In The House Le atmosfere di The Others di Alejandro Amenabar si mescolano con disinvoltura alla claustrofobia polanskiana di Repulsion e de L’inquilino del terzo piano, fino a tingersi della malinconica ricerca di speranza che sembra scaturire da un’ennesima fantasia di Wes Anderson.
The House: una casa, tre storie
Il film si compone di tre storie strampalate, popolate di volti cenciosi in lana cardata, paffuti e spaesati, con i rossi sulle guance e gli occhi piccoli piccoli che tradiscono inquietudine, ci sono topi mutaforma dalle strambe proporzioni, insetti infestanti che danzano nel mettere in atto un piano sinistro di colonizzazione e poi gatti che sembrano fuggiti dalla bottega di quel tassidermista folle che era Walter Potter. Tutto questo in una casa austera, enorme, tanto bella quanto inquietante; una dimora dal gusto vittoriano, piena di scale, corridoi, sgabuzzini, intercapedini, che riporta subito la mente a Hill House e che nasconde, fin nelle fondamenta e nelle crepe dei muri, forze misteriose, perturbanti, presenze invisibili che non esitano a fagocitare i vari possessori che si avvicendano con il passare degli anni.
The House in streaming su Netflix
The House, disponibile su Netflix dal 14 gennaio e prodotto da Nexus Studios in UK, è un film anomalo, quasi una mini-serie. È un progetto che rompe gli schemi, o meglio, ne ripropone uno che era di gran voga nello scorso secolo e che ha permesso ad autori visionari e sognatori di esprimere liberamente la propria ricerca espressiva in contenitori di storie e idee. Ricordate film come Tre passi nel delirio, firmato da Federico Fellini, Louis Malle e Roger Vadim? O ancora Ro.go.pa.g., di Gregoretti, Pasolini, Citti, Rossellini e Godard? Ecco, ci si trova di fronte a una struttura simile, rimodernata e affrontata con estro illuminato e un linguaggio evoluto al tempo delle piattaforme digitali. E stupisce come l’esigenza di sfornare sempre più prodotti commerciali, destinati a infoltire i menù dei vari colossi on-line, divenga invece una palestra di sperimentazione espressiva, che spesso regala autentici capolavori, capaci di decostruire tutte quelle forme, quei dispositivi e quei modelli, che sembravano aver portato il linguaggio cinematografico in un vicolo cieco. Dopo una serie come Love, Death + Robots, o film come Sto pensando di finirla qui, Netflix affranca definitivamente un nuovo territorio, libero da schemi, contenuti e durate e non più relegato in maniera asfittica a contenuti per bambini e ragazzi.
Passato, presente e futuro si incontrano
The House si compone di tre storie-contenitore, tutte ambientate nella stessa casa, ma in tempi diversi e con abitatori differenti: passato, presente e futuro. Sono tre segmenti diretti da alcuni degli esponenti più interessanti della nuova scena della stop-motion contemporanea, estremamente diversi tra loro ma uniti da una magia stilistica che confeziona le tre vicende in un unico racconto avvincente, soprattutto per la meravigliosa sceneggiatura scritta da Enda Walsh e gli strabilianti burattini realizzati da McKinnon & Saunders. Tra le voci regalate ai tanti personaggi dal pelo arruffato e le gote rubizze, spiccano i nomi di Helena Bonham Carter, Mia Goth e Miranda Richarson.
Stranianti e azzeccate le musiche di Gustavo Santaolalla, soprattutto quando richiamano pezzi famosi, come Eine kleine nachtmusik di Mozart o Angel with the scabbed wings di Marilyn Manson. Meravigliosa la canzone originale sui titoli di coda This house is…
I tre episodi di The House
Il primo episodio, diretto da Emma de Swaef e Marc Roels, già autori di capolavori in lana cardata animata a passo uno, come Oh Willy…, racconta di una povera famiglia alla fine dell’Ottocento, caduta in rovina e additata da vicini e conoscenti. Il capofamiglia vorrebbe riuscire a recuperare lo status benestante dei propri antenati, ma gli rimangono solo vecchi mobili, alcuni oggetti legati al passato e tanta tristezza. Un giorno si affaccia alla sua porta un misterioso benefattore che, tramite un suo subdolo maggiordomo, gli propone di trasferirsi in una casa che costruirà appositamente per loro. L’uomo accetta, ma sarà l’inizio di un brutto sogno, un viaggio verso l’abisso. Le due bambine Mabel e Isobel avvertono che qualcosa di terribile sta per accadere.
Il secondo invece, ambientato ai nostri tempi, descrive le ansie e le frustazioni di un topo agente immobiliare alle prese con ospiti sgraditi che incombono sulla vendita della stessa casa vista nella precedente storia. L’operazione sembra quasi impossibile, nonostante i rinfreschi organizzati per attirare possibili compratori. Un giorno arrivano una coppia di strambi roditori dalle fattezze sballate, rispettivamente simili a un coleottero, lui, e a una larva, lei. Si introducono biecamente e si stabiliscono nella casa, sostenendo di essere molto interessati all’acquisto. Ma anche qui la situazione sembra precipitare in un delirio di follia e allucinazioni. Questo segmento è diretto da Niki Lindroth von Bahr, autrice del musical distopico animato The Burden, vincitore di numerosi premi internazionali e di un premio Oscar.
La terza storia, curata dalla vincitrice del premio BAFTA Paloma Baeza con Poles Apart, si svolge invece nel futuro, durante una colossale inondazione che sta per coprire i pochi lembi di terra rimasti ancora emersi. Rosa, una gatta che sembra aver preso in carico il pesante fardello di accudire la casa ormai fatiscente, fa di tutto per non abbandonarla. Vivono insieme a lei Elias, un gatto squattrinato e fannullone, e Jen una sua amica fissata con le discipline alternative e lo spiritualismo. Entrambi gli ospiti non riescono a contribuire al sostentamento delle spese per il mantenimento di impianti e strutture. L’acqua sale sempre di più, giorno dopo giorno, finché arriva con la sua barca Elias, una sorta di guru con tutta la sua singolare filosofia, che tenta di convincere Rosa ad abbandonare la casa e seguire un esile filo di salvezza.
The House è uno specchio dei nostri tempi
The House è uno specchio delicato e visionario dei tempi difficili che stiamo vivendo, è una fiaba moderna raccontata con un mezzo espressivo in grado di trascinare in un mondo fantastico, ma incredibilmente vicino alla realtà. Allontana notevolmente gli orizzonti finora raggiunti dall’animazione e in particolare di quel modo di animare, fotogramma dopo fotogramma, rimasto per tanto tempo bistrattato e tenuta nell’ombra. Soprattutto conferma quanto la stop-motion possa essere considerata l’anima nera dell’animazione, ancora una volta al servizio di vicende sinistre e perturbanti, adulte e introspettive.

Bliss vuole lasciarci confusi





Anche i supereroi devono imparare a condividere la scena. Il lavoro di squadra a volte è necessario. Tony apre gli occhi a Spider-Man in
In origine, il costume da supereroe di Peter è terribile: sgualcito e poco prestante, sembra un pigiama. Fortunatamente, Tony è corre in aiuto e crea delle tute incredibili per Spider-Man. Iron Man permette inoltre a Peter di attingere alla sua tecnologia e di plasmarla in base alle proprie esigenze. In questo modo, il giovane apprende l’importanza che una tuta può avere: non a caso, la recente Iron Spider è un ulteriore miglioramento rispetto all’originale.
Se Peter è così preoccupato per l’università in No Way Home lo si deve a Tony.
Certo, stiamo parlando di un supereroe, ma Spider-Man può essere definito un supereroe di quartiere. Tony ne è convinto: consiglia a Peter di continuare ad essere un eroe di piccola taglia, sostenendo ogni persona aiutata, anche se poco importante, conti.
Se da un lato dobbiamo compatire Spidey per tutte le disgrazie che gli sono successe, tra cui la perdita di Zia May, dall’altro dobbiamo attribuire all’eroe anche qualche colpa. Ad esempio, dopo aver quasi causato un enorme disastro ad una nave, Peter non si vuole assumere pienamente le proprie responsabilità. Ancora una volta è Tony a rimproverarlo.
Pieno di stima nei confronti di Tony, Peter pone il suo mentore su un piedistallo e, da pupillo, fa di tutto per diventare come lui. Iron Man non supporta l’idea di Spidey, e lo invita a diventare la migliore versione di sé stesso.
Il costume è importante, sì, ma essere un supereroe è qualcosa di interiore.
Ci sono motivi per cui vale la pena sacrificare la propria vita. Peter non è mai stato un codardo, ma è solo vedendo Tony dare la vita per l’universo che apprende cosa voglia dire offrirsi in sacrificio.
Le sfide principali di Fraggle Rock: ritorno alla grotta


Anche il volto principale del primo film firmato MCU se ne va. Dopo 11 anni, 

Lo si vede per una prima breve apparizione in Thor, ma è con The Avengers (2012) che
Pur non essendo un Vendicatore, il personaggio di
Ecco un altro degli Avengers originali che se ne va.
Rudd è in tutto e per tutto sinonimo del personaggio di Ant-Man e sarebbe impossibile immaginare qualcun altro nei panni del supereroe in miniatura.
È la prima eroina a ottenere un film tutto suo. Brie Larson fa il suo debutto come Captain Marvel in 
Il personaggio di
Dopo l’addio alla Vedova Nera di Natasha Romanoff nel 2021, c’è già un nuovo volto per l’eroina:
Con la fine della serie Daredevil nel 2018, molti fan hanno temuto di non rivedere più 
I fan hanno adorato Maya Lopez di Hawkeye. La storia del personaggio di Alaqua Cox ha affascinato il pubblico tanto quanto vederla in azione. Sicuramente, anche Maya giocherà un ruolo fondamentale nella Fase 4. Non a caso, Kevin Feige ha già iniziato a introdurre diversi personaggi che sono strettamente legati a lei e alle sue storie.
Prima di
Ciò che ha reso Nick Fury/
Anche se Clint Barton potrebbe aver appeso il suo arco, in ogni caso c’è un futuro per
Dopo le critiche mosse alla Marvel per i suoi cattivi poco d’effetto, con Micheal Keaton nei panni dell’Avvoltoio c’è stato un cambio di rotta. L’attore ha fatto il suo debutto in MCU nel 2017 con Spider-Man: Homecoming, mettendo in scena una delle migliori performance da super-criminale mai viste.


I fan dei fumetti sanno che Barbara Gordon non è in realtà la Batgirl originale; difatti, un altro personaggio, Betty Kane, l’ha preceduta di diversi anni. La Bat-Girl di Betty Kane fu introdotta come spalla della Batwoman originale a fumetti nel 1961, risultato di un periodo difficile nella storia del fumetto.
Dopo alcuni anni, la preoccupazione per le accuse infondate di Wertham si era placata; la prima Bat-Girl svanì nell’oscurità, ma nel 1967, una nuova versione del personaggio emerse: la nostra Barbara Gordon apparve per la prima volta in Detective Comics #359 nel 1967 e, piuttosto rapidamente, ispirò una versione live-action.
Il personaggio di Batgirl è stato in continua evoluzione e la sua origin-story è cambiata più volte nel corso degli anni. Uno dei più grandi cambiamenti avvenne all’indomani di Crisis On Infinite Earths del 1985, uno degli eventi chiave della storia della
In alcune versioni della storia di Batgirl, è Batman che la ispira a diventare una supereroina; tuttavia, il legame più stretto che ha all’interno della Bat-Famiglia è quello con Nightwing, dal momento che Batgirl è stata partner di Dick Grayson come supereroi e sono stati anche legati sentimentalmente.
The Killing Joke è considerato da molti uno dei migliori fumetti di Batman degli anni ’80, nonché uno dei più controversi e significativi, in cui Joker spara a Barbara Gordon, lasciandola permanentemente paralizzata.
Nonostante ciò, Barbara Gordon ha continuato ad incarnare una figura ispiratrice: non potendo più essere Batgirl, decise di sfruttare la sua intelligenza e determinazione per divenire Oracle, una risorsa fondamentale per Batman e molti altri nella lotta contro il crimine.
I fan dei fumetti sanno che sono stati molti i membri della
La carriera di Barbara Gordon come Oracle è durata decenni, cosa estremamente insolita tenendo conto della cornice dei fumetti, dove lo status quo non dura mai a lungo; sarebbe poi tornata al ruolo di Batgirl con il lancio dei New 52 nel 2011.
Ci sono molte altre versioni di Batgirl nei fumetti, sia nell’universo DC primario che in quello alternativo: una delle migliori è Helena Bertinelli, che i fan dei fumetti conoscono come The Huntress, dalle sue precedenti avventure.
La tuta che Leslie Grace indosserà nel film su Batgirl sembrano essere basato in gran parte sul costume di Batgirl di Burnside dei fumetti. Questo costume ha debuttato nel 2014 ed ha ottenuto un successo immediato tra i fan; l’estetica si ispirava inoltre ai colori viola e oro della versione di Yvonne Craig.

