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L’ultima notte di Amore: recensione del film di Andrea di Stefano

Quanto costa l’essere onesti? Qual è lo scotto da pagare per averci almeno voluto provare? A questa domanda potrebbe rispondere Franco Amore, che nei suoi 35 anni di rispettabile carriera nell’arma si è sempre distinto per essere un uomo integerrimo, pulito, giusto. Fra i motivi d’orgoglio è il non aver mai sparato un colpo a nessuno, come se questa fosse quasi stata la sua missione fin dall’inizio. Lo affermano anche i suoi colleghi, poco prima che lui depositi tesserino e pistola andando in pensione. Eppure, come ci vuole dimostrare Andrea di Stefano con L’ultima notte di Amore, terzo lavoro che lo vede in forma smagliante in cabina di regia, basta poco per far vacillare certe convinzioni o, potremmo anche dire, obiettivi. In poche ore, l’intera esistenza di Amore sarà rimessa in prospettiva, cambierà traiettoria, allontanata da quella placida tranquillità in cui il poliziotto viveva, per catapultarsi in una notte gelida e buia che lo stringerà in una forte morsa. Il film è stato presentato alla 73esima edizione del Festival di Berlino, nella sezione Berlinale Special Gala, ed è ora nella Top Ten di NOW, disponibile per lo streaming.

L’ultima notte di Amore, la trama

Franco Amore (Pierfrancesco Favino) è un poliziotto onesto, ligio al dovere, integro. Nei suoi 35 anni di onorata carriera può vantare il non aver mai usato la pistola per sparare un colpo a qualcuno e questo lo mostra un po’ debole agli occhi di qualcuno che vuol credersi un pezzo grosso. Mancano pochi giorni alla pensione, Amore sta finalmente per riposarsi, quando va a fare visita a un imprenditore cinese, il quale gli offre una somma consistente di denaro per fargli svolgere un’attività di security. In un primo momento, il poliziotto è combattuto: accettare o no? Non vuole che qualcosa vada storto poco prima di essere congedato dall’arma. Ma i soldi servono, ha una famiglia da mantenere, vive a Milano ma è un emigrato calabrese. Per cui acconsente, dovrà portare un carico, ma alle sue condizioni: nessuno dovrà avere armi o droghe. Eppure, quello che sta per fare, ha il sapore dell’illegalità. La notte in cui dovrà effettuare la consegna, la vita di Franco Amore cambierà per sempre, e un incidente che si trasformerà in tragedia metterà a rischio la sua onestà.

L'ultima notte d'amore film 2023

Il debutto italiano di Andrea Di Stefano

L’ultima notte di Amore si inscrive in un genere ibrido, come molti hanno già potuto notare. È, prima di ogni cosa, un noir fiero della sua natura oscura, che sottolinea però la sua sottotraccia poliziesca. In Francia si chiama polar, e Di Stefano per il suo debutto italiano (i precedenti sono entrambi produzioni internazionali) vuole davvero rendere l’esperienza una galleria di emozioni e stati d’animo tensivi, sfruttando al meglio l’uso delle immagini. Perché in L’ultima notte di Amore sono le inquadrature ad esprimersi, a parlare, a raccontare un uomo diviso, in bilico: da una parte c’è luce, dall’altra il buio più totale. Amore cammina su un filo sottile, rischiando di cadere costantemente. Il suo pensionamento dopo quest’ultima notte infuocata è a rischio, ma in quel tratto di strada, dove si è consumata la morte del suo caro amico Dino per colpa sua, niente potrebbe avere più importanza.

Cosa accadrà? Cosa ne sarà del suo domani? Ma, soprattutto, chi lo ha incastrato? Il regista induce a domandarselo costruendo la tensione, come dicevamo, per immagini, con un film puramente di regia. Una regia solida, nitida, corposa. Che incastra nella sua architettura narrativa ogni dubbio, problema e inquietudine dapprima con un ritmo dinamico, che nel climax centrale cede poi il passo a una lentezza quasi estenuante, tale da far rimanere con il fiato sospeso. A enfatizzare il racconto, una Milano torva e livida, immersa in un’atmosfera evocativa nella quale la colonna sonora incalzante (come accade nel piano sequenza aereo iniziale) gioca un ruolo fondamentale.

Franco Amore

È chiaro però, e lo è sin dalle prime scene, che L’ultima notte di Amore si erge interamente sulle spalle di un magistrale Pierfrancesco Favino, la cui espressività facciale sembra sempre prestarsi bene a questo tipo di performance strutturate. Favino ci consente di accedere ai chiaroscuri esistenziali di un uomo che, in qualche maniera, si è lasciato alla fine tentare, per poi venire braccato su tre fronti: dalla legge e dallo Stato, che ha fatto rispettare e che ha servito, dai colleghi corrotti e infine dalla criminalità. È l’affresco di un essere umano al confine: da una parte la giustizia dall’altra l’inganno. I dubbi, le turbolenze emotive, il senso di oppressione, Favino ce li restituisce tutti senza alcuna sbavatura, confermandosi uno degli attori più bravi nel panorama cinematografico italiano. L’ultima notte di Amore è Franco Amore. È Pierfrancesco Favino che si lascia completamente scivolare in un personaggio che, alla fine, scopriamo non essere poi così davvero onesto. Perché in fondo, e purtroppo, siamo tutti corruttibili. In un modo o nell’altro.

Michael Caine rivela di essere “sostanzialmente in pensione”

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Michael Caine rivela di essere “sostanzialmente in pensione”

Il due volte premio Oscar Michael Caine si è espresso riguardo l’essere un attore a 90 anni, spiegando di trovarsi ora sostanzialmente in pensione. Dopo oltre 70 anni passati nel mondo dello spettacolo, Caine ha detto che ora è “in un certo senso” in pensione dalla recitazione, spiegando come è arrivato a questa decisione in un’intervista con The Telegraph, dove ha affermato che “non riesco a camminare correttamente e tutto il resto“. Ha però poi aggiunto di non aver paura di morire in quanto “alla fine, tutti si uniranno a me. Nessuno dirà “Mi dispiace tanto che stai per morire, vorrei che rimanessi come me e non stessi per morire”. Tutti muoiono, ma almeno sono arrivato fino ai fottuti 90 anni“.

Ho avuto la migliore vita possibile a cui avrei potuto pensare. La migliore moglie possibile e la migliore famiglia possibile. Potrebbero non essere una famiglia che gli altri direbbero essere la migliore famiglia possibile, ma per me è la migliore famiglia possibile”. Quando gli è stato chiesto per cosa volesse essere ricordato, Caine ha poi affermato: “per il fatto che sono rimasto un attore per tutta la vita e non mi sono mai dedicato a nient’altro. Non me ne sono mai andato, non ho mai voluto andarmene”. Se Caine si fosse realmente ritirato dalla recitazione, il suo ultimo film sarà l’imminente The Great Escaper, diretto da Oliver Parker.

Il film, con Glenda Jackson, è basato sulla storia vera di Bernard “Bernie” Jordan, un veterano della Royal Navy scomparso dalla sua casa di riposo all’età di 89 anni per recarsi in Francia per poter partecipare al 70° anniversario del D-Day. Caine ha detto di aver usato un “ottimo bastone da passeggio” nel film, mentre Parker e il team dietro al film drammatico franco-britannico si sono assicurati che l’attore non lavorasse troppo. Distribuito da Warner Bros. Pictures UK, il film ha una data d’uscita prevista per il 6 ottobre nel Regno Unito, mentre non si hanno ancora notizie riguardo una data d’uscita nelle sale italiane.

L’ultima luna di settembre: recensione del film di Amarsaikhan Baljinnyam

L’ultima luna di settembre è il film d’esordio dell’attore mongolo Amarsaikhan Baljinnyam che, oltre ad aver scritto la sceneggiatura, ha anche ricoperto il ruolo da protagonista. Durante la sua carriera, vissuta prevalentemente nel suo Paese, si era già sperimentato nella scrittura di lungometraggi con Under the turquoise sky  del 2021, ma questa volta sceglie di spostarsi dietro la macchina da presa per il profondo legame con la sua terra e il bisogno di raccontarlo. La storia è tratta da un romanzo breve scritto da T. Bum-Erden intitolato Tuntuulei, che è il nome dell’altro giovane protagonista, interpretato dal piccolo e talentuoso Tenuun-Erdene Garamkhand. Il regista è venuto a conoscenza del libro quasi dieci anni fa mentre collaborava con lo scrittore ad alcune produzioni. Interrogandosi su come mettere in scena certe tematiche, si è trovato il romanzo tra le mani ed è stato amore a prima lettura.

Amarsaikhan Baljinnyam, noto anche per la sua interpretazione del personaggio Ariq Boke nella serie Netflix Marco Polo del 2014, decide così di rielaborare il testo di Tuntuulei e trasformarlo ne L’ultima luna di settembre con lo scopo di mostrare la Mongolia al mondo occidentale o, meglio, raccontare l’incursione dell’uno attraverso l’altra.

L’ultima luna di settembre, la trama

Tulga (Amarsaikhan Baljinnyam) è quasi un uomo di mezza età che vive in città e lavora come capo chef in un hotel a cinque stelle. Viene contattato da un conoscente del padre che lo avvisa essere in fin di vita e di affrettarsi a raggiungerlo.

Si spalanca così uno scenario che non abbandonerà la macchina da presa nemmeno per un momento. Un mondo fatto di praterie sconfinate, poche capanne, pascoli a perdita d’occhio, mandrie. Un luogo fuori dal tempo, con suoni e ritmi impensabili, dove il cellulare non prende se non sopra una montagna, e comunque tenendolo su un’asta stando in bilico sulla sella di un cavallo.

È geniale l’uso di brevi e asciutti elementi che narrano l’invadenza della produttività e della modernità, perché è evidente che siano mostrate da un autore che ha vissuto in prima persona la dilatazione di quegli spazi la durata delle giornate, ad oggi inconcepibile.

L’uomo è ospitato dalla natura

Ne L’ultima luna di settembre è descritto un mondo rurale del quale l’uomo è ospite che, pur non essendo né selvaggio né inospitale, lo fa adeguare a una vita fatta di agricoltura e allevamento e, più di tutto, ogni azione non è finalizzata all’accumulo, bensì alla semplice sussistenza.

Ciò in cui riesce impeccabilmente il regista, considerando l’aspetto contenutistico del film, è far calare perfettamente lo spettatore nella logica di quel tipo di vita che è, di fatto, più simile alle inclinazioni esistenziali, mostrando parallelamente e con chiarezza il disorientamento di un uomo che ha imparato a preferire la città.

Lontano dalla retorica industrializzata pentita

Tulga viene a salutare il padre e s’impegna per qualche settimana a falciare un prato per mettere da parte del fieno destinato al bestiame. In quei giorni farà la conoscenza del piccolo pastore Tuntuulei e dei suoi nonni e tante cose si scioglieranno nel suo cuore. L’ultima luna di settembre è lontanissimo dalle retoriche di uno sguardo industrializzato pentito sulla natura selvaggia, non ha nulla di rievocazioni hippie on the road. È una battuta d’arresto di fronte al silenzio tombale di un paesaggio sterminato rotto solo dal ronzio di qualche insetto, ma è soprattutto l’angoscia dell’uomo moderno disperso e infantilizzato che fugge con immaturità da qualunque cosa lo faccia stare davanti a se stesso, soprattutto la semplicità di un ragazzino che ha ben presente ciò che conti nella vita: costruire relazioni autentiche.

Per alcuni aspetti è straziante il film di Amarsaikhan Baljinnyam, ma riesce a consegnare risposte molto lineari allo spettatore, palesando l’impronta di un autore che sa intimamente ciò che sta facendo vedere attraverso le immagini che sceglie.

La verità secondo Maureen K.: recensione del film con Isabelle Huppert

A 63 anni sembrano decisamente lontani i tempi del Belfagor – Il fantasma del Louvre del 2001 con cui la maggior parte del pubblico italiano fece la conoscenza del parigino Jean Paul Salomè (La padrina). Che ritroviamo come regista del La verità secondo Maureen K., presentato in concorso nella Sezione Orizzonti di Venezia 2022 e finalmente distribuito nei cinema italiani, dal 21 settembre da I WONDER PICTURES in collaborazione con Unipol Biografilm Collection. Un dramma molto quotidiano – ispirato alla vera storia di Maureen Kearney raccontata nel libro “La Syndicaliste” di Caroline Michel-Aguirre – che grazie a una contenuta Isabelle Huppert riesce a raccontare una violenza, non solo fisica, con uno stile originale, tra crime, legale e denuncia sociale.

Maureen Kearney, sola contro tutti

È lei la protagonista, rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese in difficoltà per l’arrivo di un nuovo responsabile. Con lui emergono trame segrete che potrebbero cambiare i rapporti di forza dell’intero settore e mettere a rischio 50.000 posti di lavoro, eventualità che la donna denuncia ritrovandosi sola contro tutti. Una storia vera, quella di Maureen Kearney, aggredita nella propria casa da uno sconosciuto che le incide una A (come Areva, la società nella quale lavora) sulla pancia e la lascia sconvolta. È solo l’inizio di una odissea legale nella quale è la vittima della violenza, sessuale e non solo, a essere messa sotto accusa dalle indagini, a non essere creduta, a essere sospettata.

Una inquietante storia vera, fin troppo credibile

Più che in altri casi, il termine di Odissea si sposa bene con il viaggio faticoso, lungo e disseminato di ostacoli sempre nuovi della protagonista, ché la definizione di “thriller paranoico avvincente e contemporaneo” sembra riduttiva per quella che sappiamo essere una storia realmente accaduta. Soprattutto considerando lo stress emotivo vissuto, le umiliazioni subite, la frustrazione per l’impotenza patita che il film rende alla perfezione nel suo svolgersi.

Via via che emergono nuovi elementi, infatti, e che si affaccia l’ipotesi che la donna sia una mitomane pronta a tutto per raggiungere i propri scopi politici e professionali, il resto inizia a perdere di consistenza. Ovviamente con la complicità di inquirenti e polizia, in questo caso non servi del potere, ma – ancor più drammaticamente – abituati a schemi mentali e pregiudizi che Salomè mette a nudo, senza sottolinearli, rendendoli talmente evidenti da non sentirne il bisogno.

Il ritorno della Lettera Scarlatta

Al pubblico, la sua capacità di empatizzare con la “pessima” vittima che si rivela essere  Maureen, la sua sensibilità o abitudine a vedere il femminile in un certo modo, la possibilità di decodificare i tanti messaggi che una storia – vera, ricordiamolo – del genere porta con sé. Maschilismo strisciante, complottismo, critica sociale e gap generazionale sono ovunque, ma più che l’insistito e onnipresente tema del rovesciamento di vittima in imputata è interessante il concetto di “Buona vittima” al quale si fa riferimento a più riprese. Quella ineccepibile, per la quale addolorarsi oltre ogni possibile e ragionevole dubbio, o scrupolo di coscienza, ma anche la “Sitting Duck” del titolo inglese, un “bersaglio facile” diremmo noi…

Ed è ancora una ‘lettera scarlatta‘ a marchiare la protagonista di questo surreale, a tratti kafkiano, spy movie per il quale il regista ammette di aver pensato a Tutti gli uomini del presidente e Una squillo per l’ispettore Klute. Thriller politici nei quali – inevitabilmente, per cronologia – non si avvertiva così forte la disparità di genere. E tutto quel che spesso ne consegue, dalla tendenza a screditare l’altra (tirando fuori il classico Burnout, versione moderna di quel po’ di stress che non si nega a nessuno da decenni) ad accuse ancora più infamanti e gratuite. Alle quali si spera che sempre più donne, come la Hupper insegna, riusciranno a reagire con il desiderio di lottare per ripristinare una propria verità.

All of Us Strangers: il trailer del film con Andrew Scott e Paul Mescal

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Searchlight Pictures ha rilasciato il trailer dell’atteso All of Us Strangers, il nuovo film di Andrew Haigh (45 anni, Lean on Pete) con protagonisti gli attori Andrew Scott (Fleabag) e Paul Mescal (Aftersun). Nel film, stando a quanto riportato dalla sinossi, Scott interpreta Adam, il quale intraprende una relazione con un misterioso vicino di casa, Harry (interpretato da Mescal). Mentre il loro rapporto diviene sempre più profondo, i ricordi trascinano Adam fino alla sua cittadina natale, dove i suoi defunti genitori (Claire Foy e Jamie Bell) sembrano vivere ancora con la stessa età di quando sono morti, 30 anni prima.

Come si può intuire da questa sinossi e dal trailer ora disponibile, il film promette un racconto ricco di emozioni, andando a sfidare le leggi della logica per proporre una situazione in cui il tempo e le emozioni sembrano essersi congelati, così da poter essere osservati da più angolazioni diverse. Non è volutamente chiaro quale sia l’artificio che consente al protagonista di ritrovare i suoi genitori, per i quali il tempo non è mai passato, ma sembra chiaro che quel trauma e la sua eventuale risoluzione saranno strettamenti legati al presente di Adam, nel quale si trova a vivere un’intensa storia d’amore.

La sceneggiatura, firmata dello stesso Andrew Haigh, è liberamente ispirata al romanzo Strangers di Taichi Yamada. All of Us Strangers è già stato presentato lo scorso 31 agosto a Telluride, mentre verrà presentato al London Film Festival e al New York Film Festival ad ottobre. La sua uscita nelle sale statunitensi è attualmente fissata al 22 dicembre, mentre non si hanno ancora indicazioni riguardo una sua distribuzione italiana. Considerando il cast, è però molto probabile che il film troverà un proprio spazio nella stagione cinematografica del nostro Paese, specialmente considerando che potrebbe diventare uno dei principali film in corsa per gli Oscar.

Una femmina: la vera storia dietro il film di Francesco Costabile

Uno dei film che più ha fatto parlare di sé della scorsa stagione del cinema italiano è Una femmina, l’esordio alla regia di un lungometraggio di Francesco Costabile, studente di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ha realizzato i corti L’armadio e Dentro Roma, quest’ultimo vincitore del Nastro d’argento al miglior cortometraggio e candidato al David di Donatello come miglior cortometraggio italiano. Con Una femmina egli porta sullo schermo una storia molto dolorosa, purtroppo all’ordine del giorno, che pone in primo piano la forza di una donna che si oppone alla ‘Ndrangheta.

Il film nasce da un’idea del regista Edoardo De Angelis (Il vizio della speranza, Comandante) e Lirio Abbate ed è tratto dal libro inchiesta Fimmine ribelli, scritto da Abbate, sulle donne vittime di violenza all’interno dell’organizzazione mafiosa. La protagonista di Costabile diventa dunque l’emblema di tutt quelle donne, madri, mogli e figlie che si sono opposte a quella che è considerata l’organizzazione criminale più arretrata d’Italia, guidata da soli uomini, che perpetua regole antiquate che vanno dal matrimonio forzato alla totale sottomissione della donna, pena la morte.

Il film viene presentato in anteprima internazionale nella sezione ufficiale di “Panorama” al Festival di Berlino 2022, oltre a riceve poi due candidature ai David di Donatello 2022 come miglior regista esordiente e miglior sceneggiatura adattata, affermandosi dunque come uno dei titoli italiani più importanti del suo anno. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Una femmina

La storia è quella di Rosa, giovane dal carattere ribelle, che vive insieme alla nonna e allo zio in un paesino della Calabria. La sua quotidianità viene improvvisamente stravolta da qualcosa che emerge dal suo passato, un trauma che la lega indissolubilmente alla misteriosa morte di sua madre, di cui Rosa conserva pochi ricordi e dietro la cui morte vige la più assoluta omertà da parte della sua stessa famiglia. Grazie all’incontro con Gianni, giovane guardiano del cimitero del paese, decide di scoprire la verità e riscattare la memoria di sua madre. Deciderà dunque di tradire la sua famiglia e cercare la propria vendetta di sangue, ma quando questa famiglia è la ‘Ndrangheta ogni passo può rivelarsi fatale.

Una femmina Lina Siciliano

Ad interpretare Rosa vi è l’esordiente Lina Siciliano, dal regista incontrata in una casa famiglia nella quale era giunta dopo aver vissuto una giovinezza particolarmente difficile. La giovane, anche per via del suo vissuto, ha dunque saputo restituire a Rosa un’intensità e una verità genuine, ricevendo molte lodi per la sua interpretazione. Accanto a lei, nel ruolo di Gianni, vi è l’attore Mario Russo, mentre Fabrizio Ferracane, visto di recente anche in Ariaferma, interpreta Salvatore. Francesca Ritrovato interpreta Cetta, madre di Rosa, mentre Anna Maria De Luca è la nonna Berta. Luca Natale, infine, interpreta il cugino Natale.

Una femmina, la storia vera dietro il film

Come anticipato, quella di Una femmina è una storia basata su alcuni eventi reali e ispirata alle vere donne che si opposero alla ‘Ndrangheta. In particolar modo, gli sceneggiatori hanno costruito il racconto a partire dalle vicende di Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce. La prima di queste, nata all’interno di una potente famiglia calabrese appartenente alla ‘Ndrangheta e costretta all’età di tredici anni a sposare Salvatore Figliuzzi, il quale ambiva ad entrare nel clan. La sua vita, condotta perennemente sotto il controllo del marito, del padre e del fratello, si apre ad una svolta inaspettata l’11 maggio 2011 è convocata presso la Tenenza dei Carabinieri di Rosarno, per l’arresto del figlio maggiore per guida senza patente.

Con l’occasione ne approfitta per rivelare quanto sa della sua famiglia e delle sue azioni per sfuggire a quel tipo di vita e per dare ai suoi figli un futuro migliore, correndo però il rischio di essere uccisa nel caso in cui fosse stata scoperta. Nella notte tra il 29 e il 30 maggio dello stesso anno, diventa ufficialmente testimone di giustizia, inserita nel programma di protezione e trasferita di nascosto prima a Cassano all’Ionio, poi a Bolzano e infine a Genova, senza poter avere più contatti con la sua famiglia. I genitori cercano però di ricattarla usando i figli per farsi rivelare ciò che ha confessato alle autorità. Il 12 agosto accetta di vedere gli avvocati del clan, che la costringono a firmare una ritrattazione.

Una femmina storia vera

Maria si pentirà poi di questo gesto, ma a quel punto non può più scappare. Due giorni dopo il suo ultimo contatto con la polizia, il 20 agosto 2011, viene trovata morente in bagno dopo aver ingerito dell’acido cloridrico che le ha bruciato la bocca. Tuttavia le autorità non credono alla storia del suicidio, ed ha così inizio un processo che si conclude con la condanna della madre a tre anni di arresti domiciliari, del padre a sei anni e sei mesi di reclusione e del fratello a cinque anni e otto mesi. Parzialmente diversa è invece la storia di Giuseppina Pesce, la quale pur vivendo inizialmente una situazione simile a quella della Cacciola, quando nel 2010 finisce in carcere con l’accusa di essere la ‘postina’ del clan.

Inizia a questo punto a collaborare con il pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria, svelando i crimini della propria famiglia e ottenendo protezione per sé e i suoi tre figli. La sua vicenda come testimone non è stata priva di momenti di incertezza su ciò che stava facendo, ma è stata la consapevolezza che ritrattare tutto l’avrebbe condotta a morte certa a farle proseguire quel percorso. Oggi Giuseppina Pesce continua a vivere in una località protetta con i suoi figli. Per il coraggio dimostrato, è riconosciuta come un’eroina, anche se purtroppo una delle poche ancora in vita. La sua storia, come anche quella della Cacciola e di Lea Garofalo, altra vittima della ‘Ndrangheta, sono raccontate anche nella serie The Good Mothers, disponibile su Disney+.

Il trailer di Una femmina e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Una femmina grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+, Prime VideoNetflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Fonti: IMDB,

Domina – seconda stagione: le anticipazioni al quinto e sesto episodio

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Nuove insidie sono in agguato per mettere a repentaglio i piani di Livia Drusilla per la restaurazione della Repubblica. Gli scontri per la successione e il potere continuano a incombere sulle vite dei protagonisti della serie Sky Original DOMINA – SECONDA STAGIONE, da domani venerdì 22 settembre con due nuovi episodi (quinto e sesto, disponibili anche on demand) in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Mentre Gaio (Matthew McNulty), è lontano da Roma, Livia (Kasia Smutniak) e Agrippa (Ben Batt) si trovano ad essere sempre più uniti nelle loro battaglie. Per Drusilla le prove difficili non sono finite e quando verrà a conoscenza dei piani di Gaio per la successione si troverà, ancora una volta, a fronteggiare non solo nemici terreni ma anche l’ira degli dei. Nel frattempo Roma è scossa da una notizia inaspettata che sconvolge l’intero popolo. Gaio, stanco e affaticato dai continui scontri, prende una decisione che rischia di mandare all’aria i piani di Livia per la Repubblica. Intanto un altro imprevedibile pericolo è in agguato.

Kasia Smutniak guida un grande cast internazionale formato, fra gli altri, da Matthew McNulty (Misfits) nel ruolo di Gaio, l’imperatore Augusto, marito e complice di Livia, che mai come ora si renderà conto dell’importanza della presenza e del supporto di sua moglie. Claire Forlani (Vi presento Joe Black) è invece Ottavia, la sorella di Gaio, una donna in cerca di vendetta per la morte del figlio Marcello, di cui ritiene responsabile Livia; Christine Bottomley (The End of the F***ing World) è Scribonia, seconda moglie di Gaio, madre di Giulia e nemica mortale di Livia, contro cui prova ad escogitare un piano di rivalsa per preservare l’eredità che le spetta. Ben Batt(Captain America: The First Avenger) veste i panni di Agrippa, amico d’infanzia di Gaio e marito della sua unica figlia Giulia, nonché generale e successivamente console. Un rapporto, il loro, che però verrà messo a rischio a causa di inaspettati risvolti che porteranno Agrippa a dover prendere decisioni difficili.

Eccellenze italiane di rilievo internazionale nel cast tecnico, a partire dal Premio Oscar® Gabriella Pescucci, che ha curato i costumi della serie, Luca Tranchino (Prison Break) alla scenografia, Katia Sisto (Penny Dreadful) al make-up e Claudia Catini (Trust: Il rapimento Getty) all’hair design.

La serie è creata da Simon Burke (Fortitude, Strike Back). Produttori esecutivi sono Simon Burke, Lucy Bedford, Muirinn Lane Kelly e Carmel Maloney. Una produzione Tiger Aspect Productions, in associazione con EPIX Studios. Banijay Rights è il distributore internazionale

La trama dell’episodio 5 di DOMINA

Mentre Gaio è lontano da Roma, Livia e Agrippa sono sempre più uniti. Quando scopre i piani di Gaio per la successione, Livia si trova costretta ad affrontare un vecchio nemico e a rischiare di scontentare gli dèi. L’onore militare di Gaio nei confronti di Druso preoccupa Tiberio per la sicurezza del fratello. Nel frattempo, Domizio e Iullo elaborano il proprio piano per la successione.

La trama dell’episodio 6 di DOMINA

Una notizia scioccante scatena l’instabilità a Roma. Un Gaio indebolito prende una decisione sgradita alla successione e Livia dovrà affrontare un violento cammino per garantire il successo propri piani per la Repubblica. Il pericolo è in agguato per Livia quando un altro membro della sua famiglia lavora per distruggerla.

Griselda, la miniserie con Sofía Vergara, sarà disponibile dal 25 Gennaio 2024

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Griselda debutterà su Netflix il 25 gennaio 2024 in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. Netflix rilascia oggi il primo teaser della nuova miniserie con protagonista Sofía Vergara dai creatori e produttori di NARCOS e NARCOS: MESSICO, Eric Newman e Andrés Baiz (anche regista di tutti gli episodi).

La serie Griselda è composta da 6 episodi e mostra Sofía Vergara nel suo primo ruolo drammatico, come non si è mai vista prima. Oltre a interpretare la protagonista, Vergara è anche produttrice esecutiva dello show. Nel cast insieme a lei Alberto Guerra (Dario Sepúlveda), Christian Tappan (Arturo Mesa), Martín Rodríguez (Rivi Ayala), Juliana Aidén Martinez (June Hawkins), Vanessa Ferlito (Carmen Gutiérrez).

La trama di Griselda

Griselda è ispirata alla vita della scaltra e ambiziosa imprenditrice colombiana Griselda Blanco, una madre affettuosa che ha creato uno dei cartelli della droga più redditizi della storia. Con un mix letale di insospettabile ferocia e fascino, Blanco è riuscita a tenere in pugno business e famiglia, guadagnandosi il soprannome di “Madrina”.

Avengers: Secret Wars, il Magneto di Ian McKellen potrebbe comparire nel film

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Stando ad alcuni rumor, ad ora non confermati da fonti ufficiali, Ian McKellen potrebbe tornare ad interpretare Magneto in Avengers: Secret Wars, film conclusivo della Multiverse Saga. Secondo lo scooper MyTimeToShineHello, McKellen tornerà infatti, apparentemente nei panni del cattivo degli X-Men, nel prossimo film crossover di supereroi. Si tratta di un rumor che arriva diversi mesi dopo che il co-protagonista di McKellen in X-Men, Patrick Stewart (ovvero il professor Charles Xavier), ha lasciato intendere che i due si erano riuniti per un progetto Marvel segreto.

Stewart ha infatti rivelato nel febbraio 2023 che McKellen gli aveva offerto alcuni feedback dopo aver assistito al suo cameo di Doctor Strange nel Multiverso della Follia. “In realtà, è andata molto bene. Ha detto qualcosa del tipo ‘Ehi, l’avrei fatto anche io!’, sì, è vero. Ma non abbiamo finito, Sir Ian e io“, ha detto Stewart. “Siamo… abbiamo dei piani.” Alla luce di ciò, prima ancora di Avengers: Secret Wars, si dice che Magneto e il Professor X potrebbero apparire entrambi in Deadpool 3, titolo in uscita del Marvel Cinematic Universe che con gli X-Men ha molto a che fare. Questo loro coinvolgimento al momento non è però confermato.

Per quanto riguarda invece Avengers: Secret Wars, i dettagli della trama sono ancora un mistero più totale. Michael Waldron è stato originariamente assunto per scrivere la sceneggiatura del film, ma a partire dall’agosto 2023, secondo quanto riferito, non sarebbe più coinvolto nel film in uscita. Ma anche questa voce è ancora priva di conferme ufficiali, dato che al momento Waldron non può rilasciare dichiarazioni per via dello sciopero degli sceneggiatori attualmente in corso. Attualmente, l’uscitaa di Avengers: Secret Wars è prevista per il 7 maggio 2027. Se McKellen dovesse realmente comparire nei panni di Magneto, per i fan sarebbe certamente una grande gioia.

Nuovi aggiornamenti sullo sciopero WGA, proseguono le trattative e un accordo potrebbe essere vicino

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Lo sciopero della Writers Guild of America, in corso da maggio, sembra essere più che mai vicino ad una risoluzione. I negoziatori della WGA si sono incontrati mercoledì con i capi degli studi cinematografici, con i due gruppi che hanno rilasciato una dichiarazione congiunta dopo il loro primo giorno di lavoro al tavolo. Ora, un nuovo rapporto afferma che un primo accordo tra le due parti potrebbe arrivare già nella giornata di giovedì e si tratterebbe del più grande passo in avanti compiuto da entrambe le parti fino ad oggi.

L’ultima arriva dalla CNBC, dove il giornalista David Faber riferisce che entrambe le parti sperano di raggiungere un accordo proprio giovedì. In caso contrario, riferisce Faber, è quasi certo che lo sciopero durerà per il resto dell’anno. “Dopo l’incontro faccia a faccia di oggi, scrittori e produttori sono vicini a un accordo per porre fine allo sciopero della WGA“, ha twittato Faber mercoledì sera. “Ci siamo incontrati oggi e si spera di concludere l’accordo domani, secondo persone vicine ai negoziati, che, pur essendo ottimiste, avvertono che senza accordo domani lo sciopero probabilmente continuerà fino alla fine dell’anno.

La dichiarazione congiunta rilasciata da WGA e AMPTP, tuttavia, è stata molto sintetica e fredda e non rivela nulla in termini di tempistiche a parte il fatto che i gruppi avrebbero ripreso i negoziati, come già riportato, giovedì 21. “Dichiarazione congiunta di WGA e AMPTP: WGA e AMPTP si sono incontrate per la contrattazione oggi e si incontreranno di nuovo domani“, è quanto twittato dalla WGA mercoledì pomeriggio. Bisognerà dunque attendere questa seconda giornata di contrattazioni per sapere come realmente stanno andando le cose. La speranza è che lo sciopero possa risolversi in tempi brevi con quanto richiesto dagli sceneggiatori, ma il rischio che il blocco prosegua ancora sembra non essere escluso.

Quali sono i motivi dello sciopero del WGA?

Gran parte della posizione della WGA è imperniata sulle nuove normative relative alle royalties di streaming e all’uso dell’intelligenza artificiale nei processi di scrittura e sviluppo. “Sebbene abbiamo negoziato l’intenzione di concludere un accordo equo – e sebbene il vostro voto in sciopero ci abbia dato la leva per ottenere qualche vantaggio – le risposte degli studios alle nostre proposte sono state del tutto insufficienti, data la crisi esistenziale che gli scrittori stanno affrontando“, ha affermato la WGA in una dichiarazione il 1 maggio. “Dobbiamo ora esercitare la massima influenza possibile per ottenere un contratto giusto trattenendo il nostro lavoro“. La WGA è in sciopero da 142 giorni al momento della stesura di questo articolo.

Chris Evans risponde all’affermazione di Quentin Tarantino riguardo gli attori della Marvel

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L’anno scorso, a Quentin Tarantino è stato chiesto un proprio parere riguardo l’atteggiamento di alcuni dei suoi colleghi registi nei confronti dei film Marvel o sui supereroi in generale. Nonostante il regista di Pulp Fiction abbia ammesso di apprezzare alcuni film tratti dai fumetti (si è detto un grande fan di Thor: Ragnarök), ha anche delineato quello che secondo lui è il problema principale con ciò che ha descritto come la “Marvelizzazione di Hollywood“. “Ci sono tutti questi attori che sono diventati famosi interpretando questi personaggi. Ma non sono star del cinema. Giusto? Capitan America è la star. Oppure Thor è la stella. Voglio dire, non sono la prima persona a dirlo. Penso che sia stato detto un’infinità di volte… ma è come se fossero questi personaggi del franchise a diventare una star”.

Anche se c’è sicuramente un elemento di verità in questo (il personaggio tende a diventare più importante dell’attore), qualcuno potrebbe davvero sostenere che Chris Evans, ad esempio, non dovrebbe essere considerato una star del cinema perché ha interpretato Capitan America? A quanto pare, però, lo stesso Evans è in realtà è d’accordo con Tarantino, almeno in una certa misura. “Questa è stata la bellezza di lavorare sui film Marvel. Non hai mai dovuto essere in prima linea né al centro del progetto“, ha detto Chris Evans durante un’intervista con la rivista GQ. “Quentin Tarantino lo ha detto di recente e io ho pensato, sai, ha ragione. Il personaggio è la stella. Ci sei dentro, ma non ne senti il peso”.

A non essere d’accordo è però il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, il quale non vede le cose allo stesso modo del suo ex collaboratore. “Penso che sia qualcosa che [Chris Evans] stava dicendo a se stesso, e penso che sia qualcosa che molti dei Vendicatori, incluso Robert, si direbbero, il che in realtà è stato molto utile per il processo. Ma in alcuni casi, compreso quello di Chris, non è del tutto vero”. Come si evince, è questo ancora una discussione particolarmente attiva, sulla quale si era espresso anche Samuel L. Jackson, frequente collaboratore di Tarantino, affermando che “Ci vuole un attore per essere quei personaggi particolari, qual è sempre stato il segno della celebrità nel cinema? Molti culi sulle poltrone dei cinema? Di cosa stiamo parlando allora?”.

Prossime uscite al cinema: è l’ora di Gran Turismo

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Prossime uscite al cinema: è l’ora di Gran Turismo

In questa terza settimana di Prossime uscite al cinema è la volta del ritorno dei Mercenari di Stallone ma anche di molti film d’autore. Intanto da ieri 20 settembre è già in sala Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile la trasposizione omonima del celebre videogioco di corse automobilistiche. Questo film racconta la storia di Jann Mardenborough, un giocatore del videogame cult che applica le abilità apprese alla console in varie competizioni automobilistiche, per diventare un pilota professionista. Nel cast oltre al giovanissimo protagonista interpretato da Archie Madekwe anche volti noti come quelli di David Harbour e Orlando Bloom.

Vediamo insieme tutte le Prossime uscite al cinema dal 21 al 28 Settembre 2023

Bersaglio d’amore

Bersaglio d’amore, in originale Eismayer, è stato presentato alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia 2022 ed è il debutto alla regia dell’austriaco David Wagner. Questo film è tratto da una storia vera dell’amore di Charles Eismayer e Mario Falak, due uomini che si sono incontrati in un mondo in cui tutto era contro di loro cioè quello dell’esercito. Il cast è composto da Gerhard Liebmann, Luka Dimic, Julia Koschitz, Anton Noori, Karl Fischer, Christopher Schärf, Lion Tatzber, Lukas Johne, Matthias Hack, Harry Lampl.

Felicita’

Felicità Micaela Ramazzotti
Foto di Lucia Iuorio ©

Felicità è l’unico film italiano presente in queste prossime uscite al cinema e che ha partecipato, poche settimane, alla 80esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti Extra. Questa pellicola, esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, è la storia Desirè, interpretata dalla regista stessa, una giovane donna della periferia romana che lavora come acconciatrice nel mondo del cinema. La sua vita è un caos, non riesce a trovare un equilibrio con sé stessa e con il compagno Bruno, l’attore Sergio Rubini, un professore universitario completamente diverso da lei. I veri problemi della sua esistenza però sono soprattutto con i suoi genitori, interpretati da Max Tortora e Anna Galiena, che assomigliano più a dei mostri che a degli esseri umani.

I Mercenari 4 – Expendables

I Mercenari 4 Expendables

Questa saga cinematografica, iniziata nel 2010, ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo grazie alla sua formula vincente: un mix di azione e acrobazie con le più grandi icone e star del grande schermo degli anni ’80 e ’90. I mercenari 4 – Expendables, è nelle presente nelle prossime uscite al cinema dopo ben 9 anni dal terzo capitolo uscito in sala nel lontano 2014. Sylvester Stallone torna a vestire i panni del veterano mercenario Barney Ross che con la sua squadra stellare, composta dagli uomini più tosti, affronta una nuova sfida in una trama fitta da togliere il fiato. Nel cast Jason Statham, Dolph Lundgren, Randy Couture e si uniscono per la prima volta Curtis “50 Cent” Jackson, Megan Fox, Tony Jaa, Iko Iwais, Jacob Scipio, Levy Tran e Andy Garcia.

Il Caftano Blu

Il Caftano Blu è il secondo lungometraggio di Maryam Touzani ed è stato presentato in anteprima l’anno scorso al Festival di Cannes 2022, dove ha vinto il premio FIPRESCI Un Certain Regard. La pellicola racconta di Halim, sarto di talento, con una bottega nella medina di Salé, dove vive in compagnia della moglie Mina che lo aiuta anche in negozio. Il loro rapporto è stretto e affettuoso, benché debba sopportare tanto una malattia che affligge la donna quanto l’omosessualità nascosta di Halim. L’arrivo di Youssef, un giovane apprendista molto attento a studiare le tecniche, porta novità nella routine della coppia, in un periodo scandito dalla cucitura di un bellissimo caftano blu per una cliente molto esigente.

La verità secondo Maureen K.

La verità secondo Maureen K.

La verità secondo Maureen K., titolo originale La Syndicaliste , di Jean Paul Salomè, dopo il passaggio nella sezione Orizzonti l’anno scorso al Festival di Venezia è presente nelle prossime uscite al cinema. Tratto dall’omonimo libro è la vera storia di Maureen Kearney, aggredita e umiliata in casa sua. Sconvolta, Maureen viene inizialmente ascoltata e protetta ma le indagini si svolgono sotto pressione e nella mente degli inquirenti iniziano a crescere i dubbi e la donna si ritrova a essere la prima sospettata. La protagonista di questo thriller paranoico e contemporaneo è interpretata da una sempre perfetta e bravissima Isabelle Huppert.

L’ultima luna di settembre

Questo film è l’adattamento del romanzo breve Tuntuulei di T. Bum-Erden ed è stato presentato dalla Mongolia nella corsa agli Oscar. L’ultima luna di settembre è la storia di Tulgaa che da anni vive in città ma, dopo un po’, è costretto a tornare al villaggio natale sulle remote colline per assistere il padre ammalato. Poco dopo il suo arrivo l’anziano genitore verrà a mancare ma il giovane, come preso dai ricordi del passato, decide di restare a vivere nella iurta di famiglia per portare a termine il raccolto che l’uomo aveva promesso di completare prima dell’ultima luna piena di settembre.

Strange Way of Life

Strange Way of Life
Strange Way of Life

Presentato in anteprima al Festival del Cinema di Cannes del 2023, questo è il secondo cortometraggio in lingua inglese del regista spagnolo Pedro Almodóvar. Strange Way Of Life vede per protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal nei panni di due cowboy, pistoleri ed ex amanti che, si rivedono dopo ben venticinque anni. Questo film di soli 31 minuti dopo il passaggio in sala in Italia sarà disponibile sulla piattaforma streaming di MUBI.

The Marvels: Nia DaCosta ammette di aver dovuto cedere il controllo a Kevin Feige: “È il suo film”

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La regista di The Marvels, Nia DaCosta, è tornata a parlare del film in arrivo nelle sale il 10 novembre, spiegando di essere stata pienamente consapevole  sin da subito di quanta influenza e controllo avrebbe avuto sul progetto il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige. Mentre alcuni registi, come James Gunn, ricevono un controllo creativo quasi completo per i loro progetti nel Marvel Cinematic Universe, DaCosta ha detto a Vanity Fair di aver riconosciuto di dover rispondere a Feige, che gestisce l’intero MCU sin dal suo inizio. “È una produzione di Kevin Feige, è il suo film“, ha quindi affermato la regista.

Anche se non ha avuto il pieno controllo creativo, DaCosta ha comunque co-scritto la sceneggiatura di The Marvels insieme a Megan McDonnell, che ha lavorato sia su WandaVision che sul suo prossimo spin-off, Agatha: Darkhold Diaries. Parlando della storia del film, DaCosta ha poi dichiarato di essere sempre stata entusiasta di esplorare la relazione tra sorelle tra Carol Danvers/Captain Marvel (Brie Larson) e Monica Rambeau (Teyonah Parris). La regista ha anticipato che ci sarà cattivo sangue tra i due personaggi poiché Carol non era presente quando la madre di Monica, Maria Rambeau, è morta.

Ho pensato che sarebbe stato bello mappare su di loro una storia familiare atipica e una storia di sorelle“, ha detto. “Carol è la più grande, la prodiga, poi c’è la sorella di mezzo Monica, che Carol conosceva da bambina e le aveva promesso che sarebbe tornata, ma poi non l’ha mai fatto. Sono molti gli elementi interessanti del racconto, ma la cosa a cui tengo davvero è il modo in cui questi due personaggi cerchino una strada per la riconciliazione”. DaCosta potrà dunque non aver avuto il pieno controllo sul progetto, ma sembra dunque in ogni caso essere riuscita ad infondere un po’ dei propri interessi nel film.

The Marvels, la trama

Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman

Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo modifiche, arriverà in sala il 10 novembre 2023.

Awareness: trailer del film di fantascienza in arrivo su Prime Video

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Prime Video ha svelato il trailer ufficiale del film di fantascienza Original spagnolo Awareness, diretto da Daniel Benmayor (Xtremo, Tracers, Bruc) e interpretato da Carlos Scholz (Toy Boy, Feria – La luce più scura), Pedro Alonso (La casa di carta, El ministerio del tiempo), María Pedraza (Toy Boy, Élite), Óscar Jaenada (Operación Marea Negra, Hernán) e Lela Loren (American Gods, Altered Carbon). Awareness sarà presentato al Sitges Film Festival e sarà disponible su Prime Video dall’11 ottobre in oltre 240 Paesi e territori nel mondo. Awareness è l’ultima novità per i clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.

Ian, un adolescente ribelle che vive ai margini della società, può manipolare le menti grazie alla sua capacità di generare illusioni visive. Utilizza questo potere per sopravvivere, organizzando piccole truffe. Quando uno dei suoi imbrogli va storto, Ian perde il controllo delle sue capacità in pubblico e diventa il bersaglio di due organizzazioni rivali, ognuna delle quali cerca di sfruttare i suoi poteri.

Awareness è stato girato in Catalogna, a Madrid e in Castilla y León, ed è prodotto da Federation Spain, con la guida di Juan Solá e Nacho Manubens, con Mark Albela nel ruolo di executive producer e Daniel Benmayor nel ruolo di producer e regista. Benmayor è anche sceneggiatore al fianco di Iván Ledesma.

Denis Villeneuve afferma che “Oppenheimer” ci ricorda che il cinema è una “forma d’arte”

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Denis Villeneuve e Paul Thomas Anderson si sono meravigliati del fatto che Oppenheimer di Christopher Nolan abbia superato la soglia dei 900 milioni di dollari al botteghino mondiale, rendendo il film della Universal Pictures, il film biografico con il maggior incasso della storia. In un’intervista con l’Associated Press, Villeneuve ha detto di sapere che Oppenheimer era un “capolavoro” alla prima visione, ma non avrebbe mai pensato che avrebbe raggiunto il miliardo di dollari al botteghino globale.

Il punto in cui si trova adesso ha fatto saltare il tetto della mia proiezione“, ha detto Villeneuve. “È un film di tre ore su persone che parlano di fisica nucleare.” “Quando fai un film, speri di entrare in contatto con il pubblico in un modo o nell’altro“, ha detto ad AP la produttrice e moglie di lunga data di Nolan, Emma Thomas. “Ma, soprattutto con un film di tre ore che tratta un argomento serio ed è impegnativo sotto molti aspetti, questo tipo di successo va oltre le nostre più rosee aspettative”.

Ecco quello che pensa Denis Villeneuve di Oppenheimer

Secondo AP, il film ha guadagnato oltre 179 milioni di dollari in incassi IMAX. L’esperienza del grande formato è stata molto apprezzata da Denis Villeneuve , che ha girato le scene di entrambi i film “Dune” utilizzando le fotocamere IMAX. “Il futuro del cinema è l’IMAX e i grandi formati“, ha affermato Villeneuve. “Il pubblico vuole vedere qualcosa che non può avere a casa, che non può avere in streaming. Vogliono vivere un evento”. “C’è questa convinzione che i film, nella mente di alcune persone, siano diventati contenuti invece che una forma d’arte. Odio la parola ‘contenuto‘”, ha aggiunto. “Il fatto che film come ‘Oppenheimer’ escano sul grande schermo e diventino un evento riporta alla luce l’idea che si tratta di una forma d’arte straordinaria che deve essere vissuta nei cinema.”

Cosa pensa di Oppenheimer Paul Thomas Anderson?

Paul Thomas Anderson ha anche attribuito a “Oppenheimer” il merito di aver rafforzato l’interesse per i formati da 70 mm. Secondo AP: “A livello nazionale, i 25 schermi IMAX da 70 mm [per ‘Oppenheimer‘] hanno incassato circa 20 milioni di dollari; le posizioni standard da 70 mm hanno rappresentato oltre 14 milioni di dollari. “Quando un regista forte come Chris ti punta il dito contro e ti dice dove andare… tu ascolti… e il pubblico è stato ricompensato per questo“, ha detto Anderson. “Conosco alcuni appassionati di cinema che hanno guidato da El Paso a Dallas per vedere bene il film. Sono circa 18 ore andata e ritorno.” “Non penso che ci sia qualcuno che potrebbe non essere d’accordo: vedere ‘Oppenheimer‘ nel film è superiore sotto ogni aspetto“, ha aggiunto. “Per non parlare del fatto che le persone sono stanche di chiedersi: ‘Perché dovrei andare al cinema a guardare la TV?’ Bella domanda… non è più necessario… direi che questo è il modo di guarire della natura.”

Mark Wahlberg ha continuato ad aspettare che DiCaprio, Cruise e Brad Pitt gli passassero i ruoli “così potessi metterci le mani sopra”

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Mark Wahlberg ha dichiarato in un’intervista con la rivista Cigar Aficionado che uno dei motivi per cui ha deciso di produrre è stato perché è diventato chiaro nel suo lavoro di recitazione che sarebbe sempre stato in secondo piano rispetto ad altre mega star come Tom Cruise, Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. A partire da “The Fighter” nel 2010, Wahlberg è diventato produttore o produttore esecutivo di quasi tutte le sue principali uscite. Ho iniziato a diventare un produttore per necessità“, ha detto Mark Wahlberg. “Non volevo sedermi ad aspettare che Brad Pitt o Tom Cruise o chiunque fosse già affermato prima di me ed erano i ragazzi dell’epoca, e Leo [DiCaprio], andassero a passare un film finché non avessi potuto mettere le mani su su di essa. Sono sempre stato proattivo nel cercare di trovare materiale e cose che avrei potuto produrre, che sapevo fossero giuste per me, per creare il mio destino”.

Mark Wahlberg ha aggiunto che con i crediti di produzione e recitazione al suo attivo, quello che vuole fare dopo è cimentarsi nella regia e “lavorare con alcuni degli altri grandi talenti. Lavorare con il prossimo gruppo di grandi talenti.” L’attore notato che il futuro della sua carriera includerà probabilmente un rallentamento nella recitazione dopo diversi anni in cui ha pubblicato diversi nuovi film. Beh, sto sicuramente lavorando più duramente che mai”, ha detto. “Certe attività, in un certo senso le costruisci, le trasmetti o esci. Spero che i miei figli vedremo quali sono i loro interessi, ma non credo che reciterò ancora per molto al ritmo che ho adesso. Certamente. Perché questa è la cosa più difficile”.

Mark Wahlberg non è apparso in un film quest’anno, ma ha avuto un 2022 impegnativo con film come “Uncharted“, “Me Time” e “Father Stu“. Le sue prossime uscite includono il film originale Apple “The Family Plan”, con Michelle Monaghan, e il film d’azione “Our Man From Jersey”, con Halle Berry.

I 10 migliori e più realistici film sull’apocalisse

I 10 migliori e più realistici film sull’apocalisse

I film il cui fulcro tematico è l‘apocalisse o ciò che ne consegue sono senza dubbio fra quelli che, a livello emozionale, riescono a scuotere maggiormente il pubblico. Uno stato d’animo irrequieto e pieno di tensione può però scaturire molto di più se ci si trova davanti a storie dall’aspetto realistico, in grado quindi di creare un ponte empatico più solido fra i personaggi e la narrazione e colui che fruisce del contenuto. Sono quelli che, volente o nolente, tendono ad agitarlo di più e, combinando azione, realismo e impatto emotivo ne stimolano una totale immedesimazione. Ma quali sono i migliori e più realistici film sull’apocalisse? Quelli per cui, alla fine, sarà difficile dormire? Nonostante si muovano spesso nei territori del genere fantascientifico, alcuni film presentano infatti storie e dettagli perfettamente calati nella realtà. Scopriamo quali sono.

Io sono leggenda

Io sono leggenda cast

Iniziamo a parlare di film apocalittici e lo facciamo con Io sono leggenda, thriller in cui ad essere protagonista è il medico Robert Neville, interpretato da Will Smith. Il film, diretto da Francis Lawrence e uscito nel 2007, si incentra per l’appunto su Robert, un uomo sopravvissuto a un misterioso virus che ha ucciso quasi tutti gli uomini sul pianeta, trasformandoli in vampiri. La sua missione? Trovare una cura, affinché possa salvare la Terra da un destino infausto. Ciò che rende il racconto avvincente è proprio l’immunità del protagonista, che deve affrontare un lungo e intricato percorso per poter vedere la luce in fondo al tunnel, mentre deve salvaguardarsi dai mutanti (chiamati Darkseekers) che sono assetati di sangue.

Train to Busan

Train to Busan film

Ci spostiamo ora in Corea con Train to Busan, film di genere azione/thriller/horror, diretto da Shin-yeong Jang e uscito nel 2016. Anche qui come motore centrale della narazione c’è un virus, il quale si sta diffondendo nel paese. Il Governo coreano, affinché non ci siano conseguenze irreparabili, decide di dichiarare la legge marziale. Sul treno diretto a Busan ci sono però dei cittadini che sono riusciti ad evitare l’epidemia, ma che adesso devono lottare per la propria sopravvivenza. Train to Busan, pur avendo i classici zombie come protagonisti, riesce a renderli comunque più emotivi e realistici. Inoltre, il pubblico sa quanto sanno i passeggeri sugli eventi, e questo contribuisce all’immedesimazione. Il film, poi, spiega l’origine del virus con sottili accenni senza fornire mai troppe informazioni, facilitandone così la credibilità.

World War Z

 

 

 

 

 

Un altro prodotto che rientra nella cerchia dei migliori film apocalittici realistici e credibili è World War Z diretto da Marc Forster, con Brad Pitt nei panni del protagonista Gerry Lane. Centro del racconto sono ancora una volta gli zombie, per un thriller davvero d’effetto. Il virus, che in questo caso si estende come un’epidemia, non trasforma però gli infettati in creature fameliche e, pur diventando feroci e confusi, non si nutrono di altri essere umani come accade invece con gli zombie stereotipati. Questo, più che altro, provoca un aumento della rabbia e il bisogno di infettare ogni essere vivente, una buona giustificazione per una malattia che colpisce il cervello. World War Z è, tra l’altro, trasposizione cinematografica del romanzo World War Z. La guerra mondiale degli zombie di Max Brooks.

La ragazza che sapeva troppo

La ragazza che sapeva troppo

Continuiamo con La ragazza che sapeva troppo, diretto da Colm McCarthy e facente parte del gruppo di film apocalittici distopici. La pellicola è un adattamento dell’omonimo romanzo dell’autore Mike Carey, e come fulcro della storia troviamo ancora gli zombie. Siamo quasi nei territori di The Last of Us, visto che la misteriosa infenzione che attacca il cervello proviene da un fungo mutato, l’Ophiocordyceps unilateralis. Ciò che rende la pellicola alquanto sconvolgente è il fatto che le donne in gravidanza, se infette, danno alla luce dei bambini ibridi, i quali però riescono a controllare la loro fame di carne e devono perciò affrontare un’esistenza nella quale, pur senza alcuna colpa, vengono visti come dei mostri.

Cargo

Cargo

Con Cargo siamo ancora nei thriller apocalittici, e alla direzione abbiamo due registi: Ben Howling e Yolanda Ramke. Nell’Australia di Andy e Kay, coppia sposata da anni, è arrivato un virus che trasforma gli esseri umani in zombie entro 48 ore, e si sta diffondendo con molta rapidità. La loro missione è quella di proteggere la figlia Rosie, affinché non venga infettata. Il film regala picchi emotivi molto alti, soprattutto quando Andy viene contagiato e inizia a subire dei cambiamenti sia fisici che mentali, ma nonostante questo lotta contro sé stesso per tenere la bambina al sicuro. Ciò che rende Cargo affascinante è il suo saper parlare del devastante effetto apocalittico senza però rinunciare all’aspetto famigliare, che poi si rivela essere cuore dell’intera opera.

28 giorni dopo

28 Giorni Dopo Film sull'apocalisse

28 giorni dopo non è solo un film apocalittico, ma è anche un horror d’effetto. Diretto da Danny Boyle, ha come protagonista un giovane Cillian Murphy nei panni di Jim, un uomo che, risvegliatosi dal coma in seguito a un incidente stradale, si rende conto di essere circondato da persone infettate da un potentissimo virus che le trasforma in assassini spietati. Nonostante segua il classico stereotipo degli zombie, 28 giorni dopo regala comunque dei personaggi molto realistici e un senso di estrema inquietudine, derivante da una desolata e spoglia Londra, che rende l’opera ancora più affascinante e spaventosa.

Snowpiercer

Snowpiercer cast

Snowpiercer è, fra i film sull’apocalisse menzionati fin’ora, quello che non contiene zombie o altre strane creature. La pellicola è diretta da Bong Joon-ho, ed è tratta dalla graphic novel Le Transperceneige, un fumetto di genere sci-fi/apocalittico ideato da Jacques Lob e Jean-Marc Rochette. Al centro della storia un dramma molto più reale di quanto si possa immaginare, che riguarda una guerra fra classi sociali. La Terra si è congelata e coloro che sono sopravvissuti devono vivere segregati in un treno che circumnaviga il pianeta. Questo innescherà un duro scontro fra ricchi e poveri, causato dalle diverse condizioni di vita derivanti dal rispettivo ceto d’appartenenza. Una delle carte vincenti di Snowpiercer è il riuscire ad equilibrare elementi fantastici con commenti sociali di estrema attualità.

I figli degli uomini

I Figli degli Uomini

Nel 2006 debutta I figli degli uomini, film del regista Alfonso Cuaron, considerato uno dei lavori migliori che ha come tema l’apocalisse, in quanto vanta una trama che può considerarsi fra le più realistiche e, come nel caso di Snowpiercer, non tratta di alcun mostro, ma pone al suo centro solo l’umanità nella sua essenza più totale. Siamo nel 2027 e la razza umana è a rischio estinzione, a causa della sterilità delle donne. La scienza, pur impegnandosi, non riesce a risolvere il problema. A Londra sembra arrivare una speranza con una donna di nome Kee, la quale è riuscita a rimanere incinta senza alcun problema. La città è però invasa da frange nazionaliste che vorrebbero espellere tutti gli immigrati, e questo di conseguenza minaccia l’incolumità della donna. Ad aiutare Kee saranno Theo e l’ex moglie rivoluzionaria Julian, che faranno di tutto per proteggerla e salvare il mondo.

It Comes at Night

It Comes at Night cast

It Comes at Night è un film sull’apocalisse di genere horror diretto da Trey Edward Shults che contiene al suo interno più di un mistero, generando un’atmosfera inquietante e a tratti insopportabile per chi ne fruisce. Più che focalizzarsi sull’apocalisse, di cui non siamo a conoscenza delle ragioni che l’hanno provocata, It Comes at Night si concentra su due famiglie che, essendo sopravvissute, sono costrette a vivere sotto lo stesso tetto per tentare di tenere a bada il male esterno. Ciò che rende la storia avvincente, facendo diventare il film un horror psicologico, è il senso di paranoia che lo permea, fino a dimostrarci come, in realtà, siano gli uomini ad essere più pericolosi di qualsiasi creatura o agente esterno.

The Road

The Road Film sull'apocalisse

Concludiamo con The Road, uno dei film sull’apocalisse più sconcertanti e pesanti della categoria. Diretto da John Hillcoat, il racconto segue il viaggio in un mondo post-apocalittico di un padre e un figlio, i quali non hanno un nome, ma vengono chiamati con “uomo” e “ragazzo” per rappresentare la totalità dell’umanità che combatte in un paesaggio inquietante, rendendo il tutto ancora più realistico. Nel loro cammino, il padre dovrà sempre stare in guardia per proteggere il bambino da attacchi di cannibali che li minacciano lungo la strada, e il sud, dove li dovrebbe accogliere un ambiente ospitale in cui vivere, sembra davvero difficile da raggiungere. The Road è tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, il quale vinse proprio con quest’opera il Premio Pulitzer nel 2007.

Daredevil: lo showrunner della serie Netflix denuncia la “truffa Disney” per aver intitolato la nuova serie Daredevil: Born Again

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Steven DeKnight, showrunner della prima stagione di “Daredevil” di Netflix, si è recentemente rivolto ai social media per criticare la Disney per aver organizzato una truffa con la sua prossima serie reboot “Daredevil: Born Again” via tramite Entertainment Weekly ). La serie di 18 episodi presenterà il ritorno di Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Jon Bernthal, che hanno recitato nella serie originale Netflix rispettivamente nei panni di Daredevil, Kingpin e Punisher. “È una vecchia truffa Disney in cui rinominano leggermente una serie per riportare i termini contrattuali alla prima stagione“, ha scritto DeKnight su X/Twitter. “Deve essere affrontato da tutte le gilde/sindacati e schiacciato!. Da quello che ho capito, non vedrò un centesimo da ‘Daredevil: Born Again‘ perché hanno aggiunto ‘Born Again’ e posso affermare che è uno spettacolo completamente diverso“, ha spiegato. “Sai, con gli stessi identici due attori principali (che adoro!) che interpretano Daredevil e Fisk.”

DeKnight ha sottolineato di essere entusiasta di guardare “Born Again”, ma continua a pensare che sia sbagliato che la Disney possa semplicemente dare allo show un nuovo nome in modo che, contrattualmente, non sia una continuazione della serie Netflix nonostante condivida gli stessi personaggi. “Per essere chiari, non vedo l’ora di vedere Charlie Cox e lo straordinario Vincent D’Onofrio riprendere i loro ruoli iconici“, ha scritto DeKnight. “Ma affermare che questo è un riavvio completo e che non devi pagare i creativi originali è a dir poco un imbroglio aziendale.” Di seguito i suoi post originali:

Daredevil: Born Again avrebbe dovuto debuttare su Disney+ nella primavera del 2024, ma la produzione dello show è stata sospesa a tempo indeterminato a giugno a causa dello sciopero della WGA. Lo spettacolo è rimasto fuori produzione a causa degli scioperi della SAG-AFTRA. Entrambi gli scioperi rimangono in corso a Hollywood. Matt Corman e Chris Ord saranno gli showrunner della nuova serie.

Leonardo DiCaprio parla della riscrittura di “Flower Moon”, cambiata perché non “arrivava al cuore” della storia: “Non eravamo immersi nell’Osage”

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Leonardo DiCaprio è finalmente intervenuto sulla massiccia riscrittura di Killers of the Flower Moon che ha cambiato la direzione dell’ultima epopea storica di Martin Scorsese. La sceneggiatura originariamente era incentrata sull’agente dell’FBI Tom White, che DiCaprio avrebbe dovuto interpretare, mentre indaga su una serie di omicidi nella nazione Osage negli anni ’20. Questa prospettiva ha mantenuto il film in linea con la maggior parte dell’omonimo libro di David Grann del 2017, ma qualcosa nel raccontare “Flower Moon” dal punto di vista dell’FBI non andava bene con Leonardo DiCaprio o Martin Scorsese.

Semplicemente non sembrava che si arrivasse al nocciolo della questione“, ha recentemente dichiarato DiCaprio a British Vogue in un’intervista congiunta con la co-protagonista Lily Gladstone. “Non eravamo immersi nella storia di Osage. C’era questa piccolissima scena tra Mollie ed Ernest che ha provocato una tale emozione in noi durante la lettura, e abbiamo iniziato a penetrare in cosa fosse quella relazione, perché era così contorta e bizzarra e diversa da qualsiasi cosa avessi mai sperimentato prima.”

Leonardo DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, un veterano della Prima Guerra Mondiale che viene coinvolto nell’avido complotto di suo zio per derubare la nazione Osage delle sue ricchezze. Quando la sceneggiatura originale di “Flower Moon” fu eliminata, DiCaprio cambiò i ruoli in Ernest. La nuova sceneggiatura si concentrerà su Ernest e sulla sua relazione con la moglie Mollie (Gladstone), una donna Osage i cui familiari vengono assassinati. Con Leonardo DiCaprio nel ruolo principale, Jesse Plemons è stato ingaggiato per interpretare l’agente dell’FBI Tom White, ora un ruolo secondario.

Dopo un certo punto, mi sono reso conto che stavo facendo un film su tutti i bianchi“, ha recentemente dichiarato Scorsese alla rivista Time spiegando perché il film ha subito un’ampia riscrittura. “Il che significa che stavo adottando un approccio dall’esterno verso l’interno, il che mi preoccupava.” Prima delle riscritture, avevo tre pagine di dialoghi piuttosto loquaci“, ha detto Gladstone alla rivista Interview  all’inizio di questo mese. “Ma ero così in difficoltà con le scene che quando il COVID ha bloccato tutto e il progetto è rimasto in silenzio per un minuto, ho pensato di aver saltato l’audizione. Circa un anno dopo, ho ricevuto una richiesta per Zoom con Martin Scorsese. E poi mi sono stati inviati nuovi lati che avevano ritmi. All’improvviso era una scena con dialoghi minimi… E ho pensato, ‘Oh cavolo, posso inserire un personaggio qui adesso. Questo è fantastico.’”

Il focus sarebbe stato l’FBI, con Mollie ed Ernest come parte della trama di supporto, invece di quella centrale”, ha aggiunto Gladstone riguardo alla sceneggiatura originale di “Flower Moon”. In precedenza aveva  detto a Vulture  che la riscrittura significava che il film “non è una storia di salvatori bianchi. È l’Osage che dice: “Fai qualcosa”. Ecco i soldi. Vieni ad aiutarci.”

Killers of the Flower Moon uscirà in sale selezionate il 19 ottobre 2023 distribuito da 01 Distribution. Sarà poi diffuso negli Stati Uniti il ​​20 ottobre da Apple TV+. In Italia qualche settimana dopo.  Basato sull’omonimo libro best-seller, Killers of the Flower Moon è ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 e segue l’omicidio seriale di membri della Osage Nation, l’associazione di ricca di petrolio. La storia racconta una serie di crimini brutali in circostanze misteriose che si sono verificati conosciuto come “il regno del terrore”.

Fair Play: recensione del film Netflix con Alden Ehrenreich

Fair Play: recensione del film Netflix con Alden Ehrenreich

È un film di confine questo esordio al lungometraggio di Chloe Domont. Sotto molti punti di vista rappresenta il punto esclamativo alla fine del discorso sul rapporto tra uomo e donna, destinato a implodere e svilupparsi in maniera tossica e abusiva all’interno di un determinato ambiente. Non è il film più radicale nell’affrontare questa tematica, Fair Play. Semplicemente è quello che la spiega nel modo più limpido, acuto e spietatamente sincero.

Fair Play, la trama

Lo spunto della sceneggiatura scritta dalla stessa autrice è semplicissimo: un un’agenzia di broker  a Wall Street lavorano Emily (Phoebe Dynevor) e Luke (Alden Ehrenreich), coppia che sta per sposarsi ma deve tenere segreta la propria relazione a causa della politica aziendale. Quando la possibilità di una promozione si verifica in maniera inaspettata, ecco che gli equilibri e le dinamiche interne al  loro rapporto iniziano lentamente a cambiare…

Domont parte da uno spunto comune, quasi banale, così come da due personaggi protagonisti che non hanno davvero nulla di speciale. Ed col passare delle scene si comprende che proprio queste sono la qualità principale e la forza primaria di Fair Play: la verità delle psicologie, la loro umanità inserita dentro un ambiente di lavoro fortemente competitivo vengono raccontare all’inizio e progressivamente esposte con cura certosina. La delineazione del rapporto che si incrina sempre più tra i due personaggi protagonisti possiede la verità emotiva e psicologica di un’opera teatrale, mentre la messa in scena mai sottolineata sa raccontare di una regista che riesce costantemente a tenere in pungo una storia “forte”, un tema pronto a esplodere nel melodramma gratuito se non adeguatamente maneggiato.

E in Fair Play non succede mai, non vi è una singola scena che scivola nell’effetto gratuito, nella retorica del dolore, nella rappresentazione fuorviante dell’abuso. Anche perché la Domont dimostra chiaramente e lucidamente di voler esporre senza giudicare, di avere una visione chiara del rapporto tra uomo e donna, il che non significa in alcun modo “schierata”: alla cineasta non interessa mostrare una vittima e il suo aguzzino, quanto piuttosto una donna e un uomo che reagiscono in maniera differente alle pressioni che la vita lancia loro contro. Emily e Luke sono le due figure meglio rappresentate e sviluppate da questo genere di cinema da moltissimo tempo a questa parte, assolutamente credibili sia nella loro storia d’amore che nel mostrare invece i rispettivi limiti emozionali e umani che la porterà a frantumarsi. Fair Play non cerca mai la scena ad effetto, non intende mai avventurarsi nel labirinto del thriller psicologico anche quando riesce a costruire una tensione emotiva fortissima. È un film che vuole e riesce a mostrare la verità, per quanto spiacevole e deprimente sia.

Fair Play. (L to R) Alden Ehrenreich as Luke and Phoebe Dynevor as Emily in Fair Play. Cr. Courtesy of Netflix

Due grandi protagonisti

Nelle primissime scene del film Phoebe Dynevor e Alden Ehrenreich interpretano Emily e Luke in maniera piatta, non caratterizzandoli in alcun modo soddisfacente. Pian piano però si capisce che è esattamente quello l’intento sia degli attori che della regista: la banalità della situazione e dei personaggi deve essere terreno fertile per una vicenda che non ha nulla di speciale proprio perché può accadere a chiunque, e per questo espone la sua portata al contrario universale. Emily e Luke sono semplicemente un uomo e una donna, tutto qui. Allora meritano davvero di essere ammirate le prove dei due attori, che sanno mantenere la credibilità sommessa dei ruoli finché lo stress non li costringe a esplodere. E anche in questo caso non vanno davvero mai sopra le righe, restando sempre credibili anche grazie a dialoghi di una finezza psicologica devastante.

Domont dimostra di avere un’opinione riguardo quello che sta mettendo in scena, ma questo non la fa mai cadere nell’errore di prendere una posizione retorica, errore che avrebbe rovinato il suo film. Tutto quello che avviene in Fair Play è il frutto delle debolezze, degli errori, delle zone grigie o nere nell’animo di due persone, non di una soltanto. E questo rende il film più “vero” di molto, moltissimo cinema che ha volto il proprio sguardo a questo tema, e questo purtroppo significa realmente preciso nell’esporre la prevaricazione dell’uomo sulla donna nell’ambiente lavorativo. Riguardo quest’ultimo aspetto, Fair Play risulta un’opera in tutto e per tutto newyorkese, una rappresentazione veritiera di quanto questa metropoli riesca a forzare al limite persone e situazioni in nome del successo individuale. Se New York è veramente la città che non dorme mai, potrebbe anche voler significare che chi ci vive non può veramente rischiare di addormentarsi…

Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, il trailer italiano

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Ecco il trailer italiano di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, nuovo capitolo  della Hunger Games Saga che ha incassato oltre tre miliardi di dollari in tutto il mondo e al cinema il prossimo 22 novembre.

Diretto da Francis Lawrence, regista di tre dei quattro Hunger Games originali, il film è ambientato 64 anni prima della saga, un prequel ispirato all’omonimo romanzo di Suzanne Collins.

I protagonisti sono l’attore emergente inglese Tom Blyth, Rachel Zegler di West Side Story e Hunter Schafer della serie Euphoria. Nei ruoli comprimari l’attrice Premio Oscar® e vincitrice di un Golden Globe, di un Emmy Award e di ben due Tony Award Viola Davis, la star de Il trono di spade e vincitore di un Golden Globe Peter Dinklage e Jason Schwartzman.

Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, la trama

Anni prima di diventare il tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è l’ultima speranza per il buon nome della sua casata in declino: un’orgogliosa famiglia caduta in disgrazia nel dopoguerra di Capitol City. Con l’avvicinarsi della decima edizione degli Hunger Games, il giovane Snow teme per la sua reputazione poiché nominato mentore di Lucy Grey Baird, la ragazza tributo del miserabile Distretto 12. Ma quando Lucy Grey magnetizza l’intera nazione di Panem cantando con aria di sfida alla cerimonia della mietitura, Snow comprende che potrebbe ribaltare la situazione a suo favore. Unendo i loro istinti per lo spettacolo e l’astuzia politica, Snow e Lucy mireranno alla sopravvivenza dando vita a una corsa contro il tempo che decreterà chi è l’usignolo e chi il serpente.

I protagonisti sono l’attore emergente inglese Tom Blyth, Rachel Zegler di West Side Story e Hunter Schafer della serie Euphoria. Nei ruoli comprimari l’attrice Premio Oscar e vincitrice di un Golden Globe, di un Emmy Award e di ben due Tony Award Viola Davis, la star de Il trono di spade e vincitore di un Golden Globe Peter Dinklage e Jason Schwartzman.

Locarno Film Festival: eletto il nuovo Consiglio di amministrazione

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Maja Hoffmann è stata ufficialmente confermata presidente del Locarno Film Festival, mediante il voto dell’Assemblea sociale straordinaria e del nuovo Consiglio di amministrazione, quest’ultimo ridotto nel suo effettivo nel contesto di una revisione generale della governance, che ha portato all’adozione di un nuovo statuto e all’introduzione di due nuovi organi consultivi.

La neoeletta presidente al termine della giornata ha così commentato: “Sono profondamente onorata ed emozionata per l’elezione a presidente del Locarno Film Festival. Sotto la guida di Marco Solari, la manifestazione ha cambiato per sempre la percezione del cinema e dei registi in Svizzera e nel mondo. Locarno ha reso la settima arte una componente centrale della vivace vita culturale ticinese.

Non vedo l’ora di lavorare con la squadra capitanata da Giona A. Nazzaro, direttore artistico, e da Raphaël Brunschwig, Managing Director, per consolidare ulteriormente la reputazione del Festival come uno degli eventi cinematografici più innovativi, audaci e inclusivi al mondo.

In un panorama in evoluzione, dove emergono costantemente nuove definizioni di cinema e affascinanti opportunità, sosterrò il Festival con energia ed entusiasmo nella prossima fase del suo sviluppo.”

Maja Hoffmann sarà affiancata da Luigi Pedrazzini, ex Consigliere di Stato del Canton Ticino e membro uscente del Consiglio di amministrazione della SRG SSR, nel ruolo di vicepresidente, da Alain Scherrer, Sindaco della città di Locarno, da Nadia Dresti, tra le figure portanti del Festival in quanto ex responsabile dell’Ufficio Industry e direttrice artistica ad interim, e da Jean-Philippe Rochat, alle redini di uno studio legale di primo piano in Romandia e membro del Consiglio di amministrazione di numerose società e fondazioni. Nel corso dei prossimi mesi saranno annunciati altri due membri del Consiglio di amministrazione da sottoporre alla ratifica della prossima assemblea nel 2024.

In linea con l’esigenza di un processo decisionale più snello ed efficace, il Consiglio di amministrazione è stato ridimensionato, portando il numero di membri dagli attuali 27 a un massimo di 7. Contestualmente a tale novità sono state poste le basi dei due nuovi organi consultivi, il Policy Advisory Board – che fornirà supporto in ambito culturale, economico e istituzionale e sarà presieduto dal Sindaco di Locarno – e l’Industry Advisory Board – presieduto da Nadia Dresti, che riunirà molteplici e diversificate competenze dell’industria di settore assicurando che le attività del Festival rimangano sempre all’avanguardia sotto il profilo cinematografico. Tra i primi compiti del nuovo Consiglio di amministrazione rientrerà proprio la nomina dei rappresentanti nei due Advisory Board.

L’Assemblea ha accettato la revisione degli statuti, che consentirà al Locarno Film Festival da un lato di rispondere alle molteplici esigenze dell’industria del cinema sul piano nazionale e internazionale e dall’altro di far fronte alle svariate sfide che una società e un’organizzazione sempre più complesse e ramificate esigono.

L’intera comunità del Locarno Film Festival desidera infine esprimere il suo sentito ringraziamento al presidente uscente Marco Solari per il suo straordinario impegno. La sua guida ha lasciato un segno indelebile per l’eredità della manifestazione. Su proposta del Consiglio di amministrazione, Marco Solari è stato nominato presidente onorario.

La 77esima edizione del Locarno Film Festival, la prima sotto la presidenza di Maja Hoffmann, si terrà dal 7 al 17 agosto 2024.

Io Capitano è il film che l’Italia propone per gli Oscar 2024

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Io Capitano è il film che l’Italia propone per gli Oscar 2024

Il Comitato di Selezione per il film italiano da designare agli Oscars® istituito dall’ANICA su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences®, riunito davanti a un notaio e composto da Alessandro Araimo, Domizia De Rosa, Esmeralda Calabria, Daniela Ciancio, Francesca Lo Schiavo, Giorgio Moroder, Cristiana Paternò, Michele Placido, Paola Randi, Riccardo Tozzi, Gianpiero Tulelli, ha votato “Io Capitano” di Matteo Garrone quale film che rappresenterà l’Italia alla 96° edizione degli Academy Awards®, nella selezione per la categoria International Feature Film Award, con la seguente motivazione: “Per aver incarnato con grande potenza e maestria cinematografica il desiderio universale di ricerca della libertà e della felicità. Creando un’epica del sogno che mette in scena il coraggio e il dolore che segnano da sempre le migrazioni, in una dimensione di profonda umanità”.

Io Capitano” concorrerà per la shortlist che includerà i quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy® e che sarà resa nota il 21 dicembre 2023.

L’annuncio delle nomination (la cinquina dei film nominati per concorrere al premio) è previsto per il 23 gennaio 2024, mentre la cerimonia di consegna degli Oscars® si terrà a Los Angeles il 10 marzo 2024.

Still Up: l’incontro con i produttori della serie Apple Tv+

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Still Up: l’incontro con i produttori della serie Apple Tv+

Danny e Lisa soffrono entrambi di insonnia e vivono una relazione telefonica, facendosi compagnia tutte le notti. Ridono, scherzano, si raccontano, non hanno segreti tra loro… tranne i sentimenti che ognuno nutre per l’altro. È questa la premessa di Still Up, la nuova comedy Apple TV+, interpretata da Antonia Thomas e Craig Roberts e co-creata e scritta da Steve Burge e Natalie Walter.

Abbiamo incontrato virtualmente la squadra produttiva di Still Up, Phil Clarke (Executive Producer), Paul Schlesinger (Executive Producer) e Arabella McGuigan (Producer), che ci ha raccontato qualcosa in più di questa storia così insolita e però allo stesso tempo dal sapore confortevole e rassicurante.

“Credo che la serie esplori l’amicizia – ha esordito Paul Schlesingeranche se poi quella che viene raccontata si definisce come ‘storia d’amore’. Penso che l’amicizia sia un tema fondamentale per questo tipo di storia, perché l’errore fondamentale dei protagonisti è proprio quello di autoconvincersi che sono amici. Uscire da questa dimensione è la cosa complicata che cercano di fare. Quindi sicuramente è una storia d’amore, ma è uno sguardo inusuale sull’amore.”

Secondo McGuigan, invece, uno dei temi portanti della serie è il senso dell’umorismo: “È la prima cosa che lega i due protagonisti – spiega la produttrice – Danny e Lisa si connettono come amici, perché hanno un modo condiviso di farsi ridere a vicenda. Questa è la base della loro amicizia, e diventa anche la base di qualcosa in più. Ma credo fortemente che sia il loro senso dell’umorismo condiviso a portare alla relazione.” E Phil Clarke aggiunge: “Credo anche che si tratti di una storia che parla di solitudine. Danny è solo, ovviamente, soffre di ansia, è chiuso in casa, ma anche Lisa è sola, anche dentro alla sua relazione. C’è una battuta molto bella, verso la fine della stagione, in cui il compagno di Lisa le dice ‘tu diventi viva quando io vado a dormire’, e anche questa dimensione diventa una parte fondamentale di quello che la serie vuole raccontare. Amore, solitudine, amicizia e umorismo, siano tutti parte del mix.”

Still Up è anche una riflessione sulla connessioni e sul modo di vivere le relazioni attraverso la tecnologia, fenomeno che nell’era post-lockdown ha assunto una presenza costante nella quotidianità. “Una serie così non poteva essere stata fatta 10 o 15 anni fa – spiega Paul SchlesingerDa una parte siamo più connessi che mai, 15 anni fa se qualcuno camminava per strada parlando tra sé sarebbe risultato strano, lo avremmo notato tutti. Quindi tecnicamente siamo più connessi che mai ma questo significa anche che siamo più soli e isolati di prima. La serie mostra entrambe queste cose, i due personaggi sono entrambi soli in maniera diversa, eppure si possono parlare per tutta la notte, ed è una strana contraddizione, molto legata alla modernità: siamo più connessi e distanti che mai.”

Dopotutto, la prima idea per questa serie è arrivata durante il primo lockdown del 2020, stando a quanto dichiara Clarke: “Anche se la serie non è ambientata in quel periodo, lo rievoca nella sensazione di essere insieme eppure separati.” Un aspetto molto interessante della relazione telefonica dei due protagonisti è portato alla luce da McGuigan che esalta le potenzialità narrative di questa scelta: “Io credo che si tratti anche di un piccolo regalo per i narratori. In questa serie abbiamo quasi sempre la possibilità di raccontare tre storie contemporaneamente. Assistiamo a quello che succede a Lisa e a quello che succede a Danny, e poi c’è una terza storia, che è quello che stanno vivendo insieme, al telefono.”

Su quanto invece la storia riesca a focalizzarsi su una patologia tanto peculiare quanto poco affrontata dall’audiovisivo, Clarke commenta: “Credo che l’insonnia sia un problema molto diffuso. Viviamo tutti vite molto stressanti, che devono scendere a patti con la logistica quotidiana, ma anche con il cambio di stagione, i problemi di lavoro, tutte cose che contribuiscono a aumentare lo stress e l’insonnia è una delle manifestazioni di questo stress, è un problema sempre più diffuso.”

E infatti è importante che esista una serie che la racconta, secondo McGuigan: “Allo stesso tempo, la serie racconta l’insania con ottimismo. Perché questa storia parla di persone che si sono trovate proprio perché soffrono di questo disturbo e in un certo senso non vogliono che questa ‘malattia’ scompaia perché li priverebbe di quella finestra di tempo che loro condividono, l’insonnia è quella cosa che li fa esistere insieme e lo stesso fatto di condividere questa esperienza, li fa mettere in discussione.”

Still Up farà il suo debutto il 22 settembre su Apple TV+ con i primi tre episodi, seguiti da un episodio settimanale ogni venerdì, fino al 27 ottobre.

Ondata calda: tutto quello che c’è da sapere sul thriller con Kat Graham

L’arrivo su Netflix del film Ondata calda è l’occasione per scoprire un thriller del 2022 passato in sordina, ma che offre una messa in scena con diversi interessanti elementi a favore del racconto. Se dunque questo può risultare talvolta prevedibile, viene in ogni caso supportato da una serie di simboli che rimandano a significati più nascosti e profondi del previsto. Diretto da Ernie Barbarash, noto come produttore di American Psycho e Hypercube – Il cubo 2, ma anche come regista della miniserie in due episodi Meteor – Distruzione finale, Ondata calda gioca dunque con gli elementi del thriller erotico per farne qualcosa di insolito.

Lo spettatore si imbatte infatti in una serie di vicende particolarmente intricate, obiettivo delle quali è prima di tutto offrire uno studio approfondito della protagonista e del suo vissuto. Andando alla scoperta del suo passato si potrà infatti comprendere meglio ciò che avviene nel presente e come le due cose si influenzino in direzione della crescita emotiva ricercata dalla protagonista. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla sua spiegazione complessiva. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Ondata calda

La storia del film ha luogo durante un’anomala ondata di calore. Claire è una giovane donna che lavora in un’agenzia immobiliare, la Crane Corporation. Una notte Claire incontra Eve cercando refrigerio nella piscina di un palazzo di lusso. Tra le due scatta subito una forte attrazione e qualche sera dopo si rivedono casualmente in un locale e passano la notte insieme. Ma quando Claire va a cena dal suo capo, Scott Crane, rimane senza parole scoprendo che sua moglie è proprio Eve. Per evitare di avere problemi sul lavoro, da quel giorno cerca di evitarla ma quando si rivedono, le due donne capiscono di amarsi. Inizia così una relazione clandestina che porterà però non pochi guai.

Nel ruolo di Claire recita l’attrice Kat Graham, nota per il ruolo di Bonnie Bennett nella serie The Vampire Diaries. Recitano poi accanto a lei Merritt Patterson, nota per il ruolo di Ophelia nella serie televisiva The Royals, nel ruolo di Eve, mentre l’attore francese Sebastian Roché, visto anche in General Hospital, ricopre il rolo del marito Scott Crane. Roché aveva inoltre collaborato già con Graham nella serie The Vampire Diaries, dove lui ricopriva il ruolo di Mikael. Sono poi presenti gli attori Roger Cross nel ruolo del detective Parker, David James Lewis in quelli di Teddy e Aren Buchholz in quelli di Lane Smith.

Ondata calda cast

Ondata calda: il significato del titolo e la spiegazione del finale

Il titolo del film, Ondata calda, ha un significato ben più metaforico del semplice riferirsi alle condizioni climatiche presenti lungo il film. Per la protagonista, il calore, il fuoco, sono sempre stati il sintomo di qualcosa di sbagliato, ciò in cui ci si imbatte quando si è imprudenti. Lungo tutta la sua vita Claire ha infatti associato le due cose in più occasioni, come viene raccontato nel film. Un calore, stavolta emotivo, è invece quello che viene naturalmente ad instaurarsi tra Claire ed Eve, le quali condividono il calore della passione l’una per l’altra. Quando però Claire scopre che l’amata le ha mentito, cerca di bruciarsi la mano, nel tentativo di procurarsi sostanzialmente un ennesimo scottante segno che le ricordi cosa succede se si è imprudente.

È però interessante notare che in alcuni punti cruciali del film vi è anche l’elemento dell’acqua in contrapposizione al fuoco o al calore. Ad esempio, Claire incontra Eva per la prima volta in una piscina. Quindi, mentre Claire è lei stessa il caldo, o almeno questo è ciò che lei pensa di sé stessa, si trova a vivere continui contrasti con il freddo emanato o ricercato dagli altri. Ma non da Eve,  la quale almeno all’apparenza alimenta quel calore in Claire fino a quando la situazione non sfugge però di mano ad entrambe. È allora che si verificano le drammatiche conseguenze che conducono fino all’inaspettato finale, nel quale anche Eve si rivela essere un essere in contrasto con la natura di Claire.

[SEGUONO SPOILER]

Ondata calda spiegazione finale

Nel finale, infatti, scopriamo che Eve ha stretto un accordo con con Lane Smith per uccidere suo marito, Scott Crane, in cambio della vendetta su Claire, con la quale Smith ha dei trascorsi. Quando però Lane uccide effettivamente Scott, apre la strada ad Eve per rivendicare gran parte delle proprietà di suo marito, la donna vacilla. Eve si scopre infatti troppo coinvolta dalla storia con Claire, tanto da non riuscire più ad uscirne. Impedisce così che Claire venga uccisa e quest’ultima a sua volta decide di risparmiare Eve. Pur confessandosi amore reciproco, Claire afferma però che non vuole più essere manipolata e pertanto consegna Eve alla polizia.

Alla luce di ciò, sembra dunque che, dopo tutto, sia stato proprio il “calore” dell’amore e della passione a sventare il piano di Eve e a salvare Claire. Ciò si adatta anche al fatto che lei si rivolga a se stessa come “fuoco” nelle battute finali del film, di fatto abbracciando quell’elemento che fino a quel momento l’aveva spaventata, imparando a gestirlo e sfruttarlo a proprio vantagio. Con Ondata calda, dunque, assistiamo ad un personaggio chiamato a fare i conti con il proprio passato, a riappacificarsi con le proprie paure e a completare un arco narrativo che la porti ad essere in pieno possesso del proprio potenziale.

Il trailer di Ondata calda e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Ondata calda grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Rakuten TV, Google Play, Apple iTunesNetflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb

Lo straniero senza nome: trama, cast e finale del film di Clint Eastwood

Divenuto celebre nel corso degli anni Sessanta grazie ai film western di Sergio Leone, l’attore Clint Eastwood decise alla fine di dirigerne a sua volta uno. Nacque dunque Lo straniero senza nome, arrivato al cinema nel 1973. Già regista del thriller Brivido nella notte, per la sua opera seconda ha così scelto il genere a cui deve tutto, naturalmente influenzato dalla sua collaborazione con Leone e il regista Don Siegel. Eastwood non si è però limitato a dirigere il film, decidendo anche di recitare nel ruolo del protagonista, un personaggio molto simile a quelli già interpretati precedentemente, eppure con decisivi elementi di novità.

Il film è, come spesso accadrà nella filmografia di Eastwood, tratto da un romanzo omonimo. Questo è stato scritto da Ernes Tidyman, noto per aver vinto il premio Oscar alla miglior sceneggiatura non originale per Il braccio violento della legge. Rimasto affascinato dal suo racconto e ritrovandovi elementi e tematiche a lui care, Eastwood accettò da subito di dirigerlo. Respinse la richiesta di girare in studio, andando piuttosto a ricercare vere location dal sapore western e stabilendo il set intorno al Lago Mono, in California. Qui fece ricostruire una vera e propria città dell’epoca in cui il film è ambientato, potendo iniziare da subito i lavori.

Costato 5 milioni di dollari, il film si affermò come un buon successo di critica e pubblico, arrivando a guadagnarne circa 16. Lo straniero senza nome ha così rappresentato Eastwood un primo significativo passo verso una carriera d’autore, oggi tra i più celebrati e amati di sempre. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lo straniero senza nome: la trama del film

La storia si apre sull’arrivo nell’apparentemente tranquilla cittadina di Lago di un misterioso pistolero, mai visto prima da quelle parti. L’uomo si distingue subito per la sbalorditiva abilità con le armi, uccidendo senza problemi tre briganti lì presenti. Divenuto subito celebre in città, questi viene approcciato dal neo eletto sindaco, il quale gli racconta che il suo predecessore è stato recentemente ucciso in modo quanto mai brutale da tre pistoleri. Questi hanno poi lasciato la città promettendo di tornare per compiere ulteriori massacri. Vista la sua bravura con le armi, allo straniero viene chiesto di restare e proteggere i cittadini di quel luogo.

Inizialmente riluttante, il misterioso pistolero finisce con l’accettare, allettato dalla possibilità di poter chiedere qualunque cosa in cambio. Nell’attesa che i tre criminali tornino in città, egli prova ad addestrare gli stessi cittadini alla pratica delle armi, attirandosi però l’odio di molti dei presenti, convinti che l’uomo porterà soltanto ulteriori guai. La notizia che i tre briganti stanno realmente per arrivare in città, però, fa nuovamente calare un clima di terrore su questa. Lo straniero, nell’attesa, rivelerà di avere motivi molto più personali di quanto si potrebbe pensare contro i tre in arrivo.

Lo straniero senza nome cast

Lo straniero senza nome: il cast del film

Ad interpretare il personaggio dello straniero vi è naturalmente l’attore Clint Eastwood. Per la parte egli si ispirò chiaramente all’Uomo senza Nome, protagonista della Trilogia del Dollaro di Leone. Allo stesso tempo, però, l’attore cercò di rappresentare il personaggio come una naturale evoluzione di quello, caricandolo di un’ironia e sentimenti maggiori. Accanto a lui, nei panni della seducente Callie Travers, donna con cui lo straniero incrocia più volte il suo cammino, vi è Marianna Hill, divenuta celebre proprio grazie a tale film. Verna Bloom, invece, è Sarah Belding, la quale stringerà un profondo legame con lo straniero, pur se sposata a Lewis Belding, interpretato da Ted Hartley. Mitchell Ryan è invece Dave Drake. Jack Ging, attore noto per le serie Undicesima ora e A-Team, interpreta qui Morgan Allen, uno dei potenti della città di Lago che tenterà di opporsi all’attività dello straniero.

Geoffrey Lewis, qui in uno dei suoi primi ruoli cinematografici, interpreta Stacey Bridges, capobanda dei criminali in arrivo a Lago. Billy Curtis è invece presente nei panni del bizzarro Mordecai. Nell’interpretarlo, l’attore finì con il soffrire di torcicollo. Affermò però che pur di lavorare con Eastwood avrebbe accettato di soffrire anche ben altro. John Mitchum, che tornerà a collaborare con Eastwood nei primi tre film dedicati all’ispettore Callaghan, compare qui brevemente nei panni di un guardiano della prigione. In ultimo, Buddy Van Horn, celebre collaboratore di Eastwood nonché sua controfigura in molti film, è brevemente presente nei panni dello sceriffo Jim Duncan, ucciso dai tre criminali. La scelta di questi per la parte è stata fortemente voluta per conferire al film una certa ambiguità nel finale.

Lo straniero senza nome: il significato del finale, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Il finale del film è stato a lungo dibattuto nei suoi possibili significati. Al centro delle principali teorie di interpretazione, particolare attenzione era rivolta alla vera identità del personaggio interpretato da Eastwood. Originariamente, nella sceneggiatura, questi si rivela infine essere il fratello dello sceriffo ucciso Jim Duncan. Tale versione è stata mantenuta nel doppiaggio spagnolo, francese, tedesco e italiano. Eastwood, però, volle conferire al film un finale meno esplicito e più soprannaturale. Nelle sue intenzioni, infatti, il suo personaggio non è altro che il fantasma dello sceriffo, tornato tra i vivi in cerca della sua vendetta. La scelta di Van Horn, controfigura dell’attore e regista, servì dunque per sostenere tale ipotesi.

È possibile fruire di Lo straniero senza nome grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Tim Vision, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 20 settembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Tenet: la spiegazione del film di Christopher Nolan e del suo finale

Non cercare di capirlo, sentilo”. Basterebbe questa esortazione per spiegare come approcciarsi a Tenet (qui la recensione), un film che è pura esperienza cinematografica, dove si stimola la mente dello spettatore con una storia che, nella sua complessità, richiede però non di essere compresa ma vissuta. Christopher Nolan, dopo il racconto bellico proposto con Dunkirk, porta dunque al cinema un film tanto ambizioso quanto unico, che pur proponendo un racconto di base già visto, si propone al pubblico con una struttura che lo rende difficilmente classificabile.

Come noto, proprio per via di questa sua natura, il film non è da tutti stato apprezzato e molti sono gli aspetti fin troppo complessi che gli vengono rinfacciati. È però innegabile che Tenet sia un’opera di intrattenimento di alto livello, capace di offrire nuovo valore al concetto di esperienza cinematografica. Il film, inoltre, è anche ricco anche di elementi di grande pregio, sui quali è difficile essere in disaccordo. Dopo essere uscito in sala nel 2020, Tenet arriva ora per la prima volta in televisione, su Italia 1, è per quanto il piccolo schermo non possa replicare il valore che il film sfoggerebbe in una grande sala, è l’occasione per tornare a parlarne.

Pochi film recenti hanno infatti dimostrato di meritare molteplici visioni e Tenet e senz’altro tra questi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma soprattutto alla spiegazione del suo titolo e del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo. Ai link qui riportati, si potranno invece scoprire 10 curiosità dal dietro le quinte e 5 curiosità da sapere assolutamente sul film.

La trama e il cast di Tenet

Protagonista del film è un agente segreto a cui viene assegnato un importante compito: fermare quella che potrebbe rivelarsi come un’apocalisse planetaria, una minaccia peggiore oltre ogni immaginazione. L’unico modo per salvare il mondo, però, sembra essere racchiuso in una misteriosa parola, Tenet. Per fronteggiare la minaccia globale, infatti, l’agente special e un suo partner dovranno svolgere le loro azioni in qualcosa al di là del tempo reale e dovranno essere in grado di attuare una manipolazione temporale, nota come inversione, la quale non è però esente da rischi potenzialmente più pericolosi della minaccia stessa.

Ad interpretare il ruolo del protagonista si ritrova l’attore John David Washington, già visto in BlacKkKlansman di Spike Lee e Monster di Anthony Mandler. Accanto a lui recita poi Robert Pattinson nel ruolo di Neil, il supervisore del Protagonista. I due attori hanno raccontato che il livello di segretezza del film era tale che hanno potuto leggere la sceneggiatura completa soltanto nelle stanze della Warner Bros., in totale isolamento. L’attrice Elizabeth Debicki, invece, ricopre il ruolo di Katherine “Kat” Barton, ex moglie di Andrei Sator.

Ed è Kenneth Branagh a ricoprire proprio di Andrei Sator, oligarca russo in grado di comunicare col futuro. Sono poi presenti anche Michael Caine nel ruolo di Michael Crosby, agente dell’intelligence britannica, Aaron Taylor-Johnson nel ruolo di Ives, un soldato di Tenet e Clémence Poésy nel ruolo di Barbara, scienziata di Tenet. Himesh Patel ricopre il ruolo di Mahir. Per alcune scene, gli attori hanno dovuto effettivamente imparare a recitare determinate coreografie o a pronunciare determinate battute della sceneggiatura al contrario.

John David Washington Robert Pattinson Tenet

La spiegazione di Tenet e del finale del film

Per cercare di comprendere il significato del film, occorre innanzitutto partire dal significato del suo titolo, ovvero la parola Tenet. Questa è la parola che costituisce il centro del Quadrato Magico Sator, un’iscrizione latina sotto forma di quadrato composta da cinque parole – SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS – che danno luogo a un palindromo. Lette da sinistra a destra e dall’alto in basso, ma anche da destra verso sinistra e dal basso verso l’altro, le parole non cambiano di significato e lo schema che ne risulta vede la parola TENET a fare da cuore a questo gioco di lettere.

L’iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici, sia in epigrafi lapidee sia in graffiti, ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora oscuri, nonostante le numerose ipotesi formulate. In sintesi, la parola Sator significa “seminatore, creatore“, mentre Arepo, termine sconosciuto, è ritenuto essere un nome proprio. Tenet, Opera e Rotas hanno invece i significati di “tenere“, “con cura” e “ruote”. Un significato possibile è dunque quello di “Il Creatore delle terre tiene (governa) le ruote celesti“, sottolineando un’unione tra il cielo e la terra.

Più probabilmente, però, Nolan ha solo preso in prestito questo mistero per costruire un film a sua volta palindromo, ovvero dove il finale è anche l’inizio del racconto e viceversa. La tecnologia nota come inversione permette infatti di effettuare dei veri e propri viaggi nel tempo, così se la prima parte del film procede in una direzione, a partire dalla metà, il racconto inizia a riavvolgersi su sé stesso, portando i protagonisti a tornare indietro nel tempo. Passato, presente e futuro sembrano però convivere sullo stesso piano della realtà, permettendo dunque lo scontro del protagonista con sé stesso in una certa scena del film.

Tenet spiegazione finale

 

Cosa avviene nel finale del film?

Una volta compreso tale meccanismo, il finale del film ci mostra l’equipaggio di Sator cercare di assemblare l’algoritmo che innescherà la fine del mondo. Qui si svolge una seconda tenaglia temporale, con due squadre diverse che tentano di sventare i piani di Sator. La squadra rossa si muove in avanti nel tempo ed è composta dal Protagonista, mentre la squadra blu è composta da Neil e da un gruppo di truppe che si muovono indietro nel tempo. Quando i due arrivano alla posizione dell’algoritmo, un bunker sotterraneo, sembra che sia troppo tardi, perché l’equipaggio di Sator ha messo insieme tutte e nove le parti dietro un cancello chiuso.

Hanno in programma di seppellire l’algoritmo e poi far esplodere il bunker, lasciando l’algoritmo sottoterra per essere recuperato in futuro. Mentre l’equipaggio di Sator lavora, il protagonista nota un soldato morto dall’altra parte che improvvisamente ritorna in vita, fermando un proiettile destinato al protagonista e aprendo il cancello. Si scopre che il soldato era Neil. A quel punto, il Neil ancora in vita inverte il proprio orientamente temporale e cambia squadra per recarsi in soccorso del protagonista. È a questo punto che Neil svela di aver lavorato per tutto il tempo per una versione futura del protagonista.

I due sono amici, essendosi incontrati nel passato di Neil, che in realtà è il futuro del protagonista. Ecco perché in una delle loro prime scene insieme, Neil sa già che il protagonista non beve mentre lavora, lo conosce già ma non può rivelarglielo fino a quando non sarà il momento giusto. Neil poi afferma che questa è la fine della sua storia, poiché dovrà andarsene per mettersi nel posto giusto, in tempo per sacrificarsi per il suo amico, così che egli possa compiere il percorso che gli abbiamo visto compiere per tutto il film. Tuttavia, i due si incontreranno di nuovo, una volta che il protagonista recluterà Neil in futuro.

Questa è dunque la fine della loro amicizia, ma il loro inizio deve in realtà ancora arrivare, almeno dalla prospettiva del protagonista. A questo punto, è dunque possibile capire che il protagonista non è altri che il capo di Tent e che il sé stesso del futuro ha reclutato il sé stesso del passato affinché salvasse il mondo. Inoltre, diventa chiaro una volta per tutto che la narrativa di Tenet funziona essa stessa come una tenaglia temporale, con le versioni passate e future del Protagonista che lavorano per riunire gli eventi del film, come la scena d’apertura al teatro dell’opera. Alla luce di ciò, senza dubbio Tenet richiede però più visioni per poter essere compreso al meglio.

Il trailer di Tenet e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Tenet grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 20 settembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Briganti: prime foto della serie tv italiana Originale Netflix

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Briganti: prime foto della serie tv italiana Originale Netflix

Netflix ha diffuso le foto ufficiali di Briganti, la nuova serie Originale Netflix italiana in arrivo quest’anno.  Ambientato nel Sud Italia di metà Ottocento, Briganti è un racconto moderno, epico e ricco d’azione, sul fenomeno del brigantaggio. Liberamente ispirata a persone, uomini e donne, realmente esistite, divenute simbolo della rivoluzione contadina nell’Italia postunitaria, la serie è un racconto corale di una storia di lotta per la libertà degli ultimi.

Le riprese si sono svolte in Puglia, tra Lecce, Melpignano, Altamura e Nardò grazie anche al contributo dell’Apulia Film Commission, della Regione Puglia e della Fondazione Apulia Film Commission. Briganti sarà disponibile nel 2023 su Netflix, in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. La sceneggiatura è firmata dai GRAMS*, il collettivo composto dai cinque giovani autori Antonio Le Fosse, anche regista della serie, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo Mazzariol. Alla regia Steve Saint Leger (Vikings, Vikings: Valhalla, Barbarians), lo stesso Antonio Le Fosse (Baby), e Nicola Sorcinelli (Milosc).

Tra i protagonisti principali Michela De Rossi nel ruolo di Filomena, Ivana Lotito nel ruolo di Ciccilla e Matilda Lutz nel ruolo di Michelina De Cesare; Marlon Joubert è Giuseppe Schiavone e Orlando Cinque interpreta Pietro Monaco. Nel cast anche: Gianmarco Vettori (Marchetta), Federico Ielapi (Jurillo), Giulio Beranek (Francesco Guerra), Adriano Chiaramida (Antonio Monaco) e Leon de la Vallée (Celestino).

The Continental: recensione della serie spin off di John Wick

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The Continental: recensione della serie spin off di John Wick

E dunque rieccoci, pronti ad apparecchiarla, a imbandirla con cura, lasciando che al di sopra (o al di sotto) di essa si raccolgano le fila di altre storie, altre vite, altri destini; lasciando alla supervisione di Coolidge, Ward e Simmons il dispiegarsi di quel che fu, prima di quel che sappiamo essere stato.

 

The Continental: la trama

“Non possiamo sfuggire a ciò che siamo, non possiamo sfuggire alla Tavola”.

New York City, 1955. Due ragazzi corrono nella notte. Stacco. Un giovanissimo Winston Scott e suo fratello Frankie siedono in una stanza per interrogatori di una stazione di polizia. Winston piange, tra i singhiozzi si rivolge a Frankie; questi prova a calmarlo, a rassicurarlo. La macchina da presa stringe sui loro volti.
E così ha inizio.

La parabola di Winston Scott prende il via dalla superficie di un viso rigato dalle lacrime, a metà degli anni ’50. E subito l’abbandona, teletrasportandosi “years later” tra le pieghe dei Seventies. A Londra, Winston (Colin Woodel) è un impegnato uomo d’affari in rampa di lancio; in quel di New York, invece, il fratello Frankie (Ben Robson) organizza e porta a termine un furto ai danni del malavitoso Cormac (Mel Gibson).
Le loro strade, rimaste per lungo tempo separate, torneranno a intersecarsi per le vie della Grande Mela, innescando una incontrollabile spirale di violenza che, tra nuove incombenze e tracce di un passato irrisolto, segneranno l’ascesa di Winston ai vertici del mondo criminale americano.

Dal guaito di un cane, al pianto di un bambino. Di nuovo il dolore all’origine di ferocia, brutalità e grandezza.

The Continental: in memoriam corporis

“La sera brilla ancora della memoria di un sole estivo”.

Una lode all’assenza, all’assente; poesia visiva mainstream accordata al sordo rimbombo di un colpo di pistola. Sorge così The Continental, dal terreno fertile di un ricordo ancora fresco, nella sepontaneità aforistica di un bagliore riflesso incapace di estinguersi. Sorge così, dalle nere ceneri di un organismo-cinema ancora pulsante; e lo fa senza un corpo, senza IL corpo. Privata della muscolarità immaginifica del suo simbolo e genitore, dell’oscurità ingombrante del Baba Yaga di Reeves. E chiamata a tracciare altri sentieri, altri percorsi, a disegnare il passato di un racconto concluso (?), congedatosi di fronte a una bianca lapide, in attesa.

Sarebbe potuta crollare The Continental, snaturare il franchise, cadere sotto i double headshot dettati dal passagio autoriale e transmediale della narrazione. La creatura di Coolidge, Ward e Simmons, al contrario, pur evidentemente derivativa e a tratti infarcita (sin troppo) di omaggi all’astronave madre, riesce a erigere un’impalcatura identitaria propria, incanalandosi fra tradizione e mitologia per compiere un deciso e decisivo “passo indietro”.

Una New York (extra)diegetica

Sono gli anni ’70; il rassicurante alveo diegetico selezionato dagli autori per armare quel braccio violento della legge criminale in grado di riscrivere la storia dell’action contemporaneo. Sono gli anni della rivoluzione (esterna) dell’immaginario, della new hollywood, di quel neo-noir infiltratosi tra i linguaggi di riferimento della saga d’origine e dal quale The Continental pesca a piene mani, mescolandone i codici con le atmosfere da graphic novel tanto care ai primi John Wick. È una New York cupa, rabbiosa; una città labirinto che al thriller-action amalgama il poliziesco, mantenendo però intatta la tipica verticalità fisica dello spazio stahelskiano, restituita attraverso una duplice carrellata nei primi minuti dello show – ponte di collegamento tra la saturazione cromatica di una disco-sala da ricevimento e il monotono grigiore del “sotteranneo”.
Nomi e volti malfamati si aggirano per i vicoli della serie, affollando garage, palazzi, quartieri; i volti di Winston, del fratello Frankie, i volti di Cormac, di Charon, di Yen; pianeti orbitanti destinati a collidere, personaggi giocanti inseriti nei meccanismi di un efficace e truculento divertissement.

Il quadro finale è una composizione forse distante dalle vette teorico-visive raggiunte dal quarto capitolo cinematografico, nonché per lo più spogliata delle derive videoludiche dello stesso. Composizione fedele, però, ai principi base, alle regole d’ingaggio, ai dogmi di un progetto capace negli anni di evolversi e reinventarsi, senza mai venir meno o perdere di vista la rotta dell’intrattenimento più puro, tra infiltrazioni tarantiniane (pestaggi “radiofonici” a ritmo di boogie) e contaminazioni cyberpunk (i “gemelli”).

Perché, in fin dei conti, ben vengano dramma, thriller e politica criminosa; but first of all…we need guns, lots of guns.

Fantastici Quattro: 8 cattivi che vorremmo vedere nel prossimo film Marvel

È passato del tempo da quando Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, ha annunciato che un nuovo film sui Fantastici Quattro. Da allora è passato attraverso un paio di registi, con Matt Shakman ora al timone di un reboot che sta ancora cercando di assemblare il suo cast. È difficile non chiedersi in che modo questa iterazione della squadra sarà diversa da quelle viste nel 2005, 2007 e 2015, e il successo del reboot potrebbe dipendere dal cattivo che dovranno affrontare. Ci sono 8 cattivi che potrebbero e dovrebbero essere una parte vitale di questo franchise. Alcuni di loro probabilmente ve li aspetterete, mentre altri potrebbero sorprendervi.

Hyperstorm

Fantastici Quattro Hperstorm

Ora che i viaggi nel tempo e le linee temporali alternative sono una parte importante del MCU, perché non portare sul grande schermo il futuro figlio di Franklin Richards e Rachel Summers? Questo personaggio incredibilmente potente che arriva ai giorni nostri dal suo futuro post-apocalittico ha un grande potenziale, in particolare quando si tratta di stabilire l’importanza di questa squadra per l’intero MCU. Permetterebbe ai Marvel Studios di legare insieme i franchise dei Fantastici Quattro e degli X-Men, e al tempo stesso di svelare cosa ne sarà della Terra se la missione delle Sentinelle di eliminare i mutanti verrà portata a termine.

Molecule Man

Fantastici Quattro Molecule Man

Negli ultimi anni è stato anche un alleato della Prima Famiglia Marvel, ma Molecule Man è nato come cattivo e in più di un’occasione ha rischiato di mettere fine alla squadra e alla realtà come la conosciamo. I suoi livelli di potere sono fuori scala e ha la capacità di controllare tutta la materia e l’energia, cosa che si collegherebbe bene ai potenziali piani della Marvel di adattare la nuova versione di Secret Wars.

Kang il Conquistatore

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Kang il Conquistatore ha senso come cattivo dei Fantastici Quattro. Si è scontrato con la Prima Famiglia Marvel quasi quanto i Vendicatori e si sospetta che sia il discendente di Reed Richards. In effetti, è stato durante una delle prime avventure della squadra che hanno incontrato Rama-Tut, una variante di Kang che ha finito per liberarsi dall’Antico Egitto ingannando la squadra e facendola viaggiare indietro nel tempo. Il prossimo Fantastici Quattro potrebbe gettare le basi per Avengers: La dinastia Kang.

Annihilus

Annihilus è uno dei cattivi più letali dell’Universo Marvel e controlla gli abitanti della Zona Negativa con il suo potente bastone di controllo cosmico. Dopo che i Fantastici Quattro si sono recati a casa sua, sono diventati subito nemici e si sono scontrati numerose volte nel corso degli anni. I precedenti film sui Fantastici Quattro non hanno sfruttato la Zona Negativa e i Marvel Studios possono ora farlo basandosi su ciò che è stato stabilito con il Regno Quantico. Se poi si aggiunge che Annihilus prende il controllo dell’universo minacciando l’Onda dell’Annientamento, la scena potrebbe essere pronta per storie enormi. Anche al di là di questo franchise, sarebbe un efficace cattivo per il lato cosmico del Marvel Cinematic Universe.

Blastaar

Fantastici Quattro Blastaar

Se i Marvel Studios vogliono adottare un approccio lento all’esplorazione della Zona Negativa, allora iniziare con Blastaar potrebbe essere una mossa intelligente. Uno dei tanti nemici di Annihilus, Blastaar ha passato molto tempo a competere per il controllo di questa dimensione e questo ha portato a molti scontri con la squadra eroica. I Marvel Studios dovranno fare molto per garantire che Blastaar non appaia come un altro generico cattivo in CGI, ma ha il potenziale per essere un forte cattivo secondario. I fan spesso dimenticano quanto sia potente ogni membro dei Fantastici Quattro, quindi è essenziale che siano messi contro un nemico che possiamo credere abbia una possibilità di sconfiggerli.

Galactus

10 personaggi: Galactus

Un adattamento della prima apparizione di Galactus nei fumetti dei Fantastici Quattro sarebbe praticamente perfetto e sappiamo che Kevin Feige è un grande fan sia del cattivo che di Silver Surfer. Ad oggi, anche per via dei rumor che vorrebbero Antonio Banderas come interprete del personaggio, Galactus sembra essere il villain più probabile per il film. Lo era già parzialmente stato per Fantastici Quattro e Silver Surfer, dove però era stato rappresentato come una nube divora mondi e non come l’entità corporea che tutti conosciamo. Il nuovo film potrebbe essere dunque un modo per rendergli giustizia.

Uomo Talpa

Fantastici Quattro Uomo Talpa

Uno dei cattivi più “sfigati” dei Fantastici Quattro, ma in realtà Harvey Rupert Elder ha da dare molto di più di quanto sembri. Dopo essere stato rifiutato dagli “abitanti della superficie” per il suo aspetto orrendo, è sceso sottoterra e ha scoperto un mondo sotterraneo nascosto. Ora leader della sua cerchia si è imposto come una seria minaccia sulle pagine di Fantastic Four #1. Inutile dire che assistere alla Prima Famiglia Marvel combattere contro l’esercito di mostri del cattivo sarebbe una vera delizia da vedere sullo schermo. Onestamente, tornare alle origini mettendo la squadra contro uno dei suoi nemici classici, anche se solo in una sequenza di apertura, è la scelta giusta per questo reboot.

Doctor Doom

Fantastici Quattro Dottor Destino

Se Victor Von Doom dovesse tornare nel primo film dei Fantastici Quattro, però, non dovrebbe assolutamente acquisire i suoi “poteri” nello stesso momento della Prima Famiglia Marvel, perché è un espediente narrativo pigro che abbiamo visto fin troppe volte. Al contrario, il cattivo deve avere una storia condivisa con Reed Richards, da quando frequentavano il college, per poi diventare il sovrano di Latveria. Le sue abilità devono essere radicate nella magia (ci sono precedenti in questo senso, visto che abbiamo passato del tempo con personaggi come Doctor Strange e la Scarlett Witch) e, sebbene Destino debba alla fine far parte di questo franchise, ha anche il potenziale per essere un nemico dell’intero MCU.