
Dark Phoenix del 2019.
Parlando con Entertainment
Tonight, James McAvoy si è mostrato evasivo riguardo al
suo possibile ritorno nei panni del Professor X per un altro film
Marvel. McAvoy ha affermato di non
aver avuto contatti con la Marvel, mentre è interessante
notare che dica anche: “Tutto ciò che dico mi metterà nei
guai”.
Patrick Stewart, l’originale Charles Xavier dei primi
film dedicati agli X-Men, è già tornato come variante multiversale
del personaggio in Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
scelta che ha aperto le porte al ritorno di McAvoy. “Qualsiasi
cosa dica mi metterà nei guai… Non ho avuto contatti con loro. Se
vogliono che torni, devono parlarmi e hanno bisogno di una buona
sceneggiatura… Non dirò niente.”
Ci sono alcuni modi in cui McAvoy
può tornare nei panni di Charles Xavier nel MCU. Proprio come ha fatto Stewart,
James McAvoy potrebbe tornare come una versione
diversa del Professor X da quella interpretata nei film X-Men della
Fox. Avere l’attore o anche altri attori della timeline degli X-Men
più giovani per un’avventura finale potrebbe avere senso.
Si dice che Deadpool 3, l’unico film del MCU del 2024, contenga diversi
attori dei film X-Men della Fox e forse potrebbe esserci anche
spazio per James McAvoy. Deadpool 3 dovrebbe essere un
viaggio multiversale e potrebbe mostrare entrambi i lati del
franchise X-Men di Fox e questo si adatterebbe perfettamente alla
trama anticipata del film e al tipo di umorismo di Deadpool. Ma non
c’è niente di confermato, se non il ritorno ufficiale del Wolverine
di Hugh
Jackman.
Jenna Ortega ha dichiarato a E! sul red carpet
degli Emmy di aver “ricevuto alcuni copioni per la seconda
stagione” di Mercoledì
2, il suo mega successo su Netflix
che ha debuttato nell’autunno del 2022 ed è diventato una delle
serie originali più viste di tutti i tempi. La produzione della
seconda stagione è stata ritardata dagli scioperi
di Hollywood dell’anno scorso, ma dovrebbe iniziare in
primavera.
“Ci stiamo decisamente
orientando verso un po’ più di horror“, ha detto Jenna Ortega in un aggiornamento ai fan.
“È davvero, davvero eccitante perché, nel corso della serie,
anche se Mercoledì ha
bisogno di un po’ di arco narrativo, non cambia mai veramente e
questa è la cosa meravigliosa di lei“.
Jenna Ortega ha continuato: “Ci sono
battute molto, molto belle e penso che tutto sia più grande. È
molto più ricco di azione. Ogni episodio sarà probabilmente un po’
più simile a un film, il che è bello“.
Tutto quello che sappiamo sulla
seconda stagione di Mercoledì
Mercoledì
sta spostando la produzione dalla Romania all’Irlanda per la
seconda stagione e le riprese dovrebbero iniziare ad aprile, come
ha confermato Variety lo scorso novembre. La serie segue Jenna Ortega nel ruolo della protagonista
della “Famiglia Addams”, che si iscrive alla Nevermore Academy. A
dicembre è
stato annunciato che Netflix sta sviluppando uno spin-off
incentrato sul Fester di Fred Armisen. In Mercoledì
compaiono anche Catherine Zeta-Jones nel ruolo di Morticia
Addams, Luis Guzmán nel ruolo di Gomez Addams e
Isaac Ordonez nel ruolo di Pugsley Addams.
Durante una conversazione con
Elle Fanning per l’edizione di Variety “Actors
on Actors” dello scorso anno, Jenna Ortega ha rivelato alcune delle sue
maggiori priorità per la seconda stagione di Mercoledì“.
“Abbiamo deciso di concentrarci
un po’ di più sull’aspetto horror della serie“, ha dichiarato
Ortega all’epoca. “Perché è così spensierato, e in uno show
come questo con vampiri, lupi mannari e superpoteri, non si vuole
prendere troppo sul serio“.
“Stiamo abbandonando qualsiasi
interesse amoroso romantico per Mercoledì, il che è davvero
fantastico“, ha aggiunto, riferendosi alla storyline della
Stagione 1 che vedeva Mercoledì in un triangolo amoroso tra Tyler
Galpin (Hunter Doohan) e Xavier Thorpe (Percy Hynes White). In
passato, Jenna Ortega ha commentato che la trama
“non aveva senso” per il suo personaggio.
Jenna Ortega ha partecipato agli Emmy come
candidata per Mercoledì
nella categoria “outstanding lead actress in a comedy series”.
Quinta Brunson si è aggiudicata il premio per “Abbott
Elementary”.
Senza il camice di Grey’s
Anatomy,Meredith e Izzie, insieme a
Miranda, Webber e Karev, si sono riunite lunedì ai
Primetime Emmy per consegnare il premio come miglior attore non
protagonista in una serie limitata.
“Quando il primo episodio è
andato in onda nel marzo 2005, Shonda non era sicura di aver creato
uno show che avrebbe avuto un’impronta duratura“, ha esordito
Ellen Pompeo.
“Sono più di 400 episodi e non
è finita!“, ha continuato
Justin Chambers, che ha lasciato lo show nel 2020.
“È un tributo a tutti coloro che hanno fatto parte della nostra
famiglia”.
Katherine Heigl, che ha lasciato lo show nel 2010, ha
avuto una battuta divertente. “Oh sì, ci sono stati alcuni
cambiamenti nel corso degli anni, ma una cosa che è rimasta
costante è la meravigliosa base di fan“.
Chandra Wilson ha poi avuto modo di ricordare a tutti
che “siamo ufficialmente il medical drama di prima serata più
longevo“. “E non sarebbe possibile senza di voi”, ha
detto
James Pickens.
I produttori hanno organizzato
diverse mini-reunion durante la cerimonia di stasera per celebrare
il 75° anniversario degli Emmy. Tra gli altri, Lorraine
Bracco e Michael Imperioli de I Soprano e Martin Lawrence, Tisha
Campbell, Tichina Arnold e Anthony Payne III di
Martin.
Quando uscirà la prossima stagione di Grey’s Anatomy?
La ventesima stagione di Grey’s
Anatomy uscirà il 14 marzo 2024 su ABC. In Italia
Grey’s Anatomy 20 debutterà su Disney+.
A cinque anni dal loro addio in
Avengers:
Endgame, le star del Marvel Cinematic Universe
Robert Downey Jr. e
Tom Holland si sono riuniti in occasione dei
Critics Choice Awards. Entrambi gli attori, a
ritmi differenti, stanno procedendo a gonfie vele con la loro
carriera, con
Robert Downey Jr. che è il frontrunner per gli Oscar
di quest’anno, grazie alla sua interpretazione da non protagonista
in Oppenheimer.
L’ultima volta che li abbiamo visti
insieme, è stato sul grande schermo, nei momenti finali di Avengers:
Endgame, quando Tony Stark ha sacrificato la sua vita
per salvare il mondo e Peter Parker gli dà il suo ultimo abbraccio.
Mentre The Multiverse Saga sta ancora andando
avanti con qualche battuta d’arresto, il pubblico affezionato al
MCU è rimasto con il cuore a
quell’ultimo abbraccio tra mentore e allievo e alla Infinity
Saga.
In occasione dei Critics Choice
Awards 2024, Erik Davis ha immortalato i due
attori mentre si salutavano. Nella didascalia ha riportato che
Tom Holland ha raggiunto
Robert Downey Jr. al suo tavolo per salutarlo. Ecco
gli scatti:
Took a few candid pics tonight – here’s a
personal fav. At one point Tom Holland came over to our table for a
big hug with RDJ, and it warmed my Marvel-loving heart.
#CriticsChoicepic.twitter.com/QHxZwgX0MN
Secondo quanto appreso da
Deadline, la terza stagione di Yellowjackets
non debutterà prima del 2025. Dopo gli scioperi degli sceneggiatori
e degli attori che hanno ritardato la produzione della maggior
parte delle serie, la writers room del thriller psicologico di
Showtime è stata riaperta a settembre. La pre-produzione della
serie era stata interrotta appena un giorno dopo l’inizio dello
sciopero della WGA, lo scorso maggio.
Yellowjackets
è una serie co-creata da Ashley Lyle e Bart Nickerson che ruota
attorno a un gruppo di adolescenti coinvolti in un incidente aereo
avvenuto nel 1996 e alle conseguenze dell’incidente anni dopo.
La serie Yellowjackets
ha debuttato nel 2021 ed è stata acclamata, ottenendo sette
nomination ai Primetime Emmy Award nelle sue due stagioni, tra cui
Outstanding Drama Series lunedì scorso, quando ha perso contro
Succession della HBO.
Il cast di Yellowjackets
comprende Sophie Nélisse, Jasmin Savoy Brown, Sophie
Thatcher, Samantha Hanratty, Liv Hewson e Courtney Eaton
nell’era 1996, mentre le loro controparti nell’era 2021 sono
interpretate da Melanie Lynskey, Tawny Cypress,
Juliette Lewis, Christina Ricci, Lauren Ambrose e Simone
Kessell. L’ultimo episodio di Yellowjackets
è andato in onda il 28 maggio 2023, il finale della seconda
stagione intitolato “Storytelling”.
Chi è coinvolto nella terza
stagione di Yellowjackets?
“Questa epopea di
sopravvivenza, storia di orrore psicologico e dramma
dell’adolescenza racconta la saga di una squadra di giocatrici di
calcio liceali di grande talento che diventano i (non) fortunati
sopravvissuti di un incidente aereo nelle remote regioni selvagge
del nord“, si legge nella sinossi ufficiale. “La serie
racconta la loro discesa da una squadra complicata ma fiorente a un
clan selvaggio, seguendo anche le vite che hanno cercato di
rimettere insieme quasi 25 anni dopo“.
Yellowjackets
è raccontata attraverso due linee temporali: una segue un gruppo di
ragazze adolescenti che sopravvivono a un incidente aereo nella
natura selvaggia, e l’altra riprende 25 anni dopo con le ragazze
adulte.
Il grande cast di Yellowjackets
comprende Melanie Lynskey e Sophie
Nélisse nei ruoli dell’adulta e dell’adolescente
Shauna Shipman, Tawny Cypress e
Jasmin Savoy Brown nei ruoli dell’adulta e
dell’adolescente Taissa Turner, Christina
Ricci e Samantha Hanratty nei ruoli
dell’adulta e dell’adolescente Misty Quigley, Juliette Lewis e Sophie
Thatcher nei ruoli dell’adulta e dell’adolescente Natalie
“Nat” Scatorccio, Simone Kessell e
Courtney Eaton nei panni dell’adulta e
dell’adolescente Charlotte “Lottie” Matthews,
Lauren Ambrose e Liv Hewson nei panni dell’adulta
e dell’adolescente Vanessa “Van” Palmer, Steven
Krueger nei panni di Ben Scott, Warren
Kole nei panni di Jeff Sadecki, Kevin
Alves nei panni di Travis Martinez ed Elijah Wood nei panni di Walter
Tattersall.
Quattro membri del cast originale
di Ally McBeal, la star Calista
Flockhart,
Greg Germann, Peter MacNicol e Gil Bellows, si sono
riuniti lunedì sera durante la trasmissione degli Emmy su Fox, più di 26 anni dopo il debutto
della dramedy legale, andata in onda sulla rete per cinque
stagioni, dal settembre 1997 al maggio 2002.
Il pezzo iniziava con
Calista Flockhart in piedi davanti a uno specchio
in una replica del famoso bagno unisex dello show. “Sapevo di
aver bevuto troppa acqua; dovevo togliermi gli Spanx, dovevo
rimettermi il vestito“, si sente la Flockhart
“pensare” in una voce fuori campo prima di guardarsi allo
specchio e dirsi: “Ragazza, stai bene“.
In quel momento si verifica una
serie di tre sciacquoni, ciascuno seguito da un membro del cast di
Ally McBeal, MacNicol, Bellows e Germann, che esce
da un bagno.
Una delle canzoni simbolo dello
show, “You’re the First, The Last, My Everything” di Barry
White, inizia a suonare e i quattro iniziano a ballare, ricreando
una delle scene più riconoscibili dello show. (Qui sotto potete
vedere la reunion e due versioni del ballo di Ally McBeal, compresa
quella nel bagno).
“Ho adorato lavorare con Peter,
Gil e Greg, e lo adoro ancora“, ha detto Calista
Flockhart mentre suo marito, Harrison Ford, la guardava. “L’intero cast
di Ally McBeal era così talentuoso e magico e lo show creato dal
brillante David E. Kelley, vincitore di 11 Emmy, era innovativo e
rivoluzionario, ci ha fatto conoscere un bambino che ballava e i
bagni unisex. Ally McBeal sfidava le convenzioni con umorismo e
umanità“.
Ally McBeal ha come protagonista la
Flockhart nel ruolo di Ally, un’avvocatessa che lavora nello studio
legale di Boston Cage and Fish insieme al suo ex amante e
alla moglie di quest’ultimo, e segue le prove e le tribolazioni di
Ally nella sua ricerca di amore e di una realizzazione. Il fulcro
della dramedy era la vita romantica e personale dei personaggi
principali, spesso utilizzando i procedimenti legali come
espedienti per la trama.
La serie ha vinto l’Emmy per
l’Outstanding Comedy Series nel 1999, uno dei sette Emmy e una
serie di altri importanti riconoscimenti. Il cast originale di Ally
McBeal comprendeva anche Jane Krakowski, Courtney
Thorne-Smith e Lisa Nicole Carson, a cui si sono aggiunti
successivamente altri attori, tra cui
Lucy Liu, Portia de Rossi, la musicista Vonda
Shepard e
Robert Downey Jr. in uno dei suoi primi ruoli
importanti dopo i suoi problemi legali degli anni ’90 e il suo
ritorno alla carriera in Iron Man.
Prosegue in prima serata su
Rai UnoLa Storia, adattamento per la televisione del romanzo
omonimo di Elsa Morante, i cui
primi due episodi sono stati presentati alla
18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il debutto
ufficiale per il pubblico è però avvenuto l’8 gennaio scorso, il
cui successo è stato registrato nell’immediato con il 23.5
% di share, che si è tradotto in 4.5 milioni di
telespettatori. Un risultato che, per la tematica portata sullo
schermo non sorprende affatto, soprattutto se si considera anche il
fenomeno C’è ancora domani di
Paola Cortellesi, il quale, a ben rifletterci, si avvicina
molto alla serie firmata da Francesca Archibugi, sia per gli
argomenti trattati e intenti, sia per la figura femminile scelta
per rappresentarli.
Tra l’altro, La
Storia, pur mettendo in scena il passato, sembra non
essere troppo distante dal nostro presente. Oltre alle guerre che
si consumano oggi, è recente la notizia del saluto romano espletato
da un gruppo fascista durante la manifestazione a Roma per
commemorare i morti di Acca Larentia, un gesto che oltre ad aver
turbato e toccato la sensibilità di molti, è stato oggetto di
discussione in molti programmi tv, fra cui Tv Talk, dove a
essere intervenuta è stata proprio Jasmine Trinca, che presta il volto alla
protagonista della serie, Ida. La seconda puntata de La
Storia, come vedremo nella recensione dei nuovi due episodi,
entra ora nel vivo della narrazione, dopo i primi due preparatori,
e segna anche l’ingresso di nuovi personaggi, come Giuseppe
Cucchiarelli, il marmista partigiano interpretato da
Elio Germano.
La Storia, la trama degli
episodi 3 e 4
Dopo aver perso la propria casa per
via di un bombardamento Ida, insieme a Useppe, sfolla a Pietralata.
Lungo la strada fa la conoscenza di Giuseppe Cucchiarelli, un
comunista dall’animo buono, con cui stringe un’amicizia solida.
Arrivati a destinazione, entrambi trovano riparo in un caseificio,
dove al suo interno c’è una numerosa famiglia napoletana pronta ad
accoglierli. Useppe si sente subito a suo agio in quell’ambiente, e
passa spesso le giornate insieme a Cucchiarelli, iniziandolo a
chiamare teneramente “Eppetondo”. Nel frattempo, Ida è preoccupata
per il figlio Nino, che non vede da almeno due mesi e mezzo e non
sa se stia bene o addirittura se sia ancora vivo.
Una sera, però, il ragazzo si
presenta al portone del casale, in vesti completamente diverse: ha
abbandonato gli abiti da fascista per indossare quelli da
partigiano. Nell’insurrezione del movimento Nino trascina con se
anche Cucchiarelli desideroso di combattere per il suo credo e un
altro sfollato, Carlo Vivaldi, un anarchico che da quanto si
apprende in seguito è stato testimone di alcune atrocità perpetrate
dai tedeschi nei confronti degli ebrei. Ida, intanto, si trova un
giorno di fronte a una scena straziante: alla Stazione Tiburtina
incontra il treno della morte… gli ebrei sono in partenza verso i
ghetti.
La Ida di Archibugi come la Delia
di Cortellesi
Come abbiamo detto in apertura, in
La Storia c’è molto di C’è ancora domani, come in Ida c’è molto da
rintracciare di Delia. Sullo sfondo, pur essendo periodi
diversi – il primo entra nel vivo della Seconda Guerra Mondiale, il
secondo mette in scena il Dopoguerra – c’è un’Italia oppressa,
affaticata, che a stento respira. Nella nuova puntata andata in
onda, le somiglianze fra Ida e Delia si fanno sempre più evidenti:
intanto emerge la stessa determinazione a lottare per sé stesse,
per la loro identità e per i loro figli, per un mondo migliore da
lasciar loro, nonostante debbano fare di tutto per nasconderlo.
Entrambe sempre vigili e mai sopra le righe, per non rischiare di
rimetterci la vita e dover abbandonare una missione in cui credono
con corpo, anima e cuore.
Vittime, ma al tempo stesso
guerriere silenziose. Mai realmente assoggettate, pur
essendo etichettate come sbagliate – nel caso di Ida grava su di
lei l’essere ebrea – e facente parte di una minoranza. Messe al
margine dalla società, dai pregiudizi, da uno Stato fondato su
un’ideologia terrificante e totalitaria, alla cui base c’è un
sistema patriarcale, ma che pur camminando ai bordi trovano
ugualmente il coraggio resistere, scoprendo di non essere sole.
Avvicinarsi empaticamente a Ida, legarsi saldamente a lei, è sempre
più naturale man mano che le vicende si fanno più decisive e
incisive, e il trasporto emotivo diventa più forte, andando di pari
passo con il dramma che si compie e si intensifica.
Jasmine Trinca, la sua Ida è
spiazzante
Se il momento storico raffigurato
stringe in una morsa tutti i personaggi di La Storia, a
incarnare a pieno una delle ideologie del periodo arriva Giuseppe
Cucchiarelli, personaggio più politico, che
racconta in particolare il comunismo, o meglio il movimento dei
partigiani, con le sue convinzioni, regole e modus operandi.
Attraverso le sue parole e il suo animo battaglierlo si concretizza
la guerra vissuta, rendendola ancora più presente e percepita nella
narrazione. Elio Germano è ben calato nel ruolo, un comprimario di
assoluto valore, e le sue scene con il piccolo Useppe, da cui si
evince una bella complicità, sono fra i migliori inserti di questi
episodi. Ma a splendere, ancora, è
Jasmine Trinca, la cui performance drammatica
restituisce a pieno l’affresco di una donna provata dal dolore ma
che, nonostante la paura, reagisce e si spinge in avanti,
attaccandosi alla speranza per non lasciarsi sopraffare.
Volto segnato, sguardo deciso,
espressioni accorate che al tempo stesso trasmettono attaccamento
alla vita, l’attrice recita in sottrazione e dà il meglio
di sé per farci dono di una protagonista integra nell’animo e
corazzata, la cui bravura buca lo schermo. Brilla, Jasmine
Trinca, come la sua Ida di cui ha colto tutte le sfumature emotive
e caratteriali, tanto da poter considerare questa una delle sue
migliori interpretazioni. L’unica pecca della nuova serie targata
Rai risiede in alcune poco chiare e deboli sezioni di
sceneggiatura, che si tramutano in passaggi narrativi a volte
frettolosi, i quali si evincono nello specifico nella crescita di
Useppe e nel cambio di bandiera di Nino, da fascista a partigiano.
Al netto di qualche difetto di scrittura, La
Storia si conferma con il terzo e quarto episodio un
prodotto valido, che si erge sulle solide basi del romanzo di Elsa
Morante, non porgendo il fianco a sentimentalismi o retorica, ma
rimanendo lucido nel fotografare, gradualmente, un popolo
resistente, una donna resiliente e un’Italia ferita.
HBO ha diffuso il trailer di
True Detective 4×02, l’atteso secondo episodio che
si intitola “Part 2” di True
Detective: Night Country.
La quarta stagione di True
Detective è creata, scritta e diretta da Issa
López e vede nel cast il premio Oscar Jodie Foster, per la prima volta protagonista
sul piccolo schermo, e Kali Reis (Catch the
Fair One), a formare la coppia di investigatrici al centro
dell’indagine raccontata nei nuovi episodi. Nel cast anche
Fiona Shaw (Harry Potter),
Christopher Eccleston (Doctor Who) e
John Hawkes (candidato agli Oscar per Un
Gelido Inverno).
Fra thriller, horror e
soprannaturale, True Detective: Night Country racconta una
storia avvincente e ricca di suspense che prende il via durante
l’ultimo giorno di sole dell’anno in Alaska. Atmosfere cupe e
misteriose per un nuovo e agghiacciante mistero da indagare, con
richiami al passato del franchise che faranno la gioia di tutti
quanti hanno amato la serie fin dalla prima stagione. E con al
centro due donne, due detective diversissime ma fatte della stessa
pasta, ruvide e inaccessibili, accomunate da un doloroso trascorso
e sole in un mondo di quasi soli uomini.
Quando la lunga notte polare scende
su Ennis, Alaska, gli otto uomini che lavorano all’interno della
Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza lasciare traccia.
Per risolvere il caso, le detective Liz Danvers (Foster) e
Evangeline Navarro (Reis) dovranno prima confrontarsi con il loro
lato oscuro, e scavare tra le inquietanti verità che giacciono
sepolte sotto i ghiacci perenni. Quando le detective ritroveranno i
corpi scomparsi, dovranno decifrare complessi messaggi e
rispolverare un vecchio caso, prima che il ghiaccio, sciogliendosi,
riporti in superficie gli orrori del passato. Come ama ripetere la
detective Danvers: qual è la domanda giusta da porsi?
Issa López è
showrunner, creatrice, regista ed executive producer di True Detective: Night Country. Jodie Foster, oltre ad essere protagonista, è
anche executive producer insieme a Barry Jenkins, Adele
Romanski, Mark Ceryak di PASTEL e Alan Page
Arriaga. Per Anonymous Content executive producers
Mari Jo Winkler,
Matthew McConaughey,
Woody Harrelson, Cary Joji Fukunaga e Nic
Pizzolatto.
Sam Claflin, che ha avuto il primo grande
ruolo al cinema con la saga di Hunger Games, ha
rivelato se ritornerebbe nel franchise per un prequel sul
personaggio di Finnick Odair. Claflin ha interpretato il vincitore
degli Hunger Games del Distretto 4 ne La Ragazza di
Fuoco e in entrambi i film Il Canto della
Rivolta. Essendo uno dei personaggi preferiti dei fan, e
dal momento che la sua vittoria agli Hunger Games non è mai stata
mostrata, c’è stato un grande interesse per un prequel di Finnick
per un bel po’ di tempo. Ora che il franchise è tornato alla
ribalta con Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del
serpente, le scommesse si sono di nuovo aperte.
I commenti di sostegno e di
complimento di Claflin riguardo a Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del
serpente mostrano che ha ancora sentimenti positivi
rispetto al franchise. Ha espresso interesse a ritornare, anche se
ha ammesso che non pensa che sia particolarmente probabile.
Tuttavia, ha un’idea per un ruolo che potrebbe interpretare.
“(Tornerei) Al cento per cento.
Ma non so se c’è spazio per me per tornare indietro. Sono troppo
vecchia ormai, non sono biondo, non ho gli occhi azzurri. Ho
sentito voci secondo cui la gente chiede un prequel di Finnick.
Tutto quello che posso dire è che darei tutto per interpretare il
padre di Finnick.”
Bellissimo, scaltro e all’apparenza
infido, ma coraggioso e altruista, nonché fedele alla rivoluzione e
innamorato della sua bella e sfortunata Annie, Finnick Odair è uno
dei più importanti alleati di Katniss e con il tempo suo grande
amico. Il ritratto di Sam Claflin nel film ne ha
fatto un fan favorite anche degli spettatori cinematografici e non
solo dei lettori della trilogia di Suzanne Collins.
Il regista di Dragon Trainer (How To Train Your Dragon),
Dean DeBlois, annuncia l’inizio delle riprese del
remake live-action con una foto dietro le quinte. Il franchise
DreamWorks basato sull’omonima serie di libri verrà riavviato in
live-action, con DeBlois che tornerà sulla sedia di regia dopo aver
diretto la trilogia animata originale. Si prevede che il film
rivisiterà la trama del primo film del 2010. Via Instagram, Dean DeBlois ha
annunciato che le riprese del remake live-action di Dragon
Trainer sono iniziate.
Il regista posa con un ciak su cui
appare quello che sembra essere il logo del film. Lo sfondo sembra
essere un set fisico per il villaggio di Berk, dal momento che
ricorda la scenografia dei film d’animazione originali.
Il remake di Dragon Trainer (How To Train Your Dragon)
vedrà Dean DeBloise tornare alla regia, proprio
come Gerard Butler tornerà nei panni di Stoick.
Altri membri del cast includono Mas Thames (The
Black Phone) nel ruolo di Hiccup e Nico Parker
(The Last of Us) nel ruolo di Astrid. È stato scelto anche l’attore
che interpreterà Skaracchio, ovvero Nick Frost
(Hot Fuzz).
Sebbene la storia dell’adattamento
live-action non sia chiara, il film sarà probabilmente un remix del
film del 2010, con modifiche sufficienti per farne una nuova
avventura in carne e ossa. La sfida più grande del remake di
Dragon Trainer sarà offrire una versione unica
della trilogia, che si è conclusa solo nel 2019.
Nella nuova generazione di
interpreti che si sta ritagliando sempre più spazio nel mondo dello
spettacolo, Ayo Edebiri è senza dubbio una di
quelle che spicca di più. Ricca di talento, vitalità ed umorismo,
l’attrice si è già distinta come protagonista femminile della serie
The Bear, ma ha già lavorato anche per il cinema
ricoprendo sempre ruoli diversi, passando dal doppiaggio alla
scrittura di sceneggiature, fino a ricomprire ruoli nella
produzione. Nominata come una delle più promettenti star emergenti,
è senza dubbio un’attrice che nei prossimi anni guadagnerà sempre
più meritata popolarità.
Ecco 10 cose che forse non sai su
Ayo Edebiri.
Ayo Edebiri: i suoi film e le serie TV
1. È nota per alcune
serie. Edebiri è ad oggi meglio nota per i suoi ruoli
televisivi. Ha iniziato infatti recitando per il piccolo schermo
con la miniserie Defectives (2014), per poi prendere parte
a Ayo and Rachel are Single (2020), Dickinson
(2021) e The Premise – Questioni morali (2021). Ad averla
resa celebre è però la serie The
Bear (2022-in corso), dove ha ad oggi recitato per due
stagioni (qui
e
qui le recensioni),
con la terza già confermata. Nel mentre, ha partecipato anche
ad alcuni episodi di Abbott Elementary (2023), La pazza storia del
mondo, Parte II (2023), ideata da Mel Brooks, e anche al primo episodio della
sesta stagione di Black Mirror (2023), dove figura anche Salma Hayek.
2. Ha recitato in diversi
film. Il primo film in cui Edebiri ha recitato è
Shithouse (2020), seguito poi da Cicada (2020),
How It Ends (2021) e As of Yet (2021). Nel 2022
ricopre il ruolo di Stella in Da ciao ad addio, mentre nel
2023 recita in ben tre film: le commedie Theater Camp
(2023) e Bottoms (2023) e il drammatico The Sweet East
(2023). Prossimamente, farà il suo ingresso nel MCU con il film Thunderbolts, atteso per il 2025.
3. È anche
doppiatrice. Oltre a lavorare davanti la macchina da
presa, Edebiri si è in più occasioni distinta anche come
doppiatrice. Per il cinema, ha infatti ricoperto tale ruolo per i
film d’animazione Spider-Man: Across the
Spider-Verse (2023), con il ruolo di Glory, e Tartarughe Ninja – Caos
mutante (2023), con quello di April O’Neil. Ha però
partecipato anche al doppiaggio delle serie Bigtop Burger
(2020-in corso), Big Mouth (2020-in corso), Kiff
(2023), Mulligan (2023) e Clone High (2023-in
corso).
Ayo Edebiri in TheBear con Jeremy Allen
White
4. Si è dovuta esercitare
nella preparazione di pietanze. In The Bear Edebiri interpreta la giovane
aspirante Chef Sydney, un ruolo molto impegnativo ma che le sta
dando grandi soddisfazioni. Per la realizzazione dell’acclamata
serie non sono infatti state utilizzate controfigure per le scene
in cui si vedono i personaggi preparare le pietanze richieste. Gli
attori hanno quindi eseguito tutte le operazioni di taglio e
preparazione. Anche Edebiri, dunque, si è dovuta esercitare a tal
fine, prendendo lezioni e facendo pratica, così da risultare abile
e sicura al momento delle riprese.
5. Non crede che Carmy e
Sydney dovrebbero avere una relazione. Tra la prima e la
seconda stagione, il personaggio interpretato da Edebiri e il Carmy
di Jeremy Allen White
sviluppano un solido rapporto, che in molti pensavano potesse – o
potrebbe ancora – sfociare in una relazione sentimentale.
L’attrice, tuttavia, non è dello stesso parere. Quando le è stato
chiesto cosa ne pensa del fatto che i due personaggi potrebbero
mettersi insieme, l’attrice ha risposto che: “Se succedesse
qualcosa tra Sydney e Carmy, nessuno sarebbe felice. Sarebbe
deludente, stridente e strano”.
Ayo Edebiri ha scritto un episodio di What Do We Do in
the Shadows
6. È anche
sceneggiatrice. Oltre a lavorare come attrice, Edebiri ha
portato avanti anche altre attività, come la produzione. In
particolare, però, si è distinta come sceneggiatrice, scrivendo
alcuni episodi di diverse serie TV. La più nota a cui ha lavorato è
senza dubbio
What We Do in the Shadows, la serie a tema vampiri di
Taika Waititi.
Edebiri si è infatti occupata della sceneggiatura, insieme a
Shana Gohd, dell’episodio Private School,
il quinto della quarta stagione. Non è però un episodio dove
Edebiri compare anche come interprete, essendosi limitata alla
sceneggiatura.
Ayo Edebiri è su Instagram
7. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 882 mila
persone e dove attualmente si possono ritrovare circa 580 post.
Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da
attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti
o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità,
momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni
ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le
sue novità.
Ayo Edebiri ha un profilo su Letterboxd
7. Ha un profilo sul noto
social dedicato al cinema. Tra le varie piattaforme su cui
l’attrice è molto attiva, oltre ad Instagram, vi è Letterboxd, dove
si possono catalogare i film visti e lasciare un recensione di
essi. Con un profilo personale, seguito attualmente da
239,797 followers, Edebiri è dunque solita condividere con i
propri fan i film che vede, aggiungendo anche un suo personale
commento a riguardo. È divenuto ad esempio piuttosto virale quanto
scritto per Saltburn, il film con Barry Keoghan.
“Il mio uomo fa tutto questo ma non riesce a mangiare le uova
che colano? 🤨“, ha ironicamente detto
l’attrice.
Ayo Edebiri è irlandese?
9. Viene creduta irlandese
per via di una sua battuta. L’attrice non è irlandese, ma
anzi ha origini della Barbados da parte di madre e nigeriane da
parte del padre. Tuttavia, nel marzo 2023, parlando con Letterboxd
ha raccontando la sua esperienza di vita in Irlanda per prepararsi
al ruolo di “Jenny l’asina” del film Gli spiriti dell’isola.
Si tratta però di uno scherzo, in quanto l’attrice non ha preso
parte a quel film. La sua capacità di sfoggiare un accento
irlandese ha però reso quell’intervista virale a tal punto che quel
gioco continua ancora oggi, con Edebiri che nel ritirare il
Golden Globe come Miglior attrice in una serie commedia o
musical ha dichiarato: “grazia alla mia vera famiglia e
tutti a Boston, Barbados, Nigeria e Irlanda, in svariati
modi“.
Ayo Edebiri: età e altezza dell’attrice
10. Ayo Edebiri è nata il 3
ottobre 1995 (età 28 anni) a Boston, Massachusetts, Stati
Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.68 metri.
La squadra originale degli
Acchiappafantasmi indossa di nuovo i costumi e gli zaini protonici
in una nuova immagine di Ghostbusters:
Minaccia glaciale, tuttavia, lo storico team offre un
twist.
Il primo film è uscito per la prima
volta nel 1984 e presentava un cast di spicco composto da
Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis e
Ernie Hudson. L’intero team si è riunito in
Ghostbusters 2 del 1989, e poi di nuovo per brevi
cameo Ghostbusters (2016) e Ghostbusters:
Legacy (anche se purtroppo senza Ramis, morto nel
2014, ma con il suo personaggio Egon resuscitato tramite CGI). Ora,
Murray, Hudson e Aykroyd torneranno per combattere i fantasmi in
Ghostbusters:
Minaccia glaciale in uscita a marzo.
Su Empire, è disponibile una
nuova immagine dal film che mostra i membri
del cast originale, con una sostituta d’eccezione al posto del
compianto Egon/Ramis. Nell’immagine, Aykroyd, Murray e Hudson sono
di nuovo vestiti con i loro abiti da acchiappafantasmi, ma invece
del dottor Spengler, un altro membro del cast, Janine di
Annie Potts, la receptionist dei film originali,
si prepara per unirsi alla squadra di acchiappafantasmi.
Il nuovo film del franchise torna
infatti a New York, che ancora una volta sarà minacciata da una
presenza demoniaca pronta a distruggere la città. La nuova
immagine mostra Murray sul set di Ghostbusters:
Minaccia glaciale mentre parla con Paul
Rudd, che torna a interpretare Gary Grooberson nel sequel
del prossimo anno. Il personaggio è stato introdotto durante gli
eventi di Ghostbusters:
Legacy, e nella storia è un fan della squadra
originale e si sentiva grato per l’opportunità di aiutare la
famiglia di Egon con il mistero della loro casa infestata. Due
generazioni di eroi lavoreranno insieme in un sequel che introdurrà
nuovi antagonisti, dopo che il capitolo precedente aveva visto la
giovane squadra combattere contro Gozer.
Paul Rudd torna
alla guida del nuovo gruppo di acchiappafantasmi per combattere
questo gelido nemico. McKenna Grace, Finn
Wolfhard e Carrie Coon riprenderanno
i ruoli già interrpetati nel precedente film per questa nuova
avventura, insieme però a nuovi arrivati quali Kumail
Nanjiani, Patton
Oswalt, James
Acaster ed Emily Alyn
Lind. Ghostbusters:
Minaccia
glacialeè diretto
da Gil Kenan e si baserà su una
sceneggiatura che ha scritto insieme a Jason
Reitman. “È un onore assoluto prendere in mano lo
zaino protonico e passare dietro la macchina da presa per il
prossimo capitolo della saga“, ha detto Kenan in una
dichiarazione quando è stato annunciato come regista.
Come noto, il film doveva
inizialmente arrivare in sala il 20 dicembre 2023,
ma per via degli scioperi verificatisi negli ultimi mesi, con
quello degli attori che ancora è in corso, la Sony ha deciso di rimandare il
film, insieme ad altri suoi titoli quali Kraven
ilcacciatore e Spider-Man: Beyond the
Spider-Verse. Ora, Ghostbuster: Minaccia
glaciale è previsto in sala per il 29 marzo
2024, ovvero il fine settimana di Pasqua del prossimo
anno. Non resta dunque che attendere maggiori informazioni su
questo nuovo film, potendo intanto guardare il suo primo trailer
finalmente svelato.