La
Federazione Italiana Cinema d’Essai, l’Associazione Nazionale
Esercenti Cinema, Rai Cinema ed Alice nella Città, in
collaborazione con l’Italian Short Film Association, con il
sostegno della Direzione generale Cinema e audiovisivo del MIC e di
Deluxe Digital, lancianoCorto che
Passione!
Sonopiù di 100 i cinema di tutta
Italiache
programmeranno,ogni secondo martedì del
mese, per un anno, unaselezione continuamente rinnovatadi cortometraggi, con la possibilità di
vederesu grande schermo, nella stessa serata, circa 70
minuti di proposte stimolanti e diversificate.
L’iniziativa coinvolge i principali player del
settore cinematografico e godrà della collaborazione
dell’Associazione U.N.I.T.A.(Unione
Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e delCollettivo under 35(100autori, WGI, Anac) che aiuteranno
avalorizzare l’iniziativa, partecipando anche con la
loro presenza in sala, al fine di sostenere i giovani talentiefar conoscere il
“formato breve” al grande pubblico delle sale
cinematografiche.
La
selezione dei cortometraggi dimartedì 11 marzomette in evidenza i titoli degli
anni recenti che hanno brillato sia per la conquista dipremi di prestigio(2
vincitori del David di Donatello, i Nastri d’Argento) che per la
partecipazione aifestival cinematografici tra i più
importanti.
A
guidare la selezione anche ladiversità dei
generi: la commedia, il dramma,
l’animazione, senza trascurare i film brevi conattoridi grande
rilievo.
Questa la prima cinquina di cortometraggi, al
cinema l’11 Marzo:
BELLISSIMAdiAlessandro Capitani(Vincitore del David di Donatello) con Giusy
Lodi, Antonio Orefice, Gennaro Cuomo
Sinossi: Durante una festa in discoteca Veronica
subisce lo scherno di un ragazzo che la prende in giro per il suo
aspetto fisico. Disperata, si nasconde nei bagni della discoteca
convinta che fra le mura chiuse di quel posto nessuno possa vederla
e giudicarla. Il destino però ha in serbo una piacevole sorpresa
per lei…
INVERNOdiGiulio Mastromauro(Vincitore
del David di Donatello) con Christian Petaroscia, Giulio Beranek,
Babak Karimi, Elisabetta De Vito
Sinossi: Timo, il più piccolo di una
comunità greca di giostrai, si trova ad affrontare insieme ai suoi
cari l’inverno più duro.
SI SOSPETTA IL MOVENTE PASSIONALE CON L’AGGRAVANTE DEI
FUTILI MOTIVIdiCosimo Alemà(Evento speciale
-Settimana della Critica di Venezia) con Irene Ferri, Pilar
Fogliati, Anna Ferraioli Ravel, Antonia Fotaras, Marco Giuliani,
Marco Giallini
Sinossi: Giulia si prepara a trascorrere un week-end
con Lucio. Tuttavia, ad aspettarla nella villa in cui si sono dati
appuntamento non trova lui, ma tre sconosciute. Sono le altre
amanti di Lucio che, come lei, hanno ricevuto lo stesso messaggio
due giorni prima.
THE DELAYdiMattia Napolicon Vincenzo
Nemolato, Federica Sandrini, Riccardo Leto (Vincitore di
Cortinametraggio)
Sinossi: Arturo è un bravo interprete, una persona
solitaria, metodica e regolare. Da qualche tempo sta avendo
problemi a svolgere il suo lavoro: è andato fuori sincrono. I suoni
arrivano in ritardo rispetto a ciò che vede. La sua malattia è
degenerativa: il ritardo cresce giorno dopo giorno.
CARAMELLEdiMatteo Panebarco, film
d’animazione (Vincitore delPulcinella Award e dell’European independent
film festival di Parigi)
Sinossi: Un legame affettivo fortissimo che unisce tre
generazioni: padre/nonno, figlia/madre, nipote/figlio. Una
relazione talmente forte da superare i confini tra la vita e la
morte, il mondo terreno e l’aldilà, in un’atmosfera di affascinante
realismo magico.
Giuliana Fantoni,Presidente FICE: “Siamo molto soddisfatti del lavoro creativo
e sinergico di tutte le realtà coinvolte nel progetto: l’adesione
convinta delle sale cinematografiche di tutta Italia, l’impulso
determinante di ANEC, Rai Cinema e Alice nella Città; la
collaborazione di realtà consolidate come Italian Short Film
Association nel dare spazio a talenti giovani ed emergenti del
nostro cinema, oltre alle realtà autoriali che supporteranno le
proiezioni nelle sale”.
Nicola Claudio,Presidente Rai
Cinema: “Dopo aver tracciato un
percorso di valorizzazione dei corti, con questa iniziativa
rafforziamo ulteriormente il legame tra il pubblico e il cinema
breve, portandolo nella sua sede naturale: il grande schermo. Rai
Cinema è orgogliosa di essere parte di questo progetto, capace di
dar voce a nuovi autori e idee innovative, che si inserisce
perfettamente nella mission di servizio pubblico della
Rai”.
In La Città Proibita Mei, una
misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella
scomparsa. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il
ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha
abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini
si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi
culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta
non si può scindere dall’amore.
Soggetto e sceneggiatura di STEFANO
BISES, GABRIELE MAINETTI, DAVIDE SERINO. Prodotto da SONIA ROVAI
prodotto da MARIO GIANANI e LORENZO GANGAROSSA. Una produzione
WILDSIDE, UNA SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE, PIPERFILM E
GOON FILMS.
Prime Video ha svelato oggi il trailer e il
poster ufficiali della
quinta stagione di LOL: Chi ride è
fuori, il comedy show Original dei record
prodotto in Italia. La nuova stagione del comedy show in 6 episodi
è prodotta da Endemol Shine Italy per Amazon MGM Studios e sarà
disponibile su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo
dal 27 marzo 2025 con i primi 5 episodi, e dal 3 aprile con
l’ultimo.
Federico Basso, Enrico Brignano, Flora Canto, Tommaso Cassissa,
Raul Cremona, Geppi Cucciari, Valeria Graci, Andrea Pisani, Marta
Zoboli e Alessandro Ciacci, vincitore della seconda stagione
dello show Original LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro, si sfideranno a rimanere seri per sei ore consecutive
provando, contemporaneamente, a far ridere i loro avversari, per
aggiudicarsi un premio finale di 100.000 euro a favore di un ente
benefico scelto da chi vincerà. Ad osservare l’esilarante gara
comica dalla control room nelle vesti di arbitri e conduttori, due
nuovi co-host d’eccezione: Alessandro Siani e Angelo
Pintus.
Dopo lo straordinario successo delle
prime quattro stagioni, LOL: Chi ride è fuori torna per
una nuova sorprendente stagione con l’esilarante sfida a colpi di
battute fra i dieci professionisti della risata impegnati nel
tentativo di strappare un sorriso agli altri partecipanti senza mai
cedere alla comicità degli avversari, in una battaglia di sketch
senza esclusione di colpi che mostra diversi stili comici: dalla
stand-up, all’improvvisazione, fino alla commedia fisica e a tanto
altro. Alla prima risata di uno dei partecipanti, dalla control
room scatterà un cartellino giallo di ammonizione, seguito alla
successiva dal temuto cartellino rosso di espulsione dal gioco.
L’ultimo sfidante che riuscirà a resistere rimanendo serio per
tutte le sei ore di gioco sarà il vincitore, e potrà donare 100.000
euro a un ente benefico di sua scelta.
Il cast di LOL: Chi ride è fuori 5 – Cortesia Prime
Video
LOL: Chi ride è fuori è un
adattamento del popolare show giapponese Original, HITOSHI
MATSUMOTO Presents Documental, prodotto e interpretato da
Hitoshi Matsumoto. Un format replicato con grande successo su Prime
Video in quindici Paesi nel mondo, inclusi Messico, Australia,
Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Nigeria, India,
Canada, Argentina, Colombia e Brasile, oltre alla versione
giapponese e a quella italiana. Le prime quattro stagioni di
LOL: Chi ride è fuori sono disponibili in esclusiva su
Prime Video.
È stato annunciato che gli ospiti di
Disneyland potranno incontrare la Prima Famiglia Marvel protagonista di
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, questa estate a
Tomorrowland. Mister Fantastic, La Donna Invisibile, La Torcia
Umana e La Cosa dovrebbero tutti incontrare il pubblico, ma non
saranno soli (mi dispiace, fan di Galactus, non è lui).
Un robot
H.E.R.B.I.E. è in lavorazione agli Imagineers, anche se
non è chiaro se sarà pronto entro la fine dell’estate. Per quanto
riguarda il modo in cui La Cosa verrà portata in vita, immaginiamo
che sarà simile a Hulk che indossa la tuta quantica e che
occasionalmente ha vagato per i parchi Disney. Tornando a
H.E.R.B.I.E., è descritto come “un computer analogico
completamente funzionante [che] assiste i Fantastici Quattro nella
loro missione per proteggere la Terra”.
Ad accompagnare le notizie di oggi
c’è un concept art ufficiale per I Fantastici
Quattro: Gli Inizi. Che mostra la realtà alternativa
del film, New York e il suo Baxter Building, entrambi ispirati a
ciò che Walt Disney ha sognato con Tomorrowland. Ci aspettiamo di
visitare questa Terra solo nel prossimo reboot, poiché, dopo
Avengers: Secret Wars, ci si
aspetta che il team faccia della Sacra Linea Temporale la sua nuova
casa.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Annunciati tutti i
vincitori dei Nastri d’Argento Documentari 2025.
La tragedia di Cutro, con il naufragio dei migranti, quel 6
febbraio 2023 sulla spiaggia dove fu girato il
Vangelo pasoliniano, in Cutro,
Calabria, Italia di Mimmo Calopresti,
Il cassetto segretodi
Costanza Quatriglioviaggio
nella memoria che intreccia il rapporto intimo di una figlia
alla scoperta del padre e l’esperienza straordinaria di un
giornalista e inviato speciale, come pochi del suo tempo, aperto al
racconto di mondi lontani, e
ancoralastraordinaria,
gloriosa avventura dello Sci nazionale negli anni ‘70
ne La valanga azzurra di
Giovanni Veronesi, candidato nella ‘cinquina’ speciale dedicata
allo Sport, sono i tre titoli vincitori dei Nastri d’Argento 2025.
Miglior docufilm Controluce di
Tony Saccucci, la storia di Adolfo Porry-Pastorel,
l’intraprendente “fotografo di Mussolini”, giornalista,
giovanissimo pioniere dei fotoreporter italiani.
I premi
speciali
Tra i Premi
speciali assegnati quest’anno con i Nastri d’Argento
l’omaggio alla senatrice Liliana Segre con un
riconoscimento di affettuosa stima dai Giornalisti Cinematografici
Italiani per il racconto della sua vita consegnato al film di
Ruggero Gabbai Liliana,
un ritratto in cui per la prima volta Liliana Segre
ripercorre gli anni delle leggi razziali e del campo di
concentramento alternando alle emozioni private e al racconto della
sua dolorosa esperienza il ritorno nei luoghi importanti nel suo
vissuto, ieri e oggi, soprattutto tra due città che hanno avuto per
lei un significato speciale come Milano dove oggi vive e Pesaro.
Dalla senatrice ai Nastri d’Argento un grazie per il premio in un
messaggio che sottolinea il valore
di Liliana come
“l’espressione di pace di una donna di pace”. Liliana
Segre ricorda di averlo girato “alla vigilia di fatti terribili
come quelli del 7 e 8 ottobre che hanno cambiato la vita di molti”
dice “e la mia in particolare”. E aggiunge: “nei miei
confronti sono aumentati i messaggi di odio anche
seper fortuna moltissime persone mi onorano ogni
giorno di messaggi d’amore e questa vorrei fosse la cifra per
ricordare questo documentario”.
A Duse, the Greatest di Sonia
Bergamasco il Premio per la migliore opera
prima dell’anno, un riconoscimento per la sua grande
passione, quasi la sua ‘magnifica ossessione’ da quando al Piccolo
di Milano si è avvicinata al mondo del teatro, che ha guidato tra
curiosità e venerazione il suo viaggio discreto nel mondo di
un’attrice di cui ricostruisce le emozioni anche più segrete usando
come filo conduttore le sue stesse lettere che interpreta
fuori campo, con pudore e discrezione, preferendo dare più spazio
alle poche tracce visive della Duse, tra foto, ritagli, le
riprese del funerale, gli spezzoni
di Cenere, l’unico film da lei interpretato.
Per lo sport sul
podio anche Eroici! 100 anni di passione e di
racconti di sport diretto da Giuseppe Marco
Albano, scritto da Shadi Cioffi. Un film che ripercorre un secolo
di sport attraverso il centenario del Corriere dello
Sport nato il 20 ottobre 1924 per iniziativa di un gruppo di
giovani appassionati guidati dall’ex calciatore Alberto Masprone e
dal giovane Enzo Ferrari: una testata destinata a diventare un
pilastro per lo sport italiano e storico punto di riferimento per
generazioni di lettori e tifosi che ha celebrato il suo centenario
proprio il 20 ottobre scorso e in questo documentario festeggia i
più amati campioni di molte stagioni di successo.
Alla star degli
anni ‘70 Luc Merenda va il Premio
‘Protagonista dell’anno’ per il viaggio nella sua biografia
artistica e nella sua vita che, proprio in Italia, fu di grande
successo nei cult di genere che riaffiorano
in Pretendo l’inferno di Eugenio
Ercolani. è il film della sua vita, ma non solo, nato da
un soggetto di Steve Della Casa e dello stesso Luc, ormai italiano
(e romano) di adozione. Un percorso attraverso il suo quotidiano in
quegli anni tra cinema, violenza, impegno politico e un racconto di
sé, delle sue scelte, della sua vita vissuta al massimo, senza
ipocrisia e senza omissioni, che diventano lo spunto per un
viaggio che diverte e coinvolge e ci riporta ai film di
genere che sono stati un successo di quei Settanta.
La Menzione
speciale dei Nastri d’Argento Documentari 2025 è
andata infine al documentario di Luca Verdone Il
critico viaggiatore dedicato al padre Mario,
eclettico intellettuale, poeta, selezionatore della Mostra di
Venezia, critico, insegnante al Centro Sperimentale, grande esperto
del cinema di avanguardia, del futurismo e anche del
circo. è un omaggio affettuoso a un protagonista del
Novecento che è stato anche particolarmente vicino ai Giornalisti
Cinematografici Italiani.
I Nastri per i Documentari
2025
IL DOCUMENTARIO
DELL’ANNO
CIAO MARCELLO – MASTROIANNI
L’ANTIDIVO di Fabrizio CORALLO
CINEMA DEL REALE
CUTRO, CALABRIA,
ITALIA di Mimmo CALOPRESTI
CINEMA, CULTURA,
SPETTACOLO
IL CASSETTO SEGRETO
di Costanza QUATRIGLIO
IL RACCONTO DELLO
SPORT
‘Cinquina’ speciale –LA VALANGA AZZURRA di Giovanni VERONESI
MIGLIOR DOCUFILM
CONTROLUCE di Tony
SACCUCCI
I PREMI
SPECIALI
Omaggio alla sen. Liliana
SEGRE –LILIANA di Ruggero
GABBAI
Miglior opera prima –DUSE, THE GREATEST di Sonia BERGAMASCO –
EROICI! 100 ANNI DI PASSIONE E RACCONTI DI
SPORT di Giuseppe Marco ALBANO
Il ‘Protagonista dell’anno’
–Luc MERENDA –PRETENDO
L’INFERNOdi Eugenio ERCOLANI
Menzione speciale –IL CRITICO VIAGGIATORE di Luca VERDONE
Nonostante le prestazioni inferiori
alle speranze, Captain America: Brave New World è
rimasto comodamente al primo posto al botteghino nordamericano
dall’uscita il 14 febbraio, fino a questo fine settimana quando
Mickey 17 di Bong Joon Ho lo ha
spodestato.
La commedia fantascientifica con
Robert Pattinson ha guadagnato un totale di 7,7
milioni di dollari dalle proiezioni in anteprima del
giovedì/venerdì per un weekend di apertura previsto di 18-20
milioni di dollari. È un inizio lento, soprattutto con un budget di
produzione di 118 milioni di dollari. Sulla base di questi numeri,
è improbabile che la redditività sia elevata per il primo di
diversi costosi titoli originali che la Warner Bros. prevede di
distribuire quest’anno.
Mickey 17 ha il 79% su Rotten Tomatoes ma è stato
valutato più in basso dagli spettatori con il 73%. Ha anche
ricevuto un “B” CinemaScore, il che suggerisce che qualcosa non è
andato a buon fine (ci sono state anche lamentele sui social media
su un personaggio, interpretato da Mark Ruffalo,
che sembra essere un pastiche di Donald Trump).
Per quanto riguarda Captain America: Brave New World, ha
guadagnato $ 2,1 milioni venerdì e ora si attesta a $ 170,1
milioni. Le proiezioni sono da definire, ma è probabile che
guadagni cifre alte (stiamo sentendo qualcosa come $ 8,5
milioni).
Entro lunedì, supererà
Captain America: il Primo Vendicatore del 2011,
che ha incassato $ 176,7 milioni negli Stati Uniti. Tuttavia, non è
il miglior paragone da fare. Sì, sono entrambe storie sulle origini
del personaggio di Captain America, ma sono anche state distribuite
in tempi molto diversi per l’MCU.
Quando tutto sarà detto e fatto,
Captain America: Brave New World probabilmente
concluderà la sua corsa nazionale a circa $ 200 milioni.
Attualmente si attesta a $ 194,2 milioni all’estero per un totale
mondiale di $ 370,8 milioni; a livello mondiale, finirà da qualche
parte nella bassa fascia dei 400.
Oltreoceano, il film non ha avuto un
grande impatto in Cina ed è stato facilmente battuto nel Regno
Unito da Bridget Jones: Un amore di ragazzo. È
probabile che i Marvel Studios subiscano una perdita su
Brave New World, ma dovrebbero riprendersi con
Thunderbolts* e
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, due prossime uscite che
stanno generando un sacco di clamore positivo.
Ieri, al SXSW, è stato confermato
che i droidi BDX di Walt Disney Imagineering non
si limiteranno a vagare per Galaxy’s Edge a Disneyland e Disney
World, ma faranno il loro debutto (conferma via SFFGazette.com) sul grande
schermo in
The Mandalorian & Grogu l’anno prossimo!
Non è chiaro quale ruolo avranno
nella storia, ma quattro nuove immagini ufficiali li mostrano sul
set. Questa non sarà la prima volta che vediamo un droide BDX in
The Mandalorian: BD-72 ha aiutato Peli Motto
e Din Djarin nella costruzione del caccia stellare N-1 di
quest’ultimo.
Naturalmente, molti di voi
conosceranno meglio BD-1, il fedele droide di Cal Kestis che lo
accompagna in battaglia nei franchise di videogiochi di Star
Wars Jedi. In notizie correlate su Mando, Disney Parks ha anche
confermato che l’attrazione di Galaxy’s Edge “Millennium Falcon:
Smuggler’s Run” verrà revisionata a tema
The Mandalorian & Grogu.
Il concept art offre un primo
sguardo al Millennium Falcon che vola in varie località, tra cui
Bespin da L’Impero colpisce ancora, una fortezza
strisciante di Jawa e persino i resti di una Morte Nera, insieme a
Din e Grogu nel Razor Crest. La nuova attrazione debutterà lo
stesso giorno in cui
The Mandalorian & Grogu uscirà nei cinema il 22
maggio 2026.
Secondo il regista Jon
Favreau, questo non si limita a “raccontare di nuovo
ciò che accade nel film, è più come partecipare a qualcosa che sta
accadendo fuori campo rispetto a ciò che vedi nel
film”. Se ciò significhi che vedremo Han Solo nel film resta da vedere,
anche se sembra che succederà qualcosa che metterà Din e Grogu in
contatto con alcuni volti noti del più ampio franchise di Star
Wars.
“Come nell’MCU, la Disney scoprirà come unire
tutti questi personaggi in un film o una serie TV davvero
grandiosi”, ha recentemente condiviso l’attore di Moff Gideon,
Giancarlo Esposito. “Questa è la mia idea
di dove andrà a parare.” “Dave Filoni e Jon Favreau hanno una nuova
visione, quella di proseguire con un film ‘Mandalorian'”, ha
continuato. “La mia idea è che tutto convergerà prima o poi e
avremo un’altra serie di [una] trilogia, o più, di film.”
The Mandalorian &
Grogu, tutto quello che sappiamo sul film
Jon Favreau sta
producendo e dirigendo il film insieme alla presidente della
Lucasfilm Kathleen Kennedy
e DaveFiloni, CCO
della Lucasfilm ed ex direttore supervisore dell’amata serie
animata Star Wars: The Clone Wars. “Ho amato
raccontare storie ambientate nel ricco mondo creato da George
Lucas”, ha detto in precedenza Favreau. “La prospettiva di
portare il mandaloriano e il suo apprendista Grogu sul grande
schermo è estremamente emozionante”.
La serie di tre stagioni
The
Mandalorian è stata generalmente ben accolta da fan e
critici. Una quarta stagione è già in fase di sviluppo presso
Lucasfilm, con l’obiettivo di riallacciarsi agli eventi di
Ahsoka e di altri show Disney+ di Star
Wars.
Si sa molto poco del film, incluso
il suo posizionamento nella cronologia di The
Mandalorian e chi altro dovrebbe recitare oltre a
Pedro Pascal. Sappiamo che star di
AlienSigourney
Weaversarà nel film, anche se i dettagli sul suo
personaggio sono ancora segreti, mentre Jeremy Allen White di The Bear è
stato recentemente scritturato per interpretare il “buffo” Rotta
the Hutt.
I dettagli sulla trama di The
Mandalorian & Grogu sono stati difficili da ottenere,
quindi il casting di Jeremy Allen White come figlio di Jabba
fornisce il primo vero assaggio di ciò che potrebbe essere in serbo
per il cacciatore di taglie titolare e il suo adorabile figlio
adottivo.
La serie Disney+The
Mandalorianè ambientata negli anni successivi agli
eventi di Star Wars: Il ritorno dello Jedi del 1983, in cui
la Principessa Leia (Carrie Fisher) strangola a
morte Jabba. La recente serie spin-off
The Book of Boba Fettha rivelato che l’assenza di
Jabba ha lasciato un vuoto di potere tra i boss del crimine
organizzato su Tatooine; due cugini di Jabba si giocano il suo
territorio, ma vengono sconfitti da Boba Fett (Temuera
Morrison), che prende il sopravvento. Sembra probabile
che, con il figlio di Jabba in qualche modo coinvolto nel nuovo
film, anche Boba Fett e il suo vice Fennec Shand (Ming-Na
Wen) saranno coinvolti.
Mentre un reboot degli
X-Men è (finalmente) in fase di sviluppo, i
Marvel Studios hanno già riportato al cinema e
in tv diversi attori del franchise ormai defunto della 20th Century
Fox nei rispettivi ruoli nell’MCU. Di recente, Hugh
Jackman è tornato per Deadpool &
Wolverine, e abbiamo anche visto Sir Patrick
Stewart nei panni del Professor Charles Xavier in
Doctor Strange nel Multiverso della Follia, e
Kelsey Grammer nei panni di Bestia nella scena
post-credits di The
Marvels.
In quel film non troppo fortunato
dal punto di vista del box office, Monica Rambeau (Teyonah
Parris) si sveglia in un laboratorio medico dopo essere
rimasta intrappolata in una realtà alternativa dopo la sua
battaglia con Dar-Benn per trovare la sua defunta madre, Maria
(Lashana Lynch), al suo fianco. Rambeau è
sopraffatta dalla gioia, ma Maria, che in realtà è la Binary di
questo mondo, non ha idea di chi sia.
Mentre la confusione di Monica
aumenta, una voce familiare chiede “come sta il nostro
paziente” e un Hank McCoy, alias Bestia, completamente CGI e
fedele all’originale, entra nella stanza.
Secondo una voce di corridoio, lo
studio sta pianificando di scegliere un nuovo attore per
interpretare Bestia nel reboot (si dice che Jesse Plemons sia in
lizza per interpretare il personaggio), ma questo non significa
che abbiamo visto Kelsey Grammer per l’ultima
volta nel ruolo.
Kelsey Grammer tornerà nel suo ruolo da
X-Men?
Secondo Daniel
Richtman, la star di Fraiser tornerà come
Dottor McCoy per uno dei prossimi film di Avengers
(non sappiamo se sarà Doomsday o Secret
Wars). “Non c’è niente di cui possa parlare”,
ha detto l’attore a ComicBook.com alla fine dell’anno
scorso “Quello che so è che c’è stata una specie di enorme
esplosione quando mi sono presentato alla fine di The
Marvels, credo. La risposta è stata davvero quasi… non
è stata inaspettata. Ci sarebbe stata una certa risposta, ma è
stata piuttosto travolgente, quindi ci sono alcune
conversazioni”.
Sebbene i piani siano sempre
soggetti a cambiamenti nel MCU, è altamente improbabile che la
Marvel avrebbe reintrodotto la
Bestia per una sola scena se non avessero avuto intenzione di
riportarlo indietro a un certo punto. Si dava generalmente per
scontato che sarebbe rimasto come Hank McCoy del MCU, ma questo ovviamente non sarà
il caso di un nuovo attore, che sia Plemons o qualcun altro, che è
stato cercato.
Plemons è solo l’ultimo attore ad
essere menzionato in relazione a uno dei principali ruoli mutanti
nel film. Harris Dickinson (Babygirl, The Iron Claw,
Triangle of Sadness) e Jack Champion (Avatar,
Scream 6) sarebbero stati presi di mira per interpretare
Ciclope, con Sadie Sink di Stranger Things, una probabile scelta per
Jean Grey. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e
DeWanda Wise sono nel mirino dello studio per
interpretare Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit
saranno nel team.
Più di recente, si vocifera che
Hunter Schafer (Cuckoo, Euphoria) sia in lizza per Mystique, si dice che
Julia Butters (The Gray Man, The Fablemans) sia in
trattative per interpretare Pryde e
Margaret Qualley potrebbe essere nel mirino dello
studio per Rogue.
Bokween Woodbine ha
interpretato un ruolo di supporto in Spider-Man: Homecoming come cattivo
secondario, Herman Schultz/Shocker, ma non abbiamo visto il
personaggio da quando è stato sconfitto dall’arrampicamuri di
Tom Holland (con un piccolo aiuto da Ned
Leeds).
Non ci aspettavamo che Shocker si
presentasse di nuovo nel MCU, ma Woodbine ha ora accennato
al suo ritorno in un progetto futuro. Mentre parlava con The
Direct alla première di Government Cheese al
SXSW, all’attore è stato chiesto cosa ne è stato
di Schultz dopo gli eventi di Homecoming. “È un’ottima domanda.
Me lo sto chiedendo anch’io. Ma ho la sensazione che potrebbe non
essere stata l’ultima volta che vedremo Shocker”.
A Woodbine è stato anche chiesto se
si fosse mai parlato dell’eventualità che lui indossasse un costume
più fedele ai fumetti. “Ne abbiamo discusso”, rivela.
“Non era giusto o appropriato per quella prima volta. Ma
chissà, in futuro, [potremo] avvicinarci un po’ di più al costume
originale. Non abbiamo mai voluto coprirgli il volto perché l’ho
chiesto espressamente. E loro hanno risposto, ‘No, reciti con il
tuo volto. Quindi vogliamo essere in grado di vederti.'”
Non siamo sicuri di quando o dove
Shocker potrebbe riapparire, ma una voce recente ha affermato che
sia Shocker che Scorpion (Michael Mando) sono
apparsi nella sceneggiatura di Spider-Man 4 prima
di quella riscrittura segnalata, quindi c’è una possibilità che
possano ancora esserci.
Un’altra voce recente indicava che
Spider-Man 4 è in
fase di sviluppo come “un sequel diretto” di Avengers: Doomsday che colmerà il
divario tra il film del 2026 e Avengers: Secret Wars del
2027. Abbiamo sentito che Peter Parker di Holland avrà un ruolo
importante in Doomsday, quindi se Spider-Man 4
dovesse fungere da seguito (almeno in una certa misura) avrebbe
senso.
Precedenti indiscrezioni hanno
affermato che Tom Rothman della Sony e
Kevin Feige, capo dei Marvel Studios,
hanno avuto dei disaccordi per quanto riguarda la storia di
Spider-Man 4, con quest’ultimo che sperava di
ridimensionare il Multiverso per un’avventura più piccola. Rothman,
invece, si dice che voglia capitalizzare il successo di No
Way Home riportando Tobey Maguire e
Andrew Garfield nei rispettivi ruoli di Peter
Parker.
Più di recente, abbiamo sentito che entrambi gli studios si sono
accordati su una storia prevalentemente terrestre con alcuni
elementi multiversali, anche se il film viene ancora descritto come
un “evento
di livello Avengers”.
Oltre aTom Holland, Zendaya
dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ. Si dice inoltre cheSydney Sweeney
potrebbe interpretare
Black Cat,
mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato –
che Charlie
Cox, Vincent
D’Onofrio ePaul Rudd
potrebbero a loro volta apparire come
Daredevil, The Kingpin e Ant-Man.
Si ritiene però che Holland sia
“sempre più diffidente” nei confronti del ruolo dell’iconico eroe,
per cui questa potrebbe essere la sua ultima uscita da solista nei
panni del wall-crawler – anche se quasi certamente avrà un ruolo in
uno o entrambi i prossimi film degli Avengers. Gli sceneggiatori di
No
Way Home, Chris McKenna e Erik
Sommers, stanno scrivendo la sceneggiatura. Mentre a
dirigere il progetto vi sarà Destin Daniel
Cretton, già regista di Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli.
Jon Bernthal ha interpretato per la prima volta Frank
Castle nella seconda stagione di Daredevil e,
nonostante la storia delle origini del suo personaggio fosse un po’
contorta, l’interpretazione di The Punisher da
parte dell’ex attore di The Walking Dead ha
riscosso un grande successo tra i fan.
Seguì uno spin-off, che durò solo due stagioni prima che il lancio
di Disney+ vedesse Netflix staccare la spina a questa e a tutte le altre
serie Marvel Television che
ospitava. Da allora, Jon Bernthal ha
ripreso quello che probabilmente è il suo ruolo più iconico in
Daredevil:
Rinascita (la
nostra recensione). Sebbene si preveda che apparirà solo in
alcuni episodi, l’attore avrà probabilmente più cose da fare quando
arriverà la seconda stagione l’anno prossimo e ha confermato di
essere al centro della scena in una presentazione speciale che sta
scrivendo con il regista Reinaldo Marcus
Green.
Secondo The Hollywood
Reporter, questo show andrà in onda nel 2026 insieme a
Daredevil:
Rinascita e, alla première SXSW del suo nuovo film The Accountant 2,
Jon Bernthal ha condiviso alcune intuizioni su cosa
possono aspettarsi i fan.
“Tengo molto a Frank, sono
davvero grato di avere l’opportunità di raccontare la storia che
penso i fan meritino”, ha detto. “Stiamo dando il massimo
e stiamo cercando di raccontare una storia di Frank Castle che
volterà le spalle al pubblico: non sarà facile, non sarà leggera e
penso che sia la versione che questo personaggio merita e sono più
che onorato e grato di avere questa opportunità”.
Alla domanda su come lo speciale
autonomo si confronterà con la serie Netflix, Bernthal ha
anticipato: “Sarà dark; Frank non ha alcun interesse a far
emergere l’oscurità. Non sarà facile. Non so se questo è il tono di
Netflix, allora sarà così. Non sarà un Punisher edulcorato, te lo
prometto”.
Sembra che Bernthal si stia
preparando a offrire un’interpretazione ancora più autentica di
Frank Castle rispetto a quella che abbiamo visto su Netflix, e ciò
significa che sarà violenta e, a giudicare da queste osservazioni,
anche piuttosto stimolante. Prima di arrivare a questo, The
Punisher avrà un ruolo chiave da svolgere in
Daredevil:
Rinascita.
I dettagli su
Daredevil: Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per
la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex
boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
L’attesissimo Death
Stranding 2: On the Beach di Kojima
Productions ha finalmente una data di uscita e un trailer
di pre-ordine di 10 minuti. Il sequel, annunciato per la prima
volta nel 2022, continuerà la storia del primo gioco di
Hideo Kojima (creatore del franchise di
Metal Gear Solid). In Death Stranding
2, i giocatori torneranno nel mondo fantascientifico del
suo predecessore e scopriranno un altro capitolo del racconto
post-apocalittico di sopravvivenza e umanità. La vera notizia che
scopriamo con questo trailer è che nel nuovo videogioco, oltre a
Norman Reedus che torna nel suo ruolo, vedremo anche
un nutrito cast di volti noti, tra cui il nostro Luca Marinelli che, reduce dal successo di
M, interpreta il personaggio di Neil.
L’incredibile trailer rivela i
dettagli della storia, svela nuovi personaggi e mostra ambienti
sbalorditivi che i giocatori potranno esplorare nei panni del
protagonista del gioco, Sam.
Death Stranding 2: On the
Beach uscirà come esclusiva per PlayStation 5 il 26 giugno
2025. I preordini inizieranno il 17 marzo alle 10:00 (ora locale).
Un’edizione standard del gioco costerà $ 69,99, con una Digital
Deluxe Edition al prezzo di $ 79,99 e una Collector’s Edition a $
229,99.
Data di preordine di Death Stranding 2: On The Beach: 17 marzo
2025
Data di uscita di Death Stranding 2: On The Beach: 26 giugno
2025
Tutto quello che sappiamo su Death
Stranding 2
Il sequel ha un cast di personaggi
costellato di star
Gli eventi di Death
Stranding 2: On The Beach si svolgono dopo il primo gioco
e seguono ancora una volta il corriere Sam Porter Bridges (Norman
Reedus) mentre attraversa un mondo che ha iniziato a
riconnettersi dopo gli eventi del titolo precedente. Mentre gli
umani ricominciano a formare relazioni, alcuni vecchi nemici
minacciosi riappaiono e il gioco si sforza di rispondere alla
domanda se sia stata una buona idea riconnettersi. Norman Reedus torna per il ruolo di Sam in
Death Stranding 2. Reedus sarà accompagnato da
diversi attori di prima categoria, tra cui:
Léa
Seydoux Fragile George Miller nel ruolo di Tarman Troy Baker nel ruolo di Higgs Elle Fanning nel ruolo di Tomorrow Fatih Akin nel ruolo di Dollman Shioli Kutsuna nel ruolo di Rainy Alastair Duncan nel ruolo del Presidente Alissa Jung nel ruolo di Lucy Nicolas Winding Refn nel ruolo di Heartman Luca Marinelli nel ruolo di Neil Debra Wilson nel ruolo del Dottore
E Charlie. Solo Charlie.
Le donne al balcone – The
Balconettes di Noémie Merlant non è solo
un film, è un affascinante viaggio attraverso un racconto
femminista stratificato e punk, che sa essere tanto divertente
quanto provocatorio. Presentato a Cannes 77 con il titolo originale
Les Femmes au Balcon, questo film esplora
la vita di tre donne – Nicole, Ruby ed Elisa – legate da una
profonda amicizia e da un’intensa ribellione contro i dogmi della
società patriarcale, il tutto ambientato in un appartamento e un
balcone condiviso nel caldo di Marsiglia.
La dichiarazione di intenti di
Le donne al balcone – The Balconettes
Fin dall’inizio, Merlant ci
introduce in un’atmosfera sospesa e surreale, grazie a un piano
sequenza che spazia tra due palazzi. La macchina da presa sembra
fluttuare, stabilendo una distanza tra il pubblico e la storia,
come se fossimo anche noi osservatori dietro una finestra,
abbracciando così il più classico dei contesti voyeuristi e
impiantandoci sopra il suo racconto. In questo primo momento
vediamo una donna, riversa a terra e coperta di lividi, incalzata
da un marito che la accusa di essere “esageratamente drammatica.”
La scena, che mescola dramma e sarcasmo, offre una chiave di
lettura per comprendere la portata del film: un’opera che sfida le
convenzioni, trascendendo i generi e mescolando commedia, thriller,
e un femminismo mai didascalico. Questa scena
fondamentale, un cortometraggio dentro al film: una specie
di riassunto di quello che la storia vuole significare e di quello
che racconterà.
Le protagoniste di Le donne
al balcone – The Balconettes
Noémie Merlant, Souheila Yacou e Sanda Codreanu in The Balconettes
– Cortesia di NORD-OUEST FILMS
Al centro della storia ci sono
Nicole (Sanda Codreanu), Ruby (Souheila
Yacoub) ed Elisa (Noémie Merlant). Ognuna
di queste donne ha una storia unica: Nicole è una scrittrice che
prova a tratte ispirazione dalla vita delle sue amiche, sempre più
divertente e sfrenata della sua; Ruby è una cam girl fiera della
propria sessualità, esibizionista almeno quanto Nicole è pudica;
Elise invece è un’attrice che cerca di sfuggire da un innamorato
opprimente, sembra svampita, ma trova il suo ancoraggio alla realtà
grazie alle sue coinquiline. Insieme, condividono momenti di
complicità e confidenze, esplorando una libertà autentica e quasi
sfacciata, che include un’esposizione del corpo sincera, svincolata
da giudizi.
Merlant dimostra una grande
padronanza del mezzo cinematografico, mostrando una disinvoltura
sorprendente per una regista al suo secondo lungometraggio. La
narrazione sembra muoversi disordinata, riflettendo però un caos
ben calibrato che rispecchia la vitalità e la libertà delle tre
protagoniste. E infatti nulla è lasciato al caso: la scrittura
coadiuvata da Céline Sciamma e il montaggio di
Julien Lacheray conferiscono alla trama una
coerenza interna che esplode solo alla fine, lasciando lo
spettatore in una sorta di estasi visiva e narrativa.
Una delle grandi trovate di Le
donne al balcone – The Balconettes è il modo in cui
affronta la questione della mascolinità tossica senza mai scivolare
nella retorica. L’aitante vicino di casa (interpretato da
Lucas Bravo), ad esempio, inizialmente oggetto dei
sogni di Nicole, si rivela poi un predatore mascherato da principe
azzurro. La svolta narrativa è feroce e geniale: un incontro
apparentemente innocente si trasforma in una lotta disperata, e le
tre protagoniste devono difendersi dalla violenza inaspettata,
optando per un’autodifesa radicale e liberatoria. La loro
“vendetta” non è solo una reazione istintiva, ma anche un simbolo
di una ribellione.
La mescolanza di generi
Noémie Merlant, Souheila Yacou e Sanda Codreanu in The Balconettes
– Cortesia di NORD-OUEST FILMS
La commistione di generi è una
caratteristica distintiva di questo film: da commedia grottesca e
horror leggero si passa a un thriller crudo e spietato, fino a un
gore che strizza l’occhio a Tarantino, pur rimanendo sempre vitale
e libero, come il primo cinema di Almodovar. Merlant evira il corpo
maschio della storia per affermare la femminilità come unica forza
vitale, e nonostante questo è sempre ironica e leggera, non perde
mai di vista il fuoco del suo racconto. Questo rende Le donne
al balcone – The Balconettes un’esperienza visivamente
affascinante e emotivamente coinvolgente. La violenza viene messa
in scena in modo iperbolico, ma il vero nucleo del film è la ferita
invisibile che la violenza infligge all’animo femminile.
La fiera esposizione del corpo
femminile
Merlant si dimostra non solo una
regista di talento, ma una narratrice coraggiosa, pronta a
infrangere le convenzioni e a esplorare i confini della
rappresentazione cinematografica del femminile. In questo film, i
corpi delle protagoniste non sono mai oggetto di sguardi
esterni/giudicanti; sono corpi che si espongono con fierezza,
rivendicando il diritto di esistere senza compromessi. Le
donne al balcone – The Balconettes non è solo un film
che parla di emancipazione femminile: è un atto di insurrezione,
un’opera che si rivolge allo spettatore con uno spirito di
sorellanza feroce e libera.
Rilasciato il trailer
ufficiale dei nuovi episodi di The Last of
Us, la serie HBO e Sky Exclusive vincitrice
dell’Emmy Award® ispirata al celebre videogioco sviluppato da
Naughty Dog per PlayStation. Dopo un primo ciclo di episodi da
record, la seconda, attesissima stagione arriverà in esclusiva
su Sky e in streaming solo su NOW dal 14 aprile, in
contemporanea assoluta con gli Stati Uniti.
La seconda stagione di The Last of Us
In questo secondo
capitolo della serie, cinque anni dopo gli eventi della prima
stagione Joel (Pedro
Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey)
saranno trascinati in un conflitto fra di loro e contro un mondo
persino più pericoloso e imprevedibile di quello che si erano
lasciati alle spalle.
La seconda
stagione, in sette nuovi episodi, vede di nuovo protagonisti Pedro
Pascal e Bella Ramsey nei panni, rispettivamente, di Joel ed Ellie,
insieme a Gabriel Luna che interpreta Tommy e Rutina Wesley nel
ruolo di Maria. Le già annunciate new-entry nel cast sono invece
Kaitlyn Dever che vestirà i panni di Abby, Isabela Merced
nel ruolo di Dina, Young Mazino in quello di Jesse, Ariela Barer
interpreterà Mel, Tati Gabrielle sarà Nora, Spencer Lord vestirà i
panni di Owen, Danny Ramirez sarà Manny e Jeffrey Wright
interpreterà invece Isaac. Catherine O’Hara è guest star della
nuova stagione.
Basata
sull’acclamato franchise videoludico sviluppato da Naughty Dog per
le console PlayStation, “The Last of Us” è scritta e prodotta
esecutivamente da Craig Mazin e Neil Druckmann. La serie è una
co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta
esecutivamente anche da Carolyn Strauss, Jacqueline Lesko, Cecil
O’Connor, Asad Qizilbash, Carter Swan ed Evan Wells. Società di
produzione: PlayStation Productions, Word Games, Mighty Mint e
Naughty Dog.
Diretto da Ali Abbasi (regista
anche di Border – Creature di
confine e del recente The
Apprentice), Holy Spider è un film in
lingua persiana che presenta una ricostruzione fittizia di
eventi reali accaduti a Mashhad, in Iran. Nell’arco di circa
undici mesi, nel 2000-2001, un uomo di nome Saeed
Hanaei ha adescato e ucciso sedici donne che lavoravano
come lavoratrici del sesso e piccole spacciatrici di droga nelle
strade della città. Il regista Abbasi ha detto chiaramente che la
sua intenzione con questo film non era solo quella di raccontare la
macabra storia del serial killer, ma di concentrarsi maggiormente
sulla misoginia che esisteva, e esiste ancora, nella società
iraniana.
Abbasi era infatti principalmente
interessato ad approfondire la storia di questo serial killer e il
fatto che per buona parte della popolazione fosse diventato un
eroe, offrendo così anche un ritratto inedito della condizione
femminile in Iran. Ciò è evidente in tutto il film, poiché
Holy Spider si assicura di includere il fanatismo
religioso e il sostegno sessista a un assassino lungo tutta la
narrazione. Nel complesso, si tratta di un’ottima esperienza di
visione, con immagini e momenti lodevoli che si dipanano con
precisione. Il suo finale, inoltre, risulta l’apice di un racconto
particolarmente scioccante, tanto da richiedere una spiegazione
generale.
La trama e di Holy
Spider
Ambientato in Iran nel 2001, il film
racconta la storia di un uomo di nome Saeed, un
padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa.
Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la
città santa di Mashhad, sradicando del tutto la prostituzione,
simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare
a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne. Dopo
l’ennesima vittima, una giornalista di Teheran,
ArezooRahimi, giunge in città
per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le
autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole.
Si scontra infatti con pregiudizi sessisti ed una polizia apatica e
potrà contare solo sul reporter locale
Sharifi.
Zar Amir Ebrahimi in Holy Spider.
La spiegazione del finale: come fa
Arezoo a scoprire l’identità dell’assassino?
La lotta di Arezoo Rahemi per
scoprire di più sul serial killer e gli ostacoli che deve
affrontare riassumono la posizione di una donna nella società dei
primi anni 2000. L’unica ragione per cui potrebbe non assomigliare
esattamente al presente è che il presente è ancora peggiore. Senza
entrare nello specifico, la società e la cultura che Abbasi
presenta in Holy Spider, in piena somiglianza con
la realtà, sono estremamente dure nei confronti delle donne. Nella
primissima scena di Arezoo, dopo essere scesa da un autobus che
l’ha portata a Mashhad, la donna fa il check-in in un hotel dove ha
prenotato una stanza. Tuttavia, l’impiegato dell’hotel non è
disposto a farla entrare perché è una donna single e non sposata,
sottintendendo che una donna senza una figura maschile di
riferimento non dovrebbe stare fuori casa.
All’inizio Arezoo non vuole
ostentare i suoi diritti, ovviamente, perché le viene negato un
servizio di base, ma quando la situazione le sfugge di mano, mostra
all’impiegato il suo tesserino da giornalista. Il fatto che sia una
giornalista costringe l’impiegato a cambiare la sua decisione, ma
fa subito notare che Arezoo dovrebbe coprire di più i capelli e la
testa con il suo foulard. Questo comportamento categorico e
sessista è qualcosa che Arezoo, purtroppo, affronta per tutto il
film e diventa parte del suo personaggio in senso positivo. L’unico
contatto che sembra avere a Mashhad per iniziare il suo lavoro è un
uomo di nome Sharifi, che lavora come direttore editoriale della
sezione penale del giornale locale.
Sharifi è perlopiù contenuto e ben
educato con Arezoo, ad eccezione dell’unica volta in cui ricorda di
aver sentito parlare del licenziamento di Arezoo da un lavoro a
Teheran. Anche se Sharifi non sembra avere intenzioni sbagliate nel
parlarne, il modo in cui lo presenta irrita Arezoo, perché anche
questa storia è carica di ingiusto sessismo. Il capo di Arezoo nel
suo precedente posto di lavoro voleva avere una relazione
sentimentale con lei e, quando lei ha negato il suo approccio, la
donna è stata licenziata. Non solo Arezoo ha perso il lavoro, ma il
capo ha anche diffuso la falsa notizia che il licenziamento era
dovuto al fatto che lei aveva avuto una relazione sentimentale con
lui, il che è contrario alle regole del posto di lavoro.
Forouzan Jamshidnejad in Holy Spider.
La giornalista cerca ora di mettere
da parte tutto questo e di concentrarsi sul suo lavoro, ma si trova
di nuovo di fronte a un comportamento simile quando incontra
l’ufficiale di polizia che si occupa del caso. L’agente, un uomo
orgoglioso del suo lavoro e della sua statura, a un certo punto
chiede ad Arezoo di uscire e ha una reazione inappropriata e al
limite dell’abuso quando lei lo rifiuta. Nella sua ricerca del
serial killer, Arezoo è quindi spinta da una preoccupazione simile
a quella di tutte le donne di questa società, perché sa che
probabilmente a nessun altro interesserà molto di quest’uomo in
preda a una furia omicida. È importante notare che, sebbene
Holy Spider sia
basato su eventi e personaggi reali, il personaggio di Arezoo è
in realtà completamente inventato, ed è un’aggiunta creativa di
Abbasi.
Va anche detto che questa aggiunta è
semplicemente meravigliosa, ed è Arezoo a rendere il film ancora
più stratificato e degno di nota. La giornalista inizia a studiare
il carattere di questo assassino attraverso le telefonate che egli
fa a Sharifi dopo ogni suo omicidio, vantandosi di informare lui e
il mondo su dove trovare il corpo della sua ultima vittima.
L’autrice si concentra sui fili comuni che legano tutti i crimini:
tutte le donne erano lavoratrici del sesso e la maggior parte di
loro erano anche spacciatrici e abusatrici di droga, oltre al fatto
che tutte sono state strangolate con le loro stesse sciarpe. Arezoo
e Sharifi capiscono dunque che si tratta di una questione
religiosa.
Per questo Sharifi era stato cauto
nel riferire la notizia, perché i suoi superiori gli avevano
ordinato di non mettere in cattiva luce i crimini religiosi. Dopo
numerosi omicidi da parte dell’assassino, però, Arezoo e Sharifi
vanno a incontrare uno dei leader religiosi, chiedendogli di
aiutarli a scoprire l’assassino. Con grande sorpresa, il leader
concede loro i suoi migliori auguri e il suo sostegno, ma è anche
diretto nel dire che non si fida di Arezoo per denunciare i crimini
nel modo esatto in cui sono stati commessi. All’epoca, c’erano
pressioni politiche su questi leader per non tollerare tali crimini
contro la legge, ma anche la pressione sociale di essere moralisti
non ha mai lasciato la scena.
Successivamente, Arezoo decide di
incontrare le donne che si prostituiscono per strada ogni notte, ma
nessuna di loro è disposta a parlare con lei. Aiuta poi una donna
di nome Soghra quando questa è malata in un caffè e all’inizio fa
amicizia con lei, ma le domande sulla droga e sull’assassino la
allontanano immediatamente. Nel giro di pochi giorni, però, Soghra
viene ritrovata cadavere, ultima vittima dell’a. Questo non solo
commuove Arezoo oltremisura ma le dimostra che ha cercato nel posto
giusto. Avendo ormai oltrepassato tutti i limiti e rendendosi conto
che, sebbene tutti le assicurino di aver trovato l’assassino ma che
nessuno ha realmente intenzione di farlo, Arezoo decide di prendere
in mano la situazione.
Mehdi Bajestani in Holy Spider.
Si finge una prostituta per strada
per farsi prendere dall’assassino, ed è proprio quello che succede.
Ma una volta entrata nella casa dell’assassino, Arezoo non demorde
e riesce in qualche modo a fuggire. È la sua denuncia alla polizia,
il giorno seguente, a far arrestare Saeed, perché è l’unica donna
sopravvissuta alla presa dell’assassino. Negli ultimi minuti del
film, l’attenzione si concentra sul se Saeed sarà punito dalla
legge o meno. All’epoca tutti sapevano che l’arresto dell’assassino
era avvenuto solo perché c’erano pressioni politiche dovute alle
imminenti elezioni. Tuttavia, c’era anche la convinzione generale,
sostenuta fino alla fine anche da Arezoo, che Saeed sarebbe stato
lasciato fuggire o tenuto al sicuro.
L’avvocato difensore dell’uomo vuole
presentare Saeed in tribunale come affetto da problemi di salute
mentale, ma Saeed si rifiuta di accettarlo. In modo piuttosto
drammatico, dice a tutti in tribunale che aveva il pieno controllo
delle sue azioni e che la sua unica follia era l’amore per Dio e
per l’Imam Reza. Nelle sue conversazioni private, Saeed afferma di
essere consapevole di quante persone nella società lo ammirino e di
non volerle deludere dichiarando di essere un pazzo. È chiaro che
Saeed stesso crede di fare la cosa giusta perché è spronato da una
società che glielo faceva credere. Così, quando il suo migliore
amico Haji lo va a trovare in carcere dopo l’udienza della sentenza
definitiva e gli dice che è in atto un grande piano per farlo
evadere prima della pena di morte, Saeed si sente immensamente
sollevato.
L’uomo è estremamente spaventato
dalla morte, ma è spronato alle sue azioni solo dalla religione e
dalla società. Alla fine, però, questo grande piano non viene
portato a termine e Saeed Azeemi viene impiccato. Il motivo esatto
di questo cambiamento di piani o della falsa promessa di Haji non
viene chiarito, ma sembra che sia stata Arezoo a garantire che
l’uomo fosse consegnato alla giustizia. Dopo aver concluso il suo
lavoro a Mashhad, Arezoo Rahimi sale su un autobus diretto a
Teheran e, durante il tragitto, guarda l’intervista che aveva fatto
al figlio di Saeed, Ali, in cui il ragazzo esprime il suo orgoglio
per le azioni del padre. Holy Spider si conclude
con la triste constatazione che numerosi altri Saeed sono spuntati
nella società, spinti da cieche convinzioni e dal fanatismo
religioso.
Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo
desiderio ha rivelato molte cose nel suo finale,
compreso il
poi confermato ritorno di Shrek. Film d’animazione del 2022, è
il seguito de Il gatto con gli stivali del 2011 e continua
la storia del gatto protagonista, introdotto per la prima volta in
Shrek 2. Nel film, Gatto scopre di
aver esaurito le sue otto vite e, se non starà attento, perdendo
quella che gli rimane morirà. L’avventuroso felino non è certo
contento di dover vivere una vita ridotta, così si mette alla
ricerca della Stella dei Desideri, sperando di poter desiderare di
riavere le sue vite. Lungo la strada, incontra un nuovo amico,
Perrito, e si riunisce con Kitty Zampe di
Velluto.
Per ottenere il suo desiderio, Gatto
deve combattere contro Riccioli d’Oro e la sua
famiglia criminale dei Tre Orsi, ma anche contro
“Big” Jack Horner, tutti alla ricerca della Stella
dei Desideri. Gatto è anche alle prese con il suo passato, tra cui
la decisione di non sposare Kitty e i modi in cui l’ha maltrattata
durante la loro relazione. Alla fine, le cose non vanno come
previsto, ma il protagonista impara alcune lezioni preziose e alla
fine del film è in pace con sé stesso. Oltre a presentare un finale
piuttosto complesso, Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo
desiderio prepara Shrek 5 con un
simpatico easter egg.
La spiegazione del finale, Gatto
sopravvive agli eventi del film?
Fortunatamente, Gatto sopravvive
alla fine di Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo
desiderio, anche se per un momento, quando combatte con il
Lupo, che in realtà è la Morte,
sembra che non possa farcela. Alla fine, però, Gatto distrugge la
Stella dei desideri dopo essersi reso conto di quanto sia stato
egoista nel corso della sua vita. Ha infatti cercato di ottenere la
Stella dei desideri tradendo Kitty e Perrito, ma si rende conto di
non voler ferire altre persone oltre a quelle che ha già deluso.
Poiché rinuncia al suo desiderio, la Morte lo lascia dunque andare,
sapendo però che un giorno si rivedranno. A questo punto, Gatto non
ha più paura, ma è anzi contento di sé e della sua decisione.
Per quanto riguarda gli altri
personaggi, Jack Horner, l’altro villain del
film, voleva usare la Stella dei desideri per acquisire e
controllare tutta la magia del mondo. Nel frattempo,
Kitty, ancora ferita per la sua passata relazione
con Gatto, vuole usare la Stella dei desideri per poter avere
qualcuno di cui potersi fidare, dato che la sfiducia che nutre nei
confronti dell’ex amante ha portato alla fine della loro relazione.
Infine, Riccioli d’oro desidera riunirsi alla sua
vera famiglia biologica. Quest’ultima, però, si rende conto di non
aver bisogno della sua famiglia biologica, poiché gli Orsi la amano
e l’apprezzano proprio come se fosse parte della sua famiglia.
La verità sulla relazione tra Gatto
e Kitty
Gatto e Kitty sono in disaccordo per
tutta la durata di Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo
desiderio a causa della loro rottura. Kitty prova rancore
nei confronti dell’ex amante e lui crede che ciò sia dovuto al
fatto che l’ha abbandonata prima del loro matrimonio. Gatto è
infatti pieno di sensi di colpa per le sue azioni. Tuttavia, si
scopre che non ha lasciato Kitty da sola all’altare, perché nemmeno
lei ha partecipato al loro matrimonio. Kitty, infatti, non credeva
che Gatto potesse amarla veramente perché era troppo innamorato di
se stesso, e questo l’ha portata ad abbandonarlo prima che lui
potesse abbandonare lei.
L’intera situazione è stata un
malinteso che avrebbe potuto essere risolto se i due si fossero
dichiarati i rispettivi sentimenti. Alla fine del film, Gatto e
Kitty mettono da parte le loro differenze e si perdonano a vicenda.
Quando Gatto sceglie Kitty e Perrito al posto della Stella dei
desideri, dimostra di essersi lasciato il suo egoismo alle spalle e
Kitty ora crede di poter essere il partner di cui ha bisogno. Si
unisce così al Gatto e a Perrito nel loro viaggio per mare, il che
significa che se potrebbero entrambi apparire al fianco del gatto
con gli stivali in Shrek 5.
Il vero significato di Il
gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio
Il significato ultimo del film
Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio è
piuttosto significativo e d’impatto. Il gatto, un tempo egoista e
selvaggio, deve abbassare la guardia e ammettere di non essere così
coraggioso come finge di essere. In realtà ha molte paure, e la
morte è una di queste. Alla fine del film, quando affronta
letteralmente la morte, si rende conto che tutte le cose che
pensava fossero importanti per lui non lo sono più, e che le cose
veramente importanti sono i suoi amici e il suo amore per Kitty.
Questo gli permette di affrontare la sua più grande paura e, una
volta fatto, non ha più bisogno di desiderare altre vite.
Gli easter eggs a Shrek
5
Alla fine di Il gatto con
gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio, dunque, Gatto salpa
per mare, dichiarando di essere in partenza per trovare nuove
avventure e fare visita ad alcuni vecchi amici. Naturalmente,
potrebbe riferirsi a qualsiasi amico, anche se la musica che suona
indica che sta parlando di Shrek,
Fiona e Ciuchino. La colonna
sonora nel finale è infatti quella di Shrek, in particolare quella delle scene di Molto
Molto Lontano. Un altro easter eggs si ha quando la nave salpa
verso il tramonto e la telecamera zooma per rivelare un regno su
una scogliera accanto all’insegna di Molto Molto Lontano. Il finale
non rivela molto altro sul futuro del franchise, ma come noto
Shrek 5 è confermato per un’uscita nel 2026.
Quando si pensa al genere del
thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente
è certamente quello di David Fincher. Oggi
conosciuto per opere di grande prestigio come The Social
Network e Il curioso caso di
BenjaminButton, questi diede vita nel 1995 a
quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per
eccellenza. Si tratta di Seven, film che ha
contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base per
numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una
classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco
da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il
film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito
al di sopra della media.
L’idea nasce dall’esperienza di
Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli
anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New
York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo
così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne
poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce
dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la
possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale
riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto
dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la
lavorazione, componendo un cast di grandi attori.
Una volta arrivato in sala, il film
si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli
33 milioni di dollari, arrivò ad incassarne circa 327 in tutto il
mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film più visti
della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu un
successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e
violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti.
Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale.
Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad
affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di
transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven,
questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.
Protagonista del film è il detective
William Somerset, saggio e anziano, egli si
ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un
mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla
pensione, si ritrova poi affiancato dal giovane e impulsivo agente
David Mills, il quale prenderà poi il suo posto.
Somerset inizia così ad insegnare al giovane i trucchi del
mestiere, anche se date le differenze caratteriali tra i due non
scorre da subito buon sangue. I due si ritrovano però
improvvisamente ad indagare su un particolare omicidio. Un obeso è
infatti stato costretto a mangiare fino a morire. A tale episodio
segue quello di un avvocato corrotto orrendamente mutilato. Sul
cadavere di questo i due agenti ritrovano scritta la parola
“avarizia”.
Somerset e Mills sospettano che
dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da
lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con
il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di
fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei
sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse
di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e
quest’ultimo arriva a presentare al collega la bella moglie
Tracy. Nel momento in cui il killer farà però
capire loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti
a loro cari finirà con l’essere in pericolo.
Il cast del film
Il film ha come protagonista nei
panni del detective Somerset il premio Oscar Morgan
Freeman. Il giovane Mills è invece interpretato da
Brad
Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher.
L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso
l’etichetta da “sex symbol” ed evidenziò così gli aspetti meno
affascinanti del personaggio. Nei panni di Tracy, moglie di Mills,
vi è invece la premio Oscar Gwyneth
Paltrow. Inizialmente non interessata, su consiglio di
Pitt, all’epoca suo compagnò, decise infine di accettare. L’attore
Kevin
Spacey, infine, è Jon Doe, il killer della storia. Per
mantenere un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio
nome non venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e
propria sorpresa il suo ingresso in scena.
Il finale di Seven
è ormai uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta
conclusione di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio
per via della sua grande drammaticità, i produttori del film non
volevano che fosse questo il finale, e decisero dunque di
cambiarlo. Fincher, però, si oppose fermamente a tale decisione e
dalla sua parte si schierò anche Pitt, il quale si rifiutò di
recitare nel film se il finale non fosse stato quello con la
celebre scatola. Alla fine, i produttori dovettero cedere alle
pressioni, permettendo così di realizzare un finale che ha poi
effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo, viene
definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta
sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills,
all’insaputa di quest’ultimo.
Sia Doe che Mills fanno infatti
parte dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a
dimostrarlo facendo sì che Mills getti via la sua maschera da
persona per bene per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così
facendo, fa però il suo gioco, dimostrando dunque che non sembra
esserci via di fuga dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il
detective Sommerset chiude il film con quella che è divenuta una
delle più grandi battute finali della storia del cinema:
“Ernest Hemingway una volta scrisse: ‘Il mondo è un bel posto e
vale la pena di lottare per esso’. Sono d’accordo con la seconda
parte”. Questa citazione finale evidenzia in realtà un
cambiamento significativo anche in Somerset.
Unita al fatto che egli assicura al
suo capitano che “resterà in giro”, dimostra innanzitutto che non
intende più ritirarsi come aveva fatto in precedenza. Ma è
importante soprattutto perché dimostra ulteriormente che le azioni
di John Doe hanno avuto l’effetto desiderato sui suoi avversari.
Non solo è riuscito a manipolare Mills, ma ha anche scosso Somerset
dalla sua stessa apatia, costringendo il detective più anziano a
rivalutare la sua scelta di ritirarsi. I momenti finali di
Seven sono lasciati relativamente aperti
all’interpretazione, ma la citazione di Hemingway implica che
Somerset ha deciso di combattere per il mondo, anche se non lo
ritiene un bel posto. Anzi, forse è proprio nel tentativo di
farcelo diventare che bisogna lottare con più forza.
Il finale di Seven
è dunque particolarmente interessante perché non solo permette al
suo cattivo di vincere, ma sembra giustificare alcune delle sue
azioni nel processo. Manipolando il detective Mills affinché lo
uccida e portando a compimento il suo piano, John Doe vince e
dimostra che nessuno, anche la persona più ammirevole, è al di
sopra del peccato. Ciò è ulteriormente dimostrato dalla decisione
di Somerset di non ritirarsi, in quanto è sconvolto dalla sua
apatia, a cui si fa riferimento in una scena precedente in cui
discute con Mills le sue ragioni per ritirarsi. Questo dipinge John
Doe come un personaggio “nel giusto”, poiché il finale convalida le
sue intenzioni.
Il finale, inoltre, vede i sette
peccati rappresentati in modo appropriato e consolida
l’ambientazione del film come un luogo simile al purgatorio, con
Somerset che rimane come detective per continuare a lottare contro
il male che John Doe incarna. Per tutto il film, Mills è
considerato il successore di Somerset e il fatto che Doe prenda di
mira il giovane detective sembra essere un modo per costringere
Somerset a fare un bilancio di se stesso. In realtà Somerset
rappresenta l’ultimo (e ottavo) “peccato” di Se7en: l’apatia. Il
piano di John Doe vede quindi Somerset continuare a svolgere il suo
ruolo di detective, intrappolandolo di fatto nel purgatorio e
rendendolo una vittima finale del film.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Seven è infatti disponibile nel catalogo di
Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare
il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato
8 marzo alle ore 21:00 sul canale
Iris.
In Lee
Miller di Ellen Kuras, Kate Winslet interpreta la fotografa di
guerra che dà il titolo al film e che è passata alla storia come
una delle più importanti figure del settore, una donna libera e
determinata. Ma quanto c’è di vero nel film?
La storia vera di Lee Miller
Quando Antony Penrose era un
ragazzino nell’Inghilterra del dopoguerra, sapeva che sua madre,
Lee Miller, era una fotografa. Gli insegnò a usare
la sua macchina fotografica Rolleiflex squadrata e lui la
accompagnò quando visitò e fotografò altri artisti della sua
cerchia, tra cui Pablo Picasso, Joan Miró e Man Ray. Ma c’erano
delle lacune nella conoscenza di Penrose. Non ha mai saputo, ad
esempio, che Miller era una leggendaria corrispondente di guerra
per Vogue che era stata in prima linea durante la seconda guerra
mondiale e aveva scattato alcune delle immagini più significative
del conflitto.
Semplicemente, Lee non parlava mai
di quel periodo della sua vita. Poco dopo la morte della madre nel
1977, Penrose e sua moglie, Suzanna, accolsero una figlia, Ami.
Salirono nella soffitta di Miller e aprirono scatole chiuse da
tempo per cercare foto di Penrose da bambino da confrontare con
quelle del loro neonato. Invece di trovare foto del piccolo
Anthony, inciamparono in una pila di pagine sottili contenenti un
manoscritto intitolato “The Siege of St. Malo”.
Il “resoconto incredibilmente
ravvicinato e personale di una battaglia orribile”, dice
Penrose. “Aveva guardato i ragazzi, con cui aveva scherzato per
qualche ora prima, essere falciati dal fuoco delle
mitragliatrici”. Chiese a suo padre, l’artista e collezionista
d’arte Roland Penrose, se l’autore di quello scritto fosse davvero
lei. Roland ridacchiò e diede a suo figlio una copia dell’articolo
di un vecchio numero di Vogue. Penrose aveva molto da imparare
sulle molte vite di sua madre.
Le vite di Lee Miller
Anthony Penrose ha poi dedicato gran
parte della sua vita adulta a custodire la straordinaria eredità di
sua madre. È l’autore di una biografia del 1985, The Lives of Lee
Miller, e il co-direttore (con la figlia, Ami Bouhassane) dei
Lee Miller Archives, con sede nell’ex fattoria e casa
della fotografa nell’East Sussex, in Inghilterra. L’ultimo
tentativo di preservarne l’eredità è Lee
Miller, il biopic con Kate Winslet
nel ruolo del titolo, e basato proprio sul libro di Penrose.
Il film attinge al materiale
conservato nei Lee Miller Archives, che hanno dato a Kuras
un accesso senza precedenti ai documenti. In Lee
Miller, Penrose, interpretato da Josh O’Connor di The
Crown, si siede con la madre anziana e scontrosa per
registrare una testimonianza e un flashback della sua vita,
concentrandosi principalmente sugli anni della guerra. I ricordi
sono in netto contrasto tra loro: in un primo momento, si rilassa
con artisti nel sud della Francia prima della guerra. In un altro,
scatta fotografie nelle città distrutte d’Europa sotto assedio.
Nella vita reale, Miller non
ha mai parlato di quegli anni con Penrose. È più facile
comprendere il suo silenzio a posteriori. “C’era una naturale
modestia, una naturale umiltà”, dice Penrose. “Ma penso
anche che ciò che nessuno di noi capì all’epoca era che soffriva
acutamente di disturbo da stress post-traumatico”.
Afflitto da problemi di
finanziamento e produzione, il film è stato in lavorazione per più
di otto anni. A un certo punto, Winslet, che ha sostenuto la storia
e coprodotto il film, ha pagato personalmente gli stipendi
dell’intero cast e della troupe per due settimane quando i
finanziamenti si sono bloccati. Lee
Miller, nelle sale italiane dal 13 marzo con
Vertice360, affronta l’eredità della donna, non solo come modella e
musa, ma come partecipante attiva nei momenti decisivi del XX
secolo; un’artista coraggiosa; e un essere umano imperfetto. Le
molte vite di Miller hanno bisogno di pochi abbellimenti.
Modella, artista,
musa
Nel 1927, il magnate delle riviste
Condé Montrose Nast tirò fuori dal traffico di Manhattan una
ragazza diciannovenne di Poughkeepsie, New York, e la trascinò nel
mondo dell’alta moda. Da lì le cose si mossero rapidamente. Un
disegno di Miller apparve sulla copertina del 15 marzo 1927 di una
delle riviste di punta di Nast, Vogue. Con un cappello a cloche
viola, uno sfondo urbano scuro oscurato dai suoi occhi azzurri e un
ciondolo di perle al collo, Miller era ufficialmente una modella di
New York City. Ma partì per Parigi solo due anni dopo, non
soddisfatta di essere solo un’immagine statica sulle copertine
delle riviste e nelle pubblicità di Kotex.
Elesse Man Ray, il fotografo
dadaista e surrealista, a suo mentore e lavorarono insieme per
sviluppare la tecnica della solarizzazione, in cui il tono di
un’istantanea viene invertito. I due divennero anche amanti e,
insieme, svolazzarono tra i circoli surrealisti dell’Europa tra le
due guerre e di New York. Miller interpretò la protagonista
femminile, una statua di marmo senza braccia, in The Blood
of a Poet, un film d’avanguardia di Jean
Cocteau. Le sue labbra e i suoi occhi divennero pezzi
iconici dell’arte surrealista. Nel 1934, Miller sposò un uomo
d’affari egiziano di nome Aziz Eloui Bey e si
trasferì al Cairo, dove continuò a fotografare senza le pressioni
finanziarie della sua precedente carriera. Ma l’elegante vita
domestica la lasciò irrequieta, così tornò a rimbalzare in
Europa—Parigi, i Balcani, l’Inghilterra rurale—questa volta con il
padre di Penrose, Roland.
La guerra surreale di Lee
Miller
Dopo aver concluso il suo primo
matrimonio in termini amichevoli, Miller si stabilì con Roland in
Inghilterra, arrivando più o meno all’epoca dello scoppio della
seconda guerra mondiale. Nonostante il vuoto nel suo curriculum,
Miller fece di nuovo domanda a Vogue, che la
assunse come fotografa per sostituire gli uomini che ora
combattevano in guerra. Il normale lavoro di moda riprese,
presumibilmente una felice distrazione dalla cupezza del tempo di
guerra, ma lasciò Miller insoddisfatta mentre le bombe tedesche
cadevano sulla città intorno a lei. Sempre testarda, prese in mano
la situazione, elaborando le sue straordinarie foto della Londra
dilaniata dalla guerra negli uffici di Vogue e contribuendo con 22
immagini a Grim Glory, un libro sul Blitz.
Miller fu accreditata
come fotografa dall’esercito americano nel 1942, ma si occupò
principalmente del lavoro delle donne, non del combattimento. Fino
all’assedio di St. Malo, una città costiera in
Francia, nel 1944, si è limitata a scene con infermiere in una base
a Oxford, in Inghilterra. Tuttavia, è riuscita a reinventare queste
fotografie attraverso una lente surrealista: in un’istantanea, ad
esempio, ha catturato un’infermiera che puliva guanti di gomma, che
sporgevano dagli stendini come decine di mani senza corpo. “Ho
spesso detto che ritengo che l’unica formazione significativa per
essere un corrispondente di guerra sia prima di tutto essere un
surrealista, perché allora niente è troppo insolito”, afferma
Penrose.
Quando i redattori di Vogue hanno
assegnato a Miller il compito di coprire la liberazione di St.
Malo, hanno dato per scontato che la città fosse già stata liberata
dagli Alleati. Ma i combattimenti erano appena iniziati. Sebbene
non fosse accreditata per coprire i combattimenti, Miller era
l’unica reporter incastrata con le truppe. Si è rifiutata di non
coprire la storia. L’articolo che Miller scrisse in seguito per
Vogue (lo stesso scoperto da Penrose nella soffitta di sua madre
circa tre decenni dopo) è un resoconto vivido, franco e soggettivo
dell’assedio, dai rumori degli spari alle lunghe attese nelle
retrovie.
L’eredità di Lee Miller
Gli orrori della guerra in Europa
continuarono, e così fece il lavoro di Miller per documentarli per
i posteri. Lei e il suo caro compagno David E.
Scherman, corrispondente della rivista Life,
furono tra i primi membri della stampa a entrare nel campo di
concentramento di Dachau appena liberato il 30 aprile 1945. Le
scene che videro lì sfidavano la realtà. Insieme alle sue foto e
all’articolo, Miller inviò al suo editore a Londra un telegramma:
“TI IMPLORO DI CREDERE CHE QUESTO È VERO”. Vogue pubblicò le sue
foto del campo, accostate alla banalità della vita tedesca nei
villaggi vicini, e intitolò la diffusione “Believe
It“.
Più tardi, il 30 aprile, Miller e
Scherman andarono a Monaco e si accamparono nel vecchio
appartamento di Adolf Hitler, che era stato trasformato in
una base dell’esercito americano. Esaminarono le sue cose, che
sembravano spaventosamente normali, e lei posò nella vasca da bagno
di Hitler lo stesso giorno in cui il dittatore morì suicida
dall’altra parte del paese, a Berlino.
Dopo la guerra, Miller lottò per
trovare il suo posto nel mondo delle riviste e dell’arte in tempo
di pace. Cercò di diventare fotografa dello staff di Vogue. Nel
1956 abbandonò definitivamente il giornalismo, decidendo invece di
formarsi come cuoca gourmet e pubblicare ricette. Ma Miller
continuò a lottare con la sua salute mentale.
Penrose, nato nel 1947, descrive sua madre durante questo periodo
come “alcolizzata” e “depressa”. Avevano una relazione “piuttosto
terribile”. Fu allevato prevalentemente da una babysitter. Poi,
all’inizio degli anni ’70, Penrose escogitò un piano per guidare in
giro per il mondo in una Land Rover con suo cugino e un amico del
villaggio vicino. Mentre si preparavano, ricorda, sua madre
“divenne una persona diversa”, incoraggiata dalla prospettiva
dell’avventura, e offrì ai ragazzi consigli pratici.
Quando Penrose tornò in Inghilterra,
lui e sua madre divennero intimi come “due vecchi amici” per gli
ultimi anni della sua vita. Ma Miller non raccontò ancora a Penrose
della guerra. Quelle storie erano ancora un fascio di traumi,
fotografie e pagine di manoscritti che lei portava con sé e
lasciava in scatole intatte nella sua soffitta. Fu solo dopo la
morte di Miller che Penrose scoprì e iniziò a condividere la sua
straordinaria storia con il mondo.
Senza il suo lavoro, Miller sarebbe
stata ricordata solo come musa e modella. Le sue molte altre vite
non avrebbero mai ispirato gli altri.
La star di Grey’s
AnatomyEllen Pompeo ha recentemente parlato di quale
episodio straziante abbia fatto piangere sua figlia maggiore. Dal
suo debutto nel 2005, la serie è diventata uno dei drammi medici
più longevi in televisione, famosa per le sue storie emozionanti e
le uscite scioccanti dei personaggi. Anche se Meredith Grey si è
trasferita a Boston nella diciannovesima stagione per fare ricerche
sul morbo di Alzheimer, Ellen Pompeo continua ad apparire in
diversi episodi con un ruolo ricorrente. Avendo interpretato la
famosa chirurgo negli ultimi vent’anni, ha preso parte a
innumerevoli trame devastanti, ma un episodio in particolare ha
commosso fino alle lacrime la figlia maggiore.
In una recente intervista con
People Magazine, la Pompeo ha raccontato che il
momento “007” nel finale della quinta stagione, “Now or Never”,
ha fatto piangere lei e sua figlia. Si riferisce al devastante
episodio in cui George O’Malley (T.R. Knight) muore dopo essere
stato investito da un autobus mentre salvava la vita di una donna.
La star di Grey’s Anatomy ha ammesso di aver faticato a
mantenere la calma durante le riprese, e sua figlia ha avuto una
reazione simile mentre guardava l’episodio. Leggi il suo commento
qui sotto:
007. Che, tra l’altro, mia
figlia ha avuto la stessa reazione quando ha visto 007. Ha
letteralmente pianto. Ho dovuto filmarlo e io stessa non sono
riuscita a trattenermi.
Pompeo ha anche condiviso che,
mentre sua figlia di mezzo ha raggiunto l’età in cui i suoi
compagni di classe guardano la serie, lei è ancora titubante nel
permettere ai suoi figli più piccoli di esplorare appieno lo
show a causa dei suoi temi maturi. Questo è ciò che ha da
dire:
Penso ancora che ci siano molte
cose inappropriate che i bambini di 10 anni non dovrebbero vedere.
Quindi non giudico gli altri genitori, ma semplicemente non voglio
rispondere alle domande. Mi vengono poste domande strane perché ero
nella scena. “Allora, perché hai le mutandine sulla bacheca?” Non
voglio davvero parlarne in questo momento.
Trasmesso per la prima volta nel
2009, il tragico finale di George O’Malley rimane uno dei momenti
più strazianti di Grey’s Anatomy. Irriconoscibile a causa
delle ferite riportate, George disegna “007” sulla mano di Meredith
per farsi riconoscere. Il significato di “007” risale ai primi
giorni di George al Seattle Grace, ora chiamato Grey-Sloan Memorial
a causa di un’altra serie di morti devastanti in Grey’s
Anatomy, dove era il suo soprannome tra i colleghi stagisti.
L’aneddoto di Pompeo non solo rafforza il potere emotivo dello
show, ma esemplifica anche come il pubblico più giovane, inclusa
sua figlia, sia ancora profondamente colpito dalle sue trame più
memorabili.
Questo dimostra la lunga eredità
della serie, che ha saputo creare alcuni dei momenti più strazianti
e indimenticabili della televisione. Con Grey’s Anatomy che
va ancora forte dopo 20 anni, la sua capacità di catturare nuovi
spettatori è innegabile. Le generazioni più giovani stanno ora
scoprendo lo show attraverso le piattaforme di streaming e i social
media, mantenendo viva e coinvolta la sua base di fan, forse
alimentando il serbatoio peraltre stagioni di Grey’s
Anatomy. I suoi commenti riflettono anche come il
mix di dramma medico, romanticismo e lotte personali dello show lo
renda riconoscibile tra le generazioni.
Nonostante il ritorno di diversi
personaggi chiave, Daredevil:
Rinascitamanca palesemente di un
eroe fondamentale: il Punitore. Il Marvel Cinematic Universe
ha ampliato il suo panorama televisivo e una delle aggiunte più
attese è Daredevil:
Rinascita (la
nostra recensione). Questa serie segna non solo il ritorno
di Matt Murdock, l’avvocato cieco di giorno e vigilante di notte,
interpretato da Charlie Cox, ma anche di
Kingpin, interpretato da Vincent D’Onofrio. La serie è il seguito della
serie Daredevil di Netflix e, come tale, molti del cast originale sono
tornati. Tuttavia, il Punitore è assente.
Frank Castle, alias il Punitore, ha
fatto il suo debutto nell’MCU nella seconda stagione di
Daredevil, interpretato da
Jon Bernthal. Un ex marine diventato vigilante dopo il
brutale omicidio della sua famiglia, Castle si è imbarcato in
un’incessante ricerca di giustizia. Il suo debutto in
Daredevil ha posto le basi per la sua serie autonoma, The
Punisher, che ha ulteriormente esplorato la sua crociata contro
la criminalità organizzata e le sue battaglie interiori.
Lo status canonico di questi show
Netflix ha subito delle fluttuazioni in passato, ma da allora sono
stati aggiunti alla
linea temporale ufficiale dell’MCU e sono considerati parte del
canone ufficiale dell’MCU.
Kingpin fa riferimento a The
Punisher e ad altri vigilanti mascherati in Born Again
Kingpin fa specificamente
riferimento a The Punisher, Spider-Man e White Tiger
In Daredevil: Rinascita,
Wilson Fisk esce dal carcere con ambizioni rinnovate, in
particolare quella di candidarsi a sindaco di New York. Al centro
della sua campagna c’è una posizione veemente contro i vigilanti
mascherati, che egli ritiene responsabili dell’escalation di
violenza e illegalità in città. La retorica di Fisk è
strategicamente studiata per influenzare l’opinione
pubblica, posizionandosi come il precursore dell’ordine in
mezzo al caos.
Nel secondo episodio di
Daredevil: Rinascita, Fisk mette in particolare The
Punisher sullo stesso piano di altri vigilanti mascherati come
Daredevil e Spider-Man. Sostiene che questi individui operano al di
fuori della legge, minando l’autorità delle istituzioni
consolidate e mettendo in pericolo i civili. Evidenziando le
loro azioni extragiudiziali, Fisk mira a presentarsi come la forza
legittima in grado di riportare la sicurezza e la legalità a New
York City.
Ma il Punitore non è un
vigilante mascherato, la sua identità è ben nota a New
York
Charlie Cox in Daredevil: Rinascita
L’identità del Punitore è stata
rivelata nella seconda stagione di Daredevil
La classificazione di Fisk di
Punisher come vigilante mascherato solleva qualche perplessità,
soprattutto considerando la storia di Frank Castle. A differenza di
Daredevil o Spider-Man, che nascondono le loro identità dietro
delle maschere, la trasformazione di Frank Castle in Punisher è
stata un evento pubblico. Il suo arresto e il successivo processo
sono stati ampiamente trattati dai media nella seconda stagione di
Daredevil,consolidando la consapevolezza che Frank
Castle e Punisher sono la stessa persona.
Inoltre, il modus operandi di
Castle contrasta nettamente con quello dei tradizionali eroi
mascherati. Lui opera senza travestimento, il suo abbigliamento con
il teschio serve più come simbolo che come occultamento. Questa
trasparenza nell’identità rende sconcertante il tentativo di Fisk
di raggrupparlo con i vigilanti mascherati. Ci si chiede se Fisk
stia deliberatamente distorcendo i fatti per i suoi scopi o se
sia in atto un cambiamento narrativo più profondo.
Daredevil: Rinascita
ha semplicemente modificato l’identità di Punisher? L’identità di
Punisher è ancora nota?
L’identità di Punisher è ancora
nota?
L’incoerenza nella rappresentazione
di Fisk di Punisher porta a speculare su una possibile modifica in
Daredevil: Rinascita. Una possibilità primaria è che la
serie stia tentando di riscrivere o oscurare la conoscenza pubblica
dell’identità di Frank Castle per meglio servire la sua narrativa.
Questa potrebbe essere una mossa strategica per allineare il
personaggio al tema più ampio del vigilantismo contro cui Fisk
sta facendo una campagna. Dipingendo tutti i vigilanti con lo
stesso pennello, indipendentemente dai loro personaggi pubblici, la
narrativa potrebbe enfatizzare i pericoli della giustizia
extralegale nel suo complesso.
I retcon sono strumenti narrativi
comuni nei fumetti, utilizzati per alterare fatti precedentemente
stabiliti all’interno di un universo immaginario, spesso per
servire nuove direzioni della storia.
In alternativa, la retorica di Fisk
potrebbe essere una manovra politica calcolata, che fa affidamento
sulla memoria corta del pubblico o sull’apatia verso i dettagli
dell’identità di ogni vigilante. Generalizzando la minaccia,
semplifica il suo messaggio, rendendolo più appetibile per gli
elettori che sono più interessati ai risultati che ai dettagli.
Potrebbe anche semplicemente usare il termine vigilante
“mascherato” per indicare qualcuno che opera al di fuori
della legge, dato che in effetti Punisher è in minoranza tra coloro
che scelgono di non indossare una maschera.
D’altra parte, includendo Punisher
in questi discorsi, Fisk potrebbe tentare di dipingere tutti i
vigilanti come brutali assassini. Frank Castle mette in atto una
forma di giustizia sanguinosa e violenta che contrasta con gli eroi
più virtuosi come Spider-Man.
Semmai, è proprio il tipo di
vigilante di cui politici e legislatori dovrebbero
preoccuparsi. Indicandolo come esempio, Kingpin è in grado di
dipingere altri eroi sotto la stessa luce e quindi metterli tutti
nello stesso paniere. Piuttosto che chiedersi perché Punisher sia
incluso, forse la domanda è perché lo siano tutti gli altri?
Tuttavia, è uno sviluppo
interessante, che suggerisce che il Punitore sia ancora attivo a
New York. È quindi solo questione di tempo prima che riemerga
come uno degli eroi più brutali e iconici della città.
Naturalmente, questo presuppone che abbia continuato a combattere
il crimine negli anni intermedi prima di Daredevil:
Rinascita.
Dove si trova il Punitore
durante Daredevil: Born Again?
Daredevil: Rinascita da DISNEY ITALIA
Mentre Daredevil:
Rinascitasi svolge, la presenza fisica di Frank
Castle rimane vistosamente assente, ma la sua influenza è suggerita
nella narrazione. Alla fine della seconda stagione di The
Punisher, Castle aveva abbracciato pienamente il suo ruolo di
vigilante, continuando la sua guerra personale contro il
crimine. Nella scena finale, Castle indossa il suo nuovo
giubbotto con il teschio e massacra un magazzino pieno di criminali
di New York City armati di due fucili.
Sebbene non confermato dalla
Marvel al momento della stesura di
questo articolo, è probabile che Daredevil: Born Again sia
ambientato tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, escludendo
l’apertura ambientata 12 mesi prima. La seconda stagione di The
Punisher (2019) è ambientata nel 2018, il che suggerisce che
ci sono stati tra gli otto e i nove anni in cui il Punitore
presumibilmente è stato operativo. A differenza di Daredevil e
Kingpin, che sono apparsi nell’MCU sin dall’era Netflix, il
Punitore di Bernthal deve ancora riapparire, nonostante sia stato
confermato nel cast di Daredevil: Rinascita.
I riferimenti di Wilson Fisk a The
Punisher suggeriscono che Castle rimanga attivo nella malavita di
New York, le sue azioni sono abbastanza significative da
giustificare la menzione insieme a vigilanti attivi come White
Tiger. Ciò implica che, nonostante la sua assenza dallo schermo,
la crociata di Punisher contro il crimine persiste,
mantenendo il suo status di figura controversa nel dibattito in
corso sulla giustizia privata nella città. Indipendentemente da
ciò, nonostante non sia apparso finora, la presenza di Punisher si
fa già sentire in Daredevil: Rinascita.
The
Batman – Parte 2 sta a suo modo andando avanti,
dopo i diversi ritardi che lo hanno e tutt’ora lo caratterizzano.
Il più recente è quello che ha spostato la data di uscita dal 2026
all’ottobre 2027. Tuttavia, i fan sono in trepida attesa di sapere
di cosa parlerà il sequel. Una teoria popolare prevede il ritorno
del Joker di Barry Keoghan come antagonista principale, ma
al momento non ci sono conferme né smentite di nessun tipo.
In una nuova intervista rilasciata a
Technikart, l’interprete di
Batman, RobertPattinson ha parlato brevemente del film, ma è
rimasto in gran parte silenzioso, poiché i dettagli della trama
sono ancora avvolti nel segreto. Quando gli è stato però chiesto se
il Joker di Keoghan potrebbe essere presente nel prossimo sequel,
Pattinson ha dichiarato solo: “Sì, no, non lo so.
Potenzialmente...”. L’inizio della produzione di
The Batman – Parte 2 è previsto
per la fine del 2025, come Pattinson ha confermato in un’intervista
del mese scorso, a quel punto sarà magari possibile saperne di
più.
Cosa la dichiarazione di
Robert Pattinson può dirci sulla presenza di
Joker in The Batman – Parte
2
Sebbene le dichiarazioni di RobertPattinson sul Joker
possano essere interpretate in diversi modi, è chiaro che, anche se
fosse a conoscenza dello status del Joker di Keoghan, non gli
sarebbe stato permesso di condividerlo. Quando si tratta di
dettagli sulla trama di un grande film di supereroi come The
Batman – Parte 2, spetta a Matt
Reeves e ai DC Studios decidere quanto condividere con il
pubblico. Dal momento che il sequel è ancora in fase di
pre-produzione, condividere qualcosa sull’ipotetico ruolo di Joker
sarebbe troppo prematuro, dal momento che il regista potrebbe
essere ancora al lavoro per definire i dettagli definitivi su chi
farà effettivamente parte del cast.
Ma è interessante notare quanto sia
criptico persino Pattinson sul potenziale ruolo di Joker nel film,
dato che
anche Keoghan ha ventilato un suo possibile ritorno in The
Batman – Parte 2. Data la loro interazione nel primo
film, sarebbe incredibilmente affascinante vedere una storia più
estesa tra Bruce Wayne e Joker nell’universo di The
Batman che Reeves sta sviluppando. Con le molte
possibilità che si possono dare alla rivalità tra Batman e Joker,
si spera quindi che il Clown Principe del Crimine abbia almeno una
parte nel sequel.
Tutto quello che sappiamo su
The Batman – Parte 2
Come già sottolineato, The
Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie
di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, James Gunn è dovuto intervenire per smentire
le voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per
interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del
sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista
per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e
della SAG-AFTRA del 2023, The
Batman – Parte 2 è stato rinviato prima all’ottobre
2026 e poi all’ottobre 2027. Le riprese del sequel inizieranno alla
fine del 2025.
Reeves spera che il suo prossimo
film su Batman abbia lo stesso successo del primo.
The Batman
del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando
oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio
consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche
sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il
film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.
In un’intervista pubblicata nel
settembre 2024, il regista ha dichiarato alla rivista SFX di aver
pianificato le riprese nel 2025, poiché stava “finendo la
sceneggiatura adesso”. “Colin [Farrell] farà parte del
film. Abbiamo condiviso [la sceneggiatura] man mano con la DC e lo
studio e loro sono super eccitati”, ha dichiarato Reeves alla
rivista. Reeves ha sottolineato che The
Penguin, che vede Farrell nel ruolo del cattivo di Gotham
City, è il “punto d’ingresso” del sequel di Batman ed è
“assolutamente collegato a dove lasciamo le cose nella
serie”.
Il regista ha aggiunto che The
Batman – Parte 2 “scaverà nella storia epica della
corruzione più profonda, e si addentrerà in luoghi che non ha
potuto anticipare nel primo. I semi di dove si va a parare sono
tutti nel primo film, e si espande in un modo che vi mostrerà
aspetti del personaggio che non avete mai visto”. L’uscita di
The
Batman – Parte 2 è prevista per il 1 ottobre
2027. Nel cast, ad oggi, vi sono Robert Pattinson, Zoë
Kravitz, Jeffrey
Wright, Andy
Serkis, Colin
Farrell.
Era stato dato per scontato che
Kelsey Grammar sarebbe rimasto nel MCU nel ruolo di Hank McCoy alias
Bestia dopo il suo cameo nella
scena post-credits di The Marvels, ma sembra che i Marvel Studios potrebbero decidere di affidare
a un nuovo attore il ruolo nel prossimo reboot degli X-Men. Secondo
Jeff Sneider di The Hot Mic,
Jesse Plemons (Civil
War, Zero Day, Kind of
Kindness) sarebbe in considerazione per interpretare
Bestia nel film. Lo scooper non è però sicuro se abbia
effettivamente incontrato la Marvel per il ruolo o se sia
semplicemente negli interessi dello studios.
Il possibile cast degli X-Men del MCU
Voci precedenti hanno affermato che
Harris Dickinson (Babygirl,
The Iron
Claw, Triangle
of Sadness) e Jack Champion (Avatar,
Scream 6) sono stati presi in considerazione per interpretare
Ciclope, con la star di Stranger
Things, Sadie Sink una probabile scelta per Jean Grey.
Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e DeWanda
Wise sono sul radar dello studio per interpretare
Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit (ma sarà
Channing Tatum?) facciano parte del team.
A questi rumor si è ora aggiunto
anche quello secondo cui Jesse Plemons potrebbe interpretare Bestia.
Intanto Michael Lesslie sta attualmente lavorando
alla sceneggiatura. Se alcuni degli X-Men faranno
il loro debutto nei prossimi film di Avengers
(come si vocifera), c’è la possibilità che potremmo avere notizie
ufficiali sul casting abbastanza presto. Per quanto riguarda quando
potremmo finalmente vedere questo attesissimo reboot degli
X-Men, si immagina che il “grande segreto taciuto
di Hollywood” sia che il film uscirà 2-3 mesi dopo Avengers:
Secret Wars nel 2027.
Non c’è ancora un regista legato al
progetto, ma la quantità di voci di casting provenienti da varie
fonti affidabili sembra indicare che lo studio stia assemblando in
silenzio la sua nuova line-up. Si stanno dunque chiaramente facendo
progressi nell’introduzione degli X-Men nel MCU, e il responsabile dello
streaming dei Marvel Studios Brad
Winderbaum ha recentemente confermato che
il film è in fase di sviluppo attivo, rispondendo anche (o
meglio, evitando) a una domanda sulla recente voce relativa alla
serie X Academy/Academy X Disney+.
“Penso che chiunque possa dire
qualsiasi cosa online, e che questo arrivi al mulino delle voci e
la gente si ecciti”, ha detto Winderbaum a Screen Rant.
“Al momento stiamo ancora lavorando alla seconda stagione di
X-Men 97. Sta venendo fuori in modo incredibile e le sceneggiature
per la terza stagione sono pazzesche. Questo è sicuramente
un modo per soddisfare la mia voglia di X-Men in televisione. E c’è
un lungometraggio sugli X-Men in fase di sviluppo, quindi questo è
il fulcro degli X-Men attualmente”.
I film di Avatar di
James Cameron si sono dimostrati estremamente
divisivi, ma a prescindere da come la si pensi sul fatto che abbia
dedicato una parte così importante della sua carriera alla serie,
vedere Pandora sul grande schermo rimane uno spettacolo unico.
Dalle giungle lussureggianti ai cieli azzurri e, in Avatar: La via dell’acqua del 2022, ai vasti oceani,
il pianeta è visivamente mozzafiato. Tuttavia,
quandoAvatar: Fuoco
e cenere il regista ci porterà nella casa del Clan
Mangkwan (alias Clan Cenere), ad esplorare il
Villaggio Cenere, un luogo molto diverso da quello che siamo
abituati a vedere in questi film.
Questo non significa però che ci
lasceremo alle spalle gli oceani di Pandor, come dimostra una
concept art appena rivelata da Empire che mostra Lo’ak in sella a
un ilu. D’altra parte, forse c’era da aspettarselo. E parlando
proprio con Empire Online, Cameron ha
spiegato come Avatar: La via dell’acqua si è evoluto nella stanza
degli sceneggiatori e ha confermato che molte delle idee che aveva
per quel sequel sono state tenute in serbo per il terzo film.
“In poche parole, avevamo troppe
grandi idee racchiuse nel primo atto del secondo film”, ha
spiegato il regista. “Il film si muoveva come un treno a
massima velocità e non stavamo approfondendo abbastanza i
personaggi. Così ho detto: ‘Ragazzi, dobbiamo dividere le
cose’”. Di conseguenza, “Avatar: Fuoco e
cenere sarà un po’ più lungo del secondo” (ricordiamo che
La via dell’acqua ha una durata di 3 ore e 12
minuti).
La sceneggiatrice Amanda
Silver ha poi dichiarato al sito: “È stato
spettacolare. Si parla di un personaggio in profondità per giorni e
giorni, e all’improvviso eccolo lì. I personaggi avevano bisogno di
respirare. Questi film sono molto di più di una trama propulsiva e
di uno spettacolo meraviglioso. Sono personaggi veri”.
“Questi personaggi sono un amalgama di noi, della nostra
infanzia, del nostro ruolo di genitori, degli errori che abbiamo
commesso e che probabilmente, in qualche misura, continuiamo a
commettere come genitori”, ha aggiunto Cameron. “Voglio
dire, Jake è una padre stronzo. È molto duro con i suoi figli. Beh,
io sono così”. Qui sotto, il nuovo concept art del film:
Avatar: Fuoco
e Cenere riprenderà subito dopo quegli eventi,
quando Jake e Neytiri incontreranno il Popolo della Cenere, che
Cameron ha lasciato intendere essere più attratto dalla violenza e
dal potere rispetto agli altri clan. “Ci sono nuovi personaggi,
uno in particolare penso che sarà amato, o amerete odiarlo”,
ha detto Cameron.
Oona Chaplin (“Game
of Thrones”) interpreta il leader del popolo della Cenere, Varang.
Anche David Thewlis e Michelle Yeoh si uniscono al cast. Insieme a
Worthington e Saldaña, il cast di ritorno include
Sigourney Weaver, Stephen Lang,
Kate Winslet, Cliff Curtis, Britain Dalton, Jack Champion,
Trinity Jo-Li Bliss, Bailey Bass, Joel David Moore, Edie
Falco e Dileep Rao.
Avatar: La
via dell’acqua e Avatar: Fire
and Ash sono entrambi scritti da Cameron,
Rick Jaffa e Amanda Silver. In
origine, dovevano essere un unico film, ma durante il processo di
scrittura, Cameron ha deciso che c’era troppo materiale e ha diviso
la storia in due parti. L’uscita del film in sala è attualmente
prevista per il 19 dicembre 2025.
Cameron ha prodotto tutti i film di
“Avatar” con il suo partner creativo di lunga data Jon Landau, morto di cancro a luglio a 63
anni. “La sua eredità non sono solo i film che ha
prodotto, ma l’esempio personale che ha dato: indomito, premuroso,
inclusivo, instancabile, perspicace e assolutamente unico”, ha
affermato Cameron in una dichiarazione all’epoca. “Ha prodotto
grandi film, non esercitando potere ma diffondendo calore e la
gioia di fare cinema. Ci ha ispirato tutti a essere e a dare il
meglio di noi, ogni giorno. Ho perso un caro amico e il mio più
stretto collaboratore per 31 anni. Una parte di me è stata
strappata via”.
È ufficiale: la Sony distribuirà un
nuovo capitolo di Resident Evil al cinema a
partire dal 18 settembre 2026, stando a quanto riportato da
Variety. Basato sul
popolarissimo videogioco horror della Capcom, Zach
Cregger ha scritto la sceneggiatura e si occuperà anche
della regia, mentre Shay Hatten è
co-sceneggiatore. Constantin Film produce e cofinanzia il film,
mentre Robert Kulzer di Constantin, Roy
Lee e Miri Yoon di Vertigo Entertainment
e PlayStation Productions saranno a loro volta anche
produttori.
Tra i crediti di Cregger come
sceneggiatore e regista figurano “Miss March”, “The
Civil War on Drugs” (entrambi con Trevor
Moore) e, più recentemente, “Barbarian”.
Ha anche prodotto il film del 2025 “Companion”
e sta scrivendo, dirigendo e producendo il film horror “Weapons”,
con protagonisti Josh Brolin e Julia Garner,
per la Warner Bros, in uscita a gennaio 2026.
“L’istinto di Cregger per la
suspense è così efficace che è difficile credere che prima di
‘Barbarian’, il regista abbia lavorato soprattutto nella commedia
(era un membro del team di sketch Whitest Kids U’Know). D’altra
parte, ha un senso dell’umorismo deliziosamente contorto scorre
sotto la superficie”, ha scritto Peter
Debruge, critico cinematografico capo di Variety, nella
sua recensione di ‘Barbarian’.
Al momento non si hanno maggiori informazioni riguardo questo nuovo
capitolo, la cui produzione dovrebbe però iniziare nel corso di
quest’anno.
La storia di Resident Evil al cinema
L’originale videogioco è uscito come
per PlayStation nel 1994, ma è stato poi portato su diverse
console. Ci sono stati sei precedenti film tratti da questa saga, a
partire da “Resident Evil” del 2002, con Milla Jovovich e Michelle Rodriguez. La Jovovich ha poi guidato
i successivi “Apocalypse” (2004),
“Extinction” (2007), “Afterlife”
(2010) e “Resident
Evil: Retribution” (2012) e “Resident Evil:
The Final Chapter” (2017). Nel 2021, Johannes Roberts ha
scritto e diretto il reboot del franchise “Resident
Evil: Welcome to Raccoon City”. Il franchise ha
incassato complessivamente oltre 1,2 miliardi di dollari al box
office mondiale.
Stando a quanto riportato da
Heather Jarrell, il medico legale capo
dell’Ufficio dell’investigatore medico del New Mexico, Gene Hackman e sua moglie Betsy
Arakawa sarebbero morti per cause naturali ad una
settimana di distanza circa l’uno dall’altro. L’attore sarebbe
infatti deceduto intorno al 17 febbraio per malattie
cardiovascolari, con il morbo di Alzheimer come fattore
significativo. La moglie, invece, intorno all’11 febbraiio per aver
contratto l’hantavirus, un virus potenzialmente mortale trasmesso
dai topi.
Hackman, 95 anni, e Arakawa, 65
anni, sono poi stati trovati morti il 26 febbraio. In
quell’occasione le autorità avevano dichiarato di non sospettare un
omicidio. In una conferenza stampa tenutasi venerdì, lo sceriffo di
Santa Fe Adan Mendoza ha dichiarato che le telecamere di
sorveglianza hanno mostrato che Arakawa ha fatto delle commissioni
l’11 febbraio, visitando il mercato Sprouts e una farmacia CVS.
Quel giorno si è anche messa in contatto con un massaggiatore via
e-mail.
La sua auto è entrata nella zona
recintata dove la coppia viveva intorno alle 17.15. Dopo quella
data non sono state trovate attività o comunicazioni. Secondo
Jarrell, Hackman aveva invece un’avanzata malattia di Alzheimer,
oltre a una grave malattia cardiaca e a una storia di attacchi di
cuore. È risultato negativo all’hantavirus. Erin
Phipps, veterinario della sanità pubblica dello Stato, ha
dichiarato durante la conferenza stampa che le infezioni da
hantavirus sono molto rare. Su 136 infezioni nello Stato negli
ultimi 50 anni, il 42% sarebbe stato fatale.
Il virus, come accennato, si
trasmette tipicamente attraverso gli escrementi dei roditori.
Phipps ha infatti aggiunto che c’erano segni di ingresso di
roditori in alcuni edifici della proprietà, anche se il rischio
nella casa principale era “basso”. Per quanto riguarda Hackman, il
pacemaker dell’attore ha registrato attività cardiaca il 17
febbraio. Il 18 febbraio, invece, ha rilevato un ritmo anomalo, che
è stato l’ultimo registrato, suggerendo che Hackman sia morto quel
giorno.
La scorsa settimana le autorità
avevano annunciato che l’autopsia ha rilevato che entrambi i corpi
sono risultati negativi al monossido di carbonio. Anche la New
Mexico Gas Company ha controllato a fondo la casa e non ha trovato
perdite significative. Secondo un mandato di perquisizione, Arakawa
è stata trovato morta sul pavimento del bagno, con alcune pillole
sparse sul lavabo. Alla conferenza stampa, Jarrell ha dichiarato
che le pillole in questione sono farmaci per la tiroide che
venivano assunte come regolarmente prescritto.
Hackman è invece stato trovato in
una stanza vicino alla cucina. Sembrava che entrambi fossero caduti
a terra. Anche un cane morto è stato trovato in un armadio vicino
al corpo di Arakawa, mentre altri due cani sani vagavano per la
proprietà. L’esame necroscopico del cane deceduto è ancora in
corso. Viene infine riportato che un addetto alla manutenzione ha
chiamato le autorità dopo aver trovato la porta lasciata socchiusa.
Gli agenti sono entrati e hanno scoperto i corpi. Le morti sono
state considerate “abbastanza sospette” da giustificare ulteriori
indagini, le quali hanno ora portato a questi nuovi risultati.
Gabriele
Mainetti torna al cinema con La città proibita,
un’opera ambiziosa che mescola generi e suggestioni con la consueta
consapevolezza, confermando la sua intenzione di portare avanti
un’idea di cinema spettacolare e profondamente radicato nella
contemporaneità. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, il regista romano ci accompagna in una Roma
ibrida, viva, in perenne trasformazione, raccontando una storia di
vendetta, amore e riscatto, vibrante di adrenalina
La trama de La Città
Proibita
In un villaggio tra le
montagne della Cina, due bambine si allenano con il padre che
insegna loro delle mosse di kung fu. Molto anni dopo incontriamo
Mei, una delle due ormai cresciuta, protagonista di una scena
d’azione mozza fiato degna del miglior Bruce Lee, mentre si difende
da un gruppo di malavitosi e cerca sua sorella. Sembra di essere in
un qualsiasi localaccio di Shanghai, e invece siamo nel
coloratissimo all’Esquilino, nel cuore di Roma. Mei incontra
Marcello e, involontariamente, il loro destino si lega per quella
che sarà l’avventura che cambierà per sempre le loro vite.
Il più grande pregio di
la città Proibita è quello di trovare un buon equilibrio tra
l’anima romanesca che il regista aveva già raccontato nei suoi film
precedenti, così come le persone che vivono ai margini, e la sua
grande passione per i film di kung fu e i revenge movie, elemento
che costituisce poi il centro action del racconto.
Un equilibrio trai
generi non sempre al servizio della storia
Il film ha la grande
capacità di passare senza soluzione di continuità dalla commedia al
dramma, dal melodramma al film di arti marziali, sempre con grande
coerenza e senza mai risultare forzato. La scrittura, firmata da
Mainetti stesso insieme a Stefano Bises e Davide Serino, diventa
più sincera e lineare, rispetto ai film precedenti, anche se spesso
si nota un compiacimento per la bellezza e l’adrenalina di alcune
scene che però non servono la storia, sfociando nel risultato
opposto di allontanare lo spettatore anziché tenerlo incollato allo
schermo.
Le scene di
combattimento, curate dal fight coordinator Liang Yang, elevano le
scene d’azione a un livello tecnico competitivo con chi questi film
li realizza continuamente, anche perché quando si tratta di azione,
Mainetti sa il fatto suo: le scene in cui il protagonista è il kung
fu sono fluide, creative e perfettamente integrate nella
narrazione, anche se talvolta troppo lunghe e compiaciute.
Mei e Marcello
protagonisti irresistibili
In questo crogiolo di
riferimenti, sfumature e culture, Gabriele Mainetti sceglie due
volti memorabili: Enrico Borello e Yaxi
Liu, come eroi semi-romantici di questa storia. Lui, visto
in molti altri progetti, tra cui Lovely Boy e il recente
Familia, sorprende con una dolcezza e un incanto negli
occhi che fanno tenerezza al primo sguardo, non si può non fare il
tifo per il suo Marcello. Lei, letale e sottile, è stata la
controfigura di Liu Yifei nel
Mulan in live action della Disney e “mena come un
fabbro”. Non solo, il suo viso pulito sono una rappresentazione
perfetta della grinta e della dedizione che Mei, il suo
personaggio, mette nel perseguimento dei suoi obbiettivi. Due
opposti che trovano il modo di incontrarsi e incrociarsi, in mezzo
a un inferno che nessuno dei due ha cercato. A completare il cast
intervengono
Sabrina Ferilli e
Marco Giallini.
Ma Roma nei film di
Mainetti è sempre protagonista e così da quella multietnica
dell’Esquilino a quella da cartolina dei Fori Imperiali, la Città
Eterna fa bella mostra di sé, diventando lo scenario perfetto per
questa narrazione. L’Esquilino, con le sue bancarelle, i ristoranti
cinesi e le trattorie romane, diventa il palcoscenico perfetto per
raccontare un mondo in continua evoluzione. E Mainetti non si
limita a rappresentare questa realtà, ma la esalta, mostrandone la
bellezza e la complessità.
La città proibita
non è solo un film d’azione o una storia d’amore: è un manifesto di
come Gabriele Mainetti intende il suo cinema. E
nel bene e nel male è ormai una cifra stilistica distintiva, con la
sua ricchezza di riferimenti ma anche l’autocompiacimento, lo stile
impeccabile e la mancanza di umiltà per mettersi al servizio della
storia. Il film si impone come uno dei più interessanti delle
prossime settimane al cinema, dal 13 marzo in sala con
PiperFilm con anteprime l’8 marzo in
anteprima.
Il regista Antoine Fuqua si è
affermato negli anni come uno dei registi più talentuosi per quanto
riguarda i film d’azione a tinte crime. Tra i suoi titoli più
celebri si annoverano
Training Day, Brooklyn’s Finest, The Equalizer e I magnifici 7. Un altro
dei suoi più apprezzati è King Arthur, rilettura
storica del celebre racconto dedicato a re Artù e ad altri noti
personaggi a lui associati. Il progetto nacque in seguito al
rinnovato entusiasmo per i film di carattere storico, e in
particolare dopo il successo de Il
gladiatore. Il film, uscito nel 2004, si presenta però
come una versione inusuale della storia, presentando una serie di
notevoli differenze rispetto al mito originale.
La sceneggiatura, scritta da
David Franzoni, non è infatti basata su fonti
preesistenti, ma è interamente frutto di una invenzione originale.
La maggior parte degli elementi tradizionali della leggenda
arturiana vengono eliminati, come ad esempio il Santo
Graal o il triangolo amoroso tra Artù,
Lancillotto e Ginevra, qui solo
accennato. Allo stesso modo, il film reinterpreta Artù come un
ufficiale romano piuttosto che come il tipico cavaliere medievale.
Il film sostituisce infine anche la celebre spada nella roccia con
un retroscena più oscuro e tragico di come Artù ha rivendicato la
sua lama, Excalibur.
Si tratta dunque di un film lungi
dall’essere storicamente accurato e fedele al mito, ma che grazie
alla solida regia di Fuqua ed alle interpretazioni dei
protagonisti, riesce comunque ad essere un buon intrattenimento,
raccontando di passioni universali e sempre attuali. In questo
articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative
ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Ioan Gruffudd e Keira Knightley in King Arthur
La trama di King Arthur
Ambientato nel V secolo d.C., in
Britannia, il film ha per protagonista il giovane
Artù, il quale vanta origini romane grazie a suo
padre. Egli è il comandante di un gruppo di sermanti, cavalieri
condannati in seguito ad una sconfitta a servire per 15 anni
l’Impero Romano. Ora che questo inizia però a ritirarsi dalle terre
inglesi, anche per via delle insurrezioni guidate da
Merlino, il gruppo di soldati si prepara a tornare
a casa, ritrovando lì la propria libertà. Prima che ciò possa
concretizzarsi, però, questi vengono raggiunti dal vescovo
Germanius, il quale ordina loro di completare
un’ultima missione: evacuare un’importante famiglia italiana dal
Vallo di Adriano, salvandola dall’avanzata degli invasori
Sassoni.
Artù guida dunque ancora una volta i
suoi ruoli verso la battaglia. Lancillotto, Galvano,
Galahad, Bors, Tristano e Dagonet non
sono certo uomini che si tirano indietro, ma iniziano ad accusare
la sottomissione per anni subita da parte del territorio romano.
Ben presto, i loro animi entreranno in crisi, e spetterà ad Artù
mantenere le redini del gruppo. Lungo il loro percorso, tuttavia,
si imbatteranno in ulteriori elementi che faranno vacillare la loro
fede verso l’Impero. L’incontro con la schiava
Ginevra, appartenente alla popolazione Woad, sarà
la miccia che segnerà l’esplosione di una feroce battaglia.
Il cast del film
Per il ruolo del protagonista, Artù,
erano stati inizialmente considerati gli attori
Hugh Jackman,
Mel Gibson e Russell Crowe. Questi rifiutarono però
l’offerta e Fuqua propose allora Daniel Craig, all’epoca poco noto. I
produttori preferirono però affidare la parte a Clive Owen,
convinti che questi sarebbe divenuto il nuovo James
Bond, ruolo poi invece andato, per ironia, proprio a Craig. Nei
panni di Ginevra, invece, vi è l’attrice Keira
Knightley. Questa, divenuta popolare grazie ai film di
Pirati dei Caraibi, si esercitò a lungo nell’uso
dell’arco. Durante la pratica, però, rischiò quasi di colpire e
uccidere un cavallo. Nonostante sia indicata come una dei
protagonisti, l’attrice non compare prima di 53 minuti dall’inizio
del film.
Nei panni di Lancillotto si ritrova
invece Ioan Gruffudd, anche noto per essere stato
Mr. Fantastic nei primi due film de I Fantastici 4. Si ritrovano poi noti attori come
Ray Winstone nei panni di Bors,
HughDarcy in quelli di Galahad e
Ray Stevenson come Dagonet. Il celebre Tristano ha
il volto di Mads Mikkelsen,
mentre Joel Edgerton è
Galvano. L’attore svedese Stellan
Sakrsgård è invece Cedric, spietato leader dei
Sassoni. Questi fu da sempre l’unico attore considerato per la
parte, ma rifiutò il ruolo tre volte prima di convincersi ad
accettarlo. Stephen Dillane compare invece nel
ruolo di Merlino, mentre l’italiano Ivano
Marescotti è il vescovo Germanius.
Il finale del film King Arthur
Il giorno della battaglia finale,
Artù, dalla collina dietro il Vallo di Adriano, vede sventolare la
bandiera bianca da Jols, un traditore romano dalla parte dei
Sassoni, e così scende per incontrare Cerdic, giurando di
ucciderlo. Presto viene raggiunto da Lancillotto e dai suoi
compagni cavalieri, che decidono di combattere. Nella culminante
battaglia di Badon Hill, i Woad e i cavalieri affrontano l’esercito
sassone. Ginevra combatte Cynric, ma viene sopraffatta. Lancillotto
la aiuta ed uccide Cynric, ma viene ferito a morte. Cerdic uccide
Tristano prima di affrontare Artù, che uccide il comandante
sassone, condannando gli invasori alla sconfitta.
Nel finale, Artù e Ginevra si
sposano e Merlino proclama Artù re d’Inghilterra. Uniti dalla
sconfitta dei Sassoni e dalla ritirata dei Romani, il nuovo re
promette di guidare i britannici contro futuri invasori. Il film si
chiude così su tre cavalli, che erano appartenuti a Tristano,
Dagonet e Lancillotto, che corrono liberi attraverso il paesaggio,
mentre il racconto di chiusura di Lancillotto descrive come i
cavalieri caduti vivano nei racconti tramandati di generazione in
generazione.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. King Arthur è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Google Play, Apple TV, Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7
marzo alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Molto spesso i
film di genere horror rielaborano eventi, leggende o teorie
esistenti nella realtà per i propri racconti. Di particolare
interesse di questo filone sono i lungometraggi incentrati su
vicende paranormali, tra cui si annovera il recente The
Apparition, film del 2012 scritto, diretto e
prodotto da Todd Lincoln, qui al
suo debutto cinematografico. Per l’occasione, egli si è cimentato
nel dar vita ad un film che si anima a partire dal celebre e
inquietante Philip Experiment, in cui si
cercò di determinare la possibilità di comunicare con fantasmi
immaginari attraverso alcuni elementi fittizzi su di essi.
Nonostante si ispiri a questo
esprimento, il film finito ha dovuto affrontare pesanti accuse di
plagio e di aver preso spunto da vari altri film horror, tra cui
The Ring (1998), Pulse (2001), The
Grudge (2002) e Paranormal Activity (2007), tutti
basati sull’orrorifica manifestazione di fantasmi. In particolare,
le numerose similitudini con Pulse, hanno spinto alcuni a
ritenere che The Apparition potrebbe essere un
remake non ufficiale e non dichiarato del celebre horror
giapponese. Al di là di queste vicende, il film comunque non
ottenne particolare fortuna al momento della sua uscita in
sala.
Anzi, la ricezione inziale nei suoi
confronti è stata piuttosto negativa. Nonostante i suoi difetti,
però, negli anni è diventato un film particolarmente ricercato
dagli amanti di questo filone, che ritrovano qui elementi horror di
particolare fascino. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a The
Apparition. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonisti del film The
Apparition sono un gruppo di amici,
Patrick, Lydia,
Ben e Greg, con interessi
particolarmente diversi rispetto a quelli dei loro coetanei. Sono
infatti affascinati dagli esperimenti relativi alla comunicazione
con i fantasmi o le creature dell’aldilà. Una sera, i quattro
decidono di ridare vita ad un esperimento durante il quale evocare
lo spirito di un defunto. Il gruppo segue attentamente le
indicazioni, ma il risultato non è quello che immaginavano. Ben
presto, infatti, una spaventosa serie di fenomeni paranormali
inizia a verificarsi e i quattro amici scoprono con orrore di aver
risvegliato un’oscura entità dormiente che inizia a perseguitarli
senza pietà.
La spiegazione del finale
Nel corso del film, Ben e Kelly
iniziano dunque a fare esperienza di strani fenomeni. Le cose si
complicano quando Ben riceve 36 e-mail “urgenti” da Patrick che lo
informano prima di un nuovo tentativo di esperimento Charles, poi
di un avvertimento che “il contenimento è fallito” e infine “sei in
pericolo”. Dopo aver assistito ad una nuova apparizione, la coppia
terrorizzata si reca quindi in un hotel, ma viene attaccata anche
lì. Mentre fuggono, ricevono una chiamata da Patrick e lo
incontrano. Patrick spiega quindi che l’esperimento iniziale ha
permesso a un’entità maligna di entrare nel loro mondo.
Patrick aggiunge però di aver
costruito una stanza circondata da una corrente negativa che
ritiene lo protegga da questa entità. Insieme, tornano a casa di
Kelly e Ben per tentare quindi un nuovo esperimento e contenere la
demoniaca presenza. Durante l’esperimento, la casa inizia a tremare
e ad andare in frantumi per via della potenza di quanto stanno
compiendo, fino a quando poi tutto si ferma bruscamente. Durante
una pausa, mentre Kelly e Ben sono fuori, Patrick viene a quel
punto trascinato nell’oscurità e scompare. Non riuscendo a
trovarlo, i due decidono di fuggire nella camera di sicurezza da
lui brevettata.
All’interno della casa, sentono la
registrazione del diario personale di Patrick, nel quale sono
riportate le informazioni sui membri dell’esperimento originale.
Dei sei originari, due sono morti, uno si è suicidato e gli altri
tre sono scomparsi. Ben, dopo essere entrato nella camera di
sicurezza, scompare subito senza lasciare traccia. Terrorizzata,
Kelly esce dalla camera e si ritrova davanti al cadavere contorto
di Ben. A quel punto, la registrazione di Patrick spiega che
l’entità diventa più forte con ogni persona che riesce a fare sua e
che logora le sue vittime finché queste non sono troppo deboli per
resistere.
Kelly comprende – e gli spettatori
con lei – che l’entità è dunque ora dotata di una forza spaventosa
e potenzialmente inarrestabile. Nel tentativo di sfuggirle, Kelly
vaga senza meta fino a quando non ed entra in un centro commerciale
Costco vuoto. Sapendo di non avere scampo, entra nell’ipermercato e
si dirige verso la sezione campeggio. Si introduce in una tenda e
aspetta di essere uccisa dall’entità, avendo ormai completamente
rinunciato a resistere. L’entità non tarda ad arrivare: alcune mani
appaiono da dietro a Kelly e l’afferrano portandola nell’oscurità
che chiude il film. Non è però noto se l’entità sparisca con la
morte dell’ultima persona legata all’esperimento o si sposti
altrove nella sua fame di vita umana.
Il trailer di The
Apparition e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Apparition è
infatti disponibile nel catalogo di Prime Video e Apple
iTunes. Per vederlo, basterà noleggiare il singolo film,
avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 7 marzo alle ore 21:15
sul canale Italia 2.
Potreste amare il film con Carey Mulligan, Una
donna promettente (qui
la nostra recensione). Potreste odiarlo. Potreste esserne
indifferenti. Ma una cosa sembra quasi certa: proverete forti
emozioni per il suo finale. La maggior parte del film, diretto da
Emerald Fennell, sembra un’abile rivisitazione dei
film di exploitation, in cui qualcuno che ha subito un torto si
vendica. Mulligan interpreta Cassie, la cui migliore amica, Nina, è
stata violentata quando le due frequentavano la facoltà di
medicina. Nonostante Nina abbia denunciato lo stupro e nonostante
ci fossero delle prove video, nessuno a scuola ha preso sul serio
le sue affermazioni e ha punito i colpevoli. Sia Nina che Cassie
hanno poi lasciato la scuola e si lascia intendere che Nina sia
morta suicida.
Ora, Cassie vendica abitualmente
Nina andando nei bar e fingendo di essere ubriaca. Inevitabilmente,
un uomo la porta a casa e inevitabilmente cerca di andare a letto
con lei senza il suo chiaro consenso. Prima che lui possa farlo,
però, lei rivela il suo stratagemma, parlandogli in modo
convincente e terrorizzandolo al pensiero di quello che ha appena
fatto. Il piano di Cassie prevede anche una vendetta più diretta
nei confronti delle persone che ritiene responsabili della morte di
Nina, tra cui un ex amico che le ha abbandonate, l’avvocato che ha
difeso lo stupratore in tribunale e il preside del college. Ma la
persona in cima alla lista di Cassie, come prevedibile, è lo
stupratore di Nina, Al, il quale sta per dare luogo al suo addio al
celibato.
Cassie ottiene dunque il luogo della
festa di Al da Ryan, il ragazzo con cui esce per gran parte del
film, finché non si rende conto che anche lui non ha fatto nulla
per aiutare Nina mentre veniva violentata di fronte a numerose
persone durante una festa. Così Cassie si traveste da
spogliarellista e si presenta all’addio al celibato di Al, dove
intende compiere il suo ultimo atto di vendetta: incidere il nome
di Nina sulla pelle di Al dopo averlo ammanettato al letto. Ma le
cose non vanno secondo i piani. Ed è qui che nel film accade un
punto di svolta sorprendente.
La spiegazione del finale di Una donna
promettente
Ecco cosa succede: Al si libera da
una delle manette e riesce a soffocare Cassie con un cuscino fino a
farla morire. Il film cambia a questo punto prospettiva per seguire
Al e il suo amico Joe mentre cercano di coprire il loro crimine.
Più tardi, al matrimonio di Al, l’atto finale del piano di Cassie
si compie quando la polizia si presenta per arrestare Al per il suo
omicidio. La donna aveva infatti inviato il luogo dell’addio al
celibato all’avvocato pentito che aveva difeso Al nel caso di
stupro, avvisandolo che aveva intenzione di essere presente, nel
caso in cui fosse scomparsa. Lui ha così contattato la polizia e
alla fine Al è finito in prigione.
Questi sviluppi racchiudono gli
ultimi 15 minuti del film, anche se si accetta il fatto che
Una donna promettente ha già fatto accadere molti
altri punti di svolta ancor prima di arrivare al finale. Ma la
morte di Cassie fa capire quale fosse l’obiettivo della
sceneggiatrice/regista Emerald Fennell:
costringendo lo spettatore a vedere quanto profondamente il punto
di vista di ragazzi come Al abbia soffocato la nostra cultura pop.
“L’addio al celibato va a rotoli quando muore la
spogliarellista e/o la lavoratrice del sesso” è ormai un
cliché, ma la maggior parte delle storie di questo tipo sono
raccontate dal punto di vista dei partecipanti all’addio al
celibato, non da quello della spogliarellista o della lavoratrice
del sesso.
Poiché Una donna
promettente è così profondamente incentrato su Cassie che
l’improvviso passaggio a una trama che sembra appartenere a un
altro film è incredibilmente stridente. Tuttavia, questa stridente
qualità ha uno scopo: aiuta gli spettatori a capire che la versione
più tipica di questo film trasformerebbe la spogliarellista in un
cadavere usa e getta – non le permetterebbe mai di essere la
protagonista. “Come appare questa storia dal punto di vista di
uno dei personaggi minori?” è una domanda utile che ogni
scrittore deve porsi riguardo a ciò che sta scrivendo. Ma ciò che
Fennell ha fatto in Una Donna Promettente è
stato concentrarsi su un intero tropo attraverso il punto di vista
della persona più spesso trattata come un sacrificio necessario per
portare avanti la trama.
In effetti, saremmo molto sorpresi
se Una donna promettente non fosse un’opera
inversa, solo un po’, da “che aspetto ha la storia della
spogliarellista che muore all’addio al celibato se è raccontata dal
punto di vista della spogliarellista?“. Ricordandoci
forzatamente di chi sarebbe la storia – ovvero di Al e Joe
– Una donna promettente spinge il pubblico a
riconsiderare tutti i cadaveri di donne senza nome che abbiamo
visto in altri film e show televisivi, quelli che danno il via a
una storia sugli uomini nelle loro vaghe vicinanze, a volte gli
uomini che hanno effettivamente ucciso quelle donne. Con questa
scelta ci sfida anche a spostare la nostra empatia da Cassie ad Al
o Joe.
Il pubblico ha la tendenza a dare un
po’ di tregua a un protagonista, e una volta che Cassie è morta,
a Una donna promettente manca del tutto un
protagonista. Al potrebbe intervenire per riempire questo vuoto.
Dopo tutto, nessuno di noi vorrebbe che una donna vendicativa
incidesse il nome della sua migliore amica sulla propria pelle.
Ecco perché il finale del film, in cui Cassie manda Al in prigione
dall’oltretomba, è così importante. Senza di esso, il film non si
concluderebbe solo con una nota negativa, ma comprometterebbe
attivamente tutto ciò che è accaduto prima e rischierebbe di
lasciare agli spettatori il ricordo primario di un altro uomo
terribile che la fa franca per una cosa terribile.
La domanda su quale sia il genere a
cui appartiene Una donna promettente è molto
importante per il suo finale
Prima di diventare un film su un
addio al celibato finito male, Una donna
promettente passa agilmente tra tre generi molto diversi:
la commedia romantica, il thriller
d’exploitation e lo “studio di un
personaggio“. Il genere a cui appartiene più
propriamente è l’ultimo, poiché l’azione del film è per lo più
dedicata a cercare di capire cosa fa scattare Cassie. Ma per
capirlo è necessario seguirla mentre terrorizza i ragazzi che la
riaccompagnano a casa dal bar o affronta le persone che ritiene
responsabili della morte di Nina (la trama del thriller
d’exploitation del film). E poi bisogna anche vedere chi è Cassie
nel contesto della sua relazione con Ryan (il suo lato da commedia
sentimentale).
Ma nei momenti conclusivi di
Una donna promettente, quando il piano di
Cassie fa cadere Al al suo stesso matrimonio, il film punta tutto
sul thriller d’exploitation. La commedia sentimentale è finita, con
Ryan che si è rivelato un infame. E poiché Cassie è morta, anche lo
studio del personaggio è finito, perché non possiamo più
approfondire la sua conoscenza. In effetti, se il film fosse stato
un puro studio dei personaggi, Al e Joe l’avrebbero probabilmente
fatta franca. Ma poiché Una donna promettente ha
ancora una carta da thriller d’exploitation nella manica, mette in
atto un ultimo trucco.
I thriller di sfruttamento spesso
coinvolgono persone tradizionalmente svantaggiate che affrontano
chi detiene il potere. Cassie, per esempio, è una donna che lotta
contro la cultura dello stupro e il patriarcato, quindi le persone
che affronta sono degli ubriachi che si credono bravi ragazzi. I
thriller di sfruttamento finiscono quasi sempre con una sorta di
vittoria dell’eroe, per quanto donchisciottesca. Anche se l’eroe
muore, sarà fatta giustizia. (Un altro esempio famoso, tratto da un
altro film che utilizza le caratteristiche del thriller
d’exploitation per i propri scopi: Kill Bill, che termina con la sua eroina che si gode
la pace dopo aver ucciso tutti coloro che l’hanno usata, abusata e
oppressa).
Il finale di un thriller
d’exploitation è proprio il finale di Una donna
promettente. Molti spettatori potrebbero essere
contrariati dal fatto che molte cose devono andare per il verso
giusto perché il piano di Cassie funzioni: deve sperare che
l’avvocato faccia la cosa giusta, deve sperare che la polizia
prenda sul serio un messaggio dall’oltretomba, deve persino
programmare una serie di messaggi da inviare a Ryan (che sta
partecipando al matrimonio di Al) proprio nel momento giusto per
ottenere il massimo impatto drammatico. Nel contesto di un
thriller d’exploitation, tutto questo è assolutamente
ragionevole.
La sequenza finale a cascata
di Una donna promettente non è più
incredibile di quella di Cassie che va a casa con dozzine di
uomini, li umilia e li spaventa, e poi non incontra alcun problema
oltre a quello del loro arrabbiarsi con lei. All’interno di questo
genere, le regole della realtà sono legittimamente un po’ più
flessibili. Infine, la sua morte permette di mostrare quanto le
donne siano usa e getta in un mondo gestito da uomini, un punto che
il fiilm ha già sottolineato e sovvertito molte volte prima della
morte della protagonista. La Fennell ha dunque distorto diversi
eventi del suo film per arrivare alla scena finale, un approccio
che sembra un imbroglio in uno studio sui personaggi, ma che
risulta trionfante in un thriller d’exploitation.
I fan attendono con impazienza il
prossimo film di Cillian Murphy, che lo riporterà al suo ruolo più
iconico di Thomas Shelby dopo aver vinto un Oscar per
Il discorso del re. Per ordine di Netflix, i fan stanno ricevendo il tanto atteso film
Peaky BlindersThe
Immortal Man, che riunisce l’attore
preferito dai fan con il collaboratore di lunga data Steven
Knight e una sfilza di volti nuovi nel cast. Il film è al
centro dell’attenzione e sembra che Netflix stia sfruttando al
massimo l’hype dando a un lungometraggio un’uscita nelle sale.
Knight, che sta attualmente
promuovendo il suo nuovo spettacolo A Thousand Blows,
ha parlato con The Playlist e ha rivelato che l’uscita nelle sale è
in programma per il prossimo film. Il regista ha riflettuto sulla
popolarità del programma nei suoi primi giorni e su come ora voglia
offrire ai fan un’esperienza di comunità nei cinema. “Non è mai
stato promosso in modo massiccio, ma la gente lo ha semplicemente
scoperto e se ne è parlata”.
Ha inoltre aggiunto che spera di
offrire la giusta esperienza cinematografica ai fan: “E visto
quanto sono appassionati, voglio davvero che guardino tutto questo
insieme in un unico edificio perché la comunicazione è stata tutta
virtuale, il che va bene. Ma voglio che questo sia nei cinema,
in modo che le persone possano sedersi lì insieme e guardare ciò
che accade”. Quando gli è stato chiesto se il film uscirà nelle
sale, ha rivelato:
“Sì. Beh, l’ho appena
annunciato. Quindi sì.”
Chi recita in “Peaky
Blinders”?
Il film ha aggiunto una serie di
volti nuovi, tra cui Rebecca Ferguson, Barry
Keoghan, Tim
Roth e altri ancora. I fan hanno visto le prime
immagini del set che li hanno entusiasti: “Abbiamo, credo, i
migliori talenti della recitazione britannica tutti insieme”, ha
detto Knight parlando di quella schiera di attori. Il cast di
The Immortal Man è completato anche da Paul Anderson,
Sophie Rundle, Ned Dennehy, Packy Lee, Ian
Peckand e Stephen Graham. Il creatore ha anche rivelato
di aver visto le prime montature e che le performance lo hanno
impressionato: “È incredibilmente bello”.
Mentre la fine della sesta stagione
della serie Peaky Blinders nell’aprile 2022 sembrava
definitiva, il film in uscita è destinato a costituire un epilogo
della serie. Vedremo la storia familiare spostarsi nella seconda
guerra mondiale e delineare come una guerra globale può
influenzare la scena del crimine clandestino.
Poche persone a Hollywood sono più
impegnate quest’anno di David Koepp, che ha scritto la
sceneggiatura di A proposito di Nightmare, che ha
già terminato la sua corsa nelle sale, e ha altri due progetti in
cantiere. Più avanti nel corso dell’anno, Koepp farà il suo
trionfale ritorno al franchise di Jurassic Park con Jurassic
World: Rebirth, dopo aver scritto il primo film di
Jurassic Park diretto da Steven Spielberg, ma ha un altro film in
uscita nelle sale la prossima settimana prima di tornare alla
preistoria. Koepp si riunisce con il regista di A.I. –
Intelligenza Artificiale, Steven Soderbergh, per
Black
Bag, il thriller di spionaggio in uscita nelle sale il
14 marzo con Michael Fassbender e Cate Blanchett al fianco di
Pierce Brosnan e Tom Burke. Black Bag è ancora
a una settimana dalla sua prima mondiale, ma il film ha già
ottenuto un ottimo 93% di punteggio dalla critica su
Rotten
Tomatoes, con 27 recensioni.
Il punteggio del 93% ottenuto da
Black Bag dalla critica su Rotten Tomatoes è attualmente il
quarto più alto nella carriera di Soderbergh, il più alto è
Sex, Lies, and Videotape (96%), il film drammatico
vietato ai minori del 1989 con James Spader. Gli unici altri
film con un punteggio superiore a Black Bag sono Out
of Sight e Behind the Candelabra, il primo è
un film poliziesco con George Clooney e il secondo un film
biografico musicale con Matt Damon. Steven Soderbergh è un
regista vincitore di un Oscar per il suo lavoro in
Traffic ed è anche una delle poche persone ad essere
stata nominata due volte per lo stesso premio Oscar nello stesso
anno. Mentre Soderbergh ha portato a casa il trofeo per
Traffic nel 2001, è stato anche nominato per il suo lavoro
come regista in Erin Brockovich, il dramma legale con
Julia Roberts attualmente in streaming su Netflix.
La recente serie thriller di
spionaggio di Michael Fassbender è già stata rinnovata
Fassbender è un veterano di
X-Men e Alien, famoso per i ruoli di Erik Lensherr e
David nelle serie di fantascienza, ma ultimamente si è avventurato
nel mondo dello spionaggio internazionale, riscuotendo un grande
successo. Fassbender ha recentemente recitato al fianco di
Jeffrey Wright e Richard Gere in The Agency, la serie Showtime in streaming su
Paramount+ che è stata rinnovata
per la seconda stagione prima della conclusione della
prima. The Agency ha ottenuto il 68% di voti positivi dalla
critica e il 76% dal pubblico su Rotten Tomatoes, ma lo show ha avuto un forte seguito e
tornerà con una seconda stagione nei prossimi anni.