Home Blog Pagina 40

Corto che Passione, da domani una serata al mese, dedicata ai cortometraggi in oltre 100 cinema italiani

La Federazione Italiana Cinema d’Essai, l’Associazione Nazionale Esercenti Cinema, Rai Cinema ed Alice nella Città, in collaborazione con l’Italian Short Film Association, con il sostegno della Direzione generale Cinema e audiovisivo del MIC e di Deluxe Digital,  lanciano Corto che Passione!

Sono più di 100 i cinema di tutta Italia che programmeranno, ogni secondo martedì del mese, per un anno, una selezione continuamente rinnovata di cortometraggi, con la possibilità di vedere su grande schermo, nella stessa serata, circa 70 minuti di proposte stimolanti e diversificate.

L’iniziativa coinvolge i principali player del settore cinematografico e godrà della collaborazione dell’Associazione U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e del Collettivo under 35 (100autori, WGI, Anac)  che aiuteranno a valorizzare l’iniziativa, partecipando anche con la loro presenza in sala, al fine di sostenere i giovani talenti e far conoscere il “formato breve” al grande pubblico delle sale cinematografiche.

La selezione dei cortometraggi di martedì 11 marzo mette in evidenza i titoli degli anni recenti che hanno brillato sia per la conquista di premi di prestigio (2 vincitori del David di Donatello, i Nastri d’Argento) che per la partecipazione ai festival cinematografici tra i più importanti.

A guidare la selezione anche la diversità dei generi: la commedia, il dramma, l’animazione, senza trascurare i film brevi con attori di grande rilievo.

Questa la prima cinquina di cortometraggi, al cinema l’11 Marzo:

  1. BELLISSIMA di Alessandro Capitani (Vincitore del David di Donatello) con Giusy Lodi, Antonio Orefice, Gennaro Cuomo

Sinossi: Durante una festa in discoteca Veronica subisce lo scherno di un ragazzo che la prende in giro per il suo aspetto fisico. Disperata, si nasconde nei bagni della discoteca convinta che fra le mura chiuse di quel posto nessuno possa vederla e giudicarla. Il destino però ha in serbo una piacevole sorpresa per lei…

  1. INVERNO di Giulio Mastromauro(Vincitore del David di Donatello) con Christian Petaroscia, Giulio Beranek, Babak Karimi, Elisabetta De Vito

Sinossi: Timo, il più piccolo di una comunità greca di giostrai, si trova ad affrontare insieme ai suoi cari l’inverno più duro.

  1. SI SOSPETTA IL MOVENTE PASSIONALE CON L’AGGRAVANTE DEI FUTILI MOTIVI di Cosimo Alemà(Evento speciale -Settimana della Critica di Venezia) con Irene Ferri, Pilar Fogliati, Anna Ferraioli Ravel, Antonia Fotaras, Marco Giuliani, Marco Giallini

Sinossi: Giulia si prepara a trascorrere un week-end con Lucio. Tuttavia, ad aspettarla nella villa in cui si sono dati appuntamento non trova lui, ma tre sconosciute. Sono le altre amanti di Lucio che, come lei, hanno ricevuto lo stesso messaggio due giorni prima.  

  1. THE DELAY di Mattia Napoli con Vincenzo Nemolato, Federica Sandrini, Riccardo Leto (Vincitore di Cortinametraggio)

Sinossi: Arturo è un bravo interprete, una persona solitaria, metodica e regolare. Da qualche tempo sta avendo problemi a svolgere il suo lavoro: è andato fuori sincrono. I suoni arrivano in ritardo rispetto a ciò che vede. La sua malattia è degenerativa: il ritardo cresce giorno dopo giorno.

  1. CARAMELLE di Matteo Panebarco, film d’animazione (Vincitore del Pulcinella Award e dell’European independent film festival di Parigi)

Sinossi: Un legame affettivo fortissimo che unisce tre generazioni: padre/nonno, figlia/madre, nipote/figlio. Una relazione talmente forte da superare i confini tra la vita e la morte, il mondo terreno e l’aldilà, in un’atmosfera di affascinante realismo magico.

Giuliana Fantoni, Presidente FICE: “Siamo molto soddisfatti del lavoro creativo e sinergico di tutte le realtà coinvolte nel progetto: l’adesione convinta delle sale cinematografiche di tutta Italia, l’impulso determinante di ANEC, Rai Cinema e Alice nella Città; la collaborazione di realtà consolidate come Italian Short Film Association nel dare spazio a talenti giovani ed emergenti del nostro cinema, oltre alle realtà autoriali che supporteranno le proiezioni nelle sale”.

Nicola Claudio, Presidente Rai Cinema: “Dopo aver tracciato un percorso di valorizzazione dei corti, con questa iniziativa rafforziamo ulteriormente il legame tra il pubblico e il cinema breve, portandolo nella sua sede naturale: il grande schermo. Rai Cinema è orgogliosa di essere parte di questo progetto, capace di dar voce a nuovi autori e idee innovative, che si inserisce perfettamente nella mission di servizio pubblico della Rai”.

La Città Proibita: il nuovo trailer del film dal 13 marzo in sala

0

Ecco il nuovo trailer di La Città Proibita, il nuovo film di Gabriele Mainetti, dal regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out” torna sul grande schermo con un’ altra storia imperdibile. Nel cast del film protagonisti Liu Yaxi, Enrico Borello, Sabrina Ferilli, Marco GialliniLuca Zingaretti.

Cosa succede in La Città Proibita

In La Città Proibita Mei, una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore.

Leggi la recensione di La Città Proibita

Soggetto e sceneggiatura di STEFANO BISES, GABRIELE MAINETTI, DAVIDE SERINO. Prodotto da SONIA ROVAI prodotto da MARIO GIANANI e LORENZO GANGAROSSA. Una produzione WILDSIDE, UNA SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE, PIPERFILM E GOON FILMS.

LOL: Chi ride è fuori, il trailer della quinta stagione!

0
LOL: Chi ride è fuori, il trailer della quinta stagione!

Prime Video ha svelato oggi il trailer e il poster ufficiali della quinta stagione di LOL: Chi ride è fuori, il comedy show Original dei record prodotto in Italia. La nuova stagione del comedy show in 6 episodi è prodotta da Endemol Shine Italy per Amazon MGM Studios e sarà disponibile su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo dal 27 marzo 2025 con i primi 5 episodi, e dal 3 aprile con l’ultimo. Federico Basso, Enrico Brignano, Flora Canto, Tommaso Cassissa, Raul Cremona, Geppi Cucciari, Valeria Graci, Andrea Pisani, Marta Zoboli e Alessandro Ciacci, vincitore della seconda stagione dello show Original LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro, si sfideranno a rimanere seri per sei ore consecutive provando, contemporaneamente, a far ridere i loro avversari, per aggiudicarsi un premio finale di 100.000 euro a favore di un ente benefico scelto da chi vincerà. Ad osservare l’esilarante gara comica dalla control room nelle vesti di arbitri e conduttori, due nuovi co-host d’eccezione: Alessandro Siani e Angelo Pintus.

Dopo lo straordinario successo delle prime quattro stagioni, LOL: Chi ride è fuori torna per una nuova sorprendente stagione con l’esilarante sfida a colpi di battute fra i dieci professionisti della risata impegnati nel tentativo di strappare un sorriso agli altri partecipanti senza mai cedere alla comicità degli avversari, in una battaglia di sketch senza esclusione di colpi che mostra diversi stili comici: dalla stand-up, all’improvvisazione, fino alla commedia fisica e a tanto altro. Alla prima risata di uno dei partecipanti, dalla control room scatterà un cartellino giallo di ammonizione, seguito alla successiva dal temuto cartellino rosso di espulsione dal gioco. L’ultimo sfidante che riuscirà a resistere rimanendo serio per tutte le sei ore di gioco sarà il vincitore, e potrà donare 100.000 euro a un ente benefico di sua scelta.

LOL: Chi ride è fuori 5
Il cast di LOL: Chi ride è fuori 5 – Cortesia Prime Video

LOL: Chi ride è fuori è un adattamento del popolare show giapponese Original, HITOSHI MATSUMOTO Presents Documental, prodotto e interpretato da Hitoshi Matsumoto. Un format replicato con grande successo su Prime Video in quindici Paesi nel mondo, inclusi Messico, Australia, Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Nigeria, India, Canada, Argentina, Colombia e Brasile, oltre alla versione giapponese e a quella italiana. Le prime quattro stagioni di LOL: Chi ride è fuori sono disponibili in esclusiva su Prime Video.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, il concept art svela la New York ispirata a Tomorrowland

0

È stato annunciato che gli ospiti di Disneyland potranno incontrare la Prima Famiglia Marvel protagonista di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, questa estate a Tomorrowland. Mister Fantastic, La Donna Invisibile, La Torcia Umana e La Cosa dovrebbero tutti incontrare il pubblico, ma non saranno soli (mi dispiace, fan di Galactus, non è lui).

Un robot H.E.R.B.I.E. è in lavorazione agli Imagineers, anche se non è chiaro se sarà pronto entro la fine dell’estate. Per quanto riguarda il modo in cui La Cosa verrà portata in vita, immaginiamo che sarà simile a Hulk che indossa la tuta quantica e che occasionalmente ha vagato per i parchi Disney. Tornando a H.E.R.B.I.E., è descritto come “un computer analogico completamente funzionante [che] assiste i Fantastici Quattro nella loro missione per proteggere la Terra”.

Ad accompagnare le notizie di oggi c’è un concept art ufficiale per I Fantastici Quattro: Gli Inizi. Che mostra la realtà alternativa del film, New York e il suo Baxter Building, entrambi ispirati a ciò che Walt Disney ha sognato con Tomorrowland. Ci aspettiamo di visitare questa Terra solo nel prossimo reboot, poiché, dopo Avengers: Secret Wars, ci si aspetta che il team faccia della Sacra Linea Temporale la sua nuova casa.

GUARDA I CONCEPT QUI

Tutto quello che c’è da sapere su I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film I Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro: Gli Inizi, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter HauserJohn MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre comparire nel film.

Nastri d’Argento Documentari 2025: ecco tutti i vincitori

0
Nastri d’Argento Documentari 2025: ecco tutti i vincitori

Annunciati tutti i vincitori dei Nastri d’Argento Documentari 2025. La tragedia di Cutro, con il naufragio dei migranti, quel 6 febbraio 2023 sulla spiaggia dove fu girato il Vangelo pasoliniano, in Cutro, Calabria, Italia di Mimmo Calopresti, Il cassetto segreto di Costanza Quatriglio viaggio nella memoria che intreccia il rapporto intimo di una figlia alla scoperta del padre e l’esperienza straordinaria di un giornalista e inviato speciale, come pochi del suo tempo, aperto al racconto di mondi lontani, e ancora la straordinaria, gloriosa avventura dello Sci nazionale negli anni ‘70 ne La  valanga azzurra  di Giovanni Veronesi, candidato nella ‘cinquina’ speciale dedicata allo Sport, sono i tre titoli vincitori dei Nastri d’Argento 2025. Miglior docufilm Controluce di Tony Saccucci, la storia di Adolfo Porry-Pastorel, l’intraprendente  “fotografo di Mussolini”, giornalista, giovanissimo pioniere dei fotoreporter italiani.

I premi speciali

Tra i Premi speciali assegnati quest’anno con i Nastri  d’Argento l’omaggio alla senatrice Liliana Segre con un riconoscimento di affettuosa stima dai Giornalisti Cinematografici Italiani per il racconto della sua vita consegnato al film di Ruggero Gabbai  Liliana, un ritratto in cui  per la prima volta Liliana Segre ripercorre gli anni delle leggi razziali e del campo di concentramento alternando alle emozioni private e al racconto della sua dolorosa esperienza il ritorno nei luoghi importanti nel suo vissuto, ieri e oggi, soprattutto tra due città che hanno avuto per lei un significato speciale come Milano dove oggi vive e Pesaro. Dalla senatrice ai Nastri d’Argento un grazie per il premio in un messaggio che sottolinea il valore di Liliana come “l’espressione di pace di una donna di pace”. Liliana Segre ricorda di averlo girato “alla vigilia di fatti terribili come quelli del 7 e 8 ottobre che hanno cambiato la vita di molti” dice “e la mia in particolare”. E aggiunge: “nei miei confronti sono  aumentati i messaggi di odio anche se per fortuna moltissime persone mi onorano ogni giorno di messaggi d’amore e questa vorrei fosse la cifra per ricordare questo documentario”.

Duse, the Greatest di Sonia Bergamasco il Premio per la migliore opera prima dell’anno, un riconoscimento per la sua grande passione, quasi la sua ‘magnifica ossessione’ da quando al Piccolo di Milano si è avvicinata al mondo del teatro, che ha guidato tra curiosità e venerazione il suo viaggio discreto nel mondo di un’attrice di cui ricostruisce le emozioni anche più segrete usando come filo conduttore le  sue stesse lettere che interpreta fuori campo, con pudore e discrezione, preferendo dare più spazio alle poche tracce visive  della Duse, tra foto, ritagli, le riprese del funerale, gli spezzoni di Cenere, l’unico film da lei interpretato.

Per lo sport sul podio anche Eroici! 100 anni di passione e di racconti di sport diretto da Giuseppe Marco Albano, scritto da Shadi Cioffi. Un film che ripercorre un secolo di sport attraverso il centenario del Corriere dello Sport nato il 20 ottobre 1924 per iniziativa di un gruppo di giovani appassionati guidati dall’ex calciatore Alberto Masprone e dal giovane Enzo Ferrari: una testata destinata a diventare un pilastro per lo sport italiano e storico punto di riferimento per generazioni di lettori e tifosi che ha celebrato il suo centenario proprio il 20 ottobre scorso e in questo documentario festeggia i più amati campioni di molte stagioni di successo.

Alla star degli anni ‘70 Luc Merenda va il Premio ‘Protagonista dell’anno’ per il viaggio nella sua biografia artistica e nella sua vita che, proprio in Italia, fu di grande successo nei cult di genere che riaffiorano in  Pretendo l’inferno di Eugenio Ercolani. è il film della sua vita, ma non solo, nato da un soggetto di Steve Della Casa e dello stesso Luc, ormai italiano (e romano) di adozione. Un percorso attraverso il suo quotidiano in quegli anni tra cinema, violenza, impegno politico e un racconto di sé, delle sue scelte, della sua vita vissuta al massimo, senza ipocrisia e senza omissioni, che diventano lo spunto per un  viaggio che diverte e coinvolge e ci riporta ai film di genere che sono stati un successo di quei Settanta.

La Menzione speciale dei Nastri d’Argento Documentari 2025 è andata infine al documentario di Luca Verdone Il critico viaggiatore dedicato al padre Mario, eclettico intellettuale, poeta, selezionatore della Mostra di Venezia, critico, insegnante al Centro Sperimentale, grande esperto del cinema di avanguardia, del futurismo e anche del circo. è un omaggio affettuoso a un protagonista del Novecento che è stato anche particolarmente vicino ai Giornalisti Cinematografici Italiani.

I Nastri per i Documentari 2025

IL DOCUMENTARIO DELL’ANNO

  • CIAO MARCELLO – MASTROIANNI L’ANTIDIVO di Fabrizio CORALLO

CINEMA DEL REALE

  • CUTRO, CALABRIA, ITALIA di Mimmo CALOPRESTI

CINEMA, CULTURA, SPETTACOLO

  • IL CASSETTO SEGRETO di Costanza QUATRIGLIO

IL RACCONTO DELLO SPORT

  • ‘Cinquina’ speciale – LA VALANGA AZZURRA di Giovanni VERONESI

MIGLIOR DOCUFILM

  • CONTROLUCE di Tony SACCUCCI

I  PREMI SPECIALI

  • Omaggio alla sen. Liliana SEGRE – LILIANA  di Ruggero GABBAI
  • Miglior opera prima – DUSE, THE GREATEST di Sonia BERGAMASCO – EROICI! 100 ANNI DI PASSIONE E RACCONTI DI SPORT di Giuseppe Marco ALBANO
  • Il ‘Protagonista dell’anno’ – Luc MERENDA – PRETENDO L’INFERNO di Eugenio ERCOLANI
  • Menzione speciale – IL CRITICO VIAGGIATORE  di Luca VERDONE

Mickey 17 spodesta Captain America: Brave New World daòl primo posto del box office USA

0

Nonostante le prestazioni inferiori alle speranze, Captain America: Brave New World è rimasto comodamente al primo posto al botteghino nordamericano dall’uscita il 14 febbraio, fino a questo fine settimana quando Mickey 17 di Bong Joon Ho lo ha spodestato.

La commedia fantascientifica con Robert Pattinson ha guadagnato un totale di 7,7 milioni di dollari dalle proiezioni in anteprima del giovedì/venerdì per un weekend di apertura previsto di 18-20 milioni di dollari. È un inizio lento, soprattutto con un budget di produzione di 118 milioni di dollari. Sulla base di questi numeri, è improbabile che la redditività sia elevata per il primo di diversi costosi titoli originali che la Warner Bros. prevede di distribuire quest’anno.

Mickey 17 ha il 79% su Rotten Tomatoes ma è stato valutato più in basso dagli spettatori con il 73%. Ha anche ricevuto un “B” CinemaScore, il che suggerisce che qualcosa non è andato a buon fine (ci sono state anche lamentele sui social media su un personaggio, interpretato da Mark Ruffalo, che sembra essere un pastiche di Donald Trump).

Leggi la recensione di Mickey 17 di Bong Joon-ho

Per quanto riguarda Captain America: Brave New World, ha guadagnato $ 2,1 milioni venerdì e ora si attesta a $ 170,1 milioni. Le proiezioni sono da definire, ma è probabile che guadagni cifre alte (stiamo sentendo qualcosa come $ 8,5 milioni).

Entro lunedì, supererà Captain America: il Primo Vendicatore del 2011, che ha incassato $ 176,7 milioni negli Stati Uniti. Tuttavia, non è il miglior paragone da fare. Sì, sono entrambe storie sulle origini del personaggio di Captain America, ma sono anche state distribuite in tempi molto diversi per l’MCU.

Quando tutto sarà detto e fatto, Captain America: Brave New World probabilmente concluderà la sua corsa nazionale a circa $ 200 milioni. Attualmente si attesta a $ 194,2 milioni all’estero per un totale mondiale di $ 370,8 milioni; a livello mondiale, finirà da qualche parte nella bassa fascia dei 400.

Oltreoceano, il film non ha avuto un grande impatto in Cina ed è stato facilmente battuto nel Regno Unito da Bridget Jones: Un amore di ragazzo. È probabile che i Marvel Studios subiscano una perdita su Brave New World, ma dovrebbero riprendersi con Thunderbolts* e I Fantastici Quattro: Gli Inizi, due prossime uscite che stanno generando un sacco di clamore positivo.

The Mandalorian & Grogu: nuovi dettagli dalle attrazioni Disney Parks

0

Ieri, al SXSW, è stato confermato che i droidi BDX di Walt Disney Imagineering non si limiteranno a vagare per Galaxy’s Edge a Disneyland e Disney World, ma faranno il loro debutto (conferma via SFFGazette.com) sul grande schermo in The Mandalorian & Grogu l’anno prossimo!

Non è chiaro quale ruolo avranno nella storia, ma quattro nuove immagini ufficiali li mostrano sul set. Questa non sarà la prima volta che vediamo un droide BDX in The Mandalorian: BD-72 ha aiutato Peli Motto e Din Djarin nella costruzione del caccia stellare N-1 di quest’ultimo.

Naturalmente, molti di voi conosceranno meglio BD-1, il fedele droide di Cal Kestis che lo accompagna in battaglia nei franchise di videogiochi di Star Wars Jedi. In notizie correlate su Mando, Disney Parks ha anche confermato che l’attrazione di Galaxy’s Edge “Millennium Falcon: Smuggler’s Run” verrà revisionata a tema The Mandalorian & Grogu.

Il concept art offre un primo sguardo al Millennium Falcon che vola in varie località, tra cui Bespin da L’Impero colpisce ancora, una fortezza strisciante di Jawa e persino i resti di una Morte Nera, insieme a Din e Grogu nel Razor Crest. La nuova attrazione debutterà lo stesso giorno in cui The Mandalorian & Grogu uscirà nei cinema il 22 maggio 2026.

Secondo il regista Jon Favreau, questo non si limita a “raccontare di nuovo ciò che accade nel film, è più come partecipare a qualcosa che sta accadendo fuori campo rispetto a ciò che vedi nel film”. Se ciò significhi che vedremo Han Solo nel film resta da vedere, anche se sembra che succederà qualcosa che metterà Din e Grogu in contatto con alcuni volti noti del più ampio franchise di Star Wars.

“Come nell’MCU, la Disney scoprirà come unire tutti questi personaggi in un film o una serie TV davvero grandiosi”, ha recentemente condiviso l’attore di Moff Gideon, Giancarlo Esposito. “Questa è la mia idea di dove andrà a parare.” “Dave Filoni e Jon Favreau hanno una nuova visione, quella di proseguire con un film ‘Mandalorian'”, ha continuato. “La mia idea è che tutto convergerà prima o poi e avremo un’altra serie di [una] trilogia, o più, di film.”

Con Pedro Pascal, Sigourney Weaver, Jeremy Allen White e Jonny Coyne, The Mandalorian & Grogu è diretto da Favreau e prodotto da lui, Kennedy, Dave Filoni e Ian Bryce.

The Mandalorian & Grogu, tutto quello che sappiamo sul film

Jon Favreau sta producendo e dirigendo il film insieme alla presidente della Lucasfilm Kathleen KennedyDave Filoni, CCO della Lucasfilm ed ex direttore supervisore dell’amata serie animata Star Wars: The Clone Wars. “Ho amato raccontare storie ambientate nel ricco mondo creato da George Lucas”, ha detto in precedenza Favreau. “La prospettiva di portare il mandaloriano e il suo apprendista Grogu sul grande schermo è estremamente emozionante”.

La serie di tre stagioni The Mandalorian è stata generalmente ben accolta da fan e critici. Una quarta stagione è già in fase di sviluppo presso Lucasfilm, con l’obiettivo di riallacciarsi agli eventi di Ahsoka e di altri show Disney+ di Star Wars.

Si sa molto poco del film, incluso il suo posizionamento nella cronologia di The Mandalorian e chi altro dovrebbe recitare oltre a Pedro Pascal. Sappiamo che star di Alien Sigourney Weaver sarà nel film, anche se i dettagli sul suo personaggio sono ancora segreti, mentre Jeremy Allen White di The Bear è stato recentemente scritturato per interpretare il “buffo” Rotta the Hutt.

I dettagli sulla trama di The Mandalorian & Grogu sono stati difficili da ottenere, quindi il casting di Jeremy Allen White come figlio di Jabba fornisce il primo vero assaggio di ciò che potrebbe essere in serbo per il cacciatore di taglie titolare e il suo adorabile figlio adottivo.

La serie Disney+ The Mandalorian è ambientata negli anni successivi agli eventi di Star Wars: Il ritorno dello Jedi del 1983, in cui la Principessa Leia (Carrie Fisher) strangola a morte Jabba. La recente serie spin-off The Book of Boba Fett ha rivelato che l’assenza di Jabba ha lasciato un vuoto di potere tra i boss del crimine organizzato su Tatooine; due cugini di Jabba si giocano il suo territorio, ma vengono sconfitti da Boba Fett (Temuera Morrison), che prende il sopravvento. Sembra probabile che, con il figlio di Jabba in qualche modo coinvolto nel nuovo film, anche Boba Fett e il suo vice Fennec Shand (Ming-Na Wen) saranno coinvolti.

The Mandalorian & Grogu uscirà nelle sale il 22 maggio 2026.

X-Men: Kelsey Grammer dovrebbe tornare come Bestia, nonostante le voci del recasting

0

Mentre un reboot degli X-Men è (finalmente) in fase di sviluppo, i Marvel Studios hanno già riportato al cinema e in tv diversi attori del franchise ormai defunto della 20th Century Fox nei rispettivi ruoli nell’MCU. Di recente, Hugh Jackman è tornato per Deadpool & Wolverine, e abbiamo anche visto Sir Patrick Stewart nei panni del Professor Charles Xavier in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, e Kelsey Grammer nei panni di Bestia nella scena post-credits di The Marvels.

In quel film non troppo fortunato dal punto di vista del box office, Monica Rambeau (Teyonah Parris) si sveglia in un laboratorio medico dopo essere rimasta intrappolata in una realtà alternativa dopo la sua battaglia con Dar-Benn per trovare la sua defunta madre, Maria (Lashana Lynch), al suo fianco. Rambeau è sopraffatta dalla gioia, ma Maria, che in realtà è la Binary di questo mondo, non ha idea di chi sia.

Mentre la confusione di Monica aumenta, una voce familiare chiede “come sta il nostro paziente” e un Hank McCoy, alias Bestia, completamente CGI e fedele all’originale, entra nella stanza.

Secondo una voce di corridoio, lo studio sta pianificando di scegliere un nuovo attore per interpretare Bestia nel reboot (si dice che Jesse Plemons sia in lizza per interpretare il personaggio), ma questo non significa che abbiamo visto Kelsey Grammer per l’ultima volta nel ruolo.

Kelsey Grammer tornerà nel suo ruolo da X-Men?

Secondo Daniel Richtman, la star di Fraiser tornerà come Dottor McCoy per uno dei prossimi film di Avengers (non sappiamo se sarà Doomsday o Secret Wars). “Non c’è niente di cui possa parlare”, ha detto l’attore a ComicBook.com alla fine dell’anno scorso “Quello che so è che c’è stata una specie di enorme esplosione quando mi sono presentato alla fine di The Marvels, credo. La risposta è stata davvero quasi… non è stata inaspettata. Ci sarebbe stata una certa risposta, ma è stata piuttosto travolgente, quindi ci sono alcune conversazioni”.

Sebbene i piani siano sempre soggetti a cambiamenti nel MCU, è altamente improbabile che la Marvel avrebbe reintrodotto la Bestia per una sola scena se non avessero avuto intenzione di riportarlo indietro a un certo punto. Si dava generalmente per scontato che sarebbe rimasto come Hank McCoy del MCU, ma questo ovviamente non sarà il caso di un nuovo attore, che sia Plemons o qualcun altro, che è stato cercato.

Plemons è solo l’ultimo attore ad essere menzionato in relazione a uno dei principali ruoli mutanti nel film. Harris Dickinson (Babygirl, The Iron Claw, Triangle of Sadness) e Jack Champion (Avatar, Scream 6) sarebbero stati presi di mira per interpretare Ciclope, con Sadie Sink di Stranger Things, una probabile scelta per Jean Grey. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e DeWanda Wise sono nel mirino dello studio per interpretare Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit saranno nel team.

Più di recente, si vocifera che Hunter Schafer (Cuckoo, Euphoria) sia in lizza per Mystique, si dice che Julia Butters (The Gray Man, The Fablemans) sia in trattative per interpretare Pryde e Margaret Qualley potrebbe essere nel mirino dello studio per Rogue.

Spider-Man: l’attore che ha interpretato Shocker anticipa un ritorno nel MCU

0

Bokween Woodbine ha interpretato un ruolo di supporto in Spider-Man: Homecoming come cattivo secondario, Herman Schultz/Shocker, ma non abbiamo visto il personaggio da quando è stato sconfitto dall’arrampicamuri di Tom Holland (con un piccolo aiuto da Ned Leeds).

Non ci aspettavamo che Shocker si presentasse di nuovo nel MCU, ma Woodbine ha ora accennato al suo ritorno in un progetto futuro. Mentre parlava con The Direct alla première di Government Cheese al SXSW, all’attore è stato chiesto cosa ne è stato di Schultz dopo gli eventi di Homecoming. “È un’ottima domanda. Me lo sto chiedendo anch’io. Ma ho la sensazione che potrebbe non essere stata l’ultima volta che vedremo Shocker”.

A Woodbine è stato anche chiesto se si fosse mai parlato dell’eventualità che lui indossasse un costume più fedele ai fumetti. “Ne abbiamo discusso”, rivela. “Non era giusto o appropriato per quella prima volta. Ma chissà, in futuro, [potremo] avvicinarci un po’ di più al costume originale. Non abbiamo mai voluto coprirgli il volto perché l’ho chiesto espressamente. E loro hanno risposto, ‘No, reciti con il tuo volto. Quindi vogliamo essere in grado di vederti.'”

Non siamo sicuri di quando o dove Shocker potrebbe riapparire, ma una voce recente ha affermato che sia Shocker che Scorpion (Michael Mando) sono apparsi nella sceneggiatura di Spider-Man 4 prima di quella riscrittura segnalata, quindi c’è una possibilità che possano ancora esserci.

Un’altra voce recente indicava che Spider-Man 4 è in fase di sviluppo come “un sequel diretto” di Avengers: Doomsday che colmerà il divario tra il film del 2026 e Avengers: Secret Wars del 2027. Abbiamo sentito che Peter Parker di Holland avrà un ruolo importante in Doomsday, quindi se Spider-Man 4 dovesse fungere da seguito (almeno in una certa misura) avrebbe senso.

Quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

Cosa sappiamo su Spider-Man 4?

Precedenti indiscrezioni hanno affermato che Tom Rothman della Sony e Kevin Feige, capo dei Marvel Studios, hanno avuto dei disaccordi per quanto riguarda la storia di Spider-Man 4, con quest’ultimo che sperava di ridimensionare il Multiverso per un’avventura più piccola. Rothman, invece, si dice che voglia capitalizzare il successo di No Way Home riportando Tobey Maguire e Andrew Garfield nei rispettivi ruoli di Peter Parker.

Più di recente, abbiamo sentito che entrambi gli studios si sono accordati su una storia prevalentemente terrestre con alcuni elementi multiversali, anche se il film viene ancora descritto come un “evento di livello Avengers”. Oltre a Tom HollandZendaya dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ. Si dice inoltre che Sydney Sweeney potrebbe interpretare Black Cat, mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato – che Charlie CoxVincent D’Onofrio e Paul Rudd potrebbero a loro volta apparire come Daredevil, The Kingpin e Ant-Man.

Si ritiene però che Holland sia “sempre più diffidente” nei confronti del ruolo dell’iconico eroe, per cui questa potrebbe essere la sua ultima uscita da solista nei panni del wall-crawler – anche se quasi certamente avrà un ruolo in uno o entrambi i prossimi film degli Avengers. Gli sceneggiatori di No Way Home, Chris McKenna e Erik Sommers, stanno scrivendo la sceneggiatura. Mentre a dirigere il progetto vi sarà Destin Daniel Cretton, già regista di Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli.

Spider-Man 4 uscirà al cinema il 31 luglio 2026.

Jon Bernthal garantisce che il nuovo Punisher non sarà edulcorato

0

Jon Bernthal ha interpretato per la prima volta Frank Castle nella seconda stagione di Daredevil e, nonostante la storia delle origini del suo personaggio fosse un po’ contorta, l’interpretazione di The Punisher da parte dell’ex attore di The Walking Dead ha riscosso un grande successo tra i fan.

Seguì uno spin-off, che durò solo due stagioni prima che il lancio di Disney+ vedesse Netflix staccare la spina a questa e a tutte le altre serie Marvel Television che ospitava. Da allora, Jon Bernthal ha ripreso quello che probabilmente è il suo ruolo più iconico in Daredevil: Rinascita (la nostra recensione). Sebbene si preveda che apparirà solo in alcuni episodi, l’attore avrà probabilmente più cose da fare quando arriverà la seconda stagione l’anno prossimo e ha confermato di essere al centro della scena in una presentazione speciale che sta scrivendo con il regista Reinaldo Marcus Green.

Secondo The Hollywood Reporter, questo show andrà in onda nel 2026 insieme a Daredevil: Rinascita e, alla première SXSW del suo nuovo film The Accountant 2, Jon Bernthal ha condiviso alcune intuizioni su cosa possono aspettarsi i fan.

“Tengo molto a Frank, sono davvero grato di avere l’opportunità di raccontare la storia che penso i fan meritino”, ha detto. “Stiamo dando il massimo e stiamo cercando di raccontare una storia di Frank Castle che volterà le spalle al pubblico: non sarà facile, non sarà leggera e penso che sia la versione che questo personaggio merita e sono più che onorato e grato di avere questa opportunità”.

jon-bernthal-punisher-marvel

Alla domanda su come lo speciale autonomo si confronterà con la serie Netflix, Bernthal ha anticipato: “Sarà dark; Frank non ha alcun interesse a far emergere l’oscurità. Non sarà facile. Non so se questo è il tono di Netflix, allora sarà così. Non sarà un Punisher edulcorato, te lo prometto”.

Sembra che Bernthal si stia preparando a offrire un’interpretazione ancora più autentica di Frank Castle rispetto a quella che abbiamo visto su Netflix, e ciò significa che sarà violenta e, a giudicare da queste osservazioni, anche piuttosto stimolante. Prima di arrivare a questo, The Punisher avrà un ruolo chiave da svolgere in Daredevil: Rinascita.

I dettagli su Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 5 marzo 2025.

Death Stranding 2: anche Luca Marinelli nel nuovo trailer

0
Death Stranding 2: anche Luca Marinelli nel nuovo trailer

L’attesissimo Death Stranding 2: On the Beach di Kojima Productions ha finalmente una data di uscita e un trailer di pre-ordine di 10 minuti. Il sequel, annunciato per la prima volta nel 2022, continuerà la storia del primo gioco di Hideo Kojima (creatore del franchise di Metal Gear Solid). In Death Stranding 2, i giocatori torneranno nel mondo fantascientifico del suo predecessore e scopriranno un altro capitolo del racconto post-apocalittico di sopravvivenza e umanità. La vera notizia che scopriamo con questo trailer è che nel nuovo videogioco, oltre a Norman Reedus che torna nel suo ruolo, vedremo anche un nutrito cast di volti noti, tra cui il nostro Luca Marinelli che, reduce dal successo di M, interpreta il personaggio di Neil.

L’incredibile trailer rivela i dettagli della storia, svela nuovi personaggi e mostra ambienti sbalorditivi che i giocatori potranno esplorare nei panni del protagonista del gioco, Sam.

Death Stranding 2: On the Beach uscirà come esclusiva per PlayStation 5 il 26 giugno 2025. I preordini inizieranno il 17 marzo alle 10:00 (ora locale). Un’edizione standard del gioco costerà $ 69,99, con una Digital Deluxe Edition al prezzo di $ 79,99 e una Collector’s Edition a $ 229,99.

  • Data di preordine di Death Stranding 2: On The Beach: 17 marzo 2025
  • Data di uscita di Death Stranding 2: On The Beach: 26 giugno 2025

Tutto quello che sappiamo su Death Stranding 2

Il sequel ha un cast di personaggi costellato di star

Gli eventi di Death Stranding 2: On The Beach si svolgono dopo il primo gioco e seguono ancora una volta il corriere Sam Porter Bridges (Norman Reedus) mentre attraversa un mondo che ha iniziato a riconnettersi dopo gli eventi del titolo precedente. Mentre gli umani ricominciano a formare relazioni, alcuni vecchi nemici minacciosi riappaiono e il gioco si sforza di rispondere alla domanda se sia stata una buona idea riconnettersi. Norman Reedus torna per il ruolo di Sam in Death Stranding 2. Reedus sarà accompagnato da diversi attori di prima categoria, tra cui:

Léa Seydoux Fragile
George Miller nel ruolo di Tarman
Troy Baker nel ruolo di Higgs
Elle Fanning nel ruolo di Tomorrow
Fatih Akin nel ruolo di Dollman
Shioli Kutsuna nel ruolo di Rainy
Alastair Duncan nel ruolo del Presidente
Alissa Jung nel ruolo di Lucy
Nicolas Winding Refn nel ruolo di Heartman
Luca Marinelli nel ruolo di Neil
Debra Wilson nel ruolo del Dottore
E Charlie. Solo Charlie.

Le donne al balcone – The Balconettes: recensione del film di e con Noémie Merlant #RoFF19

0

Le donne al balcone – The Balconettes di Noémie Merlant non è solo un film, è un affascinante viaggio attraverso un racconto femminista stratificato e punk, che sa essere tanto divertente quanto provocatorio. Presentato a Cannes 77 con il titolo originale Les Femmes au Balcon, questo film esplora la vita di tre donne – Nicole, Ruby ed Elisa – legate da una profonda amicizia e da un’intensa ribellione contro i dogmi della società patriarcale, il tutto ambientato in un appartamento e un balcone condiviso nel caldo di Marsiglia.

La dichiarazione di intenti di Le donne al balcone – The Balconettes

Fin dall’inizio, Merlant ci introduce in un’atmosfera sospesa e surreale, grazie a un piano sequenza che spazia tra due palazzi. La macchina da presa sembra fluttuare, stabilendo una distanza tra il pubblico e la storia, come se fossimo anche noi osservatori dietro una finestra, abbracciando così il più classico dei contesti voyeuristi e impiantandoci sopra il suo racconto. In questo primo momento vediamo una donna, riversa a terra e coperta di lividi, incalzata da un marito che la accusa di essere “esageratamente drammatica.” La scena, che mescola dramma e sarcasmo, offre una chiave di lettura per comprendere la portata del film: un’opera che sfida le convenzioni, trascendendo i generi e mescolando commedia, thriller, e un femminismo mai didascalico. Questa scena fondamentale, un cortometraggio dentro al film: una specie di riassunto di quello che la storia vuole significare e di quello che racconterà.

Le protagoniste di Le donne al balcone – The Balconettes

THE BALCONETTES
Noémie Merlant, Souheila Yacou e Sanda Codreanu in The Balconettes – Cortesia di NORD-OUEST FILMS

Al centro della storia ci sono Nicole (Sanda Codreanu), Ruby (Souheila Yacoub) ed Elisa (Noémie Merlant). Ognuna di queste donne ha una storia unica: Nicole è una scrittrice che prova a tratte ispirazione dalla vita delle sue amiche, sempre più divertente e sfrenata della sua; Ruby è una cam girl fiera della propria sessualità, esibizionista almeno quanto Nicole è pudica; Elise invece è un’attrice che cerca di sfuggire da un innamorato opprimente, sembra svampita, ma trova il suo ancoraggio alla realtà grazie alle sue coinquiline. Insieme, condividono momenti di complicità e confidenze, esplorando una libertà autentica e quasi sfacciata, che include un’esposizione del corpo sincera, svincolata da giudizi.

Merlant dimostra una grande padronanza del mezzo cinematografico, mostrando una disinvoltura sorprendente per una regista al suo secondo lungometraggio. La narrazione sembra muoversi disordinata, riflettendo però un caos ben calibrato che rispecchia la vitalità e la libertà delle tre protagoniste. E infatti nulla è lasciato al caso: la scrittura coadiuvata da Céline Sciamma e il montaggio di Julien Lacheray conferiscono alla trama una coerenza interna che esplode solo alla fine, lasciando lo spettatore in una sorta di estasi visiva e narrativa.

Una delle grandi trovate di Le donne al balcone – The Balconettes è il modo in cui affronta la questione della mascolinità tossica senza mai scivolare nella retorica. L’aitante vicino di casa (interpretato da Lucas Bravo), ad esempio, inizialmente oggetto dei sogni di Nicole, si rivela poi un predatore mascherato da principe azzurro. La svolta narrativa è feroce e geniale: un incontro apparentemente innocente si trasforma in una lotta disperata, e le tre protagoniste devono difendersi dalla violenza inaspettata, optando per un’autodifesa radicale e liberatoria. La loro “vendetta” non è solo una reazione istintiva, ma anche un simbolo di una ribellione.

La mescolanza di generi

The Balconettes
Noémie Merlant, Souheila Yacou e Sanda Codreanu in The Balconettes – Cortesia di NORD-OUEST FILMS

La commistione di generi è una caratteristica distintiva di questo film: da commedia grottesca e horror leggero si passa a un thriller crudo e spietato, fino a un gore che strizza l’occhio a Tarantino, pur rimanendo sempre vitale e libero, come il primo cinema di Almodovar. Merlant evira il corpo maschio della storia per affermare la femminilità come unica forza vitale, e nonostante questo è sempre ironica e leggera, non perde mai di vista il fuoco del suo racconto. Questo rende Le donne al balcone – The Balconettes un’esperienza visivamente affascinante e emotivamente coinvolgente. La violenza viene messa in scena in modo iperbolico, ma il vero nucleo del film è la ferita invisibile che la violenza infligge all’animo femminile.

La fiera esposizione del corpo femminile

Merlant si dimostra non solo una regista di talento, ma una narratrice coraggiosa, pronta a infrangere le convenzioni e a esplorare i confini della rappresentazione cinematografica del femminile. In questo film, i corpi delle protagoniste non sono mai oggetto di sguardi esterni/giudicanti; sono corpi che si espongono con fierezza, rivendicando il diritto di esistere senza compromessi. Le donne al balcone – The Balconettes non è solo un film che parla di emancipazione femminile: è un atto di insurrezione, un’opera che si rivolge allo spettatore con uno spirito di sorellanza feroce e libera.

The Last of Us, stagione 2: il trailer ufficiale

0
The Last of Us, stagione 2: il trailer ufficiale

Rilasciato il trailer ufficiale dei nuovi episodi di The Last of Us, la serie HBO e Sky Exclusive vincitrice dell’Emmy Award® ispirata al celebre videogioco sviluppato da Naughty Dog per PlayStation. Dopo un primo ciclo di episodi da record, la seconda, attesissima stagione arriverà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 14 aprile, in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti.

La seconda stagione di The Last of Us

In questo secondo capitolo della serie, cinque anni dopo gli eventi della prima stagione Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) saranno trascinati in un conflitto fra di loro e contro un mondo persino più pericoloso e imprevedibile di quello che si erano lasciati alle spalle.

La seconda stagione, in sette nuovi episodi, vede di nuovo protagonisti Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni, rispettivamente, di Joel ed Ellie, insieme a Gabriel Luna che interpreta Tommy e Rutina Wesley nel ruolo di Maria. Le già annunciate new-entry nel cast sono invece Kaitlyn Dever che vestirà i panni di Abby, Isabela Merced nel ruolo di Dina, Young Mazino in quello di Jesse, Ariela Barer interpreterà Mel, Tati Gabrielle sarà Nora, Spencer Lord vestirà i panni di Owen, Danny Ramirez sarà Manny e Jeffrey Wright interpreterà invece Isaac. Catherine O’Hara è guest star della nuova stagione.

Basata sull’acclamato franchise videoludico sviluppato da Naughty Dog per le console PlayStation, “The Last of Us” è scritta e prodotta esecutivamente da Craig Mazin e Neil Druckmann. La serie è una co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta esecutivamente anche da Carolyn Strauss, Jacqueline Lesko, Cecil O’Connor, Asad Qizilbash, Carter Swan ed Evan Wells. Società di produzione: PlayStation Productions, Word Games, Mighty Mint e Naughty Dog.

Holy Spider: la spiegazione del finale del film

Holy Spider: la spiegazione del finale del film

Diretto da Ali Abbasi (regista anche di Border – Creature di confine e del recente The Apprentice), Holy Spider è un film in lingua persiana che presenta una ricostruzione fittizia di eventi reali accaduti a Mashhad, in Iran. Nell’arco di circa undici mesi, nel 2000-2001, un uomo di nome Saeed Hanaei ha adescato e ucciso sedici donne che lavoravano come lavoratrici del sesso e piccole spacciatrici di droga nelle strade della città. Il regista Abbasi ha detto chiaramente che la sua intenzione con questo film non era solo quella di raccontare la macabra storia del serial killer, ma di concentrarsi maggiormente sulla misoginia che esisteva, e esiste ancora, nella società iraniana.

Abbasi era infatti principalmente interessato ad approfondire la storia di questo serial killer e il fatto che per buona parte della popolazione fosse diventato un eroe, offrendo così anche un ritratto inedito della condizione femminile in Iran. Ciò è evidente in tutto il film, poiché Holy Spider si assicura di includere il fanatismo religioso e il sostegno sessista a un assassino lungo tutta la narrazione. Nel complesso, si tratta di un’ottima esperienza di visione, con immagini e momenti lodevoli che si dipanano con precisione. Il suo finale, inoltre, risulta l’apice di un racconto particolarmente scioccante, tanto da richiedere una spiegazione generale.

La trama e di Holy Spider

Ambientato in Iran nel 2001, il film racconta la storia di un uomo di nome Saeed, un padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa. Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad, sradicando del tutto la prostituzione, simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne. Dopo l’ennesima vittima, una giornalista di Teheran, Arezoo Rahimi, giunge in città per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole. Si scontra infatti con pregiudizi sessisti ed una polizia apatica e potrà contare solo sul reporter locale Sharifi.

Holy Spider storia vera
Zar Amir Ebrahimi in Holy Spider.

La spiegazione del finale: come fa Arezoo a scoprire l’identità dell’assassino?

La lotta di Arezoo Rahemi per scoprire di più sul serial killer e gli ostacoli che deve affrontare riassumono la posizione di una donna nella società dei primi anni 2000. L’unica ragione per cui potrebbe non assomigliare esattamente al presente è che il presente è ancora peggiore. Senza entrare nello specifico, la società e la cultura che Abbasi presenta in Holy Spider, in piena somiglianza con la realtà, sono estremamente dure nei confronti delle donne. Nella primissima scena di Arezoo, dopo essere scesa da un autobus che l’ha portata a Mashhad, la donna fa il check-in in un hotel dove ha prenotato una stanza. Tuttavia, l’impiegato dell’hotel non è disposto a farla entrare perché è una donna single e non sposata, sottintendendo che una donna senza una figura maschile di riferimento non dovrebbe stare fuori casa.

All’inizio Arezoo non vuole ostentare i suoi diritti, ovviamente, perché le viene negato un servizio di base, ma quando la situazione le sfugge di mano, mostra all’impiegato il suo tesserino da giornalista. Il fatto che sia una giornalista costringe l’impiegato a cambiare la sua decisione, ma fa subito notare che Arezoo dovrebbe coprire di più i capelli e la testa con il suo foulard. Questo comportamento categorico e sessista è qualcosa che Arezoo, purtroppo, affronta per tutto il film e diventa parte del suo personaggio in senso positivo. L’unico contatto che sembra avere a Mashhad per iniziare il suo lavoro è un uomo di nome Sharifi, che lavora come direttore editoriale della sezione penale del giornale locale.

Sharifi è perlopiù contenuto e ben educato con Arezoo, ad eccezione dell’unica volta in cui ricorda di aver sentito parlare del licenziamento di Arezoo da un lavoro a Teheran. Anche se Sharifi non sembra avere intenzioni sbagliate nel parlarne, il modo in cui lo presenta irrita Arezoo, perché anche questa storia è carica di ingiusto sessismo. Il capo di Arezoo nel suo precedente posto di lavoro voleva avere una relazione sentimentale con lei e, quando lei ha negato il suo approccio, la donna è stata licenziata. Non solo Arezoo ha perso il lavoro, ma il capo ha anche diffuso la falsa notizia che il licenziamento era dovuto al fatto che lei aveva avuto una relazione sentimentale con lui, il che è contrario alle regole del posto di lavoro.

Holy Spider cast
Forouzan Jamshidnejad in Holy Spider.

La giornalista cerca ora di mettere da parte tutto questo e di concentrarsi sul suo lavoro, ma si trova di nuovo di fronte a un comportamento simile quando incontra l’ufficiale di polizia che si occupa del caso. L’agente, un uomo orgoglioso del suo lavoro e della sua statura, a un certo punto chiede ad Arezoo di uscire e ha una reazione inappropriata e al limite dell’abuso quando lei lo rifiuta. Nella sua ricerca del serial killer, Arezoo è quindi spinta da una preoccupazione simile a quella di tutte le donne di questa società, perché sa che probabilmente a nessun altro interesserà molto di quest’uomo in preda a una furia omicida. È importante notare che, sebbene Holy Spider sia basato su eventi e personaggi reali, il personaggio di Arezoo è in realtà completamente inventato, ed è un’aggiunta creativa di Abbasi.

Va anche detto che questa aggiunta è semplicemente meravigliosa, ed è Arezoo a rendere il film ancora più stratificato e degno di nota. La giornalista inizia a studiare il carattere di questo assassino attraverso le telefonate che egli fa a Sharifi dopo ogni suo omicidio, vantandosi di informare lui e il mondo su dove trovare il corpo della sua ultima vittima. L’autrice si concentra sui fili comuni che legano tutti i crimini: tutte le donne erano lavoratrici del sesso e la maggior parte di loro erano anche spacciatrici e abusatrici di droga, oltre al fatto che tutte sono state strangolate con le loro stesse sciarpe. Arezoo e Sharifi capiscono dunque che si tratta di una questione religiosa.

Per questo Sharifi era stato cauto nel riferire la notizia, perché i suoi superiori gli avevano ordinato di non mettere in cattiva luce i crimini religiosi. Dopo numerosi omicidi da parte dell’assassino, però, Arezoo e Sharifi vanno a incontrare uno dei leader religiosi, chiedendogli di aiutarli a scoprire l’assassino. Con grande sorpresa, il leader concede loro i suoi migliori auguri e il suo sostegno, ma è anche diretto nel dire che non si fida di Arezoo per denunciare i crimini nel modo esatto in cui sono stati commessi. All’epoca, c’erano pressioni politiche su questi leader per non tollerare tali crimini contro la legge, ma anche la pressione sociale di essere moralisti non ha mai lasciato la scena.

Successivamente, Arezoo decide di incontrare le donne che si prostituiscono per strada ogni notte, ma nessuna di loro è disposta a parlare con lei. Aiuta poi una donna di nome Soghra quando questa è malata in un caffè e all’inizio fa amicizia con lei, ma le domande sulla droga e sull’assassino la allontanano immediatamente. Nel giro di pochi giorni, però, Soghra viene ritrovata cadavere, ultima vittima dell’a. Questo non solo commuove Arezoo oltremisura ma le dimostra che ha cercato nel posto giusto. Avendo ormai oltrepassato tutti i limiti e rendendosi conto che, sebbene tutti le assicurino di aver trovato l’assassino ma che nessuno ha realmente intenzione di farlo, Arezoo decide di prendere in mano la situazione.

Holy Spider trama film
Mehdi Bajestani in Holy Spider.

Si finge una prostituta per strada per farsi prendere dall’assassino, ed è proprio quello che succede. Ma una volta entrata nella casa dell’assassino, Arezoo non demorde e riesce in qualche modo a fuggire. È la sua denuncia alla polizia, il giorno seguente, a far arrestare Saeed, perché è l’unica donna sopravvissuta alla presa dell’assassino. Negli ultimi minuti del film, l’attenzione si concentra sul se Saeed sarà punito dalla legge o meno. All’epoca tutti sapevano che l’arresto dell’assassino era avvenuto solo perché c’erano pressioni politiche dovute alle imminenti elezioni. Tuttavia, c’era anche la convinzione generale, sostenuta fino alla fine anche da Arezoo, che Saeed sarebbe stato lasciato fuggire o tenuto al sicuro.

L’avvocato difensore dell’uomo vuole presentare Saeed in tribunale come affetto da problemi di salute mentale, ma Saeed si rifiuta di accettarlo. In modo piuttosto drammatico, dice a tutti in tribunale che aveva il pieno controllo delle sue azioni e che la sua unica follia era l’amore per Dio e per l’Imam Reza. Nelle sue conversazioni private, Saeed afferma di essere consapevole di quante persone nella società lo ammirino e di non volerle deludere dichiarando di essere un pazzo. È chiaro che Saeed stesso crede di fare la cosa giusta perché è spronato da una società che glielo faceva credere. Così, quando il suo migliore amico Haji lo va a trovare in carcere dopo l’udienza della sentenza definitiva e gli dice che è in atto un grande piano per farlo evadere prima della pena di morte, Saeed si sente immensamente sollevato.

L’uomo è estremamente spaventato dalla morte, ma è spronato alle sue azioni solo dalla religione e dalla società. Alla fine, però, questo grande piano non viene portato a termine e Saeed Azeemi viene impiccato. Il motivo esatto di questo cambiamento di piani o della falsa promessa di Haji non viene chiarito, ma sembra che sia stata Arezoo a garantire che l’uomo fosse consegnato alla giustizia. Dopo aver concluso il suo lavoro a Mashhad, Arezoo Rahimi sale su un autobus diretto a Teheran e, durante il tragitto, guarda l’intervista che aveva fatto al figlio di Saeed, Ali, in cui il ragazzo esprime il suo orgoglio per le azioni del padre. Holy Spider si conclude con la triste constatazione che numerosi altri Saeed sono spuntati nella società, spinti da cieche convinzioni e dal fanatismo religioso.

Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio: la spiegazione del finale del film

Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio ha rivelato molte cose nel suo finale, compreso il poi confermato ritorno di Shrek. Film d’animazione del 2022, è il seguito de Il gatto con gli stivali del 2011 e continua la storia del gatto protagonista, introdotto per la prima volta in Shrek 2. Nel film, Gatto scopre di aver esaurito le sue otto vite e, se non starà attento, perdendo quella che gli rimane morirà. L’avventuroso felino non è certo contento di dover vivere una vita ridotta, così si mette alla ricerca della Stella dei Desideri, sperando di poter desiderare di riavere le sue vite. Lungo la strada, incontra un nuovo amico, Perrito, e si riunisce con Kitty Zampe di Velluto.

Per ottenere il suo desiderio, Gatto deve combattere contro Riccioli d’Oro e la sua famiglia criminale dei Tre Orsi, ma anche contro “Big” Jack Horner, tutti alla ricerca della Stella dei Desideri. Gatto è anche alle prese con il suo passato, tra cui la decisione di non sposare Kitty e i modi in cui l’ha maltrattata durante la loro relazione. Alla fine, le cose non vanno come previsto, ma il protagonista impara alcune lezioni preziose e alla fine del film è in pace con sé stesso. Oltre a presentare un finale piuttosto complesso, Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio prepara Shrek 5 con un simpatico easter egg.

Kitty Zampe di Velluto, Perrito e Gatto in Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio
Kitty Zampe di Velluto, Perrito e Gatto in Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio. Photo Credit: DreamWorks Animation LLC – © 2022 DreamWorks Animation LLC. All Rights Reserved.

La spiegazione del finale, Gatto sopravvive agli eventi del film?

Fortunatamente, Gatto sopravvive alla fine di Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio, anche se per un momento, quando combatte con il Lupo, che in realtà è la Morte, sembra che non possa farcela. Alla fine, però, Gatto distrugge la Stella dei desideri dopo essersi reso conto di quanto sia stato egoista nel corso della sua vita. Ha infatti cercato di ottenere la Stella dei desideri tradendo Kitty e Perrito, ma si rende conto di non voler ferire altre persone oltre a quelle che ha già deluso. Poiché rinuncia al suo desiderio, la Morte lo lascia dunque andare, sapendo però che un giorno si rivedranno. A questo punto, Gatto non ha più paura, ma è anzi contento di sé e della sua decisione.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, Jack Horner, l’altro villain del film, voleva usare la Stella dei desideri per acquisire e controllare tutta la magia del mondo. Nel frattempo, Kitty, ancora ferita per la sua passata relazione con Gatto, vuole usare la Stella dei desideri per poter avere qualcuno di cui potersi fidare, dato che la sfiducia che nutre nei confronti dell’ex amante ha portato alla fine della loro relazione. Infine, Riccioli d’oro desidera riunirsi alla sua vera famiglia biologica. Quest’ultima, però, si rende conto di non aver bisogno della sua famiglia biologica, poiché gli Orsi la amano e l’apprezzano proprio come se fosse parte della sua famiglia.

La verità sulla relazione tra Gatto e Kitty

Gatto e Kitty sono in disaccordo per tutta la durata di Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio a causa della loro rottura. Kitty prova rancore nei confronti dell’ex amante e lui crede che ciò sia dovuto al fatto che l’ha abbandonata prima del loro matrimonio. Gatto è infatti pieno di sensi di colpa per le sue azioni. Tuttavia, si scopre che non ha lasciato Kitty da sola all’altare, perché nemmeno lei ha partecipato al loro matrimonio. Kitty, infatti, non credeva che Gatto potesse amarla veramente perché era troppo innamorato di se stesso, e questo l’ha portata ad abbandonarlo prima che lui potesse abbandonare lei.

Morte in Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio
Morte in Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio. Photo Credit: DreamWorks Animation LLC – © 2022 DreamWorks Animation LLC. All Rights Reserved.

L’intera situazione è stata un malinteso che avrebbe potuto essere risolto se i due si fossero dichiarati i rispettivi sentimenti. Alla fine del film, Gatto e Kitty mettono da parte le loro differenze e si perdonano a vicenda. Quando Gatto sceglie Kitty e Perrito al posto della Stella dei desideri, dimostra di essersi lasciato il suo egoismo alle spalle e Kitty ora crede di poter essere il partner di cui ha bisogno. Si unisce così al Gatto e a Perrito nel loro viaggio per mare, il che significa che se potrebbero entrambi apparire al fianco del gatto con gli stivali in Shrek 5.

Il vero significato di Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio

Il significato ultimo del film Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio è piuttosto significativo e d’impatto. Il gatto, un tempo egoista e selvaggio, deve abbassare la guardia e ammettere di non essere così coraggioso come finge di essere. In realtà ha molte paure, e la morte è una di queste. Alla fine del film, quando affronta letteralmente la morte, si rende conto che tutte le cose che pensava fossero importanti per lui non lo sono più, e che le cose veramente importanti sono i suoi amici e il suo amore per Kitty. Questo gli permette di affrontare la sua più grande paura e, una volta fatto, non ha più bisogno di desiderare altre vite.

Gli easter eggs a Shrek 5

Alla fine di Il gatto con gli Stivali 2 – L’ultimo desiderio, dunque, Gatto salpa per mare, dichiarando di essere in partenza per trovare nuove avventure e fare visita ad alcuni vecchi amici. Naturalmente, potrebbe riferirsi a qualsiasi amico, anche se la musica che suona indica che sta parlando di Shrek, Fiona e Ciuchino. La colonna sonora nel finale è infatti quella di Shrek, in particolare quella delle scene di Molto Molto Lontano. Un altro easter eggs si ha quando la nave salpa verso il tramonto e la telecamera zooma per rivelare un regno su una scogliera accanto all’insegna di Molto Molto Lontano. Il finale non rivela molto altro sul futuro del franchise, ma come noto Shrek 5 è confermato per un’uscita nel 2026.

Seven: la spiegazione del finale del film di David Fincher

Seven: la spiegazione del finale del film di David Fincher

Quando si pensa al genere del thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente è certamente quello di David Fincher. Oggi conosciuto per opere di grande prestigio come The Social Network e Il curioso caso di Benjamin Button, questi diede vita nel 1995 a quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per eccellenza. Si tratta di Seven, film che ha contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base per numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito al di sopra della media.

L’idea nasce dall’esperienza di Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la lavorazione, componendo un cast di grandi attori.

Una volta arrivato in sala, il film si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli 33 milioni di dollari, arrivò ad incassarne circa 327 in tutto il mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film più visti della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu un successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti. Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale. Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven, questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.

Seven cast
Brad Pitt and Morgan Freeman in Seven © 1995 – Warner Bros. Entertainment

La trama di Seven

Protagonista del film è il detective William Somerset, saggio e anziano, egli si ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla pensione, si ritrova poi affiancato dal giovane e impulsivo agente David Mills, il quale prenderà poi il suo posto. Somerset inizia così ad insegnare al giovane i trucchi del mestiere, anche se date le differenze caratteriali tra i due non scorre da subito buon sangue. I due si ritrovano però improvvisamente ad indagare su un particolare omicidio. Un obeso è infatti stato costretto a mangiare fino a morire. A tale episodio segue quello di un avvocato corrotto orrendamente mutilato. Sul cadavere di questo i due agenti ritrovano scritta la parola “avarizia”.

Somerset e Mills sospettano che dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e quest’ultimo arriva a presentare al collega la bella moglie Tracy. Nel momento in cui il killer farà però capire loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti a loro cari finirà con l’essere in pericolo.

Il cast del film

Il film ha come protagonista nei panni del detective Somerset il premio Oscar Morgan Freeman. Il giovane Mills è invece interpretato da Brad Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher. L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso l’etichetta da “sex symbol” ed evidenziò così gli aspetti meno affascinanti del personaggio. Nei panni di Tracy, moglie di Mills, vi è invece la premio Oscar Gwyneth Paltrow. Inizialmente non interessata, su consiglio di Pitt, all’epoca suo compagnò, decise infine di accettare. L’attore Kevin Spacey, infine, è Jon Doe, il killer della storia. Per mantenere un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio nome non venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e propria sorpresa il suo ingresso in scena.

Kevin Spacey Seven
Kevin Spacey in Seven © 1995 – Warner Bros. Entertainment

La spiegazione del finale del film

Il finale di Seven è ormai uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta conclusione di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio per via della sua grande drammaticità, i produttori del film non volevano che fosse questo il finale, e decisero dunque di cambiarlo. Fincher, però, si oppose fermamente a tale decisione e dalla sua parte si schierò anche Pitt, il quale si rifiutò di recitare nel film se il finale non fosse stato quello con la celebre scatola. Alla fine, i produttori dovettero cedere alle pressioni, permettendo così di realizzare un finale che ha poi effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo, viene definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills, all’insaputa di quest’ultimo.

Sia Doe che Mills fanno infatti parte dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a dimostrarlo facendo sì che Mills getti via la sua maschera da persona per bene per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così facendo, fa però il suo gioco, dimostrando dunque che non sembra esserci via di fuga dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il detective Sommerset chiude il film con quella che è divenuta una delle più grandi battute finali della storia del cinema: “Ernest Hemingway una volta scrisse: ‘Il mondo è un bel posto e vale la pena di lottare per esso’. Sono d’accordo con la seconda parte”. Questa citazione finale evidenzia in realtà un cambiamento significativo anche in Somerset.

Unita al fatto che egli assicura al suo capitano che “resterà in giro”, dimostra innanzitutto che non intende più ritirarsi come aveva fatto in precedenza. Ma è importante soprattutto perché dimostra ulteriormente che le azioni di John Doe hanno avuto l’effetto desiderato sui suoi avversari. Non solo è riuscito a manipolare Mills, ma ha anche scosso Somerset dalla sua stessa apatia, costringendo il detective più anziano a rivalutare la sua scelta di ritirarsi. I momenti finali di Seven sono lasciati relativamente aperti all’interpretazione, ma la citazione di Hemingway implica che Somerset ha deciso di combattere per il mondo, anche se non lo ritiene un bel posto. Anzi, forse è proprio nel tentativo di farcelo diventare che bisogna lottare con più forza.

Brad Pitt in Seven
Brad Pitt in Seven. Foto di Peter Sorel – © 1995 – New Line Cinema

Il finale di Seven è dunque particolarmente interessante perché non solo permette al suo cattivo di vincere, ma sembra giustificare alcune delle sue azioni nel processo. Manipolando il detective Mills affinché lo uccida e portando a compimento il suo piano, John Doe vince e dimostra che nessuno, anche la persona più ammirevole, è al di sopra del peccato. Ciò è ulteriormente dimostrato dalla decisione di Somerset di non ritirarsi, in quanto è sconvolto dalla sua apatia, a cui si fa riferimento in una scena precedente in cui discute con Mills le sue ragioni per ritirarsi. Questo dipinge John Doe come un personaggio “nel giusto”, poiché il finale convalida le sue intenzioni.

Il finale, inoltre, vede i sette peccati rappresentati in modo appropriato e consolida l’ambientazione del film come un luogo simile al purgatorio, con Somerset che rimane come detective per continuare a lottare contro il male che John Doe incarna. Per tutto il film, Mills è considerato il successore di Somerset e il fatto che Doe prenda di mira il giovane detective sembra essere un modo per costringere Somerset a fare un bilancio di se stesso. In realtà Somerset rappresenta l’ultimo (e ottavo) “peccato” di Se7en: l’apatia. Il piano di John Doe vede quindi Somerset continuare a svolgere il suo ruolo di detective, intrappolandolo di fatto nel purgatorio e rendendolo una vittima finale del film.

LEGGI ANCHE: David Fincher rivela cosa c’era davvero nella scatola di Seven

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Seven è infatti disponibile nel catalogo di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 8 marzo alle ore 21:00 sul canale Iris.

Lee Miller: la storia vera dietro al film con Kate Winslet

Lee Miller: la storia vera dietro al film con Kate Winslet

In Lee Miller di Ellen Kuras, Kate Winslet interpreta la fotografa di guerra che dà il titolo al film e che è passata alla storia come una delle più importanti figure del settore, una donna libera e determinata. Ma quanto c’è di vero nel film?

La storia vera di Lee Miller

Quando Antony Penrose era un ragazzino nell’Inghilterra del dopoguerra, sapeva che sua madre, Lee Miller, era una fotografa. Gli insegnò a usare la sua macchina fotografica Rolleiflex squadrata e lui la accompagnò quando visitò e fotografò altri artisti della sua cerchia, tra cui Pablo Picasso, Joan Miró e Man Ray. Ma c’erano delle lacune nella conoscenza di Penrose. Non ha mai saputo, ad esempio, che Miller era una leggendaria corrispondente di guerra per Vogue che era stata in prima linea durante la seconda guerra mondiale e aveva scattato alcune delle immagini più significative del conflitto.

Semplicemente, Lee non parlava mai di quel periodo della sua vita. Poco dopo la morte della madre nel 1977, Penrose e sua moglie, Suzanna, accolsero una figlia, Ami. Salirono nella soffitta di Miller e aprirono scatole chiuse da tempo per cercare foto di Penrose da bambino da confrontare con quelle del loro neonato. Invece di trovare foto del piccolo Anthony, inciamparono in una pila di pagine sottili contenenti un manoscritto intitolato “The Siege of St. Malo”.

Il “resoconto incredibilmente ravvicinato e personale di una battaglia orribile”, dice Penrose. “Aveva guardato i ragazzi, con cui aveva scherzato per qualche ora prima, essere falciati dal fuoco delle mitragliatrici”. Chiese a suo padre, l’artista e collezionista d’arte Roland Penrose, se l’autore di quello scritto fosse davvero lei. Roland ridacchiò e diede a suo figlio una copia dell’articolo di un vecchio numero di Vogue. Penrose aveva molto da imparare sulle molte vite di sua madre.

Le vite di Lee Miller

Anthony Penrose ha poi dedicato gran parte della sua vita adulta a custodire la straordinaria eredità di sua madre. È l’autore di una biografia del 1985, The Lives of Lee Miller, e il co-direttore (con la figlia, Ami Bouhassane) dei Lee Miller Archives, con sede nell’ex fattoria e casa della fotografa nell’East Sussex, in Inghilterra. L’ultimo tentativo di preservarne l’eredità è Lee Miller, il biopic con Kate Winslet nel ruolo del titolo, e basato proprio sul libro di Penrose.

Il film attinge al materiale conservato nei Lee Miller Archives, che hanno dato a Kuras un accesso senza precedenti ai documenti. In Lee Miller, Penrose, interpretato da Josh O’Connor di The Crown, si siede con la madre anziana e scontrosa per registrare una testimonianza e un flashback della sua vita, concentrandosi principalmente sugli anni della guerra. I ricordi sono in netto contrasto tra loro: in un primo momento, si rilassa con artisti nel sud della Francia prima della guerra. In un altro, scatta fotografie nelle città distrutte d’Europa sotto assedio.

Nella vita reale, Miller non ha mai parlato di quegli anni con Penrose. È più facile comprendere il suo silenzio a posteriori. “C’era una naturale modestia, una naturale umiltà”, dice Penrose. “Ma penso anche che ciò che nessuno di noi capì all’epoca era che soffriva acutamente di disturbo da stress post-traumatico”.

Afflitto da problemi di finanziamento e produzione, il film è stato in lavorazione per più di otto anni. A un certo punto, Winslet, che ha sostenuto la storia e coprodotto il film, ha pagato personalmente gli stipendi dell’intero cast e della troupe per due settimane quando i finanziamenti si sono bloccati. Lee Miller, nelle sale italiane dal 13 marzo con Vertice360, affronta l’eredità della donna, non solo come modella e musa, ma come partecipante attiva nei momenti decisivi del XX secolo; un’artista coraggiosa; e un essere umano imperfetto. Le molte vite di Miller hanno bisogno di pochi abbellimenti.

Modella, artista, musa

Nel 1927, il magnate delle riviste Condé Montrose Nast tirò fuori dal traffico di Manhattan una ragazza diciannovenne di Poughkeepsie, New York, e la trascinò nel mondo dell’alta moda. Da lì le cose si mossero rapidamente. Un disegno di Miller apparve sulla copertina del 15 marzo 1927 di una delle riviste di punta di Nast, Vogue. Con un cappello a cloche viola, uno sfondo urbano scuro oscurato dai suoi occhi azzurri e un ciondolo di perle al collo, Miller era ufficialmente una modella di New York City. Ma partì per Parigi solo due anni dopo, non soddisfatta di essere solo un’immagine statica sulle copertine delle riviste e nelle pubblicità di Kotex.

Elesse Man Ray, il fotografo dadaista e surrealista, a suo mentore e lavorarono insieme per sviluppare la tecnica della solarizzazione, in cui il tono di un’istantanea viene invertito. I due divennero anche amanti e, insieme, svolazzarono tra i circoli surrealisti dell’Europa tra le due guerre e di New York. Miller interpretò la protagonista femminile, una statua di marmo senza braccia, in The Blood of a Poet, un film d’avanguardia di Jean Cocteau. Le sue labbra e i suoi occhi divennero pezzi iconici dell’arte surrealista. Nel 1934, Miller sposò un uomo d’affari egiziano di nome Aziz Eloui Bey e si trasferì al Cairo, dove continuò a fotografare senza le pressioni finanziarie della sua precedente carriera. Ma l’elegante vita domestica la lasciò irrequieta, così tornò a rimbalzare in Europa—Parigi, i Balcani, l’Inghilterra rurale—questa volta con il padre di Penrose, Roland.

La guerra surreale di Lee Miller

Dopo aver concluso il suo primo matrimonio in termini amichevoli, Miller si stabilì con Roland in Inghilterra, arrivando più o meno all’epoca dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nonostante il vuoto nel suo curriculum, Miller fece di nuovo domanda a Vogue, che la assunse come fotografa per sostituire gli uomini che ora combattevano in guerra. Il normale lavoro di moda riprese, presumibilmente una felice distrazione dalla cupezza del tempo di guerra, ma lasciò Miller insoddisfatta mentre le bombe tedesche cadevano sulla città intorno a lei. Sempre testarda, prese in mano la situazione, elaborando le sue straordinarie foto della Londra dilaniata dalla guerra negli uffici di Vogue e contribuendo con 22 immagini a Grim Glory, un libro sul Blitz.

Miller fu accreditata come fotografa dall’esercito americano nel 1942, ma si occupò principalmente del lavoro delle donne, non del combattimento. Fino all’assedio di St. Malo, una città costiera in Francia, nel 1944, si è limitata a scene con infermiere in una base a Oxford, in Inghilterra. Tuttavia, è riuscita a reinventare queste fotografie attraverso una lente surrealista: in un’istantanea, ad esempio, ha catturato un’infermiera che puliva guanti di gomma, che sporgevano dagli stendini come decine di mani senza corpo. “Ho spesso detto che ritengo che l’unica formazione significativa per essere un corrispondente di guerra sia prima di tutto essere un surrealista, perché allora niente è troppo insolito”, afferma Penrose.

Quando i redattori di Vogue hanno assegnato a Miller il compito di coprire la liberazione di St. Malo, hanno dato per scontato che la città fosse già stata liberata dagli Alleati. Ma i combattimenti erano appena iniziati. Sebbene non fosse accreditata per coprire i combattimenti, Miller era l’unica reporter incastrata con le truppe. Si è rifiutata di non coprire la storia. L’articolo che Miller scrisse in seguito per Vogue (lo stesso scoperto da Penrose nella soffitta di sua madre circa tre decenni dopo) è un resoconto vivido, franco e soggettivo dell’assedio, dai rumori degli spari alle lunghe attese nelle retrovie.

L’eredità di Lee Miller

Gli orrori della guerra in Europa continuarono, e così fece il lavoro di Miller per documentarli per i posteri. Lei e il suo caro compagno David E. Scherman, corrispondente della rivista Life, furono tra i primi membri della stampa a entrare nel campo di concentramento di Dachau appena liberato il 30 aprile 1945. Le scene che videro lì sfidavano la realtà. Insieme alle sue foto e all’articolo, Miller inviò al suo editore a Londra un telegramma: “TI IMPLORO DI CREDERE CHE QUESTO È VERO”. Vogue pubblicò le sue foto del campo, accostate alla banalità della vita tedesca nei villaggi vicini, e intitolò la diffusione “Believe It“.

Più tardi, il 30 aprile, Miller e Scherman andarono a Monaco e si accamparono nel vecchio appartamento di Adolf Hitler, che era stato trasformato in una base dell’esercito americano. Esaminarono le sue cose, che sembravano spaventosamente normali, e lei posò nella vasca da bagno di Hitler lo stesso giorno in cui il dittatore morì suicida dall’altra parte del paese, a Berlino.

Dopo la guerra, Miller lottò per trovare il suo posto nel mondo delle riviste e dell’arte in tempo di pace. Cercò di diventare fotografa dello staff di Vogue. Nel 1956 abbandonò definitivamente il giornalismo, decidendo invece di formarsi come cuoca gourmet e pubblicare ricette. Ma Miller continuò a lottare con la sua salute mentale. Penrose, nato nel 1947, descrive sua madre durante questo periodo come “alcolizzata” e “depressa”. Avevano una relazione “piuttosto terribile”. Fu allevato prevalentemente da una babysitter. Poi, all’inizio degli anni ’70, Penrose escogitò un piano per guidare in giro per il mondo in una Land Rover con suo cugino e un amico del villaggio vicino. Mentre si preparavano, ricorda, sua madre “divenne una persona diversa”, incoraggiata dalla prospettiva dell’avventura, e offrì ai ragazzi consigli pratici.

Quando Penrose tornò in Inghilterra, lui e sua madre divennero intimi come “due vecchi amici” per gli ultimi anni della sua vita. Ma Miller non raccontò ancora a Penrose della guerra. Quelle storie erano ancora un fascio di traumi, fotografie e pagine di manoscritti che lei portava con sé e lasciava in scatole intatte nella sua soffitta. Fu solo dopo la morte di Miller che Penrose scoprì e iniziò a condividere la sua straordinaria storia con il mondo.

Senza il suo lavoro, Miller sarebbe stata ricordata solo come musa e modella. Le sue molte altre vite non avrebbero mai ispirato gli altri.

Fonte

Ellen Pompeo rivela l’episodio di Grey’s Anatomy che ha fatto piangere la figlia maggiore

0

La star di Grey’s Anatomy Ellen Pompeo ha recentemente parlato di quale episodio straziante abbia fatto piangere sua figlia maggiore. Dal suo debutto nel 2005, la serie è diventata uno dei drammi medici più longevi in televisione, famosa per le sue storie emozionanti e le uscite scioccanti dei personaggi. Anche se Meredith Grey si è trasferita a Boston nella diciannovesima stagione per fare ricerche sul morbo di Alzheimer, Ellen Pompeo continua ad apparire in diversi episodi con un ruolo ricorrente. Avendo interpretato la famosa chirurgo negli ultimi vent’anni, ha preso parte a innumerevoli trame devastanti, ma un episodio in particolare ha commosso fino alle lacrime la figlia maggiore.

In una recente intervista con People Magazine, la Pompeo ha raccontato che il momento “007” nel finale della quinta stagione, “Now or Never”, ha fatto piangere lei e sua figlia. Si riferisce al devastante episodio in cui George O’Malley (T.R. Knight) muore dopo essere stato investito da un autobus mentre salvava la vita di una donna. La star di Grey’s Anatomy ha ammesso di aver faticato a mantenere la calma durante le riprese, e sua figlia ha avuto una reazione simile mentre guardava l’episodio. Leggi il suo commento qui sotto:

007. Che, tra l’altro, mia figlia ha avuto la stessa reazione quando ha visto 007. Ha letteralmente pianto. Ho dovuto filmarlo e io stessa non sono riuscita a trattenermi.

Pompeo ha anche condiviso che, mentre sua figlia di mezzo ha raggiunto l’età in cui i suoi compagni di classe guardano la serie, lei è ancora titubante nel permettere ai suoi figli più piccoli di esplorare appieno lo show a causa dei suoi temi maturi. Questo è ciò che ha da dire:

Penso ancora che ci siano molte cose inappropriate che i bambini di 10 anni non dovrebbero vedere. Quindi non giudico gli altri genitori, ma semplicemente non voglio rispondere alle domande. Mi vengono poste domande strane perché ero nella scena. “Allora, perché hai le mutandine sulla bacheca?” Non voglio davvero parlarne in questo momento.

Cosa significa per l’eredità di Grey’s Anatomy

Grey's Anatomy 21x03
Credit © ABC

Trasmesso per la prima volta nel 2009, il tragico finale di George O’Malley rimane uno dei momenti più strazianti di Grey’s Anatomy. Irriconoscibile a causa delle ferite riportate, George disegna “007” sulla mano di Meredith per farsi riconoscere. Il significato di “007” risale ai primi giorni di George al Seattle Grace, ora chiamato Grey-Sloan Memorial a causa di un’altra serie di morti devastanti in Grey’s Anatomy, dove era il suo soprannome tra i colleghi stagisti. L’aneddoto di Pompeo non solo rafforza il potere emotivo dello show, ma esemplifica anche come il pubblico più giovane, inclusa sua figlia, sia ancora profondamente colpito dalle sue trame più memorabili.

Questo dimostra la lunga eredità della serie, che ha saputo creare alcuni dei momenti più strazianti e indimenticabili della televisione. Con Grey’s Anatomy che va ancora forte dopo 20 anni, la sua capacità di catturare nuovi spettatori è innegabile. Le generazioni più giovani stanno ora scoprendo lo show attraverso le piattaforme di streaming e i social media, mantenendo viva e coinvolta la sua base di fan, forse alimentando il serbatoio per altre stagioni di Grey’s Anatomy. I suoi commenti riflettono anche come il mix di dramma medico, romanticismo e lotte personali dello show lo renda riconoscibile tra le generazioni.

Daredevil: Rinascita, cosa succede al Punitore? il MCU sta cercando di riconfigurare l’identità del vigilante Frank Castle?

Nonostante il ritorno di diversi personaggi chiave, Daredevil: Rinascita manca palesemente di un eroe fondamentale: il Punitore. Il Marvel Cinematic Universe ha ampliato il suo panorama televisivo e una delle aggiunte più attese è Daredevil: Rinascita (la nostra recensione). Questa serie segna non solo il ritorno di Matt Murdock, l’avvocato cieco di giorno e vigilante di notte, interpretato da Charlie Cox, ma anche di Kingpin, interpretato da Vincent D’Onofrio. La serie è il seguito della serie Daredevil di Netflix e, come tale, molti del cast originale sono tornati. Tuttavia, il Punitore è assente.

Frank Castle, alias il Punitore, ha fatto il suo debutto nell’MCU nella seconda stagione di Daredevil, interpretato da Jon Bernthal. Un ex marine diventato vigilante dopo il brutale omicidio della sua famiglia, Castle si è imbarcato in un’incessante ricerca di giustizia. Il suo debutto in Daredevil ha posto le basi per la sua serie autonoma, The Punisher, che ha ulteriormente esplorato la sua crociata contro la criminalità organizzata e le sue battaglie interiori.

Lo status canonico di questi show Netflix ha subito delle fluttuazioni in passato, ma da allora sono stati aggiunti alla linea temporale ufficiale dell’MCU e sono considerati parte del canone ufficiale dell’MCU.

Kingpin fa riferimento a The Punisher e ad altri vigilanti mascherati in Born Again

Daredevil: Rinascita stagione 1 Kingpin

Kingpin fa specificamente riferimento a The Punisher, Spider-Man e White Tiger

In Daredevil: Rinascita, Wilson Fisk esce dal carcere con ambizioni rinnovate, in particolare quella di candidarsi a sindaco di New York. Al centro della sua campagna c’è una posizione veemente contro i vigilanti mascherati, che egli ritiene responsabili dell’escalation di violenza e illegalità in città. La retorica di Fisk è strategicamente studiata per influenzare l’opinione pubblica, posizionandosi come il precursore dell’ordine in mezzo al caos.

Nel secondo episodio di Daredevil: Rinascita, Fisk mette in particolare The Punisher sullo stesso piano di altri vigilanti mascherati come Daredevil e Spider-Man. Sostiene che questi individui operano al di fuori della legge, minando l’autorità delle istituzioni consolidate e mettendo in pericolo i civili. Evidenziando le loro azioni extragiudiziali, Fisk mira a presentarsi come la forza legittima in grado di riportare la sicurezza e la legalità a New York City.

Ma il Punitore non è un vigilante mascherato, la sua identità è ben nota a New York

Daredevil: Rinascita
Charlie Cox in Daredevil: Rinascita

L’identità del Punitore è stata rivelata nella seconda stagione di Daredevil

La classificazione di Fisk di Punisher come vigilante mascherato solleva qualche perplessità, soprattutto considerando la storia di Frank Castle. A differenza di Daredevil o Spider-Man, che nascondono le loro identità dietro delle maschere, la trasformazione di Frank Castle in Punisher è stata un evento pubblico. Il suo arresto e il successivo processo sono stati ampiamente trattati dai media nella seconda stagione di Daredevil, consolidando la consapevolezza che Frank Castle e Punisher sono la stessa persona.

Inoltre, il modus operandi di Castle contrasta nettamente con quello dei tradizionali eroi mascherati. Lui opera senza travestimento, il suo abbigliamento con il teschio serve più come simbolo che come occultamento. Questa trasparenza nell’identità rende sconcertante il tentativo di Fisk di raggrupparlo con i vigilanti mascherati. Ci si chiede se Fisk stia deliberatamente distorcendo i fatti per i suoi scopi o se sia in atto un cambiamento narrativo più profondo.

Daredevil: Rinascita ha semplicemente modificato l’identità di Punisher? L’identità di Punisher è ancora nota?

Daredevil: Rinascita

L’identità di Punisher è ancora nota?

L’incoerenza nella rappresentazione di Fisk di Punisher porta a speculare su una possibile modifica in Daredevil: Rinascita. Una possibilità primaria è che la serie stia tentando di riscrivere o oscurare la conoscenza pubblica dell’identità di Frank Castle per meglio servire la sua narrativa. Questa potrebbe essere una mossa strategica per allineare il personaggio al tema più ampio del vigilantismo contro cui Fisk sta facendo una campagna. Dipingendo tutti i vigilanti con lo stesso pennello, indipendentemente dai loro personaggi pubblici, la narrativa potrebbe enfatizzare i pericoli della giustizia extralegale nel suo complesso.

I retcon sono strumenti narrativi comuni nei fumetti, utilizzati per alterare fatti precedentemente stabiliti all’interno di un universo immaginario, spesso per servire nuove direzioni della storia.

In alternativa, la retorica di Fisk potrebbe essere una manovra politica calcolata, che fa affidamento sulla memoria corta del pubblico o sull’apatia verso i dettagli dell’identità di ogni vigilante. Generalizzando la minaccia, semplifica il suo messaggio, rendendolo più appetibile per gli elettori che sono più interessati ai risultati che ai dettagli. Potrebbe anche semplicemente usare il termine vigilante “mascherato” per indicare qualcuno che opera al di fuori della legge, dato che in effetti Punisher è in minoranza tra coloro che scelgono di non indossare una maschera.

D’altra parte, includendo Punisher in questi discorsi, Fisk potrebbe tentare di dipingere tutti i vigilanti come brutali assassini. Frank Castle mette in atto una forma di giustizia sanguinosa e violenta che contrasta con gli eroi più virtuosi come Spider-Man.

Semmai, è proprio il tipo di vigilante di cui politici e legislatori dovrebbero preoccuparsi. Indicandolo come esempio, Kingpin è in grado di dipingere altri eroi sotto la stessa luce e quindi metterli tutti nello stesso paniere. Piuttosto che chiedersi perché Punisher sia incluso, forse la domanda è perché lo siano tutti gli altri?

Tuttavia, è uno sviluppo interessante, che suggerisce che il Punitore sia ancora attivo a New York. È quindi solo questione di tempo prima che riemerga come uno degli eroi più brutali e iconici della città. Naturalmente, questo presuppone che abbia continuato a combattere il crimine negli anni intermedi prima di Daredevil: Rinascita.

Dove si trova il Punitore durante Daredevil: Born Again?

Daredevil: Rinascita
Daredevil: Rinascita da DISNEY ITALIA

Mentre Daredevil: Rinascita si svolge, la presenza fisica di Frank Castle rimane vistosamente assente, ma la sua influenza è suggerita nella narrazione. Alla fine della seconda stagione di The Punisher, Castle aveva abbracciato pienamente il suo ruolo di vigilante, continuando la sua guerra personale contro il crimine. Nella scena finale, Castle indossa il suo nuovo giubbotto con il teschio e massacra un magazzino pieno di criminali di New York City armati di due fucili.

Sebbene non confermato dalla Marvel al momento della stesura di questo articolo, è probabile che Daredevil: Born Again sia ambientato tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, escludendo l’apertura ambientata 12 mesi prima. La seconda stagione di The Punisher (2019) è ambientata nel 2018, il che suggerisce che ci sono stati tra gli otto e i nove anni in cui il Punitore presumibilmente è stato operativo. A differenza di Daredevil e Kingpin, che sono apparsi nell’MCU sin dall’era Netflix, il Punitore di Bernthal deve ancora riapparire, nonostante sia stato confermato nel cast di Daredevil: Rinascita.

I riferimenti di Wilson Fisk a The Punisher suggeriscono che Castle rimanga attivo nella malavita di New York, le sue azioni sono abbastanza significative da giustificare la menzione insieme a vigilanti attivi come White Tiger. Ciò implica che, nonostante la sua assenza dallo schermo, la crociata di Punisher contro il crimine persiste, mantenendo il suo status di figura controversa nel dibattito in corso sulla giustizia privata nella città. Indipendentemente da ciò, nonostante non sia apparso finora, la presenza di Punisher si fa già sentire in Daredevil: Rinascita.

The Batman – Parte 2: Robert Pattinson offre una vaga risposta sulla possibile presenza di Joker

0

The Batman – Parte 2 sta a suo modo andando avanti, dopo i diversi ritardi che lo hanno e tutt’ora lo caratterizzano. Il più recente è quello che ha spostato la data di uscita dal 2026 all’ottobre 2027. Tuttavia, i fan sono in trepida attesa di sapere di cosa parlerà il sequel. Una teoria popolare prevede il ritorno del Joker di Barry Keoghan come antagonista principale, ma al momento non ci sono conferme né smentite di nessun tipo.

In una nuova intervista rilasciata a Technikart, l’interprete di Batman, Robert Pattinson ha parlato brevemente del film, ma è rimasto in gran parte silenzioso, poiché i dettagli della trama sono ancora avvolti nel segreto. Quando gli è stato però chiesto se il Joker di Keoghan potrebbe essere presente nel prossimo sequel, Pattinson ha dichiarato solo: “Sì, no, non lo so. Potenzialmente...”. L’inizio della produzione di The Batman – Parte 2 è previsto per la fine del 2025, come Pattinson ha confermato in un’intervista del mese scorso, a quel punto sarà magari possibile saperne di più.

Cosa la dichiarazione di Robert Pattinson può dirci sulla presenza di Joker in The Batman – Parte 2

Sebbene le dichiarazioni di Robert Pattinson sul Joker possano essere interpretate in diversi modi, è chiaro che, anche se fosse a conoscenza dello status del Joker di Keoghan, non gli sarebbe stato permesso di condividerlo. Quando si tratta di dettagli sulla trama di un grande film di supereroi come The Batman – Parte 2, spetta a Matt Reeves e ai DC Studios decidere quanto condividere con il pubblico. Dal momento che il sequel è ancora in fase di pre-produzione, condividere qualcosa sull’ipotetico ruolo di Joker sarebbe troppo prematuro, dal momento che il regista potrebbe essere ancora al lavoro per definire i dettagli definitivi su chi farà effettivamente parte del cast.

Ma è interessante notare quanto sia criptico persino Pattinson sul potenziale ruolo di Joker nel film, dato che anche Keoghan ha ventilato un suo possibile ritorno in The Batman – Parte 2. Data la loro interazione nel primo film, sarebbe incredibilmente affascinante vedere una storia più estesa tra Bruce Wayne e Joker nell’universo di The Batman che Reeves sta sviluppando. Con le molte possibilità che si possono dare alla rivalità tra Batman e Joker, si spera quindi che il Clown Principe del Crimine abbia almeno una parte nel sequel.

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte 2

Come già sottolineato, The Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, James Gunn è dovuto intervenire per smentire le voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA del 2023, The Batman – Parte 2 è stato rinviato prima all’ottobre 2026 e poi all’ottobre 2027. Le riprese del sequel inizieranno alla fine del 2025.

Reeves spera che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.

In un’intervista pubblicata nel settembre 2024, il regista ha dichiarato alla rivista SFX di aver pianificato le riprese nel 2025, poiché stava “finendo la sceneggiatura adesso”. “Colin [Farrell] farà parte del film. Abbiamo condiviso [la sceneggiatura] man mano con la DC e lo studio e loro sono super eccitati”, ha dichiarato Reeves alla rivista. Reeves ha sottolineato che The Penguin, che vede Farrell nel ruolo del cattivo di Gotham City, è il “punto d’ingresso” del sequel di Batman ed è “assolutamente collegato a dove lasciamo le cose nella serie”.

Il regista ha aggiunto che The Batman – Parte 2scaverà nella storia epica della corruzione più profonda, e si addentrerà in luoghi che non ha potuto anticipare nel primo. I semi di dove si va a parare sono tutti nel primo film, e si espande in un modo che vi mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto”. L’uscita di The Batman – Parte 2 è prevista per il 1 ottobre 2027. Nel cast, ad oggi, vi sono Robert PattinsonZoë KravitzJeffrey WrightAndy SerkisColin Farrell.

Jesse Plemons sarebbe in lizza per interpretare Bestia nel reboot del MCU

0

Era stato dato per scontato che Kelsey Grammar sarebbe rimasto nel MCU nel ruolo di Hank McCoy alias Bestia dopo il suo cameo nella scena post-credits di The Marvels, ma sembra che i Marvel Studios potrebbero decidere di affidare a un nuovo attore il ruolo nel prossimo reboot degli X-Men. Secondo Jeff Sneider di The Hot Mic, Jesse Plemons (Civil War, Zero Day, Kind of Kindness) sarebbe in considerazione per interpretare Bestia nel film. Lo scooper non è però sicuro se abbia effettivamente incontrato la Marvel per il ruolo o se sia semplicemente negli interessi dello studios.

Il possibile cast degli X-Men del MCU

Voci precedenti hanno affermato che Harris Dickinson (Babygirl, The Iron Claw, Triangle of Sadness) e Jack Champion (Avatar, Scream 6) sono stati presi in considerazione per interpretare Ciclope, con la star di Stranger Things, Sadie Sink una probabile scelta per Jean Grey. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e DeWanda Wise sono sul radar dello studio per interpretare Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit (ma sarà Channing Tatum?) facciano parte del team.

Più di recente, si è vociferato che Hunter Schafer (Cuckoo, Euphoria) sia in lizza per Mystique, e si dice che Julia Butters (The Gray Man, The Fablemans) sia in trattativa per interpretare Pryde. Margaret Qualley (Kind of Kindness, The Substance) invece è stata indicata come possibile Rogue. La scorsa settimana, è stata riportata anche la voce secondo cui Denzel Washington potrebbe interpretare il cattivo, forse Magneto, anche se sembra improbabile dato il suo apparente coinvolgimento in Black Panther 3.

A questi rumor si è ora aggiunto anche quello secondo cui Jesse Plemons potrebbe interpretare Bestia. Intanto Michael Lesslie sta attualmente lavorando alla sceneggiatura. Se alcuni degli X-Men faranno il loro debutto nei prossimi film di Avengers (come si vocifera), c’è la possibilità che potremmo avere notizie ufficiali sul casting abbastanza presto. Per quanto riguarda quando potremmo finalmente vedere questo attesissimo reboot degli X-Men, si immagina che il “grande segreto taciuto di Hollywood” sia che il film uscirà 2-3 mesi dopo Avengers: Secret Wars nel 2027.

Non c’è ancora un regista legato al progetto, ma la quantità di voci di casting provenienti da varie fonti affidabili sembra indicare che lo studio stia assemblando in silenzio la sua nuova line-up. Si stanno dunque chiaramente facendo progressi nell’introduzione degli X-Men nel MCU, e il responsabile dello streaming dei Marvel Studios Brad Winderbaum ha recentemente confermato che il film è in fase di sviluppo attivo, rispondendo anche (o meglio, evitando) a una domanda sulla recente voce relativa alla serie X Academy/Academy X Disney+.

Penso che chiunque possa dire qualsiasi cosa online, e che questo arrivi al mulino delle voci e la gente si ecciti”, ha detto Winderbaum a Screen Rant. “Al momento stiamo ancora lavorando alla seconda stagione di X-Men 97. Sta venendo fuori in modo incredibile e le sceneggiature per la terza stagione sono pazzesche. Questo è sicuramente un modo per soddisfare la mia voglia di X-Men in televisione. E c’è un lungometraggio sugli X-Men in fase di sviluppo, quindi questo è il fulcro degli X-Men attualmente”.

Avatar: Fuoco e cenere, James Cameron conferma che sarà il film più lungo della saga

0

I film di Avatar di James Cameron si sono dimostrati estremamente divisivi, ma a prescindere da come la si pensi sul fatto che abbia dedicato una parte così importante della sua carriera alla serie, vedere Pandora sul grande schermo rimane uno spettacolo unico. Dalle giungle lussureggianti ai cieli azzurri e, in Avatar: La via dell’acqua del 2022, ai vasti oceani, il pianeta è visivamente mozzafiato. Tuttavia, quando Avatar: Fuoco e cenere il regista ci porterà nella casa del Clan Mangkwan (alias Clan Cenere), ad esplorare il Villaggio Cenere, un luogo molto diverso da quello che siamo abituati a vedere in questi film.

Questo non significa però che ci lasceremo alle spalle gli oceani di Pandor, come dimostra una concept art appena rivelata da Empire che mostra Lo’ak in sella a un ilu. D’altra parte, forse c’era da aspettarselo. E parlando proprio con Empire Online, Cameron ha spiegato come Avatar: La via dell’acqua si è evoluto nella stanza degli sceneggiatori e ha confermato che molte delle idee che aveva per quel sequel sono state tenute in serbo per il terzo film.

In poche parole, avevamo troppe grandi idee racchiuse nel primo atto del secondo film”, ha spiegato il regista. “Il film si muoveva come un treno a massima velocità e non stavamo approfondendo abbastanza i personaggi. Così ho detto: ‘Ragazzi, dobbiamo dividere le cose’”. Di conseguenza, “Avatar: Fuoco e cenere sarà un po’ più lungo del secondo” (ricordiamo che La via dell’acqua ha una durata di 3 ore e 12 minuti).

La sceneggiatrice Amanda Silver ha poi dichiarato al sito: “È stato spettacolare. Si parla di un personaggio in profondità per giorni e giorni, e all’improvviso eccolo lì. I personaggi avevano bisogno di respirare. Questi film sono molto di più di una trama propulsiva e di uno spettacolo meraviglioso. Sono personaggi veri”. “Questi personaggi sono un amalgama di noi, della nostra infanzia, del nostro ruolo di genitori, degli errori che abbiamo commesso e che probabilmente, in qualche misura, continuiamo a commettere come genitori”, ha aggiunto Cameron. “Voglio dire, Jake è una padre stronzo. È molto duro con i suoi figli. Beh, io sono così”. Qui sotto, il nuovo concept art del film:

Avatar: Fuoco e Cenere, quello che sappiamo sul film

Avatar: Fuoco e Cenere riprenderà subito dopo quegli eventi, quando Jake e Neytiri incontreranno il Popolo della Cenere, che Cameron ha lasciato intendere essere più attratto dalla violenza e dal potere rispetto agli altri clan. “Ci sono nuovi personaggi, uno in particolare penso che sarà amato, o amerete odiarlo”, ha detto Cameron.

Oona Chaplin (“Game of Thrones”) interpreta il leader del popolo della Cenere, Varang. Anche David Thewlis e Michelle Yeoh si uniscono al cast. Insieme a Worthington e Saldaña, il cast di ritorno include Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet, Cliff Curtis, Britain Dalton, Jack Champion, Trinity Jo-Li Bliss, Bailey Bass, Joel David Moore, Edie Falco e Dileep Rao.

Avatar: La via dell’acqua e Avatar: Fire and Ash sono entrambi scritti da Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver. In origine, dovevano essere un unico film, ma durante il processo di scrittura, Cameron ha deciso che c’era troppo materiale e ha diviso la storia in due parti. L’uscita del film in sala è attualmente prevista per il 19 dicembre 2025.

Cameron ha prodotto tutti i film di “Avatar” con il suo partner creativo di lunga data Jon Landau, morto di cancro a luglio a 63 anni. “La sua eredità non sono solo i film che ha prodotto, ma l’esempio personale che ha dato: indomito, premuroso, inclusivo, instancabile, perspicace e assolutamente unico”, ha affermato Cameron in una dichiarazione all’epoca. “Ha prodotto grandi film, non esercitando potere ma diffondendo calore e la gioia di fare cinema. Ci ha ispirato tutti a essere e a dare il meglio di noi, ogni giorno. Ho perso un caro amico e il mio più stretto collaboratore per 31 anni. Una parte di me è stata strappata via”.

Resident Evil: il nuovo film al cinema a settembre 2026

0
Resident Evil: il nuovo film al cinema a settembre 2026

È ufficiale: la Sony distribuirà un nuovo capitolo di Resident Evil al cinema a partire dal 18 settembre 2026, stando a quanto riportato da Variety. Basato sul popolarissimo videogioco horror della Capcom, Zach Cregger ha scritto la sceneggiatura e si occuperà anche della regia, mentre Shay Hatten è co-sceneggiatore. Constantin Film produce e cofinanzia il film, mentre Robert Kulzer di Constantin, Roy Lee e Miri Yoon di Vertigo Entertainment e PlayStation Productions saranno a loro volta anche produttori.

Tra i crediti di Cregger come sceneggiatore e regista figurano “Miss March”, “The Civil War on Drugs” (entrambi con Trevor Moore) e, più recentemente, “Barbarian”. Ha anche prodotto il film del 2025 “Companion” e sta scrivendo, dirigendo e producendo il film horror “Weapons”, con protagonisti Josh Brolin e Julia Garner, per la Warner Bros, in uscita a gennaio 2026.

L’istinto di Cregger per la suspense è così efficace che è difficile credere che prima di ‘Barbarian’, il regista abbia lavorato soprattutto nella commedia (era un membro del team di sketch Whitest Kids U’Know). D’altra parte, ha un senso dell’umorismo deliziosamente contorto scorre sotto la superficie”, ha scritto Peter Debruge, critico cinematografico capo di Variety, nella sua recensione di ‘Barbarian’. Al momento non si hanno maggiori informazioni riguardo questo nuovo capitolo, la cui produzione dovrebbe però iniziare nel corso di quest’anno.

La storia di Resident Evil al cinema

L’originale videogioco è uscito come per PlayStation nel 1994, ma è stato poi portato su diverse console. Ci sono stati sei precedenti film tratti da questa saga, a partire da “Resident Evil” del 2002, con Milla Jovovich e Michelle Rodriguez. La Jovovich ha poi guidato i successivi “Apocalypse” (2004), “Extinction” (2007), “Afterlife” (2010) e “Resident Evil: Retribution” (2012) e “Resident Evil: The Final Chapter” (2017). Nel 2021, Johannes Roberts ha scritto e diretto il reboot del franchise “Resident Evil: Welcome to Raccoon City”. Il franchise ha incassato complessivamente oltre 1,2 miliardi di dollari al box office mondiale.

Gene Hackman è morto per cause naturali una settimana dopo la moglie Betsy Arakawa

0

Stando a quanto riportato da Heather Jarrell, il medico legale capo dell’Ufficio dell’investigatore medico del New Mexico, Gene Hackman e sua moglie Betsy Arakawa sarebbero morti per cause naturali ad una settimana di distanza circa l’uno dall’altro. L’attore sarebbe infatti deceduto intorno al 17 febbraio per malattie cardiovascolari, con il morbo di Alzheimer come fattore significativo. La moglie, invece, intorno all’11 febbraiio per aver contratto l’hantavirus, un virus potenzialmente mortale trasmesso dai topi.

Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa trovati morti nella loro casa di Santa Fe

Hackman, 95 anni, e Arakawa, 65 anni, sono poi stati trovati morti il 26 febbraio. In quell’occasione le autorità avevano dichiarato di non sospettare un omicidio. In una conferenza stampa tenutasi venerdì, lo sceriffo di Santa Fe Adan Mendoza ha dichiarato che le telecamere di sorveglianza hanno mostrato che Arakawa ha fatto delle commissioni l’11 febbraio, visitando il mercato Sprouts e una farmacia CVS. Quel giorno si è anche messa in contatto con un massaggiatore via e-mail.

La sua auto è entrata nella zona recintata dove la coppia viveva intorno alle 17.15. Dopo quella data non sono state trovate attività o comunicazioni. Secondo Jarrell, Hackman aveva invece un’avanzata malattia di Alzheimer, oltre a una grave malattia cardiaca e a una storia di attacchi di cuore. È risultato negativo all’hantavirus. Erin Phipps, veterinario della sanità pubblica dello Stato, ha dichiarato durante la conferenza stampa che le infezioni da hantavirus sono molto rare. Su 136 infezioni nello Stato negli ultimi 50 anni, il 42% sarebbe stato fatale.

Il virus, come accennato, si trasmette tipicamente attraverso gli escrementi dei roditori. Phipps ha infatti aggiunto che c’erano segni di ingresso di roditori in alcuni edifici della proprietà, anche se il rischio nella casa principale era “basso”. Per quanto riguarda Hackman, il pacemaker dell’attore ha registrato attività cardiaca il 17 febbraio. Il 18 febbraio, invece, ha rilevato un ritmo anomalo, che è stato l’ultimo registrato, suggerendo che Hackman sia morto quel giorno.

La scorsa settimana le autorità avevano annunciato che l’autopsia ha rilevato che entrambi i corpi sono risultati negativi al monossido di carbonio. Anche la New Mexico Gas Company ha controllato a fondo la casa e non ha trovato perdite significative. Secondo un mandato di perquisizione, Arakawa è stata trovato morta sul pavimento del bagno, con alcune pillole sparse sul lavabo. Alla conferenza stampa, Jarrell ha dichiarato che le pillole in questione sono farmaci per la tiroide che venivano assunte come regolarmente prescritto.

Hackman è invece stato trovato in una stanza vicino alla cucina. Sembrava che entrambi fossero caduti a terra. Anche un cane morto è stato trovato in un armadio vicino al corpo di Arakawa, mentre altri due cani sani vagavano per la proprietà. L’esame necroscopico del cane deceduto è ancora in corso. Viene infine riportato che un addetto alla manutenzione ha chiamato le autorità dopo aver trovato la porta lasciata socchiusa. Gli agenti sono entrati e hanno scoperto i corpi. Le morti sono state considerate “abbastanza sospette” da giustificare ulteriori indagini, le quali hanno ora portato a questi nuovi risultati.

La città proibita, recensione del film di Gabriele Mainetti

0
La città proibita, recensione del film di Gabriele Mainetti

Gabriele Mainetti torna al cinema con La città proibita, un’opera ambiziosa che mescola generi e suggestioni con la consueta consapevolezza, confermando la sua intenzione di portare avanti un’idea di cinema spettacolare e profondamente radicato nella contemporaneità. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, il regista romano ci accompagna in una Roma ibrida, viva, in perenne trasformazione, raccontando una storia di vendetta, amore e riscatto, vibrante di adrenalina

La trama de La Città Proibita

In un villaggio tra le montagne della Cina, due bambine si allenano con il padre che insegna loro delle mosse di kung fu. Molto anni dopo incontriamo Mei, una delle due ormai cresciuta, protagonista di una scena d’azione mozza fiato degna del miglior Bruce Lee, mentre si difende da un gruppo di malavitosi e cerca sua sorella. Sembra di essere in un qualsiasi localaccio di Shanghai, e invece siamo nel coloratissimo all’Esquilino, nel cuore di Roma. Mei incontra Marcello e, involontariamente, il loro destino si lega per quella che sarà l’avventura che cambierà per sempre le loro vite.

Il più grande pregio di la città Proibita è quello di trovare un buon equilibrio tra l’anima romanesca che il regista aveva già raccontato nei suoi film precedenti, così come le persone che vivono ai margini, e la sua grande passione per i film di kung fu e i revenge movie, elemento che costituisce poi il centro action del racconto.

La Città Proibita – Yaxi Liu – foto © Andrea Pirrello

Un equilibrio trai generi non sempre al servizio della storia

Il film ha la grande capacità di passare senza soluzione di continuità dalla commedia al dramma, dal melodramma al film di arti marziali, sempre con grande coerenza e senza mai risultare forzato. La scrittura, firmata da Mainetti stesso insieme a Stefano Bises e Davide Serino, diventa più sincera e lineare, rispetto ai film precedenti, anche se spesso si nota un compiacimento per la bellezza e l’adrenalina di alcune scene che però non servono la storia, sfociando nel risultato opposto di allontanare lo spettatore anziché tenerlo incollato allo schermo.

Le scene di combattimento, curate dal fight coordinator Liang Yang, elevano le scene d’azione a un livello tecnico competitivo con chi questi film li realizza continuamente, anche perché quando si tratta di azione, Mainetti sa il fatto suo: le scene in cui il protagonista è il kung fu sono fluide, creative e perfettamente integrate nella narrazione, anche se talvolta troppo lunghe e compiaciute.

Mei e Marcello protagonisti irresistibili

In questo crogiolo di riferimenti, sfumature e culture, Gabriele Mainetti sceglie due volti memorabili: Enrico Borello e Yaxi Liu, come eroi semi-romantici di questa storia. Lui, visto in molti altri progetti, tra cui Lovely Boy e il recente Familia, sorprende con una dolcezza e un incanto negli occhi che fanno tenerezza al primo sguardo, non si può non fare il tifo per il suo Marcello. Lei, letale e sottile, è stata la controfigura di Liu Yifei nel Mulan in live action della Disney e “mena come un fabbro”. Non solo, il suo viso pulito sono una rappresentazione perfetta della grinta e della dedizione che Mei, il suo personaggio, mette nel perseguimento dei suoi obbiettivi. Due opposti che trovano il modo di incontrarsi e incrociarsi, in mezzo a un inferno che nessuno dei due ha cercato. A completare il cast intervengono Sabrina Ferilli e Marco Giallini.

La Città Proibita – da sinistra Sabrina Ferilli e Marco Giallini – foto © Andrea Pirrello

Ma Roma nei film di Mainetti è sempre protagonista e così da quella multietnica dell’Esquilino a quella da cartolina dei Fori Imperiali, la Città Eterna fa bella mostra di sé, diventando lo scenario perfetto per questa narrazione. L’Esquilino, con le sue bancarelle, i ristoranti cinesi e le trattorie romane, diventa il palcoscenico perfetto per raccontare un mondo in continua evoluzione. E Mainetti non si limita a rappresentare questa realtà, ma la esalta, mostrandone la bellezza e la complessità.

La città proibita non è solo un film d’azione o una storia d’amore: è un manifesto di come Gabriele Mainetti intende il suo cinema. E nel bene e nel male è ormai una cifra stilistica distintiva, con la sua ricchezza di riferimenti ma anche l’autocompiacimento, lo stile impeccabile e la mancanza di umiltà per mettersi al servizio della storia. Il film si impone come uno dei più interessanti delle prossime settimane al cinema, dal 13 marzo in sala con PiperFilm con anteprime l’8 marzo in anteprima.

King Arthur: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film con Keira Knightley

Il regista Antoine Fuqua si è affermato negli anni come uno dei registi più talentuosi per quanto riguarda i film d’azione a tinte crime. Tra i suoi titoli più celebri si annoverano Training Day, Brooklyn’s Finest, The Equalizer e I magnifici 7. Un altro dei suoi più apprezzati è King Arthur, rilettura storica del celebre racconto dedicato a re Artù e ad altri noti personaggi a lui associati. Il progetto nacque in seguito al rinnovato entusiasmo per i film di carattere storico, e in particolare dopo il successo de Il gladiatore. Il film, uscito nel 2004, si presenta però come una versione inusuale della storia, presentando una serie di notevoli differenze rispetto al mito originale.

La sceneggiatura, scritta da David Franzoni, non è infatti basata su fonti preesistenti, ma è interamente frutto di una invenzione originale. La maggior parte degli elementi tradizionali della leggenda arturiana vengono eliminati, come ad esempio il Santo Graal o il triangolo amoroso tra Artù, Lancillotto e Ginevra, qui solo accennato. Allo stesso modo, il film reinterpreta Artù come un ufficiale romano piuttosto che come il tipico cavaliere medievale. Il film sostituisce infine anche la celebre spada nella roccia con un retroscena più oscuro e tragico di come Artù ha rivendicato la sua lama, Excalibur.

Si tratta dunque di un film lungi dall’essere storicamente accurato e fedele al mito, ma che grazie alla solida regia di Fuqua ed alle interpretazioni dei protagonisti, riesce comunque ad essere un buon intrattenimento, raccontando di passioni universali e sempre attuali. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Ioan Gruffudd e Keira Knightley in King Arthur
Ioan Gruffudd e Keira Knightley in King Arthur

La trama di King Arthur

Ambientato nel V secolo d.C., in Britannia, il film ha per protagonista il giovane Artù, il quale vanta origini romane grazie a suo padre. Egli è il comandante di un gruppo di sermanti, cavalieri condannati in seguito ad una sconfitta a servire per 15 anni l’Impero Romano. Ora che questo inizia però a ritirarsi dalle terre inglesi, anche per via delle insurrezioni guidate da Merlino, il gruppo di soldati si prepara a tornare a casa, ritrovando lì la propria libertà. Prima che ciò possa concretizzarsi, però, questi vengono raggiunti dal vescovo Germanius, il quale ordina loro di completare un’ultima missione: evacuare un’importante famiglia italiana dal Vallo di Adriano, salvandola dall’avanzata degli invasori Sassoni.

Artù guida dunque ancora una volta i suoi ruoli verso la battaglia. Lancillotto, Galvano, Galahad, Bors, Tristano e Dagonet non sono certo uomini che si tirano indietro, ma iniziano ad accusare la sottomissione per anni subita da parte del territorio romano. Ben presto, i loro animi entreranno in crisi, e spetterà ad Artù mantenere le redini del gruppo. Lungo il loro percorso, tuttavia, si imbatteranno in ulteriori elementi che faranno vacillare la loro fede verso l’Impero. L’incontro con la schiava Ginevra, appartenente alla popolazione Woad, sarà la miccia che segnerà l’esplosione di una feroce battaglia.

Il cast del film

Per il ruolo del protagonista, Artù, erano stati inizialmente considerati gli attori Hugh Jackman, Mel Gibson e Russell Crowe. Questi rifiutarono però l’offerta e Fuqua propose allora Daniel Craig, all’epoca poco noto. I produttori preferirono però affidare la parte a Clive Owen, convinti che questi sarebbe divenuto il nuovo James Bond, ruolo poi invece andato, per ironia, proprio a Craig. Nei panni di Ginevra, invece, vi è l’attrice Keira Knightley. Questa, divenuta popolare grazie ai film di Pirati dei Caraibi, si esercitò a lungo nell’uso dell’arco. Durante la pratica, però, rischiò quasi di colpire e uccidere un cavallo. Nonostante sia indicata come una dei protagonisti, l’attrice non compare prima di 53 minuti dall’inizio del film.

Nei panni di Lancillotto si ritrova invece Ioan Gruffudd, anche noto per essere stato Mr. Fantastic nei primi due film de I Fantastici 4. Si ritrovano poi noti attori come Ray Winstone nei panni di Bors, Hugh Darcy in quelli di Galahad e Ray Stevenson come Dagonet. Il celebre Tristano ha il volto di Mads Mikkelsen, mentre Joel Edgerton è Galvano. L’attore svedese Stellan Sakrsgård è invece Cedric, spietato leader dei Sassoni. Questi fu da sempre l’unico attore considerato per la parte, ma rifiutò il ruolo tre volte prima di convincersi ad accettarlo. Stephen Dillane compare invece nel ruolo di Merlino, mentre l’italiano Ivano Marescotti è il vescovo Germanius.

King Arthur cast

Il finale del film King Arthur

Il giorno della battaglia finale, Artù, dalla collina dietro il Vallo di Adriano, vede sventolare la bandiera bianca da Jols, un traditore romano dalla parte dei Sassoni, e così scende per incontrare Cerdic, giurando di ucciderlo. Presto viene raggiunto da Lancillotto e dai suoi compagni cavalieri, che decidono di combattere. Nella culminante battaglia di Badon Hill, i Woad e i cavalieri affrontano l’esercito sassone. Ginevra combatte Cynric, ma viene sopraffatta. Lancillotto la aiuta ed uccide Cynric, ma viene ferito a morte. Cerdic uccide Tristano prima di affrontare Artù, che uccide il comandante sassone, condannando gli invasori alla sconfitta.

Nel finale, Artù e Ginevra si sposano e Merlino proclama Artù re d’Inghilterra. Uniti dalla sconfitta dei Sassoni e dalla ritirata dei Romani, il nuovo re promette di guidare i britannici contro futuri invasori. Il film si chiude così su tre cavalli, che erano appartenuti a Tristano, Dagonet e Lancillotto, che corrono liberi attraverso il paesaggio, mentre il racconto di chiusura di Lancillotto descrive come i cavalieri caduti vivano nei racconti tramandati di generazione in generazione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. King Arthur è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 marzo alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

The Apparition: la spiegazione del finale del film

The Apparition: la spiegazione del finale del film

Molto spesso i film di genere horror rielaborano eventi, leggende o teorie esistenti nella realtà per i propri racconti. Di particolare interesse di questo filone sono i lungometraggi incentrati su vicende paranormali, tra cui si annovera il recente The Apparition, film del 2012 scritto, diretto e prodotto da Todd Lincoln, qui al suo debutto cinematografico. Per l’occasione, egli si è cimentato nel dar vita ad un film che si anima a partire dal celebre e inquietante Philip Experiment, in cui si cercò di determinare la possibilità di comunicare con fantasmi immaginari attraverso alcuni elementi fittizzi su di essi.

Nonostante si ispiri a questo esprimento, il film finito ha dovuto affrontare pesanti accuse di plagio e di aver preso spunto da vari altri film horror, tra cui The Ring (1998), Pulse (2001), The Grudge (2002) e Paranormal Activity (2007), tutti basati sull’orrorifica manifestazione di fantasmi. In particolare, le numerose similitudini con Pulse, hanno spinto alcuni a ritenere che The Apparition potrebbe essere un remake non ufficiale e non dichiarato del celebre horror giapponese. Al di là di queste vicende, il film comunque non ottenne particolare fortuna al momento della sua uscita in sala.

Anzi, la ricezione inziale nei suoi confronti è stata piuttosto negativa. Nonostante i suoi difetti, però, negli anni è diventato un film particolarmente ricercato dagli amanti di questo filone, che ritrovano qui elementi horror di particolare fascino. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Apparition. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

LEGGI ANCHE: The Apparition: la vera storia dietro il film horror

The Apparition cast
Tom Felton, Sebastian Stan e Ashley Greene in The Apparition. Foto di Stefan Erhard – © 2012 Dark Castle Holdings, LLC.

La trama e il cast di The Apparition

Protagonisti del film The Apparition sono un gruppo di amici, Patrick, Lydia, Ben e Greg, con interessi particolarmente diversi rispetto a quelli dei loro coetanei. Sono infatti affascinati dagli esperimenti relativi alla comunicazione con i fantasmi o le creature dell’aldilà. Una sera, i quattro decidono di ridare vita ad un esperimento durante il quale evocare lo spirito di un defunto. Il gruppo segue attentamente le indicazioni, ma il risultato non è quello che immaginavano. Ben presto, infatti, una spaventosa serie di fenomeni paranormali inizia a verificarsi e i quattro amici scoprono con orrore di aver risvegliato un’oscura entità dormiente che inizia a perseguitarli senza pietà.

La spiegazione del finale

Nel corso del film, Ben e Kelly iniziano dunque a fare esperienza di strani fenomeni. Le cose si complicano quando Ben riceve 36 e-mail “urgenti” da Patrick che lo informano prima di un nuovo tentativo di esperimento Charles, poi di un avvertimento che “il contenimento è fallito” e infine “sei in pericolo”. Dopo aver assistito ad una nuova apparizione, la coppia terrorizzata si reca quindi in un hotel, ma viene attaccata anche lì. Mentre fuggono, ricevono una chiamata da Patrick e lo incontrano. Patrick spiega quindi che l’esperimento iniziale ha permesso a un’entità maligna di entrare nel loro mondo.

Patrick aggiunge però di aver costruito una stanza circondata da una corrente negativa che ritiene lo protegga da questa entità. Insieme, tornano a casa di Kelly e Ben per tentare quindi un nuovo esperimento e contenere la demoniaca presenza. Durante l’esperimento, la casa inizia a tremare e ad andare in frantumi per via della potenza di quanto stanno compiendo, fino a quando poi tutto si ferma bruscamente. Durante una pausa, mentre Kelly e Ben sono fuori, Patrick viene a quel punto trascinato nell’oscurità e scompare. Non riuscendo a trovarlo, i due decidono di fuggire nella camera di sicurezza da lui brevettata.

The Apparition film
Tom Felton, Sebastian Stan e Ashley Greene in The Apparition. Foto di Stefan Erhard – © 2012 Dark Castle Holdings, LLC.

All’interno della casa, sentono la registrazione del diario personale di Patrick, nel quale sono riportate le informazioni sui membri dell’esperimento originale. Dei sei originari, due sono morti, uno si è suicidato e gli altri tre sono scomparsi. Ben, dopo essere entrato nella camera di sicurezza, scompare subito senza lasciare traccia. Terrorizzata, Kelly esce dalla camera e si ritrova davanti al cadavere contorto di Ben. A quel punto, la registrazione di Patrick spiega che l’entità diventa più forte con ogni persona che riesce a fare sua e che logora le sue vittime finché queste non sono troppo deboli per resistere.

Kelly comprende – e gli spettatori con lei – che l’entità è dunque ora dotata di una forza spaventosa e potenzialmente inarrestabile. Nel tentativo di sfuggirle, Kelly vaga senza meta fino a quando non ed entra in un centro commerciale Costco vuoto. Sapendo di non avere scampo, entra nell’ipermercato e si dirige verso la sezione campeggio. Si introduce in una tenda e aspetta di essere uccisa dall’entità, avendo ormai completamente rinunciato a resistere. L’entità non tarda ad arrivare: alcune mani appaiono da dietro a Kelly e l’afferrano portandola nell’oscurità che chiude il film. Non è però noto se l’entità sparisca con la morte dell’ultima persona legata all’esperimento o si sposti altrove nella sua fame di vita umana.

Il trailer di The Apparition e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Apparition è infatti disponibile nel catalogo di Prime Video e Apple iTunes. Per vederlo, basterà noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 marzo alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Una donna promettente, la spiegazione del finale del film

Una donna promettente, la spiegazione del finale del film

Potreste amare il film con Carey Mulligan, Una donna promettente (qui la nostra recensione). Potreste odiarlo. Potreste esserne indifferenti. Ma una cosa sembra quasi certa: proverete forti emozioni per il suo finale. La maggior parte del film, diretto da Emerald Fennell, sembra un’abile rivisitazione dei film di exploitation, in cui qualcuno che ha subito un torto si vendica. Mulligan interpreta Cassie, la cui migliore amica, Nina, è stata violentata quando le due frequentavano la facoltà di medicina. Nonostante Nina abbia denunciato lo stupro e nonostante ci fossero delle prove video, nessuno a scuola ha preso sul serio le sue affermazioni e ha punito i colpevoli. Sia Nina che Cassie hanno poi lasciato la scuola e si lascia intendere che Nina sia morta suicida.

Ora, Cassie vendica abitualmente Nina andando nei bar e fingendo di essere ubriaca. Inevitabilmente, un uomo la porta a casa e inevitabilmente cerca di andare a letto con lei senza il suo chiaro consenso. Prima che lui possa farlo, però, lei rivela il suo stratagemma, parlandogli in modo convincente e terrorizzandolo al pensiero di quello che ha appena fatto. Il piano di Cassie prevede anche una vendetta più diretta nei confronti delle persone che ritiene responsabili della morte di Nina, tra cui un ex amico che le ha abbandonate, l’avvocato che ha difeso lo stupratore in tribunale e il preside del college. Ma la persona in cima alla lista di Cassie, come prevedibile, è lo stupratore di Nina, Al, il quale sta per dare luogo al suo addio al celibato.

Cassie ottiene dunque il luogo della festa di Al da Ryan, il ragazzo con cui esce per gran parte del film, finché non si rende conto che anche lui non ha fatto nulla per aiutare Nina mentre veniva violentata di fronte a numerose persone durante una festa. Così Cassie si traveste da spogliarellista e si presenta all’addio al celibato di Al, dove intende compiere il suo ultimo atto di vendetta: incidere il nome di Nina sulla pelle di Al dopo averlo ammanettato al letto. Ma le cose non vanno secondo i piani. Ed è qui che nel film accade un punto di svolta sorprendente.

Carey Mulligan in Una donna promettente
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di Focus Features – © 2019 PROMISING WOMAN, LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

La spiegazione del finale di Una donna promettente

Ecco cosa succede: Al si libera da una delle manette e riesce a soffocare Cassie con un cuscino fino a farla morire. Il film cambia a questo punto prospettiva per seguire Al e il suo amico Joe mentre cercano di coprire il loro crimine. Più tardi, al matrimonio di Al, l’atto finale del piano di Cassie si compie quando la polizia si presenta per arrestare Al per il suo omicidio. La donna aveva infatti inviato il luogo dell’addio al celibato all’avvocato pentito che aveva difeso Al nel caso di stupro, avvisandolo che aveva intenzione di essere presente, nel caso in cui fosse scomparsa. Lui ha così contattato la polizia e alla fine Al è finito in prigione.

Questi sviluppi racchiudono gli ultimi 15 minuti del film, anche se si accetta il fatto che Una donna promettente ha già fatto accadere molti altri punti di svolta ancor prima di arrivare al finale. Ma la morte di Cassie fa capire quale fosse l’obiettivo della sceneggiatrice/regista Emerald Fennell: costringendo lo spettatore a vedere quanto profondamente il punto di vista di ragazzi come Al abbia soffocato la nostra cultura pop. “L’addio al celibato va a rotoli quando muore la spogliarellista e/o la lavoratrice del sesso” è ormai un cliché, ma la maggior parte delle storie di questo tipo sono raccontate dal punto di vista dei partecipanti all’addio al celibato, non da quello della spogliarellista o della lavoratrice del sesso.

Poiché Una donna promettente è così profondamente incentrato su Cassie che l’improvviso passaggio a una trama che sembra appartenere a un altro film è incredibilmente stridente. Tuttavia, questa stridente qualità ha uno scopo: aiuta gli spettatori a capire che la versione più tipica di questo film trasformerebbe la spogliarellista in un cadavere usa e getta – non le permetterebbe mai di essere la protagonista. “Come appare questa storia dal punto di vista di uno dei personaggi minori?” è una domanda utile che ogni scrittore deve porsi riguardo a ciò che sta scrivendo. Ma ciò che Fennell ha fatto in Una Donna Promettente è stato concentrarsi su un intero tropo attraverso il punto di vista della persona più spesso trattata come un sacrificio necessario per portare avanti la trama.

Una donna promettente Max Greenfield
Max Greenfield in Una donna promettente. Courtesy of © Focus Features

In effetti, saremmo molto sorpresi se Una donna promettente non fosse un’opera inversa, solo un po’, da “che aspetto ha la storia della spogliarellista che muore all’addio al celibato se è raccontata dal punto di vista della spogliarellista?“. Ricordandoci forzatamente di chi sarebbe la storia – ovvero di Al e Joe – Una donna promettente spinge il pubblico a riconsiderare tutti i cadaveri di donne senza nome che abbiamo visto in altri film e show televisivi, quelli che danno il via a una storia sugli uomini nelle loro vaghe vicinanze, a volte gli uomini che hanno effettivamente ucciso quelle donne. Con questa scelta ci sfida anche a spostare la nostra empatia da Cassie ad Al o Joe.

Il pubblico ha la tendenza a dare un po’ di tregua a un protagonista, e una volta che Cassie è morta, a Una donna promettente manca del tutto un protagonista. Al potrebbe intervenire per riempire questo vuoto. Dopo tutto, nessuno di noi vorrebbe che una donna vendicativa incidesse il nome della sua migliore amica sulla propria pelle. Ecco perché il finale del film, in cui Cassie manda Al in prigione dall’oltretomba, è così importante. Senza di esso, il film non si concluderebbe solo con una nota negativa, ma comprometterebbe attivamente tutto ciò che è accaduto prima e rischierebbe di lasciare agli spettatori il ricordo primario di un altro uomo terribile che la fa franca per una cosa terribile.

La domanda su quale sia il genere a cui appartiene Una donna promettente è molto importante per il suo finale

Prima di diventare un film su un addio al celibato finito male, Una donna promettente passa agilmente tra tre generi molto diversi: la commedia romantica, il thriller d’exploitation e lo studio di un personaggio“. Il genere a cui appartiene più propriamente è l’ultimo, poiché l’azione del film è per lo più dedicata a cercare di capire cosa fa scattare Cassie. Ma per capirlo è necessario seguirla mentre terrorizza i ragazzi che la riaccompagnano a casa dal bar o affronta le persone che ritiene responsabili della morte di Nina (la trama del thriller d’exploitation del film). E poi bisogna anche vedere chi è Cassie nel contesto della sua relazione con Ryan (il suo lato da commedia sentimentale).

Ma nei momenti conclusivi di  Una donna promettente, quando il piano di Cassie fa cadere Al al suo stesso matrimonio, il film punta tutto sul thriller d’exploitation. La commedia sentimentale è finita, con Ryan che si è rivelato un infame. E poiché Cassie è morta, anche lo studio del personaggio è finito, perché non possiamo più approfondire la sua conoscenza. In effetti, se il film fosse stato un puro studio dei personaggi, Al e Joe l’avrebbero probabilmente fatta franca. Ma poiché Una donna promettente ha ancora una carta da thriller d’exploitation nella manica, mette in atto un ultimo trucco.

Carey Mulligan è Cassie in Una donna promettente
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di Focus Features – © 2019 PROMISING WOMAN, LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

I thriller di sfruttamento spesso coinvolgono persone tradizionalmente svantaggiate che affrontano chi detiene il potere. Cassie, per esempio, è una donna che lotta contro la cultura dello stupro e il patriarcato, quindi le persone che affronta sono degli ubriachi che si credono bravi ragazzi. I thriller di sfruttamento finiscono quasi sempre con una sorta di vittoria dell’eroe, per quanto donchisciottesca. Anche se l’eroe muore, sarà fatta giustizia. (Un altro esempio famoso, tratto da un altro film che utilizza le caratteristiche del thriller d’exploitation per i propri scopi: Kill Bill, che termina con la sua eroina che si gode la pace dopo aver ucciso tutti coloro che l’hanno usata, abusata e oppressa).

Il finale di un thriller d’exploitation è proprio il finale di Una donna promettente. Molti spettatori potrebbero essere contrariati dal fatto che molte cose devono andare per il verso giusto perché il piano di Cassie funzioni: deve sperare che l’avvocato faccia la cosa giusta, deve sperare che la polizia prenda sul serio un messaggio dall’oltretomba, deve persino programmare una serie di messaggi da inviare a Ryan (che sta partecipando al matrimonio di Al) proprio nel momento giusto per ottenere il massimo impatto drammatico. Nel contesto di un thriller d’exploitation, tutto questo è assolutamente ragionevole.

La sequenza finale a cascata di Una donna promettente non è più incredibile di quella di Cassie che va a casa con dozzine di uomini, li umilia e li spaventa, e poi non incontra alcun problema oltre a quello del loro arrabbiarsi con lei. All’interno di questo genere, le regole della realtà sono legittimamente un po’ più flessibili. Infine, la sua morte permette di mostrare quanto le donne siano usa e getta in un mondo gestito da uomini, un punto che il fiilm ha già sottolineato e sovvertito molte volte prima della morte della protagonista. La Fennell ha dunque distorto diversi eventi del suo film per arrivare alla scena finale, un approccio che sembra un imbroglio in uno studio sui personaggi, ma che risulta trionfante in un thriller d’exploitation.

The Immortal Man: Steven Knight aggiorna sull’uscita del film di Peaky Blinders

0

I fan attendono con impazienza il prossimo film di Cillian Murphy, che lo riporterà al suo ruolo più iconico di Thomas Shelby dopo aver vinto un Oscar per Il discorso del re. Per ordine di Netflix, i fan stanno ricevendo il tanto atteso film Peaky Blinders The Immortal Man, che riunisce l’attore preferito dai fan con il collaboratore di lunga data Steven Knight e una sfilza di volti nuovi nel cast. Il film è al centro dell’attenzione e sembra che Netflix stia sfruttando al massimo l’hype dando a un lungometraggio un’uscita nelle sale.

Knight, che sta attualmente promuovendo il suo nuovo spettacolo A Thousand Blows, ha parlato con The Playlist e ha rivelato che l’uscita nelle sale è in programma per il prossimo film. Il regista ha riflettuto sulla popolarità del programma nei suoi primi giorni e su come ora voglia offrire ai fan un’esperienza di comunità nei cinema. “Non è mai stato promosso in modo massiccio, ma la gente lo ha semplicemente scoperto e se ne è parlata”.

Ha inoltre aggiunto che spera di offrire la giusta esperienza cinematografica ai fan: “E visto quanto sono appassionati, voglio davvero che guardino tutto questo insieme in un unico edificio perché la comunicazione è stata tutta virtuale, il che va bene. Ma voglio che questo sia nei cinema, in modo che le persone possano sedersi lì insieme e guardare ciò che accade”. Quando gli è stato chiesto se il film uscirà nelle sale, ha rivelato:

Sì. Beh, l’ho appena annunciato. Quindi sì.”

Chi recita in “Peaky Blinders”?

Il film ha aggiunto una serie di volti nuovi, tra cui Rebecca FergusonBarry KeoghanTim Roth e altri ancora. I fan hanno visto le prime immagini del set che li hanno entusiasti: “Abbiamo, credo, i migliori talenti della recitazione britannica tutti insieme”, ha detto Knight parlando di quella schiera di attori. Il cast di The Immortal Man è completato anche da Paul Anderson, Sophie Rundle, Ned Dennehy, Packy Lee, Ian Peckand e Stephen Graham. Il creatore ha anche rivelato di aver visto le prime montature e che le performance lo hanno impressionato: “È incredibilmente bello”.

Mentre la fine della sesta stagione della serie Peaky Blinders nell’aprile 2022 sembrava definitiva, il film in uscita è destinato a costituire un epilogo della serie. Vedremo la storia familiare spostarsi nella seconda guerra mondiale e delineare come una guerra globale può influenzare la scena del crimine clandestino.

Black Bag: il punteggio su Rotten Tomatoes preannuncia un ulteriore successo di spionaggio per Michael Fassbender

0

Poche persone a Hollywood sono più impegnate quest’anno di David Koepp, che ha scritto la sceneggiatura di A proposito di Nightmare, che ha già terminato la sua corsa nelle sale, e ha altri due progetti in cantiere. Più avanti nel corso dell’anno, Koepp farà il suo trionfale ritorno al franchise di Jurassic Park con Jurassic World: Rebirth, dopo aver scritto il primo film di Jurassic Park diretto da Steven Spielberg, ma ha un altro film in uscita nelle sale la prossima settimana prima di tornare alla preistoria. Koepp si riunisce con il regista di A.I.Intelligenza Artificiale, Steven Soderbergh, per Black Bag, il thriller di spionaggio in uscita nelle sale il 14 marzo con Michael Fassbender e Cate Blanchett al fianco di Pierce Brosnan e Tom Burke. Black Bag è ancora a una settimana dalla sua prima mondiale, ma il film ha già ottenuto un ottimo 93% di punteggio dalla critica su Rotten Tomatoes, con 27 recensioni.

Il punteggio del 93% ottenuto da Black Bag dalla critica su Rotten Tomatoes è attualmente il quarto più alto nella carriera di Soderbergh, il più alto è Sex, Lies, and Videotape (96%), il film drammatico vietato ai minori del 1989 con James Spader. Gli unici altri film con un punteggio superiore a Black Bag sono Out of Sight e Behind the Candelabra, il primo è un film poliziesco con George Clooney e il secondo un film biografico musicale con Matt Damon. Steven Soderbergh è un regista vincitore di un Oscar per il suo lavoro in Traffic ed è anche una delle poche persone ad essere stata nominata due volte per lo stesso premio Oscar nello stesso anno. Mentre Soderbergh ha portato a casa il trofeo per Traffic nel 2001, è stato anche nominato per il suo lavoro come regista in Erin Brockovich, il dramma legale con Julia Roberts attualmente in streaming su Netflix.

La recente serie thriller di spionaggio di Michael Fassbender è già stata rinnovata

Fassbender è un veterano di X-Men e Alien, famoso per i ruoli di Erik Lensherr e David nelle serie di fantascienza, ma ultimamente si è avventurato nel mondo dello spionaggio internazionale, riscuotendo un grande successo. Fassbender ha recentemente recitato al fianco di Jeffrey Wright e Richard Gere in The Agency, la serie Showtime in streaming su Paramount+ che è stata rinnovata per la seconda stagione prima della conclusione della prima. The Agency ha ottenuto il 68% di voti positivi dalla critica e il 76% dal pubblico su Rotten Tomatoes, ma lo show ha avuto un forte seguito e tornerà con una seconda stagione nei prossimi anni.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità