La data di
uscita di Aquamane il Regno
Perduto è stata ancora una volta posticipata ma di
poco. Warner Bros. ha annunciato oggi che la
nuova data di uscita USA di Aquamane il
Regno Perduto è il 22 dicembre 2023. Si tratta di uno
spostamento di due giorni, poiché originariamente era fissato per
il 20 dicembre. Ora uscirà venerdì, che è il giorno in cui
tradizionalmente escono i film negli USA piuttosto che la data
originale del mercoledì. Al momento non sappiamo se in Italia il
film uscirà invece il 21 Novembre, ovvero giovedì, quando
tradizionalmente escono i film nel nostro paese.
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in
Aquaman e il
regno perduto, sequel del film che ha rilanciato
in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo
seguito, diretto ancora una volta da James
Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno
anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta
Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film. Il film uscirà al cinema il 20
dicembre.
Non essendo riuscito a
sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal
bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti
a nulla pur di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa
volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il
potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e
malvagia. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm,
l’ex re di Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per
stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da
parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la
famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione
irreversibile.
Dopo oltre
tre anni da quando è stato annunciato inizialmente,
l’adattamento televisivo di Girl With the Dragon
Tattoo è finalmente entrato ufficialmente nella
fase di sviluppo presso Amazon MGM
Studios. Come apprendiamo da
VarietyVeena Sud (The
Killing) è stata ingaggiata per il ruolo di
showrunner.
Secondo quanto riferito, il
riavvio televisivo del franchise, basato sugli omonimi romanzi
thriller psicologici più venduti di Stieg Larsson
, era in lavorazione nel 2020, sebbene nessuno showrunner fosse
incaricato di dirigere il progetto.Un romanzo meglio
conosciuto come la “Trilogia Millennium”, Larsson ha pubblicato il
primo capitolo nel 2005 e da allora ha generato due sequel, come
The Girl Who Played with Fire e The Girl Who Kicked
the Hornets’ Nest.
I diversi adattamenti de Girl
With the Dragon Tattoo
Larsson, morto nel 2004, è
diventato uno degli autori più venduti dopo che i suoi libri sono
stati tradotti in inglese, ispirando una serie di adattamenti
cinematografici e televisivi con protagonista Lisbeth
Salander, il personaggio leaser di Girl With
the Dragon Tattoo.
Nel 2009 è uscito il film
svedese-danese Girl With the Dragon Tattoo, con
Noomi
Rapacee
Michael Nyqvist (Mission:
Impossible – Ghost Protocol). Sono seguiti due sequel,
entrambi pubblicati nello stesso anno, tra cui The Girl Who
Played with Fire e The Girl Who Kicked the Hornets’
Nest.La serie del 2010, intitolata Millennium,
con Rapace e Nyqvist, è stata la versione ampliata della trilogia
cinematografica del 2009.
Nel 2011 è stata la volta del
remake inglese della versione originale Girl With the Dragon Tattoo, diretto da
David Fincher che è diventato un successo di
critica e commerciale, incontrando così bene il pubblico da
riuscire a ottenere numerosi riconoscimenti. E’ stato da
interpretatoRooney Mara e Daniel
Craig. Sfortunatamente, il film del 2018
diretto da Fede Álvarez, Millennium – Quello che non uccide,
non è riuscito a essere all’altezza del primo film ed è stato
addirittura considerato il peggior film della serie.La trama del prossimo riavvio televisivo rimane nascosta, ma
Variety ha riferito che sarà una
storia a sé stante su Lisbeth
Salander .
Tante novità in arrivo a Novembre
su Disney+.
Il 1° novembre, Disney+ introduce il suo piano di abbonamento
con pubblicità, insieme a due opzioni senza inserzioni
pubblicitarie, offrendo ai clienti la flessibilità di scegliere il
piano più adatto alle loro esigenze. I clienti potranno scegliere
tra Standard con pubblicità a 5,99 € al mese, Standard a 8,99 € al
mese o 89,90 € all’anno e Premium a 11,99 € al mese o 119,90 €
all’anno*.
I film in uscita a Novembre su
Disney+
Quiz Lady, dal 03 novembre
In Quiz Lady, Anne (Awkwafina), una
giovane donna brillante ma ossessionata dai giochi d’azzardo, e
Jenny (Sandra Oh), la sua lontana e stravagante sorella, devono
collaborare per aiutare a coprire i debiti di gioco della madre.
Quando l’amato cane di Anne viene rapito, le due donne partono per
un viaggio spericolato attraverso il paese per trovare i soldi
nell’unico modo che conoscono: trasformare Anne in una vera e
propria campionessa di gameshow.
Scivolando sulla Neve, dal 17
novembre
Eddie Garrick (Chris ‘Ludacris’
Bridges) è un uomo di buon cuore che ha voltato le spalle al Natale
a causa di un’esperienza traumatica della sua infanzia.. Su
richiesta di sua moglie, Allison Garrick (Teyonah Parris), da cui è
separato, Eddie porta sua figlia di 9 anni, Charlotte (Madison Skye
Validum), a lavorare con lui la Vigilia di Natale, dove incontrano
un misterioso uomo in un vestito rosso di nome Nick (Lil Rel
Howery). Eddie, che è un assistente sociale, pensa che l’uomo non
sia del tutto affidabile e abbia bisogno di aiuto, ma quando
scatena l’ira di un politico locale, Oscar Nuñez, lui e sua figlia
vengono coinvolti in un’avventura magica che potrebbe riaccendere
la sua fede nel Natale. Scivolando sulla neve, diretto da Tim Story
e scritto da Scott Rosenberg, è prodotto da John Jacobs e Will
Packer, con Tim Story, Johanna Byer, Ross Fanger e Zac Unterman
come produttori esecutivi. Nel cast del film figurano anche Mary
Lynn Rajskub, Ravi V. Patel, Gina Brillon, Kevin Connolly e Zulay
Henao.
Scott Calvin, dopo 28 anni, torna a
vestire i panni di Babbo Natale, alla guida del Polo Nord e del
Natale. Con la sua famiglia al suo fianco, composta da Carol,
Sandra e Cal, e i suoi elfi alle redini, Scott Calvin affronta un
mondo in continua evoluzione con l’obiettivo di mantenere vivo lo
spirito del Natale per una nuova generazione.
A Murder at the End of the World,
i primi due episodi a partire dal 14 novembre
A Murder at the End of the World è una serie mystery con al
centro della scena un nuovo tipo di detective: un’investigatrice
alle prime armi della generazione Z nonché hacker esperta di
tecnologia di nome Darby Hart (Emma Corrin). Darby e altri otto
ospiti sono stati invitati da un miliardario solitario (Clive
Owen) a partecipare a un ritiro in una località remota e
affascinante. Quando uno degli altri ospiti viene trovato morto,
Darby deve usare tutte le sue capacità per dimostrare che si
tratta di un omicidio, contro una marea di interessi contrastanti e
prima che l’assassino faccia una nuova vittima.
Rapina e fuga, il 29 novembre con
tutti gli episodi
Joe Petrus sta vivendo il sogno
americano: fidanzato di Jules, padre di Frankie e Bud, ha avviato
un’attività in proprio in una sonnolenta cittadina di periferia. Ma
all’insaputa della sua famiglia, Joe ha un segreto. Tre anni fa, è
stato reclutato dalla famigerata criminale britannica Dianne
Harewood per unirsi alla sua banda e prendere parte a un crimine ad
alto rischio che prometteva di rendere Joe ricco e di fornirgli una
vita nuova di zecca. E ora il pericoloso passato di Joe sta
tornando a galla. Quando un assassino inizia a prendere di mira la
banda dietro al crimine, Joe capisce che l’unico modo per tenere al
sicuro la sua famiglia è tornare a Londra, entrare in contatto con
la sua vecchia banda e rintracciare Dianne
Keanu Reeves racconta una delle più grandi
saghe nella storia della Formula 1. In questa avvincente docuserie
in quattro parti tutto viene svelato attraverso gli approfondimenti
di Ross Brawn e di icone delle corse come Jenson Button e Rubens
Barrichello. A partire dalla formazione della Brawn GP, si assiste
allo straordinario viaggio attraverso manovre strategiche e sfide
finanziarie in un’epoca straordinariamente competitiva negli annali
di questo sport.
American Horror Story: Delicate,
dal 29 Novembre
In American Horror Story:
Delicate, dopo molteplici tentativi falliti di
fecondazione assistita, l’attrice Anna Victoria
Alcott non desidera altro che mettere su famiglia. Mentre
cresce il clamore intorno al suo recente film, teme che qualcosa
possa prendere di mira lei e la sua ricerca della maternità. AHS:
Delicate è il 12° capitolo della pluripremiata serie antologica
creata da Ryan Murphy e Brad Falchuk.
Gli altri titolo in arrivo
SOLAR OPPOSITES – S4 In streaming
dal 1° novembre
RESERVATION DOGS – S3 In streaming
dal 29 novembre
DRIVE WITH SWISS BEATZ – S1 La
prima stagione complete in streaming dal 16 novembre
PAPÀ SU MISURA La seconda stagione
completa In streaming dall’8 novembre
Arriva oggi il trailer
ufficiale in italiano di The Gilded Age, la seconda stagione
della serie HBO e Sky Exclusive nasce dalla penna di uno dei più
celebrati maestri del dramma in costume, sir Julian
Fellowes (Downton
Abbey, Belgravia). La
serie andrà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 30
ottobre.
L’aristocrazia con i suoi
sfarzosi balli, i meravigliosi palazzi decorati con gusto e una
rigida etichetta e la nuova borghesia con le sue innovazioni, con
invenzioni pronte a rivoluzionare il mondo e la voglia di
infrangere le vecchie regole: sono queste le due fazioni che
continuano a confrontarsi, scontrarsi e scoprirsi nel nuovo
capitolo di The Gilded Age.
Affermarsi in società è
un vero e proprio lavoro per la nuova borghesia di New York, che
cerca faticosamente di farsi notare ritagliandosi un posto nei
migliori teatri e ristoranti, guadagnando inviti ai balli più
esclusivi. Bertha Russell (Carrie Coon), stella
nascente della classe emergente, non ha sicuramente intenzione di
accettare rifiuti e nella nuova stagione continua la sua lotta
contro l’antiquata aristocrazia, rappresentata da Agnes van Rhijn
(Christine Baranski), che cerca invece di
mantenere la propria esclusiva supremazia. Ma il progresso, la
modernità, lo stile di vita innovativo e libero che ormai regnano
sovrani a New York minano dalle fondamenta quel vecchio status quo
che sembra ormai dover cedere il passo ad una società più
dinamica.
Il cast della seconda stagione di
The Gilded Age
La serie vanta un cast
stellare che include Christine Baranski (The Good
Wife, Mamma Mia), Cynthia Nixon (Sex & the City,
And Just Like That…), Carrie Coon (The Leftovers –
Svaniti nel nulla, Fargo), Nathan Lane (The
Blacklist, Modern Family), Morgan Spector (Il
complotto contro l’America) e Louisa Jacobson
(Gone Hollywood).
The Gilded
Age è scritta e prodotta da Julian Fellowes, affiancato
nella produzione da Gareth Neame, David Crockett e Bob Greenblatt.
Producono e dirigono Michael Engler e Salli Richardson-Whitfield.
La serie è una co-produzione HBO e Universal Television.
La trama della seconda
stagione di The Gilded Age
L’Età dell’Oro americana
fu un periodo di immensi cambiamenti economici, di grande conflitto
tra vecchie modalità e nuovi sistemi, e di enormi fortune
guadagnate e perse. La seconda stagione di The Gilded Age inizia la
mattina di Pasqua del 1883, con la notizia che l’offerta di Bertha
Russell per un palco all’Academy of Music è stata respinta. Durante
gli otto episodi della stagione, osserviamo come Bertha sfidi Mrs.
Astor e il vecchio sistema e lavori non solo per guadagnare una
posizione sicura nella società, ma per assumere potenzialmente un
ruolo di primo piano in essa. George Russell affronta la sua
battaglia con un sindacato in crescita nella sua acciaieria a
Pittsburgh. A casa Brook, Marian continua il viaggio per trovare la
sua strada nel mondo insegnando segretamente in una scuola
femminile, mentre con sorpresa di tutti Ada inizia un nuovo
corteggiamento. Naturalmente, Agnes non approva per nulla. A
Brooklyn, la famiglia Scott inizia a guarire da una scioccante
scoperta e Peggy attinge al suo spirito attivista grazie al suo
lavoro con T. Thomas Fortune al NY Globe.
The Gilded Age 2 quando
esce e dove vederla in streaming
The Gilded Age 2
dal 30 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su
NOW.
Negli ultimi anni il premio Oscar
Mel Gibson ha abituato il pubblico a dinamici film
d’azione come I mercenari
3 e Dragged Across
Concrete. Tra questi, nel 2016, vi è stato anche
Blood Father, dove egli dà vita ad un
padre pronto a tutto pur di proteggere la sua unica figlia,
cacciatasi in brutti guai. Il film è diretto dal regista francese
Jean-François Richet, noto per aver diretto in
patria film come Nemico pubblico N. 1 e Un momento di
follia. Dotato di grande ritmo e di un protagonista
particolarmente carismatico, il film si afferma così come un
interessante rilettura del genere, in grado di appassionare anche
il pubblico meno incline a questo.
Blood Father è
l’adattamento dell’omonimo romanzo scritto nel 2005 da Pete
Craig. Noto prevalentemente come sceneggiatore di The
Town e Hunger Games: Il canto della rivolta, questi
ha conosciuto buona fama anche grazie al romanzo in questione,
divenuto in breve tempo particolarmente conteso tra gli studios
cinematografici. Con l’interessamento di Gibson e della sua Icon
Productions, questo prese infine vita sul grande schermo, non prima
però di essere passato per il Festival di Cannes, nella sezione
“Proiezioni di mezzanotte”.
Indicato dalla critica come uno dei
migliori film d’azione del suo anno, il film ha però faticato ad
affermarsi al box office, a causa anche di una distribuzione
limitata. A fronte di un budget di circa 15 milioni di dollari,
Blood Father è infatti riuscito ad incassarne solo 7 a
livello globale. Si tratta però di un film da recuperare
necessariamente, capace di fornire intrattenimento e buone
emozioni. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile approfondire
ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori
coinvolti. Infine, si vedranno le principali piattaforme dove è
possibile ritrovare il film per una comoda visione casalinga.
La trama di Blood
Father
Protagonista del film è John
Link, un motociclista dal passato violento e con problemi
legati all’alcol. Dopo 9 anni passati in carcere per traffico
d’armi, egli cerca ora di rigare dritto, tentando il più possibile
di reinserirsi nella società da cui è sempre rifuggito. La sua
quotidianità si svolge prevalentemente all’interno di una comunità
di ex tossicodipendenti ed alcolisti, dove ognuno cerca di dare una
mano agli altri per evitare di ricadere nei propri vizi. Nonostante
ciò, John non riesce a non pensare al dolore causato ai suoi cari,
e in particolare a sua figlia Lydia, che non vede
da anni. Proprio questa, però, si ripresenterà improvvisamente da
lui in cerca di aiuto.
La giovane, particolarmente scossa e
poco lucida, racconta di aver tentato di ingannare il suo
fidanzato, coinvolto in attività di narcotraffico. A causa di ciò,
egli le dà ora la caccia con l’intenzione di farle quanto più male
possibile. Chiamato a proteggere sua figlia, John vede in quella
storia l’occasione per potersi riscattare e recuperare il rapporto
con lei. I due iniziano così la loro fuga tattica, durante la quale
l’ex galeotto rispolvererà la sua natura di soggetto pericoloso.
Imbracciate nuovamente le armi, egli è ora pronto a scatenerà una
vera e propria guerra contro quanti vogliono fare del male alla sua
bambina.
Blood Father: il cast del
film
Per dar vita al personaggio di John
Link era necessario trovare l’interprete più adatto a questo tipo
di ruolo, che fosse in grado di apportarvi una buona dose di
carisma e presenza fisica. Originariamente, il progetto avrebbe
dovuto essere interpretato, e anche diretto, da Sylvester
Stallone. Questi preferì però concentrarsi su John Rambo,
e abbandono così il film, che rimase nel libro per qualche altro
anno. Fu l’arrivo di Mel
Gibson nei panni di Link a ridare vita al progetto.
Per prepararsi al ruolo l’attore passò diverso tempo a contatto con
ex tossicodipendenti, motociclisti e tatuatori, al fine di
apprendere quanto più possibile sulle loro attività. Gibson si
sottopose inoltre ad un allenamento intensivo, al fine di poter
interpretare personalmente anche le scene più complesse.
Accanto a lui, nel ruolo della
figlia Lydia Jane Carson, vi è invece l’attrice Erin
Moriarty. Oggi nota per il ruolo della supereroina
Starlight nella serie Amazon The Boys,
questa venne scelta dopo essere stata vista in Jessica
Jones, dove aveva un ruolo ricorrente. Il legame stretto con
Gibson durante il set ha permesso ad entrambi di rendere ancor più
realistico il rapporto tra padre e figlia. Ad interpretare Jonah,
il pericoloso fidanzato di Lydia, si ritrova l’attore Diego
Luna, noto per Rogue One: A Star
Wars Story. L’attore William H. Macy
compare invece nel ruolo di Kirby, lo sponsor di Link presso la
comunità da questi frequentata. Compaiono poi anche gli attori
Thomas Mann nei panni di Jason e
MichaelParks, qui al suo ultimo
ruolo cinematografico, in quelli del predicatore Tom Harris.
Il trailer di Blood Father
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Blood
Father è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla
piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale
entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno venerdì 27 ottobre alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Loki stagione 2, episodio
4 presenta una ricca raccolta di divertenti riferimenti al
MCU. Mentre il Dio
dell’Inganno (Tom
Hiddleston) e i suoi alleati alla TVA lavorano per
impedire che l’intera istituzione imploda, ci sono diversi punti di
connessione con altri capitoli del MCU così come alcuni riferimenti
chiave ai fumetti Marvel originali. Allo stesso modo, potrebbero
esserci anche anticipazioni per il resto della serie e per il
futuro del nuovo grande cattivo del MCU, Kang il Conquistatore
(Jonathan
Majors).
Come visto nei precedenti episodi di
Loki Stagione 2, il Dio
dell’Inganno e i suoi alleati stanno cercando di
stabilizzare il telaio temporale della TVA, che rischia di
sovraccaricarsi e distruggerli tutti. Questo grazie a Sylvie
(Sophia
Di Martino) ha ucciso Colui che Rimane (Jonathan
Majors) nel finale della prima stagione di Loki.
Ricordiamo che è stato lui il fondatore della TVA e creatore della
Cronologia sacra. Anche se le cose vanno terribilmente storte entro
la fine di Loki stagione 2, episodio 4, nel corso
dell’episodio ci sono diversi Easter Eggs e riferimenti
entusiasmanti.
“Protocollo 42” (Un numero Marvel
importante)
Osservando la sua storia
segreta, Ravonna Renslayer (Gugu
Mbatha-Raw) scopre che una volta ha combattuto al
fianco di Colui che Rimane durante la prima Guerra
Multiversale. Vediamo poi che Colui
che Rimane ha poi incaricato Miss
Minutes di attuare il “Protocollo 42”.
Questa direttiva comporta il fatto che tutti i nuovi agenti della
TVA vengono sottoposti a una cancellazione della memoria, inclusa
la stessa Renslayer. Questo spiega perché nessuno degli agenti
della TVA ricordava le proprie vite passate sulla Sacra Linea
Temporale, ed è stato suggerito che le loro menti siano state poi
regolarmente resettate per impedire loro di mettere in discussione
il loro scopo. Detto questo, 42 è un numero importante
nell’Universo Marvel, che si collega sia allo
Spider-Man di Miles Morales che a
Mister Fantastic.
42 era il numero
identificativo del ragno che morse Miles Morales nei
fumetti originali, ma era anche la designazione della Terra da cui
proveniva il ragno, la realtà multiversale in cui Miles Morales
divenne invece il Prowler, come visto in Spider-Man: Across the Spider-Verse. Allo
stesso modo, “Prison 42” è il nome della prigione della Zona
Negativa creata da Mister Fantastic con l’aiuto di Hank Pym e Tony
Stark nei fumetti. Il numero 42 è anche un
potenziale riferimento alla Guida galattica per gli
autostoppisti poiché il numero era la “Risposta alla
domanda fondamentale sulla vita, l’universo e ogni cosa”.
La storia segreta di Ravonna
rispecchia i fumetti: una volta era come la Renslayer
originale
Apprendendo che era un comandante di
eserciti durante la prima Guerra Multiversale e un’alleata chiave
di Colui che Rimane, scopriamo che la storia
segreta di Ravonna Renslayer nel MCU rispecchia la sua storia nei
fumetti e quanto fosse critica per Kang il Conquistatore. Sulla
carta, Ravonna ha dato a Kang una nuova motivazione per le sue
conquiste e i due hanno condiviso una tumultuosa storia d’amore
attraverso il tempo e lo spazio. Sebbene
Victor Timely l’abbia rifiutata, sarà interessante
vedere se Ravonna potrebbe instaurare una relazione con una diversa
variante di Kang, in futuro.
Il paradosso del nome e del tempo
di Ouroboros – “Come un serpente che si morde la coda”
Mentre
O.B. (Ke
Huy Quan) afferma in Loki stagione 2, episodio
4 di aver imparato tutto ciò che sa da Victor
Timely, Timely rivela di aver imparato tutto dalla guida
TVA che ha scritto
O.B. successivamente, creando un enorme paradosso
temporale in cui entrambi impararono l’uno dall’altro senza alcun
punto di origine noto. In quanto tale,
O.B. dice che è come un serpente che si morde la coda,
il classico simbolo noto come Ouroboros (suo
omonimo). Ciò evidenzia ulteriormente il grande significato del
personaggio O.B. nel futuro della seconda stagione di Loki.
Dispositivo temporale di Victor
Timely: Victor ha creato il nucleo del motore di Kang?
Abbiamo visto
Victor Timely in possesso di un congegno che è
necessario a O.B. e Casey per ultimare il loro moltiplicatore di
rendimento, un prototipo che Victor definisce il “culmine del suo
lavoro”. L’oggetto sembra abbastanza famigliare, e somiglia
tantissimo al Multiversal Engine Core visto in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, strumento
che veniva utilizzato per alimentare la Sfera temporale di Kang.
Forse il congegno ha molteplici usi data la sua capacità di
sfruttare e potenziare la tecnologia temporale, e questo mette
Victor Timely in una luce molto diversa, decisamente più
intimidatoria di ciò che può sembrare.
Loki fa riferimento al primo film
di Thor, quando il fratello fu bandito da
Asgard
Durante l’intenso dibattito
tra Loki e Sylive sui meriti della TVA, Loki fa riferimento agli
eventi di Thor del 2011 e all’esilio di suo
fratello da Asgard sulla Terra. Il Dio dell’Inganno racconta che il
cambiamento di suo fratello, durante l’esilio, il suo essere
diventato più compassionevole, è stato considerato da parte sua
come una debolezza. Tuttavia, da allora ha imparato che la
compassione e il risparmiare la vita di un nemico non sono una
debolezza, qualcosa di cui cerca di convincere Sylvie alla luce del
fatto che lei stessa ha risparmiato la vita a Victor Timely.
“Raderò al suolo completamente
questo posto” – Loki ha fatto tanta strada
Durante gli eventi di
Loki stagione 2, episodio 4, Sylvie chiede a Loki
se non sarebbe più semplice radere al suolo l’intera TVA e
ricominciare da capo. Questo è probabilmente un riferimento alla
prima stagione di Loki, quando Loki stesso viene messo per la prima
volta sotto la custodia della TVA e promette di fare lo stesso,
visto che il suo arco narrativo era all’inizio. In quanto tale, è
davvero straordinario guardare e vedere fino a che punto è arrivato
il Dio dell’Inganno, soprattutto ora che sta cercando di salvare la
TVA per il bene dell’intero multiverso.
La frase di Sylvie, “Qualcuno di
peggiore” anticipa Kang il Conquistatore: la seconda stagione di
Loki potrebbe mostrare il Primo Kang
Sylvie teme anche in questo nuovo
episodio della seconda stagione di Loki che risparmiare Victor
Timely e la TVA significhi che lei e Loki dovranno semplicemente
sperare che lui non diventi “Colui che rimane o qualcuno di
peggiore“. Quel qualcuno peggiore è probabilmente una nuova
variante di Kang il Conquistatore, come le tante
viste in Ant-Man and the Wasp: Quantumania con il
Consiglio di Kang. Forse Timely potrebbe anche diventare il primo
Kang in vista di
Avengers: The Kang Dynasty che uscirà nel 2026.
La citazione di Miss Minute a
Jurassic Park – “Accesso negato!”
Lavorando con Ravonna per
forgiare il proprio percorso senza Timely, Miss Minutes blocca
diverse reti all’interno della TVA prima che
O.B. decida di riavviare l’intero sistema per
costringerla a uscirne. Tuttavia, inizialmente sugli schermi e sui
TemPad della TVA appare uno schermo di blocco e un messaggio in cui
Miss Minutes agita il dito e dice: “Ah ah! Accesso negato!”. Si
tratta di una chiarissima citazione al Dennis Nedry di
Wayne Knight in Jurassic Park quando bloccava allo
stesso modo l’accesso ai sistemi del parco: “Ah ah ah! Non hai
detto la parola magica!”.
Loki Stagione 2 Episodio
4 termina con un enorme cliffhanger con enormi
ramificazioni per il futuro dello show e per l’MCU in generale. Inizialmente, il
personaggio interpretato da Tom Hiddleston e i suoi alleati avevano un
piano per riparare il telaio temporale della TVA prima che si
sovraccaricasse. Tuttavia, un importante colpo di scena ha reso le
cose molto più complicate del previsto.
Come visto nei precedenti episodi di
Loki Stagione 2, il multiverso si è espanso
rapidamente da quando Sylvie (Sophia
Di Martino) ha ucciso Colui che Rimane (Jonathan
Majors) nel finale della prima stagione di Loki.
Ricordiamo che è stato lui il fondatore della TVA e creatore della
Cronologia sacra. Di conseguenza, l’afflusso di nuove linee
temporali ramificate ha messo in pericolo la stessa TVA,
costringendo Loki, Sylvie, l’agente Mobius (Owen
Wilson), Hunter B-15 (Wunmi Mosaku) e
altri a cercare Victor Timely, una variante di Colui che Rimane che può aiutarli a
stabilizzare il Telaio Temporale della TVA. Tuttavia, le cose sono
andate terribilmente storte dopo il finale esplosivo
(letteralmente) di Loki Stagione 2 Episodio 4.
Spiegazione di come è esplosa la
sequenza temporale dell’MCU
Sebbene ci fosse un piano
per espandere gli anelli del Telaio Temporale affinché fosse in
grado di gestire l’afflusso di nuove realtà ramificate utilizzando
un “moltiplicatore di portata”, l’intera sequenza
temporale del MCU esplode in modo scioccante dopo che il Telaio
Temporale si sovraccarica e prima che possa essere sistemato.
Apparentemente, non c’era abbastanza tempo per stabilizzare il
Telaio nonostante il tentativo di Victor Timely di ripararlo,
poiché la radiazione temporale era diventata troppo forte, e questo
ha causato una brutta fine per Victor prima ancora che potesse
attraversare la passerella. Intanto, tutto ciò che Loki e i suoi
alleati hanno potuto fare è stato stare a guardare.
Secondo il produttore di
LokiKevin Wright (tramite
TechRader), quello che è
successo quando è esploso il Telaio Temporale ha avuto un enorme
impatto, impostanto quella che sarà la missione di Loki e dei suoi
alleati per gli ultimi due episodi: “Beh… la realtà è
scomparsa. Loki… deve riportare indietro la realtà in qualche modo,
quindi penso che il tempo dirà se e come riuscirà a
farlo.”
Loki e tutti gli altri sono
morti?
Ora che l’intera linea
temporale è esplosa con enormi fughe di energia temporale e
radiazioni, c’è la grande preoccupazione che l’intera TVA sia stata
completamente distrutta, insieme a tutti coloro che si trovavano al
suo interno. Questo era proprio ciò che Loki e i suoi alleati
stavano cercando di impedire, e ora è successo. Pertanto, sembra
certamente che l’intero cast di personaggi della seconda stagione
di Loki abbia trovato la propria fine nel MCU. Curiosamente,
Kevin Wright ha anticipato a TechRadar che “tutti” saranno
visti negli episodi 5 e 6 di Loki, rispondendo
alla teoria secondo cui l’esplosione potrebbe aver agito allo
stesso modo della potatura:“Ne abbiamo discusso e
l’abbiamo descritta come se un’esplosione nucleare incontrasse una
lenta eruzione vulcanica. Ma l’energia temporale è basata sulla
stessa tecnologia utilizzata nei bastoncini utilizzati dalla TVA
per potare, quindi non si può mai sapere dove sono finiti
tutti.”
Vale anche la pena notare che
Ravonna Renslayer uccide il generale Dox e i suoi Minutemen prima
che l’intera sequenza temporale esploda. Dopo aver rifiutato di
unirsi a lei nella sua nuova missione per gestire lei stessa la TVA
insieme a Miss Minutes, Ravonna schiaccia il Generale Dox e i suoi
soldati usando la macchina generatrice di cubi della TVA. L’unico
sopravvissuto fu Hunter X-5/Brad Wolfe che accetta di unirsi a
Renslayer, dal momento che lei gli ha promesso la vita che aveva
una volta sulla Timeline come attore.
È possibile correggere la sequenza
temporale?
È più che probabile che
la linea temporale del MCU venga in qualche modo ripristinata
nell’episodio a venire. Tuttavia, il mezzo esatto per riparare la
linea temporale del MCU è attualmente sconosciuto dato il finale
così ambiguo e sorprendente dell’episodio. Il vero shock del
cliffhanger di Loki Stagione 2 Episodio 4 è il
fatto che mostra quanto la serie sia imprevedibile, a questo punto,
visto che tutto e tutti alla TVA sembrano non esistere più (per non
parlare dell’intero multiverso stesso). I commenti di Kevin
Wright sembrano indicare che sarà Loki a dover aggiustare
la realtà.
Cosa accadrà nella seconda stagione
di Loki dopo che la timeline è esplosa?
La migliore previsione è
che ci sarà ancora un modo per ripristinare la linea temporale e il
Telaio Temporale attraverso una sorta di nuovo loop temporale o
paradosso. Dopotutto, ci sono ancora altri due episodi della
seconda stagione che devono ancora svelare i propri segreti. Ne
consegue che ci sarà una nuova via da seguire per Loki per
riportare le cose sulla buona strada. In ogni caso, Loki
Stagione 2 segue sicuramente la classica tendenza dei
Marvel Studios con i suoi show su
Disney+, il quarto episodio è quasi sempre uno dei capitoli
migliori e più sorprendenti in assoluto.
Tutto quello che rivelano i trailer
della Seconda Stagione
Vale la pena notare che
ci sono molte inquadrature diverse dai trailer della seconda
stagione di Loki che devono ancora essere viste, come B-15 che
sembra essere un medico, Casey che percorre uno stretto corridoio e
Loki in una tuta TVA (presumibilmente un futuro tentativo di
stabilizzare il Telaio Temporale). Allo stesso modo, c’è anche
un’inquadratura di Loki fuori da un concessionario di moto d’acqua,
il che suggerisce che la spiaggia di cui ha parlato Mobius verrà
rivelata negli episodi a venire. Dopo tanto parlare della realtà di
Mobius e del perché deve ancora visitarla, forse l’implosione del
multiverso riporterà tutti alle loro realtà del ramo originale.
Kang tornerà nella seconda stagione
di Loki?
Uno degli elementi più
sorprendenti oltre alla distruzione totale della TVA è stata la
scomparsa improvvisa e altrettanto scioccante di Victor Timely. In
quanto tale, mette in discussione il tipo di futuro che questa
variante di Kang avrà nel resto della seconda stagione di Loki (se
ne avrà uno). Considerando alcuni dei misteri che esistono ancora
come il paradosso temporale di Victor con
O.B. e da dove proviene la loro conoscenza condivisa
del tempo e del multiverso, è ovvio che Timely farà di nuovo la sua
comparsa prima che il MCU probabilmente si orienti verso qualche
altra variante di Kang.
Victor Timely è davvero morto?
Si può immaginare che
questa non sia l’ultima volta che vedremo
Victor Timely, nonostante il fatto che abbiamo assistito alla
sua morte feroce e istantanea a causa delle radiazioni temporali.
Supponendo che Loki, Sylvie e i loro compagni alleati sopravvivano
in qualche modo (cosa che probabilmente faranno), ne consegue che
anche Timely verrà resuscitato. Tuttavia, ci si deve chiedere in
che modo tali radiazioni potrebbero aver influenzato il futuro di
Timely nel MCU. Forse Timely tornerà alterato, forse nei panni di
una nuova variante di Colui che Rimane.
Come si insegna all’altro a essere
felice? Ma soprattutto, come lo si può fare con uno sconosciuto? Il
segreto è l’amore, ma non quello a sfondo sentimentale, bensì
quello che si prova per il genere umano, e che cammina di pari
passo con l’empatia. Con il sapersi capire e il volersi dedicare al
prossimo. Quell’amore capace di innestare legami indissolubili, che
alcun tempo, spazio e luogo sono in grado distruggere. Come quello
di Pietro ed Eleonora in I limoni
d’inverno, secondo lungometraggio di Caterina
Carone, presentato nella sezione Grand
Public alla 18esima
edizione della Festa del Cinema di Roma.
Al centro della storia un’amicizia
nata sotto il sole splendente di una Roma nascosta, che si rafforza
attraverso occhi che dialogano più delle parole. Attraverso cuori
che battono all’unisono senza bisogno di dichiararlo a gran voce.
I limoni d’inverno ha come protagonisti
principali Christian De Sica e Teresa
Saponangelo; la sceneggiatura è scritta a cinque mani da
Anna Maria Pavignano, Mario Luridiana, Remo Tebaldi, Alessio
Galbiati e la stessa Caterina Carone. Il film sarà distribuito da
Europictures.
I limoni d’inverno, la trama
Pietro è un professore solitario
oramai in pensione, che passa gran parte delle giornate a fare
giardinaggio sulla sua soleggiata terrazza. La sua ossessione è la
pianta di limoni, della quale si prende cura come se fosse una
figlia, ma che ancora non gli dà il frutto sperato. Un giorno nella
casa di fronte la sua si trasferisce una nuova coppia. Mentre
annaffia le sue piante, dopo aver scrutato all’interno
dell’abitazione per capire chi siano i vicini, Pietro fa la
conoscenza di Eleonora, con la quale sin da subito percepisce una
sintonia. Da sconosciuti, perciò, i due diventano subito amici e si
fanno compagnia l’un l’altro. In fondo anche la donna è sola: il
marito, infatti, sembra non prestarle mai le attenzioni che
vorrebbe. Nel farsi compagnia Pietro ed Eleonora riusciranno ad
alleviarsi vicendevolmente il dolore che si portano dentro per
qualcosa di grave, che però cercano di nascondere. Ma lontani dalla
velocità della città, entrambi riusciranno a insegnarsi a vicenda a
seguire il proprio cuore, a credere ancora nella “possibilità di
essere felici”, prima che le loro strade si separino di nuovo.
“Per essere felici bisogna
credere nella possibilità di esserlo” (Tolstoj)
Riconoscersi nell’altro. Alleviare
le sue sofferenze. Dargli confronto e speranza per una vita
migliore. È questo il nucleo tematico di I limoni
d’inverno, un film estremamente puro e dolce nel suo
esprimersi e farsi, in cui l’amore svincolato da qualsiasi piacere
passionale e carnale è la legge che lo domina, e l’emozione si
riscontra nei più innocenti sguardi, dietro i quali si nasconde un
enorme universo. Il più profondo e tenero è quello di Pietro, che
si illumina all’improvviso nel momento esatto in cui, al balcone di
fronte, vede Eleonora. Prima di lei i suoi occhi erano spenti,
vittime di una solitudine abissale che sembrava farlo vivere dentro
una campana di vetro nella quale non sentiva più niente. Quelli di
Eleonora, invece, sono smarriti.
La sua è una solitudine che proviene
dal cuore, non proprio identica a quella di Pietro, perché in fondo
lei ha un marito, che però a stento si accorge dei suoi bisogni.
Sono, comunque, entrambe anime fragili, sconsolate, che chiuse le
finestre della terrazza devono fare i conti con il carico emotivo
pesante di un segreto – e una condizione – dalla quale tentano di
fuggire. Ma che nel momento in cui si incontrano, e si connettono,
brillano, riuscendo a trovare nell’altro la forza per guardare
avanti e affrontare ognuno il proprio dolore. Come una scintilla
che si accende e dalla quale poi divampa un bel fuoco caldo, che
rassicura e coccola.
Anime affini
Caterina Carone intesse una
storia di empatia e affinità elettive, come lo sono Pietro
ed Eleonora, nella quale si dà valore all’altro, inteso come fonte
di energia da cui attingere per poter rifiorire. L’altro può essere
salvezza, può essere stimolo per far rivivere parti di sé nel tempo
assopite, anche per propria costrizione. L’altro può essere
soprattutto colui che ti riporta sul giusto cammino per correre
verso quella tanto desiderata felicità, nella quale però si è
smesso di credere. Christian De Sica, con la sua recitazione
sommessa e delicata, ci regala una delle sue migliori
interpretazioni più recenti, restituendoci un uomo per il quale è
impossibile non provare affetto.
La chimica con Teresa Saponangelo è
poi una candida carezza che riempie e costella tutto il film, oltre
che la sua carta vincente. Con I limoni
d’inverno, la regista ci fa dono di una storia
semplice, piena di bontà e universale, in cui riflettersi è facile,
e nella quale le parole lasciano lo spazio ai silenzi, colmi
d’amore e rispetto. Focalizzandosi sugli occhi di due persone che,
prendendosi per mano, decidono di “credere di poter essere
felici” nonostante traumi, malattie e solitudini. Se dovessimo
definire il film diremmo che I limoni
d’inverno è proprio questo: la storia di qualcuno che
lascia in eredità all’altro la felicità. Come fa Pietro con
Eleonora. E viceversa.
Quella di Patrick Dickinson è una vicenda
personale comune a tante altre, dove si attraversano l’amore
materno, la durezza paterna e la necessità di emanciparsi dal
nucleo famigliare. È però anche, ed è questo a caratterizzarla, una
vicenda che unisce culture diverse ma legate da insospettabili
somiglianze. Tutto ciò, rivisto attraverso l’occhio del cinema ha
portato all’ideazione e alla nascita di
Cottontail, primo lungometraggio –
presentato alla Festa del Cinema di
Roma – del regista inglese formatosi in Giappone.
Proprio in tale paese ha dunque inizio questo racconto parzialmente
autobiografico che fa della riflessione sulle dinamiche famigliari
il proprio cuore pulsante.
La trama di Cottontail:
viaggio di riscoperta
Protagonista di questo racconto è
Kenzaburo (Lily Franky), rimasto
vedovo dell’amata Akiko, portata via da una
malattia tanto rapida quanto feroce. Il suo processo di
elaborazione del lutto viene però sconvolto dalla scoperta di una
lettera scritta da sua moglie prima di andarsene per sempre. In
questa, la donna amata gli chiede di esaudire un suo ultimo
desiderio, ovvero quello che le sue ceneri vengano sparse nel lago
Windermere, in Inghilterra, luogo preferito della sua infanzia. Per
Kenzaburo ha dunque inizio un lungo viaggio, nel corso del quale
sarà accompagnato da suo figlio Toshi, con il
quale ha però sempre avuto un rapporto piuttosto complesso.
Ryo Nishikido in Cottontail
Alla scoperta dell’animo umano
Cresciuto da un padre restìo a
spogliarsi della corazza per mostare la propria fragilità di uomo,
Dickinson – per motivi di studio – ha viaggiato sino all’altra
parte del mondo, in Giappone, solo per ritrovarsi accolto in un
casa con una nuova figura paterna a sua volta contraria a mostrare
il proprio mondo emotivo. Due culture profondamente diverse eppure
con un simile modo di rapportarsi con le emozioni, l’interiorità e,
di conseguenza, con quanti intorno a sé. Parte dunque da qui
Cottontail, dal desiderio di scoprire in che modo poter
abbattere questo muro, nello specifico quello che si erge tra padri
e figli.
Il regista punta dunque a scavare
quanto più a fondo possibile nell’animo dei suoi protagonisti e per
farlo adotta il formato 2.39:1, che permette di ottenere immagini
con un campo visivo particolarmente ampio, applicandolo però in
modo inusuale non a dei panorami bensì ai primi piani degli attori.
I loro volti riempiono così le inquadrature e la sensazione è
quella di una vicinanza estrema, grazie alla quale poter catturare
ogni loro più piccola espressione ed emozione. In generale,
Dickinson presta molta attenzione a restituire il senso del proprio
racconto attraverso le immagini, più che le parole.
Tra Kenzaburo e Toshi vige infatti
un rapporto caratterizzato da silenzi, dal non occupare quasi mai
la stessa inquadratura. I due personaggi vengono dunque
rappresentati isolati anche quando occupano lo stesso spazio
fisico. Il regista, già alla sua prima opera, dimostra dunque forti
idee di composizione e messa in scena, ma anche di saper evitare
che esse diventino superflui virtuosismi, il cui effetto più
probabile era quello di appesantire inutilmente una storia che deve
vivere invece di delicatezze. Perché scegliendo di raccontare il
lutto e i rapporti famigliari attraverso una famiglia giapponese,
Dickinson sa di dover disporre tutto secondo il modo in cui tale
cultura vive questi temi.
Ryo Nishikido e Lily Franku in Cottontail
La sceneggiatura limita l’emozione
Sapendolo, il regista si rifà allora
ai grandi del cinema giapponese che prima di lui hanno affrontato
tali questioni, spogliandole giustamente di ogni possibile orpello
per cercare di catturarle al meglio nella loro essenzialità. Le
intenzioni del suo Cottontail sono dunque quantomai chiare
e precise, ciò che tuttavia inficia sulla completa riuscita del
film è una scrittura che non si rivela all’altezza del racconto.
Dickinson, anche unico sceneggiatore del film, sembra correre
troppo verso determinati obiettivi, sacrificando invece parti del
viaggio durante i quali avrebbe potuto emergere con più forza il
rapporto tra i due protagonisti, come anche molte delle motivazioni
che li guidano nel loro agire.
Alla loro ricerca del lago
Windermere si alternano poi flashback di Kenzaburo e Akiko dal loro
primo incontro fino alla scomparsa di lei, ma anche in questo caso
ci si trova il più delle volte dinanzi a frammenti di passato che
sembrano gettare nel racconto più di quanto occorre. È allora qui
che il regista sembra non essere stato attento a portare avanti
quell’economia che il racconto invece richiedeva, né a scegliere
attentamente cosa raccontare o meno. Lo spettatore rischia pertanto
di sentirsi gettato in mezzo a situazioni che non permettono di
costruire e portare avanti un’unica forte emozione e limitano il
coinvolgimento nei confronti di quanto padre e figlio stanno
vivendo.
Quando poi è il momento di offrire
allo spettatore uno sconvolgente colpo di scena, da cui si arriva
alla conclusione del film, ci si accorge di trovarsi di fronte ad
un bel finale ma di essere scarichi di quell’emozione che avrebbe
invece potuto renderlo memorabile. Ad ogni modo, pur non essendo un
esordio brillante come si sperava, Dickinson riesce a mettere in
campo diversi elementi che lo rendono un regista da tenere
d’occhio, che limando le ingenuità che ora – comprensibilmente –
ancora lo limitano, potrebbe dar vita in futuro a racconti ricchi
di un’umanità che sembra essergli propria.
Il trailer
diPower Book III: Raising
KananStagione 3 conferma la data della
prima dello show, con la serie drammatica che tornerà venerdì 1
dicembre alle 20:00 negli USA su su Starz.
I nuovi episodi di Power
Book III: Raising Kanan saranno disponibili
settimanalmente il venerdì a mezzanotte ET sull’app Starz, su tutte
le piattaforme di streaming e on-demand di Starz. In Italia la
serie sarà trasmessa da Prime
Video.
Cosa sapere sul Power Book III: Allevare
Kanan
“La terza stagione riprende da
dove l’avevamo lasciata, nel Southside Jamaica Queens, con la
famiglia Thomas in subbuglio e scossa dall’attacco coordinato della
mafia a Raquel, Marvin e Lou-Lou. Dopo aver rischiato di
finire, Raquel sta cercando di ricominciare da capo, ma Kanan non
si fida di lei né ci crede quando dice che ha finito”, secondo
la sinossi ufficiale. “Può davvero essere fuori dal
gioco? Come sostiene il trailer, la verità è una bugia e Kanan
è già stato bruciato in passato.
La serie Power Book III:
Raising KananStagione 3 vede
protagonisti MeKai Curtis nei panni di Kanan Stark, Patina Miller
nei panni di Raquel Thomas, Omar Epps nei panni del detective
Malcolm Howard, London Brown nei panni di Marvin Thomas, Malcolm
Mays nei panni di Lou-Lou Thomas, Hailey Kilgore nei panni di
Jukebox, Joey Bada$$ nei panni di Unique, Shanley Caswell. nel
ruolo del detective Burke e Antonio Ortiz nel ruolo del famoso.
Le nuove aggiunte al cast includono
Wendell Pierce ed Erika Woods nei panni di Snaps e
Pop Henry oltre a Grantham Coleman nei panni di
Ronnie. Tony Danza, nel frattempo, ritorna nei
panni di Stefano Marchetti.
Sascha Penn è showrunner e
produttore esecutivo per la terza stagione. La serie Power
Universe è prodotta a livello esecutivo dalla creatrice e
showrunner della serie originale Power Courtney A. Kemp attraverso
la sua società di produzione End of Episode, Curtis “50 Cent”
Jackson attraverso G-Unit Film and Television e Mark Canton
attraverso Atmosphere Entertainment MM. . Chris Selak, Kevin
Fox, Santa Sierra e Tash Gray sono anche produttori
esecutivi. Lionsgate Television produce la serie per
STARZ.
A Edgar
Wright è stata offerta la possibilità di dirigere
il film Gambit con Channing Tatum; tuttavia, alla fine il
regista de la trilogia del cornetto rifiutò il film come ampiamente
rivelato. Oggi parlando con
/Film, il regista di Dark Phoenix, Simon
Kinberg, che era trai produttori del film ha detto di aver
cercato di convincere Wright a dirigere diversi film sugli X-Men nel corso degli anni.
“È uno dei miei registi
preferiti di tutti i tempi e una delle mie persone preferite,
semplicemente un ragazzo eccezionale“, ha detto
Kinberg. “Ovviamente un cinefilo… ho inseguito Edgar per i
film di ‘X-Men’. L’ho inseguito letteralmente per ogni cosa
possibile. Abbiamo parlato di ogni film.
Un progetto che Simon
Kinberg chiese espressamente a Wright di dirigere fu il
film Gambit con Channing Tatum, che alla fine non vide mai la
luce a causa di diversi ritardi. Edgar
Wright ha detto a /Film di aver rifiutato l’incarico
perché non sapeva molto di Remy LeBeau.
“Gambit non era un personaggio
che conoscevo troppo bene“, ha detto Wright. “È
apparso dopo che avevo letto Marvels – all’incirca nel 1985 – 1990
o giù di lì. [Lui] non era uno di cui sapevo molto e di cui
non avevo letto davvero da grande, quindi sembrava che fosse il
concerto dei sogni di qualcun altro. Forse significa di più
per le persone che hanno guardato lo spettacolo [animato]? Il
che, ancora una volta, è avvenuto dopo il mio tempo.
Cos’è successo al film Gambit di
Channing Tatum?
Channing Tatum inizialmente era stato
ingaggiato per interpretare Gambit nei film X-Men
della Fox, ma non era disponibile per girare X-Men Origins: Wolverine del 2009, quando il
personaggio è stato introdotto per la prima volta. Taylor Kitsch ha assunto il ruolo, ma Fox ha
deciso di andare avanti con un film su Gambit con Channing Tatum dopo che X-Men Origins: Wolverine è stato accolto male
dalla maggior parte dei fan e della critica.
Numerosi registi si sono alternati
nel progetto nel corso degli anni, tra cui Rupert Wyatt, Doug Liman
e Gore Verbinski. A un certo punto, il film aveva una data di
uscita ufficiale il 13 marzo 2020; tuttavia, la Disney ha
cancellato il film nel 2019 dopo aver acquisito la 21st Century
Fox.
Lo scrittore originale
di The
Avengers del 2012 Zak Penn, ha
recentemente parlato dell’intervento di Joss Whedon sulla sceneggiatura e della presa
in carico del film, e dei problemi che ha avuto con il regista.
Nel libro recentemente pubblicato
MCU: The Reign of Marvel Studios di
Joanna Robinson, Dave Gonzales e Gavin Edwards,
Penn è stato intervistato riguardo alla sua sostituzione avvenuta
con Joss Whedon. Lo sceneggiatore ha detto che,
sebbene lui e Whedon si conoscessero, Whedon non ha chiesto di
subentrare e che quando i due finalmente hanno parlato, Whedon non
aveva alcun interesse a mantenere Penn a bordo.
“Mi ha detto: ‘No, non è
imbarazzante per me. Ti sto riscrivendo‘”, ha detto
Penn della conversazione che lui e Whedon alla fine hanno
avuto. “È diventato abbastanza evidente che aveva meno di
zero interesse nel coinvolgermi in qualsiasi modo nel
film.”
Penn si sorprese di quanto Whedon
fosse una “persona cattiva”.
A quel tempo, Zak
Penn aveva trascorso anni lavorando al film, qualcosa di
cui ha anche parlato lo stesso Joss Whedon.
Secondo lo scrittore, però, Whedon aveva poca simpatia per la
questione. “I miei figli sono cresciuti mentre ci
lavoravo. Lo hanno detto tutti ai loro amici. Cosa
succederà quando i loro amici diranno: “Tuo padre non ha lavorato
su Avengers?“, Penn ha detto di averlo detto a Whedon, al che
Whedon avrebbe risposto: “Cosa succederà quando i miei figli
penseranno che hai scritto metà la storia?“
“Penso che sia uno
stronzo. Penso che sia una persona cattiva, ed è stato davvero
sorprendente”, ha detto Penn. “Ricorda, il mio bonus
si basa sul mio credito. Quindi letteralmente milioni e
milioni di dollari, che non è il problema qui, ma sono
semplicemente usciti dalle mie tasche e sono finiti in quelle di
Joss”. Alla fine, Penn è stato in qualche modo accreditato nel
film del 2012. Sia a lui che a Joss Whedon è stato assegnato il
credito di autori della stora, anche se Whedon alla fine è comparso
come l’unico scrittore del film quando alla fine The Avengers è uscito.
Christopher
Nolan continua film dopo film a fare del tempo una
costante imprescindibile del suo cinema. Parlando con il Graduate Center della City
University di New York, al regista è stato ora chiesto perché
il tempo lo interessa così tanto e Nolan ha chiarito che il suo
amore per l’utilizzo di esso come elemento centrale nei suoi film
deriva dall’importanza che ricopre nel mondo reale. “È una
domanda che mi è stata posta spesso sul perché sono così
interessato al tempo. Alla quale la mia risposta superficiale è:
beh, io vivo nel tempo. E sembra superficiale, ma è la
verità“, ha detto il regista.
“È la parte più fondamentale
della nostra esperienza umana, il modo in cui percepiamo il mondo è
definito dal tempo. Il cinema è un mezzo particolarmente adatto ad
affrontarlo e raccontarlo”. Il complesso rapporto di Christopher Nolan con il tempo risale al
suo thriller psicologico neo-noir del 2000
Memento, che racconta una storia girata
al contrario attraverso un personaggio che lavora attraverso la sua
memoria. Nel frattempo, nel suo thriller d’azione fantascientifico
del 2020, Tenet,
i personaggi del film cercano di capire perché il tempo continua ad
andare in direzioni opposte.
In Interstellar, il
protagonista si ritrova coinvolto in un viaggio nello spazio che lo
costringe a confrontarsi con uno scorrere del tempo diverso
rispetto a quello che vive sua figlia, mentre in Dunkirk si sovrappongono
tre piani temporali diversi. Per Nolan, il tempo è dunque connesso
al processo di realizzazione del film tanto quanto è connesso a ciò
che viene rappresentato sullo schermo. “In realtà penso che il
meccanismo del tempo, il modo in cui la grammatica cinematografica
convenzionale affronta il tempo e la rappresentazione del tempo sia
incredibilmente sofisticato.
“E i film che faccio sono in
realtà molto più rozzi. Dimostrano effettivamente il meccanismo,
attirano l’attenzione sul meccanismo.E penso che nel
rapporto tra tempo e film, la cinepresa possa essere considerata
una macchina del tempo. Cattura il tempo. Nessuno prima dell’arrivo
della macchina da presa aveva mai visto qualcosa al contrario.
Nessuno ha mai visto nulla al rallentatore o in velocità
accelerata” ha concluso Christopher Nolan.
Il primo trailer di Lisa
Frankenstein è stato svelato! Ambientato nel 1989 e
descritto come una “ferocestoria d’amore“,
questo primo trailer della prossima commedia horror mostra la Lisa
di Kathryn Newton
decidere di riportare in vita un “bel cadavere“,
interpretato da ColeSprouse, usando un lettino abbronzante
riadattato al nuovo scopo. Naturalmente, il cadavere non è ancora
del tutto umano, il che porta i due a dare la caccia e tagliare
parti del corpo altrui che possano riportare il cadavere di Sprouse
al suo antico splendore.
Lisa Frankenstein è stato
scritta da Diablo Cody, che in precedenza aveva
sceneggiato il film Juno, vincitore dell’Oscar nel 2007
proprio per la Miglior sceneggiatura originale, ed è stato diretto
da Zelda Williams, figlia
di Robin Williams,
qui al suo debutto alla regia in un lungometraggio. La sinossi
ufficiale recita come segue: “Una feroce storia d’amore su
un’adolescente incompresa e la sua cotta: il cadavere di un giovane
prematuramente morto. Dopo una serie di circostanze giocosamente
orribili per riportalo indietro alla vita, i due intraprendono un
viaggio omicida per trovare l’amore, la felicità… e alcune parti
del corpo mancanti lungo la strada.“
Lisa
Frankenstein vede nel cast anche Liza
Soberano, Carla Gugino,
Joe Chrest e Henry Eikenberry. La
produzione della commedia horror è iniziata a New Orleans
nell’agosto 2022 e si è conclusa il mese successivo. Oltre a
scrivere Lisa Frankenstein, Cody produce il film insieme a
Mason Novick mentre Jeffrey
Lampert ne è il produttore esecutivo. Lisa
Frankenstein uscirà nelle sale americane il 9 febbraio
2024 distribuito da Focus Features mentre Universal
Pictures gestirà la distribuzione nei mercati internazionali. Si
attendono dunque novità per quanto riguarda la data di uscita nelle
sale italiane, che potrebbe però avvenire sempre intorno al periodo
di San Valentino.
Secondo quanto riferito, gli studi
dell’AMPTP sarebbero pronti a sospendere le
trattative per la conclusione dello sciopero
SAG-AFTRA fino al 2024, qualora non si raggiungesse un
accordo a breve. I negoziati tra AMPTP e SAG erano ripresi in
seguito alla conclusione dello sciopero degli
sceneggiatori, ma sono rapidamente falliti all’inizio di
questo mese. Dal 24 ottobre, però, sono in corso dei nuovi
negoziati, su cui grava però ora quest’ultimatum posta dai
produttori. TheWrap riferisce infatti che gli studi cinematografici
sarebbero disposti a posticipare le trattative direttamente a
gennaio 2024 se non sarà raggiunto un accordo con la gilda degli
attori entro la fine di questa settimana.
La possibile decisione è influenzata
dal fatto che, se un accordo non verrà raggiunto presto, le nuove
produzioni non potranno in ogni caso iniziare prima del 2024. Per
questo motivo, gli studi cinematografici potrebbero spingere più in
là per delle trattative, poiché anche in caso di risoluzione a
novembre, la produzione rimarrà comunque bloccata fino a gennaio
del nuovo anno. Questo naturalmente sconvolgerebbe Hollywood in
modo ancor più profondo, costringendo a rimandare ulteriormente una
grande quantità di prodotti pronti a partire. Come noto, lo
sciopero degli attori ha già portato molti film a nuove date di
uscita, tra cui Mission: Impossible 8
previsto per il luglio 2024 e ora rimandato al 2025.
Nonostante questo nuovo rapporto, i
negoziati del SAG-AFTRA con l’AMPTP sembrano per ora essere ancora
in corso, senza però alcuna parola ufficiale su quanto siano vicini
o meno a un accordo. Non resta dunque che attendere per capire se
le due parti, tenendo in considerazione il possibile slittamento al
2024 di ulteriori trattative, cercheranno in tutti i modi di
trovare una soluzione che metta tutti d’accordo. Gli attori, in
sciopero da ormai 104, chiedono come ormai noto una giusta
retribuzione, i residui dello streaming e una regolamentazione
dell’intelligenza artificiale, insieme ad anche altri
obiettivi.
In una recente intervista con
Empire, James Wan,
regista del prossimo sequel di Aquaman, Aquaman e il Regno Perduto, ha
confermato le voci secondo cui l’apparizione di Batman nel film era
stata tagliata. Inizialmente non era stato chiarito il perché
di questa esclusione, ma ora la questione è stata posta allo stesso
Wan, che alla domanda su se il cavaliere oscuro di Ben Affleck
comparirà nel film ha risposto con un “Probabilmente
no”. Il regista ha poi però spiegato il motivo di ciò:
“Dirò solo che quelle scene erano solo per avere qualcosa in
banca nel caso in cui fosse necessario per spiegare la continuità
temporale se fossimo usciti prima di The
Flash“.
Sembra dunque che la presenza del
Batman di Affleck fosse legata primariamente a questioni di
continuità ed è dunque lecito presumere che il suo cameo non
sarebbe stato poi particolarmente significativo a livelli
narrativi. Essendo ora in uscita dopo The Flash e sapendo
che dopo Aquaman e il Regno Perduto il
DC
Universe subirà un totale reboot grazie a James
Gunn e Peter Safran, la presenza di
Batman sembra essere stata giudicata superflua e dunque rimuovibile
dal film. Forse, in seguito all’uscita di Aquaman e il Regno
Perduto, si rivelerà in cosa consisteva questo cameo,
soddisfando così la curiosità dei fan.
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in
Aquaman e il
regno perduto, sequel del film che ha rilanciato
in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo
seguito, diretto ancora una volta da James
Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno
anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta
Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film. Il film uscira al cinema il 20
dicembre.
Il regista DavidYates, veterano di Harry Potter che
ha anche diretto tutti i film di Animali fantastici, ha
messo in dubbio il futuro della saga spin-off. Come noto,
desiderosa di sfruttare l’amore duraturo dei fan nei confronti del
franchise di Harry Potter, la Warner Bros. ha realizzato
Animali fantastici e dove
trovarli, film ambientato numerosi anni prima degli eventi
che si svolgono nella saga principale. Il successo di questo
spin-off ha poi portato ad un primo sequel dal titolo I crimini di
Grindelwald, che ha però riscosso un minor successo.
La Warner Bros. aveva in ogni caso
messo in programma un totale di 5 film, perciò è si è poi proceduto
con il realizzare un terzo capitolo dal titolo I segreti di Silente.
Quest’ultimo, però, caratterizzato da varie problematiche
produttive, tra cui in primis la sostituzione di Johnny Deppnel ruolo di Grindelwald, si è
affermato come uno scottante fallimento, incapace di incontrare il
favore della critica e del pubblico. A seguito di questa batosta,
il futuro del franchise al cinema è stato messo in dubbio e a
queste perplessità si è ora unito lo stesso Yates.
In una recente intervista con il
podcast Inside Total Film (via GamesRadar), il regista ha
infatti dichiarato che attualmente il franchise è
“parcheggiato” e non sembrano esserci piani per proseguire
con ulteriori film. “Siamo tutti così orgogliosi di Animali
Fantastici: I Segreti di Silente e quando è uscito nel mondo,
avevamo solo bisogno di fermarci, fare una pausa e prendercela
comoda“. ha spiegato Yates. “Sono sicuro che ad un certo
punto torneremo. Ma sì, non ho parlato con Rowling, non ho parlato
con il produttore David Heyman, non ho parlato con Warner Bros.
Stiamo solo prendendo una pausa“.
Il film The Marvels, sequel
di Captain Marvel, arriverà nei cinema tra
circa due settimane e sono sempre di più i rumor riguardanti il
film e ciò che effettivamente conterrà. Sembra ora, stando a quanto
riportato dallo scooper Daniel
Richtman, che al film sia stata aggiunta una nuova
scena post-credits che presenterà un importante cameo. Il cameo di
“qualcuno che era il casting perfetto per un certo ruolo e non
ha mai avuto la possibilità di rendergli giustizia perché lo hanno
sprecato in un brutto film, ma ora per fortuna sta tornando“.
Alle sue parole si è poi aggiunto @CanWeGetSomeToast, a sua volta
noto per diverse notizie riportate in anteprima e poi rivelatesi
vere.
Quest’ultimo ha confermato quanto
scritto da Richtman, lanciato alcuni indizi ai fan riportando le
immagini di The Marvels e i loghi dei film Deadpool 3 e Avengers: Secret Wars. Il loro di
Deadpool 3, in particolare, ha spinto i fan a
pensare che il cameo in questione possa essere di un X-Men, anche
se data la descrizione di Richtman non dovrebbe essere né Deadpool
né Wolverine. A prescindere dal mutante che comparirà, ciò sarà la
conferma definitiva che gli X-Men stanno effettivamente arrivando
nell’MCU e che tutto, come riportato,
sta iniziando a connettersi verso Avengers: Secret Wars.
Nel film Marvel StudiosThe
Marvels, Carol Danvers alias Captain
Marvel deve farsi
carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi
compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un
rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della
sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli
della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora
un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve
fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare
l’universo come “The Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The Marvels
The
Marvels, il sequel con protagonista il premio
Oscar Brie
Larson, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci saranno anche Iman Vellani(Ms.
Marvel) e Teyonah Parris (Monica
Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale. Il
film arriverà in sala il 8novembre
2023.
Dopo mesi di speculazioni, sembra
che i Marvel Studios siano
effettivamente intenzionati a realizzare un Thor
5, con il quale idealmente chiudere
l’avventura cinematografica del Dio del Tuono donandogli un
adeguato finale che ad oggi non ha ancora avuto. Kenneth Branagh
ha fatto un ottimo lavoro quando ha introdotto il Dio del Tuono del
MCU con Thor, nel 2011, ma quando il
regista di Il Trono di SpadeAlan Taylor
è stato scelto per dirigere il sequel Thor: The Dark World,
il risultato è stato piuttosto deludente.
Per il terzo film la guida del
franchise è allora stata affidata a Taika Waititi,
che ha reinventato drasticamente l’eroe con il colorato Thor: Ragnarok, dando
però una svolta comica piuttosto apprezzata dai fan.
Sfortunatamente, il quarto film Thor: Love and
Thunder, non è stato accolto in modo altrettanto
positivo ed è anzi ritenuto in buona parte un fallimento. Pur non
essendo un vero e proprio flop (è infatti ben lungi dall’essere il
film con le peggiori prestazioni dei Marvel Studios, sia dal punto
di vista critico che commerciale), qualcosa non ha funzionato.
Molti fan hanno sostenuto che a
Waititi sia stata data troppa libertà, mentre anche Chris
Hemsworth, interprete di Thor, ha riconosciuto che il
film non ha colto l’obiettivo ed era troppo sciocco. Per il quinto
film, di cui si vocifera la messa in sviluppo ma ancora senza
conferme ufficiali, sembra che Taika Waititi non
sarà coinvolto nuovamente come regista. Lo scooper Daniel
Richtman, che ha infatti riportato la notizia,
sostiene che Waititi non tornerà per questo quinto capitolo e che
si è dunque alla ricerca di un nuovo regista che offre una nuova
interpretazione a questo personaggio iconico.
Ad ogni modo, ad ora si tratta
unicamente di indiscrezioni non ufficialmente confermate e per
avere certezze a riguardo potrebbe volerci ancora molto, dati gli
sconvolgimenti attualmente in corso ad Hollywood. L’idea di un
Thor 5 è però sempre stata nell’aria, con Hemsworth in
cerca di un giusto finale per il suo iconico personaggio e che
proprio di recente aveva dichiarato che se un quinto film ci sarà
dovrà essere imprevedibile. Se
davvero Waititi non dovesse essere confermato come regista, il
progetto potrebbe effettivamente cambiare rotta rispetto a quanto
già visto, esaudendo così le richieste di Hemsworth.
Nel 2008 Il Cavaliere
Oscuro, secondo film diretto
da Christopher
Nolansu Batman, si è affermato come uno dei
maggiori successi di critica e pubblico. Tra i tanti meriti per
tale risultato, vi è anche l’incredibile performance attoriale di
Heath Ledger
nei panni di Joker, il principale antagonista di questo film.
L’attore, come noto, morì alcuni mesi prima che il sequel arrivasse
nei cinema per un’overdose accidentale derivante dall’abuso di
farmaci prescritti, anche se è stato a lungo teorizzato che
l’ingresso nella mente del suo personaggio abbia contribuito a ciò,
provocandogli insonnia, stress e altri disturbi dell’umore.
A distanza di anni, Ledger è ancora
spesso citato e ricordato per quel ruolo, a riprova di quanto abbia
lasciato un segno nell’immaginario collettivo. Ora, alcune
nuovissime foto di Ledger che si applica il trucco da Joker sono
emerse online, fornendo approfondimenti affascinanti su come
l’attore ha vissuto questa drastica trasformazione, offrendo poi un
interpretazione del classico cattivo di Batman senza precedenti,
che lo ha in seguito portato a vincere un Oscar postumo come
“Miglior attore non protagonista”.
Il Tweet che mostra tali foto non
indica la fonte della loro provenienza, tuttavia sembrano essere
autentiche e in breve hanno scatenato la gioia dei fan del film e
dell’attore, che hanno con esse l’occasione di vedere qualcosa di
più e di nuovo riguardo il processo di elaborazione del
personaggio. Come noto, prima della morte dell’attore, si dice che
Nolan avesse dei piani provvisori per un cameo di Joker in Il cavaliere oscuro – Il
ritorno, anche se l’idea di un suo ritorno per un ruolo
più ampio di quello non è mai stata discussa e con la scomparsa
dell’attore anche il suo Joker è rimasto limitato a quel sequel,
non venendo però mai dimenticato.
Never before seen pictures of Heath Ledger
putting on his own Joker makeup for
#TheDarkKnight 🦇
They used the scenes where the Joker has makeup all over his
hands when he didn't have his gloves on 🃏 pic.twitter.com/mQ0w71pLwQ
Netflix rilascia
il trailer della prima parte della sesta e ultima stagione di
The
Crown, che sarà disponibile su Netflix in due
parti: la prima (episodi 1-4) il 16 novembre 2023 e la seconda
(episodi 5-10) il 14 dicembre 2023.
I primi quattro episodi
della nuova stagione descrivono gli albori della relazione tra la
Principessa Diana e Dodi Al-Fayed prima che un fatidico viaggio in
macchina abbia conseguenze tragiche. Nella loro prima estate da
coppia divorziata, il Principe Carlo e la Principessa Diana
condividono vacanze molto diverse con i loro figli.
Diana nel sud della
Francia viene corteggiata dai Fayed, che offrono ai giovani
principi una vacanza all’insegna di yacht di lusso, videogiochi e
serate di cinema. Carlo si attiene alla tradizione a Balmoral. La
stampa enfatizza i confronti tra i due, complici gli insistenti
paparazzi e alcuni membri dello staff della stampa reale.
Mentre la vita sullo yacht
e la costante attenzione dei media perdono il loro fascino, Diana
desidera tornare a vedere i suoi figli, che sono tornati a
Balmoral. Una deviazione a Parigi porta la situazione al culmine,
sullo sfondo di un intenso e aggressivo accanimento mediatico.
Dopo la notizia
dell’incidente automobilistico mortale di Diana e Dodi, una forte
ondata di dolore pubblico coglie la Regina alla sprovvista. Con
l’onda d’urto che risuona nel Palazzo, Al-Fayed sta anche
elaborando la perdita del suo amato figlio. Sperando che la notizia
riunisca lui e la famiglia reale nel dolore condiviso, si ritrova
invece sempre più solo.
Da quando è arrivata su
Netflix nel 2016, la serie The Crown
ha vinto e ha ricevuto nomination per numerosi premi, tra cui 15
nomination ai BAFTA, 10 nomination ai Golden Globe (di cui 4
vittorie), 69 nomination agli Emmy in 5 stagioni (con 21 vittorie
in 4 stagioni) e altri ancora.
The Crown 6, la
trama
Una relazione sboccia tra
la Principessa Diana e Dodi Fayed prima del tragico incidente. Il
principe William cerca di reintegrarsi nella vita all’Eton College
dopo la morte di sua madre mentre la monarchia deve cavalcare
l’onda dell’opinione pubblica. Con l’avvicinarsi del suo Giubileo
d’Oro, la Regina riflette sul futuro della monarchia, che vedrà il
matrimonio di Carlo e Camilla e l’inizio di una nuova favola reale
tra William e Kate.
Informazioni su THE CROWN 6:
Date di uscita: 16 novembre (Parte 1 – 4 episodi) +
14 dicembre 2023 (Parte 2 – 6 episodi)
Format: 10 episodi da 60 minuti
Ideata e scritta da: Peter Morgan
Produttori esecutivi: Peter Morgan, Suzanne Mackie,
Andy Harries, Stephen Daldry, Matthew Byam Shaw e Robert Fox
Cast: Imelda Staunton (Regina Elisabetta II),
Jonathan Pryce (Principe Filippo), Lesley Manville (Principessa
Margaret), Dominic West (Principe Carlo), Elizabeth Debicki
(Principessa Diana), Claudia Harrison (Principessa Anna) e Olivia
Williams (Camilla Parker Bowles). Bertie Carvel interpreta Tony
Blair, mentre Salim Daw è Mohamed Al Fayed e Khalid Abdalla è Dodi
Al Fayed. Luther Ford è il principe Harry, mentre Rufus Kampa e
Fflyn Edwards interpretano rispettivamente William e Harry nei
primi episodi.
Grazie al successo di Harry
Potter al cinema, ha sempre più preso vita una fortunata
stagione di saghe cinematografiche ispirate a celebri romanzi per
ragazzi, ambientati prevalentemente in futuri distopici. Con
Hunger Games si ha a che fare con il
titolo di maggior successo tra questi, ed anche con uno dei pochi
che è riuscito a completare la propria avventura cinematografica.
Molto spesso, infatti, nel passaggio dalla carta allo schermo tali
produzioni non hanno riscontrato il favore di pubblico sperato. Ma
non è questo il caso di Hunger Games.
Scritto nel 2008 da Suzanne
Collins, il primo volume della saga ha ottenuto un
successo tale da rendere inevitabile una sua trasposizione
cinematografica. Questa, uscita al cinema nel 2012, non ha però
solo dato vita ad uno dei principali romanzi del genere distopico,
ma ha anche ad un vero e proprio filone cinematografico composto da
titoli come Maze Runner e
Divergent. L’esplorazione
di tematiche giovanili, come anche l’approcciarsi dei protagonisti,
poco più che adolescenti, ad un mondo particolarmente ostile, sono
infatti tematiche particolarmente sentite, che non hanno mancato di
trovare milioni di spettatori appassionati.
A fronte di un budget di soli 78
milioni di dollari, il primo Hunger Games è così arrivato
ad incassarne complessivamente circa 694. Tale risultato ha
permesso di dar vita ai sequel Hunger Games: La ragazza di
fuoco (2013), Hunger Games: Il canto della
rivolta – Parte 1 (2014) e Hunger Games: Il canto della
rivolta – Parte 2 (2015). Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle differenze tra il romanzo e il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
Hunger Games: la trama del
film
Ambientato in un futuro post
apocalittico, il film conduce lo spettatore nella nazione di Panem,
divisa in dodici distretti subordinati al volere di Capitol City e
del tirannico PresidenteSnow.
Evento principale della vita di tale comunità sono gli Hunger
Games, uno spettacolo crudele istituito con l’intenzione di
reprimere ogni desiderio di sommossa. Per tale occasione, ogni
distretto è chiamato a selezionare due campioni che dovranno
partecipare ai giochi. Quando la mietitura del distretto 12
seleziona Primrose Everdeen, sua sorella maggiore
Katniss decide di offrirsi al suo posto,
consapevole della pericolosità dell’evento. Quando i giochi
iniziano, Katniss diviene il simbolo della rivolta grazie al suo
spirito ribelle e alla pietà che dimostra nei confronti dei suoi
nemici. Panem acclama la ragazza, il Presidente Snow, al contrario,
è fortemente innervosito dalla sua popolarità.
Hunger Games: il cast del
film
Per il ruolo della guerriera Katniss
sono state sottoposte ad un provino alcune tra le più note giovani
attrici di Hollywood, ma il ruolo venne infine vinto da Jennifer
Lawrence, la quale risultò da subito la scelta giusta
per il regista, impressionato dalle sue qualità. L’attrice,
tuttavia, intimorita dalla grandezza del progetto, impiego diversi
giorni prima di capire se accettare o meno la parte. Il suo timore
più grande riguardava il modo in cui un ruolo del genere avrebbe
potuto cambiare la sua carriera e l’intera sua vita. Tuttavia,
attratta dalla personalità e dallo spirito combattivo del
personaggio, finì con l’accettare. Per il ruolo di Peeta fu invece
scelto l’attore Josh
Hutcherson, il quale si trovò a dover attuare radicali
trasformazioni della sua persona. All’attore venne infatti
richiesto di tingersi i capelli di biondo per ricoprire il
personaggio, come anche di guadagnare circa 7 chili di muscoli per
acquisire il fisico robusto descritto per il personaggio nel
libro.
Liam Hemsworth
ricopre il ruolo di Gale, amico di lunga data della protagonista.
Stanley Tucci è
invece il volto di Caesar Flickerman, il presuntuoso presentatore
degli Hunger Games. Il cantante Lenny Kravitz
interpreta invece lo stilista Cinna, particolarmente benevolo nei
confronti di Katniss. A ricoprire il ruolo del malvagio
presidente Snow è invece Donald
Sutherland. Questi ha dichiarato di essere rimasto
affascinato dai richiami politici presenti nella sceneggiatura, da
lui giudicati particolarmente attuali e urgenti. Per tale motivo,
decise di accettare la parte. Woody Harrelson
accettò invece il ruolo di Haymitch Abernathy poiché attratto dai
taciuti traumi di questo, trovandolo pertanto un personaggio
particolarmente intrigante. Elizabeth
Banks, infine, è la presentatrice degli Hunger Games.
Il suo personaggio si è affermato nell’immaginario degli
spettatori, grazie anche alla cura che l’attrice ha riposto tanto
nella caratterizzazione quanto dei suoi suggerimenti sul look.
Hunger Games: le
differenze tra il romanzo e il film
Nell’adattare il romanzo, la
produzione si è assicurata di non allontanarsi troppo dal materiale
di partenza, curando di dar vita ad una trasposizione quanto più
fedele possibile. Le differenze, che inevitabilmente vi sono,
riguardano infatti prevalentemente dettagli o aspetti secondari.
Una delle maggiori differenze è quella relativa al dietro le quinte
degli Hunger Games. Nel romanzo, infatti, non vi sono particolari
dettagli relativi all’ideazione di questi, mentre nel film è
possibile ritrovare diverse scene con operatori e strateghi che
manipolano l’arena e danno vita ai numerosi ostacoli. Differente è
anche la rappresentazione degli Ibridi. Piuttosto che essere una
specie di enorme cane come nel film, nel romanzo tali creature
hanno gli occhi dei tributi morti, dando vita ad un effetto molto
più spaventoso.
Ulteriori differenze si ritrovano
nella scrittura di alcuni dei personaggi. L’addestratore Haymitch,
in particolare, viene rappresentato nel film come un uomo dedito
all’alcolismo, e tale vizio accentua i suoi tratti più divertenti.
Nel libro, invece, tale dipendenza deriva da traumi particolarmente
profondi, che non sono però stati propriamente considerati in fase
di trasposizione. Differente è anche la storia di Cato. Questi è
uno spietato killer, che arriverà fino alla fine dei giochi insieme
a Katniss. È qui che avviene il principale cambiamento relativo al
personaggio. Nel libro, egli mantiene la sua personalità furiosa e
malvagia fino al momento della sua morte. Nel film, invece, egli
lascia intendere una redenzione, specialmente nel momento in cui
racconta di essere stato solo una pedina nelle mani dei
potenti.
Hunger Games: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Hunger
Games è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes, Now e
Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla
piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale
entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno giovedì 26 ottobre alle ore
21:15 sul canale Italia
2.
La 18esima
edizione della Festa del Cinema di Roma pullula di
esordi alla regia. Tra questi troviamo anche Patricia
Arquette, attrice di successo nonché premio Oscar per
Boyhood di Richard Linklater nel
2015, la quale si è spostata dietro la macchina da presa per
dirigere Gonzo Girl, il suo debutto
ufficiale presentato nella sezione Grand Public della kermesse. La
storia in cui Arquette decide di cimentarsi, e indagare, si ispira
a quella di Hunter S. Thompson, giornalista e
scrittore americano considerato l’inventore del Gonzo journalism,
uno stile di scrittura che mescola giornalismo convenzionale,
proprie impressioni e narrativa, dal quale nasce un personale punto
di vista su fatti e situazioni.
Gonzo Girl
si basa sull’omonimo libro scritto dall’autrice Cheryl
Della Pietra, la quale prende a sua volta ispirazione dal
suo periodo come assistente di Thompson verso la fine della sua
vita. A interpretare il suo alter ego il magnetico – ed eclettico –
Willem Dafoe, mentre nei panni di Della Pietra
troviamo Camila Morrone, vista di recente nella
miniserie Daisy Jones & The Six. La sceneggiatura del film è di
Rebecca Thomas e Jessica
Caldwell, ed è prodotto dalla stessa Arquette insieme a
Frank Hall Green, Tom Heller e Cameron
O’Reilly.
Gonzo Girl, la trama
1992, Aspen, Colorado. Alley Russo
si trasferisce da New York nel ranch di Walker Reade, scrittore di
successo nonché inventore del gonzo journalism, per fargli da
assistente. Il suo compito è far sì che la notte lui scriva il suo
libro, su cui, come una spada di Damocle, grava una scadenza da
rispettare. Ma quando arriva nella villetta, Alley entra in un
mondo completamente sballato, fatto di droghe e alcool e in cui
presto viene coinvolta – e tirata – per volere dello stesso Walker.
Con il suo fare ammaliatore, l’uomo riesce a soggiogarla, a farla
cadere in un vortice dal quale è difficile tornare a galla. Ma
Alley oramai sembra totalmente dipendente da lui. Fino a quando non
capisce di star assistendo allo svanire della gloria del suo eroe
letterario, decidendo così di immergersi ancora di più nel suo
mondo caotico per cercare di aiutarlo a finire il suo atteso
lavoro.
Dentro la vita di una Gonzo
Girl
Gonzo Girl
è una creatura bizzarra da qualsiasi prospettiva la si guardi. Se
l’intenzione di Arquette, di primo acchito, sembrava quella di
studiare l’esperienza di una ragazza che, nel nome di un sogno,
sceglie di trasformarsi per soddisfare il suo mentore (l’unico che
può aiutarla), dopo metà del primo atto capiamo subito in quale
direzione virerà davvero il film e l’attenzione della regista: su
Walker Reade (alias Thompson) e la sua sregolata vita negli ultimi
anni. Willem Dafoe, grazie alla sua poliedricità,
riesce ad animare una figura sotto tanti aspetti sibillina,
operettistica e indecifrabile, a cui piace dare sempre spettacolo,
ma che capiamo non conoscere davvero poiché oscurata tutto il tempo
dal suo stesso mito, che usa come maschera. Prendendosi tutto lo
spazio nella scena e mettendo al margine quella che dovrebbe essere
la vera protagonista della storia, Alley.
Alley, una giovane aspirante
scrittrice che per diventare tale, per arrivare in alto, deve stare
al gioco che lo stesso Walker le propina. E allora via di cocaina,
alcool, acidi, funghi allucinogini. Qualsiasi cosa pur di appagare
l’ego smisurato del suo autore preferito, nonché ora datore di
lavoro. Come stregata, Alley si lascia inebriare da una figura
incandescente, immoderata, che rompe ogni inquadratura in cui è
presente, fino a farsi assuefare da questa. Il corpo narrativo di
Gonzo Girl, o per meglio dire le sue
premesse, sembravano tutte molto buone. Anche le dinamiche
esasperate che vanno creandosi all’inizio fra Alley e Walker, al
limite dell’assurdo, sono divertenti e piacevoli da seguire.
Peccato però che nel suo progredire, la narrazione perde la sua
traiettoria e non si riprende più.
Una storia poco solida
Nel mostrarci il legame fra i due, e
il mutare di lei che passa da “ragazza per bene e sobria” ad
assistente sballata e ubriaca, il film si lascia andare a una certa
frettolosità degli eventi che fanno sembrare il tutto non
plausibile. Come fa Alley a cambiare da un momento all’altro?
Perché? Sono passaggi narrativi bruschi, salti disorientanti,
difficili da spiegare poiché non supportati da una sceneggiatura
coerente e solida, quantomeno chiara, la quale porta di conseguenza
ad allontanarsi da ciò che si ha davanti. Fino a diventare
ripetitiva e noiosa. Ad aggravare la fragilità di Gonzo
Girl una protagonista poco accennata e un
co-protagonista forte ma mal sfruttato. Del vero Walker si
conoscerà poco. Di Alley non si conoscerà mai niente. Nè il suo
passato, né la sua vita al di fuori quel ranch in cui è finita.
Perché sceglie quella strada? Una
domanda a cui non si riesce a trovare risposta. Nonostante il
racconto si dimostri tiepido, non possiamo fare a meno, nel
complesso, di apprezzare alcune soluzioni visive adottate dalla
regista, soprattutto nelle scene in cui Alley è drogata. Dagli
spaghetti che danzano, alle inquadrature nebulose, fino a delle
sequenze d’animazione molto simpatiche e colorate, elementi che nel
loro insieme strappano una risata e permettono al pubblico di
vivere la stessa esperienza psichedelica della ragazza. Oltre
questo, Gonzo Girl non si fa riconoscere
per originalità e interesse. Ma se continuerà a vivere, sarà solo
merito della bella interpretazione di
Willem Dafoe.
Sappiamo che Superman non sarà interpretato
da Henry Cavill
nel nuovo Universo DC dei DC Studios, ma l’attore potrebbe comunque
tornare nel franchise, potenzialmente anche come uno dei cattivi
della DC Comics. Henry Cavill, lo ricordiamo, è apparso per la
prima volta nei panni di Clark Kent, alias
Superman, in Man of Steel del 2013, dando il via al
DC
Extended Universe sotto l’occhio vigile di Zack
Snyder. Tuttavia, nonostante le ulteriori apparizioni in
Batman v Superman: Dawn of Justice e Justice League, la Warner
Bros. non ha mai saputo cosa fare con l’interpretazione
più dark di Snyder e Cavill del leggendario eroe della DC. Ciò
significa che Cavill è stato spesso trascurato nel DCEU, nonostante
avesse il talento per fare molto di più.
Alla fine, questo ha portato a un
periodo di confusione riguardo al Superman di Cavill nel 2022, dato che un’apparizione in
Black Adam ne aveva anticipato il ritorno e,
secondo quanto riferito, Man of Steel 2 era in lavorazione.
Tuttavia, una volta che James
Gunn e Peter Safran hanno messo in
moto i loro piani per un reboot del franchise, è stato confermato
che Cavill non tornerà nei panni di Superman, ma
sarà David Corenswet ad assumere il ruolo per
Superman: Legacy del 2025. Anche se Cavill non
apparirà come Superman nell’Universo DC, è possibile che torni con
un personaggio diverso, e sarebbe un bel colpo di scena vederlo
tornare come villain nel nuovo franchise DC.
Slade Wilson, alias
Deathstroke
Henry Cavill ha sempre emanato un brillante
senso di sicurezza e forza nella sua imponente versione di
Superman, qualità che potrebbero prestarsi
perfettamente a Deathstroke della DC. Slade
Wilson della DC Comics è stato potenziato da un siero
sperimentale per super-soldati mentre prestava servizio come agente
d’élite nell’esercito degli Stati Uniti, trasformandosi nello
spietato mercenario Deathstroke. Dal momento che Deathstroke
indossa regolarmente una maschera nera e arancione, il ritorno di
Cavill non sarebbe troppo appariscente, ma la sua personalità
imponente come Superman riflette il complesso di superiorità di
Deathstroke. Il Deathstroke di Cavill sarebbe un cattivo magnetico da opporre
al nuovo Batman del DCU e,
potenzialmente, anche a una futura squadra della Justice League.
Lucifer Morningstar
Essendo uno dei personaggi
più carismatici della DC Comics, Lucifer
Morningstar sarebbe un’ottima scelta per l’altrettanto
carismatico Henry Cavill. Lucifer, spesso raffigurato come
il sovrano dell’Inferno nei fumetti DC, è uno dei personaggi più
potenti dell’Universo DC e Cavill ha già avuto esperienza nel ricoprire
un ruolo simile come Superman nel DCEU. Cavill non è nuovo a ruoli
più sofisticati, come quelli in The Man From UNCLE
e
Mission Impossible: Fallout, quindi la sua
incarnazione del soave e scaltro Lucifer sarebbe fantastica.
Inoltre, Lucifer è raramente il personaggio
principale nelle storie della DC, il che aiuterebbe il pubblico a
evitare qualsiasi confusione con il ritorno di Cavill.
Jonah Hex
Sebbene sia rappresentato
come un antieroe piuttosto che come un cattivo, la personalità
abrasiva, la cattiva reputazione e il comportamento spietato di
Jonah Hex darebbero a Cavill l’opportunità di ritrarre un tipo di
personaggio molto diverso nel nuovo Universo DC. Cavill ha già
cavalcato cavalli in The Witcher, in cui ha interpretato un
cacciatore esperto, anche se nella serie tv cacciava mostri, mentre
Hex è un cacciatore di taglie. Dal momento che il
nuovo Universo DC di Gunn sembra prestare attenzione ai personaggi
DC Comics meno utilizzati, e il debutto di Jonah
Hex è stato precedentemente annunciato da James
Gunn, Cavill potrebbe dimostrare un nuovo lato della
sua recitazione se assumesse questo ruolo burbero.
Thomas Wayne, alias Batman
The
Flash ha adattato vagamente l’evento
Flashpoint della DC Comics, ma è possibile che questa
enorme storyline venga rivisitata in modo più autentico nel futuro
dell’Universo DC. Se ciò dovesse accadere, Henry Cavill potrebbe interpretare
Thomas Wayne, che appare come un Batman tormentato
e rigido. Come Jonah Hex, il Batman di Thomas Wayne non è
necessariamente rappresentato come un cattivo, ma porta il
vigilantismo all’estremo picchiando a morte i criminali di Gotham
City. Cavill ha già negato di aver fatto il provino
per Bruce Wayne in Batman Begins
del 2005, ma il pubblico voleva chiaramente vederlo nel ruolo,
quindi il suo debutto come padre di Batman in
The Brave and the Bold e oltre sarebbe un grande colpo
di scena.
Adrian Veidt, alias Ozymandias
Sebbene Adrian
Veidt abbia iniziato la sua carriera come eroe importante
e celebrato, il suo complotto per creare un evento catastrofico da
fine del mondo per unire tutti contro un nemico comune gli ha fatto
guadagnare il titolo di anti-cattivo. I Watchmen
della DC Comics non sono ancora stati confermati per il nuovo
Universo DC, ma l’apparizione di Cavill nel ruolo di
Ozymandias gli darebbe l’opportunità di far parte
di una nuova squadra di superpotenti. La presenza autorevole di
Ozymandias, il suo intelletto acuto e la sua natura pensosa possono
essere perfettamente interpretati da Cavill, che
ha una grande esperienza in ruoli di comando tranquillo. Dal
momento che Veidt ha raggiunto un’ottima
condizione fisica, Cavill è sicuramente adatto alla parte.
Generale Zod
Gunn e
Safran potrebbero ribaltare completamente le cose
e riportare Henry Cavill in una versione del cattivo che
ha affrontato nel suo progetto di debutto come Superman. Il
Generale Zod, precedentemente interpretato da
Michael Shannon, è a capo delle forze armate
di Krypton ed è uno dei cattivi più predominanti di Superman. La
sua storia e il suo personaggio non sono stati realmente esplorati
in Man of Steel o The
Flash, quindi l’Universo DC potrebbe svilupparlo in
modo molto più dettagliato. Uno dei motivi per cui Cavill non è
stato riproposto nel ruolo di Superman è che Gunn voleva
concentrarsi su un Uomo d’Acciaio più giovane,
quindi forse Cavill ha l’età giusta per interpretare il
Generale Zod di fronte al Superman di
David Corenswet.
Thomas Elliot, alias Hush
Hush fa
parte della rogues gallery di Batman nei fumetti DC Comics,
presentato come un amico d’infanzia di Bruce Wayne
che tentò di assassinare i suoi genitori per ereditare la loro
fortuna. Quando fu ostacolato da Thomas Wayne, il padre di Batman,
Thomas Elliot iniziò la sua vendetta di tutta la
vita contro i Wayne, Bruce in particolare, una volta venuto a
conoscenza della sua identità segreta di Batman. Il lavoro di
Cavill in progetti come Blood
Creek ha dimostrato che poteva abbracciare gli aspetti più
ispirati all’horror del ruolo, che Hush emana, con il suo aspetto
ricoperto di bende che conferisce un senso di mistero e terrore.
L’attore di Batman del DCU non è
ancora stato rivelato, ma Cavill sarebbe senza dubbio un formidabile
cattivo di Batman.
Brainiac
Quando Man of
Steel 2 era in fase di sviluppo, si ipotizzava che
Brainiac della DC Comics sarebbe stato il cattivo
di Man of Steel 2 in opposizione al Superman di Henry Cavill. Anche se evidentemente questo
piano non si realizzerà, l’esperienza di Cavill nell’interpretare
un extraterrestre dotato di superpoteri lo renderebbe perfetto per
il ruolo di Brainiac, soprattutto perché questo potrebbe dare a
Cavill la possibilità di dire finalmente addio alla
Krypton del DCEU, distruggendola.
Come intelligenza artificiale, Brainiac può caricare la sua
coscienza in diversi corpi, quindi questo potrebbe essere un modo
divertente per riportare brevemente Cavill senza che debba impegnarsi nel
franchise.
Ra’s al Ghul
Noto soprattutto come
leader della Lega degli Assassini nei fumetti DC,
Ra’s al Ghul è uno dei cattivi più iconici e
memorabili della DC, e Henry Cavill potrebbe ricoprire perfettamente
questo ruolo. In qualità di leader imponente e terrificante, Cavill
sarebbe in grado di incarnare lo stoicismo e la severità di Ra’s al
Ghul, come dimostrato dai suoi ruoli più sommessi e potenti. Grazie
ai capelli scuri e alla barba, Cavill ha sicuramente l’aspetto
fisico di Ra’s al Ghul. Dato che in
The Brave and the Bold è previsto il debutto di
Damian Wayne, il figlio di Bruce
Wayne e Talia al Ghul – la figlia di Ra’s
– il cattivo è destinato a fare la sua comparsa nel DCU, e
questa potrebbe essere l’occasione migliore per riportare Cavill.
Bizzarro
Bizarro è
la perfetta antitesi di Superman della DC Comics:
un clone dell’Uomo d’Acciaio con tendenze violente che non è mai
stato esplorato nel DCEU. Le apparizioni di David Corenswet e Henry Cavill sono straordinariamente simili,
quindi Cavill come Bizarro del DCU non
sarebbe troppo stridente. Questo darebbe a Cavill la possibilità di
approfondire i toni più cupi del suo Superman, che sono stati
anticipati nel corso del DCEU. Bizarro è stato presente in molti
adattamenti live-action della DC nel corso degli anni, quindi è
possibile che anche il DCU possa
adattare il villain e, dato che non ha avuto la possibilità di dire
addio a Superman, Henry Cavill sarebbe un forte candidato per il
ruolo.
Sofia Coppola rivela di essere stata sul punto
di dirigere The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte
2, ma ha rinunciato perché trovava un aspetto della storia
troppo strano. L’ultimo film di Coppola, Priscilla,
vede protagonisti Cailee Spaeny e Jacob
Elordi. Basato sul libro di memorie del 1985 Elvis
and Me di Priscilla Presley, il film riceverà uscirà negli USA il 3
novembre 2023. Noi lo abbiamo visto
e recensito alla Mostra d’Arte cinematografia di Venezia. Il
film sta raccogliendo recensioni entusiastiche e numerosi premi.
Nel frattempo, la saga di Twilight, che raccontava
la storia d’amore tra l’umana Bella (Kristen
Stewart) e il vampiro Edward (Robert
Pattinson), si è conclusa nel 2012 dopo aver incassato
milioni di dollari al botteghino ed essere diventata un fenomeno
culturale.
In una recente intervista con
Rolling Stone in cui parla della
sua lunga carriera, Sofia Coppola ha rivelato che le era stato
chiesto di dirigere il film finale della Saga di
Twilight, ma ha deciso di rifiutare perché pensava che
“l’intera faccenda dell’imprinting del lupo mannaro fosse
strana”. Ecco cosa ha detto la regista:
“Ho partecipato a un incontro e non è mai andato da nessuna parte.
Pensavo che tutta la faccenda dell’imprinting del lupo mannaro
fosse strana. Il bambino… Troppo strano! Ma parte del precedente
Twilight poteva essere realizzata in modo interessante. Ho pensato
che sarebbe stato divertente realizzare una storia d’amore tra
vampiri adolescenti, ma l’ultima è stata davvero
esagerata.”
Il punto della trama di Twilight a
cui si riferiva Sofia Coppola ha suscitato molte
controversie. In Breaking Dawn – Parte 2, Jacob
(Taylor
Lautner) subisce un processo comune a ogni lupo
mannaro noto come imprinting, che è paragonato alla
ricerca della propria anima gemella. Il problema è che Jacob ha
l’imprinting con la figlia neonata di Bella e Edward, Renesmee.
Molti hanno sottolineato quanto questa scelta narrativa fosse
imbarazzante, anche se Jacob insiste che si tratta di un gesto
innocente. È comprensibile che Coppola abbia contestato questo
aspetto di Breaking Dawn – Parte 2, e ha invece
continuato a dirigere altri progetti che hanno rafforzato la sua
posizione come una delle migliori registe della sua
generazione.
La controversia sul ruolo di
Amber Heard in Aquaman e il
Regno Perduto è statas finalmente affrontata dal
regista del film, James Wan. Il film è l’ultimo
film del DCEU e, come diversi altri film dello stesso universo
condiviso, ha dovuto affrontare parecchie controversie, prima della
sua realizzazione e uscita, che in questo caso dovrebbe essere il
prossimo dicembre.
Parlando con Empire
Magazine (tramite The Direct), il regista di
Aquaman e il
Regno Perduto, James Wan, ha difeso
la sua scelta di far recitare a Mera un ruolo minore nel sequel,
rispetto all’originale Aquaman. Wan pensa che le lamentele di
Amber Heard siano giuste, dicendo:
“Gli attori non necessariamente sanno a cosa stiamo pensando
noi [registi] dietro le quinte”. Secondo Wan, la decisione di
far sì che Heard avesse una parte ridotta nella storia del
film era dovuta al fatto che il sequel non era “una
commedia romantica di azione-avventura” ma “una vera e
propria commedia tra amici” tra Arthur Curry e Orm.
“È giusto che [Heard] abbia
protestato [riguardo al ridimensionamento del personaggio], perché
lei non era nella mia testa mentre stavo lavorando a questo film.
Gli attori non necessariamente sanno cosa pensiamo noi [registi]
dietro le quinte. Ma questo è sempre stato il mio piano. Fin
dall’inizio, ho pensato che il primo film sarebbe stato un film in
stile “All’inseguimento della pietra verde” – una commedia
romantica di azione e avventura – mentre il secondo sarebbe stato
una vera e propria buddy comedy”
Non essendo riuscito a
sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal
bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti
a nulla pur di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa
volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il
potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e
malvagia. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm,
l’ex re di Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per
stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da
parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la
famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione
irreversibile.
Jason Momoa è atteso di
nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il
Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo
seguito, diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta
Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.David Leslie Johnson-McGoldrick,
collaboratore ricorrente di Wan, scriverà la
sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter
Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema
il 20 dicembre.
Apple
TV+ ha annunciato John Lennon: Murder Without
A Trial, la nuova docuserie in tre parti, narrata dal
vincitore dell’Emmy Kiefer Sutherland (“24”, “The Caine Mutiny
Court Martial”). Attraverso interviste esclusive a testimoni
oculari e foto inedite della scena del crimine, il documentario
getta una nuova luce sulla vita e sull’omicidio dell’icona della
musica e della cultura John Lennon, nonché sulle
indagini e sulla condanna di Mark David Chapman, il suo assassino
reo confesso.
John Lennon: Murder Without
A Trial offre un esame più approfondito dell’omicidio di
John Lennon che nel 1980 ha scioccato e rattristato il mondo. In
virtù del Freedom of Information Act la produzione ha ottenuto
libero accesso alle informazioni detenute dal Dipartimento di
Polizia di New York, dalla Commissione per la libertà vigilata e
dall’ufficio del Procuratore Distrettuale. La docuserie include
interviste esclusive a testimoni oculari – mai rilasciate prima – e
ad alcuni degli amici più stretti di Lennon, che rivelano dettagli
scioccanti del suo omicidio. John Lennon: Murder Without A
Trial contiene anche interviste agli avvocati difensori,
agli psichiatri, ai detective e ai procuratori di Chapman.
John Lennon: Murder Without
A Trial è prodotta per Apple
TV+ dal team di 72 Films, vincitore di un BAFTA e di
un Emmy, diretto da Nick Holt (“The Murder Trial”, “Responsible
Child”) e Rob Coldstream (“Jade: The Reality Star Who Changed
Britain”) con i produttori esecutivi David Glover (9/11: One Day in
America”), Mark Raphael (“Crime and Punishment”) e Rob Coldstream,
oltre ai produttori Simon Bunney e Louis Lee Ray.
La commedia drammatica Sweet
Sue, presentata in occasione della Festa del Cinema di Roma inizia con una
premessa forte: non importa quanti anni tu abbia, può sempre
ricercare la felicità. Con questa premessa e utilizzando una
comicità tipica inglese già vista in After Life, Sweet Sue tocca argomenti intimi
e delicati riuscendo anche ad emozionare i più scettici.
Maggie O’Neill, protagonista del film nei panni di
Sue, conquista per il suo umorismo, in un film che unisce
tantissimi elementi contemporanei ma che non riesce ad entrare
davvero in empatica con lo spettatore.
Sweet Sue, la trama
La cinquantenne Sue (Maggie
O’Neill) torna sulla scena cercando un nuovo amore.
Incontra un misterioso motociclista di nome Ron (Tony
Pitts) al funerale del fratello e scocca la scintilla. Ma
quando incontra Anthony (Harry Trevaldwyn), figlio
di Ron e influencer sui social media, Sue si ritrova in una
battaglia di volontà sempre più surreale con questo ambizioso
adolescente, convinto che il suo corpo di ballo “Electric Destiny”
sia destinato alla celebrità. Riuscirà a trovare lo scopo e
l’immaginazione per riunire questa piccola famiglia non
convenzionale in una possibilità di felicità?
Sue è una versione più eccentrica
del Ricky Gervais di After
Life, e non è un aspetto negativo anzi è quello che regge
il film nella sua totalità. Molti aspetti di Sweet Sue ricordano la
serie Netflix: il tema del lutto, della crisi di
trovare un nuovo amore quando ormai si è vissuto oltre metà secolo,
la cura per i genitori e personaggi secondari che ruotano intorno
cercando di dare consigli e sollievo per una situazione non facile.
Sue però non cade nell’autocommiserazione come il personaggio di
Gervais, ma è piuttosto tosta e risoluta nelle sue azioni tanto da
conquistare Ron, un tenebroso motociclista che
nasconde molte tribolazioni.
La famiglia
Proprio queste tribolazioni non
fanno altro che svantaggiare il personaggio di Ron nella narrazione
di Sweet Sue. Al contrario della donna, così attiva e
dinamica con un umorismo tagliente, Ron è taciturno. Quando entra
in gioco il figlio Anthony le dinamiche familiari
di una famiglia poco convenzionale pongono l’accento sulla sua
passività e sui demoni. Questa stessa passività si
tramuta in incertezza nella sua relazione con Sue che invece ha
trovato in Anthony un alleato meno noioso. Un ragazzo giovane che
nasconde molteplici imperfezioni ma che Leo Leigh riesce comunque a
grattare fino in fondo per farci conoscere il vero Anthony sotto la
superficie luccicante.
Sweet Sue si concentra
proprio su quello che i personaggi nascondono sotto questa
superficie. Lo fa con Sue stessa quando la vediamo con gli occhi
tristi guardare una giovane coppia che si intrattiene nel suo
negozio di costumi di cattivo gusto in una strada dell’East London.
Oppure quando si occupa delle installazioni per feste organizzate.
Sue è lì fisicamente ma mentalmente cerca solo un’occasione per
fare il pieno di flûte di champagne e cercare l’anima gemella. Lo
fa con i silenzi di Ron, con lunghe inquadrature
in primo piano per sottolineare il suo turbamento. Diversi punti di
vista osservati da più angolazioni per evidenziare le sfaccettature
delle personalità di questi personaggi così fragili.
Figlio di Mike Leigh, il giovane Leo
deve portare sulle spalle il peso di una eredità importante nel
cinema britannico e con Sweet Sue concretizza la sua opera
più completa che riesce a portare sullo schermo i turbamenti degli
esseri umani utilizzando toni non drammatici ma usando l’ironia e
una Maggie O’Neill che buca lo schermo.
Dalla fortunata trilogia
cinematografica alla serie TV Non ci resta che il crimine –
La serie: torna con una nuova storia in 6 episodi a
cavallo fra passato e presente la sgangherata banda della saga di
Massimiliano Bruno sui viaggi nel tempo, dall’1 dicembre in
esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
Prodotta da Sky Studios e da
Fulvio, Federica e Paola Lucisano per Italian International Film,
Non ci resta che il crimine – La serie – di
cui viene rilasciato il trailer ufficiale – vedrà tornare i
protagonisti della trilogia Marco Giallini, Gian MarcoTognazzi, Giampaolo Morelli e
Massimiliano Bruno, di nuovo dietro la macchina da
presa stavolta affiancato da Alessio Maria
Federici. A loro si aggiunge, fra gli altri, Maurizio
Lastrico in un ruolo del tutto nuovo.
Dopo il viaggio cinematografico
indietro nel tempo fino agli anni ‘80, in cui a Roma prosperava la
Banda della Magliana, e poi quello nell’Italia fascista degli anni
‘40, la nuova serie Sky Original inizia subito dopo gli eventi
dell’ultimo film e trasporterà l’affiatatissima e divertente banda
di protagonisti negli anni ’70, fra gli ambienti della sinistra
giovanile e quelli della destra eversiva del Golpe Borghese.
Non ci resta che il crimine –
La serie è scritta da Massimiliano Bruno, Andrea Bassi,
Gianluca Bernardini, Herbert Simone Paragnani.
Durante le varie fasi della
produzione sono state adottate misure volte a limitare l’impatto
sull’ambiente, riducendo così le emissioni di gas serra e mirando a
ottenere l’ambita certificazione di sostenibilità Albert. Una
scelta in linea con l’impegno del gruppo Sky che, con la campagna
Sky Zero, punta a essere la prima media company in Europa a
diventare Net Zero Carbon entro il 2030.
La trama della serie tv
Moreno (Giallini), Giuseppe
(Tognazzi) e Claudio (Morelli) si trovano di nuovo riuniti,
stavolta per un’avventura nel 1970. Dopo aver scoperto di essere
stato adottato, Giuseppe decide di cercare la sua vera madre,
incurante degli avvertimenti del loro amico e scienziato Gianfranco
(Bruno): se si cambia il passato cambia anche il presente.Giuseppe
riesce a incontrarla a un happening a casa di Duccio Casati
(Lastrico), un ricco borghese dalle idee progressiste che ha preso
a cuore la causa dei ragazzi del movimento studentesco. Ma
l’emozione che travolge Giuseppe nel ritrovare Linda gli fa
commettere un grave errore: salvandola da un attentato, finisce per
modificare il passato, e quindi anche il presente: ora l’Italia di
oggi è diventata una dittatura fascista, e bisognerà tornare di
nuovo indietro per rimettere le cose a posto… a costo di
infiltrarsi nelle maglie del Golpe Borghese
Il ritorno a Panem è
sempre più vicino per i fan della Hunger Games Saga! In attesa dell’arrivo al cinema il
15 novembre di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del
serpente, lunedì 6 novembre torna in sala
Hunger Games,primo capitolo
della fortunata saga che ha incassato oltre tre miliardi di dollari
in tutto il mondo.
I biglietti in prevendita
saranno disponibili sui siti dei cinema aderenti alle
iniziative.
La trama del prequel La
ballata dell’usignolo e del serpente
Anni prima di diventare
il tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è
l’ultima speranza per il buon nome della sua casata in declino:
un’orgogliosa famiglia caduta in disgrazia nel dopoguerra di
Capitol City. Con l’avvicinarsi della decima edizione degli Hunger
Games, il giovane Snow teme per la sua reputazione poiché nominato
mentore di Lucy Grey Baird, la ragazza tributo del miserabile
Distretto 12. Ma quando Lucy Grey magnetizza l’intera nazione di
Panem cantando con aria di sfida alla cerimonia della mietitura,
Snow comprende che potrebbe ribaltare la situazione a suo favore.
Unendo i loro istinti per lo spettacolo e l’astuzia politica, Snow
e Lucy mireranno alla sopravvivenza dando vita a una corsa contro
il tempo che decreterà chi è l’usignolo e chi il serpente.