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Buffy l’ammazzavampiri: il reboot riceve un entusiasmante aggiornamento dalla regista

L’originale serie Buffy l’ammazzavampiri, incentrata su una studentessa liceale che combatte esseri soprannaturali, è andata in onda tra il 1994 e il 2003 e dopo vent’anni il reboot racconterà altre avventure in quel mondo, che vedrà Sarah Michelle Gellar nel ruolo di mentore. Negli ultimi anni, le serie revival sono diventate piuttosto comuni. Mentre alcuni hanno ottenuto un buon successo, alcuni revival sono invece stati deludenti. Ma la trama del revival di Buffy l’ammazzavampiri sembra promettente.

Durante un’intervista al Los Angeles Times sul suo nuovo film, Hamnet, la regista premio Oscar Chloé Zhao ha infatti parlato del revival quando le è stato chiesto quali fossero i suoi prossimi progetti, e ha rivelato di aver appena finito di girare l’episodio pilota. “Ho appena finito di girare il pilot della nuova serie di “Buffy l’ammazzavampiri”, ambientata 25 anni dopo. La mia società sta partecipando allo sviluppo. Il fandom è molto speciale per me e sono entusiasta di vedere come verrà accolto dal pubblico”.

Dalle dichiarazioni di Zhao sul revival di Buffy l’ammazzavampiri si possono trarre due conclusioni principali. Il punto più importante è che le riprese del pilot del revival sono terminate. Sebbene sia possibile che ci siano delle riprese aggiuntive e che i piani per il nuovo revival possano ancora essere abbandonati, questo è un passo enorme sia per la serie che per i fan. È anche un’indicazione che gli spettatori potrebbero vedere la serie nel corso del 2026.

In secondo luogo, e forse ancora più importante, le dichiarazioni di Zhao sembrano indicare che il suo coinvolgimento nel revival sia una cosa positiva. Essendo una regista acclamata e vincitrice di un Oscar, la sua partecipazione sembra una buona idea, se capisce perché i fan amano Buffy l’ammazzavampiri. Essendo lei stessa una fan, è molto probabile che Zhao comprenda il fascino della serie.

Cosa aspettarsi dal reboot di Buffy l’Ammazzavampiri

L’originale serie di Buffy l’ammazzavampiri, ideata da Joss Whedon, mescola horror, azione, dramma e commedia con sorprendenti sfumature metaforiche. Ambientata nella cittadina immaginaria di Sunnydale, la storia segue Buffy Summers, una liceale apparentemente normale che è però la “Prescelta”, l’unica ragazza della sua generazione destinata a combattere vampiri, demoni e forze oscure. Affiancata dai suoi amici – la “Scooby gang” – e dal suo mentore Rupert Giles, Buffy affronta battaglie sovrannaturali che spesso riflettono le paure e le sfide della crescita, dell’identità e della responsabilità personale. La serie è considerata un simbolo del girl power anni ’90.

Una recente sinossi del reboot di Buffy l’ammazzavampiri ha rivelato che “Nova, una sedicenne appassionata di libri, scopre di essere un’ammazzavampiri nella ricostruita Sunnydale, divisa tra la grintosa Old Sunnydale e l’esclusiva New Sunnydale. Durante il Vampire Weekend, un festival che celebra il passato oscuro della città, i vampiri Jack e Shirley emergono da un cantiere edile, uccidono un adolescente e pianificano un rituale per creare un esercito di vampiri al Cursed Circle”, conclude la sinossi.

Nora Zuckerman e Lila Zuckerman sono ora state incaricate di scrivere, dirigere e produrre la serie reboot di Buffy l’ammazzavampiri. La premio Oscar Chloé Zhao sarà la regista e la produttrice esecutiva sotto la sua casa di produzione Book of Shadows. Gellar è invece produttrice esecutiva insieme a Gail Berman. Fran Kuzui e Kaz Kuzui saranno produttori esecutivi tramite Suite B, mentre Dolly Parton sarà produttrice esecutiva tramite Sandollar. La produzione sarà affidata a 20th Television e Searchlight Television. Berman, i Kuzui e Parton sono stati tutti produttori esecutivi della serie originale.

Protagonista sarà dunque Ryan Kiera Armstrong, apparsa di recente nella serie Disney+Star Wars: Skeleton Crew”. Tra gli altri suoi crediti televisivi figurano “Anne with an E” su Netflix, “American Horror Story” e la prossima serie FX “The Lowdown”. Ad affiancare Armstrong e Sarah Michelle Gellar nuovamente nei panni di Buffy ci sono Faly Rakotohavana (“Unprisoned”, “Secret Society of Second Born Royals”) nel ruolo di Hugo, Ava Jean (“A Week Away”, “Law & Order: SVU”) nel ruolo di Larkin, Sarah Bock (“Severance”) nel ruolo di Gracie, Daniel di Tomasso (“Witches of East End”, “Major Crimes”) nel ruolo di Abe e Jack Cutmore-Scott (“Oppenheimer“, “Frasier”) nel ruolo del signor Burke.

Si sono poi aggiunte al cast Merrin Dungey (The Lincoln Lawyer) nel ruolo della signora LaDuca, la consulente universitaria della New Sunnydale Academy, Audrey Hsieh (Found) e Audrey Grace Marshall (The Flight Attendant) interpreteranno rispettivamente Keiko e Jessica, studentesse liceali e membri del gruppo cristiano evangelico dell’accademia, e Chase Sui Wonders (So cosa hai fatto) interpreterà invece un personaggio chiamato Shirley.

Al momento non è noto chi del cast originale – che includeva Nicholas Brendon, Alyson Hannigan, Carpenter, Anthony Stewart Head, David Boreanaz, Seth Green e James Marsters – potrebbe tornare per la nuova serie.

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IT: Welcome to Derry, Andy Muschietti svela il legame con l’universo di Stephen King

Uno dei co-creatori di IT: Welcome to Derry ha rivelato come la serie si collegherà al più grande universo narrativo di Stephen King. La serie HBO di prossima uscita, che costituisce il prequel del film It del 2017 e di It – Capitolo due del 2019, è come ormai noto ambientata nel 1962 e sarà incentrata su un gruppo diverso di ragazzi che affrontano Pennywise il clown danzante 27 anni prima di quei film.

In attesa dell’arrivo previsto per ottobre 2025, il co-creatore di IT: Welcome to Derry e regista dei film, Andy Muschietti, ha parlato con TV Insider della serie. Durante la discussione, Muschietti ha rivelato che questa mostrerà che il mondo in cui vive Pennywise è collegato alle storie di King della serie La Torre Nera. “Lo scopo dello show, tra le altre cose, è quello di aprire una finestra sull’altro lato… e trasmettere questa sensazione al pubblico. Tutto ciò che si trova dall’altra parte è collegato a La Torre Nera perché fa parte dello stesso universo, il macroverso”.

Sempre durante l’intervista a TV Insider, Muschietti ha accennato a come gli universi più ampi di It e La Torre Nera saranno rappresentati nella serie. Muschietti ha spiegato che questa mostrerà principalmente la natura multiversale di alcune delle storie di King da un punto di vista umano. “Ovviamente, trattandosi di It, vedremo tutto questo principalmente dalla prospettiva degli esseri umani. In questa serie ci sarà più di una semplice speculazione. Avremo questo e daremo al pubblico un assaggio dell’altra dimensione”, ha affermato il regista.

Nel romanzo It di Stephen King, i lettori scoprono Maturin la Tartaruga attraverso la mente di Bill Denbrough. Antica entità cosmica dal carattere gentile, Maturin è l’opposto di Pennywise. Invece di togliere vite, Maturin le crea, poiché la tartaruga è responsabile della creazione dell’universo in cui è ambientato il romanzo. Nei film ci sono anche diversi riferimenti a Maturin, ma si tratta solo di easter egg.

Nel libro di King, Maturin svolge anche un ruolo fondamentale nella sconfitta di Pennywise da parte del Club dei Perdenti, poiché l’entità fornisce al gruppo le conoscenze necessarie per avere successo. Per i fan dei libri di King, è stata una delusione il fatto che Maturin sia stato per lo più ignorato nella miniserie degli anni Novanta e negli adattamenti cinematografici. Sulla base dei commenti di Muschietti, IT: Welcome to Derry probabilmente coinvolgerà Maturin.

Oltre ad aiutare il Club degli Sfigati a combattere Pennywise, Maturin ha un ruolo chiave nei libri di King della serie La Torre Nera. Uno dei dodici Guardiani dei Raggi, Maturin è una delle numerose entità cosmiche che sostengono la Torre Nera, la struttura che contiene le realtà rappresentate in tutti i libri di King. In breve, Maturin permette l’esistenza delle realtà di It e La Torre Nera.

Poiché Mike Flanagan e Trevor Macy della Intrepid Pictures detengono i diritti cinematografici e televisivi di La Torre Nera, IT: Welcome to Derry potrà probabilmente solo accennare al collegamento più ampio senza necessariamente entrare nei dettagli. Tuttavia, se l’ipotesi che Maturin farà parte della serie è vera, ciò suggerirà sicuramente “l’altro lato”, come ha affermato il co-creatore della serie.

GUARDA ANCHE: IT: Welcome to Derry, nuovo trailer della serie prequel!

Cosa sappiamo di IT: Welcome to Derry

La serie, prodotta dalla Warner Bros. Television e sviluppata per la televisione dai registi Andy Muschietti e Barbara Muschietti (IT, The Flash) e Jason Fuchs (Wonder Woman), debutterà su HBO e sarà disponibile in streaming in Italia grazie a Sky. Muschietti dirigerà quattro episodi della serie di nove episodi. Bill Skarsgård ha descritto IT: Welcome to Derry come “piuttosto hardcore” e ha ammesso di aver avuto qualche esitazione nel riprendere quello che è diventato forse il suo ruolo più iconico.

In un certo senso, mi sentivo come se avessi chiuso con quel personaggio. Era anche perché stavo girando [Nosferatu], stavo interpretando Orlock e, per me, era come se fosse ‘l’ultimo chiodo nella bara dei miei ruoli da mostro’“, ha spiegato. ”Quindi mi sentivo come se avessi chiuso con quella parte e volessi fare cose diverse. Naturalmente, anche la cosa di Pennywise mi ha definito in modo piuttosto netto. Pensavo: ‘Quello è il me stesso ventiseienne’. Non sono più un ragazzo giovane“.

Poi le cose sono cambiate. Barbara e Andy, i Muschietti, lo stanno realizzando. Li adoro. Sono amici molto cari. Anzi, sono come una famiglia. Sono il padrino di suo figlio. Quindi li adoro, e ho pensato: ‘Va bene, riportiamolo in vita’”. Skarsgård ha aggiunto: “È stato divertente. Mi è piaciuto più di quanto pensassi, in realtà. Ci sono parti in cui abbiamo potuto esplorare lati di Pennywise che non avevamo mai visto, ed è divertente. Mi sono ricordato quanto mi è piaciuto lavorare con Andy, e ci divertiamo molto insieme. Penso che ci siano alcune cose interessanti che non abbiamo ancora visto e che spero il pubblico apprezzerà e si divertirà a guardare“.

Ambientato nell’universo di IT di Stephen King, IT: Welcome to Derry è basato sul romanzo e amplia la visione creata dal regista Andy Muschietti nei film IT – PARTE 1 e IT – PARTE 2. Il cast è guidato da Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso e Bill Skarsgård. È stato anche confermato che IT: Welcome to Derry sarà trasmesso per la prima volta questo ottobre, il che significa che dovremmo tornare a Derry in tempo per Halloween.

Venezia 82, le foto dal red carpet di The Smashing Machine con Dwayne Johnson e Emily Blunt

Il red carpet della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha accolto ieri il cast di The Smashing Machine, il film diretto da Benny Safdie presentato in concorso e già tra i più discussi della manifestazione.

Grande protagonista della serata è stato Dwayne Johnson, che nel film interpreta il leggendario lottatore di MMA Mark Kerr, ruolo che segna una svolta drammatica nella sua carriera. Al suo fianco, sul tappeto rosso, anche Emily Blunt, splendida interprete di Dawn Staples, moglie di Kerr.

Accanto a loro hanno sfilato anche Ryan Bader (nel ruolo di Mark Coleman), Bas Rutten nei panni di sé stesso, Oleksandr Usyk (Ihor Vovčančyn), Lyndsey Gavin (Elizabeth Coleman), Satoshi Ishii (Enson Inoue), James Moontasri (Akira Shoji) e Yoko Hamamura (Kazuyuki Fujita), completando un cast che unisce cinema e autentiche leggende delle arti marziali miste.

Gli scatti dal red carpet mostrano l’entusiasmo e la grande accoglienza riservata al film, che racconta con intensità la vita e le fragilità di uno dei più grandi campioni della storia delle MMA. The Smashing Machine ha già catturato l’attenzione del pubblico e della critica per l’approccio realistico e la regia tesa e immersiva di Benny Safdie, al suo debutto da solista.

The Hateful Eight: la spiegazione del finale del film

The Hateful Eight è il film western del 2015 diretto da Quentin Tarantino con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh e Walton Goggins, tra gli altri. Il film è incentrato su otto sconosciuti che sfuggono a una bufera di neve e trovano rifugio nella “Minnie’s Haberdashery”. Tra i viaggiatori ci sono il maggiore Warren, John Ruth e la sua preda Daisy Domergue, e Chris Mannix, tutti diretti a Red Rock. Costretti ad aspettare che la bufera passi nella stessa baita, dove regna una tensione pericolosa, ognuno cerca di sopportare le differenze degli altri e sopravvivere alla notte.

Il film è ambientato dopo la guerra civile americana ed esplora temi quali la razza, la politica e la vendetta, il tutto all’interno di un’unica location per la sua intera durata. Naturalmente, qualcuno tra i presenti non è chi dice di essere e il pericolo di morte può arrivare quando meno ce lo si aspetta. Se siete interessati a scoprire come finisce questo incontro casuale per questi personaggi, ecco tutto quello che c’è da sapere sul finale di The Hateful Eight.

La trama di The Hateful Eight

Il maggiore Marquis Warren, un veterano afroamericano dell’Unione diventato cacciatore di taglie si ritrova senza cavallo nel bel mezzo di una bufera di neve in arrivo. Chiede un passaggio a John “Il Boia” Ruth, un altro cacciatore di taglie che sta viaggiando verso Red Rock per consegnare la sua ultima preda, Daisy Domergue, al patibolo. Lungo la strada, raccolgono un altro autostoppista smarrito, Chris Mannix, figlio di Erskine Mannix, un ex leader confederato. John Ruth è riluttante ad accettare Mannix all’inizio, ma deve acconsentire quando Mannix afferma di essere il nuovo sceriffo di Red Rock.

Durante il viaggio in carrozza, Mannix rivela che il Sud ha messo una taglia di 30.000 dollari sulla testa di Warren per essere fuggito e aver bruciato un campo di prigionieri durante la guerra. Di conseguenza, l’animosità tra loro cresce. Con l’avvicinarsi della bufera di neve, O.B., il cocchiere di Ruth, ferma il carro alla merceria di Minnie per ripararsi. Tuttavia, invece di essere accolti dalla proprietaria della baita, Minnie, e da suo marito, Sweet Dave, il gruppo trova Bob. Quando gli viene chiesto, Bob informa Warren che Minnie e Dave sono partiti per un viaggio a casa della madre di Minnie e hanno lasciato lui ad occuparsi della baita.

The Hateful Eight film

All’interno della capanna, Warren e Ruth trovano tre sconosciuti che sembrano trovarsi nella loro stessa situazione. Uno di loro chiede di vedere il mandato di arresto di Ruth e rivela di essere Oswaldo Mobray, il boia di Red Rock. Ruth continua a girare per la stanza e a fare conoscenza con gli uomini con cui condividerà il tetto per il resto della bufera di neve. Uno di loro, un cowboy di nome Joe Gage, gli dice che sta andando a trovare sua madre per Natale e attira i sospetti di Ruth. L’ultimo uomo è Sanford Smithers, un generale confederato che rifiuta con disprezzo di conversare con Ruth.

Mobray chiede poi a Mannix se è proprio lui ad avere una lettera del presidente Lincoln, avendo sentito delle voci al riguardo. Più tardi, quando Mannix riconosce Smithers come generale, questi gli racconta dei suoi piani a Red Rock. Il figlio di Smithers, Chester Charles Smithers, era venuto a Red Rock in cerca di opportunità finanziarie ma aveva finito con il rimetterci la vita. Smithers ha quindi acquistato una tomba per il figlio scomparso nel cimitero della città. Quando Warren entra infine nella capanna, si trova faccia a faccia con Smithers. I due avevano combattuto nella battaglia di Rouge su fronti opposti.

Quando la tensione nella stanza inizia a salire, Mobray suggerisce di dividere la capanna in due: il camino come Georgia, il lato sud, e il bar come Philadelphia, il lato nord. John sospetta che sia in atto un piano più grande, che coinvolge un tentativo di liberare Domergue dalla sua prigionia. Confisca le armi di tutti tranne quelle di Warren e chiede a O.B. di sbarazzarsene. A cena, Mannix chiede a Warren della sua lettera del presidente Lincoln e si rifiuta di credere alla sua legittimità. Dopo che Ruth cerca di difenderla, Warren ammette di aver mentito sulla lettera. Ruth è scontenta della scoperta. In seguito, Warren va a parlare con Smithers.

Il generale confederato è inizialmente riluttante a parlare con Warren. Tuttavia, alla fine discute con lui della sua vita dopo la guerra. Quando si parla di suo figlio, Warren dice a Smithers che conosceva Chester Charles e rivela di essere stato lui a ucciderlo. Dopo aver consegnato una pistola a Smithers, Warren racconta del suo incontro con Chester Charles, che era venuto a reclamare la taglia sulla sua testa. Warren condivide in modo proattivo i dettagli cruenti di come abbia violentato e ucciso il figlio di Smithers per vendicarsi delle sue azioni durante la guerra.

The Hateful Eight cast

Smithers prende la pistola e la punta contro Warren. Tuttavia, Warren è più veloce e più preparato. Estrae la sua pistola e uccide il vecchio. Nel frattempo, Domergue assiste mentre qualcuno avvelena il caffè mentre tutti sono distratti da Warren e Smithers. Gage e O.B. si sbarazzano poi del corpo di Smithers mentre Mannix, Ruth e Mobray discutono della legalità dell’omicidio appena avvenuto nella baita. Domergue osserva Ruth e O.B. bere il caffè avvelenato e rimane in silenzio. Prende la chitarra e inizia a cantare una canzone.

Inizialmente, Ruth trova la sua canzone divertente, ma presto si arrabbia dopo un verso particolarmente minaccioso. Distrugge la chitarra e ammanetta Domergue a sé stesso. Poco dopo, Ruth e O.B. vomitano entrambi una quantità preoccupante di sangue. Rendendosi conto della gravità della situazione, Ruth inizia ad attaccare Domergue. Mentre i due lottano, Domergue riesce a strappare la pistola a Ruth e gli spara uccidendolo.

Chi ha avvelenato il caffè?

Dopo che Ruth beve il caffè e muore, Warren capisce che qualcuno deve aver avvelenato la caffettiera e interroga tutti al riguardo. Lascia Domergue ammanettato al corpo di Ruth e mette in fila gli altri uomini con la faccia rivolta verso il muro, puntando loro contro la pistola. Esclude rapidamente Mannix dai sospettati, dato che questi aveva quasi bevuto lo stesso caffè pochi istanti prima che Ruth vomitasse sangue. Warren consegna quindi una pistola a Mannix e si avvale del suo aiuto per trovare il vero colpevole. Mannix ritiene che il responsabile sia Gage il Cowboy, ma Warren non si affretta a dare per scontato nulla.

Warren interroga prima Bob perché da tempo nutre dei sospetti su di lui. Warren sostiene che lo stufato che Bob ha servito per cena aveva esattamente lo stesso sapore dello stufato di Minnie. Giunge alla conclusione che si trattava, in realtà, dello stufato di Minnie, il che contraddice la versione di Bob secondo cui la coppia era fuori città da una settimana. Warren deduce anche che Sweet Dave non sarebbe mai partito senza la sua amata poltrona. Quando Warren solleva le coperte dal poggiatesta della poltrona, trova una grande macchia di sangue sulla sedia.

The Hateful Eight

Warren ricorda poi a Bob le tendenze razziste di Minnie nei confronti dei messicani. Pertanto, lei non avrebbe mai lasciato la sua baita sotto la custodia di Bob, un messicano. Avendo scoperto la bugia di Bob, Warren lo uccide. Tuttavia, il colpevole del caffè avvelenato rimane ancora sconosciuto. Ruth era stato scettico fin dall’inizio riguardo al fatto che qualcuno potesse interferire nella sua cattura di Domergue. Aveva pensato che Domergue avesse dei complici nella baita e che alcuni uomini fossero in combutta con lei.

Warren ripone la sua fiducia nella teoria di Ruth e minaccia di far bere a Domergue il caffè avvelenato a meno che qualcuno non confessi. Di conseguenza, Cage si fa avanti e confessa. Tuttavia, prima che Warren possa ucciderlo, Jody spara a Warren tra le gambe da sotto il pavimento della capanna. Di conseguenza, scoppia una sparatoria in cui Mannix e Mobray si sparano a vicenda. A questo punto, la narrazione si ferma e torna indietro, mostrandoci con un flashback ciò che è accaduto nella baita prima che Warren, Mannix, Ruth e Daisy vi arrivassero.

La banda di Jody e Daisy Domergue

Jody Domergue è il fratello di Daisy Domergue e il capo della sua banda, con una taglia di 50.000 dollari sulla sua testa. Dopo aver saputo della cattura di sua sorella e della sua futura esecuzione a Red Rock, Jody si reca alla merceria di Minnie con tre dei suoi uomini: Marco, Pete Hicox e Douglass, che assumono rispettivamente i nomi falsi di Bob, Oswaldo Mobray e Joe Gage. I membri della banda uccidono tutti quelli che si trovano nella capanna, compresi Minnie e Sweet Dave, e poi preparano il terreno affinché Ruth possa entrare con Daisy.

Tuttavia, non hanno tenuto conto della presenza di Warren e Mannix. Dopo la sparatoria, Mannix tiene Douglass e Pete sotto tiro mentre Warren ordina a Jody di uscire da sotto il pavimento. Jody obbedisce dopo che Warren minaccia di uccidere sua sorella Daisy. Dopo che i due fratelli si sono scambiati qualche parola, Warren spara un colpo alla testa di Jody, uccidendolo. Dopo la morte di Jody, Daisy e il resto dei membri della banda cercano di inseguire Mannix per rivoltarsi contro Warren e ucciderlo. Daisy gli dice che 15 membri della loro banda stanno aspettando a Red Rock il ritorno di Daisy e che, se lei non tornerà, la banda saccheggerà l’intera città.

Samuel L. Jackson e Walton Goggins in The Hateful Eight

Dice anche a Mannix che può reclamare la taglia su Marco, ormai morto, e su Pete, che sta per morire. Warren porta intanto a termine il lavoro uccidendo Pete. Douglass recupera un’arma nascosta e cerca di contrattaccare, ma Warren e Mannix gli sparano prima che possa fare qualcosa. Daisy sta ancora cercando di stringere un accordo con Mannix. Warren cerca di spararle, ma la sua pistola è ormai scarica. Ciononostante, Mannix rifiuta l’offerta di Daisy perché non crede alle sue affermazioni sui 15 membri della banda. Inoltre, Mannix nutre rancore nei suoi confronti per avergli quasi fatto bere il caffè avvelenato.

Mentre affronta Daisy a riguardo, Mannix sviene per la perdita di sangue e cade a terra. Daisy si rende conto di poter avere il sopravvento sul gravemente ferito Warren e corre a prendere una pistola lì vicino. Tuttavia, il peso del cadavere di Ruth la trattiene. Afferra allora una lama e taglia il braccio di Ruth. Tuttavia, prima che Daisy possa raggiungere l’arma, Mannix si sveglia e le spara. Mannix e Warren decidono quindi di rendere omaggio a John “Il boia” Ruth e preparano un cappio per Daisy Domergue. I due tirano la corda e la guardano mentre muore impiccata.

Cosa succede a Warren e Mannix?

Dalla sparatoria contro Jody Domergue e i membri della sua banda, sia Warren che Mannix ne escono però gravemente feriti. Warren è praticamente castrato e rischia di morire per la perdita di sangue. Allo stesso modo, Mannix si trova in una situazione simile a causa del proiettile nella gamba. Anche se i due riuscissero in qualche modo a sopravvivere alle loro ferite, non sarebbero in grado di sopravvivere senza cibo e acqua. Quando decidono di uccidere Daisy Domergue, accettano anche la loro inevitabile morte.

Come ultimo atto prima di morire, uccidono quindi Daisy nel modo in cui Ruth avrebbe voluto che morisse. In seguito, Mannix chiede di vedere la lettera contraffatta di Lincoln di Warren. Legge la lettera ad alta voce mentre i due si avvicinano sempre più alla morte. Alla fine, anche Warren e Mannix muoiono nella capanna come il resto degli Odiosi Otto. Il film si conclude così con la morte di tutti i personaggi, con alcuni misteri irrisolti (c’è davvero una banda di 15 uomini) e la certezza che in un modo o nell’altro non si può sfuggire al proprio destino.

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Insider – Dietro la verità: la spiegazione del finale del film

Insider – Dietro la verità rappresenta uno dei lavori più intensi e rigorosi di Michael Mann, noto per il suo stile asciutto e la cura maniacale dei dettagli. Inserito nella sua filmografia accanto a titoli come Heat – La sfida e Collateral, il film dimostra l’abilità del regista nel costruire tensione attraverso storie realistiche e ambientazioni urbane nitide. Mann utilizza il suo tipico approccio iperrealista anche nelle sequenze di interni e uffici, combinando una regia attenta ai movimenti dei personaggi con un montaggio preciso che mantiene costante la suspense, pur in un contesto drammatico e quasi documentaristico.

Il film è tratto da una storia vera: racconta le vicende di Jeffrey Wigand, ex dirigente della Brown & Williamson, uno dei più grandi produttori di tabacco degli Stati Uniti, che decide di rivelare al giornalista Lowell Bergman i segreti dell’industria e le pratiche ingannevoli verso il pubblico. Questa scelta di raccontare una vicenda reale, drammatizzata con fedeltà e profondità psicologica, consente al film di collocarsi nel genere drammatico-thriller basato su eventi concreti, fondendo elementi di cronaca, tensione morale e investigazione giornalistica.

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Tematicamente, Insider – Dietro la verità esplora il conflitto tra etica individuale e potere aziendale, il prezzo della verità e i dilemmi morali di chi decide di sfidare colossi economici. La narrazione mette in luce le pressioni psicologiche e legali subite da chi sceglie di denunciare ingiustizie, restituendo un senso di urgenza morale che trascende la semplice cronaca. La pellicola invita lo spettatore a riflettere sulle conseguenze del silenzio e sull’importanza di prendere posizione. Nel resto dell’articolo verrà proposto un approfondimento sul finale del film e su come esso risolva la vicenda dei protagonisti.

Al Pacino in Insider - Dietro la verità

La trama di Insider – Dietro la verità 

Protagonista del film è Jeffrey Wigand, dirigente di un’industria americana di tabacco. Nel momento in cui viene licenziato, l’uomo decide di ritirarsi a vita privata con la propria famiglia. A richiamarlo nel mondo del tabacco è però il cronista d’assalto Lowell Bergman, il quale desidera ardentemente intervistarlo per la trasmissione della CBS 60 minuti. Wigand però non vuole saperne, intenzionato a non violare l’accordo di riservatezza che lo lega ancora all’azienda. Nel momento in cui inizia a ricevere minacce di morte, comprende l’importanza di quanto egli sa, decidendosi a rivelare tutto.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto, la vicenda raggiunge il culmine quando Wigand decide finalmente di collaborare pienamente, nonostante le minacce della Brown & Williamson e le pressioni legali che rischiano di annullare il suo lavoro. La CBS inizialmente cede alle raccomandazioni dei legali e non trasmette l’intervista completa, suscitando rabbia e frustrazione sia in Wigand sia in Bergman. Il giornalista cerca allora vie alternative, coinvolgendo il The New York Times e convincendo il The Wall Street Journal a ritardare la pubblicazione del dossier diffamatorio, creando le condizioni per rendere pubblica la verità.

La risoluzione del racconto si ha quando la storia di Wigand viene finalmente divulgata: il New York Times pubblica l’inchiesta completa e CBS trasmette la registrazione originale su 60 Minutes. Bergman osserva il segmento con soddisfazione, pur consapevole delle ferite inflitte alla credibilità della rete e dei costi personali sostenuti da Wigand. La vicenda si chiude con un senso di giustizia compiuta ma anche di sacrificio, mostrando come l’integrità professionale possa prevalere solo affrontando rischi enormi.

Insider - Dietro la verità cast

Il finale mette in evidenza il conflitto centrale tra etica giornalistica e potere corporativo. Mann sottolinea che la verità non è mai gratuita: richiede coraggio, resilienza e una precisa valutazione morale. La decisione di Bergman di bypassare le gerarchie interne per coinvolgere la stampa indipendente mostra quanto la responsabilità personale e la determinazione siano cruciali per proteggere l’interesse pubblico di fronte a ingiustizie sistemiche.

Dal punto di vista dello spettatore, il finale lascia una riflessione sul prezzo della verità: la vittoria di Wigand e Bergman è accompagnata da costi emotivi, familiari e professionali. Lo spettatore comprende che denunciare comportamenti illeciti in contesti corporativi complessi non è un atto semplice, e che il ruolo del whistleblower è essenziale ma spesso isolato e rischioso. La storia conferma l’importanza di media liberi e indipendenti nel sostenere la giustizia e nel rendere conto dei poteri forti.

Il messaggio tematico del film è chiaro: la lotta per la verità richiede integrità e coraggio individuale. Insider – Dietro la verità ci insegna che anche di fronte a minacce e pressioni immense, la perseveranza morale può fare la differenza, e che il giornalismo investigativo rimane uno strumento indispensabile per la società. La vicenda di Wigand diventa così un paradigma universale di responsabilità etica, resilienza e impegno civico.

The Island: la spiegazione del finale del film del 2023

I film d’azione sono sempre molto richiesti al giorno d’oggi, e Michael Jai White è uno degli attori iconici di questo genere. Se vi piacciono i film che non sono una perdita di tempo e vi tengono incollati allo schermo dall’inizio alla fine, allora The Island (titolo del 2023 da non confondere con l’omonimo film del 2005 con Ewan McGregor e Scarlett Johansson) fa proprio al caso vostro. Nonostante l’età, Michael Jai White è ancora perfetto nei film d’azione e sa dare il meglio di sé quando serve.

Shaun Paul Piccinino, che ha diretto The Island, sa sicuramente come ottenere il meglio dai suoi attori, come si vede sullo schermo. Il cast è perfetto, il film è emozionante da guardare, ha immagini mozzafiato, tanta azione e sparatorie, e impartisce una lezione che gli spettatori possono apprezzare. La trama ruota attorno a un uomo che scopre che suo fratello è stato ucciso e cerca vendetta, ma di questo – come del finale – parleremo più approfonditamente nel corso dei prossimi paragrafi.

La trama di The Island

La storia inizia con una giovane cantante di Chicago di nome Nora, che si esibisce davanti al magnate più influente dell’isola, Manuel Alvarez. Nora dimostra un talento impressionante e Manuel lo nota immediatamente. Le offre un contratto esclusivo per cantare nel suo club, con la condizione di ricevere il triplo della somma che guadagna con il suo lavoro principale. Nora è entusiasta dell’offerta di lavoro. Quando è già al club di Manuel, il barista, Akheem, versa però accidentalmente del vino mentre glielo serve. Lui si scusa immediatamente e Nora non ne fa un dramma. Anzi, gli dice che va tutto bene e che non è colpa sua.

Ma le cose prendono una piega più oscura quando Manuel non la prende alla leggera e afferra un coltello, conficcandolo nella gola di Akheem, causandone la morte. Nora è terrorizzata quando assiste al lato oscuro del suo nuovo capo. Tuttavia, non ha altra scelta che accettare ciò che Manuel vuole e diventare la sua cantante privata sulla sua isola. La storia si sposta poi in un cantiere edile a Los Angeles, dove Mark Ethridge, un agente della polizia di Los Angeles severo e taciturno, sta arrestando alcuni spacciatori insieme al suo loquace partner Phil.

Cami Storm in The Island
Cami Storm in The Island

Nel frattempo, Mark riceve una telefonata che lo sconvolge e si precipita sull’isola. Qui si scopre che Mark è il fratello maggiore di Akheem. I due sono cresciuti sull’isola dopo che i loro genitori si erano trasferiti lì, fino a quando una tragedia ha costretto Mark a trasferirsi a Los Angeles quasi sette anni fa. Quando Mark e sua moglie Akilah hanno perso la loro figlia nata morta, questo ha causato loro un trauma che ha portato alla loro separazione e Mark ha lasciato l’isola.

Questa volta, la tragedia che li ha colpiti riporta Mark nel luogo che un tempo chiamava casa. Ora è ancora più determinato a scoprire di più sulla causa della morte di suo fratello. Mark rovista dunque tra le cose di suo fratello nella casa dei genitori dopo la veglia funebre. La madre, Yvonne, gli dice che le cose sull’isola sono cambiate notevolmente da quando lui se n’è andato. Mark è determinato a sistemare le cose. Tuttavia, anche se Yvonne ha perso uno dei suoi figli, teme che anche Mark possa finire nei guai. Mark, però, va dal suo vecchio amico, che è anche il capo della polizia dell’isola, Nate Wayland.

Va lì per avere aggiornamenti e indizi sulla morte di suo fratello, ma non riesce ancora a trovare nulla di importante che possa aiutare il caso. Mark incontra anche il suo amico d’infanzia, Teseam. Recupera le pallottole e le armi nascoste da quest’ultimo e la successiva visita che fa è alla sua ex moglie, Akilah. Lei, intanto, ha insegnato ai bambini dell’isola al dojo per tre anni. Akilah informa Mark che i problemi di droga hanno lentamente invaso l’isola a causa delle bande provenienti dalle isole vicine.

In seguito, Manuel ha assunto il controllo dell’isola. È responsabile delle finanze, degli affari, della legge e di molti altri settori. Akilah informa Mark che Akheem è entrato a far parte del club di Manuel come barista mesi fa. Questa informazione porta Mark a sospettare il coinvolgimento di Manuel nella morte di suo fratello. Per questo motivo, Mark va da Manuel e la loro conversazione si fa accesa. Parlando di Akheem, Manuel dice a Mark che Akheem è entrato per errore nel loro club, pensando che fosse un altro club locale, il che lo ha portato a incrociare le bande del nord.

Michael Jai White nel film The Island
Michael Jai White nel film The Island

Mark alla fine arriva al club per controllare i membri della banda che ritiene coinvolti nella morte di suo fratello, e ne nasce una rissa. Tuttavia, Mark li mette rapidamente fuori combattimento. Manuel contatta quindi una squadra per andare al club e far fuori Mark. Ma lui riesce comunque a scappare. La squadra si reca allora a casa di Mark per uccidere Yvonne. Quando stanno per sparare alla casa, si rendono conto che Yvonne se n’è già andata perché Mark l’ha mandata a casa di Akila per garantire la sua sicurezza, qualunque cosa accada.

Nate, intanto, arriva e incontra Mark. Quest’ultimo insiste per aiutare il poliziotto con il caso a beneficio della popolazione dell’isola. Nate consiglia però a Mark di parlare con Nora, che potrebbe sapere qualcosa di più sulla morte di suo fratello. La ragazza, intanto, è stata confinata sull’isola da Manuel, facendo in modo che lei rimanga dipendente dalle droghe e perennemente disillusa perché è l’unica testimone dell’omicidio di Akheem. Tuttavia, Manuel non sa che Nora sta fingendo e sta persino evitando le droghe, mantenendo la sua stabilità mentale.

Cosa accade nel finale di The Island

Quando Mark la trova, le chiede informazioni sulla morte di suo fratello e le assicura che sarà scortata in sicurezza negli Stati Uniti. Ed è in quel momento che Nora rivela finalmente la verità sulla morte di Akheem. Mark chiede quindi a Nate di aiutare Nora a fuggire in sicurezza. Chiede inoltre al suo partner della polizia di Los Angeles, Phil, di prepararle un posto sicuro a Miami. Manuel a quel punto attribuisce tutta la colpa dell’incidente alla sua ex squadra e al fornitore di droga di Nora, e chiede aiuto ai cartelli della droga.

Nate chiede invece a Mark perché non voglia che Nora resti al loro fianco come testimone, cosa che potrebbe facilmente aiutarli a vincere la causa contro Manuel. Ma Mark rifiuta e spiega che criminali come Manuel possono sfruttare o manipolare i sistemi legali usando il denaro. Questo lascia loro una sola scelta: porre fine a Manuel una volta per tutte, andando oltre la legge.

Michael Jai White in The Island
Michael Jai White in The Island

Quando Nate arriva per incontrare Mark nel luogo dell’appuntamento, Mark lo trova però brutalmente aggredito e in fin di vita. Mentre cercano Nate, il braccio destro di Alvarez e altri membri del cartello raggiungono il luogo. Si scontrano in una breve sparatoria con Akila e Mark che porta al rapimento di Akila. Prima di correre a salvarla, Mark si trova a dover tenere Nate tra le braccia nei suoi ultimi istanti di vita, cosa gli ricorda gli episodi della loro infanzia che hanno condiviso con Akheem. A questo punto uccidere Manuel diventa ancor più necessario.

Il giorno dopo, dopo la morte di Nate, Mark va quindi in chiesa e tiene a freno la rabbia che prova nel cuore mentre rivela le terribili azioni di Alvarez a tutti gli isolani, facendo arrabbiare anche loro. Il prete della chiesa gli consegna i documenti che Nate gli aveva dato, tra cui una raccolta di prove raccolte e i fascicoli dei casi in corso contro Manuel per riciclaggio di denaro, che può usare come prove. Anche Phil decide di unirsi a Mark nella lotta contro Manuel. Ma le cose cambiano a loro favore quando due bambini dell’isola individuano un luogo sorvegliato dal braccio destro di Manuel e lo segnalano a Mark.

Lui capisce che potrebbe essere il luogo in cui Akila è tenuta prigioniera. Quella stessa notte, Manuel chiama Mark, facendogli sapere che restituirà Akila se Mark porterà Nora al luogo dell’incontro il giorno successivo. Mark, apparentemente, accetta l’accordo. Il giorno seguente manda un gruppo di poliziotti locali guidati dal suo partner Phil a salvare Akila, mentre lui va ad affrontare Manuel per la resa dei conti. Phil riesce a salvare Akila, mentre Mark tiene Manuel occupato fino a quando Akila non ha la certezza che l’operazione sia andata a buon fine, facendogli credere che perderà.

Mentre Mark neutralizza gli altri complici di Manuel, si avvicina a Manuel e si sente uno sparo. Si scopre che gli isolani, guidati da Teseam, sono ora armati e determinati a sconfiggere Manuel. Circondano quindi l’area e sono loro ad aver ucciso i complici di Manuel. Mark può a quel punto combattere contro Manuel e lo domina facilmente. Riesce infine a pugnalarlo a morte con un coltello, proprio come  lui ha ucciso suo fratello Akheem nel club. Con la morte di Manuel, sull’isola può dunque tornare la quiete e la giustizia.

House of Guinnes: il trailer della nuova serie Netflix

Netflix ha pubblicato il primo trailer di House of Guinness, la nuova serie dell’autore di Peaky Blinders, Steven Knight. Come si può intuire, questa è incentrata sulla famiglia ottocentesca che gestiva l’omonima azienda produttrice di birra dopo la morte del patriarca che aveva fondato l’azienda. La stagione, composta da otto episodi, debutterà il 25 settembre sulla piattaforma.

Lo sviluppo della serie è stato annunciato all’inizio del 2024, essendo uno dei numerosi progetti a cui Knight stava lavorando, tra cui anche il dramma storico sulla boxe A Thousand Blows e The Veil, con Elisabeth Moss. Inoltre, House of Guinness fa parte della collaborazione in corso tra Knight e Netflix dopo l’acclamata serie Peaky Blinders e il suo prossimo film sequel.

Ora, a meno di un mese dal debutto, Netflix ha dunque pubblicato il trailer ufficiale di House of Guinness. Il filmato offre una panoramica del nuovo dramma storico di Knight, compresi i conflitti familiari sulla gestione dell’impero commerciale titolare e le forze esterne che lottano per il controllo su di essi.

Il materiale promozionale di Netflix suggerisce che la nuova serie sia influenzata da alcune serie davvero fantastiche. In particolare, il dramma storico sembra presentare l’incredibile recitazione, le scenografie e il valore della produzione di Peaky Blinders. House of Guinness presenta anche una trama sui figli che lottano per l’impero del padre che ricorda Succession.

Il trailer di House of Guinness indica inoltre che la serie si concentrerà anche su questioni sociali del passato che possono essere paragonate a ciò che il mondo sta vivendo oggi. Non sarebbe certo la prima volta che Knight lo fa nelle sue serie, dato che il candidato all’Oscar è stato spesso acclamato per aver mescolato il dramma storico con temi moderni.

Mercoledì – Stagione 2: rivelato il ruolo di Lady Gaga con una prima immagine!

Una nuova immagine ha rivelato il ruolo di Lady Gaga nella seconda parte della seconda stagione di Mercoledì, per cui c’è grande attesa. Come noto, la prima parte della commedia horror di grande successo di Netflix è stata pubblicata sulla piattaforma di streaming il 6 agosto 2025. Il cast della seconda stagione include per anche Gaga, ma lei non è apparsa nella prima metà della stagione, confermando dunque che sarà presente nella seconda parte.

L’attesa per questa è quasi finita, in quanto uscirà su Netflix il 3 settembre 2025 e il personaggio di Gaga dovrebbe avere un ruolo piuttosto importante nei rimanenti episodi. Una nuova immagine ha ora rivelato un primo sguardo al suo personaggio, confermato essere Rosaline Rotwood. L’immagine diffusa dai profili social di Netflix (la si può vedere qui)

Il personaggio è vestita tutta di bianco, con lunghi capelli bianchi, in piedi e rivolta verso la telecamera. Sulla sua spalla c’è Mano. La didascalia riporta invece solo la frase: “Una visione velenosa”. Mercoledì ha sempre fatto un ottimo lavoro nell’introdurre nuovi personaggi e renderli parte integrante dello show, conferendo loro personalità e profondità, come la Isadora Capri di Billie Piper, apparsa nella prima parte della seconda stagione.

È probabile che Rosaline sarà un personaggio che avrà un grande impatto sulla conclusione della seconda stagione. Descritta come una delle insegnanti più leggendarie di Nevermore, sarà sicuramente un personaggio con molta saggezza da offrire alla protagonista, ma non è chiaro se sarà un’amica o una nemica e se avrà qualche segreto che potrebbe rivelarsi decisivo alla risoluzione dei misteri ancora in corso.

Guarda il trailer della seconda parte di Mercoledì – Stagione 2

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La trama di Mercoledì – Stagione 2

Nella seconda stagione, Mercoledì Addams (Jenna Ortega) torna ad aggirarsi per i corridoi gotici della Nevermore Academy, dove l’attendeno una nuova serie di nemici e problemi. In questa stagione Mercoledì deve destreggiarsi tra famiglia, amici e vecchi avversari, per affrontare un altro anno di caos splendidamente oscuro e bizzarro. Armata della sua caratteristica arguzia tagliente e del suo fascino imperturbabile, Mercoledì si ritrova al centro di un nuovo agghiacciante mistero soprannaturale.

The Smashing Machine: recensione del film di Benny Safdie – Venezia 82

Se Benny Safdie e Dwayne “The Rock” Johnson sbarcano al Lido per presentare The Smashing Machine in concorso alla Mostra di Venezia 82, l’alta aspettativa è giustificata. Da un lato, il regista newyorkese che con il fratello ha firmato i ruvidi Good Time e Uncut Gems, dall’altro la star globale per eccellenza, qui pronta a spogliarsi del suo carisma granitico per affrontare una sfida inedita: incarnare le fragilità interiori di un uomo apparentemente invincibile. L’uomo in questione è Mark Kerr, leggenda delle arti marziali miste e volto iconico della UFC negli anni Novanta, conosciuto come “The Smashing Machine”.

Al netto della potenza del titolo e della grandezza dei nomi coinvolti, il film che arriva in Concorso a Venezia 82 non è l’opera radicale che ci si poteva attendere da Safdie. Piuttosto, una biografia dall’impianto classico, che procede ordinata nel raccontare la parabola di un gigante dai piedi d’argilla.

Dietro la maschera del combattente

Il film segue Kerr dalla sua ascesa nell’Ultimate Fighting Championship attraversando il lento sgretolarsi della sua vita personale, segnata da dipendenze, insicurezze e una relazione tumultuosa con Dawn Staples, interpretata con generosa intensità da Emily Blunt. La struttura è inedita per un film sportivo: l’ascesa, la gloria, il crollo, la ricerca di redenzione sono le tappe tradizionali che vengono mescolate e in cui la “gloria” finale è rappresentata dalla normalizzazione e dall’accettazione della sconfitta. Safdie non reinventa la formula ma la accompagna con la sua consueta attenzione al dettaglio umano.

Credits A24

Il cuore del film non è il ring. The Smashing Machine non è un film sportivo in senso stretto, ma un dramma intimista che scava nelle contraddizioni di Kerr: il colosso indistruttibile che all’esterno incarna la violenza e il dominio, e l’uomo emotivamente vulnerabile che dentro fatica a reggere il peso di se stesso. Johnson abbandona i tic della star action, si lascia andare a momenti di silenzio, di smarrimento, di rabbia compressa. È la sua interpretazione più coraggiosa, chiaramente costruita per misurarsi con la prossima season award.

Il progetto, raccontano Safdie e i protagonisti, nasce dal desiderio di un’immersione empatica totale. “Cosa vuol dire davvero essere Mark Kerr? Cosa significa essere Dawn Staples?”: sono queste le domande che hanno guidato la costruzione del film. Non sorprende quindi che Emily Blunt sia il vero contrappunto narrativo alla forza bruta di Johnson. Nei panni di Dawn, la compagna divisa tra amore e autodistruzione, Blunt regala una performance densa di esitazioni e di sfumature, capace di illuminare le crepe di un rapporto tanto intenso quanto tossico.

Safdie costruisce un racconto che cerca di farci entrare nei corpi e nelle anime dei protagonisti. E in parte ci riesce: il film non si limita a celebrare l’eroe sportivo, ma ci ricorda che anche i “superuomini” sanguinano, che dietro l’immagine titanica c’è una persona fragile, spesso smarrita. Il problema è che questo approccio, pur sincero, resta incorniciato in una forma narrativa troppo ordinaria, che non osa abbastanza.

Vedere Safdie confrontarsi con un biopic così tradizionale lascia un retrogusto strano. Dopo i suoi lavori precedenti, The Smashing Machine appare lineare, a tratti scolastico. Non manca l’intensità delle interpretazioni, ma non c’è la scintilla stilistica che ci si aspettava: niente di quella regia ansiogena che incolla alla poltrona, niente di quel montaggio vertiginoso che trasforma il caos in energia pura. Tutto scorre in modo composto.

The Smashing Machine è un film solido ma non memorabile

Certo, il tema è potente: Mark Kerr come metafora vivente della contraddizione tra forza e vulnerabilità, tra spettacolo e dolore privato. Eppure il film sembra accontentarsi di illustrare questa contraddizione, senza spingerla oltre, senza rischiare davvero. Una scelta comprensibile, forse dettata anche dall’ambizione di parlare a un pubblico ampio, ma che rende l’opera meno incisiva di quanto promettesse.

The Smashing Machine resta un’opera solida, sorretta da due interpretazioni magnetiche e da un’idea di fondo che invita a guardare dietro le maschere della forza fisica. Il film però, pur avendo tutte le carte in regola, non diventa mai quella macchina narrativa che ti travolge e ti lascia senza fiato.

Un profeta: recensione della serie di Enrico Maria Artale – Venezia 82

Portare sul piccolo schermo un titolo come Un prophète, film di Jacques Audiard premiato a Cannes e candidato all’Oscar nel 2009, significava misurarsi con un’opera che ha segnato il cinema francese contemporaneo. Enrico Maria Artale – che aveva già presentato ad Orizzonti El Paraiso – ha accettato la sfida, dirigendo la nuova serie in otto episodi Un profeta, presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025. Un prodotto ambizioso, che cerca un difficile equilibrio tra fedeltà al modello e desiderio di ridefinirne i confini. Non tutto riesce, ma l’operazione mantiene un certo fascino, pur senza raggiungere le vette del film originale.

Una storia di potere e sopravvivenza

Al centro della vicenda c’è Malik (Mamadou Sidibé, al debutto sullo schermo), giovane immigrato africano arrestato a Marsiglia dopo un’operazione di droga finita male. Solo e vulnerabile, trova protezione dietro le sbarre grazie a Massoud (Sami Bouajila), potente e ambiguo uomo d’affari caduto in disgrazia. Ma ben presto Malik comprende che la sua sopravvivenza dipende dal trasformarsi da pedina sacrificabile a giocatore capace di muovere le fila del potere. È il punto di partenza per una riflessione sui rapporti di forza, sulle gerarchie sociali e sulla possibilità di riscrivere il proprio destino in un contesto dominato dalla violenza.

Artale sceglie un approccio che alterna aderenza realistica e suggestioni quasi mistiche. Come ha dichiarato lo stesso regista, la lavorazione ha seguito metodi tipici del cinema indipendente: riprese in ordine cronologico, riscritture durante le riprese, uso diretto della macchina da presa per instaurare una prossimità fisica con gli attori. Questo permette alla serie di distinguersi dalle produzioni televisive più convenzionali, cercando una continuità emotiva e visiva che rafforzi l’immedesimazione.

Il carcere come specchio della società

Uno dei meriti principali della serie è la volontà di spostare lo sguardo dal carcere come “altro mondo” a specchio della società contemporanea. Il tema dell’immigrazione, delle disuguaglianze economiche, delle discriminazioni religiose e sessuali attraversa costantemente gli episodi, radicando la storia nella Francia di oggi. In questo senso, Un profeta non è un semplice remake, ma un adattamento che reinterpreta i motivi universali dell’originale – sopravvivenza, violenza, identità – all’interno di un presente segnato da nuove tensioni sociali.

La serie alterna momenti di forte intensità narrativa ad altri più distesi, in cui prevale la riflessione sul contesto sociale e politico. Questo andamento spezzato contribuisce a dare respiro alla storia, ma allo stesso tempo la allontana dalle dinamiche più serrate del crime tradizionale. Artale sceglie di concentrarsi non solo sull’azione e sui meccanismi del carcere, ma anche sulle implicazioni filosofiche ed esistenziali dei personaggi, accentuando così il carattere ibrido dell’opera, sospesa tra realismo, noir e una dimensione quasi spirituale.

Un profeta di Enrico Maria Artale è, in definitiva, una serie coraggiosa, che prova a rendere contemporanea un’opera di culto senza tradirne lo spirito. L’operazione si distingue per ambizione e per la volontà di intrecciare realismo e suggestioni più liriche, offrendo una prospettiva nuova su temi universali come sopravvivenza, violenza e identità. Non sempre la tensione narrativa resta costante, ma il progetto rimane interessante nel suo dialogo con l’opera originale e nel modo in cui aggiorna il racconto alle contraddizioni della Francia contemporanea.

Venezia 82, le foto dal photocall di The Smashing Machine con Dwayne Johnson ed Emily Blunt

A Venezia 82 continua la grande attesa per The Smashing Machine, il nuovo film diretto da Benny Safdie e presentato in concorso. Prima della proiezione ufficiale, il cast si è riunito questa mattina per il tradizionale photocall, regalando agli obiettivi dei fotografi momenti di complicità e grande energia.

Le foto del photocall mostrano un raggiante Dwayne Johnson, protagonista assoluto nei panni del lottatore di MMA Mark Kerr. L’attore, per la prima volta al Lido, ha posato con il suo carisma inconfondibile, conquistando fan e giornalisti presenti. Al suo fianco, Emily Blunt, interprete di Dawn Staples, ha incantato con eleganza e sorriso, confermando la forte alchimia tra i due già evidente nei materiali promozionali del film.

Accanto alla coppia protagonista, hanno partecipato al photocall anche Ryan Bader (nei panni di Mark Coleman), Bas Rutten che interpreta se stesso, Oleksandr Usyk come Ihor Vovčančyn, Lyndsey Gavin, Satoshi Ishii, James Moontasri e Yoko Hamamura, che completano un cast di assoluto livello. Insieme al regista Benny Safdie, hanno celebrato un progetto che unisce sport, dramma personale e una profonda riflessione sull’identità.

Le immagini catturate durante il photocall raccontano la sintonia di un cast affiatato e la determinazione di portare al pubblico una storia intensa e autentica, capace di andare oltre la semplice cronaca sportiva. The Smashing Machine non è infatti solo il ritratto di una leggenda delle arti marziali miste, ma anche una riflessione sul sacrificio, la fama e i costi nascosti del successo.

Con queste foto, Venezia si conferma ancora una volta cornice ideale per lanciare le grandi anteprime mondiali e per offrire un palcoscenico di straordinaria visibilità a star internazionali e registi di prestigio.

Venezia 82, le foto dal red carpet di The Testament of Ann Lee con Amanda Seyfried e il cast

Grande attesa e grande glamour ieri al Lido per la presentazione in concorso di The Testament of Ann Lee, diretto da Mona Fastvold. A catturare l’attenzione non è stata solo la proiezione, ma soprattutto le foto dal red carpet, che restituiscono l’atmosfera vibrante della serata e l’eleganza del cast.

Amanda Seyfried, protagonista del film nei panni di Ann Lee, ha incantato fotografi e pubblico con un look raffinato che ha subito fatto il giro dei social. L’attrice americana è stata la star più attesa e le immagini del suo arrivo raccontano perfettamente la magia di un evento che ha unito cinema e stile.

Accanto a lei hanno sfilato i colleghi Thomasin McKenzie, Lewis Pullman, Stacy Martin, Tim Blake Nelson, Christopher Abbott, Matthew Beard, Scott Handy, Jamie Bogyo, Viola Prettejohn e David Cale, tutti immortalati negli scatti che oggi fanno rivivere uno dei momenti più emozionanti del Festival. Presente anche la regista Mona Fastvold, che ha guidato il cast con eleganza e discrezione.

Le foto del red carpet di The Testament of Ann Lee non sono solo un’occasione per ammirare i protagonisti in abiti da sera, ma raccontano anche la compattezza di un gruppo unito intorno a un progetto ambizioso. Il film porta sul grande schermo la storia di Ann Lee, fondatrice della comunità degli Shakers, affrontando temi di fede, identità e sorellanza.

Ancora una volta il tappeto rosso di Venezia si conferma palcoscenico internazionale: le immagini di Seyfried e del cast diventano il simbolo di un’edizione che celebra il cinema ma anche l’incanto della sua messa in scena.

Dwayne Johnson pronto ad un cambio di carriera con The Smashing Machine

Gli ultimi anni sono stati piuttosto altalenanti per Dwayne “The Rock” Johnson. Il wrestler professionista diventato star di Hollywood un tempo non sbagliava neanche un film, incassando un successo dietro l’altro e affermandosi come uno degli attori d’azione più pagati di Hollywood. Johnson sperava di conquistare anche l’universo DC con Black Adam, ma è stato rapidamente estromesso dal franchise quando il film è stato un flop. Nello stesso periodo, la serie Young Rock è stata cancellata dalla NBC e anche il recente Uno Rosso non ha goduto degli incassi sperati.

Johnson si è così deciso a reinventarsi come attore serio, assumendo un ruolo di grande rilievo in The Smashing Machine, un film della A24 sul campione UFC Mark Kerr che molti ritengono possa fargli ottenere una nomination all’Oscar. A partire da qui, Johnson, noto per la sua corporatura massiccia e imponente, sta cercando di assumere ruoli molto diversi in futuro – ha persino un film con Martin Scorsese in cantiere – e sembra aver perso molto peso e massa muscolare per andare in questa direzione.

Variety ha ora incontrato Johnson per parlare di The Smashing Machine, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, scoprendo di più sul suo passaggio dai film d’azione a ruoli più seri. “Era da molto tempo che lo desideravo”, ha detto. “Noi tre ne abbiamo parlato a lungo: quando sei a Hollywood, come tutti sappiamo, tutto ruota intorno al botteghino. E tu insegui il botteghino, che può essere molto rumoroso e può diventare molto assordante e può spingerti in una categoria e in un angolo. Questa è la tua strada, questo è quello che fai e questo è quello che Hollywood vuole che tu faccia”.

Avevo solo questo desiderio ardente e una voce che mi diceva: ‘E se ci fosse di più e se potessi farlo?’. A volte è difficile per noi sapere di cosa siamo capaci quando siamo stati incasellati in qualcosa”, ha continuato Dwayne Johnson. “È più difficile sapere di cosa sei capace, e a volte ci vogliono persone che conosci e ami, come Emily e Benny, per dirti che puoi farlo”. “Qualche anno fa mi sono guardato intorno e ho iniziato a pensare: sto vivendo il mio sogno o quello di altre persone?”, racconta l’attore.

“Quando arrivi a questa consapevolezza, puoi scegliere se adeguarti o andare avanti, perché vuoi vivere i tuoi sogni e fare ciò che desideri. Fino ad ora avevo paura di andare in profondità, di essere intenso e genuino, finché non ho avuto questa opportunità”, ha aggiunto. Dwayne Johnson sta indubbiamente correndo un grosso rischio professionale e merita molto credito per questo. Resta da vedere se ne varrà la pena, ma è chiaro che sta puntando tutto sulla reinvenzione di sé stesso per questa nuova fase della sua carriera di attore.

Dwayne Johnson protagonista di The Smashing Machine

Il film The Smashing Machine diretto da Benny Safdie racconta la storia di Mark Kerr, leggendario lottatore di MMA degli anni ’90, soprannominato proprio The Smashing Machine per la sua forza devastante e la sua carriera segnata tanto da vittorie epiche quanto da fragilità personali.

A guidare il cast è Dwayne Johnson nei panni di Mark Kerr, in un ruolo che promette una svolta drammatica nella sua carriera. Al suo fianco Emily Blunt interpreta Dawn Staples, mentre Ryan Bader veste i panni di Mark Coleman. Il film schiera anche volti noti del mondo degli sport da combattimento e interpreti internazionali: Bas Rutten nel ruolo di sé stesso, Oleksandr Usyk come Ihor Vovčančyn, Lyndsey Gavin come Elizabeth Coleman, Satoshi Ishii come Enson Inoue, James Moontasri come Akira Shoji e Yoko Hamamura come Kazuyuki Fujita.

Il film sarà al cinema dal 19 novembre.

Il Testamento di Ann Lee: recensione del film di Mona Fastvold – Venezia 82

Tra le voci più autentiche e riconoscibili della nuova generazione di cineasti, Brady Corbet ha saputo inquadrare nel corso di tre film tre epoche storiche differenti, il tutto tramite lo sguardo di personaggi fittizi che potrebbero incontrare a ogni angolo la realtà. Per farlo, ha sempre intrecciato le mani con Mona Fastvold, sua compagna anche nella vita. Dopo il Leone d’oro alla miglior regia lo scorso anno a Venezia con The Brutalist, poi consacrato definitivamente agli Academy Awards, è ora Mona ad approdare come regista in concorso a Venezia 82 con Il Testamento di Ann Lee, supportata dal marito alla sceneggiatura.

Il film è una rivisitazione speculativa della vita della predicatrice religiosa Ann Lee, fondatrice del movimento radicale degli Shakers, diffusosi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti sul calare del XVIII secolo, qui interpretata da Amanda Seyfried. Il nome di questo ramo del calvinismo puritano deriva proprio dai movimenti agitati e “tremolanti” che caratterizzavano gli atti estatici da cui erano composti i loro rituali.

La donna vestita di sole

Il primo canto è di una ragazza di Manchester. Al posto di sognare futili giocattoli, la piccola Ann Lee aveva visioni celesti. Il disprezzo per la convivenza carnale si manifestò presto nel suo cuore, controbilanciato da una distesa d’amore infinita per il fratello, il piccolo William (Lewis Pullman). Cercando di dare un senso al grigiore del suo destino, ma ancora senza una strada precisa, Ann incontra e sposa Abrahm (Christopher Abbott), uomo la cui attitudine decisamente autoritaria rinchiude la spiritualità della donna. Insieme, hanno quattro figli, tutti nati morti o sopravvissuti solo fino all’anno di nascita. Così, obbligata a rinunciare a ciò che sentiva (il matrimonio al posto della fede), piegata dalla sofferenza dei lutti improvvisi, Ann ha una visione mistica in cui le si rivela l’intero mondo spirituale e di essere la seconda venuta di Cristo in forma di donna.

Ann, nel frattempo confinata in prigione, giunge a una consapevolezza: trasformerà il dolore in evangelizzazione. La sua tenda terrena si distrugge, freme dentro di lei la fame e sete di giustizia. Aggregandosi a sè alcuni membri di una comunità di quaqqueri (tra questi ci sono Thomasin McKenzie e Stacey Martin), inizia a predicare che l’abnegazione tramite il celibato e il duro lavoro sono la chiave per garantirsi l’accesso al paradiso. La donna è però preoccupata per il tempo perso, che scorre, in maniera analoga a un altro “padre fondatore” americano, Hamilton, che il mondo letterario e dello spettacolo hanno riportato in auge con il musical di Lin-Manuel Miranda.

Le radici dell’albero della fede

Il Testamento di Ann Lee

Il secondo è di una donna. Tutto è concerto, tutto è estate: cantando questi inni di gioia il gruppo approda a New York con l’obiettivo di piantare l’albero della fede nella Nuova Terra. Fastvold, il cui background è profondamente radicato nelle arti performative, intesse un racconto musicale in cui l’espressione artistica è legge massima dello stare in gruppo, un’utopia tramite cui reinventare la propria vita che divenne rapidamente molto più appetibile di altre, perchè madre Ann non avrebbe mai professato principi invalidi per lei o che non avrebbe potuto praticare in prima persona.

Amanda Seyfried è perfetta nell’incarnare l’idea di una leader evangelica che chiama a sè, non impone mai. I canti e le danze esplodono solo all’unisono, sulla dolce scia di una voce guida, che non attira mai l’attenzione seguendo il principio dell’adorazione, ma vuole solo sprigionare empatia ed uguaglianza.

Una casa dove tutto ha un proprio posto

Il terzo è di una madre. Dopo essersi radicati nelle foreste di Niskeyuna, inizia la crociata spirituale. Ann si cura poco della guerra che infuria attorno a lei, porta avanti un’utopia di totale equità, che riunisce persone di ogni genere in un’America in realtà completamente divisa e annientata dalla piaga della schiavitù. Nonostante i tentativi di negare questa leadership femminile – verrà accusata di stregoneria e verrà dichiarato che, pur avendo sembianze femminili, non può essere definita donna – Ann sbarca nel Nuovo Mondo con un solo obiettivo: creare una casa dove ogni cosa ha un posto. E proprio questa forza propulsiva, questo progetto così preciso che la mistica ha in mente guardando al futuro, è ravvisabile nel lavoro su ogni reparto assemblato da Fastvold e Corbet. Si capisce che, quello alle loro spalle, è un team ormai ben consolidato che, con questo film, ha confermato ulteriormente che creare ha senso solo nela condivisione.

Doug Liman fornisce un aggiornamento sul film nello spazio con Tom Cruise

Il regista Doug Liman è attualmente a Venezia, dove presenta il suo cortometraggio Asteroids, in concorso tra le 30 opere facenti parte della sezione Immersive Competition. Interpretato da Hailee Steinfeld, Rhenzy Feliz, DK Metcalf, Ron Perlman, Frieda Pinto e Leon Mandel, il film ruota attorno a un gruppo di sconosciuti che si dirigono verso un asteroide a bordo di un vecchio razzo russo Soyuz per una missione rischiosa volta a estrarre ricchezze oltre ogni immaginazione. Solo uno dei viaggiatori spaziali tornerà sulla Terra.

Data l’ambientazione del corto, a Liman è stato chiesto da Deadline del suo progetto da girare nello spazio con Cruise, rivelato per la prima volta nel 2020, Liman ha detto che è ancora in programma, ma che non ci sono aggiornamenti. “Ho appena finito Asteroid, quindi ora sto riflettendo su cosa fare dopo e su cosa ho imparato, in parte anche sulla reazione del pubblico. Preferireste che vi dessi risposte più concrete, ma mi state mettendo alle strette… Non so dove mi porterà tutto questo. So che voglio fare di più nello spazio…”.

Sono però più entusiasta dell’idea di personaggi che non hanno motivo di andare nello spazio dopo aver realizzato questo film“, ha detto Doug Liman. Il regista ha però aggiunto che girare un film nello spazio rimane nella sua lista dei desideri, ma confermando che per ora non c’è nulla in programma, dato che sia lui che Cruise sono impegnati in altri progetti. “Sono più entusiasta di andare nello spazio, non meno… ma il nostro obiettivo è realizzare qualcosa di grande”.

Molti cercano di fare cose appariscenti del tipo: ‘Oh, è nello spazio’. Non mi interessa fare qualcosa che sia solo un espediente promozionale. Voglio realizzare un film che la gente guarderà tra cento anni, quando forse ci saranno centinaia di film girati nello spazio e non ci sarà nulla di speciale nel fatto che sia ambientato nello spazio. Questo è l’obiettivo di tutto ciò che faccio“, chiarisce il regista. “Se mai girassi un film nello spazio, la domanda sarebbe: cosa potrei fare che non si possa fare sulla Terra e che sia un grande intrattenimento, che sia meglio che non farlo nello spazio?”

Cosa sappiamo del film nello spazio di Doug Liman Tom Cruise

Gli ultimi aggiornamenti sul film, al momento ancora senza titolo, risalgono al 2023, quando Tom Cruise ha affermato che sia lui che il regista Doug Liman non sanno ancora quando il film si concretizzerà ma che “ci stiamo lavorato diligentemente e vedremo dove riusciremo ad arrivare“. Come riportato in precedenza, il progetto non sarà un racconto di fantascienza, ma sarà invece una semplice storia di azione/avventura, con la trama che dovrebbe seguire un uomo (Cruise), che si ritrova improvvisamente nella posizione privilegiata di essere l’unica persona che può salvare la Terra, ma che per farlo dovrà recarsi su una Stazione Spaziale tramite un razzo.

Stranger Things – Stagione 5: i fratelli Duffer rivelano dettagli sul Volume 1

I co-creatori di Stranger Things, i fratelli Duffer, hanno rivelato alcuni nuovi dettagli sugli episodi della quinta stagione in arrivo. In un nuovo post su Instagram, Ross Duffer ha infatti rivelato che la post-produzione del Volume Uno (composta dai primi 4 episodi) della quinta stagione di Stranger Things è stata completata. Ha poi condiviso nuovi dettagli sugli episodi 3 e 4, “The Turnbow Trap” e “Sorcerer”, il primo dei quali è diretto “da uno dei nostri idoli, Frank Darabont”, mentre il secondo è così importante che stanno “ancora riprendendosi” dalle riprese.

Capitoli tre e quattro: chiusi, mixati, musicati, colorati… Il Volume Uno è FINITO. “The Turnbow Trap” è l’episodio più classico di Stranger Things della stagione. Ha tutte le nostre cose preferite. Diretto da uno dei nostri idoli, Frank Darabont (Le ali della libertà! Il miglio verde! The Walking Dead!), che è letteralmente uscito dal pensionamento per questo progetto. Ovviamente ha fatto un lavoro fantastico“, scrive Duffer.

Sorcerer” è ENORME, grande come qualsiasi finale che abbiamo mai realizzato, e le riprese più folli dal punto di vista logistico della nostra vita. Ci stiamo ancora riprendendo”, afferma invece per quanto riguarda il quarto episodio, quello conclusivo del Volume Uno. Considerando la pausa di circa un mese che separerà questo episodio dai successivi, c’è da attendersi un “finale” estremamente potente, con un cliffhanger che terrà i fan della serie con il fiato sospeso fino al 26 dicembre, quando arriverà il Volume Due.

Guarda il trailer di Stranger Things 5 dei Duffer Brothers

La quarta stagione di Stranger Things si è conclusa con un finale drammatico e cupo, lasciando i fan in attesa di un epilogo all’altezza della posta in gioco. Dopo aver scoperto che Vecna altri non è che Henry Creel/Numero Uno, Undici e i suoi amici hanno affrontato una battaglia disperata per fermarlo, ma senza riuscire ad annientarlo completamente. Hawkins è stata gravemente danneggiata: il portale tra il Sottosopra e il mondo reale si è aperto in modo permanente, scatenando una distruzione visibile a occhio nudo. I protagonisti si ritrovano finalmente riuniti, ma la sensazione è che la guerra sia appena cominciata, con la realtà che inizia a contaminarsi sempre più con l’oscurità dell’altra dimensione.

La trama della quinta stagione riprenderà direttamente dagli eventi della precedente, senza salti temporali. I fratelli Duffer, creatori della serie, hanno anticipato che la Stagione 5 sarà l’ultima e si concentrerà sullo scontro finale tra Undici e Vecna per la salvezza di Hawkins e, forse, dell’intero pianeta. L’ambientazione tornerà a essere più concentrata sulla cittadina dell’Indiana, come nella prima stagione, ma con un tono epico e definitivo. Verranno svelati i segreti rimasti in sospeso sul Sottosopra, sul laboratorio di Hawkins e sul legame psichico tra Undici e le creature che lo abitano.

Il cast della quinta stagione vedrà il ritorno di tutti i volti principali. Millie Bobby Brown sarà ancora Undici, pronta a usare i suoi poteri in una battaglia decisiva. Fanno poi parte del cast Finn Wolfhard (Mike), Noah Schnapp (Will), Gaten Matarazzo (Dustin), Caleb McLaughlin (Lucas), Sadie Sink (Max) e Natalia Dyer (Nancy), Joe Keery (Steve), Charlie Heaton (Jonathan), Maya Hawke (Robin), Winona Ryder (Joyce) e David Harbour (Hopper). Grande attesa anche per il ritorno di Jamie Campbell Bower nel ruolo di Vecna/Henry, ancora più potente e vendicativo.

I fratelli Duffer hanno anche dichiarato che questa stagione sarà la più intensa e commovente dell’intera saga, promettendo un finale all’altezza delle aspettative. La posta in gioco è altissima: la chiusura di una delle serie più amate dell’ultimo decennio porterà con sé risposte definitive, ma anche inevitabili addii. L’ultimo capitolo di Stranger Things non sarà solo una resa dei conti, ma un evento narrativo e culturale atteso da milioni di fan in tutto il mondo.

La distribuzione della quinta stagione su Netflix sarà così ripartita:

  • Volume 1: 27 novembre
  • Volume 2: 26 dicembre
  • Finale: 31 dicembre

Clayface: foto dal set confermano l’esistenza di Joker nel DCU

Le riprese del film Clayface, uno dei prossimi capitoli cinematografici del DC Universe di James Gunn Peter Safran, sono ufficialmente iniziate. Stanno dunque iniziando a circolare online le prime immagini dal set e dopo averne viste alcune con auto della polizia di Gotham e altre del protagonista Tom Rhys Harries, ora ha fatto la sua comparsa in rete una foto che sembra confermare l’esistenza di Joker nel DCU.

L’account @lilyfnrose ha infatti recentemente condiviso diverse nuove immagini (le si può vedere qui) che includono un primo riferimento al supercattivo più famoso di Batman. Sebbene nelle immagini non compaiano attori del cast, sono i numerosi poster e graffiti sui muri ad attirare l’attenzione. Uno di essi riporta la scritta “The Jokers”, un chiaro riferimento al personaggio della DC, che segna così il primo richiamo al nemico di Batman nella DCU.

Anche se questo easter egg su Joker è incluso nel film Clayface, ciò non significa che il Principe Clown del Crimine apparirà nel film. Semmai, serve a mettere in risalto Gotham City piuttosto che introdurre il villain, spingendo ad attendersi ulteriori potenziali riferimenti di questo tipo sparsi nell’ambiente. Considerando che la DCU è stata ideata per avere già vari eroi e cattivi esistenti in questo universo, non è una sorpresa che Joker sia presente, al punto che potrebbe avere i suoi seguaci.

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico in stile per chiedere aiuto. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Kim Novak’s Vertigo: recensione del documentario di Alexandre O. Philippe – Venezia 82

Alexandre O. Philippe ha fatto del cinema di culto la sua ossessione: Alien, Lynch, Oz… e ora Hitchcock. Con Kim Novak’s Vertigo, presentato Fuori Concorso a Venezia 82, il regista torna a corteggiare il mito con la stessa reverenza di un chierichetto davanti all’altare. Ma se il fantasma di Hitchcock aleggia sul documentario, lo spirito che davvero domina la scena è quello di Kim Novak, 92 anni, che accetta finalmente di guardarsi indietro. Peccato che l’operazione sia più un atto di devozione che un’analisi. Philippe non costruisce un ritratto critico, ma una specie di confessionale vintage, un film che gira in tondo come le spirali di Saul Bass.

Dalla diva riluttante all’attrice “per caso”

Novak racconta la sua carriera come un lungo equivoco: da Marilyn Novak, modella di frigoriferi, a Kim, “la grassa polacca” secondo Harry Cohn, fino al ruolo della vita in Vertigo. L’attrice insiste nel definirsi una “re-actor”, più che una vera interprete, un corpo che reagisce sul set più che un’artista consapevole. Philippe, affascinato da questa auto-svalutazione, non osa contraddirla.

Eppure, se i racconti personali conservano un indubbio fascino, l’impianto filmico li trasforma in un loop ripetitivo: Hollywood come trauma, Hitchcock come padre spirituale, la fuga dall’industria come liberazione. Non c’è contraddittorio, non c’è distanza. Solo un microfono lasciato acceso, con qualche inserto di repertorio e un montaggio che prova a somigliare a un thriller psicanalitico.

Il titolo allude ovviamente a Vertigo, ma anche al senso di vertigine vissuto da Novak nei suoi anni hollywoodiani. Philippe abbraccia la metafora con zelo quasi scolastico: cerchi, spirali, dissolvenze che inseguono l’estetica di Bass senza mai avvicinarne la potenza. Le sequenze dedicate ai quadri dell’attrice vorrebbero mostrare una rinascita artistica, ma finiscono per accentuare l’impressione di un film che non sa scegliere se essere saggio critico, confessione intima o catalogo illustrato.

Il momento culminante, il ritrovamento dell’iconico tailleur grigio, si risolve in una scena carica di pathos ma povera di cinema: un vestito conservato in soffitta, un’attrice che lo contempla, il pubblico invitato a commuoversi. È davvero troppo poco per un documentario che ambisce a dialogare con uno dei capolavori assoluti della settima arte.

Il rischio dell’agiografia

Sembra che Kim Novak’s Vertigo sia stato presentato fuori concorso per una forma di cortesia istituzionale. Philippe costruisce un film che non mette mai in discussione il proprio oggetto, preferendo cullarsi nell’aura del mito. Hitchcock diventa un’icona, Novak un’icona resiliente, e tutto ciò che resta è un esercizio di nostalgia.

Il problema non è la venerazione (legittima) ma la mancanza di sostanza critica. Al di là dell’aneddotica (le dita dei piedi di James Stewart, il soprannome offensivo di Cohn, il ritiro in Oregon), rimane poco.

Warwick Davis tornerà nei panni di Filius Vitious per la serie Harry Potter

Per celebrare i festeggiamenti odierni del “Ritorno a Hogwarts”, è stato confermato che la serie TV Harry Potter della HBO vedrà Warwick Davis riprenderà il suo ruolo cinematografico del professor Filius Vitious, segnando così il suo ritorno nel mondo magico.

La serie ha anche scritturato altri attori per altri studenti di Hogwarts, con Elijah Oshin nel ruolo di Dean Thomas, Finn Stephens in quello di Vincent Crabbe e William Nash in quello di Gregory Goyle. Il personale della scuola si è arricchito di nuovi membri, con Sirine Saba nel ruolo della professoressa Pomona Sprout, Richard Durden nel ruolo del professor Cuthbert Binns e Bríd Brennan nel ruolo di Madam Poppy Pomfrey.

Infine, la star di Joker, Leigh Gill interpreterà il ruolo di Griphook della Banca Gringott, un ruolo che Davis aveva già interpretato nei film di Harry Potter (qui si possono vedere i volti degli attori scelti). Con questo, il cast di Harry Potter è quasi completo. Alcuni ruoli chiave devono ancora essere assegnati, il più importante dei quali è quello di Lord Voldemort, anche se secondo quanto riferito il piano sarebbe di svelarlo quando la serie andrà in onda.

Il ritorno di Warwick Davis significa però che vedremo altri attori riprendere i loro ruoli dai film di Harry Potter quando arriverà su HBO nel 2027? Sembra un po’ una trovata pubblicitaria, e probabilmente si tratterà di un caso isolato, ma la star di Willow è molto amata dai fan della fantascienza e del fantasy, quindi è improbabile che ci siano troppe lamentele riguardo al suo ritorno.

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

La prima stagione sarà tratta dal romanzo La pietra filosofale e abbiamo già visto alcuni altri momenti chiave del romanzo d’esordio di J.K. Rowling essere trasposti sullo schermo. La prima stagione di Harry Potter dovrebbe essere girata fino alla primavera del 2026, mentre la seconda stagione entrerà in produzione pochi mesi dopo. Ogni libro dovrebbe costituire una singola stagione, il che significa che avremo sette stagioni nell’arco di quasi un decennio.

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Il cast principale include John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGranitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy, Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown, Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge, Bel Powley nel ruolo di Petunia Dursley e Daniel Rigby nel ruolo di Vernon Dursley.

Si avranno poi Rory Wilmot nel ruolo di Neville Paciock, Amos Kitson nel ruolo di Dudley Dursley, Louise Brealey nel ruolo di Madama Rolanda Hooch e Anton Lesser nel ruolo di Garrick Ollivander. Ci sono poi i fratelli di Ron: Tristan Harland interpreterà Fred Weasley, Gabriel Harland George Weasley, Ruari Spooner Percy Weasley e Gracie Cochrane Ginny Weasley. Warwick Davis, già membro dei film per il cinema, riprenderà il ruolo del professor Filius Vitious.

La serie debutterà nel 2027 su HBO e HBO Max (ove disponibile) ed è guidata dalla showrunner e sceneggiatrice Francesca Gardiner (“Queste oscure materie”, “Killing Eve”) e dal regista Mark Mylod (“Succession”). Gardiner e Mylod sono produttori esecutivi insieme all’autrice della serie J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films. La serie di Harry Potter è prodotta da HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television.

Harry Potter: per Chris Columbus una reunion al cinema è impossibile

Il regista Chris Columbus ritiene che un nuovo film che riunisca il cast della saga cinematografica Harry Potter sia estremamente improbabile. Sebbene siano ancora molto popolari oggi, questi film hanno avuto un successo strepitoso quando sono usciti nelle sale, incassando 7,7 miliardi di dollari al botteghino, senza nemmeno tenere conto dell’inflazione. Mentre il franchise spin-off Animali fantastici ha faticato a mantenere lo slancio, Harry Potter ha sempre avuto grande successo.

Questo successo è stato in parte determinato dal casting azzeccato dei film originali. Daniel Radcliffe (Harry), Emma Watson (Hermione) e Rupert Grint (Ron) hanno interpretato alla perfezione il trio protagonista, crescendo insieme alla serie e al loro pubblico. Gli spettatori hanno così potuto affezionarsi a questi personaggi durante i 10 anni di programmazione.

Sfortunatamente, Columbus, che ha diretto i primi due film, ritiene dunque che non si riuniranno mai più in un film di Harry Potter. In un’intervista al Sunday Times, ha spiegato che, a causa delle opinioni controverse dell’autrice J.K. Rowling sulle persone transgender, molti dei membri del cast originale non hanno alcun interesse a riprendere i loro ruoli.

Non succederà mai. È diventato tutto così complicato con tutte le questioni politiche. Tutti i membri del cast hanno la loro opinione, che è diversa dalla sua, il che rende impossibile la cosa. Non parlo con la signora Rowling da circa un decennio, quindi non ho idea di cosa le stia succedendo, ma sono in stretto contatto con Daniel Radcliffe e gli ho parlato proprio pochi giorni fa. Ho ancora un ottimo rapporto con tutti i ragazzi del cast”.

Negli ultimi dieci anni, come noto, la Rowling ha ripetutamente criticato le persone transgender, mentre Watson, Grint e Radcliffe hanno costantemente difeso la comunità LGBTQ+. La loro posizione ha portato la Rowling a criticare direttamente gli attori, il che rende ancora meno probabile la realizzazione di un film che li riunisca tutti insieme. In precedenza c’era stato un revival di Harry Potter nel 2022.

Harry Potter 20th Anniversary: Ritorno a Hogwarts ha visto molti membri del cast tornare per celebrare la serie, anche se non hanno ripreso i loro ruoli. Le tre star erano tra i partecipanti, anche se la Rowling non è apparsa al di fuori di brevi clip d’archivio. C’è sempre la possibilità di un sequel sotto forma di Harry Potter e la Maledizione dell’Erede, ma i commenti di Columbus rendono sempre più improbabile il suo sviluppo. Non resta dunque che attendere la serie targata HBO.

Un anno di scuola: recensione del film di Laura Samani – Venezia 82

Con Piccolo Corpo aveva incantato prima il pubblico del Festival di Cannes e poi gli spettatori italiani. Ora, Laura Samani porta la sua opera seconda tra le fila del concorso di Orizzonti a Venezia 82, cambiando nettamente registro con Un anno di scuola. Da quella storia di elaborazione del lutto nell’Italia di inizio Novecento, che virava quasi verso il fiabesco e il folk horror, la regista triestina fa un balzo verso il coming-of-age, ripescando dagli anni della sua gioventù e contemporaneamente riadattando e aggiornando il romanzo del 1961 di Giani Stuparich.

Buon ultimo primo giorno di scuola!

Settembre 2007, Trieste. Fred, diciottenne svedese vivace e intraprendente, si trasferisce in città per frequentare l’ultimo anno di un Istituto Tecnico. È l’unica ragazza in una classe composta interamente da ragazzi e attira subito l’attenzione di tre amici inseparabili: Antero, affascinante e introverso; Pasini, seduttore carismatico; Mitis, dal carattere buono e protettivo. Legati da sempre da un’amicizia indissolubile, i tre vedono l’equilibrio del loro legame incrinarsi con l’arrivo di Fred, che li mette di fronte a gelosie e desideri mai confessati. Mentre ciascuno di loro sogna di conquistarla, lei vuole soltanto entrare a far parte del gruppo, ma per essere accettata deve continuamente rinunciare a una parte di sé.

Per buona parte dell’inizio, nella fase di inserimento scolastico, Fred viene inquadrata di spalle, subordinato allo sguardo di una classe di soli maschi che non esita a lanciare battutine sessiste facendone la conoscenza. La ragazza svedese, scopriremo spostandoci dalla scuola a casa sua, vive in un mondo di soli uomini, dato che la mamma è morta. Ben presto, però, Fred rinuncerà alla condizione di emarginata che potrebbe derivare da questa situazione, preferendo assumere comportamenti più maschili, in alcuni casi di manifestare il suo essere più avanti (nelle prime fasi della storia d’amore con Antero). I problemi non tarderanno però ad arrivare quando gli altri membri del gruppo capiranno che tra i due c’è del tenero.

Una gang che non si dimentica

Stella Wendick, Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno: i giovani protagonisti del film di Samani sono semplicemente irresistibili. Sono loro la vera essenza di un coming-of-age sincero e romantico, di quelli che è rinfrescante vedere sugli schermi italiani. La dolcezza con cui inquadra l’integrazione di Fred, le avventure in gruppo e, soprattutto, la love story con Antero, che va a scombussolare le dinamiche di gruppo, prendono lo spirito dei racconti di formazione statunitense stabilendoli dentro i confini del nostro Paese, senza mai scimmiottarli.

Se per alcuni Un anno di scuola potrebbe essere considerato un “passo indietro” rispetto a Piccolo Corpo – decisamente più originale nel soggetto – nella filmografia di Samani, questo esperimento prova invece la versatilità di una regista giovane ma già ben assestata, che riesce a trattare con grande credibilità due forme molto diverse tra di loro. Questo, molto probabilmente, è il risultato dell’amore sconfinato che Samani nutre per i suoi personaggi, mai figure unilaterali, che vanno ad arricchire profondatamente la cornice narrativa con le loro scelte. In questo caso, Fred capisce che “questi ragazzini idioti” cresceranno prima o poi, e che lei avrà contribuito. Che non può dargli ancora più potere, rischiare di impantanarsi in comportamenti che non la rappresentano, restare indietro.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi supera i 500 milioni di incasso!

I Fantastici Quattro: Gli Inizi ha superato un importante traguardo al botteghino. Il film, che introduce il quartetto protagonista nell’universo cinematografico Marvel, è il 37° capitolo della serie interconnessa dedicata ai supereroi ed è il terzo film Marvel ad essere uscito nel 2025, dopo Captain America: Brave New World e Thunderbolts*. Il prossimo capitolo, Spider-Man: Brand New Day, è previsto per luglio 2026.

Tornando a I Fantastici Quattro: Gli Inizi, il film ha debuttato con 117,6 milioni di dollari, il miglior risultato dell’anno per l’MCU nel weekend di apertura negli Stati Uniti. Tuttavia, ha subito un crollo nel secondo weekend con un calo del 67,1%, uno dei peggiori della serie. Ciononostante, nelle settimane successive ha continuato a scalare lentamente e costantemente le classifiche. Secondo The Numbers, il film ha ora raggiunto un incasso globale di 505,1 milioni di dollari entro la metà del weekend festivo del Labor Day, il suo sesto weekend nelle sale.

Questo totale comprende 264,6 milioni di dollari incassati nelle sale nazionali e altri 240,5 milioni di dollari nei mercati internazionali. Questo rende I Fantastici Quattro: Gli Inizi solo il nono film del 2025 a superare l’importante traguardo dei 500 milioni di dollari a livello globale, dietro Mission: Impossible – The Final Reckoning, Superman, F1 – Il film, Dragon Trainer, Jurassic World – La rinascita, Minecraft, Lilo & Stitch e Ne Zha II.

Inoltre, è il primo e unico film MCU a raggiungere questo traguardo nel 2025, avendo superato di gran lunga sia Captain America: Brave New World (415,1 milioni di dollari in tutto il mondo) che Thunderbolts* (382,4 milioni di dollari). Nonostante abbia raggiunto questo importante traguardo, I Fantastici Quattro: Gli Inizi sta ancora faticando a scalare la classifica di tutti i tempi dei film del Marvel Cinematic Universe. Dopotutto, la redditizia serie di film sui supereroi, che ha incassato complessivamente più di 32 miliardi di dollari in tutto il mondo, ha già avuto altri 26 episodi che hanno incassato più di 500 milioni di dollari.

Frank Grillo elogia il DCU: “Hanno il controllo di ciò che sta accadendo”

In qualità di attore che ha visto entrambi i lati della medaglia – MCU e DCUFrank Grillo sta confrontando il modo in cui le due potenti case di produzione di supereroi, Marvel e DC Studios, affrontano i loro vasti multiversi. In un’intervista a People, l’attore membro del cast di Captain America: The Winter Soldier e Peacemaker ha osservato che le due società hanno approcci “diversi” alla realizzazione dei film e all’ideazione.

È diverso. Non è organizzato allo stesso modo. Alla DC è davvero come se tutte le sceneggiature fossero davanti a te e tu avessi una visione chiara di ciò che sta accadendo”, ha detto Grillo. L’attore ha poi aggiunto: “E non c’è niente di sbagliato in questo, ma la Marvel è un po’ più improvvisata”. Sebbene Grillo abbia sottolineato che lo studio ha “fatto un ottimo lavoro”, personalmente ha trovato “un po’ spaventoso” recitare in una scena non del tutto chiara, cosa che hanno condiviso anche altri ex colleghi della Marvel, con star come Alan Cumming e Gwyneth Paltrow.

Tutti loro hanno sottolineato la confusione che può insorgere quando si recita davanti a uno schermo verde e in mezzo a più riscritture della sceneggiatura, oltre che a elementi del personaggio o della trama che vengono tenuti segreti anche alle star stesse. Da parte sua, il co-CEO dei DC Studios e regista di SupermanJames Gunn, ha dichiarato in un’intervista all’inizio di quest’anno che l’industria cinematografica sta “morendo” perché “la gente fa film senza una sceneggiatura finita”.

Frank Grillo aveva già elogiato i DC Studios in passato

A dicembre, Frank Grillo ha espresso sentimenti simili, dichiarando a Entertainment Weekly: “Sono molto diversi. La Marvel è una macchina diversa, ed è fantastica a modo suo, ma la cosa che amo della DC di James e Peter Safran è che è molto più contenuta. È molto più personale, e mi piace davvero di più. Adoro far parte di qualcosa che è ancora in fase embrionale e poter crescere con esso, osservarlo e vederlo prosperare“.

Grillo, lo ricordiamo, ha interpretato Brock Rumlow (alias Crossbones) in diversi progetti dell’MCU, come The Winter Soldier, Civil War ed Endgame. Ha partecipato alla seconda stagione di Peacemaker, attualmente in onda ogni settimana su HBO Max, riprendendo il ruolo di Rick Flag Sr., il personaggio a cui ha prestato la voce nella serie animata Creature Commandos e che ha interpretato in carne ed ossa anche in Superman.

James Gunn rivela le difficoltà con The Authority, Static Shock e Waller per il DCU

All’inizio del 2023, la DC Studios ha annunciato un’entusiasmante serie di film e serie TV, ma “Capitolo 1: Dei e Mostri” non ha preso forma così rapidamente come avrebbero voluto i fan e, probabilmente, anche James Gunn e Peter Safran. The Authority è un film che Gunn ha già ammesso presentare dei problemi e ne ha discusso con The New Blerd Order dopo che gli è stato chiesto anche di un possibile film su Static Shock.

Si tratta di integrare Static Shock nell’universo DC, perché non è un personaggio che fa tradizionalmente parte dell’universo DC”, ha detto il regista. “È un po’ come The Authority. Quindi, The Authority è stata una piccola sfida semplicemente perché integrare loro con il DCU è stata una cosa difficile da fare, e lo stesso vale per Static Shock”. Su una nota più ottimistica, Gunn ha aggiunto: “Speriamo di trovare un modo per farlo”.

L’Ingegnere non è stata esattamente una protagonista in Superman, quindi se la sua presenza nel film aveva lo scopo di preparare il terreno per The Authority, non ha funzionato come Gunn probabilmente sperava. Si è ipotizzato che il co-CEO della DC Studios potesse adattare Superman and the Authority di Grant Morrison, anche se non c’è molta richiesta in tal senso. In precedenza avevamo sentito dire che The Authority avrebbe potuto diventare un progetto animato, e portare questi personaggi sulla scia di Creature Commandos non sarebbe stata una cattiva idea.

In un’altra intervista con PEOPLE, a Gunn è stato invecechiesto anche un aggiornamento sulla serie TV Waller (che, come la seconda stagione di Peacemaker, sarebbe uno spin-off di The Suicide Squad di Gunn). “Ci stiamo lavorando, quindi vedremo cosa succederà”, ha detto. “Alcune cose sono andate più veloci di altre. Waller non è stata la più veloce. Ma non vedo l’ora di vedere Viola indossare di nuovo i pantaloni di Waller“.

I prossimi progetti del DC Universe

Parlando al San Diego Comic-Con del mese scorso, Gunn ha osservato: “Abbiamo Supergirl in uscita tra un anno, abbiamo Lanterns in uscita, probabilmente tra meno di un anno. Stiamo realizzando Clayface in questo momento, e la sceneggiatura di Mike Flanagan è davvero ottima. Puro horror”. “Stiamo lavorando a The Brave and the Bold, Wonder Woman, The Batman – Parte 2 con Matt Reeves”, ha continuato.

Sappiamo inoltre che anche Booster Gold sta iniziando a prendere forma dopo aver ingaggiato David Jenkins, creatore di Our Flag Means Death, come showrunner, ma Swamp Thing, Sgt. Rock e progetti di cui si vocifera come Teen Titans e il film senza titolo su Deathstroke/Bane sono al momento meno certi. Confermati invece sono un sequel ancora non meglio definito di Superman, un film su Wonder Woman e resta confermato anche The Brave and the Bold su Batman e Robin.

JUJUTSU KAISEN: teaser traler della terza stagione

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Durante lo speciale in diretta streaming per il quinto anniversario di JUJUTSU KAISEN, è stato condiviso il primo teaser trailer della terza stagione di JUJUTSU KAISEN, che ha anche annunciato la sua messa in onda a gennaio 2026.

Nota anche come JUJUTSU KAISEN The Culling Game, Crunchyroll ha deciso di trasmettere in streaming la terza stagione della serie anime di successo in esclusiva mondiale, esclusa l’Asia, con nuovi episodi in uscita ogni settimana, lo stesso giorno del Giappone.

Nel teaser trailer si vede Yuji Itadori in preda ad un conflitto interiore e alla disperazione dopo aver creduto di aver ucciso molte persone nell'”Incidente di Shibuya”. Viene mostrata anche una feroce battaglia tra Yuji e Yuta Okkotsu, il protagonista principale del film JUJUTSU KAISEN 0. L’anteprima presenta altresì un acceso scambio di battute tra il nuovo personaggio Naoya Zen’in e Choso. Anche Megumi Fushiguro, Yuki Tsukumo e Maki Zen’in fanno brevi apparizioni nel trailer, creando attesa prima dell’inizio di The Culling Game.

Il cast vocale e i personaggi giapponesi includono:

• Junya Enoki come Yuji Itadori

• Yuma Uchida come Megumi Fushiguro

• Daisuke Namikawa come Choso

• Megumi Ogata come Yuta Okkotsu

Lo staff di produzione dell’animazione comprende:

• Regista: Shota Goshozono

• Composizione della serie e sceneggiatore: Hiroshi Seko

• Character Design: Yosuke Yajima and Hiromi Niwa

• Aiuto Regista: Yosuke Takada

• Direttore Artistico: Junichi Higashi

• Color Design: Eiko Matsushima

• Produttore CG: Yusuke Tannawa

• Direttore 3DCG: Daisuke Ishikawa (Monster’s Egg)

• Direttore della fotografia: Teppei Ito

• Montaggio: Keisuke Yanagi

• Musica: Yoshimasa Terui

• Produttore musicale: Yoshiki Kobayashi

• Direttore del suono: Yasunori Ebina

• Produzione audio: dugout

• Studio di animazione: MAPPA

Cos’è JUJUTSU KAISEN

Yuji Itadori è un ragazzo dotato di una forza fisica incredibile, nonostante viva una vita da liceale del tutto normale. Un giorno, per salvare un compagno di classe attaccato da una maledizione, mangia il dito di Ryomen Sukuna, assorbendo la maledizione nella propria anima. Da quel momento in poi, condivide il corpo con Ryomen Sukuna. Guidato dal più potente degli stregoni, Satoru Gojo, Itadori viene ammesso alla Tokyo Jujutsu High School, un’organizzazione che combatte le maledizioni… e inizia così l’eroica storia di un ragazzo che si è trasformato in una maledizione per esorcizzare una maledizione, una vita da cui non potrà mai tornare indietro.

Basata sull’omonimo manga bestseller scritto e illustrato da Gege Akutami, la serie anime è prodotta da TOHO Animation e animata da MAPPA (Chainsaw Man; L’Attacco dei Giganti – Stagione Finale; Hell’s Paradise).

Con oltre 100 milioni di copie attualmente in circolazione, il manga è stato serializzato sulla rivista Weekly Shonen Jump di Shueisha fino alla sua conclusione a settembre 2024. In Italia, il manga è pubblicato da Planet Manga.

La prima stagione di JUJUTSU KAISEN è andata in onda da ottobre 2020 a marzo 2021. La seconda stagione, composta dagli archi narrativi “Inventario Nascosto/Morte Prematura” e “Incidente di Shibuya”, è andata in onda da luglio a dicembre 2023.

La serie anime è stata nominata Anime dell’Anno ai Crunchyroll Anime Awards nel 2021 e nel 2024. Il film prequel di grande successo mondiale, JUJUTSU KAISEN 0, è stato premiato come Miglior Film Anime ai Crunchyroll Anime Awards nel 2023, incassando circa 180 milioni di dollari al botteghino mondiale.

Scopri tutte le novità nella nostra pagina dedicata a Crunchyroll.

Kim Novak preoccupata per il biopic Scandalous! con Sydney Sweeney

Il prossimo film biografico di Sydney Sweeney, Scandalous!, racconterà la vita della leggenda del cinema Kim Novak, ma proprio Novak sta ora sollevando preoccupazioni su come il film tratterà la sua scandalosa relazione con un collega di Hollywood. L’attrice è diventata un’icona grazie alle sue interpretazioni in film come Vertigo di Alfred Hitchcock. È diventata anche oggetto di fascino per i giornali scandalistici, grazie alle sue relazioni fuori dallo schermo con personaggi del calibro di Frank Sinatra.

Poi ci fu la relazione di Novak con l’artista afroamericano Sammy Davis Jr., che i due riuscirono a tenere segreta alla stampa. Purtroppo, non riuscirono a nascondere il loro segreto al capo della Columbia Harry Cohn, che minacciò Davis di violenza se non avessero smesso di vedersi. È proprio il modo in cui questo periodo della sua vita potrebbe essere trattato al cinema a preoccupare l’attrice.

Non credo che la relazione fosse scandalosa. Lui era una persona a cui tenevo davvero. Avevamo così tanto in comune, compreso il bisogno di essere accettati per quello che siamo e per quello che facciamo, piuttosto che per il nostro aspetto. Ma temo che lo presenteranno come una relazione puramente sessuale”, ha affermato Kim Novak.

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Cosa significa questo per Scandalous! con Sydney Sweeney

Il film biografico con Sydney Sweeney su Novak vede David Jonsson nel ruolo di Sammy Davis Jr., membro del Rat Pack e amante di Novak, e segnerà il debutto alla regia del film dell’attore Colman Domingo, candidato all’Oscar per Sing Sing. Una nomination all’Oscar potrebbe davvero essere nei pensieri di Sweeney, dato che l’attuale sex symbol si prepara a interpretare una donna iconica degli anni ’50 e ’60. Resta da vedere se la performance di Sweeney nei panni della Novak finirà nel mirino degli Oscar, ma per ora è senza dubbio finita in quello della Novak.

La situazione ricorda le difficoltà incontrate da Quentin Tarantino nel ritrarre l’attrice reale e vittima degli omicidi della Famiglia Manson Sharon Tate nel suo C’era una volta a… Hollywood. Tarantino è stato criticato dalla sorella della Tate per quella che lei temeva sarebbe stata una rappresentazione strumentale della sua famosa sorella. Il film ha comunque offerto una rappresentazione positiva di Tate, anche se ha completamente riscritto la sua storia. Non resta dunque che attendere di saperne di più su Scandalous!.

Venezia 82, le foto dal red carpet di La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli

Alla Mostra del Cinema di Venezia 82 è stato presentato La valle dei sorrisi, il nuovo film diretto da Paolo Strippoli, autore già noto per opere come A Classic Horror Story e Piove. Per l’occasione, il cast e il regista hanno sfilato sul red carpet, regalando al pubblico e ai fotografi momenti di grande fascino e complicità.

Protagonista della passerella è stato Michele Riondino, attore versatile e amatissimo, accompagnato da Romana Maggiora Vergano, giovane interprete in forte ascesa, e dai colleghi Paolo Pierobon, Roberto Citran e Giulio Feltri, che completano il cast principale. Le immagini catturano l’entusiasmo della serata, con i protagonisti sorridenti e disponibili, in linea con lo spirito del film che mescola inquietudine e riflessione.

La valle dei sorrisi racconta la storia di un piccolo paese isolato tra le montagne, apparentemente felice, che nasconde però un rituale oscuro capace di mettere in discussione la serenità dei suoi abitanti. Con il suo approccio originale e simbolico, Paolo Strippoli conferma la sua volontà di esplorare l’horror come strumento narrativo per raccontare fragilità, identità e desiderio di appartenenza.

Le foto dal red carpet testimoniano l’ottima accoglienza riservata al film e al suo cast, sottolineando il ruolo centrale che La valle dei sorrisi ricopre all’interno della selezione veneziana. Un titolo che promette di lasciare il segno per la sua capacità di intrecciare tensione, allegoria e tematiche universali.

Con questa uscita, Strippoli consolida ulteriormente la sua posizione tra i giovani registi italiani più interessanti della sua generazione, capace di dialogare con il pubblico nazionale e internazionale attraverso un linguaggio visivo forte e personale.

Venezia 82, le foto dal red carpet di Father Mother Sister Brother

Grande eleganza sul tappeto rosso della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ieri sera è stato presentato Father Mother Sister Brother, uno dei titoli più attesi in concorso.

A catalizzare l’attenzione dei fotografi è stata Cate Blanchett, protagonista del film, che ha incantato il Lido con il suo inconfondibile carisma. Accanto a lei hanno sfilato il regista Jim Jarmusch e gli altri membri del cast: Vicky Krieps, Mayim Bialik, Charlotte Rampling, Indya Moore e Luka Sabbat, ognuno capace di portare sul red carpet il proprio stile e la propria personalità.

Gli scatti immortalano non solo l’arrivo delle star, ma anche l’entusiasmo del pubblico e la grande accoglienza riservata a un’opera che promette di unire intensità drammatica e raffinatezza autoriale. Father Mother Sister Brother si conferma già come uno dei film più discussi della competizione, grazie alla visione unica di Jarmusch, al cast stellare e a un tema che ha colpito profondamente pubblico e critica.

Vision Quest: svelato il logo ufficiale dello spin-off della Marvel

È stata rivelata una prima immagine del logo della serie Vision Quest della Marvel Television, sul set di un film della DC Studios! Il titolo della serie spin-off di WandaVision, che ora sembra essere ufficialmente intitolata Vision Quest, è stato notato sul retro della maglietta di un membro della troupe sul set di Clayface a Liverpool (si può vedere qui la foto). La serie dovrebbe debuttare su Disney+ nel corso del prossimo anno. Al momento non è ancora noto se le riprese siano già iniziate, ma secondo alcune indiscrezioni lo show dovrebbe essere in ogni caso girato all’inizio di settembre.

La serie Vision Quest

Il progetto Vision Quest è stato descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e che continua con Agatha All Along“.

Oltre a Paul Bettany, James Spader di Avengers: Age of Ultron riprenderà il ruolo di Ultron (non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana). Non c’è stato alcun accenno al potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma la serie sarà ambientata dopo gli eventi di WandaVision, “mentre il fantasma di Visione presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella vita”. T’Nia Miller è stata confermata per il ruolo di Jocasta. Orla Brady apparirà nei panni di F.R.I.D.A.Y. in forma umana, mentre Emily Hampshire sarà E.D.I.T.H. Todd Stashwick sarà Paladino.

Il finale di WandaVision ha rivelato che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della stagione era in realtà una delle creature di Wanda, ma la vera “Visione Bianca” è stata ricostruita dalla S.W.O.R.D. e programmata per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si è allontanata verso luoghi sconosciuti verso la fine dell’episodio, dopo essersi dichiarata la “vera Visione”.

Per quanto riguarda Wanda, l’ultima volta che abbiamo visto la potente strega era mentre devastava gli Illuminati e si faceva crollare una montagna addosso in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

Anche l’attore di Picard, Todd Stashwick, è nel cast, nei panni di “un assassino sulle tracce di un androide e della tecnologia in suo possesso”. Vision Quest debutterà su Disney+ nel 2026.

Jude Law su Il Mago del Cremlino: “Non temevo ripercussioni” per il ruolo di Putin

Jude Law non ha avuto remore nell’interpretare lo spietato leader russo Vladimir Putin nel thriller politico di Olivier Assayas Il Mago del Cremlino (leggi qui la nostra recensione dal Festival di Venezia). “Spero di non sembrare ingenuo, ma non temevo ripercussioni. Mi sentivo sicuro, nelle mani di Olivier e della sceneggiatura, che questa storia sarebbe stata raccontata in modo intelligente, con sfumature e considerazioni”, ha detto Jude Law alla conferenza stampa ufficiale del film a Venezia. “Non cercavamo polemiche fine a se stesse. È un personaggio in una storia più ampia. Non stavamo cercando di definire nulla su nessuno”.

Jude Law ha modificato il suo aspetto fisico, ma ha scelto deliberatamente di usare la propria voce, piuttosto che indossare un forte accento russo, per incarnare il giovane Putin. “Olivier e io abbiamo discusso che questo non doveva essere un’interpretazione di Putin, e lui non voleva che mi nascondessi dietro una maschera di protesi. Abbiamo lavorato con un team di truccatori e parrucchieri straordinario e abbiamo avuto come riferimento quel periodo della vita di Putin. Abbiamo cercato di trovare una familiarità in me”, ha detto Law. “È incredibile cosa può fare una buona parrucca”.

Di cosa parla Il Mago del cremlino con Jude Law

Tratto dall’omonimo best seller di Giuliano da Empoli del 2022, Il Mago del Cremlino è un racconto immaginario dell’ascesa al potere di Putin (Jude Law) nel caos post-sovietico e del suo rapporto con lo spin doctor Vadim Baranov (Paul Dano). Sebbene quest’ultimo non sia una persona reale, è ispirato a Vladislav Sourkov, un vero e proprio “facilitatore” a cui è stato attribuito un ruolo chiave nella definizione della personalità e dello stile di leadership autoritario di Putin. Alicia Vikander, Tom Sturridge e Jeffrey Wright, tutti presenti alla conferenza stampa, completano il cast.

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La nostra recensione di Il Mago del Cremlino