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Mummie – A spasso nel tempo, recensione del film d’animazione

Mummie – A spasso nel tempo, recensione del film d’animazione

Juan Jesús García Galocha porta al cinema Mummie – A spasso nel tempo, il suo primo lungometraggio d’animazione con la collaborazione degli sceneggiatori Jordi Gasull e Javier López Barreira, con i quali aveva già lavorato ne Le avventure di Taddeo l’esploratore nel 2012 e il suo seguito del 2017, di cui era stato direttore artistico. Prodotto dalla spagnola Core Animation Studio e distribuito da Warner Bros. Pictures, il film uscirà in sala dal 23 febbraio.

Mummie – A spasso nel tempo, la trama

Le mummie del titolo vivono in un mondo sotterraneo proprio all’altezza della Necropoli di Giza. Tutto là sotto è rimasto esattamente come all’epoca dell’antico Egitto: c’è il faraone (che nella versione inglese è doppiato da Sean Bean), sua figlia: la principessa Nefer, e ci sono le star che firmano autografi, come Thut, un ex auriga vincitore di decine di corse di carri diventato una celebrità, il suo fratellino Sekhem e Cocco, il loro adorabile cucciolo di coccodrillo domestico.

Tutto scorrerebbe in piena tranquillità, se non ci fossero il destino, il caso, o gli avvenimenti della vita tra le piramidi a metterci lo zampino. La città sotterranea viene scoperta da un archeologo senza scrupoli e assoggettato alla sua mamma (a cui ha impostato come suoneria del telefono il tema di Psyco). Nel frattempo, a causa di varie peripezie ed equivoci, Thut e Nefer diventano promessi sposi e a simboleggiarne il patto c’è un prezioso anello che Thut dovrà custodire gelosamente, altrimenti gli verrà tagliata la lingua e cavati gli occhi. Siamo pur sempre nell’antico Egitto, giustamente. Serve forse specificare che l’anello andrà perduto e dalla corsa per il suo ritrovamento sorgerà un’impensabile avventura?

In Mummie – A spasso nel tempo c’è praticamente tutto come da manuale della fiaba perfetta: il bello con la principessa, l’animaletto divertente ma geniale all’occorrenza, il bimbo dal candore coraggioso e vitale, ma c’è anche molto, molto di più. Vengono toccati tutti i temi cari a questo nostro ultimo ventennio così ammorbidito da una parte e irrigidito dall’altra. Perciò ecco che la principessa russa mentre dorme «e fa anche le puzzette», come dirà candidamente Sekhem, e vuole seguire i propri sogni staccandosi dalle tradizioni di famiglia e Thut le risponde apertamente che la supporterà in ogni decisione.

Mummie – A spasso nel tempoMa c’è soprattutto l’uso inaspettato dell’emotività in maniera adulta, che guida i protagonisti verso scelte mature non spinte da capricci adolescenziali, ma da desideri profondi, frutto della crescita vissuta durante l’arco narrativo. I personaggi cambiano loro stessi e gli altri attraverso le decisioni che prendono all’interno della squadra, e anche questa sarà una battuta del piccolo Sekhem. L’evoluzione di ognuno è perciò innescata da un altro e ne beneficiano entrambi. Dunque, la componente piacevole di Mummie – A spasso nel tempo non è solo la simpatia, che comunque risulta piuttosto semplice nella sua esecuzione, delegata principalmente al delizioso coccodriletto Cocco, ma la trasformazione degli obiettivi dei personaggi che passano dall’essere individualistici e indifferenti agli altri, a farsi arricchire proprio dalle relazioni instaurate che danno valore aggiunto a quegli stessi obiettivi.

Una nota di merito va poi alle musiche, tra le quali spicca l’irresistibile Walk like an Egyptian del 1987 delle Bangles, oltre a quelle originali orecchiabili e gradevolmente coerenti con il ritmo della storia, composte da Fernando Velazquez. L’animazione e la velocità nella successione degli eventi sono ben fatti, anche quando rapidi e un po’ sbrigativi, ma tutto risulta essere funzionale all’epilogo e dà la giusta quantità di tempo per affezionarsi ai protagonisti. Mummie – A spasso nel tempo è un brioso intrattenimento animato, che regala una nota di profondità dolce e inaspettata.

Il ritorno di Casanova, il trailer del nuovo film di Gabriele Salvatores

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Ecco il trailer ufficiale di Il ritorno di Casanova, il nuovo film di Gabriele Salvatores con Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio e Sara Serraiocco.

Liberamente tratto dal romanzo di Arthur Schnitzler, e scritto da Umberto Contarello, Sara Mosetti e Gabriele Salvatores, Il ritorno di Casanova narra la storia di un affermato regista italiano che, restio ad accettare lo scorrere del tempo, decide di raccontare il Casanova nel suo ultimo film. Durante le riprese si accorgerà di essere molto simile al personaggio che mette in scena, anche più di quanto potesse immaginare. Fanno parte del cast anche Natalino Balasso, Alessandro Besentini e Bianca Panconi.

Il film è prodotto da Indiana Production con Rai CinemaBa.Be Productions ed Edi Effetti Digitali Italiani, in collaborazione con 3Marys Entertainment, in associazione con BPER ai sensi delle norme del Tax Credit, con il contributo della Regione Veneto e della Veneto Film Commission. Dopo l’anteprima al Bif&st, il film sarà in sala dal 30 marzo, distribuito da 01 Distribution.

Sarà Il ritorno di Casanova ad inaugurare al Teatro Petruzzelli, il 25 marzo, la quattordicesima edizione del Bif&st in programma a Bari dal 24 marzo (pre-apertura al Teatro Kursaal) al 1° aprile.

La trama – Il ritorno di Casanova

Leo Bernardi è un affermato e acclamato regista alla fine della sua carriera, che non ha alcuna intenzione di accettare il suo lento declino. Per la sua ultima opera, Leo ha scelto di raccontare il Casanova di Arthur Schnitzler, un personaggio incredibilmente simile a lui, più di quanto lui stesso possa immaginare. Quello raccontato da Schnitzler è un Casanova che ha ormai superato la sua gioventù, i tempi di gloria sono andati: non ha più il suo fascino e il suo potere sulle donne, non ha più un soldo in tasca, non ha più voglia di girare l’Europa. Dopo anni di esilio, ha un solo obiettivo: tornare a Venezia, casa sua. Nel suo viaggio verso casa, Casanova conosce una ragazza, Marcolina, che riaccende una fame di conquista che non sentiva da anni.  Nel tentativo di sedurla, Casanova arriverà alla più tragica delle conclusioni: è diventato vecchio.
Non è un caso se Leo Bernardi abbia deciso di raccontare questa storia proprio adesso, in un momento cruciale della sua vita e della sua carriera. Le inquietudini e i dubbi dei due sono incredibilmente simili. È più importante il Cinema o la Vita? Continuare a recitare il proprio personaggio o lasciarsi andare alle sorprese che la Vita ti propone?

Gorillaz: cancellato il film d’animazione Netflix

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Gorillaz: cancellato il film d’animazione Netflix

L’annunciato progetto d’animazione sui Gorillaz è stato annullato. A dare la notizia Damon Albarn in persona. Fondatore della band insieme a Jamie Hewlett, Albarn ha anticipato l’idea di un film sui Gorillaz per diversi anni, ormai. Nelle interviste, i due hanno parlato della possibilità di un lungometraggio di finzione con i protagonisti animati, che non sia necessariamente legato a un album, e Gorillaz Wiki ha tenuto traccia dell’intero sviluppo.

Di recente, tuttavia, Netflix ha smantellato gran parte della propria divisione di animazione, cancellando serie e progetti anche di grande successo, e tra questi progetti caduti compare anche il titolo sulla band. In una nuova intervista, Albarn ha affermato che il progetto è morto. “Il nuovo disco è nato perché io e Jamie eravamo spesso a Los Angeles. Stavamo lavorando a un lungometraggio sui Gorillaz, cosa che non accadrà mai”. Alla domanda se il film è stato “sospeso definitivamente”, Albarn ha risposto:

“Sì. Vale a dire, e senza fare nomi perché tutta la faccenda non è ancora stata risolta: la piattaforma di streaming per la quale stavamo girando il film si è ritirata. Hanno iniziato a farsi prendere dal panico perché stavano creando troppi contenuti e hanno deciso di ridurre le loro offerte di film. E, come è stata la pratica classica di Hollywood per decenni, il ragazzo con cui stavamo lavorando è passato a un’altra compagnia. Hollywood è piuttosto territoriale: se arriva un nuovo ragazzo, deve e avrà un’opinione diversa, anche se segretamente è d’accordo con il suo predecessore.”

A questo punto potrebbe essere interessante per altre piattaforme farsi avanti, ma è ancora tutto da decidere.

Lo strangolatore di Boston, il trailer del film con Keira Knightley

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Lo strangolatore di Boston è il thriller true-crime targato 20th Century Studios dello scrittore e regista Matt Ruskin sulle giornaliste pioniere che hanno raccontato la storia dei famigerati omicidi dello Strangolatore di Boston degli anni ’60. Il film debutterà il 17 marzo 2023 in esclusiva su Hulu negli Stati Uniti, su Star+ in America Latina e su Star all’interno di Disney+ in Italia.

Lo strangolatore di Boston è interpretato dalla due volte candidata all’Oscar® Keira Knightley (The Imitation Game, Orgoglio e pregiudizio), dalla candidata all’Emmy® Carrie Coon (Fargo, The Gilded Age), da Alessandro Nivola (Amsterdam), David Dastmalchian (Dune), Morgan Spector (Homeland – Caccia alla spia), Bill Camp (Joker) e dal vincitore dell’Oscar® Chris Cooper (Il ladro di orchidee). Scritto e diretto da Matt Ruskin (Il coraggio di lottare), il film è prodotto da Ridley Scott (Sopravvissuto – The Martian), Kevin J. Walsh (House of Gucci), Michael Pruss (American Woman), Josey McNamara (Una donnna promettente (Promising Young Woman)) e Tom Ackerley (Tonya), mentre Michael Fottrell (Fast & Furious 8) e Sam Roston saranno gli executive producer. Sam Roston supervisionerà per Scott Free e Bronte Payne per LuckyChap.

Lo strangolatore di Boston – la trama

Il film segue Loretta McLaughlin (Keira Knightley), una reporter del quotidiano Record-American, che diventa la prima giornalista a trovare una correlazione tra gli omicidi dello Strangolatore di Boston. Mentre il misterioso assassino miete sempre più vittime, Loretta cerca di continuare le sue indagini insieme alla collega e confidente Jean Cole (Carrie Coon), ma il duo si trova ostacolato dal dilagante sessismo dell’epoca. Ciononostante, McLaughlin e Cole portano avanti la storia correndo un grande rischio personale e mettendo a repentaglio le loro stesse vite nel tentativo di scoprire la verità.

Eternals: Patton Oswalt chiarisce il suo commento sulla partenza del sequel

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A sei mesi dalle sue ultime dichiarazioni su Eternals 2, Patton Oswalt chiarisce i suoi commenti confusi sullo sviluppo del sequel del film di Chloé Zhao. Il film, che ha introdotto una nuova squadra di eroi e si chiude con un cliffhanger che ha chiaramente creato lo spazio per un sequel. Ma al momento i Marvel Studios rimangono silenziosi su un film successivo, il che rende confuso il commento passato di Oswalt, che interpreta Pip the Troll, in merito all’entrata in lavorazione del sequel.

Nell’agosto 2022, Oswalt ha fornito un aggiornamento di Eternals 2, dicendo che il sequel era stato annunciato e che Zhao lo avrebbe diretto. Da allora, i Marvel Studios devono ancora commentare la questione, nonostante abbiano avuto diverse opportunità per annunciare finalmente il progetto. Ciò ha messo in dubbio la precedente dichiarazione dell’attore, e ora Patton Oswalt riporta il suo commento in una nuova intervista con Empire, dicendo che in realtà non ne sa nulla. “Se ci sarà un sequel, sarò l’ultimo a saperlo. Sono stato imbrogliato da Internet.”

Il cast di Eternals comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Pirati dei Caraibi: Orlando Bloom è pronto a tornare nei panni di Will Turner

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In una recente intervista con Parade, al protagonista dei Pirati dei Caraibi Orlando Bloom è stato chiesto so fosse disponibile a ritorno al franchise d’avventura della Disney. Dopo aver avuto la possibilità di riprendere Legolas ne Lo Hobbit dopo dieci anni, Bloom ha confermato che gli piacerebbe anche vedere cosa è successo al suo personaggio Will Turner, che ha interpretato l’ultima volta in Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo più di quindici anni fa.

“Oh dio, sai, sono tornato indietro e ho interpretato Legolas in Lo Hobbit , che è stato 10 anni dopo“, ha detto Orlando Bloom. “Ero tipo, ‘Questo è molto divertente!’ Perché è uno spazio fantastico in cui trovarsi, e penso che Will—voglio dire che Will è fantastico. Non mi dispiacerebbe vedere che aspetto abbia Will oggi in qualche modo, perché era un ragazzo così serio, ma dopo aver brontolato per l’oceano dopo tutto questo tempo, sarebbe interessante guarda com’è diventato.”

Will Turner di Orlando Bloom è apparso l’ultima volta in un ruolo da protagonista nel terzo film Pirati dei Caraibi, dove è diventato il nuovo capitano della The Flying Dutchman. Ha poi fatto una breve apparizione in Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar del 2017. Orlando Bloom attualmente è protagonista della seconda e ultima stagione del dramma fantasy di Prime Video Carnival Row. Bloom apparirà presto nel film drammatico sportivo di Sony Pictures Gran Turismo .

Il produttore del franchising Jerry Bruckheimer ha recentemente confermato che ci sono due progetti Pirati dei Caraibi senza titolo attualmente in fase di sviluppo. Uno di questi è il film che vedrà protagonista Margot Robbie che in precedenza si pensava fosse stato cancellato. “Abbiamo un’ottima sceneggiatura“, ha commentato Bruckheimer. “Ne abbiamo sviluppati due: quello con Margot Robbie e uno con un cast più giovane. Quello di Margot Robbie ha bisogno di un po’ più di lavoro. Quello con un cast più giovane è vicino. Speriamo di prenderli entrambi“.

Outer Banks: trailer e data di uscita della terza stagione

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Outer Banks: trailer e data di uscita della terza stagione

La terza stagione di Outer Banks è a poche ore dal lancio su NetflixL’apprezzato programma Netflix mescola avventura, mistero e romanticismo, oltre a presentare un talentuoso cast di giovani attori. Ecco quando guardare la prossima stagione.

Netflix pubblicherà la terza stagione di Outer Banks alle 3:00 ET/12:00 PT giovedì 23 febbraio. Creata da Josh Pate, Jonas Pate e Shannon Burke, la serie segue un gruppo di adolescenti, conosciuti come i “Pogues”, che vivono negli Outer Banks della Carolina del Nord. La serie ha ricevuto elogi per la sua trama avvincente, lo sviluppo del personaggio e la bellissima rappresentazione delle Outer Banks.

https://www.youtube.com/watch?v=T0w8iL2vS04

La serie è interpretata da Chase Stokes, Madelyn Cline, Madison Bailey, Jonathan Daviss, Rudy Pankow, Austin North, Drew Starkey e Charles Esten. Inoltre, Elizabeth Mitchell, Caroline Arapoglou, Carlacia Grant, Cullen Moss, Julia Antonelli, Nicholas Cirillo e Deion Smith.

“Dopo aver perso l’oro ed essere fuggiti dalle Outer Banks, la terza stagione vede i Pogues arenarsi su un’isola deserta che, per un breve momento, sembra una casa idilliaca”, si legge nella sinossi. “Ufficialmente definiti “Poguelandia”, i nuovi abitanti dell’isola trascorrono le loro giornate pescando, nuotando e godendosi lo stile di vita spensierato della loro dimora temporanea.

“Ma le cose vanno rapidamente male per John B, Sarah, Kiara, Pope, JJ e Cleo quando si ritrovano ancora una volta coinvolti in una corsa per il tesoro, correndo letteralmente per salvarsi la vita. Sono al verde e lontani da casa, non possono fidarsi di nessuno, Ward e Rafe sono affamati di vendetta, e c’è uno spietato Don caraibico che non si fermerà davanti a nulla pur di trovare la taglia. Il tesoro era mai alla loro portata? O era tutta una trappola per fermarli una volta per tutte? Ad ogni modo, sono i Pogue contro il mondo e l’unica via d’uscita è insieme.

Jason Blum: 10 cose che non sai sul produttore cinematografico

Jason Blum: 10 cose che non sai sul produttore cinematografico

Quello di Jason Blum è uno dei nomi di prodottori cinematografici più noti del momento. Il segreto del suo successo è da ritrovarsi nella realizzazione di film dal grande impatto ma dai bassi costi di produzione, capaci di spaventare in modo artistico e generare grandi guadagni. Seguendo delle regole ben precise, Blum è riuscito a farsi strada nel complesso mondo della produzione hollywoodiana, ricevendo anche ben 3 candidature agli Oscar per la sua attività in tale ruolo.

Ecco 10 cose che non sai su Jason Blum.

Jason Blum: i film che ha prodotto

1. Ha prodotto numerosi film horror. Sono numerosissimi i film prodotti da Blum, ma tra questi spiccano naturalmente quelli di genere horror. Tra i titoli piùnoti da lui prodotti si annoverano infatti Paranormal Activity (2009), Insidious (2011), Sinister (2012), La notte del giudizio (2013), Oculus – Il riflesso del male (2014), Ouija (2014), Unfriended (2015), The Visit (2015), The Green Inferno (2015), Incarnate – Non potrai nasconderti (2016), Split (2016), Scappa – Get Out (2017), Auguri per la tua morte (2017), Amityville – Il risveglio (2017), Insidious – L’ultima chiave (2018), Halloween (2018), Ma (2019), The Vigil – Non ti lascerà andare (2019), L’uomo invisibile (2020), Ve ne dovevate andare (2020), Black Phone (2022), Mr. Harrigan’s Phone (2022) e M3gan (2023).

2. Non ha prodotto solo horror! Oltre ai tanti horror prodotti con la sua Blumhouse Productions, Blum ha sostenuto anche la realizzazione di film di altro genere. Tra questi si ritrovano i drammatici The Reader – A voce alta (2008), con Kate Winslet, e Un marito di troppo (2009), la commedia L’acchiappadenti (2010), il western Lawless (2012), con Tom Hardy, il musicale Whiplash (2014), con Miles Teller, il western Nella valle della violenza (2016), il drammatico BlacKkKlansman (2018), di Spike Lee, il poliziesco Rapina a Stoccolma (2018), con Ethan Hawke, e il supereroistico Glass (2019).

Jason Blum e la Blumhouse Productions

3. È il fondatore della nota casa di produzione. Dopo aver lavorato come produttore esecutivo per i fratelli Weinstein e come produttore indipendente per la Warner Bros., nel 2000 Blum decide di fondare la propria casa di produzione, la Blumhouse Productions. Con questa, si specializzerà nella realizzazione di film a basso costo ma capaci di affermarsi come successi particolarmente redditizzi. Ad oggi, la sua casa di produzione è riconosciuta come un’autentica garanzia, specialmente nella realizzazione di film horror capaci di sorprendere in modo sempre nuovi.

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4. Ha una serie di regole per realizzare film a basso costo. Le regole che Blum con la sua Blumhouse ha stabilito per realizzare un film economico includono: 1) Limitare la quantità di parti dialogate, perché gli attori con battute ricevono un compenso aggiuntivo; 2) Limitare il numero di location (preferibilmente una sola); 3) Pagare gli attori il minimo legale e offrire loro una percentuale dei profitti previsti; 4) Non sforare mai il budget, non chiedere più soldi (anche detto “non comprare la tua via d’uscita da un problema, ma risolvilo in modo creativo”).

Jason Blum e il film FNAF (Five Nights At Freddy’s)

5. Produrrà l’atteso film. Uno dei progetti più attesi tra quelli a cui Blum darà vita prossimamente vi è Five Nights At Freddy’s, adattamento del celebre videogioco di genere survival horror ideato da Scott Cawthon. In questo, una guardia nottura del Freddy Fazbear’s Pizza, locale famoso anche per gli spettacoli di pupazzi animatroni, si trova a vivere un vero e proprio incubo quando scopre che di notte tali pupazzi si animano, trasformandosi per via di elementi soprannatura in spietati assassini. Dopo una lunga attesa, le riprese sono infine cominciate nel febbraio del 2023.

6. Lo ha definito un progetto molto complesso. Era da tempo che si pensava di realizzare un film basato su tale videogioco, ma a lungo questa è rimasta solo un’intenzione. Quando Blum si è poi dichiarato pronto a realizzare il progetto, non ha mancato di definire Five Night’s At Freddy’s un progetto particolarmente complesso. “Si tratta di una grande sfida, nonostante ci siano anche libri e materiale da cui attingere. – ha affermato Blum – Quando adatti un videogioco trasformandolo in film ci sono sempre molti buchi da riempire, bisogna scegliere cosa raccontare per prima, è una sfida”.

Jason Blum e il film M3gan

7. Ha suggerito alcune modifiche per il film. Il film M3gan è stato originariamente girato come un film R-rated, fino a quando Blum e gli altri produttori non hanno notato, durante il montaggio che era abbastanza vicino al poter ottenere il PG-13. Hanno dunque deciso di riprendere alcune scene per attenuare la violenza, convinti inoltre che il tutto risultasse più efficace in questo modo che non vedendo effettivamente atti di violenza. Jason Blum ha poi citato Drag Me to Hell come un horror PG-13 efficace da cui è stato preso spunto. Le sue convizioni si sono poi rivelate giuste, considerando l’incasso di quasi 150 milioni di dollari.

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Jason Blum è su Instagram

8. È presente sul social network. Blum possiede un profilo verificato su Instagram, dove ad oggi vanta circa 40 mila follower. Non essendo un attore o una personalità costantemente sotto i riflettori, il suo profilo è però strutturato in modo diverso rispetto ad altri. Qui, con i suoi oltre 100 post, Blum è solito condividere prevalentemente immagini relative ai progetti prodotti e a quelli futuri. Non mancano però di tanto in tanto anche post relativi ad interviste sostenute, dove dunque si parla sempre di lavoro.

Jason Blum: il suo patrimonio

9. Vanta un ricco patrimonio. Negli anni Blum si è affermato come un produttore capace di dar vita a film dai budget contenuti ma non per questo carenti a livello estetico o contenutistico, che si affermano poi come enormi successi di pubblico. Grazie a questa sua consolidata formula, Blum può oggi vantare un considerevole patrimonio, attestato intorno ai 200 milioni di dollari.

Jason Blum: età e altezza

10. Jason Blum è nato a Los Angeles, Stati Uniti, il 20 febbraio del 1969. Il produttore è alto complessivamente 1,88 metri.

Fonti: IMDb, CelebrityNetWorth, Instagram

Shazam! Furia degli Dei, confermato un dettaglio sul personaggio di Rachel Zegler

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Uno dei nuovi attori del DCEU è il personaggio di Rachel Zegler, che vedremo in azione in Shazam! Furia degli Dei nei panni di una delle Figlie di Atlante, basato sulla mitologia greca. L’ultimo trailer del film ha mostrato molti dettagli nuovi ma ha continuato a proteggere la vera identità del personaggio di Zegler.

Adesso però uno spot tv dal film non solo ci fa vedere per la prima volta Zegler che pronuncia una battuta, ma conferma anche la teoria secondo cui il personaggio è vivo da oltre 6mila anni!

https://twitter.com/ShazamNews/status/1627878161978458114?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1627881912458182656%7Ctwgr%5Ead24a767f0a551839df51a2255106e0153b98158%7Ctwcon%5Es3_&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fshazam-2-trailer-rachel-zegler-character%2F

Shazam! Furia degli Dei

Shazam! Furia degli Dei continua la storia dell’adolescente Billy Batson che, dopo aver recitato la parola magica “SHAZAM!“, si trasforma nel suo alter ego da supereroe adulto, Shazam.

Il cast del sequel include Zachary Levi nei panni di Shazam, Asher Angel nei panni di Billy Batson, Jack Dylan Grazer nei panni di Freddy Freeman, Adam Brody nei panni del supereroe Freddy, Ross Butler nei panni del supereroe Eugene, Meagan Good nei panni del supereroe Darla, DJ Cotrona nei panni del supereroe Pedro, Grace Caroline Currey nel ruolo di Mary Bromfield/la supereroina Mary. Djimon Hounsou ritorna nei panni del Mago, mentre Rachel Zegler, Lucy Liu e Helen Mirren si sono unite al film come cattivi appena creati.  Shazam! Furia degli Dei uscirà il 17 marzo 2023. Il film è prodotto da Peter Safran.

Aquaman e il Regno Perduto, confermato il taglio di alcuni personaggio DCEU

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The Flash avrebbe dovuto sancire il ritorno di Michael Keaton nei panni del nuovo Batman del DCEU. Dopo aver concluso il lavoro su quel film, l’attore ha girato un ruolo secondario in Batgirl e un’apparizione cameo per Aquaman e il regno perduto. Alla fine, avrebbe anche dovuto recitare in un film di Batman Beyond e in Crisis on Infinite Earths.

Quei piani erano in evoluzione anche prima del lancio di DC Studios, e Batgirl è stato demolito nello stesso periodo in cui Ben Affleck è stato arruolato per sostituire Keaton come Crociato Incappucciato di Aquaman e il regno perduto. Inutile dire che queste idee hanno generato confusione, ma James Gunn e Peter Safran hanno tagliato tutto ciò che non rientrava nei loro piani per il DCU.

Adesso, un insider fidato ha condiviso l’informazione che né Keaton né Affleck sono presenti in Aquaman e il Regno Perduto. Non dovremmo essere sorpresi dal fatto che il DCU sta iniziando da zero con un nuovo Batman, il che significa che non c’è posto per nessuno dei due attori. Di conseguenza, The Flash segnerà l’ultima volta che vedremo uno di loro indossare il mantello e il cappuccio.

https://twitter.com/CanWeGetToast/status/1628059933584371712?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1628059933584371712%7Ctwgr%5Ec5f4a843241b32ea0864485467306ba5abcd2011%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com-a200615%2F

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman e il regno perduto

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il regno perduto, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film.

David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman e il regno perduto uscirà nelle sale americane il 21 dicembre 2023.

Il Capofamiglia, dal 16 marzo al cinema

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Il Capofamiglia, dal 16 marzo al cinema

Dopo aver stregato la critica internazionale e aver vinto numerosi premi, tra cui Miglior film alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2021, Gran premio della giuria al Torino Film Festival 2021, Miglior film internazionale al Calgary International Film Festival in Canada e Miglior film ai Roberto Rossellini Awards del China’s Pingyao International Film Festival, il curioso lungometraggio Il Capofamiglia (titolo originale Feathers), nonché promettente esordio alla regia dell’egiziano Omar El Zohairy, arriverà nei cinema italiani con Wanted Cinema dal 16 marzo.

Durante una festa di compleanno in casa, un incantesimo va storto e il padre di una modesta famiglia egiziana, un uomo autoritario e brutale, viene trasformato in un pollo. Tra toni surreali e inaspettati accadimenti, il film racconta il difficile percorso di emancipazione femminile nell’Egitto patriarcale, in cui la madre – la cui vita prima era interamente dedicata all’accudimento del marito e del figlio – diventa decisiva nel prendere in mano la situazione e provvedere da sola alla sua famiglia, combattendo contro una società che non mostra alcuna empatia nei confronti della sua situazione.

Il Capofamiglia di Omar El Zohairy, in cui magia e realtà si fondono per raccontare la vita di una famiglia in Egitto oggi, è una favola nera moderna che non mancherà di colpire lo spettatore, grazie anche alla straordinaria e pluripremiata interpretazione dell’attrice esordiente Demyana Nassar. Il Capofamiglia diretto da Omar El Zohairy arriverà nei cinema italiani con Wanted Cinema dal 16 marzo.

Il Capofamiglia – la trama

Durante una festa di compleanno in casa, un incantesimo va storto e il padre di una modesta famiglia egiziana, un uomo autoritario e brutale, viene trasformato in un pollo. Una valanga di assurde conseguenze si abbatte su tutta la famiglia: la madre, la cui vita era interamente dedicata a marito e figli, deve prendere in mano la situazione e provvedere alla famiglia. Mentre muove mari e monti per riportare il marito indietro e tenerlo al sicuro, la donna attraversa una trasformazione totale.

Rick & Michonne: Andrew Lincoln e Danai Gurira sono di nuovo sul set, le prime foto

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Andrew Lincoln e Danai Gurira sono di nuovo sul set per cominciare le riprese di Rick & Michonne, la serie spin off di The Walking Dead che li vedrà protagonisti assoluti. Il dramma post-apocalittico zombie della AMC non è più stato lo stesso dopo che Rick Grimes di Andrew Lincoln ha lasciato la serie nella stagione 9, episodio 5.

AMC ha confermato che la produzione del prossimo spin-off di The Walking Dead dopo Rick e Michonne è finalmente iniziata. L’annuncio è arrivato anche con l’uscita delle prime due foto dietro le quinte dal set del dramma horror, anticipando il ritorno di Andrew Lincoln e Danai Gurira. La serie è attualmente programmata per un debutto nel 2024. Dai un’occhiata alle foto ufficiali dello spin-off Rick e Michonne di The Walking Dead qui sotto:

Andrew Lincoln e Danai Gurira riprenderanno i loro ruoli preferiti dai fan nell’imminente spin-off di Rick e Michonne. Sarà scritto e prodotto da Scott Gimple, che fungerà anche da showrunner. Gurira sarà anche accreditato come co-creatore e co-sceneggiatore per il dramma di sei episodi. Il dramma doveva inizialmente essere presentato in anteprima quest’anno insieme ad altri due spin-off, The Walking Dead: Dead City e The Walking Dead: Daryl Dixon, entrambi incentrati sui principali sopravvissuti della serie originale. Entrambi gli spin-off sono attualmente in produzione, con la serie guidata da Jeffrey Dean Morgan che sarà presentata in anteprima a giugno, seguita dalla premiere dello spettacolo guidato da Norman Reedus entro la fine dell’anno.

Questa serie presenta un’epica storia d’amore di due personaggi cambiati da un mondo cambiato“, si legge nella sinossi. “Tenuti separati dalla distanza. Da un potere inarrestabile. Dai fantasmi di chi erano. Rick e Michonne vengono gettati in un altro mondo, costruito su una guerra contro i morti… E infine, una guerra contro i vivi. Riusciranno a trovare l’un l’altro e chi erano in un luogo e in una situazione diversi da quelli che hanno mai conosciuto prima?”

Basato sull’omonima serie a fumetti di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie AdlardThe Walking Dead è prodotto da Kirkman, Scott M. Gimple, Greg Nicotero, David Alpert, Joseph Incaprera, Gale Anne Hurd, Denise Huth e Angela Kang.

Spider-Man: Across The Spider-Verse, i FUNKO Pop ci mostrano da vicino Scarlet Spider, Spider-Woman, Spider-Punk e altri…

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Mentre sale l’attesa per veder tornare al cinema Miles Morales in Spider-Man: Across The Spider-Verse, il merchandise del film ci offre uno sguardo ravvicinato a quelle che saranno alcune delle varianti di Spider-Man che vedremo nel film provenienti da tutto il Multiverso.

Il profilo Twitter di FUNKO ha diffuso delle immagini dei giocattoli ufficiali realizzati per il film che mostrano un po’ più da vicino alcuni dei personaggi più attesi del film. Tra questi spiccano Scarlet Spider, Spider-Woman, Spider-Punk e anche il nuovo costume di Miles Morales!

https://twitter.com/OriginalFunko/status/1628092364513243136?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1628092364513243136%7Ctwgr%5E338efdf94f09e6f40e05aa0c806b0dea0d438c3a%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com-a200619%2F

Spider-Man: Accross the Spider-verse arriverà il 2 giugno 2023 al cinema negli USA.

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.

Rocky 7: Sylvester Stallone rivela i dettagli sulla storia che non si farà mai

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A causa di problemi di diritti di sfruttamento complicati, Sylvester Stallone non è libero di fare ciò che vuole con il franchise di Rocky, e ciò significa che l’icona di Hollywood non reciterà mai in un settimo capitolo del franchise di boxe.

L’attore e regista ha precedentemente incolpato il produttore Irwin Winkler, e ha mosso accuse che includono la negazione dei diritti di sfruttamento del franchise per lui, nonostante quello che era stato detto in precedenza. Stallone è anche scontento della direzione in cui Michael B. Jordan ha portato CREED 3, quindi non lo vedremo più nei panni di Rocky neanche in quel franchise!

In un post di Instagram ora cancellato, Stallone ha preso di mira ancora una volta Winkler e ha condiviso nuovi dettagli su ciò che Rocky 7 sarebbe potuto essere. Il post includeva dei disegni di Jon Rivoli e la rivelazione che la storia avrebbe seguito Rocky mentre combatte “per il quartiere che lo ha creato e che ama ancora”.

Altre rivelazioni includono il fatto che avrebbe ancora gestito l’Adrian’s Restaurant, un flashback o una conversazione immaginaria con Rocky che parlava con Adriana, e il fatto che il pugile più giovane a cui avrebbe dovuto fare da mentore sarebbe stato probabilmente un 27enne di nome Chucho the Mutt.

https://twitter.com/TheSlyStallone/status/1627384163354517505?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1627384163354517505%7Ctwgr%5Ea6fb00b5a7f465fc7cb448ddc6abebb30b88a026%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Faction%2Frocky-7-sylvester-stallone-reveals-story-details-for-scrapped-sequel-in-now-deleted-social-media-post-a200622

https://twitter.com/jediknightjoshy/status/1627398388407840771?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1627398388407840771%7Ctwgr%5Ea6fb00b5a7f465fc7cb448ddc6abebb30b88a026%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Faction%2Frocky-7-sylvester-stallone-reveals-story-details-for-scrapped-sequel-in-now-deleted-social-media-post-a200622

Steven Spielberg al lavoro su una serie sul Napoleon scritto da Stanley Kubrick

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Ospite al Festival di Berlino 2023, dove riceverà l’Orso d’Oro alla Carriera, Steven Spielberg ha dichiarato che il suo prossimo lavoro sarà dedicato all’adattamento di una sceneggiatura di Stanley Kubrick intitolata Napoleon. Sembra che la famosa opera incompiuta del regista di 2001: Odissea nello Spazio sia ora nelle mani del regista cher, insieme a HBO si occuperà di produrre la serie.

Già nel 2016 circolavano delle voci che volevano lo script nelle mani di Cary Fukunaga. Nella stessa occasione, il regista ha dichiarato che la pandemia di coronavirus lo ha costretto a fare i conti con l’età e la mortalità, riconoscendo che le sue paure sono ciò che lo ha spinto a realizzare il suo film multi-nominato all’Oscar The Fabelmans.

Steven Spielberg è trai protagonisti della stagione dei premi con il suo ultimo film, The Fabelmans, che racconta in maniera romanzata la sua infanzia e adolescenza e il suo amore per il cinema che è cresciuto insieme a lui.

Hannibal Lecter – Le origini del male: tutto quello che c’è da sapere sul film

Con Il silenzio degli innocenti Hannibal Lecter è diventato uno dei personaggi più iconici del cinema, merito anche dell’interpretazione da Oscar di Anthony Hopkins. Dopo essere apparso nuovamente anche in Hannibal e Red Dragon, questi è tornato da protagonista cinema nel 2007 con Hannibal Lecter – Le origini del male, un prequel che ne ha esplorato la giovinezza e la formazione come serial killer. Diretto da Peter Webber, è dunque questo il quinto film dedicato al personaggio nato dalla penna di Thomas Harris (il primo era stato Manhunter – Frammenti di un omicidio).

Questo prequel non è un’opera originale rispetto ai romanzi di Harris, ma è anzi l’adattamento del suo libro omonimo del 2006, dove appunto si esplora la genesi di Lecter. Harris, anche sceneggiatore del film, si è dunque sbizzarrito nel dar vita ad una fedele trasposizione del suo romanzo, aggiungendo però alla storia anche elementi possibili solo grazie ai mezzi cinematografici. Il film, tuttavia, è stato accolto molto male dalla critica, ma ha invece trovato un buon riscontro presso il grande pubblico.

Per chi aveva amato il personaggio del serial killer raccontato nei precedenti film, Hannibal Lecter – Le origini del male diventa dunque un titolo imprescindibile. Un viaggio nella giovinezza del personaggio, così come pensato e voluto dallo scrittore che lo ha ideato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile approfondirlo meglio. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al libro da cui è tratto. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Hannibal Lecter – Le origini del male

Con il ridefinirsi dei confini dell’Unione Sovietica, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, alcuni Stati indipendenti dell’Europa dell’Est cadono sotto il regime sovietico. In Lituania, un adolescente, reso orfano dalla guerra e muto dagli orrori di cui è stato testimone, si ritrova chiuso in un orfanotrofio sovietico dove deve fare i conti con le prepotenze dei suoi perfidi compagni e dove si ribella alla rigida disciplina dell’istituto. Ma non è un ragazzo come tanti altri: è il giovane Hannibal Lecter.

Una volta cresciuto, Lecter si reca in Francia, dove verrà accolto dalla nobile giapponese Lady Murasaki, la quale lo introduce alle bellezze della musica, della pittura e del buon cibo. Hannibal, però, non può dimenticare gli orrori subiti in gioventù e ben presto inizierà a progettare la propria vendetta. Ma questa ricerca metterà in pericolo tutte le persone e tutte le cose alle quali tiene e farà nascere in lui oscuri desideri, che sarà poi costretto ad alimentare per tutta la vita.

Hannibal Lecter – Le origini del male: il libro di Thomas Harris

Dopo aver raccontato le vicende di Hannibal nei romanzi Il delitto della terza luna (1981), Il silenzio degli innocenti (1988) e Hannibal (1999), lo scrittore Thomas Harris ha deciso di concludere (almeno sino ad oggi) il suo rapporto con il personaggio rendendolo protagonista di Hannibal Lecter – Le origini del male (il cui titolo originale è però Hannibal Rising). Pubblicato nel 2006 il libro è, come già accennato, un viaggio nelle origini del personaggio. Stando a quanto dichiarato da Harris, tale quarto romanzo dedicato a Lecter sarebbe stato scritto unicamente per paura di perdere il controllo sul personaggio.

Il produttore Dino De Laurentiis, infatti, lo aveva avvisato che avrebbe realizzato un film prequel con o senza il suo coinvolgimento. Inizialmente Harris si sarebbe dichiarato restio all’idea di raccontare le origini di Lecter, salvo poi accettare di scrivere il libro (e successivamente la sceneggiatura del film) per non dover assistere ad un altro scrittore occuparsi del suo personaggio prediletto. Venne così pubblicato Le origini del male, il quale pur se accolto da critiche contrastanti ottenne un buon successo di pubblico.

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Hannibal Lecter – Le origini del male: il cast del film

Per il ruolo del giovane Hannibal Lecter vennero considerati diversi attori, come Hayden Christensen, noto per essere stato Anakin Skywalker nella trilogia prequel di Star Wars, o Macaulay Culkin, il protagonista di Mamma ho perso l’aereo!. Ad ottenere il ruolo fu però infine l’attore francese Gaspard Ulliel, qui in uno dei suoi primi ruoli da protagonista. Questi aveva inizialmente esitato nell’accettare il ruolo, per via della popolarità raggiunta dal personaggio grazie all’interpretazione data da Hopkins nei precedenti film. Per prepararsi al personaggio, Ulliel ebbe modo di assistere ad una vera autopsia, così da vedere di persona come è lavorare su un corpo umano.

Il regista pensava che l’attore sarebbe rimasto disgustato dall’esperienza, ma Ulliel lo sorpresa dimostrando un forte interesse per lo studio del corpo umano in tali circostanze. L’attore, inoltre, studiò attentamente l’interpretazione di Hopkins, ma evitò di copiarla per dare invece vita ad una propria versione del personaggio. Accanto a lui, si ritrovano poi gli attori Rhys Ifans nel ruolo di Vladis Grutas, Goran Kostic in quelli di Pot Watcher, detto “Filo Spinato” e Gogn Li in quelli di Lady Murasaki. Gli attori Dominic West e Kevin McKidd, invece, interpretano rispettivamente l’ispettore Pascal Poil e Petras Kolnas.

Il trailer di Hannibal Lecter – Le origini del male e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Hannibal Lecter – Le origini del male grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 21 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Don Jon: tutto quello che c’è da sapere sul film di Joseph Gordon-Levitt

Con film come (500) giorni insieme, Inception, 50 e 50, Il cavaliere oscuro – Il ritorno e SnowdenJoseph Gordon-Levitt si è distinto come uno dei migliori attori della sua generazione, capace di passare con naturalezza da un genere all’altro. Egli non si è però solo limitato a lavorare davanti la macchina da presa, ma ha infatti compiuto il passaggio dietro di essa per il film Don Jon (qui la recensione), da lui scritto e diretto nel 2013. Ad oggi ancora l’unico film da regista di Gordon-Levitt, è questa una brillante commedia che, tra una risata e l’altra, trova il tempo di affrontare tematiche molto importanti.

Con Don Jon, infatti, l’attore e regista va ad affrontare questioni legate alle dinamiche di coppia, all’idealizzazione che si può avere di questa e di come le persone tendano a trattare gli altri sulla base delle proprie esperienze personali. Inizialmente il titolo del film doveva essere Don Jon’s Addiction, ma Gordon-Levitt decise di togliere quest’ultima parola in quanto non voleva che si pensasse che il tema alla base del film è la dipendenza da qualcosa (in questo caso il sesso e la pornografia). Per lui, infatti, il film è una semplice commedia su come uomini e donne si trattano sulla base di aspettative spesso irrealistiche.

Accolto con grande entusiasmo, ancora oggi a dieci anni di distanza Don Jon rimane un film molto apprezzato. Coraggioso nel raccontare determinate dinamiche di coppia, talvolta ingenuo nella costruzione del racconto, ma ad ogni modo divertente e ricco di spunti di riflessione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Don Jon

Protagonista del film è John Martello Jr., detto Don Jon, un ragazzo italo-americano con una vita scandita in maniera particolarmente rigida tra la palestra, le pulizie maniacali in casa, la cura della sua bella auto, i pranzi in famiglia e le serate in discoteca con amici. Durante queste ultime è solito conquistare sempre nuove ragazze, con tecniche di seduzione ormai collaudate. La più grande passione di Jon, tuttavia, è il porno, che preferisce anche al sesso reale in quanto è in grado di dargli un appagamento che non trova altrove.

Tutto sembra cambiare per lui quando conosce la bellissima Barbara, con la quale decide di intraprendere una relazione stabile. Appassionatissima di film romantici, la donna non vede però di buon occhio la passione di Jon per il porno, costringendolo a smettere di fruirne. Mentre cerca dunque di far funzionare questa complicata relazione, Jon conosce, durante un corso serale per ottenere il diploma, Esther, una donna più grande e con una complessa situazione sentimentale alle spalle. Con lei, il ragazzo inizierà a provare emozioni mai conosciute fino a quel momento.

Don Jon: il cast del film

Ad interpretare Don Jon, protagonista del film, vi è lo stesso Joseph Gordon-Levitt. Originariamente egli voleva affidare il ruolo all’amico Channing Tatum, per potersi dedicare unicamente alla regia, ma decise infine di interpretare egli stesso il personaggio. Il ruolo di Barbara, invece, è stato scritto appositamente per l’attrice Scarlett Johansson, la quale decise poi di accettare e di ispirarsi ad alcune pornostar per rendere provocante al punto giusto tale personaggio. Nel ruolo di Esther, invece, si ritrova la premio Oscar Julianne Moore, la quale torna a recitare in un film che ha a che fare con il porno dopo Boogie Night – L’altra Hollywood (1997).

Nel film recitano poi gli attori Tony Danza e Glenne Headly nei panni dei genitori di Jon, mentre la premio Oscar Brie Larson interpreta sua sorella Monica. Originariamente l’attrice avrebbe dovuto avere il ruolo di una delle ragazze sedotte da Jon, ma non volendo prendere parte a scene di nudo, la Larson chiese di poter interpretare un altro personaggio, uno che non dovesse fare poi molto nel film. Gordon-Levitt scrisse così di Monica, la quale, per accontentare l’attrice, ha solo una battuta in tutto il film. Infine, compaiono anche gli attori Anne Hathaway e lo stesso Channing Tatum nei ruoli dei due attori protagonisti del film che Jon e Barbara vanno a vedere al cinema.

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Don Jon tra porno e amore, il significato del film

Come anticipato, Don Jon non è un film esclusivamente o primariamente incentrato sulla dipendenza da pornografia, bensì un film che attraverso tale problematica riflette sui rapporti di coppia e sulle dinamiche interne ad esse. Il protagonista, Don Jon, è un ragazzo che fa un abuso spropositato di materiale pornografico, tanto da aver sviluppato attraverso di esso una percezione sbagliata dei rapporti tra uomo e donna. Per Jon ogni ragazza è dunque un oggetto da possedere, quasi da collezionare, lasciando da parte ogni possibile coinvolgimento emotivo. Questa freddezza però lo porta ad essere perennemente insoddisfatto, in quanto anche durante l’atto sessuale egli non si lascia mai davvero andare.

Al contrario, Barbara è una ragazza cresciuta guardando film romantici in continuazione ed ha a sua volta sviluppato una percezione sbagliata dei rapporti di coppia. Barbara fa fatica a riconoscere quanto avviene nei suoi film preferiti come eventi di finzione, basati su necessità narrative e spesso e volentieri idealizzati e distanti dalla realtà dei fatti. Anche lei dunque ricerca qualcosa che non trova riscontro nella realtà, rimanendo dunque sempre insoddisfatta. Quando questi due personaggi iniziano a frequentarsi, le differenti visioni dell’amore e del sesso li portano inevitabilmente ad uno scontro dove solo uno dei due potrà imporsi, mentre l’altro finirà con il dover sacrificare parte di sé.

La loro, come si direbbe oggi, è dunque una vera e propria relazione tossica. Solamente quando incontrerà Esther, Jon potrà ritrovare sé stesso. La donna, più adulta e con una visione della vita e dei rapporti meno idealizzata, saprà mostrare al ragazzo la bellezza del lasciarsi andare, del mostrarsi umani e imperfetti e di guardare a queste imperfezioni come valori da proteggere. Attraverso i rapporti che si costruiscono tra questi tre personaggi, dunque, Gordon-Levitt va a proporre una riflessione sulla necessità di non lasciarsi vincere dalle irrealistiche aspettative costruite dai media, ma piuttosto di ricercare un sentimento vero e condiviso.

Il trailer di Don Jon e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Don Jon grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile, per il noleggio o l’acquisto, su Apple iTunes. Per vederlo, basterà aprire un account sulla piattaforma e acquistare il titolo. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 21 febbraio alle ore 21:15 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

Forsaken – Il fuoco della giustizia: tutte le curiosità sul film

Forsaken – Il fuoco della giustizia: tutte le curiosità sul film

Quello del western è un genere che nel corso degli anni ha conosciuto un lento ma inesorabile declino, fino ad essere poco o nulla trattato al cinema se non con sporadici e coraggiosi lungometraggi. Negli ultimi anni, tuttavia, il fascino per il western, i suoi paesaggi e i suoi personaggi ha trovato nuova linfa, arrichendosi di titoli come Hostiles – Ostili, Django Unchained e Quel treno per Yuma. Un altro film, inizialmente sottovalutato, appartenente a questo genere è Forsaken – Il fuoco della giustizia, diretto nel 2015 da John Cassar, celebre principalmente come regista di molti episodi della serie 24.

Scritto da Brad Mirman, il film nasce dalla volta di Cassar e dell’attore Kiefer Sutherland (protagonista di 24 con il personaggio di Jack Bauer) di realizzare un western insieme. Nasce così una pellicola che unisce elementi tipici del genere ad un racconto ricco di vendetta, perdono e fortemente incentrato sul rapporto padre-figlio. Presentato al Festival del Cinema di Toronto, Forsaken – Il fuoco della giustizia è in realtà stato accolto in modo piuttosto tiepido, passando, come già detto, quasi in sordina. Sono bastati però solo alcuni anni perché venisse riscoperto e apprezzato, in particolar modo dai fan del genere.

Tra epici colpi di scena e momenti di grande emozione, Forsaken – Il fuoco della giustizia è un western particolarmente affascinante, che rispecchia la volontà dei nuovi film di questo genere di dar vita a storie più complesse e attuali, in un cornice che è però quella ben riconoscibile di quel mondo prima della diffusa civilizzazione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Forsaken – Il fuoco della giustizia: la trama del film

La vicenda del film si svolge nel 1872 e ha per protagonista il temuto pistolero John Henry Clayton. Questi è un reduce della guerra di secessione americana, al termine della quale si è guadagnato da vivere come assassino e cacciatore di taglie. Stanco però anche di questa vita, decide di far ritorno al suo paese natale, nella speranza di ricucire il rapporto con l’anziano padre, il reverendo Samuel Clayton. Tornato a casa, però, scopre che quella che un tempo era una bellissima terra è ora un luogo di paura e dolore. Il perfido proprietario terriero James McCurdy, infatti, pur di impadronirsi di tutti i terreni della zona ha ingaggiato una banda di criminali.

Questi, capitanati da Dave Turner, seminano il terrore tra gli abitanti, spingendoli a lasciare quelle terre in cerca di luoghi più sicuri. Profondamente turbato, John Henry si trova dunque costretto a dover sopportare le provocazioni dei criminali che circolano nel villaggio, come d’altronde tutti gli altri cittadini. Anche Mary-Alice, la donna un tempo amata da John Henry e ormai sposata, deve sottostare alle prepotenze degli uomini di Turner. Quando però l’ex pistolero viene quasi assassinato dagli uomini di McCurdy, decide di mettere da parte i suoi buoni propositi di non uccidere più e riprende le armi in spalla per fare giustizia.

Forsaken - Il fuoco della giustizia cast

Forsaken – Il fuoco della giustizia: il cast del film

Ad interpretare John Henry Clayton vi è l’attore Kiefer Sutherland, che come anticipato spinse molto affinché questo film si realizzasse. L’attore, infatti, desiderava realizzare un film che avrebbe potuto fare con suo padre Donald Sutherland, qui presente nel ruolo del reverendo Samuel Clayton. Kiefer ha affermato di aver aspettato anni prima che arrivasse la sceneggiatura giusta, ma con Donald che si avvicinava agli 80 sentivano che il film che li avrebbe visti recitare insieme avrebbe dovuto essere girato il prima possibile. Al momento di girare la loro prima scena insieme, Kiefer era così agitato da non essere riuscito a dormire la notte prima. Giunto sul set, scoprì che anche suo padre non aveva dormito per lo stesso motivo.

Kiefer Sutherland, inoltre, ha affermato che le riprese di questo film hanno rappresentato la quantità di tempo più lunga che egli aveva trascorso insieme a suo padre in tutta la sua vita. Sutherland ha aggiunto che è stato estremamente soddisfacente e gratificante poter passare del tempo con suo padre a recitare, cosa che entrambi amano e di cui sono appassionati. Accanto a loro, nei panni di Mary Alice Watson vi è l’attrice Demi Moore, mentre il celebre attore Brian Cox interpreta James McCurdy, proprietario terriero senza scrupoli. Sono infine presenti gli attori Michael Wincott nel ruolo di Dave Turner, il criminale a capo della banda che terrorizza la città.

Forsaken – Il fuoco della giustizia: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Forsaken – Il fuoco della giustizia grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 21 febbraio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Wolf Pack: la recensione dei primi due episodi della serie con Sarah Michelle Gellar

Sembra essere un periodo particolarmente propizio per i lupi mannari, protagonisti di più progetti tra cinema e televisione in opere come Viking Wolf, Licantropus e il film d’imminente uscita Teen Wolf: Il film. Quest’ultimo, in particolare, è il sequel cinematografico dell’omonima e popolare serie ideata da Jeff Davis, il quale è ora pronto a guidare anche un nuovo progetto lupesco. Si tratta di Wolf Pack, serie in 8 episodi disponibile sulla piattaforma Paramount+ a partire dal 23 febbraio e che vanta tra gli attori coinvolti la celebre Sarah Michelle Gellar, ex cacciatrice di vampiri in Buffy l’ammazzavampiri.

Il racconto, tratto dall’omonimo libro del 2004 di Edo van Belkom, segue Everett Blake, due adolescenti le cui vite cambiano per sempre quando un incendio in California risveglia una terrificante creatura soprannaturale: un lupo mannaro. Morsi da questo, i due iniziano ben presto a sperimentare drastici cambiamenti nel corpo e nella mente e venendo per ciò avvicinati dai gemelli Luna e Harlan, i quali sembrano condividere il loro stesso segreto. Mentre la detective Kristin Ramsey indaga per capire cosa stia seminando morte e terrore, i quattro ragazzi scopriranno di essere ormai legati molto più di quanto immaginano alla mostruosa creatura.

Wolf Pack, una serie che ringhia ma non azzanna

Teen Wolf è stata una delle più popolari serie teen drama con elementi horror degli ultimi anni. Wolf Pack, che condivide con questa l’ideatore, presenta le medesime caratteristiche: adolescenti bellocci seguiti nella quotidianità delle loro esistenze, tra rapporti sentimentali, conflitti con i genitori e, come in questo caso, lo scontro con elementi soprannaturali. C’è dunque una prima barriera all’ingresso con questa nuova serie a tema lupi mannari, ovvero il fatto che sia pensata per un preciso pubblico, giovane d’età o fortemente appassionato del genere, nonché disposto a sospendere molto a lungo la propria incredulità.

Wolf Pack, infatti, va vista con la consapevolezza di non dover né poter pretendere una scrittura approfondita dei personaggi, una storia solida e raccontata senza superflue digressioni o una particolare realisticità di certe situazioni al di fuori dell’ambito soprannaturale. Il livello di scrittura è dunque molto basso, evidentemente concentrato più sul fornire colpi di scena che non sul pianificare attentamente ogni situazione. Ci si trova pertanto dinanzi ad un prodotto che sembra arrivare direttamente dai primi anni Duemila e la natura posticcia della CGI sembra ribadire ulteriormente tale concetto, rendendo davvero difficile prendere sul serio questa serie.

Un ulteriore e non indifferente scoglio è rappresentato dalle interpretazioni dei quattro protagonisti. Non che quelle dei comprimari siano più convincenti, ma in quanto personaggi principali le loro contano ovviamente di più. I giovani Armani Jackson, Bella Shepard, Chloe Rose Robertson e Tyler Lawrence Gray, rispettivamente nel ruolo di Everett, Blake, Luna e Harlan non riescono infatti ad apportare carisma ai loro personaggi, finendo con il risultare più belli da vedere che non memorabili in senso psicologico. Cosa che può anche essere comprensibile nell’economia del teen drama, ma che di certo non aiuta poi molto la serie.

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L’emozionante ritorno di Sarah Michelle Gellar

Quanto mostrato nei primi due episodi, sui quali si basa questa recensione, non offre dunque nulla di nuovo né grandi aspettative verso quanto ancora deve essere svelato. Eppure, non tutto è da buttare. Jason Ensler e Joseph G. Genier, registi rispettivamente del primo e del secondo episodio, sanno di tanto in tanto sorprendere con qualche idea intrigante, che sia un particolare movimento della macchina da presa o un punto di vista insolito sulla scena, con cui conferire all’episodio un certo look cinematografico. Un look da B-Movie, probabilmente, ma non per forza da intendere in senso negativo.

Di certo c’è che ad aver destato molta curiosità nei confronti di Wolf Pack è la presenza di Sarah Michelle Gellar. Tornata a recitare dopo un semi ritiro dalle scene, l’attrice non ha qui un’entrata in scena particolarmente clamorosa, ma la sua comparsa difficilmente non susciterà un brivido in chi è cresciuto guardandola combattere contro le forze del male in Buffy l’ammazzavampiri. La sua presenza in questi primi due episodi è in realtà piuttosto breve, ma il suo sembra essere più di altri un personaggio dotato di fascino e mistero, su cui potrebbe costruirsi la fortuna della serie.

Teen Wolf: Il Film, la recensione del film con Tyler Posey

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Teen Wolf: Il Film, la recensione del film con Tyler Posey

Dopo una gestazione piuttosto rapida e una produzione lampo, arriva anche in Italia, dal 23 febbraio su Paramount+, Teen Wolf: Il Film. A 6 anni dalla conclusione della serie originale, il creatore dello show di MTv, Jeff Davis, esordisce al lungometraggio per riproporre una storia che principalmente sembra rimpiangere il passato, pur essendo ambientata 15 anni nel futuro, dopo i fatti che hanno tristemente chiuso lo show.

Teen Wolf: Il Film, la trama

I lupi ululano ancora una volta, invocando il ritorno di banshee, mannari, segugi infernali, kitsune e ogni altro mutaforma della notte. Ma solo un licantropo come Scott McCall (Posey), non più adolescente ma ancora alfa, può raccogliere nuovi alleati e riunire amici fidati per combattere quello che potrebbe essere il nemico più potente e letale che abbiano mai affrontato.

Teen Wolf: Il Film vede tornare tutti i membri del cast originale, con l’annunciata eccezione di Dylan O’Brien: Tyler Posey (Scott McCall), Crystal Reed (Allison Argent), Tyler Hoechlin (Derek Hale), Holland Roden (Lydia Martin), Colton Haynes (Jackson Whittemore), Shelley Hennig (Malia Tate), Dylan Sprayberry (Liam Dunbar), Linden Ashby (Noah Stilinski), Melissa Ponzio (Melissa McCall). Tutti tornano a fare bella mostra di sé con tanto di poteri e mutazioni che li rendono caratteristici e indimenticabili per i fan dello show.

Scrivere una recensione di Teen Wolf: Il Film è però difficile, dal momento che il film non fa altro che ripetere lo schema della trama della serie, con la stessa qualità visiva, di messa in scena, recitativo e drammaturgia. Cambia soltanto il linguaggio nel suo rapporto con l’economia temporale del racconto, dal momento che siamo di fronte a un episodio da oltre due ore (o a una nuova stagione di un solo lungo episodio). Siamo chiaramente di fronte a un film per la tv, il che non è per forza un male: i fan sanno quindi cosa aspettarsi e soprattutto vogliono esattamente quello. In più, l’idea alla base del film se da una parte attinge alla mitologia della serie e fa sentire al sicuro tutti gli spettatori che hanno visto la serie, arriva anche in direzioni inaspettate, per cui nonostante il mondo sia sempre quello e le dinamiche di branco siano appunto rassicuranti, c’è comunque spazio per la sorpresa e per qualche salto dalla sedia. Addirittura il film potrebbe scatenare anche rabbia da parte dei fan, così come è accaduto negli USA, dove il film è disponibile dalla fine di Gennaio 2023.

Un grande regalo ai fan della serie

A conti fatti, sebbene dal punto di vista cinematografico Teen Wolf: Il Film non sia degno di nota, è chiaro che l’operazione nostalgia portata avanti dai filmmaker (Davis firma soggetto e sceneggiatura), si rivela estremamente efficace per tutti coloro che volevano ancora delle avventure con protagonisti Scott, Derek e tutto il variopinto bravo di creature votate alla difesa di Beacon Hills.

The Good Mothers, il trailer della serie Disney+

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The Good Mothers, il trailer della serie Disney+

Disney+ ha annunciato che la nuova serie originale italiana, The Good Mothers, debutterà il 5 aprile in Europa sulla piattaforma streaming, con tutti i sei episodi disponibili al lancio. La data è stata annunciata oggi durante la conferenza stampa che si è tenuta a Berlino in presenza di parte del cast e dei filmmaker.

La serie targata Disney+, che racconta la ‘ndrangheta interamente dal punto di vista delle donne che hanno osato sfidarla, è infatti in concorso nella sezione “Berlinale Series” alla 73° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino dove questa sera, martedì 21 febbraio, saranno presentati in anteprima mondiale i primi due episodi. È inoltre candidata al “Berlinale Series Award”, premio istituito quest’anno e il primo dedicato alla serialità nella storia del Festival.

The Good Mothers è interpretata da Gaia Girace (Lamica geniale) nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè (Catch-22I Medici) nei panni di Giuseppina Pesce, Barbara Chichiarelli (Suburra – La serieFavolacce) in quelli di Anna Colace, Francesco Colella (ZeroZeroZeroTrust) in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano (Il Traditore) nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero (Non odiare) in quello di Carmine e con Micaela Ramazzotti (La pazza gioiaLa prima cosa bella) nel ruolo di Lea Garofalo.

Questa serie è un’opera corale e sfaccettata che racconta la storia vera di tre donne, cresciute all’interno dei più feroci e ricchi clan della ‘ndrangheta, che decidono di collaborare con una coraggiosa magistrata che lavora per distruggerla dall’interno. Queste donne dovranno quindi combattere contro le loro stesse famiglie per il diritto di sopravvivere e di costruire un nuovo futuro per se stesse e per i loro figli.

Basato sull’omonimo bestseller del giornalista Alex Perry, premiato dalla Foreign Press Association, e adattato per lo schermo da Stephen Butchard (Bagdad CentralThe Last Kingdom), nominato ai BAFTA, il progetto vede la regia di Julian Jarrold, nominato ai BAFTA e agli Emmy (The CrownBecoming Jane) e della premiata Elisa Amoruso (SirleyChiara Ferragni: Unposted) ed è prodotto da House Productions (SherwoodIl prodigio) e Wildside (L’amica genialeAnna), una società del gruppo Fremantle.

Basata su una storia vera, The Good Mothers ripercorre le vicende di Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che osano contrapporsi alla ‘ndrangheta. Ad aiutarle la P.M. Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne. È una strategia che comporta grandi rischi: la ‘ndrangheta è nota e temuta per il suo pugno di ferro e il potere insidioso. The Good Mothers segue Denise, Giuseppina e Maria Concetta nel loro tentativo di affrancarsi dal potere criminale e collaborare con la giustizia.

I produttori esecutivi di The Good Mothers sono Juliette Howell, Tessa Ross e Harriett Spencer per House Productions e Mario Gianani, Lorenzo Gangarossa per Wildside, una società del gruppo Fremantle e Alessandro Saba per Disney+. Anche Stephen Butchard e Julian Jarrold sono i produttori esecutivi.

The Good Mothers, presentata a Berlino 73 la nuova serie originale italiana Disney+

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Disney+ ha presentato, in occasione di Berlinale Series nell’ambito della 73° Berlinale, la nuova serie originale italiana, The Good Mothers. Lo show debutterà il 5 aprile in Europa sulla piattaforma streaming, con tutti i sei episodi disponibili al lancio.

La serie targata Disney+, che racconta la ‘ndrangheta interamente dal punto di vista delle donne che hanno osato sfidarla, è frutto di uno sforzo congiunto tra House Productions e Wildside, Fremantle company e vede protagoniste Gaia Girace, Valentina Bellè, Simona Distefano e Micaela Ramazzotti. A dirigerle, insieme a Julian Jarrold su sceneggiatura di Stephen Butchard, c’è Elisa Amoruso.

Basata su una storia vera, The Good Mothers ripercorre le vicende di Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che osano contrapporsi alla ‘ndrangheta. Ad aiutarle la P.M. Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne. È una strategia che comporta grandi rischi: la ‘ndrangheta è nota e temuta per il suo pugno di ferro e il potere insidioso. The Good Mothers segue Denise, Giuseppina e Maria Concetta nel loro tentativo di affrancarsi dal potere criminale e collaborare con la giustizia.

The Good Mother è un’opera corale

Un’opera corale e sfaccettata che racconta la storia vera di tre donne, cresciute all’interno dei più feroci e ricchi clan della ‘ndrangheta, che decidono di collaborare con la magistrata che lavora per distruggerla dall’interno. Queste donne dovranno quindi combattere contro le loro stesse famiglie per il diritto di sopravvivere e di costruire un nuovo futuro per se stesse e per i loro figli. The Good Mothers è un adattamento dell’omonimo romanzo bestseller scritto dal giornalista Alex Perry, premiato dalla Foreign Press Association.

Valentina Bellé, Gaia Girace, Micaela Ramazzotti, Elisa Amoruso e Simona Distefano hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione a Berlino 73, nel corso della quale hanno commentato non solo il progetto, ma anche il loro approccio a questa storia di donne che si sono opposte al potere e hanno tentato di rompere la gabbia a cui erano state destinate sin dalla nascita.

“Non conoscevo la storia di questo donne, non conoscevo la storia della ‘ndrangheta – ha spiegato Valentina Bellè che nella serie è Giuseppina Pesce – Per me lavorare a questa serie ha significato imparare ad avere a che fare con una realtà nuova, soprattutto quando sono andata in Calabria e ho guardato negli occhi le persone che invece sentono parlare di ‘ndrangheta da tutta la vita. È stato un viaggio incredibile.”

Ha poi continuato: “Credo sia interessante il titolo della serie, The Good Mothers, le buone madri. Ci siamo molto interrogati su cosa volesse dire esserlo nella realtà, cosa facesse di queste donne delle buone madri.”

Dismessi i panni di Lila Cerullo de L’Amica Geniale, Gaia Girace torna con un nuovo personaggio, Denise Cosco, una delle donne che si sono ribellate al potere maschile e violento della mafia calabrese: “La ‘ndrangheta era sempre stata raccontata da un punto di vista maschile, si parlava di armi e soldi. Ma questa volta le protagoniste di questa storia sono le donne che in genere vengono percepite come delle vittime. Costrette a sposarsi a 16 anni anche con persone che non conoscevano, a piegarsi tutta la vita, a sottostare a un sistema che veniva accettato come un dato di fatto, ma alcune si sono ribellate e alcune di queste sono state uccise. Spero che la serie mandi un messaggio di speranza. Il mio personaggio ha lottato e cercava giustizia, era l’amore di madre che la spingeva a combattere.”

Le gabbie delle donne della ‘ndrangheta

Elisa Amoruso sottolinea questo aspetto e continua: “La prospettiva della serie è completamente diversa, in genere sono gli uomini a comparire in questo tipo di racconti, a essere messi a confronto con questo argomento, perché di solito sono loro ad avere il potere. Noi abbiamo cercato di rimanere vicini ai personaggi, e di raccontare i loro veri sentimenti.” Queste donne sono state spesso paragonate ad animali in gabbia, ed è stata propri la gabbia che l’occhio dei registi ha voluto restituire con lo sfruttamento di molti interni stretti, di location davvero difficili. “Gli spazi scelti per le riprese, in Calabria – spiega Amoruso – sono stati molto stretti e credo che questo ci abbia aiutato a raccontare le gabbie in cui queste donne hanno vissuto e vivono.”

La serie, in esclusiva su Disney+ dal 5 aprile, è interpretata anche da Barbara Chichiarelli (Suburra – La serieFavolacce) in quelli di Anna Colace, Francesco Colella (ZeroZeroZeroTrust) in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano (Il Traditore) nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero (Non odiare) in quello di Carmine e con Micaela Ramazzotti (La pazza gioiaLa prima cosa bella) nel ruolo di Lea Garofalo.

Fleishman is in Trouble: parlano i protagonisti Jesse Eisenberg, Claire Danes, Lizzy Caplan e Adam Brody

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La nuova serie FX Fleishman is in Trouble si presenta come un dramma modernissimo, con tocchi di commedia, quasi nera, e un poker di protagonisti mozzafiato, una vera e propria ventata di aria fresca nel panorama seriale delle piattaforme, saturo di storie e di punti di vista.

Fleishman Is In Trouble è la storia di Toby Fleishman (Jesse Eisenberg), 41 anni, recentemente divorziato, che si tuffa nel nuovo e coraggioso mondo delle app di appuntamenti ottenendo un successo che non ha mai avuto in gioventù, prima di sposarsi alla fine della scuola di medicina. Ma proprio all’inizio della sua prima estate di libertà sessuale, la sua ex moglie, Rachel (Claire Danes), scompare, lasciandolo da solo a badare ai due figli, Hannah di11 anni e Solly di 9 anni, senza oltretutto lasciare nessun indizio su dove si sia cacciata. Mentre bilancia la genitorialità, il ritorno dei vecchi amici Libby (Lizzy Caplan) e Seth (Adam Brody), una potenziale promozione in ospedale che sta arrivando da molto tempo e tutte le donne idonee che Manhattan ha da offrire, si rende conto che non sarà mai in grado di capire cosa è successo a Rachel fino a quando non potrà finalmente affrontare quello che è successo al loro matrimonio in primo luogo.

La storia di una separazione non sembra particolarmente nuova o accattivante, eppure l’occhio con cui la storia viene raccontata è davvero valido e originale, forse perché Taffy Brodesser-Akner, autrice dell’omonimo romanzo romanzo da cui la serie è tratta, è anche ideatrice della serie e autrice dell’adattamento. Questo rende l’opera estremamente coerente e specifica, radicata nel suo tempo con una precisione chirurgica. Come ci ha tenuto a specificare lo stesso Jesse Eisenberg, molto convincente nei panni di Toby Fleishman, in occasione della conferenza stampa internazionale: “L’intera serie sembrava, allo stesso tempo, molto specifico, culturalmente, comicamente e drammaticamente, ma anche accessibile. È la stessa sensazione che ho provato leggendo il romanzo, ovvero che la storia fosse qualcosa che sembra culturalmente molto specifico, un mondo che conosco molto bene, con cui ho familiarità e in cui sono cresciuto, ma allo stesso tempo, fosse anche accessibile a qualcuno che è cresciuto in una serie di circostanze completamente diverse. Questo è il tipo di bellezza della serie e del libro.”

La signora Fleishman, o meglio, l’ex signora Fleishman è interpretata da Claire Danes, che più matura come attrice (la ricordiamo giovanissima in Piccole Donne del 1994) e più regala performance di altissimo livello, ha raccontato com’è stato approfondire questa relazione e questo matrimonio che non ce l’ha fatta: “Ho adorato esplorare questo matrimonio e le altre relazioni che lo circondano e in qualche modo lo rispecchiano. Penso che in qualche modo vada a smuovere un’enorme paura che penso condividiamo tutti, ovvero quanto bene conosci veramente il tuo partner più intimo? E quanto bene ti conosci? E a volte, la risposta risiede nel confrontarsi. Quindi sì. E penso che l’ansia per quella potenziale alienazione nei pressi di questo processo sia inquietante. E tragico, ma tutti i personaggi della serie lottano con problemi molto grandi e devono attraversare i loro piccoli crogioli e affrontare un sacco di disagi. E forse alla fine sono un po’ più vicini alla verità con se stessi e l’uno con l’altro, quindi, un po’ più vicini l’uno all’altro.”

Ad interpretare gli amici di Toby ci sono Adam Brody e Lizzy Caplan che offrono una lettura dei loro personaggi, Libby e Seth, e una lettura dei 40 anni come ancora un territorio di mezzo, per alcuni versi non troppo distante dai 20 anni. “Non conosco la solitudine come è descritta nella serie e nel libro – ha spiegato Adam Brody -quanto c’è una certa malinconia nell’intero della storia, e lo capisco. Lo sento riguardo alla vita, e mi sembra che quando invecchi e hai 40 anni, continui a farti domande su chi sei e dove vuoi andare, sei ancora a un bivio e hai ancora un sacco di, non so, lezioni da imparare, cose da scoprire, non sono dubbi che sono riservati ai ventenni.”

Anche Lizzy Caplan sembra pensarla allo stesso modo, aggiungendo una componente in più alla conversazione: “Sì. Penso che ci sia un tipo molto specifico di solitudine che si avverte quando sei sposato, e penso che esista questa convinzione non detta che le persone si dicono, dopo il matrimonio, che non si sentiranno mai più soli. Ho questa persona. Ho la mia persona. E poi una famiglia. E così, quando inizi a provare quei sentimenti di solitudine o alienazione all’interno della tua famiglia o del tuo nucleo familiare, è ancora più destabilizzante perché è come se qualcuno stesse rinnegando la promessa. L’idea che quando la persona più vicina a te, tuo marito, nel caso di Libby, è molto facile puntare il dito a lui quando il resto della tua vita non sta andando come avevi immaginato che andasse perché lui era lì per tutto questo.”

Sicuramente Fleishman Is In Trouble non trova risposte a domande relative ai rapporti di coppia e al ricostruirsi una vita sbriciolata da un divorzio, ma cerca di porre con intelligenza le domande giuste.

Disco Boy: recensione del film italiano alla Berlinale 2023

Disco Boy: recensione del film italiano alla Berlinale 2023

Poche parole. Servono davvero poche parole a Giacomo Abbruzzese per costruire una storia nella quale è facile vederne così tante altre. Una storia di fuga e di fantasmi, come era stato nell’America del 2019 (il documentario che aveva preceduto questa opera prima di segno diverso), che rappresenta il cinema italiano alla Berlinale 2023, dove è in concorso. E da dove il suo Disco Boy dà l’appuntamento agli spettatori per il prossimo 9 marzo, quando arriverà nelle nostre sale distribuito da Lucky Red.

Disco Boy: una fuga verso la vita

Il regista pugliese sceglie una doppia narrazione, dividendosi nel seguire il giovane bielorusso Aleksei (il Franz Rogowski di Undine e Freaks Out), che durante una trasferta in Polonia si sgancia dal gruppo di tifosi con cui viaggiava e con il suo amico Mikhail tenta di raggiungere Parigi per arruolarsi nella Legione Straniera e ottenere così il passaporto francese. Una possibilità che lo storico corpo militare d’élite dell’esercito transalpino offre a tutti, senza preoccuparsi che siano criminali, “amministratori delegati” o clandestini.

In parallelo, e prima che le loro strade si incrocino con quella di Alex, conosciamo anche Jomo, giovane rivoluzionario a capo di una frangia del Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger e in lotta contro le compagnie petrolifere che hanno devastato il suo villaggio. Dal quale anche la sorella Udoka (l’artista e attivista ivoriana Laëtitia Ky) sogna di fuggire, verso la Francia, verso Parigi.

Gli altri siamo noi

Spesso le storie degli esclusi trovano spazio al cinema, persone ai margini, costrette dietro confini – fisici e non – e impossibilitate a riconoscersi, a essere. Una alterità nella quale si muove Disco Boy (Abbruzzese ha già diretto un documentario, come detto), una storia di interessante esordio che che sceglie di affidarci a un personaggio principale per accompagnarci in una contorta esplorazione, una riflessione stilizzata e coinvolgente nella quale il montaggio curato dallo stesso regista e sceneggiatore è sincronizzato con il ritmo della colonna sonora firmata dalla stella della musica elettronica Vitalic.

Musica che si conferma via via elemento sempre più fondamentale del film, sia nella costruzione della connessione tra i due personaggi, sia nell’evidenziare tanto la loro ‘normalità’ quanto il bisogno di trovare una forma di espressione di sé, e magari riconoscersi simili ad altri altrimenti apparentemente diversi e lontani. Cura che si aggiunge all’utilizzo da parte del regista di canzoni famose e riconoscibili, decontestualizzate con un effetto straniante.

Disco Boy film recensione

Una storia di fantasmi e di ricerca di sé stessi

Il tentativo di influenzare il nostro sguardo è evidente sin dal titolo, ma il ritmo con il quale si procede nel processo di scoperta, accettazione e superamento del nostro ‘eroe, però,’ è quello scandito dai suoi lunghi silenzi, e dalle sue assenze. Spazi di profonda analisi, affidata allo spettatore e suggerita – anche in modo insistito e ammiccante – dalla messa in scena, più “sciamanica” che psichedelica, per ammissione dello stesso  Abbruzzese, che gioca in maniera intrigante con i fantasmi. Quello dell’amico perduto, e celebrato in maniera grossolana eppure sentita, e quello della sua vittima – casuale, conseguenza del plagio del miraggio disumanizzante della Legione Straniera – alla quale Alex finirà per dare una nuova vita, in qualche modo realizzandone il sogno.

Compagni di solitudine prima, poi guide nell’affrancamento, i fantasmi sono l’elemento chiave di una storia di rinunce e rinascita, che passa dal rifiuto di una identità smerciata, scelta per opposizione, per sfuggire al giudizio di “nullità” di una società violenta e interessata, a una liberazione che arriva abbandonando il razionale e affidandosi all’istinto più profondo. Una storia di passaggio non priva di qualche manierismo ed eccesso di compiacimento, ma che riesce a far convivere espressioni vitali e suggestioni intellettuali in una forma comunque convincente.

The Whale, dal 23 febbraio al cinema

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The Whale, dal 23 febbraio al cinema

Dopo il successo al box office americano, e i numerosi riconoscimenti già ottenuti, tra cui le tre nomination agli Oscar – Brendan Fraser candidato come miglior attore protagonista, Hong Chau candidata come miglior attrice non protagonista e Anne Marie Bradley, Judy Chin e Adrien Morot candidati nella categoria miglior trucco e acconciatura, The Whale, l’ultimo emozionante, attesissimo film di Darren Aronofsky, arriva nelle sale italiane il 23 febbraio 2023 distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection. 

In The Whale, Brendan Fraser è Charlie, un insegnante di inglese che deve confrontarsi con i propri fantasmi e un amore mai rivelato che lo tormentano da anni, nonché con un rapporto irrisolto con la figlia adolescente, per un’ultima possibilità di redenzione.

Prodotto da A24 e da Darren Aronofsky per Protozoa Pictures, The Whale è diretto dallo stesso Aronofsky su una sceneggiatura di Samuel D. Hunter basata sulla sua omonima opera teatrale. Il film è interpretato da Brendan Fraser (la saga di grande successo “The Mummy”, “Viaggio al centro della terra”, “Crash – Contatto fisico”), con Sadie Sink (protagonista della serie di culto “Stranger Things), Hong Chau (“Downsizing – Vivere alla grande”già vincitrice del New York Film Critics Online Award proprio per The WhaleTy Simpkins (“Avengers: Endgame”, “Jurassic World”, “Iron Man 3), Samantha Morton (“The Walking Dead”, “Cosmopolis”,“Minority Report”).

Aquaman e il Regno Perduto è terribile, secondo i primi Test-Screening

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Sembra che Aquaman e il Regno Perduto sia un film molto brutto. Sono cominciate a circolare le prime voci in merito al film con Jason Momoa, successive ai Test-Screening di routine che si fanno per questi grandi blockbuster.

Secondo diversi addetti ai lavori, il sequel del film DC Comics non è stato accolto molto bene dal pubblico che ha assistito ai test. In effetti, è stato definito “il peggior film DC mai visto”, e alla luce di quello che è già uscito in sala, sembra davvero un’affermazione ardita.

Queste reazioni tendono ad essere esagerate, ma non sono solo gli “scooper” online a pesare che il film sia “terribile”. Anche Jeff Sneider ha anche sentito che Aquaman e il Regno Perduto è “terribile” e sembra pensare che questo sia il motivo per cui il protagonista Jason Momoa lascerà il ruolo principale alle spalle e interpreterà Lobo andando avanti.

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman e il regno perduto

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il regno perduto, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film.

David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman e il regno perduto uscirà nelle sale americane il 21 dicembre 2023.

Fast and Furious: ecco come Michelle Rodriguez ha saputo che Letty non era morta!

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Michelle Rodriguez ha scoperto che il suo personaggio di Fast and Furious, Letty, non era morta e anzi stava tornando in azione in una maniera davvero bizzarra.

Dopo che una massiccia esplosione aveva apparentemente causato la sua morte in Fast & Furious – Solo Parti Originali, del 2009, viene rivelato alla fine di Fast Five che la Letty di Rodriguez è effettivamente sopravvissuta. È stato un momento enorme per il franchise, ma anche la rivelazione è stata importante per Rodriguez.

Nonostante sia un appuntamento fisso nel franchise di Fast & Furious, Michelle Rodriguez non è mai stata effettivamente informata della sopravvivenza del suo personaggio. Al recente evento per la premiere del trailer di Fast and Furious 10 (tramite Insider), la Rodriguez ha rivelato di averlo scoperto andando a vedere Fast Five al cinema.

“Te lo giuro, ero a Parigi, e vado a vedere ‘Fast Five’, ed è allora che l’ho scoperto da sola. Nessuno me l’aveva detto. Nessuno mi ha chiamato. Nessuno ha detto niente. Guardo un tag finale che dice: “Credi nei fantasmi?” Ho subito afferrato il mio telefono. Sono a Parigi. Sono tipo, ‘Oh, diavolo no.’ Lo scopro andando al cinema, Vin?”

Fast and Furious 10, quello che sappiamo

Vi ricordiamo che Fast X (Fast and Furious 10) non sarà più diretto da Justin Lin come annunciato in precedenza. Confermati nel cast al momento ci sono Nathalie Emmanuel nei panni di Ramsey, Vin Diesel come Dominic Toretto, Michelle Rodriguez che riprende i panni di Letty Ortiz, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Ludacris, Helen Mirren e Sung Kang che riprende il suo ruolo di Han. Tra le new entry, Jason Momoa nel ruolo del villain e Brie Larson.

Fast X  (Fast and Furious 10) è diretto dal  regista di Transporter  Louis Leterrier, che ha assunto il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato il progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto da Lin e Dan Mazeau, con Lin ancora impegnato come produttore.

Vin Diesel , Tyrese Gibson, Michelle Rodriguez, Brie Larson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Sung Kang e Scott Eastwood riprenderanno i rispettivi ruoli nel film. Il decimo capitolo includerà anche le aggiunte dei nuovi arrivati ​​in franchising Jason Momoa (Aquaman), Daniela Melchior (The Suicide Squad), Brie Larson (Captain Marvel) e Alan Ritchson (Reacher), con Momoa che dovrebbe interpretare l’antagonista.

Avengers: The Kang Dynasty, i primi rumors rivelano l’eroe protagonista!

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Stando a quanto si comincia a intercettare trai rumors in rete, l’eroe protagonista di Avengers: The Kang Dynasty potrebbe essere Tom Holland nei panni di Spider-Man. A quanto pare l’interprete di Peter Parker in carica dovrebbe aver firmato un nuovo accordo super segreto che potrebbe proprio essere il contratto per metterlo al centro della scena nel prossimo film degli Avengers.

Spider-Man: No Way Home ha rappresentato senza dubbio il miglior uso del concetto di Multiverso da quando questo fenomeno si è affacciato nella saga, quindi forse non dovremmo sorprenderci che il web-slinger di Tom Holland sarà al centro di Avengers: The Kang Dynasty! Almeno questo è quello che dice l’affidabile insider @MyTimeToShineH.

Su Twitter, l’utente ha affermano che Holland ha firmato un nuovo enorme accordo “segreto” con i Marvel Studios per tornare nei panni di Spider-Man in un quarto film, che dovrebbe uscire prima di Avengers: Secret Wars, atteso per il 2026, e per essere il protagonista di The Kang Dynasty.

Se così fosse, sarebbe una informazione enorme, e non possiamo fare a meno di chiederci cosa potrebbe mai portare Peter Parker ad essere così importante per quella storia. Dopotutto, i suoi compagni Vendicatori non ricordano più chi c’è sotto la maschera, quindi gran parte della sua storia condivisa con i più potenti eroi della Terra non esiste più.

Spidey, tuttavia, ha una certa esperienza nel Multiverso e la sua esistenza nel MCU (che, come sappiamo, dipende esclusivamente dall’accordo dei Marvel Studios con la Sony Pictures) potrebbe significare che è una sorta di Nexus che rappresenta una minaccia inaspettata per Kang. È anche possibile che la natura di questo film significhi che Spider-Man sarà in grado di invertire l’incantesimo del dottor Strange… sicuramente questa è una situazione in cui Kang potrebbe essere in grado di “aiutarlo”?

Dovremo aspettare e vedere, ma in base a quanto detto qui, Spider-Man apparirà in Avengers: The Kang Dynasty prima della sua tanto attesa prossima uscita da solista.

Stranizza D’Amuri: teaser trailer del film di Giuseppe Fiorello

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Stranizza D’Amuri: teaser trailer del film di Giuseppe Fiorello

Dal 23 marzo arriva al cinema Stranizza d’amuri, il primo lungometraggio da regista di Giuseppe Fiorello. Attore, sceneggiatore, produttore, Giuseppe Fiorello porta sul grande schermo una storia di un’amicizia e di un amore senza tempo, mai consumato e per sempre ricordato. Ambientato tra Noto, Marzamemi, Ferla, Buscemi, Priolo e Pachino, il film è interpretato da Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto. Al loro fianco Fabrizia Sacchi e Simona Malato nei ruoli delle rispettive madri.

Stranizza d’amuri è anche una canzone di Franco Battiato, il titolo del film è un omaggio al Maestro siciliano la cui musica è grande protagonista del film. Stranizza d’amuri è dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di Catania.

Stranizza D’Amuri, la trama

Giugno 1982, in una calda Sicilia che freme per la Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio, due adolescenti, Gianni e Nino, si scontrano con i rispettivi motorini lungo una strada di campagna. Dallo scontro nasce una profonda amicizia, ma anche qualcosa di più, qualcosa che non viene visto di buon occhio dalle famiglie e dai ragazzi del paese. Coraggiosi e affamati di vita, Gianni e Nino non si curano dei pregiudizi, delle dicerie e vivono liberamente. Una libertà che gli altri non comprendono e non sono disposti ad accettare… Stranizza d’amuri è dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di Catania.

Una relazione passeggera, la recensione del film francese di Emmanuel Mouret

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Una relazione passeggera – “Quando mi piace qualcuno dico banalità”. Charlotte, una madre single, e Simon, uomo sposato con figli, si danno appuntamento in un locale parigino dopo essersi conosciuti fuggevolmente a una festa. È l’inizio di una relazione clandestina che loro stessi definiscono fin da subito passeggera, e priva di avvenire. La premessa di Una relazione passeggera, undicesimo lungometraggio di Emmanuel Mouret sembra semplice. Il film però associa dinamiche ben più complesse soprattutto quando al centro della storia ci sono i sentimenti. Una relazione passeggera ha come protagonisti Georgia Scalliet, Maxence Tual, Sandrine Kiberlain, Stéphane Mercoyrol, Vincent Macaigne. La pellicola si trova in sala dal 16 febbraio.

Una relazione passeggera, la recensione

Charlotte e Simon sono due opposti. Il giorno e la notte, lei loquace lui timido. Il film francese di Mouret mette a nudo i sentimenti e ci racconta l’amore da un punto di vista diverso, più adulto, intraprendente e sempre fuori dalle righe. Quando ci sono in gioco i sentimenti, come in Una relazione passeggera, la posta in palio è più alta. Ma quando invece si decide, da entrambe le parti, di vivere una relazione senza vincoli? È quello che accade a Charlotte e Simon.

Charlotte è un’avventuriera, ha avuto il suo matrimonio, ha la sua famiglia e dalla vita non chiede altro che un po’ di brio e avventura. Odia la routine, come ammette lei stessa, ma allo stesso tempo si contraddice perché quella che crea con Simon – ogni giovedì – è una routine vera e propria. Invece, Simon è l’altra faccia della luna di Una relazione passeggera. Taciturno e mai intraprendente, impaurito da questa relazione da questa donna che sembra sovrastarlo. Meravigliato dalla sua bellezza e spaventato dalla complicità che a ogni incontro si fa sempre più forte di prima.

Così, i due protagonisti di Una relazione passeggera cercano in tutti i modi di omettere a se stessi i loro sentimenti. Sarebbe tutto troppo complicato e come i film mentali che fa Simon, il finale è già scritto perché arriverà un giorno in cui non si vedranno più. Passano i mesi e questo giorno sembra non arrivare mai, la coppia consolida sempre più la relazione passeggera.

Una relazione passeggera film

Basta farci domande e pensare al futuro

In Una relazione passeggera assistiamo alla cronaca di un tipo di amore, maturo e folle allo stesso tempo. Non a caso il titolo originale francese recita: Chronique d’une liaison passagère. Il racconto di Simon e Charlotte è un misto tra gli amori adolescenziali, istintivi e avventurosi e l’amore adulto consapevole e che sa aspettare. I due protagonisti incarnano al meglio le caratteristiche di uno e dell’altro. Simon, per esempio, è un adolescente alle prime armi, insicuro del suo corpo e delle sue prestazioni tra le lenzuola che si innamora di una donna che ha carattere. Si, si innamora. Perché alla fine, come due adolescenti, Simon e Charlotte non hanno saputo tenere lontani i sentimenti.

Sentimenti fatti con pochi gesti eclatanti. Vivono il loro tempo insieme, seppur complici che questo è un tempo limitato e che gli è stato concesso. Non sono però in grado di confessarsi il loro amore a vicenda e vivono di silenzi, di sguardi mancati, e di opportunità sprecate. Anche la macchina da presa in Una relazione passeggera ci dà un indizio quando durante una litigata, la coppia si separa per un po’ e la telecamera fa un balzo in avanti per mettere il volto dei protagonisti in primo piano. Come se la verità ci venisse sbattuta in faccia, prima a loro e poi allo spettatore.

Un’altra cosa che il regista e la telecamera fanno, o per meglio dire non fanno, è concentrarsi sui soggetti esterni. Veniamo a conoscenza delle vite esterne a questo rapporto, che i due vivono come se fossero in una bolla, ma non conosciamo i personaggi che ne fanno parte. Un espediente per rimarcare ancora di più la loro relazione segreta per non creare un ulteriore legame che possa farli soffrire. A sconvolgere la trama di Una relazione passeggera è Louise, una donna che la coppia incontra tramite un sito di appuntamenti.

Una relazione passeggera recensione

L’ultima corsa

La cronaca dell’amore di Simon e Charlotte in Una relazione passeggera va veloce, come una corsa che fai e per la quale ti ritrovi senza fiato alla fine. Louise ha cambiato le sorti della loro relazione perché, dopo un breve periodo di separazione, Charlotte confesserà a Simon di essersi innamorata di lei. Un amore dolce e sensibile che la stessa Charlotte sceglie, anche solo perché – non ammettendolo a se stessa – lo trova più facile da vivere. Il loro amore, fatto di sentimenti repressi e verità taciute, rimane un ricordo vivido nelle loro menti anche quando finisce.

Questo amore così clandestino; eppure, vissuto a 360° da i protagonisti arriva al termine e si porta dietro come un fagottino tutto un bagaglio di non detti che verranno sviscerati solo alla fine del film. La narrazione stessa di Mouret non lascia spazio alla tragedia, alle urla, all’odio ma tutto avviene così come era iniziato, con un massimo rispetto. Così la fine di Una relazione passeggera arriva e con lei anche il momento della verità e delle confessioni. Dopo due anni dalla separazione, Charlotte e Simon si incontrano per caso in un cinema.

Dopo due anni è momento di dare sfogo a quello che il cuore non è riuscito a rivelare in quei mesi così intensi. Per un attimo, lo stesso spettatore si dimentica di tutto il contorno ed esistono solo Simon e Charlotte al centro della scena. Quanto sarebbe stato più facile mollare tutto e sparire, solo loro due. Quanto sarebbe stato più facile parlarsi a cuore aperto invece di minimizzare i sentimenti mascherandoli da avventura. E così ora che il vaso di Pandora è stato aperto, tutto potrebbe far pensare a una fuga dei due amanti che coronano il loro sogno/capriccio d’amore. Invece, ci troviamo ancora sulla pista dell’amore pronti a vivere l’ultima corsa.

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