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The Suicide Squad: Margot Robbie “pesta” alla fine di una sequenza impegnativa

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Sembra che The Suicide Squad sia stato molto molto impegnativo per tutto il cast di James Gunn, ma a quanto pare, proprio la star del film, Margot Robbie, ha avuto un’esperienza molto molto dura con una sequenza in particolare, una sequenza che l’ha lasciata malconcia e “pesta” per usare le sue parole. L’attrice ne ha parlato durante un panel del DC FanDome, in cui ha confessato che la sequenza è stata dura ma che a quanto pare il risultato è stato grandioso.

Margot Robbie ha spiegato che la sequenza è stata molto complicata e che ha necessitato di 4 giorni di riprese: “Mi ricordo che guardando gli ordini del giorno ho pensato che non saremmo stati in grado di fare quello che c’era scritto. Ma lo abbiamo fatto, ed è stata durissima, ed ero pesta alla fine, davvero pesta. Ma poco fa James mi ha mandato un messaggio e mi ha detto che la scena è venuta fantastica. A quanto pare tutta la sequenza sembra venuta fuori molto molto bene, saprete esattamente di cosa sto parlando.”

The Suicide Squad sneak peek del film con Margot Robbie

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Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Gli Eterni: la regista Chloe Zhao spiega perché si è voluta unire al MCU

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La registadi Gli Eterni, Chloe Zhao, ha appena conquistato il Leone d’oro a Venezia 77 con il suo ultimo film, Nomadland, con protagonista Frances McDormand. La giovane regista ha così catalizzato nuova attenzione e ulteriore prestigio sul prossimo film del Marvel Cinematic Universe.

In una intervista con Indiewire sulla realizzazione proprio di Nomadland e sulla sua decisione di unirsi al MCU, la regista ha affermato che quest’ultima è stata una decisione facile da prendere. Lei non è certo la prima regista indie che si approccia ad un film dei Marvel Studios, tuttavia non è stata la possibilità di fare un blockbuster che l’ha convinta a dire sì a Gli Eterni. Infatti sembra che la sua scelta sia stata condizionata dal fandom dei Marvel Studios e dalla voglia di fare un film senza tempo.

“Sono stata una fan del MCU per un decennio, per cui per me ha molto senso unirmi ad un progetto Marvel. Voglio fare film che durino, che siano legati ad emozioni senza tempo, che non siano solo legati a ciò che è un trend topic sui social. Non sono interessata a questo.”

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Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12 Febbraio 2021.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.

Il processo ai Chicago 7: il trailer italiano del film di Aaron Sorkin

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Netflix ha diffuso il trailer ufficiale de Il processo ai Chicago 7, il nuovo film dell’acclamato sceneggiatore Aaron Sorkin, alla sua seconda regia dopo Molly’s Game.

Protagonisti di Il processo ai Chicago 7 un cast stellare composto da Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Levitt, Frank Langella, Eddie Redmayne, Mark Rylance, Jeremy Strong, Yahya Abdul-Mateen II, Michael Keaton, John Carroll Lynch e Alex Sharp. Il processo ai Chicago 7 sarà disponibile in streaming su Netflix dal 16 ottobre.

Nel film Quella che doveva essere una manifestazione pacifica alla convention del partito democratico statunitense del 1968 si è trasformata in una serie di scontri violenti con la polizia e la Guardia nazionale. Gli organizzatori delle proteste, tra cui Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale, sono stati accusati di cospirazione e incitamento alla sommossa in uno dei processi più noti della storia americana.

Olivia Wilde: 10 cose che non sai sull’attrice

Olivia Wilde: 10 cose che non sai sull’attrice

Fresca di debutto alla regia, Olivia Wilde ha dato prova di possedere tutte le carte in regola per diventare uno dei nomi più influenti del panorama cinematografico statunitense. Affermatasi come attrice, la Wilde ha inoltre dato prova nel corso degli anni di grande talento, distinguendosi in titoli di rilievo e al fianco di noti interpreti o registi.

Crescendo però, non si è limitata alla sola recitazione, ricoprendo con successo anche altre attività all’interno dell’industria cinematografica. Oggi le attenzioni sono tutte su di lei, sui suoi prossimi passi come interprete e soprattutto come regista.

Ecco 10 cose che non sai di Olivia Wilde.

Olivia Wilde Dr House

Olivia Wilde: la sua filmografia

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice compie il suo debutto sul grande schermo nel 2004, con il film La ragazza della porta accanto, con Elisha Cuthbert. Prosegue poi la sua carriera recitando in titoli come Alpha Dog (2006), Bobby Z – Il signore della droga (2007), Anno uno (2009), con Jack Black, Tron: Legacy (2010), Butter (2011), The Next Three Days (2011), Cowboys & Aliens (2011), In time (2011), The Words (2012), con Bradley Cooper, Una famiglia all’improvviso (2012), Rush (2013), Drinking Buddies – Amici di bevuta (2013), Lei (2013), con Joaquin Phoenix, Third Person (2013), The Lazarus Effect (2015), Natale all’improvviso (2015), La vita in un attimo (2018), con Oscar Isaac, A Vigilante (2018) e Richard Jewell (2019), di Clint Eastwood.

9. Ha debuttato alla regia. Nel 2019 l’attrice fa parlare molto di sé per il suo brillante esordio alla regia con il film La rivincita delle sfigate, incentrato sulla ricerca di svago di due adolescenti prima dell’inizio del College. Grazie a tale titolo, particolarmente amato dalla critica, la Wilde ottiene importanti riconoscimenti e l’attenzione dell’industria riguardo alle sue doti da regista. È inoltre già al lavoro sul suo prossimo film in tale ruolo, intitolato Don’t Worry, Darling, descritto come un thriller psicologico e con interpreti quali Shia LaBeouf e Chris Pine.

8. È nota anche per i suoi ruoli televisivi. A conferire una prima notorietà all’attrice è stato il ruolo di Jewel Goldman in Skin (2003-2004), e ancor di più quello di Alex Kelly nella celebre serie The O.C., dove ha recitato in un totale di 13 episodi tra il 2004 e il 2005. Successivamente, continua ad apparire sul piccolo schermo coni il dramma The Black Donnellys (2007), ma il ruolo che le conferisce vera popolarità è quello di Tredici nella serie Dr. House – Medical Division (2007-2012), dove recita accanto a Hugh Laurie. Dedicatasi poi al cinema, la Wilde tornerà in televisione per il ruolo di Devon Finestra in Vinyl (2016), serie ideata da Martin Scorsese.

Olivia Wilde in Dr. House

7. Non sapeva quale ruolo avrebbe interpretato. Poco dopo aver sostenuto il suo provino all’attrice venne comunicato che aveva ottenuto un ruolo nella serie. Nessuno, però, le rivelò quale. Il giorno delle riprese, l’attrice si presentò dunque senza ancora aver saputo cosa realmente avrebbe dovuto fare, e fu solo in quel momento che ricevette la sceneggiatura con indicato il proprio personaggio: Tredici. La Wilde affermò di essere rimasta colpita nell’aver ricevuto una parte tanto importante e centrale, e scoprì che nulla le era stato detto affinché le sue prime scene potessero apparire il più spontanee possibili.

6. Ha in seguito confermato la sessualità del proprio personaggio. Quando il personaggio di Tredici iniziò a prendere piede nella serie, in molti iniziarono a chiedersi quale fosse il suo orientamento sessuale. Ella, infatti, era stata scritta per risultare ambigua a riguardo e generare un’iniziale confusione. In seguito, la stessa Wilde ha confermato che il personaggio di Tredici è bisessuale, anche se tale aspetto non viene eccessivamente marcato all’interno della serie. Per l’attrice, inoltre, si trattava del secondo personaggio bisessuale in pochi anni, essendolo stata anche la sua Alex Kelly di The O.C.

Olivia Wilde Tron

Olivia Wilde e Tron

5. È molto legata al titolo fantascientifico. Nel 2010 l’attrice ha recitato nel film di fantascienza Tron: Legacy, sequel dell’originale del 1982. Qui la Wilde ha dato vita al personaggio di Quorra, una ribelle che aiuterà il protagonista nella sua missione. L’attrice si è particolarmente affezionata al personaggio, a tal punto da voler eseguire personalmente le numerose scene di combattimento con le arti marziali, e ha poi avuto occasione di riprendere il personaggio anche in seguito al film. Ha infatti doppiato Quorra nei videogiochi Tron: Evolution (2010), Tron: Evolution – Battle Grids (2010) e nella serie animata Tron: Uprising (2012).

Olivia Wilde: il marito e i figli

4. Era sposata con un italiano. All’età di soli 19 anni, nel 2003, l’attrice è convolata a nozze con il regista e musicista italiano Teo Ruspoli, figlio dell’attore Alessandro. La coppia rimane legata per quasi un decennio, mantenendo una particolare riservatezza circa la propria vita privata. Nel 2011, tuttavia, i due annunciano di aver divorziato, citando come cause alcune differenze inconciliabili. Stando a quanto da lei poi dichiarato, in seguito a tale evento ha iniziato a ritrovare la propria femminilità e la voglia di concentrarsi sulla propria carriera.

3. Ha una relazione con un noto attore. A partire dal novembre del 2011 l’attrice ha avuto una relazione con l’attore Jason Sudeikis, celebre per i suoi ruoli comici al cinema e in televisione, poi trasformatasi in fidanzamento ufficiale nel 2013. Benché sembra siano ancora in attesa del vero e proprio matrimonio, la coppia continua ancora oggi ad essere una delle più solide di Hollywood, e nel 2014 hanno dato il benvenuto al loro primo figlio, seguito poi da una bambina nel 2016. La Wilde ha inoltre voluto il compagno tra gli attori principali del suo film La rivincita delle sfigate.

Olivia Wilde è su Instagram

2. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 3,4 milioni di persone. All’interno di questo, con un totale di quasi duemila post, la Wilde è solita condividere momenti relativi alla propria quotidianità, tra momenti di svago, luoghi visitati, curiosità, foto con amici o la propria famiglia. Non manca inoltre di condividere e sostenere le numerose cause umanitarie e animaliste che le stanno a cuore, mentre spesso è possibile ritrovare anche post relativi al proprio lavoro, aggiornando i suoi follower riguardo i progetti futuri.

Olivia Wilde: età e altezza

1. Olivia Wilde è nata a New York, Stati Uniti, il 10 marzo del 1984. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Teddy Reno: 10 cose che non sai sull’attore e cantante

Teddy Reno: 10 cose che non sai sull’attore e cantante

Personalità poliedrica dello spettacolo italiano, Teddy Reno si è distinto nel corso della sua carriera tanto come cantante quanto come attore. Interprete in noti film, ha infatti avuto in più occasioni la possibilità di recitare accanto a noti nomi del cinema italiano, da amati attori a illustri registi.

Celebri sono tuttavia anche le sue partecipazioni al Festival di Sanremo, come anche i numerosi singoli incisi ed entrati nell’immaginario collettivo della canzone italiana. Oggi novantenne, Reno ha modo di godersi i frutti di una vita dedicata alla musica e allo spettacolo, ricevendo tutt’ora riconoscimenti tanto dalle istituzioni quanto dai suoi fan.

Ecco 10 cose che non sai di Teddy Reno.

Parte delle cose che non sai sull’attore e cantante

Teddy Reno: la sua biografia

10. Ha origini aristocratiche. Reno nacque a Trieste, figlio di Paola Sanguinetti Sacerdote e di Giorgio Merk. Quest’ultimo proveniva da una famiglia austroungarica di origini aristocratiche. Il suo cognome nobiliare completo è infatti Merk Von Merkenstein. Tuttavia, dovette cambiarlo in Ricordi negli anni Trenta. Fu così che anche il futuro cantante dovette acquisire il nuovo cognome. Teddy Reno, infatti, non è altro che il nome d’arte di Ferruccio Merk Ricordi. Egli venne in seguito anche naturalizzato svizzero, avvicinandosi così ancor di più alle proprie origini.

9. Fu incarcerato dai tedeschi. Per via delle origini ebraiche della madre, la famiglia si trovò a dover sfuggire, in seguito all’8 settembre, al tentativo di cattura da parte dei tedeschi. Dovettero così soggiornare per un periodo di tempo a Milano Marittima, nel giugno del 1944, sotto falsa identità. Tuttavia, nel dicembre dello stesso anno si trasferirono nel ferrarese, dove vennero catturati e rinchiusi nel carcere di Codigoro. Con l’avvicinarsi della fine della guerra, fortunatamente, riuscirono a riacquistare la libertà, e Reno poté proseguire la carriera da cantante.

Teddy Reno a Sanremo

8. Ha partecipato al celebre festival della canzone italiana. Nel 1953 Reno consacra la propria popolarità partecipando per la prima volta al Festival di Sanremo. Qui si presenta con i brani Lasciami cantare una canzone e Campanaro, classificandosi rispettivamente al terzo e secondo posto. Pur mancando la vittoria per soli otto punti di differenza dal primo classificato, Reno ne acquista in visibilità, contribuendo così al suo sempre più deciso ingresso nel mondo della musica e della televisione.

Teddy Reno: i suoi film

7. Ha recitato in noti lungometraggi italiani. Reno debutta come attore nel 1951 per il film Miracolo a Viggiù, per poi prendere parte I cinque dell’Adamello (1954), Balla tragica (1955), e Totò, Peppino e la… malafemmina (1956), grazie a cui ottiene maggior popolarità come interprete. Negli anni successivi, compare anche in Totò, Peppino e i fuorilegge (1956), Totò, Vittorio e la dottoressa 1957), Peppino, le modelle e… ‘chella llà (1957), Il nemico di mia moglie (1959), con Marcello Mastroianni, I Teddy boys della canzone (1960), Il giorno più corto (1962), Rita la zanzara (1966), con Giancarlo Giannini, Non stuzzicate la zanzara (1967), La feldmarescialla (1967), con Terence Hill, e Little Rita nel West (1967), suo ultimo film al cinema.

6. Ha ideato un film televisivo musicale. Pur essendosi ritirato molto tempo prima dal mondo del cinema, Reno ha continuato ad intrattenere un solido rapporto con la televisione. Nel 2002, infatti, ha ideato per il piccolo schermo un film musicale basato sulle avventure del celebre personaggio Gian Burrasca. Per l’occasione, Reno ha inoltre partecipato al processo di scrittura del film, insieme ad un gruppo di altri sceneggiatori. All’interno del lungometraggio vi è inoltre la presenza dell’attrice Ambra Angiolini nel ruolo di Luisa.

Parte delle cose che non sai sull’attore e cantante

Teddy Reno: chi è sua moglie

5. È sposato con una celebre cantante. Nel 1961 Reno idea il Festival degli sconosciuti, con l’obiettivo di scoprire e lanciare nuovi talenti. La prima edizione, tenutasi nel 1962, vede come vincitrice l’aspirante cantante Rita Pavone. Oltre a segnare per lei un importante primo trampolino di lancio, il Festival le diede l’occasione di conoscere Reno, con il quale intraprenderà una relazione sentimentale. Nel 1968 i due finiranno poi per sposarsi a Lugano, in Svizzera, nel 1968. In seguito all’ottenimento del divorzio dalla prima moglie, giunto nel 1971, i due furono poi liberi di sposarsi civilmente ad Ariccia nel 1976.

4. Hanno recitato insieme in diversi film. Dopo essersi conosciuti grazie alla comune passione per la musica e il canto, Reno e la Pavone ebbero modo di recitare insieme anche in alcuni film della fine degli anni Sessanta. La cantante è stata infatti protagonista dei film Rita la zanzara, Non stuzzicate la zanzara, La feldmarescialla e Little Rita nel West, nei quali compare anche lo stesso Reno. Nel 2002, poi Reno collaborò insieme alla moglie per l’ideazione del film su Gian Burrasca, trasmesso in televisione.

Teddy Reno e i suoi figli

3. Ha tre figli. Dal matrimonio con la prima moglie, la produttrice e distributrice cinematografica Vania Protti, Reno ebbe un primo figlio nel 1958. Questi è Franco Ricordi, oggi celebre come filosofo, saggista e direttore artistico di teatro. Questi è in particolare divenuto famoso per i suoi studi su Shakespeare e sulla drammaturgia antica. Reno ebbe poi altri due figli dal successivo matrimonio, con la cantante Rita Pavone, di cui però non si sa molto riguardo le loro professioni.

Teddy Reno: oggi

2. Ha ricevuto importanti riconoscimenti. Oggi Reno, a più di novant’anni, ha drasticamente limitato le proprie apparizioni pubbliche, senza però smettere di dedicarsi all’amata musica. Nel 2016, infatti, ha rilasciato l’album Pezzi da… 90, realizzato proprio per i suoi novant’anni e contenente nuove versioni dei suoi storici successi, come anche brani totalmente inediti. Nello stesso anno, inoltre, Reno ha ricevuto il Sigillo Trecentesco in argento della città di Trieste, per i suoi meriti artistici e per l’aver portato in alto il nome della sua città natale.

Teddy Reno: quanti anni ha

1. Teddy Reno è nato a Trieste, in Friuli-Venezia Giulia, l’11 luglio del 1926. Oggi Reno ha un totale di 94 anni.

Fonte: IMDb, Wikipedia

 

Renato Pozzetto: 10 cose che non sai sull’attore

Renato Pozzetto: 10 cose che non sai sull’attore

Amato protagonista della comicità italiana, Renato Pozzetto ha costruito una carriera unica, fondata su una serie di surreali personaggi che hanno fatto la sua fortuna come interprete. Recitando in noti film, sempre accanto a celebri attori e registi, Pozzetto è infatti diventato negli anni uno dei nomi di punta del cinema italiano, con caratteristiche uniche nel suo genere.

Ecco 10 cose che non sai di Renato Pozzetto.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Renato Pozzetto taac

Renato Pozzetto: la sua biografia

10. La sua famiglia sfuggì ai bombardamenti della guerra. L’infanzia dell’attore fu particolarmente movimentata. A soli due anni, infatti, egli si ritrova da Milano insieme ai genitori. La città era infatti stata bombardata nell’ottobre del 1942, in piena Seconda guerra mondiale. Egli trascorse così i primi anni della sua vita a Gemonio, piccolo comune in provincia di Varese. Nel 1946, a guerra terminata, la famiglia ebbe finalmente modo di tornare a Milano. Qui, Pozzetto completò la sua formazione, arrivando a frequentare l’istituto tecnico per geometri “Carlo Cattaneo”, dove conobbe Aurelio Ponzoni, detto Cochi.

9. Fece parte di un acclamato duo comico.  Insieme a Ponzoni, Pozzetto forma il due comico “Cochi e Renato”, e insieme debuttano all’Osteria dell’Oca di Milano. In breve tempo iniziano ad ottenere sempre più popolarità grazie a significative esperienze nell’ambiente del cabaret milanese. Il segreto del loro successo è uno stile comico originale e poetico. La svolta arriva nel momento in cui ottengono un contratto con la Rai, arrivando così a condurre programmi come Quelli della domenica (1968), Il buono e il cattivo (1972) e Canzonissima (1974). A partire dalla metà degli anni Settanta, Pozzetto esordì poi al cinema con i suoi primi film.

Renato Pozzetto: i suoi film e la televisione

8. Ha recitato in celebri film comici. Pozzetto debutta al cinema nel 1974 con il film Per amare Ofelia, per poi distinguersi in titoli come Di che segno sei? (1975), con Paolo Villaggio, Il padrone e l’operaio (1975), Telefoni bianchi (1976), Sturmtruppen (1976), Gran bollito (1977), con Laura Antonelli, Giallo napoletano (1979), La patata bollente (1979), Sono fotogenico (1980), Fico d’india (1980), con Gloria GuidaNessuno è perfetto (1981), La casa stregata (1982), Testa o croce (1982), Questo e quello (1983), Il ragazzo di campagna (1984), Lui è peggio di me (1985), Grandi magazzini (1986), con Lino Banfi, Le comiche (1990), Piedipiatti (1991), Ricky e Barabba (1992), Miracolo italiano (1994), Oggi sposi (2009), Ma che bella sorpresa (2015), con Claudio Bisio. È inoltre pronto a tornare al cinema nel film Lei mi parla ancora, nel ruolo di Nino Sgarbi.

7. Ha preso parte a produzioni televisive. Nel corso della sua carriera, Pozzetto ha sempre intrattenuto un buon rapporto con la televisione, arrivando in più occasioni a recitare per diverse miniserie. La prima di queste risale al 1971, ed è Riuscirà il cav. papà Ubu?, dove interpreta il Secondo paladino. Ormai particolarmente celebre, torna a recitare per la TV nel 1985 in Sogni e bisogni, nel ruolo di Orazio. È poi in Nebbia in Valpadana, del 2000, che segna il ritorno della coppia Cochi e Renato. Al 2013 risale invece la sua ultima interpretazione televisiva, per la miniserie Casa e bottega, di cui è protagonista.

6. È anche regista e sceneggiatore. Pozzetto non si è fatto mancare anche la possibilità di ricoprire ruoli diversi da quello dell’interprete. Nel 1978, infatti, esordisce alla regia con il film Saxofone, da lui anche interpretato. Seguiranno poi Il volatore di aquiloni (1987), Papà dice messa (1996) e Un amore su misura (2007). Questi, come molti altri titoli della sua carriera, sono anche stati scritti da lui. Pozzetto, infatti, vanta anche una ricca attività da sceneggiatore per film come Tre tigri contro tre tigri (1977), Per vivere meglio divertitevi come noi (1978), Culo e camicia (1981), Questo e quello (1983) e Un povero ricco (1983).

Parte delle cose che non sai dell’attore

Renato Pozzetto moglie

Renato Pozzetto in Da grande

5. Da grande è uno dei suoi film più famosi. Una delle pellicole che più di altre hanno segnato la carriera dell’attore è Da grande, commedia del 1987. La storia è quella di Marco Marinelli, bambino di 8 anni che non sopportando più i rimproveri dei genitori e le prese in giro subite a scuola, esprime il desiderio di diventare subito adulto. Ciò, straordinariamente, si realizza, e così il piccolo Marco si ritrova nel corpo di un quarantenne, che ha le fattezze di Pozzetto. L’attore ebbe qui modo di dar vita a numerose gag comiche, dando prova della sua grande capacità di risultare divertente anche in situazioni particolarmente stravaganti.

Renato Pozzetto: la moglie e i figli

4. Ha avuto un solo, lungo matrimonio. Dietro a Pozzetto e ai suoi tanti successi vi è sempre stata la stessa donna, Brunella Gubler, da lui sposata nel 1967 e amata per tutta la vita. L’attore ha raccontato di averla conosciuta durante l’adolescenza, e di esserle stato sempre accanto, sino alla scomparsa di lei avvenuta nel 2009. Nel corso dei decenni, Pozzetto non ha mai lasciato che la propria vita privata vedesse l’intromissione del suo successo. La stessa moglie non era interessata al mondo del cinema, e ciò le permetteva di rimanere “nell’ombra”. La coppia ha inoltre avuto due figli, Francesca e Giacomo.

Renato Pozzetto e il famoso “taac” di Il ragazzo di campagna

3. È noto il suo tormentone. Il film Il ragazzo di campagna non è celebre solo come uno dei più apprezzati film dell’attore, ma anche per la nascita di quello che negli anni è diventato uno dei grandi tormentoni dell’attore. Nel film, infatti, Pozzetto si ritrova ad improvvisare un verso, “taac”, che in breve tempo divenne estremamente popolare. L’ispirazione, raccontò in seguito, gli venne frequentando il Bar Gattullo, dove era solito riunirsi con Cochi. Qui si imbatté un giorno in un cliente che parlando utilizzava tale intercalare. Pozzetto riprese questa stravaganza e la fece propria, con un significato vicino al semplice “fatto”.

Renato Pozzetto e Sylvester Stallone

2. Vanta una curiosa somiglianza con l’attore americano. Se su Internet si cerca il nome di Pozzetto accostato a quello dell’attore Sylvester Stallone, ci si potrà imbattere in una serie di curiose e ironiche foto che pongono a confronto i due interpreti. Dalle immagini in questione risulta effettivamente una certa somiglianza tra i loro volti. Questi meme sono diventati particolarmente virali, e pur non avendo un reale fondamento, sono l’ennesima prova di come gli utenti di Internet siano in grado di ritrovare divertenti particolari degli interpreti più popolari del cinema, italiano e internazionale.

Renato Pozzetto: età e altezza

1. Renato Pozzetto è nato a Milano, in Lombardia, Italia, il 14 luglio del 1940. L’attore è alto complessivamente 173 centimetri.

Fonte: IMDb

Hedy Lamarr: 10 cose che non sai sull’attrice

Hedy Lamarr: 10 cose che non sai sull’attrice

Nella storia del cinema, una delle vite più intriganti, perfettamente identificabile con la formula “bigger than life”, è senza dubbio quella dell’attrice Hedy Lamarr. Ella non si distinse soltanto come interprete, attività dove segnò importanti traguardi, ma anche come brillante inventrice nella guerra contro i nazisti.

Ricca di intelligenza e fascino, Lamarr si distingueva da tutte le sue colleghe, vantando risorse inesauribili. Soltanto in seguito alla sua scomparsa si riscoprì molto del suo operato, che permise di dare nuovo prestigio alla sua figura, ancora oggi insuperata.

Ecco 10 cose che non sai di Hedy Lamarr.

Hedy Lamarr libro

Hedy Lamarr: la sua biografia

10. È cresciuta in un quartiere ebreo. L’attrice nacque a Vienna il 9 novembre del 1941 con il nome Hedwig Kiesler, e crebbe a Döbling, quartiere ebreo della stessa città. Qui suo padre era direttore di banca e sua madre una pianista. Frequentò la Döblinger Mädchenmittelschule, e intorno agli anni Trenta iniziò anche a frequentare i Sascha Film Studios, celebre casa di produzione austriaca, dove ottenne le sue prime parti cinematografiche. Per perseguire tale carriera, si ritrovò a dover rinunciare agli studi presso la facoltà di ingegneria, dove era ritenuta una delle studentesse più intelligenti. Grazie ai suoi primi ruoli, iniziò con l’ottenere una sempre maggiore popolarità in Austria, aiutata anche dal fatto che nessuno sembrava sospettare che fosse ebrea.

9. Scappò dal suo paese. Divenuta ormai una vera e propria icona, l’attrice conosce l’industriale delle armi Fritz Mandl. Questi era nato ebreo, ma si era in seguito convertito al cattolicesimo. I due si sposarono il 10 agosto del 1933, intraprendendo poi un viaggio di nozze in Italia. Al ritorno a Vienna, però, l’attrice si ritrovò reclusa nel palazzo del marito, estremamente geloso di lei. Dato anche il crescente antisemitismo di quegli anni, tentò dunque una prima fuga a Budapest, ma ebbe più successo al secondo tentativo, trovando riparo in Svizzera e poi a Londra, dove ottenne l’annullamento del matrimonio per “motivi razziali”. Qui conobbe il celebre produttore Louis B. Mayer, che acconsentì a portarla con sé ad Hollywood, assegnandole il nome “Hedy Lamarr”.

8. Ad Hollywood divenne una bellezza esotica. Giunta nella “Mecca del Cinema”, l’attrice inizia a consolidare le proprie caratteristiche, dalla recitazione statica all’inconfondibile look. In breve, la Lamarr si ritrova ad essere definita una “bellezza esotica”, e il suo fascino la fa diventare una delle donne più belle di Hollywood. Diventa estremamente popolare, realizza numerosi film accanto a celebri attori e si conferma uno dei nomi più ricercati dell’industria. Tuttavia, la sua attività cinematografica dura fino alla fine degli anni Cinquanta, dopodiché si ritirerà a vita privata, vivendo di altro.

Hedy Lamarr: i suoi film

7. Ha recitato in noti film tra l’Austria e Hollywood. L’attrice debutta sul grande schermo con film di produzione austriaca, tra cui il celebre Estasi (1933). Trasferitasi ad Hollywood, inizia a recitare per una serie di titoli come Un’americana nella Casbah (1938), La signora dei tropici (1939), Questa donna è mia (1940), La febbre del petrolio (1940), Corrispondente X (1940), Le fanciulle delle follie (1941), con Judy Garland, Gente allegra (1942), Crepi l’astrologo (1944), I cospiratori (1944), Venere peccatrice (1946), Disonorata (1947), Sansone e Dalila (1949), L’amante (1950), Le frontiere dell’odio (1950), L’avventuriera di Tangeri (1951), L’amante di Paride (1954), L’inferno ci accusa (1957) e L’animale femmina (1958), suo ultimo film.

6. Produsse due suoi film. Nel corso della sua carriera cinematografica, la Lamarr si dimostra sempre piuttosto legata ai progetti che la vedono protagonista. In due occasioni, oltre ai panni dell’interprete, ha infatti vestito anche quelli della produttrice. I titoli in questione sono Venere peccatrice, dove interpreta Jenny Hager, ragazza bella e senza cuore che aspira a sposare l’uomo più ricco in città, e L’amante di Paride, liberamente ispirato al mito del principe Paride, e dove l’attrice ricopre diversi ruoli, tra cui quello della leggendaria Elena di Troia.

Hedy Lamarr biografia

Hedy Lamarr in Estasi

5. Diede vita al primo nudo della storia del cinema. Nel 1932 l’attrice prende parte in qualità di protagonista al film Estasi. Questo titolo si rivelò estremamente importante nella sua carriera, e ne condizionerà l’intera esistenza. Motivo di ciò è la presenza del primo nudo integrale della storia del cinema. Tale immagine destò innumerevoli scandali, e il film venne inizialmente proibito in Germania per poi uscire nel 1935 con pesanti censure. Anche il pubblico dell’epoca accolse però in modo negativo il titolo, sottolineando l’immoralità della protagonista e la sua impunita trasgressione nei confronti del marito.

4. L’attrice lamentò di essere stata costretta a girare la scena. Difficile stabilire come si svolsero effettivamente le riprese, ma stando a quanto dichiarato dall’attrice nella sua autobiografia, sembra che si ritrovò pressoché costretta a girare la celebre scena. Ella afferma infatti di non aver saputo da subito che era previsto un suo nudo, e quando le venne comunicato il regista tirò fuori il suo impegno contrattuale per evitare lamentele. Stando ad altre fonti invece, che riportano testimonianze della troupe, l’attrice sembra fosse perfettamente consapevole del nudo e che non fece alcuna opposizione a riguardo. I dubbi sulla verità, come spesso accade, fanno parte del mito.

Hedy Lamarr e il moderno Wi-Fi

3. Partecipò all’invenzione di una moderna tecnologia. L’attività di inventrice della Lamarr venne alla luce soltanto verso il finire del XX secolo. Si scoprì così che, desiderosa di contribuire alla lotta contro il nazismo, ella sviluppò con il noto compositore George Antheil un sistema di comunicazione basato sulla produzione e variazione a intervalli regolari di 88 frequenze radio. Tale cambio di frequenza rendeva infatti impossibile l’intercettazione e la comprensione dei messaggi. Ciò permetteva al solo mandante e al solo ricevente del messaggio di conoscere la traiettoria di armi come i siluri. Il loro lavoro è alla basa della tecnica di trasmissione conosciuta come frequency-hopping spread spectrum, oggi utilizzata nella telefonia mobile e nelle reti wireless.

2. Ricevette numerosi riconoscimenti per il suo contributo. Nonostante la sua brillante invenzione, l’attrice dovette attendere gli anni Novanta per ricevere i primi riconoscimenti a riguardo. Decaduto il segreto militare sul brevetto, inizia così a diffondersi tale tecnologia. In breve, l’attrice conosce una nuova fama, e nel 1997 le viene conferito il prestigioso Electronic Frontier Foundation Pioneer Award, per il suo contributo al progresso nel campo delle telecomunicazioni e dell’informatica. L’anno seguente le viene invece assegnata la medaglia Kaplan, la più prestigiosa onorificenza austriaca per un inventore. Con questi ultimi tardivi riconoscimenti, l’attrice può essere infine consegnata alla Storia prima di congedarsi dal mondo, il 19 gennaio del 2000, data della sua scomparsa.

Hedy Lamarr: il suo libro autobiografico

1. Esiste una sua autobiografia. Nel 1966 viene pubblicato il libro Ecstasy and Me. My life as a Woman, il quale ripercorre la vita dell’attrice attraverso una serie di interviste da lei sostenute. La Lamarr, tuttavia, non gradì il modo in cui queste erano state rimaneggiate, secondo lei per ricercare un aspetto scandalistico. Per questo motivo intentò una causa contro la casa editrice, chiedendo un risarcimento di oltre 9 milioni. Le due parti trovarono tuttavia un accordo, e il libro continuò così ad uscire senza grandi modifiche, con l’attrice che ne riconobbe la validità.

Fonte: IMDb, Biography, WomensHistory

Venezia 77: tutti i vincitori dell’edizione 2020

Venezia 77: tutti i vincitori dell’edizione 2020

La giuria presieduta da Cate Blanchett e composta da Matt Dillon, Veronika Franz, Joanna Hogg, Nicola Lagioia, Christian Petzold, Ludivine Sagnier ha assegnato i premi per il concorso di Venezia 77, ecco li di seguito.

  • CONCORSO UFFICIALE

Leone d’Oro per il miglior film Nomadland di Chole Zhao

Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria a Nuevo Orden (New Orden) – Michel Franco

Leone d’Argento – Premio per la migliore regia a Kiyoshi Kurosawa – Spy No Tsuma (Wife of a Spy)

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino – Padrenostro

Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Vanessa Kirby – Pieces of a Woman

Premio per la migliore sceneggiatura a Chaitanya Tamhane – The Disciple

Premio Speciale della Giuria a Dorogie Tovarisch! (Cari Compagni!) – Andrei Konchalovsky

Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente a Rouhollah Zamani – Khorshid (Sun Children)

  • SEZIONE ORIZZONTI

La Giuria della sezione Orizzonti – presieduta da Claire Denis e composta da Oskar Alegria, Francesca Comencini, Katriel Schory, Christine Vachon – ha assegnato i seguenti premi:

Premio Orizzonti per il miglior film a Dashte Khamoush (The Wasteland) – Ahmad Bahrami

Premio Orizzonti per la migliore regia a Lav Diaz – Lahi, Hayop (Genus Pan)

Premio Speciale della Giuria Orizzonti a Listen – Ana Rocha de Sousa

Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile a Taha Mahayni – The Man Who Sold His Skin

Premio Orizzonti per la migliore interpretazione femminile a Khansa Batma – Zanka Contact

Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura a I predatori – Pietro Castellitto

Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio a Entre Tú Y Milagros – Mariana Saffon

  • PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS”

La Giuria del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro – presieduta da Claudio Giovannesi e composta da Remi Bonhomme e Dora Bouchoucha – ha assegnato il riconoscimento a Listen di Ana Rocha de Sousa.

  • VENICE VR EXPANDED

Miglior storia VR: Sha Si Da Ming Xing (Killing a Superstar) – Fan Fan

Migliore esperienza VR: Finding Pandora X – Kiira Benzing

Miglior VR – The Hangman at Home – An immersive single user experience – Michelle Kranot, Uri Kranot

Venezia 77: Cate Blanchett presenta la serie Mrs. America al Campari Boat – In Cinema

Si sono concluse ieri, con l’ultimo spettacolare appuntamento, le serate all’interno della cornice del Campari Boat – In Cinema, la piattaforma galleggiante sponsorizzata da Campari, Main Sponsor della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Ad aprire l’appuntamento la serata la Presidente dell’Accademia David di Donatello Piera Detassis  e il Direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera.

Anche Clarice Pinto, Senior Marketing Director di Campari Group Italia, ha fatto il suo ingresso sul palco per raccontare i valori – passione, creatività e valorizzazione dei giovani talenti – alla base di tutte le attività del brand nel corso di questa edizione di Biennale Cinema.

Grande, attesissima ospite d’eccezione l’attrice Cate Blanchett – Presidente di Giuria del Concorso della  77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – che per l’occasione ha presentato in anteprima la nuova serie TV, di cui è protagonista, “Mrs. America” – prodotta da FX Productions – e proposta in anteprima esclusiva per l’Italia su TIMVISION Plus con programmazione settimanale dall’8 ottobre. La proiezione è stata trasmessa in diretta streaming anche con il TIMVISION Floating Theatre Roma,prima arena galleggiante ecocompatibile della città di Roma ideata e organizzata da Alice nella Città in collaborazione con EUR SPA, grazie alla partnership con TIMVISION. Alla presenza di Cate Blanchett a Venezia si è affiancata a Roma quella delle donne dell’audiovisivo e delle associazioni impegnate sul tema della parità di genere.

Già pluricandidata agli Emmy 2020, la serie racconta la vera storia dell’aspro dibattito politico e culturale sorto negli anni ’70 negli USA sull’approvazione dell’Equal Rights Amendment (ERA), per il riconoscimento di pari diritti a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso. ‘Mrs. America’ vanta un team di star: accanto al premio Oscar® Cate Blanchett, l’attrice Rose Byrne, nominata all’Emmy Award nel ruolo di Gloria Steinem; la vincitrice dell’Emmy Award, Margo Martindale (Bella Abzug); la vincitrice dell’Emmy e del Golden Globe Award Uzo Aduba (Shirley Chisholm); Elizabeth Banks (Jill Ruckelshaus) e la vincitrice dell’Emmy e del Golden Globe Award Tracey Ullman (Betty Friedan).

I produttori esecutivi sono il vincitore dell’Emmy Award Dahvi Waller (Mad Men), in qualità di creatore e showrunner, Stacey Sher (Django Unchained, Erin Brockovich) nominato dall’Academy Award, Coco Francini, Cate Blanchett e Anna Boden & Ryan Fleck (Captain Marvel, Billions), che hanno diretto quattro dei nove episodi, compresi i primi due.

“Campari è davvero orgogliosa di aver partecipato e contribuito a una manifestazione così importante come la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia” – ha affermato Clarice Pinto, Senior Marketing Director di Campari Group Italia – “Abbiamo voluto creare Boat – In Cinema per favorire occasioni di dialogo tra i volti già affermati e quelli emergenti del grande schermo e proseguire così il nostro percorso in questo affascinante mondo”

Passione e creatività, elementi imprescindibili nel percorso di creazione dell’opera, fanno da fil rouge ai tanti eventi che CampariMain Sponsor della Mostra per il terzo anno consecutivo – ha inserito nel proprio palinsesto. Uno sguardo attento verso i giovani talenti di questo affascinante mondo per facilitare l’incontro, il dialogo e l’apprendimento reciproco tra volti già affermati ed emergenti del grande schermo.

Un ringraziamento speciale al Comune di Venezia, alla società Vela spa, alla Marina Militare e alla Soprintendenza di Venezia, senza il supporto dei quali la realizzazione di Boat – In Cinema nella splendida cornice dell’Arsenale non sarebbe stata possibile.

Venezia 77: i premi collaterali assegnati da FEdS

Venezia 77: i premi collaterali assegnati da FEdS

Si conclude questa sera, con la cerimonia di consegna dei premi ufficiali, la 77esima Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: un’edizione davvero straordinaria, fortemente voluta dalla Biennale di Venezia per lanciare un messaggio di ripartenza e speranza a tutto il mondo, non solo all’industria dello spettacolo e dell’intrattenimento. Per tributare un omaggio all’istituzione che, con un atto di coraggio e resilienza, ha realizzato il primo evento mondiale in presenza, l’associazione culturale MostraLido di Venezia e la Fondazione Ente dello Spettacolo hanno deciso di conferire il premio MostraLido – giunto alla terza edizione – proprio alla Biennale di Venezia, per celebrare la felice decisione di organizzare la Mostra anche in un’annata così particolare

Questa mattina, nello Spazio FEdS presso la Sala Tropicana dell’Hotel Excelsior, nell’ambito della tradizionale cerimonia dedicata alla consegna dei premi collaterali, Mons. Davide Milani (presidente della FEdS), Luca Pradel e Lorenzo Mayer (rispettivamente presidente e coordinatore di MostraLido) hanno consegnato uno speciale Leone d’Oro a Roberto Cicutto (presidente della Biennale di Venezia), Andrea Del Mercato (direttore generale della Biennale) e Alberto Barbera (direttore artistico della sezione Cinema).

Il premio intende riconoscere una scelta valorosa, che in principio poteva apparire temeraria e avventata: “Per aver voluto tracciare – si legge nella motivazione – una strada anziché limitarsi a seguirla. Nel 125esimo anniversario della sua Fondazione (1895-2020), la Biennale di Venezia ha saputo essere un esempio di cultura capace di dimostrare al mondo il volto dell’Italia migliore. Segno di un nuovo inizio, anche dopo 145 anni di storia”.

MostraLido e FEdS hanno consegnato un “Leone d’Oro” unico e straordinario ai vertici della Biennale, rappresentanti di un team ampio e composito (dai selezionatori ai dipendenti): una testimonianza di gratitudine e ammirazione, per sottolineare il gioco di squadra e la lungimirante visione collettiva.

Introducendo i premiati, Mons. Davide Milani ha sottolineato ancora una volta la vicinanza della FEdS alla Biennale: “In un settembre che tutti preannunciavano come cupo, questa Mostra ci aiuta ad andare oltre in una crisi comunque grave, non solo per distrarci, ma per recuperare uno sguardo più aperto sulla vita e l’esperienza umana. Mai come quest’anno, la Mostra del Cinema ha offerto ragione per sperare”.

Nel ringraziare gli organizzatori del premio, il presidente Roberto Cicutto ha ricordato che “le organizzazioni culturali devono creare sviluppo, perché la cultura non può essere un lusso”. Grato e onorato, Alberto Barbera ha voluto evidenziare il lavoro “spesso nell’ombra” del direttore generale Andrea Del Mercato, che è apparso visibilmente commosso dalle parole del direttore artistico: “è stato essenziale – ha detto Barbera – nel garantire sicurezza e serenità ai partecipanti”.

La premiazione della Biennale ha aperto la cerimonia di consegna dei premi collaterali. La giuria del premio FEDIC (Federazione Italiana dei Cineclub) ha premiato Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, assegnando una menzione speciale ad Assandira di Salvatore Mereu e al cortometraggio Finis terrae di Tommaso Frangini. La Giuria C.G.S. – Cinecircoli Giovanili Socioculturali ha dato il Premio “Lanterna Magica” a Khorshid di Majid Majidi, che ha ritirato il riconoscimento insieme al cast. Il Premio Signis è andato a Quo vadis, Aida? di Jasmila Žbanić, mentre a Nomadland di Chloé Zhao è stata data una menzione speciale. Fanheart3 ha assegnato la Graffetta d’Oro a Saint-Narcisse di Bruce La Bruce, la Nave d’Argento a The World to Come di Mona Fastvold, la VR Fan Experience a Baba Yaga di Eric Darnell e Mathias Chelebourg, con una menzione d’onore a The Metamovie Presenta Alien Rescue di Jason Moore.

Il Diritto di opporsi: in home video il film con Michael B. Jordan

Il Diritto di opporsi, un dramma illuminante che porta sul grande schermo una delle storie più importanti del nostro tempo, con protagonisti Michael B. Jordan e i premi Oscar Jamie Foxx (“Ray”, “Baby Driver – Il genio della fuga”, “Django: Unchained”) e Brie Larson (“Room”, “Short Term 12” e “Captain Marvel”), arriva in DVD e Blu-Ray dal 10 settembre.

Il premiato regista Destin Daniel Cretton (“Il castello di vetro”, “Short Term 12”) ha diretto il film da una sceneggiatura che ha co-scritto, tratta dal pluripremiato best-seller di memorie ad opera di Bryan Stevenson.

Il Diritto di opporsi, il film

Il Diritto di opporsi si basa sulla vera storia, potente e stimolante, del giovane avvocato Bryan Stevenson (Jordan) e la sua storica battaglia per la giustizia. Dopo essersi laureato ad Harvard, Bryan avrebbe potuto scegliere fin da subito di svolgere dei lavori redditizi. Al contrario, si dirige in Alabama con l’intento di difendere delle persone condannate ingiustamente, o che non avevano una rappresentanza adeguata, con il sostegno dell’attivista locale Eva Ansley (Larson). Uno dei suoi primi casi, nonché il più controverso, è quello di Walter McMillian (Foxx), che nel 1987 viene condannato a morte per il famoso omicidio di una ragazza di 18 anni, nonostante la preponderanza di prove che dimostrano la sua innocenza, e il fatto che l’unica testimonianza contro di lui è quella di un criminale con un movente per mentire. Negli anni che seguono, Bryan si ritroverà in un labirinto di manovre legali e politiche, di razzismo palese e sfacciato, mentre combatte per Walter, e altri come lui, con le probabilità – e il sistema – contro. Disponibile in DVD e Blu-Ray in tutti i negozi e su Amazon.it

Michael Myers: 10 cose che non sai sul noto personaggio di film horror

È il 1978 quando gli spettatori dei cinema statunitensi si ritrovano a seguire gli spostamenti di un personaggio non meglio identificato. Condividendo il proprio punto di vista con il pubblico in sala, questi lo conduce attraverso le stanze di una silenziosa abitazione. Un coltello affilato viene preso da un cassetto, delle ripide scale vengono salite gradino dopo gradino fino al giungere nella stanza dove si trova un’ignara ragazza, prima vittima del mostro che ha ora un nome: Michael. Michael Myers.

Con Halloween – La notte delle streghe, capolavoro di John Carpenter, prende così vita quello che tutt’oggi è uno dei più famosi e spaventosi personaggi del cinema horror. Energumeno silenzioso e mascherato, Myers è una macchina infernale, il cui unico scopo è quello di uccidere senza pietà le proprie vittime. Protagonista di dieci film usciti tra il 1978 e il 2018, il personaggio continua ancora oggi a spaventare intere generazioni di spettatori. La saga a lui dedicata non è tuttavia ancora conclusa, e Myers tornerà presto a spargere sangue sul grande schermo.

Ecco 10 cose che non sai di Michael Myers.

Michael Myers maschera

Michael Myers: i film in cui compare

10. È il villain principale della saga a lui dedicata. Il personaggio di Michael Myers arriva al cinema con il film Halloween – La notte delle streghe, con protagonista Jamie Lee Curtis. Dato il grandissimo successo del film, nasce una vera e propria saga horror dedicata al personaggio. Egli torna così sul grande schermo come principale minaccia dei film Halloween II – Il signore della morte (1981), Halloween 4 – Il ritorno di Michael Myers (1988), Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers (1989), Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers (1995), con Paul Rudd, Halloween – 20 anni dopo (1998), con Michelle Williams, e Halloween – La resurrezione (2002).

9. Sono stati realizzati alcuni remake e sequel con il personaggio. Con Halloween – La resurrezione si è conclusa ufficialmente la serie di sequel, più o meno fortunati, del primo film. Nel 2007, invece, ha preso vita il primo remake dell’originale del 1978. Questo è intitolato Halloween – The Beginning, e segna un nuovo inizio per le vicende di Michael Myers al cinema. Il film ha poi avuto un sequel, intitolato Halloween II (2009). Nel 2018, tuttavia, con la benedizione di Carpenter, arriva al cinema Halloween. Questo si pone come sequel diretto dell’originale, ignorando gli eventi di tutti gli altri film realizzati nel corso del tempo. Questo viene annunciato come il primo capitolo di una nuova e conclusiva trilogia, che comprenderà dunque anche Halloween Kills (2021) e Halloween Ends (2022).

Michael Myers: gli attori del personaggio

8. Nick Castle è il suo più celebre interprete. Nel corso degli anni sono molti gli attori alternatisi nei panni del personaggio. Complice anche l’utilizzo della maschera, era infatti possibile affidarsi a persone diverse senza che la cosa fosse troppo evidente. Il più celebre di tutti, nonché l’originale, è però Nick Castle. Questi venne scelto per il ruolo quasi per caso, essendo un amico del regista trovatosi a curiosare sul set. Le indicazioni fornitegli da Carpenter per interpretare l’assassino furono minime, e l’attore venne pagato soltanto 25 dollari al giorno. Castle si è però sempre dichiarato legato al personaggio, e ne ha ripreso i panni in occasione del film del 2018.

7. È stato interpretato da un noto wrestler. Per i film Halloween – The Beginning e Halloween II, il ruolo di Myers è stato interpretato dall’attore Tyler Mane. Questi è in particolare noto per essere stato un wrestler nella federazione WCW con il nickname Nitro. Ad oggi, con i suoi oltre 2 metri di statura, Mane è il più alto attore ad aver dato vita al personaggio. Venne scelto proprio per questa sua caratteristica fisica, che permise di incutere reale timore negli altri attori del cast.

6. Quasi ogni film ha avuto un interprete diverso per il personaggio. Oltre a Castle e Mane, per gli altri film della saga sono stati contattati sempre attori diversi per dar vita al celebre assassino. Dick Warlock lo interpreta in Halloween II – Il signore della morte, mentre George Wilbur in Halloween 4 e Halloween 6. Don Shanks è invece Myers in Halloween 5, mentre in Halloween – 20 anni dopo il personaggio è interpretato da Chris Durand. Brad Loree gli dà invece vita in Halloween – La resurrezione. Nei nuovi film, invece, Castle alterna il personaggio con l’attore James Jude Courtney.

Michael Myers bambino

Michael Myers: la sua maschera

5. Vi è una buffa storia dietro la maschera del personaggio. Avendo a disposizione un budget estremamente ridotto, Carpenter dovette arrangiarsi in molti modi per metter su il suo film, andando quanto più possibile a risparmio. Fondamentale era però la scelta della maschera che avrebbe indossato il mostro. Nell’ideare questa, Carpenter raccontò di non essersi sprecato in riflessioni eccessivamente contorte. Il regista si recò semplicemente in un negozio di maschere, dove ne acquistò una del capitano Kirk, personaggio della saga di Star Trek. Questa venne poi colorata e gli occhi furono ingranditi. Nacque così la leggendaria e spaventosa maschera di Michael Myers.

Michael Myers in Dead by Daylight

4. È il personaggio di un noto videogioco. Michael Myers compare come personaggio giocabile nel videogioco Dead by Daylight, di genere survival horror. Qui è possibile vestire i suoi panni alla ricerca di sopravvissuti da uccidere brutalmente. Allo stesso tempo, è possibile assumere anche il ruolo di Laurie Strode, la giovane protagonista di alcuni dei film di Halloween, che si ritrova a dover scappare dal mostro. I due personaggi sono disponibili insieme alla mappa che riproduce la cittadina di Haddonfield.

Michael Myers: da bambino

3. La sua malvagità ha origini antiche. Il pubblico rimase particolarmente sconvolto nel vedere che il terribile omicida della prima sequenza del film del 1978 era un semplice bambino. Negli anni, tuttavia, l’infanzia di Michael Myers si è arricchita di dettagli che hanno permesso di ritrovare già nella sua tenera età i segni di quello che sarebbe diventato il minaccioso omicida. Il bambino, infatti, ha da sempre manifestato segni di squilibrio psichico, che negli anni sono andati accentuandosi. Approfondendo la storia della sua famiglia, si è poi scoperto che già il suo bisnonno era stato un terribile omicida, guidato probabilmente da antiche e malvagie forze oscure.

Michael Myers: la storia vera

2. Non è un personaggio realmente esistito. Per quanto nell’ideazione del personaggio Carpenter possa essersi ispirato a qualche reale serial killer, il personaggio di Michael Myers non è realmente esistito. Al regista venne infatti chiesto di ideare un nuovo personaggio horror che potesse funzionare al cinema, e fu così che egli arrivò a dar vita ad un essere apparentemente umano ma con aspetti mostruosi e sovrumani. Per il nome del personaggio, Carpenter scelse quello dell’omonimo distributore europeo che lo aveva aiutato a portare in sala il suo precedente film, Distretto 13 – Le brigate della morte.

Michael Myers l’altezza del personaggio

1. È un vero e proprio gigante. L’altezza complessiva di Myers non è mai stata realmente stabilita, e negli anni questa è anche parzialmente variata in base all’interprete che ne vestiva i panni. Nell’immaginario comune, ad ogni modo, il personaggio si è affermato come un vero e proprio gigante, la cui altezza, anche in relazione agli altri personaggi che lo circondano, supera facilmente i due metri. L’imponenza di Myers è infatti il suo aspetto più spaventoso.

Fonte: HalloweenMovie

 

 

Serena Rossi e Stefano Accorsi parlano di Lasciami Andare

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Serena Rossi e Stefano Accorsi parlano di Lasciami Andare

Serena Rossi e Stefano Accorsi sono i protagonisti di Lasciami Andare, il nuovo film di Stefano Mordini. Eccoli che raccontano il film in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove viene presentato come film di chiusura.

Marco (Stefano Accorsi) e Anita (Serena Rossi) scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la prima moglie Clara (Maya Sansa).
Improvvisamente però, nella vita di Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla (Valeria Golino), la nuova proprietaria della casa dove la coppia abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino che tormenta sia lei che suo figlio. Marco si ritrova così combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da scrivere.

Wonder Woman 1984 posticipato, esce a Natale ad una settimana da Dune

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La Warner Bros ha posticipato l’uscita di Wonder Woman 1984 al giorno di Natale 2020. Lo studio, insieme alla Legendary Pictures, ha invece mantenuto invariata la data d’uscita di Dune, al 18 dicembre, appena una settimana prima del film di Patty Jenkins. La scelta, condizionata naturalmente dalla lenta riapertura delle sale dopo la chiusura totale della scorsa primavera/estate, posiziona due grossi blockbuster a distanza ravvicinata.

In Wonder Woman 1984, è rapido balzo fino agli anni ’80 nella nuova avventura per il grande schermo di Wonder Woman, che si troverà ad affrontare un nemico del tutto nuovo: The Cheetah. Sono iniziate le riprese del film che riprende le avventure della supereroina, dopo il primo film campione d’incassi della scorsa estate “Wonder Woman” della Warner Bros. Pictures che ha incassato 822 milioni di dollari al box office a livello mondiale. Come il precedente, anche “Wonder Woman 1984” sarà diretto dall’acclamata regista Patty Jenkins e la protagonista sarà ancora una volta Gal Gadot. Wonder Woman 1984” è ispirato al personaggio creato da William Moulton Marston e pubblicato nei fumetti dalla DC Entertainment.

Con il ritorno di Patty Jenkins alla regia e di Gal Gadot nel ruolo principale, “Wonder Woman 1984” è il seguito della Warner Bros. Pictures del primo film campione d’incassi sulla supereroina DC, “Wonder Woman” del 2017, che ha incassato 822 milioni di dollari a livello mondiale. Nel film recitano anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor, Kristen Wiig nel ruolo di The Cheetah, Pedro Pascal in quello di Max Lord, Robin Wright nei panni di Antiope e Connie Nielsennei panni di Hippolyta

Venezia 77: il Leoncino d’Oro va a Nuevo Orden di Michel Franco

Venezia 77: il Leoncino d’Oro va a Nuevo Orden di Michel Franco

È stato assegnato venerdì 11 settembre alle ore 17.00 presso la Sala degli Stucchi dell’Hotel Excelsior, alla presenza di Alberto Barbera, Direttore della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Piera Detassis, Presidente Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, Mario Lorini, Presidente ANEC e Mariella Andreatta, Presidente Comitato UNICEF Veneto, Maria Pia Ammirati, Presidente Istituto Luce – Cinecittà. La cerimonia di premiazione del Leoncino d’Oro, istituito da AGISCUOLA nel 1989 e quest’anno in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con il Ministero dell’Istruzione, l’Accademia del Cinema Italiano Premi David di Donatello e l’Associazione Nazionale Esercenti Cinema.

Giunto alla 32° edizione, il Leoncino è divenuto nel tempo uno dei premi collaterali più importanti e significativi della Mostra del Cinema di Venezia. In questa particolare edizione i giovani giurati provenienti da tutta Italia hanno anche assegnato – in seguito ad un accordo siglato con il Comitato Italiano per l’UNICEF – il prestigioso premio Segnalazione Cinema For UNICEF, riconoscimento istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso la Mostra sin dal 1980.

Durante la cerimonia Il Premio Leoncino d’Oro della 77. Mostra d’arte cinematografica di Venezia è stato assegnato al film Nuevo Orden di Michel Franco alla presenza del regista, con la seguente motivazione:

Le disturbanti immagini di un futuro distopico si rincorrono in un violento crescendo che porta alla caduta della società nel baratro del caos. Per aver mostrato scenari inquietanti, proprio perché plausibili, per aver magistralmente diretto un’opera indispensabile, che si presenta come un severo monito per lo spettatore e per aver lanciato un messaggio universale sulla necessità di agire prima che sia troppo tardi.

La Segnalazione Cinema For UNICEF è stata assegnata al film Notturno di Gianfranco Rosi, presente alla premiazione, con la seguente motivazione:

“Le nitide istantanee di una guerra quotidiana, fatta di silenzi e di parole impossibili da pronunciare, raccontano una verità che esplode come assordanti colpi di fucile. Per aver mostrato una realtà dove anche i bambini parlano il linguaggio della sofferenza e aver riunito in un lungo viaggio interi territori accomunati dagli echi di un conflitto statico e senza fine.”

I vincitori del Leoncino d’Oro Agiscuola
1989 SCUGNIZZI  di Nanni Loy
1990 UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA  di Jane Campion
1991 LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE di Terry Gilliam
1992 UN CUORE IN INVERNO di Claude Sautet
1993 FILM BLU di Krzysztof  Kieslowski
1994 PRIMA DELLA PIOGGIA di Milcho Manchewski
1995 L’UOMO DELLE STELLE di Giuseppe Tornatore
1996 HOMMES FEMMES: MODE D’EMPLOI di Claude Lelouch
1997 OVOSODO di Paolo Virzì
1998 GATTO NERO GATTO BIANCO di Emir Kusturica
1999 JESUS’ SON di Alison MacLean
2000 I CENTO PASSI di Marco Tullio Giordana
2001 ABRIL DESPERAÇADO di Walter Salles
2002 L’UOMO DEL TRENO di Patrice Leconte
2003 BUONGIORNO, NOTTE di Marco Belloccio
2004 BINJIP – FERRO 3 di Kim Ki-duk
2005 SIMPATHY FOR LADY VENGEANCE di Park Chan-Wook
2006 EJPHORIJA (Euphoria) di Ivan Vyrypaev
2007 THE DARJEELING LIMITED di Wes Anderson
2008 IL PAPA’ DI GIOVANNA di Pupi Avati
2009 CAPITALISM: A LOVE STORY di Michael Moore
2010 LA VERSIONE DI BARNEY di Richard J. Lewis
2011 CARNAGE di Roman Polaski
2012 PIETA’ di Kim ki-Duk
2013 SACRO GRA di Gianfranco Rosi
2014 BIRDMAN di Alejandro G. Inarritu
2015 L’ATTESA di Piero Messina
2016 NA MLIJEČNOM PUTU (On the Milky Road) di Emir Kusturica
2017 THE LEISURE SEEKER (Ella & John) di Paolo Virzì
2018 WERK OHNE AUTOR (OPERA SENZA AUTORE) di Florian Henckel von Donnersmarck,
2019 IL SINDACO DEL RIONE SANITA’ di Mario Martone

GdA Director’s Award 2020 a KITOBOY (The Whaler Boy) di Philipp Yuryev

Tra i dieci film in concorso l’opera prima KITOBOY (The Whaler Boy) di Philip Yuryev è il vincitore del GdA Director’s Award 2020 nella diciassettesima edizione delle Giornate degli Autori.

L’opera è stata premiata dalla giuria presieduta dal regista israeliano Nadav Lapid e composta dai giovani europei del progetto 27 Times Cinema, ventisette spettatori provenienti ognuno da un diverso Paese dell’Unione Europea.

Tutte le riunioni di giuria sono state moderate da Karel Och, direttore del festival di Karlovy Vary, che ha condotto le discussioni accompagnando Lapid e i suoi giovani colleghi a decretare il vincitore.

Questa la motivazione con la quale hanno sostenuto la scelta: “Il vincitore del GdA Director’s Award è The Whaler Boy di Philipp Yuryev. Era uno dei tre film selezionati, assieme a Residue di Merawi Gerima, ritratto intimo e sperimentale della comunità black a Washington DC, e Conference di Ivan I. Tverdovskiy, analisi non convenzionale della paura e del dolore, ambientata in Russia durante una cerimonia in commemorazione di un attacco terroristico. La giuria ha ritenuto che The Whaler Boy di Yuryev fosse la prova cinematografica migliore, combinando il genere drammatico e quello comico, pur mantenendo una forte visione estetica. Questa opera prima del regista è una storia di “coming-of-age” che ritrae un mondo mai esplorato prima con tanta precisione e sapienza filmica. La decisione di avvalersi di attori non professionisti ha conferito maggiore autenticità e la giuria ha ritenuto che questo film meritasse di essere premiato.”

Il GdA Director’s Award ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, metà al venditore internazionale del film, per aiutarne la circolazione.

Leshka vive in un villaggio sperduto sullo Stretto di Bering che divide la Russia dagli Stati Uniti, tra il circondario autonomo della Čukotka e l’Alaska. È un adolescente ed è anche un cacciatore di balene, come la maggior parte delle persone nel paese. Da poco, è possibile accedere a Internet. L’unico momento di conforto per i ragazzi è diventata una video chat erotica che si interrompe continuamente. Il buffering, comunque, non impedisce di osservare giovani donne che vivono a migliaia di chilometri di distanza. Per tutti sembra essere poco più che un passatempo divertente, per Leshka invece si trasforma in una cosa seria quando si imbatte in una ragazza che gli cambia la vita. Al mattino presto, Leshka ruba un motoscafo, un binocolo e un arpione, e parte. Si prospetta un viaggio folle. Arriverà in Alaska?

Senza alcuna esperienza cinematografica, Philipp Yuryev (Mosca, 1990) è stato ammesso all’Università Statale Russa di Cinematografia. Con il suo primo cortometraggio realizzato durante gli studi, Utro drugimi glazami, si è aggiudicato numerosi premi internazionali. Eguale successo ha ottenuto con Vidoizmenennyy landshaft. Il suo film di diploma, Pesnya mekhanicheskoy ryby, è stato selezionato al Sundance e al Festival di Clermont-Ferrand. Kitoboy è la sua opera prima.

L’idea di questo film mi è venuta durante un viaggio nell’estremo nord della Russia, ricorda il regista, “Arrivati in un piccolo villaggio di pescatori, notammo che le donne più giovani erano partite per frequentare le scuole estive in città. Quell’esodo fu una vera tragedia per i ragazzi locali che dovettero trascorrere tre lunghi mesi da soli. Di fatto, circondati da una tundra senza fine, quei giovani furono totalmente abbandonati dalle donne, anche perché le ragazze del villaggio più vicino non potevano spostarsi per una semplice visita. La connessione alla Rete era scadente. L’unico modo per osservare delle ragazze era una video chat erotica che peraltro si interrompeva spesso. È stato proprio in quel momento che ho scritto la prima versione di questa storia. Ho deciso di trasferire la storia a Čukotka, in un piccolo villaggio popolato da cacciatori di balene. Il protagonista, Leshka, sperimenta i tipici problemi adolescenziali legati alla solitudine, il desiderio di trovare l’amore e il sentirsi incompreso dai suoi amici. Sono proprio esperienze del genere a rendere universale questa storia.”

Venezia 77: i Premi Francesco Pasinetti 2020

Venezia 77: i Premi Francesco Pasinetti 2020

Emma Dante con Le sorelle Macaluso, premiato anche per l’intero cast femminile, e Alessandro Gassmann, per la migliore interpretazione maschile nell’opera prima di Mauro Mancini Non odiare, in concorso alla SIC – Settimana Internazionale della Critica – sono i vincitori dei Premi Francesco Pasinetti 2020 assegnati alla Mostra di Venezia  dai Giornalisti Cinematografici SNGCI.

Lo annuncia il Direttivo del Sindacato che, come sempre, ha scelto i vincitori tra tutti i film italiani presentati nelle diverse sezioni, insieme ai componenti del suo Consiglio Nazionale accreditati alla Mostra.  Si tratta di scelte che confermano – pur di fronte alla qualità e alle originalità delle proposte italiane nelle diverse sezioni (e in particolare nella ‘rosa’ di scelte di Venezia 77) – la particolare attenzione che il Sindacato ha scelto di dedicare quest’anno soprattutto al cinema di fiction, anche per sostenere la ripresa del cinema in sala.

In un’edizione difficile che la Mostra 77 ha superato con successo, nonostante le difficoltà, i Giornalisti Cinematografici esprimono un particolare apprezzamento per l’attenzione che – tra i titoli delle diverse sezioni – la selezione ha quest’anno riservato al cinema del reale.  Sottolineano, in particolare, l’importanza che ancora una volta il Concorso, che  mai come quest’anno ha segnalato il talento femminile, abbia accolto l’eccellenza di un grande documentario come Notturno di Gianfranco Rosi e che la Mostra 2020 – fino alla selezione autonoma delle Giornate degli Autori e della Settimana Internazionale della Critica – e consegni alla storia di quest’edizione ‘miracolosa’,  di fronte alle difficoltà e ai rischi del Covid, un ventaglio di titoli che esprimono un’attenzione speciale alla cronaca e al sociale così come alla memoria del cinema.

Queste le scelte della Giuria:

 Premio Francesco Pasinetti al Miglior film

Le sorelle Macaluso di Emma Dante

 Premio Francesco Pasinetti per la Migliore interpretazione femminile

all’intero cast de Le sorelle Macaluso

(Venezia 77 – Concorso)

Premio Francesco Pasinetti per la Migliore interpretazione maschile

ad Alessandro Gassmann,  protagonista del film  Non odiare  di Mauro Mancini

(Settimana Internazionale della Critica)

I premi annunciati oggi al Lido saranno consegnati a Roma.

Venezia 77: a Notturno di Rosi il Green Drop Award 2020

Venezia 77: a Notturno di Rosi il Green Drop Award 2020

Al film “Notturno” di Gianfranco Rosi, in concorso alla 77a mostra del cinema di Venezia, è andato il “Green drop award” 2020 di Green Cross Italia, patrocinato dal ministero dell’Ambiente e dall’Enea. Ha ritirato il premio – la goccia di vetro di Murano realizzata dal maestro Simone Cedese che quest’anno contiene la terra di Forada, a testimonianza della catastrofe climatica che colpì il pianeta cinquantasei milioni di anni fa e monito a non ripeterla – la produttrice Donatella Palermo di Stemal Entertainment.

La cerimonia di premiazione si è svolta stamattina all’hotel Excelsior nella Sala della Fondazione dello Spettacolo, al Lido di Venezia. Sono intervenuti il presidente del Gse Francesco Vetrò, il responsabile documentari Rai Cinema Gabriele Genuino, Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologn, direttore generale ANEC Simone Gialdini, il presidente di Green Cross Italia Elio Pacilio, il direttore del Green drop award Marco Gisotti, il co-ideatore del premio Maurizio Paffetti.

“Secondo Bernard Tavernier, il primo film ad aver ripreso una catastrofe ambientale è un rullo dei fratelli Lumiere girato a Baku in Azerbaigian nel 1896, dove una torre petrolifera veniva avvolta dai suoi stessi fumi – si legge nella motivazione del premio. Nel film ‘Notturno’, in concorso alla 77a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, vediamo sullo sfondo svettare le moderne torri estrattive figlie delle stesse industrie di oltre un secolo fa. Sono solo un paesaggio, ma molte immagini del film in concorso del regista Gianfranco Rosi, insieme alla documentazione diretta del dramma personale e politico dei suoi protagonisti, compongono un’opera la cui urgenza è incarnata nei principi che da sempre ci hanno mosso nell’assegnare il Green Drop Award alla produzione cinematografica che nel corso della Mostra ‘abbia interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli’. I giovani di tutto il pianeta invocano giustizia ambientale, giustizia sociale e diritti umani non più procrastinabili. Per vincere questa sfida e aprire gli occhi servono opere come ‘Notturno’ di Gianfranco Rosi. A lui e alla coraggiosa produzione va la nostra gratitudine e per queste ragioni il Green drop award 2020 viene assegnato al film”.

“Ringrazio anche a nome di Gianfranco Rosi per questo importante premio che mette al centro l’umanità. Lo stesso fa Rosi con il suo cinema capace di avvicinarci emotivamente a delle realtà nascoste nelle pieghe della grande Storia”, ha dichiarato Donatella Palermo, produttrice del film, ritirando il Premio.

Come ha affermato lo stesso Rosi – ha osservato il presidente Pacilio -, in ‘Notturno’ è raccontata la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno.  Se non agiamo ora contro i cambiamenti climatici, come ci ricorda la terra di Forada contenuta nella goccia di vetro di Murano di quest’anno che abbiamo consegnato alla produttrice del film, il futuro del pianeta potrebbe essere un inferno. Non c’è un piano B: dobbiamo agire tutti ora, per un futuro più sostenibile”.

Della giuria di questa nona edizione del “Green Drop Award” hanno fatto parte, oltre a Green Cross Italia, esponenti dell’Enea, del Gse, dell’Anec e delle Film Commission.

CHE COS’E’ IL GREEN DROP AWARD

Il Green Drop Award è il premio istituito da Green Cross Italia, ONG internazionale fondata da Mikhail Gorbaciov, e assegnato durante la Mostra del Cinema di Venezia al film in gara nella selezione ufficiale del festival che rappresenta meglio i valori ambientali e della cooperazione. La prima “goccia” è stata consegnata nel 2012. Quella 2020 è la nona edizione.

L’edizione 2020 è realizzata con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e di ENEA – Ente per le nuove tecnologia, l’energia e l’ambiente – e la collaborazione della Sardegna Film Commission.

Claudio Giovannesi: intervista al presidente di Giuria Opera prima De Laurentiis a Venezia 77

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E’ Claudio Giovannesi il presidente della giuria che, nell’ambito di Venezia 77, sarà incaricata di premiare la migliore opera prima della selezione ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica edizione 2020. Ecco le sue parole sul suo lavoro e sul suo approccio al cinema, mentre ricorda la sua prima volta dietro alla macchina da presa.

L’ultimo film del regista, presentato al Festival di Berlino 2019 è La Paranza dei Bambini, apprezzato sia all’estero che in Italia, dove ha portato a casa diverse nomination ai David di Donatello 2020.

Pamela Anderson: 10 cose che non sai sull’attrice

Pamela Anderson: 10 cose che non sai sull’attrice

Entrata a far parte dell’immaginario collettivo grazie alla serie Baywatch, Pamela Anderson è tutt’oggi considerata una vera e propria sex symbol, capace di stregare con il suo fascino senza tempo. La sua figura con indosso il celebre costume rosso da bagnina è una delle immagini più celebri della televisione, che ha fatto sognare intere generazioni di spettatori.

Al di là dell’attività da modella e attrice, inoltre, la Anderson si è resa celebre per le sue numerose campagne in difesa dei diritti per gli animali, come anche dei suoi numerosi e turbolenti matrimoni. Con una vita tanto intensa come la sua, era infatti difficile che l’attrice non rimanesse ancora oggi in cima all’elenco dei nomi più chiacchierati di Hollywood.

Ecco 10 cose che non sai di Pamela Anderson.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Pamela Anderson instagram

Pamela Anderson: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in noti lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con un piccolo ruolo in Rapina del Secolo a Beverly Hills (1991), per poi apparire in Snapdragon – Il fiore che uccide (1993), Soli contro il crimine (1994), Barb Wire (1996) e Trapped – Identità nascoste (1996). Torna al cinema nel 2002, ricoprendo il ruolo di sé stessa in Scooby-Doo, con Rowan Atkinson, per poi apparire in Scary Movie 3 – Una risata vi seppellirà (2003), Borat (2006), con Sacha Baron Cohen, e Superhero – Il più dotato fra i supereroi (2008), con Kevin Hart. Negli ultimi anni ha invece recitato in film poco conosciuti come Hollywood & Wine (2011), The People Garden (2016) e The Institute (2017), con James Franco. Nel 2017 è invece apparsa nel film Baywatch, con Dwayne Johnson, riprendendo il suo celebre ruolo.

9. È nota per i suoi ruoli televisivi. La Anderson intraprende la propria carriera in televisione recitando in alcuni episodi di serie come Babysitter (1990), Sposati con figli (1991), e Il tempo della nostra vita (1992). La consacrazione arriva però grazie alla serie Baywatch, dove recita dal 1992 al 1997 nel ruolo di C. J. Parker. Parallelamente, ha poi recitato in Quell’uragano di papà (1991-1997), e in seguito in V.I.P. Vallery Irons Protection (1998-2002), Baywatch – Matrimonio alle Hawaii (2003), Una pupa in libreria (2005-2006), Package Deal (2013) e Sur-Vie (2017).

8. Si è distinta come produttrice. Nel corso della sua carriera la Anderson non si è cimentata solo nella recitazione, ma ha anzi fatto valere il proprio solido status all’interno dell’industria per affermarsi anche come produttrice. Ha così intrapreso tale ruolo per la serie action comedy V.I.P. Vallery Irons Protection, di cui è stata anche protagonista, partecipando alla produzione di circa 77 episodi. Successivamente, ha supportato la serie Una pupa in libreria, a cui è stata molto legata. Negli ultimi anni ha invece prodotto il documentario This Changes Everything (2015), incentrato sulle problematiche del cambiamento climatico, e The Game Changers (2018), trattante l’utilizzo delle proteine da parte di vari atleti.

Pamela Anderson e Adil Rami

7. È stata sposata con il noto calciatore. Ad oggi la Anderson è stata sposata per ben cinque volte, e il più delle volte i suoi matrimoni sono durati particolarmente poco. Tra questi, è noto quello con il calciatore Adil Rami, quarto marito dell’attrice e noto per aver anche giocato nel Milan tra il 2014 e il 2015. I due si erano conosciuti nel 2017 e avevano in breve intrapreso una relazione che li ha portati al matrimonio nel 2018. Nel giugno del 2019, tuttavia, l’attrice annuncia tramite il proprio profilo Instagram la fine del rapporto con Rami, scrivendo di aver scoperto dei ripetuti tradimenti di lui.

Pamela Anderson è su Instagram

6. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram, dove possiede un account verificato seguito da 1,1 milioni di persone. Qui, con oltre duemila post, la Anderson è solita condividere suoi scatti da modella, più o meno recenti, e che provano l’indiscutibile fascino mai perso negli anni. Diversi sono però anche le immagini relative a momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, come anche i post contenenti curiosità sulle sue attività più recenti.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Pamela Anderson misure

Pamela Anderson in Baywatch

5. Non era ben vista dal protagonista della serie. Al momento di scegliere l’interprete che avrebbe dato vita al personaggio di C. J. Parker in Baywatch, il protagonista assoluto David Hasselhoff si dichiarò contrario al casting della Anderson. Questi, infatti, temeva che il seno prosperoso dell’attrice avrebbe finito con il distogliere l’attenzione degli spettatori dagli altri membri del cast. Fortunatamente, i produttori non gli diedero retta e affidarono il ruolo alla Anderson. Questa divenne poi uno dei personaggi più amati, ma i timori di Hasselhoff non si verificarono, e l’attore si scusò per aver esagerato a riguardo.

4. Avrebbe dovuto essere il personaggio d’azione della serie. I piani originali prevedevano che quello di C. J. Parker dovesse essere il personaggio femminile dedito ad azioni spericolate e grandi imprese. Anche per questo venne scelta la Anderson, la quale già di suo presentava un fisico molto allenato. Tuttavia, tale ruolo all’interno della serie venne lentamente affidato ai personaggi Stephanie Holden e Neely Capshaw. Ciò è dovuto dal fatto che la Anderson si ritrovò ad essere incinta nel 1995 e poi nuovamente nel 1997, e non potendo pertanto svolgere quanto inizialmente previsto.

3. Possiede ancora l’iconico costume. In recenti interviste, l’attrice ha rivelato di essersi portata a casa dal set il celebre costume rosso da bagnina che ha fatto sognare intere generazioni. La Anderson ha inoltre affermato di avere grande cura nei confronti di questo, e di indossarlo ancora di tanto in tanto in memoria dei bei tempi. In particolare, sembra essere solita utilizzarlo per farsi la doccia, o ancora per mostrarlo a quanti la vanno a trovare nella sua abitazione.

Pamela Anderson: le sue misure

2. È nota per il suo corpo formoso. Da sempre l’attrice è famosa anche per le generose curve del suo corpo, con misure come 91-60-92. Tale caratteristica le ha permesso di diventare una delle più popolari modelle degli anni Novanta. Celebri sono infatti le copertine di note riviste in cui appare più o meno vestita, e particolarmente nota è la sua collaborazione con Playboy. All’inizio della sua carriera, tuttavia, l’attrice si era sottoposta ad un intervento di mastoplastica additiva, arrivando però a rimuovere le protesi con un secondo intervento nel 1999.

Pamela Anderson: età e altezza

1. Pamela Anderson è nata a Ladysmith, in Canada. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Birds of Prey in DVD, Blu-Ray e 4K UHD dal 10 settembre.

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Birds of Prey in DVD, Blu-Ray e 4K UHD dal 10 settembre.

Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)”, il film di Cathy Yan con Margot Robbie (“Tonya”) protagonista che torna a vestire i panni di Harley Quinn, arriva in DVD, Blu-Ray e 4K UHD dal 10 settembre.

Affiancano Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead (“10 Cloverfield Lane”, “Fargo” in TV) nel ruolo di Huntress; Jurnee Smollett-Bell (“True Blood” della HBO) nei panni di Black Canary; Rosie Perez (“Fearless- Senza paura”, “Pitch Perfect 2”) in quelli di Renee Montoya; Chris Messina (“Argo”, “Sharp Objects” in TV) è Victor Zsasz; ed Ewan McGregor (“Doctor Sleep”, i film “Trainspotting”) è Roman Sionis. Fa il suo esordio sul grande schermo Ella Jay Basco, nel ruolo di Cassandra “Cass” Cain.

Birds of Prey, il film

Avete mai sentito la storia della poliziotta, dell’uccello canterino, della psicopatica e della principessa mafiosa? “Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)”  è una storia contorta raccontata dalla stessa Harley, come solo lei sa fare. Quando il malvagio narcisista di Gotham, Roman Sionis, e il suo zelante braccio destro, Zsasz, prendono di mira la piccola Cass, la città viene messa sotto sopra per trovarla. Le strade di Harley, Huntress, Black Canary e Renee Montoya si incrociano, e l’improbabile quartetto non avrà altra scelta che allearsi per sconfiggere Roman.

Diretto da Cathy Yan da una sceneggiatura di Christina Hodson (“Bumblebee”), il film è basato sui personaggi della DC Comics. Margot Robbie ha anche prodotto la pellicola assieme a Bryan Unkeless e Sue Kroll. I produttori esecutivi del film sono Walter Hamada, Galen Vaisman, Geoff Johns, Hans Ritter e David Ayer. Disponibile in DVD, Blu-Ray, 4K UHD e Steelbook Blu-ray in tutti i negozi e su Amazon.it

MCU, Fase 4: i personaggi femminili più promettenti

MCU, Fase 4: i personaggi femminili più promettenti

Durante la Fase 1 dell’Universo Cinematografico Marvel, c’era solo una donna tra i Vendicatori e soltanto pochissimi altri personaggi femminili che potevano davvero considerarsi influenti all’interno dell’ampia narrazione. Nel corso degli anni, le cose sono cambiante e molte altre donne hanno avuto la possibilità di splendere sotto i riflettori e dimostrare il loro valore tanto come personaggi quanto come eroi.

Con Avengers: Endgame che lo scorso anno ha ufficialmente concluso la Fase 3 e, in generale, la Saga dell’Infinito, i fan sono ansiosi di vedere cosa hanno in serbo i Marvel Studios per il futuro. E sono proprio i personaggi femminili ad avere il maggior numero di occhi puntati addosso, dal momento che ci si aspetta che la tendenza al rialzo dell’ascesa al potere delle supereroine continui. Screen Rant ha stilato una classifica delle eroine che potrebbero avere un futuro ancora più promettenti della Fase 4:

Nebula

Dopo essere stata uno dei due soli personaggi del gruppo dei Guardiani della Galassia a sopravvivere allo schiocco di suo padre in Avengers: Infinity War, Nebula è diventata una sorprendente aggiunta al team dei Vendicatori durante il time heist di Avengers: Endgame. Quando hanno riportato indietro tutti quelli persi a causa dello schiocco, Nebula si unisce ai Guardiani e a Thor nelle loro avventure nello spazio.

Dal momento che Guardiani della Galassia Vol. 3 potrebbe arrivare anche dopo la Fase 4, il futuro di Nebula nel MCU non è ancora chiaro, ma è certo che non ha più bisogno di essere limitata ai film sui Guardiani. Potrebbe anche apparire in Thor: Love and Thunder insieme al suo nuovo compagno di squadra, o è anche possibile che, dopo aver formato un’alleanza al limite dell’amicizia con Tony Stark durante il tempo trascorso nello spazio, possa essere coinvolta in qualche modo con la sua ex squadra. 

Yelena Belova

Il tanto atteso film solista di Natasha Romanoff, Black Widow, dovrebbe uscire a Novembre ed inaugurare ufficialmente la Fase 4. È noto da tempo che nel film ci sarà anche Yelena Belova, con la regista Cate Shortland che recentemente ha confermato che il film vedrà Natasha passare il testimone al personaggio di Florence Pugh, che diventerà la nuova Vedova Nera del MCU.

La rappresentazione di Vedova Nera nel MCU, sebbene acclamata per certi aspetti, è stata anche pesantemente criticata per essere stata troppo spesso messa da parte, ma anche per essere stata eccessivamente sessualizzata e sminuita rispetto agli altri Vendicatori originali (cosa evidente anche dal fatto che il suo film da solista – atteso da tempo – non è stato rilasciato fino alla morte del personaggio avvenuta in Avengers: Endgame). Possiamo quindi dedurre che Black Widow, al di là se renderà o meno giustizia al personaggio di Natasha, potrebbe sicuramente essere un buon inizio per la lunga carriera nel MCU di Yelena (o almeno, ce lo auguriamo!).

Valkyria

Dopo che Avengers: Endgame ci ha mostrato Thor in uno stato tutt’altro che stabile, alla fine del film lo abbiamo visto lasciare il suo posto di Re di Asgard alla guerriera Valkyria. I due avevano combattuto fianco a fianco contro Hela in Thor: Ragnarok, e già all’epoca sembrava che l’eroina stesse mantenendo gli affari della Nuova Asgard in assenza di un sovrano più presente a se stesso.

È stato anche teorizzato che Valkyria avrebbe assunto il titolo di Dio del Tuono prima che fosse ufficializzato che sarà la Jane Foster di Natalie Portman a diventare Mighty Thor. Fortunatamente, Tessa Thompson è già stata confermata in Thor: Love and Thunder.

Sharon Carter

Introdotta in Captain America: The Winter Soldier come vicina di Steve, poi come Agente 13 dello SHIELD che era stata incaricata di tenerlo d’occhio, c’era ancora un’altra bomba sul “non un’infermiera” Sharon che doveva ancora venire. Al funerale di Peggy Carter in Captain America: Civil War, Sharon pronuncia il suo elogio e rivela di esserne la nipote.

Nonostante Steve la lasciò indietro negli anni ’40, Peggy avrebbe continuato ad impegnarsi per lasciare la sua eredità. La sua memoria è stata influente su tutto l’arco narrativo di Steve, ma la cosa più importante è che Peggy è diventata non solo una delle fondatrici dello SHIELD, ma anche uno dei suoi primi direttori. La tardiva rivelazione della relazione di Sharon con una figura così importante nel MCU potrebbe indicare che gli sceneggiatori hanno dei piani più grandi per lei in futuro, il che sembra ancora più probabile considerando il suo ruolo che avrà nella serie The Falcon and the Winter Soldier.

Pepper Potts

Nessuno può mettere in dubbio l’enormità del contributo di Iron Man al MCU, ma qualcuno che forse è stato trascurato è la donna che è stata al suo fianco per tutto questo tempo. Dal primo Iron Man fino ad Avengers: Endgame, Pepper goffre supporto a Tony attraverso la creazione della sua identità di supereroe, ma anche per quanto riguarda la formazione degli Avengers e le conseguenze dello schiocco di Thanos, durante il quale i due hanno anche una bambina.

Sebbene il MCU l’abbia finora mostrata solo in relazione al suo capo (e, in seguito, marito), la Fase 4 sarebbe l’opportunità perfetta per mostrare Pepper come personaggio indipendente. Il debutto del suo alter ego Rescue in Endgame rende la cosa ancora più interessante, in quanto adesso ha tutte le carte in regola per diventare un supereroe a pieno titolo.

Shuri

Dopo il finale di Avengers: Infinity War, è stato confermato che Shuri, insieme a suo fratello T’Challa, è rimasta vittima dello schiocco di Thanos. Nonostante la sua età relativamente giovane, Shuri era impressionante non solo per il suo lignaggio reale, ma anche come direttrice del Wakandan Design Group, il programma di innovazione scientifica della nazione che, sotto la sua guida, divenne la residenza di alcune delle tecnologie più avanzate nel mondo.

Suki ha mostrato quale ruolo strumentale ha assunto in Wakanda grazie a Black Panther e  anche ad Infinity War. È probabile che giocherà un ruolo chiave anche nel ripristinare Wakanda dopo il suo ritorno in Avengers: Endgame, o magari nel sequel del cinecomic di Ryan Coogler, vista la tragica scomparsa di Chadwick Boseman.

Okoye

A differenza di Shuri, Okoye è sopravvissuta allo schiocco di Thanos. Tuttavia, dal momento era in giro per affrontare le conseguenze di Avengers: Infinity War e per collaborare con i Vendicatori per cercare di riportare indietro coloro che erano scomparsi, il Generale potrebbe essere ancora più determinante nel futuro di Wakanda.

Dopo il suo debutto in Black Panther, che l’ha mostrata come abile comandante e inestimabile alleata di T’Challa e l’ha resa uno dei personaggi  preferiti dai fan, ci si aspetta che interpreterà un ruolo ancora più grande nel sequel e possibilmente in altri film sui Vendicatori. 

Jane Foster

Nonostante sia stato riconosciuta come l’interesse amoroso di Thor, il brillante astrofisico Jane Foster non è stato più avvisto dal suo secondo film in solitaria, Thor: The Dark World, tranne un breve cameo in Avengers: Endgame. Jane, tuttavia, tornerà per un ruolo importante in Thor: Love and Thunder, durante il quale – alla fine – assumerà il ruolo di nuovo Dio del Tuono e difensore di Asgard.

Poco ancora è stato ancora rivelato su come avverrà questo passaggio di eredità, ma alcuni fan ipotizzano che il film di Taika Waititi le darà un particolare arco comico, e che Jane potrebbe anche diventare una Valchiria. Sebbene non sia stato confermato, la maggior parte dei fan è entusiasta all’idea di rivedere Jane nel MCU dopo la sua lunga assenza. 

Scarlet Witch

Fin dalla sua introduzione alla fine di Captain America: The Winter Soldier, e dal suo debutto formale in Avengers: Age of Ultron, Wanda ha fatto girare la testa sia ai fan che agli altri personaggi. Con le abilità fornite dalle Gemme dell’Infinito, è uno dei personaggi più potenti che abbiamo mai incontrato nel MCU. Sebbene sia giovane e sia stata probabilmente poco sfruttata finora nella serie di film, si prevede che Wanda giochi un ruolo molti più importante nelle fasi imminenti.

Una nuvola di mistero circonda ancora il suo show su Disney+, WandaVision, ma sappiamo che la serie la vedrà ritornare formalmente nel ruolo di Scarlet Witch. Inoltre, sappiamo che il personaggio avrà un ruolo di rilievo anche in Doctor Strange in the Multiverse of Madness.

Captain Marvel

Al suo debutto tra Avengers: Infinity War ed Avengers: Endgame, Carol Danvers sembrava quasi uscita dal nulla. Tuttavia, Captain Marvel ha mostrato quanto sia stata importante per la formazione degli Avengers. La sua apparizione in Endgame, soprattutto nella resa dei conti finale, dimostra il potere che Carol può portare alla squadra e quanto sarà una risorsa preziosa per la prossima ondata di Vendicatori.

È in corso un sequel di Captain Marvel, con lo studio che ha già trovato uno sceneggiatore in Megan McDonnell e un regista in Nia DaCosta. L’uscita del film è prevista per il 2022.

Jasmine Trinca racconta l’esordio alla regia a Venezia 77

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Jasmine Trinca racconta l’esordio alla regia a Venezia 77

Jasmine Trinca racconta la sua esperienza da regista per il cortometraggio Being My Mom con Alba Rohrwacher e la piccola Maayane Conti.

In una torrida giornata d’estate, in una Roma deserta, una madre e una figlia camminano senza sosta, trascinando una grande valigia. Si cercano, si sfuggono, sembrano ribaltare continuamente i propri ruoli naturali. Finché, in un solo gesto, si disvela davanti a loro l’epifania inaspettata di quell’amore.

BMM – Being My Mom è una passeggiata metaforica nell’esistenza di due donne, una madre e una figlia, due protagoniste che protagoniste non sono se non della loro vita. Le osserviamo con sguardo accidentale, creature che partecipano dell’esistenza, inessenziali al mondo, essenziali l’una per l’altra. Un’indagine sulle strade luminose e oscure della maternità e di ogni figliolanza.

Nello scegliere le due attrici, la giovane Maayane Conti racchiude nei suoi occhi tutta la meraviglia del mondo così come un residuo di selvaticità resistente ai tempi moderni che molto mi ricorda me bambina. Mentre Alba Rohrwacher… che dire… è un’attrice eccezionale, libera, pazza, malinconica. Una Buster Keaton con la sensualità di una pantera. Che grazie al suo talento generoso mi ha permesso di riabbracciare mia madre.

La Piazza della mia Città, una clip in esclusiva

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La Piazza della mia Città, una clip in esclusiva

Arriva in sala il 17 settembre La Piazza della mia Città, di Paolo Santamaria, con Lo stato Sociale, e con la partecipazione di Morandi, Carboni, Gioli tra gli altri. Ecco una clip in esclusiva dal film.

https://www.youtube.com/watch?v=yZsHfn96FXw&feature=youtu.be

Bologna, giugno 2018. Il concerto in Piazza Maggiore de Lo Stato Sociale, la band che ha portato l’indie italiano sul palco del Festival di Sanremo, diventa la colonna sonora per raccontare una delle piazze più iconiche d’Italia e la città magica che si muove intorno. Grazie ad un cast di star di primissimo piano del mondo dello spettacolo, la musica diventa protagonista di un indimenticabile documentario diretto da Paolo Santamaria che racconta aneddoti, curiosità e ricordi legati a Bologna, alla storia d’Italia e ai suoi personaggi.

Neve Campbell torna nei panni di Sidney Prescott per Scream

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Neve Campbell torna nei panni di Sidney Prescott per Scream

Neve Campbell ritorna in SCREAM, nell’iconico ruolo di Sidney Prescott protagonista dei quattro film precedenti della fortunata serie cinematografica che ha incassato oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo. Campbell si unisce ai membri del cast già annunciati, David Arquette e Courteney Cox che torneranno nei panni di Dewey Riley e Gale Weathers, così come ai nuovi membri del cast Jack Quaid (“The Boys”), Melissa Barrera (“In The Heights”) e Jenna Ortega ( “Tu”). Questo nuovo capitolo, prodotto da Paramount Pictures, sarà distribuito al cinema da Eagle Pictures nel 2022.

“Non vedo l’ora di ricominciare nel ruolo di Sidney Prescott e tornare a Woodsboro – ha detto l’attrice – . I produttori e il cast tecnico hanno mostrato un tale amore per il franchise che non potevo non esserci”. Scream è diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett del gruppo di registi Radio Silence, il film nasce da una sceneggiatura di James Vanderbilt (Murder Mystery, Zodiac, The Amazing Spider-Man) e Guy Busick (Pronto o no, Castle Rock). Il creatore Kevin Williamson e il terzo membro del trio di Radio Silence, Chad Villella, sono produttori esecutivi con Vanderbilt di Project X Entertainment, Paul Neinstein e William Sherak come produttori.

Resa celebre dalla sua partecipazione nella serie tv “Party of Five”, Neve Campbell ha ricoperto ruoli importanti in film come The Craft e Three to Tango. Ha recitato e prodotto The Company, diretto da Robert Altman, e partecipato alla serie “House of Cards”. Più di recente, ha recitato nel thriller d’azione Skyscraper, nella commedia drammatica politica Hot Air e nel dramma Castle in the Ground.

High Fidelity: recensione della serie con Zoe Kravitz

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High Fidelity: recensione della serie con Zoe Kravitz

È disponibile dal 10 settembre su Starzplay High Fidelity, il nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di Nick Hornby, dopo il film di Stephen Frears con John Cusack. Questa volta Rob ha il volto di Zoe Kravitz, stella in continua ascesa del panorama cinematografico e artistico statunitense, che porta al personaggio una dolcezza e una caratterizzazione molto personali.

La storia è però la stessa: Rob ha un negozio di dischi, declina la sua vita a ritmo di musica, sempre ricercata e mai scontata, divide le sue giornate con gli amici, la rumorosa e vivacissima Cherise (Da’Vine Joy Randolph) e l’ex boyfriend che si è scoperto gay Simon (David H. Holmes), la sua fata madrina è Debbie Harry e, nelle sue giornate, cerca di metabolizzare il dolore per Mac, l’uomo della sua vita che l’ha lasciata di punto in bianco.

La serie è quindi un racconto a ritroso, una serie di scene che ricostruiscono pezzetto dopo pezzetto, disco dopo canzone, quella storia e come è finita, un modo per il pubblico di accompagnare Rob nel suo percorso di guarigione.

Le showrunner, Sarah Kucserka e Veronica West, si affidano ad un team di superstar del piccolo schermo, tra cui Natasha Lyonne (Russian Dolls) e realizzano un prodotto dalla forte personalità, che si ritaglia un proprio sound e si distanzia dal romanzo e dal film, non solo perché la protagonista è una donna, ma anche perché la sua voce è insolita. Personale, ironica eppure disfattista.

High Fidelity con protagonista Zoe Kravitz

La verità è che la Rob di Zoe Kravitz brilla della luce della sua interprete. Sembrano molto lontani gli anni in cui la si identificava come “figlia di”, essendo nata dalla splendida unione di Lenny Kravitz e Lisa Bonet (che ha partecipato al film di Frears), la giovane Kravitz si è ritagliata un posto tutto suo, grazie anche al successo di Big Little Lies e alla sua futura partecipazione a The Batman nei panni di Catwoman. Ad essere bella, è bella, ma in High Fidelity una volta di più, Kravitz mette da parte il glamour e la seduzione che trasuda da ogni sguardo e si trasforma completamente nella scombussolata Rob, dimessa e schiacciata dai rimuginamenti sulla sua vita amorosa.

Gli amanti della musica e quelli dei drammi sentimentali troveranno in High Fidelity un posto felice, un habitat naturale rassicurante e a suo modo seducente che si culla sulle note di gracchianti vinili, con un ritmo urbano e giovanile.

Halle Berry ricorda Catwoman: “La storia non era giusta”

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Halle Berry ricorda Catwoman: “La storia non era giusta”

Halle Berry ha ricordato la sua esperienza sul set di Catwoman. Uscito nel 2004 e diretto da Pitof, il film era incentrato sulle avventure di Patience Phillips e si distaccava completamente dalla storia originale del personaggio dei fumetti DC. Il film è stato universalmente stroncato dalla critica, ha ottenuto sette nomination ai Razzie Awards e per anni si è portato dietro la fama di essere uno dei peggiori film mai realizzati (attualmente detiene una valutazione del 9% su Rotten Tomatoes).

Catwoman è stato ampiamente criticato soprattutto per la trama e per le scelte dietro alcuni personaggi. Nonostante i produttori avessero a disposizione una vasta gamma di materiali tra cui poter scegliere, soprattutto considerando la lunga storia di Selina Kyle nei fumetti DC e il suo complicato rapporto con i malviventi dell’universo di Batman, il film ha invece il personaggio di Patience scontrarsi e affrontare la minaccia dietro un’azienda di cosmetici. Lo stesso regista ha ammesso di non aver mai considerato i fumetti originale durante la lavorazione del film, dal momento che il suo intento era quello di dare vita ad un’iterazione della celebre ladra totalmente nuova.

In un’intervista rilasciata a Variety (la stessa in cui ha parlato del suo rapporto col regista Bryan Singer sul set dei film della saga di X-Men), Halle Berry ha spiegato che la sua esperienza con Catwoman è stata una forza trainante dietro al motivo che l’ha spinta a voler debuttare come regista. L’attrice ha spiegato di aver accettato quel ruolo perché voleva avere la possibilità di interpretare una supereroina di colore; tuttavia, si è subito pentita della decisione non appena ha messo piede sul set, ammettendo che “la storia non le sembrava del tutto giusta”. Nello specifico, Berry ha fatto riferimento all’intera trama legata al personaggio di Patience e all’azienda di cosmetici. Secondo l’attrice, anche la sua Catwoman doveva essere in grado di affrontare il tipo di minacce che eroi come Batman e Superman affrontano regolarmente, ma pare che all’epoca la sua idea non venne accolta; come spiegato da Berry: “Ero solo l’attrice, avevo pochissima voce in capitolo sulla direzione del film.”

Il debutto dietro la macchina da presa di Halle Berry è avvenuto col film Bruised, che debutterà in anteprima al Toronto Film Festival. L’attrice premio Oscar per Monster’s Ball – L’ombra della vita ha spiegato che è stata proprio l’esperienza sul set di Catwoman ha farle desiderare di avere maggiore voce in capitolo nei progetti in cui veniva coinvolta, definendo l’esperienza alla regia come qualcosa di “totalizzante”, che finalmente le ha permesso di avere il pieno controllo in merito a qualsiasi aspetto della realizzazione di un film.

Thor: nel primo film era previsto un breve cameo di Hela

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Thor: nel primo film era previsto un breve cameo di Hela

Zack Stentz, co-sceneggiatore del primo Thor, ha rivelato che il personaggio di Hela avrebbe dovuto fare un’apparizione nel film di Kenneth Branagh. Introdotta per la prima volta in Thor: Ragnarok di Taika Waititi, Hela, interpretata dal premio Oscar Cate Blanchett, è in realtà la figlia segreta di Odino, bandita da Asgard dopo essere diventata troppo assetata di potere.

Alla fine, il Dio del Tuono è riuscito a sconfiggerla e a riprendersi il trono di Asgard. Tuttavia, è notizia recente che, in una delle prime bozze della sceneggiatura di Thor del 2011, includeva anche una breve apparizione di Hela. Attraverso il suo account Twitter, infatti, Stentz – che ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Ashley Edward Miller e Don Payne – ha spiegato che la Dea della Morte asgardiana sarebbe dovuta apparire in un breve cameo durante la scena dell’incoronazione di Thor. Alla fine Miller gli ha chiesto di eliminare la scena, anche se Stentz non ha spiegato il perché. 

Sfortunatamente, come molti cattivi del MCU, il personaggio di Hela, anche in base a quando visto alla fine di Ragnarok, non sembra essere destinato a fare ritorno. Certo, è ancora possibile che i Marvel Studios decidano di trovare un modo per farla tornare, anche perché il film non mostra esplicitamente il modo in cui il personaggio muore.

Il successo di Thor all’interno del MC

Sempre via Twitter, Stentz ha anche rivelato che quando venne ingaggiato per occuparsi dello script del film, non sapeva assolutamente nulla dei fumetti originali basati sui personaggi della mitologia nordica. Nonostante le scarse conoscenze di Stentz, però, alla fine il ritratto di Thor nel primo film non è stato così disastroso. Certo, i primi due film del franchise dedicato al Dio del Tuono non sono i più apprezzati dell’intero universo condiviso, ma il film del 2011 ha comunque contribuito a lanciare il MCU e a trasformare il Dio del Tuono in uno dei personaggi più popolari e amati della saga.

Spider-Man 3 e Venom 2 al cinema solo quando la pandemia sarà finita

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A quanto pare, film con Morbius, Venom: Let There Be Carnage e Spider-Man 3 potrebbero non arrivare al cinema durante l’emergenza Coronavirus, nonostante ci siano già delle date di uscite fissate per ognuno dei titoli citati. È quanto lasciato intendere da Tony Vinciquerra, presidente di Sony Pictures Entertainment, in una recente intervista.

La pandemia di Coronavirus ha causato danni all’economia di tutto il mondo, con l’industria cinematografica (non soltanto quella hollywoodiana) che rientra tra i settori più colpiti dall’emergenza. Le produzioni sono state bloccate a metà Marzo, con la maggior parte che sono ripartite negli ultimi mesi o si apprestano a farlo a breve. I calendari di uscita delle più importanti major sono stati letteralmente stravolti, e tantissimi film sono stati posticipati di uno o due anni, mentre altri sono stati rilasciati direttamente in streaming nel periodo in cui tutti i cinema del mondo era praticamente chiusi.

Adesso la Sony Pictures starebbe valutando ancora più seriamente la questione. In occasione della Bank of America 2020 Media, Communications & Entertainment Conference, il presidente Vinciquerra ha confermato che lo studio non rischierà di far uscire film ad alto budget in un momento in cui i cinema stanno ancora risentendo della pandemia di Covid-19. Vinciquerra ha affermato che sarebbe un “errore” far uscire film costosi ora come ora, ma molto più ragionevole farlo solo quando la situazione tornerà alla normalità e i cinema saranno nuovamente al massimo delle loro capacità.

Grazie al report di The Wrap si legge: “Quello che non faremo è commettere l’errore di rendere disponibile sul mercato un film da 200 milioni di dollari, quindi molto, molto costoso, a meno che non siamo sicuri che i cinema siano aperti e funzionino a capacità significativa. Vedremo accadere molte cose strane nei prossimi sei mesi, su come i film verranno rilasciati, come verranno programmati in sala, come verranno commercializzati. Una volta tornati alla normalità avremo imparato molto. Ho scoperto modi per fare cose in maniera diversa e, si spera, migliori. Abbiamo un film in apertura questo fine settimana, The Broken Hearts Gallery, un piccolo film, che penso andrà abbastanza bene.”

Gli effetti del Coronavirus sui grandi blockbuster Sony, da Spider-Man 3 a Venom 2

Vinciquerra ha aggiunto che non solo la pandemia ha influenzato il modo in cui i film vengono sponsorizzati e distribuiti, ma anche il modo in cui i film verranno realizzati in futuro è cambiato per sempre. Citando i nuovi protocolli di sicurezza che sono in atto sui set, il presidente della Sony Pictures ha affermato che le produzioni saranno “più costose” a causa dell’aumento dei test, ma che saranno anche più “efficienti” proprio a causa della necessità di avere meno persone sul set, che diventerà un requisito fondamentale.

Non è chiaro cosa significhino – nello specifico – le parole di Vinciquerra in riferimento ai grandi blockbuster Sony in arrivo, come Morbius, Venom: Let There Be Carnage, Spider-Man 3 ma anche Ghostbusters: Legacy. I film sono già stati posticipati a causa del Coronavirus: se le cose non dovessero tornare completamente alla normalità entro la prossima estate, non è escluso che la Sony decida di optare per una strategia distributiva alternativa.

Avatar 2: Sigourney Weaver interpreterà un Na’vi?

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Avatar 2: Sigourney Weaver interpreterà un Na’vi?

Le nuove foto dal set di Avatar 2 ci mostrano Sigourney Weaver impegnata a girare alcune scene attraverso l’impiego della motion capture e suggeriscono che l’attrice potrebbe interpretare un Na’vi nei sequel. Le riprese dei sequel sono ufficialmente ripartite ormai da diverse settimane in Nuova Zelanda, dopo lo stop prolungato a causa del Coronavirus.

Secondo quanto riferito, James Cameron e il suo team hanno girato i sequel utilizzando una nuova tecnologia inventata apposta per l’universo di Avatar che, mescolata al massiccio impiego di CGI, dovrebbe consentire alle riprese subacquee di restituire allo spettatore durante la visione un effetto assolutamente realistico. Avatar 2 è soltanto il primo dei quattro sequel del franchise già in cantiere e arriverà al cinema nel 2022.

Adesso, attraverso l’account Twitter ufficiale della saga, sono state condivise due nuove immagini dal backstage del film che ci mostrano Sigourney Weaver intenta a girare alcune scene. Nelle foto l’attrice è impegnata sott’acqua, nell’ormai ben nota vasca piena di palline usata per le scene subacquee, mentre indossa i sensori tipici della motion capture sul viso. Oltre ad essere un’impressionante dimostrazione della destrezza di Weaver (che per le suddette scene non ha impiegato alcuna controfigura), le foto sembrano anche confermare che l’attrice possa interpretare un Na’vi nei sequel. 

Avatar 2 debutterà il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 19 dicembre 2025 17 dicembre 2027.

Il cast della serie di film è formato da Kate WinsletEdie FalcoMichelle YeohVin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam WorthingtonZoe SaldanaStephen LangSigourney WeaverJoel David MooreDileep Rao e Matt Gerald.

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