La seconda stagione di Andor
è uno dei
prossime serie tv di Star Wars più attesi, il che
significa che ci sono molte domande sul progetto. Inizialmente,
Andor doveva durare cinque stagioni, prima che ne
venissero confermate due che anticipano gli eventi di
Rogue One: A Star Wars Story. Con la prima stagione di
Andor che presenta alcuni archi narrativi relativamente
autonomi prima di culminare nel finale, la seconda stagione di
Andor dovrebbe assomigliare maggiormente a Rogue One, sia in termini di
personaggio titolare che di cronologia della serie.
Il drammatico
finale della prima stagione di Andor ha visto Cassian
Andor, interpretato da Diego Luna, unirsi all’Alleanza Ribelle,
preparandolo per una seconda stagione in cui combatterà la sua
guerra personale contro l’Impero. Oltre a questo, è stato rivelato
poco sulla trama generale, che coprirà i cinque anni tra la prima
stagione di Andor e Rogue One. Ecco tutto ciò che si
sa finora.
Trailer e trama della seconda
stagione di Andor
Il
trailer della seconda stagione di Andor preannuncia un
epico scontro con l’Impero, mostrando il ritorno di luoghi iconici
come Coruscant e persino Yavin 4. Sembra confermare che lo show si
aprirà con il matrimonio della figlia di Mon Mothma, mentre un
altro arco narrativo vede protagonista lo stesso Cassian, che si
infiltra nei Sienar Labs per rubare un prototipo di TIE Avenger.
Senza dubbio l’uscita del trailer è solo l’inizio del marketing
dello show.
La data di uscita di Andor –
Stagione 2
Lucasfilm ha confermato
ufficialmente che la stagione 2 di Andor uscirà il 22
aprile 2025. Questa stagione è divisa in quattro blocchi di tre
episodi (o “capitoli”) e ogni settimana verrà pubblicato un
capitolo. Questo significa che il programma di uscita sarà il
seguente:
Data di uscita a
episodio
22 aprile 2025 . Stagione 2 di
Andor, episodi 1-3
29 aprile 2025 – Stagione 2 di
Andor, episodi 4-6
6 maggio 2025 – Stagione 2 di
Andor, episodi 7-9
13 maggio 2025 Stagione 2 di
Andor, episodi 10-12
Il cast della stagione 2 di
Andor
Il cast di Andor
tornerà
Il cast di Star
Wars: Andor tornerà nella seconda stagione. Ci saranno
anche alcuni ritorni inaspettati, con indizi che suggeriscono che
anche Andy Serkis, che interpreta il generale Kilo Onyo, tornerà in
azione. Ecco il cast principale e i personaggi attesi nella seconda
stagione di Star Wars: Andor:
Ci sono stati alcuni accenni e
suggerimenti sulla trama della seconda stagione di Andor. Lo
showrunner Tony Gilroy ha confermato che la seconda stagione di
Andor sarà divisa in quattro episodi da tre episodi
ciascuno, ognuno dei quali descriverà un periodo di 12 mesi
importante per lo sviluppo dell’Alleanza Ribelle. Includerà Yavin
4, il pianeta nella giungla che fungeva da base operativa per
l’Alleanza Ribelle in Rogue One e nel primo film di Star
Wars, il che ha senso dato che la serie si dirige verso l’anno
0 BBY nella
linea temporale di Star Wars.
La seconda stagione di Andor
sarà divisa in quattro episodi da tre episodi ciascuno, ognuno dei
quali descriverà un periodo di 12 mesi importante per lo sviluppo
dell’Alleanza Ribelle.
Alla D23: The Ultimate Disney Fan
Convention, è stato confermato il ritorno del regista Orson
Krennic di Ben Mendelsohn e di K-2SO di Alan Tudyk in filmati
esclusivi. È stato inoltre confermato che la seconda stagione
di Andor uscirà nel 2025. Nel trailer esclusivo, Gilroy ha
accennato a una scala ancora più grande con una posta in gioco
ancora più alta rispetto alla prima stagione. Separatamente dal
D23, Adria Arjona, che interpreta Bix, la cara amica di Cassian, ha
anticipato un arco sorprendente pieno di colpi di scena. Oltre a
questo, al momento non si sa nulla della storia.
La linea temporale potrebbe portare
a grandi momenti noti per venire da Mon Mothma nella seconda
stagione di Andor. In Star Wars Rebels, è stato
rivelato che Mon Mothma lasciò Coruscant e formò ufficialmente
l’Alleanza Ribelle dopo il massacro di Ghorman. Questo evento
potrebbe essere presente nella seconda stagione di
Andor, così come molti altri momenti interessanti,
emozionanti e pieni di tensione che permettono all’Alleanza Ribelle
di diventare la forza che combatte l’Impero che è nel film
originale di Star Wars.
Ora ci sono più serie TV di
Star
Warsche mai. La Disney ha trasformato
Star
Wars in un innovativo franchise transmediale di libri,
fumetti, videogiochi e una straordinaria gamma di serie TV Disney+. The
Mandalorian è stato essenzialmente il programma di punta di
Disney+, uscito come titolo di lancio
del servizio di streaming nel 2019.
Gli show televisivi sono ambientati
in diversi momenti della
linea temporale di Star Wars. Il libro di Boba
Fett e Ahsoka sono spin-off di The Mandalorian, ambientati circa cinque
anni dopo Il ritorno dello Jedi. Obi-Wan Kenobi e Andor sono ambientati entrambi durante i tempi bui
dell’Impero Galattico, così come la serie animata Star Wars: The
Bad Batch, uno spin-off di Star Wars: The Clone Wars.
Ora sono in arrivo ancora più serie TV di Star Wars, insieme
alle nuove stagioni delle puntate già esistenti nella libreria TV
della Disney.
Andor – Stagione 2
L’attesissimo sequel di Andor
uscirà nel 2025.
Data di uscita – 22 aprile
2025
Cast della serie tv – Diego
Luna (Cassian Andor), Stellan Skarsgård (Luthen Rael), Genevieve
O’Reilly (Mon Mothma), Forest Whitaker (Saw Gerrera), Faye Marsay
(Vel), Varada Sethu (Cinta), Adria Arjona (Biix Caleen), Joplin
Sibtain (Brasso), Kyle Soller (Syril Karn), Denise Gough (Dedra
Meero), Andy Serkis (Kino Loy)
Dopo una prima stagione acclamata
dalla critica, la
stagione 2
di Andor completerà la storia di Cassian Andor,
interpretato da Diego Luna. Il creatore Tony Gilroy ha già spiegato
la struttura della stagione 2 di Andor, con ogni tre dei 12
episodi totali che segnano un anno della vita di Cassian che porta
agli eventi di Rogue One: A Star Wars
Story. La stagione 2 di Andor doveva originariamente
uscire nell’agosto 2024, ma da allora è stata rimandata al 22
aprile 2025.
La seconda stagione di Andor
vedrà il ritorno di personaggi di Rogue One, tra cui K-2SO e
il direttore Orson Krennic, e continuerà a colmare il divario tra
la prima stagione di Andor e il film d’esordio di Cassian.
Si prevede inoltre che mostrerà eventi chiave come il massacro di
Ghorman, il catalizzatore della caduta in disgrazia di Mon Mothma
nel Senato Imperiale. Dato il successo della prima stagione di
Andor, non c’è dubbio che la seconda stagione sarà almeno
all’altezza delle aspettative.
Star Wars Visions – Stagione
3
Torna lo show in stile “What
If?” acclamato dalla critica
Data di uscita: 2025
Lucasfilm ha recentemente
confermato che la terza stagione di Star Wars Visions uscirà
nel 2025. Il popolare show antologico esce spesso nel giorno di
Star Wars, il che significa che molti si aspettano che uscirà il 4
maggio, anche se non è ancora confermato. Visions è uno show
straordinario che offre alle migliori case di animazione la
possibilità di reinterpretare Star Wars, e la terza stagione
presenta alcuni graditi ritorni.
Ahsoka – Stagione 2
Una seconda stagione di Ahsoka
è ufficialmente in arrivo.
Lucasfilm ha confermato che la
seconda stagione di Ahsoka è in lavorazione. Alla
fine della prima stagione di Ahsoka, Ahsoka Tano,
interpretata da Rosario Dawson, e Sabine Wren, interpretata da
Natasha Liu Bordizzo, sono rimaste bloccate sul lontano pianeta
Peridea, mentre il Gran Ammiraglio Thrawn, interpretato da Lars
Mikkelsen, è tornato nella galassia principale di Star Wars.
Non si sa se tornerà l’intero cast, dato che non ci sono ancora
informazioni sul fatto che la prossima stagione sarà ambientata
interamente nella galassia Peridea. Secondo quanto riferito, la
produzione inizierà nell’estate del 2025, con un potenziale
rilascio dello show nel 2026.
Andor
raggiunge un climax esplosivo, con Cassian Andor che si unisce all’Alleanza Ribelle sulla
scia di una rivolta su Ferrix. L’ultima serie Disney+ della Lucasfilm, Andor,
ha adottato un insolito approccio narrativo lento. La maggior parte
degli show televisivi di Star
Wars si è concentrata sugli Easter egg e sul fan-service,
ma Andor è diversa; è fondamentalmente un’opera sui
personaggi. È anche profondamente politicamente impegnata,
estendendo le metafore di George Lucas sulla lotta contro il
fascismo al XXI secolo.
Il finale della prima stagione di
Andor ha dovuto affrontare un compito arduo. Tutti i diversi
personaggi avevano i loro archi narrativi e le loro sottotrame e in
qualche modo il finale doveva bilanciarli. Il suo successo è una
testimonianza dell’abilità dello showrunner Tony Gilroy, con il
funerale di Maarva Andor che ha attirato la maggior parte dei
personaggi chiave su Ferrix in modo che le loro storie potessero
legarsi efficacemente.
Negli ultimi episodi si è
accumulata una sensazione di pressione contro l’Impero, che alla
fine esplode nell’episodio 12 di Andor.
La spiegazione della ribellione
su Ferrix nel finale della prima stagione di Andor
Ferrix è cambiata molto nel corso
della prima stagione di Andor. Il pianeta è stato presentato
agli spettatori come parte della zona corporativa della galassia,
un settore che godeva di un certo grado di indipendenza
dall’Impero. Un singolo incidente ha tuttavia portato
all’occupazione imperiale e l’Impero è diventato sempre più
repressivo. Dal punto di vista strutturale, il finale della prima
stagione di Andor sembra dare peso alle parole di Leia nel
primo film di Star Wars. “Più stringi la presa”,
disse a Tarkin, “più sistemi stellari ti scivoleranno tra le
dita”. Le campane di Ferrix iniziano a suonare, chiamando i
cittadini al funerale di Maarva Andor prima dell’orario concordato
con l’Impero, un sottile atto di ribellione che si intensifica
rapidamente a causa dell’ultimo messaggio di Maarva. Sapeva di
stare morendo e ha lanciato un ultimo appello alle armi tramite
ologramma.
Non si tratta di una rivolta
organizzata, coordinata dall’Alleanza Ribelle di Star Wars.
Piuttosto, è un evento spontaneo, che degenera rapidamente quando
Wilmon, il cui padre è stato torturato dall’Ufficio di Sicurezza
Imperiale, lancia una bomba contro l’Impero. La rivolta sarà un
duro colpo per la carriera della supervisore dell’Ufficio di
Sicurezza Imperiale Dedra Meero, perché stava supervisionando
personalmente il funerale nella speranza di catturare Cassian
Andor. Anche se la ribellione su Ferrix viene rapidamente
schiacciata, lascerà un’eredità duratura.
Perché Andor stava per lasciare
che Luthen lo uccidesse
Dedra Meero non ha mai capito la
sua preda. Pensava che Cassian sarebbe stato al funerale, ma lui
sapeva che la sua madre adottiva avrebbe preferito che lui usasse
questo come copertura per salvare la loro amica Bix Caleen. Dopo
aver condotto con successo
Dedra Meero non ha mai capito la
sua preda. Pensava che Cassian sarebbe stato al funerale, ma lui
sapeva che la sua madre adottiva avrebbe preferito che lui usasse
questo come copertura per salvare la loro amica Bix Caleen. Dopo
aver condotto con successo
Dedra Meero non ha mai capito la
sua preda. Pensava che Cassian sarebbe stato al funerale, ma lui
sapeva che sua madre adottiva avrebbe preferito che lui usasse
questo come copertura per salvare la loro amica Bix Caleen. Dopo
aver condotto un’evasione di successo e aver portato Bix fuori dal
mondo, Andor cerca l’enigmatico leader ribelle Luthen. Ormai
Cassian capisce di rappresentare una minaccia per l’operazione di
Luthen e preferirebbe essere ucciso piuttosto che compromettere la
nascente Alleanza Ribelle. Cassian ha finalmente capito la
necessità di ribellarsi all’Impero, incoraggiato dall’ultimo
messaggio di Maarva e dal Manifesto Ribelle che gli è stato dato da
Karis Nemik all’inizio della prima stagione di Andor. Offre
a Luthen una semplice scelta: ucciderlo o reclutarlo.
La decisione di Luthen, ovviamente,
non è mai stata messa in dubbio. Cassian Andor si unirà
all’Alleanza Ribelle e la
stagione 2 di Andor racconterà la sua storia mentre
continua a lavorare attivamente contro l’Impero. Ora è sulla strada
che lo porterà a Scarif, dove darà la vita per la Ribellione,
rubando i piani della Morte Nera e permettendo loro di scoprire il
punto debole della Morte Nera: la porta di scarico termico che
potrebbe essere usata per distruggere l’intera stazione di
battaglia. Il destino di Luthen è più misterioso, dato che non è
stato visto in Rogue One: A Star Wars
Story; questo probabilmente significa che Cassian
sopravviverà al suo capo, con Luthen scoperto dall’Impero e
ucciso.
Spiegazione dei colpi di scena
della famiglia di Mon Mothma
Nel frattempo, su Coruscant, Mon
Mothma continua a navigare in acque pericolose. Consapevole che il
suo autista è una spia dell’ISB, inscena una discussione con il
marito sulla sua abitudine al gioco d’azzardo, un modo ingegnoso
per coprire eventuali buchi nelle loro finanze. Questo non sarà
sufficiente, però, e così pagherà un prezzo molto personale per il
sostegno alla ribellione. Cede al losco finanziere Davo Sculdun,
che era disposto a sostenerla solo se avesse presentato suo figlio
a sua figlia, Leida, in un patto matrimoniale in stile Game of
Thrones. Mon Mothma sta sacrificando la propria famiglia
per l’Alleanza Ribelle, ed è significativo che né il marito né la
figlia sembrino essere stati al suo fianco durante la guerra civile
galattica.
Cosa succede a Dedra e Syril
nel finale della prima stagione di Andor?
Anche la vita di Dedra Meero prende
una piega inaspettata, con il supervisore dell’ISB coinvolto nei
disordini su Ferrix. Viene salvata da Syril Karn e sembra
sinceramente grata in un raro momento di emozione. Molti spettatori
speravano in una storia d’amore contorta tra Dedra e Syril, e
potrebbero davvero vedere esaudito il loro desiderio. Come minimo,
la seconda stagione di Andor mostrerà sicuramente il loro
rapporto svilupparsi in qualche modo.
La scena post-credits di Andor
conferma che i prigionieri stavano costruendo la Morte
Nera
La scena post-credits dell’episodio
12 di Andor conferma una teoria popolare dei fan secondo cui
i prigionieri su Narkina 5 stavano lavorando inconsapevolmente al
progetto della Morte Nera. La costruzione della prima
Morte Nera sarebbe probabilmente più avanzata (le prime parti
del disco sono già in posizione nelle scene finali di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith), quindi
molto probabilmente si tratta della seconda Morte Nera. Le ombre
delle Morte Nere incombono sul futuro della galassia e, di fatto,
sulla vita di Andor.
Ma le parole di Karis Nemik
preannunciano la sconfitta dell’Impero. “Il bisogno imperiale di
controllo è così disperato perché è così innaturale”,
rifletteva. “Una sola cosa romperà l’assedio. Ricordatelo.
Provateci”. Quella “sola cosa” sarebbe stata la
distruzione della Morte Nera, con Luke Skywalker che sparò quello
che è stato chiamato “il colpo udito in tutta la galassia”.
Lungi dal garantire il futuro dell’Impero, la Morte Nera ne avrebbe
assicurato la caduta; dimostrò che l’Impero era colpevole di aver
esagerato e convinse la gente che Palpatine poteva essere
sconfitto.
Il finale della prima stagione
costruisce le basi per la trama di Andor – Stagione 2
La fine della stagione 1 di
Andor prepara la ribellione personale di Cassian Andor nella
stagione 2. Questa prima stagione è stata essenzialmente il
passaggio del testimone, con Maarva che incoraggia il figlio
adottivo a essere finalmente tutto ciò che lei credeva potesse
essere. Gilroy continuerà il suo approccio segmentato alla
narrazione, utilizzando blocchi di tre episodi per tracciare i
prossimi quattro anni della vita di Andor. Andor sarà un importante
agente segreto dell’Alleanza Ribelle e userà le sue abilità contro
l’Impero, ma non sarà solo; Gilroy ha promesso che molti dei
personaggi sopravvissuti della prima stagione torneranno, speriamo
anche Bix. È ragionevole presumere che Andor finirà poco
prima dell’inizio di Rogue One: A Star Wars Story, in cui
Cassian scopre l’esistenza della Morte Nera.
Il vero significato del finale
di Andor e come cambia la ribellione
La fine della prima stagione di
Andor è un affascinante sguardo alla natura della
ribellione. La storia della ribellione di Andor sembra una
continuazione dei temi politici di George Lucas, ora collocati nel
contesto del XXI secolo. Secondo l’attrice Fiona Shaw (che
interpreta Maarva Andor, la madre adottiva di Andor), Andor
è “una grande, scurrile [interpretazione] del mondo
trumpiano”. Come ha spiegato in un’intervista a Empire
Magazine, “Il nostro mondo sta esplodendo in diversi luoghi
in questo momento, i diritti delle persone stanno scomparendo e
Andor lo riflette. [Nello show] l’Impero sta prendendo il
sopravvento e sembra che la stessa cosa stia accadendo anche nella
realtà”.
La natura strisciante del fascismo,
sia in Guerre Stellari che nel mondo reale, è perfettamente
dimostrata dall’uso ponderato di Andor delle truppe
d’assalto. Le truppe d’assalto sono del tutto assenti nei primi
episodi, con gli abitanti della galassia ancora in grado di
ignorare l’oscurità che oscura le loro vite. Ma il finale della
prima stagione di Andor vede le strade di Ferrix piene di
truppe d’assalto, che aprono il fuoco sui civili mentre sopprimono
brutalmente una rivolta. Il fascismo si nasconde mentre acquisisce
forza, agendo con forza quando è finalmente pronto. Ma la fine
della prima stagione di Andor è ottimista anche di fronte a
un tale male, perché anche al regime più potente si può resistere.
Come predisse Karis Nemik, “Una sola cosa romperà
l’assedio”.
La storia della seconda stagione di
Andor porterà
direttamente agli eventi di Rogue One: A Star Wars
Story, il che solleva la questione se i personaggi
dell’amato film di Star Wars faranno o meno la loro
apparizione nella serie TV. Con diversi membri del cast e
personaggi di Rogue One già confermati, tra cui K-2SO di
Alan Tudyk e il direttore Orson Krennic di Ben Mendelsohn, il
pubblico ora si chiede chi altro potrebbe apparire nella seconda
stagione di Andor.
Secondo lo showrunner Tony Gilroy,
citato da Entertainment Weekly, le probabilità non sono
impossibili, ma le aspettative dovrebbero essere moderate. Gilroy
sottolinea che tutti i personaggi di Rogue One
inclusi, come Krennic, sono solo una parte della storia se sono
un’aggiunta “organica e”. “Non stuzzichiamo molto
nel nostro show, vero?” ha insistito Gilroy. “Non
stuzzichiamo molto.” Per questo, Gilroy vuole che coloro che
sperano in un cameo in Rogue One sappiano che “non stiamo
introducendo nulla per divertimento”.
Tony Gilroy: Non risponderò
completamente a questa domanda. Non stuzzichiamo molto nel nostro
show, vero? Tutto ciò che introdurremo per arrivare a Rogue sarà
organico.Non stuzzichiamo molto. O solo perché qualcuno
vuole vederlo. Deve essere pertinente alla
storia.
Cosa significa per Star Wars il
punto di vista di Tony Gilroy sui cameo di Rogue One
Le probabilità sono tutt’altro
che impossibili
Naturalmente, Gilroy sottolinea che
i cameo non sono così liberamente distribuiti in Andor come
potrebbero esserlo in altri film e programmi TV di Star
Wars, ma ciò non significa necessariamente che non accadranno.
Quello che Gilroy sta esortando i fan a fare è guardare alla
stagione 2 di Andor con occhio critico e vedere se
qualche ulteriore personaggio di Rogue One
potrebbe essere un tassello che si inserisce nel puzzle più grande.
Ad esempio, non prevedo che qualcuno come Jyn Erso possa inserirsi,
purtroppo, ma posso assolutamente immaginare che Galen Erso possa
avere un ruolo cruciale. I cameo sono possibili, ma sono puramente
funzionali.
Questo è il modo in cui tutti i
cameo in Star Wars dovrebbero essere affrontati
La storia viene prima di tutto,
sempre
I cameo nelle recenti proprietà
Star Wars sono diventati sempre più allineati al fan service
che a qualsiasi altra cosa, il che rende estremamente rinfrescante
la visione di Gilroy su di essi in Andor. Star Wars è
desiderosa di accontentare i suoi fan, il che è certamente un
valore importante da avere, ma quel confine può essere e è stato
superato in passato. Non c’era motivo, ad esempio, che
l’episodio 6 di The Book of Boba Fett fosse una festa di
personaggi tra cui Luke Skywalker, Ahsoka Tano, Cad Bane, Din Djarin e Grogu, quando lo
stesso Boba Fett ha avuto 2 minuti di tempo sullo schermo.
Gilroy capisce che, sebbene sia
importante accontentare il pubblico, la storia è la parte più
importante per far funzionare un progetto come questo. A breve
termine, i cameo sono certamente utili per il pubblico, ma spesso
non invecchiano bene se non sono fatti correttamente. E
Andor è il tipo di storia che soffrirebbe di camei gratuiti; il
suo tono più cupo farebbe risaltare un cameo fuori luogo come un
pugno nell’occhio. Per quanto mi piacerebbe vedere più personaggi
di Rogue One, mi fido ciecamente dell’approccio di Gilroy
con Andor.
La seconda stagione di
Andor presenta i primi tre episodi il 22 aprile su
Disney+.
ATTENZIONE: seguono spoiler sugli
episodi 3 e 4 di The White Lotus 3
La breve scena di nudo del
personaggio di Timothy Ratliff interpretato da Jason Isaacs nella terza stagione di The
White Lotus, episodio 4 “Hide or Seek” è stata
esilarante e incredibilmente inaspettata. Guardare il crollo
emotivo di Tim è stato uno degli aspetti più divertenti della terza
stagione di The White Lotus fino a questo momento, dopo
che lui e un vecchio socio in affari, Kenny Ngyuen, sono stati
coinvolti in un piano di riciclaggio di denaro estero. I giorni di
Tim come ricco milionario e padre di famiglia impeccabile sembrano
essere contati, e lui lo sa. La terza stagione di The White Lotus, episodio
4, lo vede assumere i farmaci anti-ansia prescritti alla moglie, il
che lo rende distratto e distaccato.
Il creatore di The White
Lotus Mike White si sta sicuramente prendendo il suo tempo
con la vita di Timothy che si sgretola, rendendola
una visione raccapricciante e lenta. Dopo che Timothy entra in
uno stato di evidente stordimento dovuto a alcol e Lorazepam,
agisce non appena si rende conto che il modo migliore per uscire
dalla situazione è attraverso un patteggiamento e qualche mese in
una prigione federale. Tutti gli indizi indicano che Tim è quello
che ha preso la pistola alla guardia di sicurezza del resort,
Gaitok, il che significa che potrebbe essere coinvolto nella
sparatoria che è stata anticipata all’inizio della stagione
3 di The White Lotus, episodio 1.
The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky
E’ sorprendente il numero di scene
di nudo nella stagione 3 di The White Lotus – e che Jason Isaacs ne
abbia fatta una
Isaacs afferma che la sua scena di
nudo era digitale e che non era sul set quel giorno
Ci sono già state una manciata di
scene di nudo nella stagione 3 di The White Lotus,
il che è abbastanza in linea con il marchio della serie, anche se
forse non così tanto. Saxon Ratliff di Patrick
Schwarzenegger e Chelsea di Aimee Lou
Wood hanno già fatto scene di nudo, e ora Jason
Isaacs si è unito al gruppo. Romanticismo e sesso sono
storicamente uno degli aspetti principali di The White
Lotus. Diversi attori e attrici della stagione 1 e 2, tra
cui Alexandra Daddario, Aubrey Plaza, Simona
Tobasco e Sabrina Impacciatore, hanno
tutti recitato in scene con vari gradi di nudità.
Jason Isaacs ha
ipotizzato che l’aumento della nudità maschile nella
stagione 3 di The White Lotus fosse destinato a
bilanciare la nudità femminile delle stagioni precedenti. Ha detto
che White sta “cercando di ristabilire l’equilibrio tra quante
donne nude ho visto crescendo in ogni programma televisivo e film.
La nudità è la cosa. La usa a volte per la commedia, a volte per il
sesso, a volte per la manipolazione”. In risposta alla sua
scena di nudo nella terza stagione, Isaacs ha anche affermato:
“Non ricordo di aver girato quelle scene. Penso che sia
digitale. Quel giorno non ero lì”, aggiungendo: “È un bel
momento televisivo”.
The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky
I misteri di The White
Lotus
Il nuovo gruppo di ospiti
è composto da tre gruppi principali. Una famiglia del sud degli
Stati Uniti, guidata da Jason Isaacs e Parker Posey,
si ritrova a seguire la figlia (Sarah Catherine Hook) in un
percorso di meditazione, accompagnata dai fratelli (Patrick
Schwarzenegger e Sam Nivola). Poi c’è un trio di amiche
di lunga data (Michelle
Monaghan,
Carrie Coon e Leslie Bibb) in viaggio per
ritrovare il legame perduto, e infine un uomo tormentato
(Walton
Goggins) che tratta con disprezzo la sua giovane e
devota fidanzata (Aimee Lou Wood). Come sempre, dietro la
facciata scintillante di ospiti benestanti si celano segreti,
rancori e tensioni che esploderanno nel corso della stagione.
Anche il personale
dell’hotel ha una caratterizzazione interessante e differente
rispetto al passato. Il direttore generale, Fabian (Christian
Friedel), è un personaggio più sfumato e meno centrale rispetto
ai suoi predecessori. Spiccano invece la carismatica Sritala
(Lek Patravadi), ex attrice divenuta guru del benessere, e
il magnetico Valentin (Arnas Fedaravičius), un “guaritore
energetico” che entra nelle dinamiche del trio di amiche.
Ritroviamo anche Belinda (Natasha Rothwell), la
massaggiatrice tradita da Tanya nella prima stagione, ora in
Thailandia per un programma di scambio che la mette a confronto con
il personale locale. Il suo ritorno serve a creare un gancio con la
prima stagione, così come la presenza della stessa Tanya aveva
svolto lo stesso ruolo tra il primo e il secondo ciclo. Nella terza
stagione Tanya è assente, ma si scoprirà presto che è un’assenza
giustificata e che ha degli strascichi.
Il creatore di Peaky Blinders, Steven Knight, ha anticipato il
futuro del franchise, dato che il suo prossimo film porterà a
termine il “primo capitolo” della serie. Il prossimo film
di Peaky Blinders, intitolato The Immortal Man,
vedrà il ritorno di Cillian Murphy nei panni di Tommy Shelby, che
metterà fine alla sua storia nella serie originale. La produzione
del film si è conclusa il 13 dicembre 2024 e sarà distribuito
tramite Netflix, anche se la data esatta di uscita non è
ancora stata rivelata. Il franchise è destinato ad espandersi con
uno spinoff e un prequel grazie al successo dell’originale.
Parlando nel podcast Bingeworthy di The Playlist (tramite Entertainment Weekly), Knight ha promesso che il
film Peaky Blinders sarebbe stato la fine del “primo
capitolo”, con molti progetti in cantiere per il futuro. Il
creativo promette di avere molte idee su come espandere il
franchise, con storie che potrebbero mantenere vivo il suo universo
per un bel po’ di tempo. Ecco cosa ha detto Knight:
[Una] conclusione adeguata per
il primo capitolo… Finché c’è appetito e ho storie da raccontare,
perché no?
Cosa significa la dichiarazione
di Knight per il futuro di Peaky Blinders
Cillian Murphy in Peaky Blinders
Due spin-off sono stati
annunciati nel 2023, il primo dei quali è un prossimo prequel
di Peaky Blinders su Polly (Helen McCrory)
e i suoi primi giorni nella famiglia. Il prossimo è uno spin-off
ambientato a Boston, Massachusetts, che si svolge diversi decenni
dopo gli eventi della serie originale. Mentre il primo di questi
spettacoli è direttamente collegato all’originale, quello che si
svolge all’estero segnala che più spettacoli polizieschi che si
svolgono in tempi e luoghi diversi possono diventare parte del
franchise.
Al momento della stesura di questo
articolo, non è chiaro quali altre idee possa avere Knight per il
futuro del franchise.
Tuttavia, la sua dichiarazione
indica chiaramente che la serie è solo l’inizio di un piano
molto più ampio, apparentemente incentrato sulle organizzazioni
criminali in vari momenti della storia. Poiché Peaky
Blinders ha tratto ispirazione dal mondo reale dalla banda
omonima del 1870, il suo spin-off di Boston si concentrerà senza
dubbio sulla vera malavita criminale nella storia della città. Lo
stesso potrebbe valere per qualsiasi altra serie che Knight abbia
in mente per l’espansione del franchise.
Mentre The Last
of Us si prepara per l’uscita della
seconda stagione, il suo creatore e co-showrunner hanno
rivelato nuovi entusiasmanti dettagli sugli infetti della serie,
che sono esseri umani che hanno ceduto al Cordyceps, un fungo
virale. La prima stagione dell’adattamento del videogioco
presentava principalmente i Clickers, una variante cieca degli
infetti che comunicano attraverso clic e gracchiate. I protagonisti
di The Last of Us, Ellie (Bella
Ramsey) e Joel (Pedro
Pascal), hanno incontrato gli infetti, ma una critica
alla prima stagione di The Last of Us è stata che non sono
stati visti abbastanza.
In un’intervista con Empire, lo showrunner Craig Mazin e il creatore Neil
Druckmann parlano del futuro delle terrificanti creature simili a
zombie. I due suggeriscono che gli spettatori si troveranno di
fronte a una versione mai vista prima degli infetti nella
seconda stagione di The Last of Us. Questa nuova variante è
chiamata Stalker ed è più intelligente dei Clickers
precedentemente introdotti.
Mazin: Tutto quello che posso dire è che per
chi vuole vedere di più gli infetti… Allacciate le cinture!
Druckmann: Vedrete un’evoluzione diversa di
questa infezione.Sono riusciti a mantenere attive alcune
parti del cervello, quindi sono più intelligenti. Si coordinano, si
nascondono e fanno cose che non abbiamo mai visto fare a nessun
altro infetto in questa serie.
Cosa significa questo per
l’ultima stagione 2
Isabela Merced in The Last of Us – stagione 2
La
stagione 2 di The Last of Us presenterà gli infetti in
una fase diversa del loro ciclo di vita. Mentre i Clicker sono in
una fase avanzata di deperimento a causa del fungo
Cordyceps, i nuovi infetti sono ancora abbastanza giovani da
conservare parte delle loro capacità cerebrali. Come ha spiegato
Druckmann, questi Stalker sono più intelligenti e furtivi dei
Clicker, il che li rende una minaccia più potente per i
sopravvissuti in The Last of Us. Includendo una forza
più intelligente contro l’umanità, The Last of Us, con i
suoi nuovi nemici, contribuirà a distinguere la serie dalle altre
serie di genere zombie.
La seconda stagione di The Last of
Us è stata criticata per aver scelto un attore non particolarmente
muscoloso per interpretare Abby, ma questa controversia è in realtà
un segnale promettente.
Ellie e Joel sono pronti a una
lotta intensa contro i nuovi infetti. Anche se gli Stalker non
hanno la superforza di un Clicker, la loro intelligenza li renderà
una seria minaccia nella seconda stagione. Come nel videogioco
The Last of Us, gli Stalker cacciano con cura la loro preda,
ma hanno comunque la velocità dei Runner, che sono nella prima fase
dell’infezione. Come ha detto Druckmann, gli Stalker saranno
diversi da qualsiasi infetto che il pubblico abbia visto finora
nella serie.
Il franchise
MonsterVerse ha finora incassato oltre 2,5
miliardi di dollari al botteghino mondiale dal lancio con
Godzilla di
Gareth Edwards nel 2014. Jordan
Vogt-Roberts ha preso in carico Kong: Skull
Island prima che Michael
Dougherty espandesse il Monsterverse con
Godzilla II – King of the Monsters.
Abbiamo finalmente ottenuto un
crossover completo in Godzilla
vs Kong di Adam Wingard. Il
regista è tornato per Godzilla
X Kong: Il nuovo impero ma non tornerà per il capitolo
successivo; il film sarà invece diretto dal regista di
I Am MotherGrant
Sputore.
Il MonsterVerse è sempre stato
oggetto di fughe di notizie e l’ultima, condivisa da High on Cinema
(tramite SFFGazette.com), afferma di spiegare praticamente l’intera
trama del
sequel di Godzilla x Kong e nuovo
capitolo del MonsterVerse.
Quali sono le rivelazioni più
importanti? Beh, Godzilla sembra destinato a intraprendere una svolta
malvagia (di nuovo), avremo Titani “zombie” e, come previsto, più
Mothra dopo la sua sorprendente apparizione in The New
Empire. Forse la cosa più emozionante è la menzione di una
battaglia al Colosseo che vedrà Godzilla scontrarsi con Titani
meccanizzati.
Ecco alcuni punti della trama che
sono stati svelati:
Godzilla diventa
l’antagonista? – Il colpo di scena principale questa volta
è che Godzilla stesso è destinato a diventare l’antagonista. La sua
rabbia è alimentata dall’interferenza dell’umanità nell’ordine
naturale, che porta a una guerra su vasta scala tra Titani ed
esercito.
Il cameo di Shimo e
l’ascesa dei Titani “Zombie” – Il Titano Shimo farà una
breve apparizione ma sarà sottomesso da armi anti-Titano avanzate.
Inoltre, i Titani rianimati meccanizzati (tra cui gli Skull
Crawlers) saranno usati come armi contro Kong e Godzilla,
aumentando ulteriormente le tensioni.
La lotta di
Kong – Mentre Godzilla pende verso la guerra, Kong è in
conflitto. Inizialmente condivide la rabbia di Godzilla ma lotta se
continuare a coesistere con l’umanità o rifiutarla del tutto. Si
dice che uno dei momenti più salienti del film sia una grande lotta
tra Kong e l’esercito in una città.
Battaglia al
Colosseo – Godzilla, che riposa nel Colosseo romano, viene
attaccato dall’esercito e dai suoi Titani meccanizzati, dando vita
a una battaglia esplosiva che devasta la città.
Il ritorno di
Mothra – Mothra fa un ritorno drammatico, scontrandosi
brevemente sia con Godzilla che con Kong. A differenza di loro, si
rifiuta di abbandonare l’umanità e svolge un ruolo fondamentale nel
convincerli che le persone meritano ancora di essere
protette.
Il culmine e il finale
speranzoso – Entro la fine del film, l’umanità inizia a
prendere provvedimenti per ripristinare l’equilibrio della Terra,
riconoscendo la necessità di coesistere con i Titani piuttosto che
controllarli, un ritorno all’antica armonia che un tempo
esisteva.
Il futuro del
MonsterVerse
È stato precedentemente confermato
che Godzilla x Kong 2 vedrà “diversi nuovi
personaggi umani insieme agli amati e iconici Titani Godzilla e
Kong mentre affrontano una minaccia catastrofica che porrà fine al
mondo”.
Tyler Posey, star
di Teen Wolf, ha condiviso un
aggiornamento appassionato sul suo potenziale ritorno nei panni di
Scott McCall, anticipando i suoi piani per il franchise del dramma
soprannaturale. È passato quasi un decennio da quando Teen Wolf ha concluso la sua corsa su MTV e più di due
anni dalla prima del seguito del film su Paramount+, che ha riunito la maggior parte del
cast e ha ripreso quasi tutti i personaggi principali. Sebbene non
ci siano state notizie ufficiali su un sequel o sul revival di uno
show televisivo, Posey continua a sperare in qualcosa di più.
Parlando con il Daily Mail
Entertainment alla premiere del nuovo film
drammatico sul wrestling Queen of the Ring, in cui Tyler Posey interpreta un ruolo da
protagonista, l’attore ha rivelato di avere idee su come riportare
in vita Teen Wolf. Posey ha rivelato di aver scritto un
sequel, oltre a svelare altri suoi progetti per il franchise.
Nella citazione qui sotto, Tyler Poseyincoraggia con passione i fan a farsi sentire e a far sapere
alla Paramount che c’è il desiderio di un seguito di Teen
Wolf:
Ho scritto il secondo Teen Wolf.
Sapete, stiamo solo cercando di farlo. Ho anche un’altra idea per
Teen Wolf, per continuare la storia. Ho… Lo voglio.Lo
voglio tanto quanto voi, quindi sto cercando di continuare in
diversi modi. Continuate a gridare. Continuate a chiederlo alla
gente. Alla Paramount, a MTV, a chiunque. Dite a tutti i pezzi
grossi, ai poteri forti, che volete di più. Sì, lo voglio.
Cosa potrebbero significare i
commenti di Tyler Posey per Teen Wolf
Il film lascia aperta la porta
a un seguito (ma è complicato)
All’inizio del 2023, pochi mesi
dopo la prima di Teen Wolf: The Movie, Posey ha condiviso
un post su Instagram rivelando che si sarebbe incontrato con la
Paramount+. Ciò ha scatenato le speculazioni sul fatto che
fosse in lavorazione una sorta di seguito. Anche se da allora non è
emerso nulla, diversi membri del cast di Teen Wolf hanno
dichiarato di essere disposti a riprendere i loro ruoli.
La risposta al film Paramount+ è
stata negativa, con i fan di lunga data dello show di MTV che hanno
discusso di cosa è andato storto in Teen
Wolf: The Movie. La storiasi lascia aperta a un
seguito, con un potenziale focus sul figlio adolescente di
Derek Hale. Allo stesso tempo, alcuni spettatori sono rimasti
costernati dall’assenza di Dylan O’Brien, che non ha potuto
interpretare Stiles a causa di impegni concomitanti, e dalla morte
di un personaggio importante. Qualsiasi revival potrebbe dover
affrontare queste critiche, o rischiare ulteriori risposte divisive
da parte dei fan.
Abbiamo avuto un primo sguardo a
María Gabriela de Faría nei panni di
L’Ingegnere tramite foto dal set quando erano
in corso le riprese di Superman
la scorsa estate, ma il regista James
Gunn ha ora condiviso un primo sguardo ufficiale
al personaggio tramite una nuova foto dietro le quinte.
Nei fumetti, Angela Spica è un
membro eroico del super-gruppo noto come The
Authority e ha una serie di poteri, tra cui la
capacità di cambiare forma. Non siamo sicuri se questa prima
versione live-action del personaggio avrà un set di poteri simile,
ma sappiamo che sarà un’antagonista di Man of Steel di David
Corenswet.
“Buon anniversario
all’Ingegnere”, Gunn ha scritto nella didascalia del suo post.
“Creato da Warren Ellis e Bryan Hitch, che potete vedere
interpretato con sinistra perfezione dal cucciolo in forma umana
@thefaria in #Superman questo luglio! “
L’Ingegnere non sembra
particolarmente vivace in questa foto, ma supponiamo che sia solo
De Faría che si diverte, e non sarà l’ultima volta che vedremo il
personaggio nel film, a meno che Gunn non decida di condividere un
enorme spoiler!
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,
James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
La nuova serie spin-off/prequel di
My Hero Academia, My Hero Academia:
Vigilantes, ha appena pubblicato un nuovo video promozionale,
che questa volta mostra il suo primo grande cattivo. I fan
potrebbero rimanere sorpresi quando la vedranno bene, perché questo
cattivo non è All for One o Overhaul.
My Hero Academia Vigilantes
ha rilasciato nuove anteprime con una certa regolarità, dato che la
prima della serie è ormai a meno di un mese. Diversi personaggi
sono già stati sotto i riflettori, come l’originale Ingenium, e ora
è il turno del cattivo della serie. La cattiva in questione è una
ragazza conosciuta come “Kuin Hachisuka”, che sembra stia
iniettando a persone a caso una droga che potenzia la Stranezza
(Trigger) usando una massiccia nuvola di api. Naturalmente, le
motivazioni e gli obiettivi di Kuin rimangono un mistero a questo
punto, e dovranno essere svelati lentamente nel corso dello
show.
Il nuovo cattivo di My Hero
Academia Vigilantes ha un potere terrificante
Kuin Hachisuka può essere vista nel
video, che è stato condiviso dall’account
ufficiale My Hero Academia Vigilantes X (ex Twitter). Il suo
Quirk sembra permetterle di schierare e controllare un’orda di api,
e non si tratta di api qualsiasi. In un primo piano, si può vedere
che le api hanno corpi simili a siringhe, che permettono loro di
assorbire una sostanza e iniettarla praticamente a chiunque. Usando
il farmaco che potenzia i suoi Quirk, Trigger, Kuin è in grado di
trasformare persone normali in cattivi, facendo sì che i loro Quirk
si scatenino, diventando un pericolo per chi li circonda.
È un potere molto insolito, ma
anche piuttosto potente. Se volesse, Kuin potrebbe facilmente
uccidere chiunque iniettandogli del veleno, o anche semplicemente
pungendolo con molte api contemporaneamente. Ciò suggerisce che
Kuin abbia motivazioni che vanno oltre il semplice caos, anche se
quali siano queste motivazioni rimarranno da scoprire. Potrebbe
essere in combutta con un cattivo già noto ai fan o agire in modo
completamente indipendente?
My Hero Academia Vigilantes ha
un’atmosfera decisamente diversa
Da questo video è chiaro che
Vigilantes non sarà semplicemente un’altra serie.
Vigilantes opera su una scala diversa rispetto
alla serie principale, concentrandosi su un quartiere particolare,
che richiama davvero l’influenza di Spider-Man che è
presente in My Hero Academia. Molte scene sono
ambientate di notte, dando una sensazione molto simile ai classici
fumetti western, dove molti eroi come Batman lavorano
prevalentemente di notte.
Con personaggi più vecchi,
un’ambientazione molto particolare e un nuovo cattivo con poteri
terrificanti, My Hero Academia Vigilantes sta già lavorando
sodo per distinguersi. Si spera che Vigilantes riesca a
trovare il perfetto equilibrio tra il mantenimento del feeling di
My Hero Academia e la creazione di una propria nicchia
unica. My Hero AcademiaVigilantes ha tutto
ciò che serve per diventare un classico a pieno titolo, quindi i
fan hanno tutte le ragioni per essere fiduciosi per la premiere
della serie il 7 aprile.
La première in due episodi di
Daredevil:
Rinascita (qui
la nostra recensione) si è rivelata molto popolare tra gli
spettatori, dando a Disney+ il suo più
grande debutto in streaming dell’anno finora (anche se siamo solo a
marzo).
Secondo Variety, la serie
revival di Marvel Television ha ottenuto 7,5
milioni di visualizzazioni nei suoi primi cinque giorni di
disponibilità sullo streamer, con una visualizzazione definita come
tempo di streaming totale diviso per runtime.
Per fare un confronto, il dramma
fantascientifico Paradise ha ottenuto 7 milioni di
visualizzazioni nei suoi primi nove giorni di streaming su Hulu e
Disney+ all’inizio di quest’anno,
mentre la precedente serie MCUDisney+, Agatha All Along, ha ottenuto tra 3
e 5 milioni di visualizzazioni in diversi punti della sua messa in
onda alla fine dell’anno scorso.
Il terzo episodio di domani riprende
dopo gli eventi di “Optics”, mentre Matt Murdock (Charlie
Cox) continua la sua difesa di Hector Ayala
(Kamar de los Reyes), che è stato accusato di aver
ucciso un agente della polizia di New York. Murdock è riuscito a
tenere fuori dal processo l’identità segreta di Ayala, il vigilante
in costume noto come Tigre Bianca, ma qualcosa ci dice che il
brutale pestaggio di Matt ai due poliziotti corrotti alla fine
dell’episodio avrà delle ripercussioni.
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per
la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex
boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
Ecco il nuovo trailer ufficiale di
You5, stagione che concluderà la celebre serie
Netflixsulle “avventure”
di Joe Goldberg, ancora una volta con il
volto di Penn Badgley.
A marzo 2023 è stato annunciato che
You si
sarebbe
conclusa con la quinta stagione. In quel momento, è stato anche
rivelato che i produttori esecutivi della serie Michael
Foley e Justin Lo avrebbero assunto il ruolo di showrunner
per la stagione finale, con Sera Gamble che è
rimasta a bordo come produttrice esecutiva.
Tutto quello che c’è da sapere su You
You è stato
sviluppato da Sera Gamble e Greg Berlanti, con Gamble come
showrunner. La serie è prodotta da Berlanti Productions, Man Sewing
Dinosaur e Alloy Entertainment in associazione con Warner Horizon
Scripted Television. Berlanti, Gamble, Sarah Schechter, Leslie
Morgenstein, Gina Girolamo e Marcos Siega sono i produttori
esecutivi.
Nell’ottobre 2021, prima della
premiere della terza stagione, la serie è stata rinnovata per una
quarta stagione , che è stata rilasciata in due parti il 9
febbraio e il 9 marzo 2023. La stagione è interpretata anche da
Charlotte Ritchie , Tilly Keeper , Amy-Leigh Hickman , Ed
Speleers e Lukas Gage. Nel marzo 2023, la serie è stata
rinnovata per una quinta e ultima stagione.
Tratta dal bestseller di Caroline
Kepnes “Tu”. “Cosa faresti per amore?” Quando il brillante gestore
di una libreria incontra un’aspirante scrittrice, la sua risposta è
chiara: per amore farebbe di tutto. Usando Internet e i social
media come strumenti per raccogliere i dettagli più intimi della
ragazza e avvicinarsi a lei, la sua cotta irresistibile e goffa
diventa un’ossessione e lentamente decide di rimuovere qualsiasi
ostacolo, e persona, tra lui e il suo oggetto del desiderio. Nella
quarta stagione, Joe Goldberg, fingendosi “Johnathan Moore”, ora
risiede a Londra, lavora come professore di inglese presso un
istituto rispettato e conduce un’esistenza tranquilla. Ha
anche seguito Marienne in giro per l’Europa nel tentativo di
localizzarla. La sua nuova vita di solitudine, tuttavia, viene
interrotta quando inizia a legare con una cerchia di ricchi
socialiti, che iniziano a morire uno per uno mentre un serial
killer inizia a prendere di mira il loro gruppo d’élite.
Verso la fine dell’anno scorso, uno
dei segreti peggio custoditi del casting di Hollywood è stato
finalmente confermato quando è uscita la notizia che Jason Momoa avrebbe vestito i panni di
Lobo nel DCU dopo aver interpretato Aquaman nell’ormai defunto “DCEU” della
Warner Bros, e sarebbe apparso in
Supergirl: Woman of Tomorrow.
L’attore che ha fatto il suo
ufficiale debutto nello star system con Game of
Thrones ha accennato all’annuncio sui social media,
seguito subito dopo dai media che hanno confermato la notizia.
Ora, per celebrare l’anniversario
della prima apparizione del personaggio sulla pagina,
James
Gunn ha condiviso il messaggio di testo che ha
ricevuto da Momoa la mattina in cui è stato annunciato che avrebbe
diretto i DC Studios insieme a Peter Safran.
Sembra che abbiano iniziato a discutere della possibilità che
l’attore indossasse i panni di Lobo quasi subito dopo.
“In occasione dell’anniversario
di Lobo, non posso fare a meno di pensare a un messaggio che ho
ricevuto da Jason Momoa la mattina in cui è stato annunciato che
Peter e io eravamo i capi dei DC Studios, il giorno in cui Jason e
io abbiamo discusso per la prima volta del suo ingresso nel
DCU come Lobo”.
Tutto quello che sappiamo su
Supergirl: Woman of Tomorrow
Supergirl: Woman of
Tomorrow è un adattamento dell’omonima miniserie in
otto numeri di Tom King e Bilquis
Evely, che vede l’eroina titolare impegnata in un’odissea
nello spazio insieme a una giovane aliena, Ruthye, che vuole
vendicare la morte della sua famiglia per mano del guerriero Krem
delle Colline Gialle. Milly Alcock di House of the Dragon
indosserà il costume rosso e blu della cugina di Superman, Kara
Zor-El, mentre Eve Ridley (3 Body
Problem) interpreterà Ruthye e Matthias Schoenaerts (The Old
Guard) interpreterà Krem.
A mettere i bastoni tra le ruote a
tutta la faccenda c’è il cacciatore di taglie alieno Lobo, che sarà interpretato
dall’ex star di Aquaman,Jason Momoa. David
Krumholtz ed Emily Beecham
interpreteranno i genitori della Ragazza d’Acciaio, anche se non è
specificato se saranno i genitori biologici o quelli adottivi sulla
terra. Il film sarà diretto da Craig
Gillespie di I, Tonya, da una sceneggiatura
dell’attore e scrittore Ana Nogueira. Le riprese
del progetto sarebbero iniziate questa settimana a Londra, in
Inghilterra.
Supergirl: Woman of
Tomorrow uscirà al cinema il 26 giugno
2026.
Il finale di Wonder
Woman 1984 (qui
la recensione) vede Diana Prince sconfiggere
Maxwell Lord e Cheetah, ma forse
non come i lettori dei fumetti si sarebbero aspettati. Anche se ha
affrontato la sua parte di cattivi, come impedire un omicidio
colposo e salvare i bambini dai rapinatori nel centro commerciale
locale, nessuno di loro era stato un vero e proprio cattivo che
voleva dominare il mondo (con i poteri degli dei, per giunta), fino
a quando non è arrivato Maxwell Lord.
Quando si tratta di film e storie di
supereroi, a volte gli eroi non devono preoccuparsi del grande
personaggio cattivo che sta pianificando di spazzare via la
galassia. Il più delle volte, l’universo DC tende a mettere contro
l’umanità uomini d’affari, magnati e leader industriali, anche se
non necessariamente leader mondiali. Presidenti, primi ministri e
monarchi non possono facilmente diventare cattivi in queste storie,
perché ciò costringerebbe gli eroi a scontrarsi con le persone
sbagliate.
In Wonder Woman 1984, gli spettatori
possono quindi vedere le origini umili e relazionabili di un
aspirante supercattivo, che viene abbattuto non grazie alla forza
fisica, ma grazie all’amore, alla speranza e alla verità. È questo
che rende Wonder Woman così speciale come
personaggio, ed è tutto in mostra nel finale. Sebbene la storia di
Wonder Woman sia rimasta tutt’altro che conclusa nel DCEU, c’è un
senso di conclusione in una parte del suo arco narrativo nel
sequel, che è ambientato decenni dopo il film del 2017 di Patty Jenkins, Wonder
Woman, sempre con Gal Gadot nei panni dell’omonima
supereroina.
Partiamo dal ritorno di
Steve Trevor. Nel film, la Pietra del
Sogno funge da Macguffin. È un antico oggetto che
esaudisce il possessore di un desiderio – qualsiasi desiderio – ma
in cambio gli sottrae quello che forse è il suo bene più prezioso.
Il primo a provarla è il collega di Diana e Barbara
Minerva allo Smithsonian, Roger, che
desidera una tazza di caffè, che riceve pochi istanti dopo. Diana
fa poi un tentativo con la Pietra del Sogno e desidera il ritorno
di Steve Trevor e anche se lui non appare davanti a lei in quel
momento, ritorna effettivamente quella notte. Quando si
ricongiungono, dice a Diana che ha sempre continuato ad osservarla.
Dopo aver trascorso decenni a nascondersi dalla società, Diana è
ora felicissima di avere finalmente “l’unica cosa” che ha sempre
desiderato: Steve.
Tuttavia, tutto ha un prezzo e il
ritorno di Steve Trevor (nel corpo di un’altra persona, per giunta)
significa che i suoi poteri divini le vengono sottratti. Questo
viene accennato quando fatica a rompere la serratura del garage
della sede della società di Maxwell Lord, ma
diventa evidente quando la scorta di Lord le spara e il proiettile
le perfora la pelle, facendola sanguinare per la prima volta da
un’arma mortale. L’unico modo per riacquistare i suoi poteri è
rinunciare al suo desiderio. Anche se lasciare andare Steve –
volontariamente – è la cosa più difficile che abbia mai fatto,
capisce che il mondo sarebbe distrutto se non fermasse Lord. La
Pietra del Sogno, infatti, è passata di civiltà in civiltà per
secoli, finendo sempre con la fine della civiltà che ha
toccato.
La spiegazione dei poteri e dei
piani di Maxwell Lord
La prima storia di Wonder Woman nel
DCEU si è conclusa con l’eliminazione di Ares, il Dio della Guerra,
il che rende incredibilmente interessante la scelta di far sì che
Maxwell Lord, un umano, riesca quasi a fare ciò che Ares ha
fallito. Come rivelato attraverso i flashback in Wonder
Woman 1984, Maxwell Lord proviene da una famiglia violenta
e ha avuto umili origini come uomo d’affari, cercando di dare a suo
figlio, Alistair, tutto ciò che non ha mai avuto.
Inoltre, vuole essere la persona migliore e più potente del mondo,
qualcuno contro cui nessuno oserebbe mettersi. Ma il suo obiettivo
finale è quello di non essere un perdente, prima di ogni altra
cosa. Per raggiungere questo obiettivo, Maxwell Lord aggira la
regola dell’unico desiderio della Pietra del Sogno desiderando di
diventare la Pietra del Sogno stessa.
Maxwell Lord, quindi, ottiene i
poteri della Pietra del Sogno, ma non diventa un dio. Non ottiene
superforza, invincibilità o longevità. Il suo unico potere è quello
di esaudire i desideri. Tuttavia, proprio come la Pietra del Sogno
fa con Diana e Barbara quando esprimono i loro desideri, egli
prende ciò che “vuole in cambio”: potere e salute. Il potere gli
serve per raggiungere il suo obiettivo, ma la salute gli serve per
assicurarsi di poter vivere, visto che la Pietra del Sogno corrompe
il suo corpo e prosciuga la sua vita. Il modo più semplice e veloce
per ottenere ciò che gli serve è utilizzare il programma segreto
del governo degli Stati Uniti che consiste nel dirottare i segnali
di trasmissione di tutti gli schermi del mondo.
Poiché il segnale di trasmissione è
una forma d’onda in grado di “toccare” le persone in tutto il mondo
(il requisito per esaudire i desideri di una persona), Maxwell Lord
lo usa per far sì che le persone esprimano i loro desideri da
qualsiasi luogo si trovino. Poi esaudisce i loro desideri tutti in
una volta, facendo crollare la società (come è successo alle
civiltà precedenti) e prendendo contemporaneamente la loro salute e
tutto ciò che hanno. Ecco perché inizia a guarire immediatamente.
Tutto sommato, il piano di Maxwell Lord funziona perfettamente, ma
come per tutti gli altri, il suo desiderio di diventare la Pietra
dei Sogni comporta una buona dose di conseguenze, in particolare la
perdita del figlio.
La nascita di Cheetah
A differenza di tutti gli altri,
Barbara è l’unica ad ottenere due desideri. Lei e Diana usano
entrambe la Pietra del Sogno prima che Maxwell Lord ci metta le
mani sopra e diventi letteralmente la Pietra del Sogno. In seguito,
Diana comprende le conseguenze delle sue scelte e rifiuta di
desiderare di nuovo il ritorno di Steve Trevor quando Maxwell Lord
le dice che può farlo nel sistema di comunicazione. Barbara,
tuttavia, ha accettato di buon grado la sua offerta e ha espresso
un secondo desiderio: diventare un predatore apicale, diverso da
qualsiasi cosa si sia mai vista prima. È per questo che diventa un
ghepardo; forse pensava inconsciamente ai ghepardi, visto che ce
n’è uno esposto nel suo ufficio. La chiave è che il primo desiderio
di Barbara proviene dalla prima Pietra dei Sogni quando è ancora
nella sua forma originale, non nella nuova versione occupata da
Maxwell Lord.
Utilizzando l’armatura dell’Aquila
d’Oro appartenuta alla guerriera amazzone Asteria,
che salvò le Amazzoni dagli umani migliaia di anni fa, Wonder Woman
combatte e sconfigge Cheetah fuori dal sistema di
comunicazione. Dato che le due sembrano essere alla pari, l’unico
modo per Diana di battere Cheetah senza ucciderla è quello di
inabilitarla con un cavo elettrico mentre sono in acqua. Anche se
le due sono quasi altrettanto forti, l’elettricità non danneggia
necessariamente Diana, quindi indebolisce solo Cheetah, quanto
basta per metterla fuori gioco. Purtroppo per Barbara, anche i
predatori supremi hanno dei punti deboli. Diana punta quindi poi a
fermare Maxwell Lord.
Wonder Woman usa dunque il Lazo
della Verità per abbatterlo. Come dice lei stessa all’inizio del
film, il Lazo non solo costringe qualcuno a dire la verità, ma può
anche rivelare la verità, ed è questo che usa contro Maxwell Lord.
Afferrandolo alla caviglia, Wonder Woman è in grado di mostrare la
verità al mondo intero utilizzando i poteri di Lord e il sistema di
trasmissione del governo, facendo contemporaneamente appello alla
parte migliore di sé. Considerando che il sistema di trasmissione è
in grado di “toccare” persone in tutto il mondo, è logico che il
Lazo sia in grado di fare la stessa cosa mentre è legato a Maxwell
Lord. È in quel momento che le persone iniziano a rinunciare ai
loro desideri, compreso Lord, che teme di perdere suo figlio.
Quando capisce che suo figlio è in
pericolo, Lord rinuncia dunque al suo potere. Sebbene non sia stato
espressamente confermato dal film, tutte le prove indicano che ogni
desiderio viene annullato una volta che Lord rinuncia al suo, il
che gli toglie i poteri della pietra. Indipendentemente dal fatto
che la Pietra del Sogno ritorni o meno alla sua forma originaria di
cristallo, essa viene effettivamente distrutta una volta che Lord
torna alla normalità. In questo modo, attraverso un effetto domino,
tutti coloro che hanno avuto un desiderio esaudito da lui vedono i
risultati di tali desideri portati via, compresa Barbara, che
appare di nuovo umana poco dopo che Lord lascia il centro
comunicazioni.
Le cene finali di Wonder
Woman 1984 e il destino di Maxwell Lord
Dopo che Diana ha sconfitto Maxwell
Lord e salvato il mondo dalla distruzione, Wonder Woman
1984 si conclude in modo simile al primo film. Diana si
trova in mezzo a una folla in festa – in questo caso, persone che
si godono le festività natalizie – prima di spiccare il volo con la
sua armatura. Nel primo film, il pubblico vedeva Diana in mezzo a
una folla che festeggiava la fine della Prima Guerra Mondiale,
prima di arrivare ai giorni nostri, salire sul tetto del museo e
spiccare il volo. Questa volta, però, non si limita a saltare, ma
vola. La cosa interessante è che, prima di fare ciò, vede il
“Belloccio” (come viene chiamato nei titoli di coda) il cui corpo è
stato posseduto da Steve Trevor, che indossa i vestiti che Diana
aveva detto a Steve di non indossare.
Quando Diana lascia Steve per
salvare il mondo, si sforza di essere forte in quel momento, ma è
alla fine – circa cinque mesi dopo – che sembra venire a patti con
quello che è successo. Accetta le sue scelte e il suo dovere e
presumibilmente continua a combattere l’ingiustizia negli anni tra
il sequel e Batman V Superman: Dawn of Justice, quando
riemerge dall’ombra. E può farlo senza essere scoperta perché il
mondo ha visto la verità (attraverso il Lazo della Verità) solo
durante il suo monologo, non lei, nello specifico. Hanno sentito la
sua voce ma non hanno visto il suo volto, un punto cruciale per
mantenere la sua identità segreta. Ma forse la domanda più
importante riguarda il destino di Maxwell Lord. Egli rinuncia al
suo desiderio e, sebbene non venga mai confermato, si ipotizza che
si sia ritirato a vita privata per fare da padre a tempo pieno.
Grazie alle sue interpretazioni in
numerosi film d’azione che sono diventati dei veri e propri cult,
l’attore Steven Seagal si è dimostrato uno dei più
grandi esponenti di questo genere, accanto a nomi come Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme e Bruce Willis. Grazie a film come Nico,Duro da uccideree Trappola
in fondo al mare, Seagal ha cementificato la sua
popolarità come interprete del cinema action. Un altro suo popolare
film, uscito nel 2005, è Into the Sun, diretto da
Christopher
Morrison e sempre appartenente al genere action ma con
in più un tocco di cultura orientale.
Inizialmente l’intenzione era
infatti quella di un remake del film Yakuza del regista
Sydney Pollack – in cui si narra di un uomo che fa
ritorno in Giappone dopo diversi anni al fine di salvare la figlia
rapita del suo amico -, ma la casa di produzione Warner Bros. negò
i diritti per il rifacimento. La sceneggiatura è a quel punto stata
rielaborata da Joe Halpin, un ex detective della
narcotici sotto copertura che ha lavorato con il dipartimento dello
sceriffo della contea di Los Angeles e con la Drug Enforcement
Administration.
Il regista ha poi dichiarato che,
nonostante i cambiamenti, il film – che è stato girato in Giappone
– è stato progettato per sembrare autenticamente giapponese invece
di essere semplicemente un film americano ambientato in Giappone.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Into the Sun. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla descrizione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Steven Seagal in Into the Sun
La trama di Into the
Sun
Il sindaco giapponese della città di
Tokyo, Takayama viene ucciso in un attentato della
Yakuza e ad indagare sull’omicidio interviene la CIA che invia gli
agenti Sean Mac e Travis Hunter.
Sulle tracce dell’organizzazione criminale, i due agenti scoprono
l’esistenza di un’enorme traffico illegale di droga che si estende
dal Giappone alla Cina, controllato da uno dei leader della Yakuza,
Kuroda, e dal boss della mafia cinese
Chen. Ricostruendo alcuni fatti accaduti,
capiscono che è in atto una guerra tra gli antichi capi delle mafie
e i nuovi e ambiziosi boss come Kuroda e Chen, che senza scrupoli
né esitazioni intendono rimpiazzarli e prendere il comando delle
organizzazioni e dei loro lucrosi traffici clandestini.
Travis, fratellastro del governatore
assassinato, si trova coinvolto personalmente nei misteriosi
intrighi tanto da diventare il nuovo obiettivo da eliminare, ma
rimane deciso a trovare i colpevoli dell’omicidio per fare
finalmente luce sulle vicende e riportare la giustizia. Al suo
fianco interverranno l’agente CIA Jewel e
Fudomyo-o, un tatuatore professionista
intenzionato a vendicarsi di Kuroda, autore dell’omicidio di sua
moglie e dei suoi figli.
Il cast di attori
Come anticipato, nel ruolo
dell’agente CIA Travis Hunter vi è l’attore Steven
Seagal. In molte scene si può sentire l’attore parlare
giapponese. Avendo vissuto in Giappone durante gli anni della
giovinezza, egli è infatti in grado di parlarlo fluentemente.
Inoltre, Seagal, si è occupato anche di scrivere e interpretare
alcune delle canzoni della colonna sonora. Contrariamente a quanto
spesso accaduto sui set dei film di Seagal, su quello di
Into the Sun non sembrerebbero esservi stati
alcuni conflitti tra l’attore e gli altri presenti.
Il regista ha infatti dichiarato che
la sua “esperienza con Steven è stata fantastica”.
“Stavo lavorando a un progetto che gli stava molto a cuore,
poiché era ambientato a Tokyo e Steven aveva vissuto lì per anni.
Le uniche difficoltà sono state quelle di dover allungare il budget
e il programma per lavorare a Tokyo e in Tailandia con un cast che
parlava più lingue. Gli sono comunquemolto grato per
avermi dato la possibilità di lavorare con lui su un progetto così
personale”.
Steven Seagal nel film Into the Sun
Nel film recitano poi
Matthew Davis nel ruolo dell’agente FBI Sean
Mack, Takao Osawa nel ruolo di Kuroda,
Eddie George nel ruolo dell’agente Jones della
CIA, William Atherton nel ruolo dell’agente senior
della CIA Block, Juliette Marquis nel ruolo di
Jewel e Ken Lo in quello di Chen. Completano il
cast Kosuke Toyohara nel ruolo di Fudomyo-o,
Akira Terao in quello di Oyabun Matsuda,
Eve Masatoh in quello di Kojima e Pace
Wu in quello di Mei Ling. Infine, Chiaki
Kuriyama interpreta Ayako, mentre Kanako
Yamaguchi è Nayako.
Il finale di Into the
Sun
Nel finale,
Fudomyo-o e Hunter arrivano al
tempio che l’assassino usa come nascondiglio. Uno alla volta
affrontano tutti i membri del gruppo di Kuroda con
la katana. Mei Ling, ex allieva di Hunter e figlia
del suo sifu, ucciso da Chen, arriva poi appena in tempo per
salvare Fudomyo-o e si allea con i due uomini. Dopo che il
tatuatore è sopravvissuto a un colpo di pistola durante un
confronto con Kuroda, Hunter appare e combatte ferocemente contro
il criminale, uccidendolo alla fine con un fendente al petto.
Insieme, possono dunque lasciare vittoriosi il tempio. Il giorno
dopo, Mei Ling, Fudomyo-o e Hunter organizzano una cerimonia
commemorativa per rendere omaggio a Nayako.
Allo stesso tempo, si tiene una
cerimonia yakuza per nominare formalmente Kojima
come leader successore. Jewel e la sua “squadra di
pulizia professionale” della CIA arrivano al nascondiglio di Kuroda
e ricoprono rapidamente quasi tutto con una sostanza blu
appiccicosa. Sostanza che rende poi impossibile alle autorità
locali di raccogliere le impronte digitali. Vengono però recuperati
i corpi di Kuroda e dei suoi scagnozzi per l’autopsia. Ora che la
vicenda si è risolta, nell’ultima scena Hunter torna al parco dove
lui e Nayako erano soliti frequentarsi per elaborare il lutto e
ricordarla con affetto.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Into
the Sun grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Tim Visio,
Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 10
marzo alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Al leggendario pistolero
Wyatt Earp e alle sue gesta sono stati dedicati
numerosi film nel corso della storia, da Sfida infernale
(1946) di John Ford fino al Wyatt Earp
(1994) con Kevin Costner come protagonista. Uno dei più
celebri, però, rimane Tombstone, realizzato nel
1993 dal regista greco George Pan Cosmatos e incentrato
sulla celebre sparatoria all’O.K. Corral, evento che ricopre grande
importanza nella vita di Earp. Si tratta di una vicenda già narrata
nel già citato Sfida infernale ma anche nel film di
John SturgesSfida all’O. K. Corral
(1957). Cosmatos ripropone questa vicenda con una forte attenzione
alla fedeltà storica, riproposta attraverso i costumi e l’estetica
dei protagonisti.
Per il regista, inoltre, era
importante evidenziare come la celebre sparatoria non fosse la fine
di un qualcosa, bensì l’inizio di una nuova storia, che segnerà i
coinvolti fino alla fine dei loro giorni. Ci sono in realtà diverse
voci contrastanti su chi sia il vero regista del film. Diverse
personalità che lavorarono al film riportano infatti che Cosmatos
fu poco più che un prestanome e che a dirigere il film sarebbe
stato l’attore Kurt Russell, anche protagonista del film. C’è
però chi smentisce tali affermazioni, riconferendo a Cosmatos il
ruolo per cui è accreditato. Qualunque che sia la verità,
Tombstone resta uno dei più apprezzati film
western dei sempre, grande successo di critica e pubblico.
Per gli appassionati del genere,
dunque, si tratta di un film da non perdere che non solo ripropone
in pieno l’epica dei film western, ma offre anche un nuovo sguardo
ad una delle più celebri vicende del vecchio west. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla storia vera di cui
si narra. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Tombstone
Protagonista del film è
Wyatt Earp, il famoso sceriffo federale di Dodge
City, che ha deciso di mettersi in affari con i suoi due fratelli,
Virgil e Morgan nella cittadina
di Tombstone. Al loro arrivo nella località, vi trovano però
l’anarchia, in quanto una banda di fuorilegge, i Cow-boys,
impongono la loro di “legge”. Ben presto, le strade di Wyatt e i
suoi fratelli si incroceranno con quelle del temuto gruppo, nel
tentativo di ristabilire l’ordine. Ma anche quando tutto sembra
destinato a risolversi nel migliore dei modi, per Wyatt e la sua
famiglia le cose prenderanno una piega inaspettata, che costringerà
il celebre pistolero a portare a termine la propria giustizia.
Ad interpretare Wyatt Earp vi è
l’attore Kurt Russell, mentre i suoi fratelli Virgil e
Morgan sono interpretati da Sam Elliott e Bill Paxton.
Val Kilmer, invece, ricopre il ruolo di Doc
Holliday, a cui è data grande importanza nel film. Recitano poi in
Tombstone Paul Malcomson nel ruolo di Allie
Earp, Lisa Collins in quello di Louisa Earp e
Dana Wheeler-Nicholson come Mattie Earp.
L’attore Jon Tenney interpreta lo sceriffo John
Behan, mentre Stephen Lang è Ike Clanton e
Michael Biehn è Johnny Ringo. Thomas Haden
Church è Billy Clanton, mentre il noto attore
Charlton Heston interpreta il ricco
allevatore Henry Hooker.
La storia vera dietro Tombstone
Come anticipato, quella narrata in
Tombstone è una vicenda liberamente ispirata ad un
vero fatto storico, quello della sparatoria all’O.K.
Corral, il 26 ottobre 1881 nei pressi di
Tombstone, Arizona. Una cittadina
fondata nel 1878 che in quegli anni contava già tremila abitanti,
oltre ad una pista da bowling, quattro chiese, una ghiacciaia, una
scuola, due banche, tre giornali, una gelateria, 110 saloon, 14
sale per giochi d’azzardo e numerose sale da ballo, teatro e
bordelli. Una simile espansione era stata favorita dal fatto che la
città era stata fondata nei pressi di una vena d’argento. Sotto la
superficie di vivace normalità covavano però tensioni che si
trasformavano spesso in conflitti mortali.
I capitalisti minerari e i comuni
abitanti erano originari in gran parte repubblicani degli stati del
Nord, ma gli allevatori erano simpatizzanti confederati e
democratici. La cittadina in forte espansione era a soli 48 km dal
confine tra Stati Uniti e Messico ed era un mercato aperto per il
bestiame rubato dai ranch di Sonora, in Messico, da una banda
organizzata di fuorilegge conosciuta come The
Cowboys. In questo contesto, i fratelli Earp svolgevano a
vario titolo il ruolo di funzionario locale di polizia. Quando
giunsero in città nel 1880 Wyatt e
Morgan vennero assunti dalla Wells Fargo come
scorta armata delle diligenze della compagnia, mentre
Virgil, il più anziano, era uno U.S Marshal.
Wyatt in seguito riuscì a farsi
nominare vice-sceriffo, mentre Morgan divenne il vice di Virgil. Lo
scontro tra gli Earp e i The Cowboys venne anticipato da un
tentativo di assalto ad una diligenza il 15 marzo 1881, nel quale
persero la vita due persone. Wyatt Earp, in quel momento in corsa
per diventare sceriffo della Contea di Cochise promise di
acciuffare il gruppo convinto che la cosa avrebbe favorito la sua
elezione. Ike Clanton, uno dei Cowboys, si rifiutò
di collaborare con Wyatt Earp per trovare i responsabili della
rapina. Al posto di Wyatt venne poi eletto Johnny Bean, appoggiato
dai Cowboys. Il 25 ottobre notte, Clanton e gli Earp ebbero degli
accesi scontri verbali, che portarono alla sparatoria il giorno
seguente.
Questa si svolse il 26 ottobre 1881,
poco dopo le 14.30, in una stretta striscia di terreno non ancora
assegnata nota come “lotto 2”. I fratelli Wyatt
Earp, Morgan Earp e Virgil
Earp con Doc Holliday duellarono contro
Billy Claiborne, Frank McLaury,
Tom McLaury, Billy Clanton e
Ike Clanton. In trenta secondi furono sparati una
trentina di colpi di pistola. I due McLaury vennero uccisi, così
come Billy Clanton, mentre Billy Claiborne e Ike Clanton fuggirono
perché disarmati. Sull’altro fronte, Morgan Earp, Virgil Earp e Doc
Holliday rimasero feriti, ma sopravvissero. Sebbene abbia causato
un numero relativamente basso di vittime, questo scontro a fuoco
viene generalmente indicato come il più celebre del Far West.
La vicenda non si concluse però lì,
ma sfociò poi in quella che è nota come la Vendetta degli
Earp. Questa coprì un arco di tre settimane, dal 20 marzo
al 15 aprile 1882 ed ebbe come episodio scatenante l’omicidio del
vice-sceriffo Morgan Earp, freddato in una sala da biliardo di
Tombstone, il 18 marzo 1882. Alcuni mesi prima, il fratello
maggiore di Morgan, lo sceriffo Virgil Earp, era stato a sua volta
oggetto di un tentativo di omicidio, a cui era scampato ma dovendo
subire l’amputazione di un braccio. Le due fazioni non arrivarono
però mai ad uno scontro diretto, ma dopo una serie di piccole
sparatorie il tutto terminò il 15 aprile, quando la banda degli
Earp preferì lasciare l’Arizona e trovare riparò in Colorado.
Il trailer di
Tombstone e dove vedere il film in streaming e in
TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 10 marzo alle ore 21:10
sul canale Rai Movie. Di conseguenza, per un
limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma
Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche
oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla
piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far
partire la visione.
Dopo un periodo di inattività,
l’attrice Renée Zellweger è tornata da
protagonista al cinema nel film Judy, con un ruolo che le ha permesso di ottenere
importanti riconoscimenti da parte della critica. Già vincitrice di
un Oscar nel 2003, la Zellweger è conosciuta in particolare per il
personaggio di Bridget Jones.
Ecco 10 cose che forse non
sai di Renée Zellweger.
I film di Renée Zellweger
1. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice ha debuttato al cinema con il
film La vita è un sogno (1993), per poi recitare in
celebri film degli anni Novanta come Giovani, carini e
disoccupati (1994), Jerry Maguire (1996), La voce
dell’amore (1998), per poi acquisire ulteriore notorietà con
Io, me & Irene (2000) e
Il diario di Bridget Jones (2001). Con quest’ultimo in
particolare consacra la sua carriera. L’attrice recita poi in
celebri film come Chicago (2002), Ritorno a Cold
Mountain (2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (2004), Cinderella
Man – Una ragione per lottare (2005), Miss
Potter (2006), In amore niente regole (2008),
Appaloosa (2008), New in Town (2009), Bridget Jone’s
Baby (2016) e Judy (2019).
2. È stata protagonista di
una serie TV. La Zellweger è stata protagonista, nel 2019,
anche della serie NetflixWhat/If. Qui interpreta il
personaggio di Anne Montgomery, misteriosa e ricca benefattrice che
concede ad una coppia di sposi in difficoltà, cambiando tuttavia
per sempre le loro vite. Nel 2022 è poi tornata sul piccolo schermo
con la miniserie The Thing About Pam.
3. È stata anche
produttrice. L’attrice ha ricoperto il ruolo di
produttrice per il film Miss Potter, di cui è anche
interprete. Veste nuovamente tale ruolo per i film televisivi
Living Proof (2008) Cinnamon Girl (2013). Ha poi
prodotto la miniserie The Thing About Pam (2022) e il film
Bridget Jones – Un amore di ragazzo (2025).
4. Ha vinto due
Oscar. L’attrice ha ricevuto nella sua carriera quattro
nomination ai premi Oscar per tre anni consecutivi. La prima
candidatura arriva nel 2002 per il film
Il diario di Bridget Jones, poi nel 2003 con
Chicago e nel 2004 come miglior attrice non protagonista
per il film Ritorno a Cold Mountain. Grazie alla sua
interpretazione in quest’ultimo film vince infine il premio. Nel
2020 ha poi vinto il suo secondo Oscar come Miglior attrice per
Judy.
Renée Zellweger in Il diario di Bridget Jones
5. Ha convinto tutti con la
sua interpretazione. Per interpretare Bridget Jones
furono prese in considerazione attrici come Kate Winslet e Helena Bonham Carter, ma ad ottenere il ruolo
fu l’americana Renee
Zellwegger. La cosa suscitò parecchie lamentele, in
quanto veniva tradita la natura profondamente inglese del
personaggio. La Zellwegger però studiò a lungo per dar vita ad un
convincente accento inglese, lavorò presso una casa editrice e mise
su circa 12 chili, dando dunque vita ad una perfetta versione di
Bridget Jones. Il suo impegno e la sua interpretazione furono poi
lodati ampiamente
Renée Zellweger in Chicago
6. Ha sostenuto due
“battaglie” per il film. Charlize
Theron si era inizialmente assicurata il ruolo di
Roxie Hart, mentre Nicholas Hytner era stato
scelto come regista. Quando Hytner si è però ritirato ed è
subentrato Rob Marshall, la Theron ha dovuto
sostenere un nuovo provino e ha perso il ruolo principale a favore
della Zellweger. Una volta dentro il progetto, l’attrice ha portato
avanti una lunga battaglia con il suo agente e quello di Catherine Zeta-Jones per il nome in primo
piano sulla locandina del film. Alla fine si è optato per scritta
in diagonale, in quanto, così che seconda della lettura (dall’alto
verso il basso o da sinistra verso destra), entrambe le attrici
appaiono in prima posizione.
Renée Zellweger in Judy
7. Si è allenata a lungo per
il ruolo. Nel film Judy l’attrice interpreta la celebre cantante Judy
Garland. Per prepararsi al meglio alla parte, l’attrice ha
trascorso un anno di allenamento con il vocal coach Eric
Vetro prima di iniziare le riprese, per poi provare con il
direttore musicale Matt Dunkley per quattro mesi
per padroneggiare la sua voce. A livello estetico, invece, è stata
accentuata la punta del suo naso ed ha dovuto utilizzare lenti a
contatto grigio scuro e una parrucca castano-noce per assomigliare
ancora di più alla Garland.
Renée Zellweger in Judy
Renée Zellweger prima e dopo la chirurgia
8. Si è dovuta difendere da
alcune critiche. Dopo che la Zellweger ha partecipato
alla 21esima edizione degli Elle Women in Hollywood Awards
nell’ottobre 2014, i media e i social hanno commentato che non era
quasi più riconoscibile, facendo nascere l’ipotesi che si fosse
sottoposta a un massiccio intervento di chirurgia estetica. La
Zellweger ha poi risposto: “Forse sembro diversa. Chi non lo
sembra invecchiando?! Ah. Ma sono diversa. Sono felice”.
Ancora oggi l’aspetto dell’attrice suscita dibattito, al quale la
diretta interessata non è però interessata a partecipare.
Il marito di Renée Zellweger
9. Ha avuto un fugace
matrimonio e diverse relazioni. Dal 1999 al 2000, la
Zellweger è stata fidanzata con Jim Carrey, mentre el 2003 ha avuto una breve
relazione con il musicista Jack White. Nel maggio
2005, la Zellweger ha sposato il cantante Kenny
Chesney ma quattro mesi dopo ha ottenuto l’annullamento
del matrimonio per motivi non resi noti. L’attrice ha poi avuto una
relazione con l’attore Bradley
Cooper durata dal 2009 al 2011 e poi con il musicista
Doyle Bramhall II. Nel giugno 2021, la Zellweger
ha iniziato a frequentare il presentatore televisivo inglese
Ant Anstead, conosciuto durante le riprese di
Celebrity IOU: Joyride.
Renée Zellweger non ha figli
Nonostante abbia alle spalle il
breve matrimonio con Kenny Chesney e diverse relazioni, l’attrice
non ha mai avuto figli. La Zellweger ha più volte affermato di non
sentirsi per questo incompleta, ribadendo che non sono i figli a
denifire una donna.
L’età e l’altezza di Renée
Zellweger
10. Renée Zellweger è nata a
Katy, in Texas, Stati Uniti, il 25 aprile 1969. L’attrice
è alta complessivamente 1,60 metri.
Mentre le reazioni (positive e
negative) alle presunte proiezioni di prova continuano a dominare
la conversazione online, il regista di SupermanJames Gunn ha
appena condiviso un nuovo sguardo a Lois Lane (Rachel
Brosnahan) e Mr. Terrific (Edi
Gathegi) del DCU.
Non ci dice molto su cosa aspettarci
da questi personaggi. Tuttavia, sembra essere la stessa scena del
trailer in cui Terrific è stato mostrato mentre protegge Lois da
una squadra di quelli che sembravano essere i soldati vestiti di
verde e viola di Lex Luthor.
Lo scorso dicembre, Gunn ha detto
che Mr. Terrific è il “personaggio principale di quei
personaggi [supereroi di supporto]” e ha aggiunto: “Penso
che fosse proprio quello che volevo davvero, onestamente. Amo Mr.
Terrific. Questi personaggi hanno tutti il loro momento di
gloria. Hanno tutti i loro momenti. Non sono solo cameo, questi
sono i personaggi”.“Sono un cast di supporto, ma Mr.
Terrific è il personaggio principale di quei personaggi. In realtà
ha una parte importante nella trama. E quindi è stato
divertente”.
Nella stessa conversazione con la
stampa, il regista ha anche affrontato il casting di Guy
Gardner e Hawkgirl. “E naturalmente,
lavorare con Nathan [Fillion] è sempre qualcosa, e metterlo in un
look stupido, e poi Isabela [Merced] è grandiosa. Sono un suo fan
da molto tempo. Ma si trattava di equilibrio”.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,
James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
Il 13 marzo arriva nelle
sale Lee Miller, il film dedicato alla
straordinaria fotografa americana interpretata da
Kate Winslet, qui anche in veste di produttrice. Per
la sua performance intensa e coinvolgente, l’attrice ha ottenuto
una candidatura ai Golden Globes come Miglior Attrice
drammatica (il
premio è andato poi a Fernanda Torres).
Diretto da Ellen Kuras, alla sua prima regia
cinematografica dopo una lunga carriera come direttrice della
fotografia, il film trae ispirazione dall’opera Le molte vite di
Lee Miller di Antony Penrose, figlio della
fotografa e del surrealista Roland Penrose.
Il film ripercorre la
vita di Miller, una donna che ha rifiutato ogni etichetta: da
modella di successo a fotografa d’avanguardia, fino a diventare
corrispondente di guerra per Vogue durante la Seconda Guerra
Mondiale. Unica fotografa donna a documentare la liberazione dei
campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, ha lasciato un
segno indelebile nella storia con le sue immagini di straordinaria
potenza. Intorno a Winslet, ruota un cast di supporto che vanta
nomi del calibro di
Alexander Skarsgård,
Marion Cotillard,
Andrea Riseborough,
Josh O’Connor,
Noémie Merlant ma anche Andy Samberg alla sua prima
performance drammatica (molto riuscita).
Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)
La trama di Lee
Miller
La narrazione inizia nel
1977 con un’intervista tra Lee e un giovane giornalista (Josh
O’Connor), che desidera conoscere la verità dietro le sue
fotografie. O almeno è quello che sembra all’inizio del film.
Questo espediente narrativo introduce la lunga retrospettiva sulla
vita della Miller, dal suo lavoro come modella e artista
surrealista fino alla sua esperienza sul fronte di guerra.
Tuttavia, il film fatica a mantenere un equilibrio tra il ritratto
intimo della protagonista e la sua carriera professionale,
risultando a tratti distaccato. Il finale si apre all’emozionante
rivelazione della vera identità di quel giornalista,
offrendo un interessante omaggio a quello che è veramente successo
dopo la morte di Lee, tuttavia è troppo tardi per sentire anche
il pur minimo gancio emotivo con i protagonisti.
Kate Winslet
regala una delle sue interpretazioni più intense, riuscendo a
restituire la determinazione e il coraggio di Miller. Tuttavia, la
sceneggiatura non offre un ritratto completamente sfaccettato del
personaggio e il film si concentra più sul suo lavoro come
fotografa di guerra, lasciando in secondo piano la sua vita
personale e le sue fragilità. Le relazioni con il partner Roland
Penrose (Alexander Skarsgård), l’amicizia con David Scherman
(Andy Samberg) e il rapporto con la direttrice di
Vogue Audrey Withers (Andrea Riseborough) vengono
accennate senza un vero approfondimento, facendo sì che molti
personaggi appaiano come semplici comparse o sponde su cui Lee
rimbalza.
Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)
Regia realistica e
fotografia spenta
Dal punto di vista
registico, Kuras adotta un approccio visivo potente, sfruttando il
contrasto cromatico tra il mondo vibrante e saturo del pre-guerra e
le tonalità spente e cupe del periodo bellico. La scelta di
integrare le fotografie reali di Miller nel film conferisce
autenticità alla narrazione, restituendo con forza il peso delle
immagini chela donna ha catturato e consegnato alla Storia.
Uno degli aspetti più
riusciti del film è la capacità di mostrare la Miller come una
testimone della storia, capace di cogliere dettagli che i suoi
colleghi uomini spesso trascuravano. La sua sensibilità nel
ritrarre la sofferenza e l’umanità dietro il conflitto è un
elemento centrale del film, ben interpretato da Winslet. Tuttavia,
il film manca di quel pathos che avrebbe potuto renderlo
memorabile, risultando a tratti troppo schematico, un biopic che
non sfrutta le potenzialità del materiale originale.
Un biopic innocuo anche
se visivamente affascinante
Nel complesso, Lee
Miller è un’opera visivamente affascinante e impreziosita da
una grande interpretazione di
Kate Winslet, ma che non riesce a scavare a fondo
nella complessità della sua protagonista risultando quindi innocuo.
Il film si limita a raccontare la sua carriera senza esplorare
appieno le sue contraddizioni e le sue battaglie interiori,
rendendo il racconto più informativo che emozionale.
Officine UBU è lieta di rilasciare
la clip “La macabra scoperta” tratta dall’audace Le
donne al balcone – The Balconettes (Les femmes au
balcon), diretto e interpretato da Noémie Merlant
(Ritratto della giovane in fiamme, Tàr,
L’innocente) con Souheila Yacoub (Dune
Parte 2, Climax), Sanda Codreanu (Mi Iubita
Mon Amour) e Lucas Bravo (Emily in Paris), scritto in collaborazione
con la regista e sceneggiatrice di culto Céline Sciamma, in
arrivo al cinema dal 20 marzo.
Presentato al 77°
Festival
di Cannes e in anteprima nazionale italiana lo scorso ottobre
nella sezione Best of alla Festa del cinema di Roma,
LE DONNE AL BALCONE – The Balconettes è
un esuberante mix di generi che affonda unghie e denti nel cinema
di Almodóvar e Tarantino, unendo commedia,
thriller,horror e
surreale a temi attuali come la violenza di genere
e il sessismo.
In una torrida
notte estiva, tre amiche che condividono lo stesso appartamento a
Marsiglia sono invitate a prendere un drink dal loro attraente
vicino di casa (Lucas Bravo). Capitanate
dall’irruenza di Ruby, (Souheila Yacoub), una
camgirl libera e ribelle, Nicole (Sanda Codreanu),
una scrittrice timida e sognatrice, e Élise (Noémie
Merlant), un’attrice insicura e ansiosa, non esitano ad
accettare l’invito. Sembra una serata come tante altre: tra un
bicchiere e l’altro si fa tardi, e Nicole ed Élise tornano a casa.
Ma la mattina Ruby si presenta alla porta in stato di shock. È
l’inizio di una vicenda folle e surreale, di cui non vengono
risparmiati i dettagli più crudi. Quando le ragazze intuiscono
quello che è successo a Ruby e tornano nell’appartamento del
vicino, davanti ai loro occhi appare una scena da incubo… Per
risvegliarsi sarà necessario rimboccarsi le maniche e affrontare i
fantasmi del passato e del presente.
“La prima parte del
film è più morbida, colorata e gioiosa, come se ci stessimo
addentrando in una commedia romantica ispirata al cinema di
Almodóvar – afferma Noémie Merlant – Un mix
esplosivo di colore, eccesso e vitalità che permette alle
protagoniste di atteggiarsi anche con volgarità e, così facendo,
trovare il loro spazio. Questa “sana volgarità” imponeva anche di
filmare le donne in momenti di rilassatezza, per evitare la
sessualizzazione dei corpi. Mi piacciono questi personaggi
colorati, donne molto caratterizzate, che parlano ad alta voce. A
volte sono quasi caricature dei personaggi dei fumetti. Nella
seconda parte, quando andiamo a casa del vicino, volevo che il film
virasse verso il thriller, il
fantasy, il gore. Volevo una fotografia
che virasse verso il verde, per esprimere angoscia, pur mantenendo
la linea della comicità e dell’assurdo. Avevo in mente lo stile dei
thriller coreani e giapponesi, come The
Wailing o The Chaser di Na
Hong-jin o Ichi the Killer di Takashi
Miike. Infine, Tarantino e Grindhouse – A prova di
morte o tutti i film cruenti che guardavo da piccola
con mia sorella, i film di fantasmi che mescolano i generi,
soprattutto con molto umorismo”.
Durante una torrida estate a
Marsiglia, tre giovani inquiline di un vivace condominio spiano dal
balcone del loro appartamento la vita di un attraente vicino di
casa. Ma quando l’uomo le invita a casa sua per un drink a tarda
notte, le conseguenze saranno terrificanti e deliranti e le tre
amiche dovranno escogitare una soluzione rocambolesca per uscire
dai guai e rivendicare la loro libertà.
Il thriller di NetflixUn solo sguardo, basato sull’omonimo romanzo bestseller di
Harlan Coben, ha debuttato il 5 marzo 2025. La
serie segue la storia di Greta Remiewska (interpretata da
Maria Debska), che scopre una vecchia foto di suo
marito insieme ad altre persone, scattata 15 anni prima. Questo
ritrovamento dà il via a una serie di eventi misteriosi e riporta
alla luce un trauma del passato.
Dopo una vacanza in famiglia, Greta
sviluppa alcune fotografie e ne trova una che non riconosce.
Nell’immagine, suo marito Jacek (Cezary
Lukaszevicz) è ritratto accanto a una ragazza il cui volto
è stato cancellato e ad altri sconosciuti. La foto riporta alla
mente le bugie di Jacek e i ricordi di Greta legati a un concerto
avvenuto 15 anni prima, in cui molte persone persero la vita a
causa di un incendio e di una fuga di massa. Greta è sopravvissuta,
ma ha sempre represso quel trauma.
Dopo aver visto la foto, Jacek
scompare. Greta inizia così a indagare sulla sua sparizione e
scopre numerosi segreti, tra cui la vera identità di suo marito e
chi si cela dietro questi eventi tragici.
Un solo sguardo:
chi ha rapito Jacek e qual è la sua vera identità?
Man mano che Greta approfondisce il
mistero legato alla fotografia, la prima grande sorpresa riguarda
la vera identità di Jacek. L’immagine suggerisce che tutti i
misteri collegati all’indagine attuale siano legati a un concerto
del 2009, a cui parteciparono tutte le persone ritratte nella foto,
inclusa Greta.
Si scopre che Jacek, Alex, la
ragazza nella foto e Szymon facevano parte di una band chiamata
LAAD. Durante quel concerto, Jacek ebbe una violenta
discussione con il cantante del gruppo, Jimmy, accusandolo di
avergli rubato la canzone Un solo sguardo. Durante la
rissa, Jacek viene colpito con un oggetto appuntito e muore sul
colpo.
Per poter riscuotere i diritti
d’autore del brano, sua sorella Sandra chiede a Szymon di fingersi
Jacek. Così, per 15 anni, Szymon vive con una falsa identità.
Tuttavia, quando trova la fotografia, decide di confessare tutto a
sua moglie Greta. Prima che possa farlo, però, viene rapito e
picchiato dagli uomini di Sandra, che non vuole che il segreto
venga rivelato.
Un solo sguardo: Sandra è
la mente dietro tutto
Alla fine si scopre che Sandra, la
sorella di Jacek, che inizialmente si era spacciata per
un’avvocatessa, è la vera responsabile di tutto. Dopo la morte del
fratello, che lei stessa ha provocato per ottenere i diritti della
canzone, Sandra organizza l’incendio doloso durante il concerto,
causando la fuga disperata della folla e la morte di numerose
persone.
È anche lei a orchestrare il
rapimento di Szymon, quando quest’ultimo decide di dire la verità a
Greta. I suoi uomini lo picchiano brutalmente, e Szymon muore in
ospedale a causa di un arresto cardiaco. Alla fine, Sandra viene
incriminata per tutti i crimini commessi nel tentativo di
impossessarsi del denaro del fratello e viene arrestata.
Altre rivelazioni in
Un solo sguardo
Alla fine della serie, il
procuratore Borys Gajewicz, padre di Alex, rivela di essere stato
lui a mettere la fotografia nella busta di Greta. Il suo scopo era
scoprire chi avesse ucciso sua figlia.
In precedenza, aveva contattato
Greta dicendole di aver ricevuto la stessa foto e di essere
convinto che sua figlia fosse stata assassinata. Le sue
supposizioni vengono confermate quando un sicario di nome Marek lo
chiama e confessa di aver ucciso Alex.
Dopo che tutti i misteri vengono
risolti e Greta riesce a ricordare il trauma che aveva represso, le
torna in mente un ultimo dettaglio cruciale: è stata lei a scattare
la fotografia che ritrae Jacek, Alex, Szymon e gli altri.
Jason Isaacs parla del drammatico futuro di
Timothy nella terza stagione di The
White Lotus. Timothy è il patriarca della famiglia
Ratliff e dalla terza stagione di The White Lotus, episodio 1, è chiaro che si è cacciato
nei guai. È in vacanza con sua moglie Victoria (Parker Posey), sua
figlia Piper (Sarah Catherine Hook) e i suoi figli Lochlan (Sam
Nivola) e Saxon (Patrick Schwarzenegger). Con i loro accenti tipici
della Carolina del Nord e le loro strane relazioni, i membri della
famiglia Ratliff sono stati tra i personaggi più chiacchierati
della terza stagione.
Parlando con Entertainment Weekly, Jason Isaacs ha discusso del futuro del suo
personaggio nella terza stagione di The White Lotus dopo i drammatici eventi
dell’episodio 4. Isaacs ha iniziato giustificando il motivo per cui
Timothy ha iniziato a prendere pillole, dicendo che “tutta la
sua vita sta andando a rotoli e [lui] sta cercando di capire cosa
fare al riguardo”. L’arco narrativo in cui Timothy alla fine si
ritrova, dice Isaacs, è “roba da tragedia shakespeariana”.
Ha ricordato di aver pensato “Devo fare le cose in grande, o si
va in scena o si va a casa” quando si trattava di dare una
buona interpretazione di White Lotus. Guarda la citazione
completa di Isaacs qui sotto:
Si droga fino allo stordimento
per cercare di non pensare al fatto che la sua intera vita sta
andando in pezzi e per cercare di capire cosa fare al riguardo. In
realtà è stata una bella sfida: ricordo che mentre leggevo i
copioni pensavo: “Wow, devo tenere le polveri per cinque o sei
episodi, e poi questa merda inizia davvero”.
Non hai visto altre cose che
stanno arrivando, ma ricordo di aver pensato: “Sarà meglio che mi
impegni a fondo e produca qualcosa qui”, perché ci sono molte parti
che puoi affrontare e raccontare una storia molto drammatica senza
che il tuo personaggio passi attraverso qualcosa di estremo. Ma ci
sono grandi e vecchie interpretazioni in arrivo.
[L’arco di Timothy è] roba da
tragedia shakespeariana. Si è tenuto tutto dentro per molto
tempo.Arriva un momento in cui se ne vanno, se ce la fanno
e sono vivi, perché chi lo sa, ma sarà inevitabile, il grande
segreto che ha custodito.
Non so come ho fatto, il
pubblico vedrà se ce l’ho fatta o no. Sta a loro giudicare, ma
ricordo solo di aver pensato: “Devo fare le cose in grande, o vai
alla grande o vai a casa”.E poi quando succedono cose di
cui non posso parlare in particolare, deve entrare in gioco
qualcos’altro, e c’è una mania e un terrore a cui devi accedere.
Devi arrivarci. Voglio dire, devi essere il più reale possibile. E
sì, ci sono stati alcuni cambi di marcia interiori
necessari.
Cosa significa per il resto
della terza stagione di White Lotus
Timothy è in una situazione
piuttosto difficile dopo la fine dell’episodio 4 della terza
stagione di The White Lotus. Dopo aver
recuperato il telefono, che aveva finalmente abbandonato durante il
terzo episodio, riceve una telefonata e scopre che i suoi problemi
legali con gli affari loschi a casa potrebbero portarlo in prigione
e/o fargli perdere la casa. Dice che preferirebbe letteralmente
morire piuttosto che andare in prigione. Verso la fine
dell’episodio, il personaggio è visto mentre sbircia nell’ufficio
di Gaitok, dove c’è una pistola in una scatola. La pistola in
seguito scompare, e si dà molto per scontato che Timothy l’abbia
presa.
L’ultima volta che il pubblico ha
visto Timothy, il personaggio era vivo. La citazione di Isaacs
implica in realtà che il patriarca dei Ratliff sopravviverà per
diversi episodi, poiché menziona il fatto di dover “tenere la
polvere da sparo asciutta per cinque o sei episodi” prima che
la sua storia si concluda completamente. Dato che l’attore non
vuole rovinare la sorpresa al pubblico, è possibile che Timothy si
spari ancora nell’episodio 5 o 6, ma il modo in cui Isaacs inquadra
le cose suggerisce che arriverà all’episodio 8, anche se il
personaggio non riuscirà a lasciare l’isola vivo.
La serie originale colombiana di
Netflix,
Medusa, racconta la storia di Bárbara Hidalgo, la nuova
CEO del conglomerato colombiano Medusa. Poco dopo aver assunto la
carica, Bárbara rischia di morire quando il suo yacht esplode in
mare. Viene salvata da un guaritore locale, che la rimanda dalla
sua famiglia affinché possa scoprire chi ha cercato di ucciderla.
Ben presto, Bárbara si rende conto di essersi fatta molti nemici e,
con l’aiuto del detective Danger e del fidato collega Gabriel,
dovrà portare alla luce tutti i segreti oscuri della sua
famiglia.
La serie, composta da 12 episodi, si
rivela piuttosto prevedibile e, nel finale di Medusa,
diventa chiaro chi ha tentato di uccidere Bárbara e perché—una
trama che, francamente, non colpisce per originalità. Nell’ultimo
episodio, Bárbara viene ingannata e portata a credere che Tatiana,
l’amante di suo marito, abbia organizzato l’attentato contro di
lei. Tuttavia, questa non è affatto la verità e nulla può essere
confermato, dato che Tatiana è già morta. Riuscirà Bárbara a
scoprire chi ha veramente cercato di ucciderla? O sarà di nuovo
inghiottita dal mare? Scopriamolo insieme.
Come la famiglia si ribella a
Damián
Nel finale di Medusa,
Bárbara scopre che sua madre non li ha mai abbandonati per un altro
uomo, ma che in realtà è stato suo padre, Damián, a costringerla a
stare lontana dai figli, facendola internare. Ora, Bárbara porta il
fratello minore, Christian, a rivedere la madre, e la famiglia
ritrova un equilibrio, almeno in parte.
Nel frattempo, emerge un’altra
verità sconvolgente: Damián costringeva le dipendenti della Medusa
a concedergli favori sessuali, mentre la madre di Bárbara voleva
solo smascherarlo e proteggere quelle donne. Inoltre, Bárbara
scopre che suo zio Camilo è un pedofilo e che aveva avuto rapporti
con Diego, un uomo che accetta di denunciarlo, quando quest’ultimo
aveva solo 14 anni. Bárbara usa queste informazioni per mettere il
cugino contro lo zio e, successivamente, espone pubblicamente anche
il padre. Questo porta la famiglia a voltargli le spalle e alla sua
espulsione dall’azienda.
Alla fine, Bárbara, che ora ha
deciso di essere una persona migliore, accetta di lasciare la
presidenza della compagnia al fratello minore, mentre lei
continuerà a gestire le operazioni dietro le quinte.
Chi ha cercato di uccidere
Bárbara e perché?
La verità è che il colpevole è
proprio colui che sembrava il suo alleato: Gabriel. Tutto diventa
chiaro quando Gabriel dice a Bárbara che una sua vecchia amante è
tornata, riferendosi proprio a lei. Nonostante abbia recuperato
gran parte dei suoi ricordi per risolvere il mistero, Bárbara non
ricorda affatto chi fosse Gabriel, né il fatto che lui le avesse
confessato il suo amore dopo aver lavorato segretamente al suo
fianco per mesi.
È la classica storia di un uomo
frustrato che si innamora di una donna forte e indipendente, già
impegnata, e che decide di distruggerla quando capisce che non
potrà mai averla. Gabriel pianifica tutto, ma quando Bárbara
sopravvive, vede nella sua resurrezione una seconda possibilità. Si
insinua di nuovo nella sua vita, cercando di sostenerla in ogni
modo, fino a quando non viene ostacolato da Danger, che finisce per
conquistare il cuore di Bárbara.
Un dettaglio che rimane poco chiaro
è chi fossero le persone che hanno tagliato il dito di Bárbara
mentre era in mare. Questo non è opera di Gabriel, quindi
potrebbero essere stati semplici ladri, ma la serie non
approfondisce questo aspetto, nonostante avrebbe potuto aggiungere
un interessante sviluppo alla trama.
Danger ottiene la sua
vendetta?
Un’altra grande linea narrativa
della serie riguarda Danger, che si sente responsabile per la morte
del suo partner Saul, ucciso durante una sparatoria. Danger è
convinto di dover eliminare Ciclope, il sicario del cartello che ha
ucciso il suo amico. Nell’episodio finale, durante un appostamento,
Danger riesce a picchiare Ciclope fino a renderlo inoffensivo, ma
l’uomo riesce comunque a estrarre una pistola per sparargli.
Fortunatamente, un collega di Danger interviene e uccide Ciclope,
dando a Danger la chiusura che cercava.
Gabriel si è davvero
suicidato?
Dato che Medusa esplora il
tema della guarigione spirituale, si potrebbe interpretare la morte
di Gabriel come una sorta di karma. Dopo aver ucciso Tatiana e aver
simulato il suo suicidio per scaricare la colpa su di lei, finisce
lui stesso morto in circostanze simili. Ma ha davvero scelto di
togliersi la vita?
Gabriel si è fatto molti nemici
nella famiglia Hidalgo quando ha deciso di schierarsi con Bárbara.
Chiunque potrebbe averlo eliminato. Il sospetto principale è
Damián, che, dopo essere stato estromesso dall’azienda e aver visto
la sua ex moglie riacquistare potere, potrebbe aver cercato
vendetta. Anche Jacob potrebbe essere un candidato, visto che la
rivelazione dei crimini di suo padre ha portato alla paralisi della
madre, vittima dell’odio sociale.
Oppure potrebbe essere stata la
stessa Bárbara?
Nel frattempo, la Medusa lancia una
nuova linea di funghi allucinogeni per favorire la connessione
spirituale, guidata da Eluney, ex amante e amico di Bárbara.
Finalmente, Bárbara mantiene la promessa di restituire qualcosa
alla comunità, e le mangrovie vengono protette.
Nel finale di Medusa,
Gabriel viene trovato morto nella sua cella dopo aver dato segni di
squilibrio mentale per un mese. Prima di morire, lascia un
messaggio in codice che si traduce in: “Se mi uccidono qui,
sarà il demone Hidalgo.”
Questo lascia aperta la possibilità
di una seconda stagione, in cui Bárbara e Danger potrebbero
indagare su chi sia veramente questo “demone”. Per ora, però, non
ci resta che aspettare. E voi, avete teorie su chi abbia davvero
ucciso Gabriel?
Nel film Delicious di
Netflix,
il concetto della frase “mangia i ricchi” viene portato a un
livello completamente nuovo da una donna di nome Teodora e dal suo
gruppo, che prendono di mira una famiglia di quattro persone.
La storia ha inizio con una coppia
tedesca, John ed Esther, che arriva nel sud della Francia con i
loro figli, Philipp e Alba, per trascorrere una vacanza nella villa
di famiglia appartenente al padre di Esther. Tuttavia, sin dal
primo giorno emergono tensioni all’interno del nucleo familiare, in
particolare tra i due coniugi. Nonostante sia in vacanza, Esther è
costantemente al telefono per motivi di lavoro, mentre John evita
le chiamate che potrebbero compromettere la sua carriera e la sua
vita personale.
Durante la loro prima sera fuori, la
famiglia cena in un ristorante, attirando l’attenzione di un gruppo
di persone. Al ritorno a casa, una ragazza si ferma davanti alla
loro macchina. Non è gravemente ferita, ma il graffio che mostra
(all’insaputa della famiglia) è autoinflitto. Invece di portarla in
ospedale o avvisare la polizia, John ed Esther decidono di curarla
a casa e poi liquidarla con del denaro, sperando di non rivederla
più. Il mattino seguente, la ragazza scompare, dando alla coppia
l’illusione di aver evitato un problema. Tuttavia, poco dopo, lei
ritorna con una proposta.
La giovane, di nome Teodora,
sostiene di aver perso il lavoro a causa dell’incidente e chiede di
essere assunta come domestica. Nonostante le perplessità di John,
Esther accetta. Gradualmente, Teodora si insinua nella loro vita,
manipolandoli e isolandoli l’uno dall’altro. Tuttavia, il suo
comportamento non è dettato dal semplice piacere della
manipolazione: dietro le sue azioni si cela un piano ben più
oscuro.
Il colpo di scena finale di
Delicious
L’ultima mezz’ora del film rivela
una scioccante verità: Teodora e il suo gruppo sono cannibali.
L’incidente con l’auto e il lavoro come domestica erano solo un
pretesto per entrare nella famiglia tedesca e renderne i membri
vulnerabili. John ed Esther pagano con la vita la loro ingenuità,
ma i loro figli hanno una sorte diversa.
Philipp, ad esempio, ignora il
destino dei genitori fino alla mattina successiva. Dopo un giro in
bicicletta, torna a casa e trova Alba che dorme accanto a Teodora a
bordo piscina. Affamato, entra in cucina e mangia un pezzo di carne
da un piatto. Solo quando sente qualcosa di strano in bocca si
accorge di aver morso un anello, che si rivela appartenere a sua
madre. Senza ancora comprendere appieno la situazione, Philipp
potrebbe pensare che l’anello sia caduto accidentalmente nel cibo
preparato dalla madre. Tuttavia, essendo la carne cucinata di
recente e considerando che Esther era sparita da giorni, la verità
inizia a delinearsi: senza saperlo, ha appena mangiato la carne
della propria madre.
Perché Teodora lascia Philipp in
vita?
@Netflix
Considerata la brutalità con cui
John, Esther e persino la loro amica Cora vengono eliminati, è
lecito chiedersi perché Philipp venga risparmiato. Nonostante il
rischio che lui possa identificarli, Teodora e il suo gruppo non
sembrano minimamente preoccupati. Ciò suggerisce che abbiano già
compiuto crimini simili senza mai essere scoperti.
Dall’inizio del film emerge il loro
profondo disprezzo per i ricchi, evidenziato in una scena in cui
uno dei membri del gruppo, Lucien, urina in una bottiglia di vino
destinata agli ospiti dell’hotel. Identificano John ed Esther come
bersagli facili non appena arrivano e sanno che la loro villa
isolata li rende vulnerabili. Inoltre, la cameriera dell’hotel,
complice del gruppo, suggerisce loro di bere un bicchierino prima
di andarsene, garantendo che abbiano abbastanza alcol nel sangue da
non reagire immediatamente dopo l’incidente con Teodora.
Tuttavia, quando si tratta dei
bambini, Teodora sembra meno spietata. È possibile che, nonostante
sia una cannibale, segua un proprio codice morale che le impedisce
di uccidere i più piccoli. Inoltre, Philipp e Alba sviluppano un
rapporto con lei che va oltre quello di semplice servitù domestica.
Philipp, in particolare, è affascinato da lei, e Teodora sfrutta
questa attrazione a suo vantaggio. Ma tra loro non c’è mai l’odio
che nutre verso i genitori.
Perché Teodora porta via Alba?
@Netflix
Se già la scoperta del destino dei
genitori sarebbe stata traumatica per Philipp, il fatto che Teodora
porti via anche Alba rende la situazione ancora più inquietante.
Mentre il fratello rimane solo, Alba viene trascinata nel mondo del
gruppo di cannibali.
Fin dall’inizio, Teodora sembra
avere un legame speciale con Alba, forse riconoscendo in lei
un’anima affine. Nel corso del film, alimenta il distacco della
bambina dalla sua famiglia, insinuando che sua madre non si fidi di
lei e manipolandola fino a farla sentire più vicina a lei che ai
propri genitori. Alla fine, invece di lasciarla al fratello, decide
di portarla via, probabilmente con l’intento di farla entrare nel
gruppo.
Non è chiaro se Alba sia consapevole
della verità sulla sorte dei suoi genitori. Potrebbe essere stata
protetta dallo shock o, peggio, Teodora potrebbe averla manipolata
per farle credere che i suoi genitori meritassero la loro fine. Se
la polizia non li ferma, c’è una forte possibilità che Alba diventi
una di loro e, potenzialmente, una futura cannibale.
Cosa succede a John e Cora?
@Netflix
Una delle scene più agghiaccianti
del film è quella in cui Esther scopre la verità. Dopo essersi
allontanata per un po’ con Lucien, si insospettisce trovando carne
dall’odore strano nel frigorifero del giovane. Il suo sospetto
diventa terrore quando sente sangue sgorgare dal rubinetto e vede
uno degli amici di Teodora mangiare un uomo. Prova a fuggire, ma
viene catturata e, poco dopo, brutalmente uccisa e divorata dal
gruppo.
John subisce un destino simile. Dopo
che Cora cerca invano di allontanare Teodora e il suo gruppo dalla
villa, decide di andarsene da sola. Tuttavia, più tardi, la sua
auto viene ritrovata abbandonata davanti al cancello, segno che non
è mai riuscita a fuggire. Anche lei è stata eliminata.
John, intanto, viene assalito dal
gruppo con una sbarra di ferro. Sebbene la scena non mostri
esplicitamente la sua morte, il destino è chiaro: anche lui è stato
trasformato in cibo. Considerando che i membri del gruppo erano
ancora sazi dalla cena precedente, è probabile che la sua carne sia
stata conservata, proprio come le riserve trovate nel frigorifero
di Lucien.
Conclusione
Delicious offre una critica
feroce alle disparità sociali, trasformando la lotta di classe in
una metafora letterale di cannibalismo. La storia si chiude con un
finale inquietante: mentre Philipp scopre la scioccante verità,
Alba è già stata assimilata nel mondo di Teodora. Con un mix di
orrore e satira sociale, il film lascia il pubblico con una domanda
angosciante: la vera mostruosità risiede solo nei cannibali o anche
nel mondo che li ha creati?
Si è tenuta oggi la conferenza
stampa di presentazione del programma della 16ma edizione
del BIF&ST–
Bari International Film&Tv Festival, diretto dal
giornalista e critico cinematografico Oscar
Iarussi, in programma dal 22 al 29 marzo
2025.
Eccoci al Bif&st
2025, in programma dal 22 al 29 marzo a
Bari, con le sue numerose sezioni nei teatri e nei cinema
consuetudinari o ritrovati, il suo affezionato pubblico di sempre
e, siamo certi, gli spettatori più giovani o giovanissimi. Parliamo
della cosiddetta Generazione Z o giù di lì, che – secondo recenti
ricerche – sebbene sia cresciuta con lo streaming (e la pandemia)
sta scoprendo la vertigine della sala, le visioni “live” e
collettive, il piacere del confronto con i registi e gli
interpreti, i quali, dal canto loro, sempre più spesso accompagnano
i film in uscita di città in città. Nel 2024 da poco alle nostre
spalle oltre il 40 per cento degli spettatori è da annoverarsi
nella fascia under 24, in barba a chi continua a descrivere i
giovani apatici e indifferenti a tutto.
Il Bif&st 2025 prevede circa 140
appuntamenti e 125 film in proiezione
unica (non ci sono repliche) tra anteprime mondiali,
europee e italiane. Sapete già della
importante RETROSPETTIVA dedicata a NANNI
MORETTI per i suoi cinquant’anni di cinema,
arricchita da un incontro con
l’Autore domenica mattina 23 marzo al Petruzzelli. E
sapete del FOCUS A24, il primo omaggio organico che l’Italia
rende all’innovativa esperienza della casa di produzione e
distribuzione statunitense di tanti recenti successi candidati
all’Oscar (Everything Everywhere All at Once, The Whale, La
zona d’interesse) fondata nel 2012 da Daniel Katz, David
Fenkel e John Hodges. Tra l’altro, leggenda vuole che A24 debba il
suo nome all’omonima autostrada italiana Roma-Teramo, lungo la
quale Katz avrebbe avuto la folgorazione di chiamarla così. Come
dire? On the road again.
Sezioni, film, incontri, ospiti, conduttori e premi vengono
elencati nelle pagine a seguire. Sono numeri importanti. Tuttavia,
essi non ambiscono né alludono a un malinteso gigantismo, anzi,
scandiscono un’edizione di passaggio mossa piuttosto dal bisogno di
essere inclusivi, ovvero di stabilire o rinforzare legami e
corrispondenze internazionali, sempre nel segno della ricerca della
qualità. Il Bif&st 2025 è stato di fatto realizzato in pochi
mesi, avvertendo la responsabilità di custodire il grande lavoro
compiuto fin qui da Felice Laudadio, assai apprezzato dal pubblico,
ma anche di cominciare a esplorare un nuovo orizzonte. Abbiamo
aderito subito all’idea delle “tre M” indicata dalla Regione Puglia
a mo’ di guida del nuovo progetto artistico culturale del Festival,
«assumendo il Meridione, il Mare e il Mediterraneo quali ambiti e
paesaggi culturali di riferimento», con l’intento di «esprimere i
valori storico-culturali propri della Puglia, nonché utilizzare il
linguaggio universale della Cultura e del cinema per costruire
ponti, relazioni, cooperazione tra i popoli e tra le comunità».
Ecco quindi il concorso internazionale
MERIDIANA le cui proiezioni si terranno a ingresso
libero nel Kursaal Santalucia di Bari, lo storico teatro con vista
mare ormai da tempo di proprietà regionale. Da domenica 23 a sabato
29, verranno proiettati in anteprima per l’Italia due titoli ogni
pomeriggio, quattordici in tutto, inclusa una coppia di film fuori
concorso, provenienti dai Paesi dell’area mediterranea intesa in
senso largo, cioè geopolitico e culturale. Le singole produzioni, a
ben vedere i titoli di testa, sono a loro volta una testimonianza
del Melting pot mediterraneo, che da sempre
vibra di scambi economici, di relazioni culturali, talora della
nostalgia degli esuli (senza esilio non c’è patria, come noi
italiani sappiamo grazie a Foscolo, Garibaldi,
Silone…). Sicché, per fare solo l’esempio del film di
apertura di MERIDIANA, Yunan (2025), il regista
Ameer Fakher Eldin è siriano, laddove la produzione si avvale di
apporti da Germania, Canada, Italia, Palestina, Qatar, Giordania e
Arabia Saudita. Il film spagnolo della giovane Gala
Gracia, Lo que queda de ti (2025), batte
bandiera iberica-portoghese-italiana, ma il produttore spagnolo
Carlo D’Ursi è nato a Bari. Idem per il film
lusitano Sempre (2024, fuori concorso), che è
concepito dall’artista e regista barese Luciana Fina, da molti anni
trasferitasi a Lisbona, scovando e rivisitando preziosi materiali
d’archivio sulla Rivoluzione dei garofani del 1974. Di certo, gli
autori e le produzioni coprono uno spettro larghissimo: Spagna,
Palestina, Algeria, Siria, Israele, Macedonia, Portogallo, Albania,
Germania, Italia, Belgio, Francia, Marocco, Egitto, Grecia…
A valutare i film di MERIDIANA sarà
una giuria parimenti mediterranea, presieduta dallo scrittore e
artista di fama mondiale Tahar Ben Jelloun,
francese nato in Marocco, e composta dalla
regista Soudade Kaadan, siriana nata in
Francia e residente a Londra, dalla comparatista e
italianista Nadine Wassef dell’Ain Shams
University del Cairo, dal regista
italo-albanese Roland Sejko che dirige
la redazione editoriale dell’Archivio Storico Luce a Roma, e dalla
sceneggiatrice e critica cinematografica Antonella
Gaeta. Grazie a MERIDIANA il pubblico del Bif&st
tasterà il polso delle contraddizioni e delle tragedie, ma anche
delle opportunità e delle promesse insite nello scenario
mediterraneo. Trascurato o dimenticato per molti anni dall’Unione
europea col suo baricentro franco-tedesco, il Mediterraneo resta un
possibile antidoto agli opposti fondamentalismi che imperversano e
alla delirante smisuratezza “oceanica”, come ci ha insegnato Franco
Cassano, il filosofo del Pensiero meridiano, cui,
d’intesa con la sua famiglia, abbiamo voluto intitolare il premio
per il miglior film di MERIDIANA. Senza il Mediterraneo, senza
Gerusalemme e Atene, per evocare un classico novecentesco di Leo
Strauss, non vi sarebbe l’idea stessa di Europa. In effetti,
l’Europa non c’è o quanto meno è fragile e afasica nello scontro o
nell’ambiguo abbraccio tra le superpotenze Cina, USA e Russia.
L’altro concorso del Bif&st 2025 rinverdisce un marchio
“storico” del festival barese, PER IL CINEMA
ITALIANO, e comprende lungometraggi, mediometraggi, film
di finzione e documentari tutti almeno in anteprima italiana, senza
distinzioni di genere o produzione, sotto il segno della libertà
creativa e dell’indipendenza produttiva. Formati e linguaggi
differenti, dal film storico al fantasy, dalla
ricostruzione d’epoca alla biografia televisiva di qualità,
dal documentario di viaggio all’azzardo sperimentale… Nel solco
della vocazione “comunitaria” del Bif&st, le opere saranno
valutate da una giuria popolare coordinata dalla
regista Costanza Quatriglio, a sua volta una
delle autrici più “mediterranee” del nostro cinema
(da L’isola a Terramatta), con
l’ausilio del direttore del festival “Vicoli corti” di
Massafra, Vincenzo Madaro. In palio il premio
per il miglior film e altri riconoscimenti a disposizione dei
trenta giurati, scelti tra centinaia di candidati che hanno aderito
prontamente alla chiamata del festival, che prevedeva una minima
riserva di cinque giurati su trenta destinata agli studenti del
DAMS di Bari (grazie a tutti e in primis agli esclusi dalla giuria…
Appuntamento alla prossima!). Le proiezioni di PER IL CINEMA
ITALIANO si terranno da domenica 23 marzo a venerdì 28 ogni
pomeriggio nelle sale del Galleria, a ingresso libero.
Per entrambe le
competizioni non abbiamo previsto le conferenze stampa, come dire,
“omnibus”, ovvero insieme ad altri protagonisti delle giornate. È
una scelta dettata dalla volontà di “proteggere” e valorizzare gli
autori che verranno a Bari, i quali potranno confrontarsi con i
giornalisti e con il pubblico subito dopo ogni singola proiezione,
al Kursaal Santalucia o al Multicinema Galleria, in un dialogo
tanto più utile perché “a ragione veduta”, alla luce cioè del film
appena proiettato (è la formula del “Q & A” collaudata nei festival
internazionali, Question and Answer, domanda e
risposta). Lo stesso vale per l’altra neonata
sezione A SUD, all’AncheCinema, con proposte
che spaziano dal nostro Meridione fino all’America Latina, e per
ulteriori EVENTI SPECIALI che
punteggiano il programma.
Le anteprime di ROSSO DI SERA al
Petruzzelli. Dopo l’attesissima apertura con Le
assaggiatrici di Silvio Soldini dall’omonimo romanzo di
Rosella Postorino tradotto in oltre quaranta lingue, tre sono i
film italiani in cartellone. Si tratta di Un passo alla
volta di Francesco Cordio, il racconto di tre voci
amatissime (Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè), di una
lunga feconda amicizia e del loro impegno in favore della
solidarietà; di Una figlia diretto da un autore
affermato qual è Ivano De Matteo e dell’esordio nella regia
dell’attrice Greta Scarano con La vita da grandi. Un
trittico di film che guardano alla società e cercano di indagarla
con approcci acuti e originali. Il titolo statunitense di ROSSO DI
SERA è Opus di Mark Anthony Green, un thriller
grottesco, musicale e a suo modo politico sul fenomeno delle sette,
a coronamento del FOCUS A24. Due i film francesi tra i più vivaci e
interessanti della nuova stagione (Auction di Pascal
Bonitzer e L’Amour ouf diretto da Gilles
Lellouche, con l’intrigante enigma del titolo: scopritelo!). Infine
ROSSO DI SERA presenta un evento esclusivo coprodotto dal
Bif&st e dalla Fondazione Petruzzelli: l’esecuzione dal vivo,
diretta da Pietro Mianiti, della colonna sonora di Ennio Morricone
che accompagnerà la proiezione sul grande schermo di Per
un pugno di dollari di Sergio Leone. Un classico
riproposto nella formula del film-concerto che sta prendendo piede
da Parigi a New York, per la prima volta concepita per un festival
in Italia.
Tutti gli appuntamenti di ROSSO DI SERA saranno preceduti dalla
consegna del Premio Bif&st “Arte del
Cinema” per l’eccellenza creativa nella continuità
dell’opera, destinati a protagonisti tra i più
prestigiosi della scena contemporanea, gli stessi
degli INCONTRI DI CINEMA mattutini
sempre di scena al Petruzzelli. Il premio Bif&st “Arte del
Cinema” andrà, nell’ordine, a Nanni Moretti che sarà presente
domenica mattina 23 marzo, a Monica Guerritore,
Francesca Comencini, Sergio Rubini, Alberto Barbera, Isabella
Ferrari e Carlo Verdone, il
quale, con l’intervento di Claudia Gerini,
sabato 29 marzo festeggerà a Bari i trent’anni di Viaggi
di nozze. Ma ci è sembrato giusto assegnare nella serata
inaugurale di sabato 22 marzo il primo dei premi Bif&st “Arte
del Cinema” a Felice Laudadio, instancabile
organizzatore culturale e direttore di festival da Taormina a
Venezia, prima di ideare e dirigere il Bif&st stesso.
Le contaminazioni fra le arti e i linguaggi, cui guardiamo da
sempre con interesse e passione, trovano riscontro anche nella
sezione DOPPIO TESTO, curata con la
scrittrice Chiara Tagliaferri (autrice di Strega comanda
colore e, con Michela Murgia, dei libri della
serie Morgana), la quale animerà al Galleria i
confronti tra cinema e letteratura con Michele
Placido e Giancarlo De
Cataldo, Alice
Urciuolo e Stefano
Mordini, Maurizio De
Giovanni e Lino Guanciale.
Inoltre Tagliaferri introdurrà un’altra anteprima assoluta del
Bif&st 2025, Il Maestro e Margherita di
Michael Lockshin, film-evento in Russia dove ha goduto di un
vastissimo consenso popolare ma anche di un qualche ostracismo,
tratto dal classico di Michail Bulgakov, la cui prima traduzione
italiana fu fatta a Bari nel 1967 grazie all’editore Diego De
Donato. Sul versante cine-letterario abbiamo, tra
l’altro, La casa degli sguardi di Luca
Zingaretti dall’omonimo romanzo di Danielle Mencarelli,
e Fuochi d’artificio di Susanna Nicchiarelli da
quello di Andrea Bouchard. Da segnalare anche Le Lezioni
della Storia. Canfora e Laterza da Bari in poi, un
documentario sul grande storico e filologo e la sua relazione con
la casa editrice barese.
Il Bif&st 2025 è insomma una fitta trama di incontri, di
classici e di restauri, di lavori innovativi,
di FRONTIERE espressive e geopolitiche
del cinema d’oggi con opere sui Balcani, a trent’anni esatti dal
massacro di Srebrenica, sui Paesi Baschi, la Cina, la Corsica…
Senza dimenticare il LABORATORIO DI
SCRITTURA di film e serie affidato quest’anno alla
sceneggiatrice e produttrice Laura Paolucci (Gomorra, L’amica
geniale, Il colibrì) e i cortometraggi (SARO’
BREVE) che abbiamo voluto collocare simbolicamente nella
mattinata di inizio festival sabato 22 marzo. V’è poi una magnifica
incursione nel grande cinema di ieri e di sempre, la mostra
fotografica IL MOMENTO PERFETTO di Sergio
Strizzi allestita nella Camera di Commercio di Bari.
Uno scatto di Strizzi, Monica Vitti e Alain Delon sul set
di L’eclisse di Antonioni (1962) è l’immagine
simbolo del Bif&st 2025, omaggio alla Vitti, legata a Bari
dalle memorie di Polvere di stelle di Alberto
Sordi (1973) e al grande interprete francese venuto meno l’estate
scorsa, che per noi resterà sempre Rocco Parondi, l’emigrante
meridionale a Milano con i suoi fratelli nel capolavoro di
Visconti. Per cominciare, in pre-apertura del festival, nel
pomeriggio di sabato 22 un altro tributo: Cuore
selvaggio di David Lynch, scomparso poco fa, riportato in
sala da Lucky Red. Al pari di Scorsese, Coppola e Spielberg, Lynch
era profondamente americano eppure radicalmente innamorato del
cinema italiano, di Fellini, Tonino Delli Colli, Dino De Laurentiis
e naturalmente della sua ex compagna e musa Isabella Rossellini,
nel ruolo di Perdita Durango in Cuore Selvaggio,
Palma d’oro a Cannes 1990 conferitagli da una giuria presieduta da
Bernardo Bertolucci. Altri classici del cinema saranno introdotti
da critici come Paolo Mereghetti ed Enrico Magrelli.
Il caos, il sogno, la realtà, la guerra, l’amore, le terre, il
mare, l’arte. Un festival è solo un festival, in un mondo che certe
mattine al risveglio ci sembra impazzito o distopico, per dirla con
un termine drammaticamente di voga. Può essere però un tentativo di
capirlo meglio, il mondo che ci è dato.
Infine i ringraziamenti non di rito alla Regione Puglia e al
presidente Michele Emiliano, alla Fondazione Apulia Film Commission
e alla presidente Anna Maria Tosto, al CdA della Fondazione, al
direttore Antonio Parente e al RUP Cristina Piscitelli, al
Ministero della Cultura, al sindaco Vito Leccese e al Comune di
Bari che ha preparato un articolato programma del Fuori Bif&st,
alla SIAE Società Italiana Autori ed Editori e al suo presidente
Salvatore Nastasi, nuovo sostenitore del festival insieme a vari
altri enti, e alle aziende e alle banche pugliesi che hanno deciso
di sponsorizzare il Bif&st 2025 con contributi mai tanto
numerosi e generosi. Il mio grazie di cuore, ultimo ma non meno
importante, al comitato di selezione e alla squadra del Bif&st
2025 e della AFC per l’impegno inesausto e la passione che stanno
mettendo in gioco.
Alla fine della Seconda guerra
mondiale, mentre il suo impero d’oltremare iniziava a sfaldarsi, la
Gran Bretagna imboccava la via accidentata della ricostruzione e
della rinascita nazionale. L’ampia panoramica dedicata al cinema
britannico di quel periodo, organizzata in collaborazione con il
BFI National Archive, la Cinémathèque suisse e con il supporto di
STUDIOCANAL, mostra la risposta culturale e il tentativo da parte
di cineasti, scrittori, produttori, performer e studios nazionali
di leggere le trasformazioni di quella nuova e turbolenta fase.
Con proposte che spaziano dai
classici più amati di registi leggendari come David Lean, Carol
Reed o Powell e Pressburger (questi ultimi già al centro di due
grandi retrospettive, allestite rispettivamente a
Locarno nel 1982 e dal BFI nel 2023), per arrivare a perle di
genere firmate da artisti meno noti come Seth Holt o Lance Comfort,
il programma omaggia i registi dei grandi studios attivi tra il
1945 e il 1960, prima dei grandi cambiamenti del decennio
successivo. La panoramica del Festival riserverà uno spazio di
primo piano anche all’importante ruolo svolto dalle registe coeve,
con film diretti da Muriel Box, Wendy Toye, Margaret Tait e Jill
Craigie, e dai registi americani esiliati per effetto della lista
nera anticomunista, come Joseph Losey, Cy Endfield e Edward
Dmytryk.
Il programma comprenderà pellicole
restaurate in digitale e copie provenienti dalla collezione del BFI
National Archive – che quest’anno festeggia il suo 90esimo
anniversario –, grazie alle quali le produzioni degli anni
1945-1960 torneranno a dialogare con il presente. L’iniziativa sarà
accompagnata da una pubblicazione in inglese edita da Les Éditions
de l’Œil e a cura di Ehsan Khoshbakht, con contributi di firme
internazionali. Al termine di Locarno78 la retrospettiva inizierà
inoltre il suo viaggio lungo i circuiti esteri, facendo tappa, tra
il mese di agosto e settembre, alla Cinémathèque suisse.
Ehsan Khoshbakht, curatore della
retrospettiva: «È difficile credere che la produzione di una delle
industrie cinematografiche europee più raffinate e di qualità, che
ha regalato a Hollywood tra i suoi artisti e tecnici di maggior
spicco, sia ancora così poco esplorata al di fuori dei suoi confini
nazionali. Il cinema britannico degli studios è riuscito a fondere
l’intrattenimento di massa con forme stilistiche estremamente
innovative e a elevarsi a forma d’arte. Concentrandoci
esclusivamente sui film contemporanei (e omettendo film di
ambientazione storica, fantasy e di guerra), abbiamo deciso di
raccontare la storia di una nazione in cerca della propria
identità: in modalità ora cupa e assorta, ora, come nella migliore
tradizione della commedia brillante inglese, ilare e mordace. È il
ritratto di un paese in più di 40 film».
Giona A. Nazzaro, direttore
artistico del Locarno Film Festival: «Amato e difeso da un cineasta
come Martin Scorsese, il cinema britannico sarà esplorato in
maniera sistematica dalla nostra retrospettiva in un periodo
cruciale della sua storia: dalla fine della Seconda guerra mondiale
all’avvento del Free Cinema – un periodo fertile e vitale che ha
influenzato profondamente l’evoluzione del cinema britannico e non
solo».
James Bell, senior curator del BFI
National Archive: «Quello compreso tra la fine della guerra e le
rivoluzioni culturali degli anni Sessanta è stato per la Gran
Bretagna un periodo turbolento. Sfide interne e la messa in
discussione dello status internazionale del paese hanno fruttato al
cinema britannico un bottino ricco e troppo spesso mal compreso. Il
BFI National Archive è felice di collaborare con il Locarno Film
Festival alla presentazione di questo programma, che propone molte
copie di rari film d’archivio conservati dal BFI. Siamo entusiasti
all’idea di mostrarli a un nuovo pubblico internazionale e di
gettare nuova luce su titoli affascinanti e figure chiave che hanno
operato davanti e dietro la macchina da presa. Ci aspettano volti
familiari, ma anche molte bellissime scoperte».
La 78esima edizione del Locarno Film
Festival si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2025.
La parte migliore del biopic
Lee
Miller è senza dubbio l’interpretazione di
Kate Winslet, estremamente convincente e degna di
lode. Adattato dalla biografia di Anthony Penrose
intitolata The Lives of Lee Miller, il film racconta
alcune parti della vita avventurosa di Lee Miller,
che passò dall’essere modella a fotografa quando l’Europa fu
devastata dalla seconda guerra mondiale. Nel complesso, il film è
sicuramente interessante da guardare, soprattutto per coloro che
hanno un minimo di interesse per la storia, ma di cosa parla il
film?
Lee
Miller inizia con un’inquadratura di una donna
che corre per le strade di una città europea colpita dalla guerra
intorno al 1945, con una macchina fotografica appesa al collo.
Mentre individua un soggetto interessante, uno stivale da soldato
che giace sulla strada con una serie di proiettili che ne
fuoriescono, e ne scatta una foto, si verifica un’esplosione molto
vicina, che la fa sbalzare all’indietro e la ricopre di polvere e
fumo. Mentre il film si sposta in avanti di molti anni, fino al
1977, vediamo la stessa donna, Lee Miller, da
anziana, che si versa un drink nella sua casa in Inghilterra. Viene
intervistata da un giovane, ma Lee è chiaramente un po’ riluttante
a rispondere alle sue domande, soprattutto perché trova tali
interviste inutili.
Crede fermamente che le interviste
siano solo una forma più gentile di interrogatorio e apparentemente
non desidera rivelare troppo sulla sua vita e sulle sue opere. Il
giovane intervistatore inizia con il piede sbagliato, insinuando
che Lee avesse fatto cose nella sua vita solo per fama e
riconoscimento, ipotesi che lei rifiuta con fermezza. Tuttavia,
mentre la donna inizia gradualmente a parlare con il suo
intervistatore, diventa lentamente evidente che la sua vita è stata
piena di avventure pericolose e dimostrazioni di spavalderia che
meritano sicuramente di essere documentate.
Veniamo riportati di nuovo al
passato, nel 1938, questa volta attraverso la narrazione di Lee,
mentre descrive la sua vita spensierata all’epoca. Dopo aver
lavorato come modella e musa per vari fotografi, tra cui
Man Ray, Lee era in vacanza a Mougins, in Francia,
quando incontrò per la prima volta un inglese di nome
Roland Penrose. L’ascesa di Adolf Hitler era già
oggetto di discussione all’epoca, ma nessuno degli artisti
conoscenti di Lee poteva prevedere cosa sarebbe successo nei mesi
successivi. Mentre Lee e Roland iniziavano una vorticosa storia
d’amore, Hitler ottenne il potere in Europa e mosse guerra al resto
del continente.
Kate Winslet e Marion Cotillard in Lee Miller (film,
2024)
Fu sia per allontanarsi da Parigi,
che stava diventando un focolaio di instabilità politica, sia per
andare a vivere con Roland, che Lee si trasferì a Londra. Era
sempre stata interessata alla fotografia e ora che meno persone la
volevano come soggetto delle loro fotografie, poiché le donne
trentenni erano già considerate troppo vecchie per fare le modelle,
mostrò interesse nel perseguire l’arte dall’altro lato della
macchina fotografica. Così, Lee incontrò una giornalista di nome
Audrey Withers e iniziò a lavorare per la rivista
Vogue England. Con il cambiamento dei tempi, Vogue, che era stata
una rivista di moda, voleva raccontare anche storie dal fronte di
guerra e Lee si candidò per fotografare gli eventi, senza sapere
che quelle esperienze le avrebbero cambiato la vita per sempre.
Quali furono le prime esperienze di
Lee Miller come fotografa di guerra?
La carriera di fotografa di
Lee Miller iniziò scattando scene dalle strade di
Londra in rapido cambiamento, dove sempre più uomini venivano
inviati a combattere nel conflitto globale. Come la maggior parte
delle persone, anche lei era scioccata e arrabbiata per la
situazione che si stava sviluppando in Europa e Lee era determinata
a fare qualcosa al riguardo. Molti dei suoi amici intimi erano
bloccati a Parigi, che era già stata invasa e occupata dai nazisti,
e questo la lasciò in uno stato di ansia impotente. La prima
interazione diretta di Lee con individui legati alla guerra fu
quando fotografò le donne che prestavano servizio nell’Auxiliary
Territorial Service, o ATS, che era fondamentalmente il ramo
femminile dell’esercito britannico all’epoca. Alla fine iniziò a
fare richieste per essere inviata sul campo di battaglia per
riferire sulla situazione e, sebbene Audrey Withers continuasse a
ricordarle le regole e le convenzioni, Lee non si arrese. Dopo
alcuni tentativi, Vogue le disse che la Gran Bretagna aveva regole
severe sul non inviare nessuna giornalista donna al fronte di
guerra, rovinando temporaneamente i suoi piani.
Poiché Lee era in realtà una
cittadina americana, tornò rapidamente negli Stati Uniti e fece
domanda per lo stesso ruolo presso la rivista Vogue nel paese.
Poiché gli Stati Uniti non avevano regole per quanto riguarda le
giornaliste donne, le fu permesso di andare in Francia e
fotografare la situazione lì, dando finalmente inizio alla carriera
di Lee come fotografa di guerra. Sulla base di quanto mostrato nel
film, l’argomento più importante nelle sue opere era la condizione
delle donne in guerra, e le sue migliori fotografie riguardavano
senza dubbio le donne sul campo di battaglia. A partire dagli
operai dell’ATS schierati per controllare i riflettori utilizzati
per tracciare i bombardieri tedeschi che attaccavano l’Inghilterra
dall’alto, fino ai numerosi piloti e dottori che Lee fotografò
durante il suo periodo sul campo di battaglia, la condizione delle
donne era il suo soggetto preferito. Come donna che viveva e
lavorava negli anni ’40, la stessa Lee Miller
dovette affrontare molto sessismo e un generale disprezzo da parte
degli uomini.
Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)
Come ha fatto Lee a scoprire gli
orrori dei campi di concentramento?
Mentre Lee lavorava come fotografa
di guerra, si imbatté in un altro fotoreporter di nome
David E. Scherman, un giornalista che lavorava per
la rivista “Life”. Sebbene ammettesse di aver trovato molto
difficile lavorare con gli altri, Lee non dovette fare quasi
nessuno sforzo per diventare amica di David e i due continuarono ad
accompagnarsi a vicenda sul campo set ogni volta che potevano. Dopo
la liberazione di Parigi, incontrò una vecchia amica,
Solange d’Ayen, e apprese che suo marito, Jean,
era stato portato via dai nazisti e da allora non c’era più traccia
di lui. All’epoca, il mondo esterno non aveva idea del tipo di
atrocità a cui migliaia di persone erano state sottoposte per mano
dei nazisti all’interno di campi costruiti appositamente per
torturare e uccidere. Mentre parlava con più persone, Lee si rese
conto che centinaia e migliaia di persone erano improvvisamente
scomparse da varie parti del continente e nessuno sapeva cosa fosse
successo loro.
Cercò persino di convincere Audrey
Withers a occuparsi della questione come approfondimento di Vogue,
ma quest’ultima non poteva farci quasi nulla. Alla fine, quando i
nazisti iniziarono a perdere la guerra, la stampa venne a
conoscenza di vari treni che erano stati utilizzati dai nazisti per
trasportare orde di prigionieri in diverse parti d’Europa, e poi
Lee e David furono lasciati entrare in un campo di concentramento
subito dopo la sua liberazione. Nonostante l’estremo costo fisico e
mentale dell’esperienza, i fotografi scattarono immagini delle pile
di cadaveri trovati all’interno dei campi e anche delle carrozze
dei treni. Le foto di Lee divennero alcuni dei primi scatti
pubblicati a livello mondiale per informare le persone
dell’orribile genocidio che i nazisti avevano segretamente
compiuto. Questa esperienza ebbe sicuramente un impatto negativo
duraturo sulla mente di Lee, e lo shock e lo stress che affrontò
durante il suo periodo come fotografa di guerra continuarono a
perseguitarla. Più avanti nella vita dovette persino ricorrere
all’alcol e alla droga, una dipendenza iniziata quando lavorava, e
che è anche accennata nel film.
Kate Winslet in Lee Miller (film, 2024)
Cosa rivelò Lee Miller del suo
passato?
Nel finale di Lee
Miller, la protagonista del titolo rivela
finalmente qualcosa di personale alla sua cara amica Audrey dopo
che questa si è infuriata con Vogue per non aver pubblicato gran
parte del suo lavoro. Mentre ha un crollo emotivo, Lee rivela di
essere stata violentata da un amico di suo padre quando era
adolescente e che l’orribile esperienza ha continuato a
perseguitarla fino ad oggi. Infatti, questo è il motivo per cui Lee
è vista essere estremamente protettiva nei confronti di qualsiasi
donna che ritiene in pericolo, a partire da quando vede un giovane
soldato britannico che si impone a una donna francese dopo la
liberazione di Parigi. È sempre rimasta consapevole del fatto che
essere una donna in tempo di guerra era ancora più difficile,
poiché non solo doveva temere gli avversari sul campo di battaglia,
ma anche rimanere cauta con gli uomini e la società in
generale.
Cosa significa l’ultima scena del
film?
Nel finale di Lee
Miller, il film ci riporta alla scena del 1977,
dove un giovane uomo intervista Lee. Dopo aver sentito parlare
della vita incredibilmente avventurosa e della carriera
appassionata della donna, l’uomo stranamente cambia argomento di
discussione e passa alla maternità, e Lee ammette di non essere
riuscita a essere una brava madre. Viene poi rivelato che il
giovane uomo che la intervista è suo figlio, Anthony Penrose.
Alcune scene dopo, viene persino chiarito che la sessione di
interviste non era reale, ma solo qualcosa inventato
dall’immaginazione di Anthony, che aveva trovato foto e scritti di
sua madre e aveva creato un dialogo immaginario con lei a
riguardo.
In realtà, sebbene Lee Miller abbia
vissuto con suo marito e suo figlio fino alla sua morte nel 1977,
non aveva mai parlato ad Anthony della sua professione di fotografa
di guerra. Anche se suo figlio sapeva cosa faceva da giovane, non
aveva sicuramente idea della vasta portata della spavalderia e
dell’esperienza lavorativa di sua madre.
Fu solo dopo la sua morte che trovò fotografie scattate da lei
e alcuni appunti che aveva scritto, dai quali ebbe modo di
apprendere un lato completamente nuovo dell’identità di sua madre.
Alla fine, Anthony Penrose non solo scrisse una biografia
dettagliata sulla vita e le opere di Lee, ma la onorò anche nel
miglior modo possibile diventando lui stesso un fotografo.
“Se vogliamo che tutto rimanga
com’è, bisogna che tutto cambi”, diceva il Tancredi di
Alain Delon ne Il
Gattopardo di
Luchino Visconti. Era il 1963, un periodo florido per il cinema
italiano, e il film del regista fu presto definito il capolavoro di
un kolossal che voleva raccontare la decadenza e la progressione.
Qui, Tancredi, nella villa Salina, pronuncia una frase che diventa
simbolo e rappresentazione di ciò che è il nucleo del romanzo di
Lampedusa.
Nella nuova serie Netflix
(qui la nostra
recensione), prodotta da Fabrizio Donvito, Daniel Campos
Pavoncelli, Marco Cohen, Benedetto Habib e Alessandro Mascheroni
per Indiana Production, e da Will Gould e Frith Tiplady per Moonage
Pictures, il Tancredi di Saul Nanni pronuncia le
stesse parole allo “zione”, ma mentre è a cavallo, con una Sicilia
baciata da un caldo sole che si staglia all’orizzonte. E qualcosa,
in fondo, nella mini-serie è cambiato rispetto alla sua versione
filmica.
Se infatti Il Gattopardo di
Visconti è risultato essere uno degli adattamenti più fedeli della
sua carriera da regista, quello diretto da Tom Shankland,
affiancato da Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, ha uno
sguardo molto più moderno, dando il fianco a
quelli che sono, ad oggi, i temi più sentiti dal pubblico,
accogliendo così un nuovo punto di vista.
Tra la Concetta di Benedetta
Porcaroli e quella di Lucilla Morlacchi
Poche battute, poche scene, pochi
sguardi. Visconti non si sofferma mai realmente sulla figlia del
Principe di Salina. Un personaggio marginale, che si muove quasi
inosservato, se non per quei pochi dialoghi e atteggiamenti — come
la cena a Donnafugata — in cui cerca di guadagnarsi una posizione.
La Concetta del 1963 non è essenziale, perché la storia vira verso
altre acque, quelle più storiche e politiche, e gli occhi e i
pensieri sono quelli di Don Fabrizio.
Ben diversa è la Concetta del 2025,
che si appropria molto più spesso dello schermo,
emergendo. La sua vuole dirla a tutti i costi, non importa se con
un comportamento deciso — come tornare in convento — o con dure
parole nei confronti del padre. La Concetta di Benedetta
Porcaroli diventa uno dei perni centrali de Il
Gattopardo. Con lei c’è tutto quello che ci è caro oggi:
l’emancipazione, il bisogno di lasciarsi andare ai
piaceri del corpo, la necessità di vivere di luce propria e non
all’ombra di un uomo e, soprattutto, affermarsi. Facendo così
diventare la storia uno strumento che parla in presa diretta con le
generazioni di oggi, dichiarando apertamente il suo stile fresco e
la sua capacità di intercettare lo spirito dei tempi.
Benedetta Porcaroli ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia Iuorio
Don Fabrizio Corbera: due facce
della stessa medaglia
La decadenza della classe
aristocratica e l’immobilismo nel tentativo di mantenere il proprio
potere, sono invece incarnati dal Principe di Salina, che nel film
e nella serie TV assorbono le trasformazioni della Sicilia e
dell’Italia in modi differenti. Burt Lancaster non
era la prima scelta di Visconti. A puntare il dito sul divo di
Hollywood è Goffredo Lombardo, fondatore della Titanus, sotto il
giudizio poco favorevole del regista. Lancaster, però, dà
al protagonista un carattere molto energico, con una verve
e un fuoco dentro tipici di un siciliano, che funzionano
nell’ottica di avere la politica e la Storia al centro della
narrazione. In più, a dare ancora più forza a Don Fabrizio è il
doppiaggio italiano — soluzione necessaria essendo Lancaster di
lingua inglese, ma anche logica, dovendo rappresentare un uomo
vissuto in quella terra da sempre.
La sua controparte seriale,
interpretata da Kim Rossi Stuart, poteva invece contare su uno
sforzo linguistico proprio. Pur non avendo acquisito una vera e
propria cadenza siciliana, in questo caso risulta meno evidente.
Questo perché il Principe dell’attore romano è un Principe molto
più misurato e solenne. Preda di un dualismo che oscilla tra
l’amore e la rigidità, e che scaturisce da una fiamma meno intensa,
Kim Rossi Stuart ha offerto al pubblico una versione diversa del
protagonista. Qui sono l’equilibrio e la compostezza a
prevalere, conferendo a Don Fabrizio una regalità un po’
più accentuata.
Kim Rossi Stuart ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia
Iuorio
Dal margine alla centralità:
Tancredi e Angelica
Un discorso simile si può applicare
alla coppia Tancredi e Angelica. La bellezza e il carisma di
Claudia Cardinale e Alain Delon sono
impareggiabili. Ma è pur vero che rispetto a
Saul Nanni e Deva Cassel hanno
molto meno spazio per emergere. Nel nuovo Il Gattopardo
c’è più modo di esplorare quelle che sono le loro passioni, ma
anche le loro ambizioni. E sono proprio i nuovi Tancredi e Angelica
a essere portatori di un altro tema cardine: il sacrificio in nome
del successo sociale e politico.
Impossibile fare confronti, è
chiaro, perché bisogna ammettere che gli attori di Visconti hanno
il fascino e la bravura necessari per i ruoli affidatigli, ma va
apprezzato l’impegno dei giovani della serie Netflix, che hanno
dovuto comunque superare più di una barriera nel confronto continuo
con loro. Qui diventa chiaro il rapporto fra i due, non condito
solo di amore e sfarzo, ma anche di compromessi, di bocche chiuse e
sguardi bassi. Di verità nascoste e indicibili, impregnate solo del
desiderio di arrivare lontano, a qualsiasi costo, e non importa con
quali strumenti.
Colonna sonora e costumi
Sul lato puramente
tecnico-artistico, invece, c’è un filo diretto fra Il
Gattopardo del 1963 e quello del 2025. A realizzare tutti i
costumi del film di Visconti c’è Piero Tosi
(candidato l’anno successivo agli Oscar nella categoria Miglior
costumi), uno dei più grandi costumisti del cinema italiano, che
per la sua produzione studiò minuziosamente e nel dettaglio la moda
dell’Ottocento, utilizzando tessuti d’epoca per dare alla pellicola
la maggiore autenticità possibile.
La Sartoria Tirelli
fu quella che si impegnò a realizzare la maggior parte dei costumi
di scena al fianco di Tosi, e per la serie Netflix torna a dare il
suo contributo insieme alla sartoria Costumi d’Arte. Sia per le
figurazioni che per i protagonisti, ogni costume di scena è stato
curato da Edoardo Russo e Carlo Poggioli, entrambi ispirandosi a
ciò che ritengono il grande maestro: Tosi.
La Titanus, Netflix e il tax
credit
Ma la differenza più rilevante che
c’è fra Il Gattopardo del ‘63 e la mini-serie, sta nella
sua produzione. La realizzazione del film di Visconti, infatti,
provocò un’enorme crisi alla Titanus, la casa di produzione e
distribuzione cinematografica che deteneva i diritti di Lampedusa.
Quel che gravò sulla Titanus furono gli elevati
costi, dal cast internazionale agli attori teatrali
scelti, fino alle scenografie elaborate e ai costumi storici. Non
dimentichiamo che Visconti, così attento a ogni minimo dettaglio e
perfezione nella scena, si faceva mandare ogni giorno fiori freschi
da Sanremo per abbellire i suoi set. Il problema principale fu che,
nonostante la vittoria della Palma d’Oro a Cannes e il David di
Donatello assegnato a Lombardo, la Titanus non riuscì a coprire i
costi sostenuti, con il risultato di dover fare un passo indietro
nell’industria per alcuni anni.
Deva Cassel ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia
Iuorio
Per Il Gattopardo di Netflix,
invece, le cose sono andate diversamente. Netflix ha
investito più di 40 milioni per permettere al progetto di
vedere la luce, ma l’aiuto sostanzioso è arrivato dal tax credit,
come ha voluto sottolineare Eleonora Andreatta —
Vice Presidente per i contenuti italiani di Netflix — al Teatro
dell’Opera di Roma, dove il 3 marzo si è tenuta la premiere della
mini-serie con il cast, ringraziando per di più il Ministro della
Cultura, presente in platea.
Sono da poco
iniziate le riprese della nuova produzione internazionale
No Place Like Rome, scritta e diretta da
Cecilia Miniucchi, l’unica e prima regista
italiana che ha iniziato e continua a fare oggi film a Hollywood e
che torna a girare nel suo paese d’origine una commedia romantica
americana con un cast d’eccezione:
Cristiana Capotondi, Stephen Dorff e Radha Mitchell. Il film è
una co-produzione italo-americana, prodotto da Jeffrey Coulter,
Carl F. Berg (che hanno già collaborato con la regista nei
precedenti film), e con Claudio Bucci e Angelo Frezza produttori
esecutivi.
No
Place Like Rome è una rom-com confezionata con gli
elementi e il setting che piacciono con il pubblico americano e che
fa leva su uno dei meccanismi più funzionanti degli story-telling
romantici, quello degli opposti che si attraggono e che al primo
incontro si trovano perfettamente incompatibili. Ma complici le
atmosfere natalizie e la bellezza di Roma l’amore troverà il modo
di sboccare comunque.
Protagonisti
principali sono Cristiana Capotondi, l’attore statunitense di
cinema e televisione Stephen Dorff e l’australiana
Rhada Mitchell, che già aveva recitato nel
precedente film di Cecilia Miniucchi Life Upside Down. Nel
cast anche Elisabetta De Palo, Edoardo Natoli, Sebastiano
Pigazzi e Martina Iacomelli.
Cecilia
Miniucchi è un esempio di eccellenza italiana al femminile
esportata o forse “trapiantata” nel più importante mercato
cinematografico al mondo, dove si è formata e dove da decenni
lavora. I suoi film hanno preso parte ai Festival internazionali
più prestigiosi come Cannes, Venezia, Sundance e London. Cecilia e’
stata inoltre nominata alla Camera d’Or. Il suo ultimo film
Life Upside Down e stato realizzato in modo un po’
insolito e innovativo, durante l’inizio del lockdown a Los Angeles,
dirigendo da remoto gli attori ciascuno recluso nella propria
abitazione e isolato dal resto del mondo.
Le riprese di
No Place Like Rome dureranno cinque
settimane e si snoderanno tra Roma, alla ricerca dei luoghi più
nascosti e iconici, e l’Umbria.
La trama di No Place
Like Rome
Connor è un
noto fotografo di una rivista di New York, in Italia per lavoro,
emotivamente chiuso, con una ex-moglie di cui fa fatica a liberarsi
e un figlio adolescente che sta per raggiungerlo per le vacanze
natalizie. Ma quando il figlio cambia programma, Connor decide di
rimanere a Roma durante le festività per fotografare una Roma
diversa, accompagnato da Scintilla, un’attraente e estroversa
curatrice museale. Insieme scopriranno aspetti nascosti della città
Eterna e forse troveranno anche qualcosa di più.