Le Bal Des Folles è tratto dal romanzo omonimo di Victoria Mas ed è la prima produzione francese targata Amazon Prime Video, nonché quinto lungometraggio diretto dell’attrice Mélanie Laurent, che si mette in prima linea in questa produzione anche davanti alla macchina da presa, grazie al suo consueto carisma magnetico. Le Bal Des Folles è stato presentato in anteprima al Toronto Film Festival 2021 ed è disponibile su Amazon Prime Video dal 17 Settembre.
Le Ball Des Folles: la cinepresa psichica di Mélanie Laurent
Nella Francia del 1885 la giovane Eugénie è una ragazza di buona famiglia, studiosa e piuttosto spigliata, che si scontra molto spesso col padre retrogrado e conservatore. Eugénie cela però anche un segreto incomprensibile: è infatti vittima di un potere soprannaturale che la rende capace di vedere fantasmi dal passato e interagirci, il che le causa svariati attacchi di panico. Proprio per questa ragione e per il suo carattere libertino e la volontà di indipendenza da sempre anelata dalla giovane, viene rinchiusa forzatamente nell’ospedale psichiatrico di Salpêtrière: qui Eugénie dovrà interfacciarsi con altre giovani donne internate in quanto considerate troppo emancipate, che fungono da cavie di laboratorio per il dottor Charcot, rude professionista immerso in studi ipnotici. Al manicomio Eugénie farà inoltre la conoscenza dell’infermiera Genevieve, che la aiuterà a ordire un piano per fuggire e garantirsi la libertà.
Laurent è anche sceneggiatrice di Le Bal Des Folles, assieme a Chris Deslandes e sceglie per sé la parte della deuteragonista Genevieve, mentre affida il ruolo di protagonista alla giovane Lou de Laâge, che incarna il ruolo della spigliata e indipendente Eugénie Cléry che in apertura vediamo al maestoso funerale di Victor Hugo. La sequenza iniziale non solo svolge la funzione di traslare l’attenzione dello spettatore alla poetica romantica e nostalgica dell’artista, nota chiave dello svolgimento narrativo, che verte sui temi quale l’inadeguatezza e l’amarezza nei confronti dell’amoralità gerarchica, ma evoca anche indirettamente la figura di Adele Hugo, la figlia del romanziere malata di schizofrenia omaggiata dal capolavoro di François Truffaut (L’histoire d’Adèle H).
Le Bal Des Folles si focalizza sullo spunto narrativo che vede i personaggi maschili percepire come minaccioso ciò che ritengono essere indecifrabile o incomprensibile all’apparenza: prima fra tutte, la figura femminile. Il vero Charcot insisteva con veemenza sul fatto che anche gli uomini potessero soffrire di isteria, ma Laurent preferisce cogliere la dinamica di potere incentrata sulla presunzione di poter guarire, risolvere la mente e il corpo femminile.
Con Charcot troppo in alto nella catena di comando per essere coinvolto, sono in primo luogo le donne accanto a lui a farsi carico del nuovo caso clinico, Eugénie; la spietata toruratrice (Emmanuelle Bercot), e la capo infermiera meno sociopatica che fa da collegamento diretto con Charcot, Geneviéve. Laurent interpreta Geneviève in persona, incarnando il personaggio con la stessa metodicità clinica che apporta al lavoro della macchina da presa del film.

Le Bal Des Folles: una miscellanea di elementi che non trovano degna risoluzione
L’inadeguatezza apparente di Eugénie risiede anche nel suo mondo interiore che la fa dialogare con gli spiriti dell’aldilà. Ben presto scoprirà però di non essere l’unica donna vessata dalla famiglia e dalla comunità, dato che l’ospedale psichiatrico pullula di donne che sono state frettolosamente diagnosticate come isteriche e vittime di quotidiani abusi e umiliazioni promosse dal primario, che ipnotizza i pazienti, li sottopone ad atroci e fasulle terapie (il bagno di ghiaccio, per esempio) e organizza un macabro ballo per far divertire la comunità scientifica.
Pur configurando delle premesse potenzialmente interessanti, Le Bal Des Folles perde di potenza narrativa nella miscellanea di elementi che non trovano una degna risoluzione, come la questione del potere soprannaturale della protagonista. L’impianto da thriller psichiatrico funziona solo a tratti e vacilla nel proporre un’allegoria claustrofobica della vita tra estremi vissuta dalle pazienti: libertà e costrizione, libero arbitrio e manipolazione, sfera paranormale e assiomi scientifici e clinici.
Se l’attenzione smaccata di Laurent sulle indegnità della vita a Salpêtrière trasmette in modo straziante gli orrori della loro epoca, questo focus eccessivo su tali torture non sempre si accorda con le vaste attitudini della sceneggiatura verso un’ideale di emancipazione femminile. Quello che inizia come un profilo storico del protofemminismo francese si deteriora presto; Le Bal Des Folles vende abilmente il fatto che Salpêtrière era un nudo riflesso del sessismo istituzionale che esisteva fuori dalle sue mura, ma l’attenzione maniacale di Laurent di affrontare la barbarie dell’ospedale di Charcot tende a soffocare i dettagli più fini di una storia che si impernia sull’emancipazione femminile.
Laurent vuole riportare in vita i fantasmi di Salpêtrière, accontentandosi invece meramente dei fantasmi dei loro fantasmi. Quando Le Bal Des Folles arriva alla festa dell’alta società evocata dal titolo – uno spettacolo sgargiante in cui i membri del pubblico si mescolano alle pazienti bambole di Charcot, rendendo scandalosamente facile confondere li due estremi – è difficile scuotersi dalla sensazione che il film di Laurent abbia percorso una strada inutilmente brutale e bizzarra per tornare alla verità sempre presente che la misoginia è una follia più grande di qualsiasi cosa le sue stesse medicine possano mai sperare di curare.


Nei fumetti Marvel, Kate Bishop ha una storia consolidata come membro dei Giovani Vendicatori, come partner di Clint Barton in qualità di Occhio di Falco, come investigatore privato a Los Angeles e anche come parte della versione dei Vendicatori della West Coast. Ma parte di ciò che motiva Kate come supereroe è ribellarsi ai suoi genitori insidiosi, che hanno legami criminali. È già noto che Occhio di Falco introdurrà Eleanor Bishop (




Quando appare per la prima volta, Killmonger afferra una testata militare e la lancia in aria come se niente fosse, rivelando una forza superiore rispetto a quella mostrata in Black Panther. Il personaggio non ha superpoteri prima di diventare Pantera Nera, ma è chiaramente forte quanto un normale essere umano potrebbe essere. Tuttavia, l’episodio mostra qualcosa in più dei suoi poteri, ossia i suoi intrighi.
Tony Stark è un genio e durante le prime tre Fasi del MCU mette la sua mente al servizio della creazione di ogni sorta di tecnologia avanzata. Questo sesto episodio aggiunge un’ulteriore piega alla storia di Tony, dandogli accesso ad una vasta scorta di vibranio. Grazie a ciò, aiuta Killmonger a progettare un micidiale esercito di robot, persino più forte dell’Iron Legion della linea temporale principale del MCU.
Il T’Challa di Chadwick Boseman appare in un breve cameo in questo episodio, ma alla fine viene ucciso da Killmonger in un attacco a sorpresa. Killmonger usa un’arma a onde sonore della Stark Industries per compiere le sue azioni: l’arma trapassa la tuta di Black Panther e lo debilita all’istante.
La Saga dell’Infinito si conclude con Iron Man che si sacrifica per salvare l’universo. Nell’episodio di 
Il Wakanda è sempre stato presentato come la nazione più avanzata della Terra, e anche What If…? continua a supportare questa teoria. Sebbene la battaglia contro i droni Liberatori sia organizzata da Killmonger, è comunque una vera battaglia, e i wakandiani portano a termine il loro lavoro con i robot mietendo poche vittime.






Tante storie in una
Kate Bishop ha debuttato in “Young Avengers #1” del 2005. In questo numero, era una civile senza superpoteri. Dopo aver assistito alla battaglia della squadra a New York City, praticamente si autoinvita nel team, unendosi ad esso mentre è impegnato a combattere contro Kang il Conquistatore, il supervillain capace di viaggiare nel tempo.
Kate Bishop si fa chiamare Occhio di Falco all’inizio della sua corsa nella run sugli Young Avengers, ma in seguito viene etichettata con molti soprannomi. Uno dei più noti è sicuramente Hawkingbird. Il nome nasce in “Young Avengers #6”, poiché il suo primo costume adotta il colore viola dei classici look di Occhio di Falco ma anche la caratteristica maschera da domino di sua moglie, nonché collega, Mockingbird.
Kate Bishop è in realtà il terzo personaggio della
Nei primi numeri della serie “Young Avengers”, Patriot e Kate hanno avuto una sorta di flirt. Tuttavia, la loro storia è stata assai travagliata, con molti alti e bassi, al punto che, di fatto, il loro amore è mai sbocciato veramente.
Il ruolo di Kate in qualità di Occhio di Falco ha preso una strana piega quando si è dovuta confrontare con un risorto Clint Barton, che usava il nome e il costume di Captain America nell’epico evento a fumetti “Civil War”.
La serie
Come Clint Barton prima di lei, anche Kate Bishop ha guidato una versione dei Vendicatori della West Coast. Clint ha riformato la squadra nel 2018 dopo una serie di attacchi di squali in California, cosa che alla fine ha portato ad uno scontro con l’ex Vendicatore Tigra.
Come quasi tutti gli altri personaggi della Marvel Comics, Kate Bishop conta di alcune versioni alternative. Una delle più significative appartiene all’universo “Ultimate”, dove Kate era la fidanzata di Miles Morales, lo Spider-Man di Terra-1610.
Un altro soprannome che Kate Bishop ha guadagnato in “Young Avengers #6” è stato Taskmistress, che è un gioco di parole relativo al supercriminale di
