Blade
è decisamente uno dei film dei Marvel Studios più problematici di sempre,
passato – e ad oggi non ancora del tutto uscito – attraverso
diversi conflitti produttivi, diversi team creativi, rinvii nella
date di uscita e ai malumori del suo protagonista, Mahershala Ali. Sono passati quattro anni da
quando il film è stato annunciato, con la pandemia che ha
naturalmente contribuito ai ritardi accumulatisi. Sembra però che
le cose potrebbero andare meglio d’ora in avanti, con l’insider
Daniel Richtman che riporta alcuni
incoraggianti aggiornamenti sul film.
Non solo le affermazioni secondo cui
il premio Oscar Ali avrebbe lasciato Blade sarebbero
false, ma Richtman conferma anche che Michael
Green (Blade
Runner 2049) sta riscrivendo la sceneggiatura. Ali sarebbe
soddisfatto dei cambiamenti apportati e sembra che sarà il regista
Yann Demange (’71,
Cocaine – La vera storia di White Boy Rick) a dirigere il
film, portandolo finalmente in sala. Richtman riporta anche che il
film sui Midnight Sons sarebbe ancora in lavorazione,
con una squadra composta da personaggi che non si sono riuniti al
fianco dei Vendicatori. Di conseguenza, è improbabile che Doctor Strange compaia.
Blade, tutto quello che
sappiamo sul film
Del nuovo Bladee
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film
Blade, Blade II e Blade: Trinity, dove ad
interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes.
La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo
tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello
estetico che di carisma.
Il Bladedi
Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti
la voce che si può ascoltare nella scena post titoli di coda del
film Eternals, quella in cui
compare anche l’attore Kit Harington e
la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in
Blade. Con il periodo di riprese annunciato, è solo
questione di tempo prima che inizio ad arrivare ulteriori notizie
sul film, sia per quanto riguarda il cast sia per quanto riguarda
il look del protagonista e dell’opera in sé. Ad oggi non è noto
quando il film arriverà in sala.
Ora che il cast principale del film
Fantastici
Quattro
è stato svelato, si attendono annunci riguardo a chi
interpreterà i villain –
i vociferati ma ancora non confermati Galactus e Dottor Destino
-, o altri ruoli secondari. Con la conferma che nel film sarà
presente anche il robot H.E.R.B.I.E., ci si chiede ora chi potrebbe
dargli voce. Secondo quanto riportato dall’insider Daniel Richtman,
per tale personaggio i Marvel Studios sarebbero alla ricerca di un
comico o una comica. Al tweet con la notizia riportato da Fantastic
Four Updates ha prontamente riposto l’irriverente Ricky Gervais, commentando con “Posso
imprecare?”. Non è chiaro se ciò dovrebbe far pensare a sue
possibili trattative con i Marvel Studios, ma sarebbe
certamente interessante il suo coinvolgimento nel film.
Fantastici Quattro: quello che c’è da sapere sul
film
Come al solito con la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici
Quattro sono astronauti che vengono trasformati in
supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio.
Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a
raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e
futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e
lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può
trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare.
E Ben, il migliore amico di Reed, è completamente trasformato in,
beh, una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del
corpo, che gli conferiscono una super forza – e un perpetuo cuore
pesante per il suo aspetto apparentemente mostruoso.
Matt Shakman
(“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”)
dirigerà Fantastici
Quattro, da una sceneggiatura di Josh
Friedman, Jeff Kaplan e Ian
Springer. La notizia del casting di Pascal era già
trapelata a novembre, mentre anche gli altri nomi erano usciti da
recenti indiscrezioni. Pedro Pascal è noto al mondo per le sue
interpretazioni in The
Mandalorian, The Last of
Us e prima ancora in Game of
Thrones. Vanessa Kirby ha fatto parte del franchise di
Mission Impossible e di
Fast and Furious, mentre Joseph
Quinnè diventato il beniamino dei
più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4. Ebon
Moss-Bachrach sta vivendo un momento d’oro grazie al
suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear. Il film è atteso al
cinema il 25 luglio 2025.
Secondo il Dipartimento per lo Sviluppo dell’Ohio,
il film Superman:
Legacy di James Gunn dovrebbe essere girato sia a
Cleveland che a Cincinnati. La
cosa è interessante, in quanto queste due città hanno dei
precedenti con l’Uomo d’Acciaio e i fan si stanno infatti
già chiedendo se alcuni specifici edifici potrebbero comparire nel
film. Cleveland, innanzitutto, è dove è nato Superma per mano di
Jerry Siegel e Joe Shster, ma a
destare particolare interesse è la scelta di Cincinnati, dove si
trova il Cincinnati Union Terminal, struttura
architettonica che è già stata l’ispirazione visiva per la
Hall of Justice di Super Friends (un
insieme di serie televisive animate basate sui personaggi dei
fumetti della Justice League of America).
Una versione modificata
dell’edificio è stata anche utilizzata nell’Arrowverse per le
riprese esterne della Hall of Justice negli eventi
“Invasion!” e “Crisis on Infinite Earths“.
Sarebbe dunque strano scegliere Cincinnati come luogo delle riprese
e non includere tale edificio. La sua presenza nel film potrebbe
anticipare risvolti futuri e l’ingresso nel DC
Universe del gruppo di eroi principale per questo universo
condiviso. Dopo
una prima foto di gruppo del cast scattata a seguito della
prima lettura della sceneggiatura, con le riprese previste ora a
marzo ci si attende di poter avere qualche dettaglio in più sul
film e magari anche proprie sulle location che verranno
effettivamente utilizzate.
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU).
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman: Legacy è il vero
fondamento della nostra visione creativa per l’Universo
DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC,
ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti,
dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il
mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
L’arcano
incantatore è il film del 1996 di Pupi
Avati con protagonisti Stefano
Dionisi, Carlo Cecchi, Eliana Miglio, Vittorio
Duse e Consuelo Ferrara.
La trama del film L’arcano incantatore
L’arcano
incantatore: XVIII secolo. Giacomo (Stefano Dionisi),
giovane seminarista colpevole d’aver ingravidato e costretto
all’aborto una giovane, deve lasciare Bologna per sfuggire a una
pesante condanna. Stringe un patto di sangue con una misteriosa
dama (può vederne soltanto gli occhi) che lo invia in una sperduta
contrada appenninica presso il maniero di un Monsignore (Carlo
Cecchi) malvisto dalla Curia per i suoi interessi esoterici.
Giacomo prende il posto di Nerio,
precedente servitore del religioso, morto avvolto da un alone
sinistro. Il giovane fuggiasco aiuta il Monsignore nei suoi
esperimenti esoterici, lo aiuta nella compilazione e nello
smistamento di lunghi messaggi cifrati, nelle ricerche tra gli
scaffali della sconfinata libreria. Giacomo, incalzato da un prete
investigatore inviato dalla Curia – vuole usarlo per saperne di più
sull’oscuro sacerdote – e tormentato da visioni ricorrenti di
presunte vittime di Nerio, si trova incastrato in una ragnatela di
dubbi e timori, non senza cominciare a provare un po’ d’affetto
verso il cupo e affascinante Monsignore. Tuttavia, proprio cercando
di aiutare il padrone, Giacomo giunge a una sconvolgente
rivelazione, destinata a legarlo per sempre al patto di sangue
stretto all’inizio del suo sinistro esilio…
L’horror fantasy di Pupi Avati
C’è lo spaghetti western, c’è il
tortellini horror-fantasy: ed è cosa di Pupi Avati. Le puntate del
prolifico cineasta bolognese nei territori del brivido e del
sovrannaturale non sono frequenti, ma ben distribuite in una
quarantennale filmografia generalmente sviluppata su altri toni (ma
inaugurata cercando di procurare qualche tremore con
Balsamus, l’uomo di Satana e Thomas e gli
indemoniati).
L’arcano
incantatore, uscito nel 1996, è il penultimo lavoro di
questo filone (Il nascondiglio, del 2007, è il più
recente). Dominato dalla performance di Carlo Cecchi, capace di
dare ambigua e tenebrosa consistenza al Monsignore,
L’arcano incantatore di Avati riesce a tener
desta l’attenzione dello spettatore fino alla fine: il buio di
Giacomo è il buio di chi guarda, difficile quindi annoiarsi. La
vicenda è raccontata dal protagonista, imprigionato nel patto
demoniaco stipulato prima di lasciare Bologna, a un frate che
speranzoso lo interroga sulla sua vicenda; in altre parole, la
storia principale è un lungo flashback che s’ingenera da un’esile
cornice, incarnandosi in immagini e suoni a partire dalla voce
sofferente del protagonista.
Il cattolico Pupi elegge la Chiesa
a solido scoglio e luce, nonostante tutto; la verità e la quiete,
alla fine, altro non sono che il recinto buono di una parrocchia.
Nessuna voglia di negare il trascendente e ridurlo ad
allucinazione, incubo, visione; né di radiosi sollievi razionali.
Anzi: c’è il Maligno, diffuso nella campagna e nel mondo, lesto a
far leva sugli errori e le sviste degli uomini, a offrirsi in
qualità di servo – come si dice ne L’arcano
incantatore – per farsi subito padrone.
Qualche assonanza con Il
nome della rosa di Jean-Jacques Annaud (su temi ed
elementi assai rilevanti anche nel romanzo di Eco): la biblioteca
buia e un po’ labirintica, i messaggi in codice, la conturbante
presenza delle converse (in una casa poco distante dal maniero) che
richiama l’animalesca foga dell’indemoniata che inizia Adso ai
piaceri della carne.
Le converse – espulse dal convento,
rifiutate dalla loro case – sono terreno fertile per richiamare
l’amato (da Pupi)
Fellini: vesti svolazzanti di candore, fianchi torniti,
sorrisi. E le ostie vivacemente impastate e ritagliate dalle
giovani si offrono ingannevoli alla cinepresa, per pochi istanti,
come grasse e non sacre sfoglie pronte a chiudersi su un ripieno di
carne, saziando l’ossessione culinaria dell’autore e quasi facendo
esclamare: “Mancan sol Gianni Cavina e il jazz”.
La regista e sceneggiatrice
Greta Gerwig è attualmente impegnata con la
stagione dei premi, in vista degli
Oscar che si svolgeranno il 10 marzo dove il suo film
Barbie è candidato a 8 Oscar, di
cui quello per lei stessa nella categoria Miglior sceneggiatura
originale. Una volta conclusosi questo periodo, però, Gerwig avrà
da occuparsi dei due film di Le Cronache di
Narnia che realizzerà per Netflix. L’anno
scorso la regista aveva dichiarato di essere
“adeguatamente spaventata“ dall’idea di adattare i
romanzi sacri di C.S. Lewis, ma all’epoca ha anche
osservato: “Penso che quando ho paura sia sempre un buon segno.
Forse quando smetterò di avere paura, sarà come dire: ‘Forse non
dovrei farlo’. No, ne sono terrorizzata. È straordinario. Ed è
emozionante“.
Ora, nella sua nuova intervista alla
rivista Time, Gerwig ha rivelato di aver
completato una bozza della sceneggiatura prima ancora che
iniziassero le riprese di Barbie. “Sapere che avevo gettato le basi per
‘Narnia’ e che volevo tornarci, probabilmente è qualcosa che mi
sono imposta psicologicamente“, ha detto la Gerwig.
“Perché so che la cosa giusta, per me comunque, è continuare a
fare film. Qualunque cosa accada, buona o cattiva, devi continuare
ad andare avanti. Non mi stupisce mai che qualcuno ti dia dei soldi
per fare un film“. La Gerwig ha poi sottolineato di aver
voluto fare i film di Narnia perché attratta dalla qualità
“euforicamente onirica” della scrittura di Lewis.
“È legato al folklore e alle
storie di fate dell’Inghilterra, ma è una combinazione di
tradizioni diverse“, ha detto. “Da bambino, accetti tutto:
sei in questa terra di Narnia, ci sono i fauni e poi arriva Babbo
Natale. Non ti viene nemmeno in mente che non sia schematico. Mi
interessa abbracciare il paradosso dei mondi creati da Lewis,
perché è questo che li rende così avvincenti”. Proseguono
dunque i lavori sui due film, con le riprese che dovrebbero
svolgersi già nel 2024. Ad oggi non si hanno informazioni
riguardanti il cast ma è possibile che degli annunci a riguardo
verranno fatti nei prossimi mesi.
Le Cronache di Narnia arriva su Netflix
Nel 2018 Netflix aveva firmato un accordo pluriennale con la
The C.S. Lewis Company per poter sviluppare film e
serie televisive basati su tutti e sette i romanzi di
Narnia. “È meraviglioso sapere che le persone di tutto
il mondo non vedono l’ora di vedere di più su Narnia e che i
progressi nella tecnologia di produzione e distribuzione ci hanno
permesso di far riprendere vita alle avventure di Narnia portandole
tutto il mondo“, aveva dichiarato Douglas
Gresham, figliastro di Lewis. Ad ora sono stati annunciati
solo i due film affidati a Greta Gerwig, ma gli accordi originali
prevedono anche una serie televisiva,
quindi potrebbe esserci altro in serbo per il futuro.
A qualche giorno dalla messa in onda
dell’ultimo episodio della quarta stagione (qui
la recensione e
qui la spiegazione del finale), True
Detective è ora stata rinnovata dalla HBO per una
quinta stagione, stando a quanto riportato da
Variety. Issa López, già autrice della quarta
stagione nota come True
Detective: Night Country, si occuperà di gestire anche la
prossima appena annunciata. Un rinnovo che non risulta una grande
sorpresa, dato che Night Country, interpretata da Jodie Foster e Kali Reis è
stata la più vista finora, con 12,7 milioni di spettatori su più
piattaforme. Il finale di stagione del 18 febbraio è stato poi
l’episodio più visto della stagione, con 3,2 milioni di spettatori
su HBO e Max. Si tratta di un aumento del 57% rispetto alla prima
puntata di gennaio.
“Dalla concezione alla
realizzazione, ‘Night Country’ è stata la collaborazione e
l’avventura più bella di tutta la mia vita creativa“, ha
dichiarato López. “La HBO si è fidata della mia visione fino in
fondo e l’idea di dare vita a una nuova incarnazione di ‘True
Detective’ con Casey, Francesca e tutta la squadra è un sogno che
si realizza. Non vedo l’ora di ripartire“. “Issa Lopez è
un talento unico e raro che parla direttamente allo spirito
creativo della HBO“, ha aggiunto Francesca
Orsi, vicepresidentessa esecutiva della programmazione HBO
e responsabile delle serie drammatiche e dei film HBO.
“Ha diretto ‘True Detective:
Night Country” dall’inizio alla fine, senza mai vacillare dalla sua
lodevole visione e ispirandoci con la sua resilienza sia sulla
pagina che dietro la macchina da presa. Insieme alle impeccabili
interpretazioni di Jodie e Kali, ha reso questo capitolo del
franchise un enorme successo, e siamo davvero fortunati ad averla
come parte della nostra famiglia“. Non resta ora che attendere
maggiori informazioni su questa quinta stagione, a partire da quali
attori verranno scelti come protagonisti e con quale vicenda si
troveranno ad avere a che fare.
Cosa succede in True Detective: Night Country?
In
True Detective: Night Country, quando la lunga notte
polare scende su Ennis, Alaska, gli otto uomini che lavorano
all’interno della Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza
lasciare traccia. Per risolvere il caso, le detective Liz Danvers
(Foster) e Evangeline Navarro (Reis) dovranno prima confrontarsi
con il loro lato oscuro, e scavare tra le inquietanti verità che
giacciono sepolte sotto i ghiacci perenni. Quando le detective
ritroveranno i corpi scomparsi, dovranno decifrare complessi
messaggi e rispolverare un vecchio caso, prima che il ghiaccio,
sciogliendosi, riporti in superficie gli orrori del passato. Come
ama ripetere la detective Danvers: qual è la domanda giusta da
porsi?
Issa López è showrunner, creatrice,
regista ed executive producer. Jodie Foster, oltre ad essere protagonista, è
anche executive producer insieme a Mari Jo Winkler, Barry
Jenkins, Adele Romanski e Mark Ceryak di PASTEL, Chris
Mundy, Alan Page Arriaga, Steve Golin, Richard Brown,
Matthew McConaughey, Woody Harrelson, Cary Joji
Fukunaga e Nic Pizzolatto. Produttori Princess Daazhraii Johnson;
Cathy Tagnak Rexford; Sam Breckman.
Detective
Knight, Survive the Night,
Reprisal,I predoni e
Trauma Center – Caccia al
testimone, questi sono solo alcuni dei film a cui ha preso
parte l’attore Bruce Willis
negli ultimi anni. Si tratta per lo più di thirller d’azione a
basso costo, nei quali Willis ha in realtà spesso e volentieri dei
ruoli marginali, ma che i suoi fan apprezzano per il genuino gusto
per l’intrattenimento che essi offrono. Tra questi suoi ultimi
titoli prima del ritiro forzato, si annovera
anche Midnight in the Switchgrass,
film del 2021 anche noto con il sottotitolo Caccia al
serial killer, diretto da Randall
Emmett e basato sulla vera storia di uno dei più
crudeli assassini degli Stati Uniti.
Willis, che ha negli ultimi anni
ridotto drasticamente i suoi impegni cinematografici, limitandosi a
brevi apparizioni che comportano dunque il minimo impegno
possibile, si è trovato con Midnight in the Switchgrass a
prendere ad un film più impegnativo rispetto agli altri in cui ha
recitato in questi ultimi anni. Si tratta inoltre del suo ultimo
film uscito al cinema, in quanto quelli venuti dopo sono tutti
stati distribuiti direttamente in home-video. Tra thriller,
detective story ed elementi orrorifici, questo suo nuovo
prodotto è dunque un titolo che i suoi fan non possono
perdersi.
Ora che l’attore ha annunciato il suo ritiro,
recuperare anche questi suoi ultimi film può essere un dovuto
omaggio alla sua carriera. Prima di intraprendere una visione di
Midnight in the Switchgrass, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia a
cui siispira. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Midnight in the Switchgrass
La tranquilla cittadina di
Pensacola, in Florida, viene improvvisamente sconvolta da una serie
di brutali omicidi. Le forze dell’ordine danno allora il via ad una
frenetica operazione di ricerca, con l’obiettivo di svelare chi si
nasconde dietro quei raccapriccianti delitti. Ad interessarsi del
caso è anche l’agente Byron Crawford, convinto che
si tratti dell’opera di un serial killer che sta ricercando da
anni. Nel frattempo, però, l’agente dell’FBIKarl Helter e la sua partner sotto copertura
Rebecca Lombardi sono impegnati su un caso di
traffico sessuale. Ben presto, si renderanno conto di star
inseguendo la medesima persona e uniranno le forze per cercare di
trovarla e arrestarla.
Come anticipato,
Bruce Willis è presente nel ruolo dell’agente Karl
Helter, mentre la sua partner Rebecca Lombardi è interpretata da
Megan Fox, attrice divenuta celebre grazie
alla saga di Transformers. Emile Hirsch, noto in particolare per il
film Into the Wild – Nelle terre selvagge, interpreta
invece l’aggente Byron Crawford. Fanno poi parte del cast gli
attori Lukas Haas nel ruolo di Peter,
Colson Baker in quelli di Calvin e
Michael Beach nei panni della detective
Yarbrough. Completano il cast Caitlin
Carmichael nei panni di Tracey Lee e Welker
White come Georgia Kellogg. Sistine
Stallone, figlia di Sylvester
Stallonee qui al suo secondo film, è invece
Heather.
Midnight in the Switchgrass è ispirato ad una storia
vera?
Il film – pur spostando in Florida
la vicenda – è basato sulla storia vera del più pericoloso serial
killer del Texas, Robert Benjamin Rhoades, noto anche
come The Truck Stop
Killer (L’assassino dell’autogrill). Serial killer
e stupratore americano, è stato confermato che Rhoades ha torturato
e ucciso almeno due coppie in Illinois e in Texas nel 1989 e nel
1990, ed è inoltre sospettato di aver torturato, stuprato e ucciso
più di cinquanta donne tra il 1975 e il 1990, sulla base dei dati
relativi ai percorsi dei suoi camion e alle donne scomparse in
quegli anni che corrispondevano al profilo delle sue vittime
preferite.
La prima parte della vita di Rhoades
è stata relativamente normale, a parte problemi sociali durante gli
anni scolastici. Partecipava però attivamente alle attività
extrascolastiche delle scuole che frequentava e si impegnava in
vari sport e altri programmi, tra cui calcio, wrestling, coro e
club di francese. Durante questo periodo, le attività criminali di
Rhoades si limitavano ad un arresto nel 1961 all’età di 16 anni per
manomissione di un veicolo e ad un arresto per rissa in pubblico
nel 1962 all’età di 17 anni. Dopo essersi diplomato alla Thomas
Jefferson High School di Council Bluffs nel 1964, si è arruolato
nel Corpo dei Marines, ma venne poi congedato con disonore per il
suo coinvolgimento in una rapina.
Le sue attività da serial killer
vengono poi alla luce a partire dal 1990, quando l’agente Tim
Miller, insospettito dal camion di Rhoades, va a perquisirlo e vi
ritrova una donna nuda e ammanettata. Miller procedette subito con
l’arresto del proprietario e dopo ulteriori indagini si stabilì un
collegamento con alcuni casi precedenti di omicidi. Tra le vittime
identificate di Rhoades vi sono la ventiquattrenne Patricia
Candace Walsh e il marito ventiseienne Douglas Scott
Zyskowski, la quattordicenne Regina Kay Walters e il
fidanzato diciottenne Ricky Lee Jones. La diciottenne
Shana Holts aveva invece avvisato le autorità di essere
stata adescata da Rhoades ma ha poi rifiutato di sporgere denuncia,
ritenendo che non sarebbe stata creduta nonostante le numerose
prove.
Nel 1994, Rhoades è stato condannato
per l’omicidio di primo grado di Regina Kay Walters e all’ergastolo
senza condizionale presso il Menard Correctional Center di Chester,
Illinois. In seguito Rhoades è stato estradato in Texas per
l’omicidio di Walters e Jones, dove Rhoades, in cambio
dell’annullamento della pena di morte, si è dichiarato colpevole
della loro morte e ha ricevuto una seconda condanna all’ergastolo.
Rhoades, oggi 78enne, continua ancora adesso a scontare la sua
condanna all’ergastolo senza condizionale presso il Menard
Correctional Center di massima sicurezza di Chester, Illinois.
Il trailer di Midnight in the
Switchgrass e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Midnight in the Switchgrass grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Now e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 22
febbraio alle ore 23:30 sul canale
Rai 4.
Il cinema statunitense non tarda mai
a celebrare i propri eroi, ma non quelli in calzamaglia della
Marvel e della DC, bensì i veri
eroi di tutti i giorni dimostratisi pronti a sacrificare la propria
vita per salvare quella degli altri in momenti di pericolo. Film
come Deepwater
– Inferno sull’oceano, Richard
Jewell o Boston
– Caccia all’uomo sono solo alcuni esempio di questo tipo,
tra i quali si può ritrovare però anche Fire Squad – Incubo di fuoco. Diretto nel
2017 da Joseph Kosinski (regista poi divenuto
celebre per aver diretto Top Gun: Maverick), questo
film ripercorre l’incredibile dimostrazione di coraggio di un
gruppo di vigili del fuoco, disposti a tutto pur di fermare
l’avanzata di un terrificante incendio.
Un’altra storia vera portata al
cinema dunque, con un film che dà un lato mira dunque a celebrare
l’eroicità dei coinvolti, ma dall’altro evidenzia anche la forza
della natura e il delicato equilibrio che occorre preservare tra
questa e l’uomo. Interpretato da noti attori di Hollywood,
Fire Squad – Incubo di fuoco è dunque un epico racconto di
coraggio, che tuttavia al momento della sua uscita in sala –
nonostante sia stato accolto positivamente dalla critica – si è
rivelato un cocente flop al box office. A distanza di qualche anno,
è tuttavia un film da recuperare e riscoprire, specialmente per la
forza del racconto proposto.
Per gli appassionati di queste
storie e di questo genere è dunque un titolo da non perdere, che
grazie al suo passaggio televisivo permette di riportare notorietà
su uno dei più tragici disastri naturali della storia degli Stati
Uniti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Fire Squad – Incubo di
fuoco
Protagonista è Eric
Marsh, sovrintendente dei vigili del fuoco di Prescott, in
Arizona, il quale forma una nuova squadra di pompieri di prima
linea con giovani reclute. Grazie a tanti sacrifici, determinazione
e all’aiuto del capo divisione Duane Steinbrink,
Eric riesce dunque a formare la sua squadra, nota come l’élite dei
Granite Mountain Hotshot. Le capacità e il coraggio di questi
uomini verranno però messi a dura prova durante l’incendio del 2013
noto come lo Yarnell Hill Fire, che minaccia di
arrivare fin dentro Prescott. Il gruppo di diciannove eroici
pompieri – tra cui spicca il giovane Brendan
McDonough – cercherà dunque in ogni modo di proteggere le
proprie case e le vite dei propri cari.
Ad interpretare il ruolo di Eric
Marsh vi è l’attore Josh Brolin, mentre nel ruolo di Brendan
McDonough si ritrova Miles Teller. L’altro grande nome presente nel
cast è quello di Jeff Bridges, nel ruolo di Duane Steinbrink,
ma anche quello dell’attrice premio Oscar Jennifer Connelly, nel ruolo di Amanda Marsh.
Recitano poi nel film James Badge Dale nel ruolo
di Jesse Steed, Alex Russell in quello di Andrew
Ashcraf, Dylan Kenin nel ruolo di Robert Caldwell
e Taylor Kitsch in quello di Christopher
MacKenzie. Completano il cast Geoff Stults nei
panni di Travis Carter, Ryan Busch in quelli di
Dustin DeFord e Sam Quinn in quelli di Grant
McKee.
La storia vera dietro Fire Squad – Incubo di
fuoco
Il film si basa
sull’articoloNo Exit scritto dal
giornalista Sean Flynn, che racconta la
vera storia dell’incendio di Yarnell
Hill del 2013 in Arizona, in cui persero la vita alcuni
membri della squadra dei pompieri che cercavano di domare le
fiamme. Tutto ebbe inizio quando alle 17.36 del 28 giugno 2013 un
fulmine innescò un incendio sulle terre del Bureau of Land
Management, vicino a Yarnell in Arizona, una città di circa 700
abitanti a circa 120 chilometri a nord-ovest di Phoenix. Il 30
giugno il forte vento, che raggiungeva più di 35 km/h, spinse il
fuoco da 120 ettari a oltre 800 ettari. Una prolungata siccità che
interessò l’area conitribuì poi alla rapida propagazione
dell’incendio e al suo comportamento irregolare.
Hanno così avuto inizio massicce
operazioni di contenimento dell’incendio come anche di salvataggio
dei civili rimasti bloccati per via di questo nelle proprie
residenze. L’incendio venne poi dichiarato estinto del tutto solo
il 10 luglio. Nel corso delle operazioni iniziali, il 30 giugno, 19
membri dell’interagenzia Granite Mountain Hotshots dei Vigili del
Fuoco di Prescott sono stati sopraffatti e uccisi dalle fiamme.
L’unico sopravvissuto della squadra di 20 uomini era
Brendan McDonough, di 21 anni. Lui e Brian
Frisby, il sovrintendente degli hotshot di Blue Ridge,
stavano spostando i veicoli della squadra in un luogo più sicuro al
momento dell’intrappolamento della squadra dei Granite
Mountain.
L’incendio di Yarnell
Hill è stato il più letale evento di questo genere
avvenuto negli Stati Uniti dall’incendio di East Bay Hills del
1991, che ha ucciso 25 persone, e il più letale incendio boschivo
per i vigili del fuoco degli Stati Uniti dall’incendio del Griffith
Park del 1933, che ha ucciso 29 vigili del fuoco civili
improvvisati. È stato anche il più fatale incidente di qualsiasi
tipo che abbia coinvolto i vigili del fuoco statunitensi dopo gli
attentati dell’11 settembre, che hanno ucciso 343 persone. Oltre ai
19 pompieri rimasti uccisi, si contano 23 feriti, 600 sfollati, 129
edifici distrutti e un’area di 3.400 ettari andata a fuoco.
Il trailer di Fire Squad –
Incubo di fuoco e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Fire Squad – Incubo di fuoco grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 22
febbraio alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Il regista di Superman:
Legacy, James
Gunn, ha condiviso su Instagram la prima foto del cast del film,
scattata subito dopo il primo “tavolo di lettura”. Nella
didascalia si legge: “Dopo il tavolo di lettura di Superman con
il cast. Eve, Mr. Terrific, Superman/Clark, Otis, Lex, il
produttore Peter Safran, Jimmy, Metamorpho, Lois, Hawkgirl, me,
Guy, The Engineer tutti insieme per la prima volta! Che giorno
meraviglioso!”
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU).
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman: Legacy è il vero
fondamento della nostra visione creativa per l’Universo
DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC,
ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti,
dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il
mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Le uscite al
cinema di questa settimana sono davvero numerose tra cui
spicca il titolo di un candidato a ben cinque premi Oscar 2024. Il
film in questione è l’acclamato
La zona d’interesse scritto e diretto da Jonathan
Glazer. La pellicola acclamata dalla critica, è l’adattamento
cinematografico del romanzo omonimo del 2014 scritto
da Martin Amis, ed è stata presentata in
concorso al
Festival di Cannes 2023. Ma in questo giovedì non c’è spazio
solo per vere e atroci accadute in passato ma anche per ridere, con
il debutto alla regia dell’attrice italiana
Margherita Buy.
Vediamo insieme le uscite
al cinema di questa quarta settimana di Febbraio
Bob Marley – One Love
Il primo titolo di
leuscite al cinema di febbraio è
Bob
Marley: One Love del regista Reinaldo Marcus
Green. Questo biopic musicale è un
omaggio alla figura e alla carriera di Bob Marley,
interpretato dal britannico
Kingsley Ben-Adir, icona della musica che ancora oggi ispira le
nuove generazioni.
La storia si concentra sugli anni
in cui il re del reggae decise di auto esiliarsi a Londra, dopo
l’attentato subito con la moglie Rita in Giamaica,
dopo il concerto a Kingston che nelle intenzioni di Marley avrebbe
dovuto contribuire a riappacificare i due principali partiti
politici del Paese. Nel cast ci sono anche James Norton,
Lashana Lynch, Michael Gandolfini e Anthony
Welsh.
Demon Slayer – Verso l’allenamento
dei pilastri
Demon
Slayer – Verso l’allenamento dei pilastri al cinema è un è
vero evento per i numerosi fans della serie anima
giapponese che si possono godere sul grande schermo i loro
beniamini. Questo film proietta prima il finale della terza
stagione e poi si anticipa l’inizio della
quarta in cui i Pilastri, Demon slayers
più potenti, si radunano per allenare i futuri cacciatori di demoni
e per sconfiggere il demone Muzan.
Emma e il giaguaro nero
La protagonista di
Emma e il giaguaro nero è un’adolescente cresciuta in
Amazzonia con i genitori appassionati
ambientalisti. Dopo la morte della madre Emma si trasferisce a New
York con il padre, ma quando viene a sapere che il giaguaro
nero, con cui era cresciuta, ora rischia di essere
catturato dai bracconieri come specie rara, scappa e ritorna nella
foresta per salvare il suo amico felino.
La zona d’interesse
Sandra Hüller in una scena di La zona d’interesse
La Zona d’interesse mostra la quotidiana quiete di una famiglia
tradizionale tedesca, un marito, una moglie e il loro cinque figli
immersi in un bucolico Eden, fatto di tuffi in piscina, domeniche
trascorse a pescare in riva al fiume. Solo che il pater familias
all’anagrafe si chiamava Rudolph Hoss, il
criminale militare di guerra tedesco, membro delle SS e primo
comandante del campo di Auschwitz.
La loro deliziosa villetta infatti
si trovava oltre un muro, quello dove ogni giorno venivano
sterminati con il gas i prigionieri del campo di concentramento, ma
la sola preoccupazione della famiglia Hoss era continuare a vivere
nella loro splendida cornice. I coniugi Hoss sono interpretati da
Christian Friedel e da
Sandra Hüller, l’attrice protagonista di
Anatomia di una caduta.
Martedì e Venerdì
Il cantante
Fabrizio Moro torna dietro la macchina da presa con il
drammatico Martedì e
Venerdì scritto e diretto con Alessio De
Leonardis. La trama racconta di Marino,
l’attore
Edoardo Pesce, è in un momento particolare della sua vita,
infatti si è appena separato da sua moglie Simona e può
vedere sua figlia soltanto due giorni a
settimana, martedì e venerdì.
A causa di vecchie tasse non
pagate, è costretto a chiudere la sua officina motociclistica, ma
le difficoltà economiche crescenti e l’incapacità di far fronte lo
spingono a unirsi alla banda di un amico criminale.
Night Swim
In le uscite al
cinema c’è anche spazio per l’horrorNight
Swim di Bryce McGuire. Il protagonista di
questo film è Ray Waller, interpretato da
Wyatt Russell, un ex giocatore di baseball della Major League
costretto al ritiro anticipato a causa di una malattia
degenerativa, che si trasferisce in una nuova casa con una
bellissima piscina insieme alla premurosa moglie Eve, l’attrice
Kerry
Condon, alla figlia adolescente Izzy e al figlio Elliot. Ma un
oscuro segreto nel passato della casa scatenerà una forza maligna
che trascinerà la famiglia negli abissi di un terrore
profondissimo.
The Cage – Nella gabbia
The Cage – Nella gabbia vede protagonista Giulia,
Aurora Giovinazzo, ex promessa dell’MMA
femminile, che ha lasciato il mondo degli incontri dopo un
tragico incidente avvenuto proprio durante uno dei suoi
combattimenti.
Lavora in un piccolo zoo insieme al
fidanzato Alessandro, ma la sua nuova vita è scossa dal forte
desiderio di ritornare sul ring per ottenere la sua rivincita
contro Beauty Killer, l’atleta che è stata causa
del suo abbandono. Ad aiutarla ed incoraggiarla c’è Serena,
Valeria Solarino, la sua nuova allenatrice. Il
loro legame profondo aiuterà Giulia ad affrontare le sue paure
liberandola dalla gabbia all’interno della quale rischia di
rimanere rinchiusa.
Volare
Le uscite al
cinema si conclude con
Volare, che esplora la fobia di
prendere l’aereo, un timore irrazionale
condiviso da molte persone. La
protagonista AnnaBì, l’attrice
Margherita Buy, è un’attrice costretta a rinunciare a numerose
opportunità a causa di questa paura che la blocca.
Quando sua figlia decide di partire
per studiare negli Stati Uniti, la donna si trova di fronte alla
necessità di affrontare questo problema si iscrive ad un
corso insieme a un gruppo variegato di ansiosi come lei,
tutti desiderosi di vincere il loro timore di salire su un aereo.
Nel cast del film, oltre alla regista Buy,
troviamo Elena Sofia Ricci, Giulia
Michelini, Anna Bonaiuto, Euridice Axen, Francesco
Colella e Matteo Oscar Giuggioli.
Prime
Video ha annunciato che la serie drama di successo
mondiale, vincitrice dell’Emmy, The
Boys, sarà disponibile con la sua quarta stagione
dal 13 giugno 2024. La diabolica serie drama ritornerà con tre
episodi strabilianti il 13 giugno, seguiti da un nuovo episodio
ogni settimana, fino all’epico finale di stagione giovedì 18
luglio. La quarta stagione in otto episodi di The
Boys uscirà in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo.
Per celebrare il compleanno di
Homelander, Prime Video ha inoltre svelato il nuovo artwork
dell’attesissima quarta stagione.
Nella quarta stagione, il mondo è
sull’orlo del baratro. Victoria Neuman è più vicina che mai allo
Studio Ovale e sotto il controllo di Homelander, che sta
consolidando il suo potere. Billy Butcher, a cui restano solo pochi
mesi di vita, ha perso sia il figlio di Becca sia il suo ruolo di
leader di The
Boys. Il resto della squadra è stanco delle sue
bugie. La posta in gioco sarà più alta del solito e loro dovranno
trovare un modo per collaborare e salvare il mondo, prima che sia
troppo tardi.
Il cast di The
Boysvede protagonisti Karl Urban, Jack Quaid, Antony Starr,
Erin Moriarty, Jessie T. Usher, Laz Alonso, Chace Crawford, Tomer
Capone, Karen Fukuhara, Colby Minifie, Claudia Doumit e Cameron
Crovetti. La quarta stagione accoglierà, inoltre, Susan Heyward,
Valorie Curry e
Jeffrey Dean Morgan.
The
Boys è basata sul fumetto best-seller del New
York Times creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in veste
anche di executive producer, e sviluppato dall’executive producer e
showrunner Eric Kripke. Tra gli altri executive producer si
annoverano anche Seth Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H.
Moritz, Pavun Shetty, Phil Sgriccia, Craig Rosenberg, Ken F. Levin,
Jason Netter, Paul Grellong, David Reed, Meredith Glynn e Michaela
Starr. The Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures
Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises,
Original Film e Point Grey Pictures.
Era dalla Mostra
del Cinema di Venezia del 2013 che non si avevano notizie di
Jonathan Glazer, il quale dopo l’Under
the Skin con Scarlett Johansson continuava a rimandare la
presentazione di questo suo nuovo
film. Prima di arrivare al Festival
di Cannes 2023, infatti, si era già parlato di
La zona d’interesse tra i titoli papabili per
le precedenti edizioni delle kermesse del Lido e della Croisette,
dove finalmente è approdato. Interpretato dalla coppia
Christian Friedel-Sandra Hüller, il film offre uno
sguardo diverso della tragica quotidianità e dell‘orrore
dei campi di sterminio nazisti durante la Seconda Guerra
Mondiale e attraverso lo sguardo dei protagonisti della teorizzata
soluzione finale alla base dell’Olocausto.
Camera con vista, sull’Inferno
Ne La zona
d’interesse Rudolf Höss e sua moglie Hedwig sono una
coppia di coniugi tedeschi, divisi tra famiglia – numerosa – e
lavoro quotidiano, dentro e fuori la loro bella casa. Quel che li
rende unici è il fatto di vivere a ridosso del perimetro del Campo
di concentramento di Auschwitz, del quale lui è il comandante. Un
militare ambizioso e senza scrupoli che, per motivi di carriera,
sembra esser pronto a lasciare la cosiddetta “zona di interesse”
(la Interessengebiet di circa 40 chilometri, che circonda la
triste struttura) e la villetta con giardino nella quale la donna
continua a crescere i loro cinque figli, a godere di una vita
perfetta e della speranza di un brillante futuro e a fare finta di
non vedere cosa accade al di là delle mura di recinzione.
Sandra Hüller in una scena di La zona d’interesse
L’orrore suggerito, più che raccontato
Le prime immagini di
La zona d’interesse fanno ripensare al
Suburbicon del 2017 diretto da George Clooney,
non per il tono né tanto meno per la sostanza del narrato, quanto
piuttosto per la superficie di normalità che nasconde altro. Lì un
conflitto prossimo a esplodere, qui una tragedia della quale
conosciamo l’entità, ma che Glazer mostra attraverso una serie di
indizi lasciati sullo sfondo, impossibili da ignorare.
Lo spunto è quello
offerto dal
romanzo omonimo di Martin Amis “La zona
d’interesse“, storia d’amore e burocrazia che l’immagine
filmata supera e potenzia nella sua possibilità di mostrare – senza
soffermarsi troppo – il fumo e le fiamme che fuoriescono dalle
ciminiere delle famigerate docce. Anche il sonoro segue la stessa
direttrice, con la macchina da presa a restituire il suono della
scena ripresa, senza mai indulgere in sottolineature, ma senza
nascondere i colpi di pistola e gli ordini urlati sullo sfondo.
La zona d’interesse, la vita che continua
Sordi e ciechi
all’inconcepibile, i protagonisti, intanto, continuano la loro
vita. Fatta anche di riunioni con gli ingegneri del Reich, arrivati
a proporre nuove tecnologie e più funzionali soluzioni per il
funzionamento dei forni crematori, o con gli altri direttori dei
vari campi, convocati per organizzare lo smaltimenti dei prossimi
arrivi dall’Ungheria. Una normalità, di nuovo, che si specchia
nella pulizia formale di un racconto familiare qualsiasi e insieme
in quella degli ambienti di Auschwitz oggi.
Dopo i lunghi minuti di
total black con i quali si apre La zona
d’interesse , quasi a suggerirci di aguzzare l’udito
più che la vista, improvvisamente il salto nel futuro, il nostro
presente, ci mostra per l’unica volta cosa resta di quelle vittime:
scarpe, bagagli abbandonati, vestiti, oggetti preziosi. Non la
vita, della quale resteranno depredati in eterno. Una sorte che
continua a capitare anche nelle nostre società civili, giusto fuori
dal nostro giardino, mentre molti continuano a erigere muri di
protezione dando mostra di non aver imparato ad aprire gli occhi
sui limiti della nostra stessa coscienza.
Rilasciato oggi il teaser trailer
de Il Tatuatore di Auschwitz, una
nuova serie Sky Original che sarà disponibile
prossimamente in esclusiva su Sky e in streaming solo su
NOW. Basata sul romanzo bestseller internazionale di
Heather Morris, la serie in sei episodi è ispirata alla storia vera
di Lali e Gita Sokolov, due prigionieri del campo di concentramento
di Auschwitz durante la Seconda guerra mondiale.
La storia di Il tatuatore di Auschwitz
Il tatuatore di Auschwitz
è la storia di un uomo, Lali (Jonah Hauer-King), un ebreo slovacco,
che, nel 1942, viene deportato ad Auschwitz, il campo di
concentramento dove oltre un milione di ebrei furono uccisi durante
l’Olocausto. Poco dopo l’arrivo, Lali diventa uno dei Tätowierer
(tatuatori), incaricato di marchiare i compagni di prigionia con i
numeri di identificazione. Un giorno incontra Gita (Hanna
Próchniak), una ragazza appena arrivata nel campo di
concentramento, e se ne innamora all’istante. Inizia così una
storia coraggiosa e indimenticabile. Sotto costante sorveglianza da
parte di un instabile ufficiale nazista delle SS Stefan Baretzki
(Jonas Nay), Lali e Gita sono determinati a mantenersi in vita a
vicenda.
Circa 60 anni dopo, Lali
(Harvey Keitel), ormai ottantenne, incontra
l’aspirante scrittrice Heather Morris (Melanie
Lynskey). Rimasto vedovo da poco, Lali trova il coraggio di
raccontare al mondo la sua storia. Raccontando il suo passato a
Heather, Lali finalmente affronta i fantasmi traumatici della sua
giovinezza e rivive i suoi ricordi di un amore nato nei luoghi più
oscuri.
Diretta da Tali Shalom-Ezer, IL
TATUATORE DI AUSCHWITZ è prodotta esecutivamente da Claire Mundell
attraverso la sua società Synchronicity Films in associazione con
Sky Studios e All3Media International. Jacquelin Perske è
produttrice esecutiva e sceneggiatrice principale, insieme ai
co-sceneggiatori Evan Placey (produttore associato) e Gabbie Asher.
Serena Thompson è produttrice esecutiva per Sky Studios. La colonna
sonora è stata creata dal pluripremiato Hans
Zimmer e Kara Talve.
NBCUniversal Global TV Distribution
e All3Media International gestiscono congiuntamente le vendite
internazionali della serie. Stan, il principale streamer locale
australiano, sta acquisendo i diritti originali della serie nel
proprio territorio, con SkyShowtime che sarà licenziataria dei
diritti della serie per Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria,
Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Kosovo,
Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia,
Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Svezia. La
serie è un’esclusiva Sky e NOW in tutti I territori Sky in Europa
(Reg
Apple TV+
ha svelato oggi il trailer e la data d’uscita di
Earthsounds: i suoni del pianeta, la nuova
docuserie in 12 parti narrata dal vincitore del Golden Globe e
candidato all’Emmy
Tom Hiddleston. Girata per oltre 1.000 giorni
nell’arco di tre anni e mezzo, la serie mostra il nostro pianeta
come mai prima d’ora: un mondo che brulica di storie sonore
sorprendenti, sconosciute e mai raccontate perché non siamo stati
in grado di catturarne i suoni, fino ad ora.
Dove vedere in streaming
Earthsounds: i suoni del pianeta
Grazie a oltre 3.000 ore di audio,
registrato utilizzando tecnologie all’avanguardia, e girata in 20
Paesi di tutti e sette i continenti, Earthsounds: i suoni
del pianeta farà il suo debutto con tutti gli episodi il
23 febbraio su Apple
TV+.
«Ho amato narrare
“Earthsounds: i suoni del pianeta“», ha dichiarato
Tom Hiddleston. «Offspring Films e Apple TV+ hanno creato
qualcosa di assolutamente unico. Vedere e sentire il mondo della
Natura cogliendone i dettagli più intimi e straordinari è
assolutamente emozionante. Ispira meraviglia e stupore.»
Di cosa parla Earthsounds:
i suoni del pianeta?
Earthsounds: i suoni del
pianeta esplora habitat spettacolari, tra cui la foresta
pluviale del Queensland, la banchisa antartica, le dune
della Namibia, le barriere coralline tropicali e altro ancora. Tra
le scoperte e le registrazioni dei suoni più rari offerte al
pubblico dalla serie ci sono leopardi delle nevi che cantano
canzoni d’amore, il chiacchiericcio intimo dei pulcini di struzzo
dall’interno delle loro uova, ragni musicali, richiami di
corteggiamento subacqueo dei trichechi e molto altro. Ma non sono
solo gli animali a emettere rumori insoliti; la serie cattura anche
gli ipnotici suoni segreti del nostro pianeta, tra cui il ronzio
dei deserti, gli alberi che bevono e il misterioso ronzio
dell’aurora boreale.
“Earthsounds: i suoni del pianeta” è prodotta dal pluripremiato
team di Offspring Films e prodotta esecutivamente da Alex
Williamson e Isla Robertson. Sam Hodgson è il produttore della
serie e il regista è Tom Payne. La serie è la seconda
collaborazione tra Offspring Films e Apple
TV+ dopo “Il pianeta notturno a colori” che ha
ottenuto la nomination a quattro premi BAFTA.
Spider-Man: Un nuovo universo e Spider-Man: Across the
Spider-Verse sono stati grandi successi di
critica e di pubblico, con il primo che ha vinto l’Oscar come
“Miglior film d’animazione” e il secondo attualmente nominato nella
medesima categoria. I fan sono ora ansiosi di vedere come si
concluderà la storia nel film Spider-Man: Beyond the Spider-Verse,
ancora senza una data di uscita, ma oltre quel film sembra ci siano
già piani per ulteriori film animati dedicati a Spider-Man.
In passato si è sentito parlare di
piani per uno spin-off su Spider-Gwen, ma sembra il progetto non
sia andato molto in là per via di quanto tempo è stato dedicato
agli ultimi film dello Spider-Verse. Recentemente si è
invece parlato di film d’animazione che ruotano attorno a
personaggi come Spider-Punk e Venom e si è persino parlato di uno o
di entrambi con un rating R. Arriva però ora, tramite l’insider
DanielRichtman,
un aggiornamento su ciò che potrebbe esserci all’orizzonte.
Richtman afferma infatti che la Sony
Animation sta effettivamente sviluppando almeno altri due film
d’animazione su Spider-Man. Purtroppo, non sono stati forniti
ulteriori dettagli ma questi non dovrebbero avere come protagonista
Miles Morales, la cui storia dovrebbe concludersi con Beyond
the Spider-Verse. Non resta dunque che attendere per scoprire
se tale rumor si rivelerà fondato ed eventualmente su chi o su cosa
saranno incentrati questi film. Prima però, si attendono novità su
Beyond the Spider-Verse, inizialmente previsto in sala per
l’aprile 2024 ma
ora rimandato a data da destinarsi.
Cosa sappiamo di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse?
Il film che precede Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, Spider-Man: Across the Spider-Verse, è uscito
all’inizio di quest’anno. È stato diretto da Joaquim Dos
Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson. Il film presenta
le voci di Shameik Moore nel ruolo di Miles
Morales, Hailee Steinfeld nel ruolo di Gwen Stacy,
Jake Johnson nel ruolo di Peter B. Parker,
Issa Rae nel ruolo di Spider-Woman, Daniel Kaluuya nel ruolo di Spider-Punk,
Karan Soni nel ruolo di Spider-Man India, Oscar Isaac nel ruolo di Spider-Man 2099,
Jason Schwartzman nel ruolo di The Spot,
Brian Tyree Henry nel ruolo di Jefferson Davis,
Luna Lauren Velez nel ruolo di Rio Morales,
Greta Lee nel ruolo di Lyla, Andy
Samberg nel ruolo di Scarlet Spider e altri ancora.
Spider-Man: Across the Spider-Verse è stato
prodotto da Phil Lord, Chris Miller, Amy Pascal, Avi Arad e
Christina Steinberg con Alonzo Ruvalcaba. Aditya Sood, e il regista
del primo film, Peter Ramsey, alla produzione esecutiva. Il film
non ha ancora una data di uscita. L’uscita era inizialmente
prevista per il 29 marzo 2024, ma è stata tolta dal calendario.
Johnny Depp ha visitato in forma strettamente
privata e a porte chiuse il Museo Nazionale del Cinema di
Torino e la mostra
Il Mondo di Tim Burton, unica attività extra
lavorativa durante il suo soggiorno a Torino.
Johnny Depp, in città per
le riprese del suo nuovo film Modì che lo vede per la
seconda volta dietro la macchina da presa, è stato accolto dai
vertici del museo: il presidente Enzo Ghigo, il
vicepresidente Gabriele Molinari, il consigliere
Alessandro Bollo e dal direttore Domenico
De Gaetano. Con loro Marco Fallanca che
in questi mesi ha tenuto i rapporti con l’attore e il suo
entourage.
Johnny Depp, accompagnato da alcuni dei suoi
storici collaboratori, è rimasto affascinato dalla struttura della
Mole Antonelliana e dall’allestimento della mostra, perfettamente
integrata con l’ardito verticalismo dell’edificio. Accompagnato dal
direttore, ha percorso tutta la rampa, rivivendo il viaggio
nell’immaginifico mondo di Tim Burton e nella mente di un genio
creativo, l’esplorazione definitiva della sua produzione artistica
e del suo stile inimitabile.
Depp è rimasto estasiato dalla
mostra, quasi emozionato nel rivedere tutti questi i materiali
relativi ai film delle sue numerose collaborazioni con
Tim Burton. Dai primi bozzetti di Edward Mani di Forbice, a Sweeney Todd e Dark Shadows, fino ad arrivare alla lettera autografa
di Tim Burton nella quale il registra gli propone delle modifiche
alle sue battute nel film La Fabbrica di Cioccolato.
Questa lettera ha rievocato in lui molti ricordi e ha voluto essere
ritratto lì accanto così fa poterla mandare a
Tim Burton.
La visita si è conclusa con la
suggestiva salita al Tempietto grazie all’ascensore panoramico
completamente trasparente che gli ha ricordato l’ascensore di
cristallo di Willy Wonka.
Lì ha potuto godere della stupenda vista della città dall’alto,
comprendendone la bellezza e il fascino e dimostrandosi molto
interessato alla storia e all’architettura della capitale
subalpina.
Un anno fa, a
marzo 2023, NAVALNY di Daniel Roher
vinceva l’Oscar® come Miglior Documentario. Distribuito da I Wonder
Pictures e IWONDERFULL nel 2022, il documentario di Roher segue,
con il ritmo appassionante di un thriller, il leader
dell’opposizione russa Alexei Navalny, avvocato, attivista,
politico, fondatore del partito Russia del Futuro e della
Fondazione Anti-corruzione, strenuo oppositore di Vladimir Putin:
Alexei Navalny è la dimostrazione che non si
possono uccidere le idee.
A distanza un anno,
la vicenda è tragicamente superata dall’attualità e la recente
notizia della morte di Navalny, imprigionato in
Siberia dal 2021, sconvolge il mondo. In seguito alle numerose
richieste da parte delle sale italiane, il film torna al cinema per
una serie di proiezioni evento.
NAVALNYdi Daniel Roher,
potente e pura testimonianza dell’operato dell’attivista, è
un’indagine approfondita condotta grazie a testimonianze dirette
degli eventi successivi all’agosto 2020, quando Alexei Navalny si
ammalò all’improvviso su un volo tra Tomsk e Mosca. Dopo un
atterraggio di emergenza a Omsk, Navalny fu ricoverato in ospedale,
dove cadde in coma. Trasportato d’urgenza a Berlino, ulteriori
accertamenti hanno rilevato tracce di avvelenamento. Il film
ricostruisce l’indagine che ha portato a scoprire la verità
sull’accaduto.
Alexei Navalny nel
corso degli anni ha svelato molte verità scomode attorno al governo
russo e ai potenti oligarchi che lo compongono e lo sostengono, non
ultima la rete di corruzione e l’enorme giro di denaro e potere
attorno a queste figure, a partire da Vladimir Putin. Rientrato in
Russia il 17 gennaio del 2021 e incarcerato con l’accusa mai
provata di appropriazione indebita, Navalny non è mai stato
rilasciato, fino al tragico epilogo della sua morte il 16 febbraio
2024.
“Quando abbiamo
deciso di distribuire in Italia Navalny – spiega dalla
Berlinale Andrea Romeo, fondatore e direttore editoriale di I
Wonder Pictures – sapevamo di lavorare su una storia molto
attuale e che per la stessa volontà del protagonista sarebbe finita
come inizia, cioè con il suo omicidio. Il film è una grande
opportunità per capire qualcosa di più di quanto da trent’anni sta
succedendo in Russia. Il documentario – prosegue
Romeo – è anche un oggetto cinematografico originalissimo, e
credo che l’Oscar per vinto l’anno scorso celebri adeguatamente
un’opera cinematograficamente unica e importante“.
Vincitore
dell’Audience Award e del Festival Favourite Award al Sundance Film
Festival 2022, NAVALNY di Daniel
Roher è oggi una preziosa testimonianza dell’impegno di
Navalny e del suo impegno verso la verità e la libertà e per questo
torna sul grande schermo.
Da quando
Jonathan Majors è stato
licenziato dai Marvel Studios, i fan hanno subito indicato
l’attore Colman Domingo come il sostituto ideale per il
ruolo di Kang il Conquistatore. Ad oggi i Marvel Studios non hanno ancora annunciato chi
sostituirà Majors né quale sarà il ruolo effettivo del villain nel
resto della Saga del Multiverso. Mentre si attende di saperne di
più, è ora lo stesso Domingo a rompere il silenzio a riguardo
durante un’intervista con Vanity Fair. “Il mio team ha
avuto conversazioni con la Marvel su alcuni aspetti del
MCU per anni. So che questo [il
recasting] è vero o no? In realtà non lo so. Il mio team non mi
porta qualcosa se non è reale. Quindi non lo so“.
“Potrei essere in conversazione,
ma non ne sono sicuro. Sarei felice di parlarne. Qualunque cosa
stiano elaborando con Jonathan [Majors] e la sua eredità nel
MCU, sento di dover rimanere nella
mia corsia, qualunque essa sia. Ci sono voci, ci sono
conversazioni, ma non ne sono nemmeno sicuro perché sento che non
mi viene in mente nulla finché non c’è qualcosa di reale. Ma sarei
d’accordo“. L’attore, pur affermando di non sapere nulla a
riguardo, rimane dunque cauto e sembra non rivelare più del
dovuto.
Chi potrebbe assumere il ruolo di Kang il Conquistatore?
I fan hanno ad oggi fatto diversi nomi per sostituire Majors
nei panni di Kang il Conquistatore e se alcuni di loro, come
John Boyega o Denzel Washington, potrebbero essere molto
interessanti, Domingo – ora candidato all’Oscar per il film
Rustin – risulta essere la scelta migliore per il ruolo
del villain del MCU. L’attore ha esperienza
nell’interpretare un cattivo in un grande franchise, essendo stato
un Victor Strand particolarmente avvincente e ricco di sfumature in
Fear The Walking Dead, con l’attore che ha dimostrato di
essere in grado di presentare diversi aspetti di un personaggio,
proprio come Majors ha fatto per ogni variante di Kang.
C’è stato un tempo in cui il
Deathstroke di Joe Manganiello era in lizza per un ruolo
importante nel DCEU. I piani originali prevedevano infatti che il
villain venisse a conoscenza dell’identità segreta di Batman nella
scena post-credits di Justice
League (per gentile concessione di Lex Luthor),
ponendo così le basi per il loro scontro in The
Batman. I piani sono però cambiati quando Ben Affleck ha deciso di non dirigere il film,
facendo dunque finire il progetto in un limbo solo per poi essere
del tutto cancellato con la fine del DCEU. Per un certo periodo, si
era persino parlato di uno spin-off incentrato su Deathstroke.
Manganiello ha espresso più volte il
suo interesse a riprendere il ruolo nel nuovo DCU, ma sembra che l’attore abbia ora gettato la
spugna. “James
Gunn è un mio amico, e io e lui ne abbiamo parlato perché Jim
Lee della DC Comics voleva che creassi una serie di graphic novel
basate sulla sceneggiatura che ho scritto per il film sulle origini
di Deathstroke“, ha raccontato l’attore a ComicBook.com. “Quando hanno
iniziato a smantellare il DCEU, anche questo è però andato in
fumo“, ha continuato Manganiello.
“Jim l’ha letto e voleva che
diventasse una serie di graphic novel, ma nessuno poteva
assicurarmi che, se avesse attirato l’attenzione di registi e
produttori, avrei potuto essere coinvolto. Così ho dovuto lasciar
perdere. James Gunn mi ha detto: “Lascia perdere”“. L’attore
si riferirebbe in realtà solo a questo progetto di graphic novel,
ma ampliando il suo discorso si può benissimo dedurre che
Manganiello abbia deciso di lasciar perdere con Deathstroke in
generale, il quale almeno per ora non sarà coinvolto nel nuovo
DC
Universe ideato da Gunn.
Joe Manganiello interpreterà ancora Deathstroke?
Gunn non ha tuttavia escluso un
futuro ingresso del personaggio nel suo universo condiviso,
lasciando intendere di avere dei suoi piani per Deathstroke nel
DCU, anche se questi potrebbero non coinvolgere
Manganiello. Come noto, nei fumetti Deathstroke è un mercenario
assassino altamente qualificato, introdotto originariamente come
avversario dei Teen Titans. Noto per le sue eccezionali capacità di
combattimento, per la forza, l’agilità e l’intelletto potenziati e
per il suo genio tattico, egli possiede anche un fattore di
guarigione rigenerativo che ne aumenta la durata e la
longevità.
Nonostante il suo status di cattivo,
Deathstroke è spesso rappresentato come un antieroe, con un codice
morale complesso e un senso dell’onore. Le sue motivazioni variano,
ma in genere è spinto dal desiderio di potere, ricchezza o vendetta
personale. Un personaggi dunque decisamente affascinante, che
potrebbe magari in futuro trovare il giusto spazio sul grande
schermo, che sia Manganiello o un altro attore ad assumere il
ruolo.
Da oggi su Prime
VideoLOL Talent Show: Chi fa ridere
è dentro, il nuovo show Original italiano in cinque
episodi, disponibile in esclusiva su Prime
Video. I primi due episodi saranno disponibili da oggi
22 febbraio, seguiti da due episodi il 29 febbraio e dalla finale
il 7 marzo.
LOL Talent Show: Chi fa
ridere è dentro è il nuovo show Original italiano in
cui comici professionisti, amatoriali e artisti di ogni genere
(maghi, cantanti, imitatori, mimi, improvvisatori, rumoristi,
persone comuni con spiccate doti di intrattenimento, e molti altri)
si esibiranno davanti a una giuria d’eccezione per giocarsi la loro
chance di entrare a far parte del cast della quarta stagione di
LOL: Chi ride è fuori. Elio,
KatiaFollesa e Angelo
Pintus, tra i protagonisti più amati delle passate
edizioni di LOL, saranno i giurati di questo nuovo show,
mentre Mago Forest, anche lui veterano del
programma comedy, vestirà i panni di presentatore e accompagnerà i
giudici in questo tour tutto italiano che toccherà le città di
Milano e Napoli, per le audition, e Roma, per la finalissima che
decreterà il vincitore. Ogni episodio, inoltre, avrà una guest
star che, unendosi alla giuria, potrà cambiare le sorti di un
concorrente. LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro è prodotto da Endemol Shine Italy per Amazon
Studios e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 22 febbraio 2024.
LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel
catalogo di Prime Video, tra cui le produzioni italiane Original
Pensati Sexy, No Acitivity – Niente da
segnalare, Karaoke Night – Talenti Senza Vergogna, Gigolò per caso,
Elf Me, Il migliore dei mondi, Monterossi – La Serie S2, AMAZING –
FABIO DE LUIGI, Everybody Loves Diamonds, The Bad Guy, Prisma, Bang
Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di
conoscerti, The Ferragnez – La serie S1 e
S2, The Ferragnez: Sanremo special, All or Nothing:
Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e
S2, Vita da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia
all’uomo S1, S2 e S3, e LOL: Chi ride è
fuori S1, S2 e S3; le serie pluripremiate The
Marvelous Mrs. Maisel e Lizzo’s Watch Out for
the Big Girls, la serie satirica sui
supereroi The
Boyse grandi successi come Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack Ryan di Tom
Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici Vite, The
Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani, Reachere Il principe cerca
figlio, oltre a contenuti in licenza disponibili in più di 240
paesi e territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia
delle migliori partite del mercoledì sera della UEFA Champions
League, oltre che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione
2026/27. Altri titoli Original italiani già annunciati sono le
serie Antonia, Sul più bello – La serie, oltre ai
rinnovi per nuove stagioni di LOL: Chi ride è
fuori, Prisma, Sono Lillo e
Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. È stata inoltre
annunciata la serie Citadel: Diana, il capitolo
italiano dell’universo Citadel.
In un’intervista a
Vanity Fair, l’attrice premio Oscar Natalie
Portman, prossimamente al cinema con il
film May
December (qui
la recensione), ha dichiarato di non ritenere del tutto un male
il fatto che il cinema stia in un certo senso perdendo di
importanza per gli spettatori più giovani. “La cosa più
sorprendente è stato il declino del cinema come forma primaria di
intrattenimento. Ora è molto più di nicchia“, ha detto la
Portman. “Se chiedete a qualcuno dell’età dei miei figli cosa
sono le star del cinema, non conoscono nessuno rispetto alle star
di YouTube o altro“.
Ha poi continuato motivando così la
cosa: “C’è una liberazione nel fatto che la tua arte non sia
un’arte popolare. Puoi davvero esplorare ciò che ti interessa.
Diventa molto più una questione di passione che di commercio. Ed è
interessante anche guardarsi dal rischio che diventi qualcosa di
elitario. Credo che tutte queste forme d’arte, quando diventano
meno popolari, debbano cominciare a chiedersi: “Ok, per chi lo
facciamo ancora?“. Natalie Portman ha dunque detto che
Hollywood è ora una “moneta a due facce“.
“È sorprendente anche perché c’è
stata una democratizzazione della creatività, in cui i guardiani
sono stati sminuiti e tutti possono fare cose e vengono fuori
talenti incredibili“, ha detto l’attrice. “E
l’accessibilità è incredibile. Se vivevi in una piccola città,
quando sono cresciuta io non potevi accedere al grande cinema
d’autore. Ora sembra che se hai una connessione a Internet, puoi
avere accesso a qualsiasi cosa. È piuttosto strano che allo stesso
tempo si abbia la sensazione che più persone che mai possano vedere
il tuo strano film d’arte grazie al suo straordinario accesso.
Quindi è una moneta a due facce“, ha concluso Natali
Portman.
Ecco il trailer italiano di Borderlands,
il nuovo film di Eli Roth, adattamento
cinematografico della popolare serie di videogiochi di
Gearbox Software. Il film che promette azione e
divertimento vanta un super cast guidato da
Cate Blanchett e
Jamie Lee Curtis. Con loro anche
Kevin Hart,
Jack Black,
Edgar Ramirez, Ariana Greenblatt,
Florian Munteanu, Gina
Gershon.
Borderlands, la
trama
Lilith (Blanchett), una famigerata
cacciatrice di taglie dal passato misterioso, è costretta a
tornare, a malincuore, su Pandora, il suo pianeta natale che è il
più caotico della galassia. La sua missione è trovare la figlia
scomparsa di Atlas (Ramírez), il più potente figlio di p*****a
dell’universo. Lilith stringerà un’alleanza con
un’improbabile squadra di reietti: Roland (Hart), un mercenario
esperto, Tiny Tina (Greenblatt), una adolescente amante degli
esplosivi e il suo muscoloso protettore Krieg (Munteanu), Tannis
(Curtis), una scienziata pazza che ne ha viste di tutti i colori e
Claptrap (Black), un robottino logorroico e saccente.
Insieme, questi strampalati eroi dovranno sconfiggere una specie
aliena e pericolosi banditi e scopriranno uno dei segreti più
incredibili di Pandora. Il destino dell’universo potrebbe
essere nelle loro mani, ma alla fine combatteranno per qualcosa di
più grande: la loro amicizia. Basato su una delle serie di
videogiochi più vendute di tutti i tempi, benvenuti in BORDERLANDS.
Ad agosto solo al cinema!
Nel 2019 il film Terminator: Destino Oscuro ha
riportato sul grande schermo i personaggi Sarah Connor e il
Terminator T-800 di Arnold Schwarzenegger, ma pur ricevendo
recensioni positive da parte di fan e dei critici, il film non ha
avuto il necessario impatto al botteghino. Con soli 62 milioni di
dollari in Nord America e 261 milioni in tutto il mondo, il
blockbuster è stato giudicato un flop. Per quanto James Cameron abbia parlato di un eventuale
Terminator 7, Arnold Schwarzenegger ha dichiarato di aver
“chiuso” con il franchise, osservando che “ho ricevuto il
messaggio forte e chiaro che il mondo vuole andare avanti con un
tema diverso quando si tratta di Terminator“.
Ora, l’attrice di Sarah Connor,
Linda Hamilton, ha condiviso sentimenti simili
in un’intervista a Business Insider, ribadendo
quanto già in passato confermato, ovvero che anche lei non è
affatto interessata a tornare alla serie fantascientifica. “Ho
finito. Ho finito. Non ho più nulla da dire. La storia è stata
raccontata, ed è stata fatta fino allo sfinimento“, ha detto
l’attrice. “Perché qualcuno dovrebbe rilanciarla è un mistero
per me. Ma so che il nostro mondo hollywoodiano è costruito sui
rilanci in questo momento“. Per quanto riguarda l’eredità del
personaggio, Hamilton ha aggiunto: “Mi sento e mi sono sentita
come se Sarah Connor non fosse un’icona”.
“È una donna all’inferno. Fa
delle scelte davvero sbagliate. Non è una buona madre, ma una buona
combattente!“. Quindi cerco di analizzare i dettagli e mi
dico: “Beh, rispettano la sua forza e il suo potere, e ho creato
una guerriera, ma è molto imperfetta. È una persona imperfetta”.
Quindi è stato difficile venire a patti con tutto questo e poi
dire: “Ok, posso accettarlo”, perché ormai lo sento da così tanti
anni che la gente mi tratta come se avessi salvato il futuro“.
“Se poteste vedere quanto sono totalmente sfortunata durante la
mia vita e la mia quotidianità!“, ha poi concluso
l’attrice.
Terminator 7, come
potrebbe essere il prossimo film della saga?
James Cameron, sceneggiatore e regista dei
primi due film di Terminator nonché del franchise Avatar ha spiegato
come la crescita dell’intelligenza artificiale lo abbia influenzato
nella scrittura di un nuovo film della serie. Cameron ha dunque
rivelato che sta scrivendo un nuovo progetto Terminator,
ma sta aspettando che l’intelligenza artificiale si sviluppi
adeguatamente prima di portare avanti il progetto. Non ha però
specificato se il nuovo film, ad ora noto come
Terminator 7 sarà un altro sequel o un riavvio completo
del franchise. Ad oggi questo nuovo film non è ancora stato
confermato né vi sono dettagli più precisi in merito, per cui non
resta che attendere per scoprire se il temibile Terminator tornerà
davvero sul grande schermo.
The Purge
6, sesto film della saga di La
notte del giudizio, ha ricevuto un promettente
aggiornamento direttamente dalla star del franchise Frank Grillo. Ideato dal regista James
DeMonaco, questo franchise distopico esplora come noto gli
effetti dell’evento titolare, un periodo annuale di 12 ore in cui
tutti i crimini sono legali. Dopo cinque film di successo che hanno
incassato complessivamente oltre 533 milioni di dollari in tutto il
mondo, l’imminente The Purge 6 viene ora descritto come
l’ultimo capitolo. A giugno dello scorso anno era stato comunicato
che la sceneggiatura era pronta, ma da quel momento non si è più
saputo nulla.
Ora, in un’intervista con Screen Rant sul red carpet di
Lights Out, Grillo, già apparso nel 2014 in
Anarchia – La notte del giudizio e nel successivo La notte del giudizio: Election Year, conferma che
“la sceneggiatura è pronta. È fondamentalmente incentrata su
Leo Barnes, il mio personaggio. Sarebbe l’ultimo degli ultimi degli
ultimi, come il tizio che continua ad andare in pensione. James
DeMonaco lo dirigerà, se succederà, ed è una questione di soldi. È
una questione di quanto grande vogliono che sia il film, di quanti
soldi vogliono spendere per il film, considerando che hanno fatto
molto in questo franchise. Ma è una grande sceneggiatura“.
Tutto quello che sappiamo su The Purge 6
La notte
del giudizio per sempre, uscito nel 2021, era stato
inizialmente presentato come il quinto e ultimo capitolo del
franchise. Tuttavia, circa due anni dopo la sua uscita,
l’amministratore delegato della Blumhouse Productions, Jason Blum, ha dato un aggiornamento
entusiasmante sul futuro dei film della saga, rivelando che The
Purge 6 era in fase di sviluppo. Da allora, però, gli
aggiornamenti sono stati lenti, mettendo in dubbio lo stato del
film.
Parlando di The Purge 6,
DeMonaco ha rivelato che il film avrebbe portato in vita una
versione da incubo dell’America. Alla fine del film del 2021, gli
Stati Uniti erano caduti nel caos quando numerosi cittadini avevano
reso l’Epurazione un evento continuo, e sembra che il nuovo film
esplorerà ulteriormente ciò che è accaduto al paese in seguito a
quell’evento. DeMonaco ha anche detto che i singoli Stati saranno
estremamente divisivi e che il paese sarà delimitato in base
all’ideologia, alla sessualità e alla religione.
La maggior parte del cast di The
Purge 6 non è ancora stata rivelata, dato che Grillo è l’unico
attore confermato finora. Vale la pena notare che l’ultima volta
che il suo personaggio è apparso nel franchise, stava lavorando per
proteggere il senatore Roan in La notte del giudizio: Election
Year. Sarà dunque interessante vedere come verrà reintrodotto
in The Purge 6 e come reagirà alla nuova America
anarchica. Ad ora, per confermare la realizzazione del film,
sembrerebbe occorrere solo che lo studios di produzione stabilisca
un budget.
La star di Beetlejuice
2Jenna Ortega sta consolidando le speranze dei
fan per il sequel di Beetlejuice (ad oggi,
dopo il primo poster, ufficialmente intitolato
Beetlejuice Beetlejuice) confermando che
il suo ruolo nel film diretto da Tim
Burton è effettivamente quello della figlia di
Lydia Deetz, Astrid. Da tempo si
diceva che la Ortega avrebbe interpretato la figlia di Lydia,
soprattutto dopo la diffusione di foto sul set che la ritraevano
accanto alla star originale di Beetlejuice (e attuale star
di Stranger Things) Winona Ryder. Tuttavia, questa è la prima
conferma ufficiale che si riceve dall’attrice stessa.
“Non so quanto mi sia permesso
dire, ma sono la figlia di Lydia Deetz, quindi lo svelerò“, ha
dichiarato l’attrice a Vanity Fair in una recente
intervista “È strana, ma in un modo diverso e non nel modo in
cui si suppone, direi. Il rapporto tra Lydia e Astrid, il mio
personaggio, è molto importante. Ed è anche molto strano perché si
tratta di recuperare e mettere insieme i pezzi di quello che è
successo nella vita di Lydia da allora, il che è bello, credo, per
chiunque ami il personaggio e sia entusiasta di rivederlo“, ha
concluso Ortega. Non resta dunque che attendere il film
per scoprire come si articolerà il rapporto tra i due
personaggi.
Beetlejuice, uscito nel 1988, era interpretato
da
Michael Keaton,
Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones,
Alec Baldwin e Geena Davis. Quel film è incentrato su una
coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e
dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti
della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto
un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre
73 milioni di dollari, rendendo Burton particolarmente celebre ad
Hollywood. Non si hanno invece ad ora dettagli sulla trama di
Beetlejuice 2, ma sappiamo che il film uscira nelle sale
il 6 settembre 2024.
Ritrovarsi, riconoscersi,
scoprire che il tempo non ha cambiato le cose. Un sentimento
profondo che ha resistito negli anni e che ora ha bisogno di essere
vissuto, una sfida che dovranno affrontare i protagonisti della
nuova serie Sky Original Un amore, i cui terzo e
quarto episodio saranno disponibili da domani, 23 febbraio, in
esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
La trama del terzo e
quarto episodi di Un amore
Ale e Anna iniziano una
relazione clandestina, ma se lui sembra pronto a investire su
questo rapporto, lei, che ha molto di più da perdere, è spaventata.
Passano per la prima volta un weekend insieme, ma la loro fuga
romantica non andrà come avevano sperato.
La serie
Se Ale (Stefano
Accorsi) è pronto a rimettersi in gioco per cercare di
vivere finalmente la sua storia con Anna (Micaela
Ramazzotti), lei invece si trova in difficoltà al
pensiero di perdere la sua stabilità. Un weekend fuori città in un
agriturismo sembra un’occasione perfetta per mettere alla prova il
loro amore ma degli imprevisti li riportano bruscamente alla
realtà.
Prodotta da Sky Studios e
Cattleya, parte di ITV Studios, con il Ministero della Cultura –
Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e con il sostegno della
Regione Emilia-Romagna, attraverso Emilia-Romagna Film Commission,
è una serie creata da Stefano Accorsi e Enrico Audenino, diretta da
Francesco Lagi e scritta da Enrico Audenino, Giordana Mari, Teresa
Gelli, Francesco Lagi, Stefano Accorsi.
Stefano Accorsi (La dea fortuna, Veloce come il
vento, L’ultimo bacio, 1992-1993-1994) e
Micaela Ramazzotti (La pazza gioia, La felicità,
Gli anni più belli, La tenerezza), entrambi vincitori del
David di Donatello, saranno i protagonisti Alessandro e Anna. Nel
cast anche Alessandro Tedeschi (Blocco 181, Il Colibrì, Chiamami
ancora amore), Andrea Roncato (Ricordati di me, Il cuore grande
delle ragazze, Il Signor Diavolo), Ivan Zerbinati (La Porta Rossa
3, Il ragazzo invisibile – Seconda generazione, Non mi lasciare) e
Camille Dugay (Django, Mi piace lavorare (Mobbing), Cuore Sacro).
Con loro Beatrice Fiorentini e Luca Santoro nei panni dei giovani
Alessandro e Anna. E con la partecipazione di Ottavia Piccolo (7
minuti, Tu la conosci Claudia?, La famiglia).
La zona
d’interesse (la
recensione) di Jonathan Glazer è indubbiamente
uno dei film più discussi del 2024, e lo è stato già dalla sua
presentazione in concorso al Festival
di Cannes 2023, dove si è aggiudicato il Gran
premio della giuria. Il film, candidato a 5 premi
Oscar, analizza la quotidianità della famiglia del
comandante del campo di concentramento di Auschwitz, Rudolf
Höss, che cerca di crearsi una vita idilliaca nella loro nuova
dimora situata proprio al lato del filo spinato, dall’altra parte
del muro dove si svolge tragedia dell’Olocausto.
Basato, in parte, sulla storia
dell’omonimo romanzo di Martin Amis del
2014, che racconta in maniera romanzata la vita dell’ufficiale
nazista, che Glazer stava cercando di adattare da oltre un
decennio. Questo provocatorio dramma sulla Seconda Guerra Mondiale
solleva molte domande, lasciando gli spettatori immersi in un
silenzio contemplativo anche giorni dopo la visione. In occasione
dell’uscita nelle sale italiane de La
zona d’interesse, vogliamo analizzare con la voi la
tragica storia vera dietro al film di Jonathan
Glazer e la prospettiva unica con cui il regista
britannico ha scelto di adattarla.
La zona d’interesse: cosa
è accaduto veramente
Bernhard Walther or Ernst Hofmann or Karl-Friedrich Höcker, Public
domain, via Wikimedia Commons
Anche se La zona
d’interesse si basa su eventi reali, non tutto
ciò che viene rappresentato nel film è necessariamente avvenuto.
Gran parte della trama si focalizza sulle dinamiche della
famiglia Höss, di cui esistono pochi documenti
pubblici, pertanto, una porzione del film si basa su speculazioni e
concessioni creative. Tuttavia, il film apporta una significativa
modifica rispetto al libro originale.
Al posto di scegliere come
protagonista la famiglia Doll, attorno a cui Amis
sviluppa la sua narrazione, il regista Jonathan
Glazer sceglie di concentrarsi sulla famiglia
Höss, realmente esistita. Un approccio che rende il film
più fedele alla Storia, poiché permette di esplorare in maniera più
accurata i nazisti coinvolti nei crimini di massa perpetrati
durante l’Olocausto.
L’orrore di un edificio realmente
esistito
Sandra Hüller in una scena di La zona d’interesse
La villa degli
Höss, nel sud della Polonia, è il luogo d’azione
dell’insidioso dramma sull’Olocausto. All’apparenza idilliaco
edificio a due piani con un giardino curato alla perfezione, si
trova in realtà all’ombra di Auschwitz, il campo
di concentramento più grande e più letale del Terzo
Reich. Qui viveva il comandante nazista Rudolf
Höss, comandante del campo di Auschwitz dal maggio
1940 al dicembre 1943, assieme alla moglie Hedwig
e ai loro due figli.
La
zona d’interesse dipinge un ritratto della felicità
domestica della famiglia Höss, che ha costruito il proprio paradiso
sulle fondamenta di un genocidio, senza mai mettere in contrasto
questa utopia con le vittime dell’Olocausto dall’altra parte del
muro, e concentrandosi (quasi) esclusivamente sui suoi carnefici.
La narrazione si apre con una scena familiare, un tranquillo
pic-nic in riva al lago, sotto il sole splendente.
Tuttavia, mentre ci addentriamo
nell’intimità domestica di questa famiglia, scopriamo che Rudolf
(interpretato da Christian Friedel) è coinvolto
direttamente nello sterminio degli ebrei europei. La moglie
Hedwig (interpretata da Sandra
Hüller), che si autoproclama in maniera agghiacciante
“Regina di Auschwitz”, gestisce con rigore una casa in cui le
regole vengono poste al di sopra di tutto, persino del legame con
il marito. Nonostante la famiglia faccia del suo meglio per
soffocare i suoni di disperazione, pianti e spari, le atrocità che
avvengono al di là del muro sono innegabili e filtrano attraverso
le fessure della normalità apparente.
Ricreare la dimora degli Höss
Fonte: The Movie Database
Lo scenografo Chris
Oddy sapeva che il design della casa era fondamentale per
l’efficacia del film. “All’inizio siamo partiti dalla casa vera
e propria, e credo che l’avremo visitata forse sei o sette volte in
totale“, dice Oddy. “Ho familiarizzato molto con la casa e
l’ho osservata abbastanza a lungo da capire cosa c’era di
originale“. Le ricerche di Oddy gli hanno
permesso di ricreare l’intera casa e il suo giardino come si
presentavano dopo i lavori di ristrutturazione di
Rudolph ed stata costruita nello stesso quartiere,
non lontano dal sito originale.
Secondo lo scenografo, la casa era
stata sottratta a una famiglia polacca e sottoposta a modifiche
architettoniche a immagine e somiglianza della famiglia
Höss. Dopo anni di preparazione e quattro mesi
“molto efficienti” di sforzi pratici, il team di
produzione è stato in grado di allestire un’incarnazione
dell’utopia nazista, una casa che diventa importante quanto
qualsiasi personaggio sullo schermo.
“Quello che Chris ha costruito
lì è davvero una simulazione diretta della casa e del giardino e la
sua vicinanza al campo è stata essenziale per noi“, dice
Glazer. “Non c’è nessuna messa in scena di
fantasia. Si sta guardando come vivevano“. Lo spazio ricreato
era una casa a sè stante, così vicina all’indirizzo originale da
avere una vista sulla ciminiera del campo di concentramento. Il
team ha dovuto rielaborare l’ambiente per garantire spazi dinamici
che consentissero agli attori di muoversi, camere da letto e
l’ufficio di Rudolph
posizionati correttamente, nonché finestre nei punti giusti.
Catturare la banalità del
male
Il film La
zona d’interesse è stato girato con 10 telecamere
nascoste in luoghi diversi della casa e senza troupe sul set, per
creare un senso di neutrale obiettività nella narrazione, un
approccio “da Grande Fratello”, come è stato definito dal regista
stesso. Gli attori entravano sul set “e si limitavano ad
esistere“, svolgendo attività domestiche banali nella casa
mentre le telecamere giravano.
“Anche se ci troviamo in una
sorta di casa intima, non ci lasciamo coinvolgere dalle loro
psicologie sullo schermo“, dice Glazer. “Li osserviamo più
per il loro comportamento e le loro azioni che per il loro
pensiero“. Glazer ha consolidato questa
distanza critica evitando le convenzioni e gli strumenti
cinematografici come i primi piani, l’illuminazione artificiale e
il trucco. In questo modo, lo spettatore non viene manipolato dalla
“gloria e dalla glorificazione dei personaggi“, aggiunge.
Al contrario, ci viene offerta una visione dettagliata e
francamente banale della loro routine domestica: i bambini giocano,
marito e moglie rievocano vecchi ricordi e Hedwig
si trucca con rossetto e abiti presi da donne ebree. Non ci
avviciniamo alla conoscenza di questi colpevoli, eppure le loro
vite non appaiono drammaticamente diverse dalle nostre.
Una vita borghese costruita sulla
sofferenza
Fonte: The Movie Database
“In genere possiamo pensare ai
nazisti e alle persone che commettono atrocità come a dei mostri e
quindi non a noi, non a degli esseri umani[…] il che in realtà non
ci insegna nulla“, dice Glazer. “Ci
lascia una distanza molto sicura, immaginando che nessuno di noi
sia in grado di farlo“. Invitando gli spettatori a passare
dalla parte del a quella del colpevole, Glazer ci
invita a riflettere sulle nostre somiglianze con queste persone, a
intendere che potenzialmente siamo tutti capaci di un simile
male.
Trascorrendo il tempo da questa
parte del muro, ci rendiamo conto di come i coniugi
Höss riescano a ripartire senza sforzo il successo
materiale che hanno costruito sulla sofferenza. “Erano persone
normali che erano riuscite a separare i loro cervelli in modo tale
che questo non li preoccupasse“, dice Oddy.
“In un certo senso si rallegravano dello stile di vita da
nouveau riche che si erano ritagliati grazie a questo, senza
battere ciglio“. Questa compartimentazione è presente anche a
livello strutturale. Glazer dice che La zona d’interesse è formato
da due film sovrapposti, uno auditivo e uno visivo. Il film che
sentiamo quando i nostri occhi sono chiusi è informato dai suoni
dei filmati d’archivio, dei documentari e dei libri di storia.
Il potere del fuoricampo
L’impatto de La zona
d’interesse deriva sia da ciò che mostra sia da ciò che
omette, arrivando persino a un frangente documentartistico verso la
fine del film. Con il raro permesso degli amministratori del sito,
gli spettatori vengono portati all’interno del Museo e Memoriale di
Auschwitz-Birkenau nel presente, mentre gli addetti alle pulizie si
occupano dello spazio. “Stavano di nuovo catturando ciò che
accade realmente al museo ogni mattina di ogni giorno“, dice
Oddy. La troupe ha collaborato con il museo per molti mesi,
utilizzando la sua biblioteca d’archivio e la sua vasta collezione
di immagini per la realizzazione del film.
Le scene girate nel museo sono i
nostri unici scorci dell’altro lato del muro, lontano dalla
famiglia Höss. Ci rimane la straziante eredità di
Auschwitz e ci viene ricordata la portata dei crimini del nazismo.
Gli archivi del museo hanno fornito preziose informazioni sulla
vita di Rudolph e Hedwig, che
iniziarono come una famiglia di operai che aspirava a uno stile di
vita borghese. Solo grazie alle promozioni militari di Höss e alla
volontà della coppia di compartimentare le sofferenze di cui la
loro ideologia è responsabile, hanno potuto raggiungere questo
livello di mobilità sociale e finanziare le loro aspirazioni.
Gli ultimi anni di Rudolph
In qualità di comandante di
Auschwitz, Rudolph fu
responsabile dell’uccisione di quasi un milione di ebrei e di altre
persone detenute nel campo. Dopo la fine della guerra, visse sotto
falsa identità prima che i servizi segreti britannici lo
rintracciassero e lo arrestassero. Ruloph testimoniò al processo di
Norimberga – un tribunale congiunto ordinato da Francia, Unione
Sovietica, Regno Unito e Stati Uniti tra il 1945 e il 1946 – prima
di essere processato in Polonia e impiccato il 16 aprile 1947 sul
luogo dei suoi crimini.
Rudolph non ammise
mai la colpevolezza delle sue azioni, insistendo fino alla fine –
con un ritornello che divenne ossessionantemente familiare come
giustificazione di tanti altri nazisti – che stava semplicemente
eseguendo gli ordini. Hedwig si rifece una vita in
Germania, per poi risposarsi e trasferirsi in America, dove visse
fino alla morte, avvenuta a 90 anni. Nel film non vengono mostrate
le vite della famiglia Hoss oltre al periodo ad Auschwitz.
Al contrario,
Glazer lascia il pubblico nell’ossessione di
quello che chiama “genocidio ambientale“. Sono stati
realizzati molti film efficaci sull’Olocausto, molti dei quali
hanno lasciato agli spettatori immagini indelebili di sofferenza.
Glazer ha aggiunto a questo corpus di opere un
film in cui le atrocità più terribili sono appena fuori
dall’inquadratura. “Le atrocità sono perpetue“, dice,
anche se non si possono vedere. “Quando guardo ogni fotogramma
del film, sono sempre lì“.
Uno degli elementi che rendono un
film una vera opera d’arte, e i nominati agli Oscar 2024 non fanno eccezione, è certamente la
precisione con cui i personaggi vengono portati in vita sullo
schermo dagli attori, e ciò non riguarda i soli protagonisti. Ogni
singolo ruolo può fare la differenza in una pellicola, e a
dimostrarcelo sono proprio le cinque grandi attrici in corsa nella
categoria miglior attrice non protagonista.
Di seguito, ecco le
candidate agli Oscar 2024 per migliore attrice non
protagonista
America Ferrera: Barbie
La pellicola candidata agli Oscar 2024 che ha generato maggiormente polemiche e
controversie sul web è certamente Barbie. La commedia ha ottenuto un’ottima
accoglienza dal pubblico, il quale, successivamente alla
rivelazione delle nominations, ha accusato di maschilismo l’Academy
per le mancate candidature di Greta
Gerwig nella categoria miglior regia e di
Margot Robbie come miglior attrice protagonista. Nel
lamentare queste discriminazioni di genere, sembra che il popolo
del web abbia perso di vista la candidatura di un’altra attrice di
Barbie agli Oscar: America
Ferrara.
L’attrice interpreta qui Gloria, una
madre e impiegata di Mattel insoddisfatta della propria vita ormai
priva di magia che aiuta Barbie nel mondo reale. Il personaggio di
Gloria racchiude perfettamente il messaggio profondo della
pellicola: la critica alle dissonanze del patriarcato non passa
propriamente attraverso Barbie o Ken, bensì viene trasmesso proprio
da Gloria, anche e soprattutto attraverso un monologo che è
diventato celebre: “Sono così stanca di vedere me stessa e ogni
singola altra donna fare i salti mortali tutti i giorni per
riuscire a piacere agli altri. E se tutto questo vale anche per una
bambola che rappresenta una donna allora io non so più che
dire.”
Il momento più alto di riflessione
in Barbie è senza alcun dubbio quel discorso di
Gloria su come le donne finiscano inevitabilmente per sentirsi
sbagliate. Qui si riescono a racchiudere in pochi minuti le
insicurezze di tutte le donne e, in questo caso, addirittura delle
Barbie.
Nonostante la serietà delle
tematiche trattate attraverso Gloria, America
Ferrara riesce a portare nel suo personaggio anche una
certa allegria e tenacia: anche nei momenti di crisi nel rapporto
con la figlia Sasha o dopo il “colpo di stato” dei Ken a
Barbieland, Gloria riesce a ritrovare il sorriso e la
forza di continuare ad andare avanti.
Emily Blunt: Oppenheimer
L’attrice, diventata nota al grande
pubblico per il ruolo di prima assistente di Miranda Presley ne
Il diavolo veste Prada, ha sicuramente vissuto una
grande crescita professionale negli ultimi anni. Ed è solamente con
il personaggio di Kitty Oppenheimer che conferma una certa maturità
attoriale. Emily Blunt si ritrova qui ad
interpretare una donna forte, dall’aspetto grave e determinato; una
figura estremamente protettiva nei confronti del marito.
Alcune delle scene divenute più
celebri di
Oppenheimer di
Nolan vedono proprio Kitty al centro della scena. Pur
essendo un personaggio secondario, esterno al lavoro di
laboratorio, Blunt ha permesso a questa donna di
trovare il suo spazio nella narrazione.
La scena che dimostra maggiormente
la forza d’animo di Kitty si ritrova verso la fine del film: i
coniugi Oppenheimer, ormai anziani, incontrano lo
scienziato Edward Teller, collaboratore di Robert durante il
progetto Manhattan, la cui testimonianza aveva portato al ritiro
forzato dalla ricerca di Oppenheimer. Mentre tutti
fingono normalità, abbandonando i tristi tradimenti al passato,
Kitty si rifiuta anche solo di stringergli la mano.
La bravura nell’interpretazione di
tale ruolo da parte di EmilyBlunt, tanto da ottenere una candidatura agli
Oscar, emerge durante la testimonianza di Kitty davanti al
comitato di sicurezza. Qui viene mostrata tutta la forza del
personaggio, nell’acutezza con cui vengono formulate le risposte,
in un tono di ironica sfida nei confronti di coloro che puntavano
solamente a screditare il marito.
Da’Vine Joy Randolph: The
Holdovers- Lezioni di Vita
Terza candidata per l’Oscar come
miglior attrice non protagonista è Da’Vine Joy
Randolph per la sua interpretazione della cuoca Mary Lamb
in
The Holdovers- Lezioni di Vita. Per quanto la
pellicola non lasci molto spazio sullo schermo al personaggio di
Mary, essendo più incentrato sul professore Hunham e lo studente
Angus Tully, l’attrice riesce a stimolare una certa empatia nel
pubblico.
Mary ha da poco perso il proprio
figlio, neanche diciottenne, morto nella guerra in Vietnam. Per
quanto la donna cerchi di mostrarsi forte e rifiuta spesso l’aiuto
e il conforto altrui, questa grande perdita continua a tormentarla.
La performance di Joy Randolph, unita al tanto
dolore con cui il personaggio è stato ideato, fanno sì che lo
spettatore possa sviluppare una forte immedesimazione nello stato
d’animo di Mary. La perdita di un figlio, unico affetto stretto
della donna, è forse il lutto più grande che una madre possa
sopportare.
In The Holdovers
però viene mostrata anche l’elaborazione stessa di questo lutto,
fin quando Mary riesce ad accettarlo e, con una grande forza
d’animo, a superarlo. Rispetto a personaggi come Kitty Oppenheimer
o Gloria in Barbie, qui risalta una certa profondità in questo
personaggio ed è forse questo il motivo per cui Da’Vine Joy
Randolph è generalmente considerata la favorita in questa
categoria, specialmente alla luce della vittoria ai Golden Globe,
ai Bafta e ai SAG Awards.
Danielle Brooks: Il colore
viola
Danielle Brooks
interpreta ne
Il colore viola la giovane Sofia, moglie di Harpo,
figliastro della protagonista Celie. Sofia entra a far parte della
narrazione dopo circa mezz’ora di film, facendo delle apparizioni
brevi ma molto incisive durante lo svolgimento delle vicende.
Sofia è la prima vera donna
temeraria che Celie incontra: una donna che esige rispetto dal
marito, in una relazione non di sottomission, ma quasi matriarcale.
Sofia lascia Harpo nel momento in cui questo cerca di imporsi su di
lei, rispondendo fisicamente con la sua stessa violenza. Lei si
mostra agli occhi di Celie e dello spettatore come un essere
indomabile, certamente non disposta a farsi piegare da un qualsiasi
uomo.
Eppure, in fin dei conti, Sofia
finirà per essere piegata da una forza più forte del patriarcato:
il razzismo. Questa tematica sembra essere tenuta da parte per gran
parte della pellicola; la comparsa di una ricca signora bianca farà
irrompere violentemente le discriminazioni di razza ne Il
colore viola. Mentre stava prendendo il gelato per i
propri figli, viene proposto a Sofia dalla signora di lavorare per
lei. Dopo l’insistenza di quest’ultima, Sofia finisce per
rispondere in maniera sgarbata, venendo aggredita per questo dal
marito della signora. Nel difendersi da tale aggressione fisica, la
donna di colore viene arrestata.
La malinconia e il senso
d’ingiustizia sembrano pervaderla in un primo momento: non mangia,
porta con sé una perenne espressione di totale atarassia. Solo
successivamente finirà per ritrovare la sua forza e il suo
entusiasmo.
Jodie Foster: Nyad – Oltre
l’oceano
L’ultima candidata nella categoria è
Jodie Foster; la nota attrice, unica tra le nominate
per miglior attrice non protagonista ad aver già
ricevuto ben due Oscar, nel 1989 per Sotto
accusa e nel 1992 per Il
silenzio degli innocenti. Foster ottiene una
nomination dopo ben 29 anni di assenza dagli Academy Awards. In
Nyad – Oltre l’oceano interpreta Bonnie Stoll,
allenatrice e amica della nota nuotatrice Diane Nyad; si tratta di
un personaggio abbastanza debole, il quale, specialmente nella
prima metà del film, finisce per assecondare in tutto
Nyad, protagonista su cui viene focalizzata
l’attenzione del pubblico. A differenza delle altre performance
candidate in questa categoria, Bonnie Stoll non porta sullo schermo
alcun messaggio, non instilla nel pubblico un qualche sentimento di
empatia o immedesimazione, proprio perché si tratta di un
personaggio debole, poco delineato.
Il centro della narrazione sembra
essere sempre e solamente la nuotatrice Nyad,
lasciando poco spazio allo sviluppo del personaggio di Bonnie.
Nonostante la bravura della Foster, il ruolo qui interpretato
sembra essere meno meritevole di un premio Oscar rispetto alle
altre candidate, e questo è probabilmente uno dei motivi per cui
viene considerata molto improbabile la sua vittoria.
Oscar 2024: chi vincerà?
America Ferrera,
Emily Blunt, Danielle Brooks,
Jodie Foster e Da’Vine Joy
Randolph hanno dato vita a cinque donne, cinque
personaggi, storici o inventati che siano, rendendoli così vivi da
emozionare il pubblico e la critica. Attraverso le loro performance
hanno portato sullo schermo tematiche sociali, storie di perdite
incolmabili o di invincibile tenacia, o hanno anche semplicemente
rappresentato delle donne forti e determinate. Per quanto tutte
siano entrate nei cuori e nelle menti degli spettatori, solo una ne
uscirà vincitrice. L’attrice a cui sembra essere destinata la
statuetta degli Oscar 2024 è Da’Vine Joy Randolph: il
dolore della perdita di un figlio è un sentimento così profondo e
difficile da rappresentare, ma la Randolph ci è riuscita alla
perfezione, facendo emozionare il pubblico.
Un recente articolo di Variety ha
rivelato alcuni nuovi dettagli sul film Joker:
Folie à Deux, sequel del grande successo di critica e
pubblico del 2019. Questo nuovo capitolo, infatti, avrebbe un
budget di produzione di 200 milioni di dollari, contro i 60 milioni
del primo film. Nel 2019
Joker aveva incassato oltre 1 miliardo di dollari al
botteghino, cosa che a fronte di quel budget ridotto lo ha reso un
film estremamente redditizio. Bisognerà dunque ora scoprire se il
maggior investimento effettuato per questo sequel porterà ad un
simile successo o se si sarà rivelata una mossa azzardata.
Sebbene sia chiaro che la Warner
Bros. speri di replicare quanto accaduto nel 2019, il sequel è
stato descritto come un completo cambio di genere, cosa che secondo
molti potrebbe rivelarsi un’incognita molto rischiosa, considerando
le somme in gioco. Inoltre, si dice che Joaquin Phoenix guadagnerà 20 milioni di
dollari per il suo ritorno come Arthur Fleck alias Joker, mentre lo
stipendio di Lady Gaga sarebbe di 12 milioni di dollari.
Secondo il regista Todd Phillips, che di recente ha mostrato
nuove foto del film, il primo trailer del sequel arriverà a
metà aprile, offrendo l’opportunità di valutare meglio le
prospettive del film al botteghino.
Joker: Folie à Deux, quello che sappiamo sul film
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il ruolo del
cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno di Sophie
di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.
Il sequel di Joker sarà conosciuto come un progetto
Elseworlds, secondo il co-presidente dei DC
Studios James
Gunn. I film con questa denominazione sono al di fuori
della continuità principale del DCU. Altri progetti Elseworlds includono The
Batman – Parte II e la serie ThePenguin. L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata
al 4 ottobre 2024.
Emma Stone e il regista Yorgos
Lanthimos hanno ad oggi lavorato insieme in numerosi
progetti, tra cui l’acclamato film del 2018 La favorita, l’imminente film
antologico Kinds
of Kindness, il cortometraggio
Bleat del 2022 e il film ancora in sala
Povere creature!, vincitore del Leone
d’Oro al Festival di Venezia e candidato a 11
Premi Oscar. In attesa di sapere quanti e quali Oscar vincerà
questo loro progetto e in attesa di vedere il nuovo film che hanno
già girato insieme, sembra che la Stone e Lanthimos siano pronti a
collaborare per una quinta volta.
Riflettendo sul loro processo di
collaborazione, in particolare su Povere creature!, Emma
Stone ha dichiarato: “Ogni secondo è stato, come dire, un
sogno… Non litighiamo; comunichiamo davvero, fortemente, in quei
momenti. Ma credo che risolviamo sempre tutto in tempi
relativamente brevi“. Lanthimos ha aggiunto: “Possiamo
parlarci liberamente. Quindi ci aiuta. Ci piace entrare nel vivo
delle cose. In generale, cerchiamo di creare un’atmosfera che non
crei tensione“.
Di cosa parla Save the Green Planet
Save the Green Planet ruota attorno
a un giovane disilluso che cattura e tortura un uomo d’affari che
crede faccia parte di un’invasione aliena. Segue una battaglia di
ingegni tra il rapitore, la sua devota fidanzata, l’uomo d’affari e
un detective privato. Il film originale del 2003 è oggi una specie
di cult, che ha vinto diversi premi in vari festival fantasy e ha
assicurato al regista Jang Joon-hwan il Golden
Bell Award come miglior regista esordiente in Corea. Da tempo si
vociferava di un remake statunitense, che avrebbe dunque ora
trovato il suo regista.