ZUCCHERO – Sugar
Fornaciaridi Valentina
Zanella e Giangiacomo De Stefano sarà
presentato in anteprima sabato 21 ottobre alla diciottesima
edizione della Festa del Cinema di Roma, prima di arrivare
nei cinema come evento speciale il 23, 24 e 25 ottobre distribuito
da Adler Entertainment.
Il film
documentario racconta Zucchero Sugar Fornaciari attraverso le sue
parole e quelle di colleghi e amici come Bono, Sting, Brian May,
Paul Young, Andrea Bocelli, Salmo, Francesco Guccini, Francesco De
Gregori, Roberto Baggio, Jack Savoretti, Don Was, Randy Jackson e
Corrado Rustici. Un viaggio dell’anima che, grazie a immagini
provenienti dagli archivi privati di Zucchero e dal “World Wild
Tour”, il suo ultimo e trionfale tour mondiale, va oltre il
ritratto di un musicista di successo arrivando fin dentro i dubbi e
le fragilità dell’uomo.
Dichiarano i
registi: “Zucchero è coerente nelle sue contraddizioni e per
questo interessante. È un personaggio vibrante che mette assieme la
cultura emiliana, a cui torna anche nelle canzoni che ha scritto in
questi anni, e il luogo dove ha iniziato la carriera: la Versilia.
L’Emilia è il ponte con gli Stati Uniti, con il blues e con quella
cultura contadina che l’emigrazione ha sparso nel nuovo continente
e che è tornata a noi e, ovviamente, a Zucchero attraverso la
musica. Zucchero ha quindi messo in connessione la cultura rurale
con quella nera e americana. Un’operazione rischiosa e dalla
bassissima possibilità di successo che invece ha funzionato in
tutto il mondo. Zucchero è figlio del ‘900, innovatore musicale del
suo secolo e sapiente mescitore del suono delle origini alle
tendenze musicali contemporanee”.
Dopo mesi di indiscrezioni, gli
episodi di Ahsoka hanno
iniziato a uscire settimanalmente su Disney+.
Dopo un ruolo ricorrente in The Mandalorian e
The Book of Boba
Fett, Rosario Dawson
assume in questa serie tv il ruolo di Ahsoka Tano,
tra i personaggi preferiti dai fan, dopo gli eventi di Star Wars Episodio IV – Una
nuova speranza, Star
Wars: Rebels e The Mandalorian.
Ahsoka è senza dubbio uno dei personaggi più amati
dell’universo di Star Wars e uno dei più potenti. Con tutti questi
nuovi contenuti (e considerando quelli antecedenti), non mancano i
personaggi potenti in questo show, e non solo con la Forza. Che
brandiscano una spada laser o comandino flotte, questi personaggi
hanno lasciato il segno in Ahsoka.
Hera Syndulla
Interpretata in live-action
da Mary Elizabeth
Winstead, Hera Syndulla è un generale
della Nuova Repubblica e ha una ricca storia alle spalle come
figura di spicco durante la ribellione contro l’Impero. In Ahsoka, rimane
una leader e aiuta Ahsoka nella sua missione di
arginare una nuova minaccia per la Repubblica e di trovare
Ezra Bridger (Eman Esfandi). Il
potere di Hera deriva dalle sue impeccabili
capacità di leadership nella Ribellione e che mostra nel corso
della serie tv Ahsoka. È un
pilota eccezionale ed è stata intraprendente e determinata nella
sua lotta contro l’Impero Galattico. Hera si è affermata come una
vera e propria potenza, dimostrando che non c’è bisogno della Forza
per avere successo e fare la differenza.
Capitano Rex
Molti fan sperano nel
ritorno del Capitano Rex (confermato come
Temuera Morrison) in Ahsoka, dopo il
legame tra i due nel film d’animazione del 2008 Star Wars:
The Clone Wars e oltre. Il Capitano Rex è un clone trooper
del cacciatore di taglie mandaloriano Jango Fett,
che trae il suo potere dalle sue impeccabili capacità di
combattimento e di comando. Come clone, è stato addestrato per
essere un guerriero perfetto. Il Capitano Rex ha anche il merito di
avere una vasta esperienza, poiché ha combattuto per tutta la
durata delle Guerre dei Cloni e poi si è unito alla Ribellione; ha
una reputazione ben meritata tra i cloni e non è uno con cui
scherzare.
Morgan Elsbeth
Al suo debutto nella
seconda stagione di The Mandalorian,
Morgan Elsbeth (Diana Lee
Inosanto) è un’ex padawan Jedi passata al lato oscuro. È
un’alleata del Grand’Ammiraglio Thrawn
(Lars Mikkelsen) e ha avuto una resa dei conti con
Ahsoka e Din Djarin (Pedro
Pascal). Il suo uso del lato oscuro e la sua
sensibilità per la Forza la rendono un avversario formidabile, in
quanto può usare la telecinesi a suo vantaggio. La sua forza deriva
anche dalla sua determinazione e dalla sua brama di potere.
Morgan Elsbeth opera nella zona grigia della Forza
per ottenere ciò che vuole. Detto questo, Ahsoka
ha comunque spesso la meglio su di lei.
Sabine Wren
In Ahsoka, Sabine Wren
(Natasha Liu Bordizzo) ha un ruolo principale,
poiché riallaccia il suo complesso rapporto con il suo
maestro/amico. Sabine è una mandaloriana e si allena con Ahsoka per
imparare le vie della Forza nonostante non abbia la sensibilità
della Forza. Come Ahsoka, è determinata a trovare
Ezra e non si fermerà davanti a nulla per farlo. Il suo
addestramento mandaloriano la rende una combattente potente, con il
vantaggio dell’armatura e delle armi mandaloriane. È piena di
risorse e intelligente, ma spesso si mette a rischio con il suo
atteggiamento ribelle; i fan non sono rimasti soddisfatti delle sue
scelte nell’episodio 4. Sabine se la cava anche
con la spada laser, compresa la Darksaber in Star Wars:
Rebels.
Shin Hati
Questa misteriosa cattiva
e il suo maestro hanno rubato la scena ad Ahsoka.
Shin Hati (Ivanna Sakhno)
esercita il lato oscuro della Forza sotto la supervisione di
Baylan Skoll (Ray Stevenson) e ha
persino una treccia da padawan. Questa giovane utilizzatrice della
Forza è piena di potenzialità ancora da esplorare, ma sotto
l’addestramento di Baylan è una potenza in erba. Shin ha una
profonda connessione con la Forza e batte Sabine
Wren (Natasha Liu Bordizzo) in duello. È
feroce e concentrata, come mostrato nell’episodio 1 di Ahsoka quando liberano Morgan
Elsbeth. I fan sperano in una maggiore esplorazione di
Shin nell’universo di Star Wars; è sicuramente un personaggio da
tenere d’occhio.
Ezra Bridger
Per i fan che si sono
persi Star Wars: Rebels, Ezra è
semplicemente il personaggio che Ahsoka e
Sabine stanno cercando di salvare. Ma, al di là
dell’ologramma che Sabine guarda, Ezra è un incredibile
manipolatore della Forza e un combattente impressionante per tutta
la durata della ribellione contro l’Impero. Ezra è stato addestrato
dal Jedi Kanan Jarrus, affinando le sue capacità e
la sua conoscenza delle vie dei Jedi. Ezra diventa molto abile nei
trucchi mentali Jedi e nella telecinesi, oltre che nel
combattimento con la spada laser. Ha usato il suo potere e il suo
coraggio per affrontare Thawn, nonostante questo
abbia segnato il suo destino (per ora).
Baylan Skoll
Dopo
Shin, il suo maestro Baylan Skoll
ha dimostrato di essere un cattivo con cui nessuno dovrebbe
scherzare, anche se non mira alla distruzione come gli altri. È un
ex Cavaliere Jedi, ma ha abbandonato le vie dei
Jedi a causa del sistema difettoso. Nonostante
ciò, continua ad addestrare Shin come
Padawan. Non è un Sith malvagio; Baylan è una via
di mezzo ed è disposto a distruggere tutto ciò che blocca il suo
cammino. È un combattente spietato, che ha battuto per poco
Ahsoka in duello e che manipola emotivamente
Sabine. Il potere di Baylan non
può essere sottovalutato, ma può essere temuto.
Grand Admiral Thrawn
Quello di cui tutti parlano
è il Grand’Ammiraglio Thrawn.
Baylan, Morgan e
Shin lottano senza sosta per riaverlo come “erede
dell’Impero”. Questo personaggio di comando è presente in Star
Wars: Rebels e nella serie di libri di Timothy
Zahn. Thrawn non è noto solo per le sue abilità di
combattimento, ma anche per la sua capacità di superare in astuzia
qualsiasi avversario. A differenza di molti cattivi di Star
Wars, Thrawn si affida alla logica piuttosto che alle
emozioni. La sua genialità tattica e la sua mente analitica lo
rendono un cattivo potente: in poche parole, il suo ritorno sarà
sicuramente sinonimo di pericolo.
Anakin Skywalker
Questo amato personaggio è
stato incluso in questa lista per un semplice tecnicismo, dal
momento che Anakin Skywalker (Hayden
Christensen) è morto, ma la tentazione di includerlo
comunque non poteva essere trascurata. Appare nell’episodio 4,
quando Ahsoka si trova faccia a faccia con il suo
vecchio maestro. La maggior parte dei fan dell’universo di
Star Wars sa quanto potere avesse
Anakin, anche prima di diventare Darth Vader. È
considerato il miglior Jedi mai conosciuto ed era un abile pilota e
combattente. Al fianco di Obi-Wan Kenobi (Ewan
McGregor), Anakin era sempre al top e ha regalato ai
fan alcuni dei più impressionanti duelli con la spada laser
dell’intero franchise.
Ahsoka Tano
Da maestro a padawan,
Ahsoka Tano ha mostrato un incredibile potenziale
fin dal periodo trascorso con Anakin nelle Guerre
dei Cloni. È diventata una potente Jedi, in grado di rivaleggiare
con il suo stesso maestro. Ahsoka ha perfezionato le sue abilità
con i trucchi mentali Jedi e mostra un livello di controllo
estremamente elevato sui suoi avversari. È sopravvissuta all’Ordine
66 e si è nascosta con successo, dimostrando capacità di recupero.
Grazie ai suoi riflessi sviluppati e alla spada laser a doppio
manico, Ahsoka ha sconfitto sia Sith che
Inquisitori. È strategica, subdola e ha un controllo assoluto del
suo comportamento e delle sue emozioni. Opera al di fuori
dell’ordine Jedi, pensando con la propria testa e ispirando gli
altri: i fan sperano che la
serie di Ahsoka sia solo l’inizio del viaggio di questo
personaggio iconico.
L’attrice Jean
Seberg è globalmente nota per le sue interpretazioni in
film come Airport,La ballata della città senza
nome e Macho Callagan, ma soprattutto è ricordata
come protagonista di Fino all’ultimo respiro, film
manifesto della Nouvelle Vague. Andando oltre la sua
carriera cinematografica, la Seberg visse però una vita tormentata,
caratterizzata in particolare da un complesso caso che la vide al
centro del mirino dell’FBI. Proprio questa vicenda, più che la sua
carriera d’attrice, è stata raccontata di recente nel film
Seberg – Nel mirino (qui la recensione), diretto nel
2019 da Benedict Andrews.
Presentato Fuori concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia, il film è costruito
come un thriller che oltre a raccontare la vicenda in cui si
ritrovò coinvolta l’attrice, descrive anche un delicato e cupo
momento storico, caratterizzato da rivolte per i diritti civili e
dalle forze che cercavano di sopprimerli. Scritto da Joe
Shrapnel e Anna Waterhouse, Seberg –
Nel mirino richiama dunque per atmosfera e toni i grandi
thriller politici degli anni Settanta, non dimenticando però di far
emergere anche la donna oltre l’icona e dunque tutta l’umanità
messa in crisi della Seberg in quel difficile periodo.
Si tratta di una storia non molto
nota ai più, accaduta ormai cinquant’anni fa e che,
comprensibilmente, passa spesso in secondo piano rispetto alla
carriera nel cinema dell’attrice. Con Seberg – Nelmirino, si possono però riscoprire anche aspetti meno noti
dell’iconica musa della Nouvelle Vague. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori e alla vera storia dietro il film.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Seberg – Nel mirino
Il film racconta la vita di
Jean Seberg, l’attrice protagonista di Fino
all’ultimo respiro e vera e propria icona della Nouvelle
Vague. Verso la fine degli anni Sessanta, però, Seberg viene
inserita nel programma di sorveglianza illegale dell’FBI a causa
del coinvolgimento politico e sentimentale dell’attrice con
Hakim Jamal, noto attivista per i diritti civili,
nonché nipote di Malcolm X e membro del Black
Panther Party. Divenuta un bersaglio proprio a causa del suo legame
con l’uomo e con il movimento Black Power, la Seberg viene
screditata, intimidita e diffamata. Ma quando Jack
Solomon, giovane e ambizioso federale, viene incaricato di
sorvegliare Jean Seberg, si ritroverà pericolosamente coinvolto
nella vita dell’attrice.
A recitare nel ruolo di Jean Seberg
vi è l’attrice Kristen
Stewart, la quale è stata particolarmente lodata per
la sua interpretazione. Accanto a lei, nel ruolo dell’attivista
Hakim Jamal vi è l’attore Anthony Mackie,
meglio noto per essere Sam Wilson/Falcon nell’MCU. Jack O’Connell,
celebre per la serie Skins interpreta invece l’agente Jack
Solomon, mentre l’attore francese Yvan Attal
interpreta Romain Gary, marito di Jean. L’attrice Zazie Beetz
recita nei panni di Dorothy, moglie di Hakim, mentre
Margaret Qualley ricopre il ruolo di Linette
Solomon e Vince Vaughn
quello di Carl Kowalski. Completano il cast ColmMeaney nei pannni di Frank Ellroy e
Gabriel Sky in quelli di Diego Gary.
Seberg – Nel mirino: la vera storia dietro il
film
Durante la fine degli anni ’60,
Jean Seberg fornì sostegno finanziario a gruppi
che sostenevano i diritti civili. Come parte della sua estesa
campagna per diffamare e screditare i gruppi di liberazione dei
neri e contro la guerra, iniziata nel 1968, l’FBI venne però a
conoscenza dei diversi doni che Seberg aveva fatto al Black
Panther Party, per un totale stimato di 10.500 dollari in
contributi. È a quel punto partita nei confronti dell’attrice
un’operazione dell’FBI supervisionata direttamente da J.
Edgar Hoover, dove si sono utilizzate le tecniche del
programma COINTELPRO per molestarla, intimidirla,
diffamarla e screditarla.
L’obiettivo dichiarato dell’FBI era
una non specificata “neutralizzazione” di Seberg con
l’obiettivo sussidiario di “causare imbarazzo e servire a
sminuire la sua immagine presso il pubblico“. Nel 1970, l’FBI
creò dunque una storia falsa da un informatore con sede a San
Francisco secondo cui il bambino che Seberg portava in grembo non
era stato generato da suo marito, Romain Gary, ma
da Raymond Hewitt, un membro del Black Panther
Party. L’attrice, in seguito ad un travaglio prematuro, il 23
agosto 1970 diede alla luce una bambina che morì però due giorni
dopo. Seberg tenne a quel punto un funerale nella sua città natale
con una bara aperta, per permettere ai giornalisti di vedere la
pelle bianca della bambina e smentire così le malelingue.
L’indagine Seberg è però andata ben
oltre la pubblicazione di articoli diffamatori. Secondo gli amici
intervistati dopo la morte dell’attrice, questa ha vissuto anni di
aggressiva sorveglianza, pari a costante stalking, nonché furti con
scasso e altri mezzi di intimidazione. Questi resoconti
giornalistici chiariscono che Seberg era ben consapevole della
sorveglianza nei suoi confronti. I file dell’FBI mostrano inoltre
che è stata intercettata e nel 1980 il Los Angeles Times ha
pubblicato i registri delle sue telefonate intercettate in
Svizzera. I file dell’FBI rivelano inoltre che l’agenzia ha
contattato gli addetti legali nelle ambasciate statunitensi a
Parigi e Roma e ha fornito file su Seberg alla CIA, ai servizi
segreti e all’intelligence militare per aiutarli a monitorarla
mentre era all’estero.
Il 30 agosto 1979 Seberg scomparve
dal suo appartamento parigino. L’8 settembre, nove giorni dopo la
sua scomparsa, il suo corpo fu ritrovato avvolto in una coperta sul
sedile posteriore della sua Renault. Romain Gary,
il secondo marito dell’attrice, ha convocato una conferenza stampa
poco dopo la sua morte dove ha accusato la campagna dell’FBI contro
l’attrice per il suo deterioramento della salute mentale. Due
settimane dopo la morte dell’attrice, nel 1979, l’FBI ammise ciò
che aveva fatto nove anni prima. I registri dell’FBI mostrano che
Hoover tenne informato il presidente Richard Nixon
delle attività dell’FBI legate al caso Seberg attraverso il capo
degli affari interni di Nixon, John
Ehrlichman.
Il trailer di Seberg – Nel
mirino e dove vedere il film in streaming
È possibile fruire di
Seberg – Nel mirino grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Google Play, Apple
TV+,Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Al via da questa domenica la terza
edizione di CINEMA IN FESTA, l’occasione
imperdibile per vedere dal 17 al 21 Settembre 2023 in sala
molti film a un prezzo speciale. Ispirato alla “Fête Du
Cinéma” francese, il progetto è nato dalla collaborazione tra
distributori e le sale cinematografiche per garantire agli
spettatori italiani una stagione lunga dodici mesi. In questa
giovedì di metà mese c’è un ampia scelta i titoli tra cui anche tre
pellicole presentate in anteprima alla 80esima
Mostra d’arte cinematografica di Venezia.
Vediamo insieme le novità in sala dal 17 al
21 Settembre 2023
Assassinio
a Venezia
Assassinio a Venezia, in originale A Haunting in Venice,
è la terza volta per
Kenneth Branagh di tornare a dirigersi e a vestire il ruolo
dell’investigatore Hercule Poirot. Dopo il viaggio in treno
sull’Orient
Express e la crociera sul fiume
Nilo in questo terzo adattamento uscito dalla penna di
Agatha Christie il nuovo misterioso omicidio sarà ambientato nei
canali di Venezia. Nel secondo dopoguerra, alla vigilia di
Ognissanti, Poirot nella città della Serenissima si ritrova a
indagare, ancora una volta, su una terribile morte durante una
seduta spiritica. Oltre a Branagh, nel cast troviamo
Michelle Yeoh,
Tina Fey,
Jamie Dornan, Kyle Allen,
Camille Cottin, Jude Hill, Ali Khan, Emma
Laird,
Kelly Reilly e il nostro
Riccardo Scamarcio.
Doggy Style – Quei bravi
randagi
Dopo anni di film per le famiglie
con per protagonisti dei cani parlanti dal 17 al 21
Settembre 2023 è la volta di una commedia canina vietata
ai minori che già dal titolo spiega il pubblico adulto a cui è
indirizzata.
Doggy Style – Quei bravi randagi del regista Josh
Greenbaum racconta la storia di Reggie, un Border Terrier
che viene abbandonato dal suo padrone Doug per le vie della città,
il cane però è sicuro che si tratti di un malinteso. Tutto cambia
quando l’animale protagonista incontra Bug, un Boston Terrier ma
randagio, amante della sua libertà e della vita senza padroni, con
lui Reggie capisce la dura verità che Doug è una persona orribile e
senza sentimenti.
Il Grande Carro
Il regista
Philippe Garrel torna a dirigere i suoi figli e l’occasione è
Il Grande Carro, film che gli è valso quest’anno l’Orso
d’argento per la regia alla
Berlinale 2023. Questo dramma familiare segue tre fratelli che
costituiscono l’ultima generazione di una famiglia di burattinai
guidata con passione dal padre. Anche la nonna contribuisce, non
solo come sarta ma anche come depositaria di ricordi ma un evento
tragico metterà a dura prova la compagnia e il desiderio di portare
avanti quest’antico mestiere. Oltre a
Louis Garrel nel film sono presenti anche le figlie del
cineasta francese
Esther Garrel e Léna
Garrel.
Il mio amico Tempesta
Tratto dall’omonimo romanzo
Il mio amico Tempesta è la storia di rinascita e di resilienza
di una giovane ragazzina Zoe, della famiglia e del suo amato
cavallo. La protagonista nata e cresciuta tra i cavalli, conduce
una vita felice alimentata dal desiderio di diventare un’ottima
cavallerizza come il padre. La vita si complica a causa di un
brutto incidente ma grazie alla tenacia e l’amore di Tempesta, Zoe
potrà recuperare le sue forze e realizzato il suo sogno. Nel cast
di questo film francese troviamo Carmen Kassovitz,
Mélanie Laurent, Pio Marmai e Kacey
Mottet Klein.
Le mie poesie non cambieranno il
mondo
Questo documentario scritto e
diretto da Annalena Benini e Francesco
Piccolo è stato presentato alla ventesima edizione delle
Giornate degli Autori, sezione Notti Veneziane. Le mie
poesie non cambieranno il mondo è un ritratto di
Patrizia Cavalli, la poetessa amata da Elsa
Morante e che più incarna la modernità della poesia nei giorni
nostri. L’intellettuale e scrittrice italiana è morta il 21 giugno
2022, durante la post-produzione di questo docufilm, che custodisce
la sua ultima testimonianza.
L’invenzione della neve
Questo pellicola di
Vittorio Moroni è stato presentata, anche lei, in
anteprima alla ventesima edizione delle
Giornate degli Autori.
L’invenzione della neve racconta la storia di Carmen,
interpretata da Elena Gigliotti, è una donna con
un passato difficile. Quando era soltanto un’adolescente è stata
portata via dalla madre ed è stata cresciuta in una casa-famiglia.
In seguito la donna si è legata a Massimo, figlio unico di una
famiglia ricca e i due hanno avuto una figlia, Giada, che ha 5 anni
però è stata affidata al padre. Carmen è consapevole di aver fatto
degli errori in passato, ma è convinta di essere una buon madre e
non accetta il suo destino di mamma a cui viene sottratta la
figlia.
Patagonia
Questo è il primo film di
Simone Bozzelli e racconta di due giovani con il
loro sogno di libertà destinato però a trasformarsi in un amore
tossico. Patagonia presentato nella sezione
Concorso Internazionale al
Festival di Locarno 2023, è la storia di Yuri e Agostino, il
primo ha vent’anni e vive con l’anziana zia in un piccolo paese
abruzzese e il secondo di lavoro è animatore girovago e incantatore
di bambini. Sognando entrambi la libertà della Patagonia, i due
partono per un viaggio che si trasformerà in un delirio di
controllo e prigionia.
Titina
Titina è un
film d’animazione diretto dalla regista Kajsa Næss
e ispirato alla storia vera dell’ingegnere aeronautico
italiano Umberto Nobile e della sua amica fox
terrier Titina, salvata dalle strade di Roma. La trama racconta
un’impresa passata della nostra storia attraverso gli occhi della
prima cagnetta che ha posato le sue zampe sui ghiacci del Polo
Nord.
Una sterminata
domenica
Una sterminata domenica è l’esordio di Alain Parroni e si è
aggiudicato il Premio Speciale della Giuria –
Orizzonti alla 80esima Mostra
d’arte cinematografica di Venezia. Questo film è una
coproduzione Italia/Germania e segue le vicende di tre adolescenti,
Alex, Kevin e Brenda in incinta che vivono tra la campagna del
litorale e la città di Roma. Un comig of age che rappresenta una
generazione di periferia con le sue profonde ambiguità, che cresce
tra stereotipi e contraddizioni in una società sempre connessa.
A Natale, preparatevi a una riunione
di famiglia ricca di azione, di star e di colori come non mai, con
il ritorno di Anna Kendrick e Justin Timberlake per il nuovo capitolo del
franchise musical campione d’incassi della DreamWorks Animation:
Trolls 3 – Tutti Insieme.
Dopo due film all’insegna della vera
amicizia e del continuo flirt, Poppy (Anna
Kendrick) e Branch (Justin
Timberlake) sono ora ufficialmente, finalmente, una
coppia (#broppy)! Man mano che si legano sempre di più, Poppy
scopre che Branch ha un passato segreto. Faceva parte della sua
boyband preferita, la BroZone, insieme ai suoi quattro fratelli:
Floyd (Troye Sivan, cantante elettropop nominato ai Golden Globe),
John Dory (Eric André; Sing 2), Spruce (Daveed Diggs, vincitore del
Grammy; Hamilton) e Clay (Kid Cudi, vincitore del Grammy; Don’t
Look Up). I BroZone si sono sciolti quando Branch era ancora un
bambino, così come la sua famiglia, e da allora Branch non ha più
visto i suoi fratelli.
Ma quando Floyd, il
fratello di Branch, viene rapito a causa del suo talento musicale
da una coppia di malvagie popstar – Velvet (Amy Schumer, vincitrice
dell’Emmy; Trainwreck) e Veneer (Andrew Rannells, vincitore di un
Grammy e candidato ai Tony; The Book of Mormon) – Branch e Poppy
intraprendono un viaggio straordinario ed emozionante per riunire
gli altri fratelli e salvare Floyd da un destino ancora peggiore
dell’oscurità della cultura pop.
Con la caratteristica
carica di gioia psichedelica di Trolls, composta da hit pop nuove e
classiche, Trolls 3 – Tutti Insieme è interpretato da un folgorante
cast di superstar musicali e comiche nei panni dei nuovi personaggi
del franchise, tra cui la quattro volte candidata ai Grammy e
vincitrice di un Latin Grammy Camila Cabello (Cenerentola) nel
ruolo di Viva, Zosia Mamet (The Flight Attendant) nel ruolo di
Crimp e l’icona drag RuPaul Charles, che ha vinto 12 Emmy, nel
ruolo di Miss Maxine.
Il cast storico include la
candidata Grammy, Emmy e Golden Globe Zooey Deschanel nel ruolo di
Bridget, Christopher Mintz-Plasse nel ruolo di Gristle, il duo
Icona Pop di Aino Jawo e Caroline Hjelt nel ruolo di Satin e
Chenille, il vincitore del Grammy Anderson Paak nel ruolo di Prince
D, il comico Ron Funches nel ruolo di Cooper, il candidato ai SAG
Kunal Nayyar nel ruolo di Guy Diamond e la leggenda del Saturday
Night Live Kenan Thompson, vinctore Emmy, nel ruolo di Tiny
Diamond.
Trolls 3 – Tutti Insieme è
diretto dal regista Walt Dohrn e dalla produttrice Gina Shay, ed è
co-diretto da Tim Heitz (story-artist, Trolls World Tour). I film
DreamWorks Animation Trolls (2016) e Trolls World Tour (2020 ) si
sono fatti strada a colpi di musica e balli fino a raggiungere un
successo da record, ottenendo una nomination all’Oscar® per la
Migliore Canzone Originale e alimentando uno dei franchise di
intrattenimento più grandi e più amati al mondo.
La Mostra del Cinema di
Venezia, che si tiene ogni anno dal 1932, è il più
antico festival cinematografico del mondo. Insieme al Festival di Cannes e
al Festival Internazionale del Cinema
di Berlino, è uno dei “tre grandi” festival
cinematografici europei. Recentemente, molti potenziali candidati
all’Oscar hanno usato la Mostra del Cinema di
Venezia come trampolino di lancio per la loro corsa
agli Oscar. Introdotto per la prima volta nel 1949, il Leone d’Oro è poi diventato il più
importante riconoscimento assegnato alla Mostra del Cinema di
Venezia e rimane tuttora uno dei premi più prestigiosi
e ambiti dell’industria cinematografica. Numerosi vincitori del
Leone d’Oro sono oggi annoverati tra i migliori
film mai realizzati: analizziamone insieme 10!
Bella di giorno (1967)
Belle de Jour
di Luis Buñuel ha come protagonista Catherine
Deneuve nel ruolo di una giovane casalinga che sogna
costantemente fantasie erotiche ad occhi aperti. Alla fine,
all’insaputa del marito, diventa una prostituta che lavora di
giorno mentre il marito è al lavoro. Alla 28a Mostra
del Cinema di Venezia, Belle de Jour non solo
ha vinto il Leone d’Oro, ma ha anche ricevuto il
Premio Pasinetti come miglior film. A posteriori, Roger
Ebert ha dichiarato che Belle de Jour è forse il
più grande film erotico di tutti i tempi per la sua comprensione
del rapporto tra erotismo e immaginazione. Nel 2010,
Empire ha definito Belle de Jour il 56°
miglior film del cinema mondiale.
Hana-bi (1997)
Dopo essersi affermato
come uno dei più famosi comici giapponesi, Takeshi
Kitano ha iniziato a dirigere film alla fine degli anni
Ottanta. Nel corso degli anni ’90, Kitano ha diretto una serie di
drammi polizieschi acclamati a livello internazionale. Tuttavia,
solo dopo la vittoria del Leone d’Oro per
Hana-bi, il pubblico giapponese ha riconosciuto in
Kitano un regista serio. In Hana-bi,interpreta un
detective della polizia la cui vita personale è sempre più segnata
dalla tragedia. Di conseguenza, il suo comportamento va
gradualmente fuori controllo. Uno dei drammi yakuza più
anticonvenzionali del cinema, Hana-bi, che in
giapponese significa “fiori e fuoco”, giustappone la violenza alla
bellezza, mostrando sia gli orrori che le gioie dell’esistenza.
Giochi proibiti (1952)
Diretto dal famoso
regista francese René Clément, Giochi
proibiti è un dramma ambientato durante la Seconda Guerra
Mondiale che racconta di una giovane ragazza francese rimasta
orfana a causa di un attacco aereo nazista. Fa amicizia con un
povero ragazzo francese e i due cercano di far fronte alla morte
che li circonda. Oltre al Leone d’Oro,
Giochi proibiti ha vinto l’Oscar onorario per il
miglior film straniero e il BAFTA per il miglior film
internazionale. Il critico cinematografico David Ehrenstein ha
definito l’interpretazione di Brigitte Fossey una
delle più sorprendenti performance da parte di un attore bambino. A
soli cinque anni, l’interpretazione della Fossey
costituisce un ritratto crudo di una giovane vita alterata per
sempre dalla guerra.
Arrivederci ragazzi (1987)
Dopo aver ricevuto il Leone
d’Oro per Arrivederci ragazzi,
Louis Malle è diventato solo il secondo regista
nella storia a vincere il Leone d’Oro due volte. In precedenza
Malle aveva vinto il premio per Atlantic City, un dramma
poliziesco con Burt Lancaster. Arrivederci ragazzi è
un dramma autobiografico sulla Seconda Guerra Mondiale che racconta
di un ragazzo francese che stringe amicizia con uno studente ebreo
in un collegio, nonché un film indimenticabile sull’infanzia e
sulla perdita dell’innocenza. Con le interpretazioni stellari degli
attori bambini Gaspard Manesse e Raphaël
Fejtö, il film offre uno degli sguardi più strazianti del
cinema sulle atrocità commesse durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Tre colori – Film blu (1993)
Primo film della trilogia
dei tre colori di Krzysztof Kieślowski,
Tre colori – film blu ha come protagonista
Juliette
Binoche nel ruolo di una donna che lotta contro il
dolore dopo la perdita del marito e del figlio in un incidente
stradale. La trilogia dei tre colori tratta di libertà, uguaglianza
e fraternità, temi basati sugli ideali della Rivoluzione francese.
In particolare, questo film esamina la libertà emotiva, mentre la
protagonista cerca di liberarsi dalla devastazione di un trauma
passato. Tre colori – film blu ha vinto sette
premi alla 50a
Mostra del Cinema di Venezia, tra cui il Leone
d’Oro, la Coppa Volpi per la migliore attrice e
l’Osella d’Oro per la migliore fotografia. Sia il
Guardian che la BBC hanno votato Tre
colori – film blu tra i migliori film in lingua straniera
di tutti i tempi.
Rashomon (1950)
La vittoria del Leone
d’oro di Rashomon ha
cambiato per sempre la traiettoria del cinema giapponese, fino a
quel momento praticamente ignorato e ha contribuito a inaugurare
un’epoca d’oro per il cinema asiatico, che si è protratta per tutti
gli anni Cinquanta e Sessanta. Rashomon racconta la storia di un processo per
l’omicidio di un samurai e lo stupro di sua moglie. Profonda
esplorazione della giustizia e della natura della verità,
Rashomon presenta una struttura narrativa
rivoluzionaria in cui più personaggi offrono prospettive diverse su
ciò che è realmente accaduto.
La battaglia di Algeri (1966)
La battaglia di
Algeri di Gillo Pontecorvo è un film
neorealista incentrato sulla guerra d’Algeria. A causa del suo
soggetto molto controverso, il governo francese lo bandì. Ci sono
voluti cinque anni prima che il film ottenesse una data di uscita
nelle sale in Francia. Alla 27a
Mostra del Cinema di Venezia, La battaglia di
Algeri ha vinto il Leone d’Oro, il
Premio FIPRESCI e il Premio della Città di
Venezia. Ancora oggi, il film continua a ricevere elogi per il
suo equilibrio nel mostrare gli atti di brutalità commessi da
entrambe le parti durante la guerra. Nel 2003, il Dipartimento
della Difesa degli Stati Uniti ha proiettato La battaglia
di Algeri al Pentagono come strumento didattico per il
personale militare in preparazione al conflitto in Iraq.
L’anno scorso a Marienbad
(1961)
Probabilmente l’opera
magna dell’autore della Nouvelle Vague Alain
Resnais, L’anno scorso a Marienbad è
incentrato su due persone che si incontrano in uno strano e isolato
castello. L’uomo crede di aver già incontrato la donna, ma la
dissonanza spaziale e temporale stabilita dal film rende difficile
discernere se i due si conoscano davvero. Nonostante la vittoria
del Leone d’Oro, L’anno scorso a
Marienbad ha suscitato una forte polemica tra i critici.
Alcuni hanno sostenuto il film come quintessenza del
postmodernismo, mentre altri lo hanno liquidato come
incomprensibile. Sight & Sound ha incluso L’anno
scorso a Marienbad nella sua lista dei migliori film,
mentre nel 1978 il film si è guadagnato un posto nel libro I
cinquanta peggiori film di tutti i tempi.
Ordet – La parola (1955)
Penultimo film
dell’illustre carriera di Carl Theodor Dreyer,
Ordet è un dramma religioso che segue la vita
della famiglia Borgen. Il patriarca vedovo
Morten Borgen ha tre figli. Il maggiore ha
abbandonato completamente la sua fede religiosa, il figlio di mezzo
crede di essere Gesù Cristo e il figlio minore ama una ragazza di
un’altra setta religiosa. Il critico Dave Calhoun ha sottolineato
come la parola “potente” non renda giustizia a
Ordet nel tentativo di descrivere la risonanza
emotiva e spirituale provata dal pubblico dopo aver visto il film.
Ordet è una suggestiva meditazione sulla vita, la
morte e la fede che racchiude veramente i misteri della vita. Il
Village Voice, Sight & Sound e la BBC
hanno inserito Ordet nelle loro liste dei migliori film.
Il deserto rosso (1964)
Il Deserto
rosso di Michelangelo Antonioni è il
più grande film che abbia mai vinto il Leone d’Oro
alla
Mostra del Cinema di Venezia. Deserto
rosso ha come protagonista Monica Vitti
nel ruolo di Giuliana, una donna che lotta per adattarsi alla vita
nel mondo industrializzato. Oltre al Leone d’Oro,
Il Deserto rosso ha vinto anche il Premio
FIPRESCI e il Premio Nuovo Cinema alla Mostra del
Cinema di Venezia. Rinomato per la sua fotografia a colori e per il
brillante sound design, Il Deserto rossoaffronta i temi tipici di Antonioni,
come l’alienazione e la disconnessione nel mondo moderno. Il
critico Andrew Sarris ha dichiarato che la messa in scena de
Il Deserto rosso rappresenta “l’architettura
dell’ansia“.
Attivo nel mondo della recitazione
sin dagli anni Ottanta, Giancarlo Esposito si è
realmente consacrato come una star internazionale solo da poco più
di un decennio, regalando al grande pubblico alcuni tra i più
memorabili personaggi degli ultimi anni. Principalmente noto per la
sua partecipazione ad alcune celebri serie televisive, Esposito ha
dimostrato però di possedere una versatilità rara, che gli permette
di passare con naturalezza da un ruolo ad un altro, variando nei
generi e sperimentando sempre nuove possibilità nell’ambito della
recitazione.
Ecco 10 cose che forse non
sai su Giancarlo Esposito.
2. È noto in particolare
per alcune serie TV. Ad avere reso Esposito una celebrità
più che il cinema è però stata la televisione. Per il piccolo
schermo ha infatti recitato in serie come Miami Vice
(1984-1985), Svitati in divisa (1993-1994) e The
Street (2000-2001), fino alla consacrazione avvenuta con
Breaking Bad (2009-2011),
dove ha recitato accanto a Bryan Cranston
e Aaron Paul. In
seguito ha preso parte a serie come C’era una volta
(2011-2017), Revolution (2012-2014), The Get Down
(2016-2017) e Better Call Saul (2017-2022), con Bob Odenkirk.
Tra le serie più recenti a cui ha preso parte si annoverano anche
The Boys (2019-in
corso), Godfather of Harlem
(2019), The Mandalorian (2019-2023)
e Caleidoscopio (2023).
3. È anche regista e
doppiatore. Oltre ad aver lavorato davanti la macchina da
presa, Esposito si è in alcune occasioni cimentato anche nella
regia. Ha infatti esordito in tale ruolo dirigendo il
lungometraggio Gospel Hill (2008), per poi firmare la
regia di un secondo film, This Is Your Death, nel
2017. Nel 2022, invece, ha avuto l’occasione di dirigere il sesto
episodio della sesta stagione della serie Better Call
Saul. Ma non finisce qui: Esposito ha lavorato anche come
doppiatore per Il libro della giungla (2016), Dear
White People (2017-2019) e Cyberpunk:
Edgerunners (2022).
Giancarlo Esposito in Breaking
Bad
4. La sua doveva essere una
breve apparizione. In Breaking Bad Esposito
interpreta il crudele Gus Fring, un personaggio che doveva
inizialmente apparire solo in tre o quattro episodi. A Giancarlo
Esposito è però poi stato chiesto di tornare per sette episodi
nella terza stagione, ma l’attore si è rifiutato di tornare a meno
che non potesse apparire in più episodi. Finì per apparire in 11
episodi nella terza stagione e divenire poi uno dei protagonisti
della quarta stagione.
5. Ha avuto una precisa
fonte d’ispirazione per la propria interpretazione.
Secondo quanto rivelato da Giancarlo Esposito, egli ha basato la
sua interpretazione di Gus Fring sulla performance di
Edward James Olmos nei panni del tenente Martin
Castillo in Miami Vice (1984). Esposito aveva infatti
trovato molto interessante come Olmos apparisse molto silenzioso e
calmo, suggerendo però un tumulto interiore. Ha così costruito
Fring a partire da queste caratteristiche, facendolo diventare un
personaggio pacato esternamente ma profondamente violento al
proprio interno.
Giancarlo Esposito in Una
poltrona per due
6. Ha avuto un cameo nel
celebre film. Nel film Una poltrona per due,
con Eddie Murphy e Dan Aykroyd,
l’attore compare in un breve cameo, che oggi tutti i suoi fan
stanno riscoprendo. Lo si può infatti ritrovare nella scena
ambientata in carcere, quando il personaggio di Murphy, Billy Ray,
racconta le sue eroiche gesta a base di arti marziali. Esposito è
il giovane con pantaloni blu e canottiera azzurra appoggiato alle
sbarre che ascolta quanto il protagonista ha da dire.
Giancarlo Esposito in The
Mandalorian
7. Ha interpretato un
villain. Nella serie di Star
WarsThe Mandalorian, Esposito ha interpretato il
villain Moff Gideon, principale antagonista all’interno delle tre
stagioni. Un ruolo che l’attore ritiene estremamente interessante e
che ha descritto come “un personaggio della malavita. Lo si
potrebbe anche vedere come un salvatore, come qualcuno che potrebbe
riportare un po’ di ordine nel mondo dopo che tutto è
crollato“. Esposito si è poi detto interessato a riprendere il
ruolo anche in futuro.
Giancarlo Esposito in Far Cry
6
8. Ha interpretato un
personaggio nel celebre videogioco. Per il videogioco
Far Cry 6, in cui il giocatore assume il controllo di un
rivoluzionario che ha intenzione di ribellarsi alla dittatura di
una fittizia isola caraibica, Esposito ha interpretato tramite
motion capture e doppiato il personaggio dittatore Antón Castillo.
L’attore si era detto interessato agli aspetti di motion capture
del ruolo, poiché vi aveva avuto a che fare in passato ed era
interessato a sperimentare di più con questa tecnica, ma ha anche
espresso il suo interesse per il tipo di personaggio che Ubisoft
aveva creato per lui.
Giancarlo Esposito e i genitori
Giovanni ed Elizabeth Foster
9. I genitori si sono
conosciuti a Napoli. Giancarlo Esposito è figlio del
carpentiere italiano Giovanni Esposito (di
Napoli), detto “John” (1931-2002), e della cantante afroamericana
Elizabeth Foster, detta “Leesa” (1926-2017),
originaria dell’Alabama. I genitori di Esposito si conobbero al
Teatro San Carlo di Napoli, dove Giovanni lavorava come tecnico ed
Elizabeth come cantante d’opera. Per qualche anno hanno vissuto in
Italia, fino a quando Giancarlo aveva sei anni, per poi trasferirsi
a nord di New York.
Giancarlo Esposito ha origini
italiane e parla l’italiano
10. Possiede la
cittadinanza italiana. Pur se cresciuto a tutti gli
effetti negli Stati Uniti, dove lavora anche, Esposito non ha mai
dimenticato il suo amore per l’Italia, che considera come una sua
seconda casa. L’attore si reca infatti molto spesso nel Bel Paese
in vacanza e nell’estate del 2023 ha ad esempio condiviso alcune
foto da Napoli, dove si è recato a visitare il teatro dove si sono
conosciuti i suoi genitori. Oltre a ciò, Esposito parla
fluentemente l’italiano e possiede anche la cittadinanza
italiana.
Netflix rilascia
le prime immagini di Sofía Vergara nei panni di Griselda Blanco
nella miniserie composta da 6 episodi Griselda.
Vergara è anche co-creatrice e produttrice esecutiva insieme a
Eric Newman (Narcos) e al regista Andrés
Baiz. La serie debutterà a gennaio 2024 su Netflix.
Il co-creatore e
produttore esecutivo Eric Newman dichiara:
“Come immigrata colombiana e madre single che è arrivata in
America e ha costruito un impero, Sofía condivide l’aspetto
personale di questo personaggio, e la sua passione nel raccontare
la sua storia è stata senza dubbi la forza trainante di questo
progetto. Ciò che sorprenderà davvero gli spettatori è il modo in
cui riesce a racchiudere questa totale oscurità nella sua
performance, lontana dalla comicità per cui è amata e conosciuta.
Trovare la strada giusta per interpretare questo ruolo è stata la
sua grande sfida in questo show, e vedere la trasformazione
riuscita è stato un privilegio”.
Il regista e produttore
esecutivo Andrés Baiz aggiunge: “Quando
incontriamo Griselda, è una donna schiacciata da quel mondo
dominato dagli uomini che la circonda. Assistiamo anche alla sua
evoluzione mentre trasforma la sua oppressione in uno strumento per
incutere terrore: queste immagini forniscono solo un primo sguardo
a questa dualità, che è ciò che trovo così affascinante in
Griselda, e Sofía Vergara riesce a catturare in modo intenso la sua
essenza”.
Griselda, la trama
La miniserie è ispirata
alla vita della scaltra e ambiziosa imprenditrice colombiana
Griselda Blanco, una madre affettuosa che ha creato uno dei
cartelli della droga più redditizi della storia. Con un mix letale
di insospettabile ferocia e fascino, Blanco è riuscita a tenere in
pugno business e famiglia, guadagnandosi il soprannome di
“Madrina”.
I film ambientati nel corso di
un’unica lunga e folle notte sono molti e tutti utilizzano questo
arco temporale per raccontare qualcosa di molto specifico.
Presentato in concorso al Noir in Festival del 2020, il film
Non uccidere (qui la recensione) fa parte di
questa tipologia di opere. Si tratta dell’opera seconda del regista
David Victori (affermatosi poi ulteriormente
grazie alla serie Sky Rojo, distribuita su Netflix), che dà vita con questo suo secondo film ad
un’opera particolarmente ricca di adrenalina e caratterizzata tanto
da riflessioni di natura morale ed etica quanto da virtuosismi di
regia e messa in scena che accentuano il fascino dell’opera.
I riferimenti di Victori sono
talvolta espliciti, rifacendosi in particolare ad un film esemplare
di questa tipologia come Fuori orario, diretto nel 1985 da
Martin
Scorsese, pur privando Non uccidere
dell’ironia che caratterizzava quell’opera. Allo stesso modo il
film è caratterizzato da uno stile visivo che in quanto ad
atmosfera, luci e colori ricorda gli ultimi film del regista danese
Nicolas Widing Refn, come Solo Dio perdona e
The Neon Demon. Il film
di Victori coniuga dunque realismo e surrealismo, proponendo
davvero un viaggio sensoriale al confine tra il possibile e
l’impossibile.
Accolto in modo positivo dalla
critica e dal pubblico, il film è dunque un’opera particolarmente
affascinante, che ogni appassionato di film folli e dinamici non
può perdersi. Inoltre, Non uccidere spinge in modo
interessante a compiere riflessioni su ciò che si sarebbe disposti
a fare pur di sopravvivere. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Nonuccidere: la trama del film
Il film ha per protagonista
Dani, un bravo ragazzo che, negli ultimi anni, si
è dedicato esclusivamente al padre malato. Dopo la morte del
genitore, Dani decide finalmente di riprendere in mano la sua vita.
Proprio quando ha in mente un lungo viaggio che la sorella ha
deciso di regalargli, incontra Mila, una ragazza
tanto sensuale quanto instabile, che trasformerà la sua notte in un
vero incubo. Le conseguenze dell’incontro porteranno infatti Dani a
compiere cose che non avrebbe mai immaginato di poter fare e ben
presto, ritrovandosi incastrato in situazioni sempre più pericolose
per sé e per gli altri, sarà chiamato a compiere scelte
particolarmente difficili.
Non uccidere: il cast del film
Protagonista assoluto del film è
l’attore spagnolo Mario Casas. Forse poco
conosciuto a livello internazionale, egli è però una vera e propria
celebrità nel suo paese, avendo recitato in popolari film come
Tres metros sobre el cielo (2010), Le streghe son tornate
(2013) e El bar (2017). Per la sua intensa interpretazione
di Dani in Non uccidere, l’attore ha ottenuto numerosi
consensi internazionali, vincendo in particolare il prestigioso
premio Goya (l’Oscar spagnolo) come miglior attore. Accanto a lui,
nei panni della seducente Mila vi è invece l’esordiente
Milena Smit, vista poi anche in Madres paralelas.
L’attore Fernando Valdivienso è invece Ray, il
compagno di Mila. La Smit e Valdivienso sono poi entrambi stati
candidati come migliori attori rivelazione ai Goya, senza però
ottenere il premio.
Non uccidere: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Non uccidere grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 13settembre alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Il regista francese Luc
Besson ha dato vita con i suoi film ad alcuni tra i più
avvincenti personaggi femminili degli ultimi decenni. Titoli come
Léon, Il Quinto Elemento, Lucy o Valerian e la città dei mille
pianeti vantano figure di donne complesse, in grado di
rubare la scena a quanti gli stanno intorno. Il primo grande film
con cui Besson dà inizio a questa serie di personaggi è
Nikita, del 1990. Si tratta di un film
divenuto un vero e proprio cult del genere thriller d’azione,
tipologia particolarmente cara al regista. Ad oggi tale opera è
senza dubbio una delle sue più note e citate.
Affascinato dall’idea di dar vita ad
una giovane ragazza incastrata in una vita criminale, questi trasse
il titolo Nikita dall’omonima canzone di Elton
John. Rimase infatti affascinato da tale brano dopo averlo
sentito ripetutamente durante un viaggio aereo. Dopo i successi
commerciali ottenuti con Subway e Le Grand Bleu,
Besson ebbe quasi del tutto carta bianca per realizzare il suo
nuovo film. Con le riprese svoltesi prevalentemente a Parigi, il
film poté dunque vantare un budget di circa 39 milioni di euro,
affermandosi poi a sua volta come un vero e proprio successo di
pubblico e critica.
Nikita ricevette inoltre
diversi premi in tutto il mondo, arrivando ad essere nominato a ben
9 César e nella categoria del miglior film straniero ai Golden
Globe. Per gli amanti del genere, è un titolo assolutamente da non
perdere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Nikita: la trama del
film
Protagonista del film è la giovane
tossicodipendente Nikita. Sempre più invischiata
nel circolo della droga, questa decide di procurarsene ancora
insieme ad un gruppo di amici, e per farlo pianificano una rapina
nella farmacia dei genitori di uno dei membri del gang. Tuttavia,
l’arrivo improvviso della polizia manda in crisi il gruppo, e
Nikita, resa instabile dall’assunzione di droga finisci con lo
sparare ad un agente uccidendolo. Processata e condannata
all’ergastolo, la giovane viene scoperta dai servizi segreti in
quanto dotata di sorprendenti doti. Si decide così di farla
trasferire segretamente in un quartier generale, dove verrà
addestrata per diventare una killer professionista.
Sotto la supervisione
dell’allenatore Bob, Nikita acquista abilità
straordinarie, perfezionando il proprio stile di combattimento e la
propria letalità. Prima di poter assumere i panni della pericolosa
assassina che è destinata a diventare, la giovane dovrà però
compiere una prova decisiva, che cambierà per sempre la propria
vita. A complicare le cose, vi è però l’incontro fortuito con
l’affascinante Marco. Sopraffatta per la prima
volta dall’amore, Nikita dovrà dividersi tra la propria attività di
sicario e quella di donna innamorata. Sempre più, però, le due cose
finiranno per accostarsi in modi impensabili.
Nikita: il cast del film
Ad interpretare il ruolo
dell’assassina Nikita vi è l’attrice Anne
Parillaud, qui al suo primo ruolo di rilievo. Per
prepararsi alla parte, questa si è dovuta esercitare a lungo al
fine di raggiungere la muscolatura e la forma fisica necessaria
alle complesse riprese del film. L’attrice, inoltre, si è
addestrata nell’uso delle armi e proprio per via della presenza di
una di queste nella sua auto è stata fermata dalla polizia.
L’interpretazione della Parillaud è stata particolarmente
apprezzata, portandola poi a vincere il premio come miglior attrice
ai premi César. Recitare nel film è però stato particolarmente
complesso. L’attrice, ad esempio, si è infatti trovata a dover
ripetere centro volte la sua prima battute.
Ad interpretare il personaggio di
Bob, l’addestratore di Nikita, vi è l’attore Tchéky
Karyo, mentre Marco ha il volto di
Jean-HughesAnglade. Quest’ultimo
è stato poi recentemente visto anche nei film Suburra e
7 uomini a mollo. Tra gli altri maestri della protagonista
si ritrova anche Amande, interpretata dalla grande attrice francese
Jeanne Moreau. Philippe Loroy è
Grossman, mentre compare anche l’attore Jean Reno nei
panni dello spietato sicario Victor L’eliminatore. L’attore, che
aveva già collaborato con Besson per Subway e Lo Grand
Bleu, avrebbe poi nuovamente interpretato per lui un assassino
nel successivo Léon.
Nikita: il remake
americano, le serie TV, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Dato il grande successo del film
francese, nel 1990 ne è stato realizzato un remake statunitense
intitolato Nome in codice:Nina. Ad interpretare
l’assassina del titolo, è l’attrice Bridget Fonda.
Prodotto dalla Warner Bros, il film mancò però di ottenere un
successo di critica e di pubblico simile a quello dell’originale
francese. Di Nikita sono poi state realizzate anche due
serie televisive. Una prima, di produzione canadese, è andata in
onda dal 1997 al 2001, con Peta Wilson nei panni
della protagonista. La seconda, invece, andata in onda dal 2010 al
2013, vede l’attrice Maggie Q
impegnata a vestire i panni di Nikita.
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Nikita è infatti
disponibile nei cataloghi di Infinity e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 13
settembre alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Sebbene sia una delle idee più
popolari della fantascienza, i film sbagliano molti dettagli sui
viaggi nel tempo. Non è mai esistito un esempio
reale di viaggio nel tempo, almeno non uno che sia stato confermato
all’unanimità dalla comunità fisica internazionale. Ci sono film
sui viaggi nel tempo che hanno effettivamente senso da un punto di
vista scientifico, ma sono molto più numerosi quelli che non ne
hanno. I film che riescono a far funzionare bene questo tipo di
espediente aprono la strada al pubblico per una migliore
comprensione della scienza complessa, ma per il pubblico che vuole
capire meglio il tropo più popolare della fantascienza, vale allora
la pena di vedere cosa sbagliano sempre la maggior parte dei
film.
La separazione di spazio e
tempo
I film sui viaggi nel tempo non
sempre tengono conto della relazione tra tempo e spazio. Tuttavia,
la maggior parte degli scienziati concorda con la teoria della
relatività di Albert Einstein, uno dei cui
principi fondamentali è che lo spaziotempo esiste come variabile
inseparabile. Ad esempio, poiché la macchina del tempo di Doc Brown
in Ritorno al futuro ha
solo le coordinate temporali, Marty non sarebbe stato trasportato
nello stesso luogo in cui la DeLorean ha funzionato per la prima
volta. Marty sarebbe invece finito nel vuoto dello spazio, poiché
la Terra si sarebbe trovata in una posizione completamente diversa
della galassia, decenni dopo.
Come le macchine del tempo possono
potenzialmente funzionare
In genere i fisici prendono sul
serio solo due metodi teorici di viaggio nel tempo: il viaggio più
veloce della luce (FTL) e l’utilizzo di wormhole o buchi neri.
Tuttavia, questo aspetto è spesso ignorato dalla maggior parte
delle macchine del tempo cinematografiche, il cui funzionamento
interno è generalmente lasciato all’immaginazione degli spettatori.
Ciò risale al romanzo di H.G. Wells del 1895
La macchina del tempo, accreditato per
aver reso popolare l’idea di una macchina che può permettere a una
persona di tornare volontariamente indietro o avanti nel tempo.
I wormhole/buchi neri come portali
verso dimensioni diverse
In Interstellar, Cooper
attraversa un buco nero e raggiunge uno strano luogo in cui il
tempo è rappresentato da stanze compartimentate. Nel frattempo,
Event Horizon immagina come l’attraversamento di un wormhole possa
non solo portare all’inferno, ma anche causare echi casuali del
passato. In teoria, tuttavia, se i wormhole esistono – e se è
possibile viaggiare nello spazio attraverso i buchi neri – è
probabile che portino a un altro punto definito dello spaziotempo.
Detto questo, anche se il modo in cui funzionano i buchi neri e i
wormhole è una delle cose che i film sbagliano sempre sui viaggi
nel tempo, l’elemento di fantasia delle diverse dimensioni è un
ottimo elemento cinematografico.
I loop temporali diventano
scientificamente plausibili
Edge of Tomorrow,
Looper, 12 Monkeys, Source Code e Groundhog Day sono solo
alcuni dei film che presentano i loop temporali nelle loro trame.
La popolarità dei loop temporali ne fa una delle cose più comuni
che i film sbagliano sui viaggi nel tempo. Come spiega Stephen
Hawking nella sua teoria delle congetture sulla protezione
cronologica, “le leggi della fisica non consentono la comparsa
di curve temporali chiuse“. Il discorso del loop temporale è
più una svolta narrativa del classico viaggio nel
tempo che una vera e propria teoria scientifica. Forse
sono più implausibili del viaggio nel tempo stesso, ma i loop
temporali rimangono efficaci espedienti narrativi.
L’iperguida non tiene conto della
dilatazione temporale
Basata su motori a curvatura
teorici, l’iperguida nei film di Star Wars spiega perché
il viaggio FTL è possibile nella galassia. Tuttavia, nessuno dei
film di Star
Wars ha mai spiegato come questo possa portare al viaggio
nel tempo o alla dilatazione temporale. Da un lato, dato che questi
film non prevedono viaggi nel tempo, è possibile che l’FTL non
provochi distorsioni temporali. Inoltre, dato che la fisica in
Star Wars sembra funzionare come nel mondo reale, l’FTL
dovrebbe almeno causare dilatazioni temporali degne di nota.
L’esistenza dei tachioni
I film di
Star Trek collegano quasi sempre gli eventi di viaggio nel
tempo all’esistenza dei tachioni, che nel mondo
reale sono particelle teoriche che esistono solo a velocità FTL e
sono quindi potenzialmente in grado di viaggiare nel tempo. Anche
il film Land of the Lost prevede un “amplificatore di
tachioni” che trasporta l’utente in un punto apparentemente diverso
dello spazio e del tempo. Sebbene sia divertente immaginare
l’esistenza di tali particelle, i tachioni provengono
esclusivamente dall’immaginazione del fisico e autore di
divulgazione scientifica Gerald Feinberg. Inoltre, non sono stati
condotti esperimenti in grado di dimostrare l’esistenza dei
tachioni nel mondo reale.
I viaggi nel tempo non esistono
ancora
Tecnicamente parlando, viaggiare nel
tempo a velocità inusuali avviene già. Gli astronauti e i satelliti
in orbita viaggiano già nel tempo millisecondi più lentamente delle
persone sulla Terra, perché si muovono a velocità molto più
elevate. Un altro esempio è il modo in cui guardare le
stelle attraverso i telescopi è tecnicamente un modo di guardare
indietro nel tempo: il risultato è che la luce impiega il suo tempo
per viaggiare attraverso le grandi distanze tra i corpi celesti.
Anche nei film di fantascienza che affrontano correttamente il tema
del viaggio nel tempo, è molto raro che vengano affrontate queste
nozioni scientifiche di base relative al tempo spaziale, anche se
potrebbero aiutare in modo significativo gli spettatori a capire
come sia possibile viaggiare nel tempo.
Un paradosso temporale
distruggerebbe l’universo
Da The Flash e Ritorno al futuro ad
Avengers: Endgame, gli
scienziati dei film che infrangono le regole del viaggio nel tempo
hanno messo in guardia gli aspiranti viaggiatori dagli infiniti
pericoli che si corrono modificando il continuum spazio-temporale,
il cui apice è la distruzione dell’universo stesso. Come nel caso
dei loop temporali o di qualsiasi altro paradosso che comporti una
distorsione temporale, non esiste una vera e
propria teoria, nemmeno nella fisica quantistica, che indichi che i
paradossi causino effetti così apocalittici. I paradossi temporali
e i loro effetti devastanti sono più che altro esperimenti di
pensiero creativo, non concetti supportati dalla scienza.
Viaggi ad alta velocità che
coinvolgono un diverso piano fisico di realtà
La maggior parte delle versioni del
viaggio FTL prevede un regno in cui il tempo è un po’ strano, come
l’iperspazio di Star Wars, la rete
miceliale di Star Trek o il Regno
Quantico del MCU. La
“strada” del viaggio nel tempo si trasforma in un altro piano
fisico di esistenza. Tuttavia, questo suggerisce che il viaggio nel
tempo è possibile solo in una dimensione diversa con regole fisiche
diverse, anche se questi film hanno apparentemente una fisica
simile a quella del mondo reale. Sebbene il viaggio alla velocità
della luce possa teoricamente trasportare qualcuno all’indietro
nello spaziotempo, non ci sono teorie che sostengano come il
viaggio FTL possa in qualche modo portare a una realtà diversa al
di fuori dell’universo conosciuto.
Persone inspiegabilmente
sopravvissute a velocità FTL
Persino film acclamati dalla critica
come Interstellar e Contact non riescono a
spiegare come le persone che viaggiano in FTL – oltre 670.000.000
di miglia all’ora – sopravvivano all’accelerazione. Mentre il
viaggio nel tempo attraverso l’FTL è teoricamente
possibile, ciò che è impossibile è che gli esseri umani
sopravvivano inspiegabilmente alle forze causate dall’accelerazione
a velocità in pochi secondi. I moderni aerei a reazione, che
accelerano a oltre 4.000 miglia orarie in meno di un minuto,
sottopongono i piloti di caccia a importanti addestramenti
attraverso tute specializzate.
Il regista David
Ayer ha costruito la sua intera filmografia raccontando
contesti criminali, dove anche coloro che dovrebbero rappresentare
la legge possono rivelarsi corrotti da un momento all’altro. Che
siano da lui solo sceneggiati (come Fast and Furious, Training
Day o S.W.A.T. – Squadra speciale anticrimine) o anche
diretti (Harsh Times – I giorni dell’odio, End of Watch – Tolleranza zero,
Suicide Squad), i suoi film
ruotano spesso intorno a tale violento contesto. Non fa eccezione
il suo film più recente, uscito nel 2020, The Tax
Collector – Sangue chiama sangue, con il
quale il regista è tornato a raccontare della criminalità dal punto
di vista di chi la perpetra e vive sulla propria pelle ogni singolo
giorno.
Il film è inoltre ambientato nello
stesso universo dei film Training Day e Harsh Times –
I giorni dell’odio, entrambi scritti dal regista David
Ayer, con il secondo dei due che ha rappresentato il suo
debutto alla regia. Il legame tra questi tre film è confermato in
particolare dal personaggio Blood Bone (interpretato da Cle
Sloan), apparso in Training Day. Il film fa
inoltre riferimento anche all’esistenza della fittizia banda latina
“Hillside Trece”, che era la banda con cui Alonzo Harris aveva a
che fare in Training Day e che viene menzionata anche
in Harsh Times. Ayer sembra dunque con The Tax
Collector concludere una propria personale trilogia ambientata
in questo specifico universo condiviso.
Per tutti gli appassionati del
genere, The Tax Collector – Sangue chiama
sangue è dunque un film da non perdere, passato in
sordina per via della sua uscita durante la pandemia di Covid-19,
ma che ora grazie al suo arrivo su Netflix sta trovando il suo giusto pubblico. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di The Tax Collector – Sangue chiama
sangue
Protagonisti del film sono
David e Creeper, i quali lavorano
come “esattori delle tasse” per un signore del crimine di nome
Wizard. Il loro compito è quello di raccogliere
una determinata quota dagli utili delle bande locali. Quando però
un vecchio rivale di Wizard torna a Los Angeles dal Messico, tutta
la sua attività viene sconvolta e l’incolumità della gang e dei
loro cari viene messa in pericolo. David, in particolare, si
troverà a dover disperatamente cercare di proteggere ciò che per
lui conta di più: la propria famiglia.
Il cast di The Tax Collector –
Sangue chiama sangue e i tatuaggi di Shia LaBeouf
Nel ruolo di David, vero e proprio
protagonista del film, vi è l’attore Bobby Soto,
visto anche nella serie Narcos: Messico e nel film A
Million Miles Away. L’attrice Cinthya Carmona
interpreta Alexis Cuevas, moglie di David, mentre l’attore
George Lopez recita nel ruolo di Louis, lo zio
fraterno di David e diretto superiore nell’organizzazione di
Wizard. Quest’ultimo, signore del crimine mafioso messicano, è
interpretato da Jimmy Smits, noto al grande
pubblico per aver interpretato il senatore Bail Organa, padre
adottivo della principessa Leila Organa, nei prequel della famosa
saga fantascientifica Guerre stellari.Lana
Parrilla recita invece nel ruolo di Favi, la cognata di
David.
Ad interpretare Creeper, invece, vi
è l’attore Shia LaBeouf,
qui alla sua seconda collaborazione con Ayer dopo il film di guerra
Fury. Noto per il suo
ricorrere a metodi estremi per calarsi nei panni dei personaggi che
deve interpretare, LaBeouf ha scelto di recarsi da un vero
tatuatore per dar vita ai vistosi tatuaggi che Creeper sfoggia sul
proprio corpo. Quelli che dunque si vedono nel film, non sono il
frutto di un truccatore, bensì reali tatuaggi che l’attore si è
fatto disegnare sul corpo. Ad oggi, sembra che l’attore li possieda
ancora sul proprio corpo.
Il trailer di The Tax Collector
– Sangue chiama sangue e dove vedere il film in streaming
È possibile fruire di
The Tax Collector – Sangue chiama sangue
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV,
PrimeVideo e Netflix.
Su quest’ultima piattaforma, il film si trova attualmente
al 2° posto nella Top 10 dei film più visti in
Italia. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video.
Apple TV+
ha condiviso oggi il teaser trailer e le prime immagini della
quarta stagione di For All Mankind, lo space drama
di successo e acclamato dalla critica, creato dal candidato ai
Golden Globe e vincitore di un Emmy Ronald D. Moore e dai candidati
agli Emmy Ben Nedivi e Matt Wolpert. La quarta stagione, composta
da 10 episodi, farà il suo debutto il 10 novembre 2023 su
Apple
TV+, con un nuovo episodio ogni venerdì fino al 12
gennaio 2024.
Negli otto anni trascorsi dalla
terza stagione, Happy Valley è entrata nel nuovo millennio e ha
rapidamente ampliato la sua presenza su Marte trasformando gli ex
nemici in partner. Nel 2003 il programma spaziale si è concentrato
sulla cattura e l’estrazione di asteroidi estremamente preziosi e
ricchi di minerali in grado di cambiare il futuro della Terra e di
Marte. Ma le tensioni tra i residenti dell’ormai estesa base
internazionale minacciano di annullare tutto ciò per cui si sta
lavorando.
Il cast di ritorno per la quarta
stagione comprende Joel Kinnaman, Wrenn Schmidt, Krys Marshall, Edi
Gathegi, Cynthy Wu e Coral Peña insieme ai nuovi series regular
Toby Kebbell, Tyner Rushing, Daniel Stern e Svetlana Efremova. “For
All Mankind” è creata da Moore, Nedivi e Wolpert che sono anche
showrunner e produttori esecutivi insieme allo stesso Moore e Maril
Davis per conto di Tall Ship Productions, oltre a David Weddle,
Bradley Thompson e Seth Edelstein. For All Mankind
è prodotta da Sony Pictures Television. Le prime tre stagioni di
“For All Mankind” sono disponibili in streaming su Apple
TV+.
Apple
TV+ ha diffuso un secondo affascinante trailer di
Killers
of the Flower Moon, diretto da Martin Scorsese e con protagonista Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Il film uscirà in sale selezionate il
19 ottobre 2023 distribuito da 01 Distribution. Sarà poi diffuso
negli Stati Uniti il 20 ottobre da Apple TV+. In Italia
qualche settimana dopo. Basato sull’omonimo libro
best-seller,
Killers of the Flower Moon è ambientato
nell’Oklahoma degli anni ’20 e segue l’omicidio seriale di membri
della Osage Nation, l’associazione di ricca di petrolio.
La storia racconta una serie di crimini brutali in circostanze
misteriose che si sono verificati conosciuto come “il regno del
terrore”.
Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John Lithgow.
Killers of the Flower
Moon, il film
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
20th Century Studios ha diffuso il
final trailer di The
Creator diretto dal regista di
Rogue One: A Star Wars StoryGareth
Edwards. The
Creator, che arriverà il 28
settembre nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney
Company Italia. Diretto da Gareth Edwards
(Rogue One, Godzilla), il film è
interpretato da John David Washington (Tenet),
Gemma Chan (Eternals), Ken Watanabe
(Inception), Sturgill Simpson (Io e
Lulù), l’esordiente Madeleine Yuna Voyles e
la vincitrice dell’Academy Award Allison Janney
(Tonya). La sceneggiatura è di Gareth
Edwards e Chris Weitz, da un soggetto di
Edwards. Il film è prodotto da Gareth Edwards, p.g.a., Kiri
Hart, Jim Spencer, p.g.a. e Arnon
Milchan, mentre Yariv Milchan, Michael Schaefer,
Natalie Lehmann, Nick Meyer e Zev Foreman sono i
produttori esecutivi.
In una guerra futura tra la razza
umana e le forze dell’intelligenza artificiale, Joshua
(Washington), un ex agente delle forze speciali in lutto per la
scomparsa della moglie (Chan), viene reclutato per dare la caccia e
uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA
che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine
alla guerra… e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di
agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del
territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma
apocalittica, che è stato incaricato di distruggere, è un’IA con le
sembianze di un bambino.
Dopo il notevole successo
della
prima stagione, Winning Time torna con i nuovi
episodi della seconda dedicati alla dinastia dei grandi Los Angeles
Lakers degli anni ‘80. Lo show che vede coinvolto Adam
McKay come produttore esecutivo si concentra stavolta
sulla stagione che portò o gialloviola a scontrarsi finalmente con
i rivali storici Boston Celtics nelle NBA Finals del 1984, una
delle serie più ricordate della storia del basket NBA.
Il primo episodio di
Winning Time
stagione 2 si apre con una delle sequenze più forti e
spettacolari viste di recente: “Tutti gli amanti di questo
sport ricordano quel famoso 27 maggio 1984 – spiega la regista
dell’episodio e produttrice esecutiva Salli Richardson-Whitfield
– Sono molto fiera di come abbiamo iniziato la seconda
stagione, dopo aver fatto il pitch iniziale di come volevo girare
la sequenza ho avuto un team di professionisti encomiabili che ha
messo in scena magnificamente la mia idea. L’energia che abbiamo
sprigionato è notevole, col mio partner in crime Tood Banhazi,
direttore della fotografia e regista del terzo episodio, abbiamo
fatto un gran lavoro.”” Volevamo farne un action-movie –
conferma proprio Banhazi – un film di zombie in cui i giocatori
dei Lakers vengono inseguiti dai mostri assetati di vendetta appena
escono dal campo da gioco. Per questa sequenza ci siamo davvero
spinti al limite, sconfinando idealmente nell’horror.”
Una delle chiavi del
successo di Winning Time sta nella notevole
ricostruzione d’epoca fatta dalla costumista Emma
Potter e dal set designer Richard Toyon,
il quale ha dichiarato: “Sono dovuto partire dall’idea di dover
costruire, non ricreare un universo. Questo mi ha aiutato a
lavorare cercando una coerenza interna non soltanto al mio lavoro,
ma anche nella coordinazione con Emma. Nella seconda stagione poi
esploriamo maggiormente il lato privato dei protagonisti,
soprattutto di Jerry Buss. La ricostruzione della sua abitazione,
la famosa villa che Douglas Fairbanks regalò a Mary Pickford, ci ha
impegnato moltissimo.”“Anche a livello di costumi Jerry
ha rappresentato una nuova sfida – commenta Emma Potter –
perché appunto ne scopriamo una seconda versione: oltre alla solita
pubblica, altisonante, con le camicie sbottonate e gli abiti
sportivi costosissimi, nei nuovi episodi esploriamo anche la
dimensione privata dall’imprenditore, il suo lato casalingo in cui
può in qualche modo abbassare la guardia, soprattutto adesso che ha
un interesse sentimentale. Ecco quindi le tute in poliestere, abiti
più confortevoli e capaci di esplicitare l’aspetto nascosto del
personaggio. Jeanie Buss vedendo le nuove puntate ci ha scritto
dicendo di sentirsi più vicina a suo padre, di averlo rivisto negli
episodi. È stata una bella soddisfazione.”
Uno degli aspetti
fondamentali per la riuscita di Winning Time era
ovviamente quello di riproporre scene di famosi match di basket nel
modo più spettacolare e insieme accurato. Di questo si è occupato
il Basketball Producer Idan Ranvin: “Volevamo
evitare una ricostruzione effettiva del gioco, per quello gli
spettatori possono andare su Youtube e vedere i vecchi filmati.
Abbiamo preferito concentrarci su quello che non si vede, sugli
sguardi tra avversari acerrimi come Magic e Larry Bird. Le
sensazioni, le tensioni, i duelli fisici e psicologici che si
combattono durante una partita di basket, questo regala al pubblico
Winning Time. Altro aspetto fondamentale per la riuscita era far
muovere gli attori col linguaggio del corpo che sul parquet
possedevano gli atleti che interpretano. Quincy Isaiah per esempio
ha un passato di atleta al college che ne ha sviluppato un tipo di
fisico e di qualità in grado di esprimere potenza. Abbiamo dovuto
rimodellare il suo modo di essere atleta, renderlo più sfumato ed
elegante, fare in modo che possedesse quelle qualità cestistiche
che gli permettessero anche di improvvisare durante le riprese. Col
modo di giocare iconico che Magic Johnson possedeva,
ogni movimento
doveva sembrare autentico, e allo stesso tempo efficace per essere
filmato, cinematico. Una volta lette le sceneggiature, siamo andati
in palestra per ricostruire i momenti richiesti dei vari match,
cercando di anticipare da che angolazione sarebbero state
girate.”
Winning
Time possiede poi una colonna sonora d’epoca in grado di
coprire ogni genere di musica prodotta in quel periodo. La
selezione principale è opera del Music Supervisor Gabe Hilfer:
“Noi del dipartimento musica abbiamo avuto la fortuna di vedere
il girato, la sua forza propositiva grezza, quasi corrosiva:
abbiamo subito capito che dovevamo puntare in alto, adoperare il
meglio della musica anni ‘80. Per la scena iniziale del primo
episodio ad esempio Prince è stata immediatamente la prima opzione,
la sua musica si sposava perfettamente con le immagini e il
montaggio. Non voglio spoilerare altre grandi canzoni che abbiamo
inserito nel corso delle nuove puntate ma voglio citare una scelta
controcorrente per il gran finale: abbiamo
ottenuto una canzone dei Led Zeppelin che non credo sia mai stata
adoperata in nessuna serie o film, si tratta di un gioiello di
musica raro e potentissimo, perfetto per costruire un grande
spettacolo. Sono davvero entusiasta sia della scelta che dell’uso
che ne abbiamo fatto. Sono un band notoriamente restia a far
adoperare la propria musica in qualsiasi tipo di show. Avere Prince
all’inizio e i Led Zeppelin alla fine è una specie di grande
cerchio di musica che si chiude.”
L’ultima parola su
Winning Time spetta infine a Kevin
Messick, uno degli Executive Producer dello show:
“Posso assicurare che non era assolutamente facile realizzare
una serie in costume sul basketball, su giocatori iconici come
Johnson, Bird, Kareem. Rendere credibile questo sport sul piccolo
schermo è stato uno sforzo enorme, anche produttivo. Voglio rendere
il doveroso tributo alla nostra casting director Francine Maisler,
che ha messo insieme un cast incredibile di attori da Oscar con
altri alla prima vera grande esperienza mainstream. Penso che se
non avessi scovato Quincy non avremmo potuto fare lo show. È un
attore e un uomo speciale, ha incarnato perfettamente lo spirito e
l’anima nascosta di Magic Johnson.”
Da oggi in rete il trailer
ufficiale dell’attesissimo film Mary e lo Spirito di Mezzanotte, di Enzo
d’Alò, il pluripremiato regista italiano di indimenticabili
capolavori come La Gabbianella e il Gatto, La Freccia
Azzurra, Pinocchio, Opopomoz e Momo alla Conquista del
Tempo, distribuiti con successo nel mondo. Mary e lo Spirito di
Mezzanotteuscirà al cinema dal 16
novembre con BiM Distribuzione.
Dopo l’anteprima mondiale
alla Berlinale 2023 e la partecipazione in concorso ad altri
importanti festival internazionali,
Mary e lo Spirito di Mezzanotte sarà
presentato in anteprima nazionale a Lucca Comics
and Games sabato 4 novembre. Tratto dal bellissimo romanzo
di Roddy Doyle La gita di mezzanotte, edito in Italia da
Guanda, il film celebra quattro generazioni di donne, complici tra
loro e legate da un grande amore. Una storia contemporanea
ambientata in una rigogliosa Irlanda d’estate dai colori vividi e
paesaggi mozzafiato.
La trama di Mary e lo
Spirito di Mezzanotte
Mary ha 11 anni e un’incontenibile
passione per la cucina: vuole diventare una grande chef. Sua nonna
Emer, con cui ha un rapporto davvero speciale, la incoraggia a
realizzare il suo sogno. Ma ogni percorso ha i suoi ostacoli, anche
imprevedibili, e affrontarli può diventare un’avventura. Mary
inizia così un emozionante viaggio che supera le barriere del
tempo, in cui quattro generazioni di donne avranno modo di
confrontarsi e conoscersi profondamente. Una delicata storia di
crescita, piena di ironia.
Prime
Video ha svelato oggi il poster di Everybody
Loves Diamonds, la nuova serie heist con risvolti da
commedia interpretata da
Kim Rossi Stuart,
Anna Foglietta, Gian Marco Tognazzi, Carlotta Antonelli
eLeonardo Lidi, e con la partecipazione
di Rupert Everett e Malcolm
McDowell nel ruolo di Khan. La serie Original italiana è
ispirata al “Colpo di Anversa” del 2003, definito dai media
internazionali “il più grande furto di diamanti al mondo”, e sarà
disponibile dal prossimo 13 ottobre in esclusiva su Prime Video in oltre 240 paesi e territori nel
mondo.
La serie in otto episodi segue uno
squinternato gruppo di ladri capeggiati da Leonardo Notarbartolo
(Kim Rossi Stuart), che, con un piano geniale, riesce ad aggirare
il sistema di sicurezza all’avanguardia dell’Antwerp Diamond Centre
e a rubare pietre preziose per milioni di dollari. Everybody Loves
Diamonds è diretta da Gianluca Maria Tavarelli, prodotta da Mario
Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, una società del gruppo
Fremantle, e scritta da Michele Astori, Stefano Bises, Giulio
Carrieri e Bernardo Pellegrini. Nel cast internazionale anche Johan
Heldenbergh, Synnøve Macody Lund, Remo Girone, Jean Janssens, Issam
Dakka, Peter Van Den Begin, Elia Schilton, Slavko Sobin e Athaya
Mokonzi.
Everybody Loves Diamonds si unirà a
migliaia di film e serie già presenti nel catalogo di Prime Video,
tra cui le produzioni italiane Original The Bad Guy, Prisma, Bang
Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di
conoscerti, The Ferragnez – La serie S1 e S2, All or Nothing:
Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e S2, Vita da Carlo, FERRO,
Celebrity Hunted – Caccia all’uomo S1, S2 e S3, e LOL: Chi ride è
fuori S1, S2 e S3; le serie pluripremiate The Marvelous Mrs. Maisel
e Lizzo’s Watch Out for the Big Girls, la serie satirica sui
supereroi The Boys e grandi successi come Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack Ryan di Tom
Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici Vite, The
Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani, Reacher e
Il principe cerca figlio, oltre a contenuti in licenza disponibili
in più di 240 paesi e territori nel mondo, e le dirette in
esclusiva in Italia delle migliori partite del mercoledì sera della
UEFA Champions League, oltre che della Supercoppa UEFA, fino alla
stagione 2026/27. Altri titoli Original italiani già annunciati
sono le serie Gigolò per caso, Antonia, No Activity – Niente da
segnalare, Sul più bello – La serie, gli show Karaoke Night –
Talenti Senza Vergogna, LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro,
AMAZING – FABIO DE LUIGI, i film Elf Me, Il migliore dei mondi,
Pensati Sexy, oltre ai rinnovi per nuove stagioni di Monterossi,
Sono Lillo, Prova Prova Sa Sa e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo.
È stata inoltre annunciata la serie Citadel: Diana, il capitolo
italiano dell’universo Citadel.
Scorrendo la filmografia
versatile e curiosa di Craig Gillespie ci si
accorge piuttosto facilmente di quanto il regista sia propenso a
farsi cantore non sempre bonario di “outsider”, costretti dai loro
limiti umani o da un sistema coercitivo ai margini del tessuto
sociale. Pensiamo al poetico e allo stesso modo disturbante
Ryan Gosling di Lars e una ragazza tutta
sua (ancora oggi il suo film maggiormente azzardato e
riuscito), alle
Margot Robbie e Allison Janney
velenose figlia e madre in Tonya,
e in fondo anche alla folgorante
Emma Stone di Crudelia,
forse la combinazione migliore di Gillespie quando si tratta di
abbinare mainstream e visione personale.
Il suo nuovo Dumb
Money si inserisce coerentemente con questo discorso
cinematografico che vuole dare voce a chi troppo spesso non ce
l’ha: raccontando la vicenda che riguarda il celeberrimo caso
finanziario riguardante le azioni di GameStop –
tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 tenne incollata ai
notiziari mezza America – Gillespie mette in scena come qualche
volta, anche si i casi sono purtroppo sempre più rari, l’uomo
comune possa mettere i bastoni tra le ruote del carro dei potenti,
bloccandolo se non addirittura rovesciandolo. La storia di
Dumb Money segue infatti le gesta di Keith Gill
(Paul Dano) sconosciuto consulente finanziario e
youtuber incallito il quale, scommettendo sulle azioni della catena
di negozi di videogiochi in quel momento sull’orlo del fallimento,
mise in enorme crisi molti colossi della finanza americana
sollevando soprattutto attraverso Reddit una vera e propria azione
popolare. Quando le azioni della società si impennarono fino a un
valore inaudito, quello stesso “sistema” di potere messo con le
spalle al muro intervenne in maniera perentoria (e legale?) a
ripristinare lo status quo.
Dumb Money, buoni e cattivi insieme
Sfruttando la
sceneggiatura articolata e precisa di Lauren Schuker
Blum e Rebeca Angelo – a sua volta tratta
dal libro The Antisocial Network di Ben
Mezrich – Craig Gillespie costruisce un
puzzle umano composito e frizzante, dividendo con sardonica
raffinatezza i buoni dai cattivi senza necessariamente farne due
schieramenti opposti e contrastanti. L’umanità rappresentata in
questo suo lungometraggio, come d’altronde nei migliori tra i suoi
precedenti, viene messa in scena in tutte le sue declinazioni,
anche quelle meno edificanti. Non ci sono eroi integerrimi o
antagonisti votati esclusivamente al male in Dumb
Money, soltanto esseri umani che tentano di fare il meglio
possibile anche quando si tratta magari soltanto del proprio
tornaconto personale. Senza spingere eccessivamente sul pedale
della satira sociale Gillespie ci presenta personaggi di cui è
facile ridere, che vengono sorpresi o addirittura sbeffeggiati
dalle situazioni anche quando dovrebbero essere in grado di
fronteggiarle. Sotto questo punto di vista il Gabe Plotkin
interpretato da un efficacissimo Seth Rogen diventa la figura maggiormente
comica del film, una specie di “Candido” sprovveduto che si ritrova
a gestire e perdere miliardi di dollari senza quasi capirne il
perché.
Da parte sua, il candore e
la saggezza di Gill sono il contraltare preciso – ma non distante,
non “altro” rispetto a Plotkin – che rende Dumb
Money un film basato su una dualismo tanto efficace
proprio perché molto più sfumato di quanto non si creda. E proprio
questo voler inserire tutte le parti in causa dentro un universo
che in fondo le contiene senza separarle eccessivamente risulta a
conti fatti il freno di Dumb Money: pur
funzionando senza evidenti difetti il film sembra in alcuni momenti
“frenato”, quando invece avrebbe potuto spingersi più a fondo nello
sfruttare la commedia sociale corrosiva e non conciliatoria che
Gillespie ha ampiamente dimostrato di saper padroneggiare, basta
ricordare la ferocia di Tonya.
Un altro caso di ingiustizia sociale contemporanea
Con Dumb
Money – il titolo deriva dall’epiteto dispregiativo con
cui i falchi della finanza americani chiamano i piccoli investitori
che guadagnano a loro confronto irrisorie somme di denaro – ci
troviamo di fronte al racconto sincopato e sbarazzino di un altro
piccolo grande caso di ingiustizia sociale contemporanea, un
episodio che ha però dimostrato quanto l’unione della moltitudine
silenziosa possa invece diventare il ruggito di chi si oppone allo
sfruttamento economico. Un film estremamente “americano” nella
storia e
nell’esposizione, con tutti i pregi e i limiti che ne derivano. Un
prodotto senza dubbio da vedere e apprezzare, a cui ha voluto
partecipare un cast nutrito e affiatato.
Mentre siamo ancora in attesa del
primo trailer del film, la Warner Bros ha diffuso
la prima sinossi ufficiale di Aquaman e il
Regno Perdutoin testa
all’inizio ufficiale dell’avvio della campagna marketing per il
film. Ecco di seguito la nostra traduzione:
Non essendo riuscito a
sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal
bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti
a nulla pur di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa
volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il
potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e
malvagia. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm,
l’ex re di Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per
stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da
parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la
famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione
irreversibile.
Jason Momoa è atteso di
nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il
Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo
seguito, diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta
Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.David Leslie Johnson-McGoldrick,
collaboratore ricorrente di Wan, scriverà la
sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter
Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema
il 21 dicembre.
“Non ridere papà, io diventerò
un fantino.” – Il mio amico Tempesta
Il cavallo. Sono tante le culture che hanno venerato questo animale
nel corso della storia, simbolo non solo di libertà, ma anche di
estrema forza. Al suo essere possente e nobile, che indubbio ne
decreta la bellezza, bisogna affiancargli il merito d’essere un
fedele compagno per l’uomo, tanto che il loro rapporto è stato
perfino oggetto di analisi nel tempo.
La relazione
cavallo-cavaliere è caratterizzata da una specifica
connessione emotiva, nella quale mutuo rispetto e fiducia reciproca
sono principi fondamentali e imprescindibili. Ecco perché nel
cinema sono molti i registi che hanno attinto da questo speciale
legame, traslando in linguaggio cinematografico storie intime,
volte a dimostrare quanto l’unione fra uomo e animale possa essere
potente esattamente come quella fra simili. Ed è di questo che
Christian Duguay vuole parlare nel suo nuovo
filmIl mio amico Tempesta: di un
amore senza tempo, che ha la sensibilità giusta per dialogare con
tutti e scavare in profondità, arrivando dritto al cuore. La
pellicola è tratta da un romanzo per ragazzi che si intitola
Tempete au haras di Christophe Donner, e sarà nelle sale
cinematografiche dal 14 settembre, distribuito da
Eagle Pictures.
Il mio amico Tempesta, la
trama
Quanto può essere magico nascere
insieme ad un puledro? Domanda forse strana, ma se immaginata in un
contesto in cui vivere a stretto contatto con la natura è
all’ordine del giorno, allora non lo è più. Questo è quello che
succede a Zoé, la cui madre Marie (Mélanie
Laurent), veterinaria della sua stessa scuderia,
partorisce nell’esatto momento in cui sta assistendo Bella
Intrigante, una cavalla da corsa, in un parto difficoltoso. È
quell’attimo, quella connessione, che alimenta la passione di Zoé
per i cavalli, qualcosa che ha dentro dalla nascita, si potrebbe
dire, e che non può smettere di crescere, soprattutto quando crea
con Tempesta, nuova figlia di Bella Intrigante, un binomio
straordinario.
Una notte, però, a causa di un forte
temporale che si abbatte su tutta la scuderia, i cavalli si
imbizzarriscono e nel tentativo di metterli al sicuro, Zoé si
ritrova sbattuta a terra da Bella Intrigante e poi schiacciata da
Tempesta. Rimasta disabile, la bambina è costretta ad affrontare un
lungo percorso di riabilitazione, che la allontana lentamente dal
mondo equestre. Fino a quando il Grand Prix d’Amerique non la
chiama a rapporto: Tempesta è l’ultima speranza: se non vince lei,
il ranch di famiglia potrebbero chiudere. Ma la cavalla si fa
montare solo in un certo modo e forse il destino vuole che sia
proprio Zoé, che nel frattempo ha trovato una soluzione per salire
ancora in sella, a farlo…
Sulla scia di un cult
Che a Duguay interessasse l’amicizia
fra un uomo e il proprio compagno a quattro zampe, e la lealtà
reciproca costruita secondo le leggi del cuore, è in realtà chiaro
da diversi anni. Non è la prima volta che il regista affronta
l’argomento, e soprattutto che esplora il mondo equestre,
principalmente delle corse: basti pensare a Jappeloup,
uscito dieci anni fa. Ma senza andare troppo indietro, uno degli
esempi più recenti è Belle & Sebastien – L’avventura continua. Il focus
rimane in ogni caso un animale, il suo mondo, la sua devozione. E
quanto essi fungano molto spesso da terapia, da anti-stress,
diventando una piccola oasi di felicità grazie alla quale si fatica
meno ad affrontare la quotidianità.
Per Il mio amico
Tempesta, Duguay sembra però voler seguire le tracce
di un film specifico: L’uomo che sussurrava ai
cavalli, diretto e interpretato da
Robert Redford. Un racconto, dunque, di vera passione, seppur
all’inizio fatichi a ingranare la marcia. I primi trenta minuti
sembrano infatti non avere il carburante necessario per lanciare la
storia. Nel seguire le diverse fasi di Zoé, il regista in un primo
momento affatica la narrazione, allungandola un po’ troppo, tanto
da spostare eccessivamente in avanti l’incidente scatenante (che
ricordiamo non dovrebbe superare la ventina di minuti massimo).
Dopo un primo atto che va abbastanza a rilento, di cui si poteva
sicuramente tagliare qualche scena superflua, il film si scioglie e
inizia ad acquistare movimento e ritmo. Seguiamo Zoé nella sua
crescita, la vediamo prendere confidenza con la scuderia,
approcciarsi a cavalli di razze diverse e poi legarsi ad uno in
particolare, la sua Tempesta. Tempesta di nome e di fatto, che le
regalerà i ricordi più belli della sua adolescenza.
Vivere delle proprie passioni
È dunque dal secondo atto in poi che
Il mio amico Tempesta si concretizza,
lavorando su alcune tematiche dalla grande forza emotiva, operando
su sequenze sì dalla lacrima facile, ma che non scadono mai nel
lezioso o nel posticcio. Duguay indugia spesso sulla sua
protagonista, una Charlie Paulet mai fuori luogo e sempre misurata
nel restituire il dolore di una bambina che vede infrangersi il
proprio sogno davanti agli occhi. Fissando la macchina da presa su
di lei, il regista ne intercetta ogni passaggio, decisione e
sguardo, che la portano ad una chiara consapevolezza di sé e del
suo animale. Insieme a Zoé corriamo. Lei,
gradualmente, corre: incontro alla vita, a cavallo, verso il suo
sogno che, dopo tanti sacrifici, vede alla fine farsi realtà. Tutti
gli step vengono superati, Duguay non vuole lasciare niente al caso
e non dà niente per scontato.
Perché è solo in questo modo che può
rendere vero il legame con la sua Tempesta, la quale la porterà
alla vittoria del Grand Prix d’Amerique. Ed è così, attraverso una
particolare storia di formazione, che Il mio amico
Tempestaparla di disabilità, di ippoterapia,
di resilienza, di paure che si superano con la forza delle proprie
passioni. Perché quando si ama qualcosa e la si ama con
anima, corpo e cuore, la fatica non la si percepisce. E neanche
l’invalidità. Come Zoé, che pur non muovendo le gambe riesce
comunque a montare il suo cavallo perché mossa da sentimenti di
fiducia verso se stessa in primis e poi verso l’animale. Pur con
qualche difetto iniziale, e nonostante non si faccia riconoscere
per l’originalità del racconto, Christian Duguay ci dona un film
delicato, dolce nella sua messa in scena, toccante. Profondo. Che
si fa guardare nonostante le sue prevedibili progressioni e non
chiede tanto, se non quello di ricordarci quanto sia importante non
lasciarsi abbattere dalle difficoltà che si incontrano lungo il
cammino. E quanto sia fondamentale l’empatia con un animale.
Qualsiasi esso sia.
Il casting di Hugh
Grant nei panni di un Oompa Loompa per Wonka ha portato una serie di
polemiche contro cui si è schierato il regista del film,
Paul King (Paddington). Il film vede Timothée Chalamet nei panni di una
versione giovane del produttore di caramelle nato dalla penna di
Roald Dahl in Charlie e la fabbrica di cioccolato.Wonka è un film sulla storia delle sue origini,
che mostra l’ascesa del famoso cioccolatiere Willy Wonka e del suo
primo incontro con gli Oompa Loompa.
In seguito alla controversia sul
casting, Paul King ha difeso la sua decisione di
scegliere Grant per il ruolo degli Oompa Loompa.
Come racconta King a Total Film (tramite Games Radar), il regista ha
immaginato gli Oompa Loompa come “questi
esseri incredibilmente piccoli”. Avendo lavorato con Grant in
Paddington 2, King sapeva che l’attore era “il
più divertente e sarcastico” con cui avesse lavorato, quindi
sarebbe stato in grado di affrontare i classici personaggi in
miniatura.
“Ero incantato dall’idea di
questi esseri incredibilmente piccoli, molto più piccoli persino di
me, a misura di bambino. La voce e l’atteggiamento degli
Oompa Loompa derivano dalla rivisitazione dei
libri: lunghe canzoni piene di umorismo, sarcasmo, superiorità e
disprezzo. Quindi stavo pensando che per quel personaggio serviva
uno che fosse in grado di essere una vera merda. E ho pensato: “Ah,
Hugh [Grant]!” Perché è la persona più divertente e sarcastica che
abbia mai incontrato! Eravamo già stati lì con Paddington 2. Ho
dovuto scrivergli questa lettera imbarazzante, dicendo: “Sei bravo
a interpretare i vecchi radioamatori slavati… ‘” “Una volta che
vedi Hugh Grant come un uomo arancione alto 18 pollici con i
capelli verdi, “dici, ‘Ah, sì. So cosa sono gli Oompa
Loompa. Tutto ha perfettamente senso.'”
Wonka, tutto quello che
sappiamo sul film
Wonka è diretto dal regista di
“Paddington” Paul King e vede come
co-protagonisti Keegan-Michael Key, Rowan Atkinson, Sally Hawkins e
Olivia Colman.
Chalamet ha dichiarato alla stampa al CinemaCon di
aprile che la sua versione del personaggio non sarebbe stata
“cinica” come le precedenti iterazioni interpretate da Gene Wilder
o Johnny Depp. “Questo è un Willy pieno
di gioia, speranza e desiderio di diventare il più grande
cioccolatiere“, ha detto Chalamet, che ha anche rivelato di
aver nuotato nel vero cioccolato fuso durante le riprese delle
scene del film.
Wonka
è basato sui personaggi di Roald Dahl, ispirato in particolare da
uno dei personaggi più amati di Dahl e si svolge prima degli eventi
di Charlie e la fabbrica di cioccolato,
si legge nella sinossi. Nel cast anche Matthew Baynton, Jim
Carter, Tom Davis, Simon Farnaby, Rich Fulcher, Kobna
Holdbrook-Smith, Paterson Joseph, Calah Lane, Matt Lucas, Colin O’
Brien, Natasha Rothwell, Rakhee Thakrar e Ellie White.
Willy Wonka è stato
creato dal famoso autore Roald Dahl. Il
personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la
fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte
per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in
questione. Paul King, il regista dietro la
serie di Paddington, firma la regia di
Wonka,
che uscirà al cinema il 14 dicembre 2023.
Isabella Rossellini e Shigeru
Umebayashi riceveranno il Premio alla Carriera nel corso
della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si svolgerà dal
18 al 29 ottobre 2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio
Morricone. Lo annuncia la Direttrice Artistica Paola
Malanga con Gian Luca Farinelli,
Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e Francesca
Via, Direttrice Generale.
Isabella Rossellini è un’artista
poliedrica e anticonformista, figlia di Ingrid
Bergman e di Roberto Rossellini: la Festa
celebrerà il suo talento creativo attraverso un incontro con il
pubblico e una retrospettiva di opere che l’hanno vista
protagonista come filmmaker, sceneggiatrice e attrice di
straordinario valore. Accanto ad alcuni successi da interprete
famosi in tutto il mondo (da Velluto
blu di David Lynch
a La morte ti fa bella di
Robert Zemeckis fino a La
chimera di Alice Rohrwacher),
il pubblico potrà scoprire o riscoprire le serie da lei dirette sul mondo degli animali
(Green
Porno,Seduce MeeMammas), che conciliano brillante ironia e rigore
scientifico; ammirare il documentario My
Dad Is 100
Years Olddi
Guy Maddin, da lei scritto e interpretato per
celebrare il centenario della nascita del padre;
rivedere i suoi esordi
in televisione ne “L’altra domenica” di Renzo
Arbore. Fra
le opere in programma anche Stromboli (Terra di
Dio) di
Roberto Rossellini, il primo film del cineasta
girato con Ingrid Bergman,
e Sinfonia d’autunno di
Ingmar Bergman, ultimo film interpretato dalla
Bergman. La Festa presenterà inoltre A Season with
Isabella Rossellinidi Marian
Lacombe, documentario ambientato tra il set
de La chimera e la Mama Farm,
l’azienda di agricoltura rigenerativa che Isabella Rossellini ha fondato nel 2013 nello
Stato di New York e porta avanti da dieci anni con appassionata
determinazione.
Il
compositore giapponese Shigeru Umebayashi è autore
di alcune fra le più iconiche colonne sonore della storia del
cinema mondiale. La sua opera, che si situa alla confluenza fra
musica orientale e occidentale, è unica, vibrante e intensa. Grazie
a uno stile originale e assolutamente riconoscibile,
Shigeru Umebayashi collabora, fra gli altri, con
straordinari cineasti come Wong Kar-wai
(In the Mood for
Love, 2046,The
Grandmaster), Zhāng Yìmóu
(La foresta dei pugnali
volanti, La città
proibita) e Yuen Woo-ping
(True Legend, Crouching
Tiger, Hidden Dragon: Sword of
Destiny). Autore molto amato a livello
internazionale, Umebayashi ha lavorato inoltre nei
filmA Single Man di
Tom Ford, Hannibal Lecter – Le
origini del male di Peter
Webber e, in Italia, con Roberta Torre
(Mare nero) e Marco Simon
Puccioni (Come il
vento).
Shigeru Umebayashi sarà
protagonista di un incontro con il pubblico; gli spettatori della
Festa del Cinema potranno inoltre riscoprire alcuni film di culto
come In the Mood for
Love.
Con l’uscita di L’esorcista:
Il credente proprio dietro l’angolo, il
classico franchise horror tornerà a spaventare una nuova
generazione di pubblico. Ora, un’esclusiva di Total Film ha rivelato delle
anticipazioni al film, confermando che si tratterà di un ritorno
alle origini.
La nuova immagine dal film ci presenta Olivia
Marcum, che nel film interpreta Katherine, una delle due
ragazze possedute nel film. Inutile dire che la possessione
demoniaca è un concetto terrificante e il film non si tira indietro
nel mostrare quanto possa essere brutale. Uno dei tratti distintivi
del franchise de L’Esorcista è infatti la natura
grottesca delle vittime possedute, e il film non fa eccezione, con
l’immagine che riecheggia efficacemente l’aspetto di Regan del film
originale. Resta da vedere se il film può essere anche da solo,
senza l’eco dell’originale, un film horror avvincente.
A corredo dell’immagine, la rivista
ha pubblicato anche un’intervista a Ashley Rae
Trisler, coordinatrice degli stuntman per L’esorcista:
Il credente: “[Ci sono] alcune scene di
grande impatto, sorprendenti, che potrebbero potenzialmente
superare ciò che la gente ricorda di 50 anni fa,” ha detto
Trisler. Il mondo è cambiato in modo significativo dalla produzione
del primo film, cosa che, secondo Trisler, ha aggiunto importanza a
garantire la sicurezza dei giovani attori.
L’esorcista – Il credente, tutto quello che sappiamo
sul film
L’esorcista:
Il credente si concentrerà sul padre di una
bambina posseduta, che in cerca di aiuto entrerà in contatto con
Chris MacNiel (Ellen Burstyn).
La Burstyn riprenderà il suo ruolo de L’esorcista, dove
era la madre di Regan (interpretata da Linda Blair),
per aiutare a combattere il possesso della bambina e di una sua
amica. Oltre alla Burstyn, il cast di L’esorcista – Il
credente include Leslie Odom Jr.
(Hamilton), Ann Dowd (The Handmaid’s
Tale), Raphael Sbarge (C’era una
volta) e la cantante Jennifer Nettles.
Con un cast di talento riconoscibile
che dà vita al film, L’esorcista:
Il credentesta prendendo forma
come un degno seguito di
L’esorcista. La decisione di avere tutti i film nel
canone di indica inoltre che ci saranno riferimenti anche agli
altri quattro titoli della serie. Il nuovo film, però, segna anche
l’inizio di una nuova trilogia di sequel,
similmente a quanto fatto anche con i sequel di Halloween,
di cui appunto Green è stato regista.
Resta però da vedere come questo
nuovo film si affermerà presso il grande pubblico. Mentre Green si
è dimostrato un talentuoso regista slasher con Halloween,
i suoi sequel Halloween Kills e
Halloween Ends non sono
stati particolarmente apprezzati né dal pubblico né dalla critica.
Tuttavia, con L’esorcista – Il credente, che
crea una nuova storia all’interno dell’universo di
L’esorcista, il film potrebbe svelare nuovi entusiasmanti
aspetti degni di essere raccontati.
Distintasi grazie alla serie
Euphoria, l’attrice Hunter Schafer è in
breve divenuta una delle maggiori star della sua generazione,
richiestissima per il cinema, la televisione ma anche per il
settore della moda, essendo lei una delle più popolari modelle del
momento. La sua è dunque una carriera in piena ascesa, supportata
da un talento, una presenza scenica e un’intensità per la
recitazione con pochi eguali tra i suoi coetanei.
Ecco 10 cose che non sai
sull’attrice Hunter Schafer.
Hunter Schafer: i suoi film e le
serie TV
1. È nota per una celebre
serie TV. Il primo ruolo d’attrice per Schafer è stato
quello nella popolare serie HBO Euphoria, dove
interpreta il personaggio Jules recitando accanto ad attori come
Zendaya,
Jacob Elordi e
Sydney Sweenye.
Ad oggi si tratta dell’unico progetto televisivo a cui ha
partecipando, recitando in entrambe le stagioni ad ora prodotte e
naturalmente sarà presente anche nella terza stagione, attualmente in
fase di sviluppo.
2. Ha diversi film per il
cinema in arrivo. L’attrice deve ancora compiere il suo
debutto sul grande schermo, ma quel momento arriverà presto grazie
a Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serprente, con protagonista Rachel Zegler.
Diversi sono poi i film per cui Schafer è già confermata come parte
del cast, tra cui si annoverano il thriller Cuckoo, di cui
è protagonista, il misterioso And, nuovo film di Yorgos
Lanthimos con Emma Stone, e
il nuovo film di David Lowery, Mother Mary, con
protagonista Anne
Hathaway.
3. Ha diretto alcuni
videoclip e lavorato come doppiatrice. Da quando è entrata
a far parte del mondo dello spettacolo, Schafer non si è però
limitata solo alla recitazione, ma ha anche diretto due videoclip
musicali, ovvero quelli per il brano hornylovesickmess di
Girl in red, e quello per il brano Why Am I
Alive Now? di Anohni and the Johnsons. Oltre a ciò, ha anche
lavorato come doppiatrice per il film d’animazione giapponese
Belle, doppiando in lingua inglese il personaggio chiamato
Ruka.
Hunter Schafer in
Euphoria
4. Non intendeva far parte
della serie. Come da lei dichiarato, Hunter Schafer non ha
mai avuto intenzione di partecipare alla serie Euphoria. L’agenzia di modelle con cui
lavorava ha però visto il casting e l’ha convinta a fare
un’audizione, suggerendo che sarebbe stata fantastica per la parte.
Presentatasi dunque ai provini, Schafer ha da subito convinto
l’autore Sam Levinson e i produttori e il
personaggio è poi stato riscritto parzialmente sulle sue esperienze
di vita, così che potesse adattarsi meglio a lei.
5. Ha scritto un episodio
della serie. Oltre ad essere tra le protagoniste della
serie, Schafer ha anche partecipato alla scrittura di un episodio
di essa. Parliamo dell’episodio speciale che si concentra
interamente su Jules. A Sam Levinson, creatore e autore della
serie, si è dichiarato entusiasta di questa collaborazione nella
scrittura, soprattutto perché l’attrice ha significativamente
contributo nel tratteggiare con cura e rispetto i momenti dedicati
al rapporto di Jules con il suo percorso di transizione, alle
conseguenze psicologiche che questo ha comportato e al peso emotivo
che da tutto ciò è derivato.
Hunter Schafer in Hunger
Games
6. Il nuovo film della saga
segnerà il suo debutto al cinema. Nel film Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serpente, prequel di
Hunger Games (2012), ambientato 64 anni prima, Schafer
interpreterà Tigris Snow, cugina maggiore e confidente di
Coriolano, che lo consiglia in tutto. In seguito, come noto, il
personaggio diventerà una stilista nei Giochi e un’alleata di
Katniss Everdeen e della resistenza contro Panem. Il personaggio è
infatti già comparso in versione più adulta nell’ultimo film della
saga, interpretato da EugenieBondurant, mentre per Schafer segnerà il suo
debutto sul grande schermo.
Hunter Schafer è modella per Prada
e Dior
7. È unasupermodella. Prima di diventare celebre come
attice, Schafer ha iniziato a farsi strada nel mondo della moda,
partecipando a sfilate per le maggiori case di moda, come
Prada, Calvin Klein,
Dior, Miu Miu, Tommy
Hilfiger, Maison Margiela, Vera
Wang, Marc Jacobs, Versus
Versace e molte molte altre. Ancora oggi collabora con
molte di queste, tra cui in particolare Prada e Dior. Gli impegni
nel campo della recitazione non le hanno infatti impedito di
portare avanti questa sua attività.
Hunter Schafer e il fidanzato
Dominic Fike
8. Ha conosciuto il
fidanzato sul set. Nella seconda stagione della serie
Euphoria è entrato a far parte del cast l’attore e
cantautore Dominic Fike, il cui personaggio
intreccia un particolare rapporto con Rue e Jules, il personaggio
interpretato da Schafer. La vicinanza tra loro sul set ha poi
portato ad una vera e propria relazione tra l’attrice e Fike,
fotografati insieme in più occasioni a partire dal febbraio 2022. I
due sembra però si siano lasciati nel luglio del 2023.
Hunter Schafer è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice è presente sul
social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito
da ben 7 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare
oltre 100 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi
lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di
tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano
anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e
altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere
aggiornati su tutte le sue novità.
Hunter Schafer: età e altezza
dell’attrice
10. Hunter Schafer è nata
il 31 dicembre 1998 a
Trenton, New Jersey, StatiUniti. È alta
complessivamente 1,78 metri.
Hercule Poirot è
tornato. L’investigatore più famoso e baffuto del giallo,
nato da una delle più grandi penne del genere, Agatha Christie, è pronto a risolvere un altro
caso d’omicidio. A fare da sfondo al nuovo mistero non sono più gli
spazi claustrofobici di un treno e neppure le soleggiate
ambientazioni d’Egitto, ma la fredda, piovosa e mistica Venezia, la
quale offre il più suggestivo dei milieu finora proposti
negli adattamenti recenti, facilitando la tensione del suo
pubblico. Assassinio a Venezia, così il
titolo del
film, è ancora diretto e interpretato da Kenneth Branagh, il quale, a ben vedere,
sembra proprio divertirsi a vestire i panni di Poirot.
A differenza dei suoi predecessori,
il film
non aderisce completamente alla trama della sua controparte
cartacea, ma è più una rilettura del romanzo La strage degli
innocenti, uno dei whodunit meno famosi di Lady Mallowan. Del
libro restano però i punti cardine: la storia si svolge anche qui
nella notte di Halloween e ad essere protagonista è sempre la
dipartita di qualche malcapitato, per una mystery story
dalle venature soprannaturali. A stendere la sceneggiatura ancora
una volta il fedele Michael Green, con le musiche
di Hildur Guonadottir. Assassinio a
Veneziaè nelle sale cinematografiche dal 14
settembre, distribuito dalla Walt Disney Company
Italia.
Assassinio a Venezia, la trama
Diverso tempo dopo l’omicidio
passionale di Assassinio
sul Nilo, Poirot decide di ritirarsi in pensione
a Venezia. Sono gli anni del Dopoguerra, e precisamente siamo nel
1947. Il detective, un po’ come accaduto a Benoit Blanc in
Glass Onion, ha deciso di godersi la vita lontano
dagli omicidi, tanto che, per sfuggire a frotte di persone che ogni
giorno lo rincorrono fra i canali per sottoporgli un nuovo caso, ha
assunto un bodyguard, l’ex poliziotto Vitale Portfoglio (Riccardo
Scamarcio). Ma quando in città arriva un’amica di
vecchia data, nonché scrittrice di gialli di fama mondiale, Ariadne
Oliver (Tina Frey), Poirot si trova invischiato in
una situazione al limite del reale.
Spinto dalla stessa ad una festa di
Halloween, in un palazzo apparentemente infestato dai fantasmi, il
baffuto detective è costretto ad assistere ad una seduta spiritica,
tenuta dalla medium Mrs. Reynolds (Michelle
Yeoh). Ad essere invocata è la defunta Alicia Drake
(Esther Rae Tillotson), figlia della proprietara
dell’antico palazzo in cui si trovano, Rowena (Kelly
Reilly), morta suicida in seguito alle visioni degli
spettri di bambini che si aggirano fra le mura. Voci, finestre che
sbattono, fantasmi allo specchio, delitti inaspettati… cosa accade
in quella dimora? Poirot, pur avendo perso la fede, è pronto a
credere se qualcosa esiste oltre la morte e se la vita, così come
la conosciamo, cela presenze soprannaturali e collegamenti con
l’aldilà.
Venezia: fra razionalità e
religione
Per il suo terzo lavoro con
Christie, Branagh attinge (come sempre) dal preesistente materiale
sostanzioso e poi amplia il suo sguardo, punta verso nuovi
orizzonti e rimescola le carte in tavola, definendo
un
film nuovo, forse anche più audace oltre che
ambizioso, nel quale vuole confermare di essere un virtuoso, pur
rimanendo saldamente legato, almeno nello schema investigativo, al
giallo firmato Christie. Infatti, accanto alla detection
di Assassinio a Venezia, scorre una
seconda linea narrativa: il soprannaturale. Una
storia di fantasmi, oltre che di omicidi, che si annidano dentro un
palazzo della Venezia pittoresca degli anni del Dopoguerra, nel
quale vivono leggende e superstizioni. È chiaro sin da subito
l’intento del regista: tutto è costruito secondo la logica della
paura, per impregnare la narrazione di sfumature horror. Non si può
dunque fare a meno di evidenziare la sua bravura dietro la macchina
da presa: la regia, qui, è infatti più che mai a servizio del
racconto, quasi schiava della trama delineata.
Branagh mette in campo tutti gli
strumenti più congeniali al registro dell’opera: ci sono le
lenti anamorfiche che alterano lo spazio,
spettrale e lugubre, si ricorrere alla snorricam –
solo per Poirot – per mettere in rilievo la sua destabilizzazione,
e infine ci sono le inquadrature oblique, che tra
l’altro aprono il film e ne diventano costante, e che vogliono
essere una sorta di presagio. Ogni scelta registica, anche di
semplici piani, vuole favorire il senso di distorsione e pericolo.
Fa acquistare all’ambiente un’atmosfera funerea e angosciante,
certamente enfatizzata da una scenografia curata al dettaglio, nei
suoi minimi particolari, e in cui il contrasto di luci e ombre (con
una particolare attenzione alla luce intradiegetica) fanno da
benzina al setting sinistro. Oltre a restituire anche, a
livello drammatico e personale, il disturbo di Poirot e il suo
sentirsi smarrito, titubante e confuso. Credere o non credere? La
fede, la religione e il suo mistero è qualcosa di tanto prezioso
quanto di più delicato al mondo, e lui ne deve fare i conti. Deve
scegliere: rimanere razionali o abbandonarsi alla spiritualità?
Branagh innamorato del suo
Poirot
Se sul piano estetico e di forma
Assassinio a Venezia vince (e questo non
basta a far funzionare il film), purtroppo non si può dire lo
stesso riguardo la sua costruzione narrativa. Fra le prime
sbavature del film c’è l’insistenza a voler spaventare il
pubblico con la componente soprannaturale. Puntando sul
filone dell’horror, Branagh e Green sembrano perdere di vista il
vero senso dell’opera: l’indagine. Non ci sono effettivi depistaggi
e colpi di scena, c’è solo la speranza che lo spettatore faccia un
balzo di paura attraverso jumpscare molto scolastici e di
poco effetto, inseriti senza una vera cognizione di causa. Il
regista si arena in questo tentativo, vuole a tutti i costi
spaventare, e così facendo non riesce a mescolare bene i due
generi, tanto che il thriller soprannaturale non si regge su una
struttura solida e lucida. Ogni evento sembra volersi scoprire in
fretta, ogni soluzione arriva in un lampo, non c’è il piacere del
ragionamento o della sospensione, come invece si era più
riscontrato in Assassinio sull’Orient Express e
Assassinio
sul Nilo.
Il climax drammatico finale
è privo di vera tensione, poiché si trascina dietro una confusione
che pervade il pubblico sin dal secondo atto. Ne risente in tal
senso anche la coralità, una delle chiavi di volta degli
adattamenti di Branagh, qui però molto al margine. Avendo trovato
la sua personale chiave d’accesso al personaggio di Hercule Poirot,
l’attore/regista pecca quasi di egocentrismo e, innamorandosene un
po’ troppo, decide di avere un one man show. Il cast, meno
stellare rispetto ai predecessori, risulta essere una girandola di
characters tutto fuorché entusiasmanti e di spessore, causa molto
probabilmente anche il poco tempo a disposizione (103 minuti scarsi
rispetto agli altri due più lunghi). Assassinio a
Venezia risulta perciò essere una pellicola solo
dalle forti idee, che nel vano tentativo di farsi grande e
imponente nel cinema mainstream, scade nel banale, speriamo almeno
non finisca nel dimenticatoio.
Willem Dafoe,
che era presente a Venezia 80 in ben tre film, Povere
Creature, Pet Shop Days e Finalmente l’Alba, e al TIFF con Gonzo
Girl, ha potuto partecipare, a causa dello sciopero
SAG-AFTRA, soltanto a quest’ultimo e, parlando con Vanity Fair (via
Indiewire), ha spiegato che per
lui è stato molto doloroso non poter essere a Venezia per
promuovere i tre film con i quali era presente al Lido.
“Essere a Venezia con tre film
e non poterci andare mi ha spezzato il cuore”, ha detto Dafoe. “Ma
poi ho pensato: ‘È solo perché vuoi divertirti?’ Vivo in Italia ed
è emozionante vedere gli amici.” Ha continuato: “È
importante che i talenti siano coinvolti, in particolare nei film
indipendenti: è importante. Ecco perché sono così grato di sapere
che abbiamo raggiunto un accordo provvisorio [per “Gonzo Girl”]. E
la questione ovviamente è: se una piccola azienda indipendente può
farlo, perché non può farlo un grande studio? Ma mi dispiace non
essere potuto andare a Venezia”.
“Penso che dobbiamo andare avanti”,
ha detto Dafoe. “Capisco la loro strategia, ma penso anche che a
volte gli operatori del settore, particolarmente hardcore, non
pensano abbastanza al mondo, al mercato mondiale. Se non
partecipiamo a questi festival cinematografici, se non partecipiamo
alla vendita di film all’estero, prima di rendercene conto,
guarderemo tutti film d’azione tedeschi. Dato che siamo qui con la
benedizione del SAG, non so perché qualcuno direbbe di no ad un
accordo provvisorio, se ne avesse la possibilità. So che molte
persone non lo hanno fatto. Immagino che penserebbero che la loro
possa essere presa per mancanza di solidarietà, ma se un attore può
partecipare a un evento come questo è perché è sostenuto dal SAG
che sostiene e incoraggia gli accordi di questo tipo. Quindi per me
non è strano essere qui”.
Dafoe ha concluso: “Mi sento
più strano di [quando] non lavoro perché avevo alcune cose che
volevo fare davvero tanto e chissà se si ripresenteranno. Poi mi
siedo e dico: “Non essere egoista”. Non pensare a te stesso, pensa
al futuro”.Chiaramente ci sono alcune cose su cui
lavorare. Non ho mai parlato di ciò che faccio come azienda, ma il
business attorno a ciò che faccio è cambiato così tanto per cui le
cose devono essere affrontate.”
Ricordiamo che Povere Creature di Yorgos Lanthimos ha vinto il
Leone d’Oro a Venezia 80 e quindi per Willem Dafoe, e
per il resto del cast, deve essere stato ancora più difficile non
poter partecipare alla promozione di un film che è stato così tanto
amato dalla critica e dalla giuria del Festival.
Disney ha diffuso un nuovo spot tv
di The
Marvels, che arriverà al cinema l’8 novembre
prossimo. Il film vedrà Carol Danvers fare squadra con Monica
Rambeau e Kamala Khan, le tre formeranno un inedito trio di
“meraviglie” mettendo in scena Captain Marvel, Photon e Ms. Marvel,
salvando probabilmente la galassia da una situazione di pericolo.
Ecco lo spot:
The Marvels, la trama
Nel film Marvel StudiosThe Marvels,
Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi
carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi
compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un
rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della
sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli
della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora
un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve
fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare
l’universo come “The Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci saranno
anche Iman Vellani(Ms.
Marvel, che vedremo
anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo
modifiche, arriverà in sala il 8 novembre
2023.
Medusa Film ha diffuso il trailer
di L’ultima volta che siamo stati bambini, la
nuova commedia di e con
Claudio Bisio. Nel cast anche Alessio Di
Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo
McGovern Zaini, Marianna Fontana, Federico Cesari e Antonello
Fassari. Il film nelle sale dal 12
ottobre distribuito da Medusa Film è
una coproduzione Solea e
Bartlebyfilm, in associazione con Medusa
Film e in collaborazione con Prime
Video, prodotto da Sandra Bonzi,
Claudio Bisio, Massimo Di Rocco e Luigi Napoleone. Le
edizioni musicali sono a cura di Edizioni Curci –
Bartlebyfilm.
Nel film Quattro bambini
giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra
vera. Italo è il ricco figlio del Federale,
Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica,
Vanda è orfana e credente,
Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea. Sono
diversi ma non lo sanno e tra loro nasce “la più grande amicizia
del mondo”, impermeabile alle divisioni della Storia che insanguina
l’Europa.
Per loro tutto è gioco, combattono
in cortile una fantasiosa guerra fatta di missioni avventurose ed
eroismi, poi però fanno patti “di sputo” e non “di sangue” per
paura di tagliarsi. Ma il 16 ottobre il ragazzino ebreo viene
portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto.
Grazie al padre Federale di Italo, i tre amici credono di sapere
dov’è e, per onorare il “patto di sputo”, decidono di partire in
segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico.
L’ennesima missione fantasiosa entra nella realtà, i tre bambini
viaggiano soli in un’Italia stremata dalla guerra, fra soldati allo
sbando, disertori, truppe di tedeschi occupanti, popolazioni
provate e affamate.
I tre bambini non sono del tutto
soli, due adulti partono a cercarli per riportarli a casa:
Agnese, suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda,
e Vittorio, fratello di Italo. Lei cristianamente
odia la violenza e lui è un eroe di guerra fascista: sono diversi
e, al contrario dei bambini, lo sanno benissimo infatti litigano
tutto il tempo. Il doppio viaggio dei bambini e degli adulti
nell’Italia lacerata dalla guerra sarà gioco e terrore, poesia
fanciullesca e privazioni, scoperta della vita e rischi di morte:
un’esperienza capace di imprimere il suo sigillo su tutti i
personaggi coinvolti, cambiando la coscienza dei singoli e le loro
relazioni. Fino al sorprendente ma in fondo purtroppo logico,
finale.
Da sempre impegnato a portare al
cinema storie di carattere catastrofico come Independence
Day,Godzilla e
2012, il regista tedesco Roland Emmerich
è oggi sinonimo per il grande schermo di distruzione, invasione
aliena o attacchi terroristici. Uno dei suoi titoli più famosi a
riguardo è senza dubbio The Day After
Tomorrow, uscito in sala nel 2004 e incentrato
sui disastri causati dal cambiamento climatico. Quella qui
raccontata è infatti una storia che pone nuovamente al centro di
tutto il conflitto l’uomo e la natura, e di come la mancata
conservazione di quest’ultima possa portare ad effetti spaventosi
per l’esistenza sul pianeta terra.
Ancora oggi indicato come uno dei
principali film incentrati sul tema dell’ambientalismo, questo
vanta in realtà numerose inaccuratezze scientifiche. Se il
cambiamento climatico sta infatti portando ad un surriscaldamento
dell’atmosfera, nel film avviene invece l’esatto opposto. I
personaggi protagonisti si trovano infatti a doversi confrontare
con un’imminente nuova era glaciale. Tali critiche non hanno però
scalfito il fascino del film, divenuto da subito un grande successo
di pubblico. A fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari,
The Day After Tomorrow è infatti arrivato ad incassarne
nel mondo ben 552.
Ciò ha dimostrato una volta di più
come questo genere susciti un grande fascino negli spettatori,
riuscendo anche a suo modo a sensibilizzare su tematiche ogni
giorno più attuali. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e agli
effetti speciali. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Day After Tomorrow: la
trama del film
Protagonista del film è il
paleoclimatologo Jack Hall, il quale durante una
campagna di ricerche sulla composizione degli strati di ghiaccio
antartici giunge ad un’inquietante scoperta. Riportando quanto
scoperto ad una conferenza delle Nazioni Unite, egli minaccia
l’arrivo di una nuova glaciazione, che porrà fine alla vita umana
così come è conosciuta. Un evento che, in modo inequivocabile,
sarebbe causato dal surriscaldamento globale e dai cambiamenti
climatici causati dall’attività umana. Ciò che Jack non sa, però, è
che la sua profezia è destinata ad avverarsi molto prima del
previsto. Nel momento in cui la natura inizierà a ribellarsi,
allagando e distruggendo intere città, Jack dovrà raggiungere e
tentare di salvare il figlio Sam, cercando allo
stesso tempo di avvertire le autorità politiche di quanto deve
ancora accadere.
The Day After Tomorrow: il
cast del film
Ad interpretare il protagonista del
film, Jack Hall, vi è l’attore Dennis Quaid,
noto per film come Uomini veri e Dragonheart. Per
interpretare al meglio il personaggio, questi raccontò di aver
condotto numerose ricerche sull’attività dei paleoclimatologi, al
fine di poter risultare più realistico in tali panni. Nei panni del
figlio Sam vi è invece l’attore Jake
Gyllenhaal. Reduce dal successo di Donnie Darko, l’attore
venne scelto da Emmerich in persona. Il regista era infatti rimasto
colpito dalla sua bravura dopo averlo visto recitare in Cielo
d’ottobre. L’attore Ian Holm, noto per aver
dato volto a Bilbo Baggins in Il Signore degli
Anelli, interpreta qui il professor Terry Rapson, collega
di Jack. Dash Mihok e Jay O.
Sanders sono invece presenti nei panni di Jason Evans e
Frank Harris, anche loro colleghi di Jack.
L’attrice Emmy Rossum,
divenuta celebre grazie al film Mystic River,
interpreta invece Laura Chapman, amica di Sam. L’attrice accettò il
ruolo dopo che Lindsay Lohan, originariamente
scelta, dovette rinunciarvi per via di altri impegni. Una
particolare controversia legata al cast di attori è quella legata a
Kenneth Welsh. Questi interpreta nel film il
vicepresidente Becker, ed è stato scelto dal regista per via della
sua somiglianza con l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Dick
Cheney (poi raccontato in Vice). Con questo
personaggio, Emmerich voleva infatti dar vita ad un aperta critica
nei confronti di Cheney, colpevole di aver sminuito l’importanza
della salvaguardia ambientale durante il suo mandato.
The Day After Tomorrow:
gli effetti speciali, il trailer e dove vedere il film in streaming
e in TV
Fiore all’occhiello del film sono
senza ombra di dubbio i suoi colossali effetti speciali. Questo
vanta infatti un utilizzo della computer grafica particolarmente
avanzato, e sono ben 416 le inquadrature che prevedono l’utilizzo
di questi particolari effetti. Affinché risultassero il più
credibili e sconvolgenti possibile, il regista decise di rivolgersi
a ben nove case di produzione diverse, tra cui la
celebre Industrial Light & Magic, autrice degli effetti
speciali per le saghe di Star
Wars e Il Signore degli Anelli. Oltre mille artisti hanno così
lavorato alla realizzazione di quanto necessario. Per la scena
della distruzione di New York, ad esempio, il team decise di
ricorrere ad un modello digitale in 3D, risultato poi estremamente
realistico.
È possibile fruire di
The Day After Tomorrow grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 12 settembre alle ore
21:20 sul canale Italia 1.