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Estranei: il trailer del film dal 29 febbraio al cinema

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Estranei: il trailer del film dal 29 febbraio al cinema

Estranei, il film Searchlight Pictures scritto e diretto da Andrew Haigh e interpretato da Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell e Claire Foy, arriverà il 29 febbraio nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Estranei è stato presentato lo scorso 29 ottobre in anteprima italiana alla 21esima edizione di Alice nella Città, riscuotendo un ottimo successo da parte del pubblico del festival.

Una notte, nel suo condominio quasi vuoto nella Londra contemporanea, Adam (Andrew Scott) incontra casualmente un misterioso vicino di casa, Harry (Paul Mescal), che spezza il ritmo della sua vita quotidiana. Mentre si sviluppa una relazione tra i due, Adam è ossessionato dai ricordi del passato e viene spinto a tornare nella città di periferia in cui è cresciuto e nella casa in cui viveva da bambino, dove i suoi genitori (Claire Foy e Jamie Bell) sembrano ancora vivi, con lo stesso aspetto che avevano nel giorno della loro morte, trent’anni prima.

Estranei, recensione del film con Andrew Scott e Paul Mescal

Searchlight Pictures presenta, in associazione con Film4 e TSG Entertainment, una produzione Blueprint Pictures, Estranei, prodotto da Graham Broadbent, Pete Czernin e Sarah Harvey. Il film, scritto e diretto da Andrew Haigh e interpretato da Andrew Scott e Paul Mescal, con Jamie Bell e Claire Foy, è ispirato al romanzo “Estranei” di Taichi Yamada (Casa editrice Nord), romanzo che è stato insignito del prestigioso Yamamoto Shugoro Prize for Literature. Taichi Yamada (1934-2023) è stato uno dei più famosi e apprezzati scrittori giapponesi contemporanei, definito da Bret Eston Ellis «uno dei migliori autori giapponesi che abbia mai letto».

Il direttore della fotografia è Jamie D. Ramsay, SASC, mentre Sarah Finlay è la scenografa, Sarah Blenkinsop è la costumista e Zoe Clare Brown è la hair and make-up designer. Il montaggio è di Jonathan Alberts, ACE, mentre le musiche sono di Emilie Levienaise-Farrouch.

Ralph Fiennes scrive, dirige e interpreta The Beacon con Indira Varma

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Il due volte candidato all’Oscar e vincitore del BAFTA Ralph Fiennes (Schindler’s List) ha scritto e dirigerà The Beacon, in cui avrà un ruolo da protagonista insieme alla vincitrice dell’Olivier Award Indira VarmaCharles Babalola e Alison Oliver.

Descritto come una meditazione su famiglia, classe, razza e identità, il dramma contemporaneo ambientato nel Regno Unito segna la prima sceneggiatura di un lungometraggio di Fiennes che ha già diretto Il corvo bianco, La donna invisibile e Coriolanus.

La sinossi ufficiale di The Beacon recita: “Joshua Nyaga si reca in campagna da Londra per trascorrere per la prima volta un fine settimana estivo con la famiglia della sua ragazza Cass. Trapiantato da ragazzo dalla violenza della guerra civile ugandese alla giungla di cemento di Londra, Joshua non ha mai sperimentato il privilegio di cui gode la famiglia di Cass. Circondata dal mare e da un lussureggiante paesaggio naturale, la fattoria è un’oasi, in cui vigono idee idealistiche e vivaci dibattiti tra il padre di Cass, la matrigna e il loro amico di famiglia di lunga data, Michael. Ma la calorosa accoglienza di Joshua è di breve durata, quando un improvviso atto di violento razzismo durante un concerto estivo locale manda in frantumi la pace, costringendo Joshua e coloro che lo circondano ad affrontare la scomoda verità delle loro differenze.”

I recenti crediti cinematografici di Ralph Fiennes come attore includono The Menu, No Time to Die e The King’s Man, mentre sono in arrivo Conclave di Edward Berger e The Return con Juliette Binoche.

El Muerto: il film è ancora in sviluppo anche senza Bad Bunny

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El Muerto: il film è ancora in sviluppo anche senza Bad Bunny

L’anno scorso al CinemaCon, Sony Pictures ha annunciato che era in fase di sviluppo un film incentrato sull’oscuro personaggio di Spider-Man, El Muerto, con il regista messicano Jonás Cuarón alla regia e Gareth Dunnet-Alcocer (Blue Beetle) a scrivere la sceneggiatura.

Lo spin-off di Spider-Man aveva arruolato il vincitore del Latin Grammy e del disco di platino Bad Bunny per interpretare il superpotente Luchador Juan Carlos Sanchez, ma in seguito abbiamo appreso che l’attore di Bullet Train è stato costretto ad abbandonare il progetto a causa di un conflitto di programmazione. “È pazzesco. A volte non riesco ancora a crederci, ma è il risultato del mio lavoro”, ha detto Bad Bunny parlando dell’ingresso nell’Universo Marvel in quel momento.

“Per come sono, per come lavoro, sono così orgoglioso, molto felice di questo personaggio, di questa opportunità di essere il primo latinoamericano. Non si tratta di ‘sarò il primo latinoamericano ad interpretare un ruolo’, si tratta di riguardare il primo personaggio principale latinoamericano, questa è la cosa importante. Quindi è qualcosa di enorme e sarà epico. So che le persone saranno orgogliose del mio lavoro.”

Report successivi hanno indicato che il film era stato accantonato (o forse addirittura scartato del tutto), ma secondo Variety, El Muerto è ancora molto in fase di sviluppo, con lo studio attualmente alla ricerca di un altro attore per interpretare il protagonista.

Si ritiene che la rimozione di El Muerto dal programma della Sony sia dovuta ai recenti scioperi di Hollywood, poiché la sceneggiatura aveva ancora bisogno di un po’ di lavoro prima che le riprese potessero iniziare. Una volta risolti gli scioperi, sembra che i piani per il progetto siano ripresi.

Se il film dovesse mai vedere la luce, El Muerto vedrà il primo supereroe latino a essere il protagonista del suo film nella SSU (Sony Spider-Man Universe), che include anche le prossime uscite Madame Web, Kraven Il Cacciatore, un trequel di Venom e Spider-Man: Beyond the Spider-Verse.

Sudestival DOC: dall’1 febbraio al 7 marzo in scena una selezione dei migliori documentari italiani

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Da domani, giovedì primo febbraio, parte la sezione DOC del Sudestival, giunto alla sua 24esima edizione e in corso dal 26 gennaio. La sezione dedicata al cinema del reale vedrà in concorso sei opere della migliore e ultima produzione di documentari italiani, molti dei quali concorreranno anche al Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2024 e ai Nastri d’Argento Documentari 2024 | Cinema del reale.

Un appuntamento atteso, curato dal critico cinematografico Maurizio Di Rienzo insieme al direttore artistico del Sudestival, Michele Suma, di grande arricchimento cinematografico e culturale, grazie anche alla presenza di tutti i registi in sala. “Storie anche interiori di protagonisti carismatici, sorprendenti, scompaginanti, di decenni di cinema, sport, politica civile” – dichiara Di Rienzo – “La Storia ‘riemersa’ di quelle mitiche bronzee statue gemelle, due nostre capitali, la Roma eternamente bifronte nei suoi passati e nei suoi recenti meandri di mode, eccentricità, libertà e notti brave, la Napoli di ora e da sempre stratificata, dedalo solare di monumentalità, cultura, di umanissimi carne e sangue. Questi i fulcri narrativi ed estetici di parole e immagini dei sei documentari in concorso al Sudestival 2024. Sguardi curiosi quanto consapevoli sulla realtà che sa ancora sorprenderci”.  

Appuntamento ogni giovedì presso il Red Carpet di Monopoli e dal primo febbraio con la proiezione di Adesso vinco ioMarcello Lippi di Simone Herbert Paragnani e Paolo Geremei in anteprima al Sudestival rispetto all’uscita nelle sale italiane (dal 26 al 28 febbraio) che racconta chi è davvero Marcello Lippi, l’uomo dietro al sigaro, capace di portare l’Italia a vincere il Campionato del Mondo di Calcio nel 2006, il simbolo della Juventus più vincente di sempre. In sala a presentarlo i due registi.

Si prosegue l’8 febbraio con Roma Santa e dannata, di Roberto D’Agostino e Marco Giusti con la regia e la fotografia di Daniele Ciprì, un viaggio nella notte romana dove Roberto D’Agostino racconterà all’amico Marco Giusti, ripresi da Daniele Ciprì, perché Roma è una città, come la sedia elettrica è una sedia. Città unica e infernale, capace di tutto. Il 15 febbraio è la volta di Semidei di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta che ripercorre mezzo secolo di storia raccontando la vicenda dei due misteriosi guerrieri che riemersero dal mare di Riace nel 1972, dopo duemila anni passati sott’acqua. Il 22 febbraio arriva sul grande schermo del Red Carpet di Monopoli, in anteprima nazionale, Mimmo Lumano di Vincenzo Caricari dedicato alla figura di Lucano, ex sindaco di Riace, ideatore dei progetti di accoglienza degli immigrati condannato e poi assolto.  Profondo Argento di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa sarà il documentario di giovedì 29 febbraio, un racconto in cui Dario Argento è il protagonista assoluto: nell’intimità della sua casa, con le persone che ama o apprezza, tra le location dei suoi film, in un viaggio intimo accompagnato dagli spezzoni delle sue opere. Infine, ma non da ultimo, il 7 marzo sarà proiettato Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler, uno sguardo curioso e innamorato di un’artista e intellettuale britannica su una città che neanche l’Italia ha mai capito, una vera e propria dichiarazione d’amore.

CONCORSO DOC

  • 1 febbraio – Adesso vinco io, di Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei
  • 8 febbraio – Roma santa e dannata, di Daniele Ciprì
  • 15 febbraio – Semidei, di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta
  • 22 febbraio – Mimmo Lumano, di Vincenzo Caricari (ANTEPRIMA)
  • 29 febbraio – Profondo Argento, di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa
  • 7 marzo – Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler

Krysten Ritter suggerisce un eventuale ritorno di Jessica Jones?

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Krysten Ritter suggerisce un eventuale ritorno di Jessica Jones?

La protagonista di Jessica Jones, Krysten Ritter, ha condiviso un video in cui lascia immaginare un suo eventuale nuovo coinvolgimento nel MCU nei panni di Jessica Jones, personaggio che aveva già interpretato nella serie Netflix di Marvel Television.

Ritter ha condiviso un breve videoclip di se stessa con la stessa maglietta che Jessica Jones indossa in un episodio dell’ormai defunta serie Netflix, insieme alla didascalia IYKYK (if you know, you know – se lo sai, lo sai).

Anche se c’è una possibilità che Ritter si stia semplicemente divertendo un po’ con i suoi follower, si può anche pensare che l’imminente ritorno di Jessica Jones sui nostri schermi non è poi una eventualità tanto lontana. Ecco cosa ha detto Krysten Ritter sulla possibilità di riprendere il ruolo durante un’intervista del 2022.

“Sarebbe assolutamente bellissimo interpretare di nuovo Jessica. Mi sono divertita moltissimo a farlo e la amo così tanto. Sono così orgogliosa di quel personaggio. Non solo perché era un ruolo fantastico e lei è così in gamba, ma quel personaggio ha davvero avuto risonanza con le persone in un modo che non mi aspettavo, come nessuno mai. Davvero, ha avuto davvero risonanza con donne e ragazze, sopravvissute a traumi. È proprio così, e sono così grata per aver fatto parte di questa cosa.”

Quindi, se mai ci sarà l’opportunità per me di indossare quegli stivali, sarò lì in un lampo.”

Circolavano voci secondo cui Krysten Ritter avrebbe filmato alcune scene nei panni di Jessica Jones per Echo prima che venissero tagliate, ma al momento è una voce senza conferma. Dal momento che anche Frank Castle di Jon Bernthal tornerà in Daredevil: Born Again, sembra ovvio che quella serie possa essere il posto giusto per un eventuale ritorno di Jessica!

MCU: i 10 superpoteri più sottoutilizzati del franchise

MCU: i 10 superpoteri più sottoutilizzati del franchise

Il Marvel Cinematic Universe è popolato da esseri che possiedono abilità incredibili, ma alcuni di questi superpoteri sono gravemente sottoutilizzati all’interno del franchise. Fin dall’inizio della sua storia, il MCU ha iniziato a introdurre eroi e cattivi estremamente potenti. Questi personaggi possiedono spesso capacità che vanno ben oltre quelle dei loro compagni e avversari, e che li rendono figure particolarmente forti all’interno del franchise. Alcuni sono stati chiaramente usati con parsimonia, mentre sembra che la Marvel ne abbia dimenticati altri (ad esempio molti poteri di Hulk) e ce ne sono alcuni che sono stati trasformati in battute di spirito invece di essere usati legittimamente. Ecco i 10 superpoteri più sottoutilizzati del MCU.

L’intelligenza potenziata di Capitan America

Capitan America

L’infusione del siero del supersoldato di Steve Rogers ha potenziato tutti i suoi attributi. Questo include la sua intelligenza, che nei fumetti viene spesso mostrata come potenziata dal siero. Tuttavia, i film dell’MCU hanno sorvolato sull’idea, accennandovi solo quanto bastava per farla diventare una delle principali teorie dei fan, rimasta non confermata. È chiaro che il Capitan America del MCU è un leader, un tattico e un combattente incredibilmente intelligente, ma il franchise ha ampiamente evitato di affrontare il tema di come il siero possa aver potenziato le sue capacità cognitive.

Il mutamento di forma di Loki

Loki Deadpool 3 Avengers 5

Il finale della seconda stagione di Loki può aver permesso al personaggio di ottenere un enorme potenziamento dei suoi poteri, ma aveva già un’abilità molto sottoutilizzata che avrebbe potuto rivelarsi incredibilmente utile. L’abilità di Loki di mutare forma e di assumere le sembianze degli altri è stata utilizzata più volte nel MCU, ma raramente con effetti importanti. Sebbene il fatto che un personaggio possa assumere le sembianze di altri possa confondere il pubblico, il potere di Loki di mutare forma avrebbe potuto renderlo molto più formidabile se fosse stato usato più spesso.

La capacità di imitazione di Taskmaster

black widow Taskmaster

Taskmaster potrebbe non essere il più iconico dei cattivi Marvel, ma l’antagonista possiede un’abilità unica e interessante che lo rende un nemico pericoloso per quasi tutti gli eroi. L’MCU ha introdotto il personaggio in Black Widow, con Antonia Dreykov che indossa la tuta. La capacità di Taskmaster di imitare istantaneamente qualsiasi atto fisico o stile di combattimento la rende un avversario particolarmente letale, ma per il suo debutto nel MCU è stato utilizzato solo come antagonista secondario. Dato il ruolo di Taskmaster come parte del cast di Thunderbolts della Marvel si spera che il suo potere venga esplorato ulteriormente, dato che è già stato sottoutilizzato nel MCU.

Gli incredibili sistemi di combattimento di Iron Man

Iron Man Tony Stark

Il ruolo di Iron Man come uno degli eroi più importanti del MCU è un ruolo che il franchise ha abbracciato con tutto il cuore, ma una particolare caratteristica delle sue prime armature è stata silenziosamente dimenticata nei film successivi. Nell’Iron Man del 2008, l’armatura Mk. II di Stark è dotata di un sistema di combattimento avanzato che gli permette di individuare i nemici più facilmente. I sistemi di analisi e di puntamento straordinariamente accurati di Iron Man sono stati utilizzati con incredibile parsimonia nel MCU, soprattutto perché lo avrebbero reso un po’ troppo potente se gli avessero permesso di non mancare mai un singolo bersaglio.

I sensi super potenziati di Heimdall

Heimdall

In termini di eroi del MCU, Heimdall rientra saldamente nella categoria dei personaggi di supporto piuttosto che in quella delle figure principali del franchise. Tuttavia, il suo ruolo su Asgard e nei film di Thor lo rende incredibilmente potente, ma il MCU ha usato raramente quella che era quasi certamente la sua abilità più notevole. Heimdall era dotato di vista e udito supersensibili, che gli consentivano di essere effettivamente onnisciente dalla sua postazione su Asgard. Sebbene l’abilità sia stata utilizzata, il ruolo relativamente limitato di Heimdall nel franchise ne ha limitato l’uso al minimo, nonostante il fatto che avrebbe potuto essere enormemente utile ai Vendicatori.

Il senso di ragno di Spiderman

spiderman

Lo Spiderman del MCU è stato introdotto come una nuova versione del personaggio, sovvertendo alcuni degli elementi più consolidati della sua storia. Tuttavia, nel farlo, il franchise si è anche preso gioco di uno dei suoi poteri più importanti: il suo Spider-Sense. La capacità di Spider-Man di percepire il pericolo appena prima che si verifichi è una parte importante del suo bagaglio di abilità, ma il MCU l’ha scherzosamente etichettata come il “formicolio di Peter” e la cita solo a scopo comico. Anche se si può supporre che venga usata per lo più in modo istintivo, sembra comunque sottoutilizzata semplicemente perché non viene presa abbastanza sul serio nel franchise.

Quicksilver ha fatto solo un’apparizione importante nel MCU

Pietro Maximoff

Tecnicamente, la supervelocità non è forse l’abilità più potente del MCU, ma ha certamente il potenziale per cambiare le carte in tavola se usata come parte della forza dei Vendicatori. Il debutto di Quicksilver è avvenuto con la promessa di una simile eventualità, anche se si è rivelato piuttosto effimero dato che Quicksilver è morto alla fine di Age of Ultron.

La tecnologia di guarigione del Wakanda

Black Panther

Black Panther ha introdotto formalmente il Wakanda nel MCU, esplorandone i personaggi, la cultura e la tecnologia. Quest’ultima si dimostra incredibilmente avanzata anche per gli standard del MCU, come scopre l’agente della CIA Everett Ross. Dopo che Ross viene ferito a morte, la tecnologia medica del Wakanda è in grado di riportarlo in vita, dimostrando un potere di guarigione superiore a qualsiasi altra cosa nel MCU. Questa tecnologia non si vede più dopo la morte di personaggi importanti e il suo utilizzo avrebbe potuto evitare molte tragedie del MCU.

L’intangibilità di Visione

Visione

Tra i tanti Vendicatori del MCU, pochi sembrano essere così potenti come Visione. Il suo corpo di vibranio e l’uso della Pietra della Mente lo rendono incredibilmente potente, ma in realtà è la sua capacità di passare attraverso gli oggetti solidi che il MCU ha scelto di sottovalutare. Fin dalla sua introduzione in Avengers: Age of Ultron, Visione viene mostrato mentre attraversa i muri e occasionalmente usa questa capacità per evitare conflitti con altri che tentano di attaccarlo. Tuttavia, ha deciso di sottoutilizzare il potere in un momento critico, permettendo a Thanos di ucciderlo e di prendere la Pietra della Mente.

Il controllo mentale di Wanda Maximoff

Scarlet Witch Wanda Maximoff MCU

Solo nel finale di Doctor Strange nel Multiverso della Follia l’abilità più potente di Wanda Maximoff viene finalmente considerata sottoutilizzata, poiché la sua morte apparente pone una nota di fine alla sua storia nel MCU. Una delle prime abilità dimostrate da Wanda è quella di usare la sua magia per controllare le menti degli altri, anche se poi smette di usarla senza una vera spiegazione. La utilizza di nuovo durante WandaVision, ma passa comunque molto più tempo a usare la sua magia per far levitare gli oggetti o sparare raffiche contro i nemici.

Antonia: il trailer della serie Prime Video sull’endometriosi

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Antonia: il trailer della serie Prime Video sull’endometriosi

Prime Video ha svelato oggi il trailer ufficiale di Antonia, la nuova serie dramedy con   Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, disponibile in esclusiva su Prime Video dal prossimo 4 marzo. Ideata da Chiara Martegiani, diretta da  Chiara Malta  e scritta da  Elisa Casseri,  Carlotta Corradi  e Chiara Martegiani con la supervisione creativa di Valerio Mastandrea, Antonia è una produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction.  Nel cast anche Barbara Chichiarelli,  Emanuele Linfatti,  Leonardo Lidi  e  Chiara Caselli.

Antonia è un’ironica serie dramedy in sei episodi che ruota intorno a una giovane donna in fuga dal dolore e da se stessa. Dopo aver lasciato la sua famiglia poco più che adolescente, Antonia ha trovato una sorta di equilibrio a Roma, una giungla urbana ed emotiva perfetta per integrarsi senza dover fornire troppe spiegazioni. Ma al suo 33esimo compleanno, il suo piano di difesa fallisce: litiga con tutti, viene licenziata e finisce in ospedale, dove scopre di avere l’endometriosi, malattia cronica che, senza che Antonia se ne rendesse conto, ha influenzato tutta la sua vita. Attraverso uno strano percorso di psicoterapia, la scoperta della malattia diventerà però un’occasione per conoscersi e smettere di scappare, iniziando ad affrontare i nodi della sua vita.

Dune – Parte Due: cosa significa per Paul Atreides essere capace di cavalcare un verme della sabbia?

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Paul Atreides in sella a un verme della sabbia in Dune – Parte Due potrebbe essere un momento non solo spettacolare ma anche importante per il personaggio interpretato da Timothée Chalamet, che spiega il significato più profondo di questa impresa.

Il prossimo film della serie adatta la seconda metà del romanzo originale di Dune di Frank Herbert, concentrandosi sulla vita di Paul e di sua madre Jessica con i Fremen. Ciò include la convinzione del gruppo che il giovane Atreides sia Lisan al Gaib, una figura destinata a salvare la gente di Arrakis.

Parlando con Total Film (tramite GamesRadar), Timothée Chalamet ha parlato dell’importanza della scena di Paul che cavalca un verme della sabbia per la storia di Dune – Parte Due. L’attore ha spiegato come, poiché i vermi della sabbia sono legati alla loro cultura, il fatto che Paul ne cavalchi uno coincida con la loro profezia che lo riguarda.

“Oltre ad essere una sequenza emozionante nel film, rappresenta il raggiungimento della maggiore età. È qui che la presunta profezia di Paul fallirebbe, e ciò significherebbe la sua morte se non riuscisse a essere all’altezza della situazione. Quindi la posta in gioco in quel momento è enorme e realizzare la scena è stato elettrizzante. C’erano ventilatori industriali che soffiavano sabbia e è stata costruita il dorso del verme. È stata un’esperienza straordinaria.”

Cosa aspettarsi da Dune: Parte Due?

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà nei cinema il 28 Febbraio 2024.

Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune – Parte Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

Harry Potter: il casting della serie sarà una vera e propria sfida

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Quando HBO Max è stato rinominato “Max”, Warner Bros. Discovery ha rivelato i piani per il riavvio di Harry Potter in forma di serie TV per lo streamer. Si dice che Max abbia un piano decennale per il franchise di Wizarding World, e si cercano ora nuovi attori che assumeranno i ruoli iconici per quella che è stata descritta come una rivisitazione “autentica” dell’amata serie di romanzi di J.K. Rowling.

I film sono dei classici agli occhi di molti fan del mondo magico, ma sono passati più di due decenni da quando La Pietra Filosofale è stato distribuito nei cinema e quasi un decennio e mezzo da quando I Doni della Morte – Parte 2 ha concluso la storia.

Ora sembra il momento giusto per un riavvio, soprattutto dopo che i film di Animali fantastici hanno faticato ad attirare lo stesso vasto pubblico della serie principale di Harry Potter. Con Max che si sta lentamente concentrando su un possibile team creativo, le notizie sul casting sono ancora molto lontane. Tuttavia, trovare questo ensemble non sarà una prospettiva facile per chi si occuperà dell’adattamento per il piccolo schermo della saga di sette romanzi.

Non solo lo streamer dovrà riformulare tutti quegli iconici ruoli adulti (ci dispiace molto per chiunque debba seguire le orme del defunto Alan Rickman nei panni di Severus Piton), ma dovrà trovare bambini che possano interpretare i rispettivi personaggi per quasi un decennio. Parlando con Variety (via SFFGazette.com) il dirigente Warner Bros Channing Dungey ha parlato delle sfide più grandi che stanno affrontando nel casting director di questa nuova versione di Harry Potter.

“Stiamo conversando con diversi sceneggiatori per capire chi sarà la persona che guiderà quel franchise per noi”, ha detto. spiega. “[Tutte le voci sul casting in corso sono imprecise.] Il primo passo per noi è capire chi sarà questo showrunner e una volta che lo avremo chiarito, potremo iniziare ad avere quelle conversazioni [sul casting]. La parte difficile sono i primi due libri, dove i ragazzi sono più giovani, intorno agli 11 o 12 anni.”

Quando si è diffusa la notizia che questa serie TV di Harry Potter era in lavorazione, Casey Bloys, presidente e CEO di HBO e Max Content, ha confermato che il budget dello show sarebbe stato in linea con Game of Thrones e House of the Dragon (la prima stagione di quest’ultimo è costata 125 milioni di dollari), quindi stiamo parlando di un impegno di oltre 1 miliardo di dollari in 10 anni.

Prevediamo che ogni libro coprirà una stagione completa, anche se il fatto che la storia si svolgerà nell’arco di un decennio significa che le stagioni non avranno un’uscita regolare con cadenza annuale costante.

Elodie Yung rivela se la vedremo nei panni di Elektra in Daredevil: Born Again

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Il modo in cui Marvel Television ha raccontato il personaggio di Elektra di Elodie Yung in Daredevil e in The Defenders potrebbe non aver reso grande giustizia al personaggio, che si è sedimentato nei cuori degli spettatori soltanto grazie all’interpretazione che ne ha portato avanti Yung.

Ora, con il fatto che i Marvel Studios hanno dichiarato canonici gli show televisivi di Netflix, i fan sono ansiosi di vedere l’Elektra di Yung avere una seconda possibilità grazie alla nuova svolta di Daredevil: Born Again. Diversi personaggi di Daredevil sono stati introdotti nella prossima serie Disney+ e Elektra è un personaggio con così tanto potenziale che sarebbe semplicemente sbalorditivo lasciarla ancora per molto da parte.

Sfortunatamente, non sembra che Yung abbia sentito novità da Kevin Feige e compagnia. Rispondendo a un fan su Instagram che le chiedeva cosa ne fosse di Elektra, l’attrice ha risposto semplicemente dicendo: “Chiedetelo a loro!”. Potremmo vedere l’assassina nella seconda metà di Daredevil: Born Again, ma inserire il personaggio in qualunque storia i Marvel Studios sperano di raccontare con questa serie revival potrebbe essere un compito arduo. Di conseguenza, c’è la possibilità che Elektra rimanga in disparte con la possibilità di riavviare il personaggio nel post-Avengers: Secret Wars.

Già nel 2020, Elodie Yung aveva affermato che le sarebbe piaciuto molto tornare nei panni di Elektra: “Oh mio Dio, mi piacerebbe [tornare]. Soprattutto da quando hanno modificato il mio costume. Mi piacerebbe. Lascia che te lo dica, adoro questo personaggio perché è così complesso e distrutto.” “Ha un sacco di cattiveria dentro di sé, con cui posso identificarmi, e anche molto di buono. È un personaggio davvero straordinario. Mi piacerebbe che la Marvel la riportasse indietro.”

Cosa sappiamo su Daredevil: Born Again

Daredevil: Born Again durerà 18 episodi e vedrà il ritorno delle star principali Charlie Cox e Vincent D’Onofrio, che riprenderanno i rispettivi ruoli di Matt Murdock/Daredevil e Wilson Fisk/Kingpin.

Lo scorso ottobre è stato reso noto che Daredevil: Born Again stava subendo un “significativo reboot creativo” dopo la pausa produttiva dovuta agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Gli sceneggiatori Chris Ord e Matt Corman sono stati tolti dal progetto insieme ai registi della serie, mentre alcune scene ed episodi già terminati saranno mantenuti con l’aggiunta di ulteriori elementi seriali.

Entrambi i personaggi hanno debuttato nel Marvel Cinematic Universe nel 2021. Kingpin è stato guest-star nella serie Disney+ Hawkeye e Matt Murdock è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox è stato anche guest-star in due episodi di She-Hulk: Attorney at Law, dove ha mostrato un lato più leggero dell’eroe.

Kathryn Newton è pronta a esplorare il personaggio di Cassie Lang al di fuori dell’ombra di Scott Lang

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Kathryn Newton, che abbiamo visto in Ant-Man and the Wasp: Quantumania nei panni di Cassie Lang, figlia di Scott Lang, non vede l’ora di poter esplorare il suo personaggio fuori dall’ombra del padre. Cassie Lang è diventata un’eroina a pieno titolo in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, storia in cui ha aiutato la sua famiglia a combattere contro Kang il Conquistatore. Tuttavia, proprio da questa avventura nasce in lei non solo il desiderio di aiutare le persone ma anche di mettersi alla prova al di fuori del nome e della reputazione di suo padre come Ant-Man.

In un’intervista esclusiva con Screen Rant per Lisa Frankenstein, Newton ha discusso anche del futuro di Cassie Lang. Ha condiviso il suo desiderio di esplorare Cassie al di fuori dell’essere la figlia di Ant-Man come persona indipendente. Newton ha rivelato che vuole scoprire chi è Cassie da sola. “Cassie Lang in Ant-Man, è la figlia di qualcuno, quindi mi piacerebbe vedere chi è come piccola adulta. Ma lo scopriremo. Chi è quella ragazza? Forse è pazza, forse no.”

Cassie Lang si sforza chiaramente di essere un’eroina. All’inizio di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, si mette nei guai cercando di aiutare e soffre la decisione di suo padre di ritirarsi dalla vita di eroe, quando ci sono così tante persone che ancora soffrono. Dà il via agli eventi che intrappolano la sua famiglia nel Regno Quantico mentre sperimenta quello spazio enigmatico. Fa anche tutto il possibile per aiutare la gente del Regno Quantico e combattere l’oppressione di Kang insieme alla sua famiglia.

Il desiderio di Newton di esplorare Cassie al di fuori dell’ombra di Ant-Man rispecchia quello del suo personaggio. Fortunatamente, sembra che la Marvel abbia già gettato le basi per approfondire il viaggio di Cassie come eroina indipendente. La Marvel ha preparato una squadra dei Giovani Vendicatori che al momento vede schierate Kamala Khan e Kate Bishop, che, nel loro primo incontro, citano “la figlia di Ant-Man”. Questa anticipazione sembra l’inizio di una nuova squadra, che Newton è entusiasta di esplorare.

Cassie Lang è cresciuta circondata da supereroi e ha desiderato raccoglierne l’eredità sin da quando era bambina. Cassie comprende anche, meglio della maggior parte dei giovani eroi, il prezzo che questa vita può comportare dopo aver perso suo padre per anni. Forse l’aspetto più significativo dell’anticipazione dei Giovani Vendicatori è il fatto che Kamala identifica Cassie semplicemente come la figlia di Ant-Man. Mentre in Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha iniziato il suo viaggio come supereroe, il progetto Young Avengers può aiutare Cassie a compiere i passi successivi, rivelando la sua identità oltre ad essere la figlia di Scott Lang.

Michael: Nia Long interpreterà la matriarca Katherine Jackson

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Michael: Nia Long interpreterà la matriarca Katherine Jackson

Nia Long interpreterà Katherine Jackson, la madre di Michael Jackson, nel prossimo dramma biografico del regista Antoine Fuqua sul Re del Pop. È stato precedentemente annunciato che il nipote di Jackson, Jaafar Jackson, interpreterà l’omonimo musicista, mentre Colman Domingo interpreterà il patriarca della famiglia, Joe Jackson.

“Nia ha offerto performance iconiche nel corso della sua carriera”, ha detto Fuqua in una nota. “Sono un suo fan da molto tempo perché i suoi personaggi ti restano impressi. Sono entusiasta di lavorare ora al suo fianco mentre riversa il suo talento in Katherine Jackson: una donna che è stata il collante, la roccia e il cuore della famiglia Jackson durante i suoi momenti migliori e più turbolenti.”

Si prevede che Michael racconterà la complicata eredità del cantante. Secondo la trama, la storia ritrarrà un “uomo brillante ma complicato” che divenne noto come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. John Logan, i cui crediti come sceneggiatore includono Il Gladiatore, Sweeney Todd e i film di James Bond Skyfall e Spectre, ha scritto la sceneggiatura.

“Katherine Jackson è un incredibile pilastro di forza e grazia per l’intera famiglia Jackson”, ha detto Long. “Come madre, è stata altruista e ha sopportato forze al di fuori del suo controllo, riuscendo comunque a contribuire a costruire un’eredità oltre ogni misura”.

Michael, la sinossi del film:

“‘Michael’ offrirà al pubblico un ritratto avvincente e onesto dell’uomo brillante ma complicato che è diventato il Re del Pop. Il film presenta i suoi trionfi e le sue tragedie su una scala epica e cinematografica – dal suo lato umano e le sue lotte personali al suo innegabile genio creativo, esemplificato dalle sue performance più iconiche. Come mai prima d’ora, il pubblico potrà dare uno sguardo dall’interno a uno degli artisti più influenti e all’avanguardia che il mondo abbia mai conosciuto“.’

Dune – Parte Due: la principessa Irulan nel nuovo video approfondimento

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La principessa Irulan di Florence Pugh si prende il centro della scena nel nuovo video approfondimento dedicato a Dune – Parte Due. Diretto sempre da Denis Villeneuve, il film è l’adattamento del romanzo di Frank Herbert e vede Timothée Chalamet e Zendaya nei panni dei protagonisti, di ritorno dalla parte uno. Pugh, come Austin Butler, Léa Seydoux e altri, fanno parte invece del nuovo cast del film.

Cosa aspettarsi da Dune: Parte Due?

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà nei cinema il 28 Febbraio 2024.

Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune – Parte Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

“Deadpool 3 riporterà in vita il corpo morto (del MCU)” secondo Matthew Vaughn

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Secondo Matthew Vaughn, regista di X-Men: L’Inizio, i problemi del MCU saranno risolti all’uscita di Deadpool 3. Nelle parole di Vaughn, il film riporterà in vita il corpo morto del MCU.

Marvel è reduce da qualche passo falso, a giudicare principalmente dall’accoglienza di pubblico e critica delle sue ultime produzioni (The Marvels e Ant-Man and the Wasp: Quantumania). Tuttavia il suo unico film che uscirà nel 2024, Deadpool 3, potrebbe rimettere in carreggiata il suo percorso.

Deadpool 3 è il film che chiuderà la trilogia del Mercenario Chiacchierone che vede protagonista Ryan Reynolds nel ruolo del protagonista e questa volte il pubblico è ancora più ansioso di vederlo in scena per via del fatto che con lui torna anche Hugh Jackman nel ruolo di Wolverine. Ora, nel corso della promozione del suo ultimo film, Argylle, Matthew Vaughn si è sbilanciato dicendo che questo film potrebbe essere la salvezza del MCU:

“Questo sarà lo shock… l’universo Marvel sta per subire uno shock e riporterà in vita quel corpo… penso che Ryan Reynolds e Hugh Jackman stiano per salvare l’intero universo Marvel.”

Chi c’è in Deadpool 3?

Deadpool 3 riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool 3 uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

James Gunn rivela che Milly Alcock era la sua prima scelta per Supergirl

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James Gunn ha condiviso la sua prima impressione all’indomani dell’annuncio ufficiale che Milly Alcock sarà la protagonista di Supergirl: Woman of Tomorrow del DCU. Dopo un periodo di test e provini, Alcock è stata finalmente scelta come interprete dell’eroina di Krypton, e ora debutterà come Kara nel prossimo Superman: Legacy.

Oggi, James Gunn ha ripreso la notizia, e ha spiegato che Alcock è stata la prima attrice a cui ha pensato per interpretare questo ruolo, dopo averla vista in House of the Dragon, in cui ha interpretato la giovane Rhaenyra Targaryen nella prima stagione.

“In caso vi siate persi questa emozionante notizia di ieri. Stranamente, Milly è stata la prima persona che ho nominato a Peter per questo ruolo, oltre un anno fa, quando avevo letto solo i fumetti. Stavo guardando House of the Dragon e ho pensato che lei potesse avere il carattere, la grazia e l’autenticità di cui avevamo bisogno per la Supergirl del DCU. Ed eccoci ora. A volte la vita è selvaggia.”

Alcock entra in una cerchia ristretta che comprende Melissa Benoist che ha interpretato Supergirl nella serie CBS e CW (che è andata in onda per sei stagioni), e Sasha Calle nel film del 2023 The Flash, uno degli ultimi film della precedente iterazione dell’universo cinematografico DC. Gunn ha chiarito, tuttavia, che vuole un nuovo inizio con il nuovo DCU.

Nella serie di fumetti del 2022 di “Woman of Tomorrow”, invece di fuggire dal pianeta Krypton da bambina prima che esploda (come suo cugino Kal-El), Kara cresce assistendo alla distruzione del suo pianeta natale fino all’età di 14 anni, quando arriva sulla Terra. Ciò rende il personaggio “molto più hardcore”, ha spiegato Gunn nel 2023 presentando i primi 10 titoli nella nuova lista DCU. “Non è esattamente la Supergirl che siamo abituati a vedere.”

Kung Fu Panda 4: rivelata la durata del film

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Kung Fu Panda 4: rivelata la durata del film

È stata rivelata la durata di Kung Fu Panda 4, e ora sappiamo che il film sarà il secondo più lungo del franchise. Il film seguirà l’avventura di Po che cerca di diventare la Guida Spirituale della Valle della Pace, nell’impresa di cercare e allenare il nuovo Guerriero Dragone.

Il film esce a marzo negli Stati Uniti, e mentre Fandango si premunisce per la prevendita dei biglietti, rivela anche la durata del film, che sarà pari a 94 minuti. Kung Fu Panda 4 diventa quindi il secondo film più lungo del franchise, superato solo dal terzo capitolo.

Kung Fu Panda (2008) 92 minutes
Kung Fu Panda 2 (2011) 90 minutes
Kung Fu Panda 3 (2017) 95 minutes
Kung Fu Panda 4 (2024) 94 minutes

 

Il film presenterà un cast vocale di superstar che include sia talenti classici del franchise che nuovi ingressi. Le nuove star includono Awkwafina, Ke Huy Quan e Viola Davis, mentre gli artisti di ritorno includono Jack Black, James Hong, Dustin Hoffman, Bryan Cranston e Ian McShane. La ricomparsa di McShane come voce di Tai Lung nel trailer di Kung Fu Panda 4 è stata particolarmente degna di nota, dato che si presumeva che il personaggio fosse morto nel primo film.

Per riportare in vita Tai Lung e gli altri cattivi, Kung Fu Panda 4 introduce una dinamica in cui Po, in qualità di leader spirituale, può interagire con gli esseri nel regno degli spiriti. Pertanto, Tai Lung non è realmente “morto”, ma piuttosto trasferito in una versione dell’aldilà in cui può ancora combattere con il panda protagonista.

Kung Fu Panda 4 è diretto da Mike Mitchell (Trolls della DreamWorks Animation, Shrek e vissero felici e contenti) e prodotto da Rebecca Huntley (Troppo Cattivi della DreamWorks Animation). La co-regista del film è Stephanie Ma Stine (She-Ra e le principesse guerriere). Nel 2008, il primo capitolo del franchise, Kung Fu Panda, nominato agli Oscar®, è diventato il film d’animazione originale di maggior incasso della DreamWorks Animation e ha dato il via a un franchise che ha guadagnato più di 1,8 miliardi di dollari al box office mondiale.

Quel treno per Yuma: trama, cast e curiosità sul film con Russell Crowe

I film di genere western sono ormai sempre più rari al cinema, ma ogni volta che ne viene realizzato un nuovo in grado di raccontare qualcosa di nuovo su quell’epoca ormai lontana questo non manca di ricevere grandi apprezzamenti tanto di critica quanto di pubblico. Se di recente è toccato a titoli come Notizie dal mondo e Hostiles – Ostili, nel 2007 ad aver conquistato i fan del genere è stato Quel treno per Yuma, diretto da James Mangold, autore di film come Logan – The Wolverine e Le Mans ’66 – La grande sfida. Qui al suo primo, e ad ora unico, western, il regista ha una volta di più dimostrato la sua capacità di adattarsi a generi diversi, arricchendoli di epica e grande intrattenimento.

Quella da lui qui raccontata non è però una storia originale, poiché si tratta del remake dell’omonimo classico del 1957, diretto da Delmer Daves. Allo stesso modo, però, la trama è tratta dal racconto scritto da Elmore Leonard nel 1953 e pubblicato per la prima volta sul Dime Western Magazine. Il film di Mangold presenta però ovviamente alcune modifiche e aggiustamenti, attuati in fase di scrittura. Nonostante l’entusiasmo per il progetto, la lavorazione di questo si rivelò particolarmente complessa. In fase di ripresa furono infatti diversi gli incidenti che rallentarono la troupe, tra cui il ferimento di una controfigura e la morte accidentale di un cavallo.

Alla fine però Quel treno per Yuma riuscì ad arrivare in sala, venendo indicato dalla critica come migliore dell’originale. Al box office il film riuscì ad incassare la modesta cifra di circa 70 milioni di dollari a fronte di un budget di 55. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il film del 1957. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Quel treno per Yuma

La storia è ambientata nell’Arizona del 1884. Dan Evans veterano della guerra civile e allevatore in gravi difficoltà economiche, contribuisce alla cattura del fuorilegge Ben Wade, la cui banda ha preso di mira diversi corrieri della Southern Pacific Railroad. Con la promessa di una ricompensa di 200 dollari, Dan accetta di scortare, assieme ad altri volontari, il famoso fuorilegge fino alla stazione della vicina città di Contention. Lì alle 3:10 p.m. arriverà un treno che condurrà Wade al carcere di Yuma, ma la sua intera banda, capeggiata da Charlie Prince non aspetta altro che l’occasione giusta per liberarlo. Il rapporto di reciproco rispetto generatosi tra Evans e Wade, però, renderà il tutto più complesso.

Quel treno per Yuma cast

Quel treno per Yuma: il cast del film

Originariamente per il ruolo del fuorilegge Ben Wade era stato scelto l’attore Tom Cruise. Questi tuttavia si allontanò dal progetto nel momento in cui la sua realizzazione tardava ad avvenire. Al suo posto è allora subentrato il premio Oscar Russell Crowe, prima scelta di Mangold per il ruolo. Fu la sua presenza a convincere i produttori a far partire finalmente le riprese del film. Accanto a lui, nei panni del veterano Dan Evans, si ritrova invece Christian Bale. La scelta di questi venne fortemente sostenuta anche dallo stesso Crowe, che lo ritiene uno dei migliori della sua generazione. Bale tornerà poi a recitare per Mangold proprio nel recente Le Mans ’66 – La grande sfida.

Ad interpretare il figlio di Dan, che lo seguirà nel suo viaggio, è invece l’attore Logan Lerman, affermatosi in seguito grazie a film come Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo e Noi siamo infinito. Dallas Roberts è presente nei panni di Grayson Butterfield, il rappresentante della società ferroviaria attaccata da Wade, la Southern Pacific Railroad. Il celebre Peter Fonda, noto per il film Easy Rider, ricopre il ruolo di Byron McElroy, capo della spedizione che scorta Wade al treno. Di questa fanno parte anche Tucker, interpretato da Kevin Durand, e Doc Potter, interpretato da Alan Tudyk. Ben Foster è il criminale Charlie Prince, braccio destro di Wade, mentre Vinessa Shaw è l’affascinante Emma.

Quel treno per Yuma: le differenze con il film originale e il suo finale

Nel dar vita alla sua versione del racconto, Mangold si è mantenuto particolarmente fedele rispetto ad alcuni episodi narrati anche nell’originale del 1957, operando però diverse significative differenze che permettono al film di acquisire ulteriori significati. La prima parte di entrambe le opere, con la presentazione dei personaggi, del contesto e della vicenda, risulta essere infatti estremamente simile, con chiari omaggi del film del 2007 al suo predecessore. È però a partire dall’inizio del viaggio di Evans e Wade che hanno luogo le prime differenze. Innanzitutto, ad accompagnare Evans non è più la moglie bensì il figlio. Questo cambiamento ha permesso non solo di evidenziare il rapporto tra i due, ma anche di far risaltare il desiderio di Evans di apparire come un eroe agli occhi del figlio.

L’altra grande differenza tra i due film si ritrova nel loro finale. Il remake di Mangold, infatti, presenta un finale tutt’altro che lieto, dove Evans riesce a proteggere la propria famiglia sacrificando però sé stesso. Ciò non avviene invece nel film del 1957, dove l’eroe positivo trionfa in tutto e per tutto, mentre al fuorilegge spetta la punizione del carcere. Apportando tale modifica, il regista ha però potuto aggiornare le tematiche del film. Se nell’originale la linea di demarcazione tra bene e male, buono e cattivo è più decisamente netta, in questa nuova versione viene grossomodo a decadere, lasciando trasparire personaggi più ricchi di sfumature e perciò più realistici.

Il trailer di Quel treno per Yuma e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Quel treno per Yuma grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Now, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 30 gennaio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Attacco al potere: trama e cast del film con Denzel Washington

Attacco al potere: trama e cast del film con Denzel Washington

Negli anni Novanta gli Stati Uniti hanno vissuto un periodo di attentati terroristici particolarmente sconvolgenti, culminati poi nel tristemente celebre attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre del 2001. Non sorprende dunque che il cinema abbia in più modi e occasioni affrontato l’argomento, cercando di evidenziare la necessità di individuare dei nemici e giustificare attacchi altrettanto brutali nei loro confronti. Uno dei film più noti, e che per certi versi hanno anticipato gli eventi del 2001, è Attacco al potere, scritto da Lawrence Wright e diretto nel 1998 da Edward Zwick, regista anche di Glory – Uomini di gloria e Blood Diamond – Diamanti di sangue.

All’interno di questo si snoda un teso racconto tra thriller e azione, dove si pone in netto contrasto il popolo americano ai terroristi di origini arabe. Proprio questa netta distinzione ha portato a non poche critiche, con il film accusato di generalizzare un intera comunità e riproponendone un’immagine sbagliata e imparziale. Secondo il regista, sono state queste criticità a fare di Attacco al potere uno scarso successo al box office, con un incasso di appena 116 milioni di dollari a fronte di un budget di 70. Dopo gli eventi del 2001, però, è diventato un film estremamente ricercato, che nonostante la sua natura controversa aveva profetizzato una serie di tematiche.

Il film risulta infatti interessante ancora oggi nel mostrare come all base di questi attentati non vi sono altro che giochi di potere, basati sulla paura e sull’addomesticamento globale che questa comporta. Rivedere oggi questo film permette di avere uno sguardo tanto al bene quanto al male dell’argomento. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Attacco al potere

Protagonisti del film sono gli agenti FBI Anthony Hubbard e Frank Haddad, i quali nella New York di fine anni Novanta si ritrovano ad indagare sulla misteriosa simulazione di un attentato ad un bus di linea della città. I misteriosi organizzatori chiedono la liberazione di Ahmed Bin Talal, capo di un’organizzazione di integralisti islamici. Nel ricercare informazioni a riguardo, le indagini di Hubbard lo portano ad interrogare Elise Kraft. Questa si rivelerà essere un agente segreto della CIA collegata all’ascesa di Bin Talal in Iraq. Grazie alla collaborazione con la donna, il cui vero nome è Sharon Bridger, i due agenti cercano dunque di fermare una serie di nuovi attentati.

Il gruppo di estremisti islamici iniziano infatti a dar vita ad una serie di imprevedibili attacchi, che mettono in breve tempo in ginocchio l’intera città. La popolazione è infatti del tutto soggiogata dal terrore, non sapendo mai quando i terroristi colpiranno, dove e con quale forza. A rendere più complesse le indagini vi sono anche i sospetti contro il dispotico generale William Deveraux, che nega di avere però a che fare con la scomparsa di Bin Talal. Intanto la situazione peggiora e il governo impone la legge marziale. Prima che possa avvenire una vera e propria mattanza etnica, Hubbard dovrà individuare i terroristi e impedirli di causare nuovi attentati.

Attacco al potere cast

Attacco al potere: il cast del film

Ad interpretare il ruolo dell’agente Anthony Hubbard è l’attore premio Oscar Denzel Washington, mentre nei panni del collega Frank Haddad vi è l’attore Tony Shalhoub. Per prepararsi ai loro rispettivi ruoli, i due ebbero modo di incontrare veri agenti dell’FBI, apprendendo da loro le procedure che si è soliti seguire in casi di terrorismo. Ciò permise ad entrambi di risultare più realistici nelle loro interpretazioni, giudicate in modo molto positivo e indicate come una delle cose migliori del film. Accanto a loro, nei panni degli agenti Floyd Rose e Danny Sussman vi sono invece gli attori Lance Reddick e David Proval. Sami Bouajila, invece, è Samir Nazhde, tra i sospettati di terrorismo.

Il ruolo di Elise Kraft alias Sharon Bridger era originariamente stato offerto all’attrice premio Oscar Jodie Foster. Questa, però, ha rifiutato non gradendo il tono del film. Al suo posto venne scelta Annette Bening, la quale acconsentì di recitare nel film soltanto dopo alcune modifiche alla sceneggiatura. Infine, nei panni del generale William Devereaux vi è l’attore Bruce Willis. Per il ruolo, egli si è recato al Pentagono. Qui ha appreso una serie di informazioni che gli hanno dato un’idea di ciò che il generale Devereaux avrebbe affrontato, sia in generale che in caso di grave crisi nazionale. Per la sua interpretazione, l’attore è poi stato nominato ai Razzie Awards come peggior attore.

Il trailer di Attacco al potere e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Attacco al potere è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Disney+, Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 30 gennaio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Leonardo DiCaprio nelle prime foto dal set del nuovo film di Paul Thomas Anderson

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Sono emerse online le prime foto del set del nuovo film di Paul Thomas Anderson con Leonardo DiCaprio.

Condivise su Twitter dagli utenti @jasonosia e @justashottt_, le prime foto del nuovo film di Paul Thomas Anderson, ancora senza titolo, vedono Leonardo DiCaprio vestito con un accappatoio e un cappello da calza. Con baffi e occhiali da sole, le immagini lo ritraggono mentre usa un telefono pubblico fuori da un negozio chiamato Murphy’s Health & Wellness Center.

È inoltre possibile vedere il filmato di una scena di inseguimento girato dalla polizia per il film, che al momento viene definito “BC Project“, condiviso su YouTube:

Cosa sappiamo del nuovo film di Paul Thomas Anderson?

Il 10 gennaio 2024, Deadline ha riportato BC Project, il nuovo film di Paul Thomas Anderson per la Warner Bros. inizierà la produzione il 21 gennaio 2024. Oltre a Leonardo DiCaprio, il film sarà interpretato da Sean Penn e Reginal Hall.

Anche la sceneggiatura di BC Project è stata scritta da Paul Thomas Anderson, mentre i dettagli della trama rimangono al momento segreti. Nell’articolo di Deadline si legge: “Abbiamo appreso che si tratta di un’ambientazione contemporanea ed è la più commerciale che Paul Thomas Anderson abbia mai tentato, con un budget commisurato“.

Leonardo DiCaprio è reduce dal film Killers of the Flower Moon, diretto da Martin Scorsese e attualmente disponibile in streaming su Apple TV+. Sebbene lo stesso DiCaprio non abbia ricevuto una nomination all’Oscar per l’interpretazione di Ernest Burkhart in Killers of the Flower Moon, il film è stato candidato a diversi premi Oscar, tra cui miglior film, attrice protagonista (Lily Gladstone) e attore non protagonista (Robert De Niro).

Anderson, invece, è noto per aver realizzato film come Boogie Nights del 1997, Magnolia del 1999, Punch-Drunk Love del 2002, There Will Be Blood del 2007, The Master del 2012, Inherent Vice del 2014, Phantom Thread del 2017 e, più recentemente, Licorice Pizza del 2021.  Paul Thomas Anderson sta anche producendo con Sara Murphy il nuovo film con Leonardo DiCaprio, che non ha ancora una data di uscita.

The Ministry Of Ungentlemanly Warfare: trailer del film di Guy Ritchie con Henry Cavill

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Ecco il trailer di The Ministry of Ungentlemanly Warfareil nuovo film di Guy Ritchie con protagonista Henry Cavill. L’ex Superman si fa ancora strada sul grande schermo interpretando una spia, mentre al cinema lo aspettiamo in Argylle di Matthew Vaughn.

Basato su una storia realmente accaduta raccontata da Damien Lewis nel suo libro omonimo, The Ministry of Ungentlemanly Warfare segue un’organizzazione segreta fondata da Winston Churchill e dall’autore di James Bond Ian Fleming per indebolire e infine far deragliare il regime nazista attraverso “sgarbate azioni non da gentiluomini”. Atti di sabotaggio. Precursore delle moderne organizzazioni di operazioni segrete, questo gruppo era composto da personale militare d’élite, ma apparentemente disadattato, specializzato in attività non convenzionali, cogliendo di sorpresa i nazisti e svolgendo un ruolo importante nello sradicarli. Henry Cavill è stato nominato leader di questo gruppo, anche se in questo caso il suo look non è quello della superspia.

L’ex star di Superman salperà con un talentuoso ensemble nell’ultimo film di Ritchie, con Hero Fiennes Tiffin, Henry Golding, Alan Ritchson e Alex Pettyfer tra coloro che si uniranno a lui in acqua. Eiza González, Babs Olusamokun, Henrique Zaga, Til Schweiger e Cary Elwes completano il gruppo costellato di stelle.

I Am: Celine Dion acquisito da Amazon MGM Studios

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I Am: Celine Dion acquisito da Amazon MGM Studios

Amazon MGM Studios ha annunciato di aver acquisito i diritti internazionali del documentario su Celine Dion, I Am: Celine Dion. Diretto dalla regista nominata agli Oscar Irene Taylor, il documentario è un’istantanea di un momento cruciale nella vita e nella carriera di una tra le più riconosciute e rispettate artiste di successo nella storia della musica pop: Celine Dion.

Questa esplorazione intima porta gli spettatori in un viaggio nel passato e nel presente di Celine, mentre rivela la sua battaglia contro la Sindrome della Persona Rigida (Stiff Person Syndrome – SPS) e gli sforzi fatti per continuare a esibirsi per i suoi amati e fedeli fan. Il documentario cattura la vita privata mai raccontata di una superstar globale, partendo dalle incursioni nel suo guardaroba couture, tra gli effetti personali, sino ad arrivare al tempo trascorso in studio di registrazione. Un’emozionante, energica e poetica lettera d’amore alla musica. I Am: Celine Dion racconta più di un anno di riprese mentre la leggendaria cantante affronta il percorso per una vita vera e autentica con la malattia.

Il documentario, prodotto da Sony Music Vision, in collaborazione con Sony Music Entertainment Canada e Vermilion Films, sarà disponibile su Prime Video in oltre 240 paesi e territori nel mondo. La data di uscita su Prime Video sarà annunciata in un secondo momento.

“Questi ultimi due anni sono stati una sfida per me, il percorso dalla scoperta della mia condizione sino all’imparare a conviverci e a gestirla, senza permettere a questa situazione di definirmi”, ha detto Celine Dion. “Mentre continuo a percorrere la strada per riprendere la mia carriera di performer, ho capito quanto mi è mancato il rapporto con i miei fan. Durante questa assenza ho deciso che volevo documentare questa parte della mia vita, per cercare di aumentare la consapevolezza di questa condizione poco conosciuta, per aiutare chi ha la mia stessa diagnosi”.

“Celine Dion è una superstar mondiale con un percorso artistico definito non solo dalla sua straordinaria etica del lavoro e dalla sua passione, ma anche dalla dedizione verso i suoi fan”, ha detto Jennifer Salke, head of Amazon MGM Studios. “Questo documentario è un ritratto diretto e intimo di un momento cruciale nella sua vita personale e nella sua carriera, ed alza il sipario sul viaggio che sta compiendo per superare una diagnosi impensabile. Ci onora che ci abbia affidato la sua storia, e non vediamo l’ora di condividerla con il pubblico di Prime Video di tutto il mondo”.

Trees, And Other Entanglements, il film più recente della regista Irene Taylor vincitrice di un Emmy Award e candidata all’Academy Award, è stato rilasciato lo scorso anno dalla HBO. Di recente, Taylor ha anche vinto un Columbia-DuPont Award per la sua tragica indagine su una delle istituzioni più affidabili in America, Leave No Trace: A Hidden History Of The Boy Scouts (Hulu). Presentato al Sundance nel 2019 e successivamente nominato per Special Merit in Documentary Filmmaking ai Primetime Emmy Awards 2020, Moonlight Sonata: Deafness in Three Movements racconta una storia molto personale per Taylor, quella di suo figlio sordo, suo padre sordo e Ludwig Van Beethoven, mentre componeva la sua famosa sonata. Altri suoi lavori includono Hear and Now, che ha vinto il Premio del Pubblico al Sundance nel 2007; Beware the Slenderman, che ha ricevuto nomination per un Emmy e due Critics’ Choice Awards; The Final Inch, che è stato nominato per un premio Academy e più Emmy; Saving Pelican 895; One Last Hug: Three Days At Grief Camp; Open Your Eyes e Between Sound and Silence.

Da quando è entrata a far parte della scena musicale mondiale all’età di 13 anni, Dion ha venduto più di 250 milioni di album durante i suoi 40 anni di carriera. Dopo aver ottenuto cinque Grammy Awards, due Academy Awards, il Billboard Music Award Lifetime Achievement Icon Award e il riconoscimento dai World Music Awards del 2004 come artista femminile più venduta di tutti i tempi, Dion continua a battere record. Con le hit dei film di successo – tra cui “Ashes” (Deadpool 2), “My Heart Will Go On” (Titanic), e “Beauty and the Beast” (La bella e la bestia), è una forza nel settore e stabilisce nuovi standard di eccellenza.

Nel 2021, Dion ha preso la difficile decisione di cancellare il suo attesissimo residency show a Las Vegas a causa di problemi di salute. In seguito, nel dicembre 2022, la cantante ha coraggiosamente rivelato che stava affrontando una battaglia contro la Sindrome della Persona Rigida, che ha portato alla cancellazione del suo Courage World Tour. Nonostante queste battute d’arresto, Dion è rimasta devota al suo lavoro ed è andata avanti, concentrandosi sulla guarigione. Nel 2023, ha mostrato il suo talento recitando nella commedia romantica Love Again e ha pubblicato cinque nuovi brani che hanno composto la colonna sonora del film.

Il documentario è stato prodotto da Irene Taylor, Stacy Lorts e Julie Begey Seureau per Vermilion Films e Tom Mackay per Sony Music Vision. Dave Platel e Denis Savage sono executive producers di Les Productions Feeling insieme a Shane Carter per Sony Music Entertainment Canada e Krista Wegener per Sony Music Vision. La vendita è stata negoziata da Sony Music Vision.

Avatar 4: Stephen Lang celebra l’inizio delle riprese

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Avatar 4: Stephen Lang celebra l’inizio delle riprese

La star di Avatar 4 Stephen Lang ha condiviso una nuova foto dietro le quinte del film per celebrare l’inizio della produzione del prossimo sequel. Dopo lo straordinario successo di Avatar: La via dell’acqua del regista James Cameron, la serie è destinata a continuare con almeno tre sequel aggiuntivi, per continuare la storia di Jake di Sam Worthington, Neytiri di Zoe Saldana e della loro famiglia.

Il personaggio di Stephen Lang, Quaritch, è stato introdotto nel film originale del 2009, uno spietato umano, tornato poi nel cast del secondo film in versione Na’vi. Lang è ora andato su Instagram per celebrare l’inizio delle riprese di Avatar 4, la cui uscita non è prevista prima di dicembre 2029.

Avatar 3, quello che sappiamo sul prossimo film della saga

Con l’uscita in sala di Avatar: La via dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica ideata da James Cameron e ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di questi sarà Avatar 3, ancora senza titolo ufficiale, che come noto introdurrà importanti novità, a partire dal primo popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”, ovvero il Popolo della Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei personaggi che lo comporranno, ma sembra che non si tratterà dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.

Oltre al Popolo della Cenere ci sarà infatti almeno anche un altro popolo introdotto in Avatar 3, anche se al momento quest’ultimo rimane del tutto sconosciuto. Come sappiamo, il terzo film della saga è già stato in buona parte girato, dunque potrebbe essere solo questione di tempo prima di scoprire qualche dettaglio in più a riguardo e soprattutto sapere se i popoli saranno effettivamente solo due o anche di più e se staranno dalla parte dei buoni o dei cattivi. Protagonisti saranno però naturalmente gli attori Sam WorthingtonZoe Saldana, Kate Winslet, Sigourney Weaver, Edie Falco, Stephen Lang, Joel David Moore, Jemaine Clement, Matt Gerald e CCH Pounder.

La Profezia del Male: dal 9 maggio al cinema – Trailer Ufficiale

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La Profezia del Male: dal 9 maggio al cinema – Trailer Ufficiale

Le prime immagini de La Profezia del Male, il nuovo horror Sony Pictures scritto e diretto da Spenser Cohen (I mercenari – The Expendables) e Anna Halberg (Extinction, Moonfall). Nel cast sono presenti Harriet Slater (Pennyworth), Adain Bradley, Avantika (Mean Girls) e Jacob Batalon (Avengers: Endgame, Spider-Man: No Way Home). La Profezia del Male sarà solo al cinema dal 9 maggio da prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

La Profezia del Male – la trama

Mai usare le carte di qualcun altro: questa la regola sacra nella lettura dei Tarocchi. Quando un gruppo di amici la infrange scatena inconsapevolmente una terribile minaccia imprigionata nelle carte maledette. Uno dopo l’altro, i protagonisti dovranno affrontare il loro destino in una sfida contro la morte per sfuggire al futuro predetto nella profezia dei Tarocchi.

L’avamposto, dal 26 febbraio al cinema

L’avamposto, dal 26 febbraio al cinema

Dopo aver attirato l’attenzione di pubblico e critica alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia, dove è stato presentato in prima mondiale come Evento Speciale, L’avamposto, il film documentario di Edoardo Morabito arriva al cinema. Un road movie avventuroso e rocambolesco che unisce i temi dell’emergenza climatica, la Foresta Amazzonica, e il culto irresistibile dei Pink Floyd.

L’avamposto è prodotto da Dugong Films con Rai Cinema, in associazione con Intramovies, con la O2 Pòs Produções di Fernando Meirelles e Bidou Pictures, ed esce nelle sale dal 26 febbraio distribuito da Luce Cinecittà. Girato tra il cuore dell’Amazzonia e la frenetica City affaristica di Londra il film racconta il sogno di una battaglia per salvaguardare il pianeta.

A condurla è Christopher Clark, un eco‐guerriero, uno scozzese fuori dall’ordinario che nel cuore della foresta amazzonica ha creato il suo personalissimo Avamposto del progresso: un modello di società utopica basato sull’equilibrio perfetto tra natura e tecnologia, gestito e preservato dagli abitanti della foresta.  Ma dopo 30 anni il governo si rifiuta ancora di creare una riserva e un nuovo grande incendio sta minacciando di distruggere l’Avamposto. Chris decide allora di giocare d’azzardo, opponendo alla spettacolare distruzione della foresta un evento altrettanto spettacolare: un concerto dei Pink Floyd dentro l’inferno verde, così da convincere il governo brasiliano a istituire una riserva.

Del resto nella mente di un sognatore tutto è possibile e forse ha ragione lui, in un mondo che corre a velocità folle verso l’apocalisse, essere un po’ folli è l’unico modo per opporre resistenza. Ma veramente possiamo salvare la foresta, noi, i figli del modello capitalista, lo stesso modello che la sta distruggendo?

Un film visionario e politico che attraverso le avventure di un Fitzcarraldo del XXI secolo ci racconta le contraddizioni che animano la salvaguardia del pianeta. Alle prese con un videomessaggio da spedire ai Pink Floyd, la preparazione di un cocktail nel cuore della foresta vergine, o mentre s’adopera per spegnere un incendio, Chris ci ricorda la necessità delle utopie e un monito per l’umanità: per sopravvivere abbiamo bisogno di ritrovare il desiderio e la giusta dose di immaginazione. Una riflessione viva e non retorica su un tema cruciale. Accompagnata da una seducente colonna sonora che gioca con gli echi di una delle più grandi rock band della storia.

‘Mentre il mondo brucia e noi assistiamo al cambiamento climatico come fosse la diretta streaming del grande spettacolo che è l’apocalisse, Chris si sente investito di una missione: salvare quel che resta dell’Amazzonia. Con ogni mezzo possibile.

L’avamposto è certamente un film sulla fine del mondo o quantomeno sulla distruzione del mondo naturale per mano dell’uomo. Ma è soprattutto un film sull’importanza del sogno per tornare ad immaginare possibili futuri… Perché sognare, come direbbe Chris, significa agire in prospettive cosmiche’. Dalle note di regia di Edoardo Morabito. Dopo la prima a Venezia il film è stato presentato con successo al São Paulo International Film Festival e al Festival del Cinema di Rio, e ha vinto il premio come Miglior Documentario al Festival del Cinema italiano di Madrid.

Dal 26 Febbraio sarà distribuito nelle sale da Luce Cinecittà con un tour di proiezioni evento alla presenza del regista e di ospiti, a Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Palermo, Catania, Pisa, Padova, e altre tappe in attesa di calendarizzazione.

Una bugia per due: recensione della commedia francese

Una bugia per due: recensione della commedia francese

Per gli amanti del cinema francese e della commedia degli equivoci con lezione finale, da giovedì 1° febbraio Officine UBU distribuisce in sala Una bugia per due, esordio nel lungometraggio del giovane Rudy Milstein (dopo alcuni corti, tra cui il Mon combat del 2019). Una storia sull’apparenza e l’opportunità, il bisogno di accettazione e il valore che diamo ai principi che diciamo orientino le nostre scelte, a tratti naive e un po’ ingenua, ma che può contare sulla presenza – e sulla tensione che tra loro si crea – di due volti noti come quelli di Vincent Dedienne e Géraldine Nakache. Con loro, oltre allo stesso regista in un piccolo ruolo (non banale), anche Clémence Poésy, Rudy Milstein, Isabelle Nanty, Sam Karmann e Rabah Nait Oufella.

Una bugia per due, la trama

Louis è gentile. il classico bravo ragazzo. È così gentile che passa spesso inosservato. I colleghi e i genitori non ne hanno una grande considerazione, e non può nemmeno contare sull’appoggio degli amici… che non ha. Il giorno in cui scopre di avere una grave malattia, quelli intorno a lui sembrano notare la sua esistenza per la prima volta, e per Louis le opportunità personali e professionali improvvisamente abbondano. Difficile però rivelare la verità, quando scopre di essere in realtà sano, dopo che lo studio legale presso cui lavora gli chiede di difendere una multinazionale dall’accusa che i propri prodotti provochino il cancro, l’occasione per farsi finalmente notare. Tutto ha un prezzo, come si sa, e l’imbarazzato e impacciato Louis sarà costretto dalle circostanze a interpretare il ruolo di bugiardo e a ricorrere a una bugia ‘a fin di bene’ per ritagliarsi un posto agli occhi degli altri.

Una bugia per dueMalato tra le donne

Al centro di tutto Vincent Dedienne, volto perfetto per esprimere lo spaesamento del protagonista, meno forse per lasciarne intuire gli angoli più oscuri o tormentati. Una potenziale debolezza cui il regista supplisce grazie a un tris di attrici chiamate a portare avanti l’intreccio intorno a lui, con la spigolosa e caparbia Hélène di Géraldine Nakache (non a caso eletta miglior attrice non protagonista dal pubblico del Festival Jean-Carmet nel 2023, sorella del regista Olivier Nakache e regista ella stessa, anche se sembra essersi fermata agli apprezzati Tout ce qui brille e Nous York) su tutte, seguita da ‘mamma’ Isabelle Nanty (Il favoloso mondo di Amélie) e la cinica Elsa di Clémence Poésy (In Bruges).

I riferimenti sono quelli delle commedie di Judd Apatow, del cinema di Agnès Jaoui, di Julie Delpy, di Michel Leclerc e del Tutti gli uomini di Victoria di Justine Triet, almeno stando a quanto dichiarato – a proprio rischio e pericolo – da Milstein, fan dello humor inglese di Quattro matrimoni e un funerale o di Mike Newell e di quello scorretto delle prime stagioni de I Simpson. Un gotha personale che rischia di aver confuso il regista, che qui sembra soffrire proprio della difficoltà a tenere in equilibrio tanti temi e spunti.

Una bugia per due Una commedia leggera con troppe pretese

Troppi, verrebbe da dire, visto che in un contesto alla Erin Brockovich si intrecciano una ‘velata’ critica delle politiche bancarie e della dilagante tendenza a giudicare, come anche dell’ipocrisia sociale nei confronti del diverso o del senso di colpa messo in scena più a beneficio di chi ci osserva che del malato o bisognoso di turno. Tutto legittimo, tutto raccontato con leggerezza e non senza siparietti divertenti o macchiette ben riuscite (senza considerare tale la suddetta Hélène, il migliore resta l’inespressivo Bruno interpretato da Milstein stesso), eppure tutto piuttosto confuso.

Tra scontri legali inverosimili, donne in carriera mosse più dalla gelosia personale che dal senso di giustizia e genitori anaffettivi, a regalare una parvenza di sincerità è il solo Rabah Nait Oufella, nei panni del giovane Julien. Un ‘primato’ che la dice lunga sulla poca efficacia dei personaggi costruiti sul resto del cast e di una scrittura che a fatica riesce a dare coerenza a questa satira sulle apparenze, che comunque riesce a procedere senza troppi scossoni e con qualche forzatura. Una favola morale più che una commedia dell’assurdo, come reso evidente dalla rassicurante e conciliatoria conclusione, e dall’invito a non cercare l’accettazione altrui a tutti i costi e a trovare il coraggio di non aspettare ad affrontare le cose che da sole non cambieranno mai.

QUEEN UNSEEN, arriva a Milano la mostra dedicata alla band rock britannica

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Fans e appassionati sono già in fermento per l’arrivo a Milano, presso la Fondazione Luciana Matalon, in Foro Buonaparte 67, della tappa lombarda del tour europeo della mostra – evento “QUEEN UNSEEN | Peter Hince, in programma dall’ 8 febbraio al 21 aprile 2024, un vero e proprio viaggio esperienziale nel mondo della celeberrima band da vivere attraverso le immagini inedite fermate nel tempo da chi i QUEEN li ha conosciuti davvero bene, vivendoci in simbiosi per oltre dieci anni. Dopo lo straordinario successo riscosso a Torino, Rimini e Roma, arriva anche a Milano la mostra-evento del gruppo inglese che ha segnato la storia della musica rock e che intrattiene con la città un rapporto speciale, essendosi esibito in Italia in concerto soltanto al Palasport di San Siro accanto allo stadio nel 1984 (nello stesso anno erano stati ospiti anche al Festival di Sanremo).

“QUEEN UNSEEN | Peter Hince si compone di oltre 100 fotografiedel road manager e assistente personale di Freddie Mercury – Peter Hinceappunto, mai esposte in precedenza in nessun Paese europeo, e di cui alcune in assoluta anteprima internazionale, e di oltre un centinaio di cimeli, memorabilia, oggetti e documenti vari, tutti rigorosamente originali: tra di essi figurano l’asta del microfono utilizzata da FreddieMercury nel suo ultimo concerto, una chitarra autografata di Brian May, i costumi usati per il videoclip di Radio Gaga, un piatto autografato e le bacchette della batteria di Roger Taylor, materiale proveniente in parte da dalla raccolta personale di Niccolò Chimenti, uno dei maggiori collezionisti europei dell’universo Queen. Completa la mostra la proiezione di video rari e di spezzoni dei più famosi concerti della band. A 50 anni dall’uscita del primo disco, l’omonimo Queen, l’esposizione rappresenta un’occasione imperdibile, per i fan di scoprire aspetti e dettagli inediti delgruppo e del suo carismatico front-man e per il grande pubblico di ampliare la propria conoscenza sulla band che ha rivoluzionato la musica degli ultimi 50 anni e che ancora oggi riesce ad essere straordinariamente attuale.

Grazie alla fortuna di aver lavorato per una delle più famose fabbriche di hit musicali degli anni Settanta e Ottanta, Ratty – come era soprannominato Peter Hince – ha potuto avere accesso, sia professionale che privato, ai momenti salienti che hanno contraddistinto la band di Bohemian Rhapsodyche è riuscito a fermare nel tempo e rendere eterni con i suoi memorabili scatti. Il sodalizio tra Hince e i Queen inizia nel 1975, quando la band si stava apprestando a registrare A Night at the Opera. Peter era la persona responsabile di strumenti e soundcheck che doveva vigilare affinché la performance della banda sul palco filasse come da copione; presto si guadagnò la fiducia di Freddie, Brian, John e Roger. Di quei primi anni purtroppo non esistono fotografie che invece Peter inizia a scattare a partire dal 1977, quando ormai la band aveva raggiunto l’apice del proprio successo mondiale, fino al 1986. In virtù dello stretto rapporto personale particolare esistente tra Hince e Freddie Mercury la mostra dedicherà una particolare attenzione al cantante della band. Tra gli scatti di Hince spiccano certamente alcune tra le immagini più iconiche del cantante, catturate in studio di registrazione, sul set dei video musicali più trasmessi nel mondo o su quello fotografico, in cui Hince ha immortalato Freddie abbigliato come una vera regina. Freddie, immigrato nell’Inghilterra degli anni ’70, è stato una delle figure chiave non solo della rivoluzione musicale della seconda metà del XX secolo, ma anche di quelle sociale e culturale, che lo hanno reso uno dei principali ed indiscussi protagonisti di quegli anni gloriosi. E se le fotografie di Hince ci offrono uno spaccato unico ed un accesso privilegiato alla band e al suo front-man, la carriera dei Queen nella mostra è documentata nel dettaglio da un ricco allestimento che include anche materiale video e oggetti fisici. La mostra, quindi, non rappresenta soltanto un inedito viaggio fotografico attraverso i momenti più importanti della band, ma un vero e proprio percorso esperienziale.

Nato a Hereford, Inghilterra nel 1955, Peter Hince inizia la sua avventura nel mondo della musica nel 1973 come giovane roadie con David Bowie. Nello stesso anno, lavorando per i Mott The Hoople, incontra una band semisconosciuta, i Queen, gruppo di supporto nel tour britannico dei Mott. In quel periodo Peter continua a lavorare con altri grandi artisti, tra cui Mick Ronson, Lou Reed, Eno (Roxy Music), Supertramp, George Benson e Kevin Ayers, entrando a far parte dei Queen a tempo pieno nel 1975. Peter è stato assistente personale di Freddie Mercury e del bassista John Deacon, diventando in seguito capo della road crew dei Queen. Durante gli anni passati con i Queen, Peter coltiva la passione per la fotografia riuscendo a scattare foto intime e sincere della band in studio di registrazione, durante le riprese dei videoclip, le prove dei tour e, in rare occasioni, anche durante gli spettacoli dal vivo. Scatta inoltre alcuni ritratti alla band, diventati iconici. L’archivio di Peter Hince è unico e copre non solo un ampio periodo della carriera pubblica dei Queen, ma contiene anche rare immagini riprese dietro le quinte. Pur non essendo mai stato nominato come fotografo ufficiale dei Queen, la band si sentiva rilassata e a proprio agio con lui. “Durante gli anni con i Queen ero in una posizione privilegiata e poiché la band si fidava di me e delle mie macchine fotografiche, sono riuscito a catturare queste rare immagini. Potreste dire che sono stato fortunato, ma nella vita ho scoperto che più lavori duramente, più ti applichi, riconosci e cogli le opportunità, più sei fortunato”. Dopo l’ultimo tour dei Queen nel 1986, Peter ha avuto una carriera di successo come fotografo pubblicitario, continuando sempre a fotografare Freddie Mercury e gli altri membri della band. Peter Hince ha vinto premi internazionali per il suo lavoro commerciale e per le sue immagini subacquee in bianco e nero, che sono state esposte numerose volte. Nel 2009 il suo archivio fotografico dei Queen è stato esposto in Australia nella mostra intitolata “Queen – The Unseen Archive”. Nel novembre 2021 si è tenuta a Monaco di Baviera una nuova mostra di grande successo, per celebrare Freddie Mercury, in cui sono state esposte alcune foto di Hince. Peter ha anche trasformato la sua prima passione per la scrittura in un libro di memorie: “Queen Unseen”, acclamato dalla critica e pubblicato in oltre venti Paesi di tutto il mondo. Un nuovo libro fotografico che segue il viaggio di Peter con i Queen sarà pubblicato anche in Italia a fine febbraio a oltre 50 anni dal loro primo incontro. Oggi vive tra Londra e Monaco, scrivendo, esponendo e gestendo il suo archivio fotografico ed è spesso chiamato per rilasciare interviste e invitato a fare da relatore e rappresentante del mondo della musica negli anni ’70 e ’80.

“QUEEN UNSEEN | Peter Hince” a Milano è prodotta ed organizzata dalla Blu&Blu Network di Roma e realizzata in collaborazione con Fondazione Luciana Matalon e con il supporto di Anteo Palazzo del Cinema e Hard Rock Cafe Milan, due importanti special partner che promuoveranno in modi diversi l’evento.

La Fondazione Matalon, impegnata dal 2000 nella promozione dell’arte e della cultura per volere della sua fondatrice e artista Luciana Matalon, collabora con entusiasmo alla realizzazione del progetto espositivo milanese. I Queen rappresentano infatti un fenomeno culturale che ha significativamente rivoluzionato il mondo della musica, dell’arte e dello spettacolo. La documentazione fotografica di Peter Hince rappresenta un punto di vista iconico e unico del percorso artistico della band, che la Fondazione e il suo presidente, dott. Nello Taietti, sono lieti di poter annoverare all’interno del proprio programma espositivo dedicato alla fotografia e ai diversificati utilizzi di questo medium artistico.

“QUEEN UNSEEN | Peter Hince prosegue inoltre all’Hard Rock CafeMilan, il locale più rock’n’roll nel cuore del capoluogo meneghino di via Dante 5, che durante tutta la durata della mostra ospiterà sulle proprie pareti fotografie esclusive, cimeli e video musicali che gli appassionati della storica band potranno ammirare solo lì. Un viaggio esperienziale unico cha farà anche da trait d’union, infatti chiunque farà un acquisto al Rock Shop di Hard Rock riceverà un voucher da presentare alla mostra per richiedere il biglietto ridotto. Ma non solo, chi visiterà prima l’esibizione riceverà uno sconto da utilizzare al Rock Shop di Hard Rock Cafe Milan.

Anteo Palazzo del Cinema ospiterà un incontro per il pubblico con Peter Hince martedì 6 febbraio alle ore 18 moderato dal curatore della mostra Niccolò Chimenti. I biglietti per assistere alla conversazione in lingua inglese sono in vendita a 5 euro sul sito del cinema. Inoltre presentando il biglietto d’ingresso per Anteo Palazzo del Cinema emesso dal 6 febbraio al 21 aprile si otterrà l’ingresso ridotto alla mostra.

Anche per la tappa milanese i ringraziamenti vanno estesi a FAI – Fondo Ambiente Italiano, Multivision, Ledvision, Primafila Magazine, Franciosa Comunicazione, P&B Communication e la radio partner Radio Bruno.  

La mostra sarà visitabile dall’8 febbraio al 21 aprile dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 19.00, con costo del biglietto intero € 18,00 e biglietto ridotto € 12,00.

Te l’avevo detto: intervista alle protagoniste

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Te l’avevo detto: intervista alle protagoniste

La regista Ginevra Elkann e le attrici Valeria Golino e Alba Rohrwacher hanno presentato Te L’avevo detto, il secondo film della regista, al cinema dal 1° febbraio, distribuito da Fandango.

La trama di Te l’avevo detto

È un fine settimana di gennaio a Roma, quando un’anomala ondata di caldo si impossessa della città. Nell’arco di due giorni i nostri protagonisti vengono messi con le spalle al muro, costretti ad affrontare tutto quello che hanno abilmente evitato nelle loro vite, abituati a usare il sesso, il cibo, le droghe e persino l’ amore come via di uscita, adesso non possono più scappare, devono attraversare il caldo e farsi trasformare da esso, ognuno con il suo ritmo, ognuno con la sua voce.

La strage di San Gennaro: la recensione del docufilm prodotto da SkyCrime

Asseriva Peppino Impastato, ne I Cento Passi di Marco Tullio Giordana, che “se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità […] e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre”. A risvegliare questa memoria ci hanno provato gli autori del docufilm La Strage di San Gennaro, una produzione di SkyCrime diretta da Matteo Lena. Al centro della storia, l’omicidio di sei immigrati africani a Castel Volturno, in provincia di Caserta, il 18 settembre 2008. Una strage senza un movente diretto verso gli uomini che rimangono a terra, raggiunti da un volume di fuoco di centinaia di bossoli sparati da kalashnikov e pistole al servizio di un boss della camorra in cerca di una rapida ascesa al potere. Questo è l’orrore, senza dubbio, ma come ci siamo arrivati?

Alle origini della strage di San Gennaro

La sceneggiatura di Carlo Altinier e Stefania Colletta racconta la strage di San Gennaro partendo dagli anni Settanta, quando il degrado dell’odierna Castel Volturno era un’ipotesi impossibile da formulare per i suoi ricchi frequentatori. La cartolina di un mare cristallino, con una pineta tra le più estese d’Italia, villette curate e un turismo d’élite a meno di un’ora da Napoli, rappresenta uno sbiadito ricordo a cui, nel tempo, si sono sovrapposti proprio gli orrendi palazzi predetti da Impastato. Otto, per la precisione, costruiti sulla spiaggia ad opera dei fratelli Cristoforo e Vincenzo Coppola, originari di Casal di Principe, che sognavano di impiantare qui una Rimini campana nella completa ignoranza di qualsivoglia vincolo paesaggistico.

Le torri di Pinetamare, come era conosciuto il villaggio, vennero abbattute tra il 2001 e il 2003, con una serie di interventi registrati dal film documentario L’esplosione di Giovanni Piperno. Restituire quel tratto di terra al mare non è stato sufficiente a ripristinare l’antica bellezza: l’abuso edilizio, nel suo degradare l’ambiente, aveva nel frattempo aperto la strada alla cultura dell’illegalità, come se il ‘brutto’, come viene testimoniato in questo docufilm, avesse cominciato a permeare la mentalità stessa degli abitanti. Scomparsi i turisti benestanti, anche i privati hanno progressivamente abbandonano i propri immobili e in una generalizzata mancanza di cura, il territorio di Castel Volturno ha finito per diventare un luogo fatiscente, preda facile di qualsiasi forma di criminalità.

La ricostruzione dei fatti di cronaca di Castel Volturno

Lo dichiara Cesare Sirignano, pubblico ministero nel processo contro Giuseppe Setola, il mandante della strage di San Gennaro e lui stesso a capo del gruppo di fuoco che nel 2008, nella frazione di Ischitella, a Castel Volturno, si scagliò contro la sartoria del ghanese El Hadji Ababa. Quella sera, per caso fortuito, nel locale si trovavano anche i connazionali Joseph Ayimbora, Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams, oltre a Samuel Kwako, originario del Togo, e a Jeemes Alex, originario della Liberia. Ayimbora, l’unico sopravvissuto, riuscì a salvarsi perché il suo corpo insanguinato fu protetto da quello di un compagno colpito più duramente e caduto a morte.

Il documentario parla di loro, delle vittime degli spari, perché Setola è solo uno dei tanti pervasi dal ‘brutto’ e indagare la sua storia non sarebbe sufficiente per rispondere alla domanda: “per quale motivo?”. Alle ore 19.55 di quella sera di fine estate, Setola, ancora in umore di sangue dopo aver sparato ad Antonio Celiento, un pregiudicato ritenuto informatore delle Forze dell’Ordine, chiede ai suoi scagnozzi di trovare dei neri. Il suo messaggio deve arrivare forte e chiaro alla cosiddetta mafia nigeriana, che da anni sfrutta la prostituzione per reinvestire i proventi nel traffico di stupefacenti sul ‘suo’ territorio. La sua bestialità non è unica, distintiva, e la scelta di campo degli autori è molto precisa nel ricollocare l’arroganza di un atteggiamento omicida nel quadro di miseria di un territorio abbandonato a se stesso, senza servizi, né possibilità di crescita. Solo attraverso la lucidità di quest’analisi diventa chiaro che si tratta esclusivamente di una questione di tempo prima che il prepotente di turno voglia riattivare un clima di violenza per imporre la propria legge personale, come ammonisce sul finale Vincenzo Ammaliato, giornalista del Il Mattino, tra i primi ad accorrere sul luogo della strage di San Gennaro.

Un docucrime che sa mantenere l’impianto informativo

Non è la prima volta che il regista Matteo Lena si confronta con il racconto del Male: già Premio Ilaria Alpi per il documentario Le mani su Palermo, ha firmato la sceneggiatura e la regia della docuserie Il Mostro di Udine. La forza del lavoro realizzato per SkyCrime risiede in un trattamento del soggetto che sposta l’attenzione dai fascicoli delle indagini, dalle intercettazioni, dai verbali degli interrogatori alle condizioni di una comunità intera per allargare il campo della responsabilità e la capacità di identificazione di un pubblico abituato a trovare il focus del docucrime nel vicino della porta accanto, che si tratti della vittima o dell’aggressore.

L’influenza degli standard imposti da Gomorra, produzione originale Sky, a questo tipo di narrazione sono visibili nei passaggi legati alla ricostruzione del fatto di cronaca, sovrapposti alle riprese d’archivio, La Strage di San Gennaro, tuttavia, riesce ad andare oltre. L’impianto giornalistico rimane infatti l’asse portante di un racconto che non concede facili risposte. La ‘soluzione’, contrariamente a quanto accade nei classici docucrime, non risiede nella possibilità di delimitare la violenza al percorso deviato di una sola mente criminale: il pericolo è molto più pervasivo e nessuno di noi può dirsi davvero immune.

Quarto Potere di nuovo al cinema con I Wonder Pictures

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Quarto Potere di nuovo al cinema con I Wonder Pictures

Torna nelle sale italiane con I WONDER CLASSICS, la divisione di I Wonder Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE), il film cult diretto da Orson Welles che uscì negli Stati Uniti nel 1941 e in Italia nel dopoguerra.

QUARTO POTERE (CITIZEN KANE), a più di 80 anni dall’uscita, è un film di straordinaria attualità: il suo ritorno in sala cade in un anno in cui 2 miliardi di cittadini in 76 Paesi, Stati Uniti compresi, saranno chiamati alle urne, e in un momento storico in cui la riflessione sul potere dei media – social e tradizionali – è quanto mai urgente, a partire dai recentissimi casi di cronaca italiani.

QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) si presenta come un’inchiesta giornalistica sulla vita di Charles Foster Kane, personaggio pubblico e tycoon per eccellenza, proprietario di ben 37 testate giornalistiche e di svariate emittenti radiofoniche, candidato governatore e protagonista di scandali clamorosi che, finiti sulle prime pagine dei quotidiani, troncano la sua avanzata verso la presidenza degli Stati Uniti. L’enorme potere dei media sull’opinione pubblica e sulla società diventa così uno dei temi centrali del film, proponendo una chiave interpretativa anche del nostro presente. La figura di Kane, in cui pubblico e privato si mescolano inscindibilmente, è indagata da un giornalista attraverso cinque interviste a persone a lui vicine, che ne restituiscono un ritratto complesso e contraddittorio. Ma è davvero possibile definire l’essenza profonda di un uomo, per quanto la sua vita sia stata di pubblico dominio?

Definito da Jorge Luis Borges come “il lavoro di un genio” e da Steven Spielberg come “una grande esperienza”, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) ha rivoluzionato la storia del cinema, diventando secondo la BBC e l’American Film Institute il miglior film americano di sempre.

QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) sarà nei cinema dal 24 marzo in versione originale sottotitolata. 

Quarto Potere – la trama

Charles Foster Kane, magnate e media tycoon, muore abbandonato da tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi, pronuncia la parola “Rosebud”. Chi o cos’è Rosebud? E cosa si nasconde tra le pieghe della vita di un individuo che, come lui, è stato in grado di incarnare il Sogno Americano finché quel sogno non è diventato un incubo? Nell’anno delle presidenziali Usa e in uno scenario mediatico rivoluzionato dal web e dai social, torna al cinema Quarto Potere (Citizen Kane) e si rivela ora più attuale che mai, capace di parlarci con inalterata lucidità del potere dei media, delle loro ingerenze nella politica e dei riflessi che questo potere ha su tutti noi. E di appassionarci con una storia di sfrenata ambizione, ascesa e caduta, alla ricerca di quel lato più intimo di ogni individuo, che persino oggi – con le nostre esistenze moltiplicate dagli schermi di centinaia di device elettronici – è forse destinato a rimanere inaccessibile.

Sara Sampaio: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Sara Sampaio: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Il nome di Sara Sampaio potrà non dire molto agli appassionati di cinema, in quanto ad oggi più che come attrice ha lavorato principalmente come modella. Sempre più, però, Sampaio sembra interessata a portare avanti una carriera anche nel mondo della recitazione, potendo già contare su alcuni progetti realizzati e altri in arrivo particolarmente promettenti. In vista di una sua maggiore popolarità, può allora essere utile sapere qualcosa di più su di lei.

Ecco 10 cose che forse non sai su Sara Sampaio.

Sara Sampaio: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in alcuni film. Sampaio ha debuttato come attrice in un lungometraggio nel film del 2017 The Clapper, commedia con Ed Helms e Amanda Seyfried dove interpreta sé stessa. Nel 2018 ha poi recitato nel drammatico Carga, incentrato sul traffico di esseri umani, ricoprendo il ruolo di Anna. Torna poi a lavorare come attrice nel 2021 per il film Confini e dipendenze, un thriller sui cartelli di droga con protagonisti Gary Oldman, Armie Hammer e Evangeline Lilly. Nello stesso anno interpreta Marta nel film Sombra, per poi recitare in Wifelike (2022), con Jonathan Rhys Meyers, e At Midnight (2023).

2. È comparsa in una nota serie TV. Nel 2017 Sampaio ha fatto anche il suo debutto in una serie televisiva con Billions, interpretata da Paul Giamatti e Maggie Siff, recitando nel ruolo di Prianca nell’episodio 3 della seconda stagione. Ha poi recitato anche in due episodio della miniserie Sombra – Uma mãe sabe, dove ha ripreso il personaggio di Marta, già interpretato nel film Sombra.

3. Ha diversi nuovi progetti in arrivo. Questo e il prossimo anno si riveleranno molto importanti per Sampaio, ormai sempre più interessa a portare avanti una carriera da attrice parallelamente a quella da modella. Nel 2024 reciterà infatti nel ruolo di Gia nel film drammatico Billy Knight, che ha per protagonisti Al Pacino, Patrick Schwarzenegger e Diana Silvers. Nel 2025, invece, reciterà nell’atteso Superman: Legacy, film che la aiuterà senza dubbio a divenire ancor più popolare.

Sara Sampaio film Carga

Sara Sampaio sarà in Superman: Legacy

4. Reciterà nell’atteso film del DC Universe. Sampaio è stata scelta per interpretare Eve Teschmacher nel film Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn e con David Corenswet nel ruolo di Superman. Il personaggio di Eve Teschmacher ha fatto il suo debutto nel film di Superman di Richard Donner con protagonista Christopher Reeve, per poi essere inserita all’interno della continuity dei fumetti DC. Il suo ruolo consiste nell’essere l’assistente di Lex Luthor e di essere il suo interesse amoroso. Si presume dunque che nel film l’attrice avrà modo di confrontarsi principalmente con l’interprete di Luthor, Nicolas Hoult.

Sara Sampaio, modella per Victoria’s Secret

5. È uno dei volti del noto marchio di moda. Nel 2013 Sampaio ha già alle spalle una breve ma intensa attività da modella, che in quell’anno la porta infine a diventare uno dei volti della linea Pink di Victoria’s Secret e nel mese di novembre viene scelta per sfilare al suo primo Victoria’s Secret Fashion Show. Sempre per Victoria’s Secret ha poi partecipato al videoclip del brano Hands to Myself di Selena Gomez, dove insieme ad altre modelle canta in playback. Questo è poi stato promosso con un’esibizione televisiva al Victoria’s Secret Fashion Show 2015 e al Saturday Night Live.

6. Ha stabilito un primato. Il 28 aprile 2015, Victoria’s Secret conferma sulla sua pagina ufficiale di Instagram che Sara Sampaio è diventata ufficialmente una Victoria’s Secret Angels, insieme ad altre nove modelle. Ciò l’ha resa il primo angelo portoghese del celebre marchio di moda, facendole dunque stabilire un primato.

Sara Sampaio: il suo fidanzato e i suoi ex

7. Ha una relazione con il figlio di un noto attore. Dal 2015 al 2020 Sampaio ha avuto una relazione con l’imprenditore Oliver Ripley. La relazione è però poi terminata per via della difficoltà di conciliare la vita privata con i rispettivi impegni professionali. Dall’aprile 2022 all’inizio del 2023 ha avuto una relazione con il produttore americano Zac Frognowski, mentre dal luglio 2023 ha una relazione con Ray Nicholson, figlio del celebre premio Oscar Jack Nicholson.

Sara Sampaio Victoria's Secret

Sara Sampaio è su Instagram

8. È presente sul social network. L’attrice e modella è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 8,6 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare circa 700 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

9. Ha parlato sul social della propria malattia. La Sampaio ha dichiarato tramite il proprio profilo Instagram di soffrire di tricotillomania. Anche nota come “disturbo da strappamento di peli”, è questa una condizione psicologica caratterizzata da un persistente e irrefrenabile bisogno di strapparsi capelli e/o peli di qualsiasi altra area del corpo, per ragioni non estetiche. Sampaio è stata elogiata dai fan e dai media per aver sensibilizzato l’opinione pubblica su questa patologia poco conosciuta e ha ricevuto molti messaggi di sostegno da parte di chi ne soffre.

Sara Sampaio: età e altezza dell’attrice

10. Sara Sampaio è nata il 21 luglio 1991 a Porto, in Portogallo. L’attrice è modella è alta complessivamente 1,73 metri.

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