Zack Stentz, uno degli sceneggiatori
del primo Thor
diretto da
Kenneth Branagh, ha rivelato che prima di iniziare a scrivere
il film non sapeva assolutamente nulla dei fumetti originali basati
sui personaggi della mitologia nordica. Nel primo film il Dio del
Tuono veniva bandito da Asgard e mandato sulla Terra dopo aver
riacceso una guerra dormiente. Venne privato dei suoi poteri e del
suo amato Mjolnir, costretto a scoprire il vero eroe nascosto
dentro di sé. Parallelamente, suo fratello Loki progettava di
sottrargli il trono.
Stentz aveva
lavorato alla sceneggiatura del film insieme ad Ashley Miller (con
cui aveva già collaborato in precedenza) e a Don Payne. Sia Stentz
che Miller hanno firmato per scrivere il film dopo che Branagh era
stato ingaggiato verso la fine del 2008. Thor
è arrivato nelle sale nel 2011 come parte della Fase 1
dell’Universo Cinematografico Marvel, consolidando il successo di
Chris Hemsworth e Tom Hiddleston nei panni rispettivamente del
Dio del Tuono e del Dio dell’Inganno.
Adesso, è stato
proprio Zack Stentz a rivelare via
Twitter un particolare che forse potrebbe mandare su tutte le
furie i puristi dei fumetti: lo sceneggiatore, infatti, ha rivelato
che non sapeva assolutamente nulla dei fumetti di Thor quando è
stato assunto per scrivere il primo film, aggiungendo però che
Miller era una grande esperta del personaggio. Stentz ha poi
aggiunto che per prepararsi meglio al suo lavoro, si è gettato a
capofitto nella lettura dei fumetti di Stan Lee, Jack Kirby, Walt
Simonson e J. Michael Straczynski, e ha anche seguito un corso
universitario dedicato alla mitologia norrena.
Il successo di Thor all’interno del MCU
Nonostante le scarse conoscenze di
Stentz, alla fine il ritratto di Thor nel primo film non è stato
così disastroso. Certo, i primi due film del franchise dedicato al
Dio del Tuono non sono i più apprezzati dell’intero universo
condiviso, ma il film del 2011 ha comunque contribuito a lanciare
il MCU e a trasformare il Dio del
Tuono in uno dei personaggi più popolari e amati della saga.
Dopotutto, è l’unico personaggio ad avere ben quattro avventure in
solitaria all’attivo, con Thor: Love and
Thunder che dovrebbe arrivare nei cinema nel 2022.
Il franchise cinematografico di
Hunger Games, basato sulla saga letteraria di
Suzanne Collins, è uno dei più amati dell’ultimo decennio. Adesso,
per la gioia di tutti i fan delle avventure di Katniss Everdeen e
dell’universo di Panem, la saga si prepara a tornare nuovamente sul
grande schermo, con l’annuncio che la Lionsgate porterà al cinema
il romanzo prequel, The Ballad of Songbirds and Snakes, uscito lo
scorso Maggio.
Tra i personaggi più amati della
tetralogia cinematografica originale, oltre all’eroina interpretata
da
Jennifer Lawrence, c’è sicuramente anche il Peeta Mellark di
Josh Hutcherson, il figlio del fornaio che ha
gareggiato al fianco di Katniss e con il quale la protagonista,
alla fine, decide di costruire una famiglia. Nonostante l’arco
narrativo del personaggio si sia concluso, è stato proprio
Hutcherson a rivelare che amerebbe essere coinvolto nuovamente nel
franchise.
ET riporta che Josh Hutcherson è aperto ad un possibile
ritorno nell’universo di Hunger Games, anche nell’atteso prequel della
saga originale. Quando è stato chiesto all’attore se avrà un ruolo
nel nuovo film, lo stesso ha ammesso – trattandosi di un prequel –
di non esserne sicuro, ma anche sottolineato che sarebbe
disponibile “al 100%” a tornare. L’attore ha anche
rivelato di non conoscere i dettagli sulla trama del prequel, se
non che racconterà degli eventi che hanno preparato il terreno a
ciò che abbiamo visto nei film usciti al cinema tra il 2012 e il
2015.
Hutcherson ha anche spiegato che
amerebbe tornare a lavorare con i colleghi del cast originale,
ricordando con particolare affetto l’esperienza avuta sui set della
saga originale. L’attore ha raccontato di essere ancora in contatto
sia con
Jennifer Lawrence sia con
Liam Hemsworth (interprete di Gale Hawthorne). Naturalmente,
per i fan sarebbe una gioia poter rivedere sul grande schermo tutti
e tre gli interpreti, ma considerata la trama di The Ballad of Songbirds and Snakes, è
altamente improbabile che ciò accada.
La trama del prequel di Hunger Games
Ambientato circa 64 anni prima dei
fatti raccontati nella trilogia di
Hunger Games, il romanzo prequel segue,
infatti, un diciottenne Coriolanus Snow (il personaggio
interpretato da
Donald Sutherland nella tetralogia cinematografica), che alla
fine si erge a diventare il sovrano autoritario della nazione
distopica di Panem.
Mentre il prossimo film di
Doug Liman sarà
ambientato nello spazio e vedrà protagonista Tom Cruise, il regista è stato scelto per
dirigere Lockdown, un nuovo progetto a basso
budget che vede Anne Hathaway in fasi finali di
contrattazione.
Steven Knight ha
scritto la sceneggiatura e P.J. van Sandwijk sta
producendo il progetto con Alison Winter. Van
Sandwijk sta già collaborando con Liman, producendo il film che
girerà nello spazio con Cruise.
Le fonti descrivono il film, che
avrà un budget inferiore ai 10 milioni di dollari, come un incrocio
tra un film di rapina e una commedia romantica ambientato sullo
sfondo del blocco della pandemia. Gli AGC Studios di Stuart Ford
stanno finanziando completamente il progetto.
Le riprese del film inizieranno
entro la fine di settembre. Ci sono diversi ruoli chiave e sembra
che Cillian Murphy potrebbe interpretarne uno, ma
non ci sono ancora notizie chiare in merito. Con i nomi di
Liman, Hathaway e Knight, il film si presenta già
con un pacchetto invitante nonostante il basso budget e la velocità
di preparazione del progetto.
Halle Berry ha interpretato Tempesta in ben
quattro film della saga degli X-Men, con il regista Bryan
Singer al timone di ben tre degli episodi in cui
è apparsa l’attrice premio Oscar. Non è un segreto che, sui set dei
film, Berry si sia scontrata più volte con il regista, e adesso la
stessa è tornata nuovamente sull’argomento in una recente
intervista con
Variety in occasione della promozione del suo debutto dietro la
macchina da presa, il film Bruised, che debutterà in anteprima al
Toronto Film Festival.
“Bryan non è una persona facile
con cui lavorare”, ha ammesso Berry. “Tutti conosciamo la
sua storia, non c’è bisogno che io ne parli ancora. Tutti sanno
cosa ha dovuto affrontare nelle sua vita”. “Molto spesso sono stata
davvero arrabbiata con lui”, continua l’attrice. “Abbiamo
litigato e spesso, a causa della frustrazione, mi è scappata anche
qualche parolaccia. Il fatto è che prendo il mio lavoro molto
seriamente e quando viene compromesso in qualche modo, perdo la
testa. Allo stesso tempo, però, provo molta compassione per le
persone che lottano contro qualcosa nella loro vita, e Bryan è
sicuramente una di queste.”
“A volte, proprio a causa delle
lotte e delle sfide che stava affrontando, non era sempre presente.
Era come se non fosse realmente sul set. E penso che sia normale
arrabbiarsi se ti trovi sul set di un film degli X-Men a Banff, in
Canada, a temperature bassissime, magari ti stai anche congelando,
e vedi che il tuo regista non è concentrato.”
I problemi personali di Bryan
Singer e le accuse mosse ai danni del regista sono
note a tutti. Così come non è la prima volta che emergono dettagli
circa il suo comportamento poco professionale sul set dei film
della saga di X-Men. L’ultimo film diretto dal regista è
stato Bohemian
Rhapsody, che ha comunque avuto una produzione molto
travagliata: i lavori sul film, infatti, non sono stati portati a
compimento da Singer, il quale venne licenziato e sostituito dal
collega Dexter Fletcher. Al momento non sappiamo se il regista
tornerà mai a dirigere un film.
Tolo
Tolo, il quinto film di Checco Zalone, che per la prima volta in
carriera ricopre anche il ruolo di regista, arriva in DVD e
Blu-Ray a partire dal 10 settembre. Il film racconta la
storia di Checco, che non compreso da madre patria, trova
accoglienza in Africa. Ma una guerra lo costringerà a far ritorno
percorrendo la tortuosa rotta dei migranti. Lui, Tolo Tolo,
granello di sale in un mondo di cacao.
Tra i contenuti extra del film,
capace di incassare più di 45 milioni di euro al box office
italiano, si ricordano il videoclip “Immigrato” e il
backstage delle riprese, durate circa 9 mesi, dal
primo ciak in Kenya, passando per il deserto del Marocco e Malta,
fino ad arrivare in Italia.
Sempre a partire dal 10 settembre,
in occasione dell’arrivo in Home Video di “Tolo Tolo”, sarà
disponibile in DVD lo specialecofanetto
con tutti i cinque grandi successi cinematografici di Checco
Zalone (“Quo Vado”, “Che bella giornata!”, “Cado dalle
nubi”, “Sole a catinelle”, in aggiunta alla novità “Tolo Tolo”).
Nello stesso giorno, sempre in DVD, in arrivo anche le edizioni
speciali dedicate alla comedy italiana con il Cofanetto Ficarra e
Picone, il Cofanetto Aldo, Giovanni e Giacomo, il Cofanetto Fabio
De Luigi e la Comedy Collection.
Una delle più grandi svolte
narrative di
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker riguarda il
legame di parentela tra il personaggio di Rey e quello
dell’Imperatore Palpatine, svolta che non tutti i fan hanno
apprezzato. Neanche la decisione del personaggio di assumere, alla
fine del film il cognome “Skywalker” è stata presa molto bene da
una certa fetta di pubblico, ma a quanto pare i piani iniziali per
il destino dell’eroina erano molto diversi.
Ospite dello show di
Jimmy Kimmel, è stata proprio Daisy Ridley – interprete di Rey nella
trilogia sequel della saga di Star
Wars – a confermare che inizialmente l’idea era quella
di legare in qualche modo il suo personaggio a quello di Obi-Wan Kenobi. “All’inizio la Lucasfilm
stava accarezzando l’idea di un collegamento con Obi-Wan. Ci sono
state diverse versioni circa le origini di Rey. Poi, ad un certo
punto, è diventata semplicemente figlia di nessuno.”
In realtà, voci del genere erano
circolate ancor prima dell’uscita nelle sale de
Il Risveglio della Forza, mentre il piano di rendere Rey
figlia di “nessuno” è stato reso ufficiale con Gli
Ultimi Jedi di Rian Johnson. È
interessante notare come l’idea di imparentare Rey con Palpatine
fosse in continua evoluzione, e probabilmente la decisione finale è
stata presa già quando il film era entrato ufficialmente in
produzione, come fatto intuire anche dalla stessa attrice.
“Siamo arrivati all’Episodio IX. J.J. mi aveva proposto il film
e aveva detto: ‘Sì, Palpatine sarà tuo nonno’. Ed io esclamai:
‘Fantastico’. Poi, due settimane dopo, aveva cambiato di nuovo
idea: ‘Non ne siamo davvero sicuri…’. È andata avanti così per un
po’. Quindi, anche mentre stavamo girando, non ero sicura di quale
sarebbe stato il suo destino.”
Daisy Ridley sul futuro di Rey nella saga di Star Wars
Naturalmente, nel corso
dell’intervista è stato chiesto all’attrice della possibilità di
tornare nei panni di Rey, ma Ridley non è stato in grado di fornire
una risposta definitiva. L’attrice è ancora molto legata al
personaggio ed è chiaro che le piacerebbe tornare ad interpretarlo,
ma al tempo stesso è consapevole che
L’Ascesa di Skywalker abbia ufficialmente chiuso il
suo arco narrativo.
Lucasfilm e il
regista J.J.
Abrams uniscono ancora una volta le forze per
condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia
lontana lontana con Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran,
con Ian McDiarmid e Billy
Dee Williams.
Considerata come una delle più
talentuose interpreti della sua generazione, Claudia
Gerini si è affermata negli anni grazie alle tante
commedia in cui ha ricoperto ruoli di rilievo. Con il tempo, ha
però dimostrato anche notevoli capacità drammatiche, che le hanno
permesso di compiere il salto di qualità all’interno della
cinematografia nazionale. Attiva tanto al cinema quanto in
televisione, la Gerini continua così ancora oggi ad essere una
delle icone del nostro cinema.
Ecco 10 cose che non sai di
Claudia Gerini.
Claudia Gerini: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con il film
Roba da ricchi (1987), dove recita accanto a Lino
Banfi. La consacrazione però arriva grazie a
Carlo Verdone, che la rende protagonista dei suoi
film Viaggi di nozze (1995) e Sono pazzo di Iris
Blond (1996). Successivamente, recita in titoli come
Fuochi d’artificio (1997), Tutti gli uomini del
deficiente (1999), e La passione di Cristo (2004), di
MelGibson. Confermata la propria popolarità,
recita poi in Non ti muovere (2004), di Sergio
Castellitto, La sconosciuta (2006),
Grande, grosso e… Verdone (2008), Com’è bello far
l’amore (2012), con Fabio De
Luigi, Una famiglia
perfetta (2012), Reality (2012), Tutta colpa di
Freud (2014), con Marco
Giallini, L’esigenza di unirmi ogni volta con
te (2015), John Wick – Capitolo 2 (2017), con
Keanu
Reeves, Ammore e
malavita (2017), A casa tutti
bene (2018), di Gabriele
Muccino, Dolceroma
(2019), Non sono un
assassino (2019), e Hammamet
(2020).
9. Ha preso parte a note
serie televisive. Agli inizi della propria carriera, la
Gerini alterna l’attiva al cinema con quella in televisione, dove
recita in diversi film. Tra questi si annoverano Gioco
perverso (1993), Sotto la luna (1998), e
Francesca e Nunziata (2001). Si fa poi apprezzare come
protagonista della serie 48 ore (2006), con Adriano
Giannini. In seguito, torna sul piccolo schermo per
Le segretarie del sesto (2009), Labyrinth (2012),
Ricette e ritratti d’attore (2015), e Suburra – La
serie, distribuita da Netflix, dove dal 2017 recita nel ruolo di Sara
Monaschi accanto all’attore Alessandro
Borghi.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera l’attrice ha
ricevuto numerosi importanti riconoscimenti da parte
dell’industria, che ha così sottolineato il suo talento e la sua
versatilità. Ad oggi, infatti, la Gerini vanta ben sei nomination
ai David di Donatello, e ha infine vinto il premio nel 2019, come
miglior attrice non protagonista per Ammore e malavita.
Allo stesso modo, ha ricevuto sei nomination ai Nastri d’argento, e
pur non avendo qui mai vinto le è stato conferito il Premio Nino
Manfredi per i suoi ruoli nei film A casa tutti bene e
Ammore emalavita.
Claudia Gerini in Non è la Rai
7. Ha partecipato al celebre
programma televisivo. Nel 1991, ancor prima dei suoi primi
grandi successi cinematografici, la Gerini ebbe modo di farsi
ulteriormente conoscere partecipando al programma Non è la
Rai, all’epoca condotto da Enrica Bonaccorti. Qui la Gerini,
in qualità di ragazza partecipante, ebbe modo di affermarsi grazie
ad esibizioni di ballo, canto o intrattenimento vario. Il
programma, infatti, si rivelò per lei un ottimo trampolino di
lancio. Le permise di affermarsi come una delle più apprezzate
ragazze della sua edizione e diede prova delle sue grandi
capacità.
Claudia Gerini è su Instagram
6. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network con un
proprio profilo personale, seguito da 314 mila persone. All’interno
di questo, l’attrice è solita condividere post di vario genere.
Sono infatti presenti immagini legate alla propria quotidianità,
come momenti di svago, luoghi visitati o post che la ritraggono in
compagnia di amici o colleghi. Non mancano poi anche diverse
curiosità a lei legate, ma grande importanza l’hanno i post
relativi al proprio lavoro. La Gerini è infatti solita condividere
immagini promozionali dei propri film o che ne anticipano la
lavorazione.
Claudia Gerini: suo marito e la
figlia
5. È stata sposata una sola
volta. Ad oggi l’unico matrimonio della Gerini risale al
2002, quando convolò a nozze con Alessandro Enginoli, di
professione dirigente finanziario. La coppia rimase insieme fino al
2004, anno in cui divorziarono. In tale periodo diedero però alla
luce la loro unica figlia Rosa. La coppia, molto riservata, ha poi
sempre cercato di mantenere un certo riserbo sulla propria vita
privata, evitando di condividerne dettagli e tantomeno i motivi
della loro separazione.
4. Sua figlia sta seguendo
le sue orme. Oggi la figlia Rosa è poco più che
adolescente, e sembra intenzionata a voler seguire la madre nel
mondo dello spettacolo. Questa, che condivide una grande
somiglianza con la madre, è infatti già stata tra i protagonisti
della recente serie L’Aquila – Grandi Promesse. E proprio
per le caratteristiche in comune con la madre, ha avuto l’occasione
di interpretare la versione adolescente del personaggio ricoperto
dalla Gerini nel film L’esigenza di unirmi ogni volta con
te.
Claudia Gerini: chi è il suo
compagno
3. Ha un nuovo
amore. Dopo aver divorziato dal marito, l’attrice ha avuto
una relazione con Federico Zampaglione, noto per essere il cantante
della band Tiromancino. I due sono stati legati dal 2005 al 2016,
ed hanno avuto quella che è la seconda figlia dell’attrice.
Soltanto di recente, invece, la Gerini ha rivelato il suo nuovo
amore. Si tratta di Simon Clementi, imprenditore, conosciuto
durante una vacanza. La loro relazione, inizialmente tenuta
segreta, è stata descritta dall’attrice come una delle migliori
cose successele nell’ultimo periodo.
Claudia Gerini: oggi
2. Ha numerosi progetti in
cantiere. Ad oggi l’attrice sembra essere più prolifica
che mai, e sono infatti diversi i film in cui sarà possibile
vederla recitare prossimamente. Tra questi si annoverano
l’atteso Diabolik con Luca
Marinelli, la commedia Burraco fatale,
Lasciarsi un giorno a Roma, diretto da Edoardo
Leo, e poi l’annunciato Anna Rosenberg, dove
interpreterà la protagonista, e infine sarà anche in Per tutta
la vita, con Carolina
Crescentini.
Claudia Gerini: età e altezza
1. Claudia Gerini è nata a
Roma, Italia, il 18 dicembre del 1971. L’attrice è alta
complessivamente 168 centimetri.
L’emergenza Covid-19, lo sappiamo,
non è stata ancora arginata e negli Stati Uniti ci sono ancora
tantissimi cinema che non hanno riaperto, in città quali New York,
Los Angeles e San Francisco. Adesso, un nuovo report di
Deadline suggerisce che l’attesissimo Wonder
Woman 1984, proprio sulla scia dell’attuale situazione
legata al Coronavirus, potrebbe essere nuovamente posticipato.
Stando a quanto leggiamo nel report
della fonte, la Warner Bros. potrebbe decidere di far slittare il
cinecomic tra Novembre e Dicembre (ricordiamo che il sequel era
inizialmente atteso per lo scorso 5 Giugno ed è stato poi rimandato
prima al 14 Agosto e poi al 2 Ottobre). La domanda che viene da
porsi adesso è un’altra: se il film di Patty Jenkins
dovesse essere davvero posticipato alla fine dell’anno, che ne sarà
di Dune
di Denis Villeneuve? È presto detto: l’altro attesissimo titolo
della WB potrebbe slittare dal prossimo 18 Dicembre direttamente al
2021.
Come sottolinea la fonte, Tenet
potrebbe essere la causa del possibile nuovo ritardo di Wonder
Woman 1984: considerato che la Warner Bros. vuole che
il film di
Christopher Nolan abbia il maggior successo possibile al
botteghino nazionale, è probabile che voglia attendere la
riapertura dei cinema nelle restanti città degli Stati Uniti (che
dovrebbero riaprire tutti entro la fine del mese), continuando così
a focalizzarsi sulla distribuzione del film di Nolan, mettendo da
parte – per ora – il film di Jenkins.
Sempre nel report della fonte viene
menzionato anche un breve aggiornamento – non confermato dalla
Disney – secondo qui anche l’attesissimo Black
Widow potrebbe essere ancora una volta posticipato, e
non uscire più a Novembre. Se così dovesse essere, nulla esclude
che alla fine la WB decida di spostare WW84
semplicemente da Ottobre a Novembre.
A sole tre settimane dall’uscita del
sequel con
Gal Gadot nei cinema, l’eventuale ennesimo rinvio sarebbe
sicuramente una decisione dell’ultimo minuto e quasi certamente
sconvolgerebbe i fan dei fumetti. Tuttavia, potrebbe trattarsi di
decisioni molto più ponderate di quanto si pensi, dal momento che
né l’ultimo trailer di Wonder
Woman 1984 né il primo trailer di Dune
riportano una data di uscita ufficiale. Vi terremo aggiornati.
Celebre attrice italiana degli anni
Settanta e Ottanta, Laura Antonelli raggiunse
grande notorietà grazie alla sua versatilità come interprete. Si
trovò infatti a percorrere generi diversi della cinematografia
nazionale, passando dalla commedia erotica al dramma e fino al film
d’autore. Con la sua femminilità, la Antonelli è diventata una vera
e propria icona, capace di far sognare intere generazioni di
spettatori. Ancora oggi, inoltre, viene ricordata come uno dei nomi
di maggior rilievo del genere che l’ha resa celebre.
Ecco 10 cose che non sai di
Laura Antonelli.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Laura Antonelli: i suoi film e la
televisione
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice intraprende la propria carriera
cinematografica recitando nel film Il magnifico cornuto
(1964), e in seguito prende parte a titoli come Le
sedicenni (1965), La rivoluzione sessuale (1968),
Le malizie di Venere (1969), Il merlo maschio
(1971), e Trappola per un lupo (1972). Il film che la
consacra è però Malizia (1973), cult del cinema erotico di
quegli anni. Successivamente, prende parte ad altre note
pellicole come Sessomatto (1973), Mio Dio, come sono
caduta in basso! (1974), Divina
creatura (1975), conMichele
Placido, L’innocente (1976), Letti
selvaggi (1979), Passione d’amore (1981), di Ettore
Scola, Casta e pura (1981),
Viuuulentemente mia (1982), Sesso e volentieri
(1982), con Gloria
Guida, La gabbia (1985), Grandi
magazzini (1986), con LinoBanfi, Roba da ricchi (1987), con
Paolo
Villaggio, L’avaro (1990) e Malizia
2mila (1991).
9. Ha preso parte ad alcuni
prodotti per la TV. Nel 1988 la Antonelli compie il suo
debutto in un’opera televisiva, prendendo parte alla miniserie
Gli indifferenti, composta di due episodi e basata
sull’omonimo romanzo di Alberto Moravia, con la colonna sonora
curata dal premio Oscar Ennio Morricone. L’anno
seguente ricopre invece il ruolo di Carmen Milkovic nella miniserie
Disperatamente Giulia, composta da sei episodi e tratta
dall’omonimo romanzo di Sveva Casati Modignani. Grazie a tali
titoli, l’attrice consolida la propria popolarità anche sul piccolo
schermo, confermandosi un’attrice particolarmente amata.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. La Antonelli non vantava soltanto un
favore di pubblico, ma anzi diversi furono i riconoscimenti che la
critica e l’industria le tributarono nel corso degli anni.
L’attrice arrivò infatti a vincere due Globo d’oro come miglior
attrice rivelazione per Malizia, nel 1974, e come miglior
attrice per Mio Dio, come sono caduta in basso!, nel 1975.
Sempre per il suo ruolo in Malizia le venne poi assegnato
anche il Nastro d’argento come miglior attrice. Nel 1981 ha invece
vinto il David di Donatello alla miglior attrice per il film
Passione d’amore.
Laura Antonelli: il marito e il
figlio
7. Si sposò molto
giovane. L’attrice è stata negli anni molto riservata
circa la propria vita privata, evitando di condividere con la
stampa dettagli a riguardo. Si sa però che si sposò molto giovane,
all’età di 24 anni con Enrico Piacentini, di professione
antiquario. Il loro matrimonio, tuttavia, fu di breve durata e
senza figli. Celebre è poi l’intensa storia d’amore che ha legato
la Antonelli al celebre attore francese Jean-Paul
Belmondo, conosciuto sul set del film Gli sposi
dell’anno secondo, e durata dal 1972 al 1980, ovvero negli
anni di maggior successo per l’attrice.
6. Ha adottato un
figlio. Se della vita sentimentale dell’attrice non si sa
molto, ancora meno sono le notizie riguardanti il figlio da lei
adottato. Questi sembra chiamarsi Germano, ma di lui non è dato
sapere molto altro. Sembra che negli ultimi anni abbia vissuto un
turbolento rapporto con la madre adottiva, tuttavia mai realmente
chiarito. Nonostante le diverse relazioni amorose, infine, la
Antonelli non ha mai avuto un figlio che fosse nato proprio da
lei.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Laura Antonelli: la sua
biografia
5. Fu esule durante la
Seconda Guerra Mondiale. Nata a Pola, città istriana
all’epoca italiana, l’attrice si ritrovò ad essere una profuga,
insieme alla sua famiglia, durante l’esodo istriano, conseguenza
della sconfitta italiana durante la Seconda Guerra Mondiale.
Insieme ai parenti, la Antonelli si trasferì così a Napoli, dove,
dopo aver frequentato le scuole superiori si diplomò presso
l’Istituto superiore di educazione fisica. Sarà proprio questa
materia che la futura attrice si ritroverà ad insegnare a Roma,
prima di dar vita alla propria carriera nel mondo dello
spettacolo.
4. Ottenne successo grazie
a Malizia. Dopo neanche un decennio di ruoli più
o meno di rilievo, l’attrice venne scelta dal regista
Salvatore Samperi per essere la protagonista
dell’erotico Malizia. Il film si rivelò un successo
straordinario, con un incasso di oltre 6 miliardi di lire, e
permise alla Antonelli di diventare una vera e propria icona. Il
suo cachet passò da 4 a 100 milioni di lire, facendo di lei una
delle celebrità più pagate dell’epoca. Lei, tuttavia, affermò di
non aver mai compreso del tutto il motivo per cui piacesse tanto,
ritrovando in sé tanti difetti.
3. Ebbe problemi con la
giustizia. Sfortunatamente, la carriera dell’interprete si
interruppe nel momento in cui, nel 1991, venne ingiustamente
accusata di spaccio di stupefacenti, essendone stati ritrovati
nella sua villa. Ci vollero 9 anni perché l’attrice venisse assolta
dalla Corte d’appello, che la riconobbe consumatrice ma non
rivenditrice. Una modifica nella legge a riguardo, infatti, non
prevedeva più il consumo come un reato. Ciò, tuttavia, finì con il
segnare irrimediabilmente la carriera dell’attrice.
Laura Antonelli e la sua
conversione
2. Si era riavvicinata alla
fede religiosa. Negli ultimi anni della sua vita l’attrice
visse profondi crisi personali, che la portarono ad allontanarsi
del tutto dal mondo dello spettacolo. Ad aiutarla
significativamente in tale periodo fu il suo riavvicinamento alla
fede e alla pratica religiosa. La frequentazione di luoghi sacri,
così, le permise di ritrovare un certo equilibrio, che le permise
di vivere in una discreta tranquillità gli ultimi anni della sua
vita.
Laura Antonelli: la morte e i
funerali
1. Laura Antonelli nacque a
Pola, il 28 novembre del 1941, ed è deceduta a Ladispoli, il
22 giugno del 2015. L’attrice morì per un infarto nella sua
abitazione, all’età di 73 anni. I funerali si tennero pochi giorni
dopo, nella chiesa di Santa Maria del Rosario, dalla Antonelli
molto frequentata. All’evento erano presenti centinaia di persone,
tra cui i numerosi amici e colleghi conosciuti nel corso della sua
carriera.
Elogiata come una delle più grandi
interpreti italiane della storia, Virna Lisi è
ancora oggi una delle poche a poter vantare una carriera
internazionale, costellata di grandi collaborazioni e prestigiosi
riconoscimenti. Nel corso della sua lunga attività, l’attrice ha
infatti preso parte ad una gran varietà di titoli, che le hanno
permesso di cimentarsi con generi e contesti sempre diversi.
Eccellendo in ogni suo ruolo, la Lisi ha così avuto modo di
costruire una fama pressocché immortale.
Ecco 10 cose che non sai di
Virna Lisi.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Virna Lisi: i suoi film e la
televisione
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice iniziò a recitare per il grande
schermo nel corso degli anni Cinquanta, prendendo parte a titoli
come Le diciottenni (1955), Lo scapolo (1955),
con Alberto
Sordi, La donna del giorno (1956), e
Totò, Peppino e le fanatiche (1958). Raggiunta la
popolarità, recitò in film come Un militare e
mezzo (1960), con Terence
Hill, Sua Eccellenza si fermò a mangiare
(1961), Eva (1962), Come uccidere vostra moglie
(1965), Signore & signori (1966), Il segreto di Santa
Vittoria (1969), con Anna
Magnani, La statua (1971), Zanna
Bianca (1973), Al di là del bene e del male (1977),
La cicala (1980), La donna giusta (1982),
Sapore di mare (1983), con Isabella
Ferrari, I ragazzi di via Panisperna
(1989), Buon Natale… buon anno (1989), La Regina
Margot (1994), Va dove ti porta il cuore (1996), di
Cristina
Comencini, e Latin Lover
(2015).
9. Ha preso parte a molti
sceneggiati televisivi. Nel corso della sua lunga
carriera, l’attrice non si è fatta sfuggire l’occasione di recitare
anche per la televisione, recitando in molti sceneggiati di grande
successo. Tra i più noti si citano Orgoglio e pregiudizio
(1957), I masnadieri (1959), Una tragedia
americana (1962), Philo Vance (1974), … e la vita
continua (1984), Cristoforo Colombo (1985), I
misteri della giungla nera (1991), Passioni (1993),
Deserto di fuoco (1997), Le ali della vita
(2000), Piccolo mondo antico (2001), Il bello delle
donne (2001-2003), I ragazzi della via Pal (2003),
Caterina e le sue figlie (2005), L’onore e il
rispetto (2006), Caterina e le sue figlie 2 (2007),
Fidati di me (2008), Il sangue e la rosa (2008),
Caterina e le sue figlie 3 (2010) e Madre,
aiutami (2014).
8. Ha rifiutato ruoli in
celebri film. Come capita spesso agli attori, anche la
Lisi è nota per aver rifiutato ruoli in celebri film,
prevalentemente di produzione statunitense. Nei primi anni
Sessanta, infatti, le venne offerto il ruolo della bond girl in
A 007, dalla Russia con amore, con Sean
Connery, ma lei rifiutò, dichiarando in seguito di
essersene però pentita. Nel 1968, invece, le fu assegnato il ruolo
della protagonista nel film Barbarella, ma l’attrice
rifiutò la parte stufa di interpretare il ruolo della bionda sexy e
svampita. Il ruolo fu così affidato a Jane
Fonda, che divenne famosa grazie a tale
titolo. Avrebbe inoltre dovuto recitare in Cuore
sacro di Ferzan
Özpetek e Immaturi, ma rinunciò per via di
altri impegni.
Virna Lisi: i suoi premi
7. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. A diversi anni dal suo debutto, la critica
ha iniziato a considerare molto di più le interpretazioni della
Lisi, accorgendosi della grande attrice che era. Fu così, che ella
iniziò a ricevere alcuni dei maggiori onori da parte
dell’industria, ottenendo premi e nomination a livello
internazionale. La Lisi, infatti, vanta ben due David di Donatello,
per i film La cicala e Sapore di mare. Negli anni
è poi stata candidata altre quattro volte, ottenendo nel 2009 il
premio alla carriera. Molti di più sono stati i Nastri d’argento
vinti, ben 6, ma il premio più prestigioso è stato senza dubbio il
Prix d’interprétation féminine al Festival
di Cannes per La regina Margot, a cui seguì il Premio
César come attrice non protagonista.
Virna Lisi: il suo patrimonio
6. Era un’attrice molto
pagata. Come sottolineato, la carriera dell’attrice è
stata lunga e ricca di successi. Avendo lavorato tanto in Italia
quanto in Francia e negli Stati Uniti, la Lisi ha potuto
raggiungere una fama internazionale, cosa che ha ovviamente fatto
crescere il proprio cachet. Avendo inoltre lavorato sino alla fine
dei suoi giorni, l’attrice ha avuto modo di raccogliere un
patrimonio stimato di circa 5 milioni di euro. Una cifra che ancora
oggi la rende una delle interpreti italiane più pagate di
sempre.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Virna Lisi: il marito, il figlio e
i nipoti
5. Ha avuto un lungo
matrimonio. Il 25 aprile del 1960, nella chiesa di San
Cesareo de Appia a Roma, la Lisi sposò l’architetto Franco Pesci.
Sulla loro vita famigliare, l’attrice ha sempre mantenuto un certo
riserbo, evitando che i riflettori del mondo dello spettacolo
diventassero invadenti. È comunque noto che i due rimasero insieme
fino alla scomparsa di lui, avvenuta nel 2013, nell’anno del loro
53esimo anniversario. Sembra inoltre che la Lisi rifiutò le avances
del cantante e attore Frank Sinatra, dichiarandosi estremamente
fedele al marito.
4. Ha avuto un
figlio. Nel 1962 la Lisi, insieme al marito, diedero alla
luce il figlio Corrado. Per potersi dedicare a lui, l’attrice
decise di prendersi diverse pause dalle scene, tornando però poi al
cinema e in televisione su suggerimento del marito. Nel 1993,
infine, è diventata nonna per la prima volta di Franco, il primo
dei suoi tre nipoti. Nel 2002, infatti, il figlio Corrado diede
alla luce i gemelli Federico e Riccardo. La Lisi ha sempre indicato
la propria famiglia come la cosa più importante per lei, e di cui
infatti si è più volte presa cura.
Virna Lisi: età, altezza e morte
dell’attrice
3. Si ammalò
gravemente.Il 18 dicembre del 2014,
l’attrice si spense nel sonno, ad un mese di distanza dall’aver
scoperto di avere un cancro ai polmoni. Aveva 78 anni. Per lei
venne proposta la camera ardente in Campidoglio a Roma, ma il
figlio Corrado rifiutò preferendo dar luogo a dei funerali in forma
privata, nel rispetto della riservatezza che ha sempre
caratterizzato la madre. In seguito alla sua scomparsa, venne
istituito il Premio Virna Lisi, assegnato alle attrici italiane che
si sono distinte anche all’estero.
2. Virna Lisi è nata ad
Ancona, nelle Marche, l’8 novembre del 1936, ed era alta
complessivamente 168 centimetri. Il suo funerale si è celebrato
nella chiesa di San Roberto Bellarmino, nel quartiere Parioli dove
abitava. Oggi l’attrice riposa nel cimitero di Prima Porta di Roma,
accanto al marito.
Virna Lisi: le frasi più belle
dell’attrice
1. Sono celebri alcune sue
frasi. Riservata ed estremamente brillante, l’attrice è
negli anni diventata celebre, oltre che per le sue interpretazioni,
anche per le numerose frasi da lei pronunciate, con cui riflette
sulla propria carriera o la vita in generale. Attraverso queste è
certamente possibile conoscere di più della Lisi e del suo
pensiero. Ecco pertanto alcune delle sue frasi più celebri.
“Spogliarsi
troppo non serve mai: la vera ricchezza è possedere le cose e non
mostrarle.”
“Mi hanno sempre detto che
sono algida. In realtà dentro sono un’Anna Magnani.”
“E’ arrivata l’età delle
rughe? Pazienza. Le rughe rappresentano il passato di ciascuno, e
fanno parte della vita.”
“Ho fatto la bella per molti
anni e interpretare una brutta è stata una goduria.”
“Sono sempre stata orgogliosa
di essere un’artista, ma anche una casalinga, una moglie e una
madre e ora anche nonna.”
Diventato celebre come modello per
note riviste come Vogue, Elle e Glamour,
Raz Degan si è in seguito distinto come
personalità poliedrica dello spettacolo italiano, recitando tanto
al cinema quanto in televisione. Negli anni si è poi cimentato
anche nella regia e nella produzione, ricoprendo così sempre più
ruoli all’interno dell’industria. Degan è poi diventato celebre
anche per la sua partecipazione a noti programmi della televisione
italiana.
Ecco 10 cose che non sai di
Raz Degan.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Raz Degan: i suoi film e le
pubblicità
10. Ha recitato in noti
lungometraggi. Degan debutta sul grande schermo nel 1996
con il film Squillo, un giallo di cui è protagonista.
Successivamente, compare in Coppia omicida (1998), con
Raoul
Bova, e Titus (1999), con Anthony
Hopkins e Jonathan
Rhys-Meyers, dove ricopre il ruolo di Alarbo. Nel 2004
è invece Dario III in Alexander, con Colin
Farrell. Torna poi in Italia per recitare in
Centochiodi (2007), Albakiara – Il film (2008), e
Barbarossa (2009). È poi Zaief nel film francese
Special Forces – Liberate l’ostaggio (2012), mentre la sua
ultima apparizione sul grande schermo risale al 2012, con la
commedia Omamamia.
9. È stato protagonista di
note pubblicità. Prima di diventare attore di cinema e
televisione, Degan divenne piuttosto celebre grazie ad una serie di
spot televisivi in cui apparì come protagonista. Tra queste si
annoverano la pubblicità per la Polaroid, dove interpretava un
cantante rock, e quella per il bagno schiuma Pino Silvestre. A
renderlo famoso è però lo spot per l’amaro Jägermeister, grazie al
quale ottiene estrema popolarità e può intraprendere una più
fruttuosa carriera.
8. Ha diretto e prodotti
alcuni programmi televisivi. Nel 2017 Degan distribuisce,
dopo cinque anni di lavorazione, il documentario The Last
Shaman, da lui diretto, scritto e prodotto. Nel 2018, invece,
è autore e conduttore del programma Raz and the tribe,
dove in ogni episodio si reca presso una diversa tribù indigena per
vivere secondo i loro usi e costumi. Tale programma, come anche il
documentario, viene trasmesso sul canale Sky Atlantic, e vede tra i
partecipanti anche l’attore Luca
Argentero.
Raz Degan a L’isola dei
famosi
7. Ha vinto il celebre
reality. Nel 2017 Degan guadagna nuova popolarità nel
momento in cui partecipa al reality show L’isola dei
famosi. Il suo periodo di permanenza va dal 31 gennaio al 12
aprile, e grazie al favore di pubblico riesce infine ad arrivare
all’ultima puntata dove, con l’89% di preferenze al televoto, vince
contro il modello Simone Susinna. Tale vittoria conferma nuovamente
il grande favore di pubblico di cui da sempre Degan gode, merito
anche della sua schiettezza e del suo amore per la natura e la vita
avventurosa.
6. L’esperienza è stata per
lui insolita. A distanza di tempo dalla sua vittoria,
Degan ha raccontato di quanto quello trascorso sull’isola sia stato
per lui un periodo piuttosto strano. L’attore si è infatti
dichiarato poco soddisfatto dall’esperienza avuta con i suoi
compagni di viaggio, mentre ha particolarmente apprezzato la
possibilità di vivere per un lungo periodo a contatto con la natura
nuda e cruda, da lui sempre amata. Degan è infatti noto per aver
girato il mondo, spesso in condizioni estreme, alla ricerca di un
rapporto più intimo con l’ambiente.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Raz Degan e Paola Barale
5. Ha avuto una lunga
storia con la celebre showgirl. Nel 2002 l’attore conosce
Paola Barale, showgirl divenuta nota grazie a
programmi come La ruota della fortuna e Tutti x
uno. Da quel momento i due intraprendono una relazione molto
chiacchierata, che, seppur con diverse crisi va avanti fino al
2015, anno in cui i due annunciano di voler prendere percorsi
differenti. Nel corso degli anni, tanto Degan quanto la Barale
hanno però ricordato con gioia il periodo trascorso insieme, pur
riconoscendo le varie differenze che li ponevano in contrasto.
Raz Degan e Stuart
4. Ha una nuova
compagna. Di recente si è riacceso un particolare
interesse nei confronti della vita privata dell’attore, e il motivo
di ciò è stato un post su Instagram con cui Degan rivelava di avere
una nuova compagna. L’attore, però, ha mantenuto un discreto
riserbo nei confronti di questa sua nuova storia d’amore. Solo di
recente, poi, nel corso di un’intervista televisiva, ha rivelato
che lei si chiama Stuart, non fornendo però altre informazioni.
Degan si è poi limitato a dichiarare di star vivendo con lei un
periodo particolarmente felice della propria vita.
Raz Degan è su Instagram
3.Ha un
account personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo ufficiale seguito da 380 mila persone.
All’interno di questo è solito condividere immagini relative a suoi
momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano poi
anche foto di curiosità a lui legate, come anche di serate di gala
o eventi a cui ha preso parte. Grande importanza l’anno però le
immagini dei viaggi da lui compiuti, dalle popolazioni incontrate e
dagli spettacoli della natura in cui si è imbattuto.
2. Utilizza il social per
promuovere il proprio lavoro. Tramite il proprio profilo,
inoltre, l’attore condivide con i propri follower immagini
promozionali dei suoi progetti da interprete. Sono poi
particolarmente presenti i post che lo ritraggono impegnato nelle
premiere dei suoi film, come The Last Shaman, progetto a
cui l’attore ha dedicato anni e anni di lavoro. Seguendo il suo
profilo, dunque, si può rimanere sempre aggiornati sulla sua
attività.
Raz Degan: età e altezza
1. Raz Degan è nato a Sde
Nehemia, un kibbutz situato nella parte nord di Israele,
il 25 agosto del 1968. L’attore è alto complessivamente 183
centimetri.
Sarà presentato oggi in concorso a
Venezia77 Nuevo Orden diretto da Michel Franco con
protagonisti Naian González Norvind Diego Boneta,
Mónica del Carmen, Fernando Cuautle, Darío Yazbek,
Roberto Medina, Patricia Bernal, Lisa Owen, Enrique Singer, Eligio
Meléndez, Gustavo Sánchez Parra.
Nuevo
Orden propone una visione distopica del Messico, che
tuttavia si discosta solo leggermente dalla realtà. La
disparità sociale ed economica è attualmente sempre
più diffusa e insostenibile. Non è la prima volta che un
simile scenario si presenta nel Paese e i governi corrotti hanno
sempre risposto con violenza dittatoriale a qualsiasi forma di
protesta. Questo film vuole essere un monito: se la diseguaglianza
non viene risolta civilmente e se le voci del dissenso vengono
messe a tacere, ne deriva il caos.
Nuevo Orden, la trama
In questo
affascinante dramma distopico ricco di suspense, uno sfarzoso
matrimonio dell’alta società viene mandato a monte da una
rivolta inaspettata, scaturita dal confitto sociale che dà il
via a un violento colpo di stato. Attraverso gli occhi della
solidale giovane sposa e dei domestici che lavorano per e contro la
sua abbiente famiglia, Nuevo Orden descrive a
rotta di collo la caduta di un sistema politico e la nascita di uno
ancora più angosciante.
Da sempre celebrata come una delle
attrici più importanti e talentuose della storia, Anna
Magnani ha fatto del proprio volto un marchio di fabbrica
unico, divenuto tanto un simbolo del cinema italiano quanto della
romanità. Protagonista di alcuni tra i più grandi capolavori del
cinema nazionale, la Magnani ha ricevuto riconoscimenti da ogni
parte del mondo, venendo apprezzata tanto per la sua femminilità
quanto per la sua grinta unica.
Ecco 10 cose che non sai di
Anna Magnani.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Anna Magnani: la sua
filmografia
10. Ha recitato in celebri
film del cinema italiano. La Magnani inizia la propria
carriera nel corso degli anni Trenta, prendo parte a diversi film
con ruoli di contorno. Il primo grande successo arriva grazie a
Teresa Venerdì (1941), di Vittorio De
Sica. Da quel momento acquista sempre maggior popolarità
con film come L’avventura di Annabella (1943), Campo
de’ fiori (1943) e Roma città
aperta (1945), di Roberto
Rossellini, che la consacra. Successivamente, ricopre
ruoli importanti in Il bandito (1946), L’onorevole
Angelina (1947), L’amore (1948), Bellissima
(1951), La carrozza d’oro (1952), Siamo donne
(1953). Con La rosa tatuata (1955), inizia anche la sua
carriera internazionale, seguita da Selvaggio è il vento
(1957) e Pelle di serpente (1959). Torna poi in Italia
per Risate di gioia (1960), Mamma
Roma (1962) e Roma (1969),
di Federico
Fellini.
9. Ha vinto il premio
Oscar. Ormai celebre in Italia come all’estero, la Magnani
viene chiamata a recitare nel film La rosa tatuata,
scritto appositamente per lei da Tennesse
Williams. Per l’attrice si trattò della prima prova di
carattere internazionale, e il risultato fu clamoroso. Nonostante
le difficoltà linguistiche, la Magnani diede vita ad una
performance unica, che la portò nel 1956 a vincere il premio Oscar
per la miglior attrice protagonista. Ottenendo tale riconoscimento,
è diventata la prima attrice non di lingua a inglese a vincere il
prestigioso premio. La Magnani venne poi nuovamente nominata nel
1958 per il film Selvaggio è il vento.
8. Recitò anche per la
televisione. Nel corso della sua carriera, la Magnani non
si era mai lasciata conquistare dalla televisione, da lei guardata
sempre con sospetto. Cambia tuttavia idea nel 1971, quando accetta
di recitare in un ciclo di tre piccoli film intitolato Tre
Donne, la cui colonna sonora originale venne composta da
Ennio
Morricone. Dato il successo del progetto, la Magnani
prese parte ad un successivo film intitolato Correva l’anno di
grazia 1870, dove recita insieme a Marcello
Mastroianni. Il titolo, per una sfortunata coincidenza,
andò in onda proprio nel giorno della morte dell’attrice.
Anna Magnani canta ‘O surdato
‘nnamurato
7. Ha reso famosa la
celebre canzone napoletana. Nel primo dei film che
compongono il ciclo di Tre Donne, intitolato La
sciantosa, la Magnani interpreta Flora Bertuccioli, diva ormai
anziana e sul viale del tramonto che si ritrova a cantare per i
soldati al fronte. Nel momento in cui si ritrova davanti a tale
pubblico, però, si rende conto della loro difficile situazione.
Rifiuta pertanto di cantare la marcia militare e intona piuttosto
‘O surdato ‘nnamurato. La versione cantata dalla Magnani
del celebre brano napoletano è così divenuta una delle più celebri,
ancora oggi ricercata e ascoltata.
Anna Magnani a Furore
6. Ha reso celebre una
località della Campania. Nel 1948 l’attrice è protagonista
assoluta del film ad episodi L’amore. Il secondo dei
due, intitolato Il miracolo, è stato ambientato al Fiordo
di Furore, alle porte della Costiera Amalfitana. Considerato uno
dei luoghi più belli da visitare in Campania, questo è stato così
reso ulteriormente celebre e ricercato per via della presenza lì
della Magnani. L’attrice, inoltre, all’epoca viveva una burrascosa
storia d’amore con Rossellini, regista del film, e le loro vicende
in quei luoghi sono ancora oggi tramandate da quanti ebbero modo di
incontrarli.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Anna Magnani: la sua vita privata
e il figlio
5. Ebbe un figlio da un suo
collega. Nel 1942 l’attrice diede alla luce il suo unico
figlio, Luca, avuto dalla sua relazione con l’attore Massimo
Serato, il quale però la abbandona nel momento in cui scopre della
gravidanza. La Magnani, però, non si lascia abbattere da ciò, e
anzi riesce ad imporre il proprio cognome al figlio, portando
avanti una tradizione di famiglia. Infatti, anche sua madre Marina
fece lo stesso con lei, dando vita ad un raro caso di genealogia
matrilineare protrattosi per tre generazioni.
4. È nota la sua relazione
con Roberto Rossellini. Recitando nel film Roma città
aperta, la Magnani ha modo di conoscere il regista
Roberto Rossellini, considerato uno dei padri del
Neorealismo. Tra di loro nasce così una relazione sentimentale,
considerata una delle più importanti per le vite di entrambi. Il
loro rapporto li porta così a lavorare nuovamente insieme per il
film L’amore, ma si interrompe bruscamente nel momento in
cui Rossellini lascia la Magnani per l’attrice Ingrid
Bergman. Tuttavia, verso il finire della vita di lei, i
due si riavvicinano. Rossellini, infatti, fu presente accanto alla
Magnani sino al momento della sua morte.
Anna Magnani: la malattia e la
morte
3. Si ammalò
gravemente. L’attrice si è spenta a Roma il 26 settembre
del 1973, all’età di soli 65 anni, per via di un tumore al pancreas
contro il quale aveva combattuto nel periodo precedente. La sua
morte ha commosso il mondo intero, e numerosi sono stati i tributi
nuovamente a lei dedicati, dove veniva esaltata la sua forza di
carattere e il suo indiscusso talento. La Magnani oggi riporta nel
piccolo cimitero di San Felice Circeo, in provincia di Latina, nei
pressi della sua villa del Circeo.
Anna Magnani: le rughe
2. Il suo volto era motivo
d’orgoglio. La Magnani, contrariamente a molte attrici del
suo tempo, rifiutò sempre di ritoccare il proprio viso, facendo di
esso un vero e proprio vanto. Dimostrando un coraggio ancora oggi
raramente eguagliato, la Magnani non ha mai accettato che le
proprie rughe venissero considerate un segno di bruttezza,
indicando invece in esse la forza della propria espressività e
delle proprie emozioni. Celebre è inoltre la sua frase
“lasciatemi tutte le rughe, non me ne togliete neanche una. Ci
ho messo una vita a farmele venire”.
Anna Magnani: le frasi
1. Le sono attribuite
celebri citazioni. La Magnani è sempre stata una donna
dalle forti passioni, che ha saputo perfettamente racchiudere in
frasi divenute oggi iconiche. Oltre al celebre aforisma riguardante
le rughe, si annoverano diverse altre citazioni in grado di
raccontare perfettamente l’attrice e il suo animo. Ecco di seguito
alcune delle frasi più celebri della Magnani.
“È così ingiusto morire, dal momento che siamo
nati.“
“Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di
diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di
meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa
lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire,
sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni,
tanti errori.”
“Il fatto è che le donne come me si attaccano soltanto agli
uomini con una personalità superiore alla loro: e io non ho mai
trovato un uomo con una personalità capace di minimizzare la
mia.”
“L’importante è non avere le grinze al cervello. Quelle in
faccia prima o poi t’aspettano al varco.”
Affermatasi negli anni Ottanta e
Novanta grazie ai film romantici a cui ha preso parte, l’attrice
Meg Ryan è ancora oggi una vera e propria icona,
simbolo di storie che hanno fatto sognare generazioni e generazioni
di spettatori. Brillante, carismatica e ricca di talento, la Ryan
vanta dunque una carriera ricca di successi, che le hanno permesso
di collaborare con alcuni dei maggiori attori e registi di
Hollywood. Ruolo dopo ruolo, ha consolidato il proprio status
all’interno dell’industria, dando vita a personaggi femminili
ancora oggi insuperati.
Ecco 10 cose che non sai di
Meg Ryan.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Meg Ryan: i suoi film e le serie
TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta sul grande schermo con il
film Ricche e famose (1981), per poi ottenere subito
grande popolarità grazie a Top Gun (1986), con Tom
Cruise, Salto nel buio (1987) e Harry, ti presento
Sally… (1989), con cui si consacra agli occhi del pubblico
e dell’industria. Da quel momento recita così in popolari titoli
come The Doors (1991), Insonnia d’amore (1993),
con Tom
Hanks, Amarsi (1994), French Kiss
(1995), Innamorati cronici (1997), City of Angels – La
città degli angeli (1998), con Nicolas
Cage, C’è posta per te (1998), Avviso di
chiamata (2000), di Diane
Keaton, Kate & Leopold (2001), con Hugh
Jackman, In the Cut (2003), Il bacio che
aspettavo (2007), The Women (2008), con Annette
Bening, e Ithaca – L’attesa di un ritorno
(2015).
9. È anche regista e
produttrice. Nel corso della sua carriera la Ryan ha
deciso di non distinguersi soltanto per la sua attività
d’interprete, desiderando cimentarsi anche come regista e
produttrice. L’occasione di debuttare dietro la macchina da presa
arriva nel 2015 con il film Ithaca – L’attesa di un
ritorno. Ad oggi si tratta dell’unica attività da regista per
la Ryan. Maggiore è invece il numero dei film da lei prodotti,
alcuni dei quali la vedono anche come protagonista. Tra questi si
annoverano French Kiss, Northern Lights, Lost Souls – La
profezia e Prima o poi mi sposo, con JenniferLopez.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Con una carriera ricca di successi,
l’attrice vanta ad oggi tre nomination ai Golden Globe come miglior
attrice per i film Harry, ti presento Sally…, Insonnia
d’amore e C’è posta per te. Per il primo di questi
titoli è stata inoltre candidata al David di Donatello come miglior
attrice straniera. Ha poi ricevuto una nomination anche ai Sag
Awards per il film Amarsi, e ai Saturn Awards per City
of Angels. Pur non riportando vittorie, la Ryan ha avuto
comunque modo di affermarsi come una delle più apprezzate
interpreti della sua generazione, e nel 1994 è stata eletta donna
dell’anno e votata come una delle 50 persone più belle del mondo
dalla rivista People.
Meg Ryan in Top Gun
7. Ha intrapreso una
relazione sul set del film. Uno dei primi grandi titoli a
cui l’attrice ha partecipato è senza dubbio Top Gun. Qui,
nel ruolo di Carole, la Ryan ha intrapreso una relazione con
l’attore Anthony Edwards, che nel film interpreta il copilota Nick
“Goose” Bradshaw. I due mantennero la loro storia piuttosto
riservata e lontana dai riflettori, ma la cosa non durò comunque
molto. Dopo solo un anno i due resero noto il fatto di essersi
separati, cosa forse causata dall’incontro della Ryan con l’attore
Dennis
Quaid, poi divenuto suo marito.
Meg Ryan in C’è posta per te
6. Ha lavorato in una vera
libreria per prepararsi al ruolo. In uno dei titoli più
famosi della sua carriera, C’è posta per te, l’attrice
recita nel ruolo di Kathleen Kelly, la quale gestisce una piccola
libreria per bambini ereditata dalla madre. Per prepararsi a tale
ruolo, l’attrice, su suggerimento della regista Nora
Ephron, decise di andare a lavorare in una vera libreria
di New York per prendere dimestichezza con il mestiere e potersi
calare meglio nei panni del suo personaggio. La libreria, dove la
Ryan ha lavorato per circa una settimana, è la Books of Wonder,
situata nel cuore di Manhattan.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Meg Ryan e Tom Hanks
5. Hanno recitato insieme
più volte. La carriera della Ryan si è più volte
incrociata con quella del premio Oscar Tom Hanks,
e i due hanno così avuto modo di recitare insieme in alcuni
classici degli anni Novanta. Il primo di questi titoli è Joe
contro il vulcano, commedia dove i loro personaggi finiscono
con l’innamorarsi perdutamente. Cosa molto simile avviene anche in
Insonnia d’amore, dove i loro personaggi intraprendono una
struggente relazione a distanza. Il loro terzo film è poi C’è
posta per te, e anche in questo caso finiscono con il dar vita
ad un’insolita coppia.
4. Ha voluto l’attore per
il suo primo film da regista. Nel 2015 la Ryan decide di
debuttare alla regia del suo primo film, Ithaca. Per
l’occasione, l’attrice affermò il desiderio di circondarsi di
colleghi che fossero anche amici fidati, con i quali avrebbe potuto
sentirsi rassicurata nel corso di quella nuova avventura. Fu così
che la Ryan chiamò proprio Hanks, per fargli ricoprire un ruolo di
rilievo nel film. I due ebbero così modo di riunirsi dopo più di
quindici anni dal loro ultimo film insieme.
Meg Ryan: marito e figlio
3. Era sposata con un noto
attore. Sul set del film Salto nel buio, nel
1987, l’attrice ebbe modo di conoscere il collega Dennis
Quaid. I due strinsero da subito un profondo legame,
intraprendendo una solida relazione sentimentale. Dopo diversi
anni, i due sembravano pronti al matrimonio, ma la Ryan affermò che
avrebbe sposato l’attore solo se questi si fosse disintossicato da
droga e alcol. Per amore, Quaid si sottopose così a tale
riabilitazione, e i due arrivarono così a sposarsi il 14 febbraio
del 1991. Tuttavia, nel luglio del 2001 la coppia ha annunciato il
loro divorzio.
2. Suo figlio ha seguito le
sue orme. Dal matrimonio con Quaid l’attrice ha dato alla
luce, nell’aprile del 1992, il figlio Jack. Crescendo, questi
decise di seguire le orme dei genitori e diventare a sua volta un
attore. Debuttò nel 2012 nel film Hunger Games nel ruolo
di Marvel. È poi nota anche la sua
collaborazione con la madre, la quale l’ha voluto nel suo film
d’esordio alla regia, Ithaca, dove gli ha affidato il
ruolo di Marcus Macauley.
Meg Ryan: età, altezza e cosa fa
oggi
1. Meg Ryan è nata a
Faifield, nel Connecticut, Stati Uniti, il 19 novembre del
1961. L’attrice è alta complessivamente 173 centimetri.
Recentemente, l’attrice ha confermato la sua intenzione di
ritirarsi dalla recitazione, e negli ultimi anni le sue apparizioni
si sono infatti di molto diradate. Oggi, la Ryan è principalmente
concentrata sulla sua nuova carriera da regista e
sceneggiatrice.
Sarà presentato oggi fuori concorso
a Venezia77Run Hide Fight, il
film diretto da Kyle Rankin e prodotta da
Dallas Sonnier e Amanda Presmyk.
Protagonisti sono Thomas Jane, Radha Mitchell, Isabel May,
Eli Brown, Olly Sholotan, Treat Williams, Barbara Crampton, Britton
Sear, Cyrus Arnold, Catherine Davis e Joel Michaely.
Ho scritto Run
Hide Fight per affrontare la mia paura e
impotenza di fronte alle sparatorie di massa. Il mio intento non
è mai stato quello di sfruttare il dolore di qualcuno, ma
quello di dar vita a un confronto civile sulle armi in America. Il
film non è concepito né a favore né contro le armi,
in modo da incoraggiare un dialogo anziché una divisione,
soprattutto tra amici che hanno visioni opposte su un tema
complesso come questo. Spero che guardando il film, il pubblico
pensi a quali scelte farebbe e chi vorrebbe essere se si trovasse
nella posizione di Zoe. In definitiva, il film vuole essere
emotivamente vero e lasciare agli spettatori un ricordo che sembri
quasi il loro.
Run Hide Fight, la trama
Zoe Hull, diciassettenne, ha delle questioni
irrisolte. Non ha ancora superato la recente morte di sua madre e
talvolta le parla come se fosse ancora viva. Non sopporta suo
padre, un ex-militare, per la sua apparente mancanza di emozioni,
ma ogni giorno indossa la sua giacca dell’esercito come fosse
un’armatura. Il suo migliore amico, Lewis, le ha appena chiesto di
accompagnarlo al ballo di fine anno, perché vorrebbe che la
loro relazione diventasse qualcosa di più di quanto lei sia in
grado di gestire. Tutto ciò che Zoe vuole è passare le
poche settimane conclusive del suo ultimo anno di scuola e
andarsene al college per cominciare una nuova vita. Invece, la sua
scuola viene attaccata da quattro studenti nichilisti e armati, che
hanno intenzione di trasformare il loro assedio nella peggior
sparatoria scolastica della storia. Gli assassini prendono
velocemente il controllo della situazione e puntano le armi contro
i sopravvissuti per radunarli insieme, trasformando una sparatoria
in un sequestro di ostaggi e tenendo la polizia a debita distanza.
Il capobanda, Tristan, registra gli eventi in diretta livestream,
ottenendo la fama mondiale che desidera. Utilizzando le tecniche
che il padre le ha insegnato, Zoe riesce a fuggire, ma rischia la
vita per tornare all’interno della scuola. Senza avere un piano,
guidata dall’istinto, salva chi può, fino a rendersi conto di
essere pronta non solo ad aiutare gli altri a fuggire e
nascondersi, ma ad affrontare gli assassini e combattere.
Arriva su Netflix il 10 settembre Julie and the
Phantoms, una nuova serie musicale a target giovanile che
si avvale di un nome di grande fama e prestigio: Kenny
Ortega. Per chi non conoscesse il regista e coreografo, si
tratta della mente dietro al successo planetario di
High School Musical e
Descendants e che qui si ritrova ad aver a che fare
con musica, scuola e adolescenti. La serie è ispirata ad un
prodotto brasiliano, Julie and the Phantoms, è
stata creata Dan Cross e Dave Hoge (I Thunderman), diretta da Kenny
Ortega, Paul Becker (Descendants, Mirror Mirror), Kristin Hanggi e
Kabir Akhtar, mentre le coreografie sono state curate da Ortega
stesso e Paul Becker.
Julie and the Phantoms la storia
La storia parte dal 1985: i Sunset
Curves, il chitarrista e compositore Luke, interpretato da Charlie
Gillespie, il batterista Alex, interpretato da Owen Patrick Joyner,
e il bassista Reggie, interpretato da Jeremy Shada, sono una band
emergente, che perde tragicamente la vita in un incidente. Saltiamo
poi in avanti, fino al 2020, e siamo con Julie (Madison Reyes), una
ragazzina orfana di madre, che per il dolore della perdita non
riesce più a coltivare la passione che la legava proprio alla
mamma: la musica. In un momento di sconforto, mentre rovista tra le
cianfrusaglie della madre, in garage, trova in CD dei Sunset
Curves; inserendo il CD nel lettore, quella che sembra essere una
magia fa materializzare i tre ragazzi nel suo garage: sono
fantasmi. Scopriamo poi che Julie è l’unica che può vederli e che,
quando suonano tutti insieme, lo diventano magicamente visibili a
tutti, come fossero il gruppo di sfondo e Julie la frontgirl. Con
la complicità della sua più cara amica, Julie fonda la sua band:
Julie and the Phantoms.
La serie si sviluppaseguendo le
declinazioni che assumono la passione per la musica e l’importanza
dell’amicizia, entrembi i temi diventano fondamentali per la
protagonista che impara anche a conoscersi meglio attraverso questo
buffo terzetto di fantasmi adolescenti. Sarà infatti la musica e il
sostegno di questi nuovi insoliti amici a permetterle di trovare il
coraggio di superare la morte della madre e soprattutto di trovare
la propria voce.
Non mancano, come ogni serie a terget giovanile, le linee narrative
romantiche, i personaggi stereotipati, come la reginetta un po’
bulla o il belloccio stupido. Tuttavia la nostra protagonista
rifugge dagli schemi e dai cliché. Julie non è la classica
emarginata imbranata, è una ragazza volitiva, amata, caparbia, il
suo abbigliamento è vivace e vistoso, non ha problemi a farsi
riconoscere e quando trova la propria voce diventa un vero e
proprio vulcano.
La colonna sonora di Julie and the
Phantoms
A fare da pilastro a tutta la serie
c’è naturalmente la colonna sonora. Scritta e prodotta dalla DJDTP,
la colonna sonora funge da vero e proprio strumento narrativo,
utilizzando molte canzoni come device narrativi, grazie alle quali
la storia procede o, in altri casi, attraverso le quali la storia
si spiega. Anche i generi spaziano nell’ambito di ritmi
orecchiabili più o meno cool, dal pop rock commerciale, che
rappresenta meglio la musica di Julie al K-pop in salsa
occidentale, per Carrie, la reginetta della scuola. Tutte le
canzoni sono fatte per entrare nella testa dei giovani spettatori e
non uscirne mai più.
Una vera e propria apoteosi dei
buoni sentimenti, Julie and the Phantoms è un
prodotto di ottima qualità nel genere musicale per i più piccoli, è
scritto con sufficiente arguzia e promette di mietere parecchie
vittime, soprattutto tra il pubblico femminile.
Si intitola
Spaccapietre il nuovo film dei Fratelli De
Serio, selezionato nel Concorso di Giornate degli Autori,
unico italiano in gare, che si fregia di una delle migliori
interpretazioni di Salvatore Esposito e
dell’esordiente e fulgido talento di Samuele
Carrino.
Giuseppe è uno spaccapietre, come
suo nonno e suo padre prima di lui, lavora in una cava, ma, quando
rimane ferito ad un occhio e lo perde, non può più occuparsi della
famiglia; così tocca alla moglie uscire e lavorare. Fa la
bracciante, sfruttata e sottopagata, in condizioni così precarie
che la sfibrano e la uccidono. Così Giuseppe si trova a doversi
occupare da solo e menomato di un bimbo, Antonio, vivace e dolce,
che sogna di fare il paleontologo perché è appassionato di
dinosauri. Alla sua vecchia cava non lo possono riassumere, così
l’uomo si rivolge ai datori di lavoro di sua moglie: sarà l’inizio
d un incubo. Giuseppe e Antonio diventano anche loro braccianti, e
toccano con mano la difficoltà e la sofferenza, la bassezza in cui
sono spinti a vivere coloro che non possono fare altro che questo
lavoro, reso brutale da chi possiede quelle terre in cui loro
sudano e talvolta muoiono.
Salvatore Esposito è il cardine di Spaccapietre
Gianluca e Massimiliano De
Serio raccontano una realtà cruda, brutale, cattiva,
sembrano voler puntare il dito contro certe realtà che esistono
realmente, ma sembrano anche offrire allo spettatore un monito, un
avvertimento, un invito alla compassione. Cardine solido intorno a
cui ruota tutto il film è Salvatore Esposito. Il ragazzone di
Gomorra – La Serie è diventato un uomo, ora è credibile anche nei
ruoli di padre e il suo Giuseppe è davvero il cuore della
storia.
Una roccia agli occhi del figlio, un
uomo spezzato a quelli degli spettatori, il protagonista della
storia cerca di costruire intorno a suo figlio, sua unica ragione
di vita, un piccolo universo parallelo. Il lavoro diventa un gioco,
la madre morta una presenza angelica che tornerà, la passione per
la paleontologia una vero obbiettivo da perseguire. Giuseppe
continua a dedicare ad Antonio le attenzioni e i momenti di
dolcezza che costituivano la loro quotidianità, prima che tutto
andasse in pezzi, e nonostante l’inferno in cui entrambi sono
scivolati, prova con tutte le sue forze a conservare la purezza del
figlio.
Samuele Carrino, promettente giovane talento
Il piccolo Carrino non sfigura certo
accanto ad un sempre più maturo e credibile Esposito. Il suo
Antonio è sveglio, attento, consapevole eppure sempre ottimista,
non si permette mai di far capire al padre quanto soffre, accoglie
sempre con ottimismo le sue storie e cerca nel suo modo semplice e
fanciullesco, di dare leggerezza al padre. E i fratelli De Serio
riescono a mettere in quadro tutta questa ricca e disperata umanità
condendola con polvere sudore e fatica, tutto ciò che sentono i due
protagonisti.
Non c’è speranza o redenzione in
Spaccapietre, solo sofferenza che a volte sembra
anche fine a se stessa, accanimento che se da un lato sembra
gratuitamente crudele, dall’altro è senza dubbio una possibilità di
rimanere all’erta ed essere consapevoli di ciò che accade tutti i
giorni, mentre siamo distratti ad andare avanti con le nostre
banali e comode vite.
Uscirà e sarà spettacolare.
Presentato in
anteprima mondiale l’attesissimo trailer di Dune
il film di Denis Villeneuve, è stato accompagnato
da un Q&A con tutto il cast collegato via zoom. Le primi
immagini colpiscono subito per la spettacolarizzazione, rendendo
subito l’idea di ciò che ci aspetta, una pellicola in cui la
palette di colori è fondamentale, con la sabbia a fare da
protagonista, il fuoco e gli splendidi costumi degli attori. Il
suono è potente, un crescendo minaccioso si alterna ad una musica
di speranza mentre a piccole dosi ci vengono presentati gli attori
di questa storia che avrà ben due film.
Questa è la prima delle grandi
novità emerse durante l’incontro, la conferma ai rumors che davano
per certa la notizia della seconda pellicola. A confermarlo è
proprio il regista “ho deciso sin dall’inizio di fare due film,
sin da quando abbiamo parlato del progetto questa era una delle mie
condizioni. Il libro ha una storia troppo complessa e piena di
avvenimenti che non si potevano raccontare in una sola pellicola.
Devo dire che sono stati subito tutti d’accordo.” Che la
storia sia epica si sa, il libro uscito nel 1965 per mano di
Frank Herbert fu un successo senza precedenti,
tant’è che nel 1984 David Lynch ne fece un film,
di altrettanto successo.
“È una storia semplice in
realtà, ma racchiude in se tantissime cose. Il libro è ricco di
elementi di narrazione, sono affascinato dal racconto di questi
umani che devono imparare il loro destino per cambiare il mondo. Mi
sono sentito come chiamato in causa, dovevo fare questo film è
tutto una questione di fato e destino, come Dune.”Denis Villeneuve è un fan
del romanzo di vecchia data, l’acclamato regista di
Arrival e Blade Runner 2049, è abituato a doversi
confrontare con la pressione, questa volta poi ci sono così tante
persone ad attendere questo film che la curiosità è ancora di più:
“Certo che si avverte la pressione, quando ho fatto
Blade Runner sentivo di dover portare rispetto al
lavoro di Ridley Scott, qui è la stessa cosa per Lynch ma sono più
fiducioso perché sono stato un grande sognatore da piccolo e
conservo questo aspetto del mio carattere. So cosa vuole chi
aspetta questo film.”
La pellicola con protagonista, fra
gli altri, il lanciatissimo Timothée
Chalamet, uscirà il 17 dicembre e il regista non ha
dubbi riguardanti il giovane attore: “È uno dei migliori della
sua generazione. Avevo bisogno di qualcuno che avesse un grande
talento che sostenesse il film, ma allo stesso tempo che fosse
giovane. Nella pellicola vive moltissime vite ma rimane fresco, è
straordinario. Timothée ha un carisma fuori dal comune che si
associa a qualcosa di romantico nel suo viso, ed è solo nei suoi 20
anni, è tutto ciò di cui avevo bisogno.”
Dal canto suo Chalamet ha
dichiarato che all’inizio non è stato facile approcciarsi a questo
film: ”Sono entrato a far parte di un film così importante, con
un cast di attori straordinari e anche se mi sono sentito subito
protetto e supportato mi sono sentito intimorito ma anche ispirato.
Denis è così bravo in quello che fa, ognuno nel cast è incredibile
in quello che fa e vuole dare il meglio di se per il bene del
progetto. Poi girare nel deserto della Giordania ha sicuramente
aiutato ad immergermi in una realtà suggestiva, l’ambiente che ti
circonda entra a far parte di te ed è come un quadro.”
Cosa è successo a Olaf dal momento
in cui Elsa lo ha creato mentre cantava “All’Alba Sorgerò” e
costruiva il suo palazzo di ghiaccio e quando Anna e Kristoff
l’hanno incontrato per la prima volta nella foresta? E come ha
imparato ad amare l’estate? Le inedite origini di Olaf, l’innocente
e profondo pupazzo di neve amante dell’estate che ha fatto
sciogliere i cuori nel film di animazione premio Oscar del 2013
Frozen – Il Regno di Ghiaccio e nel suo acclamato sequel
del 2019, vengono rivelate nel nuovissimo cortometraggio dei Walt
Disney Animation Studios, La Storia di Olaf.
Il corto segue i primi passi di vita
di Olaf, alla ricerca della sua identità sulle montagne innevate
nei pressi di Arendelle. La Storia di Olaf è diretto da
Trent Correy (animation supervisor di Olaf in Frozen 2 – Il
Segreto di Arendelle) e Dan Abraham (story artist veterano,
autore degli storyboard della sequenza musicale di “Da Grande” di
Olaf in Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e
prodotto da Nicole Hearon (associate producer di Frozen 2 – Il
Segreto di Arendelle e Oceania) con Peter Del Vecho
(produttore di Frozen – Il Regno di Ghiaccio, Frozen 2
– Il Segreto di Arendelle).
“È un’idea che ha iniziato a
prendere forma quando lavoravo come animatore del primo
Frozen”, ha detto il regista Trent Correy. “Io e Dan
Abraham siamo così grati ed entusiasti di aver avuto l’opportunità
di dirigere questo corto, lavorando con i nostri incredibili
colleghi dei Walt Disney Animation Studios”.
Nella versione italiana del corto
l’attore e regista Enrico Brignano presta ancora
una volta la propria voce a Olaf, mentre l’attrice
e cantante Serena Autieri e l’attrice, cantante e
conduttrice televisiva Serena Rossi tornano ad
interpretare rispettivamente le sorelle Elsa e
Anna.
Il corto animato dei Walt Disney
Animation Studios La Storia di Olaf arriva in esclusiva su
Disney+ dal 23 ottobre 2020.
Sono state diffuse le prime
immagini ufficiali e la data d’uscita su Disney+ di The Mandalorian 2. La serie arriverà
sulla piattaforma il prossimo 30 ottobre! Ecco di seguito le
immagini:
The Mandalorian 2
è la seconda stagione della serie tv The
Mandalorian live action basata
sull’universo di Star
Wars prodotta dalla LucasFilm per la piattaforma
streaming Disney+.
Ambientata nell’universo di Guerre
stellari dopo le vicende de Il
ritorno dello Jedi e prima di Star
Wars: Il risveglio della Forza, racconta le avventure
di un pistolero mandaloriano oltre i confini della Nuova
Repubblica. Dopo la caduta dell’Impero, nella galassia si è diffusa
l’illegalità. Un guerriero solitario vaga per i lontani confini
dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie.
Ambientata dopo la caduta dell’Impero e prima della comparsa del
Primo Ordine, The
Mandalorian racconta le difficoltà di un
pistolero solitario che opera nell’orlo esterno della galassia,
lontano dall’autorità della Nuova Repubblica. La serie ha come
protagonista Pedro Pascal nei panni del Mandaloriano.
La
serie è prodotta e scritta da Jon
Favreau (già produttore de Il Re
Leone e delle saghe
di Avengers e Iron Man). Nel cast
anche Gina
Carano (Deadpool, Fast
and Furious); Carl Weathers (Apollo
Creed nella saga di Rocky), Nick
Nolte (Cape Fear, Il Principe delle
maree), Emily
Swallow (Supernatural, Le regole
del delitto perfetto), Taika
Waititi (premio Oscar 2019 per JoJo
Rabbit), Giancarlo
Esposito (Fa’ la cosa
giusta, Breaking Bad) e Omid
Abtahi (24, Homeland, Star
Wars: The Clone Wars).
The
Mandalorian, prodotta in esclusiva per Disney+ da Lucasfilm, è
la prima serie live-action di Star Wars e, nei suoi 8 episodi,
racconta vicende ambientate dopo la caduta dell’Impero, quando
nella galassia si è diffusa l’illegalità. Protagonista è un
guerriero solitario che vaga per i lontani confini dello spazio,
guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. A
interpretarlo Pedro
Pascal (Game of
Thrones, Narcos).
Si fa sempre un gran parlare della
Magia del Cinema, ma in un momento in cui il solo poter raccontare
una Mostra del Cinema sembra un miracolo vedere resuscitati due
nomi come quelli citati dal titolo appare davvero come il più
riuscito degli incantesimi. L’Hopper/Welles
presentato a Venezia tra i Fuori Concorso non è altro che la
ripresa della conversazione svoltasi nel 1970 tra un
trentacinquenne Dennis Hopper e Orson Welles
durante una serata passata insieme dai due tra sigarette e gin
tonic a parlare di società, rivoluzioni e soprattutto – e
imprescindibilmente – cinema.
Impossibile non pensare
immediatamente all’incontro tra Alfred Hitchcock e François
Truffaut (raccontato in un celebre libro e nel
documentario di Kent Jones, presentato al Festival
di Cannes nel 2015). Un incontro diverso e più strutturato di
questo, che da subito prende una piega molto particolare e rivela
rapidamente uno squilibrio tra le forze in campo. Da un lato il
regista di Easy Rider, autore di uno degli esordi
più sorprendenti della Nuova Hollywood ed ex giovane ribelle,
dall’altro il grande Maestro di Quarto Potere, qui
anche regista del documentario realizzato durante le travagliate
riprese del suo ultimo L’altra faccia del vento
(The
Other Side of the Wind) e il complicato montaggio di
Fuga da Hollywood (The Last Movie) di Hopper.
Orson Welles, genio e
grande burattinaio
Difficile relegare una personalità
come quella di Welles a un cliché, figurarsi se una tale occasione
poteva vederlo semplice spettatore, intervistatore, regista.
Hopper, sullo schermo, lo definisce un Party, ma la sua
pare più una speranza malriposta, forse dettata dalla disperazione
di trovarsi sotto il fuoco di fila di una controparte dialettica di
rara entità, una personalità strabordante, che fuoriesce dallo
schermo e si materializza davanti alla macchina da presa, che pure
non lo mostra mai. Un colosso con il quale ogni scambio sembra
destinato a diventare tenzone, ogni incontro uno scontro. Ed è
interessante scoprire i diversi orientamenti, o le letture dello
spettacolo offerto: quello che per The Wrap è una sorta di Talk
Show, per Screen diventa una conversazione intima e rivelatrice… e
forse la lettura più condivisibile arriva da IndieWire, che ne
parla come di “brain candy for cinephiles“.
Un dolcetto, un piccolo
‘treat‘, una chicca per i più nostalgici di due grandi
ormai scomparsi. E perché no per il gusto voyeuristico che non
pochi proveranno nel poter superare il limite, e nel vedere una
tale celebrità in difficoltà davanti a un Mito più grande di lei.
Che si offre con una generosità rara e del quale è possibile
intuire l’umanità – per quanto venata di sadismo, ma piuttosto
divertito (e divertente) – come poche altre volte. Welles è
saccente, pretestuoso, scorretto, incalzante, poco conciliante e
tutto sommato ospitale… ma è il suo modo di essere, non solo
regista. Il timone è nelle sue mani, prevalere è inevitabile. Anche
se forse avrebbe potuto mostrare maggior indulgenza, almeno verso
gli spettatori, condensando ulteriormente il materiale raccolto con
buona pace di qualcuno degli argomenti trattati.
Intrigante, ma per cinefili
pazienti
Interessante la fase di
riscaldamento dei due ‘pugili’, con scambi sul ruolo del regista
‘Dio’ o ‘Mago’ e con le citazioni di tanto cinema a noi vicino – da
Visconti e Buñuel, a L’anno scorso a Marienbad e
8 e 1/2 – o i diversi punti di vista sul
montaggio, per uno straziante mutilazione della propria creatura
per l’altro cinica eliminazione del superfluo e di tutto ciò che
non permette di vederne il meglio. Purtroppo prima ancora di
entrare nel vivo, la dinamica del confronto si rivela nella sua
completezza. E purtroppo non cambia molto nel suo procedere. I
momenti migliori – al netto del piacere intellettuale per
ragionamenti tanto taglienti – sono forse quando Hopper spezza la
monotonia e si mostra meno passivo. Ma è tutta una tattica. Welles
gode nell’incastrare l’altro, costretto a stare al gioco. Lo forza,
lo imbocca e poi ne distorce le risposte. Una provocazione continua
che a tratti porta a empatizzare con la vittima della serata.
Non si fraintenda, Hopper sarà pure
un pugile incapace di uscire dall’angolo in cui è stato chiuso, ma
non è certo uno sparring partner. La sua storia e la sua carriera
parlando da sole, eppure in questo frangente non si ha mai
l’impressione che possa sorprenderci e assestare un colpo. Forse il
difetto più grave del documentario, che rischia di diventare noioso
ai più. Se non esasperante. In attesa del colpo di grazia si passa
dall’analisi psicanalitica alla politica, con Hopper che di volta
in volta si trova a vestire i panni del ‘rivoluzionario da festa in
piscina’, del ‘impegnato confuso’, del teledipendente pigro, del
buon americano nostalgico, del politico da Reader’s Digest o
dell’artista di rottura per colpa di una madre dispotica e di un
padre assente (in realtà agente dei servizi segreti in Cina). Sul
filo di lana arriva l’ultima battuta, la definitiva schiacciata
dell’indiscusso dominatore, che chiude i giochi: “Le rivoluzioni le
fa chi legge, non chi guarda la tv!”. Game. Set. Match.
La Warner Bros ha diffuso il primo
trailer italiano ufficiale di Dune, film di Denis Villeneuve
che riporta in sala il romanzo di Frank Herbert,
già raccontato da David Lynch.
Artuniverse in collaborazione con
30 Holding è lieta di annunciare che il kolossal Sci-Fi made in
Italy Creators –
The Past arriverà finalmente nei cinema italiani
a partire dall’8 ottobre 2020.
Una scelta, quella di approdare
direttamente in sala dopo i difficili mesi vissuti dal comparto
cinematografico a causa dell’emergenza Covid-19, fortemente voluta
dalla casa di produzione e distribuzione del film e attraverso la
quale vuole dare un chiaro segnale di sostegno e supporto alle sale
cinematografiche e agli esercenti che hanno deciso fin da subito di
credere in un film tutto italiano ma dal respiro decisamente
internazionale come Creators
– The Past, un film che può essere fruito al meglio
solo in una sala cinematografica.
Nel cast di Creators
– The Past spiccano infatti talenti del calibro
di William Shatner, Gérard Depardieu, Bruce Payne e altri
importanti nomi del panorama cinematografico internazionale.
Il doppiaggio vanta le più grandi
voci italiane del cinema hollywoodiano quali: Giancarlo Giannini,
Luca Ward, Maria Pia Di Meo, Mario Cordova ed altri. CREATORS – THE
PAST, lungometraggio già vincitore di 28 Awards e nato dall’estro
creativo di Piergiuseppe Zaia, è il primo capitolo di una trilogia
a cui si affianca l’omonimo romanzo Creators
– The Past scritto dalla sceneggiatrice e attrice
Eleonora Fani insieme a Gea Mizzani Corio. Oltre alle musiche
originali di grande atrmosfera, il film è arricchito da una colonna
sonora, edita da Universal Music Publishing Ricordi Srl/Studio Lead
Srl, in Dolby Atmos di grande impatto epico sinfonico che vanta ben
75 temi originali, scritti dal compositore e regista Piergiuseppe
Zaia con la presenza di eccellenti voci tra cui il giovane talento
kazako Dimash Qudaibergen, considerato in tutto il mondo una delle
voci più belle del pianeta, e il soprano italiana Adriana
Damato.
Elementi sinergici che collaborano
all’unisono per esprimere tutte le potenzialità di un progetto a
lungo termine che porterà alla realizzazione del più grande
universo Sci-fi mai prodotto in Italia. Una sfida tutta italiana
non solo per quanto riguarda le prestigiose location (Valle
d’Aosta, Canavese, Biellese, Venezia, Ivrea, Lago Maggiore, Lago
d’Orta), ma anche per quanto riguarda la realizzazione degli
effetti speciali che appaiono per più di due terzi del
lungometraggio.
L’attesa è finita, venite a
scoprire il misterioso universo di CREATORS – THE PAST nei cinema
italiani a partire dall’8 ottobre 2020.
Un imponente allineamento galattico
si sta realizzando ed i suoi effetti influenzeranno ogni forma di
vita nel cosmo. Otto Dei governano e dirigono l’universo: sono i
Creators. In un’epoca lontana, essi forgiarono uno strumento che
avrebbe custodito il sapere divino della creazione: la Lens; otto
Lens per otto Creatori. Ognuno di loro diede vita ad un sistema
stellare, racchiudendone i segreti e la chiave della sua essenza
all’interno della Lens stessa. A distanza di anni alcuni pianeti e
le loro creature cominciarono ad uscire dal disegno divino a cui
erano predestinati. Ora è tempo per il Concilio Galattico di
riunirsi e decidere le sorti dei cieli ma serve il potere di tutte
le Lens per governare l’universo e le sue leggi. Il nostro pianeta
sta andando alla deriva e il Reggente della Terra non volendosi
conformare agli obiettivi del Concilio non si presenta all’appello
e nasconde la Lens nella dimensione umana. Questo scatenerà una
corsa contro il tempo in una battaglia galattica all’ultimo sangue
tra chi auspica il ritorno all’ordine stabilito dai Creators e chi,
invece, vuole costituire un ordine nuovo.
Ian Joyner ha
condiviso dei concept inediti realizzati in fase di lavorazione di
Captain Marvel. L’artista ha scelto
la frase, estremamente in tema “proteggiti, indossa una maschera”
per mostrare i concept non utilizzati di Minerva della Staforce,
interpretata da Gemma Chan.
Tutto ciò che sappiamo sul sequel
di Captain Marvel
Captain
Marvel 2, il sequel del cinecomic con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’attesa serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: a quanto
pare, i Marvel Studios sarebbero interessati ad
affidare la regia del nuovo film ad una sola regista donna. Secondo
la fonte, Boden e Fleck potrebbero essere comunque coinvolti in una
delle serie Marvel attualmente in sviluppo e
destinate a Disney+.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il
sequel diCaptain
Marvel arriverà nelle sale l’8 Luglio 2022.
Mentre Spider-Man: Far From Home
ha lasciato il pubblico con alcuni cliffhanger che cambiano tutte
le carte in tavola nell’universo dell’Uomo Ragno, come la
rivelazione dell’identità segreta di Spider-Man e il fatto che Nick
Fury sia uno Skrull, la pre-produzione di Spider-Man
3 ha creato lo stesso grado di attesa, visto che la
pandemia di COVID-19 ha tenuto i fan appesi ad un filo.
Originariamente previsto per il luglio 2021, Sony ha rinviato
l’uscita del film a novembre 2021, e poi ancora una volta alla data
attuale del 17 dicembre 2021.
Le date delle riprese hanno subito
simili spostamenti e ritardi, con la terza uscita del franchise di
Homecoming che doveva entrare in produzione
nell’estate del 2020. Si diceva che il programma di produzione
fosse stato posticipato all’autunno 2020, ma poi è arrivata la
notizia di un altro spostamento, riferita dallo stesso Tom
Holland, quando l’attore si è lasciato sfuggire in
un’intervista che Spider-Man 3 avrebbe dovuto
terminare le riprese entro febbraio 2021. Ora, via The Direct sappiamo
quando Spider-Man tornerà finalmente sul set.
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni
di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe
chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre
film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per
ancora un altro film a lui dedicato –
l’annunciato Spider-Man 3 – e per un
altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi
del MCU.
Dopo essere esplosa grazie a
Normal People, serie Hulu di grande successo
tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney,
Daisy Edgar-Jones è stata scelta per recitare nel
film Fresh.
Il progetto Legendary sarà il
debutto alla regia di Mimi Cave, una veterana dei
video musicali che ha lavorato con Vance Joy, Danny
Brown e Tune-Yards, tra gli
altri. Lauryn Kahn ha firmato la
sceneggiatura, mentre la trama del film è tenuta segreta.
Adam McKay e
Kevin Messick di Hyperobject
Industries si occuperanno della produzione e hanno già
lavorato con Kahn in Ibiza, una commedia Netflix. Prima di recitare nell’adattamento
della serie basata sul best seller di Sally
Rooney, Daisy Edgar-Jones è apparsa in
Gentleman Jack di HBO e BBC, nella serie
drammatica britannica Cold Feet e nell’adattamento
della serie di StudioCanal di H.G. Wells War of the
Worlds.
Rispetto al passato, oggi il
pubblico sa cosa aspettarsi bene o male da un film. E così
Hollywood e l’industria cinematografica devono impegnarsi ancora di
più per offrire qualcosa che sia davvero in grado di colpire
l’attenzione dello spettatore, magari lasciandolo turbato alla fine
della visione, con più domande che risposte. In genere, un film
palesa fin da subito quali sono i suoi intenti narrativi, quali
siano le motivazioni dei personaggi e dove la trama voglia andare a
parare. Ovviamente, ci sono le dovute eccezioni. Molti film,
infatti, oltre ad affascinare il pubblico, risultato
particolarmente intricati, riempiendo le menti dello spettatore di
teorie, ipotesi e speculazioni.
Screen Rant ha raccolto 15 celebri pellicole che meritano
almeno una seconda visione per essere comprese appieno:
Akira
Molti anime giapponesi sono
carichi di simbolismi e molti di essi richiedono ripetute visioni
per poterli apprezzare appieno. Il più famoso di questo gruppo è
senza dubbio il famosissimo Akira, che ha influenzato tutti, da James
Cameron alle sorelle Wachowski. Basato sul manga omonimo, racconta
la storia di un giovane membro di una banda di motociclisti che
vive in una Tokyo futuristica e distopica che improvvisamente
sviluppa spaventosi poteri psichici e telecinetici.
Una prima visione di Akira
lascerà la maggior parte degli spettatori sbalorditi. Solo
attraverso le ripetute visioni, gli strati narrativi iniziano a
districarsi abbastanza da consentire di comprendere appieno cosa
sta accadendo. L’obiettivo finale è comprendere la sequenza finale
e le parole “Io sono Tetsuo”, oggetto di dibattito da
decenni.
Ghost in the Shell
Un altro anime giapponese
che può essere paragonato ad Akira in termini di
complessità è certamente Ghost in the Shell. In contrasto con lo
spensierato manga originale, più orientata all’azione,
l’adattamento cinematografico animato è un assoluto frullatore che
mette in discussione la natura stessa di ciò che significa essere
umani in un’era cibernetica.
Sebbene non manchino
l’azione e le immagini mozzafiato, Ghost in the Shell
preferisce scavare in profondità, concentrandosi sul cyborg Motoko
Kusanagi e sul suo conflitto interiore per capire chi e cosa è
veramente. In tale senso, l’adattamento live-action del 2017 che
messo totalmente da parte questa profondità.
La terra silenziosa
Questo cult prodotto in
Nuova Zelanda, noti soprattutto tra i cinefili più incalliti, è
salito alla ribalta negli ultimi anni grazie alla distribuzione in
home video. Basato sul romanzo di Craig Harrison del 1981,
La terra silenziosa racconta la storia di un uomo
che crede di essere l’unico essere umano rimasto sulla Terra. Dopo
aver trovato altri due sopravvissuti che, come lui, erano tutti in
uno stato di angoscia al momento della scomparsa dell’umanità,
decidono insieme di impedire l’attivazione di un esperimento
governativo, che potrebbe essere stata la causa originale.
Il film stesso è carico di
simbolismi e forse è la rappresentazione più forte e realistica di
un essere umano che affronta la prospettiva che l’umanità possa
svanire. La sequenza finale, tuttavia, è noto per le sue immagini
strabilianti e il suo significato nascosto. Si tratta di una
congettura religiosa? Di un viaggio interdimensionale? Le ripetute
visioni potrebbero aiutare a dare un senso a tutto.
Blade Runner
Sono in molti ormai a dare
per scontato il simbolismo e l’intricata trama di Blade Runner, dal momenti che sono trascorsi
ormai decenni dalla sua uscita al cinema. Per chi non avesse mai
avuto la fortuna di vedere uno dei capolavori realizzati da Ridley
Scott, sappiate che state per immergervi nella visione di un gran
bel rompicapo.
Blade Runner è
universalmente riconosciuto come uno dei film più complessi di
sempre, un film che ha sempre richiesto più di una visione per
permettere allo spettatore di assorbire realmente tutto ciò che ha
da offrire. La sua influenza sul genere fantascientifico è
indubbia, ma i suoi numerosi intrecci, i personaggi così misteriosi
e il tema “È lui o non è lui” continuano a renderlo un
punto fermo tra le gemme della storia del cinema.
Americani
Americani
è noto soprattutto per il suo cast eclettico, composto
essenzialmente da attori di serie A, performance incredibilmente
affascinanti e parecchio linguaggio volgare. Racconta la storia di
diversi agenti immobiliari che si trovano sotto il controllo delle
autorità dopo che una serie di ambiti contatti di vendita è stata
rubata dall’ufficio.
Questa è solo la punta dell’iceberg,
dal momento che Americani mostra un ritratto poco
lusinghiero e sporco del gioco delle vendite e dei giocatori
moralmente falliti coinvolti. Deve essere guardato più volte
semplicemente per poter meglio entrare nelle teste dei molteplici
personaggi che compongono la storia. Per coloro che non sono
avvezzi al mondo delle vendite, parte del gergo può anche creare
confusione. Tuttavia, ne vale la pena anche solo per vedere
l’interpretazione di Alec Baldwin. Eroe o cattivo? È difficile
dirlo…
Inception
Inception, il
celebre film di Christopher Nolan del 2011, ha affascinato il
pubblico con la sua interpretazione unica del genere
heist. Scavando a fonto nel tema e nelle implicazioni dei
sogni, Inception è un film che richiede tutta l’attenzione
dello spettatore per tenere davvero traccia di ciò che sta
accadendo.
Ogni livello del subconscio presenta
nuovi pericoli per la gang protagonista. Il finale ambiguo che
lascia lo spettatore con più domande che risposta non solo
necessita almeno di una seconda visione, ma la impone.
Moon
Da quando è stato
rilasciato nel 2009, Moon ha ottenuto un ampio
seguito e elogi universali. Realizzato con un budget esiguo di soli
cinque milioni di dollari, ha dato vita ad una base lunare, un
robot e una serie di altri effetti sorprendenti.
Sebbene il film abbia una struttura
lineare e relativamente facile da seguire, è la grande svolta
centrale del film che stravolge tutto ciò che pensavamo di sapere.
Già alla seconda visione il film assume i contorni di un’esperienza
completamente diversa…
Interstellar
Interstellar
si differenzia dalla maggior parte degli epici film di fantascienza realizzati ad
Hollywood, in quanto non è interessato alla fantasia, ma piuttosto
alla realtà e alla vera scienza. Il film non tiene lo spettatore
per mano, e si aspetta che il pubblico stia al passo con tutti i
complessi concetti scientifici che tira in ballo.
La natura radicata della scienza che
viene presentata nel film è accattivante, ma una seconda visione
consente agli spettatori di concentrarsi meglio sulla storia che
viene raccontata.
La donna che visse due volte
Il classico La
donna che visse due volte di Hitchcock è senza dubbio uno
dei suoi più grandi thriller. Per chi non lo conoscesse, la
premessa è semplice: il detective Scottie viene assunto per seguire
la moglie di un vecchio amico del college. Da lì la storia cambia e
si trasforma, come fanno i migliori thriller.
Com’è nel classico stile del
regista, il film era già in anticipo sui tempi per quanto riguarda
la struttura insolita e manipolatrice, non solo nei confronti del
pubblico ma anche degli stessi personaggi. Sebbene il film abbia
più di 50 anni, regge ancora oggi il confronto e affascina
qualsiasi tipo di spettatore.
L’uomo senza sonno
Christian
Bale offre una delle più grandi interpretazioni della sua
carriera. Avendo perso un sacco di peso per il ruolo, è davvero
irriconoscibile nei panni di Trevor Reznik. Il film presenta molti
concetti surreali e ultraterreni apparentemente contraddittori.
Trevor giustifica la sua scioccante
perdita di peso come risultato del non aver dormito per molti mesi.
Combinato con altri strani avvenimenti, il film diventa un vero e
proprio puzzle. Il climax rivela tutto e ricontestualizza l’intero
film, rendendo le visioni successive un’esperienza completamente
nuova.
Pulp Fiction
Pulp Fiction, il rivoluzionario successo di
Quentin Tarantino che ha definito ufficialmente la sua carriera, è
stato una boccata d’aria fresca quando è uscito nel 1994. Il film
presenta più protagonisti e una struttura non lineare. Questo non è
evidente fin dall’inizio, ma tutto viene rivelato durante il film,
portando ad un climax soddisfacente e inaspettato.
Il film ha avuto successo sia di
critica che di pubblico e, sebbene sia più che probabile che tutti
abbiano già visto questo grande classico, merita comunque un posto
in questa lista.
Shutter Island
Shutter
Island è uno dei thriller moderni più oscuri e
intriganti. Le cose iniziano in modo abbastanza innocente, con due
detective inviati sull’isola di Shutter per condurre un’indagine,
solo per ritrovarsi bloccati lì.
Il film offre uno dei più grandi
colpi di scena verso il finale, che altera completamente la storia
che è stata raccontata fino al quel momento. Questo è un altro film
in cui una seconda visione significa guardare un film completamente
nuovo.
Se mi lasci, ti cancello
Se
mi lasci, ti cancello è confusionario come le menti di
Joel e Clem. È questo è – ovviamente – uno dei maggiori punti di
forza del film. Tuttavia, la struttura non lineare del film non
diventa subito evidente.
In modo spettacolare, il climax del
film assembla perfettamente tutti i pezzi, come un puzzle che
domina il tavolo della nostra sala da pranzo. Concedere al film
un’altra visione è un’esperienza certamente gratificante, offrendo
una comprensione più profonda dei personaggi.
Memento
Memento
piega la mente come pochi film riescono a fare, cominciando dal
climax del film e poi tornando alla scena precedente, fino a
raggiungere l’inizio della storia. Questa struttura rivoluzionaria
rende il film impossibile da capire finché tutto non è stato
rivelato, rendendo le visioni successive ancora più
piacevoli.
I molti segreti che
il film custodisce non possono essere compresi e scoperti finché
gli eventi del film non vengono esaminati con tutte le informazioni
necessarie. Fondamentalmente, se hai guardato Memento solo
una volta, non hai visto “davvero” Memento.
Synecdoche, New York
Synecdoche, New
York è un film che probabilmente meriterebbe più di una
visione, e non soltanto due. In realtà, ad una seconda visione,
potrebbero sorgere ancora più domande. Il film racchiude così tanti
personaggi, sottotrame, eventi della vita e dettagli
idiosincratici, che richiede un’attenzione totale ad ogni singola
visione.
È un film che ha davvero bisogno di
essere digerito e interiorizzato più e più volte. Sebbene la natura
non convenzionale del film possa scoraggiare alcuni, non c’è dubbio
che ciò che impareranno grazie al film, e ciò che il film
comunicherà loro, rimarrà per molto, molto tempo…
Lo scorso 3 Settembre è arrivata
come un fulmine a ciel sereno la
notizia che Robert Pattinson è risultato positivo al
Coronavirus. A causa di ciò, la produzione dell’attesissimo
The
Batman di Matt
Reeves – che era ufficialmente ripartita soltanto
due giorni prima, il 1 Settembre appunto – era stata nuovamente
messa in stand-by.
In seguito alla diffusione della
notizia, si era vociferato che la produzione sarebbe comunque
andata avanti senza Robert Pattinson (con Reeves intenzionato a
lavorare con lo stunt dell’attore per tutte quelle riprese che non
necessitano della sua presenza), ma a poche ore dalla circolazione
di quei rumor è stato
Variety a mettere a tacere ogni tipo di dubbio, confermando che
la produzione del film resterà in pausa e che tutti coloro che sono
entrati in contatto con Pattinson – sia membri del cast che membri
della troupe – sono ancora in quarantena.
Come si legge nel report della
fonte: “La produzione di The
Batman continua ad essere in pausa dopo che Robert Pattinson è
risultato positivo al Covid-19. I membri della troupe sono ancora
impegnati con la costruzione dei set e dei vari oggetti di scena
presso i Warner Bros. Studios di Leavesden, Regno Unito, ma le
persone della produzione che sono entrate in contatto con Pattinson
sono in quarantena. La produzione sta ancora facendo il
tracciamento dei contatti. È improbabile che le riprese riprendano
fino alla fine del periodo di quarantena, che durerà circa due
settimane.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Sappiamo ormai da diverso tempo che
Ant-Man 3 è ufficialmente in fase di sviluppo,
anche se ad oggi non esistono molti dettagli sulla terza avventura
cinematografica di Scott Lang. Eppure, un nuovo report di Screen
Rant sembra suggerire che il film potrebbe finalmente
introdurre i Fantastici
Quattro nell’universo condiviso.
In che modo i personaggi creati da
Stan Lee e Jack Kirby potrebbe fare il loro debutto nel MCU? Secondo la teoria esposta
dalla fonte, il terzo Ant-Man, che sarà diretto ancora una
volta da Peyton Reed (già regista dei primi due
film), potrebbe ufficialmente introdurre il Macroverso (detto anche
Overspace), in pratica l’opposto del Regno Quantico, ed è proprio
lì che potremmo incontrare per la prima volta Reed Richards e
soci.
Per stessa ammissione di Reed in
una recente intervista, Ant-Man
3 è stato già descritto come un film “molto più
grande e articolato dei primi due, con un modello visivo molto,
molto diverso”. Le dichiarazioni del regista potrebbero
riferirsi – anche se si tratta di mere speculazioni, è doveroso
ricordarlo! – proprio al Macroverso, raggiungibile solo acquisendo
dimensioni gigantesche (in pratica il contrario di quello che
avviene per accedere al Regno Quantico).
Ant-Man 3 introdurrà l’Oversapce?
Grazie ai fumetti, sappiamo che i
Fantastici
Quattro hanno avuto più volte a che fare con
l’Overspace. La fonte suggerisce che, proprio grazie alla diverse
modalità di scorrimento del tempo tra le varie dimensioni, diversi
anni prima Reed e gli altri potrebbero esservi rimasti bloccati nel
corso di qualche esperimento, avanzando anche l’ipotesi che Mister
Fantastic possa anche essere un collega di Hank Pym e aver stretto
con lui una lunga amicizia.
Inoltre, sempre come sottolineato
dalla fonte, non bisogna dimenticare che Peyton
Reed ha sempre avuto una naturale propensione verso i
Fantastici
Quattro, tant’è che diversi anni fa propose
addirittura alla Fox un soggetto basato proprio su quei
personaggi.
Naturalmente, esistono anche
diverse altre speculazioni in merito a ciò che potremmo vedere in
Ant-Man
3: si mormora, ad esempio, che M.O.D.O.K. possa essere
il villain principale, mentre l’introduzione di Cassie Lang nei
panni di Stature potrebbe preparare il terreno per l’assemblaggio
degli Young Avengers.
In attesa dell’arrivo in rete,
domani, del primo trailer di Dune,
ecco un breve assaggio del film di Denis
Villeneuve che riporta in sala il romanzo di Frank
Herbert, già raccontato da David Lynch.