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Andor – Stagione 2: trailer, storia, aggiornamenti e tutto quello che sappiamo

La seconda stagione di Andor è uno dei prossime serie tv di Star Wars più attesi, il che significa che ci sono molte domande sul progetto. Inizialmente, Andor doveva durare cinque stagioni, prima che ne venissero confermate due che anticipano gli eventi di Rogue One: A Star Wars Story. Con la prima stagione di Andor che presenta alcuni archi narrativi relativamente autonomi prima di culminare nel finale, la seconda stagione di Andor dovrebbe assomigliare maggiormente a Rogue One, sia in termini di personaggio titolare che di cronologia della serie.

Il drammatico finale della prima stagione di Andor ha visto Cassian Andor, interpretato da Diego Luna, unirsi all’Alleanza Ribelle, preparandolo per una seconda stagione in cui combatterà la sua guerra personale contro l’Impero. Oltre a questo, è stato rivelato poco sulla trama generale, che coprirà i cinque anni tra la prima stagione di Andor e Rogue One. Ecco tutto ciò che si sa finora.

Trailer e trama della seconda stagione di Andor

Il trailer della seconda stagione di Andor preannuncia un epico scontro con l’Impero, mostrando il ritorno di luoghi iconici come Coruscant e persino Yavin 4. Sembra confermare che lo show si aprirà con il matrimonio della figlia di Mon Mothma, mentre un altro arco narrativo vede protagonista lo stesso Cassian, che si infiltra nei Sienar Labs per rubare un prototipo di TIE Avenger. Senza dubbio l’uscita del trailer è solo l’inizio del marketing dello show.

La data di uscita di Andor – Stagione 2

Lucasfilm ha confermato ufficialmente che la stagione 2 di Andor uscirà il 22 aprile 2025. Questa stagione è divisa in quattro blocchi di tre episodi (o “capitoli”) e ogni settimana verrà pubblicato un capitolo. Questo significa che il programma di uscita sarà il seguente:

Data di uscita a episodio

  • 22 aprile 2025 . Stagione 2 di Andor, episodi 1-3
  • 29 aprile 2025 – Stagione 2 di Andor, episodi 4-6
  • 6 maggio 2025 – Stagione 2 di Andor, episodi 7-9
  • 13 maggio 2025 Stagione 2 di Andor, episodi 10-12

Il cast della stagione 2 di Andor

Andor - stagione 2 Genevieve O'Reilly

Il cast di Andor tornerà

Il cast di Star Wars: Andor tornerà nella seconda stagione. Ci saranno anche alcuni ritorni inaspettati, con indizi che suggeriscono che anche Andy Serkis, che interpreta il generale Kilo Onyo, tornerà in azione. Ecco il cast principale e i personaggi attesi nella seconda stagione di Star Wars: Andor:

Attori e personaggio di Star Wars: Andor

  • Diego Luna nel ruolo di Cassian Andor
  • Ben Mendelsohn nel ruolo del direttore Orson Krennic
  • Alan Tudyk nel ruolo di K-2SO
  • Stellan Skarsgård nel ruolo di Luthen Rael
  • Genevieve O’Reilly nel ruolo di Mon Mothma
  • Forest Whitaker nel ruolo di Saw Gerrera
  • Faye Marsay nel ruolo di Vel
  • Varada Sethu nel ruolo di Cinta
  • Adria Arjona nel ruolo di Bix Caleen
  • Joplin Sibtain nel ruolo di Brasso
  • Kyle Soller nel ruolo di Syril Karn
  • Denise Gough nel ruolo di Dedra Meero
  • Andy Serkis nel ruolo di Kino Loy

Dettagli della trama di Andor – Stagione 2

Andor - Stagione 2 Ben Mendelsohn

Ci sono stati alcuni accenni e suggerimenti sulla trama della seconda stagione di Andor. Lo showrunner Tony Gilroy ha confermato che la seconda stagione di Andor sarà divisa in quattro episodi da tre episodi ciascuno, ognuno dei quali descriverà un periodo di 12 mesi importante per lo sviluppo dell’Alleanza Ribelle. Includerà Yavin 4, il pianeta nella giungla che fungeva da base operativa per l’Alleanza Ribelle in Rogue One e nel primo film di Star Wars, il che ha senso dato che la serie si dirige verso l’anno 0 BBY nella linea temporale di Star Wars.

La seconda stagione di Andor sarà divisa in quattro episodi da tre episodi ciascuno, ognuno dei quali descriverà un periodo di 12 mesi importante per lo sviluppo dell’Alleanza Ribelle.

Alla D23: The Ultimate Disney Fan Convention, è stato confermato il ritorno del regista Orson Krennic di Ben Mendelsohn e di K-2SO di Alan Tudyk in filmati esclusivi. È stato inoltre confermato che la seconda stagione di Andor uscirà nel 2025. Nel trailer esclusivo, Gilroy ha accennato a una scala ancora più grande con una posta in gioco ancora più alta rispetto alla prima stagione. Separatamente dal D23, Adria Arjona, che interpreta Bix, la cara amica di Cassian, ha anticipato un arco sorprendente pieno di colpi di scena. Oltre a questo, al momento non si sa nulla della storia.

La linea temporale potrebbe portare a grandi momenti noti per venire da Mon Mothma nella seconda stagione di Andor. In Star Wars Rebels, è stato rivelato che Mon Mothma lasciò Coruscant e formò ufficialmente l’Alleanza Ribelle dopo il massacro di Ghorman. Questo evento potrebbe essere presente nella seconda stagione di Andor, così come molti altri momenti interessanti, emozionanti e pieni di tensione che permettono all’Alleanza Ribelle di diventare la forza che combatte l’Impero che è nel film originale di Star Wars.

Tutte le prossime serie tv di Star Wars in uscita: storia, cast e tutto quello che sappiamo

Ora ci sono più serie TV di Star Wars che mai. La Disney ha trasformato Star Wars in un innovativo franchise transmediale di libri, fumetti, videogiochi e una straordinaria gamma di serie TV Disney+. The Mandalorian è stato essenzialmente il programma di punta di Disney+, uscito come titolo di lancio del servizio di streaming nel 2019.

Gli show televisivi sono ambientati in diversi momenti della linea temporale di Star Wars. Il libro di Boba Fett e Ahsoka sono spin-off di The Mandalorian, ambientati circa cinque anni dopo Il ritorno dello Jedi. Obi-Wan Kenobi e Andor sono ambientati entrambi durante i tempi bui dell’Impero Galattico, così come la serie animata Star Wars: The Bad Batch, uno spin-off di Star Wars: The Clone Wars. Ora sono in arrivo ancora più serie TV di Star Wars, insieme alle nuove stagioni delle puntate già esistenti nella libreria TV della Disney.

Andor – Stagione 2

Andor - stagione 2 Diego Luna

L’attesissimo sequel di Andor uscirà nel 2025.

Data di uscita – 22 aprile 2025

Cast della serie tv – Diego Luna (Cassian Andor), Stellan Skarsgård (Luthen Rael), Genevieve O’Reilly (Mon Mothma), Forest Whitaker (Saw Gerrera), Faye Marsay (Vel), Varada Sethu (Cinta), Adria Arjona (Biix Caleen), Joplin Sibtain (Brasso), Kyle Soller (Syril Karn), Denise Gough (Dedra Meero), Andy Serkis (Kino Loy)

Dopo una prima stagione acclamata dalla critica, la stagione 2 di Andor completerà la storia di Cassian Andor, interpretato da Diego Luna. Il creatore Tony Gilroy ha già spiegato la struttura della stagione 2 di Andor, con ogni tre dei 12 episodi totali che segnano un anno della vita di Cassian che porta agli eventi di Rogue One: A Star Wars Story. La stagione 2 di Andor doveva originariamente uscire nell’agosto 2024, ma da allora è stata rimandata al 22 aprile 2025.

La seconda stagione di Andor vedrà il ritorno di personaggi di Rogue One, tra cui K-2SO e il direttore Orson Krennic, e continuerà a colmare il divario tra la prima stagione di Andor e il film d’esordio di Cassian. Si prevede inoltre che mostrerà eventi chiave come il massacro di Ghorman, il catalizzatore della caduta in disgrazia di Mon Mothma nel Senato Imperiale. Dato il successo della prima stagione di Andor, non c’è dubbio che la seconda stagione sarà almeno all’altezza delle aspettative.

Star Wars Visions – Stagione 3

Star Wars Visions - Stagione 3

Torna lo show in stile “What If?” acclamato dalla critica

  • Data di uscita: 2025

Lucasfilm ha recentemente confermato che la terza stagione di Star Wars Visions uscirà nel 2025. Il popolare show antologico esce spesso nel giorno di Star Wars, il che significa che molti si aspettano che uscirà il 4 maggio, anche se non è ancora confermato. Visions è uno show straordinario che offre alle migliori case di animazione la possibilità di reinterpretare Star Wars, e la terza stagione presenta alcuni graditi ritorni.

Ahsoka – Stagione 2

Ahsoka seconda stagione

Una seconda stagione di Ahsoka è ufficialmente in arrivo.

Data di uscita : Sconosciuta

Cast – Rosario Dawson (Ahsoka Tano), Natasha Liu Bordizzo (Sabine Wren), Ivanna Sakhno (Shin Hati)

Lucasfilm ha confermato che la seconda stagione di Ahsoka è in lavorazione. Alla fine della prima stagione di Ahsoka, Ahsoka Tano, interpretata da Rosario Dawson, e Sabine Wren, interpretata da Natasha Liu Bordizzo, sono rimaste bloccate sul lontano pianeta Peridea, mentre il Gran Ammiraglio Thrawn, interpretato da Lars Mikkelsen, è tornato nella galassia principale di Star Wars. Non si sa se tornerà l’intero cast, dato che non ci sono ancora informazioni sul fatto che la prossima stagione sarà ambientata interamente nella galassia Peridea. Secondo quanto riferito, la produzione inizierà nell’estate del 2025, con un potenziale rilascio dello show nel 2026.

Andor, la spiegazione del finale della prima stagione

Andor, la spiegazione del finale della prima stagione

Andor raggiunge un climax esplosivo, con Cassian Andor che si unisce all’Alleanza Ribelle sulla scia di una rivolta su Ferrix. L’ultima serie Disney+ della Lucasfilm, Andor, ha adottato un insolito approccio narrativo lento. La maggior parte degli show televisivi di Star Wars si è concentrata sugli Easter egg e sul fan-service, ma Andor è diversa; è fondamentalmente un’opera sui personaggi. È anche profondamente politicamente impegnata, estendendo le metafore di George Lucas sulla lotta contro il fascismo al XXI secolo.

Il finale della prima stagione di Andor ha dovuto affrontare un compito arduo. Tutti i diversi personaggi avevano i loro archi narrativi e le loro sottotrame e in qualche modo il finale doveva bilanciarli. Il suo successo è una testimonianza dell’abilità dello showrunner Tony Gilroy, con il funerale di Maarva Andor che ha attirato la maggior parte dei personaggi chiave su Ferrix in modo che le loro storie potessero legarsi efficacemente.

Negli ultimi episodi si è accumulata una sensazione di pressione contro l’Impero, che alla fine esplode nell’episodio 12 di Andor.

La spiegazione della ribellione su Ferrix nel finale della prima stagione di Andor

Ferrix è cambiata molto nel corso della prima stagione di Andor. Il pianeta è stato presentato agli spettatori come parte della zona corporativa della galassia, un settore che godeva di un certo grado di indipendenza dall’Impero. Un singolo incidente ha tuttavia portato all’occupazione imperiale e l’Impero è diventato sempre più repressivo. Dal punto di vista strutturale, il finale della prima stagione di Andor sembra dare peso alle parole di Leia nel primo film di Star Wars. “Più stringi la presa”, disse a Tarkin, “più sistemi stellari ti scivoleranno tra le dita”. Le campane di Ferrix iniziano a suonare, chiamando i cittadini al funerale di Maarva Andor prima dell’orario concordato con l’Impero, un sottile atto di ribellione che si intensifica rapidamente a causa dell’ultimo messaggio di Maarva. Sapeva di stare morendo e ha lanciato un ultimo appello alle armi tramite ologramma.

Non si tratta di una rivolta organizzata, coordinata dall’Alleanza Ribelle di Star Wars. Piuttosto, è un evento spontaneo, che degenera rapidamente quando Wilmon, il cui padre è stato torturato dall’Ufficio di Sicurezza Imperiale, lancia una bomba contro l’Impero. La rivolta sarà un duro colpo per la carriera della supervisore dell’Ufficio di Sicurezza Imperiale Dedra Meero, perché stava supervisionando personalmente il funerale nella speranza di catturare Cassian Andor. Anche se la ribellione su Ferrix viene rapidamente schiacciata, lascerà un’eredità duratura.

Perché Andor stava per lasciare che Luthen lo uccidesse

Cassian in Star Wars: Andor (2022)
Foto di Des Willie/Des Willie / Lucasfilm Ltd. – © 2022 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

Dedra Meero non ha mai capito la sua preda. Pensava che Cassian sarebbe stato al funerale, ma lui sapeva che la sua madre adottiva avrebbe preferito che lui usasse questo come copertura per salvare la loro amica Bix Caleen. Dopo aver condotto con successo

Dedra Meero non ha mai capito la sua preda. Pensava che Cassian sarebbe stato al funerale, ma lui sapeva che la sua madre adottiva avrebbe preferito che lui usasse questo come copertura per salvare la loro amica Bix Caleen. Dopo aver condotto con successo

Dedra Meero non ha mai capito la sua preda. Pensava che Cassian sarebbe stato al funerale, ma lui sapeva che sua madre adottiva avrebbe preferito che lui usasse questo come copertura per salvare la loro amica Bix Caleen. Dopo aver condotto un’evasione di successo e aver portato Bix fuori dal mondo, Andor cerca l’enigmatico leader ribelle Luthen. Ormai Cassian capisce di rappresentare una minaccia per l’operazione di Luthen e preferirebbe essere ucciso piuttosto che compromettere la nascente Alleanza Ribelle. Cassian ha finalmente capito la necessità di ribellarsi all’Impero, incoraggiato dall’ultimo messaggio di Maarva e dal Manifesto Ribelle che gli è stato dato da Karis Nemik all’inizio della prima stagione di Andor. Offre a Luthen una semplice scelta: ucciderlo o reclutarlo.

Cosa succederà ora a Cassian e Luthen?

Stellan Skarsgård in Andor (2022)
Foto di Des Willie/Des Willie / Lucasfilm Ltd. – © 2022 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

La decisione di Luthen, ovviamente, non è mai stata messa in dubbio. Cassian Andor si unirà all’Alleanza Ribelle e la stagione 2 di Andor racconterà la sua storia mentre continua a lavorare attivamente contro l’Impero. Ora è sulla strada che lo porterà a Scarif, dove darà la vita per la Ribellione, rubando i piani della Morte Nera e permettendo loro di scoprire il punto debole della Morte Nera: la porta di scarico termico che potrebbe essere usata per distruggere l’intera stazione di battaglia. Il destino di Luthen è più misterioso, dato che non è stato visto in Rogue One: A Star Wars Story; questo probabilmente significa che Cassian sopravviverà al suo capo, con Luthen scoperto dall’Impero e ucciso.

Spiegazione dei colpi di scena della famiglia di Mon Mothma

Nel frattempo, su Coruscant, Mon Mothma continua a navigare in acque pericolose. Consapevole che il suo autista è una spia dell’ISB, inscena una discussione con il marito sulla sua abitudine al gioco d’azzardo, un modo ingegnoso per coprire eventuali buchi nelle loro finanze. Questo non sarà sufficiente, però, e così pagherà un prezzo molto personale per il sostegno alla ribellione. Cede al losco finanziere Davo Sculdun, che era disposto a sostenerla solo se avesse presentato suo figlio a sua figlia, Leida, in un patto matrimoniale in stile Game of Thrones. Mon Mothma sta sacrificando la propria famiglia per l’Alleanza Ribelle, ed è significativo che né il marito né la figlia sembrino essere stati al suo fianco durante la guerra civile galattica.

Cosa succede a Dedra e Syril nel finale della prima stagione di Andor?

Anche la vita di Dedra Meero prende una piega inaspettata, con il supervisore dell’ISB coinvolto nei disordini su Ferrix. Viene salvata da Syril Karn e sembra sinceramente grata in un raro momento di emozione. Molti spettatori speravano in una storia d’amore contorta tra Dedra e Syril, e potrebbero davvero vedere esaudito il loro desiderio. Come minimo, la seconda stagione di Andor mostrerà sicuramente il loro rapporto svilupparsi in qualche modo.

La scena post-credits di Andor conferma che i prigionieri stavano costruendo la Morte Nera

La scena post-credits dell’episodio 12 di Andor conferma una teoria popolare dei fan secondo cui i prigionieri su Narkina 5 stavano lavorando inconsapevolmente al progetto della Morte Nera. La costruzione della prima Morte Nera sarebbe probabilmente più avanzata (le prime parti del disco sono già in posizione nelle scene finali di Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith), quindi molto probabilmente si tratta della seconda Morte Nera. Le ombre delle Morte Nere incombono sul futuro della galassia e, di fatto, sulla vita di Andor.

Ma le parole di Karis Nemik preannunciano la sconfitta dell’Impero. “Il bisogno imperiale di controllo è così disperato perché è così innaturale”, rifletteva. “Una sola cosa romperà l’assedio. Ricordatelo. Provateci”. Quella “sola cosa” sarebbe stata la distruzione della Morte Nera, con Luke Skywalker che sparò quello che è stato chiamato “il colpo udito in tutta la galassia”. Lungi dal garantire il futuro dell’Impero, la Morte Nera ne avrebbe assicurato la caduta; dimostrò che l’Impero era colpevole di aver esagerato e convinse la gente che Palpatine poteva essere sconfitto.

Il finale della prima stagione costruisce le basi per la trama di Andor – Stagione 2

Genevieve O'Reilly in Star Wars- Andor (2022)
Foto di Des Willie/Des Willie / Lucasfilm Ltd. – © 2022 Lucasfilm Ltd. & TM. All Rights Reserved.

La fine della stagione 1 di Andor prepara la ribellione personale di Cassian Andor nella stagione 2. Questa prima stagione è stata essenzialmente il passaggio del testimone, con Maarva che incoraggia il figlio adottivo a essere finalmente tutto ciò che lei credeva potesse essere. Gilroy continuerà il suo approccio segmentato alla narrazione, utilizzando blocchi di tre episodi per tracciare i prossimi quattro anni della vita di Andor. Andor sarà un importante agente segreto dell’Alleanza Ribelle e userà le sue abilità contro l’Impero, ma non sarà solo; Gilroy ha promesso che molti dei personaggi sopravvissuti della prima stagione torneranno, speriamo anche Bix. È ragionevole presumere che Andor finirà poco prima dell’inizio di Rogue One: A Star Wars Story, in cui Cassian scopre l’esistenza della Morte Nera.

Il vero significato del finale di Andor e come cambia la ribellione

La fine della prima stagione di Andor è un affascinante sguardo alla natura della ribellione. La storia della ribellione di Andor sembra una continuazione dei temi politici di George Lucas, ora collocati nel contesto del XXI secolo. Secondo l’attrice Fiona Shaw (che interpreta Maarva Andor, la madre adottiva di Andor), Andor è “una grande, scurrile [interpretazione] del mondo trumpiano”. Come ha spiegato in un’intervista a Empire Magazine, “Il nostro mondo sta esplodendo in diversi luoghi in questo momento, i diritti delle persone stanno scomparendo e Andor lo riflette. [Nello show] l’Impero sta prendendo il sopravvento e sembra che la stessa cosa stia accadendo anche nella realtà”.

La natura strisciante del fascismo, sia in Guerre Stellari che nel mondo reale, è perfettamente dimostrata dall’uso ponderato di Andor delle truppe d’assalto. Le truppe d’assalto sono del tutto assenti nei primi episodi, con gli abitanti della galassia ancora in grado di ignorare l’oscurità che oscura le loro vite. Ma il finale della prima stagione di Andor vede le strade di Ferrix piene di truppe d’assalto, che aprono il fuoco sui civili mentre sopprimono brutalmente una rivolta. Il fascismo si nasconde mentre acquisisce forza, agendo con forza quando è finalmente pronto. Ma la fine della prima stagione di Andor è ottimista anche di fronte a un tale male, perché anche al regime più potente si può resistere. Come predisse Karis Nemik, “Una sola cosa romperà l’assedio”.

Andor – stagione 2: Lo showrunner spegne sul nascere le speranze di rivedere altri camei da Rogue One

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La storia della seconda stagione di Andor porterà direttamente agli eventi di Rogue One: A Star Wars Story, il che solleva la questione se i personaggi dell’amato film di Star Wars faranno o meno la loro apparizione nella serie TV. Con diversi membri del cast e personaggi di Rogue One già confermati, tra cui K-2SO di Alan Tudyk e il direttore Orson Krennic di Ben Mendelsohn, il pubblico ora si chiede chi altro potrebbe apparire nella seconda stagione di Andor.

Secondo lo showrunner Tony Gilroy, citato da Entertainment Weekly, le probabilità non sono impossibili, ma le aspettative dovrebbero essere moderate. Gilroy sottolinea che tutti i personaggi di Rogue One inclusi, come Krennic, sono solo una parte della storia se sono un’aggiunta “organica e. “Non stuzzichiamo molto nel nostro show, vero?” ha insistito Gilroy. “Non stuzzichiamo molto.” Per questo, Gilroy vuole che coloro che sperano in un cameo in Rogue One sappiano che “non stiamo introducendo nulla per divertimento”.

Tony Gilroy: Non risponderò completamente a questa domanda. Non stuzzichiamo molto nel nostro show, vero? Tutto ciò che introdurremo per arrivare a Rogue sarà organico. Non stuzzichiamo molto. O solo perché qualcuno vuole vederlo. Deve essere pertinente alla storia.

Cosa significa per Star Wars il punto di vista di Tony Gilroy sui cameo di Rogue One

Rogue One: A Star Wars Story

Le probabilità sono tutt’altro che impossibili

Naturalmente, Gilroy sottolinea che i cameo non sono così liberamente distribuiti in Andor come potrebbero esserlo in altri film e programmi TV di Star Wars, ma ciò non significa necessariamente che non accadranno. Quello che Gilroy sta esortando i fan a fare è guardare alla stagione 2 di Andor con occhio critico e vedere se qualche ulteriore personaggio di Rogue One potrebbe essere un tassello che si inserisce nel puzzle più grande. Ad esempio, non prevedo che qualcuno come Jyn Erso possa inserirsi, purtroppo, ma posso assolutamente immaginare che Galen Erso possa avere un ruolo cruciale. I cameo sono possibili, ma sono puramente funzionali.

Questo è il modo in cui tutti i cameo in Star Wars dovrebbero essere affrontati

La storia viene prima di tutto, sempre

I cameo nelle recenti proprietà Star Wars sono diventati sempre più allineati al fan service che a qualsiasi altra cosa, il che rende estremamente rinfrescante la visione di Gilroy su di essi in Andor. Star Wars è desiderosa di accontentare i suoi fan, il che è certamente un valore importante da avere, ma quel confine può essere e è stato superato in passato. Non c’era motivo, ad esempio, che l’episodio 6 di The Book of Boba Fett fosse una festa di personaggi tra cui Luke Skywalker, Ahsoka Tano, Cad Bane, Din Djarin e Grogu, quando lo stesso Boba Fett ha avuto 2 minuti di tempo sullo schermo.

Gilroy capisce che, sebbene sia importante accontentare il pubblico, la storia è la parte più importante per far funzionare un progetto come questo. A breve termine, i cameo sono certamente utili per il pubblico, ma spesso non invecchiano bene se non sono fatti correttamente. E Andor è il tipo di storia che soffrirebbe di camei gratuiti; il suo tono più cupo farebbe risaltare un cameo fuori luogo come un pugno nell’occhio. Per quanto mi piacerebbe vedere più personaggi di Rogue One, mi fido ciecamente dell’approccio di Gilroy con Andor.

La seconda stagione di Andor presenta i primi tre episodi il 22 aprile su Disney+.

The White Lotus 3: non ci aspettavamo la scena di nudo frontale di Jason Isaac

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ATTENZIONE: seguono spoiler sugli episodi 3 e 4 di The White Lotus 3

La breve scena di nudo del personaggio di Timothy Ratliff interpretato da Jason Isaacs nella terza stagione di The White Lotus, episodio 4 “Hide or Seek” è stata esilarante e incredibilmente inaspettata. Guardare il crollo emotivo di Tim è stato uno degli aspetti più divertenti della terza stagione di The White Lotus fino a questo momento, dopo che lui e un vecchio socio in affari, Kenny Ngyuen, sono stati coinvolti in un piano di riciclaggio di denaro estero. I giorni di Tim come ricco milionario e padre di famiglia impeccabile sembrano essere contati, e lui lo sa. La terza stagione di The White Lotus, episodio 4, lo vede assumere i farmaci anti-ansia prescritti alla moglie, il che lo rende distratto e distaccato.

Il creatore di The White Lotus Mike White si sta sicuramente prendendo il suo tempo con la vita di Timothy che si sgretola, rendendola una visione raccapricciante e lenta. Dopo che Timothy entra in uno stato di evidente stordimento dovuto a alcol e Lorazepam, agisce non appena si rende conto che il modo migliore per uscire dalla situazione è attraverso un patteggiamento e qualche mese in una prigione federale. Tutti gli indizi indicano che Tim è quello che ha preso la pistola alla guardia di sicurezza del resort, Gaitok, il che significa che potrebbe essere coinvolto nella sparatoria che è stata anticipata all’inizio della stagione 3 di The White Lotus, episodio 1.

The White Lotus stagione 3 cast
The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky

E’ sorprendente il numero di scene di nudo nella stagione 3 di The White Lotus – e che Jason Isaacs ne abbia fatta una

Isaacs afferma che la sua scena di nudo era digitale e che non era sul set quel giorno

Ci sono già state una manciata di scene di nudo nella stagione 3 di The White Lotus, il che è abbastanza in linea con il marchio della serie, anche se forse non così tanto. Saxon Ratliff di Patrick Schwarzenegger e Chelsea di Aimee Lou Wood hanno già fatto scene di nudo, e ora Jason Isaacs si è unito al gruppo. Romanticismo e sesso sono storicamente uno degli aspetti principali di The White Lotus. Diversi attori e attrici della stagione 1 e 2, tra cui Alexandra Daddario, Aubrey Plaza, Simona Tobasco e Sabrina Impacciatore, hanno tutti recitato in scene con vari gradi di nudità.

Jason Isaacs ha ipotizzato che l’aumento della nudità maschile nella stagione 3 di The White Lotus fosse destinato a bilanciare la nudità femminile delle stagioni precedenti. Ha detto che White sta “cercando di ristabilire l’equilibrio tra quante donne nude ho visto crescendo in ogni programma televisivo e film. La nudità è la cosa. La usa a volte per la commedia, a volte per il sesso, a volte per la manipolazione”. In risposta alla sua scena di nudo nella terza stagione, Isaacs ha anche affermato: “Non ricordo di aver girato quelle scene. Penso che sia digitale. Quel giorno non ero lì”, aggiungendo: “È un bel momento televisivo”.

The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky

I misteri di The White Lotus

Il nuovo gruppo di ospiti è composto da tre gruppi principali. Una famiglia del sud degli Stati Uniti, guidata da Jason Isaacs e Parker Posey, si ritrova a seguire la figlia (Sarah Catherine Hook) in un percorso di meditazione, accompagnata dai fratelli (Patrick Schwarzenegger e Sam Nivola). Poi c’è un trio di amiche di lunga data (Michelle Monaghan, Carrie Coon e Leslie Bibb) in viaggio per ritrovare il legame perduto, e infine un uomo tormentato (Walton Goggins) che tratta con disprezzo la sua giovane e devota fidanzata (Aimee Lou Wood). Come sempre, dietro la facciata scintillante di ospiti benestanti si celano segreti, rancori e tensioni che esploderanno nel corso della stagione.

Anche il personale dell’hotel ha una caratterizzazione interessante e differente rispetto al passato. Il direttore generale, Fabian (Christian Friedel), è un personaggio più sfumato e meno centrale rispetto ai suoi predecessori. Spiccano invece la carismatica Sritala (Lek Patravadi), ex attrice divenuta guru del benessere, e il magnetico Valentin (Arnas Fedaravičius), un “guaritore energetico” che entra nelle dinamiche del trio di amiche. Ritroviamo anche Belinda (Natasha Rothwell), la massaggiatrice tradita da Tanya nella prima stagione, ora in Thailandia per un programma di scambio che la mette a confronto con il personale locale. Il suo ritorno serve a creare un gancio con la prima stagione, così come la presenza della stessa Tanya aveva svolto lo stesso ruolo tra il primo e il secondo ciclo. Nella terza stagione Tanya è assente, ma si scoprirà presto che è un’assenza giustificata e che ha degli strascichi.

Steven Knight anticipa le future storie di Peaky Blinders mentre il “primo capitolo” si avvia alla conclusione

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Il creatore di Peaky Blinders, Steven Knight, ha anticipato il futuro del franchise, dato che il suo prossimo film porterà a termine il “primo capitolo” della serie. Il prossimo film di Peaky Blinders, intitolato The Immortal Man, vedrà il ritorno di Cillian Murphy nei panni di Tommy Shelby, che metterà fine alla sua storia nella serie originale. La produzione del film si è conclusa il 13 dicembre 2024 e sarà distribuito tramite Netflix, anche se la data esatta di uscita non è ancora stata rivelata. Il franchise è destinato ad espandersi con uno spinoff e un prequel grazie al successo dell’originale.

Parlando nel podcast Bingeworthy di The Playlist (tramite Entertainment Weekly), Knight ha promesso che il film Peaky Blinders sarebbe stato la fine del “primo capitolo”, con molti progetti in cantiere per il futuro. Il creativo promette di avere molte idee su come espandere il franchise, con storie che potrebbero mantenere vivo il suo universo per un bel po’ di tempo. Ecco cosa ha detto Knight:

[Una] conclusione adeguata per il primo capitolo… Finché c’è appetito e ho storie da raccontare, perché no?

Cosa significa la dichiarazione di Knight per il futuro di Peaky Blinders

Cillian Murphy film
Cillian Murphy in Peaky Blinders

Due spin-off sono stati annunciati nel 2023, il primo dei quali è un prossimo prequel di Peaky Blinders su Polly (Helen McCrory) e i suoi primi giorni nella famiglia. Il prossimo è uno spin-off ambientato a Boston, Massachusetts, che si svolge diversi decenni dopo gli eventi della serie originale. Mentre il primo di questi spettacoli è direttamente collegato all’originale, quello che si svolge all’estero segnala che più spettacoli polizieschi che si svolgono in tempi e luoghi diversi possono diventare parte del franchise.

Al momento della stesura di questo articolo, non è chiaro quali altre idee possa avere Knight per il futuro del franchise.

Tuttavia, la sua dichiarazione indica chiaramente che la serie è solo l’inizio di un piano molto più ampio, apparentemente incentrato sulle organizzazioni criminali in vari momenti della storia. Poiché Peaky Blinders ha tratto ispirazione dal mondo reale dalla banda omonima del 1870, il suo spin-off di Boston si concentrerà senza dubbio sulla vera malavita criminale nella storia della città. Lo stesso potrebbe valere per qualsiasi altra serie che Knight abbia in mente per l’espansione del franchise.

The Last Of Us – Stagione 2: le nuove varianti ricevono un’allusione spaventosa dallo showrunner

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Mentre The Last of Us si prepara per l’uscita della seconda stagione, il suo creatore e co-showrunner hanno rivelato nuovi entusiasmanti dettagli sugli infetti della serie, che sono esseri umani che hanno ceduto al Cordyceps, un fungo virale. La prima stagione dell’adattamento del videogioco presentava principalmente i Clickers, una variante cieca degli infetti che comunicano attraverso clic e gracchiate. I protagonisti di The Last of Us, Ellie (Bella Ramsey) e Joel (Pedro Pascal), hanno incontrato gli infetti, ma una critica alla prima stagione di The Last of Us è stata che non sono stati visti abbastanza.

In un’intervista con Empire, lo showrunner Craig Mazin e il creatore Neil Druckmann parlano del futuro delle terrificanti creature simili a zombie. I due suggeriscono che gli spettatori si troveranno di fronte a una versione mai vista prima degli infetti nella seconda stagione di The Last of Us. Questa nuova variante è chiamata Stalker ed è più intelligente dei Clickers precedentemente introdotti.

Mazin: Tutto quello che posso dire è che per chi vuole vedere di più gli infetti… Allacciate le cinture!

Druckmann: Vedrete un’evoluzione diversa di questa infezione. Sono riusciti a mantenere attive alcune parti del cervello, quindi sono più intelligenti. Si coordinano, si nascondono e fanno cose che non abbiamo mai visto fare a nessun altro infetto in questa serie.

Cosa significa questo per l’ultima stagione 2

Isabela Merced in The Last of Us - stagione 2
Isabela Merced in The Last of Us – stagione 2

La stagione 2 di The Last of Us presenterà gli infetti in una fase diversa del loro ciclo di vita. Mentre i Clicker sono in una fase avanzata di deperimento a causa del fungo Cordyceps, i nuovi infetti sono ancora abbastanza giovani da conservare parte delle loro capacità cerebrali. Come ha spiegato Druckmann, questi Stalker sono più intelligenti e furtivi dei Clicker, il che li rende una minaccia più potente per i sopravvissuti in The Last of Us. Includendo una forza più intelligente contro l’umanità, The Last of Us, con i suoi nuovi nemici, contribuirà a distinguere la serie dalle altre serie di genere zombie.

La seconda stagione di The Last of Us è stata criticata per aver scelto un attore non particolarmente muscoloso per interpretare Abby, ma questa controversia è in realtà un segnale promettente.

Ellie e Joel sono pronti a una lotta intensa contro i nuovi infetti. Anche se gli Stalker non hanno la superforza di un Clicker, la loro intelligenza li renderà una seria minaccia nella seconda stagione. Come nel videogioco The Last of Us, gli Stalker cacciano con cura la loro preda, ma hanno comunque la velocità dei Runner, che sono nella prima fase dell’infezione. Come ha detto Druckmann, gli Stalker saranno diversi da qualsiasi infetto che il pubblico abbia visto finora nella serie.

MonsterVerse: trapelati i dettagli sulla trama del sequel di Godzilla x Kong

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Il franchise MonsterVerse ha finora incassato oltre 2,5 miliardi di dollari al botteghino mondiale dal lancio con Godzilla di Gareth Edwards nel 2014. Jordan Vogt-Roberts ha preso in carico Kong: Skull Island prima che Michael Dougherty espandesse il Monsterverse con Godzilla II – King of the Monsters.

Abbiamo finalmente ottenuto un crossover completo in Godzilla vs Kong di Adam Wingard. Il regista è tornato per Godzilla X Kong: Il nuovo impero ma non tornerà per il capitolo successivo; il film sarà invece diretto dal regista di I Am Mother Grant Sputore.

Il MonsterVerse è sempre stato oggetto di fughe di notizie e l’ultima, condivisa da High on Cinema (tramite SFFGazette.com), afferma di spiegare praticamente l’intera trama del sequel di Godzilla x Kong e nuovo capitolo del MonsterVerse.

Quali sono le rivelazioni più importanti? Beh, Godzilla sembra destinato a intraprendere una svolta malvagia (di nuovo), avremo Titani “zombie” e, come previsto, più Mothra dopo la sua sorprendente apparizione in The New Empire. Forse la cosa più emozionante è la menzione di una battaglia al Colosseo che vedrà Godzilla scontrarsi con Titani meccanizzati.

Ecco alcuni punti della trama che sono stati svelati:

Godzilla diventa l’antagonista? – Il colpo di scena principale questa volta è che Godzilla stesso è destinato a diventare l’antagonista. La sua rabbia è alimentata dall’interferenza dell’umanità nell’ordine naturale, che porta a una guerra su vasta scala tra Titani ed esercito.

Il cameo di Shimo e l’ascesa dei Titani “Zombie” – Il Titano Shimo farà una breve apparizione ma sarà sottomesso da armi anti-Titano avanzate. Inoltre, i Titani rianimati meccanizzati (tra cui gli Skull Crawlers) saranno usati come armi contro Kong e Godzilla, aumentando ulteriormente le tensioni.

La lotta di Kong – Mentre Godzilla pende verso la guerra, Kong è in conflitto. Inizialmente condivide la rabbia di Godzilla ma lotta se continuare a coesistere con l’umanità o rifiutarla del tutto. Si dice che uno dei momenti più salienti del film sia una grande lotta tra Kong e l’esercito in una città.

Battaglia al Colosseo – Godzilla, che riposa nel Colosseo romano, viene attaccato dall’esercito e dai suoi Titani meccanizzati, dando vita a una battaglia esplosiva che devasta la città.

Il ritorno di Mothra – Mothra fa un ritorno drammatico, scontrandosi brevemente sia con Godzilla che con Kong. A differenza di loro, si rifiuta di abbandonare l’umanità e svolge un ruolo fondamentale nel convincerli che le persone meritano ancora di essere protette.

Il culmine e il finale speranzoso – Entro la fine del film, l’umanità inizia a prendere provvedimenti per ripristinare l’equilibrio della Terra, riconoscendo la necessità di coesistere con i Titani piuttosto che controllarli, un ritorno all’antica armonia che un tempo esisteva.

Il futuro del MonsterVerse

È stato precedentemente confermato che Godzilla x Kong 2 vedrà “diversi nuovi personaggi umani insieme agli amati e iconici Titani Godzilla e Kong mentre affrontano una minaccia catastrofica che porrà fine al mondo”.

Lo sceneggiatore di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli Dave Callaham ha scritto la sceneggiatura e Kaitlyn Dever (The Last of Us) e Dan Stevens (Il nuovo impero) sono trai primi membri del cast confermati. Il prossimo film di Godzilla x Kong è attualmente programmato per uscire nelle sale il 26 marzo 2027.

Tyler Posey dà un aggiornamento appassionato su Teen Wolf, “Continua a gridare”

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Tyler Posey, star di Teen Wolf, ha condiviso un aggiornamento appassionato sul suo potenziale ritorno nei panni di Scott McCall, anticipando i suoi piani per il franchise del dramma soprannaturale. È passato quasi un decennio da quando Teen Wolf ha concluso la sua corsa su MTV e più di due anni dalla prima del seguito del film su Paramount+, che ha riunito la maggior parte del cast e ha ripreso quasi tutti i personaggi principali. Sebbene non ci siano state notizie ufficiali su un sequel o sul revival di uno show televisivo, Posey continua a sperare in qualcosa di più.

Parlando con il Daily Mail Entertainment alla premiere del nuovo film drammatico sul wrestling Queen of the Ring, in cui Tyler Posey interpreta un ruolo da protagonista, l’attore ha rivelato di avere idee su come riportare in vita Teen Wolf. Posey ha rivelato di aver scritto un sequel, oltre a svelare altri suoi progetti per il franchise. Nella citazione qui sotto, Tyler Posey incoraggia con passione i fan a farsi sentire e a far sapere alla Paramount che c’è il desiderio di un seguito di Teen Wolf:

Ho scritto il secondo Teen Wolf. Sapete, stiamo solo cercando di farlo. Ho anche un’altra idea per Teen Wolf, per continuare la storia. Ho… Lo voglio. Lo voglio tanto quanto voi, quindi sto cercando di continuare in diversi modi. Continuate a gridare. Continuate a chiederlo alla gente. Alla Paramount, a MTV, a chiunque. Dite a tutti i pezzi grossi, ai poteri forti, che volete di più. Sì, lo voglio.

Cosa potrebbero significare i commenti di Tyler Posey per Teen Wolf

Teen Wolf: Il Film recensione

Il film lascia aperta la porta a un seguito (ma è complicato)

All’inizio del 2023, pochi mesi dopo la prima di Teen Wolf: The Movie, Posey ha condiviso un post su Instagram rivelando che si sarebbe incontrato con la Paramount+. Ciò ha scatenato le speculazioni sul fatto che fosse in lavorazione una sorta di seguito. Anche se da allora non è emerso nulla, diversi membri del cast di Teen Wolf hanno dichiarato di essere disposti a riprendere i loro ruoli.

La risposta al film Paramount+ è stata negativa, con i fan di lunga data dello show di MTV che hanno discusso di cosa è andato storto in Teen Wolf: The Movie. La storia si lascia aperta a un seguito, con un potenziale focus sul figlio adolescente di Derek Hale. Allo stesso tempo, alcuni spettatori sono rimasti costernati dall’assenza di Dylan O’Brien, che non ha potuto interpretare Stiles a causa di impegni concomitanti, e dalla morte di un personaggio importante. Qualsiasi revival potrebbe dover affrontare queste critiche, o rischiare ulteriori risposte divisive da parte dei fan.

Superman: James Gunn mostra María Gabriela de Faría nei panni dell’Ingegnere

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Abbiamo avuto un primo sguardo a María Gabriela de Faría nei panni di L’Ingegnere tramite foto dal set quando erano in corso le riprese di Superman la scorsa estate, ma il regista James Gunn ha ora condiviso un primo sguardo ufficiale al personaggio tramite una nuova foto dietro le quinte.

Nei fumetti, Angela Spica è un membro eroico del super-gruppo noto come The Authority e ha una serie di poteri, tra cui la capacità di cambiare forma. Non siamo sicuri se questa prima versione live-action del personaggio avrà un set di poteri simile, ma sappiamo che sarà un’antagonista di Man of Steel di David Corenswet.

“Buon anniversario all’Ingegnere”, Gunn ha scritto nella didascalia del suo post. “Creato da Warren Ellis e Bryan Hitch, che potete vedere interpretato con sinistra perfezione dal cucciolo in forma umana @thefaria in #Superman questo luglio! “

L’Ingegnere non sembra particolarmente vivace in questa foto, ma supponiamo che sia solo De Faría che si diverte, e non sarà l’ultima volta che vedremo il personaggio nel film, a meno che Gunn non decida di condividere un enorme spoiler!

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

My Hero Academia: Vigilantes mostra un primo sguardo al suo inquietante villain

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La nuova serie spin-off/prequel di My Hero Academia, My Hero Academia: Vigilantes, ha appena pubblicato un nuovo video promozionale, che questa volta mostra il suo primo grande cattivo. I fan potrebbero rimanere sorpresi quando la vedranno bene, perché questo cattivo non è All for One o Overhaul.

My Hero Academia Vigilantes ha rilasciato nuove anteprime con una certa regolarità, dato che la prima della serie è ormai a meno di un mese. Diversi personaggi sono già stati sotto i riflettori, come l’originale Ingenium, e ora è il turno del cattivo della serie. La cattiva in questione è una ragazza conosciuta come “Kuin Hachisuka”, che sembra stia iniettando a persone a caso una droga che potenzia la Stranezza (Trigger) usando una massiccia nuvola di api. Naturalmente, le motivazioni e gli obiettivi di Kuin rimangono un mistero a questo punto, e dovranno essere svelati lentamente nel corso dello show.

Il nuovo cattivo di My Hero Academia Vigilantes ha un potere terrificante

Kuin Hachisuka può essere vista nel video, che è stato condiviso dall’account ufficiale My Hero Academia Vigilantes X (ex Twitter). Il suo Quirk sembra permetterle di schierare e controllare un’orda di api, e non si tratta di api qualsiasi. In un primo piano, si può vedere che le api hanno corpi simili a siringhe, che permettono loro di assorbire una sostanza e iniettarla praticamente a chiunque. Usando il farmaco che potenzia i suoi Quirk, Trigger, Kuin è in grado di trasformare persone normali in cattivi, facendo sì che i loro Quirk si scatenino, diventando un pericolo per chi li circonda.

È un potere molto insolito, ma anche piuttosto potente. Se volesse, Kuin potrebbe facilmente uccidere chiunque iniettandogli del veleno, o anche semplicemente pungendolo con molte api contemporaneamente. Ciò suggerisce che Kuin abbia motivazioni che vanno oltre il semplice caos, anche se quali siano queste motivazioni rimarranno da scoprire. Potrebbe essere in combutta con un cattivo già noto ai fan o agire in modo completamente indipendente?

My Hero Academia Vigilantes ha un’atmosfera decisamente diversa

Da questo video è chiaro che Vigilantes non sarà semplicemente un’altra serie. Vigilantes opera su una scala diversa rispetto alla serie principale, concentrandosi su un quartiere particolare, che richiama davvero l’influenza di Spider-Man che è presente in My Hero Academia. Molte scene sono ambientate di notte, dando una sensazione molto simile ai classici fumetti western, dove molti eroi come Batman lavorano prevalentemente di notte.

Con personaggi più vecchi, un’ambientazione molto particolare e un nuovo cattivo con poteri terrificanti, My Hero Academia Vigilantes sta già lavorando sodo per distinguersi. Si spera che Vigilantes riesca a trovare il perfetto equilibrio tra il mantenimento del feeling di My Hero Academia e la creazione di una propria nicchia unica. My Hero Academia Vigilantes ha tutto ciò che serve per diventare un classico a pieno titolo, quindi i fan hanno tutte le ragioni per essere fiduciosi per la premiere della serie il 7 aprile.

Daredevil: Rinascita segna il migliore esordio dell’anno di una serie su Disney+

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La première in due episodi di Daredevil: Rinascita (qui la nostra recensione) si è rivelata molto popolare tra gli spettatori, dando a Disney+ il suo più grande debutto in streaming dell’anno finora (anche se siamo solo a marzo).

Secondo Variety, la serie revival di Marvel Television ha ottenuto 7,5 milioni di visualizzazioni nei suoi primi cinque giorni di disponibilità sullo streamer, con una visualizzazione definita come tempo di streaming totale diviso per runtime.

Per fare un confronto, il dramma fantascientifico Paradise ha ottenuto 7 milioni di visualizzazioni nei suoi primi nove giorni di streaming su Hulu e Disney+ all’inizio di quest’anno, mentre la precedente serie MCU Disney+, Agatha All Along, ha ottenuto tra 3 e 5 milioni di visualizzazioni in diversi punti della sua messa in onda alla fine dell’anno scorso.

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Il terzo episodio di domani riprende dopo gli eventi di “Optics”, mentre Matt Murdock (Charlie Cox) continua la sua difesa di Hector Ayala (Kamar de los Reyes), che è stato accusato di aver ucciso un agente della polizia di New York. Murdock è riuscito a tenere fuori dal processo l’identità segreta di Ayala, il vigilante in costume noto come Tigre Bianca, ma qualcosa ci dice che il brutale pestaggio di Matt ai due poliziotti corrotti alla fine dell’episodio avrà delle ripercussioni.

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 5 marzo 2025.

You – stagione 5: Joe Goldberg torna a New York City nel trailer della stagione finale

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Ecco il nuovo trailer ufficiale di You 5, stagione che concluderà la celebre serie Netflix sulle “avventure” di Joe Goldberg, ancora una volta con il volto di Penn Badgley.

A marzo 2023 è stato annunciato che You si sarebbe conclusa con la quinta stagione. In quel momento, è stato anche rivelato che i produttori esecutivi della serie Michael Foley e Justin Lo avrebbero assunto il ruolo di showrunner per la stagione finale, con Sera Gamble che è rimasta a bordo come produttrice esecutiva.

Tutto quello che c’è da sapere su You

You è stato sviluppato da Sera Gamble e Greg Berlanti, con Gamble come showrunner. La serie è prodotta da Berlanti Productions, Man Sewing Dinosaur e Alloy Entertainment in associazione con Warner Horizon Scripted Television. Berlanti, Gamble, Sarah Schechter, Leslie Morgenstein, Gina Girolamo e Marcos Siega sono i produttori esecutivi.

Nell’ottobre 2021, prima della premiere della terza stagione, la serie è stata rinnovata per una quarta stagione , che è stata rilasciata in due parti il ​​9 febbraio e il 9 marzo 2023. La stagione è interpretata anche da Charlotte Ritchie , Tilly Keeper , Amy-Leigh Hickman , Ed Speleers e Lukas Gage. Nel marzo 2023, la serie è stata rinnovata per una quinta e ultima stagione.

Tratta dal bestseller di Caroline Kepnes “Tu”. “Cosa faresti per amore?” Quando il brillante gestore di una libreria incontra un’aspirante scrittrice, la sua risposta è chiara: per amore farebbe di tutto. Usando Internet e i social media come strumenti per raccogliere i dettagli più intimi della ragazza e avvicinarsi a lei, la sua cotta irresistibile e goffa diventa un’ossessione e lentamente decide di rimuovere qualsiasi ostacolo, e persona, tra lui e il suo oggetto del desiderio. Nella quarta stagione, Joe Goldberg, fingendosi “Johnathan Moore”, ora risiede a Londra, lavora come professore di inglese presso un istituto rispettato e conduce un’esistenza tranquilla. Ha anche seguito Marienne in giro per l’Europa nel tentativo di localizzarla. La sua nuova vita di solitudine, tuttavia, viene interrotta quando inizia a legare con una cerchia di ricchi socialiti, che iniziano a morire uno per uno mentre un serial killer inizia a prendere di mira il loro gruppo d’élite.

Lobo: James Gunn rivela il messaggio che ha ricevuto da Jason Momoa quando è diventato co-CEO dei DC Studios

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Verso la fine dell’anno scorso, uno dei segreti peggio custoditi del casting di Hollywood è stato finalmente confermato quando è uscita la notizia che Jason Momoa avrebbe vestito i panni di Lobo nel DCU dopo aver interpretato Aquaman nell’ormai defunto “DCEU” della Warner Bros, e sarebbe apparso in Supergirl: Woman of Tomorrow.

L’attore che ha fatto il suo ufficiale debutto nello star system con Game of Thrones ha accennato all’annuncio sui social media, seguito subito dopo dai media che hanno confermato la notizia.

Ora, per celebrare l’anniversario della prima apparizione del personaggio sulla pagina, James Gunn ha condiviso il messaggio di testo che ha ricevuto da Momoa la mattina in cui è stato annunciato che avrebbe diretto i DC Studios insieme a Peter Safran. Sembra che abbiano iniziato a discutere della possibilità che l’attore indossasse i panni di Lobo quasi subito dopo.

“In occasione dell’anniversario di Lobo, non posso fare a meno di pensare a un messaggio che ho ricevuto da Jason Momoa la mattina in cui è stato annunciato che Peter e io eravamo i capi dei DC Studios, il giorno in cui Jason e io abbiamo discusso per la prima volta del suo ingresso nel DCU come Lobo”.

Tutto quello che sappiamo su Supergirl: Woman of Tomorrow

Supergirl: Woman of Tomorrow è un adattamento dell’omonima miniserie in otto numeri di Tom King e Bilquis Evely, che vede l’eroina titolare impegnata in un’odissea nello spazio insieme a una giovane aliena, Ruthye, che vuole vendicare la morte della sua famiglia per mano del guerriero Krem delle Colline Gialle. Milly Alcock di House of the Dragon indosserà il costume rosso e blu della cugina di Superman, Kara Zor-El, mentre Eve Ridley (3 Body Problem) interpreterà Ruthye e Matthias Schoenaerts (The Old Guard) interpreterà Krem.

A mettere i bastoni tra le ruote a tutta la faccenda c’è il cacciatore di taglie alieno Lobo, che sarà interpretato dall’ex star di Aquaman, Jason Momoa. David Krumholtz ed Emily Beecham interpreteranno i genitori della Ragazza d’Acciaio, anche se non è specificato se saranno i genitori biologici o quelli adottivi sulla terra. Il film sarà diretto da Craig Gillespie di I, Tonya, da una sceneggiatura dell’attore e scrittore Ana Nogueira. Le riprese del progetto sarebbero iniziate questa settimana a Londra, in Inghilterra.

Supergirl: Woman of Tomorrow uscirà al cinema il 26 giugno 2026.

Wonder Woman 1984: la spiegazione del finale del film

Wonder Woman 1984: la spiegazione del finale del film

Il finale di Wonder Woman 1984 (qui la recensione) vede Diana Prince sconfiggere Maxwell Lord e Cheetah, ma forse non come i lettori dei fumetti si sarebbero aspettati. Anche se ha affrontato la sua parte di cattivi, come impedire un omicidio colposo e salvare i bambini dai rapinatori nel centro commerciale locale, nessuno di loro era stato un vero e proprio cattivo che voleva dominare il mondo (con i poteri degli dei, per giunta), fino a quando non è arrivato Maxwell Lord.

Quando si tratta di film e storie di supereroi, a volte gli eroi non devono preoccuparsi del grande personaggio cattivo che sta pianificando di spazzare via la galassia. Il più delle volte, l’universo DC tende a mettere contro l’umanità uomini d’affari, magnati e leader industriali, anche se non necessariamente leader mondiali. Presidenti, primi ministri e monarchi non possono facilmente diventare cattivi in queste storie, perché ciò costringerebbe gli eroi a scontrarsi con le persone sbagliate.

In Wonder Woman 1984, gli spettatori possono quindi vedere le origini umili e relazionabili di un aspirante supercattivo, che viene abbattuto non grazie alla forza fisica, ma grazie all’amore, alla speranza e alla verità. È questo che rende Wonder Woman così speciale come personaggio, ed è tutto in mostra nel finale. Sebbene la storia di Wonder Woman sia rimasta tutt’altro che conclusa nel DCEU, c’è un senso di conclusione in una parte del suo arco narrativo nel sequel, che è ambientato decenni dopo il film del 2017 di Patty Jenkins, Wonder Woman, sempre con Gal Gadot nei panni dell’omonima supereroina.

Chris Pine e Gal Gadot in Wonder Woman 1984
Chris Pine e Gal Gadot in Wonder Woman 1984 © Wonder Woman 1984

Come Steve Trevor torna in Wonder Woman 1984

Partiamo dal ritorno di Steve Trevor. Nel film, la Pietra del Sogno funge da Macguffin. È un antico oggetto che esaudisce il possessore di un desiderio – qualsiasi desiderio – ma in cambio gli sottrae quello che forse è il suo bene più prezioso. Il primo a provarla è il collega di Diana e Barbara Minerva allo Smithsonian, Roger, che desidera una tazza di caffè, che riceve pochi istanti dopo. Diana fa poi un tentativo con la Pietra del Sogno e desidera il ritorno di Steve Trevor e anche se lui non appare davanti a lei in quel momento, ritorna effettivamente quella notte. Quando si ricongiungono, dice a Diana che ha sempre continuato ad osservarla. Dopo aver trascorso decenni a nascondersi dalla società, Diana è ora felicissima di avere finalmente “l’unica cosa” che ha sempre desiderato: Steve.

Tuttavia, tutto ha un prezzo e il ritorno di Steve Trevor (nel corpo di un’altra persona, per giunta) significa che i suoi poteri divini le vengono sottratti. Questo viene accennato quando fatica a rompere la serratura del garage della sede della società di Maxwell Lord, ma diventa evidente quando la scorta di Lord le spara e il proiettile le perfora la pelle, facendola sanguinare per la prima volta da un’arma mortale. L’unico modo per riacquistare i suoi poteri è rinunciare al suo desiderio. Anche se lasciare andare Steve – volontariamente – è la cosa più difficile che abbia mai fatto, capisce che il mondo sarebbe distrutto se non fermasse Lord. La Pietra del Sogno, infatti, è passata di civiltà in civiltà per secoli, finendo sempre con la fine della civiltà che ha toccato.

La spiegazione dei poteri e dei piani di Maxwell Lord

La prima storia di Wonder Woman nel DCEU si è conclusa con l’eliminazione di Ares, il Dio della Guerra, il che rende incredibilmente interessante la scelta di far sì che Maxwell Lord, un umano, riesca quasi a fare ciò che Ares ha fallito. Come rivelato attraverso i flashback in Wonder Woman 1984, Maxwell Lord proviene da una famiglia violenta e ha avuto umili origini come uomo d’affari, cercando di dare a suo figlio, Alistair, tutto ciò che non ha mai avuto. Inoltre, vuole essere la persona migliore e più potente del mondo, qualcuno contro cui nessuno oserebbe mettersi. Ma il suo obiettivo finale è quello di non essere un perdente, prima di ogni altra cosa. Per raggiungere questo obiettivo, Maxwell Lord aggira la regola dell’unico desiderio della Pietra del Sogno desiderando di diventare la Pietra del Sogno stessa.

Pedro Pascal in Wonder Woman 1984
Pedro Pascal in Wonder Woman 1984 © Wonder Woman 1984

Maxwell Lord, quindi, ottiene i poteri della Pietra del Sogno, ma non diventa un dio. Non ottiene superforza, invincibilità o longevità. Il suo unico potere è quello di esaudire i desideri. Tuttavia, proprio come la Pietra del Sogno fa con Diana e Barbara quando esprimono i loro desideri, egli prende ciò che “vuole in cambio”: potere e salute. Il potere gli serve per raggiungere il suo obiettivo, ma la salute gli serve per assicurarsi di poter vivere, visto che la Pietra del Sogno corrompe il suo corpo e prosciuga la sua vita. Il modo più semplice e veloce per ottenere ciò che gli serve è utilizzare il programma segreto del governo degli Stati Uniti che consiste nel dirottare i segnali di trasmissione di tutti gli schermi del mondo.

Poiché il segnale di trasmissione è una forma d’onda in grado di “toccare” le persone in tutto il mondo (il requisito per esaudire i desideri di una persona), Maxwell Lord lo usa per far sì che le persone esprimano i loro desideri da qualsiasi luogo si trovino. Poi esaudisce i loro desideri tutti in una volta, facendo crollare la società (come è successo alle civiltà precedenti) e prendendo contemporaneamente la loro salute e tutto ciò che hanno. Ecco perché inizia a guarire immediatamente. Tutto sommato, il piano di Maxwell Lord funziona perfettamente, ma come per tutti gli altri, il suo desiderio di diventare la Pietra dei Sogni comporta una buona dose di conseguenze, in particolare la perdita del figlio.

La nascita di Cheetah

A differenza di tutti gli altri, Barbara è l’unica ad ottenere due desideri. Lei e Diana usano entrambe la Pietra del Sogno prima che Maxwell Lord ci metta le mani sopra e diventi letteralmente la Pietra del Sogno. In seguito, Diana comprende le conseguenze delle sue scelte e rifiuta di desiderare di nuovo il ritorno di Steve Trevor quando Maxwell Lord le dice che può farlo nel sistema di comunicazione. Barbara, tuttavia, ha accettato di buon grado la sua offerta e ha espresso un secondo desiderio: diventare un predatore apicale, diverso da qualsiasi cosa si sia mai vista prima. È per questo che diventa un ghepardo; forse pensava inconsciamente ai ghepardi, visto che ce n’è uno esposto nel suo ufficio. La chiave è che il primo desiderio di Barbara proviene dalla prima Pietra dei Sogni quando è ancora nella sua forma originale, non nella nuova versione occupata da Maxwell Lord.

Kristen Wiig in Wonder Woman 1984
Kristen Wiig in Wonder Woman 1984 © Wonder Woman 1984

Wonder Woman sconfigge Cheetah e Maxwell Lord

Utilizzando l’armatura dell’Aquila d’Oro appartenuta alla guerriera amazzone Asteria, che salvò le Amazzoni dagli umani migliaia di anni fa, Wonder Woman combatte e sconfigge Cheetah fuori dal sistema di comunicazione. Dato che le due sembrano essere alla pari, l’unico modo per Diana di battere Cheetah senza ucciderla è quello di inabilitarla con un cavo elettrico mentre sono in acqua. Anche se le due sono quasi altrettanto forti, l’elettricità non danneggia necessariamente Diana, quindi indebolisce solo Cheetah, quanto basta per metterla fuori gioco. Purtroppo per Barbara, anche i predatori supremi hanno dei punti deboli. Diana punta quindi poi a fermare Maxwell Lord.

Wonder Woman usa dunque il Lazo della Verità per abbatterlo. Come dice lei stessa all’inizio del film, il Lazo non solo costringe qualcuno a dire la verità, ma può anche rivelare la verità, ed è questo che usa contro Maxwell Lord. Afferrandolo alla caviglia, Wonder Woman è in grado di mostrare la verità al mondo intero utilizzando i poteri di Lord e il sistema di trasmissione del governo, facendo contemporaneamente appello alla parte migliore di sé. Considerando che il sistema di trasmissione è in grado di “toccare” persone in tutto il mondo, è logico che il Lazo sia in grado di fare la stessa cosa mentre è legato a Maxwell Lord. È in quel momento che le persone iniziano a rinunciare ai loro desideri, compreso Lord, che teme di perdere suo figlio.

Quando capisce che suo figlio è in pericolo, Lord rinuncia dunque al suo potere. Sebbene non sia stato espressamente confermato dal film, tutte le prove indicano che ogni desiderio viene annullato una volta che Lord rinuncia al suo, il che gli toglie i poteri della pietra. Indipendentemente dal fatto che la Pietra del Sogno ritorni o meno alla sua forma originaria di cristallo, essa viene effettivamente distrutta una volta che Lord torna alla normalità. In questo modo, attraverso un effetto domino, tutti coloro che hanno avuto un desiderio esaudito da lui vedono i risultati di tali desideri portati via, compresa Barbara, che appare di nuovo umana poco dopo che Lord lascia il centro comunicazioni.

Kristen Wiig e Gal Gadot in Wonder Woman 1984
Kristen Wiig e Gal Gadot in Wonder Woman 1984 © Wonder Woman 1984

Le cene finali di Wonder Woman 1984 e il destino di Maxwell Lord

Dopo che Diana ha sconfitto Maxwell Lord e salvato il mondo dalla distruzione, Wonder Woman 1984 si conclude in modo simile al primo film. Diana si trova in mezzo a una folla in festa – in questo caso, persone che si godono le festività natalizie – prima di spiccare il volo con la sua armatura. Nel primo film, il pubblico vedeva Diana in mezzo a una folla che festeggiava la fine della Prima Guerra Mondiale, prima di arrivare ai giorni nostri, salire sul tetto del museo e spiccare il volo. Questa volta, però, non si limita a saltare, ma vola. La cosa interessante è che, prima di fare ciò, vede il “Belloccio” (come viene chiamato nei titoli di coda) il cui corpo è stato posseduto da Steve Trevor, che indossa i vestiti che Diana aveva detto a Steve di non indossare.

Quando Diana lascia Steve per salvare il mondo, si sforza di essere forte in quel momento, ma è alla fine – circa cinque mesi dopo – che sembra venire a patti con quello che è successo. Accetta le sue scelte e il suo dovere e presumibilmente continua a combattere l’ingiustizia negli anni tra il sequel e Batman V Superman: Dawn of Justice, quando riemerge dall’ombra. E può farlo senza essere scoperta perché il mondo ha visto la verità (attraverso il Lazo della Verità) solo durante il suo monologo, non lei, nello specifico. Hanno sentito la sua voce ma non hanno visto il suo volto, un punto cruciale per mantenere la sua identità segreta. Ma forse la domanda più importante riguarda il destino di Maxwell Lord. Egli rinuncia al suo desiderio e, sebbene non venga mai confermato, si ipotizza che si sia ritirato a vita privata per fare da padre a tempo pieno.

Into the Sun: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film con Steven Seagal

Grazie alle sue interpretazioni in numerosi film d’azione che sono diventati dei veri e propri cult, l’attore Steven Seagal si è dimostrato uno dei più grandi esponenti di questo genere, accanto a nomi come Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme e Bruce Willis. Grazie a film come Nico, Duro da uccidere Trappola in fondo al mare, Seagal ha cementificato la sua popolarità come interprete del cinema action. Un altro suo popolare film, uscito nel 2005, è Into the Sun, diretto da Christopher Morrison e sempre appartenente al genere action ma con in più un tocco di cultura orientale.

Inizialmente l’intenzione era infatti quella di un remake del film Yakuza del regista Sydney Pollack – in cui si narra di un uomo che fa ritorno in Giappone dopo diversi anni al fine di salvare la figlia rapita del suo amico -, ma la casa di produzione Warner Bros. negò i diritti per il rifacimento. La sceneggiatura è a quel punto stata rielaborata da Joe Halpin, un ex detective della narcotici sotto copertura che ha lavorato con il dipartimento dello sceriffo della contea di Los Angeles e con la Drug Enforcement Administration.

Il regista ha poi dichiarato che, nonostante i cambiamenti, il film – che è stato girato in Giappone – è stato progettato per sembrare autenticamente giapponese invece di essere semplicemente un film americano ambientato in Giappone. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Into the Sun. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla descrizione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Steven Seagal in Into the Sun
Steven Seagal in Into the Sun

La trama di Into the Sun

Il sindaco giapponese della città di Tokyo, Takayama viene ucciso in un attentato della Yakuza e ad indagare sull’omicidio interviene la CIA che invia gli agenti Sean Mac e Travis Hunter. Sulle tracce dell’organizzazione criminale, i due agenti scoprono l’esistenza di un’enorme traffico illegale di droga che si estende dal Giappone alla Cina, controllato da uno dei leader della Yakuza, Kuroda, e dal boss della mafia cinese Chen. Ricostruendo alcuni fatti accaduti, capiscono che è in atto una guerra tra gli antichi capi delle mafie e i nuovi e ambiziosi boss come Kuroda e Chen, che senza scrupoli né esitazioni intendono rimpiazzarli e prendere il comando delle organizzazioni e dei loro lucrosi traffici clandestini.

Travis, fratellastro del governatore assassinato, si trova coinvolto personalmente nei misteriosi intrighi tanto da diventare il nuovo obiettivo da eliminare, ma rimane deciso a trovare i colpevoli dell’omicidio per fare finalmente luce sulle vicende e riportare la giustizia. Al suo fianco interverranno l’agente CIA Jewel e Fudomyo-o, un tatuatore professionista intenzionato a vendicarsi di Kuroda, autore dell’omicidio di sua moglie e dei suoi figli.

Il cast di attori

Come anticipato, nel ruolo dell’agente CIA Travis Hunter vi è l’attore Steven Seagal. In molte scene si può sentire l’attore parlare giapponese. Avendo vissuto in Giappone durante gli anni della giovinezza, egli è infatti in grado di parlarlo fluentemente. Inoltre, Seagal, si è occupato anche di scrivere e interpretare alcune delle canzoni della colonna sonora. Contrariamente a quanto spesso accaduto sui set dei film di Seagal, su quello di Into the Sun non sembrerebbero esservi stati alcuni conflitti tra l’attore e gli altri presenti.

Il regista ha infatti dichiarato che la sua “esperienza con Steven è stata fantastica”. “Stavo lavorando a un progetto che gli stava molto a cuore, poiché era ambientato a Tokyo e Steven aveva vissuto lì per anni. Le uniche difficoltà sono state quelle di dover allungare il budget e il programma per lavorare a Tokyo e in Tailandia con un cast che parlava più lingue. Gli sono comunque molto grato per avermi dato la possibilità di lavorare con lui su un progetto così personale”.

Steven Seagal nel film Into the Sun
Steven Seagal nel film Into the Sun

Nel film recitano poi Matthew Davis nel ruolo dell’agente FBI Sean Mack, Takao Osawa nel ruolo di Kuroda, Eddie George nel ruolo dell’agente Jones della CIA, William Atherton nel ruolo dell’agente senior della CIA Block, Juliette Marquis nel ruolo di Jewel e Ken Lo in quello di Chen. Completano il cast Kosuke Toyohara nel ruolo di Fudomyo-o, Akira Terao in quello di Oyabun Matsuda, Eve Masatoh in quello di Kojima e Pace Wu in quello di Mei Ling. Infine, Chiaki Kuriyama interpreta Ayako, mentre Kanako Yamaguchi è Nayako.

Il finale di Into the Sun

Nel finale, Fudomyo-o e Hunter arrivano al tempio che l’assassino usa come nascondiglio. Uno alla volta affrontano tutti i membri del gruppo di Kuroda con la katana. Mei Ling, ex allieva di Hunter e figlia del suo sifu, ucciso da Chen, arriva poi appena in tempo per salvare Fudomyo-o e si allea con i due uomini. Dopo che il tatuatore è sopravvissuto a un colpo di pistola durante un confronto con Kuroda, Hunter appare e combatte ferocemente contro il criminale, uccidendolo alla fine con un fendente al petto. Insieme, possono dunque lasciare vittoriosi il tempio. Il giorno dopo, Mei Ling, Fudomyo-o e Hunter organizzano una cerimonia commemorativa per rendere omaggio a Nayako.

Allo stesso tempo, si tiene una cerimonia yakuza per nominare formalmente Kojima come leader successore. Jewel e la sua “squadra di pulizia professionale” della CIA arrivano al nascondiglio di Kuroda e ricoprono rapidamente quasi tutto con una sostanza blu appiccicosa. Sostanza che rende poi impossibile alle autorità locali di raccogliere le impronte digitali. Vengono però recuperati i corpi di Kuroda e dei suoi scagnozzi per l’autopsia. Ora che la vicenda si è risolta, nell’ultima scena Hunter torna al parco dove lui e Nayako erano soliti frequentarsi per elaborare il lutto e ricordarla con affetto.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Into the Sun grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Visio, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 10 marzo alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Tombstone: la storia vera dietro al western con Kurt Russell

Tombstone: la storia vera dietro al western con Kurt Russell

Al leggendario pistolero Wyatt Earp e alle sue gesta sono stati dedicati numerosi film nel corso della storia, da Sfida infernale (1946) di John Ford fino al Wyatt Earp (1994) con Kevin Costner come protagonista. Uno dei più celebri, però, rimane Tombstone, realizzato nel 1993 dal regista greco George Pan Cosmatos e incentrato sulla celebre sparatoria all’O.K. Corral, evento che ricopre grande importanza nella vita di Earp. Si tratta di una vicenda già narrata nel già citato Sfida infernale ma anche nel film di John Sturges Sfida all’O. K. Corral (1957). Cosmatos ripropone questa vicenda con una forte attenzione alla fedeltà storica, riproposta attraverso i costumi e l’estetica dei protagonisti.

Per il regista, inoltre, era importante evidenziare come la celebre sparatoria non fosse la fine di un qualcosa, bensì l’inizio di una nuova storia, che segnerà i coinvolti fino alla fine dei loro giorni. Ci sono in realtà diverse voci contrastanti su chi sia il vero regista del film. Diverse personalità che lavorarono al film riportano infatti che Cosmatos fu poco più che un prestanome e che a dirigere il film sarebbe stato l’attore Kurt Russell, anche protagonista del film. C’è però chi smentisce tali affermazioni, riconferendo a Cosmatos il ruolo per cui è accreditato. Qualunque che sia la verità, Tombstone resta uno dei più apprezzati film western dei sempre, grande successo di critica e pubblico.

Per gli appassionati del genere, dunque, si tratta di un film da non perdere che non solo ripropone in pieno l’epica dei film western, ma offre anche un nuovo sguardo ad una delle più celebri vicende del vecchio west. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera di cui si narra. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Tombstone cast Kurt Russell

La trama e il cast di Tombstone

Protagonista del film è Wyatt Earp, il famoso sceriffo federale di Dodge City, che ha deciso di mettersi in affari con i suoi due fratelli, Virgil e Morgan nella cittadina di Tombstone. Al loro arrivo nella località, vi trovano però l’anarchia, in quanto una banda di fuorilegge, i Cow-boys, impongono la loro di “legge”. Ben presto, le strade di Wyatt e i suoi fratelli si incroceranno con quelle del temuto gruppo, nel tentativo di ristabilire l’ordine. Ma anche quando tutto sembra destinato a risolversi nel migliore dei modi, per Wyatt e la sua famiglia le cose prenderanno una piega inaspettata, che costringerà il celebre pistolero a portare a termine la propria giustizia.

Ad interpretare Wyatt Earp vi è l’attore Kurt Russell, mentre i suoi fratelli Virgil e Morgan sono interpretati da Sam Elliott e Bill Paxton. Val Kilmer, invece, ricopre il ruolo di Doc Holliday, a cui è data grande importanza nel film. Recitano poi in Tombstone Paul Malcomson nel ruolo di Allie Earp, Lisa Collins in quello di Louisa Earp e Dana Wheeler-Nicholson come Mattie Earp. L’attore Jon Tenney interpreta lo sceriffo John Behan, mentre Stephen Lang è Ike Clanton e Michael Biehn è Johnny Ringo. Thomas Haden Church è Billy Clanton, mentre il noto attore Charlton Heston interpreta il ricco allevatore Henry Hooker.

La storia vera dietro Tombstone

Come anticipato, quella narrata in Tombstone è una vicenda liberamente ispirata ad un vero fatto storico, quello della sparatoria all’O.K. Corral, il 26 ottobre 1881 nei pressi di Tombstone, Arizona. Una cittadina fondata nel 1878 che in quegli anni contava già tremila abitanti, oltre ad una pista da bowling, quattro chiese, una ghiacciaia, una scuola, due banche, tre giornali, una gelateria, 110 saloon, 14 sale per giochi d’azzardo e numerose sale da ballo, teatro e bordelli. Una simile espansione era stata favorita dal fatto che la città era stata fondata nei pressi di una vena d’argento. Sotto la superficie di vivace normalità covavano però tensioni che si trasformavano spesso in conflitti mortali.

I capitalisti minerari e i comuni abitanti erano originari in gran parte repubblicani degli stati del Nord, ma gli allevatori erano simpatizzanti confederati e democratici. La cittadina in forte espansione era a soli 48 km dal confine tra Stati Uniti e Messico ed era un mercato aperto per il bestiame rubato dai ranch di Sonora, in Messico, da una banda organizzata di fuorilegge conosciuta come The Cowboys. In questo contesto, i fratelli Earp svolgevano a vario titolo il ruolo di funzionario locale di polizia. Quando giunsero in città nel 1880 Wyatt e Morgan vennero assunti dalla Wells Fargo come scorta armata delle diligenze della compagnia, mentre Virgil, il più anziano, era uno U.S Marshal.

Tombstone storia vera

Wyatt in seguito riuscì a farsi nominare vice-sceriffo, mentre Morgan divenne il vice di Virgil. Lo scontro tra gli Earp e i The Cowboys venne anticipato da un tentativo di assalto ad una diligenza il 15 marzo 1881, nel quale persero la vita due persone. Wyatt Earp, in quel momento in corsa per diventare sceriffo della Contea di Cochise promise di acciuffare il gruppo convinto che la cosa avrebbe favorito la sua elezione. Ike Clanton, uno dei Cowboys, si rifiutò di collaborare con Wyatt Earp per trovare i responsabili della rapina. Al posto di Wyatt venne poi eletto Johnny Bean, appoggiato dai Cowboys. Il 25 ottobre notte, Clanton e gli Earp ebbero degli accesi scontri verbali, che portarono alla sparatoria il giorno seguente.

Questa si svolse il 26 ottobre 1881, poco dopo le 14.30, in una stretta striscia di terreno non ancora assegnata nota come “lotto 2”. I fratelli Wyatt Earp, Morgan Earp e Virgil Earp con Doc Holliday duellarono contro Billy Claiborne, Frank McLaury, Tom McLaury, Billy Clanton e Ike Clanton. In trenta secondi furono sparati una trentina di colpi di pistola. I due McLaury vennero uccisi, così come Billy Clanton, mentre Billy Claiborne e Ike Clanton fuggirono perché disarmati. Sull’altro fronte, Morgan Earp, Virgil Earp e Doc Holliday rimasero feriti, ma sopravvissero. Sebbene abbia causato un numero relativamente basso di vittime, questo scontro a fuoco viene generalmente indicato come il più celebre del Far West.

La vicenda non si concluse però lì, ma sfociò poi in quella che è nota come la Vendetta degli Earp. Questa coprì un arco di tre settimane, dal 20 marzo al 15 aprile 1882 ed ebbe come episodio scatenante l’omicidio del vice-sceriffo Morgan Earp, freddato in una sala da biliardo di Tombstone, il 18 marzo 1882. Alcuni mesi prima, il fratello maggiore di Morgan, lo sceriffo Virgil Earp, era stato a sua volta oggetto di un tentativo di omicidio, a cui era scampato ma dovendo subire l’amputazione di un braccio. Le due fazioni non arrivarono però mai ad uno scontro diretto, ma dopo una serie di piccole sparatorie il tutto terminò il 15 aprile, quando la banda degli Earp preferì lasciare l’Arizona e trovare riparò in Colorado.

Il trailer di Tombstone e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di lunedì 10 marzo alle ore 21:10 sul canale Rai Movie. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Renée Zellweger: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Renée Zellweger: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Dopo un periodo di inattività, l’attrice Renée Zellweger è tornata da protagonista al cinema nel film Judy, con un ruolo che le ha permesso di ottenere importanti riconoscimenti da parte della critica. Già vincitrice di un Oscar nel 2003, la Zellweger è conosciuta in particolare per il personaggio di Bridget Jones.

Ecco 10 cose che forse non sai di Renée Zellweger.

I film di Renée Zellweger

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice ha debuttato al cinema con il film La vita è un sogno (1993), per poi recitare in celebri film degli anni Novanta come Giovani, carini e disoccupati (1994), Jerry Maguire (1996), La voce dell’amore (1998), per poi acquisire ulteriore notorietà con Io, me & Irene (2000) e Il diario di Bridget Jones (2001). Con quest’ultimo in particolare consacra la sua carriera. L’attrice recita poi in celebri film come Chicago (2002), Ritorno a Cold Mountain (2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (2004), Cinderella Man – Una ragione per lottare (2005), Miss Potter (2006), In amore niente regole (2008), Appaloosa (2008), New in Town (2009), Bridget Jone’s Baby (2016) e Judy (2019).

Il film 2025 di Renée Zellweger

Dopo Judy, Zellweger si prende un’altra pausa dalla recitazione e torna sul grande schermo solo nel 2025 con Bridget Jones – Un amore di ragazzo, quarto capitolo della saga dove recita accanto a Chiwetel Ejiofor e Hugh Grant.

2. È stata protagonista di una serie TV. La Zellweger è stata protagonista, nel 2019, anche della serie Netflix What/If. Qui interpreta il personaggio di Anne Montgomery, misteriosa e ricca benefattrice che concede ad una coppia di sposi in difficoltà, cambiando tuttavia per sempre le loro vite. Nel 2022 è poi tornata sul piccolo schermo con la miniserie The Thing About Pam.

3. È stata anche produttrice. L’attrice ha ricoperto il ruolo di produttrice per il film Miss Potter, di cui è anche interprete. Veste nuovamente tale ruolo per i film televisivi Living Proof (2008) Cinnamon Girl (2013). Ha poi prodotto la miniserie The Thing About Pam (2022) e il film Bridget Jones – Un amore di ragazzo (2025).

Bridget Jones - Un amore di ragazzo recensione
Renée Zellweger n Bridget Jones – Un amore di ragazzo © Universal Studios

 

Renée Zellweger è una premio Oscar

4. Ha vinto due Oscar. L’attrice ha ricevuto nella sua carriera quattro nomination ai premi Oscar per tre anni consecutivi. La prima candidatura arriva nel 2002 per il film Il diario di Bridget Jones, poi nel 2003 con Chicago e nel 2004 come miglior attrice non protagonista per il film Ritorno a Cold Mountain. Grazie alla sua interpretazione in quest’ultimo film vince infine il premio. Nel 2020 ha poi vinto il suo secondo Oscar come Miglior attrice per Judy.

Renée Zellweger in Il diario di Bridget Jones

5. Ha convinto tutti con la sua interpretazione. Per interpretare Bridget Jones furono prese in considerazione attrici come Kate Winslet e Helena Bonham Carter, ma ad ottenere il ruolo fu l’americana Renee Zellwegger. La cosa suscitò parecchie lamentele, in quanto veniva tradita la natura profondamente inglese del personaggio. La Zellwegger però studiò a lungo per dar vita ad un convincente accento inglese, lavorò presso una casa editrice e mise su circa 12 chili, dando dunque vita ad una perfetta versione di Bridget Jones. Il suo impegno e la sua interpretazione furono poi lodati ampiamente

Renée Zellweger in Chicago 

6. Ha sostenuto due “battaglie” per il film. Charlize Theron si era inizialmente assicurata il ruolo di Roxie Hart, mentre Nicholas Hytner era stato scelto come regista. Quando Hytner si è però ritirato ed è subentrato Rob Marshall, la Theron ha dovuto sostenere un nuovo provino e ha perso il ruolo principale a favore della Zellweger. Una volta dentro il progetto, l’attrice ha portato avanti una lunga battaglia con il suo agente e quello di Catherine Zeta-Jones per il nome in primo piano sulla locandina del film. Alla fine si è optato per scritta in diagonale, in quanto, così che seconda della lettura (dall’alto verso il basso o da sinistra verso destra), entrambe le attrici appaiono in prima posizione.

Renée Zellweger in Judy

7. Si è allenata a lungo per il ruolo. Nel film Judy l’attrice interpreta la celebre cantante Judy Garland. Per prepararsi al meglio alla parte, l’attrice ha trascorso un anno di allenamento con il vocal coach Eric Vetro prima di iniziare le riprese, per poi provare con il direttore musicale Matt Dunkley per quattro mesi per padroneggiare la sua voce. A livello estetico, invece, è stata accentuata la punta del suo naso ed ha dovuto utilizzare lenti a contatto grigio scuro e una parrucca castano-noce per assomigliare ancora di più alla Garland.

renee-zellweger-judy
Renée Zellweger in Judy

Renée Zellweger prima e dopo la chirurgia

8. Si è dovuta difendere da alcune critiche. Dopo che la Zellweger ha partecipato alla 21esima edizione degli Elle Women in Hollywood Awards nell’ottobre 2014, i media e i social hanno commentato che non era quasi più riconoscibile, facendo nascere l’ipotesi che si fosse sottoposta a un massiccio intervento di chirurgia estetica. La Zellweger ha poi risposto: “Forse sembro diversa. Chi non lo sembra invecchiando?! Ah. Ma sono diversa. Sono felice”. Ancora oggi l’aspetto dell’attrice suscita dibattito, al quale la diretta interessata non è però interessata a partecipare.

Il marito di Renée Zellweger

9. Ha avuto un fugace matrimonio e diverse relazioni. Dal 1999 al 2000, la Zellweger è stata fidanzata con Jim Carrey, mentre el 2003 ha avuto una breve relazione con il musicista Jack White. Nel maggio 2005, la Zellweger ha sposato il cantante Kenny Chesney ma quattro mesi dopo ha ottenuto l’annullamento del matrimonio per motivi non resi noti. L’attrice ha poi avuto una relazione con l’attore Bradley Cooper durata dal 2009 al 2011 e poi con il musicista Doyle Bramhall II. Nel giugno 2021, la Zellweger ha iniziato a frequentare il presentatore televisivo inglese Ant Anstead, conosciuto durante le riprese di Celebrity IOU: Joyride.

Renée Zellweger non ha figli

Nonostante abbia alle spalle il breve matrimonio con Kenny Chesney e diverse relazioni, l’attrice non ha mai avuto figli. La Zellweger ha più volte affermato di non sentirsi per questo incompleta, ribadendo che non sono i figli a denifire una donna.

L’età e l’altezza di Renée Zellweger

10. Renée Zellweger è nata a Katy, in Texas, Stati Uniti, il 25 aprile 1969. L’attrice è alta complessivamente 1,60 metri.

Fonte: IMDb

Superman: James Gunn pubblica una nuova foto di Lois Lane e Mr. Terrific

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Mentre le reazioni (positive e negative) alle presunte proiezioni di prova continuano a dominare la conversazione online, il regista di Superman James Gunn ha appena condiviso un nuovo sguardo a Lois Lane (Rachel Brosnahan) e Mr. Terrific (Edi Gathegi) del DCU.

Non ci dice molto su cosa aspettarci da questi personaggi. Tuttavia, sembra essere la stessa scena del trailer in cui Terrific è stato mostrato mentre protegge Lois da una squadra di quelli che sembravano essere i soldati vestiti di verde e viola di Lex Luthor.

Lo scorso dicembre, Gunn ha detto che Mr. Terrific è il “personaggio principale di quei personaggi [supereroi di supporto]” e ha aggiunto: “Penso che fosse proprio quello che volevo davvero, onestamente. Amo Mr. Terrific. Questi personaggi hanno tutti il ​​loro momento di gloria. Hanno tutti i loro momenti. Non sono solo cameo, questi sono i personaggi”. “Sono un cast di supporto, ma Mr. Terrific è il personaggio principale di quei personaggi. In realtà ha una parte importante nella trama. E quindi è stato divertente”.

Nella stessa conversazione con la stampa, il regista ha anche affrontato il casting di Guy Gardner e Hawkgirl. “E naturalmente, lavorare con Nathan [Fillion] è sempre qualcosa, e metterlo in un look stupido, e poi Isabela [Merced] è grandiosa. Sono un suo fan da molto tempo. Ma si trattava di equilibrio”.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

Lee Miller: recensione del film con Kate Winslet

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Lee Miller: recensione del film con Kate Winslet

Il 13 marzo arriva nelle sale Lee Miller, il film dedicato alla straordinaria fotografa americana interpretata da Kate Winslet, qui anche in veste di produttrice. Per la sua performance intensa e coinvolgente, l’attrice ha ottenuto una candidatura ai Golden Globes come Miglior Attrice drammatica (il premio è andato poi a Fernanda Torres). Diretto da Ellen Kuras, alla sua prima regia cinematografica dopo una lunga carriera come direttrice della fotografia, il film trae ispirazione dall’opera Le molte vite di Lee Miller di Antony Penrose, figlio della fotografa e del surrealista Roland Penrose.

Il film ripercorre la vita di Miller, una donna che ha rifiutato ogni etichetta: da modella di successo a fotografa d’avanguardia, fino a diventare corrispondente di guerra per Vogue durante la Seconda Guerra Mondiale. Unica fotografa donna a documentare la liberazione dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, ha lasciato un segno indelebile nella storia con le sue immagini di straordinaria potenza. Intorno a Winslet, ruota un cast di supporto che vanta nomi del calibro di Alexander Skarsgård, Marion Cotillard, Andrea Riseborough, Josh O’Connor, Noémie Merlant ma anche Andy Samberg alla sua prima performance drammatica (molto riuscita).

Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)

La trama di Lee Miller

La narrazione inizia nel 1977 con un’intervista tra Lee e un giovane giornalista (Josh O’Connor), che desidera conoscere la verità dietro le sue fotografie. O almeno è quello che sembra all’inizio del film. Questo espediente narrativo introduce la lunga retrospettiva sulla vita della Miller, dal suo lavoro come modella e artista surrealista fino alla sua esperienza sul fronte di guerra. Tuttavia, il film fatica a mantenere un equilibrio tra il ritratto intimo della protagonista e la sua carriera professionale, risultando a tratti distaccato. Il finale si apre all’emozionante rivelazione della vera identità di quel giornalista, offrendo un interessante omaggio a quello che è veramente successo dopo la morte di Lee, tuttavia è troppo tardi per sentire anche il pur minimo gancio emotivo con i protagonisti.

Kate Winslet regala una delle sue interpretazioni più intense, riuscendo a restituire la determinazione e il coraggio di Miller. Tuttavia, la sceneggiatura non offre un ritratto completamente sfaccettato del personaggio e il film si concentra più sul suo lavoro come fotografa di guerra, lasciando in secondo piano la sua vita personale e le sue fragilità. Le relazioni con il partner Roland Penrose (Alexander Skarsgård), l’amicizia con David Scherman (Andy Samberg) e il rapporto con la direttrice di Vogue Audrey Withers (Andrea Riseborough) vengono accennate senza un vero approfondimento, facendo sì che molti personaggi appaiano come semplici comparse o sponde su cui Lee rimbalza.

Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)

Regia realistica e fotografia spenta

Dal punto di vista registico, Kuras adotta un approccio visivo potente, sfruttando il contrasto cromatico tra il mondo vibrante e saturo del pre-guerra e le tonalità spente e cupe del periodo bellico. La scelta di integrare le fotografie reali di Miller nel film conferisce autenticità alla narrazione, restituendo con forza il peso delle immagini chela donna ha catturato e consegnato alla Storia.

Uno degli aspetti più riusciti del film è la capacità di mostrare la Miller come una testimone della storia, capace di cogliere dettagli che i suoi colleghi uomini spesso trascuravano. La sua sensibilità nel ritrarre la sofferenza e l’umanità dietro il conflitto è un elemento centrale del film, ben interpretato da Winslet. Tuttavia, il film manca di quel pathos che avrebbe potuto renderlo memorabile, risultando a tratti troppo schematico, un biopic che non sfrutta le potenzialità del materiale originale.

Un biopic innocuo anche se visivamente affascinante

Nel complesso, Lee Miller è un’opera visivamente affascinante e impreziosita da una grande interpretazione di Kate Winslet, ma che non riesce a scavare a fondo nella complessità della sua protagonista risultando quindi innocuo. Il film si limita a raccontare la sua carriera senza esplorare appieno le sue contraddizioni e le sue battaglie interiori, rendendo il racconto più informativo che emozionale.

Le donne al balcone – The Balconettes: una clip dal film in sala dal 20 marzo

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Officine UBU è lieta di rilasciare la clip “La macabra scoperta” tratta dall’audace Le donne al balcone – The Balconettes (Les femmes au balcon), diretto e interpretato da Noémie Merlant (Ritratto della giovane in fiamme, Tàr, L’innocente) con Souheila Yacoub (Dune Parte 2, Climax), Sanda Codreanu (Mi Iubita Mon Amour) e Lucas Bravo (Emily in Paris), scritto in collaborazione con la regista e sceneggiatrice di culto Céline Sciamma, in arrivo al cinema dal 20 marzo.

Presentato al 77° Festival di Cannes e in anteprima nazionale italiana lo scorso ottobre nella sezione Best of alla Festa del cinema di Roma, LE DONNE AL BALCONE – The Balconettes è un esuberante mix di generi che affonda unghie e denti nel cinema di Almodóvar e Tarantino, unendo commedia, thriller,horror e surreale a temi attuali come la violenza di genere e il sessismo.

In una torrida notte estiva, tre amiche che condividono lo stesso appartamento a Marsiglia sono invitate a prendere un drink dal loro attraente vicino di casa (Lucas Bravo). Capitanate dall’irruenza di Ruby, (Souheila Yacoub), una camgirl libera e ribelle, Nicole (Sanda Codreanu), una scrittrice timida e sognatrice, e Élise (Noémie Merlant), un’attrice insicura e ansiosa, non esitano ad accettare l’invito. Sembra una serata come tante altre: tra un bicchiere e l’altro si fa tardi, e Nicole ed Élise tornano a casa. Ma la mattina Ruby si presenta alla porta in stato di shock. È l’inizio di una vicenda folle e surreale, di cui non vengono risparmiati i dettagli più crudi. Quando le ragazze intuiscono quello che è successo a Ruby e tornano nell’appartamento del vicino, davanti ai loro occhi appare una scena da incubo… Per risvegliarsi sarà necessario rimboccarsi le maniche e affrontare i fantasmi del passato e del presente.

Leggi la recensione di Le donne al balcone – The Balconettes

“La prima parte del film è più morbida, colorata e gioiosa, come se ci stessimo addentrando in una commedia romantica ispirata al cinema di Almodóvar – afferma Noémie Merlant – Un mix esplosivo di colore, eccesso e vitalità che permette alle protagoniste di atteggiarsi anche con volgarità e, così facendo, trovare il loro spazio. Questa “sana volgarità” imponeva anche di filmare le donne in momenti di rilassatezza, per evitare la sessualizzazione dei corpi. Mi piacciono questi personaggi colorati, donne molto caratterizzate, che parlano ad alta voce. A volte sono quasi caricature dei personaggi dei fumetti. Nella seconda parte, quando andiamo a casa del vicino, volevo che il film virasse verso il thriller, il fantasy, il gore. Volevo una fotografia che virasse verso il verde, per esprimere angoscia, pur mantenendo la linea della comicità e dell’assurdo. Avevo in mente lo stile dei thriller coreani e giapponesi, come The Wailing o The Chaser di Na Hong-jin o Ichi the Killer di Takashi Miike. Infine, Tarantino e Grindhouse – A prova di morte o tutti i film cruenti che guardavo da piccola con mia sorella, i film di fantasmi che mescolano i generi, soprattutto con molto umorismo”.

Durante una torrida estate a Marsiglia, tre giovani inquiline di un vivace condominio spiano dal balcone del loro appartamento la vita di un attraente vicino di casa. Ma quando l’uomo le invita a casa sua per un drink a tarda notte, le conseguenze saranno terrificanti e deliranti e le tre amiche dovranno escogitare una soluzione rocambolesca per uscire dai guai e rivendicare la loro libertà.

Un solo sguardo, la spiegazione del finale: il passato traumatico di Greta la raggiunge

Il thriller di Netflix Un solo sguardo, basato sull’omonimo romanzo bestseller di Harlan Coben, ha debuttato il 5 marzo 2025. La serie segue la storia di Greta Remiewska (interpretata da Maria Debska), che scopre una vecchia foto di suo marito insieme ad altre persone, scattata 15 anni prima. Questo ritrovamento dà il via a una serie di eventi misteriosi e riporta alla luce un trauma del passato.

Dopo una vacanza in famiglia, Greta sviluppa alcune fotografie e ne trova una che non riconosce. Nell’immagine, suo marito Jacek (Cezary Lukaszevicz) è ritratto accanto a una ragazza il cui volto è stato cancellato e ad altri sconosciuti. La foto riporta alla mente le bugie di Jacek e i ricordi di Greta legati a un concerto avvenuto 15 anni prima, in cui molte persone persero la vita a causa di un incendio e di una fuga di massa. Greta è sopravvissuta, ma ha sempre represso quel trauma.

Dopo aver visto la foto, Jacek scompare. Greta inizia così a indagare sulla sua sparizione e scopre numerosi segreti, tra cui la vera identità di suo marito e chi si cela dietro questi eventi tragici.

Un solo sguardo: chi ha rapito Jacek e qual è la sua vera identità?

Man mano che Greta approfondisce il mistero legato alla fotografia, la prima grande sorpresa riguarda la vera identità di Jacek. L’immagine suggerisce che tutti i misteri collegati all’indagine attuale siano legati a un concerto del 2009, a cui parteciparono tutte le persone ritratte nella foto, inclusa Greta.

Si scopre che Jacek, Alex, la ragazza nella foto e Szymon facevano parte di una band chiamata LAAD. Durante quel concerto, Jacek ebbe una violenta discussione con il cantante del gruppo, Jimmy, accusandolo di avergli rubato la canzone Un solo sguardo. Durante la rissa, Jacek viene colpito con un oggetto appuntito e muore sul colpo.

Per poter riscuotere i diritti d’autore del brano, sua sorella Sandra chiede a Szymon di fingersi Jacek. Così, per 15 anni, Szymon vive con una falsa identità. Tuttavia, quando trova la fotografia, decide di confessare tutto a sua moglie Greta. Prima che possa farlo, però, viene rapito e picchiato dagli uomini di Sandra, che non vuole che il segreto venga rivelato.

Un solo sguardo: Sandra è la mente dietro tutto

Alla fine si scopre che Sandra, la sorella di Jacek, che inizialmente si era spacciata per un’avvocatessa, è la vera responsabile di tutto. Dopo la morte del fratello, che lei stessa ha provocato per ottenere i diritti della canzone, Sandra organizza l’incendio doloso durante il concerto, causando la fuga disperata della folla e la morte di numerose persone.

È anche lei a orchestrare il rapimento di Szymon, quando quest’ultimo decide di dire la verità a Greta. I suoi uomini lo picchiano brutalmente, e Szymon muore in ospedale a causa di un arresto cardiaco. Alla fine, Sandra viene incriminata per tutti i crimini commessi nel tentativo di impossessarsi del denaro del fratello e viene arrestata.

Altre rivelazioni in Un solo sguardo

Alla fine della serie, il procuratore Borys Gajewicz, padre di Alex, rivela di essere stato lui a mettere la fotografia nella busta di Greta. Il suo scopo era scoprire chi avesse ucciso sua figlia.

In precedenza, aveva contattato Greta dicendole di aver ricevuto la stessa foto e di essere convinto che sua figlia fosse stata assassinata. Le sue supposizioni vengono confermate quando un sicario di nome Marek lo chiama e confessa di aver ucciso Alex.

Dopo che tutti i misteri vengono risolti e Greta riesce a ricordare il trauma che aveva represso, le torna in mente un ultimo dettaglio cruciale: è stata lei a scattare la fotografia che ritrae Jacek, Alex, Szymon e gli altri.

The White Lotus – Stagione 3: Jason Isaacs parla del suo personaggio come di una “tragedia shakespeariana”

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Jason Isaacs parla del drammatico futuro di Timothy nella terza stagione di The White Lotus. Timothy è il patriarca della famiglia Ratliff e dalla terza stagione di The White Lotus, episodio 1, è chiaro che si è cacciato nei guai. È in vacanza con sua moglie Victoria (Parker Posey), sua figlia Piper (Sarah Catherine Hook) e i suoi figli Lochlan (Sam Nivola) e Saxon (Patrick Schwarzenegger). Con i loro accenti tipici della Carolina del Nord e le loro strane relazioni, i membri della famiglia Ratliff sono stati tra i personaggi più chiacchierati della terza stagione.

Parlando con Entertainment Weekly, Jason Isaacs ha discusso del futuro del suo personaggio nella terza stagione di The White Lotus dopo i drammatici eventi dell’episodio 4. Isaacs ha iniziato giustificando il motivo per cui Timothy ha iniziato a prendere pillole, dicendo che “tutta la sua vita sta andando a rotoli e [lui] sta cercando di capire cosa fare al riguardo”. L’arco narrativo in cui Timothy alla fine si ritrova, dice Isaacs, è “roba da tragedia shakespeariana”. Ha ricordato di aver pensato “Devo fare le cose in grande, o si va in scena o si va a casa” quando si trattava di dare una buona interpretazione di White Lotus. Guarda la citazione completa di Isaacs qui sotto:

Si droga fino allo stordimento per cercare di non pensare al fatto che la sua intera vita sta andando in pezzi e per cercare di capire cosa fare al riguardo. In realtà è stata una bella sfida: ricordo che mentre leggevo i copioni pensavo: “Wow, devo tenere le polveri per cinque o sei episodi, e poi questa merda inizia davvero”.

Non hai visto altre cose che stanno arrivando, ma ricordo di aver pensato: “Sarà meglio che mi impegni a fondo e produca qualcosa qui”, perché ci sono molte parti che puoi affrontare e raccontare una storia molto drammatica senza che il tuo personaggio passi attraverso qualcosa di estremo. Ma ci sono grandi e vecchie interpretazioni in arrivo.

[L’arco di Timothy è] roba da tragedia shakespeariana. Si è tenuto tutto dentro per molto tempo. Arriva un momento in cui se ne vanno, se ce la fanno e sono vivi, perché chi lo sa, ma sarà inevitabile, il grande segreto che ha custodito.

Non so come ho fatto, il pubblico vedrà se ce l’ho fatta o no. Sta a loro giudicare, ma ricordo solo di aver pensato: “Devo fare le cose in grande, o vai alla grande o vai a casa”. E poi quando succedono cose di cui non posso parlare in particolare, deve entrare in gioco qualcos’altro, e c’è una mania e un terrore a cui devi accedere. Devi arrivarci. Voglio dire, devi essere il più reale possibile. E sì, ci sono stati alcuni cambi di marcia interiori necessari.

Cosa significa per il resto della terza stagione di White Lotus

Timothy è in una situazione piuttosto difficile dopo la fine dell’episodio 4 della terza stagione di The White Lotus. Dopo aver recuperato il telefono, che aveva finalmente abbandonato durante il terzo episodio, riceve una telefonata e scopre che i suoi problemi legali con gli affari loschi a casa potrebbero portarlo in prigione e/o fargli perdere la casa. Dice che preferirebbe letteralmente morire piuttosto che andare in prigione. Verso la fine dell’episodio, il personaggio è visto mentre sbircia nell’ufficio di Gaitok, dove c’è una pistola in una scatola. La pistola in seguito scompare, e si dà molto per scontato che Timothy l’abbia presa.

L’ultima volta che il pubblico ha visto Timothy, il personaggio era vivo. La citazione di Isaacs implica in realtà che il patriarca dei Ratliff sopravviverà per diversi episodi, poiché menziona il fatto di dover “tenere la polvere da sparo asciutta per cinque o sei episodi” prima che la sua storia si concluda completamente. Dato che l’attore non vuole rovinare la sorpresa al pubblico, è possibile che Timothy si spari ancora nell’episodio 5 o 6, ma il modo in cui Isaacs inquadra le cose suggerisce che arriverà all’episodio 8, anche se il personaggio non riuscirà a lasciare l’isola vivo.

Medusa, la spiegazione del finale: Gabriel è morto?

Medusa, la spiegazione del finale: Gabriel è morto?

La serie originale colombiana di Netflix, Medusa, racconta la storia di Bárbara Hidalgo, la nuova CEO del conglomerato colombiano Medusa. Poco dopo aver assunto la carica, Bárbara rischia di morire quando il suo yacht esplode in mare. Viene salvata da un guaritore locale, che la rimanda dalla sua famiglia affinché possa scoprire chi ha cercato di ucciderla. Ben presto, Bárbara si rende conto di essersi fatta molti nemici e, con l’aiuto del detective Danger e del fidato collega Gabriel, dovrà portare alla luce tutti i segreti oscuri della sua famiglia.

La serie, composta da 12 episodi, si rivela piuttosto prevedibile e, nel finale di Medusa, diventa chiaro chi ha tentato di uccidere Bárbara e perché—una trama che, francamente, non colpisce per originalità. Nell’ultimo episodio, Bárbara viene ingannata e portata a credere che Tatiana, l’amante di suo marito, abbia organizzato l’attentato contro di lei. Tuttavia, questa non è affatto la verità e nulla può essere confermato, dato che Tatiana è già morta. Riuscirà Bárbara a scoprire chi ha veramente cercato di ucciderla? O sarà di nuovo inghiottita dal mare? Scopriamolo insieme.

Come la famiglia si ribella a Damián

Nel finale di Medusa, Bárbara scopre che sua madre non li ha mai abbandonati per un altro uomo, ma che in realtà è stato suo padre, Damián, a costringerla a stare lontana dai figli, facendola internare. Ora, Bárbara porta il fratello minore, Christian, a rivedere la madre, e la famiglia ritrova un equilibrio, almeno in parte.

Nel frattempo, emerge un’altra verità sconvolgente: Damián costringeva le dipendenti della Medusa a concedergli favori sessuali, mentre la madre di Bárbara voleva solo smascherarlo e proteggere quelle donne. Inoltre, Bárbara scopre che suo zio Camilo è un pedofilo e che aveva avuto rapporti con Diego, un uomo che accetta di denunciarlo, quando quest’ultimo aveva solo 14 anni. Bárbara usa queste informazioni per mettere il cugino contro lo zio e, successivamente, espone pubblicamente anche il padre. Questo porta la famiglia a voltargli le spalle e alla sua espulsione dall’azienda.

Alla fine, Bárbara, che ora ha deciso di essere una persona migliore, accetta di lasciare la presidenza della compagnia al fratello minore, mentre lei continuerà a gestire le operazioni dietro le quinte.

Chi ha cercato di uccidere Bárbara e perché?

La verità è che il colpevole è proprio colui che sembrava il suo alleato: Gabriel. Tutto diventa chiaro quando Gabriel dice a Bárbara che una sua vecchia amante è tornata, riferendosi proprio a lei. Nonostante abbia recuperato gran parte dei suoi ricordi per risolvere il mistero, Bárbara non ricorda affatto chi fosse Gabriel, né il fatto che lui le avesse confessato il suo amore dopo aver lavorato segretamente al suo fianco per mesi.

È la classica storia di un uomo frustrato che si innamora di una donna forte e indipendente, già impegnata, e che decide di distruggerla quando capisce che non potrà mai averla. Gabriel pianifica tutto, ma quando Bárbara sopravvive, vede nella sua resurrezione una seconda possibilità. Si insinua di nuovo nella sua vita, cercando di sostenerla in ogni modo, fino a quando non viene ostacolato da Danger, che finisce per conquistare il cuore di Bárbara.

Un dettaglio che rimane poco chiaro è chi fossero le persone che hanno tagliato il dito di Bárbara mentre era in mare. Questo non è opera di Gabriel, quindi potrebbero essere stati semplici ladri, ma la serie non approfondisce questo aspetto, nonostante avrebbe potuto aggiungere un interessante sviluppo alla trama.

Danger ottiene la sua vendetta?

Un’altra grande linea narrativa della serie riguarda Danger, che si sente responsabile per la morte del suo partner Saul, ucciso durante una sparatoria. Danger è convinto di dover eliminare Ciclope, il sicario del cartello che ha ucciso il suo amico. Nell’episodio finale, durante un appostamento, Danger riesce a picchiare Ciclope fino a renderlo inoffensivo, ma l’uomo riesce comunque a estrarre una pistola per sparargli. Fortunatamente, un collega di Danger interviene e uccide Ciclope, dando a Danger la chiusura che cercava.

Gabriel si è davvero suicidato?

Dato che Medusa esplora il tema della guarigione spirituale, si potrebbe interpretare la morte di Gabriel come una sorta di karma. Dopo aver ucciso Tatiana e aver simulato il suo suicidio per scaricare la colpa su di lei, finisce lui stesso morto in circostanze simili. Ma ha davvero scelto di togliersi la vita?

Gabriel si è fatto molti nemici nella famiglia Hidalgo quando ha deciso di schierarsi con Bárbara. Chiunque potrebbe averlo eliminato. Il sospetto principale è Damián, che, dopo essere stato estromesso dall’azienda e aver visto la sua ex moglie riacquistare potere, potrebbe aver cercato vendetta. Anche Jacob potrebbe essere un candidato, visto che la rivelazione dei crimini di suo padre ha portato alla paralisi della madre, vittima dell’odio sociale.

Oppure potrebbe essere stata la stessa Bárbara?

Nel frattempo, la Medusa lancia una nuova linea di funghi allucinogeni per favorire la connessione spirituale, guidata da Eluney, ex amante e amico di Bárbara. Finalmente, Bárbara mantiene la promessa di restituire qualcosa alla comunità, e le mangrovie vengono protette.

Nel finale di Medusa, Gabriel viene trovato morto nella sua cella dopo aver dato segni di squilibrio mentale per un mese. Prima di morire, lascia un messaggio in codice che si traduce in: “Se mi uccidono qui, sarà il demone Hidalgo.”

Questo lascia aperta la possibilità di una seconda stagione, in cui Bárbara e Danger potrebbero indagare su chi sia veramente questo “demone”. Per ora, però, non ci resta che aspettare. E voi, avete teorie su chi abbia davvero ucciso Gabriel?

Delicious, la spiegazione del finale: Philipp ha mangiato sua madre Esther?

Nel film Delicious di Netflix, il concetto della frase “mangia i ricchi” viene portato a un livello completamente nuovo da una donna di nome Teodora e dal suo gruppo, che prendono di mira una famiglia di quattro persone.

La storia ha inizio con una coppia tedesca, John ed Esther, che arriva nel sud della Francia con i loro figli, Philipp e Alba, per trascorrere una vacanza nella villa di famiglia appartenente al padre di Esther. Tuttavia, sin dal primo giorno emergono tensioni all’interno del nucleo familiare, in particolare tra i due coniugi. Nonostante sia in vacanza, Esther è costantemente al telefono per motivi di lavoro, mentre John evita le chiamate che potrebbero compromettere la sua carriera e la sua vita personale.

Durante la loro prima sera fuori, la famiglia cena in un ristorante, attirando l’attenzione di un gruppo di persone. Al ritorno a casa, una ragazza si ferma davanti alla loro macchina. Non è gravemente ferita, ma il graffio che mostra (all’insaputa della famiglia) è autoinflitto. Invece di portarla in ospedale o avvisare la polizia, John ed Esther decidono di curarla a casa e poi liquidarla con del denaro, sperando di non rivederla più. Il mattino seguente, la ragazza scompare, dando alla coppia l’illusione di aver evitato un problema. Tuttavia, poco dopo, lei ritorna con una proposta.

@Netflix

La giovane, di nome Teodora, sostiene di aver perso il lavoro a causa dell’incidente e chiede di essere assunta come domestica. Nonostante le perplessità di John, Esther accetta. Gradualmente, Teodora si insinua nella loro vita, manipolandoli e isolandoli l’uno dall’altro. Tuttavia, il suo comportamento non è dettato dal semplice piacere della manipolazione: dietro le sue azioni si cela un piano ben più oscuro.

Il colpo di scena finale di Delicious

L’ultima mezz’ora del film rivela una scioccante verità: Teodora e il suo gruppo sono cannibali. L’incidente con l’auto e il lavoro come domestica erano solo un pretesto per entrare nella famiglia tedesca e renderne i membri vulnerabili. John ed Esther pagano con la vita la loro ingenuità, ma i loro figli hanno una sorte diversa.

Philipp, ad esempio, ignora il destino dei genitori fino alla mattina successiva. Dopo un giro in bicicletta, torna a casa e trova Alba che dorme accanto a Teodora a bordo piscina. Affamato, entra in cucina e mangia un pezzo di carne da un piatto. Solo quando sente qualcosa di strano in bocca si accorge di aver morso un anello, che si rivela appartenere a sua madre. Senza ancora comprendere appieno la situazione, Philipp potrebbe pensare che l’anello sia caduto accidentalmente nel cibo preparato dalla madre. Tuttavia, essendo la carne cucinata di recente e considerando che Esther era sparita da giorni, la verità inizia a delinearsi: senza saperlo, ha appena mangiato la carne della propria madre.

Perché Teodora lascia Philipp in vita?

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Considerata la brutalità con cui John, Esther e persino la loro amica Cora vengono eliminati, è lecito chiedersi perché Philipp venga risparmiato. Nonostante il rischio che lui possa identificarli, Teodora e il suo gruppo non sembrano minimamente preoccupati. Ciò suggerisce che abbiano già compiuto crimini simili senza mai essere scoperti.

Dall’inizio del film emerge il loro profondo disprezzo per i ricchi, evidenziato in una scena in cui uno dei membri del gruppo, Lucien, urina in una bottiglia di vino destinata agli ospiti dell’hotel. Identificano John ed Esther come bersagli facili non appena arrivano e sanno che la loro villa isolata li rende vulnerabili. Inoltre, la cameriera dell’hotel, complice del gruppo, suggerisce loro di bere un bicchierino prima di andarsene, garantendo che abbiano abbastanza alcol nel sangue da non reagire immediatamente dopo l’incidente con Teodora.

Tuttavia, quando si tratta dei bambini, Teodora sembra meno spietata. È possibile che, nonostante sia una cannibale, segua un proprio codice morale che le impedisce di uccidere i più piccoli. Inoltre, Philipp e Alba sviluppano un rapporto con lei che va oltre quello di semplice servitù domestica. Philipp, in particolare, è affascinato da lei, e Teodora sfrutta questa attrazione a suo vantaggio. Ma tra loro non c’è mai l’odio che nutre verso i genitori.

Perché Teodora porta via Alba?

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Se già la scoperta del destino dei genitori sarebbe stata traumatica per Philipp, il fatto che Teodora porti via anche Alba rende la situazione ancora più inquietante. Mentre il fratello rimane solo, Alba viene trascinata nel mondo del gruppo di cannibali.

Fin dall’inizio, Teodora sembra avere un legame speciale con Alba, forse riconoscendo in lei un’anima affine. Nel corso del film, alimenta il distacco della bambina dalla sua famiglia, insinuando che sua madre non si fidi di lei e manipolandola fino a farla sentire più vicina a lei che ai propri genitori. Alla fine, invece di lasciarla al fratello, decide di portarla via, probabilmente con l’intento di farla entrare nel gruppo.

Non è chiaro se Alba sia consapevole della verità sulla sorte dei suoi genitori. Potrebbe essere stata protetta dallo shock o, peggio, Teodora potrebbe averla manipolata per farle credere che i suoi genitori meritassero la loro fine. Se la polizia non li ferma, c’è una forte possibilità che Alba diventi una di loro e, potenzialmente, una futura cannibale.

Cosa succede a John e Cora?

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Una delle scene più agghiaccianti del film è quella in cui Esther scopre la verità. Dopo essersi allontanata per un po’ con Lucien, si insospettisce trovando carne dall’odore strano nel frigorifero del giovane. Il suo sospetto diventa terrore quando sente sangue sgorgare dal rubinetto e vede uno degli amici di Teodora mangiare un uomo. Prova a fuggire, ma viene catturata e, poco dopo, brutalmente uccisa e divorata dal gruppo.

John subisce un destino simile. Dopo che Cora cerca invano di allontanare Teodora e il suo gruppo dalla villa, decide di andarsene da sola. Tuttavia, più tardi, la sua auto viene ritrovata abbandonata davanti al cancello, segno che non è mai riuscita a fuggire. Anche lei è stata eliminata.

John, intanto, viene assalito dal gruppo con una sbarra di ferro. Sebbene la scena non mostri esplicitamente la sua morte, il destino è chiaro: anche lui è stato trasformato in cibo. Considerando che i membri del gruppo erano ancora sazi dalla cena precedente, è probabile che la sua carne sia stata conservata, proprio come le riserve trovate nel frigorifero di Lucien.

Conclusione

Delicious offre una critica feroce alle disparità sociali, trasformando la lotta di classe in una metafora letterale di cannibalismo. La storia si chiude con un finale inquietante: mentre Philipp scopre la scioccante verità, Alba è già stata assimilata nel mondo di Teodora. Con un mix di orrore e satira sociale, il film lascia il pubblico con una domanda angosciante: la vera mostruosità risiede solo nei cannibali o anche nel mondo che li ha creati?

BIF&ST – Bari International Film&Tv Festival 2025: presentato il programma

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Si è tenuta oggi la conferenza stampa di presentazione del programma della 16ma edizione del BIF&ST – Bari International Film&Tv Festival, diretto dal giornalista e critico cinematografico Oscar Iarussi, in programma dal 22 al 29 marzo 2025.

Eccoci al Bif&st 2025, in programma dal 22 al 29 marzo a Bari, con le sue numerose sezioni nei teatri e nei cinema consuetudinari o ritrovati, il suo affezionato pubblico di sempre e, siamo certi, gli spettatori più giovani o giovanissimi. Parliamo della cosiddetta Generazione Z o giù di lì, che – secondo recenti ricerche – sebbene sia cresciuta con lo streaming (e la pandemia) sta scoprendo la vertigine della sala, le visioni “live” e collettive, il piacere del confronto con i registi e gli interpreti, i quali, dal canto loro, sempre più spesso accompagnano i film in uscita di città in città. Nel 2024 da poco alle nostre spalle oltre il 40 per cento degli spettatori è da annoverarsi nella fascia under 24, in barba a chi continua a descrivere i giovani apatici e indifferenti a tutto.

Il Bif&st 2025 prevede circa 140 appuntamenti e 125 film in proiezione unica (non ci sono repliche) tra anteprime mondiali, europee e italiane. Sapete già della importante RETROSPETTIVA dedicata a NANNI MORETTI per i suoi cinquant’anni di cinema, arricchita da un incontro con l’Autore domenica mattina 23 marzo al Petruzzelli. E sapete del FOCUS A24, il primo omaggio organico che l’Italia rende all’innovativa esperienza della casa di produzione e distribuzione statunitense di tanti recenti successi candidati all’Oscar (Everything Everywhere All at Once, The Whale, La zona d’interesse) fondata nel 2012 da Daniel Katz, David Fenkel e John Hodges. Tra l’altro, leggenda vuole che A24 debba il suo nome all’omonima autostrada italiana Roma-Teramo, lungo la quale Katz avrebbe avuto la folgorazione di chiamarla così. Come dire? On the road again.

Sezioni, film, incontri, ospiti, conduttori e premi vengono elencati nelle pagine a seguire. Sono numeri importanti. Tuttavia, essi non ambiscono né alludono a un malinteso gigantismo, anzi, scandiscono un’edizione di passaggio mossa piuttosto dal bisogno di essere inclusivi, ovvero di stabilire o rinforzare legami e corrispondenze internazionali, sempre nel segno della ricerca della qualità. Il Bif&st 2025 è stato di fatto realizzato in pochi mesi, avvertendo la responsabilità di custodire il grande lavoro compiuto fin qui da Felice Laudadio, assai apprezzato dal pubblico, ma anche di cominciare a esplorare un nuovo orizzonte. Abbiamo aderito subito all’idea delle “tre M” indicata dalla Regione Puglia a mo’ di guida del nuovo progetto artistico culturale del Festival, «assumendo il Meridione, il Mare e il Mediterraneo quali ambiti e paesaggi culturali di riferimento», con l’intento di «esprimere i valori storico-culturali propri della Puglia, nonché utilizzare il linguaggio universale della Cultura e del cinema per costruire ponti, relazioni, cooperazione tra i popoli e tra le comunità».

Ecco quindi il concorso internazionale MERIDIANA le cui proiezioni si terranno a ingresso libero nel Kursaal Santalucia di Bari, lo storico teatro con vista mare ormai da tempo di proprietà regionale. Da domenica 23 a sabato 29, verranno proiettati in anteprima per l’Italia due titoli ogni pomeriggio, quattordici in tutto, inclusa una coppia di film fuori concorso, provenienti dai Paesi dell’area mediterranea intesa in senso largo, cioè geopolitico e culturale. Le singole produzioni, a ben vedere i titoli di testa, sono a loro volta una testimonianza del Melting pot mediterraneo, che da sempre vibra di scambi economici, di relazioni culturali, talora della nostalgia degli esuli (senza esilio non c’è patria, come noi italiani sappiamo grazie a Foscolo, Garibaldi, Silone…).  Sicché, per fare solo l’esempio del film di apertura di MERIDIANA, Yunan (2025), il regista Ameer Fakher Eldin è siriano, laddove la produzione si avvale di apporti da Germania, Canada, Italia, Palestina, Qatar, Giordania e Arabia Saudita. Il film spagnolo della giovane Gala Gracia, Lo que queda de ti (2025), batte bandiera iberica-portoghese-italiana, ma il produttore spagnolo Carlo D’Ursi è nato a Bari. Idem per il film lusitano Sempre (2024, fuori concorso), che è concepito dall’artista e regista barese Luciana Fina, da molti anni trasferitasi a Lisbona, scovando e rivisitando preziosi materiali d’archivio sulla Rivoluzione dei garofani del 1974. Di certo, gli autori e le produzioni coprono uno spettro larghissimo: Spagna, Palestina, Algeria, Siria, Israele, Macedonia, Portogallo, Albania, Germania, Italia, Belgio, Francia, Marocco, Egitto, Grecia…

A valutare i film di MERIDIANA sarà una giuria parimenti mediterranea, presieduta dallo scrittore e artista di fama mondiale Tahar Ben Jelloun, francese nato in Marocco, e composta dalla regista Soudade Kaadan, siriana nata in Francia e residente a Londra, dalla comparatista e italianista Nadine Wassef dell’Ain Shams University del Cairo, dal regista italo-albanese Roland Sejko che dirige la redazione editoriale dell’Archivio Storico Luce a Roma, e dalla sceneggiatrice e critica cinematografica Antonella Gaeta. Grazie a MERIDIANA il pubblico del Bif&st tasterà il polso delle contraddizioni e delle tragedie, ma anche delle opportunità e delle promesse insite nello scenario mediterraneo. Trascurato o dimenticato per molti anni dall’Unione europea col suo baricentro franco-tedesco, il Mediterraneo resta un possibile antidoto agli opposti fondamentalismi che imperversano e alla delirante smisuratezza “oceanica”, come ci ha insegnato Franco Cassano, il filosofo del Pensiero meridiano, cui, d’intesa con la sua famiglia, abbiamo voluto intitolare il premio per il miglior film di MERIDIANA. Senza il Mediterraneo, senza Gerusalemme e Atene, per evocare un classico novecentesco di Leo Strauss, non vi sarebbe l’idea stessa di Europa. In effetti, l’Europa non c’è o quanto meno è fragile e afasica nello scontro o nell’ambiguo abbraccio tra le superpotenze Cina, USA e Russia.

L’altro concorso del Bif&st 2025 rinverdisce un marchio “storico” del festival barese, PER IL CINEMA ITALIANO, e comprende lungometraggi, mediometraggi, film di finzione e documentari tutti almeno in anteprima italiana, senza distinzioni di genere o produzione, sotto il segno della libertà creativa e dell’indipendenza produttiva. Formati e linguaggi differenti, dal film storico al fantasy, dalla ricostruzione d’epoca alla biografia televisiva di qualità, dal documentario di viaggio all’azzardo sperimentale… Nel solco della vocazione “comunitaria” del Bif&st, le opere saranno valutate da una giuria popolare coordinata dalla regista Costanza Quatriglio, a sua volta una delle autrici più “mediterranee” del nostro cinema (da L’isola a Terramatta), con l’ausilio del direttore del festival “Vicoli corti” di Massafra, Vincenzo Madaro. In palio il premio per il miglior film e altri riconoscimenti a disposizione dei trenta giurati, scelti tra centinaia di candidati che hanno aderito prontamente alla chiamata del festival, che prevedeva una minima riserva di cinque giurati su trenta destinata agli studenti del DAMS di Bari (grazie a tutti e in primis agli esclusi dalla giuria… Appuntamento alla prossima!). Le proiezioni di PER IL CINEMA ITALIANO si terranno da domenica 23 marzo a venerdì 28 ogni pomeriggio nelle sale del Galleria, a ingresso libero.

Per entrambe le competizioni non abbiamo previsto le conferenze stampa, come dire, “omnibus”, ovvero insieme ad altri protagonisti delle giornate. È una scelta dettata dalla volontà di “proteggere” e valorizzare gli autori che verranno a Bari, i quali potranno confrontarsi con i giornalisti e con il pubblico subito dopo ogni singola proiezione, al Kursaal Santalucia o al Multicinema Galleria, in un dialogo tanto più utile perché “a ragione veduta”, alla luce cioè del film appena proiettato (è la formula del “Q & A” collaudata nei festival internazionali, Question and Answer, domanda e risposta). Lo stesso vale per l’altra neonata sezione A SUD, all’AncheCinema, con proposte che spaziano dal nostro Meridione fino all’America Latina, e per ulteriori EVENTI SPECIALI che punteggiano il programma.

Le anteprime di ROSSO DI SERA al Petruzzelli. Dopo l’attesissima apertura con Le assaggiatrici di Silvio Soldini dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino tradotto in oltre quaranta lingue, tre sono i film italiani in cartellone. Si tratta di Un passo alla volta di Francesco Cordio, il racconto di tre voci amatissime (Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè), di una lunga feconda amicizia e del loro impegno in favore della solidarietà; di Una figlia diretto da un autore affermato qual è Ivano De Matteo e dell’esordio nella regia dell’attrice Greta Scarano con La vita da grandi. Un trittico di film che guardano alla società e cercano di indagarla con approcci acuti e originali. Il titolo statunitense di ROSSO DI SERA è Opus di Mark Anthony Green, un thriller grottesco, musicale e a suo modo politico sul fenomeno delle sette, a coronamento del FOCUS A24. Due i film francesi tra i più vivaci e interessanti della nuova stagione (Auction di Pascal Bonitzer e L’Amour ouf diretto da Gilles Lellouche, con l’intrigante enigma del titolo: scopritelo!). Infine ROSSO DI SERA presenta un evento esclusivo coprodotto dal Bif&st e dalla Fondazione Petruzzelli: l’esecuzione dal vivo, diretta da Pietro Mianiti, della colonna sonora di Ennio Morricone che accompagnerà la proiezione sul grande schermo di Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Un classico riproposto nella formula del film-concerto che sta prendendo piede da Parigi a New York, per la prima volta concepita per un festival in Italia.
Tutti gli appuntamenti di ROSSO DI SERA saranno preceduti dalla consegna del Premio Bif&st “Arte del Cinema” per l’eccellenza creativa nella continuità dell’opera, destinati a protagonisti tra i più prestigiosi della scena contemporanea, gli stessi degli INCONTRI DI CINEMA mattutini sempre di scena al Petruzzelli. Il premio Bif&st “Arte del Cinema” andrà, nell’ordine, a Nanni Moretti che sarà presente domenica mattina 23 marzo, a Monica Guerritore, Francesca Comencini, Sergio Rubini, Alberto Barbera, Isabella Ferrari e Carlo Verdone, il quale, con l’intervento di Claudia Gerini, sabato 29 marzo festeggerà a Bari i trent’anni di Viaggi di nozze. Ma ci è sembrato giusto assegnare nella serata inaugurale di sabato 22 marzo il primo dei premi Bif&st “Arte del Cinema” a Felice Laudadio, instancabile organizzatore culturale e direttore di festival da Taormina a Venezia, prima di ideare e dirigere il Bif&st stesso.

Le contaminazioni fra le arti e i linguaggi, cui guardiamo da sempre con interesse e passione, trovano riscontro anche nella sezione DOPPIO TESTO, curata con la scrittrice Chiara Tagliaferri (autrice di Strega comanda colore e, con Michela Murgia, dei libri della serie Morgana), la quale animerà al Galleria i confronti tra cinema e letteratura con Michele Placido e Giancarlo De CataldoAlice Urciuolo e Stefano MordiniMaurizio De Giovanni e Lino Guanciale. Inoltre Tagliaferri introdurrà un’altra anteprima assoluta del Bif&st 2025, Il Maestro e Margherita di Michael Lockshin, film-evento in Russia dove ha goduto di un vastissimo consenso popolare ma anche di un qualche ostracismo, tratto dal classico di Michail Bulgakov, la cui prima traduzione italiana fu fatta a Bari nel 1967 grazie all’editore Diego De Donato. Sul versante cine-letterario abbiamo, tra l’altro, La casa degli sguardi di Luca Zingaretti dall’omonimo romanzo di Danielle Mencarelli, e Fuochi d’artificio di Susanna Nicchiarelli da quello di Andrea Bouchard. Da segnalare anche Le Lezioni della Storia. Canfora e Laterza da Bari in poi, un documentario sul grande storico e filologo e la sua relazione con la casa editrice barese.

Il Bif&st 2025 è insomma una fitta trama di incontri, di classici e di restauri, di lavori innovativi, di FRONTIERE espressive e geopolitiche del cinema d’oggi con opere sui Balcani, a trent’anni esatti dal massacro di Srebrenica, sui Paesi Baschi, la Cina, la Corsica… Senza dimenticare il LABORATORIO DI SCRITTURA di film e serie affidato quest’anno alla sceneggiatrice e produttrice Laura Paolucci (Gomorra, L’amica geniale, Il colibrì) e i cortometraggi (SARO’ BREVE) che abbiamo voluto collocare simbolicamente nella mattinata di inizio festival sabato 22 marzo. V’è poi una magnifica incursione nel grande cinema di ieri e di sempre, la mostra fotografica IL MOMENTO PERFETTO di Sergio Strizzi allestita nella Camera di Commercio di Bari. Uno scatto di Strizzi, Monica Vitti e Alain Delon sul set di L’eclisse di Antonioni (1962) è l’immagine simbolo del Bif&st 2025, omaggio alla Vitti, legata a Bari dalle memorie di Polvere di stelle di Alberto Sordi (1973) e al grande interprete francese venuto meno l’estate scorsa, che per noi resterà sempre Rocco Parondi, l’emigrante meridionale a Milano con i suoi fratelli nel capolavoro di Visconti. Per cominciare, in pre-apertura del festival, nel pomeriggio di sabato 22 un altro tributo: Cuore selvaggio di David Lynch, scomparso poco fa, riportato in sala da Lucky Red. Al pari di Scorsese, Coppola e Spielberg, Lynch era profondamente americano eppure radicalmente innamorato del cinema italiano, di Fellini, Tonino Delli Colli, Dino De Laurentiis e naturalmente della sua ex compagna e musa Isabella Rossellini, nel ruolo di Perdita Durango in Cuore Selvaggio, Palma d’oro a Cannes 1990 conferitagli da una giuria presieduta da Bernardo Bertolucci. Altri classici del cinema saranno introdotti da critici come Paolo Mereghetti ed Enrico Magrelli.
Il caos, il sogno, la realtà, la guerra, l’amore, le terre, il mare, l’arte. Un festival è solo un festival, in un mondo che certe mattine al risveglio ci sembra impazzito o distopico, per dirla con un termine drammaticamente di voga. Può essere però un tentativo di capirlo meglio, il mondo che ci è dato.
Infine i ringraziamenti non di rito alla Regione Puglia e al presidente Michele Emiliano, alla Fondazione Apulia Film Commission e alla presidente Anna Maria Tosto, al CdA della Fondazione, al direttore Antonio Parente e al RUP Cristina Piscitelli, al Ministero della Cultura, al sindaco Vito Leccese e al Comune di Bari che ha preparato un articolato programma del Fuori Bif&st, alla SIAE Società Italiana Autori ed Editori e al suo presidente Salvatore Nastasi, nuovo sostenitore del festival insieme a vari altri enti, e alle aziende e alle banche pugliesi che hanno deciso di sponsorizzare il Bif&st 2025 con contributi mai tanto numerosi e generosi. Il mio grazie di cuore, ultimo ma non meno importante, al comitato di selezione e alla squadra del Bif&st 2025 e della AFC per l’impegno inesausto e la passione che stanno mettendo in gioco.

Locarno Film Festival 2025, Retrospettiva 2025: Great Expectations

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Alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre il suo impero d’oltremare iniziava a sfaldarsi, la Gran Bretagna imboccava la via accidentata della ricostruzione e della rinascita nazionale. L’ampia panoramica dedicata al cinema britannico di quel periodo, organizzata in collaborazione con il BFI National Archive, la Cinémathèque suisse e con il supporto di STUDIOCANAL, mostra la risposta culturale e il tentativo da parte di cineasti, scrittori, produttori, performer e studios nazionali di leggere le trasformazioni di quella nuova e turbolenta fase.

Con proposte che spaziano dai classici più amati di registi leggendari come David Lean, Carol Reed o Powell e Pressburger (questi ultimi già al centro di due grandi retrospettive, allestite rispettivamente a Locarno nel 1982 e dal BFI nel 2023), per arrivare a perle di genere firmate da artisti meno noti come Seth Holt o Lance Comfort, il programma omaggia i registi dei grandi studios attivi tra il 1945 e il 1960, prima dei grandi cambiamenti del decennio successivo. La panoramica del Festival riserverà uno spazio di primo piano anche all’importante ruolo svolto dalle registe coeve, con film diretti da Muriel Box, Wendy Toye, Margaret Tait e Jill Craigie, e dai registi americani esiliati per effetto della lista nera anticomunista, come Joseph Losey, Cy Endfield e Edward Dmytryk.

Il programma comprenderà pellicole restaurate in digitale e copie provenienti dalla collezione del BFI National Archive – che quest’anno festeggia il suo 90esimo anniversario –, grazie alle quali le produzioni degli anni 1945-1960 torneranno a dialogare con il presente. L’iniziativa sarà accompagnata da una pubblicazione in inglese edita da Les Éditions de l’Œil e a cura di Ehsan Khoshbakht, con contributi di firme internazionali. Al termine di Locarno78 la retrospettiva inizierà inoltre il suo viaggio lungo i circuiti esteri, facendo tappa, tra il mese di agosto e settembre, alla Cinémathèque suisse.

Ehsan Khoshbakht, curatore della retrospettiva: «È difficile credere che la produzione di una delle industrie cinematografiche europee più raffinate e di qualità, che ha regalato a Hollywood tra i suoi artisti e tecnici di maggior spicco, sia ancora così poco esplorata al di fuori dei suoi confini nazionali. Il cinema britannico degli studios è riuscito a fondere l’intrattenimento di massa con forme stilistiche estremamente innovative e a elevarsi a forma d’arte. Concentrandoci esclusivamente sui film contemporanei (e omettendo film di ambientazione storica, fantasy e di guerra), abbiamo deciso di raccontare la storia di una nazione in cerca della propria identità: in modalità ora cupa e assorta, ora, come nella migliore tradizione della commedia brillante inglese, ilare e mordace. È il ritratto di un paese in più di 40 film».

Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: «Amato e difeso da un cineasta come Martin Scorsese, il cinema britannico sarà esplorato in maniera sistematica dalla nostra retrospettiva in un periodo cruciale della sua storia: dalla fine della Seconda guerra mondiale all’avvento del Free Cinema – un periodo fertile e vitale che ha influenzato profondamente l’evoluzione del cinema britannico e non solo».

James Bell, senior curator del BFI National Archive: «Quello compreso tra la fine della guerra e le rivoluzioni culturali degli anni Sessanta è stato per la Gran Bretagna un periodo turbolento. Sfide interne e la messa in discussione dello status internazionale del paese hanno fruttato al cinema britannico un bottino ricco e troppo spesso mal compreso. Il BFI National Archive è felice di collaborare con il Locarno Film Festival alla presentazione di questo programma, che propone molte copie di rari film d’archivio conservati dal BFI. Siamo entusiasti all’idea di mostrarli a un nuovo pubblico internazionale e di gettare nuova luce su titoli affascinanti e figure chiave che hanno operato davanti e dietro la macchina da presa. Ci aspettano volti familiari, ma anche molte bellissime scoperte».

La 78esima edizione del Locarno Film Festival si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2025.

Lee Miller: la spiegazione del finale. Cosa succede alla protagonista?

La parte migliore del biopic Lee Miller è senza dubbio l’interpretazione di Kate Winslet, estremamente convincente e degna di lode. Adattato dalla biografia di Anthony Penrose intitolata The Lives of Lee Miller, il film racconta alcune parti della vita avventurosa di Lee Miller, che passò dall’essere modella a fotografa quando l’Europa fu devastata dalla seconda guerra mondiale. Nel complesso, il film è sicuramente interessante da guardare, soprattutto per coloro che hanno un minimo di interesse per la storia, ma di cosa parla il film?

Lee Miller inizia con un’inquadratura di una donna che corre per le strade di una città europea colpita dalla guerra intorno al 1945, con una macchina fotografica appesa al collo. Mentre individua un soggetto interessante, uno stivale da soldato che giace sulla strada con una serie di proiettili che ne fuoriescono, e ne scatta una foto, si verifica un’esplosione molto vicina, che la fa sbalzare all’indietro e la ricopre di polvere e fumo. Mentre il film si sposta in avanti di molti anni, fino al 1977, vediamo la stessa donna, Lee Miller, da anziana, che si versa un drink nella sua casa in Inghilterra. Viene intervistata da un giovane, ma Lee è chiaramente un po’ riluttante a rispondere alle sue domande, soprattutto perché trova tali interviste inutili.

Crede fermamente che le interviste siano solo una forma più gentile di interrogatorio e apparentemente non desidera rivelare troppo sulla sua vita e sulle sue opere. Il giovane intervistatore inizia con il piede sbagliato, insinuando che Lee avesse fatto cose nella sua vita solo per fama e riconoscimento, ipotesi che lei rifiuta con fermezza. Tuttavia, mentre la donna inizia gradualmente a parlare con il suo intervistatore, diventa lentamente evidente che la sua vita è stata piena di avventure pericolose e dimostrazioni di spavalderia che meritano sicuramente di essere documentate.

Veniamo riportati di nuovo al passato, nel 1938, questa volta attraverso la narrazione di Lee, mentre descrive la sua vita spensierata all’epoca. Dopo aver lavorato come modella e musa per vari fotografi, tra cui Man Ray, Lee era in vacanza a Mougins, in Francia, quando incontrò per la prima volta un inglese di nome Roland Penrose. L’ascesa di Adolf Hitler era già oggetto di discussione all’epoca, ma nessuno degli artisti conoscenti di Lee poteva prevedere cosa sarebbe successo nei mesi successivi. Mentre Lee e Roland iniziavano una vorticosa storia d’amore, Hitler ottenne il potere in Europa e mosse guerra al resto del continente.

Kate Winslet e Marion Cotillard in Lee Miller (film, 2024)

Fu sia per allontanarsi da Parigi, che stava diventando un focolaio di instabilità politica, sia per andare a vivere con Roland, che Lee si trasferì a Londra. Era sempre stata interessata alla fotografia e ora che meno persone la volevano come soggetto delle loro fotografie, poiché le donne trentenni erano già considerate troppo vecchie per fare le modelle, mostrò interesse nel perseguire l’arte dall’altro lato della macchina fotografica. Così, Lee incontrò una giornalista di nome Audrey Withers e iniziò a lavorare per la rivista Vogue England. Con il cambiamento dei tempi, Vogue, che era stata una rivista di moda, voleva raccontare anche storie dal fronte di guerra e Lee si candidò per fotografare gli eventi, senza sapere che quelle esperienze le avrebbero cambiato la vita per sempre.

Quali furono le prime esperienze di Lee Miller come fotografa di guerra?

La carriera di fotografa di Lee Miller iniziò scattando scene dalle strade di Londra in rapido cambiamento, dove sempre più uomini venivano inviati a combattere nel conflitto globale. Come la maggior parte delle persone, anche lei era scioccata e arrabbiata per la situazione che si stava sviluppando in Europa e Lee era determinata a fare qualcosa al riguardo. Molti dei suoi amici intimi erano bloccati a Parigi, che era già stata invasa e occupata dai nazisti, e questo la lasciò in uno stato di ansia impotente. La prima interazione diretta di Lee con individui legati alla guerra fu quando fotografò le donne che prestavano servizio nell’Auxiliary Territorial Service, o ATS, che era fondamentalmente il ramo femminile dell’esercito britannico all’epoca. Alla fine iniziò a fare richieste per essere inviata sul campo di battaglia per riferire sulla situazione e, sebbene Audrey Withers continuasse a ricordarle le regole e le convenzioni, Lee non si arrese. Dopo alcuni tentativi, Vogue le disse che la Gran Bretagna aveva regole severe sul non inviare nessuna giornalista donna al fronte di guerra, rovinando temporaneamente i suoi piani.

Poiché Lee era in realtà una cittadina americana, tornò rapidamente negli Stati Uniti e fece domanda per lo stesso ruolo presso la rivista Vogue nel paese. Poiché gli Stati Uniti non avevano regole per quanto riguarda le giornaliste donne, le fu permesso di andare in Francia e fotografare la situazione lì, dando finalmente inizio alla carriera di Lee come fotografa di guerra. Sulla base di quanto mostrato nel film, l’argomento più importante nelle sue opere era la condizione delle donne in guerra, e le sue migliori fotografie riguardavano senza dubbio le donne sul campo di battaglia. A partire dagli operai dell’ATS schierati per controllare i riflettori utilizzati per tracciare i bombardieri tedeschi che attaccavano l’Inghilterra dall’alto, fino ai numerosi piloti e dottori che Lee fotografò durante il suo periodo sul campo di battaglia, la condizione delle donne era il suo soggetto preferito. Come donna che viveva e lavorava negli anni ’40, la stessa Lee Miller dovette affrontare molto sessismo e un generale disprezzo da parte degli uomini.

Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)

Come ha fatto Lee a scoprire gli orrori dei campi di concentramento?

Mentre Lee lavorava come fotografa di guerra, si imbatté in un altro fotoreporter di nome David E. Scherman, un giornalista che lavorava per la rivista “Life”. Sebbene ammettesse di aver trovato molto difficile lavorare con gli altri, Lee non dovette fare quasi nessuno sforzo per diventare amica di David e i due continuarono ad accompagnarsi a vicenda sul campo set ogni volta che potevano. Dopo la liberazione di Parigi, incontrò una vecchia amica, Solange d’Ayen, e apprese che suo marito, Jean, era stato portato via dai nazisti e da allora non c’era più traccia di lui. All’epoca, il mondo esterno non aveva idea del tipo di atrocità a cui migliaia di persone erano state sottoposte per mano dei nazisti all’interno di campi costruiti appositamente per torturare e uccidere. Mentre parlava con più persone, Lee si rese conto che centinaia e migliaia di persone erano improvvisamente scomparse da varie parti del continente e nessuno sapeva cosa fosse successo loro.

Cercò persino di convincere Audrey Withers a occuparsi della questione come approfondimento di Vogue, ma quest’ultima non poteva farci quasi nulla. Alla fine, quando i nazisti iniziarono a perdere la guerra, la stampa venne a conoscenza di vari treni che erano stati utilizzati dai nazisti per trasportare orde di prigionieri in diverse parti d’Europa, e poi Lee e David furono lasciati entrare in un campo di concentramento subito dopo la sua liberazione. Nonostante l’estremo costo fisico e mentale dell’esperienza, i fotografi scattarono immagini delle pile di cadaveri trovati all’interno dei campi e anche delle carrozze dei treni. Le foto di Lee divennero alcuni dei primi scatti pubblicati a livello mondiale per informare le persone dell’orribile genocidio che i nazisti avevano segretamente compiuto. Questa esperienza ebbe sicuramente un impatto negativo duraturo sulla mente di Lee, e lo shock e lo stress che affrontò durante il suo periodo come fotografa di guerra continuarono a perseguitarla. Più avanti nella vita dovette persino ricorrere all’alcol e alla droga, una dipendenza iniziata quando lavorava, e che è anche accennata nel film.

Kate Winslet in Lee Miller (film, 2024)

Cosa rivelò Lee Miller del suo passato?

Nel finale di Lee Miller, la protagonista del titolo rivela finalmente qualcosa di personale alla sua cara amica Audrey dopo che questa si è infuriata con Vogue per non aver pubblicato gran parte del suo lavoro. Mentre ha un crollo emotivo, Lee rivela di essere stata violentata da un amico di suo padre quando era adolescente e che l’orribile esperienza ha continuato a perseguitarla fino ad oggi. Infatti, questo è il motivo per cui Lee è vista essere estremamente protettiva nei confronti di qualsiasi donna che ritiene in pericolo, a partire da quando vede un giovane soldato britannico che si impone a una donna francese dopo la liberazione di Parigi. È sempre rimasta consapevole del fatto che essere una donna in tempo di guerra era ancora più difficile, poiché non solo doveva temere gli avversari sul campo di battaglia, ma anche rimanere cauta con gli uomini e la società in generale.

Cosa significa l’ultima scena del film?

Nel finale di Lee Miller, il film ci riporta alla scena del 1977, dove un giovane uomo intervista Lee. Dopo aver sentito parlare della vita incredibilmente avventurosa e della carriera appassionata della donna, l’uomo stranamente cambia argomento di discussione e passa alla maternità, e Lee ammette di non essere riuscita a essere una brava madre. Viene poi rivelato che il giovane uomo che la intervista è suo figlio, Anthony Penrose. Alcune scene dopo, viene persino chiarito che la sessione di interviste non era reale, ma solo qualcosa inventato dall’immaginazione di Anthony, che aveva trovato foto e scritti di sua madre e aveva creato un dialogo immaginario con lei a riguardo.

In realtà, sebbene Lee Miller abbia vissuto con suo marito e suo figlio fino alla sua morte nel 1977, non aveva mai parlato ad Anthony della sua professione di fotografa di guerra. Anche se suo figlio sapeva cosa faceva da giovane, non aveva sicuramente idea della vasta portata della spavalderia e dell’esperienza lavorativa di sua madre. Fu solo dopo la sua morte che trovò fotografie scattate da lei e alcuni appunti che aveva scritto, dai quali ebbe modo di apprendere un lato completamente nuovo dell’identità di sua madre. Alla fine, Anthony Penrose non solo scrisse una biografia dettagliata sulla vita e le opere di Lee, ma la onorò anche nel miglior modo possibile diventando lui stesso un fotografo.

Il Gattopardo: le differenze fra la mini-serie e il film di Luchino Visconti

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, diceva il Tancredi di Alain Delon ne Il Gattopardo di Luchino Visconti. Era il 1963, un periodo florido per il cinema italiano, e il film del regista fu presto definito il capolavoro di un kolossal che voleva raccontare la decadenza e la progressione. Qui, Tancredi, nella villa Salina, pronuncia una frase che diventa simbolo e rappresentazione di ciò che è il nucleo del romanzo di Lampedusa.

Nella nuova serie Netflix (qui la nostra recensione), prodotta da Fabrizio Donvito, Daniel Campos Pavoncelli, Marco Cohen, Benedetto Habib e Alessandro Mascheroni per Indiana Production, e da Will Gould e Frith Tiplady per Moonage Pictures, il Tancredi di Saul Nanni pronuncia le stesse parole allo “zione”, ma mentre è a cavallo, con una Sicilia baciata da un caldo sole che si staglia all’orizzonte. E qualcosa, in fondo, nella mini-serie è cambiato rispetto alla sua versione filmica.

Se infatti Il Gattopardo di Visconti è risultato essere uno degli adattamenti più fedeli della sua carriera da regista, quello diretto da Tom Shankland, affiancato da Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, ha uno sguardo molto più moderno, dando il fianco a quelli che sono, ad oggi, i temi più sentiti dal pubblico, accogliendo così un nuovo punto di vista.

Tra la Concetta di Benedetta Porcaroli e quella di Lucilla Morlacchi

Poche battute, poche scene, pochi sguardi. Visconti non si sofferma mai realmente sulla figlia del Principe di Salina. Un personaggio marginale, che si muove quasi inosservato, se non per quei pochi dialoghi e atteggiamenti — come la cena a Donnafugata — in cui cerca di guadagnarsi una posizione. La Concetta del 1963 non è essenziale, perché la storia vira verso altre acque, quelle più storiche e politiche, e gli occhi e i pensieri sono quelli di Don Fabrizio.

Ben diversa è la Concetta del 2025, che si appropria molto più spesso dello schermo, emergendo. La sua vuole dirla a tutti i costi, non importa se con un comportamento deciso — come tornare in convento — o con dure parole nei confronti del padre. La Concetta di Benedetta Porcaroli diventa uno dei perni centrali de Il Gattopardo. Con lei c’è tutto quello che ci è caro oggi: l’emancipazione, il bisogno di lasciarsi andare ai piaceri del corpo, la necessità di vivere di luce propria e non all’ombra di un uomo e, soprattutto, affermarsi. Facendo così diventare la storia uno strumento che parla in presa diretta con le generazioni di oggi, dichiarando apertamente il suo stile fresco e la sua capacità di intercettare lo spirito dei tempi.

Il Gattopardo
Benedetta Porcaroli ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia Iuorio

Don Fabrizio Corbera: due facce della stessa medaglia

La decadenza della classe aristocratica e l’immobilismo nel tentativo di mantenere il proprio potere, sono invece incarnati dal Principe di Salina, che nel film e nella serie TV assorbono le trasformazioni della Sicilia e dell’Italia in modi differenti. Burt Lancaster non era la prima scelta di Visconti. A puntare il dito sul divo di Hollywood è Goffredo Lombardo, fondatore della Titanus, sotto il giudizio poco favorevole del regista. Lancaster, però, dà al protagonista un carattere molto energico, con una verve e un fuoco dentro tipici di un siciliano, che funzionano nell’ottica di avere la politica e la Storia al centro della narrazione. In più, a dare ancora più forza a Don Fabrizio è il doppiaggio italiano — soluzione necessaria essendo Lancaster di lingua inglese, ma anche logica, dovendo rappresentare un uomo vissuto in quella terra da sempre.

La sua controparte seriale, interpretata da Kim Rossi Stuart, poteva invece contare su uno sforzo linguistico proprio. Pur non avendo acquisito una vera e propria cadenza siciliana, in questo caso risulta meno evidente. Questo perché il Principe dell’attore romano è un Principe molto più misurato e solenne. Preda di un dualismo che oscilla tra l’amore e la rigidità, e che scaturisce da una fiamma meno intensa, Kim Rossi Stuart ha offerto al pubblico una versione diversa del protagonista. Qui sono l’equilibrio e la compostezza a prevalere, conferendo a Don Fabrizio una regalità un po’ più accentuata.

Il Gattopardo
Kim Rossi Stuart ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia Iuorio

Dal margine alla centralità: Tancredi e Angelica

Un discorso simile si può applicare alla coppia Tancredi e Angelica. La bellezza e il carisma di Claudia Cardinale e Alain Delon sono impareggiabili. Ma è pur vero che rispetto a Saul Nanni e Deva Cassel hanno molto meno spazio per emergere. Nel nuovo Il Gattopardo c’è più modo di esplorare quelle che sono le loro passioni, ma anche le loro ambizioni. E sono proprio i nuovi Tancredi e Angelica a essere portatori di un altro tema cardine: il sacrificio in nome del successo sociale e politico.

Impossibile fare confronti, è chiaro, perché bisogna ammettere che gli attori di Visconti hanno il fascino e la bravura necessari per i ruoli affidatigli, ma va apprezzato l’impegno dei giovani della serie Netflix, che hanno dovuto comunque superare più di una barriera nel confronto continuo con loro. Qui diventa chiaro il rapporto fra i due, non condito solo di amore e sfarzo, ma anche di compromessi, di bocche chiuse e sguardi bassi. Di verità nascoste e indicibili, impregnate solo del desiderio di arrivare lontano, a qualsiasi costo, e non importa con quali strumenti.

Il gattopardo di Luchino Visconti

Colonna sonora e costumi

Sul lato puramente tecnico-artistico, invece, c’è un filo diretto fra Il Gattopardo del 1963 e quello del 2025. A realizzare tutti i costumi del film di Visconti c’è Piero Tosi (candidato l’anno successivo agli Oscar nella categoria Miglior costumi), uno dei più grandi costumisti del cinema italiano, che per la sua produzione studiò minuziosamente e nel dettaglio la moda dell’Ottocento, utilizzando tessuti d’epoca per dare alla pellicola la maggiore autenticità possibile.

La Sartoria Tirelli fu quella che si impegnò a realizzare la maggior parte dei costumi di scena al fianco di Tosi, e per la serie Netflix torna a dare il suo contributo insieme alla sartoria Costumi d’Arte. Sia per le figurazioni che per i protagonisti, ogni costume di scena è stato curato da Edoardo Russo e Carlo Poggioli, entrambi ispirandosi a ciò che ritengono il grande maestro: Tosi.

Il Gattopardo

La Titanus, Netflix e il tax credit

Ma la differenza più rilevante che c’è fra Il Gattopardo del ‘63 e la mini-serie, sta nella sua produzione. La realizzazione del film di Visconti, infatti, provocò un’enorme crisi alla Titanus, la casa di produzione e distribuzione cinematografica che deteneva i diritti di Lampedusa. Quel che gravò sulla Titanus furono gli elevati costi, dal cast internazionale agli attori teatrali scelti, fino alle scenografie elaborate e ai costumi storici. Non dimentichiamo che Visconti, così attento a ogni minimo dettaglio e perfezione nella scena, si faceva mandare ogni giorno fiori freschi da Sanremo per abbellire i suoi set. Il problema principale fu che, nonostante la vittoria della Palma d’Oro a Cannes e il David di Donatello assegnato a Lombardo, la Titanus non riuscì a coprire i costi sostenuti, con il risultato di dover fare un passo indietro nell’industria per alcuni anni.

Il Gattopardo
Deva Cassel ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia Iuorio

Per Il Gattopardo di Netflix, invece, le cose sono andate diversamente. Netflix ha investito più di 40 milioni per permettere al progetto di vedere la luce, ma l’aiuto sostanzioso è arrivato dal tax credit, come ha voluto sottolineare Eleonora Andreatta — Vice Presidente per i contenuti italiani di Netflix — al Teatro dell’Opera di Roma, dove il 3 marzo si è tenuta la premiere della mini-serie con il cast, ringraziando per di più il Ministro della Cultura, presente in platea.

No Place Like Rome: iniziate le riprese del film con Cristiana Capotondi e Stephen Dorff

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Sono da poco iniziate le riprese della nuova produzione internazionale No Place Like Rome, scritta e diretta da Cecilia Miniucchi, l’unica e prima regista italiana che ha iniziato e continua a fare oggi film a Hollywood e che torna a girare nel suo paese d’origine una commedia romantica americana con un cast d’eccezione: Cristiana Capotondi, Stephen Dorff e Radha Mitchell. Il film è una co-produzione italo-americana, prodotto da Jeffrey Coulter, Carl F. Berg (che hanno già collaborato con la regista nei precedenti film), e con Claudio Bucci e Angelo Frezza produttori esecutivi.

No Place Like Rome è una rom-com confezionata con gli elementi e il setting che piacciono con il pubblico americano e che fa leva su uno dei meccanismi più funzionanti degli story-telling romantici, quello degli opposti che si attraggono e che al primo incontro si trovano perfettamente incompatibili. Ma complici le atmosfere natalizie e la bellezza di Roma l’amore troverà il modo di sboccare comunque.

Protagonisti principali sono Cristiana Capotondi, l’attore statunitense di cinema e televisione Stephen Dorff e l’australiana Rhada Mitchell, che già aveva recitato nel precedente film di Cecilia Miniucchi Life Upside Down. Nel cast anche Elisabetta De Palo, Edoardo Natoli, Sebastiano Pigazzi e Martina Iacomelli.

Cecilia Miniucchi è un esempio di eccellenza italiana al femminile esportata o forse “trapiantata” nel più importante mercato cinematografico al mondo, dove si è formata e dove da decenni lavora. I suoi film hanno preso parte ai Festival internazionali più prestigiosi come Cannes, Venezia, Sundance e London. Cecilia e’ stata inoltre nominata alla Camera d’Or. Il suo ultimo film Life Upside Down e stato realizzato in modo un po’ insolito e innovativo, durante l’inizio del lockdown a Los Angeles, dirigendo da remoto gli attori ciascuno recluso nella propria abitazione e isolato dal resto del mondo.

Le riprese di No Place Like Rome dureranno cinque settimane e si snoderanno tra Roma, alla ricerca dei luoghi più nascosti e iconici, e l’Umbria.

La trama di No Place Like Rome

Connor è un noto fotografo di una rivista di New York, in Italia per lavoro, emotivamente chiuso, con una ex-moglie di cui fa fatica a liberarsi e un figlio adolescente che sta per raggiungerlo per le vacanze natalizie. Ma quando il figlio cambia programma, Connor decide di rimanere a Roma durante le festività per fotografare una Roma diversa, accompagnato da Scintilla, un’attraente e estroversa curatrice museale. Insieme scopriranno aspetti nascosti della città Eterna e forse troveranno anche qualcosa di più.

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